Salvatore La Porta Less is more - ilsaggiatore.com · quistare la tua libertà, vivere senza...

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Salvatore La Porta si è laureato in Filosofia all’Università di Catania. Per la Villaggio Maori Edizioni ha pubblicato il romanzo In morte di Turi (2008), il racconto Un posto asciutto (2011), la raccolta I racconti di Azina: bicicletta e parti- giana (2012) e il saggio Il giradischi trascenden- te (2015). € 16,00 | pp. 184 In libreria dal 1 º MARZO Salvatore La Porta Less is more Sull'arte di non avere niente Apri il tuo portafoglio. Cosa vedi? Scontrini, tessere della palestra, del discount, le fotografie di tuo figlio, della persona di cui sei in- namorato, la patente, la tessera sanitaria, il documento d’identità, la carta di credito, i biglietti da visita. Tutti oggetti che descrivono perfettamente chi sei, cosa fai, che persona ambisci a essere, non è vero? Anche la tua casa, se ci pensi, dice molto di te: hai una tv nuova, i quadri di un artista che credi ti rappresentino, sul balcone hai costruito un piccolo orto verticale – va di moda, e poi è un’otti- ma strategia per risparmiare qualche euro sulla spesa. Da anni de- sideravi avventurarti in qualche località esotica e pericolosamente sperduta: hai già ricaricato la prepagata, scelto il volo più economi- co, confermato la stanza di un albergo a una stella ma con piscina. Ricorda di chiedere le ferie, ma prima devi pagare le bollette, il mu- tuo, l’assicurazione, il tagliando, la benzina. Quando sarai partito non dimenticarti di scrivere a mamma e papà: non farli preoccupa- re. Il prossimo mese comincia il corso di nuoto: hai fatto l’iscrizio- ne? Hai prenotato la visita medica? Lo stipendio ha iniziato il suo inesorabile countdown: il cinema, il sushi all-you-can-eat, i giochi per i bambini, la crema per la pelle liscia, il sapone per la pelle gras- sa. Tutti beni indispensabili che dicono tutto di te. Oppure no? Forse sei intrappolato dalle cose che desideri, e sfortunatamente non ho trucchi da mostrarti. Non ti insegnerò a vivere con pochi euro al giorno, e comunque non ti basterebbe. Però posso fare mol- to di più per te: farti conoscere l’arte di non avere niente. È una pratica antica professata da filosofi e mistici orientali, pellegrini e cantori. Ed è l’unico sentiero che può condurti a riscoprire la vita nella sua essenza, sotto il velo delle illusioni, della nostalgia, delle maschere, dei rimorsi e dei bisogni indotti. Solo così potrai ricon- quistare la tua libertà, vivere senza rimpianti e rispondere alla più antica e impossibile delle domande: Chi sei?

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Salvatore La Porta si è laureato in Filosofia all’Università di Catania. Per la Villaggio Maori Edizioni ha pubblicato il romanzo In morte di Turi (2008), il racconto Un posto asciutto (2011), la raccolta I racconti di Azina: bicicletta e parti-giana (2012) e il saggio Il giradischi trascenden-te (2015).

€ 16,00 | pp. 184

In libreria dal 1º MARZO

Salvatore La PortaLess is moreSull'arte di non avere nienteApri il tuo portafoglio. Cosa vedi? Scontrini, tessere della palestra, del discount, le fotografie di tuo figlio, della persona di cui sei in-namorato, la patente, la tessera sanitaria, il documento d’identità, la carta di credito, i biglietti da visita. Tutti oggetti che descrivono perfettamente chi sei, cosa fai, che persona ambisci a essere, non è vero? Anche la tua casa, se ci pensi, dice molto di te: hai una tv nuova, i quadri di un artista che credi ti rappresentino, sul balcone hai costruito un piccolo orto verticale – va di moda, e poi è un’otti-ma strategia per risparmiare qualche euro sulla spesa. Da anni de-sideravi avventurarti in qualche località esotica e pericolosamente sperduta: hai già ricaricato la prepagata, scelto il volo più economi-co, confermato la stanza di un albergo a una stella ma con piscina. Ricorda di chiedere le ferie, ma prima devi pagare le bollette, il mu-tuo, l’assicurazione, il tagliando, la benzina. Quando sarai partito non dimenticarti di scrivere a mamma e papà: non farli preoccupa-re. Il prossimo mese comincia il corso di nuoto: hai fatto l’iscrizio-ne? Hai prenotato la visita medica? Lo stipendio ha iniziato il suo inesorabile countdown: il cinema, il sushi all-you-can-eat, i giochi per i bambini, la crema per la pelle liscia, il sapone per la pelle gras-sa. Tutti beni indispensabili che dicono tutto di te. Oppure no?Forse sei intrappolato dalle cose che desideri, e sfortunatamente non ho trucchi da mostrarti. Non ti insegnerò a vivere con pochi euro al giorno, e comunque non ti basterebbe. Però posso fare mol-to di più per te: farti conoscere l’arte di non avere niente. È una pratica antica professata da filosofi e mistici orientali, pellegrini e cantori. Ed è l’unico sentiero che può condurti a riscoprire la vita nella sua essenza, sotto il velo delle illusioni, della nostalgia, delle maschere, dei rimorsi e dei bisogni indotti. Solo così potrai ricon-quistare la tua libertà, vivere senza rimpianti e rispondere alla più antica e impossibile delle domande: Chi sei?

Claude Lévi-Strauss è nato a Bruxelles nel 1908 e morto a Parigi nel 2009. Dal 1960 il Sag-giatore pubblica in Italia le sue opere, tra cui Antropologia strutturale, Tristi Tropici, Il pensie-ro selvaggio, Dal miele alle ceneri, Le origini delle buone maniere a tavola, L’uomo nudo, Lo sguar-do da lontano, La via delle maschere, Il crudo e il cotto e, da ultimo, Mito e significato.

A cura di Monique Lévi-Strauss Traduzione di Massimo Fumagalli

€ 37,00 | pp. 440

In libreria dal 1º MARZO

Claude Lévi-StraussLettere ai genitori1931-1942

Il Saggiatore presenta in Italia le Lettere ai genitori di Claude Lévi-Strauss, con una prefazione di Monique Lévi-Strauss: un volume che raccoglie le lettere scritte ai familiari tra il 1931 e il 1942 e rende pubblico l’uomo che si nascondeva dietro lo studioso, le fattezze intime dell’uomo grazie al quale quello studioso è esistito. Lévi-Strauss a Strasburgo, tra casse di libri, esperimenti con la Lei-ca, film di Ėjzenštejn e pièce di Brecht. Lévi-Strauss a Mont-de-Marsan tra insegnamento e Partito socialista. Lévi-Strauss nell’ap-partamento di New York, a due passi da quello dell’amico Breton, mentre osserva sul campo le mode esotiche dei newyorkesi. Lévi-Strauss, l’amicizia simbiotica con Métraux e gli scambi epistolari con Mauss. Lévi-Strauss e le serate alla scrivania, a comporre ar-ticoli e lettere ai genitori. Lo si osserva divorare e metabolizzare tutto ciò che gli incontri della vita hanno da offrirgli. Lo si vede al ritorno dalla prima spedizione a sud, e poi dalla missione sul Rio delle Amazzoni, dove ha scoperto le tribù incontattate del Mato Grosso. Lo si segue mentre mette a punto il metodo d’indagine strutturalista sui sistemi di parentela – mentre unisce vita e ricer-ca. Diario intimo, autoritratto di un’epoca, resoconto di una delle più straordinarie avventure intellettuali del Novecento: soprattut-to, Lettere ai genitori è uno strumento per chi sappia cogliere il modo in cui i miti di Lévi-Strauss sono diventati pensiero a sua insaputa; e da lì sono partiti per rivoluzionare il mondo.

Cari genitori, per due giorni ho lavorato in biblioteca a fianco di un indiano vestito di pelle di bisonte e con la testa ricoperta di piume d’aquila e pellicce di ermellino. Era assolutamente stupefacente e, avvalendosi di una Parker, prendeva appunti da testi di etnografia con estrema attenzione. Tutti sembravano trovare la cosa assolutamente naturale, mentre l’indigeno – che differenza con i miei selvaggi sudamericani!  – discuteva di bibliografia con il personale della biblioteca in un inglese purissimo.

Emma Glass vive a Londra, dove lavora come infermiera pediatrica. La carne è il suo primo romanzo.

Traduzione di Franca Cavagnoli

€ 17,00 | pp. 160

In libreria dall'8 MARZO

EMMA GLASS in ItaliaIN OCCASIONE DI BOOKPRIDE

Emma GlassLa carneC’era una volta un uomo fatto di salsicce. E c’era una volta una ra-gazza vegetariana. L’uomo fatto di salsicce aggredisce e sevizia la ragazza vegetariana. La ragazza vegetariana torna a casa col sangue che cola lungo le cosce, sutura la ferita con ago e filo e prova a fare come se niente fosse.Ma fare come se niente fosse è difficile, perché l’uomo fatto di salsicce non smette di perseguitarla: spiandola dal bosco vicino scuola, sporgendosi da una finestra, spuntando da un lampione. La ragazza vegetariana non riesce a dormire, con il ricordo di quella gigantesca bocca spalancata, non riesce a concentrarsi, con quell’odore di grasso bruciato nelle narici, non riesce a mangiare, con lo stomaco gonfio e teso come un tamburo. E poi sente qual-cosa di mostruoso crescerle dentro.Per riavere indietro la sua vita – andare a scuola, prepararsi per il college, incontrare il fidanzato  –  la ragazza vegetariana assale l’uomo fatto di salsicce e lo cucina a un barbecue di famiglia. Poi si butta in piscina, ma il suo corpo diventa di pietra e va in frantumi. E la ragazza vegetariana e l’uomo fatto di salsicce non c’erano più.La carne è la perturbante opera prima di Emma Glass: una fiaba-incubo lirica e bizzarra, una vicenda di solitudine e tenerezza, il racconto di come il male a un certo punto, brutalmente, penetri la vita che, da lì in avanti, non può occuparsi d’altro che di fare i conti con il male – perché la vita questo è: una storia di soprav-vivenza, non sempre a lieto fine. Emma Glass la articola con una prosa ritmica, percussiva, viscerale; un linguaggio che ha nello sperimentalismo di James Joyce il più diretto ascendente. L’indi-cibile, difatti, necessita di magia per essere proferito, comunica-to, elaborato. L’innominabile deve essere sublimato. E la magia dell’arte è l’unico strumento che abbiamo.

Luciano Bianciardi (Grosseto, 1922 - Milano, 1971) è stato uno dei massimi scrittori italiani del secondo Novecento. La sua opera narrati-va comprende Il lavoro culturale (1957), L’inte-grazione (1960), La vita agra (1962), La batta-glia soda (1964), Aprire il fuoco (1969). La sua produzione saggistica comprende I minatori della Maremma (1956), scritto con Carlo Cas-sola, e il reportage Viaggio in Barberia (1969). Ha tradotto, fra gli altri, Faulkner, Steinbeck, Miller, Bellow e Barth.

A cura di Luciana BianciardiPrefazione di Matteo Marchesini

€ 62,00 | pp. 1500

In libreria dall'8 MARZO

Luciano BianciardiIl cattivo profetaRomanzi, racconti, saggi e diari

Curato da Luciana Bianciardi e arricchito da una nuova pre-fazione di Matteo Marchesini, Il cattivo profeta è la raccolta definitiva di un autore fondamentale che, facendo della sua esistenza appassionante letteratura, è riuscito a immortala-re le illusioni, i tic e le miserie dell’infinito presente dell’età postindustriale.

La rivoluzione, il gruppo di boiardi di provincia del Lavoro cultu-rale, alla fine non la fanno mai; Marcello, nell’Integrazione, si fer-ma prima di scagliare il mattone contro la metropoli che lo asfissia con le sue torri metalliche; il narratore della Vita agra non mette in atto il piano di far saltare in aria il torracchione della grande azienda che ha lasciato morire ammazzati quarantatré minatori. Ma quello che le opere di Luciano Bianciardi hanno rappresenta-to per l’Italia degli anni sessanta, così ingenuamente imbevuta dei miti del progresso e del miracolo economico, è stato qualcosa di simile a un intero plotone mitraglieri che aprivano il fuoco contro il cielo di carta che la proteggeva.Intellettuale corsaro, cantore corrosivo delle contraddizioni della società del benessere, esistenzialista anarchico, Bianciardi è oggi un punto cardinale nel panorama letterario del secondo Nove-cento italiano. Il Saggiatore ne ripropone in un unico volume tutti i romanzi, i saggi e i racconti, le molte vite di un irregolare entrato nel canone: dagli anni giovanili dell’impegno nella natia Grosse-to – da cui nacque il libro-inchiesta I minatori della Maremma e il primo romanzo Il lavoro culturale – al trasferimento a Milano; dal racconto del lato oscuro dell’industria editoriale nell’Integrazione al capolavoro La vita agra, in cui confluì tutta l’alienazione e la «solenne incazzatura» del periodo trascorso nel capoluogo lom-bardo. Fino alla fine, con la riscoperta-rifugio dell’epopea risorgi-mentale in Aprire il fuoco, romanzo ucronico in cui sulle barricate delle Cinque giornate di Milano al fianco di Carlo Cattaneo sfila-no Enzo Jannacci, Gaber e Giorgio Bocca.

John Keegan (1934-2012) è considerato uno dei maggiori esperti di storia militare del XX secolo. Ha insegnato presso la Royal Military Academy Sandhurst ed è stato caporedattore del Daily Telegraph in materia di difesa. È sta-to nominato Sir dalla regina Elisabetta II. Per il Saggiatore sono usciti Il volto della battaglia e La maschera del comando.

A cura di Maurizio PaglianoTraduzione di Enzo Peru

€ 27,00 | pp. 640

In libreria dal 22 MARZO

John KeeganLa Seconda guerra mondiale1939-1945. Una storia militare

Con La Seconda guerra mondiale il Saggiatore ripropone un libro fondamentale per capire il conflitto che ha sconvolto il pianeta. Le strategie e i numeri della produzione bellica, le scelte degli occupanti e quelle della resistenza, le tecniche di spionaggio, la corsa alle superarmi: quello di John Keegan è un arazzo in cui ogni elemento trova il suo posto e in cui ogni dettaglio serve a comprendere lo schema complessivo.

Aria, acqua, terra. E fuoco, fuoco ovunque, esploso dalle bombe degli Junkers nella battaglia d’Inghilterra, dai razzi degli aerosi-luranti giapponesi Kate negli scontri alle isole Midway, dai fucili dell’Armata Rossa per le strade di Berlino. Non c’è elemento natu-rale che non sia stato attraversato dalla Seconda guerra mondia-le, per dimensioni geografiche e partecipazione umana l’evento di più grande portata della storia.Keegan, autorità massima della storiografia militare, ci riporta su quei campi di battaglia, su quelle spiagge, quei mari, quei cieli per seguire gli avvenimenti da una prospettiva ravvicinata. Eccoci tra i ghiacci russi a osservare le manovre dell’estenuante battaglia di Stalingrado; nella sacca di Falaise, stretti tra i Panzer tedeschi e gli Sherman alleati durante il più grosso scontro di forze coraz-zate del conflitto; a Okinawa, sui ponti della flotta statunitense, a contare le scie degli ultimi kamikaze di Hiroito. Keegan cuce ogni episodio nel disegno più generale, accompagna l’analisi delle forze in azione ai ritratti dei leader politico-militari – Tojo, Hitler, Churchill, Stalin, Roosevelt – e ci trasporta dal Fronte Orientale a quello Occidentale, dal Pacifico al Nordafrica.

Jean-Pierre Vernant (1914-2007) è stato uno dei più eminenti studiosi di mito e antichità classica, professore di Studi comparati delle religioni antiche al Collège de France e com-mendatore della Legion d’onore. Le sue ope-re sono state tradotte in più di venti paesi. Il Saggiatore ha pubblicato Nascita di immagini e altri scritti su religione, storia, ragione (1982).

Prefazione di Giulio GuidorizziTraduzione di Adriana Zangara

€ 23,00 | pp. 218

In libreria dal 22 MARZO

Jean-Pierre VernantFigure, idoli, maschere

Figure, idoli, maschere è un testo fondamentale di mitologia classica e psicologia storica. Il Saggiatore lo ripropone con una nuova prefazione di Giulio Guidorizzi che, dissertando intorno al tema del doppio, scommette ancora una volta sul-la grandezza della «ragione» greca. Attraverso il gioco delle simmetrie e delle contraddizioni, Vernant ci parla dell’infinita tensione dell’uomo verso dio per mezzo dell’arte.

Pietra grezza, trave, pilastro, maschera, figura animale mostruo-sa, infine figura umana: i greci – primi nella storia – hanno tra-sformato il divino in immagine, svincolando il mito dai simboli del rituale religioso. Questa evoluzione corrisponde alla nascita dell’arte: l’arte per esorcizzare il regno di Ade, la punizione degli dèi, la mania e il terrore. Vedere la figura del dio significa essere invasi da una forza estra-nea, diceva Malraux: l’uomo sa creare immagini talmente potenti da negare il suo stesso nulla. Ed è sulla traduzione iconografica del divino che si concentra Jean-Pierre Vernant, addentrandosi nel crogiolo dove fermentano le immagini del sacro. La maschera, in quanto cerniera tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti, sot-tile membrana che separa identità e alterità, disvelamento del na-scosto, diventa la traccia di un percorso che, a partire dalla strut-tura antropologica e psichica del mondo greco, giunge a spiegare l’immaginario moderno.

Alfredo Bini è stato un produttore cinemato-grafico italiano. Ha lavorato con Pasolini, Bo-lognini, Rossellini, Godard, Bresson e Chabrol.

A cura di Simone Isola e Giuseppe Simonelli

€ 20,00 | pp. 200

In libreria dal 29 MARZO

Alfredo BiniHotel PasoliniUn’autobiografia. Dietro le quinte del cinema italianoHotel Pasolini è la storia dell’uomo che rese possibile il cinema di Pasolini. È l’autobiografia di uno dei più grandi produttori cine-matografici italiani e il romanzo di una vita vissuta a perdifiato, un album fotografico in cui si incontrano i volti di Claudia Car-dinale e Anna Magnani, di Gina Lollobrigida e Marcello Mastro-ianni, di Totò e Federico Fellini.Solo un uomo vorace e visionario come Bini avrebbe potuto scommettere che un grande poeta sarebbe diventato un grande regista; grazie a quell’azzardo, nacque il primo film di Pasolini, Accattone, e videro la luce i successivi, dal Vangelo secondo Mat-teo a Uccellacci e uccellini, fino a Edipo Re. Insieme, Bini e Pasolini sfidarono la censura, si presero a pugni, viaggiarono in Africa e cambiarono l’immaginario collettivo italiano. Quando il loro rap-porto finì, Bini lavorò con Bresson e Chabrol, produsse film «ero-tici ed esotici», quasi a riaffermare l’innocenza dell’osceno di fron-te all’apparente purezza del «normale». La vita finì per travolgerlo, lasciandolo solo e in miseria in un albergo in Maremma.Un altro produttore, Simone Isola, si è messo sulle tracce del fan-tasma di un uomo e di una grande stagione del nostro cinema, ricomponendo un memoriale affidato ad appunti, foglietti volan-ti, nastri magnetici e articoli di giornale. Dal suo lavoro è nato un documentario, Alfredo Bini, ospite inatteso, e nasce oggi Hotel Pa-solini, un libro fatto di parole e immagini, come un film; la confes-sione di un uomo che credeva che un produttore fosse un artigia-no rinascimentale, la storia della sua febbre e di un paese spietato.

Del lavoro con Pier Paolo ricordo davvero ogni attimo. Ore e ore passate ai bordi di qualche pista, o di notte ad aspettare che facesse un po' di fresco. E poi rientravamo in sporchi alberghi, e uscivamo di nuovo a guardare le stelle. Che silenzio, in Africa. Io a volte lo ascoltavo in silenzio, e quasi sempre arrivava a parlare della morte, del mistero della morte.

Yoko Ogawa è una delle più importanti scrit-trici giapponesi. Il Saggiatore ha pubblicato La Casa della luce (2006), La formula del professo-re (2008), Hotel Iris (2009), Profumo di ghiaccio (2009), Vendetta (2014) e Nuotare con un ele-fante tenendo in braccio un gatto (2015).

Traduzione di Laura Testaverde

€ 21,00 | pp. 224

In libreria dal 29 MARZO

Yoko OgawaL'isola dei senza memoriaAll’inizio è come una fitta nella carne, senza dolore. L’esitazione di un momento, l’occhio che orbita nel vuoto, un sussulto che spezza il sonno nel buio. La sensazione di aver smarrito qualcosa: ci si guarda intorno, si rovista nelle tasche, nei cassetti, si cerca con lo sguardo il fantasma dietro l’angolo. Appena un istante e l’impres-sione svanisce. Un giorno dopo l’altro, a poco a poco, anno dopo anno, su un’isola senza nome tutte le cose iniziano a scomparire. Un guizzo inatteso, nottetempo o un mattino, e gli uccelli non esi-stono più, poi si dimentica il profumo delle rose, poi il volto ama-to, il proprio mestiere, la funzione di un braccio, il movimento di una gamba. Rigirandosi distrattamente un cappello o un cadavere tra le mani nessuno sa più spiegarsi a cosa serva. Strappati via di colpo dalla mente e avvolti dall’indifferenza, oggetti, animali e sentimenti vengono tumulati nei crepacci, uccisi con ruvidezza, gettati nelle risacche del mare, o consegnati alla Polizia della Me-moria, il grande potere che vigila sull’oblio imposto agli abitanti dell’isola e che perseguita chi, per cause misteriose, continua a ricordare. Soltanto una giovane scrittrice, con la complicità del suo editore, riesce a fissare nei suoi romanzi queste sparizioni, e a renderle pericolosamente presenti, istigando la caccia delle ine-sorabili sentinelle.Nell’Isola dei senza memoria di Yoko Ogawa, la dimenticanza si fa regime totalitario, sistema di sorveglianza che richiama alla mente la brutalità esercitata dal Big Brother di George Orwell. Una fiaba allegorica e oscura, terribilmente reale, sul potere della memoria e la distruzione causata dalla sua perdita, che conduce alla fine dell’umanità, e sulla speranza della scrittura come ultima traccia del nostro labile passaggio sulla Terra. In uno scenario in cui il progresso si esprime in termini di sparizione e svuotamento, Yoko Ogawa scrive il libro nero di un mondo che non appartie-ne soltanto all’ipocondria dell’immaginazione, ma che assomiglia profeticamente al nostro possibile futuro.

RIEDIZIONI

Osip Mandel'štamLa pietra

Emily DickinsonLettere d'amore

€ 18,00 | pp. 208

€ 17,00 | pp. 184

In libreria dal 15 MARZO

In libreria dal 15 MARZO

Osip Mandel'štam è nato a San Pietroburgo nel 1891 e morto nel gulag di Vtoraja rečka, in Siberia, nel 1938. È stato uno dei più grandi poeti del Novecento.

Traduzione e cura di Gianfran-co Lauretano

Emily Dickinson naque ad Amherst, nel Massachusetts, il 10 dicembre 1830, e vi morì il 15 maggio 1886, nella stessa casa in cui era nata e vissuta. È considerata uno dei maggiori poeti del XIX secolo.

Traduzione e cura di Giusep-pe Ierolli

Nel 1913, quando il pianeta sta per fare un doppio salto nel vuoto, spinto dalla Grande guerra e dalla Rivoluzione, a San Pietroburgo un gruppo di poeti fa la storia della letteratu-ra russa: rompe i legami con il simbolismo otto-novecente-sco e muove verso un realismo autentico, concreto. Di quel gruppo fanno parte Sergej Gorodeckij, Nikolaj Gumilëv, Anna Achmatova e Osip Mandel’štam. Quello stesso anno Mandel’štam dà alle stampe la sua prima raccolta di versi, La pietra. Una poesia fatta di sentimenti primari, oggetti, viandanti, specchi. Versi come pietre levigate, limate con te-nacia e sapienza. Un gesto poetico netto, puro, indomabile. Una lingua che si confronta con la natura, la con- templa, la ricrea. Un’opera di rigenerazione di cui oggi, a distanza di un secolo, abbiamo un bisogno disperato.

Appassionato e mistico, tenero e doloroso: nell’opera di Emily Dickinson l’amore è declinato in molte forme diverse, tutte intense, sempre liriche. Anche quando la poesia si fon-de con la prosa, come in Lettere d’amore. In questa raccolta epistolare c’è tutta la vita di Emily Dickinson: le prime lette-re alle amiche del cuore, i biglietti di San Valentino, le mis-sive indirizzate all’amato giudice Lord; il rapporto duraturo con l’amica e poi cognata Susan Gilbert e la morte dei geni-tori. L’amore di Emily Dickinson è tutto spirituale eppure compiutamente terreno, pervasivo di ogni aspetto della vita e sorgente di poesia. È forza motrice dell’universo, sotto il cui segno ogni vivente arriva a vedere la luce. Le Lettere d’a-more sono l’espressione pura e sublimante di questa potenza primordiale cui tutti dobbiamo e vogliamo soggiacere.