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Dante Virgili (1928-1992) è stato uno scrittore italiano. Fu autore di libri per ra- gazzi pubblicati sotto vari pseudonimi. Di lui non esiste nemmeno una fotografia. Nostalgico dichiarato del nazionalsocia- lismo, incontrò grandi difficoltà nel pub- blicare i suoi libri: La distruzione e Meto- do della sopravvivenza. € 23,00 pp. 320 IN LIBRERIA DAL 31 MARZO Dante Virgili LA DISTRUZIONE Un uomo repellente, abbandonato a se stesso nell’orrore di un’estate milanese, sogna l’apocalisse nucleare e rim- piange il Terzo Reich. È stato interprete per le SS, ha ama- to e perduto una donna di nome Bianca. Finita la guerra, lavora come correttore di bozze per un giornale, insegue giovani cameriere spinto da un’ossessione sadomasochi- sta e da ciò che resta di una turpe volontà di potenza. È il 1956, la crisi di Suez gli sembra il preludio alla Terza guerra mondiale, una guerra che agogna, igiene di un Occidente immondo che odia, come odia se stesso. La distruzione, primo romanzo italiano apertamente na- zista, apparve per Mondadori nel 1970, mentre il mon- do celebrava l’illusione di un futuro di pace. Nei due an- ni precedenti, alcuni dei maggiori intellettuali valutarono l’opportunità della sua pubblicazione. Doveva essere una bomba a orologeria, accendere polemiche, stanare ben- pensanti, rivitalizzare la scena letteraria nazionale. Non se ne accorse nessuno. Da allora, però, l’opera di Virgili rie- merge ciclicamente come un incubo, interrogando con le sue sinistre profezie. È l’odio a essere messo in opera, un odio senza appello, un’invettiva deviata che violenta il re- ale e lo ricrea, lo trasforma in visione, in furore profetico, preconizzando la caduta delle Torri gemelle e prefigurando un universo postremo in cui l’uomo non può sopravvivere a se stesso. Il Saggiatore riporta La distruzione in libreria, con un’intro- duzione di Roberto Saviano che ne illumina le zone d’om- bra, dischiudendo quest’opera traumatica e veggente, do- minata da un senso totalitario della letteratura: le parole di Dante Virgili ci chiamano ancora una volta a riconoscer- ci nel disgusto del presente, nella schiuma dell’umano, nella fragilità del male.

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Dante Virgili (1928-1992) è stato uno scrittore italiano. Fu autore di libri per ra-gazzi pubblicati sotto vari pseudonimi. Di lui non esiste nemmeno una fotografia. Nostalgico dichiarato del nazionalsocia-lismo, incontrò grandi difficoltà nel pub-blicare i suoi libri: La distruzione e Meto-do della sopravvivenza.

€ 23,00pp. 320

In lIbrerIa Dal 31 marzo

Dante VirgiliLa distruzioneUn uomo repellente, abbandonato a se stesso nell’orrore di un’estate milanese, sogna l’apocalisse nucleare e rim-piange il Terzo Reich. È stato interprete per le SS, ha ama-to e perduto una donna di nome Bianca. Finita la guerra, lavora come correttore di bozze per un giornale, insegue giovani cameriere spinto da un’ossessione sadomasochi-sta e da ciò che resta di una turpe volontà di potenza. È il 1956, la crisi di Suez gli sembra il preludio alla Terza guerra mondiale, una guerra che agogna, igiene di un Occidente immondo che odia, come odia se stesso.La distruzione, primo romanzo italiano apertamente na-zista, apparve per Mondadori nel 1970, mentre il mon-do celebrava l’illusione di un futuro di pace. Nei due an-ni precedenti, alcuni dei maggiori intellettuali valutarono l’opportunità della sua pubblicazione. Doveva essere una bomba a orologeria, accendere polemiche, stanare ben-pensanti, rivitalizzare la scena letteraria nazionale. Non se ne accorse nessuno. Da allora, però, l’opera di Virgili rie-merge ciclicamente come un incubo, interrogando con le sue sinistre profezie. È l’odio a essere messo in opera, un odio senza appello, un’invettiva deviata che violenta il re-ale e lo ricrea, lo trasforma in visione, in furore profetico, preconizzando la caduta delle Torri gemelle e prefigurando un universo postremo in cui l’uomo non può sopravvivere a se stesso.Il Saggiatore riporta La distruzione in libreria, con un’intro-duzione di Roberto Saviano che ne illumina le zone d’om-bra, dischiudendo quest’opera traumatica e veggente, do-minata da un senso totalitario della letteratura: le parole di Dante Virgili ci chiamano ancora una volta a riconoscer-ci nel disgusto del presente, nella schiuma dell’umano, nella fragilità del male.

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A cura di Goffredo Plastino

La musica foLkStorie, protagonisti e documenti dei revival in ItaliaIl folk music revival degli anni sessanta e settanta è stato uno dei processi culturali più intensi e fertili nella storia d’Italia. Promosso e rappresentato tra gli altri dal Nuovo Canzoniere Italiano, dall’Almanacco Popolare, dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare, dal Canzoniere del Lazio, teorizzato da studiosi come Roberto Leydi, Gianni Bosio, Michele Straniero e Diego Carpitella, fu un movimento ca-pace di conciliare ricerca etnomusicologica, istanze di pro-testa, tradizioni musicali, interpretazioni e reinvenzioni. Il revival italiano, però, non si è concluso con quello stra-ordinario ventennio: contrariamente alla tesi dominante, continua a essere un fenomeno di grande dinamismo.In quest’opera monumentale Goffredo Plastino ha raccolto documenti, saggi, interviste, approfondimenti che rifletto-no la ricchezza, la complessità e le tante controversie di questa vicenda musicale e intellettuale. Il libro restituisce ai lettori il dibattito su spettacoli memorabili come Bella ciao, sul Folk Festival di Torino e su trasmissioni televisive come Adesso musica e Canzonissima; ripercorre le scelte artistiche, ideologiche ed esecutive dei grandi protagoni-sti storici, fino all’attuale revival di danze tradizionali o di strumenti musicali.La musica folk è un’indagine a tutto campo che spazia tra i repertori e gli stili, le produzioni discografiche e gli spet-tacoli dal vivo, con particolare attenzione alle interazioni tra musica popolare e popular music e all’intreccio con i mutamenti economici, sociali e culturali. Un volume che offre molteplici prospettive per ascoltare e apprezzare il folk revival del passato e del presente, indispensabile per chiunque voglia comprendere una scena musicale italiana vitale, composita e sorprendente.

Goffredo Plastino insegna Etnomusi-cologia alla Newcastle University. È pre-sidente dell’International Association for the Study of Popular Music. Per il Saggia-tore ha curato il volume di Alan Lomax, L’anno più felice della mia vita (2008), e ha pubblicato Cosa Nostra Social Club. Mafia, malavita e musica in Italia (2014). È autore con Franco Fabbri di Made in Italy. Studies in Popular Music (2013).

€ 49,00pp. 1288

In lIbrerIa Dal 31 marzo

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leo Spitzer (1887-1960) ha insegnato nelle università tedesche di Marburgo e Colonia; in seguito alla persecuzione raz-ziale, in quella di Istanbul e, infine, alla Johns Hopkins di Baltimora. Dopo aver alternato lavori di stilistica della lingua ad altri di stilistica degli autori, ha elabo-rato una critica stilistica a base linguisti-ca che si è affermata ovunque.

€ 30,00pp. 488

In lIbrerIa Dal 31 marzo

Leo SpitzerLettere di prigionieri di guerra itaLiani1915-1918Le Lettere di prigionieri di guerra italiani ritraggono il momento in cui le voci degli umili – da sempre relegate nell’oralità dei dialetti – si riversarono nell’italiano scritto, spinte dalle urgenze tragiche della guerra e della lonta-nanza. La loro comparsa segnò una svolta per gli studi storici e linguistici, che si aprirono a una prospettiva dal basso. Quest’opera capitale del Novecento italiano ed eu-ropeo viene riproposta in una nuova edizione, che grazie a importanti scoperte filologiche completa le lettere con i nomi dei mittenti, finora coperti dall’oblio, e con preziose correzioni che restituiscono i testi alla loro integrità.Le Lettere non avrebbero visto la luce se nel 1915 Leo Spitzer, allora giovane filologo, non avesse assunto il ruo-lo di censore per il ministero della Guerra austro-ungarico. Il suo compito era filtrare la corrispondenza dei prigionieri italiani: una quantità immane di lettere, scritte da uomini e donne poco o per nulla scolarizzati, più abituati al dia-letto che alla lingua. Se si sforzarono di scrivere fu per-ché l’abisso tra il mondo che conoscevano e il paesaggio umano che si trovavano di fronte era troppo profondo, e troppo fragili le loro vite davanti all’enormità della guerra. Soltanto il caso fece sì che un materiale simile finisse tra le mani di quello che è oggi riconosciuto come il massimo esponente della critica stilistica, forse l’unico in grado di comprendere l’importanza di scritti che raccontavano la quotidianità logorante dei campi e i meccanismi disuma-nizzanti della guerra, il tentativo di restare aggrappati a una normalità impossibile. Le Lettere sono il risultato di uno studio umanistico che è ricerca inesausta dell’uomo, ascolto «della vita dove essa pulsa più fervida».

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Stefano agosti è professore emerito dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordia-mo: Realtà e metafora. Indagini sulla «Recherche» (Feltrinelli, 1997), La paro-la fuori di sé. Scritti su Pasolini (Manni, 2004), Il romanzo francese dell’Ottocen-to (il Mulino, 2010; premio Francesco De Sanctis per la critica letteraria) e Una lunga complicità. Scritti su Andrea Zan-zotto (il Saggiatore, 2015). Il governo francese lo ha insignito dell’onorificenza della Legion d’Onore.

€ 16,00pp. 88

In lIbrerIa Dal 31 marzo

Stefano AgostigaddaIl linguaggio, la creazione linguistica e la decodificazione del valore segnico sono da sempre punti cruciali della cri-tica letteraria. Il Novecento italiano, pervaso dalle speri-mentazioni espressive del crepuscolarismo, del futurismo, del simbolismo, dell’ermetismo e del neorealismo, è un tessuto straordinario sul quale affondare i bisturi dell’er-meneutica. Tra le molte possibilità di ricerca, quella sul linguaggio di Carlo Emilio Gadda è una delle più ardue e prolifiche che un critico possa affrontare. Con un’indagine in cinque atti, Stefano Agosti interroga l’opera gaddiana nell’intento di portare alla luce il grande magma di signi-ficazioni che la attraversa. Soprattutto nel Pasticciaccio – un caso unico nella letteratura italiana e, più estesamen-te, europea – le escursioni linguistiche dell’autore virano verso il massimo grado, frantumando le leges grammati-cali e sintattiche, contravvenendo all’equilibrio dei generi, e spingendo la voce narrativa fino alla sua dissipazione. L’approccio al testo gaddiano non può che essere dunque, anche in queste pagine, di decostruzione: Agosti analizza la disarticolazione narrativa; sonda il perimetro del meta-discorso; analizza la struttura del discorso indiretto libero; raggiunge, infine, il culmine dell’esperienza gaddiana: il modello dell’indecidibilità.Gadda propone una lettura interpretativa rivoluzionaria, che si arrischia a un’approssimazione al testo senza pre-cedenti, nella convinzione che il compito della critica sia decifrare l’alterità che abita il linguaggio, l’irrazionale sot-tostante al discorso, superando ogni limitazione manuali-stica e ogni postura accomodante: quello esegetico è un atto che chiede, infatti, di fare continuamente i conti con l’impossibile.

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Aldo Grasso (1948) è il più importante critico televisivo italiano. Scrive sul Cor-riere della sera ed è autore di Che cos’è la televisione e Prima lezione sulla tele-visione. È professore ordinario di Storia della radio e della televisione all’Univer-sità Cattolica di Milano.

Cecilia Penati insegna Linguaggi del-la radio e della televisione all’Università Cattolica di Milano e Teorie e tecniche della divulgazione artistica in tv allo Iulm. Ha scritto, con Anna Sfardini, La tv delle donne. Brand, programmi e pubblici.

€ 20,00pp. 120

In lIbrerIA dAl 14 APrIle

Aldo Grasso Cecilia PenatiLa nuova fabbrica dei sogniMiti e riti delle serie tv americaneDa quindici anni Aldo Grasso ci ricorda una verità sempli-ce eppure rivoluzionaria: le serie televisive americane so-no i prodotti artistici che più hanno plasmato l’immagina-rio collettivo contemporaneo, grazie non solo alle nuove tecnologie di diffusione digitale, ma anche e soprattutto a una raffinatezza tecnica e stilistica sempre più nitida. Che mostrino gli abissi morali in cui può sprofondare un frustrato professore malato di cancro o la dolorosa im-possibilità di un pubblicitario newyorkese di sfuggire alle menzogne patinate che confeziona ogni giorno; che rac-contino le turbolente vicende sentimentali di una giovane dottoressa alle prime armi, o l’epopea, deflagrata in infini-te dimensioni parallele, dei sopravvissuti a un disastro ae-reo, le serie tv hanno saputo dare forma ai desideri e agli incubi che popolano il reale. E ci hanno reso dipendenti.Nella Nuova fabbrica dei sogni, Aldo Grasso e Cecilia Penati accolgono la sfida a cartografare la galassia delle serie te-levisive – dai Soprano a The Wire, da House of Cards a The Walking Dead, dal Trono di spade a Breaking Bad – pas-sando per personaggi iconici, colpi di scena plateali, e so-prattutto per i nuovi demiurghi dell’immaginario, gli show-runner. Per affermare il loro nuovo ruolo sono saliti sulle spalle di giganti come Alfred Hitchcock, Rod Serling e David Lynch, che con serie come Alfred Hitchcock presenta, Ai confini della realtà e Twin Peaks hanno saputo creare stra-ordinari universi finzionali, riversando la loro forte autoriali-tà in un dispositivo di produzione schiettamente pop.La nuova fabbrica dei sogni – quella che ha ormai soppian-tato Hollywood – non è solo una guida imprescindibile per chiunque voglia affacciarsi al mondo delle serie tv, ma una ricognizione profonda e attenta, in cui anche gli appas-sionati di lungo corso scopriranno nuova linfa per le loro «ossessioni seriali».

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Alfredo Casella (1883-1947) è stato un compositore e pianista italiano.

€ 24,00pp. 240

In lIbrerIA dAl 14 APrIle

Alfredo Casellai segreti deLLa giaraLa scena musicale italiana con cui si apre il ventesimo secolo è ancorata, agli occhi di alcuni interpreti e critici coevi, a una provincialità «piccolo borghese» che ne ren-de impossibile qualsiasi evoluzione. Una forte opposizio-ne votata al progresso inizia però a essere esercitata da coloro che presentono il respiro internazionale che di lì a breve investirà il paese. Fra questi profeti, nessuno avvertì la necessità del cambiamento con la stessa intensità di Alfredo Casella. Compositore, musicista e uomo d’azione, Casella è stato un artista eclettico, impegnato non so-lo nella teorizzazione e nell’esecuzione della musica, ma anche nella sua rifondazione; ha misurato le temperature culturali europee, instaurando rapporti di stima e amici-zia con i protagonisti del Novecento, come Schönberg e Stravinskij; ha militato sul territorio italiano, fondando in-sieme a Gian Francesco Malipiero e Gabriele D’Annunzio la Corporazione delle nuove musiche, e dando alla luce opere come La giara e La favola di Orfeo.Nei Segreti della giara, che il Saggiatore propone in una nuova edizione a cura di Cesare De Marchi, Casella in-treccia la biografia familiare con quella intellettuale, e rac-conta se stesso «senza alterazioni e attenuazioni». Amici e nemici, maestri e discepoli: tutti vengono chiamati in causa in questa autobiografia che diviene diario intimo e cronaca, manifesto e saggio universale. Un desiderio irri-nunciabile guida l’autore: la «rinascenza» della più nobile delle arti, il recupero della sua grandezza classica, l’af-fermazione del suo carattere nazionale. Una volontà da difendere, perché, come amava ricordare Casella citando Giuseppe Mazzini, «ogni vero uomo di azione non vive che per una sola idea», e per questa è disposto a sacrifi-care la propria vita.

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luigi bernabò brea è nato a Genova nel 1910 e morto a Lipari nel 1999. È stato uno dei maggiori archeologi italiani del Novecento e ha retto, dal 1941, la So-printendenza alle Antichità della Sicilia Orientale.

€ 20,00pp. 288

In lIbrerIA dAl 14 APrIle

Luigi Bernabò BreaLa siciLia prima dei greciLa Sicilia che conosciamo, ricca di teatri e giardini, templi e grandi piazze circondate dai portici, è il lascito eccezio-nale dei popoli che nei secoli l’hanno abitata e modellata, disseminando tracce indelebili delle loro culture, religioni e istituzioni. Soprattutto i Greci l’hanno resa una terra im-pareggiabile, un giacimento di tesori unico al mondo, do-ve i fasti della civiltà classica convivono con la quotidianità del presente e le antiche architetture ospitano le attività dell’uomo moderno, chiedendogli di rievocare continua-mente la loro storia. Ma cosa trovarono i Greci quando approdarono sull’isola? Chi ne popolava le pianure e le montagne?La Sicilia prima dei Greci, che il Saggiatore ripubblica in una nuova edizione, offre un resoconto minuzioso e af-fascinante delle culture precedenti alla formazione della civiltà occidentale. Il loro passaggio sull’isola è attestato da pitture rupestri, sepolcreti, utensili riportati alla luce nel secolo scorso, che hanno dato l’abbrivio a indagini ar-cheologiche sorprendenti, di cui Luigi Bernabò Brea, pro-tagonista assoluto sul campo, si è fatto portavoce, mito-grafo e interprete. Il risultato è una narrazione millenaria che attraversa tutte le fasi della preistoria umana – dal Paleolitico all’Età del ferro –, interroga i simboli, gli stili e i costumi di un mondo primitivo ma industrioso, prag-matico ma profondamente spirituale, e dimostra come la Sicilia sia stata, ancora prima dell’avvento dei Greci, uno dei crocevia più importanti di sempre, e il punto di incon-tro di universi simbolici spesso molto diversi tra loro, dei quali Bernabò Brea è stato il primo a decifrare i linguaggi.