TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

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OSSERVATORIO INTEGRATO SULL’ARTIGIANATO E LA PICCOLA IMPRESA HTTP://WWW.TRENDMARCHE.IT

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Rapporto sulla piccola impresa nella Regione Marche con focus su Burocrazia e Liberalizzazione

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OSSERVATORIO INTEGRATO SULL’ARTIGIANATO E LA PICCOLA IMPRESA

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Comitato scientifico Trend MarcheLuciano Goffi (UBI - Banca Popolare di Ancona)Ilario Favaretto (Università Carlo Bo di Urbino)Gian Luca Gregori (Università Politecnica delle Marche)

Comitato di redazioneGiorgio Cippitelli (Confartigianato Marche)Silvano Gattari (Cna Marche))

Segreteria organizzativaCONFARTIGIANATO MARCHEVia Fioretti 2/a, Ancona - Tel. 071 2900134e-mail: [email protected] MARCHEVia Totti 4, AnconaTel. 071 286091 - e-mail: [email protected]

Finito di stampare nel mese di giugno 2012presso Agostinelli Grafiche - Falconara M.ma

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1. Osservatorio Congiunturale TRENDMARCHE 51.1. Caratteristiche metodologiche dell’osservatorio congiunturale 6 1.2. L’economia del 2011. Un quadro di contesto 101.3. Le indicazioni di TrendMarche in sintesi 151.4. Le indicazioni dell’Osservatorio congiunturale di TrendMarche. La congiuntura della piccola impresa marchigiana 161.5. Una comparazione settoriale 241.6. Una comparazione tra province e settori 281.7. L’analisi per settore 31 Meccanica 33 Legno-Mobile 33 Pelli e calzature 35 Tessile Abbigliamento 37 Alimentari 39 Servizi alle famiglie e alle persone 41 Trasporti 43 Riparazione veicoli 45 Costruzioni 47

2. FOCUS. Burocrazia e liberalizzazioni 502.1. Introduzione 512.2. Il peso della burocrazia 522.3. L’indagine empirica 57 Bibliografia 63

INDICE

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OSSERVATORIO CONGIUNTURALETRENDMARCHE

Lavoro svolto nell’ambito della collaborazione tra l’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) e il Comitato Regionale Marche della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa

Comitato tecnico-scientifico

Gabriele Di Ferdinando (Centro studi Sistema)Giovanni Dini (Centro studi Sistema)Roberta Palmieri (Istat Marche)Progettazione statistico-metodologica e gestione delle operazioni di campionamento a cura di Ro-berta Palmieri (Istat)Analisi della qualità dei dati a cura di Maurizio Foglia e Marco Carletti (Sixtema spa)Analisi economica dei dati e redazione dei testi di commento a cura di Gabriele Di Ferdinando e Giovanni Dini (Centro studi Sistema)

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1.1. Caratteristiche metodologiche dell’osservatorio congiunturale L’Osservatorio congiunturale nasce da un accordo di collaborazione tra CNA – Comitato Regionale Marche e Istat, normato da apposita convenzione che ha previsto, fra le altre cose, l’istituzione un Comitato scientifico Istat-CNA che sovrintendesse agli aspetti di metodo ed al lavoro di analisi economica, e di un Gruppo di lavoro per lo studio delle soluzioni applicative e la loro realizzazione.Nell’ambito del Comitato scientifico dell’Osservatorio congiunturale1, oltre al lavoro preliminare che ha riguardato la scelta delle variabili da rilevare, la definizione dei settori produttivi d’interesse e degli ambiti territoriali d’indagine, è stato messo a punto un quadro statistico-metodologico teso a garantire la rispondenza dei risultati ottenuti ai requisiti di scientificità ed attendibilità che un’indagine di tale portata esige, quadro in base al quale il Gruppo di lavoro2 dell’Osservatorio ha ideato e messo a punto le specifiche soluzioni qui di seguito brevemente descritte.

Il disegno campionario è stratificato per dimensione d’impresa (numero di addetti) e risultato economico, con allocazione ottima in ambito multivariato all’interno degli strati (algoritmo di Bethel, 1989) simultaneamente per tutti i domini di stima programmati: totale regionale, totale provinciale, totale regionale di settore, totale provinciale di settore. Tale tecnica viene tipicamente utilizzata nella statistica ufficiale per le indagini campionarie sulle imprese in quanto essa consente, appunto, di vincolare la determinazione delle singole numerosità campionarie minime di strato alla variabilità desiderata delle stime per più domini di stima e variabili di studio simultaneamente: la soluzione ottima viene individuata in modo iterativo, per cui ad ogni passo la numerosità campionaria viene aumentata incrementando la funzione obiettivo fino al soddisfacimento di tutti i vincoli.Naturalmente, per fare ciò sono necessarie informazioni sulla variabilità della popolazione negli strati rispetto alle variabili di studio che si utilizzeranno per costruire il sistema dei vincoli: la popolazione sulla base della quale è stato costruito il disegno campionario è Asia Imprese, archivio delle imprese attive che Istat provvede ad aggiornare e che viene di norma utilizzato, sempre in ambito Istat, proprio a questi fini; le variabili di studio presenti in Asia e utilizzate per la risoluzione degli algoritmi di allocazione ottima vincolata sono il fatturato e il numero di addetti. Il campione in quanto tale è un panel dinamico, cioè una volta estratto il set di imprese sulle quali rilevare i dati, tale set viene replicato nel tempo, a meno delle imprese campionate che di trimestre in trimestre “cadono”, e che vengono sostituite con imprese simili dal punto di vista delle variabili strutturali (localizzazione territoriale, settore, numero di addetti, risultato economico, etc). Ciò allo scopo di evidenziare tendenze e al tempo stesso tenere conto della nati-mortalità delle imprese, mantenendo “fresco” il campione. Ogni 3 anni, inoltre, il panel viene ridisegnato in base alle modificazioni strutturali verificatesi nel periodo nella popolazione delle imprese, sempre sulla base delle risultanze di Asia.Come accennato all’inizio, il dominio minimo di validazione delle stime per il campione così ottenuto è quello di provincia e settore; gli altri domini di stima sono: provincia, settore (a livello regionale) e regione; attualmente, il campione conta in totale 3.344 imprese, di cui 965 per la provincia di Ancona, 232 per la provincia di Ascoli, 690 per

1 Fanno parte del Comitato la dott.ssa Roberta Palmieri, in rappresentanza dell’Istat, il dott. Giovanni Dini ed il dott. Gabriele Di Ferdinando in rappresentanza del Centro Studi Sistema della CNA Marche.

2 Fanno parte del Gruppo di lavoro la dott.ssa Roberta Palmieri (coordinatrice) ed il sig. Stefano Moscatelli dell’I-stat Marche, il dott. Maurizio Foglia, il dott. Luca Moscardi ed il sig. Massimo Carletti di Sixtema spa.

Premessa

Strategiedi campionamento

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la provincia di Macerata e 1.457 per la provincia di Pesaro e Urbino.

Una volta ottenute le stime, è naturalmente necessario fornire i dati relativi all’errore campionario, e cioè alla loro affidabilità per i vari domini di stima programmati e per ciascuna delle variabili oggetto d’indagine, affidabilità non solo dal punto di vista del singolo valore trimestrale, ma del complesso della serie storica dei valori ottenuti. Per rendere simultaneamente conto di tutto ciò viene effettuata una valutazione, oltre che puntuale, anche in serie storica dell’errore campionario. Tale valutazione viene sintetizzata nei cosiddetti “semafori”: di trimestre in trimestre vengono costruiti degli indicatori di affidabilità nel tempo delle stime delle singole variabili in base a soglie di errore campionario ritenute accettabili, indicatori sulla base dei quali i metodologi validano o meno ogni singola stima trimestrale e le serie storiche delle stime nel loro complesso. Allo stato dell’arte, le stime che non hanno ancora “semaforo verde”, che hanno, cioè, problemi di affidabilità più o meno rilevanti nel complesso del periodo coperto dall’indagine e in gran parte dei domini programmati (specie quelli di dimensione minore come i totali provinciali di settore) sono: Ricavo estero, Ricavo UE, Spese per la formazione e le due sottovoci di spesa per investimenti relative alla Spesa per immobilizzazioni immateriali e alla Spesa per l’acquisto di macchinari. Non è questo un risultato particolarmente sorprendente se si riflette sul fatto che le imprese della dimensione indagata raramente hanno un rapporto diretto con l’estero, e che per esse le spese in formazione o per immobilizzazioni immateriali e macchinari sono infrequenti; tali variabili, quindi, rappresentano eventi rari per la popolazione indagata, e sono di conseguenza assai difficilmente stimabili.

Le stime ottenute vengono opportunamente deflazionate al fine di “depurarle” dall’effetto prezzi e quindi garantire la loro confrontabilità nel tempo. Come deflatori, vengono utilizzati i numeri indici dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali relativi ad ogni singolo settore per il quale tali indici vengono pubblicati; per i settori rimanenti vengono utilizzati opportuni deflatori, come ad esempio per le costruzioni i numeri indici del costo di costruzione, e così via.

Affidabilità delle stime

Confrontabilitànel tempo delle stime

INDICI DEI PREZZI ALLA PRODUZIONE DEI PRODOTTI INDUSTRIALI Settori dell’Osservatorio

(15) Alimentari e bevande Alimentari e bevande

(3) Prodotti dell’industria tessile e dell’abbigliamento Tessile e abbigliamento

(4) Cuoio, prodotti in cuoio Pelle e prodotti in pelle (incluse calzature)

(182) Altri articoli di vestiario ed accessori

(5) Legno e prodotti in legno (esclusi i mobili) Legno e prodotti in legno (inclusi mobili)

(361) Mobili

(11) Metalli e prodotti in metallo

Metalmeccanica(12) Macchine ed apparecchi meccanici

(13) Apparecchi elettrici e di precisione

COSTO DI COSTRUZIONE DI UN FABBRICATO RESIDENZIALE

Indice generale fabbricati residenziali Costruzioni

INDICE DEI PREZZI AL CONSUMO PER L’INTERA COLLETTIVITA’

(070203) Manutenzioni e riparazioni mezzi trasporto Riparazione autoveicoli e motocicli

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Sempre per favorire la confrontabilità nello spazio e nel tempo dei risultati, e per rendere più immediata la loro leggibilità, le stime ottenute in valore monetario a prezzi costanti vengono trasformate in numeri indici, cioè in indicatori indipendenti dall’unità di misura delle variabili indagate, ottenuti semplicemente facendo pari a 100 un valore scelto come base e rapportando a questo tutti i valori ottenuti nel tempo. Questi, a loro volta, vengono rappresentati in semplici diagrammi di tendenza a linee spezzate.

Una delle principali finalità di una seria analisi congiunturale è fornire indicazioni su ciò che si prepara nel breve-medio periodo. L’analisi dei dati dell’Osservatorio, dunque, dovrà essere completata da indicazioni previsive, ottenute sulla base di un modello econometrico opportunamente predisposto, e che al momento è allo studio. La sua efficacia previsiva dovrà essere testata su serie storiche di dati reali, contenenti non meno di 30 punti osservazione (trimestri). In linea di massima, si prevede di effettuare preliminarmente le opportune analisi sulle serie trimestrali per valutarne la tipologia ed il grado di stazionarietà (convergenza o stabilità dei movimenti oscillatori della serie temporale) ed ergodicità (stabilità degli indici di posizione della serie temporale). Verrà poi fatta inferenza sui parametri del processo generatore dei dati, in modo da definire un modello econometrico della realtà osservata che possa essere utilizzato per la previsione. Per la progettazione del modello previsivo verrà utilizzato il software E-Views, strumento standard per l’analisi econometrica, la modellazione ed il forecasting.

Tutti gli aspetti metodologici e di processo sin qui esposti sono stati egregiamente ingegnerizzati da CNA Infoservice che ha predisposto un ambiente on line ad accesso modulare a seconda della finalità: i metodologi accedono al loro ambiente di lavoro, i gestori dei database al loro, i sistemisti al loro e così via. Con tali caratteristiche, esso non solo consente una gestione efficace ed efficiente dell’indagine congiunturale, ma realizza anche una felice integrazione del lavoro di tutto lo staff dell’Osservatorio. CNA InfoService srl nasce quale strumento operativo di intervento consulenziale, di ricerca e sviluppo ed offerta di servizi, nel settore ICT, del sistema CNA delle Marche. La mission di CNA Info Service è quella di favorire la diffusione di tecnologie ICT nell’ambito delle Pmi e dei sistemi associativi di rappresentanza delle imprese, con particolare attenzione alle innovazioni di processo ed organizzative, prestando servizi consulenziali, di progettazione-sviluppo e formativi. CNA Info Service ha acquisito una pluriennale esperienza nello sviluppo di soluzioni ICT per imprese ed associazioni, con particolare approfondimento nell’ambito di sistemi CMS (Content Management System), di CRM (Customer Relationship Management ), di Groupware, nei sistemi di Workflow process management, nei sistemi ERP (Enterprise Resource Planning), di DatawareHouse e Business Intelligence, ed più in generale nei processi di integrazione di complessi sistemi informativi.Dal 1-gennaio-2009 CNA Info Service è stata assorbita nella nuova iniziativa di CNA Nazionale, CNA Informatica SPA.

Sixtema spa rappresenta l’evoluzione di Cna Informatica, nata nel 2009 con l’obiettivo di creare all’interno del sistema Cna una unica struttura di riferimento a livello nazionale che si occupi delle gestione ed della erogazione di servizi di tipo informatico e di quant’altro ad essi collegato. La società è il risultato della cessione di un ramo di azienda delle tre società che fino al 2009 hanno rappresentato i punti di riferimento a livello nazionale in materia di servizi informatici sia per Cna sia per le aziende associate: Siaer Information and Communication Technology (Modena), Centro Regionale Toscano

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per i Servizi e l’Informatica - Cna (Firenze), Cna Infoservice (Ancona). La componente applicativa di “TrendMarche osservatorio congiunturale” rappresenta un datawarehouse ed una applicazione di Business Intelligence, in grado di ingegnerizzare i processi di trattamento del dato, dalle fonti distribuite ai reports finali alla diffusione via CMS.Il sistema informativo sottostante è stato specificamente pensato e sviluppato per l’elaborazione e l’analisi di dati provenienti dalle gestioni contabili a fini di analisi congiunturale, volto a fornire, per settore di attività e provincia, il quadro di contesto entro il quale si muove la piccola e media impresa nelle Marche. L’ambiente costituisce il cuore della prima fase del progetto, nella quale si andrà a descrivere, attraverso dati quantitativi provenienti dalle contabilità di un campione statisticamente rappresentativo per provincia e settore di piccole e medie imprese, la congiuntura. Nella seconda fase, verranno elaborati modelli econometrici finalizzati alla previsione di breve-medio periodo, in modo da completare l’informazione congiunturale che come sappiamo non è solo analisi del presente, ma anche indicazione per le dinamiche che il presente “prepara”. Trend Marche avrà anche visibilità pubblica, per operatori ed utenti, attraverso una piattaforma CMS, per la presentazione di rapporti, documenti, analisi, interventi.

1. Applicazione web oriented, multipiattaforma (Windows - Linux).2 . Datawarehouse, funzionalità di ETL (piattaforma di Business Intelligence

Pentaho) per importazione trasformazione dati provenienti dalle fonti dei sistemi associativi.

3. Protocollo trasmissivo.4. Applicazione di amministrazione, elaborazione, gestione e manutenzione

informazioni tecnico-statistiche.5. Applicazione documentale integrata.6. Funzionalità di CMS avanzato integrate.7. DBMS: MySQL.8. Scripting: PHP.9. Accesso utente via browser (IE 5.0 e Mozilla-Firefox).

Architetturadella Piattaforma

di Delivery

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L’economia nel 2011. Un quadro di contesto

L’economia internazionale ha segnato nel 2011 un deciso rallentamento rispetto all’anno precedente (3,9 %, dal 5,3 % del 2010). Tra i Paesi avanzati, mentre in Giappone la re-cessione è stata aggravata dalle conseguenze dei disastri naturali, in Europa la fine del 2011 ha coinciso con il riacutizzarsi della crisi del debito sovrano che, anche a causa delle misure di aggiustamento di diversi Paesi, ha portato a una contrazione del Pil. Negli Usa, all’opposto, si è rafforzata la ripresa e le economie emergenti hanno continuato a registrare tassi di espansione sostenuti ma in rallentamento: in Asia l’espansione del Pil è stata del 7,8 % (dopo il 9,7 % del 2010), in Europa centrale e orientale è stata del 5,3 % (dal 4,5 % dell’anno precedente), in America Latina del 4,5 % (contro il 6,2 %). Mentre il tasso di espansione delle economie avanzate si è dimezzato (1,6 % contro il 3,2 % del 2010), nelle aree emergenti la decelerazione è stata più contenuta (6,2 %, dopo il 7,5 % dell’anno precedente).Di riflesso si è registrata una decisa frenata degli scambi di beni e servizi, cresciuta nel 2011 del 5,8 % (dal 12,9 % del 2010)3.Nel complesso del 2011 il PIL dell’area Euro è cresciuto dell’1,5%, in rallentamento rispetto all’anno precedente: fra i maggiori paesi, la crescita è stata sostenuta in Germania (+3,0 %), più modesta in Spagna e in Italia (rispettivamente +0,7 e +0,4 %); l’espansione del prodotto in Francia è stata pari a quella media dell’area (+1,5%).

L’andamento dei principali paesi europei ha confermato l’eterogeneità nei ritmi di crescita emersa nel 2010 e dovuta agli effetti differenziati della crisi e delle difficoltà incontrate nel fronteggiarla. Tali difficoltà sono risultate maggiori per le economie con i più rilevanti squilibri esterni (di bilancia delle partite correnti) e interni (scarsa capacità di risparmio e investimento, eccesso di consumi, deterioramento dei conti pubblici). Il caso tedesco merita particolare attenzione: la sua performance “trova spiegazione nella elevata compe-titività e nella capacità di penetrazione dei mercati internazionali a domanda più vivace. Nonostante la brillante dinamica delle esportazioni (+8,4 % rispetto al 2011), il contributo alla crescita della domanda estera netta (0,8 punti percentuali), è risultato però meno rilevante rispetto ad altre economie europee (in Italia l’apporto è stato positivo per 1,4 punti); l’andamento delle importazioni (+7,5 %) è stato infatti sostenuto dalla tenuta dei consumi delle famiglie tedesche (+1,5 %), i cui redditi hanno beneficiato di un andamento dell’occupazione (+1,3 %) più vivace rispetto ai principali paesi partner (+0,4 % in Italia; -2,0 % in Spagna)”.

Nel corso del quarto trimestre 2011 il PIL dell’area Euro si è ridotto dello 0,3 % sul trimestre precedente, segnando il primo calo dall’estate del 2009. La domanda interna si è contratta dello 0,7 % per effetto del calo nella spesa delle famiglie e negli investimenti. Nonostante il calo delle esportazioni (-0,4 %), l’interscambio con l’estero ha nel complesso fornito un apporto positivo alla variazione del PIL, pari a +0,4 punti percentuali; netta è stata la riduzione delle importazioni.Il rallentamento dell’attività economica nel quarto trimestre 2011 è stato intenso in Eu-ropa mentre negli Stati Uniti si è avuta una accelerazione del PIL al 3% in ragione d’anno (sospinta dall’accumulazione delle scorte e da un’espansione dei consumi, nonostante un apporto negativo della spesa pubblica e il rallentamento degli investimenti). Nelle economie emergenti l’attività economica ha registrato un rallentamento nel corso del quarto trimestre del 2011 a causa delle misure restrittive di politica economica assunte nel 3 Istat (2012) Rapporto annuale 2012

1.2.

Il caso tedesco

Il peggioramento difine 2011

La congiunturainternazionale

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corso del primo semestre e per effetto della fiacchezza della domanda dei paesi avanzati: in Cina la crescita si è ridotta leggermente mantenendosi però al livello di +8,9 % rispetto al IV trimestre 2010, grazie alla dinamica ancora sostenuta della domanda interna, mentre in India e in Brasile il rallentamento è stato maggiore (si è passati rispettivamente al +6,1 e al +1,4 %, per effetto del rallentamento nelle attività produttive). In Russia, invece, l’espansione è rimasta vivace (+4,8 %).Nell’ultimo trimestre 2011, inoltre, i flussi commerciali hanno ristagnato per la contrazione delle importazioni dei paesi europei e per la flessione delle esportazioni dall’Asia.

L’ultimo Rapporto Annuale dell’Istat sintetizza con efficacia le dinamiche del 2011: “il ciclo italiano ha risentito del deterioramento delle condizioni di domanda internazionali e dell’impatto negativo della crisi del debito sovrano. La severità delle misure fiscali attuate, le difficoltà del mercato del lavoro, la diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie hanno determinato una stagnazione dei consumi in termini reali. Gli investimenti hanno risentito da un lato della caduta dell’attività produttiva e, soprattutto, del riaffiorare di forti incertezze sulle prospettive di crescita, in un contesto di quote elevate di capacità produttiva inutilizzata, dall’altro delle difficoltà per le imprese nell’accesso al credito ban-cario, riemerse nell’autunno. La debolezza della domanda interna si è riflessa in un forte ridimensionamento delle importazioni di beni e servizi che, a fronte di una crescita delle esportazioni ancora significativa, ha dato luogo a un rilevante contributo positivo alla crescita della domanda estera netta”4.Nel complesso del 2011 il PIL è aumentato per l’Italia dello 0,4% risultando in netto rallen-tamento rispetto al 2010 (1,8%) e risentendo della diminuzione della domanda nazionale (-0,9%) dovuta alla diminuzione delle scorte e al calo degli investimenti (rispettivamente -0,5% e -1,9%) non compensata dal modesto rialzo della spesa delle famiglie (+0,2%). È stato positivo il contributo dell’interscambio con l’estero, grazie a un incremento delle esportazioni più accentuato di quello delle importazioni (+5,6% contro +0,4%).Il 2011 si è chiuso con un rapido deteriorarsi degli indicatori macroeconomici nel corso del secondo semestre: dopo che nel terzo trimestre del 2011 il PIL è sceso dello 0,2 % sul periodo precedente segnando la prima flessione dall’inizio del 2010, nel IV trimestre 2011 il ridimensionamento del PIL è accelerato portandosi a –0,7% . Anche il processo di dimi-nuzione della domanda nazionale e degli investimenti è risultato progressivo: la prima si è contratta nel terzo trimestre dell’1,1 e nel IV dell’1,4 %, i secondi sono diminuiti dapprima del 0,6% e poi del 2,4 %. Le esportazioni hanno ristagnato dopo una prolungata crescita; tuttavia, l’interscambio commerciale ha fornito un apporto positivo (0,7 punti di PIL), in presenza di un netto calo delle importazioni (-2,5 %).A partire dall’autunno del 2011, poi, l’inflazione al consumo ha superato il 3 %, per effetto principalmente dall’aumento delle imposte indirette.

4 Istat (2012), cit., pagg. 9 e 12.

L’economia Italiana

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Gli investimenti sono risultati frenati oltre che dalla presenza di ampi margini di capa-cità produttiva inutilizzata, dalla debolezza della domanda interna e dalle tensioni sulle condizioni di finanziamento delle imprese. Nel secondo semestre 2011 l’accumulazione di capitale è diminuita dell’1,9 % sul periodo precedente con una contrazione più pesante per la componente di macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto (-2,8% ).Nella seconda metà del 2011 il mercato immobiliare si è indebolito e gli investimenti in costruzioni sono diminuiti di quasi un punto percentuale rispetto al semestre precedente, riflettendo il calo della componente residenziale. Nello stesso semestre i prezzi delle case sono rimasti stabili solo in termini nominali: valutati al netto dell’inflazione hanno segnato una flessione dell’1,4 %, proseguendo nella tendenza al ribasso avviatasi dalla metà del 2009. Il numero di compravendite è rimasto su livelli minimi nella prima parte del 2011 ed è aumentato in misura modesta nella seconda (+0,6 %).Nel quarto trimestre 2011 la competitività di prezzo delle imprese italiane, misurata sulla base dei prezzi alla produzione, ha segnato un nuovo leggero miglioramento (circa mezzo punto percentuale) interamente imputabile al deprezzamento del cambio effettivo nomi-nale dell’euro; dalla scorsa estate l’Italia ha cumulato un guadagno di competitività di più di due punti percentuali in linea con quello registrato in Francia ma inferiore di circa un punto nel confronto con la Germania. Nell’ultimo trimestre 2011 il costo del lavoro per unità di prodotto ha segnato un netto rallentamento, crescendo dello 0,3 % sullo stesso periodo dell’anno precedente (+1,9 % nel terzo trimestre). Secondo stime della Banca d’Italia basate sui conti nazionali, “la reddi-tività operativa delle imprese non finanziarie – calcolata come quota del valore aggiunto al netto del costo del lavoro, misurata sui dodici mesi terminanti a dicembre del 2011 – è diminuita rispetto a quanto registrato in settembre. Dato il contemporaneo aumento degli oneri finanziari netti, ciò ha determinato una riduzione della capacità di autofinanziamento delle imprese in rapporto al valore aggiunto”.5

“A fronte della riduzione del credito bancario le imprese non finanziarie italiane hanno aumentato il ricorso ai mercati finanziari. Nel quarto trimestre del 2011 la raccolta ob-bligazionaria netta è tornata a essere positiva, per oltre 1,5 miliardi di euro, soprattutto per opera delle aziende di grande dimensione”. “Anche la raccolta sul mercato azionario è risultata lievemente positiva, dopo due trimestri in cui era stata sostanzialmente nulla.”6

Dopo aver ristagnato nel primo semestre del 2011, i consumi delle famiglie sono diminuiti

5 Banca d’Italia (2012) Bollettino Economico n. 68, Aprile 2012, pag. 26 6 Banca d’Italia (2012), cit. pagg. 26 e 27

PIL e principali componenti (quantità a prezzi concatenati; dati destagionalizzati e corretti per i giorni lavorativi; variazioni percentuali sul periodo precedente)

2011 20111° trim. 2° trim. 3° trim. 4° trim. (1)

PIL 0,1 0,3 -0,2 -0,7 0,4Importazioni totali -2,3 -1,4 -1,2 -2,5 0,4Domanda nazionale (2) -0,5 -0,3 -1,1 -1,4 -0,9Consumi nazionali 0,1 -0,2 -0,4 -0,7 .. Spesa delle famiglie .. -0,1 -0,4 -0,7 0,2 Altre spese (3) 0,3 -0,4 -0,6 -0,7 -0,9Investimenti fissi lordi .. -0,1 -0,6 -2,4 -1,9 Costruzioni -0,4 -1,0 -0,5 0,1 -2,8 Altri beni di investimento 0,5 0,9 -0,8 -4,9 -0,9Variaz.delle scorte e oggetti di valore (4) -0,7 -0,2 -0,6 -0,4 -0,5Esportazioni totali 0,2 0,7 2,0 .. 5,6

Fonte: Banca d’Italia, Istat.(1) Dati annuali non corretti per il numero di giornate lavorative. – (2) Include la variazione delle scorte e oggetti di valore. – (3) Spesa delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie. – (4) Contributi alla crescita del PIL sul periodo precedente; punti percentuali

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nel secondo semestre dello 0,8% rispetto al semestre precedente. La modesta crescita dei servizi è stata più che compensata dalla significativa riduzione dei consumi di beni, in particolare di quelli durevoli (-4,4% sul semestre precedente). Sulla spesa delle famiglie ha inciso nel 2011 l’ulteriore riduzione del reddito disponibile reale che, risentendo dell’acce-lerazione dei prezzi al consumo, è diminuito dello 0,5%. Nel 2011 il tasso di risparmio è diminuito di 0,7 punti, fino a raggiungere il 12,0%: nel quarto trimestre 2011 il debito delle famiglie in rapporto al reddito disponibile è rimasto sostanzialmente stabile, attestandosi a poco meno del 68%, livello significativamente in-feriore a quello medio dell’area dell’euro, pari a circa il 100 % del reddito disponibile nel 2011.Nel complesso del 2011 le esportazioni di beni e servizi sono aumentate in volume del 5,6 % rispetto all’anno precedente; tuttavia, nel quarto trimestre la crescita delle esportazioni si è arrestata rispetto al trimestre precedente, con una dinamica molto differenziata tra le merci: solo i prodotti alimentari e i metalli hanno fornito contributi positivi, mentre negativo è stato l’apporto del “made in Italy” e dei mezzi di trasporto. Gli investimenti italiani diretti all’estero sono quasi raddoppiati in valore rispetto all’am-montare dell’anno precedente (passando da 24,7 nel 2010 a 42,5 miliardi nel 2011). Anche i flussi di investimenti diretti esteri in Italia sono tornati a crescere, raggiungendo un ammontare complessivo pari a 23,3 miliardi (erano stati solo 6,9 nel 2010).Nel complesso del 2011, dopo due anni di contrazione, l’occupazione ha mostrato una di-namica lievemente positiva: nella media dell’anno il numero di occupati è aumentato dello 0,4 % (95.000 unità); le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni (CIG), in forte crescita dal 2008, sono diminuite del 18,8 %. Tuttavia, anche per il mercato del lavoro i mesi finali del 2011 hanno registrato una inversione di tendenza: nel quarto trimestre 2011 il numero di occupati è rimasto sui livelli raggiunti in quello precedente e a fronte di una dinamica ancora sostenuta dell’offerta di lavoro il tasso di disoccupazione è tornato a salire. La tendenza positiva dell’occupazione registrata in corso d’anno è venuta meno nell’ultimo trimestre: il numero di occupati ha registrato un incremento molto modesto rispetto al livello raggiunto nel trimestre corrispondente del 2010 (0,1%). A fronte di un aumento dell’offerta di lavoro pari a 267.000 unità (+1,1 %) la debolezza della domanda di lavoro ha determinato un aumento del numero di persone in cerca di occupazione di circa 249.000 unità (+ 11,4 % ) e del tasso di disoccupazione, passato dall’8,7 di dodici mesi prima al 9,6 %.Nel corso del 2011 le retribuzioni reali di fatto nel settore privato non agricolo sono di-minuite in termini reali, con un aumento nominale (+2,1%) superato dalla variazione dei prezzi al consumo (+2,9%) . Il divario si è accentuato nell’ultimo trimestre 2011 raggiun-gendo i due punti percentuali. “Nel settore pubblico la perdita del potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti è stata ancora più marcata; all’accelerazione dei prezzi si è aggiunto il blocco delle procedure con-trattuali e negoziali per il triennio 2010-12 che ha ridotto le retribuzioni nominali di fatto (-0,6 %), contribuendo alla diminuzione del divario con il comparto privato.”7

Secondo l’Istat, nel 2011 gli investimenti fissi lordi sono diminuiti dell’1,9% (erano cre-sciuti del 2,1% nel 2010), sottraendo alla crescita 0,4 punti percentuali. La flessione è sta-ta rilevante per gli investimenti in costruzioni (-2,8%), al quarto anno consecutivo di calo, e per quelli in macchinari e attrezzature (-1,5%). Gli investimenti in mezzi di trasporto sono risultati, invece, in crescita (+1,5%). Anche la variazione delle scorte ha contribuito negativamente alla crescita del Pil (-0,5 punti percentuali). La dinamica degli investimenti fissi lordi, stagnante nella prima metà del 2011 è peggiorata fortemente nella seconda, con un calo dello 0,6% nel terzo trimestre e una caduta del 2,4% nel quarto. Gli acquisti di 7 Ivi, pag. 32

Investimenti e crediti crunch

Page 14: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

14

macchinari e quelli di mezzi di trasporto hanno subìto forti diminuzioni nella parte finale dell’anno (-4,9% nel quarto trimestre per i macchinari, -4,8% e -4,6%, rispettivamente, nel terzo e nel quarto trimestre per i mezzi di trasporto). Gli investimenti in costruzioni hanno subìto una contrazione nei primi tre trimestri dell’anno (-0,4, -1,0 e -0,5% rispet-tivamente) per poi segnare un leggero recupero nel quarto (+0,1%). La ridotta attività di investimento è stata accompagnata da crescenti difficoltà di accesso al credito bancario: anche a causa della ridotta dimensione media degli attori operanti nel sistema produttivo, per i quali l’accesso al mercato dei capitali è spesso precluso, il canale bancario assume in Italia una importanza particolarmente rilevante. L’indagine mensile Istat sulla fiducia delle imprese manifatturiere fornisce anche informazioni sulle condizioni di credito e segnala come nella seconda metà del 2011 la percezione delle imprese sulle condizioni di credito sia peggiorata bruscamente. “Al deterioramento delle condizioni creditizie si è associato, con qualche ritardo, un aumento della quota di imprese che si ritiene effettivamente razio-nata, soprattutto in senso forte (che cioè ha ricevuto un diniego della banca a concedere il finanziamento richiesto).”8

La percezione di un aggravamento delle condizioni creditizie ha interessato soprattutto le imprese di piccola e di media dimensione, che nel 2011 si sono viste rifiutare in misura crescente il finanziamento da parte delle banche: “la quota di razionamento in senso debo-le (cioè quando sono le imprese stesse a rinunciare al credito perché ritengono le clausole contrattuali troppo onerose) è rimasta, invece, sostanzialmente costante durante tutto il periodo considerato. Tra le imprese che hanno comunque ottenuto credito, si segnala un incremento degli oneri del finanziamento, in particolare in termini di maggiori tassi di interesse.”9 “Una maggiore selettività delle banche nel concedere prestiti alle imprese è un indice di corretto funzionamento del mercato creditizio quando è giustificata da un deterioramento della profittabilità e del merito di credito delle imprese; diviene invece un indice di credit crunch quando investe imprese economicamente sane. A tale proposito è stata svolta una analisi che, basandosi sui dati relativi all’andamento dell’attività economica delle imprese presenti nel campione, permette di classificare queste ultime in imprese “solide” e “in difficoltà”, rendendo possibile valutare in che misura la maggiore selettività delle banche nel concedere prestiti investa il primo gruppo di imprese. L’analisi dell’Istat ha evidenziato “come, rispetto alle condizioni prevalenti nel marzo 2008, nei comparti analizzati sembra-no emergere effettivi indizi di credit crunch tra la fine del 2011 e il primo trimestre 2012. In generale, la “solidità” dell’impresa ha un ruolo significativo autonomo nel ridurre la probabilità di non ottenere il credito richiesto a prescindere dalla dimensione dell’impresa, ma nei settori manifatturieri e dei servizi la penalizzazione dovuta alla dimensione non è pienamente compensata dall’essere in buone condizioni economiche.”

8 Istat (2012), cit. pagg. 20 e 219 Ibidem

Page 15: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

15

Le indicazioni di TrendMarche in sintesi

La seconda metà del 2011 corrisponde a una decisa diminuzione congiunturale e tenden-ziale del fatturato che riguarda tutte le sue principali componenti. Quello complessivo perde il 21,8% rispetto allo stesso semestre 2010, quello interno perde il 21,7%, il conto terzi perde il 23,8%, il fatturato estero il 24,0%. Non meno deciso è il calo degli investimenti, che registrano una diminuzione del 25,8% quelli complessivi, del 25,3% quelli in immobilizzazioni materiali, del 20,1% quelli dei macchinari e impianti. Si riduce ancor più decisamente del totale la componente immate-riale degli investimenti stessi che, in precedenza, aveva contribuito invece a sostenerne la crescita. La nuova fase di crisi trova conferma nelle dinamiche delle voci di spesa, nessuna esclusa: le spese per retribuzioni calano del 17,1%, quelle per consumi del 16,1%, per formazione del 6,3% e per assicurazioni del 15,1%. La diminuzione tendenziale delle voci di spesa per retribuzioni e consumi, che descrivono le dinamiche di intensità nell’utilizzo del lavoro e degli impianti, è meno marcata di quella del fatturato e ciò potrebbe indicare che per non poche imprese il calo del fatturato non si è ancora tradotto in una proporzionale riduzione dei livelli di attività.

La nuova fase di crisi interessa tutti i macrosettori ma dipende in particolare dalla sfa-vorevole dinamica del terziario e delle costruzioni. Nel manifatturiero la fase di ripresa è durata tre semestri e la nuova fase di crisi (-15,7% la variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno prima) ne ha già riportato l’indice di livello del fatturato (80,6) a quelli più bassi registrati nella prima fase della crisi (era 79,5 a inizio 2009).Il 2011 si chiude per tutti i settori manifatturieri con una riduzione tendenziale del fat-turato, che però risulta più decisa per legno-mobile (-19,9%), per la meccanica (-15,2%) e per le trasformazioni alimentari (-10,3%). Per alcuni settori la crisi di fine 2011 assume significato diverso: mentre per il legno-mobile si conferma la fine di una ripresa che ha portato a recuperare e migliorare i livelli di fatturato precedenti la crisi, per la meccanica significa annullare completamente gli effetti della ripresa. Anche per i settori del terziario il fatturato è in decisa diminuzione, specie per i trasporti (-22,3%) e i servizi a Famiglie e Persone (-32,3%).

Nella provincia di Ancona la nuova fase di crisi è moderata dalla ripresa del fatturato nelle costruzioni. Difatti, nel secondo semestre 2011 si ridimensiona decisamente in termini tendenziali sia il fatturato delle manifatture sia quello dei servizi, mentre cresce ancora il fatturato delle costruzioni.Nelle provincie di Ascoli Piceno e di Fermo, invece, mentre la dinamica del fatturato dei servizi è stabile su livelli elevati e maggiori di quelli pre-crisi, ristagna invece nelle mani-fatture, dove il fatturato resta al di sotto di quello di inizio 2008. Il 2011 si chiude nella provincia di Macerata con una nuova diminuzione tendenziale del fatturato nelle costruzio-ni, una stagnazione su bassi livelli di domanda per il manifatturiero, una ulteriore leggera ripresa del terziario. Il manifatturiero ha risentito più decisamente della crisi e dopo segna-li di ripresa registra una permanenza su livelli ancora piuttosto bassi.Nella provincia di Pesaro e Urbino tutti i macro settori registrano un forte calo tendenziale e congiunturale di fatturato.

1.3.

1.3.1

1.3.2

1.3.3

Page 16: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

16

La seconda metà del 2011 registra una decisa diminuzione congiunturale e tendenziale del fatturato complessivo e di tutte le sue principali componenti. Il fatturato complessivo perde il 21,8% rispetto allo stesso semestre dell’anno prima, quel-lo realizzato sul mercato nazionale (“interno”) perde il 21,7%, quello realizzato per conto terzi perde il 23,8%. Il ridimensionamento del fatturato estero (la cui quota è pari all’1% del fatturato totale per il complesso dei settori e al 3% per il manifatturiero) è ancora più deciso e pari al -24,0%.

Indicatori di domanda – andamenti congiunturali Marchenum.indici a base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Fatturato totale 113,2 129,9 111,8 120,0 94,8 114,3 97,7 122,7 98,8 96,0Fatturato estero 101,9 89,3 97,8 90,3 87,8 72,5 170,0 168,8 152,7 128,4Fatturato interno 114,0 131,0 112,6 121,0 95,4 115,4 97,8 123,1 99,0 96,4Fatturato c/o terzi 113,3 135,7 111,9 120,1 96,6 114,0 96,7 123,3 97,3 93,9

Indicatori di domanda – andamenti tendenziali Marchevar. % semestr. rispetto allo stesso semestre dell’anno prima

MARCHE I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Fatturato totale 6,6 0,0 -1,2 -7,6 -15,3 -4,7 3,1 7,4 1,1 -21,8Fatturato estero -35,4 -39,2 -4,1 1,2 -10,2 -19,7 93,5 132,8 -10,2 -24,0Fatturato interno 8,0 0,7 -1,2 -7,7 -15,3 -4,6 2,5 6,7 1,3 -21,7Fatturato c/o terzi 4,7 1,3 -1,2 -11,5 -13,7 -5,0 0,1 8,1 0,6 -23,8

Al deciso calo del fatturato si accompagna un altrettanto deciso calo sia congiunturale che

1.4. Le indicazioni dell’osservatorio congiunturale di TrendMarche. La congiuntura della piccola impresa marchigiana

La domanda

fatturato complessivo - totale settorinumeri indice (I sem. 2005=100)

100,0

127,7

106,2

129,9

113,2

129,9

111,8

120,0

94,8

114,3

97,7

122,7

98,8

96,0

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

fatturato complessivo - totale settori numeri indice (I sem. 2005=100)

Page 17: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

17

Fatturato complessivo - totale settoriVariazioni % tendenziali

fatturato estero - totale settorinumeri indice (I sem. 2005=100)

Fatturato estero - totale settoriVariazioni % tendenziali

6,2 1,8

6,6

0,0

-1,2

-7,6

-15,3

-4,7

3,1

7,4

1,1

-21,8 -24,0

-14,0

-4,0

6,0

16,0

I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Fatturato complessivo - totale settori Variazioni % tendenziali

100,0 97,0

157,9

146,9

101,9

89,3

97,8 90,3

87,8

72,5

170,0

168,8 152,7

128,4

60,0

80,0

100,0

120,0

140,0

160,0

180,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

fatturato estero - totale settori numeri indice (I sem. 2005=100)

57,9

51,4

-35,4 -39,2

-4,1

1,2 -10,2

-19,7

93,5

132,8

-10,2

-24,0

-50,0 -40,0 -30,0 -20,0 -10,0

0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0

100,0 110,0 120,0 130,0 140,0 150,0

I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Fatturato estero - totale settori Variazioni % tendenziali

Page 18: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

18

fatturato conto terzi - totale settorinumeri indice (I sem. 2005=100)

Fatturato conto terzi - totale settoriVariazioni % tendenziali

Fatturato interno - totale settoriVariazioni % tendenziali

100,0

128,1

105,6

130,2

114,0

131,0

112,6

121,0

95,4

115,4

97,8

123,1

99,0

96,4

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

fatturato interno - totale settori numeri indice (I sem. 2005=100)

5,6 1,6

8,0

0,7

-1,2

-7,7

-15,3

-4,6

2,5

6,7

1,3

-21,7 -24,0

-14,0

-4,0

6,0

16,0

I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Fatturato interno - totale settori Variazioni % tendenziali

100,0

132,1

108,2

134,0

113,3

135,7

111,9

120,1

96,6

114,0

96,7

123,3

97,3 93,9

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

150,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

fatturato interno - totale settorinumeri indice (I sem. 2005=100)

8,2 1,4

4,7

1,3 -1,2

-11,5 -13,7

-5,0

0,1

8,1

0,6

-23,8 -24,0

-14,0

-4,0

6,0

16,0

I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 19: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

19

tendenziale degli investimenti: quelli complessivi registrano un -25,8% rispetto allo stesso semestre dell’anno prima, quelli in immobilizzazioni materiali -25,3%, quelli in macchinari e impianti -20,1%.Il profilo di livello rappresentato dai numeri indice (fatto 100 il dato di inizio 2005) mostra come l’ammontare degli investimenti registri a fine 2011 il livello più basso mai registrato da trendMarche, pari all’incirca alla metà di quello registrato nello stesso periodo del 2005. Si riduce ancor più decisamente del totale la componente immateriale degli investimenti stessi (desunta per differenza dalle dinamiche considerate per investimenti totali e investi-menti in immobilizzazioni materiali) che aveva contribuito a sostenere la crescita degli in-vestimenti nel corso del 2008 e nel 2010 (rappresenta quasi il 10% del totale investimenti).

Gli indicatori di investimento - andamenti congiunturali Marchenumeri indici a base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Investimenti totali 77,6 79,5 79,5 83,0 50,7 57,5 66,5 64,2 62,3 47,7Inv.immobilizzazioni materiali

76,8 79,7 72,5 77,9 49,8 57,1 64,8 62,2 60,4 46,5

Inv. in macchinari 110,7 102,5 97,4 138,5 69,7 83,1 77,8 119,6 68,4 95,5

I dati mancanti sono omessi perché il livello di affidabilità statistica non è adeguato

Gli indicatori di investimento - andamenti tendenziali Marchevariazioni % semestrali rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente – Marche

MARCHE I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Investimenti totali -4,6 -10,7 2,5 4,4 -36,3 -30,7 31,2 11,8 -6,4 -25,8Inv.immobilizzazioni materiali

-2,2 -9,0 -5,7 -2,3 -31,2 -26,7 30,1 9,0 -6,8 -25,3

Inv. in macchinari -6,5 -8,3 -12,0 35,1 -28,4 -40,0 11,7 43,9 -12,1 -20,1

I dati mancanti sono omessi perché il livello di affidabilità statistica non è adeguato

La nuova fase di crisi trova conferma nelle dinamiche di tutte le voci di spesa considerate:

investimenti totali - totale settorinumeri indice (I sem. 2005=100)

Gli investimenti

100,0 98,5

81,3

89,1

77,6 79,5 79,5 83,0

50,7

57,5

66,5 64,2 62,3

47,7

40,0

50,0

60,0

70,0

80,0

90,0

100,0

110,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 20: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

20

Investimenti totali - totale settoriVariazioni % tendenziali

investimenti immobilizzazioni materiali - totale settorinumeri indice (I sem. 2005=100)

Investimenti immobilizzazioni materiali - totale settoriVariazioni % tendenziali

investimenti in impianti e macchinari - totale settorinumeri indice (I sem. 2005=100)

-18,7

-9,6 -4,6

-10,7

2,5 4,4

-36,3 -30,7

31,2

11,8

-6,4

-25,8

-40,0

-30,0

-20,0

-10,0

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0 95,1

78,5

87,6

76,8

79,7

72,5

77,9

49,8

57,1

64,8 62,2 60,4

46,5

40,0

50,0

60,0

70,0

80,0

90,0

100,0

110,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

-21,5

-7,9 -2,2

-9,0 -5,7

-2,3

-31,2 -26,7

30,1

9,0

-6,8

-25,3

-40,0

-30,0

-20,0

-10,0

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

90,6

118,3 111,8 110,7

102,5

97,4

138,5

69,7

83,1

77,8

119,6

68,4

95,5

60,0

70,0

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

150,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 21: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

21

Investimenti in impianti e macchinari - totale settoriVariazioni % tendenziali

18,3

23,4

-6,5

-8,3 -12,0

35,1

-28,4

-40,0

11,7

43,9

-12,1

-20,1

-40,0

-30,0

-20,0

-10,0

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Le dinamiche dei costi nella seconda metà del 2011 le spese per retribuzioni calano del 17,1%, quelle per consumi del 16,1%, per formazione del 6,3% e per assicurazioni del 15,1%. Si può notare come il ritmo di ridimensionamento tendenziale delle voci di spesa (in parti-colare di quelle per retribuzioni e consumi che descrivono le dinamiche di intensità nell’u-tilizzo del lavoro e degli impianti) sia comunque meno marcato di quello del fatturato: ciò potrebbe indicare che per non poche imprese il calo del fatturato non si è tradotto ancora in una proporzionale riduzione dei livelli di attività produttiva o di erogazione servizi.

Gli indicatori di costo - andamenti congiunturali Marchenumeri indici a base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Spesa retribuzioni 96,5 147,4 95,0 138,4 86,2 128,1 98,2 146,3 99,6 121,3Spesa consumi 100,5 110,8 108,0 109,9 90,7 97,9 98,6 105,6 106,8 88,6Spesa formazione 129,8 103,0 121,6 97,3 95,3 115,5 128,4 93,7 147,8 87,7Spesa assicurazioni 58,0 59,6 55,4 56,6 53,9 65,3 62,2 58,1 57,8 49,3

Gli indicatori di costo - andamenti tendenziali Marchevariazioni % semestrali rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente - Marche

MARCHE I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Spesa retribuzioni -4,3 -6,1 0,8 11,3 -1,5 -6,1 -9,2 -7,5 13,9 -17,1Spesa consumi 5,9 -5,9 -5,1 1,2 7,4 -0,9 -16,0 -10,9 8,8 -16,1Spesa formazione -6,4 -5,6 -21,6 18,8 34,7 -6,3Spesa assicurazioni -17,8 -11,1 -29,5 -7,3 -4,5 -5,1 -2,7 15,3 15,6 -15,1

Page 22: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

22

spesa retribuzioni - totale settorinumeri indice (I sem. 2005=100)

Spesa retribuzioni - totale settoriVariazioni % tendenziali

spesa consumi - totale settorinumeri indice (I sem. 2005=100)

Spesa consumi - totale settoriVariazioni % tendenziali

100,0

141,0

95,7

132,4

96,5

147,4

95,0

138,4

86,2

128,1

98,2

146,3

99,6

121,3

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

150,0

160,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

-4,3 -6,1

0,8

11,3

-1,5

-6,1

-9,2 -7,5

13,9 14,2

1,4

-17,1 -20,0

-10,0

0,0

10,0

20,0

I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

116,4

105,9

109,6

100,5

110,8

108,0

109,9

90,7

97,9 98,6

105,6 106,8

88,6

86,0

96,0

106,0

116,0

126,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

5,9

-5,9 -5,1

1,2

7,4

-0,9

-16,0

-10,9

8,8 7,9 8,3

-16,1

-20,0

-10,0

0,0

10,0

20,0

I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 23: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

23

spesa formazione - totale settorinumeri indice (I sem. 2005=100)

Spesa formazione - totale settoriVariazioni % tendenziali

spesa assicurazioni - totale settorinumeri indice (I sem. 2005=100)

Spesa assicurazioni - totale settoriVariazioni % tendenziali

100,0

133,3

83,2 77,8

129,8

103,0

121,6

97,3 95,3

115,5

128,4

93,7

147,8

87,7

70,0

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

150,0

160,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

-6,4 -5,6

-21,6

18,8

34,7

-18,9

15,2

-6,3

-30,0

-20,0

-10,0

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

50,0

60,0

I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

72,4

82,2

64,3

58,0 59,6 55,4 56,6

53,9

65,3 62,2

58,1 57,8

49,3

40,0

50,0

60,0

70,0

80,0

90,0

100,0

110,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

-17,8

-11,1

-29,5

-7,3 -4,5 -5,1

-2,7

15,3 15,6

-11,1

-7,1

-15,1

-30,0

-20,0

-10,0

0,0

10,0

20,0

I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 24: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

24

Il confronto tra macrosettori dei profili di livello e delle variazioni tendenziali del fatturato, mostra come la nuova fase di crisi interessi tutti i macrosettori ma dipenda soprattutto dalla dinamica del terziario e delle costruzioni. Nel manifatturiero la fase di ripresa è durata tre semestri e la nuova fase di crisi (-15,7% la variazione rispetto allo stesso periodo dell’anno prima) ne ha già riportato l’indice di livello del fatturato (80,6) a quelli più bassi registrati nella prima fase della crisi (era 79,5 a inizio 2009).

Fatturato totale per settori – numeri indici a base fissa (2005 I sem.=100)MARCHE I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II -11manifatturiero 113,6 112,1 111,4 96,1 79,5 84,6 87,1 95,6 87,3 80,6terziario 113,1 114,0 109,6 111,7 104,0 111,4 107,5 113,7 109,3 86,7costruzioni 113,1 147,8 113,0 128,6 93,6 127,8 92,6 137,1 93,8 103,2Totale 113,2 129,9 111,8 120,0 94,8 114,3 97,7 122,7 98,8 96,0

Fatturato totale per settore - variazioni tendenzialiMARCHE I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II -11manifatturiero 6,9 2,1 -1,9 -14,3 -28,7 -12,0 9,6 13,0 0,2 -15,7terziario 8,3 3,5 -3,0 -2,0 -5,1 -0,3 3,4 2,1 1,6 -23,8costruzioni 5,8 -2,1 -0,1 -13,0 -17,2 -0,7 -1,0 7,3 1,3 -24,7Totale 6,6 0,0 -1,2 -7,6 -15,3 -4,7 3,1 7,4 1,1 -21,8

Per le attività del terziario, invece, la crisi sembra iniziare davvero solo a fine 2011 perché il livello del fatturato si è mantenuto fino alla prima metà del 2011 non lontano dai valori precedenti la crisi mentre il secondo semestre 2011 coincide con un vero e proprio crollo (-23,8% la variazione rispetto allo stesso semestre dell’anno prima).

1.5. Una comparazione settoriale

Fatturato totale per macrosettori variazioni % tendenziali

-30,0

-25,0

-20,0

-15,0

-10,0

-5,0

0,0

5,0

10,0

15,0

I 2006 II 2006 I 2007 II 2007 I 2008 II 2008 I 2009 II 2009 I 2010 II 2010 I 2011 II 2011

manifatturiero terziario costruzioni

Page 25: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

25

Le costruzioni registrano la diminuzione tendenziale più marcata (--24,7%) che pone fine ad una fase di moderata ripresa durata anche in questo caso tre semestri1.

Nell’ambito delle attività manifatturiere il 2011 si chiude per tutti i settori senza eccezione con una riduzione tendenziale del fatturato, che però risulta più decisa per legno-mobile (-19,9%), per la meccanica (-15,2%) e per le trasformazioni alimentari (-10,3%). Si noti, tuttavia, come per alcuni settori la fase di crisi di fine 2011 assuma significato diverso: mentre per il legno-mobile essa conferma la fine di una ripresa che ha portato a recuperare e migliorare i livelli di fatturato precedenti la crisi, per la meccanica significa annullare gli effetti della ripresa.

1 Per le costruzioni, caratterizzate da forti oscillazioni tra I e II semestre di ogni anno, si è utilizzata la media mobile su due periodi per confrontare il settore con manifatture e terziario.

Fatturato totale per macrosettori numeri indice a base fissa (2005 I sem. = 100)

70,0

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

I 2005 II 2005 I 2006 II 2006 I 2007 II 2007 I 2008 II 2008 I 2009 II 2009 I 2010 II 2010 I 2011 II 2011

manifatturiero terziario 2 perc. Media Mobile (costruzioni)

Fatturato totale settori manifatturieri numeri indice a base fissa (2005 I sem. = 100)

meccanica

legno mob.

pelli calzat.

tess.abb.

alimentari

70,0

90,0

110,0

130,0

150,0

I 2005 II 2005

I 2006 II 2006

I 2007 II 2007

I 2008 II 2008

I 2009 II 2009

I 2010 II 2010

I 2011 II 2011

Page 26: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

26

Fatturato totale per i settori dei servizi variazioni % sullo stesso semestre dell’anno precedente

Fatturato totale settori del terziario numeri indice a base fissa (2005 I sem. = 100)

Le dinamiche del fatturato per i settori del terziario sono anch’esse tutte in decisa diminu-zione, specie i trasporti (-22,3% rispetto allo stesso semestre dell’anno prima) e i servizi a Famiglie e Persone (-32,3%). Il crollo del fatturato nei trasporti rende evidente gli effetti sui terziario della crisi nelle attività manifatturiere la cui diminuzione negli scambi si riflette immediatamente nelle attività delle piccole imprese di autotrasporto.

servizi f.p.

trasporti

riparazioni veic.

70,0

90,0

110,0

130,0

150,0

I 2005 II 2005 I 2006 II 2006 I 2007 II 2007

I 2008

II 2008 I 2009

II 2009

I 2010

II 2010

I 2011 II 2011

-40,0

-30,0

-20,0

-10,0

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

I 2006 II 2006 I 2007 II 2007 I 2008 II 2008 I 2009 II 2009 I 2010 II 2010 I 2011 II 2011

servizi f. p.

trasporti riparazione veicoli

Page 27: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

27

Tavole di sintesi per il fatturatoFatturato totale per settori – num. indici (2005 I sem.=100) – in evidenza i macrosettori

MARCHE I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II -11Meccanica 112,8 110,3 109,2 106,2 86,1 90,0 90,0 101,5 91,7 86,1legno mobile 123,3 136,2 128,4 132,5 112,3 121,5 142,2 144,2 137,3 115,5pelli e calzature 108,2 88,9 110,9 109,4 80,4 77,2 87,1 74,7 89,3 70,9tessile abbigliam. 118,1 129,9 85,6 121,4 93,7 114,5 100,8 121,2 101,9 116,2Alimentari 103,4 106,5 97,0 107,7 102,0 112,1 100,1 111,5 99,9 100,0manifatturiero 113,6 112,1 111,4 96,1 79,5 84,6 87,1 95,6 87,3 80,6Servizi 104,2 112,4 100,2 113,6 115,2 130,2 120,2 123,2 111,5 95,7Trasporti 116,4 115,9 115,8 115,3 101,4 103,7 102,2 107,2 106,0 72,6riparazione veicoli 116,1 112,6 108,9 104,8 97,9 106,1 104,1 114,8 112,0 99,4terziario 113,1 114,0 109,6 111,7 104,0 111,4 107,5 113,7 109,3 86,7costruzioni 113,1 147,8 113,0 128,6 93,6 127,8 92,6 137,1 93,8 103,2totale 113,2 129,9 111,8 120,0 94,8 114,3 97,7 122,7 98,8 96,0

Fatturato totale – var. % sullo stesso semestre dell’anno prima – in evidenza i macrosettoriMARCHE I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II -11Meccanica 3,7 -1,8 -3,1 -3,7 -21,2 -15,3 4,5 12,8 1,9 -15,2legno mobile 15,2 16,0 4,1 -2,7 -12,6 -8,3 26,7 18,8 -3,5 -19,9pelli e calzature 5,4 -2,7 2,5 23,1 -27,5 -29,4 8,3 -3,3 2,5 -5,1tessile abbigliam. 28,0 25,1 -27,5 -6,5 9,4 -5,7 7,7 5,8 1,0 -4,1Alimentari 9,7 -3,2 -6,2 1,2 5,2 4,0 -1,9 -0,6 -0,1 -10,3manifatturiero 6,9 2,1 -1,9 -14,3 -28,7 -12,0 9,6 13,0 0,2 -15,7Servizi 4,8 1,2 -3,9 1,0 15,0 14,6 4,3 -5,4 -7,3 -22,3Trasporti 14,2 7,4 -0,5 -0,5 -12,4 -10,1 0,7 3,4 3,8 -32,3riparazione veicoli 3,2 0,0 -6,1 -6,9 -10,1 1,2 6,4 8,2 7,6 -13,5terziario 8,3 3,5 -3,0 -2,0 -5,1 -0,3 3,4 2,1 1,6 -23,8costruzioni 5,8 -2,1 -0,1 -13,0 -17,2 -0,7 -1,0 7,3 1,3 -24,7totale 6,6 0,0 -1,2 -7,6 -15,3 -4,7 3,1 7,4 1,1 -21,8

Fatturato totale per i settori manifatturieri variazioni % sullo stesso semestre dell’anno precedente

-40,0

-30,0

-20,0

-10,0

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

I 2006 II 2006 I 2007 II 2007 I 2008 II 2008 I 2009 II 2009 I 2010 II 2010 I 2011 II 2011

meccanica legno mobile pelli e calzature

tessile abbigliamento alimentari

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28

Le dinamiche del fatturato per gli ambiti provinciali (TrendMarche considera ancora solo “AP” in luogo delle nuove province di Ascoli piceno e di Fermo: è in fase di studio la se-parazione dei due ambiti) evidenziano come la nuova fase di crisi interessi tutte le aree provinciali della regione e, in particolare, quella pesarese, per la quale l’indice di livello del fatturato complessivo non registra a fine 2011 nemmeno il consueto incremento congiun-turale che caratterizza i dati considerati. La dinamica negativa di tale provincia è tale da influenzare quella complessiva regionale, anch’essa declinante non solo in termini tenden-ziali ma anche sotto il profilo congiunturale.

Nella provincia di Ancona la nuova fase di crisi è moderata dalla ripresa del fatturato nelle costruzioni. Difatti, nel secondo semestre 2011 si ridimensiona decisamente in termini tendenziali sia il fatturato delle manifatture sia quello dei servizi, mentre cresce ancora (benchè a ritmo fortemente declinante) quello delle costruzioni .

1.6. Una comparazione tra province

TrendMarcheindice del livello del fatturato complessivo per provincia

AN AP

MC

PU

Marche

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

200

2005-1 2005-2 2006-1 2006-2 2007-1 2007-2 2008-1 2008-2 2009-1 2009-2 2010-1 2010-2 2011-1 2011-2

Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro-Urbino Marche

Page 29: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

29

Negli ambiti provinciali di Ascoli Piceno e di Fermo, mentre la dinamica del fatturato dei servizi è stabile su livelli elevati (maggiori di quelli pre-crisi), essa ristagna invece nelle manifatture, dove il livello del fatturato resta sensibilmente al di sotto di quello di inizio 2008. Il fatturato delle costruzioni cala in termini tendenziali ma non in linea congiuntu-rale.

Nel caso della provincia di Macerata, il 2011 si chiude con una nuova diminuzione ten-denziale del fatturato nelle costruzioni, una stagnazione su bassi livelli di fatturato per il manifatturiero, una ulteriore leggera ripresa del fatturato del terziario. Il manifatturiero,

fatturato complessivo per settore - provincia di Anconanumeri indici (I 2005: 100)

fatturato complessivo per settore - province di Ascoli P. e di Fermonumeri indici (I 2005: 100)

manifatture

terziario

costruzioni

TOTALE

80

90

100

110

120

130

140

150

2005

-1

2005

-2

2006

-1

2006

-2

2007

-1

2007

-2

2008

-1

2008

-2

2009

-1

2009

-2

2010

-1

2010

-2

2011

-1

2011

-2

manifatture

terziario

costruzioni

TOTALE

50

60

70

80

90

100

110

120

130

140

150

160

170

180

190

200

210

220

230

240

2005

-1

2005

-2

2006

-1

2006

-2

2007

-1

2007

-2

2008

-1

2008

-2

2009

-1

2009

-2

2010

-1

2010

-2

2011

-1

2011

-2

Page 30: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

30

in particolare, ha risentito più decisamente della crisi e dopo aver dato segnali di ripresa ha registrato l’assestarsi del fatturato su livelli ancora piuttosto bassi (attorno all’80% di quelli di inizio 2005).

Nella provincia di Pesaro e Urbino tutti i macro settori registrano un forte calo tendenziale e congiunturale di fatturato; la ripresa del 2010 del manifatturiero è annullata, la tenuta del terziario lascia il passo ad un crollo, il fatturato delle costruzioni non registra nemme-no il consueto rimbalzo congiunturale stagionale.

fatturato complessivo per settore - provincia di Maceratanumeri indici (I 2005: 100)

manifatture

terziario

costruzioni

TOTALE

60,0

70,0

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

150,0

160,0

2005

-1

2005

-2

2006

-1

2006

-2

2007

-1

2007

-2

2008

-1

2008

-2

2009

-1

2009

-2

2010

-1

2010

-2

2011

-1

2011

-2

fatturato complessivo per settore - provincia di Pesaro e Urbinonumeri indici (I 2005: 100)

manifatture

terziario costruzioni

TOTALE

50,0

60,0

70,0

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

150,0

2005

-2

2006

-1

2006

-2

2007

-1

2007

-2

2008

-1

2008

-2

2009

-1

2009

-2

2010

-1

2010

-2

2011

-1

2011

-2

pag.

29

Page 31: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

31

Il secondo semestre 2011 registra una diminuzione congiunturale e tendenziale del fattura-to il cui indice di livello (86,1) torna a una quota sensibilmente inferiore a quella registrata alla fine del 2009 (era 90,0). Tutte le componenti del fatturato si ridimensionano ma quella in conto terzi subisce una diminuzione tendenziale ancora più marcata (l’indice di livello passa da 114,1 nel secondo semestre 2010 a 94,1 a fine 2011). Il livello degli investimenti registrato a fine 2011 permane basso (il 30% di quello registra-to a inizio 2005) e in ulteriore diminuzione tendenziale. Mentre le spese per retribuzioni diminuiscono in linea tendenziale, quelle per consumi riprendono invece a crescere (indice di livello a 115,4) sia in termini tendenziali che congiunturali.

Gli indicatori di domanda – La meccanica – numeri indici a base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007I - 2008 II - 2008I - 2009 II - 2009I - 2010 II - 2010I - 2011 II - 2011

Fatturato totale 112,8 110,3 109,2 106,2 86,1 90,0 90,0 101,5 91,7 86,1Fatturato interno 115,9 112,8 111,7 108,5 87,3 92,0 90,4 101,3 92,6 87,1Fatturato per conto terzi 105,4 111,7 113,2 119,0 94,7 101,3 100,4 114,1 96,3 94,1

Gli investimenti – La meccanica – numeri indici a base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010 I - 2011 II - 2011

Investimenti complessivi 83,2 97,3 - - 18,3 73,1 47,5 43,0 25,3 30,0

Gli indicatori di costo – La meccanica – numeri indici a base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010 I - 2011 II - 2011

Spesa per retribuzioni 85,4 - 80,4 - 69,9 112,6 80,1 136,7 77,5 110,4Spesa per consumi 101,8 120,6 112,4 107,7 106,3 102,7 108,5 110,9 108,2 115,4Spesa per assicurazioni 44,1 61,8 43,9 52,6 47,1 62,6 54,6 63,1 56,7 48,1

1.7. L’analisi per settore. Le schede settoriali 11

Meccanica

fatturato complessivo - meccanica

100,0

106,5 108,7

112,3 112,8 110,3

109,2

106,2

86,1

90,0 90,0

101,5

91,7

86,1

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

fatturato interno - meccanica

100,0

107,0

105,4 110,7 115,9

112,8 111,7

108,5

87,3 92,0 90,4

101,3

92,6

87,1

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 32: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

32

fatturato conto terzi - meccanica

investimenti totali - meccanica

spesa retribuzioni - meccanica

spesa consumi - meccanica

spesa assicurazioni - meccanica

100,0

107,1

99,7

108,2

105,4

111,7 113,2

119,0

94,7

101,3

100,4

114,1

96,3 94,1 90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

42,8

68,5

93,2

83,2

97,3

81,6

68,7

18,3

73,1

47,5 43,0

25,3 30,0

10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0

100,0 110,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

150,6

96,2

130,3

85,4

139,1

80,4

135,3

112,6

80,1

136,7

77,5

110,4

70,0 80,0 90,0

100,0 110,0 120,0 130,0 140,0 150,0 160,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

119,8

111,5

116,9

101,8

120,6

112,4

107,7 106,3

102,7 108,5

110,9 108,2

115,4

90,0

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

75,5 74,1 71,4

44,1

61,8

43,9

52,6 47,1

62,6

54,6

63,1 56,7 48,1

30,0

40,0

50,0

60,0

70,0

80,0

90,0

100,0

110,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 33: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

33

La seconda metà del 2011 coincide con una decisa diminuzione del fatturato complessivo e di tutte le sue componenti, sia in linea tendenziale che a livello congiunturale. L’indice di livello del fatturato complessivo e di quello interno si riporta ai valori di inizio 2009, a indicare che gli effetti positivi della breve fase di ripresa sono stati ormai annullati. Un risultato ancora peggiore riguarda la componente del fatturato per conto terzi, per la quale si registra il livello più basso mai registrato da TrendMarche (97,4). Tornano a calare in linea tendenziale sia le spese per retribuzioni sia – soprattutto - le spese per consumi: i profili dell’indice di livello testimoniano del grado di difficoltà che caratterizza la fine del 2011.

Gli indicatori di domanda – Legno Mobile – numeri indici a base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010 I - 2011 II - 2011

Fatturato totale 123,3 136,2 128,4 132,5 112,3 121,5 142,2 144,2 137,3 115,5Fatturato interno 123,1 136,5 126,7 131,4 111,2 120,7 131,7 139,6 129,2 110,8Fatturato per conto_terzi 120,8 133,8 124,1 130,4 104,5 117,7 116,8 121,7 112,7 97,4

Gli indicatori di costo – Legno Mobile – numeri indici a base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010 I - 2011 II - 2011

Spesa per retribuzioni 82,1 130,5 85,0 141,0 80,6 130,5 100,0 160,5 156,1 141,0Spesa per consumi 101,0 117,3 126,1 132,6 135,9 138,5 145,8 156,6 152,8 125,5Spesa per assicurazioni 64,0 74,5 56,3 90,7 65,4 75,9 78,6 88,2 84,1 56,9

Legno - mobile

fatturato complessivo - legno-mobile

fatturato interno - legno-mobile

100,0

118,1

107,0

117,5

123,3

136,2

128,4

132,5

112,3

121,5

142,2 144,2

137,3

115,5

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

150,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

118,2

107,0

117,8

123,1

136,5

126,7

131,4

111,2

120,7

131,7

139,6

129,2

110,8

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

150,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 34: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

34

spesa retribuzioni - legno-mobile

spesa consumi - legno-mobile

spesa assicurazioni - legno-mobile

100,0

143,5

83,0

118,2

82,1

130,5

85,0

141,0

80,6

130,5

100,0

160,5

136,1 141,0

70,0 80,0 90,0

100,0 110,0 120,0 130,0 140,0 150,0 160,0 170,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

128,0

102,4

107,1

101,0

117,3 126,1

132,6 135,9

138,5

145,8

156,6

152,8

125,5

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

150,0

160,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0 88,6

83,1 74,8

64,0

74,5

56,3

90,7

65,4

75,9

78,6

88,2

84,1

56,9

30,0

40,0

50,0

60,0

70,0

80,0

90,0

100,0

110,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 35: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

35

Il 2001 si chiude con una diminuzione sia tendenziale che congiunturale del fatturato complessivo il cui indice di livello registra il valore più basso mai registrato da TrendMarche (70,9). La dinamica tendenziale negativa del fatturato complessivo non è attenuata da quella della componente per conto terzi, che vale oltre i due terzi del totale e che nono-stante abbia risentito di meno delle oscillazioni segnate dal fatturato complessivo dopo il 2008, però registra alla fine del 2011 una diminuzione tendenziale più che doppia rispetto a quella del fatturato totale. Continua a ristagnare la componente di fatturato realizzata in conto terzi, il cui livello non mostra alcun segnale di recupero nei confronti dei valori registrati nella fase precedente la crisi. La diminuzione tendenzale delle spese per consumi indica come nella seconda metà del 2011 oltre alla contrazione del fatturato si sia verificata anche quella dell’attività produt-tiva.

Gli indicatori di domanda –Pelli e Calzature – numeri indici a base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010 I - 2011 II - 2011

Fatturato totale 108,2 88,9 110,9 109,4 80,4 77,2 87,1 74,7 89,3 70,9Fatturato interno 108,2 90,6 113,8 112,4 82,4 79,0 89,4 76,5 90,2 70,1Fatturato per conto terzi 134,0 127,8 149,7 107,8 114,0 112,2 112,6 107,7 113,1 95,0

Gli indicatori di costo – Pelli e Calzature – numeri indici a base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010 I - 2011 II - 2011

Spesa per consumi 97,3 110,9 107,8 127,5 105,6 101,1 92,8 100,3 93,6 98,6

Pelli e calzature

fatturato complessivo - pelli e calzature

fatturato interno - pelli e calzature

100,0

89,8

102,7

91,4

108,2

88,9

110,9 109,4

80,4 77,2

87,1

74,7

89,3

70,9 70,0

90,0

110,0

130,0

150,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

90,8

103,0

93,2

108,2

90,6

113,8 112,4

82,4 79,0

89,4

76,5

90,2

70,1 70,0

90,0

110,0

130,0

150,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 36: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

36

fatturato conto terzi - pelli e calzature

spesa consumi - pelli e calzature

100,0 93,5

129,9

121,0

134,0

127,8

149,7

107,8

114,0 112,2 112,6

107,7

113,1

95,0

70,0

90,0

110,0

130,0

150,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

132,7

95,8

103,3

97,3

110,9

107,8

127,5

105,6 101,1

92,8

100,3

93,6 98,6

90,0 95,0

100,0 105,0 110,0 115,0 120,0 125,0 130,0 135,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 37: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

37

Il secondo semestre 2011 pone soluzione alla serie di incrementi tendenziali consecutivi che hanno caratterizzato il settore: la ripresa, che si è manifestata decisa all’inizio del 2010, si è subito rivelata in progressivo rallentamento e la seconda metà del 2011 registra un calo tendenziale del fatturato. L’andamento del fatturato per conto terzi, la cui quota è soggetta a forti oscillazioni stagionali, registra un ulteriore ridimensionamento tendenziale dopo essere già calato nella prima metà del 2011. Le dinamiche dei costi sono caratte-rizzate dalla diminuzione in termini tendenziali della spesa da retribuzioni e dall’aumento tendenziale e congiunturale della spesa da consumi.

Gli indicatori di domanda –Tessile Abbigliamento – numeri indici a base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010 I - 2011 II - 2011

Fatturato totale 118,1 129,9 85,6 121,4 93,7 114,5 100,8 121,2 101,9 116,2Fatturato interno 116,5 130,1 85,4 120,5 93,3 113,8 101,4 121,2 100,6 114,9Fatturato_per conto_terzi 130,4 104,3 102,4 101,5 110,8 100,4 115,2 108,9 110,1 91,0

Gli indicatori di costo – Tessile Abbigliamento – numeri indici a base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010 I - 2011 II - 2011

Spesa per retribuzioni 115,7 126,5 65,5 98,2 64,6 155,0 132,9 193,8 133,7 173,7Spesa per consumi 96,1 137,5 92,1 105,3 99,0 100,4 97,3 103,9 90,1 107,5Spesa per assicurazioni 47,7 27,1 30,3 24,7 41,9 32,6 40,7 33,5 38,7 27,0

Tessile Abbigliamento

fatturato complessivo - tessile e abbigliamento

fatturato interno - tessile e abbigliamento

100,0

89,0 92,3

103,8

118,1

129,9

85,6

121,4

93,7

114,5

100,8

121,2

101,9

116,2

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

89,0 91,0

102,9

116,5

130,1

85,4

120,5

93,3

113,8

101,4

121,2

100,6

114,9

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

fatturato conto terzi - tessile e abbigliamento

100,0 88,0

88,7

112,7

130,4

104,3 102,4 101,5

110,8

100,4

115,2

108,9

110,1

91,0

70,0

90,0

110,0

130,0

150,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 38: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

38

spesa retribuzioni - tessile e abbigliamento

spesa consumi - tessile e abbigliamento

spesa assicurazioni - tessile e abbigliamento

100,0

141,9

69,5

146,1

115,7

126,5

65,5

98,2

64,6

155,0

132,9

193,8

133,7

173,7

60,0

80,0

100,0

120,0

140,0

160,0

180,0

200,0

220,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

99,3

104,7

110,7

96,1

137,5

92,1

105,3

99,0

100,4

97,3

103,9

90,1

107,5

90,0 95,0

100,0 105,0 110,0 115,0 120,0 125,0 130,0 135,0 140,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

42,8

67,9

41,5

47,7

27,1 30,3

24,7

41,9

32,6

40,7

33,5

38,7

27,0

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

120,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 39: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

39

Nel secondo semestre 2011 il fatturato totale decresce decisamente rispetto allo stesso periodo dell’anno prima: il “consueto” aumento del fatturato registrato da TrendMarche nella seconda parte di ogni anno, risulta quindi annullato per il 2011. La connotazione pressoché identica del profilo che l’indice del fatturato interno presenta rispetto a quello complessivo, rispecchia l’irrilevanza della quota realizzata sui mercati esteri, dove il settore non trova alternativa alcuna alla diminuzione della domanda sul mercato interno.Anche il fatturato conto terzi (che pesa il 20% sul totale) si ridimensiona decisamente. La crisi di domanda si riflette sull’intensità di utilizzo del lavoro e degli impianti: calano le spese per retribuzioni, quelle per consumi e per assicurazioni.

Gli indicatori di domanda – Alimentari – numeri indici a base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010 I - 2011 II - 2011

Fatturato totale 103,4 106,5 97,0 107,7 102,0 112,1 100,1 111,5 99,9 100,0Fatturato interno 103,4 106,5 97,0 107,7 102,1 112,2 100,2 111,5 100,1 100,1Fatturato per conto terzi 217,6 224,6 172,0 212,8 198,0 232,4 203,2 238,4 197,9 190,2

Gli indicatori di costo – Alimentari – numeri indici a base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010 I - 2011 II - 2011

Spesa per retribuzioni 84,7 116,0 67,1 102,0 72,3 135,0 107,1 143,9 105,2 126,0Spesa per consumi 113,4 136,8 112,3 138,7 104,8 138,8 108,1 127,4 111,6 125,3Spesa per assicurazioni 50,3 52,9 44,5 45,6 40,3 87,8 57,5 62,4 57,1 49,6

Alimentari

fatturato complessivo - alimentari

fatturato interno - alimentari

100,0

116,5

94,3

110,0

103,4

106,5

97,0

107,7

102,0

112,1

100,1

111,5

99,9

100,0

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

116,5

94,3

110,0

103,4

106,5

97,0

107,7

102,1

112,2

100,2

111,5

100,1

100,1

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 40: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

40

spesa retribuzioni - alimentari

spesa assicurazioni - alimentari

spesa consumi - alimentari

100,0

161,4

103,9

141,8

84,7

116,0

67,1

102,0

72,3

135,0

107,1

143,9

105,2

126,0

60,0

80,0

100,0

120,0

140,0

160,0

180,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

140,8

114,0

137,3

113,4

136,8

112,3

138,7

104,8

138,8

108,1

127,4

111,6

125,3

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

150,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

59,5

78,1

64,1

50,3

52,9

44,5 45,6 40,3

87,8

57,5

62,4 57,1

49,6

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

120,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 41: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

41

Il secondo semestre 2011 registra una ulteriore decisa diminuzione dell’indice di livello del fatturato, il cui ammontare (95,7) tocca il punto più basso mai registrato da TrendMarche per il settore (era a 130,2 nel secondo semestre 2009). La crisi riguarda il settore solo dal 2010 ma da allora in poi ha assunto toni di particolare gravità con una perdita in termini di fatturato di oltre il 25% rispetto all’apice raggiunto alla fine del 2009. La decisa dimi-nuzione (in termini tendenziali) delle spese per retribuzioni e quella sia tendenziale che congiunturale dei consumi indica che la crisi incide fortemente anche sull’intensità di im-piego dei fattori produttivi e si riflette negativamente anche sulle spese per assicurazioni. Gli indicatori di domanda –Servizi – numeri indici a base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010 I - 2011 II - 2011

Fatturato totale 104,2 112,4 100,2 113,6 115,2 130,2 120,2 123,2 111,5 95,7Fatturato interno 104,3 112,5 100,2 113,7 115,1 130,0 120,2 123,2 111,5 95,7Fatturato_per conto_terzi 103,4 109,3 93,4 101,5 97,5 108,9 103,7 104,5 98,0 85,1

Gli indicatori di costo – Servizi – numeri indici a base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010 I - 2011 II - 2011

Spesa per retribuzioni 85,4 137,2 84,3 146,4 101,8 196,0 125,9 207,3 111,8 155,9Spesa per consumi 117,0 125,9 115,9 129,3 137,9 145,9 133,8 132,6 132,3 107,7Spese per assicurazioni 77,7 74,7 75,0 79,1 94,2 102,5 152,7 84,4 87,0 67,9

fatturato complessivo - servizi alle persone e alle famiglie

fatturato interno - servizi alle persone e alle famiglie

Servizi alle famiglie e alle persone

100,0

112,8

99,4

111,1

104,2

112,4

100,2

113,6 115,2

130,2

120,2

123,2

111,5

95,7

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

112,9

99,4

111,2

104,3

112,5

100,2

113,7 115,1

130,0

120,2

123,2

111,5

95,7

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 42: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

42

fatturato conto terzi - servizi alle persone e alle famiglie

spesa consumi - servizi alle persone e alle famiglie

spesa retribuzioni - servizi alle persone e alle famiglie

spesa assicurazioni - servizi alle persone e alle famiglie

100,0

111,6

97,6

107,2

103,4

109,3

93,4

101,5

97,5

108,9

103,7

104,5

98,0

85,1

70,0

90,0

110,0

130,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

153,3

90,9

124,5

85,4

137,2

84,3

146,4

101,8

196,0

125,9

207,3

111,8

155,9

60,0

80,0

100,0

120,0

140,0

160,0

180,0

200,0

220,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

125,3

110,5

115,5

117,0

125,9

115,9

129,3

137,9

145,9

133,8

132,6

132,3

107,7

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

150,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

68,1

103,1

68,9

77,7 74,7

75,0

79,1 94,2 102,5

152,7

84,4

87,0

67,9

0,0 20,0 40,0 60,0 80,0

100,0 120,0 140,0 160,0 180,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 43: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

43

La dinamica del fatturato dei trasporti alla fine del 2011 rispecchia gli effetti della nuo-va fase di crisi delle attività manifatturiere: registra infatti un crollo che vede il valore dell’indicatore di livello toccare il punto più basso (72,6) mai registrato da TrendMarche. Rispetto ai valori registrati nella fase precedente la crisi (2007 e 2008) il fatturato di fine 2011 risulta inferiore di oltre il 40%. Il crollo delle spese per consumi (l’indicatore di livello passa da 113,5 del primo semestre 2011 a 73,2 del secondo), descrive il brusco abbassamento nell’intensità di impiego del capitale tecnico e le condizioni di ampia inutilizzazione della capacità di trasporto. Gli indicatori di domanda – Trasporti – num.indici a base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010 I - 2011 II - 2011

Fatturato totale 116,4 115,9 115,8 115,3 101,4 103,7 102,2 107,2 106,0 72,6Fatturato interno 117,3 116,0 116,8 115,7 101,8 104,5 103,2 108,2 107,2 73,0Fatturato conto terzi 118,9 118,2 117,8 117,8 103,1 105,3 103,8 108,9 107,5 73,0

Gli indicatori di costo – Trasporti – numeri indici a base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010I - 2011II - 2011

Spesa consumi 106,1 110,2 114,5 110,5 84,4 92,3 96,9 103,3 113,5 73,2Spesa per assicurazioni 79,3 49,0 73,8 44,4 70,0 50,2 74,3 44,6 62,4 37,7

fatturato complessivo - trasporti

fatturato interno - trasporti

Trasporti

100,0

104,6

101,9

107,9 116,4 115,9 115,8

115,3

101,4

103,7

102,2

107,2

106,0

72,6 70,0

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

104,9

102,5

108,6

117,3

116,0 116,8 115,7

101,8

104,5

103,2

108,2

107,2

73,0 70,0

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 44: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

44

fatturato conto terzi - trasporti

spesa assicurazioni - trasporti

spesa consumi - trasporti

100,0

106,0

103,9

110,0

118,9 118,2

117,8 117,8

103,1

105,3

103,8

108,9 107,5

73,0 70,0

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

104,2 104,9

103,1

106,1 110,2 114,5 110,5

84,4

92,3 96,9

103,3

113,5

73,2 70,0 75,0 80,0 85,0 90,0 95,0

100,0 105,0 110,0 115,0 120,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

44,7

93,3

49,0

79,3

49,0

73,8

44,4

70,0

50,2

74,3

44,6

62,4

37,7

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

120,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 45: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

45

Il 2011 si chiude con una decisa diminuzione tendenziale e congiunturale del fatturato totale che registra un valore dell’indice di livello (99,4) assai inferiore a quello registrato alla fine dell’anno precedente (114,8). Il ridimensionamento del fatturato è del 13,5% e ad esso si accompagna il ridimensionamento tendenziale delle spese da retribuzioni (il cui in-dicatore di livello passa da 204,3 del secondo semestre 2010 a 171,1 del secondo semestre 2011) e la stagnazione delle spese per consumi (da 104,9 a 104,2).

Gli indicatori di domanda – Riparazioni – num.indici base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010 I - 2011 II - 2011

Fatturato totale 116,1 112,6 108,9 104,8 97,9 106,1 104,1 114,8 112,0 99,4Fatturato interno 119,3 115,0 111,7 107,2 100,6 109,1 107,0 117,3 115,3 102,1Fatturato conto terzi 111,5 112,4 100,0 100,6 91,7 101,9 95,1 103,7 100,6 96,3

Gli indicatori di costo – Riparazioni – numeri indici base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010 I - 2011 II - 2011

Spesa retribuzioni 87,7 136,8 74,8 141,9 87,8 152,4 96,7 204,3 135,0 171,1Spesa consumi 101,1 115,7 117,6 117,7 110,9 110,0 117,9 104,9 123,4 104,2Spesa per assicurazioni 40,6 77,3 40,5 62,3 33,8 74,0 47,4 79,9 42,3 70,8

fatturato complessivo - riparazioni

fatturato conto terzi - riparazioni

fatturato interno - riparazioni

Riparazioni veicoli

100,0

107,4

112,5

112,7

116,1 112,6

108,9 104,8

97,9

106,1

104,1

114,8

112,0

99,4

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

107,0

113,4

113,0 119,3

115,0

111,7

107,2

100,6

109,1

107,0

117,3

115,3

102,1

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

112,2 116,6 117,0

111,5

112,4

100,0

100,6

91,7

101,9

95,1

103,7

100,6 96,3

70,0

90,0

110,0

130,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

Page 46: TrendMarche 2012 - Burocrazia e Liberalizzazioni

46

spesa retribuzioni - riparazioni

spesa assicurazioni - riparazioni

spesa consumi - riparazioni

100,0

149,2

86,5

135,9

87,7

136,8

74,8

141,9

87,8

152,4

96,7

204,3

135,0

171,1

60,0

80,0

100,0

120,0

140,0

160,0

180,0

200,0

220,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

122,1

109,2 107,0

101,1

115,7 117,6

117,7

110,9 110,0

117,9

104,9

123,4

104,2

90,0

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

130,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

97,6

83,0

84,5

40,6

77,3

40,5

62,3

33,8

74,0

47,4

79,9

42,3

70,8

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

120,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

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Il 2011 si chiude per il settore con un forte calo del fatturato il cui indice di livello passa a 103,2 (nello stesso semestre dell’anno prima era a 137,1). Il calo percentuale tendenziale è pari al -24,7% e spiega l’ulteriore deciso calo degli investimenti (il cui livello precipita a 32,2 secondo l’indice di TrendMarche). In precedenza, le costruzioni avevano dato segnali di ripresa tendenziale con due semestri consecutivi di crescita tendenziale del fatturato, il secondo del 2010 (+7,3%) e il primo del 2011 (+1,3%). Il secondo semestre 2011 pone dunque decisamente fine a tale ripresa e la nuova fase di crisi trova conferma nella di-namica delle principali voci di spesa: sia le spese da retribuzioni sia quelle per consumi e per assicurazioni si ridimensionano bruscamente (rispettivamente -19,2% e -9,2% nei confronti dello stesso periodo dell’anno prima).

Gli indicatori di domanda – Costruzioni– num. ind. base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010 I - 2011 II - 2011

Fatturato totale 113,1 147,8 113,0 128,6 93,6 127,8 92,6 137,1 93,8 103,2Fatturato interno 113,0 148,3 113,1 129,1 93,9 128,2 92,9 137,4 94,0 103,5Fatturato conto terzi 113,0 150,9 110,1 124,1 94,0 120,2 90,5 132,8 92,5 97,6

Indicatori di investimento – Costruzioni – num. ind. base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010 I - 2011 II - 2011

Investimenti totali 74,0 - 73,2 65,7 46,2 50,6 58,8 47,8 57,0 32,3Investimenti in immob. mat. 72,5 - 62,9 63,2 44,1 49,3 57,6 44,7 56,1 31,8

Gli indicatori di costo – Costruzioni – num. ind. base fissa (2005 I sem.=100)

MARCHE I - 2007 II - 2007 I - 2008 II - 2008 I - 2009 II - 2009 I - 2010 II - 2010 I - 2011 II - 2011

Spesa retribuzioni 100,7 153,4 103,7 133,4 90,5 125,7 102,8 139,8 100,2 113,3Spesa consumi 90,8 103,6 95,0 100,9 78,1 88,3 86,1 96,7 89,5 87,9Spesa per assicurazioni 55,2 62,3 53,0 57,7 48,7 69,2 56,5 58,2 56,4 52,6

Costruzioni

fatturato complessivo - costruzioni

100,0

149,7

106,9

151,0

113,1

147,8

113,0

128,6

93,6

127,8

92,6

137,1

93,8

103,2

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

140,0

150,0

160,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

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48

fatturato conto terzi - costruzioni

investimenti immobilizzazioni materiali - costruzioni

investimenti totali - costruzioni

spesa retribuzioni - costruzioni

100,0

152,1

110,0

152,1

113,0

150,9

110,1

124,1

94,0

120,2

90,5

132,8

92,5

97,6

70,0

90,0

110,0

130,0

150,0

170,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0 101,1

80,1

82,9

74,0

69,9

73,2

65,7

46,2 50,6

58,8

47,8

57,0

32,3 30,0

50,0

70,0

90,0

110,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

96,4

79,8 78,5 72,5

67,2 62,9

63,2

44,1 49,3

57,6

44,7

56,1

31,8 30,0

50,0

70,0

90,0

110,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

133,2

96,4

132,9

100,7

153,4

103,7

133,4

90,5

125,7

102,8

139,8

100,2

113,3

60,0 70,0 80,0 90,0

100,0 110,0 120,0 130,0 140,0 150,0 160,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

fatturato interno - costruzioni

100,0

149,8

106,8

151,3

113,0

148,3

113,1

129,1

93,9

128,2

92,9

137,4

94,0

103,5

80,0 90,0

100,0 110,0 120,0 130,0 140,0 150,0 160,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

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spesa consumi - costruzioni

spesa assicurazioni - costruzioni

100,0

124,6

105,4

113,8

90,8

103,6

95,0

100,9

78,1

88,3

86,1

96,7

89,5 87,9

70,0

80,0

90,0

100,0

110,0

120,0

130,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

100,0

80,0

79,8

67,9

55,2

62,3

53,0

57,7

48,7

69,2

56,5

58,2 56,4

52,6

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

120,0

I-05 II-05 I-06 II-06 I-07 II-07 I-08 II-08 I-09 II-09 I-10 II-10 I-11 II-11

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Il FocusBUROCRAZIA E LIBERALIZZAZIONI

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2.1. IntroduzioneIl rapporto con la Pubblica Amministrazione si presenta da sempre come un nodo cen-trale nella gestione d’azienda. Partendo dalla constatazione che l’efficacia e la qualità di questo rapporto dovrebbero sono fattori di competitività e di sviluppo di un Paese – nel senso che un Paese “semplice” verso le sue imprese è un Paese che le valorizza (Acco-nero, 2008) – , occorre purtroppo riconoscere che questo nodo presenta storicamente alcune criticità.I risultati delle numerose indagini di gradimento promosse dalle associazioni di rappre-sentanza delle imprese italiane e l’analisi dei molteplici studi commissionati negli ultimi decenni a ogni livello di governo sul grado di efficienza e di efficacia della Pubblica Am-ministrazione hanno evidenziato come uno dei principali fattori di criticità sia ricollegato all’eccessiva, e spesso patologica, durata dei procedimenti attraverso i quali viene eser-citata la funzione amministrativa. In breve, si è sottolineato che il “tempo” dell’azione amministrativa ha prima di tutto un forte valore e impatto economico, trattandosi di un “costo”, insopportabile e talvolta ingiustificato, sia per i cittadini sia per le imprese.Vi è, dunque, la generale percezione dell’urgenza di una forte e coordinata azione di sem-plificazione normativa, amministrativa e procedurale degli adempimenti per le imprese. La CGIA di Mestre, infatti, ha recentemente aggiornato le stime del costo annuo della burocrazia per le imprese italiane in circa 23 miliardi di euro, un onere non più sopporta-bile in una fase di crescente concorrenza da parte di imprese operanti in contesti meno ostili all’attività d’impresa. Numerose sono state in passato le iniziative legislative sulla semplificazione che tuttavia non si sono quasi mai tradotte, secondo alcuni autori, in un effettivo “alleggerimento” degli oneri per il sistema produttivo. Il gap tra semplificazione annunciata e percepita ha così raggiunto una dimensione insostenibile per il mondo imprenditoriale (Casati, 2006).Sembra, invece, che manchi uno “scenario ambientale” adeguato in grado di sostenere, attraverso procedure fluide e controlli rapidi e leggeri, il ciclo di vita di una azienda, dalla fase di start-up sino a quella di sviluppo e, infine, consolidamento sul mercato. Oggi fare impresa in Italia rappresenta una sfida quotidiana, un vero e proprio percorso a ostacoli cui sono costretti gli imprenditori italiani. L’Amministrazione Pubblica, negli ultimi anni, non è stata di grande sostegno alle aziende e ai comparti produttivi; ha svolto piuttosto un ruolo di debole interlocutore, per l’impresa, se non addirittura, in alcuni casi, di rigido e mero applicatore di norme.L’obiettivo del presente rapporto è quello di commisurare alcune di queste criticità con riferimento alle piccole imprese del territorio marchigiano. Con particolare attenzione a queste tematiche, dunque, verranno di seguito presentati i risultati di un’indagine em-pirica condotta presso un campione di micro e piccole imprese della regione. Si coglie l’occasione per ringraziare i responsabili delle diverse associazioni provinciali di categoria di Confartigianato e quanti hanno collaborato con sensibilità ed attenzione allo svolgi-mento dell’iniziativa di ricerca.

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2.2. Il peso della burocraziaLa competitività dell’impresa dipende da numerosi fattori interni ed esterni all’impresa. Tra i fattori esterni si colloca la Pubblica Amministrazione, la quale rappresenta un fattore fondamentale per sostenere la crescita delle imprese, particolarmente in questo momento di grave crisi economica e finanziaria. Una Pubblica Amministrazione inefficiente, infatti, rallenta e non favorisce lo sviluppo dell’impresa e la crescita della ricchezza nazionale.Le relazioni tra imprese, soprattutto quelle di più piccole dimensioni, e Pubblica Ammi-nistrazione, sia centrale che locale, rappresentano un aspetto particolare di un problema più ampio che riguarda il ruolo che oggi ricopre la PA nel mondo post industriale come fattore di sviluppo e non come criticità e barriera all’entrata per le nuove imprese.Non si può negare che le innovazioni e le sostanziali modificazioni epocali introdotte grazie alla progressiva tecnologizzazione del rapporto tra impresa e PA vadano nella direzione di un miglioramento di queste criticità. Non si può negare che per contribuire a una sostanziale semplificazione occorrano ancora considerevoli sforzi che potrebbero essere individuati su due livelli (Acconero, 2008). Il primo è certamente quello di eser-citare pressione sui governi centrali e locali, affinché si adotti una politica del legife-rare decisamente diversa, anche nei linguaggi e nei meccanismi di comunicazione. Una nuova politica improntata al coordinamento dei soggetti, che eviti le duplicazioni delle competenze e punti alla snellezza, alla riduzione degli adempimenti, all’uso sempre più frequente dell’autocertificazione e degli strumenti telematici.Il secondo livello di intervento deve essere orientato a captare e a sviluppare la dispo-nibilità degli imprenditori nel loro rapporto con le tecnologie. In tal senso, la necessità di studiare e offrire soluzioni operative che tengano ben lontano il rischio di sostituire i disagi dell’attuale carico burocratico con quelli di un carico tecnologico.La presenza della regolazione e degli adempimenti amministrativi, indubbiamente impor-tanti per la tutela degli interessi collettivi e quindi delle imprese, da sempre ha presen-tato dei costi economici sia per le Amministrazioni Pubbliche (costi per la PA) sia per le imprese (costi di ottemperanza o di adempimento). I primi, sono rappresentati dalle spese affrontate dalle autorità regolative, i secondi, si riferiscono al valore economico delle spese dei privati per conformarsi alle disposizioni. In letteratura1, si approfondisce il tema dei costi di adempimento suddividendoli in costi interni (sostenuti dall’impresa utilizzando l’organizzazione al suo interno), costi esterni (attività data in outsourcing) e costi associati (acquisto di beni quali computer, software, cancelleria, ecc.).Dal confronto con le indagine svolte nel corso di quest’ultimo decennio, risulta evidente come la situazione sia problematica e la soluzione sia tutt’altro che semplice (si veda tab. 1).

1 A questo proposito si veda: C. Sandford, M.Godwin, P.Hardwick, M.I., Butterworth, Costs and Benefits of VAT, London, 1981.

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Tab. 1 - 10 anni di indagini sulla burocrazia

Secondo le stime dell’Istat2 nel 2003, gli oneri che gravavano sulle imprese in quel periodo erano pari a 9.687,5 milioni di euro. Inoltre, le imprese utilizzavano ben 38,13 milioni di giornate-lavoro per adempimenti amministrativi. Ciò aveva determinato un ammontare di costo lavoro dedicato pari a 4.049,2 milioni di euro, ossia il 42% degli oneri complessivi sostenuti dalle imprese per adempimenti amministrativi. Il 52% del totale era assorbito da oneri per prestazioni professionali esterne all’azienda ed il re-stante 6% era attribuibile a costi associati.Sempre secondo l’Istat, nel biennio 2001-02, il 60% delle imprese aveva percepito un aumento dei costi relativi alla PA, con particolare riferimento ai costi di gestione del personale (62,4%) e imposizione fiscale (66,3%).Da quella stessa indagine emergevano altri due aspetti interessanti:le imprese con meno di 9 addetti avevano il costo per addetto più elevato (1.444 euro) contro valori inferiori ai 1.000 euro per addetto delle imprese con più di 20 dipendenti;le imprese con meno di 9 addetti presentavano il numero medio di giornate annue de-dicate agli adempimenti per addetto più elevato (circa 5,5 giornate) rispetto ad altre tipologie di imprese di più ampie dimensioni.Era evidente già dieci anni fa come il problema relativo agli adempimenti amministra-tivi e il loro impatto sui costi aziendali in termini di costo del lavoro e di giornate lavorative dedicate fosse un fattore di criticità particolarmente rilevante per le imprese artigiane3.All’inizio del 2009 la Confcommercio, in collaborazione con Format, pubblicò la ricerca “L’impatto della burocrazia sulle PMI”. Anche in questo caso i risultati non sono stati confortanti: mediamente nel 2008 le PMI avevano destinato ogni mese allo svolgimen-to degli adempimenti amministrativi dalle cinque alle sei giornate/uomo; l’impatto dei costi per gli adempimenti amministrativi era oscillato in media tra l’1,0% e l’1,4% sui ricavi delle imprese. Il 49,8% del campione aveva dedicato alla cura degli adempimenti amministrativi tra i 2 e i 10 addetti, mentre l’1,9% oltre 10 addetti.Nel 2009 i costi della burocrazia e dell’inefficienza delle PA hanno pesato sulla com-petitività delle piccole e micro imprese in maniera crescente4: l’incidenza dell’onere da PA sul fatturato delle imprese è passata da circa il 5% nel 2008 a quasi il 7% nel 2009; il numero di giornate/uomo dedicate agli adempimenti amministrativi è salito da 26 giornate nel 2008 a 31 giornate nel 2009; i costi medi legati al ricorso ai consulenti esterni, sono cresciuti da 5.862 euro del 2006 a 6.469 euro l’anno nel 2009.

La Confartigianato, nell’Assemblea Nazionale del giugno 2011, ha reso noti altri dati:•ogniimpresaartigianadedica60giornatelavorativel’annopergestireirapporticongli uffici pubblici; gli imprenditori devono dedicare agli adempimenti di burocrazia fiscale 285 ore all’anno, equivalenti a circa 36 giorni lavorativi, il 43% in più rispetto alla media Ocse;•itempidipagamentodellaPubblicaAmministrazioneneiconfrontidelleimpresefornitrici di beni e servizi sono tre volte superiori rispetto alla media europea e alla filiera dell’artigianato questo costa oltre 1 miliardo di euro di maggiori oneri finanziari;

2 Istat, Statistiche delle Amministrazioni pubbliche, Roma, 2003.3 Nel 2007 l’Unione Artigiani della Provincia di Milano svolse un’indagine analoga a quella dell’Istat ottenendo i seguenti risultati: 9 milioni di ore ogni anno e una quota di volume d’affari di circa un miliardo di euro, è quanto le oltre 93 mila aziende artigiane intervistate dovevano “dedicare” agli adempimenti burocratici imposti dalle normative vigenti.4 LEONE A., intervista ad Annalisa Giachi, responsabile ricerche della Fondazione Promo PA, pubblicata su Sistemi&Impresa, 2010, fascicolo 4

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•sulfrontedellagiustiziacivile,pervederriconosciutiipropridirittibisognaaspet-tare in media 1.108 giorni, vale a dire 3 anni e 13 giorni: tanto dura un procedimento in un Tribunale ordinario;•lamancataliberalizzazionedeiservizipubblicilocalièstatapiùvolteannunciatama mai realizzata, col risultato che, tra il 2000 e il 2010, le tariffe relative ad acqua, rifiuti e trasporti, potendo sottrarsi alle regole del mercato, sono cresciute del 54,2% contro il 23,9% del tasso di inflazione;•èemersaanchelanecessitàdiuncoordinamentodelleattivitàispettiveneidiversiambiti: fisco, lavoro, ambiente, ecc., per evitare agli imprenditori i reiterati controlli a tempi ravvicinati, quando addirittura non sovrapposti. Basti dire che in Italia sono ben 29 gli enti che si occupano di controlli: 7 nell’ambito del lavoro e previdenza, 8 per l’ambiente, 4 per il fisco, altri 4 per agevolazioni e incentivi, 11 per la concorren-za, appalti e privacy, 9 per l’alimentazione.All’inizio del 2012, la Confartigianato ha reso pubblici i risultati di un’ulteriore inda-gine: è stato calcolato che dal 2008 ad oggi sono state emanate ben 189 norme che hanno reso più complicata la gestione fiscale delle aziende, una ogni sette giorni. Sol-tanto 33, invece, le nuove leggi che l’hanno semplificata e 75 quelle a impatto zero. In particolare, la Confartigianato ha esaminato 18 provvedimenti – 15 decreti legge e 3 leggi finanziarie – varati tra il 29 aprile 2008 e il 26 gennaio 2012 che contengono complessivamente 297 modifiche di carattere fiscale.Interessanti spunti emergono anche dal rapporto “Impresa e Burocrazia”, stilato dalla Fondazione Promo P.A., che ha riguardato le inadempienze delle Pubbliche Ammini-strazioni, campo nel quale la situazione risulta deteriorata rispetto all’anno preceden-te. Innanzitutto, è aumentato il ritardo con cui le PA hanno pagato i propri debiti alle imprese: le aziende hanno dichiarato di riscuotere in media con un ritardo di 162,2 giorni, anche in questo caso le imprese minori sono state più penalizzate con una media di 175 giorni di ritardo.Gli ultimi dati, infine, sono stati pubblicati dalla CGIA di Mestre la quale ha quantifi-cato i costi che le imprese sono costrette ad affrontare quando si rapportano con la normativa nazionale o con le procedure amministrative richieste dalle Regioni o dagli Enti locali. Il peso della burocrazia costa alle PMI 23,1 miliardi di euro ogni anno: in pratica, ogni azienda italiana con meno di 250 dipendenti “subisce” un onere medio annuo pari a 5.269 euro. Il settore che incide di più sui bilanci delle PMI è quello del lavoro e della previdenza: la tenuta dei libri paga, le comunicazioni legate alle assun-zioni o alle cessazioni di lavoro; le denunce mensili dei dati retributivi e contributivi, l’ammontare delle retribuzioni e delle autoliquidazioni costano 9,9 miliardi l’anno, mediamente 2.270 euro per azienda.Fonte: nostre elaborazioni su differenti fonti

Il problema, contemporaneamente, è molto presente e dibattuto anche a livello europeo. Molti paesi dell’UE, infatti, hanno proposto politiche per ridurre i costi della burocrazia, soprattutto per le piccole imprese. Semplificazione degli iter burocratici e riduzione de-gli oneri connessi rappresentano quindi i due punti nodali di una strategia in grado di favorire la nascita di nuove imprese e soprattutto di agevolare lo sviluppo del tessuto produttivo esistente. Le PMI, infatti, rappresentano in Europa oltre il 90% delle imprese totali e sono il cuore dell’economia europea; non è un caso, dunque, che la Commissione europea abbia mostrato un’attenzione sempre crescente verso le dinamiche e le proble-matiche di questa tipologia di imprese (si veda tab. 2).

5 TRIPOLI G., Competitività, dall’Europa e dall’Italia nuovi strumenti e condizioni più favorevoli, in Semplificare per cre-scere, fascicolo n. 28 della rivista Politiche e reti per lo sviluppo, Retecamere, 2009

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Tab. 2 - Normativa internazionale e liberalizzazioni

Semplificare gli oneri amministrativi, la normativa, il sistema degli incentivi, avvicinan-do all’impresa e rendendo più dinamica la Pubblica Amministrazione e le strutture di supporto allo sviluppo dell’economia è la strada più immediata per accrescere la compe-titività di un paese5. Questa sensibilità ed esigenza maturarono non solo all’interno dei singoli paesi, ma anche a livello comunitario, parallelamente alla crescita della con-sapevolezza del peso economico delle piccole imprese. Tutto ciò portò due importanti iniziative delle istituzioni comunitarie che accelerarono l’adozione da parte degli Stati membri dell’UE di politiche di semplificazione e di adeguamento dei fattori strutturali in grado di agevolare lo sviluppo delle imprese: la Direttiva Servizi e lo Small Business Act, entrambi del 20086.Con l’adozione dello Small Business Act, la Commissione europea pose l’obiettivo di semplificare il quadro legislativo e amministrativo all’interno dell’UE e degli Stati membri; si propose di creare un contesto legislativo e amministrativo più favorevole alle PMI, eliminando gli eccessi burocratici che ne ostacolavano lo sviluppo. Si inten-deva, quindi, valorizzare le aziende di minori dimensioni, affrontando tutti i temi della vita di questa tipologia di imprese: dall’accesso al credito alla semplificazione ammini-strativa, dagli interventi fiscali all’innovazione tecnologica, dall’efficienza energetica all’ambiente, dal sostegno agli investimenti alla formazione, fino alla facilitazione del-la partecipazione delle PMI agli appalti pubblici. In questo contesto, l’obiettivo posto in sede comunitaria fu la riduzione entro dicembre 2012 degli oneri amministrativi per una quota complessiva del 25%.Nonostante il monito “think small first” contenuto nello Small Business Act, recepito in Italia nel maggio 2010, la situazione è rimasta gravemente penalizzante per le PMI italiane, tanto che la Banca Mondiale nel 2010 ha retrocesso l’Italia nella classifica degli Stati più favorevoli al “fare impresa” (Doing Business 2010), passando dall’83° all’87° posto su 183 paesi e collocandosi al 25° posto sui 26 paesi dell’UE (penultima prima della Grecia). In sostanza, non hanno trovato soluzione le principali cause del difficile rapporto tra PA e imprese: l’eccessiva produzione normativa, la ridondanza delle procedure amministrative, le inefficienze organizzative, la carenza di una gestio-ne manageriale degli uffici pubblici, l’arretratezza tecnologica delle amministrazioni, la mancanza di standardizzazione delle procedure. Quello che è stato ed è tuttora carente, dunque, risulta essere la fase di attuazione.Nel febbraio 2011, la Commissione Europea è intervenuta nuovamente in merito allo Small Business Act al fine di fornire nuovo slancio all’attuazione del principio “think small first”, pubblicando il documento di revisione dello SBA, in cui viene dato partico-lare risalto alla c.d. “smart regulation”, all’applicazione del TEST PMI e alla promozione del principio “only once” in base al quale l’impresa comunica una sola volta alla PA i suoi dati. Le azioni messe in campo hanno investito soprattutto i tre ambiti nei quali si è articolata l’azione di semplificazione, in particolare la semplificazione legislativa, quella amministrativa e la restante di carattere organizzativo. Fonte: nostre elaborazioni su differenti fonti

Evidenti sono le esigenze di semplificazione funzionali alla riduzione degli oneri ammini-strativi per le imprese e, in parte, sono state tradotte nelle norme sulla semplificazione e lo sviluppo inserite nel decreto legge n. 5/2012.

6 La Direttiva invitava gli Stati membri ad esaminare ed eventualmente semplificare le procedure e le formalità per acce-dere ad un’attività d’impresa; in particolare, prevedeva:l’istituzione di Sportelli unici presso i quali l’imprenditore potesse espletare tutte le formalità necessarie per esercitare la propria attività;

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Per ciò che concerne la semplificazione normativa il suddetto decreto legge, all’art. 12, ai fini della semplificazione procedimentale per l’avvio dell’esercizio di attività economiche, prevede l’adozione di uno o più regolamenti volti a semplificare i procedimenti ammini-strativi concernenti l’attività di impresa.Quanto alla semplificazione amministrativa dopo una fase di confronto con le Associazio-ni delle imprese, si è pervenuti alla definizione di un metodo, comunemente conosciuto con la sigla di MOA (Misurazione Oneri Amministrativi) che ha permesso la misurazione, sino ad oggi, di circa 100 procedimenti, con una stima di oltre 23 miliardi annui di costi a carico delle imprese e da cui sono derivati tagli per circa 8 miliardi di euro a regime.Infine, relativamente alla semplificazione di tipo organizzativo, le iniziative sono sta-te indirizzate verso l’adozione di meccanismi di trasmissione delle informazioni basa-ti completamente sull’informatica e la telematica; questi permettono di velocizzare le procedure, superando il principio dell’autorizzazione ed affermando invece quello della comunicazione. Si è passati, in pratica, dai controlli ex ante a quelli ex post. Gli strumenti adottati sono stati la comunicazione unica (ComUnica) e la segnalazione certificata di inizio attività (SCIA).

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La presente sezione riporta i risultati di un’indagine empirica svolta mediante la sommi-nistrazione di un questionario auto redatto on-line nei mesi di Aprile-Maggio 2012.Il campione è composto da imprese marchigiane che nel 92% dei casi impiegano meno di 100 addetti nella loro attività. Il 40% delle imprese facenti parte del campione sviluppa un fatturato inferiore a 1.000.000 €. Le aziende appartengono per lo più ai settori mani-fatturieri: meccanica (19%), “edilizia”, “legno e mobili” e “servizi”.L’intervistato principale risulta essere il titolare dell’azienda (69%), di sesso maschile (80% dei casi) e di età mediamente pari a 47 anni.Il primo aspetto indagato è volto ad analizzare chi svolge gli adempimenti burocratici dell’azienda. Mediamente la presenza del titolare nell’attività burocratica si riscontra nel 24% dei casi, mentre l’utilizzo di personale interno e di personale esterno pesano rispet-tivamente per il 35% e il 41%. È interessante notare come tali percentuali variano in rife-rimento al fatturato aziendale. Con l’aumentare della dimensione aziendale l’imprenditore interviene sempre meno nell’attività burocratica, mentre il personale interno assume una rilevanza sempre maggiore. Nell’88% dei casi in cui l’imprenditore svolge parte o tutti gli adempimenti burocratici, il suo impegno non supera le 2 ore giornaliere.

Figura 1: Andamento degli addetti agli adempimenti burocratici al variare del volu-me d’affari aziendale.

Successivamente si è passati all’osservazione dei costi sostenuti per gli adempimenti bu-rocratici, i quali impattano sul fatturato aziendale per una percentuale compresa tra l’1% e il 3% in 58 aziende del campione (Figura 2). L’impatto dei costi burocratici risultano es-sere aumentati negli ultimi tre anni per quasi la totalità delle imprese intervistate (94%).

2.3. L’indagine empirica

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Figura 2: Impatto dei costi per gli adempimenti burocratici sul totale del fatturato

Dall’indagine effettuata risulta, inoltre, che tali costi sono principalmente ascrivibili alle aree aziendali riguardanti “Lavoro, previdenza e assistenza”, “Fisco”, “Sicurezza sul lavoro” e “Ambiente”, come è possibile osservare dalla Figura 3.

Figura 3: Aree che incidono maggiormente sui costi sostenuti per gli adempimenti burocratici

Per definire meglio l’incidenza effettiva dei costi per gli adempimenti burocratici e la loro percezione da parte delle aziende, è stato chiesto agli intervistati di esprimere il grado di accordo con alcune affermazioni sui costi burocratici. Dall’esame è scaturito che il 90% delle aziende definisce come principale fonte di costo per le PMI l’inefficienza della PA. Inoltre, gli elevati adempimenti burocratici sottraggono alle aziende le risorse necessarie per la formazione del personale, per lo sviluppo delle relazioni con i clienti e per una mi-

Incidenza percentuale dei “costi burocratici” sul fatturato

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gliore definizione della strategia. Poche sono le aziende che dichiarano di aver trascurato gli aspetti strategici a cause degli adempimenti burocratici (Figura 4).

Figura 4: L’influenza degli adempimenti sull’attività d’impresa

L’indagine effettuata evidenzia una sostanziale insoddisfazione del campione nell’impiego della risorsa tempo all’interno delle principali aree aziendali. Alla domanda “Qual è l’area aziendale che le occupa la maggior parte del tempo?”, il 41% ha risposto Amministra-zione e adempimenti burocratici, mentre il 68% vorrebbe dedicare più tempo delle altre all’area commerciale e al rapporto con i clienti. Va osservato che l’area risposto Ammini-strazione e adempimenti burocratici alla quale viene dedicato il maggior tempo, è l’area alla quale solo il 2% del campione vorrebbe dedicare più tempo delle altre (Figura 5).

Figura 5: Area a cui l’imprenditore dedica la maggior parte del tempo (sinistra) e area alla quale vorrebbe dedicare più tempo delle altre (destra)

Nella seconda parte della ricerca l’attenzione viene posta sulla PA e sulle relazioni che questa tiene con le aziende. In particolare viene analizzata la soddisfazione delle azien-de riguardo ai servizi erogati dalla PA. Come è possibile notare dalla Figura 6, i giudizi espressi sono altamente negativi, in modo particolare per la complessità dell’iter burocra-tico e per i lunghi tempi di attesa.

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Figura 6: Livello di soddisfazione per alcuni aspetti della PA

Ulteriore aspetto rilevato nell’indagine è la gravosità di alcuni adempimenti burocratici in relazione alla PA. Dalla ricerca l’attività meno gravosa risulta essere quella di invio della comunicazione, mentre la più gravosa consiste nel contattare e relazionarsi con l’ufficio competente della PA (Figura 7).

Figura 7: gravosità di alcuni adempimenti burocratici

Al termine di questa seconda sezione della ricerca, è stato approfondito l’aspetto dell’ef-ficienza della PA.Le imprese giudicano la Camera di Commercio l’amministrazione più efficiente (Figura 8); è doveroso sottolineare che 22 intervistati non hanno fornito alcun giudizio e che nella voce “Altro” sono comprese 17 aziende che non giudicano efficiente alcuna tipologia di PA.

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Figura 8: Amministrazioni ritenute più efficienti

Il Governo Centrale viene indicato come Amministrazione meno efficiente da 89 imprese. Nella voce “Altro” sono comprese le risposte di 12 aziende che hanno indicato tutte le amministrazioni pubbliche come inefficienti.

Figura 9: Amministrazioni ritenute meno efficienti

Vista la recente introduzione del D.L. 5/2012 “Disposizioni urgenti in materia di sempli-ficazione e di sviluppo” non si poteva omettere una domanda sulla percezione della predetta norma e sui cambiamenti che essa potrebbe apportare. Al riguardo il 62% degli intervistati ritiene che la situazione rimarrà invariata, solo 27% del campione appare fi-ducioso riguardo i cambiamenti che potrebbero essere introdotti, mentre il restante 11% reputa la norma nociva per l’attuale situazione.

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Figura 10: Come gli imprenditori percepiscono l’attuazione del D.L. 5/2012

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