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Paul Mason POSTCAPITALISMO Una guida al nostro futuro L’agonia del capitalismo è irreversibile. Il prezzo della sua sopravvivenza è un futuro di caos, oligarchia e nuovi con- flitti. La crisi economica scoppiata nel 2008 si è trasfor- mata in una crisi sociale e in uno sconvolgimento dell’or- dine mondiale: oggi il capitalismo, malato e segnato dal predominio della finanza, mette a rischio democrazia e pace. Ma superarlo è possibile. E mentre fra la popola- zione serpeggia un senso di paura e rassegnazione, dal- le tecnologie informatiche emerge la possibilità di una svolta radicale. La nuova economia di rete, fondata sulla conoscenza, mina i presupposti del capitalismo, e i beni d’informazione erodono la capacità del mercato di for- mare correttamente i prezzi, perché se il mercato si basa sulla scarsità, l’informazione è abbondante. Si sta affer- mando un nuovo modo di produzione collaborativo, che non risponde ai dettami del profitto e della gerarchia ma- nageriale, ma ai principi di condivisione, responsabilità re- ciproca e gratuità. In questo libro subito protagonista del dibattito interna- zionale, Paul Mason ripercorre la storia del capitalismo e dei suoi critici – da Marx in avanti – e traccia una mappa delle attuali contraddizioni, specie fra l’abbondanza di in- formazioni gratuite e un sistema di monopoli, banche e governi che cerca di mantenere ogni bene scarso e com- mercializzabile. La sua analisi mostra come dalle ceneri del fallimento economico dell’Occidente sia nata la possi- bilità di costruire una società più umana, equa e sosteni- bile. Ma il capitalismo non può essere abbattuto dall’alto, a tappe forzate. Spetta a noi farci agente collettivo del cambiamento storico; abbiamo gli strumenti per riappro- priarci del futuro: il postcapitalismo non è un’utopia. Paul Mason, giornalista economico, la- vora per l’emittente inglese Channel 4. Tra i suoi libri, Live Working or Die Figh- ting (2008), La fine dell’età dell’ingordi- gia (Bruno Mondadori, 2009) e Why It’s Kicking Off Everywhere (2011). € 22,00 pp. 384 IN LIBRERIA DAL 17 MARZO

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Paul MasonPostcaPitalismoUna guida al nostro futuroL’agonia del capitalismo è irreversibile. Il prezzo della sua sopravvivenza è un futuro di caos, oligarchia e nuovi con-flitti. La crisi economica scoppiata nel 2008 si è trasfor-mata in una crisi sociale e in uno sconvolgimento dell’or-dine mondiale: oggi il capitalismo, malato e segnato dal predominio della finanza, mette a rischio democrazia e pace. Ma superarlo è possibile. E mentre fra la popola-zione serpeggia un senso di paura e rassegnazione, dal-le tecnologie informatiche emerge la possibilità di una svolta radicale. La nuova economia di rete, fondata sulla conoscenza, mina i presupposti del capitalismo, e i beni d’informazione erodono la capacità del mercato di for-mare correttamente i prezzi, perché se il mercato si basa sulla scarsità, l’informazione è abbondante. Si sta affer-mando un nuovo modo di produzione collaborativo, che non risponde ai dettami del profitto e della gerarchia ma-nageriale, ma ai principi di condivisione, responsabilità re-ciproca e gratuità. In questo libro subito protagonista del dibattito interna-zionale, Paul Mason ripercorre la storia del capitalismo e dei suoi critici – da Marx in avanti – e traccia una mappa delle attuali contraddizioni, specie fra l’abbondanza di in-formazioni gratuite e un sistema di monopoli, banche e governi che cerca di mantenere ogni bene scarso e com-mercializzabile. La sua analisi mostra come dalle ceneri del fallimento economico dell’Occidente sia nata la possi-bilità di costruire una società più umana, equa e sosteni-bile. Ma il capitalismo non può essere abbattuto dall’alto, a tappe forzate. Spetta a noi farci agente collettivo del cambiamento storico; abbiamo gli strumenti per riappro-priarci del futuro: il postcapitalismo non è un’utopia.

Paul Mason, giornalista economico, la-vora per l’emittente inglese Channel 4. Tra i suoi libri, Live Working or Die Figh-ting (2008), La fine dell’età dell’ingordi-gia (Bruno Mondadori, 2009) e Why It’s Kicking Off Everywhere (2011).

€ 22,00pp. 384

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Sam Shepardmotel chroniclesDai finestrini di una macchina, ai bordi delle leggendarie highways, una terra selvaggia e arcaica sfila sotto la linea dell’orizzonte. È l’America. Non quella nevrotica delle me-tropoli – con i suoi edifici vertiginosi, le sue leggi, il suo galateo urbano – ma quella rude e polverosa delle peri-ferie del mondo, dove l’unica regola è dettata da un pri-mitivo spirito di sopraffazione. Qui l’uomo discende diret-tamente dalla pietra e dai peyote, dalla scorza dura degli arbusti secolari. Di tanto in tanto – lungo i chilometri d’a-sfalto – in una vecchia baracca, in un recinto, in un motel, si mettono in scena le rappresentazioni rituali di un mon-do impenetrabile e violento: bestie scuoiate, ceffi piegati dalla fatica del lavoro, vecchi fantasmi che riportano alla memoria i traumi d’infanzie sanguinose.Motel Chronicles raccoglie frammenti autobiografici e allu-cinazioni, poesie e fotografie, riferimenti a film e canzoni che hanno segnato l’immaginario collettivo, dando vita a un’opera in grado di trattenere, nelle sue parole, alcune delle suggestioni più significative della cultura occidenta-le. Geniale interprete del cinema e del teatro contempo-raneo, Sam Shepard torna a visitare i luoghi cruciali della sua vita ed esaurisce, con una scrittura irrequieta, i regi-stri linguistici più veri di un popolo difficile e variegato: dalla California al Texas, dai saloni dove risuona la mu-sica dei jukebox alle stalle riempite dal nitrito dei cavalli, dalle sperimentazioni espressive dei Beat al gergo ruvido dei cowboy. Lungo tutto il viaggio, una sola e inesauribile massima: si vive per conoscere se stessi.

Sam Shepard, nato nel 1943, è attore, commediografo e scrittore. Nel 1972 ha ricevuto il Premio Pulitzer per Il bambino sepolto. È apparso in film come I giorni del cielo (1978), Uomini veri (1983) e Black Hawk Down (2001) e ha collabora-to alla sceneggiatura di Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni (1970) e Paris, Texas di Wim Wenders (1984).

€ 19,00pp. 208

In lIbrerIa dal 24 Marzo

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Claude Lévi-Straussla via delle maschereTraduzione di Primo LeviNarrano gli indiani della Columbia Britannica: c’era una volta un ragazzo colpito da una specie di lebbra, il suo corpo emanava un odore disgustoso e anche i suoi cari lo fuggivano. L’infelice decise di uccidersi gettandosi in un lago; scese in fondo all’acqua fino a posarsi sul tetto di una capanna, i cui abitanti soffrivano di un male misterio-so. In cambio della propria guarigione, guarì i malati; così ottenne in sposa una fanciulla e in dono costumi, sistri e maschere.È, questo, uno dei racconti eziologici delle maschere ceri-moniali swaihwé: opere plastiche, artistiche, a cui Claude Lévi-Strauss applica il metodo strutturalista elaborato per i miti. Trova così che se le maschere swaihwé, attraverso gli accessori e i costumi che le accompagnano, palesano un’affinità col bianco, sono ornate di penne e hanno oc-chi sporgenti e bocca spalancata con la lingua pendula, le maschere dzonokwa sono invece dominate dai colori scuri e guarnite di peli, hanno occhi forati o semichiusi, mam-melle pendenti fino a terra e bocca contratta in una smor-fia. Lévi-Strauss intreccia l’esame degli elementi estetici e materici delle maschere a quello delle varianti mitiche e dei rituali, fino ai campi semantici e ai codici sociologici e cosmologici. La lezione è unica: nulla esiste o ha sen-so di per sé, tutto si definisce in base a rapporti dialettici di simmetria o contrarietà, ed è solo considerando tale reticolo di complementari opposizioni e mutue corrispon-denze che si può provare a comprendere il popolo umano.Nella Via delle maschere, che il Saggiatore torna a offrire ai lettori nella preziosa traduzione di Primo Levi, la mae-stria di Lévi-Strauss individua il punto in cui il mito si fa arte particolare e lo rende un privilegiato luogo di osser-vazione dell’universale.

Claude lévi-Strauss (1908-2009) è il padre dell’antropologia contemporanea.

€ 24,00pp. 184

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dante Virgili (1928-1992) è stato uno scrittore italiano. Fu autore di libri per ra-gazzi pubblicati sotto vari pseudonimi. Di lui non esiste nemmeno una fotografia. Nostalgico dichiarato del nazionalsocia-lismo, incontrò grandi difficoltà nel pub-blicare i suoi libri: La distruzione e Meto-do della sopravvivenza.

€ 23,00pp. 320

In lIbrerIa dal 31 Marzo

Dante Virgilila distruzioneUn uomo repellente, abbandonato a se stesso nell’orrore di un’estate milanese, sogna l’apocalisse nucleare e rim-piange il Terzo Reich. È stato interprete per le SS, ha ama-to e perduto una donna di nome Bianca. Finita la guerra, lavora come correttore di bozze per un giornale, insegue giovani cameriere spinto da un’ossessione sadomasochi-sta e da ciò che resta di una turpe volontà di potenza. È il 1956, la crisi di Suez gli sembra il preludio alla Terza guerra mondiale, una guerra che agogna, igiene di un Occidente immondo che odia, come odia se stesso.La distruzione, primo romanzo italiano apertamente na-zista, apparve per Mondadori nel 1970, mentre il mon-do celebrava l’illusione di un futuro di pace. Nei due an-ni precedenti, alcuni dei maggiori intellettuali valutarono l’opportunità della sua pubblicazione. Doveva essere una bomba a orologeria, accendere polemiche, stanare ben-pensanti, rivitalizzare la scena letteraria nazionale. Non se ne accorse nessuno. Da allora, però, l’opera di Virgili rie-merge ciclicamente come un incubo, interrogando con le sue sinistre profezie. È l’odio a essere messo in opera, un odio senza appello, un’invettiva deviata che violenta il re-ale e lo ricrea, lo trasforma in visione, in furore profetico, preconizzando la caduta delle Torri gemelle e prefigurando un universo postremo in cui l’uomo non può sopravvivere a se stesso.Il Saggiatore riporta La distruzione in libreria, con un’intro-duzione di Roberto Saviano che ne illumina le zone d’om-bra, dischiudendo quest’opera traumatica e veggente, do-minata da un senso totalitario della letteratura: le parole di Dante Virgili ci chiamano ancora una volta a riconoscer-ci nel disgusto del presente, nella schiuma dell’umano, nella fragilità del male.

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A cura di Goffredo Plastino

la musica folkStorie, protagonisti e documenti dei revival in ItaliaIl folk music revival degli anni sessanta e settanta è stato uno dei processi culturali più intensi e fertili nella storia d’Italia. Promosso e rappresentato tra gli altri dal Nuovo Canzoniere Italiano, dall’Almanacco Popolare, dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare, dal Canzoniere del Lazio, teorizzato da studiosi come Roberto Leydi, Gianni Bosio, Michele Straniero e Diego Carpitella, fu un movimento ca-pace di conciliare ricerca etnomusicologica, istanze di pro-testa, tradizioni musicali, interpretazioni e reinvenzioni. Il revival italiano, però, non si è concluso con quello stra-ordinario ventennio: contrariamente alla tesi dominante, continua a essere un fenomeno di grande dinamismo.In quest’opera monumentale Goffredo Plastino ha raccolto documenti, saggi, interviste, approfondimenti che rifletto-no la ricchezza, la complessità e le tante controversie di questa vicenda musicale e intellettuale. Il libro restituisce ai lettori il dibattito su spettacoli memorabili come Bella ciao, sul Folk Festival di Torino e su trasmissioni televisive come Adesso musica e Canzonissima; ripercorre le scelte artistiche, ideologiche ed esecutive dei grandi protagoni-sti storici, fino all’attuale revival di danze tradizionali o di strumenti musicali.La musica folk è un’indagine a tutto campo che spazia tra i repertori e gli stili, le produzioni discografiche e gli spet-tacoli dal vivo, con particolare attenzione alle interazioni tra musica popolare e popular music e all’intreccio con i mutamenti economici, sociali e culturali. Un volume che offre molteplici prospettive per ascoltare e apprezzare il folk revival del passato e del presente, indispensabile per chiunque voglia comprendere una scena musicale italiana vitale, composita e sorprendente.

Goffredo Plastino insegna Etnomusi-cologia alla Newcastle University. È pre-sidente dell’International Association for the Study of Popular Music. Per il Saggia-tore ha curato il volume di Alan Lomax, L’anno più felice della mia vita (2008), e ha pubblicato Cosa Nostra Social Club. Mafia, malavita e musica in Italia (2014). È autore con Franco Fabbri di Made in Italy. Studies in Popular Music (2013).

€ 49,00pp. 1288

In lIbrerIa dal 31 Marzo

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Stefano agosti è professore emerito dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordia-mo: Realtà e metafora. Indagini sulla «Recherche» (Feltrinelli, 1997), La paro-la fuori di sé. Scritti su Pasolini (Manni, 2004), Il romanzo francese dell’Ottocen-to (il Mulino, 2010; premio Francesco De Sanctis per la critica letteraria) e Una lunga complicità. Scritti su Andrea Zan-zotto (il Saggiatore, 2015). Il governo francese lo ha insignito dell’onorificenza della Legion d’Onore.

€ 16,00pp. 88

In lIbrerIa dal 31 Marzo

Stefano AgostigaddaIl linguaggio, la creazione linguistica e la decodificazione del valore segnico sono da sempre punti cruciali della cri-tica letteraria. Il Novecento italiano, pervaso dalle speri-mentazioni espressive del crepuscolarismo, del futurismo, del simbolismo, dell’ermetismo e del neorealismo, è un tessuto straordinario sul quale affondare i bisturi dell’er-meneutica. Tra le molte possibilità di ricerca, quella sul linguaggio di Carlo Emilio Gadda è una delle più ardue e prolifiche che un critico possa affrontare. Con un’indagine in cinque atti, Stefano Agosti interroga l’opera gaddiana nell’intento di portare alla luce il grande magma di signi-ficazioni che la attraversa. Soprattutto nel Pasticciaccio – un caso unico nella letteratura italiana e, più estesamen-te, europea – le escursioni linguistiche dell’autore virano verso il massimo grado, frantumando le leges grammati-cali e sintattiche, contravvenendo all’equilibrio dei generi, e spingendo la voce narrativa fino alla sua dissipazione. L’approccio al testo gaddiano non può che essere dunque, anche in queste pagine, di decostruzione: Agosti analizza la disarticolazione narrativa; sonda il perimetro del meta-discorso; analizza la struttura del discorso indiretto libero; raggiunge, infine, il culmine dell’esperienza gaddiana: il modello dell’indecidibilità.Gadda propone una lettura interpretativa rivoluzionaria, che si arrischia a un’approssimazione al testo senza pre-cedenti, nella convinzione che il compito della critica sia decifrare l’alterità che abita il linguaggio, l’irrazionale sot-tostante al discorso, superando ogni limitazione manuali-stica e ogni postura accomodante: quello esegetico è un atto che chiede, infatti, di fare continuamente i conti con l’impossibile.