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L’efficienza del mercato
Piano della lezione
• Smith e la mano invisibile nella versione originale, nell’interpretazione neoclassica, in quella dei “due Stiglitz” (le slides5-9 sono le stesse della lezione precedente).
• L’efficienza paretiana – caratteristiche e limiti del criterio paretiano.
• Teoremi fondamentali dell’economia del benessere. Divisione dei compiti tra stato e mercato.
• Efficienza nello scambio
• Riepilogo e valutazione delle ipotesi alla base del modello
• Che cosa succede se si rimuovono le ipotesi? Un aggiornamento sulla crisi
• Efficienza nella produzione
• Efficienza nella composizione del prodotto.
I mercantilisti, Smith e il mercato
• Prima di Smith, era ampiamente diffusa l’idea che il migliore
raggiungimento dell’interesse pubblico richiedesse un intervento
attivo dello stato.
• I mercantilisti propugnavano un’energica azione statale volta a far
progredire industria e commercio.
• Molti governi europei avevano assunto un ruolo attivo nel
promuovere la costituzione di colonie, e il mercantilismo forniva una
giustificazione teorica per tali azioni.
• In molti paesi colonialisti il benessere effettivamente aumentò. In
altri, le risorse derivanti dal colonialismo furono sperperate dallo
stato in guerre o in speculazioni senza successo.
• Di fronte a queste esperienze, Smith si chiese: è possibile per una
società essere certa che coloro che hanno il compito di governare
perseguano effettivamente l’interesse pubblico?
Smith e il mercato
• Anche all’epoca di Smith, l’esperienza insegnava che non sempre l’azione politica – e di politica economica, era coerente con l’interesse pubblico.
• Spesso i governi perseguivano soltanto gli interessi privati del capo del governo, o della ristretta oligarchia che lo circondava.
• Secondo l’interpretazione che la teoria dominante dà del pensiero di Smith, per perseguire il bene pubblico non è necessario affidarsi a dei buoni governanti, o costringere i governanti ad agire bene.
• L’interesse pubblico viene perseguito quando ciascun individuo fa semplicemente ciò che è nel suo interesse personale.
• L’egoismo è una caratteristica umana molto più tenace della sollecitudine a fare del bene, perciò costituisce una base piùaffidabile su cui fondare l’organizzazione della società.
• Inoltre, secondo Smith è più probabile che gli individui siano capaci di stabilire con maggiore precisione che cosa è nel loro interesse, più che di comprendere quali azioni sono nell’interesse pubblico.
Adam Smith e il laissez faire
• Nella Ricchezza delle nazioni, Smith (1776) prende posizione a favore della riduzione dell’intervento dello stato nell’economia. L’idea di Smith è che la concorrenza e l’attitudine naturale degli agenti economici a perseguire i propri interessi privati – utilità e profitto, diremmo seguendo le categorie neoclassiche – possano infine andare a vantaggio della collettività.
• La concorrenza tra imprenditori farebbe sì che solo chi produce beni per i quali esiste domanda e li offre al minor prezzo possibile possa sopravvivere sul mercato.
• L’economia è come indotta da una mano invisibile a produrre nel miglior modo possibile ciò che i consumatori desiderano.
• Lo stato quindi non dovrebbe interferire col funzionamento del mercato, tentando di limitare o regolare l’impresa privata. Questa èalmeno l’interpretazione che del pensiero di Smith diedero gli economisti inglesi del 19° secolo e, nel secondo dopoguerra, gli economisti neoclassici.
Mano invisibile?
• Milton Friedman sulla mano invisibile:
http://www.youtube.com/watch?v=4FHxpoQqPTU&feature=related
• Su tale convinzione gli economisti monetaristi hanno costruito la teoria che ha orientato le politiche economiche dei paesi occidentali negli ultimi decenni.
Adam Smith e il laissez faire
• In realtà il pensiero di Smith è molto più complesso di così (basta leggere altri suoi libri per rendersene conto, come “La teoria dei sentimenti morali”. Oggi nuovi studi critici mostrano che la sua fede nel mercato e la sua avversione per lo stato erano tutt’altro che univoche e assolute.
• Approfondimento: si leggano:
- Ashraf, Nava, Colin F. Camerer, and George Loewenstein (2005). Adam Smith, Behavioral Economist. Journal of Economic Perspectives, 19(3): 131–145.
- Bruni, L., Sugden, R. (2000). Moral canals: trust and social capital in the work of Hume, Smith and Genovesi. Economics and Philosophy 16(01), 21-45.
- Sugden, R. (2002). Beyond sympathy and empathy: Adam Smith's concept of fellow-feeling. Economics and Philosophy 18(01), 63-87
Adam Smith e il laissez faire
• Noam Chomsky (filosofo del MIT) spiega che la metafora della mano invisibile èusata (solo una volta) da Smith con riferimento a una questione molto specifica, la preferenza degli investitori inglesi a investire in Inghilterra.
http://www.youtube.com/watch?v=eaZORYaygo0(fino al min 2’).
• Una posizione più recente (2010) di
Stiglitz sulla mano invisibile:
http://www.youtube.com/watch?v=9qjvwQr
Zmpk
il motivo per cui la mano invisibile non si
vede è cheQ non esiste!
Stiglitz e la mano invisibile
Smith e il mercato nell’interpretazione neoclassica
• Se qualche bene o servizio cui i consumatori attribuiscono un valore non viene correntemente prodotto, essi saranno disposti a pagarequalcosa per averlo.
• Se il valore attribuito dal consumatore a una merce è superiore al costo di produzione, esiste un potenziale profitto per l’imprenditore, che certamente deciderà di produrre la merce.
• Inoltre, se esiste un processo di produzione meno costoso di quello corrente, l’imprenditore che lo scoprisse potrebbe praticare un prezzo inferiore a quello dei concorrenti, conseguendo un profitto e, per di più, migliorando la sua posizione nel mercato.
• In questa ottica, la ricerca del profitto da parte delle imprese èuna ricerca di tecniche di produzione più efficienti e di nuovi prodotti che rispondano ai bisogni dei consumatori.
• In altre parole, il comportamento massimizzante dei profitti delle imprese è coerente con la massimizzazione del benessere dei consumatori. Non c’è bisogno di alcuno stato che regoli la produzione. Tutti felici e contenti dunque?
Smith e il mercato
• Questa interpretazione è, nella sostanza, ancora dominante nell’economia neoclassica, che a sua volta è il pensiero dominante nella disciplina economica.
• Questo modello si basa su alcune assunzioni fondamentali:
1. le persone sono perfettamente informate. Conoscono i propri bisogni, la natura dei beni che consumano, le conseguenze dei propri consumi, eccetera.
2. Le persone sono perfettamente razionali. Data la loro perfetta conoscenza dei propri bisogni e dei beni esistenti sul mercato, agiscono sempre in modo da massimizzare il loro benessere. Per esempio, sono lungimiranti ed evitano consumi potenzialmente dannosi ancorché piacevoli.
• Nelle prossime slides vedremo come la teoria economica ha codificato il ruolo della concorrenza nella determinazione del benessere collettivo.
L’efficienza paretiana
• L’economia del benessere è un filone della teoria economica che
affronta il modo in cui l’economia deve essere organizzata per
garantire il maggior benessere possibile alla collettività.
• Come abbiamo visto, la maggior parte dei paesi ha un’economia
mista, in cui interagiscono stato e mercato e settore non-profit.
• Come si possono valutare, in teoria, le scelte economiche con cui lo
stato e gli attori privati allocano le risorse?
• Uno dei criteri più noti è quello dell’efficienza paretiana, dal nome
dell’economista italiano Vilfredo Pareto (1848-1923).
L’efficienza paretiana
• Una allocazione delle risorse è efficiente in senso paretiano (o
Pareto-efficiente) quando non è possibile modificarla in modo
tale da migliorare la situazione di qualcuno senza nel contempo
e per questo peggiorare quella di qualcun altro.
• Una situazione Pareto-efficiente è detta anche “ottimo paretiano”.
• Il cosiddetto “principio paretiano” prescrive che, ove possibile,
qualsiasi miglioramento paretiano debba sempre essere perseguito
e realizzato.
• Tuttavia, non è semplice stabilire se una scelta pubblica implica o
meno un miglioramento paretiano!
• Inoltre, come vedremo meglio tra poco, il principio paretiano non
tiene conto di considerazioni di equità e giustizia.
• Esempi da discutere: 1) Ponte sullo stretto di Messina. 2)
“Pacchetti” di interventi di politica economica.
Efficienza paretiana e individualismo
Non considera la disuguaglianza. Una modifica nell’allocazione
delle risorse che migliorasse di molto la situazione dei ricchi e
lasciasse immutata la situazione dei poveri è un miglioramento
paretiano.
Dal punto di vista paretiano, due situazioni di equilibrio in cui:
1) pochi hanno quasi tutto, e tutti gli altri hanno quasi niente
2) le risorse sono più equamente distribuite
sono equivalenti. Per cui cambiare l’allocazione per avvicinarsi
alla situazione 2) dalla situazione 1) NON è un miglioramento
paretiano (e quindi in teoria NON va perseguito).
Quello che conta è la percezione che ciascun individuo ha del suo
benessere. Non la sua oggettiva condizione (forse tale condizione
potrebbe essere valutata in modo più affidabile da una entità terza?).
Ciò, di nuovo, presuppone che gli individui siano razionali e
perfettamente informati, e che siano i migliori giudici dei propri
bisogni e necessità. Ma è vero? Una nuova branca dell’economia, la
behavioral economics, mostra ampiamente che gli individui compiono
scelte irrazionali guidate da motivazioni estremamente complesse.
Il criterio paretiano di
efficienza è
individualistico, per due
ragioni:
In ogni caso, gli unici bisogni da
considerare sono quelli
individuali. La collettività nel suo
complesso non deve essere
presa in considerazione.
Efficienza paretiana - esempio
• Situazione iniziale:
Tizio guadagna 2.000 euro al mese
Caio guadagna 20 euro
• Miglioramento paretiano:
Tizio guadagna 20.000 euro al mese
Caio guadagna 20 euro
• Situazione non superiore in senso paretiano:
Tizio guadagna 19.999 euro al mese
Caio guadagna 1.500 euro
Limite del criterio paretiano
• Il fatto che nel primo caso Caio muoia di fame
prima della fine del mese non viene preso in
considerazione.
• Nel secondo caso, il fatto che ci sia una
distribuzione più equa senza danneggiare Tizio
non è sufficiente. Basta che Tizio guadagni un
centesimo in meno perché la situazione possa
essere classificata come paretianamente
inferiore.
Limite del criterio paretiano
• Si tratta della stessa logica sottesa alle
ricette di politica economica volte a
stimolare la crescita a ogni costo, anche
se la crescita che si ottiene è “disuguale”.
Limite del criterio paretiano
• L’idea che l’obiettivo fondamentale di qualsiasi politica economica sia aumentare le dimensioni della torta, indipendentemente dal modo in cui viene distribuita, rispecchia la stessa visione del mondo che sottende il criterio paretiano.
• Cioè suggerisce che una politica è sempre auspicabile se migliora la condizione di una categoria sociale senza peggiorare quella di qualche altra.
• A periodi di crescita economica rapida si sono spesso accompagnati gravi inasprimenti delle disuguaglianze - dovute all’aumento del reddito dei più ricchi senza che migliori quello dei poveri - che poi, nel lungo periodo, hanno minato la coesione sociale esercitando un’influenza negativa sulla sostenibilità del processo di crescita.
• La speranza degli economisti liberisti è che una crescita economica sostenuta possa infine, nel lungo periodo, beneficiare anche le classi più deboli.
• Ma la storia insegna che questo succede raramente (ricordiamo che cosa diceva Stiglitz nel video mostrato nella prima lezione).
Limite del criterio paretiano
• Esempio (estremo): miracolo cileno è l’espressione utilizzata da Milton Friedman (Università di Chicago, nobel nel 1976) per descrivere i benefici che le riforme liberali ebbero sull’economia cilena a partire dagli anni settanta del ventesimo secolo.
• Dopo il golpe, Pinochet incaricò un gruppo di economisti formatisi alla Scuola di Chicago di elaborare misure per il rilancio dell’economia.
• Con il supporto degli USA e delle istituzioni finanziarie internazionali, i Chicago boys avviarono politiche neoliberiste basate sul laissez-faire e sul conservatorismo fiscale, in netto contrasto con la linea di politica economica pianificata centralmente del socialista Allende.
• Le politiche di Pinochet portarono a una sostanziale crescita del Pil, in contrasto con la crescita negativa sperimentata nell'ultimo anno dell'amministrazione Allende.
• La dittatura fu quindi lodata internazionalmente (dagli economisti e da alcuni politici, come Margaret Thatcher) per essere riuscita a trasformare l'economia cilena e aver portato a un "miracolo economico".
• Ma che cosa successe davvero in Cile?
Limite del criterio paretiano
• Inoltre, l’enfasi eccessiva sulla crescita economica –l’aumento della torta – ha portato sistematicamente, nella storia economica moderna, a non accorgersi che il criterio paretiano in realtà non veniva rispettato, non in senso stretto almeno.
• La storia mostra inoltre che è molto difficile monitorare con precisione e in tempo reale le conseguenze distributive di un intervento di politica economica.
• Nel caso cileno, gli economisti non furono capaci (o non vollero) vedere, la ferocia della dittatura e le conseguenze redistributive delle politiche liberiste.
• Lo stesso è accaduto per due “allievi modello” del FMI e della Banca Mondiale come Argentina e Uganda.
Limite del criterio paretiano
• Una delle ragioni del paradosso deriva dal carattere ordinale dell’utilità:– Si può solo stabilire se un soggetto sta meglio in una
situazione rispetto a un’altra, non quanto sta bene.
– Non si possono confrontare utilità di soggetti diversi (diversi valori, gusti, ecc.).
• Non è scientificamente verificabile che l’aumento di utilità determinato per Caio dall’aumento di 1480 euro del suo reddito sia superiore alla diminuzione di utilità causata per Tizio dalla perdita di un centesimo al mese.
I 2 teoremi fondamentali
dell’economia del benessere
1. Ogni sistema economico di concorrenza
perfetta, con un insieme completo di
mercati, è efficiente in senso paretiano.
Cioè porta a una situazione in cui non è
possibile migliorare la situazione di qualcuno
senza nel contempo e per questo peggiorare
quella di qualcun altro.
Questo teorema formalizza il concetto di mano
invisibile.
I 2 teoremi fondamentali
dell’economia del benessere
2. Qualsiasi allocazione delle risorse Pareto-
efficiente può essere ottenuta mediante il
meccanismo del mercato di concorrenza
perfetta, attraverso una ridistribuzione
adeguata delle risorse iniziali.
Se un ottimo paretiano è socialmente
indesiderabile, lo stato potrebbe intervenire per
redistribuire le dotazioni iniziali. Poi, la
concorrenza perfetta, porterà il mercato
all’efficienza paretiana.
I 2 teoremi fondamentali dell’economia del benessere
Anche se non condividiamo l’allocazione corrente generata
dalla concorrenza perfetta, non c’è problema: basta
redistribuire la ricchezza e poi il mercato farà il resto.
Ogni allocazione efficiente in senso paretiano può essere
ottenuta mediante un meccanismo di mercato
decentralizzato – cioè un sistema in cui le decisioni di
produzione e di consumo sono prese dalla miriade di
persone (cosiddetto continuum) che formano il sistema
economico.
Implicazioni del 2° teorema
secondo Stiglitz:
Questo implica che produttori e consumatori siano tutti
uguali tra loro. Nessuno è così grande e potente da poter
influenzare prezzi, quantità prodotte, gusti dei
consumatori, opinioni altrui ecc.
Si tratta di un’altra delle ipotesi molto forti dell’economia
neoclassica.
Il teorema fornisce quindi una giustificazione teorica all’idea
che, per risolvere ogni problema, basta affidarsi al mercato,
con un pizzico di redistribuzione da parte dello stato.
La curva di domanda
• La curva di domanda di un individuo indica la quantità di un bene che l’individuo è disposto ad acquistare per ogni livello del prezzo.
La curva di domanda dell’intero mercato si ottiene sommando le curve di domanda individuali.
• La curva di domanda è inclinata negativamente: se il prezzo cresce, gli individui domanderanno una quantità minore.
• Nel decidere quanto acquistare, ciascun individuo confronta il beneficio marginale che riceve dal consumo di un’unitàaddizionale del bene con il costo marginale (cioè il prezzo) che sostiene per l’acquisto di tale unità.
prezzo
quantità
domanda
offerta
E
La curva di offerta
• La curva di offerta della singola impresa indica la quantità del bene che l’impresa è disposta a offrire per ogni singolo livello del prezzo.
La curva di offerta di mercato si ottiene sommando le curve di offerta di tutte le imprese.
• La curva di offerta è inclinata positivamente: al crescere del livello del prezzo, le imprese offriranno una quantitàmaggiore del bene.
• Nel decidere quanto produrre, in concorrenza perfetta le imprese eguagliano il beneficio marginale che ottengono producendo un’unitàaddizionale di un bene (cioè il prezzo del bene) al costo marginale che sostengono per produrre tale unità addizionale.
prezzo
quantità
domanda
offerta
E
In questo punto, beneficio
marginale e costo
marginale sono entrambi
uguali al prezzo
Analisi dell’efficienza economica
1) Efficienza nello scambio: i prodotti devono essere
destinati ai consumatori che attribuiscono loro il valore
più elevato. Se io preferisco la pizza ‘nduja e tu la
preferisci ai 4 formaggi, io devo avere la pizza ‘nduja,
perché sono disposto a pagarla di più.
2) Efficienza nella produzione: date le risorse di cui
dispone la collettività, la produzione di un bene non deve
poter essere aumentata se non diminuendo la
produzione di un altro bene.
3) Efficienza nella composizione del prodotto: i
diversi beni prodotti corrispondono a quelli desiderati dai
consumatori. Se i consumatori attribuiscono al gelato un
valore maggiore rispetto alla pizza, e se il costo del
gelato è basso rispetto a quello della pizza, allora per
rispettare il principio di efficienza si dovrebbe produrre
maggiore gelato.
Ci sono 3 aspetti
dell’efficienza, tutti
necessari perché ci sia
efficienza paretiana:
Per comprendere meglio le
implicazioni di questi aspetti,
introduciamo il concetto di
curva delle possibilità di
utilità.
Curva delle possibilità di utilità
• Per indicare il beneficio che un individuo
ottiene dal consumo, in economia si fa
riferimento all’utilità che consegue dal
consumo di una certa combinazione di
beni.
• Bisogna notare che in realtà non esiste
un modo per misurare l’utilità (se non
indirettamente, osservando quanto gli
individui sono disposti a pagare), né
esistono strumenti in grado di verificare
l’effettiva soddisfazione che viene
procurata all’individuo dal consumo di un
determinato bene.
• La curva delle possibilità di utilità
descrive il livello massimo di utilità che
può essere ottenuto, nell’insieme, da 2
consumatori.
• Lungo la curva, date le risorse, non è
possibile aumentare l’utilità di uno senza
diminuire quella dell’altro. Si tratta di una
“frontiera”, nel senso che l’utilità
complessiva è al livello massimo.
• La frontiera è Pareto-efficiente.
Utilità di
Obama
Utilità di
Romney
frontiera dell’utilità, cioè
livello massimo di utilità che
può essere ottenuto da
Obama e Romney messi
insieme
AJG
A’JG
A’’JG
Dentro la frontiera, è
possibile aumentare l’utilità
di Obama senza che
diminuisca quella di
Romney (cioè andare in
AJG) o l’utilità di Gates
senza diminuire quella di
Obama (cioè andare in
A’JG)
UG U’G
UJ
U’J
Efficienza economica
• Dato un particolare insieme di beni disponibili, l’efficienza nello
scambio implica che tali beni siano distribuiti in modo tale che non
è possibile procedere a una diversa distribuzione che migliori la
situazione di qualcuno senza peggiorare quella di qualcun altro.
• Per descrivere i 3 aspetti dell’efficienza cui abbiamo accennato
prima, introduciamo (ripassiamo) i concetti di:
• Saggio marginale di sostituzione
• Vincolo di bilancio
• Curve di indifferenza
Saggio marginale di sostituzione
• Il saggio marginale di sostituzione (SMS) è la quantità di un bene
che un individuo è disposto a cedere in cambio di 1 unità di un
altro bene, mantenendo costante l’utilità.
• Formalmente, il SMS è dato dal rapporto tra le utilità marginali
dei due beni:
• L’efficienza nello scambio richiede che il SMS sia lo stesso per
tutti gli individui.
yu
xuSMSxy
∂∂
∂∂=
Vincolo di bilancio
Il vincolo di bilancio è l’ammontare di reddito
che l’individuo può spendere per acquistare i
vari beni
Se il consumatore i dispone di 100 € che può
ripartire nell’acquisto dei beni x, che costa 1 €, e
y, che costa 2 €, allora può comprare 100 unità di
x, oppure 50 unità di y. O una combinazione tra
le due.
Se i vuole comprare un’unità addizionale di y,
allora deve rinunciare a 2 unità di x: se
disegniamo il vincolo di bilancio su di un piano
definito dalle quantità dei due beni, allora il
vincolo ha un’inclinazione decrescente.
L’inclinazione del vincolo di bilancio è uguale
al rapporto tra i prezzi. Ci dice a quante unità
del bene x dobbiamo rinunciare per avere
un’unità addizionale del bene y, dato il livello dei
prezzi.
100
bene x
bene y50
Inclinazione: è il
rapporto tra prezzi.
Dice a quante unità di
x bisogna rinunciare
per avere un’unità in
più di y.
Curve di indifferenza
Le curve di indifferenza individuano le
combinazioni dei due beni x e y rispetto alle
quali l’individuo è indifferente o, in altri termini,
che gli garantiscono lo stesso livello di utilità
A ogni curva di indifferenza corrisponde un livello di
utilità. Per questo si parla di “famiglie di curve di
indifferenza”, che rappresentano tutti i possibili livelli
di utilità.
La curva di indifferenza mostra anche quanto di un
bene x il consumatore è disposto a cedere per avere
un’unità addizionale di un bene y, ferma rimanendo
la sua utilità complessiva. Tale quantità che
l’individuo è disposto a cedere è il saggio
marginale di sostituzione.
Quindi, il saggio marginale di sostituzione è
l’inclinazione della curva di indifferenza.
100
bene x
bene y50
I0
A
B
Il consumatore è indifferente tra
i 2 punti A e B, perché si
trovano sulla medesima curva di
indifferenza e corrispondono a
un identico livello di utilità
complessiva.
Per passare da A a B, il
consumatore è disposto a
cedere tante unità di x per
avere in cambio anche poche
unità di y: è più facile cedere
grandi quantità di beni di cui
disponiamo in abbondanza.
Curve di indifferenza
100
bene x
bene y50
I0
I1
Comunemente si assume che gli individui stiano
meglio se possono consumare delle unità
addizionali del bene x senza per questo dover
rinunciare ad alcuna unità del bene y.
A
B
F
Gli individui sono indifferenti tra A e B, ma non
lo sono tra A e F, punto quest’ultimo che si trova
sulla curva I1, dove possono avere una quantità
maggiore del bene y a parità della disponibilità
del bene x.
Quindi più si va verso destra nell’insieme delle
curve di indifferenza e meglio si sta. Il problema
è capire se il consumatore può permetterselo.
Nel nostro grafico, tutti i punti della curva I1 sono
al di sopra del vincolo di bilancio, per cui non
sono conseguibili col reddito del consumatore.
Il consumatore sceglierà di posizionarsi nel
punto E, cioè sulla curva di indifferenza più
alta possibile dato il vincolo di bilancio.
E
Tutti i punti della curva I1 sono
preferiti rispetto ai punti della
curva I0. Ma sono oltre la
portata del vincolo di bilancio
del consumatore.
Curve di indifferenza
100
bene x
bene y50
I0
I1
E
E è il punto di tangenza tra il vincolo di bilancio
(la cui pendenza è il rapporto tra prezzi) e la
curva di indifferenza (la cui pendenza è il SMS).
Ciò significa che per gli individui è conveniente
scegliere (e quindi scelgono) una combinazione
dei due beni in corrispondenza della quale il
saggio marginale di sostituzione uguaglia il
rapporto tra i prezzi.
Poiché in concorrenza perfetta i prezzi sono
gli stessi per tutti i consumatori, e per ipotesi
tutti i consumatori eguagliano il proprio SMS al
rapporto tra i prezzi, allora tutti i consumatori
avranno lo stesso SMS.
Dato che la condizione per l’efficienza nello
scambio è che l’SMS sia uguale per tutti gli
individui (altrimenti sarebbe ancora possibile
migliorare la posizione di qualcuno senza
peggiorare quella di qualcun altro), allora i
mercati di concorrenza perfetta sono
caratterizzati da efficienza nello scambio.
In E il saggio marginale di
sostituzione eguaglia il rapporto
tra i prezzi
Scatola di Edgeworth
• Si ipotizzi che in un sistema economico ci siano due soli consumatori (A e B) che hanno preferenze per due soli beni (x ed y) disponibili in quantità limitata (fissa).
• Le loro funzioni di utilità sono del tipo:
Ua = U (xa, ya) e Ub = U (xb, yb)
• Con i vincoli xa + xb = x* e ya + yb = y*
• Le preferenze dei due consumatori di questo sistema economico possono essere rappresentate tramite la Scatola di Edgeworth.
Ancora sul primo teorema
• La scatola è un rettangolo che ha per lati x* ed y* ed in cui sono proiettate le curve di indifferenza dei due consumatori (A e B).
• Si noti che 0A è il paniere vuoto per il consumatore A, e 0B è il paniere vuoto per il consumatore B.
Ancora sul primo teorema
• La curva che unisce tutte le combinazioni di x ed y in corrispondenza dei punti di tangenza tra le curve di indifferenza dei 2 consumatori prende il nome di curva dei contratti.
• E’ agevole mostrare che le combinazioni individuate lungo curva dei contratti sono Pareto ottimali, mentre quelle al di fuori non lo sono.
Ancora sul primo teorema
• Si considerino le 3 combinazioni individuate dai punti h, k e j. Passando da h a k si ha un miglioramento paretiano. Infatti, l’utilitàdell’individuo B aumenta, mentre quella dell’individuo B non decresce.
• Anche passando da h a j si ha un miglioramento paretiano. Infatti, l’utilità di A aumenta, mentre quella di B non decresce.
• Tutte le altre combinazioni della scatola sono, rispetto a k, Pareto inferiori o Pareto non comparabili, quindi, k è una configurazione Pareto-Ottimale
Ancora sul primo teorema
• Ricordiamo che, se l’equilibrio competitivo èPareto ottimale, esso deve garantire che il SMS dei 2 consumatori tra i beni x ed y assuma identico valore.
• Ogni consumatore sarà in equilibrio quando il SMS è uguale al rapporto tra i prezzi dei beni x ed y.
• Ma i due beni, in concorrenza perfetta, hanno lo stesso prezzo per i due consumatori, e quindi all’equilibrio competitivo
by
xa SMS
p
pSMS ==
Ancora sul primo teorema
• Se riportiamo su un riferimento cartesiano le combinazioni di UA e UBindividuate lungo la curva dei contratti, otteniamo la o frontiera delle utilità possibili, che abbiamo visto prima.
• La combinazione individuata dal punto k si troverà lungo la frontiera, mentre le combinazioni h e j si troveranno al di sotto.
Ancora sul primo teorema
• L’equilibrio competitivo garantisce che il sistema si collocherà lungo la frontiera delle utilitàpossibili, e nessun ulteriore miglioramento paretianosarà possibile.
• Allo stesso tempo, però, bisogna notare che le combinazioni k, w e z sono tutte Pareto ottimali, ma da un punto di vista dell’Equità non possono essere certo ritenute equivalenti.
• L’equilibrio competitivo, infatti, garantisce una configurazione efficiente del sistema economico non una configurazione equa.
Ancora sul secondo teorema
• La questione dell’equità viene affrontata dal secondo teorema. Infatti si può dimostrare che redistribuendo i redditi iniziali dei due consumatori è possibile raggiungere un qualsiasi punto della frontiera delle utilitàpossibili.
• Ma qual è la migliore configurazione per la società?
• Per poterlo dire avremmo bisogno di conoscere le curve di indifferenza sociali della collettività esaminata.
• Esempi di curve rappresentanti la funzione del benessere sociale sono quelle riportate in figura. Derivano da una fbs, completa e continua.
Ancora sul secondo teorema
• La funzione del benessere sociale non è
però derivabile dal Criterio di Pareto, anzi,
come ha dimostrato Kenneth Arrow con il
suo Teorema di Impossibilità, non è
possibile ottenere alcuna FBS se sussiste
l’impossibilità di ogni confronto
interpersonale di benessere.
Ancora sul secondo teorema
• La giustizia distributiva rimane, quindi, uno
dei grandi limiti delle economie di mercato,
come affermano Cozzi e Zamagni: “Le
economie di mercato sono macchine
straordinariamente efficienti nella
produzione della ricchezza, ma assai poco
capaci di distribuirla equamente tra coloro
che hanno preso parte al processo della
sua creazione.”
Fallimenti del mercato
• L’equilibrio competitivo, oltre a generare una
distribuzione non equa, potrebbe anche
condurre ad una configurazione del sistema
economico Pareto sub-ottimale.
• In altri termini il primo teorema fondamentale
potrebbe, in certe situazioni, non realizzarsi.
• In questi casi parliamo di Fallimenti del Mercato
(che vedremo la prossima settimana)
Le ipotesi alla base dei due teoremi
• Concorrenza perfetta
– Omogeneità dei beni
– Molteplicità di operatori, tutti così “piccoli” da essere
price-takers, tutti perfettamente razionali.
– Assenza di accordi (“cartelli”) tra di essi.
– Libertà di entrata e uscita
– Perfetta informazione
• Completezza dei mercati
• Esistenza di un equilibrio
Che cosa succede se si rimuovono le ipotesi?
Un aggiornamento sulla crisi (1/10/2012)
• Proteste in Spagna, Portogallo e Grecia
• Paul Krugman, editoriale sul NYT del 28 settembre, “Europe’s austerity madness”: http://goo.gl/f645N
• Peer Steinbrück sarà lo sfidante SPD di Angela Merkel: http://goo.gl/NmzqdProfilo di Steinbrück su Social Europe Journal: http://goo.gl/9j7fm
• Appello degli economisti francesi contro il fiscal compact: http://goo.gl/jSL43
• L’amministrazione USA chiede i danni a JpMorgan: http://goo.gl/63EyR
Nella foto, il cameriere madrileno Alberto
Casillas. La storia qui: http://goo.gl/ES77c
Lo shock esogeno
• Deregolamentazione eccessiva del settore finanziario promossa dall’amministrazione repubblicana (politica molto liberista e coerente con la teoria basata sul concetto di mano invisibile).
• Diviene più facile concedere mutui subprime. I mutui subprime sono prestiti a persone che potrebbero avere difficoltà nel rispettare le condizioni di restituzione del debito. Le condizioni iniziali divengono meno onerose. Inoltre, l’andamento crescente dei prezzi delle case fa sperare i debitori che in futuro matureranno il reddito per ripagare i debiti.
• I mutui subprime vengono concessi per lo più a tassi di interesse bassi, ma variabili. Al momento della forte crescita dei mutui, i tassi di interesse erano ai minimi storici e stabilmente bassi da alcuni anni. Ciò faceva pensare ai potenziali debitori che fossero convenienti mutui a tasso variabile. Nella maggior parte dei casi i contratti non prevedevano espressamente un interesse massimo applicabile (comportamento non razionale da parte dei debitori, asimmetrie informative).
• Cresce il potere di mercato delle banche, già enormi, che concedono mutui subprime facili. Cresce quindi la quota subprime sul totale dei mutui. Aumenta la quantità di persone “poco bancabili” che accede ai prestiti facili (potere di mercato, non c’è concorrenza perfetta).
Lo shock esogeno• Le banche che hanno emesso i subprime cominciano a cartolarizzarli. In
pratica, la cartolarizzazione è la cessione di un’attività finanziaria attraverso l’emissione e il collocamento di titoli obbligazionari, come i mutui subprimeappunto. Il credito viene ceduto a terzi, e il rimborso dovrebbe garantire la restituzione del capitale e delle cedole di interessi indicate nell'obbligazione. Se il credito diviene inesigibile, chi compra titoli cartolarizzati perde sia gli interessi sia il capitale versato.
• Dato il grande potere di mercato di tali banche che si comportano così male (parliamo per esempio di Lehman Brothers e Goldman Sachs), il mercato viene invaso da tali “titoli spazzatura” basati su mutui difficili da ripagare, quindi molto più rischiosi di quanto sembri (potere di mercato, mancanza di concorrenza perfetta, asimmetrie informative).
• Chiaramente le banche si guardano bene dal segnalare la rischiosità dei titoli, e gli investitori li comprano in massa, attratti dai buoni rendimenti (asimmetrie informative, comportamento poco razionale da parte degli investitori).
• Scoppia la bolla, i prezzi delle case scendono, si comincia a intuire la rischiosità di quei titoli spazzatura e i tassi di interesse salgono �Sempre più debitori dichiarano la loro insolvibilità. Gli investitori si trovano nei portafogli carta straccia. Diventa più difficile concedere prestiti a consumatori e imprese. Stretta sul credito.
• Per ripagare i debiti, drastica riduzione di investimenti e consumi. Crollo della domanda, stimoli recessivi per gli USA e l’economia mondiale.
Lo shock esogeno
• Errori dei policy maker, in queste circostanze, sono stati:– La deregolamentazione (Bush)
– Le amministrazioni Bush e Obama hanno dato sostegno alle grandi banche in crisi, coi soldi dei contribuenti. Ma hanno trascurato le banche medie e piccole, che alimentano il tessuto della piccola impresa e dei risparmiatori in buona parte degli stati americani (mancanza di concorrenza, potere di mercato, capacità di lobbying).
• In proposito di veda, per es., l’ultimo intervento di Stiglitz su Project Syndacate: bit.ly/stiglitz_pj_october4.
La crisi in Europa
• Liberalizzazione dei movimenti di capitale + Politiche mercantiliste della Germania.
• Grande deflusso di capitali dal centro alla periferia.
• Di nuovo, prestiti facili, alle imprese e ai consumatori nei paesi della periferia (asimmetrie informative, potere di mercato da parte di alcune grandi banche, comportamento non razionale da parte di investitori e debitori).
• Si spende sia nel mercato immobiliare (nuova bolla, come negli USA) sia in beni e servizi. Aumentano le importazioni, specie quelle dalla Germania.
• Di conseguenza, grande crescita dell’indebitamento privato (non di quello pubblico!).
• Solo in Grecia il governo approfitta dell’afflusso di capitali per maggiore prodigalità.
La crisi in Spagna
• In Spagna – dove si stanno verificando le tensioni più forti – crescono gli investimenti, ma in settori tradizionali e non innovativi come quello delle costruzioni.
• Bolla immobiliare � crescita effimera del Pil � inflazione e aumento delle importazioni.
• L’inflazione rende meno competitivi i prodotti spagnoli sui mercati internazionali: diminuiscono le esportazioni. Ma la Spagna non può svalutare, perché ha l’Euro.
• Intanto la bolla immobiliare scoppia, i prezzi degli immobili diminuiscono. Banche e imprese stringono la corda.
• Imprese e consumatori devono restituire i prestiti. Per farlo, riducono investimenti e consumi � ciò riduce l’occupazione creando una spirale recessiva � la riduzione dell’occupazione causa infatti una ulteriore diminuzione della domanda.
• Ciò provoca problemi alla finanza pubblica, perché la tassazione, che è legata al reddito, garantisce meno entrate. E in un mercato finanziario reso nervoso dall’incipiente crisi greca, è sempre più difficile collocare i titoli di stato.
• Tuttavia, i vincoli posti dall’UE costringono i governi spagnoli ad adottare misure di austerità, che contraggono ulteriormente la domanda peggiorando la spirale recessiva.
• Oggi, la disoccupazione spagnola è al 25%. La percentuale sale drammaticamente per i giovani. Secondo KrugmanQ
La crisi in Spagna
• In circostanze così drammatiche, secondo molti autori (vedi editoriale di Krugman) lo stato dovrebbe bilanciare la caduta della spesa privata, per risollevare l’economia dalla depressione.
• Ma nei mercati finanziari si diffonde l’idea, di matrice tedesca, ma anche indotta dalla crisi greca, che la Spagna – come gli altri – “meriti” la sua condizione, perché ha una finanza pubblica non a posto.
• In altre parole, dopo aver visto che la Grecia mentiva sui conti pubblici (mascherando i suoi deficit e la vera evoluzione del debito pubblico) i mercati finanziari hanno iniziato a dubitare della solvibilità dei debiti sovrani periferici.
• La crisi spagnola viene per lo più interpretata come una crisi del debito pubblico (interpretazione estrema: potere di mercato nel mercato dell’informazione).
• Invece è il settore privato che si è dato alla prodigalità, non il settore pubblico! La crisi dipende dal potere di mercato di alcune banche, dalle asimmetrie informative, dalle debolezze strutturali dell’industria spagnola, dall’andamento della bilancia dei pagamenti e dalle misure di austerità.
• Comunque sia, si preferisce non comprare le attività finanziarie spagnole, soprattutto i titoli del debito pubblico, che sono sempre più difficili da collocare per lo stato.
La crisi in Spagna
• La Spagna ha bisogno che la Banca Centrale Europea compri i suoititoli del debito. “Grazie” ai nuovi accordi – di cui parleremo nella seconda parte del programma – tale “aiuto” può essere concesso solo a patto di nuove e sempre più dure politiche di austerità.
• Le quali alimenteranno ulteriormente la spirale recessiva. In pratica, secondo Krugman, è un suicidio.
• Intanto, la situazione è insostenibile per la popolazione che, appunto, scende in piazza.
• Una delle ragioni con cui viene giustificata la richiesta di politiche di austerità è che servono per ripristinare la fiducia degli investitori internazionali e, quindi, per far rientrare capitali nel paese (idea neoclassica del ruolo della mano invisibile nell’aggiustamento, anche nei mercati finanziari).
• Ma non esiste la bacchetta magica della fiducia. Questi mesi di altalena dello spread stanno mostrando che all’austerità seguono solo brevi periodi di sollievo sui mercati finanziari, che si allarmano di nuovo al minimo segnale di instabilità, a volte anche quando tale segnale non è di tipo economico, bensì politico.
La Germania
• Il comportamento tedesco aggrava la crisi per via delle politiche mercantiliste. In un momento di recessione della periferia, la Germania non domanda i prodotti della periferia.
• Le politiche di austerità e moderazione salariale comprimono infatti i consumi tedeschi.
• Il basso livello dell’inflazione tedesca rende comunque i prodotti nazionali più competitivi di quelli della periferia sui mercati internazionali.
• Inoltre, dopo aver inviato massicci flussi di capitale quando sembrava conveniente, ora li rivuole (nel senso che i tedeschi preferiscono cedere le attività finanziarie acquistate nella periferia, per comprarne di più sicure).
• Infine, la Germania esercita una pressione costante per l’adozione di misure di austerità da parte dei paesi europei.
• Si noti che, nel frattempo, tutte le dinamiche recessive di cui stiamo parlando sono aggravate dalla crisi USA.
In Italia
• Il nostro paese non era coinvolto in queste vicende, ma privo disovranità monetaria è stato facilmente esposto al contagio.
• A renderci fragili sono stati:
a. Elevato debito pubblico in termini di Pil, frutto di altre scelte degli anni ’80 dello scorso secolo – SME e “divorzio” fra Tesoro e Banca d’Italia.
b. Tolleranza dell’evasione fiscale.
c. Altri fattori deterrenti degli investimenti esteri: per esempio mafia e corruzione.
• Le dinamiche appena descritte hanno ovviamente conseguenze negative sugli schemi pubblici di protezione sociale (tagli, impossibilità di ristrutturare settori in crisi, ecc.).
• Ciò diminuisce ulteriormente il reddito disponibile dei cittadini, che sono esposti a nuovi e ulteriori rischi. Anche quest’ultimo meccanismo può avere effetti recessivi (ma non “necessariamente”, poiché i servizi forniti dal settore pubblico potrebbero sempre, in linea teorica, essere rimpiazzati da servizi forniti dal settore privato).
• Attualmente (ottobre 2012) la disoccupazione in Italia è al 10,7%.
Per uscire dalla crisi
• Premessa: questo sarà tema della seconda parte del corso, quella tra i 6 e i 9 crediti. Comunque, secondo gli economisti eterodossi e quelli ortodossi àla Krugman, ci sarebbe bisogno di:
1) Stop a politica mercantilista da parte della Germania. Rilancio della domanda tedesca. Stop a gabbie salariali. La Germania dovrebbe accettare un po’ di inflazione.
2) Più in generale, coordinamento in senso espansivo e anticiclico delle politiche economiche europee.
3) Nel breve periodo, un obiettivo europeo della stabilizzazione del rapporto debito pubblico/Pil accompagnato dalla garanzia illimitata della BCE a ridurre i tassi sui titoli sovrani ai livelli pre-crisi consentirebbe politiche fiscali espansive. BCE dovrebbe sostenere i debiti sovrani senza condizioni, cioè senza chiedere in cambio di indurire ulteriormente le politiche di austerità.
3b) Stabilizzazione del rapporto debito/Pil, non suo abbattimento.
4) BCE quindi meno “autonoma” di come è adesso. Ma la BCE è davvero autonoma? Ora, con Draghi, lo è un po’ di più, e in questo caso si tratta forse di un bene. Prima era troppo forte l’influenza Bundesbank.
Per uscire dalla crisi
• Massimo Pivetti (Sapienza), nel volume curato insieme a Sergio Cesaratto “Oltre l’austerità”, scaricabile gratuitamente qui: http://temi.repubblica.it/micromega-online/oltre-lausterita-un-ebook-gratuito-per-capire-la-crisi/
• Ci vorrebbe “una vera politica monetaria unica, ossia il perseguimento da parte della BCE di una politica di tassi di interesse uniformemente bassi per tutti i paesi membri, accompagnata da politiche di bilancio espansive da parte di ciascuno di essi, ossia da disavanzi primari finalizzati al sostegno dei rispettivi tassi di crescita.
• In pratica la BCE, agendo da prestatore di ultima istanza anche nei confronti degli Stati, procederebbe all’acquisto di titoli del debito pubblico dei paesi membri dell’eurozona nella misura necessaria a mantenere per ciascuno di essi il tasso di interesse al livello di quello tedesco, in cambio del loro impegno a mantenere stabili irispettivi rapporti debito pubblico/PIL.
Per uscire dalla crisi
• Che si fa invece?
– Breve riepilogo delle resistenze a questa tesi
(dalla seconda lezione).
– Seconda notizia da commentare della
settimana: Peer Steinbrück sarà lo sfidante di
Angela Merkel nelle prossime elezioni
tedesche.
Altre notizie
• La procura di New York ha chiesto i danni a JpMorgan, la banca che ora possiede Bear Sterns, una delle banche di investimento che hanno generato la crisi dei subprime.
• La denuncia sostiene che Bear Sterns e Emc Mortgage, cioè il braccio della banca che si occupava dei mutui, truffarono consapevolmente gli investitori, che comprarono i pacchetti azionari senza sapere che tali pacchetti contenevano attività costruite su mutui che di lìa poco sarebbero diventati spazzatura perché i debitori, che se li erano visti concedere a prezzi bassissimi, non avrebbe saputo più come pagarli (asimmetria informativa, potere di mercato).
L’appello di 120 economisti francesi
• Mercoledì scorso (3 ottobre 2012) 120 economisti francesi hanno pubblicato un appello su Le Monde in cui si pronunciano contro il Fiscal compact.
• Contrariamente a quanto sostenuto dagli economisti liberisti, la crisi non è dovuta al debito pubblico. Spagna e Irlanda ora sono sotto attacco dei mercati finanziari benché questi paesi abbiano sempre rispettato i criteri di Maastricht.
• L’aumento dei deficit è una conseguenza della caduta delle entrate fiscali dovuta in parte ai “regali” fatti ai redditi più alti, degli aiuti pubblici alle banche commerciali e del ricorso ai mercati finanziari per finanziare questo debito a tassi di interesse elevati.
• La crisi è dovuta anche alla totale mancanza di regolamentazione del credito e dei flussi di capitale a scapito dell’occupazione, dei servizi pubblici e delle attività produttive. E’ alimentata dalla Banca Centrale Europea (BCE) che supporta incondizionatamente le banche private, e invece, quando si tratta di rivestire il ruolo di “prestatore di ultima istanza“, richiede “rigorose condizionalità” di austerità agli Stati. Essa impone loro politiche di austerità e non è in grado di combattere la speculazione sul debito sovrano,
L’appello di 120 economisti francesi
• Francois Hollande, dopo essersi impegnato durante la campagna elettorale a rinegoziare il trattato europeo, non gli ha realmente apportato alcun cambiamento, e ha scelto di proseguire la politica di austerità iniziata dai suoi predecessori.
• Oggi in Europa sarebbe possibile un’espansione coordinata della produzione, dell’occupazione e dei servizi pubblici, in particolare attraverso il finanziamento diretto selettivo e a tassi bassi da parte della BCE alle amministrazioni pubbliche. Perché l’UE possa attuare questa politica, è urgente riformare e democratizzare le sue istituzioni.
• Un fondo europeo per lo sviluppo sociale ed ecologico, sostengono i firmatari, a gestione democratica, potrebbe sostenere questa dinamica. Inoltre, l’UE potrebbe istituire un controllo della finanza, tra cui il divieto di scambio di titoli di Stato sul mercato OTC, limitando severamente la cartolarizzazione e i derivati e tassando i movimenti speculativi di capitali.
• Seguono critiche agli accordi europei – dei quali però tratteremo nella seconda parte del programma.
Krugman: Europe’s austerity madness
• Krugman (editoriale della settimana scorsa
sul NYT, http://goo.gl/f645N): If Germany
really wants to save the euro, it should let
the European Central Bank do what’s
necessary to rescue the debtor nations —
and it should do so without demanding
more pointless pain.
Stiglitz: Monetary mystification
• Stiglitz (editoriale del 4 ottobre su Project Syndacate, bit.ly/stiglitz_pj_october4): In Europe, monetary intervention has greatpotential to help – but with a risk of making matters worse.
• To allay anxiety about government profligacy, the ECB built conditionalityinto its bond-purchase program. But if the conditions operate likeausterity measures – imposed without significant accompanyinggrowth measures – they will be more akin to bloodletting: the patientmust risk death before receiving genuine medicine.
• Fear of losing economic sovereignty will make governments reluctant to askfor ECB help, and only if they ask will there be any real effect.
• There is a further risk for Europe: If the ECB focuses too much on inflation, while the Fed tries to stimulate the US economy, interest-rate differentials will lead to a stronger euro, undermining Europe’s competitiveness and growth prospects.
• For both Europe and America, the danger now is that politicians and markets believe that monetary policy can revive the economy. Unfortunately, its main impact at this point is to distract attention frommeasures that would truly stimulate growth, including an expansionaryfiscal policy and financial-sector reforms that boost lending.
Torniamo alla teoria: l’efficienza nella produzione
Se un’economia non è caratterizzata da
efficienza produttiva, è possibile produrre una
quantità maggiore di un bene senza dover
necessariamente ridurre la quantità prodotta di
un altro bene, dato l’insieme delle risorse
produttive a disposizione.
Lungo la curva delle possibilità produttive il
sistema economico non è in grado di produrre
una quantità maggiore di un bene senza dover
rinunciare a una quantità prodotta di un altro
bene, dato l’insieme delle risorse produttive.
La curva delle possibilità produttive viene
disegnata in questo modo per effetto della
legge dei rendimenti decrescenti: se si prova
a produrre una quantità sempre maggiore di
arance, la produzione di un’arancia addizionale
diventerà sempre più costosa – richiederà, cioè,
di rinunciare alla produzione di una quantità
sempre maggiore di mele.
mele
arance
Efficienza nella produzione
Retta di isocosto: rappresenta le diverse
combinazioni di fattori produttivi, o input – per
esempio lavoro e terra – che costano all’impresa
lo stesso ammontare.
L’inclinazione della retta di isocosto è pari al
prezzo relativo dei due fattori di produzione.
Isoquanti: descrivono le diverse combinazioni
degli input che consentono di produrre la stessa
quantità di output.
L’inclinazione dell’isoquanto è il saggio
marginale di sostituzione tecnica (SMST), che
individua la quantità di terra necessaria per
compensare la riduzione di un’unità di lavoro
impiegata, in modo da mantenere costante il
livello di produzione.
Il SMST è decrescente: se la quantità di lavoro
impiegata è relativamente bassa, è difficile
risparmiare ancora lavoro. Quindi se si impiega 1
unità di lavoro in meno è necessario un grande
aumento della terra per mantenere invariato
l’output.
terra
lavoro
Q1
Q2
Isoquanti
Prezzo relativo dei
2 fattori di
produzione
Efficienza nella produzione
Come l’efficienza dello scambio richiede che il SMS tra ogni
coppia di beni sia lo stesso per tutti i consumatori, l’efficienza
della produzione richiede che il SMST sia lo stesso per
tutte le imprese.
Supponiamo che SMST tra terra e lavoro sia 2 nella produzione di mele e 1 nella produzione di arance.
Se riduciamo la quantità di lavoro usata nella produzione di arance di 1 unità, dovremo usare 1 unità in più di
terra per mantenere costante la produzione.
Se riduciamo di 1 unità la quantità di lavoro usata nella produzione di mele, dobbiamo usare 2 unità in più di terra
per mantenere costante la produzione.
Al contrario, se aumentiamo di 1 unità la quantità di lavoro usata nella produzione di mele, possiamo risparmiare
2 unità di terra.
Perciò, se spostiamo 1 lavoratore dalla produzione di arance a quella di mele, e 1 unità di terra dalla produzione
di mele a quella di arance, la produzione di arance rimane invariata (1 unità di terra in più compensa 1 unità di
lavoro in meno), ma la produzione di mele aumenta (1 unità addizionale di lavoro più che compensa la perdita di
1 unità di terra).
Ogni volta che i SMST sono diversi, è possibile spostare input
da una produzione all’altra facendo aumentare una produzione
senza che per questo diminuisca l’altra.
Efficienza nella produzione
Un’impresa massimizza la quantità di output
che produce, dato il livello di spesa per gli
input, scegliendo la combinazione degli
input che consente la più elevata
produzione possibile.
Graficamente, si tratta del punto di tangenza
tra l’isocosto e il più elevato isoquanto
possibile.
Qui, l’inclinazione delle due curve è la
stessa: il saggio marginale di sostituzione
tecnica è uguale al rapporto tra i prezzi dei
fattori produttivi.
In concorrenza perfetta, il prezzo dei fattori è
uguale per tutte le imprese, quindi tutte le
imprese che usano lavoro e terra
uguaglieranno il loro SMST allo stesso
rapporto tra i prezzi.
Quindi in equilibrio, nel punto E, tutte le
imprese avranno lo stesso SMST, che è la
condizione richiesta per l’efficienza nella
produzione.
terra
lavoro
Q1
Q2
E
In E, il saggio marginale di
trasformazione tecnica è
uguale al rapporto tra i prezzi
dei fattori produttivi.
Efficienza nella composizione del prodotto
• Per stabilire la migliore combinazione dei due beni da produrre, è
necessario considerare sia le possibilità della tecnologia sia le
preferenze dei consumatori.
• Data la curva delle possibilità di produzione, vogliamo raggiungere il
livello di utilità più elevato possibile.
• Ipotesi di base: i consumatori hanno tutti gli stessi gusti (Q).
• L’utilità risulta massima nel punto di tangenza della curva di
indifferenza con la curva delle possibilità di produzione.
• L’inclinazione della curva delle possibilità produttive è detta saggio
marginale di trasformazione (SMT), che indica l’ammontare
addizionale di un bene che è possibile produrre se si diminuisce di 1
unità l’ammontare prodotto dell’altro bene, cioè indica come un bene
può essere “trasformato” nell’altro bene.
Efficienza nella composizione del prodotto
mele, o
bene x
arance, o bene y
I1
I2
E
In E, il saggio marginale di
trasformazione tecnica (per le
imprese) è uguale al saggio
marginale di sostituzione (per i
consumatori).
Curve di indifferenza• Nel punto di tangenza, il saggio marginale di
trasformazione è uguale al prezzo relativo di un
bene in termini dell’altro.
• A loro volta, in concorrenza perfetta, anche i
saggi marginali di sostituzione dei consumatori
coincideranno col rapporto tra i prezzi dei due
beni (il prezzo relativo appunto), come abbiamo
visto prima.
• Quindi in equilibrio il saggio marginale di
sostituzione (dei consumatori) eguaglia il saggio
marginale di trasformazione (delle imprese) ed
entrambi sono uguali al rapporto tra i prezzo.
• Il prezzo fotografa perfettamente sia le
possibilità produttive del sistema economico,
sia i gusti e le esigenze dei consumatori.
• Il mercato funziona perfettamente, nel senso
che, con informazioni tanto accurate e data la
razionalità degli agenti (consumatori e imprese)
porterà da sé alla soddisfazione dei bisogni di
tutti.
Riepilogo
• Smith e la mano invisibile
• Economia del benessere ed efficienza paretiana
• I teoremi fondamentali dell’economia del benessere
• Analisi dell’efficienza economica
1. Efficienza nello scambio
• Descrizione delle ipotesi alla base del modello
• Che succede se rimuoviamo le ipotesi? Un aggiornamento sulla crisi.
• Analisi dell’efficienza economica
2. Efficienza nella produzione
3. Efficienza nella composizione del prodotto
• Intrinseca bontà dell’equilibrio spontaneo che si determina nell’economia marginalista
Concetti chiave
• Mano invisibile
• Concorrenza perfetta
• Efficienza paretiana
• Miglioramento paretiano
• Principio paretiano
• Individualismo del criterio
paretiano
• Beneficio e costo marginale
• Funzione di utilità
• Curva delle possibilità di utilità
• Saggio marginale di sostituzione
• Vincolo di bilancio
• Curve di indifferenza
• Curva delle possibilità produttive
• Isocosto
• Isoquanto
• Saggio marginale di sostituzione
tecnica
• Saggio marginale di
trasformazione
Esercizio
• In questo ciclo di lezioni abbiamo descritto grossolanamente il
modo in cui funziona l’economia secondo l’approccio marginalista,
dominante nel pensiero economico.
• Si valuti quali sono le implicazioni di politica economica – e di
politica tout court – di questo modello di funzionamento
dell’economia, con particolare riferimento al ruolo dell’intervento
pubblico nell’economia (che è l’oggetto di questo corso).
• Si ripercorrano le slides individuando tutte le ipotesi che sono
state poste e che sono necessarie per il funzionamento del
modello.
• Si valuti criticamente, anche con argomenti intuitivi, il realismo di
tali ipotesi.
• Si cerchino nel mondo reale degli esempi in cui le ipotesi alla base
del funzionamento del modello sono realistiche.
Possibili domande d’esame
• Si illustrino:
– il concetto di efficienza paretiana
– Il criterio paretiano
– I limiti del criterio paretiano
• Si spieghi in che cosa consiste il concetto di mano invisibile,
nell’interpretazione data dall’economia neoclassica e nel modo in cui era
stato usato da Smith ne La ricchezza delle nazioni. Si faccia un esempio di
politica economica (indirettamente) fondata sul concetto di mano invisibile.
• Il libero funzionamento del mercato è capace di garantire distribuzioni
eque?
• Si enuncino i 2 teoremi fondamentali dell’economia del benessere e si
valutino le loro implicazioni di politica economica.
• Si discuta, discorsivamente e per mezzo di rappresentazioni grafiche,
l’efficienza nello scambio (il modo più rapido è usare la scatola di
Edgeworth).