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Produzione pubblica e burocrazia

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Produzione pubblica eburocrazia

Obiettivi delle prossime due lezioni

• Ruolo dello stato nella produzione di beni privati, come istruzione,energia elettrica e acqua.

• Monopoli naturali.• Trade-off tra produzione diretta del bene privato da parte dello stato

e regolamentazione della produzione privata per impedire abusi delpotere di monopolio.

• Problemi della produzione pubblica di beni privati (inefficienza).

Trade-off tra produzione pubblica e regolamentazione

• Nella teoria neoclassica, i fallimenti del mercato forniscono unagiustificazione per l’intervento pubblico, ma non esattamente per laproduzione pubblica.

• Eppure, ci sono settori in cui la produzione pubblica di beni privati èdominante e altri in cui è molto frequente. Esempi: esercito, sistemascolastico, sistema postale, altri servizi di pubblica utilità come letelecomunicazioni.

• Tali esempi hanno due caratteristiche in comune:1. Monopoli. La concorrenza può non essere possibile ed è facileche si crei un monopolio con conseguente abuso di posizionedominante.2. Complessità dell’interesse pubblico. In determinati settori,l’interesse pubblico ha molte dimensioni, che non possono essereconsiderate nella loro complessità dalle imprese private.

Monopoli

• Il mercato conduce all’efficienza se è di concorrenza perfetta.• Storicamente, è sempre accaduto che una sola impresa abbia

fornito i servizi postali o telefonici: in pratica, tali produzioni sonostate realizzate in regime di monopolio, e senza l’intervento pubblicosi sarebbero realizzati monopoli a danno dei consumatori.

• L’intervento dello stato ha allora preso due forme:a. assunzione del controllo dell’industria, e fornitura diretta deiservizi di pubblica utilità.b. Regolamentazione delle imprese private, per esempiocontrollando i prezzi, per impedire alle imprese di abusare dellaposizione dominante.

Complessità dell’interesse pubblico• In molti casi di produzione pubblica, l’interesse collettivo ha tante

dimensioni. È difficile che un’impresa privata possa considerarletutte – specie se opera in regime di monopolio.

• Esempio: scuola. Non solo istruzione, ma, per esempio, anchetrasmissione di valori (esempio: laicità vs. religione, identitànazionale vs. identità locale, ecc.), garanzia delle pari opportunità,ecc.

• In questi casi, lo stato preferisce solitamente assumere la gestionediretta della produzione, piuttosto che mettere sotto contrattoimprese private.

• Il problema fondamentale della produzione diretta però è che ilsettore pubblico sembra un produttore inefficiente.

Monopolio naturale

• Un motivo comune per l’assenza di concorrenza è l’esistenza direndimenti crescenti di scala: il costo medio di produzionediminuisce all’aumentare della quantità prodotta.

• Esempi: servizi postali, telecomunicazioni, servizi portuali,erogazione di acqua e di energia elettrica.

• In questo caso, l’efficienza economica richiede che il numero diimprese operanti nel settore sia limitato.

• Si parla di monopoli naturali nel caso di industrie in cui i rendimenticrescenti siano così rilevanti da richiedere la presenza di una solaimpresa.

• Esempio dell’acqua: il costo maggiore è rappresentato dalla retedelle tubature. Una volta installate, il costo per la fornitura di acqua aun individuo addizionale è trascurabile. Sarebbe inefficiente averesistemi di tubature parallele per fornire abitazioni diverse.

Concetti economici del monopolio naturale

prezzo

quantità

domanda

costomedio

costo marginale

Nella figura sono rappresentate la curva didomanda e la curva del costo medio per ilmonopolio naturale.

Costo medio di produzione diminuisceall’aumentare della quantità prodotta.

La massima produzione sostenibile (incorrispondenza della quale l’impresa ottieneun profitto, o almeno non riporta unaperdita), si ha in corrispondenza di Q1 – checorrisponde all’intersezione della curva didomanda con la curva del costo medio.

Il prezzo che l’impresa deve praticare pernon andare in perdita è P1.

Q1

L’efficienza però richiede che il prezzo siauguale al costo marginale, cioè P0.

P1

In presenza di costo medio decrescente, ilcosto marginale è inferiore al costo medio.

Il prezzo “di efficienza” P0 farebbeandare in perdita l’impresa.

P0

Q0

In corrispondenza diquesto punto il

monopolistaconsegue l’equilibrio

tra costi e ricavi

In corrispondenza di questo punto ilmonopolista andrebbe in perdita

(perché il costo marginale = prezzo èinferiore al costo medio)

Concetti economici del monopolio naturale

Una raccomandazione comunementeavanzata in queste situazioni è che lo statoconceda un sussidio all’impresa, e gliimponga di fissare un prezzo uguale al costomarginale.

L’impresa abbassa il prezzo da P1 a P0 e lostato gli concede un sussidio pari a P0P1.

Problemi:

1) Informazione: lo stato può nonconoscere l’ammontare esatto delsussidio necessario.

2) Costi: il reperimento delle risorsenecessarie per finanziare il sussidiocomporta dei costi, soprattutto in terminidi distorsione dei comportamentiindividuali.

3) Equità: è giusto che il contribuentegenerico paghi per sussidiare un beneprivato consumato solo da una partedella popolazione?

prezzo

quantità

domanda

costomedio

Q1

P1

P0

Q0

Concetti economici del monopolio naturale

prezzo

quantità

costomedio

Q1

P1

P0

Q0

Nella pratica, la maggior parte dei governi hausato vari mezzi per indurre le impresemonopoliste naturali a comportarsi meglio dasole, senza rilevarne la produzione.

In linea di massima, si è imposto ai monopolinaturali a gestione pubblica di operare incorrispondenza del punto di intersezione I trala curva di domanda e quella del costomedio, che dà luogo alla produzione Q1.

I

Questo è il punto di profitto nullo: è ilpunto in cui i monopoli naturali possonooperare come se vi fosse concorrenzapotenziale effettiva, che consenta cioè lapossibilità di nuovi ingressi sul mercato.

Se infatti in tali condizioni l’impresamonopolista praticasse un prezzo più alto,una nuova impresa potrebbe sempre entrarenel mercato producendo al prezzo P0 grazieai sussidi.

Punto diprofitto nullo

Tuttavia, queste considerazioni nonvalgono se ci sono costi irrecuperabili.

Concetti economici del monopolio naturale

In realtà, sappiamo che il monopolista tende aoffrire una quantità ancora più bassa – quella incorrispondenza della quale il costo marginaleeguaglia il ricavo marginale - a un prezzoancora più alto – quello che i consumatori sonodisposti a pagare in corrispondenza di talequantità più bassa, cioè quando il bene èparticolarmente scarso.

In corrispondenza di tali quantità, il monopolistaconsegue un profitto unitario dato dalladifferenza tra il prezzo praticato, P*, e il costomedio, che in Q* è pari a C.

Nel grafico, il profitto unitario del monopolista èdato dal rettangolo viola P*ABC.

prezzo

quantità

costomedio

Q1

P1

P0

Q0

Curva delricavo

marginale

Q*

P*A

BC

P*ABC = Profitto unitario = differenzatra prezzo e costo medio

O

L’effetto dei costi irrecuperabili• I costi irrecuperabili (sunk costs) sono costi che un’impresa che

esce dal mercato non può recuperare. Esempi: spese per ricerca esviluppo non sono recuperabili. Spese per un edificio o un aereoche possono essere rivenduti senza costi aggiuntivi sonorecuperabili.

• I costi irrecuperabili creano asimmetrie tra le imprese che sono giàsul mercato e quelle che vorrebbero entrare.

• Nel decidere se entrare o no in un mercato, un’impresa non guardaal livello corrente dei profitti e dei prezzi, bensì al livello che profitti eprezzi raggiungeranno dopo il suo ingresso.

• Anche se l’attuale prezzo è considerevolmente superiore al costomedio (e quindi i profitti sono elevati), un concorrente potenziale puòimmaginare che l’impresa presente sul mercato reagirà al suoingresso abbassando il prezzo.

• Al nuovo prezzo, più basso, l’ingresso sul mercato potrebbenon essere conveniente.

• Inoltre, il potenziale concorrente avrà il timore di non riuscire arecuperare tutti i costi in caso di “sconfitta”.

L’effetto dei costi irrecuperabili

I costi irrecuperabili funzionano quindi dabarriera all’entrata e conferiscono all’impresagià impiantata un grado di poteremonopolistico che altrimenti non potrebbeesercitare.

Poiché tutti i monopoli naturali implicanol’esistenza di rilevanti costi non recuperabili, lostato non può semplicemente fare affidamentosulla minaccia della concorrenza potenziale.

Il monopolista che NON teme il pericolo dinuovi ingressi fisserà il prezzo a un livello taleda massimizzare i suoi profitti, corrispondenteal punto in cui il ricavo aggiuntivo derivantedalla vendita di 1 unità addizionale del bene(ricavo marginale, retta blu) è uguale al costomarginale di produzione.

prezzo

quantità

costomedio

Q1

P1

P0

Q0

ricavomarginale

Q*

P*A

BC

P*ABC = Profitto unitario = differenzatra prezzo e costo medio

Monopoli naturali a produzione multipla

• Se il monopolio naturale produce vari beni anziché uno solo, siaprono nuove questioni.

• Perché l’impresa vada in pareggio è necessario che i prezzi siano inmedia superiori al costo marginale. Tuttavia:1. il rapporto tra prezzi e costo marginale deve essere lo stesso pertutti i beni?2. Oppure, prezzi maggiori per alcuni servizi dovrebbero essereusati per sussidiare la produzione di altri servizi?

• Esempio: l’amministrazione postale impone tariffe uniformi per tuttala corrispondenza sebbene il costo marginale di una letteraindirizzata in un paesino di montagna sia superiore di quello di unalettera da consegnare in una grande città.

• Se si vuole che il servizio postale funzioni in pareggio, è necessarioun sussidio incrociato, che va da un utente a un altro utente.

Sussidi incrociati

• La questione è politica: l’istituzione di sussidi incrociati favoriscedeterminati gruppi di consumatori e penalizza altri.

• Quando le decisioni sui prezzi sono prese in sede politica, ognigruppo tenterà di convincere le autorità responsabili a diminuire iprezzi che deve pagare, aumentando così implicitamente i prezzipagati da qualcun altro.

• L’analisi delle decisioni sui prezzi implica come sempreconsiderazioni di efficienza e di equità.

• E la scelta finale come sempre dipende dalla FBS – o dal sistema divalori – del policy maker.

Sussidi incrociati

Il problema è ulteriormente complicato dalla diversaelasticità della domanda dei vari beni ai rispettiviprezzi.

Se l’impresa pubblica fissasse, per tutte le merci cheproduce, un prezzo superiore per la stessapercentuale rispetto al costo marginale – conl’obiettivo di sussidiare determinate produzioni - ilconsumo dei beni con domanda elastica siridurrebbe rispetto al consumo dei beni condomanda inelastica.

prezzo

quantità

costo marginale

Q1

prezzo

quantità

costo marginale

Q1

P1P2

P1P2

Q2

Q2

attenzione: P1P2 ha lastessa grandezza in

entrambi i grafici

Abbiamo visto che, se un monopolio naturale vuoleoperare in pareggio (in assenza di sussidi statali),fisserà il prezzo a un livello superiore al costomarginale (cioè pari al costo medio, che in monopolioè > del costo marginale).

prezzo

quantità

costo marginale

Q1

prezzo

quantità

costo marginale

Q1

P1P2

P1P2

Q2

Q2

attenzione: P1P2 ha lastessa grandezza in

entrambi i grafici

Gli svantaggi si concentrerebbero sui consumatori chesi rivolgono maggiormente ai beni con domandainelastica.

Si può dimostrare che, in determinate circostanze, èdesiderabile fissare prezzi tali che la % diriduzione del consumo (rispetto al livello che siavrebbe se il prezzo fosse = al costo marginale)sia la stessa per tutti i beni.

Se questo è l’obiettivo dell’impresa pubblica, si dovràaumentare, rispetto al costo marginale,maggiormente il prezzo dei prodotti la cuidomanda è inelastica rispetto a quello dei prodotticon domanda elastica.

Regolamentazione vs. sussidi

Quando c’è un monopolio naturale con costinon recuperabili, il rischio che l’impresamonopolista approfitti della sua posizione èmolto alto.

1) Subentrare all’impresa privata nellaproduzione del bene. C’è il problemadell’inefficienza.

2) Lasciare la produzione al settore privato,ma regolamentare i prezzi.

3) Usare i sussidi per incoraggiare l’impresaa fornire i servizi la cui produzione per unprivato potrebbe non essere profittevole, mache sono di pubblica utilità.

Per rimediare alla situazione, lo stato può:

1) Politica più coerente ed efficiente.

2) Stima più chiara dei costi associati a undato obiettivo.

1) Politica più coerente ed efficiente.

2) Stima più chiara dei costi associati a undato obiettivo.

3) L’impresa privata, anche se regolamentata,ha maggiori incentivi all’efficienza.

4) Oppure può ricorrere a unacombinazione di regolamentazione esussidi, che potrebbe avere i vantaggi:

Regolamentazione vs. sussidi

• I sostenitori di una combinazione di regolamentazione e sussidiritengono che tale soluzione avrebbe i seguenti vantaggi:1. Politica più coerente ed efficiente. Esempio: localizzazionedelle imprese nelle aree depresse. Anziché imporre semplicementealle imprese pubbliche di spostarsi, si può introdurre un sussidio dicarattere generale di cui si avvantaggiano le imprese per le quali iltrasferimento nelle aree depresse avrebbe un costo minore.2. Stima più chiara dei costi. Esempio: nel caso dell’inquinamento,è molto più difficile misurare i benefici della sua riduzione.L’introduzione di un sussidio impone di quantificarli.3. Molti autori ritengono che l’impresa privata, anche seregolamentata abbia maggiori stimoli all’efficienza.

Fonti di inefficienza del settore pubblico

• Alcuni economisti sostengono che, data l’inefficienza che spessocontraddistingue il settore pubblico, sarebbe comunque megliolasciare i monopoli privati liberi di agire indisturbati. Tali autoritendono a sottostimare i danni sociali degli abusi di posizionedominante.

• Sono state individuate tre principali fonti di inefficienza del settorepubblico rispetto al settore privato:1. Differenze organizzative2. Differenze nei comportamenti individuali3. Procedure burocratiche e avversione al rischio

Fonti di inefficienza del settore pubblico1) Incentivi organizzativi. Poiché le organizzazioni pubbliche non hannol’obiettivo di massimizzare i profitti, ci sono scarsi obiettivi a massimizzare laproduttività.

Nelle organizzazioni pubbliche il vincolo di bilancio spesso è soffice: nonesiste il rischio di fallimento, le perdite vengono ripianate dal settorepubblico e quindi non ci si preoccupa di eventuali perdite.

2) Restrizioni nelle politiche del personale. Le imprese private assumonochi vogliono e pagano gli stipendi che ritengono più adeguati. Se qualcunoviene pagato più di ciò che vale, i proprietari subiscono un danno.

Nel pubblico impiego, vi sono regole di assunzione molto rigide, neltentativo di garantire che vengano assunte e promosse le persone piùqualificate. Esempio: “fallimento” dei concorsi pubblici in Italia.

Una delle conseguenze di tale rigidità è la difficoltà di licenziare undipendente inadempiente, che indebolisce gli incentivi per i dipendenti.

Inoltre, per lo stato è difficile entrare in competizione con le imprese privateper assicurarsi i migliori cervelli.

3) Restrizioni nelle politiche degli acquisti. Anche in questo caso vi sonograndi rigidità, che portano il settore pubblico a pagare di più gli acquisti.

Differenze negliincentivi organizzativi:

Differenze nei comportamenti individuali

• Le differenze organizzative influenzano i comportamenti individuali.Poiché i dipendenti pubblici non possono essere licenziati, népremiati per i buoni risultati, manca un adeguato sistema diincentivi.

• È stato osservato che gli incentivi dei burocrati sono spesso dinatura non “direttamente” economica. Per esempio, sono legati alpotere e il prestigio di essere parte di un’organizzazione piùgrande e potente di un’impresa privata.

• Uno degli obiettivi dei burocrati è la massimizzazione delledimensioni del proprio ente, per aumentare il proprio potere.

• Un freno a tale comportamento è dato dalla concorrenza tra leburocrazie.

• Problema principale-agente, che nelle grandi organizzazioni non èmai pienamente risolto.

Procedure burocratiche e avversione al rischio1) Nel lungo periodo, l’avanzamento di carriera dei burocrati dipende dairisultati osservati.

Il burocrate generalmente teme che vengano notati più i suoi errori che isuccessi. Per questo tende a delegare le responsabilità seguendoprocedure burocratiche che garantiscono un maggiore controllo.

Questo processo riduce anche la possibilità di prendersi il merito deisuccessi, ma è empiricamente dimostrato che i burocrati sono inclini adaccettare lo scambio: sono avversi al rischio.

Anche da questo (oltre che da una sana esigenza di trasparenza)derivano le lungaggini burocratiche.

2) I costi collegati allo svolgimento di attività collegate all’avversione alrischio non sono sopportati dai burocrati ma dai cittadini, in generemediante le imposte necessarie per il reclutamento di personaleaggiuntivo.

Altri costi sono sopportati dai cittadini che entrano a diretto contatto con laburocrazia (attese, produzione di documenti, eccetera).

3) Necessità di trasparenza nella gestione dei soldi pubblici. Leprocedure burocratiche massimizzano la trasparenza, minimizzano ladiscrezionalità e riducono le opportunità di corruzione.

Tre ragioni fondamentali perle procedure burocratiche:

Riepilogo delle ragioni dell’inefficienza del settore pubblico

• Differenze organizzative– Mancanza di concorrenza– Vincolo di bilancio soffice– Restrizioni nelle politiche del personale

• Necessità di assumere mediante procedure trasparenti• Difficoltà di licenziare• Impossibilità di pagare retribuzioni di mercato (e di assicurarsi i migliori

cervelli)– Restrizioni nelle politiche degli acquisti

• Differenze nei comportamenti individuali– Mancanza di incentivi e difficoltà di licenziamenti indeboliscono le

motivazioni– Avversione al rischio Rafforzamento delle procedure burocratiche,

che sono costose, direttamente e indirettamente– Problemi principale-agente: in mancanza di incentivi economici o

meritocratici, il burocrate persegue i propri obiettivi

Forme intermedie tra enti pubblici e imprese private

• Nel riepilogo precedente, abbiamo elencato le ragioni per cui gli entipubblici sono generalmente meno efficienti delle imprese private.

• Tali ragioni sono uno degli argomenti usati dai sostenitori delleprivatizzazioni.

• Tuttavia, dei livelli maggiori di efficienza si possono raggiungereanche senza privatizzare, mediante l’istituzione di formeorganizzative intermedie tra gli enti pubblici e le imprese private,quali le società per azioni di proprietà pubblica e varie forme diagenzie pubbliche.

• In Italia, le società per azioni di proprietà pubblica erano un tempomolto diffuse. Oggi, in seguito al processo di privatizzazione, sonoassai ridotte.

• Tra le principali abbiamo le Ferrovie dello Stato, le Poste Italiane, LaRai e, anche se non interamente di proprietà pubblica, l’Enel e l’Eni.

Forme intermedie tra enti pubblici e imprese private

• Negli Stati Uniti, si trovano esempi importanti come il Postal Service,la Tennesse Valley Authority (il più grande produttore di energiaelettrica del paese) e la U.S. Enrichment Corporation (USEC, cheproduce uranio arricchito).

• Queste società per azioni sono di proprietà dello stato, per cuinormalmente il consiglio di amministrazione e il presidente sononominati da autorità politiche (il Presidente degli Stati Uniti, o, inItalia, il Presidente del Consiglio o il Ministro dell’economia).

• Tali cariche sono considerate di natura non politica, con un mandatola cui durata non coincide necessariamente con quella dell’organopolitico che le ha nominate.

Forme intermedie tra enti pubblici e imprese private

• Queste società, come normali imprese private, traggono le loroentrate dalla vendita dei beni e servizi che producono.

• Non sono soggette alla maggior parte delle restrizioni imposte aglienti pubblici. Per esempio, godono di discrezionalità nelladeterminazione delle retribuzioni (basti pensare alla Rai o al fattoche lo stipendio del presidente dell’USEC è più alto di quello delpresidente degli Stati Uniti) e nelle procedure degli acquisti. In largaparte operano come vere e proprie imprese private.

Dagli enti pubblici alle società per azioni

• Generalmente un’impresa pubblica prima di essere privatizzatapassa attraverso la fase intermedia della trasformazione in societàper azioni.

• Sembra che la maggior parte dei guadagni di efficienza avvenga inquesta fase, anche se le ragioni ancora non sono chiare.

• Alcuni autori sostengono che l’eliminazione delle restrizioni vigentinel settore pubblico per la gestione del personale sia tutto ciò cheserve: la trasformazione in società per azioni consente di istituire unadeguato sistema di incentivi.

• Altri sostengono che, senza la motivazione del profitto – che puòderivare solo dalla privatizzazione della proprietà – tali guadagni diefficienza non possono durare a lungo.

Agenzie pubbliche• Le agenzie pubbliche sono “enti pubblici orientati al perseguimento

dei risultati”: sono parte del settore pubblico, ma i loro dirigenti sonoremunerati in base ai risultati raggiunti.

• Nel Regno Unito, il Patent Office è diventato un’agenzia pubblica.• In Italia, la trasformazione ha riguardato l’amministrazione tributaria

statale: nel 2000 le vecchie direzioni generali del Ministero delleFinanze sono state sostituite da quattro nuove agenzie autonome:– Delle entrate– Delle dogane– Del demanio– Del territorio

• In pratica, il Ministero stipula un contratto con le Agenzie, nel qualesono specificate le risorse assegnate e gli obiettivi da raggiungere.

Le imprese pubbliche in Italia

• Nel secondo dopoguerra, in Italia la produzione pubblica erapresente praticamente in tutti i settori industriali. Non solo nelle areedi pubblica utilità (energia elettrica, acqua, gas, servizi telefonici,poste, ferrovie), ma anche nel credito, nelle assicurazioni, nellasiderurgia, nel settore petrolifero, alimentare, chimico, meccanico,eccetera).

• In alcuni di questi settori il peso delle imprese pubbliche eraprevalente. Per esempio, a metà degli anni ottanta le banche diproprietà pubblica raccoglievano il 60% del totale dei depositi deirisparmiatori italiani, e la siderurgia era interamente pubblica.

Le imprese pubbliche in Italia

• Dal punto di vista organizzativo, vi erano varie forme di impresepubbliche:1. Sistema delle partecipazioni statali2. Enti pubblici economici come l’ENEL3. Aziende autonome

Sistema delle partecipazioni statali

• Del sistema delle partecipazioni statali facevano parte impreseaventi la forma di società per azioni, di cui lo stato era azionistaprincipale.

• Le imprese erano raggruppate in tre enti di gestione intestatari deipacchetti azionari:– L’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI, nato nel 1933 come “ente

transitorio” con compiti di salvataggio del sistema bancario e dirisanamento dell’attività manifatturiera, e poi trasformato in entepermanente).

– L’Ente Nazionale Idrocarburi (ENI, costituito nel 1953 con lo scopo dicreare un’industria petrolifera nazionale).

– Ente Partecipazioni e Finanziamenti Industria Manifatturiera (EFIM),costituito nel 1962 per raccogliere le partecipazioni pubbliche in alcuneimprese metalmeccaniche.

Sistema delle partecipazioni statali

• Sostanzialmente, le imprese a partecipazione statale dipendevanodallo stato:1. dal punto di vista della strategia imprenditoriale, visto che eranosottoposte al controllo del Ministero delle Partecipazioni Statali ealle direttive politiche del Governo.2. Dal punto di vista finanziario: ricevevano “fondi di dotazione” dalbilancio statale, ampiamente utilizzati non solo per finanziare gliinvestimenti, ma anche per ripianare le perdite.

Enti pubblici economici

• Enti pubblici dotati di propria personalità giuridica, propriopatrimonio e proprio personale dipendente, il quale è sottoposto alrapporto d'impiego di diritto privato.

• Rimane tuttavia il legame con la Pubblica Amministrazione inquanto gli organi di vertice sono nominati in tutto o in parte daiMinisteri competenti per il settore in cui opera l'ente.

• Ai Ministeri spetta inoltre un potere di indirizzo generale e divigilanza.

• Per questi motivi vengono classificati come “enti pubblicistrumentali” in quanto agiscono secondo gli indirizzi e sotto ilcontrollo di un organo dello Stato per svolgere funzioni ausiliarie.

Aziende autonome, statali e municipali• Nel XIX secolo e fino alla prima guerra mondiale, la gestione

pubblica di attività produttive, in Italia, era effettuata attraverso leaziende autonome.

• Le aziende autonome statali comprendevano le Ferrovie dello Stato,l’Amministrazione delle Poste e Telecomunicazioni, l’Azienda diStato per i Servizi Telefonici, l’Azienda Nazionale Autonoma delleStrade Statali (ANAS) e altre.

• Tali aziende avevano autonomia gestionale di bilancio - anche se ibilanci venivano approvati dal Parlamento e gravavano in largamisura sul bilancio dello stato – ma non avevano personalitàgiuridica ed erano sottoposte alla direzione e vigilanza del ministero.

• Le aziende municipalizzate erano imprese dei comuni per lagestione di servizi industriali e commerciali. Godevano di autonomiaorganizzativa, ma eventuali perdite erano coperte dal bilancio delComune. I principali settori coperti erano i trasporti, la produzione edistribuzione di acqua, gas ed energia elettrica, e la raccolta deirifiuti.

Le privatizzazioni degli anni novanta

• Questo quadro è cambiato profondamente negli anni 90, quandol’Italia ha realizzato uno dei maggiori programmi di privatizzazionedel mondo occidentale. Il fattore scatenante di tale programma fu lasituazione finanziaria disastrosa dei maggiori gruppi pubblici.

• Nel 1992 inizio il processo di trasformazione in società per azioni deigrandi enti pubblici, con il trasferimento della proprietà delle azioni alMinistero del Tesoro.

• Nel 1993-94 cominciarono a essere cedute quote di controllo dialcune delle aziende trasformate in società per azioni. Per esempiofurono cedute le quote di controllo della siderurgia pubblica, delCredito Italiano e della Banca Commerciale Italiana, fu avviata laprivatizzazione dell’Istituto Mobiliare Italiano (IMI) e dell’IstitutoNazionale delle Assicurazioni (INA).

• Negli anni successivi sono stati messi in liquidazione l’IRI e l’EFIM esono state privatizzate, parzialmente o totalmente, alcune societàpubbliche come l’ENI, l’ENEL, il Banco di Roma, la SocietàAutostrade, Finmeccanica.

Le privatizzazioni degli anni novanta

• Anche le aziende autonome statali e municipali sono state per lo piùtrasformate in società per azioni e, in molti casi, privatizzate (peresempio le aziende elettriche dei Comuni di Roma, Milano eTorino).

• Oggi, la presenza pubblica nei settori della siderurgia e del credito,dove un tempo il ruolo dello stato era preponderante, è scomparsa.In altri settori sta scomparendo.

Riepilogo

• Trade-off tra produzione pubblica e regolamentazione• Monopolio naturale• Costi non recuperabili• Monopoli naturali a produzione multipla• Sussidi incrociati• Sussidi vs. regolamentazione• Fonti di inefficienza del settore pubblico

Termini chiave

• Monopolio naturale• Regolamentazione• Rendimenti crescenti di scala• Sussidi all’impresa• Punto di profitto nullo• Costi non recuperabili• Barriere all’ingresso• Sussidi incrociati• Avversione al rischio del burocrate• Incentivi organizzativi• Restrizioni nelle politiche del personale• Problema principale-agente

Esempi di domande d’esame• Si descrivano le cause e le conseguenze del monopolio naturale.

Si individui e si descriva, anche graficamente:a) Il livello di produzione in corrispondenza del quale, in presenza dimonopolio naturale, si ha efficienza.b) il livello in corrispondenza del quale l’impresa monopolista non va inperdita;c) il livello che consente all’impresa monopolista di massimizzare i profitti.Si spieghi in che modo lo Stato può portare la produzione di unmonopolista privato nella posizione di efficienza (suggerimento:sussidi).

• Si discuta:1) il funzionamento dei sussidi volti a eliminare o contenere le conseguenzedei monopoli naturali.2) L’efficacia di un sussidio in caso di presenza di costi irrecuperabili.3) I motivi per cui può essere necessario un sistema di sussidi incrociati.4) Qual è, in teoria, il modo più efficiente di attuare un sussidio incrociato?(suggerimento: stabilire i prezzi in modo tale che la riduzione nel consumodei diversi beni sia identica).

• Si descrivano e discutano (brevemente!) le fonti di inefficienza del settorepubblico.