Rivista Incontri - Marzo 2016

download Rivista Incontri - Marzo 2016

of 32

Transcript of Rivista Incontri - Marzo 2016

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    1/32

    Periodico della Famiglia Cottolenghina

    Fondato nel 1948

    Sped. in abb. postale

    comma 20, lett. C

    Art. 2 - Legge 662/96Taxe perue - Tariffa riscossa

    To C.P.M.

    Anno 68 n. 2 marzo 2016

    il perdono

    forza dellamore

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    2/32

    Periodico della Famiglia Cottolenghina

    Periodico quadrimestraleSped. in abb. postaleComma 20 lett. C art. 2 Legge 662/96Reg. Trib. Torino n. 2202 del 19/11/71Indirizzo: Via Cottolengo 14

    10152 Torino - Tel. 011 52.25.111C.C. post. N. 19331107

    Direzione IncontriCottolengo [email protected]

    l Direttore responsabile:Don Roberto Provera

    l Redazione:Caporedattore: Salvatore AcquasRedattori: Mario Carissoni Gemma La Terra

    l Collaboratori:Don Emanuele Lampugnani - Fr. Beppe Gaido -Paola Bettella - Patrizia Pellegrino - Nadia Monari

    l Progetto grafco:Salvatore Acquas

    l Impaginazione:Giovanni Grossi

    l Stampa: Tipografa GravineseVia Lombardore 276/F - Lein - Tel. 011 99.80.654

    La Redazione ringrazia gli autori di articoli e foto,particolarmente quelli che non riuscita a contattare.

    Incontri consultabile su: www.cottolengo.orgentrate a cuore apertohttp://chaariahospital.blogspot.com/

    Questa rivista ad uso interno della PiccolaCasa della Divina Provvidenza (Cottolengo)

    Fondata nel 1948Anno 68

    n.2 Marzo 2016

    Periodico della Famiglia Cottolenghina

    Fondatonel1948

    Sped.in abb.postale

    comma20,lett. CArt.2 -Legge 662/96Taxeperue- Tariffariscossa

    ToC.P.M.

    Anno68n.2 marzo2016

    il perdonoforza dellamore

    SOMMARIO

    Il puntoDon Roberto Provera 3

    Cara MadreRedazione 10-11

    Qui serviamo il mondoUna sorella del Monastero Cottolenghino Il Carmelo 8-9

    La porta santa della carit e della misericordiasi spalanca sulla cittStefano Di Lullo

    6-7

    Casa riposo san Francesco - VolpianoPierangelo Lanzi 16-17

    Lettera alla redazionePatrizia Pellegrino 19

    Il Cottolengo di Mappano, un segno di speranzaDavide Aimonetto 22-23

    Scuola Cottolengo oggi - Intervista a un insegnanteRedazione 26-27

    Il nostro impegno per una nuova vitaFr. Beppe Gaido 30

    Lettera aperta a Ges di NazaretSaverio 32

    Pasqua di RisurrezioneDon Emanuele Lampugnani 4-5

    La regola doroRedazione 12-13Una grande famigliaDaniele Romano e Marco Leone 14-15

    Abbiamo bisogno di perdonarcidon Carmine Arice 18

    17 marzo, festa di santAntonio abateMario Carissoni 20-21

    Cos ho incontrato lAfricaA cura di Gemma La Terra 24-25

    Paulson diventa don John Pauldon Shony Perumpallil 28-29

    Il dolore che diventa amorea cura di Salvatore Acquas 31

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    3/32incontri |3

    IL PUNTO

    ATorino in via Angelo Messedaglia, 21 si trova la parrocchia dedicata al santo Cottolengo, ma ugualmente unaparrocchia intitolata a S. Giuseppe Benedetto Cottolengo lunica nel continente asiatico la incontriamoanche a Parur (KERALA INDIA), proprio di fronte al Seminario, dove Paulson ricevette la sua formazione lo-

    soca. E a poco pi di unora dauto si trova il suo paese natale, Chandiroor, nella cui parrocchia, dedicata a Maria,il 4 gennaio scorso Paulson diventato don JOHN PAUL. Insieme a Giuseppe F., Giuseppe V., Ornella e Speranza,amici del Cottolengo di Torino e di Paulson, ho avuto la gioia di partecipare alla Messa di ordinazione presiedutadal Vescovo di Cochin, Mons. Joseph Kariyil e, il giorno dopo, alla sua prima Messa e sabato 9 gennaio alla solenneMessa di ringraziamento da lui presieduta presso il Seminario di Parur.Il motivo principale del nostro viaggio in India stata proprio lordinazione di Paulson, ma, data loccasione,ne abbiamo approttato per far visita alle comunit cottolenghine di Cochin, di Palluruthy, di Thannikuzhi, diKarumkulam e di Coimbatore. Ovunque siamo stati accolti sempre con grande cordialit dalle Suore, dai Fratelli

    e dai Sacerdoti, miei confratelli. Don Lijen ci ha condotti a visitare un luogo religiosamente suggestivo: il santuariodedicato al Beato Devasahayam Pillai, un hindu, convertito al cattolicesimo, e per questo fatto fucilare dal re il14/01/1752. Fra le rocce retrostanti il santuario ve n una che, percossa, emette suoni armoniosi. Si racconta chequando si cercava il luogo dove il martire era sepolto, fu proprio il suono di quella roccia a indicarlo. Proseguendo,arrivammo, quando gi era buio, a Kaniakumari, la punta pi meridionale dellIndia, di fronte allisola ove sorge ilVivekananda Rock Memorial. un luogo di straordinaria importanza culturale e turistica, infatti, nonostante lorapiuttosto tarda, la folla, che si aggirava fra i molti negozi, stracolmi degli oggetti pi vari, era numerosissima. Conqualche fatica riuscimmo a ritrovarci, per ripartire.Altra tappa importante del nostro viaggio stata la citt di Coimbatore, che raggiungemmo comodamente in treno. Gialtre volte avevo fatto visita alla comunit cottolenghina ivi residente. Questa casa comprende una scuola speciale, lasioterapia e ospita il noviziato delle Suore. Ci che mi ha colpito questa volta stato il numero di costruzioni nuove,

    per lo pi palazzine, ma anche di anco un vero re proprio condominio, che circondano quasi completamente la no -stra casa. Da Coimbatore abbiamo raggiunto con circa due ore di auto un piccolo paesino, Chikrasampalayam, dovevivono e operano da tre anni tre Suore cottolenghine, che voglio ricordare per nome, perch sono veramente missio-narie-pioniere in una casa strettissima attingono lacqua da rubinetti pubblici sulla strada: sr. Lilly, sr. Mary Grace e sr.Packiam. Ci che mi ha colpito stata la loro gioia, pur vivendo in condizioni piuttosto misere, e la gioia dei paesani, checon grande eusione si intrattenevano ovunque con loro.Inne ecco laltro motivo del nostro viaggio: la benedizione da parte del Vescovo di Calicut, Mons. Varghese

    Chakkalakal e la posa della prima pietra di una struttura, destinata ad accogliere inizialmente giovanicon disabilit, che, terminata la scuola dellobbligo, non riescono a inserirsi nella societ. Lintento

    quindi di insegnare loro una professione, per esempio per cominciare addestrarli a digita-lizzare dati. Come pure vi in quel luogo necessit di seguire i ragazzi dopo lorario scolastico e

    per questo si organizzer unattivit di tuition. Ma ecco la sorpresa della Provvidenza! Questastruttura sorger su un terreno che stato donato alla Piccola Casa per un ne di pubblicautilit. Altri Istituti hanno riutato loerta, la Piccola Casa ha accettato. La localit nel terri-

    torio della citt di Nilambur, nello Stato indiano del Kerala, a circa tre ore da Coimbatore epoco pi da Parur. La diocesi quella di Calicut. Ora dal 1933 al 1938 stato amministrato-re apostolico di questa diocesi Mons. BENIAMINO RANZANI S.J., nativo di Pogliano Milanese

    come il Beato Francesco Paleari e alunno della Famiglia Tommasini (Seminario cottolen-ghino a Torino) dal 1890 al 1898, e a lui successe, come Vescovo Mons. LEONE PROSERPIO

    S.J., nativo di Alba (CN), lui pure Tommasino dal 1890 al 1897. Sembrano scherzidella Divina Provvidenza. Si ritorna l dove altri cottolenghini ci avevano pre-ceduto, un po come il ritorno delle Suore cottolenghine in Kenya. una sortadi risurrezione, una specie di PASQUA. Auguriiiiiiiiiiiii a tutti.Torino, 5 febbraio 2016

    ld. roberto

    TORINO, parrocchiaS. G. B. CottolengoINDIA

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    4/324|incontri

    SPIRITUALIT

    Seguire Ges, sapendo che non un personaggio del pas-sato perch risorto e vive accanto ad ognuno di noi. Perquesto da subito tra gli apostoli ed i primi cristiani ha avuto

    una grande importanza lannuncio della Resurrezione di Ges.Ben sappiamo che tutta la fede cristiana ruota attorno a questoevento, tutti gli scritti del Nuovo Testamento hanno come sfon-do la fede nella storia di Colui che il protagonista di tali scritti, la storia di una persona viva, perch risuscitata dai morti. SanPaolo, che prima dellincontro con Ges risorto era un accanitopersecutore dei primi cristiani, ben sintetizza tutto questo scri-vendo: Se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede.

    E se Ges risorto, e dunque vivo,chi mai potr separarci da Lui?

    Chi mai potr privarci del suo amore cheha vinto lodio e ha sconftto la morte?

    La fede cristiana ha comefondamento e centro la persona di

    Ges Cristo; per questo essere cristianinon signifca seguire una idea o aderiread una flosofa, ma signifca credere in

    Ges e mettersi alla Sua sequela

    La persona cristiana deve perci mettereal centro della propria vita questa veri-t fondamentale, per vivere sempre allapresenza di Cristo; la fede nella resur-rezione infatti si dimostra in noi maturase il nostro credere non solo un attointellettuale, ma se il nostro credere ci fapercepire che il Signore vivo e sempreaccanto a noi.Papa Benedetto XVI tante volte ha ricor-dato levento della resurrezione come

    fatto reale e dimostrato storicamente datanti testimoni e tante prove, come an-che scrisse nel suo libro Ges di Nazaret:Lannuncio apostolico col suo entusiasmoe la sua audacia impensabile senza uncontatto reale dei testimoni con il fenome-no totalmente nuovo ed inaspettato che litoccava dallesterno e che consisteva nelmanifestarsi e nel parlare del Cristo Risorto.Solo un avvenimento realedi una qualitradicalmente nuova era in grado di rendere

    possibile lannuncio apostolico, che non era

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    5/32incontri |5

    PASQUAdi Risurrezionespiegabile con speculazioni o esperienze in-teriori, mistiche. Nella sua audacia e novit,esso prende vita dalla forza impetuosa diun avvenimento che nessuno aveva ideatoe che andava al di l di ogni immaginazio-ne. Gli apostoli e i primi discepoli quindi,dopo essere fuggiti e aver vissuto unagrande delusione a causa della mortein croce di Ges, ritrovano unincredibi-le forza dallincontro con Ges Risorto, etestimonieranno questa verit con tutta

    la loro vita.Tutto questo riempie di grande speran-za anche lesistenza dellumanit: Cristorisorto infatti la garanzia che Dio piforte della morte e che quindi, grazie aLui, anche noi risorgeremo; disse a ri-guardo Papa Francesco: In Ges Dio cidona la vita eterna, la dona a tutti, e tutti

    grazie a Lui hanno la speranza di una vitaancora pi vera di questa leternit ailluminare e dare speranza alla vita terrena

    di ciascuno di noi! Se guardiamo solo conocchio umano, siamo portati a dire che ilcammino delluomo va dalla vita verso lamorte. Questo si vede! Ma questo soltantose lo guardiamo con occhio umano. Gescapovolge questa prospettiva e aerma cheil nostro pellegrinaggio va dalla morte allavita: la vita piena! Noi siamo in cammino, in

    pellegrinaggio verso la vita piena, e quellavita piena quella che ci illumina nel nostrocammino! Quindi la morte sta dietro, allespalle, non davanti a noi. Davanti a noi stail Dio dei viventi.A conclusione rileggiamo quanto dis-se Papa Benedetto XVI nellomelia dellamessa di Pasqua nel 2009: Cristo vera-mente risorto dai morti. S! proprio que-sto il nucleo fondamentale della nostra pro-

    fessione di fede; questo il grido di vittoriache tutti oggi ci unisce. E se Ges risorto,e dunque vivo, chi mai potr separarci daLui? Chi mai potr privarci del suo amoreche ha vinto lodio e ha sconftto la morte?.

    lDon Emanuele Lampugnani

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    6/326|incontri

    Domenica 20 novembre abbiamoassistito con grande gioia allaper-tura della seconda Porta Santa nel-

    la diocesi di Torino da parte dellArcive-scovo mons. Cesare Nosiglia in occasionedel Giubileo della Misericordia, pressola Piccola Casa della Divina ProvvidenzaCottolengo. Si tratta della porta internadella chiesa del Cottolengo, che si aac-cia sul cortile.Insieme a religiosi, religiose e sacer-

    doti della famiglia cottolenghina e anumerosi ospiti della casa, erano pre-senti anche persone e famiglie in diffi-colt, senza fissa dimora, rom, rifugia-ti e indigenti, accolti dai servizi dellaCaritas diocesana, dellUfficio Migrantie di diverse associazioni di sostegnoalle fragilit.Presenti anche il padre generale del-la Piccola Casa, don Lino Piano, il di-rettore della Pastorale della Salute,

    don Marco Brunetti, il direttore dellaCaritas diocesa-na Pierluigi Do-vis, quello dellaPastorale deiMigranti, Ser-gio Durando, eil fondatore delSermig, ErnestoOlivero.Tra le autoritcivili sono inter-venuti il sindacodi Torino, PieroFassino, il vicesin-daco Elide Tisi, ilpresidente dellaRegione SergioChiamparino e irappresentantidelle fondazio-ni bancarie, delmondo del lavoro

    e della cultura.

    SPIRITUALIT La Porta Santadella Carit e della

    Misericordia

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    7/32incontri |7

    LArcivescovo citando le parole chePapa Francesco pronunci il 21 giu-gno scorso nella chiesa del Cottolengoha ricordato come la ragion desseredella Piccola Casa non sia lassisten-zialismo o la filantropia, ma il Vangelodellamore di Cristo con la Sua predile-zione verso i fragili e i deboli.Passare la Porta Santa della Carit ha evidenziato significa esprimere ilnostro impegno di passare da una vita

    chiusa nei nostri interessi e tornacontipersonali alla gratuit di saperci met-tere a servizio e a disposizione deglialtri donando misericordia, perdono,accoglienza, fraternit, amicizia.Mons. Nosiglia ha inoltre esortato convigore le realt civili ed ecclesiali adoperarsi perch tanti cittadini dellepe-riferie esistenzialidella nostra citt nonrestino a far parte di quella citt invisi-bile, che di fatto esiste e spesso viene

    ignorata dallaltra citt che sta bene orelativamente meglio.Ha dunque invitato a riconoscere lepotenzialit umane e sociali di ognipersona sia sul piano dei diritti, dellagiustizia, che su quello della comuni-t, in modo che ognuno sia in grado disentirsi attivo e responsabile del suo edel nostro futuro.Infine lArcivescovo ha incoraggiato adoperare insieme perch i servizi e lac-coglienza non siano considerati une-lemosina saltuaria e neppure soltan-to la risposta ad una richiesta o a unbisogno, ma ad impegnarsi tutti perfavorire la condivisione tra le personebasata sullinterscambio di doni, ren-dendole autonome e in grado di prov-vedere a se stesse e ai propri cari.Dopo la celebrazione, 150 ospiti frapoveri e istituzioni hanno preso parteal pranzo presso la mensa dellospeda-le, servito dalle suore del Cottolengo e

    da un gruppo di giovani della Pastoralegiovanile diocesana.

    SPIRITUALITsi spalancasulla citt

    la ragion dessere della PiccolaCasa non sia lassistenzialismo o la

    flantropia, ma il Vangelo dellamore diCristo con la Sua predilezione verso i

    fragili e i deboli

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    8/328|incontri

    SPIRITUALIT

    Un paesaggio agricolo profumato di viti e peschi in o -re, fra le colline dellAlbese. l che sono nata e cre -sciuta. Avevo appena quattro anni quando Ges mi

    chiam ed io condai alla mamma il mio proposito: Vogliofarmi suora. Col passare del tempo, il mio desiderio si face-va ardente, nch, compiuti i diciotto anni, fui accolta fra lepostulanti della Piccola Casa di Torino, dove professai i votireligiosi e per venti anni vissi come suora di vita apostolica,svolgendo varie mansioni.Tutto mi era gradito, tutto facile, perch il mio sguardo era pun-tato sul mio Diletto.

    Ma ecco una nuova chiamata che mi mise il fuoco nelle ossa ela mia risposta fu immediata e totale.Mi alzai, lasciai subito i miei aari e seguii Ges, era il 1 ottobre1974. Curiosa coincidenza: primo giorno scolastico di allora, io

    mi posi alla Sua scuola, avendo come angelosanta Teresa di Ges Bambino. Il Maestrocamminava davanti e io Gli tenevo dietro, insilenzio e con il cuore sospeso nella pace.Conoscevo per diretta esperienza che doveEgli passa orisce qualcosa di bello, si pre-sentano dolci sorprese e si aprono orizzonti

    di speranza.Attraversammo la citt ed iniziammo a saliresu per la collina.Alle spalle lasciavo una storia tanto amata,che tuttavia avvertivo stretta, per cominciar-ne unaltra, da tempo desiderata e sognata.Il momento era solenne.Giungemmo sul colle e dimprovviso il qua-dro cambi; dinanzi a noi si prol una di-scesa quasi a picco. Signicativo! La percor-

    remmo no in fondo ed eccoci davanti adun caseggiato vasto, con una porticina sulla quale era scrittoIl Carmelo, il nome di quello che era - che - un Monasterocottolenghino di clausura.Qui era salito, nella primavera del 1841, san GiuseppeBenedetto Cottolengo, per dare una Famiglia di Suore di VitaContemplativa che fossero sostegno per le Sorelle impegnatenel servizio ai fratelli ammalati, ai poveri e ai dimenticati dellasociet. Da quel giorno, si sono succedute generazioni che han-no speso la vita nel silenzio e nella preghiera, in solitudine e gio-iosa penitenza: lampade ardenti damore per la Piccola Casa,per la Chiesa, per il mondo intero.Vi entrai, sul mezzogiorno. Cera gran silenzio e il cuore respir

    largo: Qui abiter, mi dissi, perch lho desiderato. Questo illuogo del mio riposo.

    Mi indicherai il sentiero della vita,gioia piena nella tua presenza,

    dolcezza senza fne alla tua destraSal 16,11

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    9/32incontri |9

    SPIRITUALITQui serviamoil mondo

    Cosa si fa in Monastero? Una vita molto ordinaria: lavori dome-stici, manutenzione della casa con annessi prato, orto..., comela Vergine a Nazareth, ma lattivit primaria e pi importante la preghiera. Qui, in un luogo che pochi conoscono, dove nongiungono i rumori del mondo, davanti al Tabernacolo e pressolAltare, si svolge la nostra missione.Oggi, a 79 anni, sono sempre pi contenta di essere in questarealt e credo che, nonostante le fragilit e i limiti, posso, ri -manendo in Ges e vivendo con Lui in un rapporto esclusivo,sponsale, portare tanto frutto. Posso essere madre di innume-revoli gli e con loro avanzare verso la casa comune.

    Stiamo vivendo, oggi come in passato, un tempo di incertezze,paure, soerenze e violenza. Da ogni parte della terra si levanovoci di fratelli e di sorelle che invocano pace, sicurezza, pane elavoro. Si vorrebbe aiutare tutti, donare un raggio di speranza,

    per procurare loro un futuro di gioia, maci impossibile e il cuore ne sore. Eccoche proprio in questa impotenza, si inne-sta lonnipotenza della preghiera. Essa faleva sul cuore del Padre, nel Figlio suo,che ha detto: Qualunque cosa chiedete,nel mio nome, Egli ve la conceder.

    Quando poi si fa passare questa preghie-ra anche attraverso la Madre, attraversogli Amici di Dio, la risposta assicurata,lecacia garantita.Ci proposto di perseverare nella fede,ducia nella Provvidenza del Padre chesa di cosa abbiamo bisogno e che tuttoconduce a un ne di salvezza. A noi nonabbandonare i nostri fratelli, farci loroprossimi, versando lolio della consolazio-

    ne sulle loro ferite.Nei Monasteri, nel mio Monastero, si cerca di rispondere, tutteinsieme e ciascuna personalmente alle richieste che ci giungo-no numerose da ogni luogo e di condividere con i nostri fratellile gioie e le fatiche, le soerenze e gli interrogativi. Tutto qui.Fu veramente una bella grazia, un forte guadagno lessermimessa dietro a Ges, il grande Dirottatore, come lo denivaAtenagora I.Ho avuto quaggi il cento per uno. Ora attendo, per la bontmisericordiosa del nostro Dio lIncontro faccia a faccia conLui. Allora labbraccio sar uni versale e la gioia sar piena,senza ne.

    lUna sorella del Monastero Cottolenghino Il CarmeloCavoretto -Torino

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    10/3210|incontri

    SPECCHIO DEI TEMPI

    Cara madre,perdonami se dalla mia partenzanon ti ho ancora scritto. Per far-

    lo, mi sto facendo aiutare da un amicodi un villaggio proprio vicino al nostro.Lho incontrato qui per la prima volta!Lui uno nobile, ma, subito dopo lapartenza, ho imparato che le caste pernoi emigranti non esistono: qui siamo considerati tutti ugua-li. Il viaggio stato lungo, dicile e faticosissimo; per fortunaavevo messo in saccoccia labito buono e le scarpe, cos non

    si sono rovinati.Ancora peggiore la navigazione. Nellimbarcazione eravamotutti ammassati: uomini, donne, bambini. Qualcuno intonava icanti della nostra terra, i pi temevano di nire gli ultimi giorninel fondo degli abissi; dicevano che era gi successo in passato.Durante una violenta burrasca molti hanno iniziato a pregare,mentre altri urlavano che gli spiriti maligni avevano maledettola nave con quelli che cerano dentro.Una maga ha ociato riti puricatori. Alcuni, in preda al panico,volevano scappare allaperto, ma uomini armati li hanno tratte-nuti nelle stive. Ho avuto paura. Poi il tempo migliorato e dim-

    provviso dentro di me ho sentito una grande malinconia; tu losai madre, se avessi potuto restare, lo avrei fatto. Ti ero rimastosolo io, ma hai preferito piangere la mia lontananza piuttostoche la mia morte.Avrei tanto voluto portarti con me, nella terra dei sogni, dovei campi vengono arati con potenti macchine e gli uomini nonsi ammazzano per un po dacqua. Sono contento per che tunon sia venuta, temo di essere sbarcato nella terra sbagliata. Lestrade sono piene di insegne luccicanti e musica, ma in realttutto duro, dicile, violento.Appena sbarcati, ci hanno fatti sedere a terra, hanno chiestoi documenti e chi non li aveva stato interrogato duramente.Siamo stati sottoposti a visite mediche. Alcuni, molto debilitati,sono rimasti a lungo nellinfermeria e sentivo che non lavrebbe-ro mai pi abbandonata. Nei miei incubi odo ancora le loro voci.Per giorni sono stato chiuso in questo centro, su un isolotto inmezzo allacqua.Insieme ad un amico sono riuscito a fuggire. Da allora, per, misento braccato. Ho trovato un impiego, ma il lavoro dicilee pesante, di certo non meno di quello con cui mi spezzavo laschiena nellamata terra mia. Mi mancano i suoi colori, gli odori,i sapori, il suolo arido, la fatica delle lunghe passeggiate versoil pozzo, con i carichi dacqua per dissetare tutta la comunite soprattutto tu, cara madre Faccio il muratore. Carico pezzisulle spalle dalla mattina alla sera, ma non sempre. La mattina

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    11/32incontri |11

    SPECCHIO DEI TEMPICara Madre...

    aspetto assieme agli altri, vicino al cantiere e se sono fortuna-to lavoro, altrimenti devo sperare nel giorno dopo. Vivo nasco-sto e non posso lamentarmi per come ci trattano, senn quellichiamano la polizia. Il mio datore di lavoro, ridendo, ci lanciaepiteti, crede di essere simpatico ed infatti tra di loro ridono. Gliinsulti sono le prime cose che ho appreso di questa lingua cosstrana e dicile.Passo la notte in un dormitorio insieme aconnazionali e cittadini di altre terre lontane.Siamo visti con diffidenza e disprez-zo. La gente non vive negli stessi posti

    dove abitiamo noi, anzi, li evita. Lamicoa cui sto dettando questa lettera mi hafatto vedere un giornale e mi ha dettoche qui siamo considerati tutti stranie-ri, ma alcuni di noi sono ritenuti peg-giori degli altri. Noi siamo tra questi. Dicono che la mia gen-te insulti le donne, le tratti male, le picchi e le uccida, chesiamo negroidi con poco cervello, che se la nostra terra cos perch ce lo meritiamo. Eppure, tu mi hai insegnatoa rispettare le donne, ad amare colei che sar la madre deimiei figli; allora perch questi uomini ci ritengono cos bru-

    tali ed arretrati? Quanta superficialit!S, c violenza nel nostro paese, molti dei nostri connazionalisono delinquenti ed hanno provocato morti, ma non siamotutti uguali. Io vivo nella paura del futuro, la mia terra mi hariutato, quella sognata anche. Ora mi sento glio di nessuno.A volte penso che sarebbe pi semplice essere un fuorilegge.Tu mi hai insegnato a vivere onestamente, eppure, madre, lafame, che pure conosco bene, si fa sentire sempre pi forte.Sono solo e se non fosse per gli altri come me, con i quali tro-vo conforto, sarei gi impazzito. Le cose non cambiano, nellanostra terra la crudelt di tanti, dediti alla delinquenza e almalaare, mi ha costretto alla fuga, la stessa mi costringe oraa vivere da reietto. Quegli stessi connazionali li ritrovo ora in-tenti a fare del male soprattutto a noi; ed anche qui, nessunoci tutela e ci protegge. Siamo alla merc di questi malavitosie del razzismo di tanti. Mamma, il nostro popolo devesseremaledetto. Forse gli spiriti maligni ci hanno fatto il malocchio;ma non preoccuparti, la mia tempra dura, ce la far, per davvero dicile essere un emigrato italiano in questo cosid -detto nuovo mondo. Ti prometto, se il Signore vorr conce-dermi questa grazia, che a mio glio insegner il rispetto e la-more per il prossimo, chiunque sia, proprio come tu e nostroSignore mi avete insegnato.

    Che Dio ti protegga. Il tuo amato gliolLa Redazione

    Ti prometto che a mio fglioinsegner il rispetto

    e lamore per il prossimo

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    12/3212|incontri

    TESTIMONIANZA

    Un tassista fa salire una donna 80enne sul suotaxi, non scorder mai pi quel giorno.

    Ventanni fa, per mantenermi lavoravo come tassista. Unanotte, dopo una chiamata, intorno alle 2.30 del mattino,arrivai davanti ad un edicio illuminato solo da una luce

    oca, che si intravedeva da una nestradel piano terra.In tali circostanze, molti avrebbero suo-nato il clacson e atteso qualche minuto, edopo sarebbero andati via. Ma avevo vi-sto troppe persone che dipendevano daltaxi perch prive di un mezzo proprio.Se non vedevo un pericolo imminente,andavo a citofonare. Cos andai a bus-sare alla porta. Rispose una voce ebileche sembrava quella di unanziana: Unmomento!. Poi sentii trascinare qual-cosa per il pavimento. Una lunga pausae la porta si apr. Davanti a me si pre-sent una vecchietta che poteva averepi o meno 80 anni. Indossava un abitomolto colorato ed un grande cappello,come una donna dei lms degli anni 40.Accanto a lei aveva una piccola valigia diplastica.Lappartamento aveva tutta laria di nonessere stato abitato da tempo. I mobilicoperti, non un orologio o un soprammo-bile. Ad un angolo pendeva un quadro dicartone pieno di foto.- Pu portare il mio bagaglio in macchi-

    na?, mi chiese la donna.

    Sistemai la valigia e quindi tornai per ac-compagnare la donna, la quale mi presesotto braccio. Insieme ci incamminammolentamente verso lauto. Per tutto il tempocontinu a ringraziarmi con gentilezza.- Niente di che, risposi io. Cerco di trat-

    tare i miei clienti nel migliore dei modi,come vorrei fosse trattata mia madre.

    - Oh, sei un ragazzo cos buono!, disse lei.Entrati in macchina, mi porse un indirizzoe mi chiese:

    - Potrebbe guidare in centro, per favore?- Non la via pi breve, risposi.

    Ogni mattina, quando apro gli occhi,

    mi ripeto: Oggi un giorno speciale!Ricordiamocelo sempre: trattiamo ognipersona come vorremmo esserlo noi

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    13/32incontri |13

    TESTIMONIANZALa regoladoro- Non si preoccupi!, disse lei. Non ho fretta, mi sto recando in un centro per anziani.Attraverso lo specchietto vidi che i suoi occhi brillavano.- Non ho pi nessuno della mia famiglia, continu lanziana. Il medico mi ha detto che non ho molto tem-

    po. In silenzio, cercai il tassametro e lo staccai.- Quale tragitto vuole fare?, domandai allora.Nelle ore successive girai per tutta la citt e lei mi mostr ledicio dove aveva lavorato come operatricedellascensore. Guidai attraverso il quartiere dove col marito aveva vissuto subito dopo essersi sposati.

    Passai di fronte ad un deposito di mobili, un tempo sala da bal-lo, che frequentava da ragazza. A volte mi chiedeva di fermaredavanti ad alcuni edici e di stare l, con lei, a contemplarli insilenzio. Alle prime luci dellalba, improvvisamente mi disse:

    - Sono stanca Andiamo.Guidai no allindirizzo che mi aveva mostrato. Era un piccolo ebasso edicio, con un vialetto che passava sotto ad un cancello.Due persone uscirono ad accoglierci. Erano molto attenti alladonna. Aprii il portabagagli ed consegnai la valigia alla porta. La

    donna era gi seduta su una sedia a rotelle.- Quanto ti devo?, mi chiese estraendo il portafoglio.- Niente- Anche tu devi mantenerti!- Non si preoccupi, ci saranno altri passeggeri, replicai e, senza pensarci, mi chinai e la abbracciai forte.- Hai dato ad una vecchia un momento di gioia. Grazie!, disse lei sorridendomi.

    Le strinsi la mano lasciandola nella luce del mattino.Dietro di me la porta si richiuse. In quel turno non presi pi passeggeri. Guidai perso tra i miei pensieri e peril resto della giornata riuscii a mala pena a parlare.Che cosa sarebbe successo se quella donna avesse trovato un autista impaziente di nire il turno? Cosasarebbe stato se avessi riutato di prendere la chiamata o non avessi suonato al citofono?Guardando indietro, penso di non aver fatto alcunch di pi importante in tutta la mia vita. La vita ruotaattorno ad alcuni grandi momenti, ma spesso questi ci colgono di sorpresa, presi come siamo spesso damolte banalit.Ogni mattina, quando apro gli occhi, mi ripeto: Oggi un giorno speciale! Ricordiamocelo sempre: trattiamoogni persona come vorremmo esserlo noi.

    Mi hai datoun momento di gioia.

    Grazie!

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    14/3214|incontri

    NOTIZIE DALLINDIA Una grandefamiglia

    Nel mese di ottobre ci siamo recati come volontari alla casa dei fratelli del Cottolengo di Palluruthy(Cochin), nella regione indiana del Kerala. Loccasione stato anche linvito a partecipare alla profes-sione perpetua del nostro amico fratel Binoy Peter Kurisingal, un giovane infermiere che si donato

    nel servizio di amore verso gli ultimi.La comunit religiosa composta da fratel Joseph, superiore della casa, fratel Shibu, fratel Binoy, fratel Antonye fratel George, che con i suoi 90 anni sostiene tutta la comunit con lorazione costante, si prende cura diuna quarantina di ospiti. Et, religioni e caste dierenti, provenienti da varie regioni dellIndia, ma accomuna-

    ti da handicaps sici o mentali (dal SantoCottolengo chiamati buoni gli).Molti hanno persi i contatti coi parentio non possono appoggiarsi alla famiglia

    di origine; di alcuni non si conosce nem-meno il nome n let anagraca precisa;altri, invece, sono stati adati ai cottolen-ghini dopo il decesso dei genitori, non es-sendo le famiglie di origine in grado di ge-stire la problematica legata alla disabilit.Gli ospiti abitano in un ambiente aper-to: la struttura muraria come tutte le abi-tazioni in questa zona priva di vetri peresigenze legate al clima tropicale; inoltregli spazi interni sono un tuttuno con lam-

    pio giardino in cui gli ospiti sono liberi dicircolare e dove viene eettuata partedelle attivit occupazionali. Oltre alla cura dei bisogni primari, infatti, unattenzione particolare viene rivoltaallo sviluppo e alla valorizzazione delle abilit individuali, attraverso iniziative di animazione di vario generecome orticoltura, allevamento di pollame, produzione artigianale di candele e manufatti in tessuto o carta.La Casa dotata di un impianto per la produzione di energia elettrica a pannelli solari e di un sistema di pompee cisterne per la raccolta dellacqua piovana. La realizzazione degli impianti per luso delle energie rinnovabi-li, pur avendo comportato notevoli sforzi nanziari, non sostenuti da alcun sussidio statale, contribuisce alraggiungimento dellobiettivo di larghe vedute di alimentare energeticamente la struttura stessa. Ottima intu-izione, questa, perfettamente in linea con le recenti considerazioni di Papa Francesco nellenciclica Laudato

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    15/32incontri |15

    NOTIZIE DALLINDIA

    si sulla salvaguardia dellambiente. Anchela stalla, coi suoi bovini, ha una funzioneimportante: produrre latte, di cui si vendeleccedenza, e biogas, usato per la cotturadei cibi.Adiacente alla struttura presente ancheuna comunit di suore cottolenghine,che collabora con i fratelli nelle attivitper gli ospiti.Laria che si respira alla Casa quella diuna grande famiglia che non compren-

    de soltanto i suoi componenti, ma vedequotidianamente la presenza di volontarie famiglie che qui si prestano ad aiutarei disabili o vengono a pregare presso lastatua della Vergine, posta nel giardino.La Santa Messa quotidiana, celebratanella cappella, vede sempre numerosa lapresenza degli ospiti e di molti altri fedeli.Sovente la Provvidenza si manifestatacon larrivo di intere famiglie giunte a com-memorare un loro defunto o a festeggiare

    un anniversario o compleanno insiemealla comunit. Tali ricorrenze vengono ce-lebrate con un momento di servizio agliospiti e con una successiva oerta e con-divisione del pasto con la comunit reli-giosa, comprensiva di lavaggio piatti!Ci ha rallegrati la vicenda di un bambino felicedi aver potuto festeggiare il suo complean-no con gli ospiti e la comunit. Dicilmentein Italia una tale festa viene condivisa in unastruttura di questo tipo: forse fa troppa pau-ra e non fa parte della normalitBench gli impegni dei religiosi cottolen-ghini siano molti e il lavoro sia indero-gabile, questa comunit vive nella gioia,alimentata senza dubbio dalla preghieracomunitaria e dai momenti di adorazioneeucaristica. Siamo felici dellesperienzadi condivisione fraterna e dellospitalitricevute che ci hanno permesso di speri-mentare concretamente il comandamen-to dellamore verso il prossimo.Grazie Fratelli!

    Deo Gratias!lDaniele Romano e Marco Leone

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    16/3216|incontri

    LE NOSTRE CASE Casa Ripososan Francesco

    Volpiano, 21 Km a nord-est di Torino, una ridentelocalit con circa 15.000 abitanti, che come tante al-tre della cintura torinese, ancora conserva tracce

    di un passato agricolo ricco di cascine, borghi e cappelle,santuari e chiesa parrocchiale dedicata ai santi Pietro ePaolo. Tipico paese di un Piemonte bello e antico, che haforgiato e continua a donare uomini veri, pieni di sensocivico e buona volont, vi abbiamo trovato un bellesem-pio di come quanto necessario e utile alla comunit,pu continuare ad esistere se i cittadini beneciari sisentono coinvolti e impegnati.A Volpiano troviamo la prima traccia di una presen-za cottolenghina nel lontano 1906, laddove viene ri-cordato lacquisto di una tenuta da parte del parroco Mons.Vaschetti, che da anni sognava listituzione di unopera ove rac-cogliere i pi poveri e gli anziani secondo vera carit cristiana.Egli ore la tenuta alla Piccola Casa, che la accetta.Primo passo, questo, per la nascita di una strutturanella quale conuiranno le diverse istituzioni bene-che presenti sul territorio, lasilo infantile e lospedaledi carit; il tutto gestito dalla congregazione di carit,amorevolmente seguita dal Monsignore sin dal 1870.

    Prende cos forma e diventa fatto compiuto lospizio datanto tempo vagheggiato dal parroco e da tutta la po-polazione, che col trascorrere degli anni gradualmente sitrasforma e si struttura no a diventare un corpo indipen-dente. Nel 1956, ad opera di don Domenico Tolosano, extommasino, viene costruito un ampliamento che consentelaumento del numero dei ricoverati.Ma arriveranno giorni in cui, come anche in altri istituti re-ligiosi, sentiremo il peso delle diminuite vocazioni religiose. Difatto, negli anni 80 si comincia a parlare di possibile chiusuradella Casa per carenza di suore. Una decisione dolorosa per la

    Piccola Casa e condivisa dai cittadini, che tuttavia non si lascia-no abbattere e reagiscono ricercando alternative.Il 13 dicembre 1988, la comunit volpianese convocata dalparroco Giuseppe Fasano, incontra lallora Padre Generale

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    17/32incontri |17

    LE NOSTRE CASEVolpiano

    della Piccola Casa don Francesco Gemello. Insieme costitui-scono un gruppo di persone qualicate che, sempre in unionee collaborazione con la Piccola Casa, indagano, approfondi-scono il problema e cercano soluzioni possibili onde mante-nere attiva lopera.Cominciano visite in diverse Case di Riposo, si acquisisconoesperienze nella gestione di problemi legali, economici e di vo-lontariato e dopo studi e ricerche viene decisa la costituzione di

    una societ cooperativa di solidariet senza scopo di lucro.La Piccola Casa ipotizza un contratto di comodato; lesuore residenti lasceranno la casa, ne rimarr una con

    adati il comparto di infermeria, il coordinamento deiservizi e la Catechesi Pastorale degli ospiti.Il 13 dicembre 1989 a Torino viene costituita la San

    Francesco Societ Cooperativa a responsabilit limitata.Lattivit continua e lanno successivo partono i progetti di

    ristrutturazione, ampliamento e adeguamento alle norma-tive, lavori che saranno inaugurati nellottobre 1992.Nel 2001 si decide un ulteriore ingrandimento e la costru-

    zione di una nuova ala delledicio che dar spazio a venti-nove nuovi posti RAF pi un nucleo RA di diciassette posti.

    Una nuova legge impone nel 2004 la variazione dello Statuto.

    La cooperativa sociale avr cos la nuova denominazione: SanFrancesco onlus s.c.s. che nel 2012 otterr lautorizzazione adoperare come Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) con 46letti disponibili in convenzione con le ASL del Piemonte. Nel2015 il numero totale degli assistiti passer agli attuali 48. doveroso un accenno al volontariato, agli eredi della folta,operosa e generosa prima schiera. Costituito nel 2003 comesezione territoriale dellA.V.C. onlus di Torino, il volontariatoqui presente impegnato sin dalle lontane origini in ogniaspetto della vita e delle necessit della Casa e contribuisceattivamente a renderne possibili lesistenza e il progresso.Ne costituisce lanima ed la concretizzazione pi evi-dente della solidariet di una comunit dove il CharitasChristi Urget Nos vive ed opera.

    lPierangelo Lanzi

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    18/3218|incontri

    SPIRITUALIT Abbiamo bisognodi perdonarci

    Cari lettori, tra timori e speranze,abbiamo iniziato un nuovo anno.Mi viene alla mente un canto che

    ascolto sempre volentieri e che dice cos:Un nuovo giorno, una nuova speran-za, posso ricominciare. S, un anno perri-cominciare a vivere con pi intensit,con pi grinta, con pi passione il quoti-diano, le relazioni interpersonali, i nostriimpegni... insomma la vita. A nessunosfugge, nemmeno ai pi distratti, lAnno

    santo della misericordia voluto da papaFrancesco. Misericordia: una parola,questa, che alla ne dellanno speriamodiventi storia concreta nellesperienzadi molti, proprio come nei grandi giubi-lei del popolo di Israele, dove non solo si lasciava riposare laterra, ma si liberavano gli schiavi, si perdonavano le oese e sicondonavano i debiti. Gi, ciascuno di noi alla ne di questan-no dovrebbe poter raccontare brani di vita nuova nati dallaveraccolto linsistente e salutare invito che ci sta rivolgendo il Papaad aver misericordia, cuore per i miseri. A proposito di questo,

    vorrei condividere con voi una bellissima idea che una lettricedella nostra rivista ha espresso in occasione del Natale.Allinizio di dicembre Chiara mi scriveva: C in me qualcosache a volte mi impedisce persino di respirare, di sopportare laluce, di stare con gli altri e vivere una vita normale, quasi unaparalisi che rallenta persino i miei movimenti. Con Chiara cisiamo incontrati e senza bisogno di laurea in psicologia ho pre-sto compreso che in lei cerano ferite interiori serie. Anzi, dalracconto della sua vita, insieme, abbiamo subito capito un bi-

    sogno enorme di riconciliarsi con chi erastato per lei causa di grandi soerenze,ma anche con se stessa e con Dio. Dopounabbondante pianto liberatorio, Chiaraha ammesso che la volont di perdonarechi laveva oesa cos violentemente era

    solo nella testa, ma non era ancora sce-sa nel cuore. E cos ha iniziato il costoso,necessario e beneco cammino del per-dono e della ri-conciliazione. Carissimiamici, ormai la scienza ha dimostrato cheil perdono fa bene non solo a chi lo ricevema anche a chi lo dona ed fattore di be-nessere e salute. Forse lanno della mise-ricordia pu essere una buona occasio-ne per guarire le relazioni e cominciarea star bene sul serio. Abbiamo bisognodi perdonare, di perdonarci e persino diperdonare Dio. E dopo aver perdonatoabbiamo bisogno di camminare verso lari-conciliazione con la storia, con le per-sone... con noi stessi. Quanta soerenzaci riserver la vita se non avremo questocoraggio, ma quanta pace ci aspetta seavremo la forza di iniziare (o continuare),magari con laiuto di qualche personasaggia, il cammino di riconciliazione. Unnuovo anno, dunque, una nuova speran-za... possiamo ricominciare!

    ldon Carmine Arice

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    19/32incontri |19

    Carissima redazione incontri, da non molto tempo fre-quentavo la Piccola Casa e di consuetudine mi recavo alle10 in Chiesa Grande per partecipare alla Santa Messa.

    Una Domenica, fra le mie mani il periodico Incontrin. 2 delMarzo 2012, arrivato a me tramite una signora assidua dellaPiccola Casa.Una volta a casa sfoglio la copertina: IlPunto di don Roberto Provera e leg-go... carissime Amiche e carissimi Amici(con la A maiuscola).Inizio a leggere e man mano le parole

    mi entrano nel cuore e....s mi sentosubito anchio una nuova Amica. passato tanto tempo da quel gior-no e tu carissimo Incontri sei statoper me foriero di nuovi mondi. bastato leggerti per scoprireuna moltitudine di nuovi Amici,ho fatto nuove esperienze enuove emozioni sono aoratenella mia mente, mi hai fat-to conoscere le realt della

    Piccola Casa che ignoravo;divenuta volontaria ho avu-to la gioia di essere vicinaa persone meravigliose,alcune delle quali pur-troppo ora non sono pitra noi, ma che hannolasciato un segno inde-lebile nel mio cuore.Sfogliandoti mi fai par-tecipe dei momenti di grandespiritualit, mi riporti al tempo passato, chenonostante cos lontano, sempre cos attuale.Hai spiccato il volo caro Incontri, hai raggiunto Continenti egenti in cui lopera del nostro Santo ha messo profonde e ra-dicate radici, mi piace riportare questo pensiero che trovo cospertinente Dove si vuole che cresca la gioia, bisogna semina-re amore mi mostri volti sorridenti e colmi di gratitudine perquanto i sacerdoti, i fratelli, le sorelle e i volontari operano lag-gi e virtualmente mi sento un po partecipe del loro operare.Un grazie ai Redattori e collaboratori di ieri e di oggi che hannofatto di te un grande strumento dAmore che puntualmenteraggiunge la nostra meravigliosa Famiglia Cottolenghina.

    lPatrizia Pellegrino

    LETTERAALLA REDAZIONE

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    20/3220|incontri

    LE NOSTREFAMIGLIE

    17 gennaio

    SantAntonio abate occupa un posto di grande rilievo nellaPiccola Casa. Oltre ad esserne il compatrono, nel lontano1828, proprio il giorno della sua festa, fecero ingresso nel

    Deposito della Volta Rossai due primi ammalati, Giuseppe Danae Margherita Andr ed ebbe inizio lopera della Piccola Casadella Divina Provvidenza.Grande Santo, vissuto nella seconda met del terzo secolo, ilprimo degli abati, considerato liniziatore del monachesimocristiano, allorch cristiani in numero sempre crescente abban-donavano il mondo, per ritirarsi in luoghi solitari alla ricerca del-la perfezione mediante una vita austera di sacrici e penitenze.

    Il suo primo biografo, il vescovo dAlessandria Atanasio, lo de-nisce fondatore dellascetismo.Nella nostra Chiesa Grande ragurato insieme con laMadonna e San Vincenzo d Paoli sulla grande pala dellalta-re. In scala ridotta, lo ritroviamo nella cappella della ComunitInvalidi, la storica famiglia di cui Patrono e che in questo gior-no ne celebra solennemente la festa.Incrociamo gli abitanti di questa variegata famiglia gi ben pri-ma dellora della celebrazione della Santa Messa, vestiti a festa,composti e tranquilli in cammino verso la Cappella.Baravalle pittore, taglio imponente e cuore tenero facile alle

    lacrime; Falcone sempre chino sui cruciverba, una passionecondivisa anche da Edoardo; Luca, gigante buono, custodedel silenzio e di antiche melodie appena bisbigliate; Vito, tuttala vita sulla carrozzina, ma raro esempio di serenit, amato ecercato da tutti; Paolo, ottantaseienne, artista nel ricupero dipreziosi e vecchi libri, sulla sedia a rotelle compagna di vita, divecchio stampo cottolenghino, niente avanzi sul piatto perchnon si deve sprecare; Franchino sempre alla ricerca di cibo chenon deve mangiare. Ma qui non solo; ne abbiamo altri, cau-tamente in incognito per non allarmare i dietologi. Ecco ancheGiovanni, tuttofare, granitico e pieno di forza, sempre dispo-nibile. Bernardino, anima di viaggiatore che pur senza un pro-prio mezzo di trasporto sempre in movimento e raggiungequalsiasi localit. Salvatore, buono, serio e silenzioso. Ma chiss

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    21/32incontri |21

    LE NOSTREFAMIGLIE

    Festa diSantAntonioabatemai perch, un siciliano fa il tifo per il Milan! La passione peril calcio li abbraccia un po tutti, Inter, Juve, Toro sempre sullabocca, ad eccezione del Napoli che Vito ha persino stampatosulla carrozzina. Quante altre belle gure! Tutti, nei tempi di co-munione, capaci di vivere e lavorare insieme e capirsi, di rideree piangere, cogliere il bello e il buono di chi vuol loro bene. Sidano dellesperienza di chi li accompagna, non piagnucolano,sanno che la prima cosa da fare voler vivere. Uniti e solidalinelle preghiere quando il momento dellanima, del ricordo odel saluto a qualche amico che li ha lasciati.Si avvicina lora della celebrazione, la cappellina, gremita, per

    loccasione adorna di vasi e splendide composizioni oreali pre-parate da mani amiche. Ci ritroviamo, membri della comuni-t, volontari, amici e presenze importanti, in attesa e profondoraccoglimento in una bella giornata, fredda ma piena di sole eluce, che contribuisce a creare latmosfera gioiosa necessariaper predisporre lanimo allincontro con limminente liturgia. Ilrespiro della festa.Una Santa Messa solenne, commovente, accompagnata daicanti di un folto coro di suore e concelebrata da don Lino Piano,superiore generale della Piccola Casa, insieme al rettore donMarco, alla presenza anche di ex-rettori, di suor Elda Pezzuto,

    madre generale delle suore, di Fratel Visconti superiore dei fra-telli e di una folta rappresentanza di religiose e religiosi a mar-care la cottolenghinit dellevento.Dopo la celebrazione inizia lAgape. Con un tocco di particola-re ranatezza, in elegantissime e colorate divise da ristorantea cinque stelle, il personale di servizio serve il pranzo, splendi-damente preparato e innaato da ottimi vini, molto apprezzatodai numerosi commensali, certo non privi di invidiabile appetito.Una magnica torta e limmancabile ca, oerto da un volonta-rio che operava controllato dalla glia, funzionario della Lavazza,concludono nel tardo pomeriggio questo gioioso evento.La famiglia ora torna ai ritmi sereni della sua normalit; tuttiappagati e felici in attesa della prossima ricorrenza.

    lMario Carissoni

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    22/3222|incontri

    LE NOSTRE CASE il Cottolengodi Mappano

    Prati, campi, canali irrigui e moltanebbia, un paesaggio tutto som-mato sempre uguale. Cos si pre-

    sentava il territorio, almeno no allavigilia del 10 gennaio 1966, data chesegna lingresso uciale dei primi ospi-ti nell appena ultimata Piccola Casa diMappano: un imponente edicio a elledi mattoni rossi. Impossibile non notar-lo e non entrare subito nella storia re-ligiosa, sociale ed aggregativa di questacomunit, nella quale il carisma cotto-lenghino gi alla ne degli anni sessan-ta contava centocinquanta assistiti. Unastruttura quasi del tutto autonoma, mafortemente radicata alla Casa Madre diTorino come tutte le comunit cottolen-ghine sparse nel mondo. Il vento dellaDivina Provvidenza tornava a soare frale pagine di storia della minuscola co-munit mappanese.Era gi accaduto nel XVII secolo, allor-

    ch i Gesuiti, per volont dei duchi sa-baudi, bonicarono tutta la zona palu-dosa, dando il via allo sviluppo dei primiinsediamenti abitativi in un territorio al-lora noto come La palude casellasca.Quattrocento anni dopo, su quei terrenibonicati e resi fertili, nascer la PiccolaCasa di Mappano. Il primo capitolo del-la storia si apre il 26 maggio del 1958con la morte a Torino della damigellaCamilla Richiardi, che per precisa volon-

    t testamentaria lascia la Piccola Casadi Torino erede universale del propriopatrimonio, compresi quei terreni suicui, dieci anni dopo la sua morte, sareb-be sorta la Piccola Casa di Mappano.A circa trentanni dalla realizzazionedel primo edicio, normative semprepi complesse e articolate nellambitosocio-assistenziale, determinano lesi-genza di attuare una ristrutturazioneradicale. Iniziati nel 1997, i lavori ter-

    minano nel 2000, anno in cui farannoritorno a Mappano gli ospiti accolti nel-

    La vocazione prevalente nellarisposta globale ai bisogni della

    pluridisabilit

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    23/32incontri |23

    LE NOSTRE CASEun segnodi speranzala Casa Madre di Torino durante i lavori. Troveranno la loroPiccola Casa mutata nella struttura, ma sempre con la stessavocazione verso gli ultimi. Mappano oggi una ResidenzaAssistenziale Flessibile (RAF) di tipo B articolata in cinquenuclei abitativi, chiamati gruppi di vita, che accolgono dadodici a venti persone, con una capienza complessiva di 76posti. Ogni nucleo comprende una zona giorno con sala dapranzo, soggiorno, terrazzo esterno e una zona notte. Nonmancano la cappella, un salone polifunzionale, laboratori perle attivit artistiche e occupazionali, palestre di sioterapia eattivit motoria e il bar per i momenti conviviali. Allesterno,

    un bel giardino, usufruibile dagli ospiti, e un vasto parco al-berato fanno da corona alla casa.Persone adulte, aette da disabilit intellettive o con malattieinvalidanti, trovano in questo ambiente un clima relazionale ric-co e stimolante, mirato a promuovere in ciascuna di loro digni-t, benessere e sviluppo psico-sico, morale e spirituale, con unlivello assistenziale di altissima intensit.Precisa il direttore sanitario Fratel Ernesto: La vocazione pre-valente nella risposta globale ai bisogni della pluridisabilit.La salvaguardia della centralit dellospite sempre ricercatanella concretezza della vita quotidiana e lazione educativa ca-

    ratterizzata da unitariet e continuit. Strumento pedagogico disupporto agli operatori per il raggiungimento di tale obiettivo il Progetto Individualizzato, concordato e vericato nelle quip-es multidisciplinari. Scopo raggiunto attraverso la formazionecontinua del personale, in modo tale che competenza tecnica eumanit non siano mai disgiunte fra loro. Un gruppo appositoelabora progetti formativi per gli operatori, secondo le speci-che professionali e con riferimento ai valori cottolenghini fon-danti. La gestione del servizio integrata tra i religiosi cottolen-ghini e operatori della Cooperativa.Una presenza costante ormai da tempo nella Piccola Casa sonoi volontari, regolarmente iscritti, i quali fanno parte dellasso-ciazione Onlus della Piccola Casa e che non sostituiscono glioperatori in organico. Sono uomini, donne, ragazzi, di dieren-te estrazione sociale e culturale, per i quali, nellarco dellanno,sono previsti momenti di formazione e che, con il loro perse-verante apporto, integrano le attivit di animazione e sostegnoalla persona. Le occasioni di socialit fra volontari, ospiti, fami-liari, personale laico e religioso sono qui frequenti e motivo digioiosa fraternit!Il ruolo centrale nella gestione della struttura adato aiFratelli Cottolenghini coadiuvati da Suore e da un Sacerdote.Una famiglia cottolenghina che, con impegno e dedizione ver-

    so gli ultimi, prosegue il percorso tracciato da San GiuseppeBenedetto Cottolengo.

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    24/3224|incontri

    TESTIMONIANZA Cosho incontrato

    Giorgia un giovane medico, spe-cializzanda in Chirurgia. Lho co-nosciuta alla presentazione del

    libro scritto da Fratel Beppe Gaido adun passo dal cuore sulla missione diChaaria in Kenia. Una persona solarecon la quale semplice e spontaneoentrare in relazione e amicizia. Nel ve-derla cos giovane, ma gi molto impe-gnata in quel progetto e sapen-do che ogni anno una buona

    parte delle sue vacanze a di-sposizione della sala operato-ria nella missione, mi sono in-curiosita. Ho iniziato a porledomande sulle motivazionipi profonde che lavevanospinta a donare il suo tem-po, le sue competenze e ilsuo amore alla popolazio-ne di questo sperduto vil-laggio e non solo.

    Ma lasciamo raccontare alei stessa.Da sempre ho sentito viviin me il desiderio e lur-genza di avvicinare chi nel disagio e nella soeren-za. Questa mia esigenza si concretizza-ta poi nella scelta lavorativa e delle amici-zie. Ai tempi del liceo, iniziai a frequentareun reparto alla Piccola Casa della DivinaProvvidenza, nel quale vengono accudite,con grande amore e tenerezza, signorecon disabilit sica, ma soprattuttopsichica.Allinterno della strut-tura sono presen-ti diversi gruppi divolontariato; l sentiiparlare della missionedi Chaaria, un piccolopaese nella regione delMeru, in Kenya, costitu-ita da un ospedale e da

    una struttura dove vivo-no i disabili.

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    25/32incontri |25

    TESTIMONIANZA

    lAfrica

    Il diritto di essere curatial di l del colore della pigmentazione

    e del parallelo in cui si nati

    Il presidio ospedaliero diretto da unFratello, medico, coadiuvato da infer-mieri, e, per alcune ore della giornata,

    da medici del posto, stipendiati.Per alleggerire il gravoso carico chesopporta Fratel Beppe, alcuni volonta-ri, medici, partono dallItalia e vannoa trascorrere laggi un periodo di tresettimane, normalmente in ferie dallavoro.Cosa ti ha spinta ad andare?Nessuno di noi ha potuto sceglie-re dove nascere ed io sono trale persone fortunate a cui nulla

    manca. Ho pensato che un bim-bo ha il diritto di essere curatoal di l del colore della sua pig-mentazione o del parallelo incui nato.

    Inizialmente ho sperimentatoil disorientamento per lo scon-

    tro-incontro con una realt mol-to dierente da quella a cui sonoabituata e dentro mi bruciava la

    domanda: Ma perch tutto que-sto? Si fatta sentire la fatica, si-

    ca e psicologica.Ma poi ho visto negli occhi dellepersone, che io pensavo di aiutare,

    la felicit del nulla, la semplicit chenoi occidentali abbiamo perso, nes-

    sun pregiudizio per la diversit e unamore incondizionato, senza barriere.Quando penso a quel mondo, ridimen-

    siono ogni dicolt e appena ho la pos-sibilit, di tempo ed economica, vi faccioritorno.

    Grazie Giorgia!la cura di Gemma La Terra

    Chaaria

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    26/3226|incontri

    TESTIMONIANZALa Scuola

    Cottolengooggi

    12.30campanella a ne matti-nata. I ragazzi tra zainetticarichi, giacche e sciarpe,

    sciamano lungo lampio corridoio. A fatica cifacciamo largo e raggiungiamo la saletta dovesiamo gi attesi da un insegnante della Scuola,qui ormai da sedici anni e che, quindi, a buontitolo pu parlarci un po di quella che vienedenita la scuola che non fa la dierenza.Iniziamo col chiedergli se dal 2000, anno incui ebbe inizio la sua avventura, ad oggi que-

    sta scuola sia mutata.Direi che la scuola cresciuta ed cambiatamolto, in meglio. Anche i ragazzi sono die-renti, ogni anno diverso e i confronti nonreggono, poich tutta la societ nel suo in-sieme profondamente mutata, tutto ci na-turalmente ricade sulle famiglie e quindi suiragazzi stessi.Quali sono le motivazioni pi profonde chehanno spinto Lei ed i Suoi colleghi a sceglie-re di lavorare in questo tipo di scuola?Sono molto contento di essere in questa

    scuola. Pu sembrare scontato, ma lo spiritodi fondo non lavorare per il 27 del mese,come si diceva un tempo, quanto piuttostolatteggiamento dellanima che spinge un potutto, ossia vedere il lavoro come aiuto pergli altri, cercando di accogliere chi ha bisognoe tentare di mettersi anche in guerra conse stessi, alla prova, per dare un barlume diluce, un po di serenit a questi ragazzini chevengono da noi.I ragazzi sentono questo atteggiamento da

    parte dei loro insegnanti?Lo speriamo, nonostante e al di l delle ine-vitabili nostre dicolt - talvolta sbagliamo -si cerca costantemente di vivere con questaspinta interiore.Passando allaspetto didattico, la ScuolaCottolengo cerca di essere il pi inclusiva

    possibile. Concretamente cosa signifca?Partiamo dal non fare dierenza: tutti i bam-bini sono uguali. Non c il diverso o quellocon problemi; ognuno deve avere, perci, lemedesime possibilit di compiere il propriocammino scolastico per arrivare alla mta.Ci non signica avere la scheda splendida e

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    27/32incontri |27

    TESTIMONIANZAIntervistaa un insegnante della Scuolache non fa la dierenza

    sapere tutto a menadito, ma potere aronta-re con un substrato di cultura la vita che sar.A tutti vengono date le possibilit per farlo.Gi dalla scuola primaria, per arrivare poi allascuola secondaria di primo grado, si cerca diutilizzare varii metodi, - siamo passati dallascuola 2.0 alla 3.0 - di informatizzare il pipossibile per venire incontro a ogni esigenzadei bambini coi mezzi necessari e disponibili,di modo che essi possano vedere, toccare,apprendere, fare esperienza

    La scuola quindi allavanguardia per quan-to riguarda gli strumenti didattici?S, cos; va detto che si sono fatti sforzinotevoli, anche nanziari, per esserlo e farefronte alle nuove necessit: tutte le aule sonodotate di computer, televisione multimedialemultitouchPurtroppo uno dei mali della scuola il bulli-smo. presente anche qui questo problema?Non si sono mai vericati casi di bullismo;ci sono ragazzi un po pi agitatelli, dal mo-mento che apriamo le porte a tutti.

    Torino un citt multietnica, ormai convi-viamo con questa realt e anche qui sono

    presenti bambini di varie provenienze.Come avvenuta lintegrazione e come vivo-no i ragazzi delluna e dellaltra parte questoaspetto?Sono anni e anni che viviamo questa realt,praticamente abbiamo rappresentanti di tut-ti i continenti, manca lOceania, (forse la di-stanza). Ma sono bambini e per loro il coloredella pelle non fa la dierenza, la lingua non

    cos importante, se uno alto o magro, bas-so o alto o la pensa diversamente sono cosenormalissime: loro giocano insieme. Forsepi noi adulti ci soermiamo su certe cose,ma i bambini non ci pensano neanche, perloro sono tutti uguali e giocano tranquilla-mente insieme.

    Ci sono modi per avvicinare le famiglie di va-rie provenienze fra di loro?A livello di famiglie, di consigli, lunica dicol-t che si pu incontrare la cultura. Occorrerispettare le varie culture. Non dimentichia-mo poi i problemi legati alla lingua; non sempre facile avvicinare le famiglie, ad esem-

    pio quelle provenienti dalla Cina, per le quali la lingua italiana deci-samente un forte scoglio. I problemi, pertanto, sono di comunicazio-ne reale, non di accettazione. Una cultura come quella africana deltutto diversa dalla nostra, perci le notizie vanno date in altro modoe bisogna accostarsi a loro tenendo conto di queste dierenze, percercare di accogliere tutti.Come in tutte le scuole anche questa frequentata da bambini condicolt?In tutte le classi della scuo-la primaria ci sono ragazziseguiti dallinsegnante di

    sostegno, su 250 sono 25i casi certicati, senza con-tare quelli che non lo sono,altri che sono portatori diDSA - disgraa, discalculia,dislessia - e una ventina dibambini con altri tipi di pro-blematiche, come lautismo,insomma un numero eleva-to. Dicolt che, in pratica,prendono un po tutto lar-co, anche a livello psicotico.

    Tutti i ragazzi che sono cer-ticati sono aancati dal proprio insegnante di sostegno, che lavorain stretta collaborazione con tutto il team della classe e non sono ele-menti a s, ma fanno parte a pieno titolo della classe, sia linsegnanteche il bambino, che al centro di tutto.Ci sono ragazzi che si aancano e aiutano questi loro compagni?Veramente c un accoglienza incredibile e notevole. Passando intutte le classi, si pu vedere laiuto e lamore dei compagni verso colo-ro che notano essere in dicolt. Tanti si fanno in quattro per poterestare loro vicini rinunciando anche a giocare per fare compagnia.Ritornando alla domanda iniziale, si pu aermare che lo stesso

    spirito che caratterizza la scuola e i suoi insegnanti lo stesso cheviene trasmesso a molti allievi, i quali, a loro volta, si fanno porta-tori di questamore?Nonostante le dicolt che ci possono essere (altrimenti facciamo lagura dei supereroi) cerchiamo di lavorare col sorriso, portando an-che noi stessi, lavorando con serenit e tranquillit e questi bambinilo capiscono.Visto che siamo in una scuola, abbiamo ricevuto una bella lezione! Sipercepiscono i cambiamenti e sono visibili anche le trasformazioniin alcuni bimbi, fra cui cera anche chi allinizio tirava calci ed eraagitato e che, attraverso laccettazione e lamore dei compagni, si integrato benissimo nella classe, dove una gara continua damore

    e generosit.la cura della Redazione

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    28/3228|incontri

    NOTIZIEDALLINDIA

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    29/32incontri |29

    NOTIZIEDALLINDIA

    Paulson diventaDon John Paul

    Don John Paul (Paulson) il sa-cerdote donatoci dalla DivinaProvvidenza nellanno della Vita

    consacrata e nellanno della Misericordia.Lordinazione avvenuta nella sua par-rocchia, St. Marys Church a Chandiroor,il 4 gennaio 2016, per le mani di Mons.

    Joseph Kariyil, vescovo di Cochin. Il ve-scovo nellomelia ha spiegato che il sa-cerdote cottolenghino chiamato atestimoniare il carisma del Cottolengo

    in comunione con la sua comunit.Don Roberto Provera e alcuni amici delCottolengo venuti da Torino hanno par-tecipato alla celebrazione. Quest evento stato un momento di comunione perla Piccola Casa in India, Suore, Fratelli eSacerdoti. Il giorno seguente don JohnPaul ha celebrato la prima messa nellasua parrocchia e sabato 9 ha celebratouna solenne messa di ringraziamento nelCottolengo Seminary di Parur; e anche

    questo stato un bellissimo momentodi comunione fra cottolenghini, religio-se e religiosi di altri istituti e molti laici.Preghiamo il Signore che faccia di don

    John Paul un vero ed ecace strumentodella divina misericordia.Deo Gratias

    ldon Shony Perumpallil

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    30/3230|incontri

    VOLONTARIATO il nostro impegnoper una nuova vita

    In questo periodo ho delle intuizioni,non ancora elaborate del tutto, chemi portano a scorgere una sorta di

    dimensione contemplativa nel nostro

    mestiere, far nascere delle vite in unasituazione estrema e difficile comequella in cui lavoriamo ogni giorno, quia Chaaria.La Chiesa si schie-ra sempre a fa-

    vore della vita, ladifende dal primoistante del suoconcepimento.

    la stessa cosache facciamo noi,ogni giorno, venti-quattrore su ven-tiquattro.Vissuta nella gra-tuit, come ser-

    vizio incondizio-nato, lostetriciadiventa un mes-saggio potenteche diamo alla

    societ: noi lottia-mo per la vita, ladifendiamo, fac-ciamo di tutto perfarla prevalere ad ogni costo, anchecon enormi sacrifici personali.Non abbiamo scelto proclami o lunghidiscorsi, slogan facili e amicizie che

    contano. Siamo semplicemente qui, in-sieme alla gente comune, partecipi diun impegno concreto e faticoso.

    Non credo di esagerare se dico cheun cesareo fatto alle due di notte, puessere considerato un atto di collabo-razione con leterna opera creatrice diDio che dona la vita.

    lFr. Beppe Gaido

    I suoi occhi sono due stelle.Chiediamo,Cosa stai cercando? dove stai andando?dov la vera sorgente? e la destinazione fnale?

    quali strade portano a casa?Il bimbo sorride soltanto. Il fore nelle sue mani

    diventa un sole luminoso, e il bimbo continua il suocammino, il suo sentiero tra le stelle.

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    31/32incontri |31

    SPIRITUALITUn dolorechediventa amore

    Signore Ges, credo che sei presente in questOstia Consacrata non solo come Dio, ma anche comeuomo. Permetti allora che Ti parli questa volta da uomo a uomo, a nome mio e di tanti invalidicome me.

    La mia vita tutta cosparsa di soerenze siche e spirituali. Io vivo nellincertezza del mio avvenire e stentoa capire qual senso possa ancora avere per me la vita. Un medico mi ha detto la cruda realt senza veli nsottintesi: non guarir pi!Ho bisogno di tanta forza per non crollare, di tanta luce per capire, di tanta fede per credere. Oh s, per cre-dere al Tuo Amore. Tu avevi previsto questa mia soerenza prima ancora che nascessi, eppure mi hai fattovenire al mondo e crescere. Tu potresti ora farmi guarire, eppure non lo fai. Ci vuol dire che hai un Tuodisegno su di me, certamente un disegno di amore perch sei giusto e buono; ma io non lo vedo. Debbosolo darmi di Te.

    Signore Ges! Anche Tu, quanderi su questa terra, hai soerto per fare la volont del Padre Celeste e com-piere la Tua Missione di salvezza. Ti prego: non lasciarmi nelloscurit e nellincertezza. Fammi capire checosa vuoi da me, ora che mi hai stroncata la salute nel ore degli anni. Ho ancora tutta la vita davanti a meFammi capire come la debbo impiegare, ora che non posso pi lavorare n formarmi una famiglia, qual lamissione a cui mi destini, anch anchio, come Te, compia la volont del Padre e Ti segua portando la miacroce, giorno per giorno dietro a Te. Ti chiedo fede, convinzione e forza, per portarla sempre con dignit eamore perch la mia vita diventi fonte di salvezza per me e per molti.Ges, Tu sei stato il primo volontario della soerenza, Ti sei oerto vittima per i peccatori, ma non tutti Tihanno capito. Anche oggi il mondo non comprende questa pazzia damore! Io stesso ci capisco poco; ma mido della Tua parola, credo nel Tuo Amore e accetto la Tua volont. Aiuta anche gli altri invalidi a credere nelTuo Amore e a scoprire il valore di una vita soerente vissuta nel Tuo Amore, perch anchessi accettino la

    Tua volont e vivano serenamente la loro esistenza come una missione di bene.Signore, accetta le soerenze mie e di tutti gli invalidi. Te le oro soprattutto per i giovani che hanno la graziadi essere sani: sappiano esserti riconoscenti per il grande dono della salute e la sappiano usare solo per ilbene. Amen.

    lLa Redazione

  • 7/24/2019 Rivista Incontri - Marzo 2016

    32/32

    Lettera aperta a Ges di Nazareth

    Perdonami se ti scrivo, certamente tu non terrai conto di me. Io sono poca cosa: Saverio,falegname; sposato e con moglie e figli (ne ho cinque). Lavoro in una bottega (in pi qualchelavoro occasionale). Io sono uno dei tuoi poveri. Ma ecco io non ho pi forza n pazienza.Signore, c molto da arrangiarsi e poco da mangiare. Signore, meglio che tu discenda e cheveda. Io non sono istruito, ma si dice che tu eri del mestiere quando eri giovane. Io non sose questa situazione era la stessa allora vivendo del proprio lavoro ed essendo povero. Maadesso un miracolo pi grande di quello dei pesci e del pane quello di mettere qualcosa a

    tavola e di impegnarsi perch tutti ne abbiano almeno un po.Vieni a fare il falegname con noi e a vivere alla giornata. Suderai sangue come nel giardino.Esci sulle strade e mettiti a predicare come facevi sovente contro i farisei. E ripeti quello chedicevi dei ricchi e della cruna dellago. E scaccia i mercanti e vedremoche cosa succede. Se non ti crocifiggeranno come allora, perch oggi appena apri bocca tifanno tacere. interessante da vedere. Signore vieni ad aiutarci

    Da operaio a operaio io te lo domando e mi firmo: tuo umile servo.