Programma di Mandato di Matteo Rossi Presidente della Provincia di Bergamo 2014-2018

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PROGRAMMA DI MANDATO DI MATTEO ROSSI CANDIDATO PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI BERGAMO UNA PROVINCIA LEGGERA PER UNA POLITICA FORTE LA NUOVA PROVINCIA A SERVIZIO DEI COMUNI I COMUNI PROTAGONISTI DI UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO SETTEMBRE 2014

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Una provincia leggera per una politica forte La nuova Provincia al servizio dei Comuni I Comuni protagonisti di un nuovo modello di sviluppo

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PROGRAMMA DI MANDATO DI

MATTEO ROSSI

CANDIDATO PRESIDENTE DELLA

PROVINCIA DI BERGAMO

UNA PROVINCIA LEGGERA

PER UNA POLITICA FORTE

LA NUOVA PROVINCIA A SERVIZIO DEI COMUNI

I COMUNI PROTAGONISTI DI UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO

SETTEMBRE 2014

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INDICE

1. QUESTO DOCUMENTO 3

Perché credere nella provincia di Bergamo 3

L’occasione del cambiamento 4

Una nuova governance 4

La comunità bergamasca è in Europa 5

Un nuovo governo per il Sistema Bergamo 5

2. LE COMPETENZE CONFERMATE 6

Pianificazione territoriale di coordinamento 6

Tutela e valorizzazione dell’Ambiente 7

Viabilità e trasporti 9

Edilizia Scolastica e Formazione 10

Assistenza agli enti locali 10

3. I MACROTERRITORI 12

Le fragilità e le opportunità della montagna bergamasca 12

Attivare la città metropolitana dormiente 13

La pianura bergamasca 14

4. LO STATUTO, CARTA DEI BERGAMASCHI 15

5. TRACCE PER LE PRIME MOSSE 17

La valorizzazione della macchina 17

Lo statuto ed i nuovi organi istituzionali 17

L’Agenda strategica del PTCP 18

6. AUSPICIO 19

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1. QUESTO DOCUMENTO

La mia candidatura di alla Presidenza della Provincia di Bergamo giunge alla fine del percorso

quinquennale di Consigliere Provinciale; al termine del quale ho condiviso, con i colleghi del

mio gruppo, un documento programmatico, denominato una provincia leggera per una

politica forte, che è stato presentato e discusso nel corso di quest’estate in diversi incontri

pubblici aperti agli amministratori, alle realtà sociali e ad ogni forza politica in varie parti del

territorio bergamasco.

Questo programma è ora la sintesi di quel percorso, compendia le proposte originarie e le

arricchisce di ulteriori contenuti emersi nel corso dell’articolato confronto pubblico.

Il progetto qui esposto è ora orientato ad una rappresentanza ampia dei bergamaschi. E’

infatti chiaro che il nuovo Presidente della Provincia, soprattutto all’avvio di questa delicata

riforma istituzionale, deve assumere un ruolo costituente divenendo non espressione di una

singola parte politica ma rappresentante di tutti i sindaci bergamaschi, delle loro visioni e

peculiarità e, attraverso ciò, dell’intera comunità.

Per fare ciò è però necessario avere delle proposte chiare: lo sviluppo della comunità

bergamasca passa necessariamente dalla capacità della politica di avere visione del futuro, di

elaborare strategie, fare progetti e condividerli.

In questo momento di palese difficoltà e disorientamento, nel quale le istituzioni più ampie

sembrano prigioniere della dimensione burocratica ed incapaci di tracciare percorsi virtuosi

di crescita, sono convinto che occorra riproporre con forza la necessità della politica, come

occasione di confronto aperto tra le persone attorno alle idee e non agli schieramenti

pregiudiziali.

PERCHÉ CREDERE NELLA PROVINCIA DI BERGAMO

Dopo anni di dibattiti sulle provincie italiane, nell’aprile di quest’anno è stata approvata la L

56 che ne ridefinisce l’assetto. Si tratta di una legge ancora incompleta, che dovrà essere

inquadrata dentro una nuova architettura istituzionale.

Il nuovo assetto non potrà comunque non porsi di fronte alla dimensione reale dei problemi

che, oggi, sono spesso di area vasta, cioè di dimensione ben maggiore delle realtà delle

singole comunità locali. I problemi del riassetto territoriale, ma anche quelli di coesione

sociale, spesso sono inaffrontabili se non presi alla misura di intorni territoriali almeno

sovraccomunali.

Le province avevano questo compito, assegnato dalla L.142/90. Oggi, ed in particolare quella

di Bergamo, hanno comunque davanti ancora un importante spazio di azione, solo però se

sanno porsi come ente di servizio, a supporto delle comunità locali per aiutarle a dialogare

tra loro ed a far emergere, divulgare e consolidare, le loro migliori pratiche amministrative.

Oggi, che di risorse economiche c’è n’è poche, ed anche quelle non si riescono ad impiegare

per i vincoli di stabilità, occorre almeno spendere al massimo le risorse intellettuali e quelle

della fatica politica, il cui costo economico è assai inferiore. In questa situazione la Provincia

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di Bergamo deve riuscire ad essere il luogo di riferimento per il rinnovo del territorio e la

rivitalizzazione della comunità: il luogo dove i bergamaschi di oggi e di domani trovano uno

spazio di elaborazione, confronto e di stimolo, parlando di industria, di edilizia, e di come

queste possono e devono ritrovare spazio competitivo entro il paradigma ambientale, o di

scuola e di comunità, e di come queste debbono e possono rinnovare ed adeguare le loro

pratiche.

L’OCCASIONE DEL CAMBIAMENTO

Questo è un momento particolare, dove la politica deve cercare di esprimere il meglio di sé, e

dove, di fronte al crollo del modello economico precedente, si sono aperti spazi di pensiero e

di progettazione davvero nuovi ed anche, se li si sa e vuole vedere, entusiasmanti.

Purché si colga che la guida della trasformazione avviene solo se si è portatori di un pensiero

strategico, orientato al medio lungo periodo, che sa collocare il procedimento amministrativo

in relazione agli obiettivi di sviluppo, che privilegia il cambiamento positivo alla

conservazione dello status quo.

Mi impegno a lavorare perché sia il Consiglio Provinciale che l’Assemblea dei Sindaci,

riescano davvero a divenire spazio di espressione qualificata della comunità bergamasca, dei

suoi territori e dei suoi amministratori, di qualunque orientamento essi siano.

UNA NUOVA GOVERNANCE

La provincia trae il senso della sua esistenza non tanto per le pratiche amministrative cui è

chiamata, ma, soprattutto per il suo essere luogo di coordinamento dei territori e delle

comunità. Cioè per il suo essere quello spazio pubblico, l’unico esistente nella nostra unità

territoriale, dove si possono cercare le collaborazioni istituzionali e promuovere e valorizzare

le opportunità. Oggi la provincia, può svolgere il suo compito, ancora confermato nelle

deleghe principali dalla L 56, solo se sa porsi in modo rinnovato, cioè se sa essere al

contempo leggera e forte: leggera nei suoi procedimenti (essenziali e non pletorici), forte

nella sua guida politica.

La Provincia di Bergamo dispone di una elevata capacità professionale dei suoi dirigenti e

funzionari, su argomenti fra l’altro di notevole complessità: ambiente, territorio, sociale,

progettazione tecnica, diritto amministrativo, ecc …… Si tratta di un patrimonio intellettuale

consistente, che non bisogna lasciare senza obiettivi se non quelli dell’esecuzione del

procedimento amministrativo. La missione della provincia è soprattutto ideativa e

progettuale, è di riferimento per il cambiamento della comunità, che, come ormai sta

divenendo chiaro a tutti, se non cambia, retrocede sempre più.

Occorre assumere finalmente una logica object oriented, dove il compito dell’istituzione è la

ricerca delle condizioni perché il territorio si sviluppi e non solo il controllo che tutte le carte

siano in regola. Si tratta di fare un piccolo ma decisivo salto logico: DALLA SCRIVANIA AL

TERRITORIO.

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Da noi è una novità ciò che in altri Paesi è prassi. Siamo certi che questa modalità liberi

energie interne e stimoli quelle esterne. Aiuta dunque, finalmente, lo sviluppo della comunità.

LA COMUNITÀ BERGAMASCA È IN EUROPA

Occorre promuovere l’istituzione di un Ufficio Europa, sul modello di alcune esperienze

virtuose dove, con poco investimento, si può costituire un piccolo nucleo qualificato di

competenze per aiutare i 242 comuni bergamaschi a partecipare ai bandi europei:

segnalando le scadenze, proponendo gli schemi di base, fornendo il supporto tecnico

necessario. E’ un compito impegnativo, ma se perseguito si ripaga nel tempo, sviluppando

poi grandi utilità per tutte le amministrazioni locali, sia in termini di fundraising, ma anche di

consolidamento di buone pratiche progettuali e di coordinamento, e dunque di comunità.

La comunità vasta di Bergamo deve essere attrice europea , capace di dialogare con Bruxelles

e di cogliere per tempo e pienamente le direzioni dell’Agenda Strategica comunitaria.

UN NUOVO GOVERNO PER IL SISTEMA BERGAMO

La L. 56 prevede vi sia ancora un ente provinciale, con però una rappresentanza di secondo

livello, che chiama perciò ad una maggiore responsabilità i sindaci ed i consiglieri di tutti i

comuni bergamaschi. Questa rinnovata forma di governo rischia di scontare un periodo

lungo di assestamento che, oggi, in una situazione di emergenza socioeconomica, non

possiamo permetterci. Occorre dunque che la rinnovata istituzione provinciale, ed in

particolare gli amministratori del territorio chiamati a dargli consistenza, sappiano

velocemente sia definire non solo obiettivi chiari ed adeguati, sia coinvolgere i dirigenti ed i

responsabili con modalità moderne, ed anche definire criteri di azione nuovi per gli organi

politici.

Il Consiglio Provinciale dovrà saper diventare organo fondamentale di governo, non un

ratificatore di delibere, ma costruttore di idee e strategie pubbliche. Deve occuparsi degli

argomenti centrali del territorio, dei nodi ambientali, delle problematiche urbanistiche,

dell’evoluzione delle attività produttive, dell’aggiornamento delle pratiche sociali e di

formazione. Il Consiglio Provinciale deve divenire il luogo dove il Sistema Bergamo si

confronta, convocando con periodicità elevata l’assemblea dei sindaci, ma anche le

rappresentanze delle categorie, l’università e gli altri soggetti di rilevanza territoriale, affinché

le politiche proposte riescano a consolidarsi con la costruzione del consenso necessario.

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2. LE COMPETENZE CONFERMATE

Non essendo ancora ultimato il percorso di delega che Regione Lombardia darà alle province

lombarde, per il momento mi riferisco alle competenze contenute nella L 56:

pianificazione territoriale di coordinamento;

tutela e valorizzazione dell’ambiente;

pianificazione del trasporto pubblico, costruzione e gestione delle strade provinciali;

programmazione della rete scolastica e gestione dell’edilizia scolastica;

assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali, controllo dei fenomeni

discriminatori.

promozione delle pari opportunità

PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DI COORDINAMENTO

RAPIDAMENTE AD UN’AGENDA OPERATIVA

La Provincia ha iniziato a pensare al suo ruolo di ente di coordinamento subito dopo la L.

142/90. Nel 2004 è poi riuscita ad approntare il proprio Piano Territoriale di Coordinamento.

Tale Piano, pur con tutti i suoli limiti di strumento tanto ipernormativo quanto poco

strategico, è diventato la cornice di riferimento della pianificazione locale. Ora è però

necessario saperlo trasformare da mero documento di controllo a piano strategico orientato

a temi concreti: la riqualificazione urbana mediante i singoli PGT, la qualificazione del nodo

aeroportuale e dell’area di Porta Sud a Bergamo, la guida delle dinamiche sull’area della

Brebemi, la promozione di politiche a sostegno delle aree produttive, il coordinamento del

territorio metropolitano di Bergamo, la riorganizzazione e modernizzazione del trasporto

pubblico, la riqualificazione dei centri storici, la valorizzazione della montagna bergamasca.

Occorre però che, in pochi mesi, e con un percorso di condivisione, il piano sia correlato ad

un’AGENDA STRATEGICA capace di supportare le amministrazioni locali e la cittadinanza nel

perseguire attività di qualificazione del territorio, anche in linea con gli indirizzi comunitari

per i quali, fra l’altro, è possibile candidarsi all’ottenimento di fondi.

L’attività di verifica dei singoli PGT comunali, dovrà divenire l’occasione per incentivare

collaborazioni tra la Provincia ed i comuni sui temi di loro interesse ma sovraccomunali,

orientando così anche i PGT stessi ad essere strumenti snelli di promozione del territorio e di

forme di cittadinanza attiva.

Tale riorientamento della pianificazione territoriale è oggi l’atto primo necessario dell’ente

d’area vasta. In un momento in cui il modello di crescita edilizia per continua espansione è

arrivato al limite, occorre rapidamente un piano operativo che riesca ad aiutare, con politiche

chiare, con protocolli istituzionali certi e, possibilmente, anche con accordi col mondo

bancario ed assicurativo, la riconversione del settore edile verso la prevalenza della

rigenerazione urbana. Indicando altresì le pratiche e le procedure corrette per valorizzare

l’ambiente naturale ed i beni culturali e storici della Provincia per utilizzare il Piano come

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strumento di promozione che riesca a conciliare attività economica e tutela e valorizzazione

dell’ambiente.

IL LAVORO, ELEMENTO CENTRALE DELLA RINNOVATA PIANIFICAZIONE

In provincia di Bergamo vi sono 61 milioni di mq di aree produttive ed una competenza ed

attitudine riconosciuta, che si concretizza in una specifica cultura del lavoro. Essa però è

spesso dispersa più che diffusa, segmentata, priva di infrastrutture.

La provincia in forza della lr 1/2000 deve selezionare le principali aree produttive provinciali

per promuovere in esse specifici parchi di impresa, APEA, Aree Produttive Ecologicamente

Attrezzate, con l’obiettivo di svilupparvi l’infrastrutturazione di banda, una migliore gestione

della mobilità, servizi condivisi alle imprese ed ai lavoratori, l’ausilio alla razionalizzazione

dello smaltimento dei rifiuti ed alla riduzione della dispersione energetica. Tutto ciò anche al

fine di facilitare, in un contesto supportato, la riqualificazione delle imprese esistenti e la

formazione di nuovi soggetti imprenditoriali.

La nuova agenda operativa del PTCP porrà al suo centro l’individuazione delle principali

agglomerazioni produttive ove promuovere una specifica governance con i comuni

interessati e con le associazioni di categoria, avente l’obiettivo della rigenerazione di impresa

e della valorizzazione del capitale umano ed imprenditoriale di quei contesti.

TUTELA E VALORIZZAZIONE DELL’AMBIENTE

ACQUE, LA RICCHEZZA DI BERGAMO

La comunità bergamasca trae ragione fondamentale della sua storia e della sua cultura, ed ha

sviluppato una notevole ricchezza imprenditoriale, per la presenza di un sistema idrico

naturale assai generoso ed articolato. La ricchezza d’acqua ha costruito il paesaggio

bergamasco ed è stata ragione fondamentale del suo sviluppo manifatturiero.

Pertanto il percorso di gestione unitaria del sistema idrografico è strategico per ogni pensiero

di futuro. Occorre perciò che l’Autorità d'Ambito Territoriale Ottimale non sia solo un mero

adempimento normativo, ma il luogo di elaborazione e proposta di una visione e cultura

della risorsa idrica come elemento necessario di valore territoriale.

Parimenti, a valle, Uniacque dovrà riuscire in una gestione maggiormente attenta

all’articolazione territoriale ed al dialogo corretto ed efficiente con l’utenza e con le comunità

locali.

ENERGIA, UN SERBATOIO DI VALORE

La Provincia di Bergamo ha coadiuvato oltre 150 amministrazioni comunali nell’adesione al

Patto dei Sindaci per la riduzione dell’emissioni climalteranti. Ne è seguita la redazione di

altrettanti PAES, piani per l’efficentamento energetico dei territori comunali. Tuttavia gran

parte delle azioni contenute in questi piani, soprattutto quelle a maggiore potenziale impatto

di sviluppo economico, e cioè coinvolgenti il settore privato (riqualificazione edifici, smart

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grid,…), non hanno ancora avuto seguito, stante la difficoltà di ogni singola amministrazione

ad innescare iniziative di riqualificazione complesse, oltretutto in assenza di risorse.

La provincia svolgerà un ruolo decisivo per innescare queste operazioni, definendo delle

buone pratiche, convenzionandosi con operatori economici e finanziari (credito,

assicurazione, Esco) e divenendo garante dei singoli percorsi comunali. Si tratta di avviare,

tramite la leva del risparmio energetico, un generale processo di rigenerazione dei tessuti

urbani, che, oltretutto, può essere ben coordinato alla dimensione urbanistica, vista la

competenza della provincia sui singoli PGT.

L’ARIA, UN VALORE IRRINUNCIABILE

Sono ormai abituali, nel periodo invernale, i superamenti delle soglie di inquinanti nell'aria

nella parte più abitata del territorio. I dati diffusi dall'ARPA e dall'Agenzia Europea per

l'Ambiente confermano la criticità della qualità dell'aria a Bergamo e provincia e la necessità

di interventi urgenti e concreti. Occorre affrontare la questione alla giusta scala territoriale e

puntare decisamente sul potenziamento dei trasporti pubblici: primo fra tutti il treno e il

progetto di potenziamento della tratta Ponte San Pietro – Albano Sant'Alessandro, che deve

divenire una linea metropolitana efficiente. Ed impostando già oggi, anche grazie alle

competenze urbanistiche della provincia, la città del domani, attenta alle prestazioni

energetiche degli edifici e alle forme di mobilità dolce nel tessuto urbano e nei quartieri che

dovranno essere a basse emissioni; città fossil free che, nello spirito del Patto dei Sindaci,

svolgano il proprio importante ruolo a sostegno del cambiamento degli stili di vita,

recuperando spazi di relazione e di coesione sociale.

RIFIUTI, INDICATORI DELLA NOSTRA QUALITÀ CIVILE

La sfida è quella di reimpostare il sistema di produzione e le nostre abitudini quotidiane al

fine di prevenire la produzione di rifiuti e imballaggi, prima ancora che puntare sulle

comunque ovvie e corrette strade del riuso, del recupero e del riciclo. Per quanto riguarda gli

inceneritori, gli impianti in provincia di Bergamo sono in grado di far fronte, già oggi, alle

necessità; occorre invece puntare sulla riqualificazione degli impianti esistenti, introducendo

le tecnologie innovative in corso di sperimentazione nei paesi più avanzati, e pianificare con

maggiore oculatezza l'intero ciclo dei rifiuti; il piano provinciale bergamasco, vista la crisi

economica in atto, richiede oggi una approfondita rivisitazione. Fondamentale l'attenzione

alle regole ed ai controlli: per quanto riguarda il ciclo illegale dei rifiuti Bergamo è la seconda

provincia lombarda, in una Lombardia che a sua volta è la quarta regione in Italia per

intensità di questo fenomeno.

CAVE, BASTA FERITE INUTILI AL PAESAGGIO ED ALL’AMBIENTE

Piano cave della Provincia di Bergamo: Occorre ripartire, garantendo ovviamente l’operatività

del settore, ma definendo subito delle regole chiare di coordinamento dell’attività con i

territori ove insistono, dimensionando le scelte alle reali necessità del mercato. E’ da rivedere

anche la legge regionale in materia, con maggior coinvolgimento delle comunità ed enti

locali, garanzie e tempi certi per il recupero naturalistico degli ambiti escavati.

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VIABILITÀ E TRASPORTI

PER UN SISTEMA INTEGRATO DI MOBILITÀ

La competenza sulla viabilità è una delle più antiche della Provincia. La provincia deve

occuparsi delle strade sovraccomunali, progettarle, costruirle e mantenerle. Dalla maggiore o

minore qualità delle strade provinciali passa l’efficienza dell’economia bergamasca,

l’immagine del territorio, la sicurezza che va garantita ai cittadini.

A fronte di ciò la provincia ha formato nei decenni competenze di alta professionalità.

Tuttavia la crisi del nostro modello economico richiede un ripensamento dell’approccio

tradizionale. Non tutto può essere risolto con le grandi opere, anzi queste, spesso, oltre a

consumare suolo e costare molto come investimento, generano poi esternalità negative e

costi elevati anche in fase di manutenzione.

Ora che la trasformazione del territorio è in fase di fermo generalizzato, appare centrale la

possibilità di integrare le nuove opportunità di infomobilità all’interno di un sistema

provinciale che correli, con le tecnologie tipiche di una smart land, il controllo e la

fluidificazione della mobilità privata con il trasporto pubblico, anche mediante forme di

sussidiarietà pubblica del trasporto privato.

Vi è oggi un’importante occasione connessa alla realizzazione, ormai avviata, dell’Agenzia per

il trasporto pubblico locale, cui partecipano Provincia, Comune e Regione, che sarà chiamata

a progettare e governare il trasporto pubblico per l’intero bacino provinciale. Stante la

continua riduzione dei fondi trasferiti per tali servizi, occorre un indirizzo politico deciso verso

l’innovazione e l’integrazione dei sistemi di trasporto, per evitare la riduzione delle tratte e la

selezione dei servizi.

L’opportunità di avviare ora una progettazione territoriale per appaltare un servizio del valore

di centinaia di milioni di euro è certo da cogliere per ripensare interamente il tema del

trasporto integrandolo con le nuove modalità oggi disponibili, car sharing, car pooling,

telecontrollo e anche con una decisa integrazione con la rete della mobilità dolce (piste

ciclabili), per la quale la provincia ha un proprio piano da coordinarsi con i PGT di tutti i

comuni.

Occorre prendere atto come la crisi stia innescando effetti nuovi anche sulle abitudini della

mobilità privata, potendo favorire lo spostamento di molti utenti dal costoso uso individuale

dell’automezzo privato o verso un trasporto pubblico rinnovato o verso forme di integrazione

del mezzo privato con la rete provinciale. All’interno di questo tema, fra l’altro, ben si colloca

la riqualificazione metropolitana del servizio ferroviario nella tratta PS Pietro – Montello.

Ma oltre all’importanza del nodo centrale di Bergamo è il complesso del territorio, anche

nelle sue aree più svantaggiate perché meno accessibili, quali i territori montani, che può

trarre giovamento dalla costruzione di un sistema territoriale di infomobilità.

Ragionare attorno al tema della mobilità significa fare i conti anche con quei disagi che

alimentano gli alti tassi di mortalità scolastica ancora presenti nelle nostre valli. Il tempo che

un ragazzo può dedicare alla formazione e allo studio dipende anche dall’ora in cui si alza per

andare a scuola e dall’ora in cui riesce a tornare a casa. La mobilità è quindi un tema

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strettamente legato all’idea di innovazione e di giustizia sociale, e questi saranno i riferimenti

valoriali sui quali costruire una nuova progettualità territoriale per il prossimo decennio.

EDILIZIA SCOLASTICA E FORMAZIONE

SCUOLE E COMUNITÀ, SCUOLE COME CUORE DELLA VITA URBANA

La settorializzazione della politica scolastica ha prodotto danni evidenti.

Nel territorio provinciale dove la carenza o inadeguatezza di strutture è talvolta drammatica, i

pochi interventi fatti sono sempre stati orientati alla sola, peraltro parziale, soluzione

dell’urgenza, senza mai poter valutare pienamente che gli edifici scolastici non sono meri

contenitori funzionali, ma luoghi particolari, centri attivi di comunità, riferimenti per gli

studenti ed i loro genitori, e promuovono attorno ad essi un uso intensivo dello spazio.

Progettare o ristrutturare una scuola, od anche solo farle manutenzione, significa scegliere se

dare o meno valore alla comunità ove è inserita, e questo lo si può fare promuovendo la

partecipazione alle scelte, disegnando lo spazio pubblico esterno ed il suo rapporto con

l’interno, costruendo un rapporto tra nuovi spazi e Piani di Offerta Formativa, affinché le

scuole non siano dei segmenti settoriali del sapere, ma centri riconoscibili della formazione

culturale del territorio. Occorre superare la segmentazione delle competenze e considerare

che gli spazi scolastici debbono essere fruiti in modo plurimo ed intensivo dalla comunità ed

essere quindi coordinati con il tessuto urbano d’intorno (ad esempio coordinando ad essi la

rete degli accessi ciclabili ed il sistema delle aree verdi) in modo che non risultino dei meri

recinti.

L’integrazione degli usi e degli spazi, che passa necessariamente per la paziente tessitura di

accordi con le dirigenze scolastiche e con le amministrazioni coinvolte, è un dato

fondamentale dell’economia della condivisione (share economy) che oltre a generare

comunità, mediante la valorizzazione delle relazioni locali, produce anche risparmi

riconoscibili.

Poiché il tema dell’edilizia scolastica è stato posto al centro dell’azione del governo, , la

provincia potrà farsi promotrice di una decisa attività di supporto agli enti locali, in primis per

la ricerca delle risorse necessarie, ma anche perché gli interventi divengano occasione di

rinnovamento dell’identità locale e di valorizzazione della comunità.

ASSISTENZA AGLI ENTI LOCALI

SPINGERE L’ACCELERATORE SULLA STRADA DELL’INFORMATIZZAZIONE

Lo sviluppo dei servizi ai cittadini passa sicuramente da una informatizzazione sempre più

spinta. La realtà della Provincia di Bergamo, con numerosi Comuni spesso di piccole

dimensioni e capacità limitate in termini di risorse per la realizzazione di sistemi informativi

adeguati richiede un intervento centrale di supporto e sviluppo. La Provincia può svolgere

questo ruolo garantendo efficacia ed efficienza delle soluzioni, un notevole risparmio rispetto

ad interventi parcellizzati e separati, una standardizzazione ad un livello proceduralmente e

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tecnologicamente più alto rispetto ad un processo lasciato alla spontaneità e al

particolarismo. Gli assi di questa azione possono riguardare la fornitura di servizi centralizzati

per i Comuni quali ad esempio la conservazione sostitutiva, il supporto e i servizi per

garantire la continuità operativa anche di fronte a guasti, la spinta all’uso di software open

source per produrre nel tempo notevoli risparmi per i bilanci comunali.

LA PROVINCIA COME CENTRALE DI COMMITTENZA E ASSISTENZA LEGALE PER I COMUNI

La Legge assegna alla Provincia la possibilità di svolgere funzione di centrale unica di

committenza. E’ una scelta che intendo perseguire rispetto ai beni, ai servizi e alle forniture

che i Comuni riterranno produttivo ed efficace appaltare su scala provinciale. Al tempo stesso

intendo implementare l’assistenza legale da parte della Provincia ai Comuni medi e piccoli.

LA LEGALITÀ COME RETE DI BUONE PRATICHE

E’ inutile fingere che da noi non sia penetrata la criminalità organizzata. I capitali sporchi

stanno occupando il credito, le attività commerciali e produttive, oltre a minare il tessuto di

convivenza.

Tuttavia a fronte di ciò la risposta sembra ancora essere solo quella, parziale, della redazione

di strumenti amministrativi di controllo e non quella di promozione di buone pratiche.

L’economia criminale si sconfigge invece promuovendo lo sviluppo e valorizzando le pratiche

migliori. Compito della provincia è dunque soprattutto la codifica e la diffusione di una

rinnovata cultura amministrativa che sappia rendere efficiente il nostro sistema istituzionale,

facendolo uscire dal mero controllo di forma verso il raggiungimento di obiettivi di sviluppo.

E’ solo con la diffusione di una cultura della trasparenza e con la promozione delle pratiche

migliori già oggi diffuse nel territorio che possiamo raggiungere quell’integrazione ed

efficienza istituzionale che meglio di altre diviene capace di un’azione di presidio territoriale e

di contrasto all’economia criminale.

PROMOZIONE DELLE PARI OPPORTUNITA’

La legge Delrio affida alle nuove Province la seguente funzione: “controllo dei fenomeni

discriminatori in ambito occupazionale e promozione delle pari opportunità sul territorio

provinciale”. Poca roba? Io non credo, anzi. La parità di genere in politica e nelle politiche è

un obiettivo che non va declamato, bensì praticato. In Provincia esiste una “consigliera di

parità” che svolge bene il suo lavoro ed esisteva una commissione “pari opportunità” fatta dai

consiglieri provinciali con il compito di promuovere le pari opportunità attraverso iniziative

che valorizzano le differenze ai sensi della legge 125 del 10 aprile 1991.

La mia proposta è quella di rafforzare il ruolo della consigliera di parità attraverso la

collaborazione con le donne che svolgono funzioni di Sindaco, assessore e consigliere. Quel

coordinamento, che dovrà saper relazionarsi con le associazioni che lavorano in tal senso

oltre che con le consigliere regionali e le parlamentari bergamasche, sarà per me un punto di

riferimento con il quale confrontarmi sulle principali scelte amministrative, in particolare

quelle che riguardano le politiche attive per il lavoro.

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3. I MACROTERRITORI

LE FRAGILITÀ E LE OPPORTUNITÀ DELLA MONTAGNA BERGAMASCA

L'assenza dell'area montana fra le zone interessate ad una maggior dinamica trasformativa

degli ultimi decenni non è certamente indice di una condizione di stabilità del rapporto

uomo-ambiente in questi territori. Al contrario, costituisce segnale di una incapacità

complessiva ad aggiornare questo dialogo alle modalità dell'abitare contemporaneo.

Le rilevanti trasformazioni economiche e territoriali del dopoguerra si sono manifestate nei

territori della montagna bergamasca in un quadro in cui il numero elevato delle comunità

costituiva il segnale di una "capillare" presenza dell'uomo, e di un suo presidio attivo

nell'utilizzo articolato delle differenti caratteristiche del territorio montano. Le differenze

geomorfologiche costituivano occasioni per una pluralità degli usi. La montagna era perciò

risorsa ad elevata complessità, in cui l'utilizzo agro-silvo-pastorale coesisteva, fin da tempi

remoti, con una presenza marcata di attività di tipo industriale, sia tessili che di lavorazione

dei metalli, manifatture del cuoio e lavorazione del legno, produzione della carta, ma anche

estrattive.

Lo sviluppo degli ultimi decenni, avendo operato trasformazioni delle attività e dei modelli di

vita non più strettamente relazionate alle specificità del territorio, pur producendo benessere

ha contribuito ad una perdita di riconoscibilità di quelle differenze, prima considerate come

risorse, e, quindi, ad una riduzione della capacità complessiva dell'uomo di rapportarsi al suo

ambiente, e conseguentemente, di trarne vantaggio attraverso la sua "cura".

Ciò è avvenuto anche per l'oggettiva difficoltà delle forme tradizionali dell'abitare la

montagna a mantenere la competizione con gli altri territori in cui la diffusione del modello

di vita urbano avveniva con più facilità.

Questa fragilità è riconoscibile anche valutando le condizioni attuali d'uso dell'intero

territorio montano. In generale la situazione idrogeologica della montagna bergamasca

indica la presenza diffusa di fenomeni di dissesto in atto o potenziale.

Si nota poi con chiarezza il fenomeno dell'aumento delle superfici boscata. Tuttavia la risorsa

forestale rivela nel nostro territorio un uso discontinuo quasi occasionale, senza che siano

avviati estesi progetti di riassetto fondiario finalizzati alla promozione di una filiera del legno

moderna.

L'abbandono delle aree montane, molto evidente per certe zone e per certe attività, non ha

impedito comunque di mantenere tuttora un quadro di attività ancora sufficientemente

articolato. Si può allora ancora riconoscere la specialità di tali zone nella loro molteplicità,

cioè nell'elevata articolazione delle loro peculiarità e dei modi attraverso i quali queste sono

esperite.

L'attenzione alla molteplicità delle qualità del territorio montano è la strategia con cui

affrontare le sue problematiche. Certamente è la più impegnativa, perché propone un quadro

differenziato di interventi miranti alla salvaguardia delle caratteristiche del territorio, ed alla

valorizzazione del significato della articolata compresenza di tante comunità locali.

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UNA PROVINCIA LEGGERA PER UNA POLITICA FORTE 13

Ritengo che, a lato delle iniziative orientate al settore secondario ed al settore turistico,

occorra ipotizzare anche una decisa valorizzazione del settore primario, sia come garanzia

della "cura" del paesaggio montano, e quindi dell’ambiente non solo locale, ma anche come

fattore di integrazione economica per le popolazioni locali. In questo senso sono da

perseguirsi esperienze come i contratti di paesaggio che, assegnando agli operatori locali

obiettivi ambientali, permettono lo svilupparsi delle loro attività economiche, perché

supportate e guidate, anziché costrette entro percorsi autorizzatori complessi e spesso

defatiganti.

Il tema della montagna è ormai comunque riconosciuto a livello mondiale come dotato di

una chiara rilevanza per la tutela della biodiversità e dunque di una specificità che richiede

orientamenti e strategie specifiche analoghe, anche in territori fra loro molto distanti, per

poter portare o mantenere le popolazioni ed i luoghi ad un livello di qualità adeguato alle

potenzialità dell’ambiente.

Si ricordano ad esempio la Carta mondiale delle popolazioni di montagna– 2000, la

Piattaforma di Bishkek per le montagne -2002. si richiama tuttavia come anche a livello alpino

vi siano iniziative sovrannazionali per la valorizzazione dei temi connessi alla montagna.

ATTIVARE LA CITTÀ METROPOLITANA DORMIENTE

Dopo le amministrative del 25 maggio a Bergamo è stato sottoscritto tra trentun sindaci

dell’hinterland, oltre al sindaco del capoluogo, un documento per promuovere lo sviluppo

dell’area metropolitana di Bergamo. Le adesioni sono rappresentative di un territorio di oltre

330.000 abitanti.

Il documento, ponendosi l’obiettivo di attivare la città metropolitana dormiente considera

come Bergamo sia oggi anche fisicamente unita con circa 40 comuni a formare una grande

città priva di governo. La costruzione di un livello istituzionale corrispondente a questa

dimensione è necessaria, ma dipende da riforme nazionali e dunque non è praticabile a

breve.

Sono comunque immediati ed urgenti i problemi che questa incoerenza istituzionale

comporta, è perciò necessario attivare subito un percorso di coordinamento efficace che non

ricada negli errori dei tentativi precedenti.

Il giusto percorso, da avviare subito, è allora la costruzione di un quadro partecipato di

accordi basati su un principio di convenienza reciproca, dove Bergamo assuma il ruolo di

ente propositivo e di servizio, coadiuvato dalla Provincia, capace di proporre un’agenda delle

iniziative di utilità comune, da adottarsi secondo priorità condivise, ma anche ad assetto

variabile e quindi con modi fortemente operativi.

Il documento dei 32 sindaci si articola su 6 strategie portanti, riguardanti la mobilità, i servizi,

il fare impresa, le aree verdi, il welfare e la gestione ambientale, ed evidenzia due risorse

territoriali che la città si impegna a considerare come parte del territorio vasto: città alta ed il

nodo aeroporto-stazione.

Le sei strategie portanti di quel documento sono ben sovrapponibili alle iniziative strategiche

che si propongono per l’intera dimensione territoriale. In più contengono indicazioni per

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UNA PROVINCIA LEGGERA PER UNA POLITICA FORTE 14

l’elaborazione di un coordinamento istituzionale sul sistema dei servizi e per un nuovo

welfare metropolitano, quali prodromi di nuove unioni comunali, che potranno certo fungere

da buone pratiche di riferimento anche per il resto del territorio provinciale.

LA PIANURA BERGAMASCA

La pianura bergamasca, anche in riferimento al nuovo quadro infrastrutturale, si appresta a

cambiare di ruolo nel panorama territoriale regionale.

Se la trasformazione avviene a discapito della qualità del paesaggio, cioè se si rivela incapace

di produrre un nuovo paesaggio congruente con le sue caratteristiche fondamentali, essa

non sarà portatrice di identità ma produrrà solo consumo di suolo prezioso, sradicamento

delle condizioni dell’abitare e della qualità delle relazioni tra gli uomini.

Il previsto cambiamento di ruolo non è dunque automaticamente un cambiamento positivo.

Può essere un’occasione importante di miglioramento della qualità di questi luoghi solo se

sarà in grado di rinnovarne fortemente l’identità.

Perché ciò accada occorre che le differenti comunità locali interessate si sforzino di

convergere verso alcuni obiettivi generali, ed esprimere una visione di territorio condivisa nei

suoi tratti fondamentali.

La nuova centralità della pianura dipende infatti da scelte infrastrutturali per lo più decise

altrove, rispetto alle quali il ruolo delle comunità locale è più nel “come” piuttosto che nel

“se”. Ciò nondimeno il come è assai decisivo: se la nuova vicinanza con Milano, dovuta alla

maggior frequenza dei treni ed alla nuova autostrada, non si accompagna con un

coordinamento delle trasformazioni territoriali, la pianura bergamasca rischia di diventare

elemento marginale nella periferia orientale della regione milanese, perdendo identità e

valori anziché rafforzando il proprio ruolo territoriale.

Viceversa se le trasformazioni infrastrutturali contribuiranno a ridurre la congestione del

sistema della mobilità e si accompagneranno al rafforzamento della qualità dei suoi molti

nuclei urbani, qualità del costruito, dei suoi utilizzi e delle relazioni dei suoi abitanti, il ruolo di

Treviglio, di Caravaggio, di Calcio, di Romano e delle altre città e paesi del loro intorno, nel

più vasto sistema della competizione regionale, può rafforzarsi portando valore aggiunto ai

sistemi urbani ed al territorio in generale.

Perché ciò possa accadere occorre che le trasformazioni urbanistiche principali avvengano

all’interno di un assetto territoriale che ne sostiene la misura e la contempera con la decisa

salvaguardia del sistema delle aree aperte. Ciò significa demandare le attese di

trasformazione principali a quelle parti di territorio che nella nuova geografia degli assetti

infrastrutturali risultano più sollecitate, sapendone però governare il cambiamento ed al

contempo tutelando il resto del territorio. La posizione di privilegio di questi territori

all’interno del sistema delle relazioni internazionali, la loro prossimità con Milano (Brebemi e

stazione ferroviaria), ne fanno luoghi privilegiati che appare decisivo non dissipare con

attività meramente estensive, a basso valore aggiunto ed a scarso interesse relazionale.

Perché gli scenari di trasformazione delineati possano efficacemente contenere il consumo di

suolo non basta confermare alle zone esterne la loro vocazione agricola, occorre capire che

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UNA PROVINCIA LEGGERA PER UNA POLITICA FORTE 15

l’agricoltura locale si trova oggi in una situazione di forte spaesamento. Il modello

dell’agricoltura storica è ora scavalcato da uno scenario che richiede ampie estensioni

aziendali. Si evidenzia ora la necessità di riorientare velocemente i sistemi aziendali verso

orizzonti capaci di contemperare il dato ambientale come un assunto imprescindibile.

La Agenda Operativa del PTCP può allora essere l’occasione per un patto di sviluppo delle

aree agricole, condiviso con i conduttori aziendali, che abbia come riferimento un’importante

azione di valorizzazione di quei territori in ordine alla qualità della produzione agricola (più

legata alla specializzazione, valorizzazione e certificazione che alla sua estensione), alla

possibilità della molteplicità degli usi per attività capaci di integrare il reddito aziendale,

soddisfando al contempo le attese della popolazione urbana anche con attività legate alla

pratica sportiva, alla ricettività, alla vendita dei prodotti tipici, all’educazione ambientale (di

riferimento a tal fine è l’importante esperienza provinciale delle fattorie didattiche).

4. LO STATUTO, CARTA DEI BERGAMASCHI

La Provincia di Bergamo ha già uno statuto, approvato negli anni ’90 a seguito della riforma

dovuta alla L. 142/90. Il nuovo riassetto dovuto alla L 56 ne impone ora il rifacimento.

E’ questa un’occasione importantissima per aiutare il processo di coordinamento dei territori,

definendo già nel testo le prime aggregazioni territoriali che potranno nel tempo dar luogo

alle necessarie Unione dei Comuni e comunque delegando ad esse, in base ad un percorso di

condivisione coi territori, le competenze che queste vorranno assumere direttamente, in

relazione alla propria capacità di autoorganizzazione.

La legge definisce queste aggregazioni “aree omogenee”, e compito della Provincia sarà

definirle, strutturarle e fornire ad esse il sostegno tecnico utile a diventare istituzioni

territoriali che abbiano il fisico per stare al passo e governare i processi sociali ed economici

che ogni giorno impattano sui nostri territori trasformandoli.

Comunità da tempo organizzate al di là degli assetti istituzionali normali, quale ad esempio

quella dell’Isola bergamasca, potranno trovare qui un pieno riconoscimento e rafforzamento.

Ma anche gli ambiti che si riconoscono omogenei per specifiche problematiche territoriali,

quali ad esempio Dalmine-Zingonia, o i territori pedecollinari, potranno cogliere l’occasione

dello statuto per il rafforzamento delle proprie specificità, favorendo così lo strutturarsi di

percorsi di coordinamento amministrativo legati all’identità territoriale.

Particolare attenzione deve essere posta alla particolarità dei territori montani, perché il

pluridecennale prezioso lavoro delle comunità montane, negli anni scorsi riorganizzate

dall’alto non sempre con attenzione ai territori, trovi un assetto stabile capace di valorizzare

la pluralità e ricchezza di quelle esperienze.

Occorre capire che lo statuto sarà la nuova Carta dei bergamaschi. Alla sua stesura intendo

chiamare sia le comunità locali che i soggetti economici e sociali del territorio, in un percorso

di partecipazione e dialogo capace di promuovere un documento non meramente

regolamentare, ma specifico per questo territorio e comunità, che sia anche finalizzato al suo

sviluppo economico e sociale.

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A tal fine ritengo opportuno sviluppare il percorso di redazione dello statuto parallelamente

alla creazione dell’Agenda Operativa del Piano Territoriale di Coordinamento.

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5. TRACCE PER LE PRIME MOSSE

A seguito dei numerosi convegni pubblici di quest’estate, e della fitta serie di incontri con gli

amministratori che sono riuscito ad incontrare dopo la mia candidatura, propongo una prima,

iniziale e parziale, traccia per un rapido agire nel caso abbia la fiducia come Presidente.

Prevede tre direzioni principali di intervento:

A. la valorizzazione della macchina

B. lo statuto e i nuovi organi istituzionali

C. l’agenda strategica del PTCP

Si tratta di strade tra loro intrecciate, l’efficacia dell’una non può prescindere dalla qualità

delle altra.

LA VALORIZZAZIONE DELLA MACCHINA

E’ mia intenzione dare molto valore progettuale alle competenze del personale provinciale,

che, nei livelli direttivi, ritengo depositario di competenze e capacità di ideazione che mi

appaiono sprecate se confinate solo entro il procedimento amministrativo.

Poiché compito della nuova provincia è quello di essere un ente a servizio delle

amministrazioni e delle comunità locali, per svolgere bene tale compito è necessario non

porsi solo nella posizione del controllo di procedura ma saper essere attori della promozione

territoriale.

Il lavoro del Presidente e del Consiglio Provinciale sarà quindi continuamente interfacciato ed

in collaborazione con la funzionalità degli uffici, i cui livelli direttivi saranno parte integrante,

non solo formale, dei processi decisionali, ma anche, più compiutamente, della formazione

della volontà.

LO STATUTO ED I NUOVI ORGANI ISTITUZIONALI

Il percorso di definizione dello statuto, la Carta dei Bergamaschi, dovrà stabilire anche le

funzionalità del Consiglio Provinciale. Il mio obiettivo è il coinvolgimento nel consiglio, quale

Camera dei Bergamaschi, delle rappresentanze delle forze economiche e sociali.

Raggiungere uno statuto che non sia solo un documento rituale ma possa divenire di

riferimento per l’agenda di lavoro degli enti locali, e promuovere un Consiglio che sappia

essere organo di valutazione ed indirizzo autorevole, è possibile solo con il pieno

coinvolgimento dell’assemblea dei sindaci nel processo formativo e con la proposta di

strategie di sviluppo che sappiano porsi al centro del dibattito locale.

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L’AGENDA STRATEGICA DEL PTCP

La centralità della visione progettuale nel governo del territorio è oggi l’unico modo per

promuoverne lo sviluppo e cercare le risorse necessarie all’attuazione degli interventi.

Per questa ragione è mia intenzione attivare subito la costruzione di un’agenda strategica del

Piano Territoriale di Coordinamento, perché la sua necessaria revisione, dovuta per legge,

divenga non tanto un mero adempimento regolamentare ma un’occasione di sviluppo

progettuale del territorio. Per questa ragione, parallelamente alla riorganizzazione del sistema

normativo di Piano, intendo promuovere sia iniziative progettuali di sistema che circoscritte

territorialmente, le quali, con la definizione di procedure di governance specifiche, sappiano

valorizzare i progetti già in atto o in nuce, e portarli ad una maggiore possibilità realizzative e

di reperimento risorse.

INIZIATIVE SISTEMICHE

Le iniziative sistemiche cui ho dedicato la mia attenzione in questi mesi, e che intendo

coordinare nella nuova Agenda Strategica, del PTCP sono:

1. la promozione dei PAES comunali per il reperimento delle risorse europee al fine dello

sviluppo della rigenerazione urbana nei comuni coinvolti, anche mediante la

promozione di uno specifico fondo immobiliare locale;

2. la promozione di Parchi d’impresa nelle aree a maggiore valenza produttiva;

3. Una nuova collaborazione con il consiglio di rappresentanza dei Sindaci della

Provincia di Bergamo per definire un modello di sviluppo dell’intero sistema di

welfare provinciale che coordini gli ambiti del sociale, del socio-sanitario e del

sanitario all’interno di un’unica cabina di regia;

4. il supporto allo sviluppo di progettualità coerenti con l’Agenda Operativa CE 2014-

2020 al fine della ricerca di finanziamenti comunitari;

5. la definizione di obiettivi specifici avanzati per la nuova Agenzia Territoriale per la

Mobilità al fine dello sviluppo coerente del bando, anche in relazione alla ridefinizione

del Piano della Mobilità vigente;

6. lo sviluppo della pianificazione di settore (Cave, Aree agricole Strategiche, Piani

forestali) come occasione di qualificazione e valorizzazione delle filiere coinvolte.

INIZIATIVE TERRITORIALI SPECIFICHE

Le iniziative territoriali in atto o che intendo promuovere come costitutive dell’Agenda

Strategica del PTCP sono:

7. il rilancio del protocollo di sviluppo della Val Seriana;

8. la promozione di una Conferenza delle Orobie per la valorizzazione dei territori e delle

popolazioni di montagna;

9. il sostegno all’accordo di programma per il rilancio turistico e termale di S.Pellegrino

come polo dello sviluppo della Valle Brembana;

10. il sostegno allo sviluppo degli accordi per il governo dell’area metropolitana di

Bergamo;

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11. la partecipazione attiva alla riorganizzazione e promozione del quadrante territoriale

Porta Sud – Aeroporto di Bergamo come driver dello sviluppo territoriale;

12. la promozione del tram-train sulla tratta PS Pietro – Montello;

13. la valorizzazione delle peculiarità del sapere industriale e tecnologico del territorio

dalminese quale atout per il sistema della cultura industriale bergamasca;

14. il supporto delle pratiche sperimentali di integrazione in atto per la riqualificazione

dell’ambito territoriale di Zingonia;

15. la concertazione territoriale per la corretta e rapida attivazione di uno scalo merci

efficace;

16. la riapertura del dialogo e del confronto con i Comuni, le forze sociali e produttive sul

tema del collegamento tra Bergamo e Treviglio;

17. la costruzione di un accordo territoriale fra i comuni coinvolti dal transito della

Brebemi come occasioni di sviluppo qualificato e coordinato.

6. AUSPICIO

Che la fatica di questi tempi difficili ci permetta di ridare ampie opportunità di lavoro alla

nostra comunità, coerenti con la sua voglia di fare; perché si riesca a rimettere a bolla la

prospettiva del nostro cammino.

Matteo Rossi