2012 Valli Bergamasche revival motociclismo

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VALLI REVIVAL Testo Davide Marelli, foto All In Photo EP O CA 138 REVIVAL? E SIA! VALLI REVIVAL, BASTA IL NOME. CI SI IMMERGE, CON MOTO E ABBIGLIAMENTO, NELL’ATMOSFERA DE- GLI ANNI SETTANTA... CON GLI STESSI PILOTI DI ALLORA! Sul loro gazebo sventolano due bandiere gialle, con quattro strisce rosse verticali. Non ne ba- sta una, hanno ben due bandiere, appese alla struttura del gazebo, con le mollette del bucato. La bandiera è quella della Catalunya, la regione spagnola che confina con la Francia, che con- divide la lingua con Andorra, il catalano. Sono una squadra andorrana di appassionati di rego- larità d’epoca, due uomini che, con le loro mo- gli, si son fatti mille km, più altri mille al ritorno, per farsi un “giretto” sui sentieri di Foppolo, alta val Brembana, in provincia di Bergamo. Con lo spagnolo che ricordo malamente da un lontano soggiorno iberico, chiedo se dalle loro parti (Pi- renei) non esistano posti altrettanto interessanti per far girare le loro belle Montesa H7 360 e 250 del 1981. “Certo - rispondono - ma, venendo qui, oggi abbiamo realizzato un sogno che, da piloti, non avevamo mai potuto realizzare! Ora, a cinquant’anni, da ex, siam potuti venire in questi posti mitici: la Valli è la culla dell’enduro!”. L’anima della culla dell’enduro è il Moto Club Ber- gamo che, fin dalla sua prima edizione del 1948, ha “inventato” la Valli Bergamasche. Arrivato il mattino nel parco chiuso incontro Nico- lò Codognola, presidente della Scuderia Norelli, sezione del Moto Club Bergamo e organizzatri- ce dell’evento. Nicolò, che è anche redattore di Motociclismo, ci racconta le gioie e, soprattutto, i dolori di un’impresa che sembrerebbe sempli- ce e voluta, visto che ci troviamo nella culla del- la regola rità. E invece, anche qui in provincia di Bergamo, le noie sono le stesse, con tanti ne- mici del fuoristrada, che vedono nell’endurista il devastatore della natura. Peccato, ma forse la soluzione è vicina ed è quella che ho visto gi- rare a Foppolo in mezzo alle gloriose KTM coi serbatoi blu bianchi o rossi, coi cilindri alettati e i freni a tamburo: erano le bellissime e silenziosis- sime KTM elettriche e come giravano, ragazzi… Nicolò ci descrive le sue fatiche: “I sindaci del- la Valle Brembana ci hanno aperto le porte: per loro una manifestazione di qualunque genere, non solo moto, è una bella occasione per riem- pire ristoranti, alberghi e negozi in un periodo altrimenti morto, dal punto di vista turistico. Non è mica facile organizzare una manifestazione come la Valli Bergamasche. Vai a spiegare alla gente che in Bergamasca è nata la regolarità; prova a dire che ha sfornato più campioni di que- sta disciplina la nostra provincia che tutto il resto d’Italia messo insieme; insisti che l’impatto di un evento del genere è facilmente sostenibile. Non serve. Una sera, a cena con Gritti e gli altri suoi coetanei (ero con Mario Ciaccia, attorniato da svariate decine di titoli italiani ed europei: Bris-

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epoca valli revival

Testo Davide Marelli, foto all In photo

epoca

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revival?e sIa!vallI revIval, basTa Il noMe. cI sI IMMerge,

con MoTo e abbIglIaMenTo, nell’aTMosfera De-

glI annI seTTanTa... con glI sTessI pIloTI DI allora!

Sul loro gazebo sventolano due bandiere gialle, con quattro strisce rosse verticali. Non ne ba-sta una, hanno ben due bandiere, appese alla struttura del gazebo, con le mollette del bucato. La bandiera è quella della Catalunya, la regione spagnola che confina con la Francia, che con-divide la lingua con Andorra, il catalano. Sono una squadra andorrana di appassionati di rego-larità d’epoca, due uomini che, con le loro mo-gli, si son fatti mille km, più altri mille al ritorno, per farsi un “giretto” sui sentieri di Foppolo, alta val Brembana, in provincia di Bergamo. Con lo spagnolo che ricordo malamente da un lontano soggiorno iberico, chiedo se dalle loro parti (Pi-renei) non esistano posti altrettanto interessanti per far girare le loro belle Montesa H7 360 e 250 del 1981. “Certo - rispondono - ma, venendo qui, oggi abbiamo realizzato un sogno che, da piloti, non avevamo mai potuto realizzare! Ora, a cinquant’anni, da ex, siam potuti venire in questi posti mitici: la Valli è la culla dell’enduro!”.L’anima della culla dell’enduro è il Moto Club Ber-gamo che, fin dalla sua prima edizione del 1948, ha “inventato” la Valli Bergamasche.Arrivato il mattino nel parco chiuso incontro Nico-lò Codognola, presidente della Scuderia Norelli,

sezione del Moto Club Bergamo e organizzatri-ce dell’evento. Nicolò, che è anche redattore di Motociclismo, ci racconta le gioie e, soprattutto, i dolori di un’impresa che sembrerebbe sempli-ce e voluta, visto che ci troviamo nella culla del-la regola rità. E invece, anche qui in provincia di Bergamo, le noie sono le stesse, con tanti ne-mici del fuoristrada, che vedono nell’endurista il devastatore della natura. Peccato, ma forse la soluzione è vicina ed è quella che ho visto gi-rare a Foppolo in mezzo alle gloriose KTM coi serbatoi blu bianchi o rossi, coi cilindri alettati e i freni a tamburo: erano le bellissime e silenziosis-sime KTM elettriche e come giravano, ragazzi…Nicolò ci descrive le sue fatiche: “I sindaci del-la Valle Brembana ci hanno aperto le porte: per loro una manifestazione di qualunque genere, non solo moto, è una bella occasione per riem-pire ristoranti, alberghi e negozi in un periodo altrimenti morto, dal punto di vista turistico. Non è mica facile organizzare una manifestazione come la Valli Bergamasche. Vai a spiegare alla gente che in Bergamasca è nata la regolarità; prova a dire che ha sfornato più campioni di que-sta disciplina la nostra provincia che tutto il resto d’Italia messo insieme; insisti che l’impatto di un evento del genere è facilmente sostenibile. Non serve. Una sera, a cena con Gritti e gli altri suoi coetanei (ero con Mario Ciaccia, attorniato da svariate decine di titoli italiani ed europei: Bris-

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revival?e sIa!

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soni, Consonni, Caccia, Dall’Ara…), si parlava di organizzare una gita sulle mulattiere che, da mezzo secolo, li vedono allenarsi, crescere, vin-cere, per un articolo da pubblicare su motocicli-smo FUORIstrada. Tutti tracciati vietati, oggi. Un tempo non lo erano. Anzi, molte mulattiere delle Orobie che oggi sono percorse da famigliole feli-ci e amanti del trekking, sono state letteralmente

inventate, tracciate, segnate dai regolaristi ne-gli anni 60 e 70. Ma la gente se l’è dimentica-to. Chiacchierando con Alessandro (Gritti, che però tutti chiamano Franco, chissà perché…), gli domandai se gli fosse mai capitato di esse-re fermato dalla Forestale, in anni recenti, e di essere riconosciuto come il grande campione che è. Fossi in loro, ti chiederei l’autografo, dissi.

sopra, la bsa da

500 cc (pilota Ivan

pagani) viene indi-

cata, insieme alla

Ducati 450 scram-

bler, come la fonte

di ispirazione del-

la Yamaha XT500,

che fece esplode-

re il boom delle en-

duro stradali. a de-

stra, la mamma di

tutte le maxienduro:

la bMW gs (qui una

800 cc del 1976,

condotta con stile

gagliardo dal pilota

Maurizio cecconi).

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Brissoni, a “Cisco” Vincenzo Gavazzi, agli im-prenditori ex piloti Franco Acerbis (un tizio fatto di plastica), Pietro Polini (che è molto elabora-to…) e tanti altri, semplici appassionati, i clas-sici privatoni, che da sempre rappresentano la linfa dello sport in moto, ma che nell’enduro e nei rally africani la rappresentano un po’ di più.Il senatore della repubblica Valerio Carrara, ber-gamasco ed endurista, classe 1951, ha fatto da apripista con una Beta Alp 200 abbastanza di-strutta (la mascherina portafaro era di chiara pro-venienza Fantic trial). Per capire che il senato-re non è qui solo a farsi vedere, ma che è uno che in moto ci va. Carrara, appassionato triali-sta, ricordiamo che è il promotore di un disegno di legge intitolato: “Disciplina della circolazione motorizzata su strade a fondo naturale e fuori-strada”... Incrociamo le dita. I parlamentari però abbondano: il senatore Giovanni Torre, emiliano, ex crossista e trapiantato nella terra dell’enduro, la bergamasca, disponibilissimo, rimane a Fop-polo fino alle premiazioni.Giovanni “Giò” Sala lo incontro dentro il suo fur-gone. Ha finito i tre giri della gara e si sta toglien-do gli stivali. Alla Valli Revival ha guidato una KTM 250 del ‘79, una delle moto più moderne in gara, visto che il limite era il 1981. Mi confi-da che non ha mai partecipato a gare per moto d’epoca e che quella moto gliela hanno data in prestito, c’è salito a bordo per la prima volta solo al via di questa gara. Quanto ci ha messo a pren-dere le misure? Poco, pochissimo, visto i tem-pi della sua speciale… Del resto dice: “Queste

sotto, un’altra mo-

to teutonica: la Zün-

dapp 125, sogno dei

ragazzini di qua-

rant’anni fa. alla val-

li bergamasche revi-

val sono sempre mol-

te le moto rare che

hanno tolto il sonno

ad intere generazioni

di regolaristi: DKW,

MZ, Jawa, Maico,

Montesa, ossa, bul-

taco, laverda, an-

cillotti, aIM, gilera,

cMK, oltre alla soli-

ta schiera di KTM e

sWM...

Macché, rispose sconsolato, capita che qualche sbarbatello con la divisa mi fermi nei boschi con il mio Puch, o il Gilera e mi dia la multa senza tante storie. Incredibile! La cultura della moto da fuoristrada non è defunta, ma certo è moribon-da”. Forse Nicolò è un po’ stanco quando dichia-ra ciò. Per me che ho vissuto la sola domenica della manifestazione, totalmente fresco e anche a corto di una base culturale regolarist/berga-masca, la Valli è una grande festa della moto e del fuoristrada e devo dire che l’ambiente gode ancora di ottima salute…Quella di Foppolo del 16 settembre è una ver-sione “Revival” della Valli. Le moto sono vecchie e i piloti pure. Tanti sono bergamaschi, quindi giocavano in casa, ma tanti altri sono poco più che appassionati che, come il team andorrano, vogliono partecipare alla Valli, per realizzare un sogno, quello di girare dove l’enduro, anzi la Re-golarità è nata, di mangiare lo stessa polvere che ha nutrito i campioni, di sentir il profumo dell’olio del 2T tra i boschi e le mulattiere della Val Brembana. Il cuore della manifestazione so-no le persone, la storia e, naturalmente, le moto.Metti tutto insieme e si capisce perché per lo spettatore è uno spettacolo pazzesco, conside-rando che non si paga alcun biglietto: si può gi-rare liberi nel paddok e chiacchierare con tutti, da Arnaldo Farioli, a Ciro de Petri, a Giò Sala, “al Vecio” Alessandro Gritti (campionissimo del-la Valli e padrone di casa), a Stefano Passeri, a Chicco Muraglia, a Ezio dall’Ara, al collezioni-sta milanese Alfredo Gramitto Ricci, a Gualtiero

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giò sala, alla sua

prima valli revial,

con una KTM 250

del ‘79: guida ag-

gressiva e “moder-

na”, tanto gas e in-

finita simpatia, ha

attirato molti tifosi.

sotto e nella pagi-

na accanto, la stu-

penda Moto Morini

175 di alessandro

gritti, dal curioso

impianto di scarico.

con sospensioni da

100 mm di corsa,

diametri sottili della

forcella, piccoli fre-

ni a tamburo e la po-

tenza di un 175 cc

ad aste e bilancieri,

gritti non conosce

che un modo per

andare in giro: col

gas perennemente

a canna, passando

sopra qualsiasi pro-

blema di ciclistica.

guardate che stile...

vecchiette son più lente, frenano meno, hanno ammortizzatori morbidi e selle basse… Basta andare più piano, c’è poco da capire!”. Retorica del pilota, che fa sembrare tutto una passeggia-ta ma, se aveste visto come aggrediva il palet-to nel fettucciato, sul prato umido in discesa, vi sarebbero venuti i brividi, ma soprattutto la cer-tezza che sareste finiti, a ruote bloccate, distesi tra i verdi pascoli…La Valli, e soprattutto la Valli Revival, è anche cultura. Incontro Lucio Arosio, figlio di Walter e Franca Arosio. Lucio mi mostra il bellissimo ca-lendario con le foto che il padre ha scattato alla Valli degli anni migliori. Walter Arosio è stato un pilota di regolarità sulla sua bella Hercules ma, soprattutto, un fine osservatore e narratore della specialità attraverso le pagine di Motociclismo, del quale è stato collaboratore per più di un de-cennio. La sua passione ha coinvolto, caso ra-rissimo, la moglie Franca, diventata anch’essa redattrice della rivista.

Tra il parco chiuso e la linea di partenza incrocio Luigi Frigerio. Luigi, insieme al fratello Piero, son stati i protagonisti della migliore stagione dell’en-duro italiano come costruttori. Le Puch realizzate da loro sono rimpiante ancora oggi da tanti ap-passionati. La Puch Frigerio ha seguito le tristi sorti di tante altre Case italiane della specialità, penso soprattutto alla SWM e mi chiedo come mai, invece, la compagine austriaca esista an-cora oggi: non solo KTM, ma anche Rotax e la stessa Puch continuano la produzione. La mia personale opinione è che le aziende italiane son sempre state alimentate da grandi passioni in-dividuali dei loro titolari, che sopperivano con la passione alle mancanze tecniche e finanzia-rie, ma l’energia della passione purtroppo non è eterna e, quando questa benzina finiva, erano i creditori, le banche, il mondo reale ad averla vinta, amen. Avvicinandosi alla linea di partenza, noto una moto infiltrata: ha il parafango anteriore alto, ma i tasselli sulle gomme sono allineati e quadrati, da trial insomma. Augusto Grasso, da Torino, sta portando alla Valli una stupenda Greeves 175 made in England, la moto dei pionieri del trial, che nasce per un’altra classica del fuoristrada, forse l’equivalente della Valli, per il trial: la Sei giorni di Scozia. La Greeves non è la sola mo-to insolita, anzi, c’è ben altro, assai più bizzarro. Mario Corti è in gara con una Rumi 125, pratica-mente una moto stradale, oltre che la più vecchia iscritta alla gara (1957). Finirà davanti ai miei occhi ribaltato sul ghiaione in contropendenza, dopo aver risalito in speciale la lunga salita dei campi da sci con affanno, ma con dignitosa de-terminazione, a un passo dallo scollinamento. Complimenti. Interessante la Honda a 4 cilindri su base CB400 Four, che ha quasi completato un giro intero. Avantreno con forcella Marzocchi di origine SWM, cerchio da 21”, ammortizzato-ri posteriori Koni regolabili, forcellone originale rinforzato e modificato negli attacchi degli am-mortizzatori, per aumentarne l’escursione. Il te-laio è quello originale della moto stradale, così come il serbatoio. Condotta da Martino “Tinin”

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ancora nomi pesan-

ti: Heniz brinkmann

(sopra), rolf Witthöf

t(7) e Herbert schei-

be (qui sotto) sulla

bMW 750 alla

sei giorni di gar-

misch del 1969.

Brizio (grande fotografo della regolarità, collega e amico di Walter Arosio), è appartenuta a Tul-lio Masserini, che l’ha allestita così negli anni 70 per una gara di durata in notturna. Ezio Righetti, titolare di TAG, concessionario storico BMW di Bergamo, mi mostra le sue tre meraviglie: le moto più grosse in gara, le più po-tenti, le più pesanti. R 80 G/S Six Days ufficia-li. Che emozione vedere Cecconi, il suo pilota, issarsi sul cilindro sinistro col piede sinistro per scalciare sulla pedivella messa a 90 gradi coi cilindri boxer.La ammiro volare sul lunghissimo salitone di sassi smossi, senza fatica, col motore silenzio-so, senza sforzo: pare l’essenza della moto da offroad. Ovviamente so che senza un pilotone sulle pedane resta un difficile attrezzo... Ma che meraviglia, ragazzi! L’accoppiata moto-pilota ha spesso una radice comune. La moto sotto al sedere, qui alla Re-vival, è la stessa che si guidava da ragazzo. Il moto club Palermo è presente con quattro mez-zi: Fantic, KTM, SWM e una bella Cagiva 125 ad aria. Luigi Colajanni, 55 anni, porta in gara la stessa KTM 250 del ‘75 che usava a 20 an-ni. Racconta che è partito mercoledì, da Paler-mo, imbarcandosi con il furgone sul traghetto per Genova. Questi trasferimenti, sui traghetti, di furgoni, ricambi, taniche, uomini e mezzi mi ricordano quello che tanti appassionati fanno in inverno da Genova verso il Nord Africa, per sag-giare la magia della sabbia in una personale mi-stica dakariana. Ecco, credo che la Valli abbia un momento onirico simile. Rappresenta il sogno di molti, quanto una Dakar, appunto. Direttamente dalla Dakar mi arrampico dentro il motorhome

di un grande personaggio dell’enduro milanese, meneghino da sei generazioni, come ci tiene a precisare lui stesso: Claudio Terruzzi. Un po’ per età (la mia), un po’ per passione, Claudio rap-presenta per me qualcosa che ho vissuto diret-tamente e che ricordo bene. Le grandi Parigi Dakar di fine anni 80 di Orioli, Picco, De Petri e Terruzzi appunto.Claudio è alla Valli con i figli e una domestica; è un vero patriarca, con la gamba sollevata e il ghiaccio sul ginocchio, unico segno lasciato dal - parole sue - “cappottone” che ha fatto al secondo giro con la KTM 250 del 1973 avuta in prestito da Farioli, con la quale si presenta pe-rò alla partenza della terza speciale, anche se dolorante e con la moto priva di parafango an-teriore e con quello posteriore tranciato: eroico! Terruzzi, gentilissimo padrone di casa, mi invita nel suo motorhome e ordina per me un caffè alla domestica; che stile. Claudio rappresenta quello che sono il giro dei fuoristradisti milanesi, veloci sulla moto e un po’ bauscia tolto il casco, molto diversi dalla purezza e rudezza dei bergama-schi, ma altrettanto appassionati e fanatici. Per la cronaca, la KTM di Claudio era stata di Augu-sto Tajocchi, pilota del quale Terruzzi era gran-de fan. Mi stupisce quando gli chiedo come sia guidare un 2T (convinto, non so perché, che sia sempre rimasto affezionato alle grosse Cagivo-ne/Ducati, o alle Honda 650/780). Claudio inve-ce preferisce il 2T, anzi oggi usa una moderna 300 2T nel trofeo KTM. Durante la chiacchierata spunta nella roulotte Ci-ro de Petri, presente a Foppolo per varie ragioni, ma non per andare in moto. Ciro, vero anfitrione, mi racconta a raffica del suo progetto in Tunisia,

Un’altra Moto Mori-

ni 175 (quella di al-

do Marconi), con-

dotta con uno stile

decisamente tran-

quillo. Il bello della

valli revial è que-

sto: non è necessa-

rio combattere con

il cronometro per

divertirsi...

nella pagina a fian-

co, dall’alto: gli

apripista con le loro

Hercules; un rime-

dio per ogni proble-

ma nel vano porta

attrezzi; l’impegnati-

va salita sul ghiaio-

ne nella prima parte

del fettucciato.

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una gara in linea dove vince chi fa meno km e non chi fa il miglior tempo (in stile TRX, ndr)… così si vede chi sa navigare e chi sa salire le du-ne, ma senza lo stress del cronometro. La ga-ra dovrebbe diventare più sicura, almeno nelle intenzioni di De Petri. Dopo De Petri e Terruz-zi, incontro un altro grande dakariano anche se in camion, Giacomo Vismara. Scopro che Gia-como è soprattutto un motociclista: ha un KTM 450, non è tanto convinto della Freeride e ora lavora col progetto di Ciro in Tunisia. La notizio-na è che quest’anno in Tunisia con De Petri ci sarà un super campione stradale bergamasco. Il più campione di tutti però, proprio lui, il Mino 15 volte campione del mondo. Chissà come sarà sulle dune (per ora, Agostini - che 7 anni fa cor-se alla Valli Revival con una Morini - si è limita-to a fare un pezzo del tour stradale di De Petri, esattamente la Douz-Ksar Ghilane, su asfalto, con una MV 675, ndr).L’Agostini della regolarità è Alessandro Gritti, classe ‘47, detto Franco, detto il Vecio. A Fop-polo guida una Morini 175 4T, la stessa che, nel 1970, usò per vincere la Valli: è un uomo di poche parole e di grande manetta. Ma le po-che parole del Gritti hanno un bel peso. Chie-dere ad un regolarista, campione sessanten-ne, il parere su quello che quasi sicuramente sarà il futuro, la moto elettrica, mi stuzzica. “Belle! Ma il rumore ci vuole!” è il suo lapida-rio commento. In loco, come ho già detto, ci sono quelle della KTM. Il product manager E-mobility KTM, Johannes Proschek, ex pilota di enduro che ha partecipato anche ad una Sei Giorni, qui guida alla grande una Freeride E. Una moto progettata da un pilota non può che funzionare bene...

Tornando a Gritti, lui ha le idee chiare anche sui nemici delle moto: ambientalisti, politici, ammini-stratori ecc… Fa un paragone molto bello tra lo sci, le moto e le mucche. “Per costruire le piste da sci, qui a Foppolo hanno spostato le montagne, riempito le valli, ta-gliato boschi, montato piloni... e pensa che qui in Val Brembana raramente c’è un innevamento decente per sciare a lungo e be-ne. Tra enduro e sci, forse nelle valli Bergamasche, per cultura e tradizione, l’intruso non è di certo la moto. Le moto sposta-no qualche sasso e frullano un po’ di erba… Anche le mucche al pascolo, del resto, l’erba la mangiano”. Grazie Franco!

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