Polizia Penitenziaria - Ottobre 2013 - n. 210

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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 www.poliziapenitenziaria.it anno XX n. 210 ottobre 2013 Piazza d’Armi: nasce l’Agorà virtuale della Polizia Penitenziaria

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Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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Piazza d’Armi: nasce l’Agorà virtualedella Polizia Penitenziaria

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PoliziaPenitenziarian.210ottobre2013

3sommario

Organo Ufficiale Nazionale del S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

Direttore responsabile: Donato [email protected]

Direttore editoriale: Giovanni Battista de Blasis [email protected]

Capo redattore: Roberto [email protected]

Redazione cronaca: Umberto Vitale

Redazione politica: Giovanni Battista Durante

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“l’appuntato Caputo” e “il mondo dell’appuntato Caputo” © 1992-2013 by Caputi & de Blasis (diritti di autore riservati)

Direzione e Redazione centraleVia Trionfale, 79/A - 00136 Romatel. 06.3975901 r.a. • fax 06.39733669

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Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: Polizia Penitenziaria-Società Giustizia & Sicurezza

Registrazione:Tribunale di Roma n. 330 del 18 luglio 1994

Stampa: Romana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 3700030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare: ottobre 2013

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

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anno XX • numero 210ottobre 2013

In copertina:la home page del forum Piazza d’Armi

Chi vuole ricevere la Rivista direttamente al proprio domicilio, può farlo versando un contributo di spedizione pari a 20,00 euro, se iscritto SAPPE, oppure di 30,00 euro se non iscritto al Sindacato, tramite il c/c postalen. 54789003 intestato a:

POLIZIA PENITENZIARIA - Società Giustizia & SicurezzaVia Trionfale, 79/A - 00136 Roma specificando l’indirizzo, completo, dove va spedita la rivista.

4l’editorialeUna legge di (in)stabilità

che non ci piacedi Donato Capece

5il pulpitoPiazza d’Armi: l’Agorà virtuale della

Polizia Penitenziariadi Giovanni Battista de Blasis

8il commentoIl Capo dello Stato sferza

il Parlamento sulle carceridi Roberto Martinelli

10l’osservatorioAmnistia e indulto non risolvono il

problema carcere in Italiadi Giovanni Battista Durante

12mafie e dintorniLa ’ndrangheta e il carcere

6ª ed ultima partedi Franco Denisi

22crimini e criminaliIl massacro del Circeo

di Pasquale Salemme

26il punto sul corpoLiberate la Polizia Penitenziaria

5ª ed ultima parte - di Daniele Papi

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ra gli argomenti che stannomonopolizzando l’attenzionedel mondo penitenziario, ve ne

sono due in particolare che hanno lapriorità su tutto. Da un lato ilmessaggio del Capo dello Stato alParlamento sulle criticità penitenziariee dall’altro i possibili effetti dellaLegge di stabilità varata dal Governo.Su entrambe le tematiche, il SAPPEha inteso esprimere le proprieconsiderazioni con altrettante notedirette alle Autorità costituzionali edistituzionali. Sugli aspetti connesse almessaggio del Presidente dellaRepubblica, riferisce RobertoMartinelli nel suo articolo. Sulla Leggedi Stabilità, dopo una attenta letturadell’articolato, emergono taluni gravidisarmonie. Leggendo ad esempiol’articolo 9 (Rifinanziamento esigenzeindifferibili e ulteriori finanziamenti),si apprende che vengono previsti unincremento di 900 milioni di euro permissioni di pace, di 50 milioni di euro,a decorrere dall’anno 2015, il fondoper la tenuta in efficienza dellostrumento militare, si autorizza laspesa di 40 milioni di euro in materiadi “ strade sicure” da destinare dadestinare esclusivamente alle forzearmate e, infine, viene istituito, conuna dotazione di 10 milioni di euro, ilfondo per le esigenze difunzionamento dell’Arma deiCarabinieri. Non si possono certocondividere stanziamenti che nonincludono le Forze di Polizia, tra cui ilCorpo di Polizia Penitenziaria (exart.16 della Legge 121/1981 e art. 1della Legge 395/1990) qualidestinatari di fondi in materia distrade sicure: e ciò nellaconsiderazione del disposto di cuidagli articoli 11 e 12 del Codice dellastrada vigente, in cui, tra l’altro,anche al Corpo sono demandatispecifici compiti, e non solo in virtùdell’articolo 57, commi 1 e 2 delCodice di Procedura Penale.

E per questo abbiamoespresso il nostrosignificativo dissenso,perché un Fondospecifico dovrebberiguardare la PoliziaPenitenziaria, le cui bennote condizioni lavorativesono quanto mai precariee critiche. Sulla razionalizzazione della spesa delPubblico impiego (articolo 11), fermarestando la contrarietà più voltemanifestata in ordine al blocco dellacontrattazione, estesa fino al 31dicembre 2014, non può nonsorprendere come “l’indennità divacanza contrattuale” rimanga delmedesimo importo di quella ingodimento al 31 dicembre 2013:risulta quasi una ulteriorepenalizzazione, peraltro indebita, darivisitare, non sottovalutando unminimo di incremento in presenza diun mancato rinnovo contrattualeprorogato. Un vero e propriocontrosenso, poi, è la riduzione, nellamisura del 5%, delle prestazioni dilavoro straordinario, dal momento chetale riduzione ha luogo ogni anno,nonostante i collocamenti in congedonon vengano mai assolutamentereintegrati al 100%: infatti, si assiste,dopo il primo trimestre, a richieste diintegrazioni perché il ricorsoall’attività straordinaria èobbligatorio, se i compiti istituzionalidebbono essere assolti pienamentesotto il profilo della funzionalità edell’efficienza. Le annuali esperienzenei sensi esposti non vengono tenutein considerazione(!). Tale riduzionenon può essere ammessa. Inoltre, lemodifiche apportate alle assunzionievidenziano una completadisattenzione in merito alla coperturadelle vacanze in organico, cheammontano, allo stato, ad oltre 7000unità. La quota programmata nel turnover per l’anno 2014 era del 50% ed

è stata ridotta al 20% (!); parimenti,decurtazioni si registrano anche perl’anno 2015 (dal 50% al 40%), perl’anno 2016 (dal 100% al 60%), perl’anno 2017 (dal 100% al 80 %) esolo nell’anno 2018 i reintegrisaranno al completo. Non si considerache nel prossimo triennio, come purerappresentato da questa O.S., verràcollocato in quiescenza il personaleche si è arruolato alla fine degli anni‘70, ai sensi della legge 198/1975 edella legge 186/1977, che hannoconsentito gli arruolamenti sino a2.500 unità annue. Un blocco o,comunque un turn over nei modi dicui spora farà si che le carenzed’organico del Corpo supereranno le10.000 unità nel 2015: l’attualecritica emergenza collasseràcompletamente. Altra penalizzazioneriguarda, altresì, l’abrogazione delcosiddetto divieto di reformatio inperius dei trattamenti economici,quando fino ad ora, proprio pertutelare il reddito, viene corrisposto,“l’assegno ad personam”, quandospettante. Il SAPPE, allora, non puòfare a meno di sollecitare opportuneiniziative da parte delle Auleparlamentari, tenuto conto chel’ordine e la sicurezza nel Sistemapenitenziario rivestono un carattere dipriorità istituzionale, per cui indebolireun settore che già da anni versa incondizioni lavorative sempre incostante emergenza, significa metterein pericolo l’intera collettività e nonsolo chi si trova in carcere, aqualunque titolo. Per questo, questa legge di(in)stabilità non ci piace!

Nella fotoil Presidente delConsiglio Letta

con i MinistriAlfano e

Saccomanni

Donato CapeceDirettore

ResponsabileSegretario

Generale del Sappe [email protected]

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Una legge di (in)stabilità...che non ci piace

l’editoriale

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Giovanni Battistade BlasisDirettoreEditorialeSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

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5il pulpito

Piazza d’Armi: l’Agorà virtualedella Polizia Penitenziaria

i vediamo in Piazza d’Armi...”Il nostro sogno è che questo appuntamentodiventi, nel prossimo futuro, una bella

abitudine per tutti noi poliziotti penitenziari in servizio edin congedo, anche quelli che provengono dal gloriosoCorpo degli Agenti di Custodia.Un’abitudine ed un appuntamento che riesca a riportare –nel suo piccolo – un po’ di quello spirito di corpo che,ultimamente, ci sembra sia venuto a mancare tra le filadei poliziotti penitenziari.Piazza d’Armi nasce grazie all’impegno e alle fatiche delnostro team informatico che, dopo mesi e mesi diprogettazione, è riuscito a mettere on line un “luogo”virtuale che ambisce riunire e ricompattare i trentottomilabaschi blu del Corpo. Nell’agorà virtuale di Piazza d’Armitroveremo i gruppi di discussione delle varie articolazioni,servizi e specialità della Polizia Penitenziaria; troveremoanche i forum dei vari corsi di formazione e/o diaggiornamento di tutti i ruoli e le qualifiche del Corpo.Ritroveremo i colleghi del corso agenti, del corsosovrintendenti e di quello da ispettore, così come quelli deicorsi funzionari, ordinari o speciali.Avremo la possibilità di proporre ognuno di noi la nascitadi forum e gruppi, magari anche di lontanissimi corsi diagenti ausiliari.Su Piazza d’Armi ci sarà la possibilità di condividere leesperienze di specifiche professionalità anche di sedilontanissime tra loro. Penso, ad esempio, ai matricolisti,agli addetti ai colloqui o ai nuclei traduzioni... e penso alcollega che presta servizio a Bolzano che si confronta conquello di Favignana, scambiando esperienze, idee osuggerimenti tanto da illuminare quella spessa coltre dinebbia che troppo spesso più di qualcuno crea ad arteintorno al nostro Corpo, fino ad abbattere qualsiasidifferenza territoriale o culturale e, soprattutto,professionale all’interno della Polizia Penitenziaria.La conoscenza, la trasparenza e la libera circolazione dellenotizie tra tutti noi è un’arma letale contro tutti i signorottidell’amministrazione penitenziaria che vorrebberoperpetrare il proprio piccolo potere sulla inconsapevolezzadei poliziotti penitenziari.In tal senso, Piazza d’Armi potrebbe dare il colpo definitivoa questa nostra amministrazione oscurantista che hafondato sulla riservatezza delle notizie e delle informazionila propria autorità centrale.Al contrario, questo luogo d’incontro online vuole farcircolare tutte le notizie e le informazioni possibili abeneficio di tutti i poliziotti penitenziari e a svantaggio disatrapi e boiardi troppo inclini al sistema feudale.Il collega di Bari potrà sapere, ad esempio, come sigestiscono le missioni a Torino così come il collega di

Potenza potrà sapere come si svolge il servizio dipiantonamento a Padova. E, ancora, si potranno scambiareopinioni ed esperienze sulla gestione delle matricole o sullafruizione delle mense, delle caserme o dei buoni pasto.Si potrà sapere come vengono concessi i congedistraordinari in Campania piuttosto che in Umbria, se,quando e dove vengono svolti servizi di polizia giudiziariae/o di polizia stradale.Auspichiamo, insomma, che niente possa più rimanere inzona d’ombra e che tutti possano sapere tutto di tutti.E presto accadrà in Piazza d’Armi.Piazza d’Armi, in definitiva, costituirà la “quarta gamba”della strategia di comunicazione del Sappe, insieme allastorica Rivista mensile Polizia Penitenziaria SocietàGiustizia & Sicurezza, all’Agenzia di Stampa Sappeinformaed ai siti web www.sappe.it e www.poliziapenitenziaria.it.Questo è l’apparato comunicativo del Sappe, quello cheracchiude il suo mass media sindacale. Non è incidentale che, spesso, i mezzi di informazionevengono definiti “quarto potere” in relazione ai tre poterifondamentali della democrazia teorizzati da Montesquieu.Nel nostro caso si potrebbe parlare di un “secondo potere”in contrapposizione a quello istituzionale del Dap.E, altrettanto non a caso, la Dichiarazione Universale deiDiritti Umani  così recita sulla materia: «Chiunque ha ildiritto alla libertà di opinione ed espressione; questo dirittoinclude libertà a sostenere personali opinioni senzainterferenze ed a cercare, ricevere, ed insegnareinformazioni e idee attraverso qualsiasi mezzo informativoindipendentemente dal fatto che esso attraversi lefrontiere».Noi in questo ci crediamo davvero. E ci abbiamo credutofin dall’inizio.Non voglio e non posso dimenticare i tempi pre-internettiani in cui il Sappe investiva gran parte delleproprie risorse economiche proprio sulla comunicazione.Infatti, oltre alle spese di stampa e spedizione della Rivistamensile, diffondevamo quasi quotidianamente la nostraAgenzia di Stampa Sappeinforma attraverso la SocietàSicurfax che garantiva via fax la trasmissionecontemporanea a tutte le nostre segreterie locali,provinciali e regionali.Pensate soltanto cosa significava, a quel tempo,trasmettere ai nostri segretari in tutta Italia le graduatoriedi trasferimento composte da centinaia di pagine.Ma noi ci abbiamo sempre creduto.Ne è passato di tempo da allora... ed il tempo non ètrascorso invano: oggi, infatti, siamo qui a presentarePiazza d’Armi.Un piccolo passo per internet, un grande balzo per laPolizia Penitenziaria !

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La descrizionedei servizi di

Piazza d’Armi

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Ci vediamo in Piazzad’Armi, il nuovo forumdella Polizia Penitenziaria

forum

• Invita i tuoi amici/colleghisu Piazza d'Armi

Dopo aver effettuato l'iscrizionegratuita su Piazza d'Armi potraiinvitare i tuoi amici/colleghi sullaprima piattaforma gratuitariservata a tutti i colleghi dellaPolizia Penitenziaria (in servizio ein congedo).

• Cerca i tuoi amici/colleghisu Piazza d'Armi

Dopo aver effettuato l'iscrizionegratuita su Piazza d'Armi potraicercare i tuoi amici/colleghi eritrovare tutti i tuoi compagnidei Corsi di formazione, icolleghi con cui hai lavorato inpassato, persone che conosci macon le quali non riesci più arimanere in contatto.

on è affatto casuale averdefinito Piazza d’Armil’Agorà virtuale della Polizia

Penitenziaria.

Con il termine Agorà, nell'anticaGrecia, si indicava la piazzaprincipale della polis.

Alla stessa stregua vorremmo chePiazza d’Armi diventasse la piazzaprincipale della Polizia Penitenziaria.

L’Agorà greco era il luogo dellademocrazia per antonomasia, perchéera sede delle assemblee deicittadini che si riunivano perdiscutere i problemi della comunità edecidere collegialmente sulle leggi.

Analogamente vorremmo che aPiazza d’Armi si possano riuniretutti i poliziotti penitenziari perdiscutere i problemi del Corpo.

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www.piazzadarmi.it

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La homepagedel forum

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7piazza d’armi

• PER SPIRITO DI CORPOLa Polizia Penitenziaria è continuamente tenuta in secondopiano dai suoi stessi amministratori Dirigentidell'Amministrazione penitenziaria. E' tempo di riunirci econfrontarci anche attraverso gli strumenti offerti dal web.

• PER RIMANERE IN CONTATTO CON I COLLEGHI E GLI AMICI

Ognuno di noi ha perso i contatti con tanti amici e colleghidei vari Corsi di formazione, oppure gli amici e colleghi dellesedi in cui abbiamo lavorato. Con Piazza d'Armi rimanere incontatto (e in maniera riservata) è più facile!

• PER I SERVIZI RISERVATI AI POLIZIOTTI PENITENZIARI

L'iscrizione gratuita a Piazza d'Armi è riservata ai soliappartententi alla Polizia Penitenziaria o agli Agenti diCustodia in congedo. I servizi già attivi (o che saranno attivatifra poco) sono i messaggi privati tra colleghi, i gruppi didiscussione su specifiche tematiche lavorative, convenzioni,scambio di taglie di uniformi, consulenza legale, annunci divendita/affitto/scambio di oggettti o servizi, e molti altri cheattiveremo anche in base alle vostre segnalazioni e richieste.

• PER TUTELARE LA SICUREZZA E LA PRIVACY DEI POLIZIOTTI PENITENZIARI

Piazza d'Armi è riservata ai soli appartententi alla PoliziaPenitenziaria o agli Agenti di Custodia in congedo. Ci sonotroppi siti web che diffondono e pubblicano documenti condati sensibili dei poliziotti penitenziari. Piazza d'Armi nasceanche per tutelare la privacy e la sicurezza degliappartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria.

• PERCHÉ È GRATIS!Piazza d'Armi è l'unico luogo virtuale che offre notize,approfondimenti, servizi, materiale utile per il lavoro edocumenti riservati in maniera gratuita. Piazza d'Armi è eresterà uno spazio gratuito per tutti i colleghi della PoliziaPenitenziaria!

• PIAZZA D'ARMI È FATTO DA COLLEGHI PER I COLLEGHI

Piazza d'Armi è realizzato unicamente da colleghi dellaPolizia Penitenziaria per i colleghi della Polizia Penitenziaria.Per qualunque richiesta, informazione o consiglio, hai lagaranzia di rivolgerti ad un tuo collega e amico della PoliziaPenitenziaria!

Perché iscriversi a Piazza d'Armi della Polizia Penitenziaria?

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e ultime settimane hanno vistoi temi del carcere e delsovraffollamento penitenziario

al centro delle cronache dei giornali edelle dichiarazioni politiche.L’impietosa ed autorevole denuncia èarrivata (ancora una volta) dal Collepiù alto di Roma, che ospita il Palazzodel Quirinale, sede ufficiale delPresidente della Repubblica. Maquesta volta il richiamo al Parlamentoè arrivato nella forma più solenne edufficiale. Martedì 8 ottobre 2013, il

segretario generale della presidenzadella Repubblica, Donato Marra, hainfatti consegnato ai presidenti diCamera e Senato un messaggio delcapo dello Stato, ai sensi dell’articolo87 della Costituzione, sulla situazionecarceraria. Un messaggio,controfirmato dal presidente delConsiglio Enrico Letta, atipico purnella sua piena legittimità, atteso chequello dell’8 ottobre scorso era ilprimo atto di questo tipo compiuto daGiorgio Napolitano nei suoi duemandati da presidente dellaRepubblica. Il messaggio alle Camere,infatti, riveste una rilevanzacostituzionale di grande peso: è unodegli atti formali che la Cartaconsente al capo dello Stato peresercitare formalmente il proprio

potere e mai prima Napolitano avevainteso percorrere questa strada, puravendo più volte richiamato e postol’attenzione sulla gravità e sullaemergenzialità delle carceri italiane.Questa volta il Capo dello Stato hasollecitato il Parlamento adintervenire nel breve con il ricorso arimedi straordinari: “vi pongo con lamassima determinazione econcretezza una questione scottante.Parlo della drammatica questionecarceraria che va affrontata in tempi

stretti”. E per il conseguimento delprioritario obiettivo di ridurre ilnumero dei detenuti, il Quirinale nonsi è sottratto nell’indicare una serie diriforme il cui convergente effettodovrebbe determinare undecremento stabile del numero dipresenze negli istituti penitenziari,modificando le variabili di flusso:agendo, cioè, nella direzione dilimitare i “flussi in entrata” nellecarceri e rendere al contempo piùagevole il “flusso in uscita” dallemedesime. Nel suo messaggio,Napolitano ha tra l’altro sottolineatocome la “perdurante incapacità delnostro Stato nel garantire i diritti deidetenuti in attesa di giudizio e inesecuzione di pena” fa sì che venga“frustrato il principio costituzionale

della finalità rieducativa della pena,stante l’abisso che separa una parte -peraltro di intollerabile ampiezza –della realtà carceraria di oggi daiprincipi dettati dall’art. 27 dellaCostituzione.”. E ancora: “L’Italiaviene a porsi in una condizioneumiliante sul piano internazionale perviolazione dei principi sul trattamentoumano dei detenuti”. E’ dunque“inderogabile” la “necessità di porrefine senza indugio” alla situazione. IlCapo dello Stato ha indicato alcunesoluzioni come la reclusione presso ildomicilio, una minore custodiacautelare, l’espiazione della penainflitta nel proprio Paese di origine,una attenuazione degli effetti dellarecidiva per l’accesso alle misurealternative, una incisadepenalizzazione dei reati. Hasollecitato la positiva definizionedell’iter parlamentare per laintroduzione della “messa alla prova”dell’imputato non socialmentepericoloso, in relazione a taluni reatinon compresi tra quelli di allarmesociale o di particolare gravità. Inquesti casi, il giudice del meritopotrebbe assegnare direttamente ilsoggetto al percorso di rieducazione,evitando al medesimo il passaggioper il carcere. L’istituto si configuracome una forma di “probation”anticipato alla fase giudiziale anziché,come di regola nel nostroordinamento, nella fase esecutiva (oveun istituto analogo si riscontranell’affidamento in prova delcondannato al servizio sociale). Nelnostro ordinamento la figura è giàpresente nel diritto processualepenale minorile, ed è caratterizzatodall’effetto estintivo del reato se laprova è positivamente superata. MaNapolitano è arrivato a citare ancheprima l’indulto, poi l’amnistia: anche

Nella foto il Ministro Cancellieri

presta giuramento

davanti al Presidente

della RepubblicaNapolitano

e al Presidentedel Consiglio

Letta

Roberto MartinelliCapo Redattore

Segretario GeneraleAggiunto del Sappe

[email protected]

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Il Capo dello Stato sferza il Parlamento sulle carceri. Ma l’emergenza continua

il commento

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se “la perimetrazione della legge diclemenza rientra nelle esclusivecompetenze del Parlamento”, hasottolineato con riferimento a reatiparticolarmente gravi, quale laviolenza sulle donne. Tuttavia,“l’effetto combinato dei dueprovvedimenti, un indulto per penepari a 3 anni, e un’amnistia su reati”di non grave entità potrebbe ridurresignificativamente la popolazionecarceraria e di “adempieretempestivamente alle prescrizionidella comunità europea”, con chiaroriferimento alla sentenza pilota(Torreggiani e altri sei ricorrenticontro l’Italia), approvata l’8 gennaio2013, che ha accertato la violazionedell’articolo 3 della Convenzioneeuropea che, sotto la rubrica“proibizione della tortura”, pone ildivieto di pene e di trattamentidisumani o degradanti a causa dellasituazione di sovraffollamentocarcerario in cui i ricorrenti (detenutia Busto Arsizio e Piacenza) si eranotrovati, dando all’Italia il termineultimo del 28 maggio del 2014 perrimuovere le cause oggettive disovraffollamento dei penitenziari. Mal’Italia è in grado di rispettare quelladata? Difficile, conoscendo la realtàdelle cose e tenendo anche a mentequanto il Ministro della GiustiziaAnnamaria Cancellieri ha dichiarato insede di Commissione Giustizia dellaCamera dei Deputati pochi giornidopo il messaggio del Quirinale sullareale situazione delle carceri. Intantoè emerso un dato importante: inumeri sulla effettiva capacitàrecettiva delle 202 strutturepenitenziarie in questo momentoattive sul territorio nazionale sono bendiversi da quelli diffusi regolarmentedall’Amministrazione penitenziaria!La capienza regolamentare vieneinfatti calcolata rispetto ad unparametro secondo il quale in unacamera detentiva di 9 metri quadri èprevista la presenza di 1 detenuto –parametro più ampio rispetto a quelliindicati dall’Europa - mentre in quellepiù grandi è prevista la allocazione diun detenuto per ogni ulteriori 5 metrida aggiungere ai 9 di partenza (taleindicazione è mutuata da un D.M. del

1975 dell’allora Ministero della Sanitàche disciplina l’abitabilità delleabitazioni civili). Oggi la capienzaregolamentare è di 47.599 posti, maquesto dato subisce una flessioneabbastanza rilevante per effetto delmancato utilizzo di spazi(quantificabile in circa 4.500 postiregolamentari) dipendente inmassima parte dalle necessità diinterventi di manutenzione o diristrutturazione edilizia. Una “capienzaregolamentare” virtuale alla quale sicontrappongono dati reali inquietanti,soprattutto in relazione alleimmaginali gravi condizioni di lavoroalle quali sono soggettiquotidianamente i poliziottipenitenziari. Oggi nel nostro Paese idetenuti in custodia cautelare sono24.744 mentre quelli condannatidefinitivamente sono 38.625. Aqueste due categorie vanno aggiunti

1195 internati, per arrivare al numerocomplessivo dei presenti di 64.564alla data del 14.10.2013, giornodell’audizione del Guardasigilli inParlamento. I detenuti in custodiacautelare posso essere ulteriormentein relazione al grado di giudizio:12.348 sono i detenuti ancora inattesa del primo grado di giudizio,6.355 sono stati condannati in primogrado e sono in attesa della decisionedi appello, 4.387 sono condannati inuno od entrambi i gradi di giudizio dimerito e sono in attesa della decisionedella Cassazione. Il reato per il quale èristretto il maggior numero di detenutiè quello di produzione e spaccio distupefacenti. Per tali fattispecie sonoristrette ben 23.094 persone (diqueste 14.378 sono condannate

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9il commentodefinitivamente mentre 8.657 sonoin custodia cautelare e 59 internate);il secondo reato è la rapina con9.473 presenze (5.801 sono idefinitivi, 3564 i giudicabili e 108 gliinternati); il terzo reato è l’omicidiovolontario con 9.077 presenze(6.049 sono i definitivi, 2.792 igiudicabili e 236 gli internati); ilquarto è l’estorsione con 4.238presenze (2.180 sono i definitivimentre 1.982 sono i giudicabili e 76gli internati); il quinto reato, comedetto, è il furto con 3.853 presenze(1.952 sono i definitivi, 1.824 igiudicabili e 77 gli internati); il sestoreato è la violenza sessuale con2.755 presenze (2.001 sono idefinitivi, 709 i giudicabili e 45 gliinternati); il settimo è la ricettazionecon 2.732 presenze (1.897 sono idefinitivi, 809 i giudicabili e 26 gliinternati). Sono 1424 i detenuti per

associazione di stampo mafioso (sitratta di un numero basso trattandosidi reato spesso associato a fattispeciedi maggiore gravità come l’estorsioneo l’omicidio). Seguono, con circa 500detenuti, il sequestro di persona,l’associazione per delinquere, laviolenza privata, violenza e resistenzaa pubblico ufficiale, maltrattamenti infamiglia, atti sessuali con minorenni.Con riferimento alla analisi richiestain ordine alla pena residua si rilevache a fronte dei 38.625 condannati9.598 hanno pena residua inferioread un anno, 7.735 tra uno e due annie 5.689 da due a tre anni.Complessivamente sono quindi23.022 quelli che devono scontareuna pena residua inferiore ai tre anni. E’ interessante infine anche sapere gli

Nelle foto il PresidenteGiorgio Napolitano tra i poliziotti penitenziari diPoggioreale

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a questione carceri è semprepiù all’attenzione delParlamento, del governo e

dell’opinione pubblica. Ormai capita sempre più spesso disentire parlare del sovraffollamentocarcerario anche dalla gente comune,non solo dagli addetti ai lavori. Dopo il messaggio rivolto dalPresidente della Repubblica alleCamere la questione è rimbalzataprepotentemente su tutte le testategiornalistiche, televisive, radiofonicheed i commenti non si sono fattiattendere, da tutte le parti politiche. Ciò ha suscitato reazioni, a volte anchescomposte, perché si può noncondividere, ed io non condivido néche si faccia l’indulto, né che si faccial’amnistia, ma il Presidente dellaRepubblica merita comunqe rispettoper il ruolo che ricopre. Detto ciò, credo che il PresidenteNapolitano avrebbe fatto meglio a nonporre in maniera così diretta laquestione dell’indulto e dell’amnistia,per alcune semplici ragioni. In primo luogo perché è moltoprobabile che non si facciano nél’indulto, né tantomeno l’aministia,perché sembra che non ci siano inumeri in Parlamento, per raggiungerela maggioranza dei due terzi: M5S eLega Nord non lo voteranno mai. Il PD è diviso sulla questione, forse ilpartito più compatto, verso la sceltadel voto favorevole, sembra essereproprio il PDL. In secondo luogo perché essendoci laquestione Berlusconi, inevitabilmente,sarebbero state sollevate tantepolemiche, proprie in relazione allapossibilità che ne usufruisca anche lui.

Ancora il Presidente

della Repubblicain visita ad

un detenuto

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Amnistia eindulto nonrisolvono il problemadelle carceriin Italia

il commento

effetti sul sovraffollamento di leggiapprovate negli ultimi anni. Perquanto attiene agli effetti della leggen. 199 del 26 novembre 2010(detenzione domiciliare) e successivemodifiche, risulta, dalla rilevazionecostantemente aggiornata, che apartire dalla data di entrata in vigoredella norma sono 12.109 i detenutiammessi alla specifica forma didetenzione domiciliare prevista daquesta legge. E’ ovvio che al numerodelle persone ammesse alla misuranon corrisponde un pari decrementodel numero delle presenze in carceretrattandosi di strumento che anticipa,però in modo diluito nel tempo, unauscita dal carcere nei confronti deibeneficiari della misura. Per quantoriguarda la legge n. 9 del 17 febbraio2012 va rilevato come in parte abbiaprodotto un aumento degli effettidella legge 199 avendo ampliato daun anno a 18 mesi il residuo penache consente l’accesso alladetenzione domiciliare. Altro effettoparticolarmente rilevante prodottodalla stessa legge attiene alfenomeno delle detenzioni brevi (ingenere definito delle “porte girevoli”)prodotto, prevalentemente, da arresticon la procedura di giudizio perdirettissima che hanno storicamentepesato in modo consistente sullestrutture penitenziarie. La riduzionerilevante del numero degli ingressi incarcere (63.000 nel 2012 a frontedegli oltre 80.000 degli anniprecedenti) e la riduzione di quasidue terzi del numero di persone chepermangono meno di tre giorni incarcere a seguito dell’arresto,

depongono nel senso di unimportante effetto sul sistemadell’intervento normativo. Mal’aumento dei definitivi e l’incidenzadella legge solo sulle detenzioni brevinon ha permesso un abbattimentoconsistente delle presenzecomplessive. Con riferimento infinealla legge 9 agosto 2013 n.94(conversione del D.L. n. 78 del 1luglio) sono stati rilevati i dati relativialla modifica dell’art.656c.p.p. relativamente alla eliminazionedella recidiva (ex art. 99, commaquarto, c.p.) come ostacolo allasospensione dell’ordine di esecuzionepena. Nel periodo antecedenteall’entrata in vigore della norma, afronte di una media mensile diingressi superiore alle 900 unità si èregistrata, invece, a partire dal mesedi luglio, una riduzione prima di unterzo e poi di circa la metà. Se questotrend rimanesse costante in un annosi realizzerebbe un mancato ingressoin esecuzione pena di oltre 4.000persone. Questa proiezionemeramente statistica nella praticaimpatterà, però, con le valutazioni deigiudici di sorveglianza che potrebberoridurre, anche in maniera consistente,quella media. Alla luce di questi datie considerazioni del Ministro dellaGiustizia, è difficile prevedere neiprossimi 7 mesi cambiamenti sulsistema dell’esecuzione della pena inItalia. E tutto andrà ad aggravareulteriormente le già critichecondizioni operative di chi in carcerelavora in prima linea e sotto organico:le donne e gli uomini appartenenti alCorpo di Polizia Penitenziaria. H

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costruzione di nuovi istituti richiede piùtempo e l’assunzione di personale,cosa che non sembra possibile,considerato che proprio la manovrafinanziaria di questi giorni ha previstoun ulteriore taglio al turn over e allostraordinario. L’incapacità della politica di affrontareseriamente la questione penitenziariasta spingendo ormai i giudici adassumere provvedimeti sempre piùforti, di condanna o di monito allastessa politica. Abbiamo citato la sentenza della Corteeuropea, ma non bisogna dimenticarequanto ha detto la Corte costituzionaleche ha dichiarato inammissibile laquestione sollevata dai Tribunali diSorveglianza di Venezia e Milano chepuntava ad ampliare i motivi per cuipuò essere differita l’esecuzione di unacondanna in carcere, introducendo fraessi anche il sovraffollamentocarcerario e le condizioni disumane didetenzione. «La Corte costituzionale nell’odiernaCamera di consiglio - spiega laConsulta in una nota - ha ritenutoinammissibili le questioni di legittimitàcostituzionale sollevate dai Tribunali diSorveglianza di Venezia e di Milano,dirette a consentire alla magistraturadi sorveglianza il rinvio dell’esecuzionedella pena previsto dall’art. 147 delcodice penale anche nel caso in cui lastessa debba svolgersi in condizionicontrarie al senso di umanità per ilsovraffollamento carcerario. La Corte ha ritenuto di non potersisostituire al legislatore essendopossibili una pluralità di soluzioni algrave problema sollevato dairimettenti, cui lo stesso legislatoredovrà porre rimedio nel più brevetempo possibile. Nel caso di inerzialegislativa - conclude la Consulta - laCorte si riserva, in un eventualesuccessivo procedimento, di adottare lenecessarie decisioni dirette a farcessare l’esecuzione della pena incondizioni contrarie al senso diumanità».Quindi, in un prossimo futuro potrebbeaccadere che i condannati nonentreranno in carcere perché non c’èposto. L’ennesima beffa alla certezza dellapena ed a quei cittadini che semprepiù spesso sono vittime anche di reatimolto gravi.

Giovanni BattistaDuranteRedazione PoliticaSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

In terzo luogo perché aministia eindulto non risolvono la questionecarceri: a legislazione vigente è statodimostrato dal precedenteprovvedimento di indulto che dopo solitre anni i numeri tornano ad esserequelli di prima, quindi, tali iniziativerisultano essere solo una resa di fronteall’impossibilità di varareprovvedimenti legislativi edorganizzativi che risolvanodefinitivamente il problema. Con l’indulto e l’amnistia cisalveremmo dalle condanne dellaCorte europea, ma solo per qualcheanno, quindi, si tratterebbe soltanto diun rinvio del problema. Non entro nelmerito di quelle che potrebbero esserele soluzioni, perché le abbiamo piùvolte evidenziate, anche attraversoquesta rivista. In più, oltre il 75% deicittadini sono giustamente contrari.Basti pensare che in Italia solo il 3/4percento di coloro che commettonoreati arrivano a scontare la condanna,per cui, se continuiamo a concedereanche scriteriati condoni, perché talirisulterebbero, quel poco di certezzadella pena, intesa proprio comecapacità dello Stato di individuare iresponsabili dei reati, condannarli efargli scontare la pena, verrebbedefinitivamente vanificata. I provvedimenti di clemenza, se nonconseguenti ad eventi sociali davveroeccezionali, risultano essere sempredelle inutili scorciatoie, assunte da chi,in questo caso i governi che si sonosucceduti negli ultimi anni, uniti aduna gestione a dir poco allegradell’amministrzione penitenziaria, si èdimostrata incapace di affrontarliseriamente. Nel nostro caso, sul carcere esull’esecuzione della pena, intesa,appunto, come reclusione, confliggonosovente posizioni ideologichecontrapposte, tra chi vorrebbeeliminare il carcere, l’esecuzionepenale intesa come reclusione, e chi,invece, considera il carcere l’anelloterminale del sistema della sicurezza edella giustizia in generale, del qualenon bisogna preoccuparsi più di tanto,atteso che, in base a tale visione, ilproblema della sicurezza e dellagiustizia si pongono fino a quando ilsoggetto non è entrato in carcere: daquel momento in poi non è più ingrado di nuocere e, quindi, tutto ciò

PoliziaPenitenziarian.210ottobre2013

11

H

che accade non riguarda la società.Ma ciò non è vero perché il soggettoin carcere può creare anche graviproblemi alla società, si vedano glioltre novemila appartenenti allacriminalità organizzata, dei quali circasettecento sottoposti al regime del 41bis, strumento anche questo soggettoa varie pressioni destabilizzanti, daparte di coloro che per ragioniideologiche o per interessi di bassalega, vorrebbero far scompariredall’ordinamento. Per ora stanno ottenendo il quasitotale smantellamento del GruppoOperativo Mobile che sta gestendo idetenuti al 41 bis che si vorrebberofar sorvegliare dal personale deireparti dei rispettivi istituti, con gravepregiudizio per la sicurezza delpersonale medesimo, delle lorofamiglie e dell’efficacia della misurastessa. E’ vero che la condanna dellaCorte europea ci impone cambiamentiche sembra impossibile fare in menodi un anno, però è anche vero chel’emergenza carceri è stata decretataormai cinque anni fa e da allora pocoè stato fatto, tranne provvedimenti icui effetti, seppur importatnti, nonsono stati risolutivi del probelma. La legge 199/2010, voluta dall’alloraministro della Giustizia AngelinoAlfano, modificata poi dalla ministroSeverino, che ha previsto ladetenzione domiciliare fino a diciottomesi di reclusione, ha prodotto deibuoni effetti, perché ha consentito apiù di diecimila persone di scontare lapena in detenzione domiciliare, inveceche in carcere; senza queiprovvedimenti, oggi, avremmo circasettancinquemila persone negli istitutipenitenziari, e quei diecimila in più,molto probabilmente, dormirebberoper terra. Quindi, la strada dellemisure alternative, come dimostranoquesti provvedimenti, resta la stradamaestra da seguire, ma bisognaspingersi oltre, ampliando ladetenzione domiciliare a tre anni,oppure favorendo maggiormente ilavori socialmente utili, un accesso,quindi, più ampio al servizio sociale ela messa alla prova, applicando ilbraccialetto elettronico, che consenteun controllo continuo sulla persona. Senon ci si vuole spingere oltre, rispettoa queste misure, non resta checostruire nuove carceri, ma la

l’osservatorio

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Il boss nel carcere cementa altreamicizie, stringe alleanze, crea nuovicomparati, effettua il “taglio dellacoda”.Dietro le sbarre gli ‘ndranghetisticercano sempre di opporsi al rispettodelle regole. A tal proposito riporto alla memoriadei lettori l’accoltellamento avvenutonegli anni ’75/80 nel carcere diReggio Calabria, quando lo‘ndranghetista Aricò, detenuto nelreparto di alta sicurezza del carcerereggino accoltellò un agente conundici fendenti al ventre. Inoltreall’interno delle carceri gli uomini di‘ndrangata comunicano tra di lorocon codici sconosciuti che scritti indei “pizzini”, cercano di fare usciretramite i colloqui con i familiari.L’esempio eclatante risale all’agosto2011 quando un agente della PoliziaPenitenziaria intercettò e sequestròun “pizzino” che un boss della pianadi Gioia Tauro (RC) cercava di inviareall’esterno. Il “pizzino” conteneva un messaggiocifrato : “fiore per mio fratello”. Con tale messaggio si concedeva lapromozione al fratello del boss, ilquale in sua assenza, avrebbedovuto prendere il comando dellacosca. Resosi contodell’imperdonabile leggerezza e

consapevole di aver messo nero subianco una frase che conferma il suostatus di boss pregò l’agente direstituire quanto sequestrato. L’Agente, però, ligio ai doveri che ilmandato impone, invia tutto allaProcura della Repubblica. Covano anche vendette come quelladel 1985 che porta all’uccisione delDirettore del carcere di CosenzaSergio Cosmai, unitamente al suoComandante del Reparto degli alloraAgenti di Custodia (oggi PoliziaPenitenziaria) Maresciallo FilippoSalsone i quali pagarono con la vita il merito di aver ripristinato l’ordine ela sicurezza all’interno dell’Istituto diCosenza, dopo una rivolta promossadai boss cosentini, a causa dellamancata concessione di un’ora d’ariain più rispetto al limite previsto dallanorma.

L’omicidio  del direttore CosmaiSergio Cosmai si stava recandoall’asilo per prelevare la figliaRossella, di appena 3 anni, quandonel tratto della SS 19 che collegaCosenza a Roges (Rende) (ora viaCosmai), si affiancò allasua 500 gialla un’autovettura dallaquale partirono undici proiettilicalibro 38 che lo colpirono alla testa.

Nelle fotoil carcere

di Cosenza

PoliziaPenitenziaria

n.210ottobre

2013

12 mafie e dintorni

he il carcere sia un centro direclutamento della’ndrangata sin dai tempi dei

Borboni è oramai risaputo. Tutt’oggi le carceri divise ancora incaste sono delle vere e propriepalestre del malaffare, che spessonon sminuiscono il prestigio dei boss ma al contrario lo accrescono. Una decina di anni di carcere cd “dibranda” come vengono denominate,non costituiscono un problema. Nel gergo della ‘ndrangata si diceche “il carcere non mangia uomini”.Tutto passa; bisogna avere solo laforza di resistere, sopportare etollerare, senza scantonare.Il boss è colui che all’interno dellacella non cucina ma ama mangiaregenuino e non il “cd pane delgoverno” (cibo proveniente dal vittocarcerario); a tavola indica (in gergocarcerario “libera”) a tutti quando è ilmomento di sedersi per iniziare amangiare, quando è possibileincominciare a fumare e quando ci sipuò alzare.

CFranco Denisi

Segretario Provincialedel Sappe

[email protected]

La ’ndrangheta e il carcere6ª ed ultima parte

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Erano pressappoco le 14 del 12marzo 1985. Cosmai morì il giorno seguentedurante il disperato ed inutile viaggioverso l’ospedale di Trani. Un mese dopo sarebbe nato il suosecondo genito Sergio. Per questo omicidio la Corted’assise di Bari condannòall’ergastolo Nicola e DarioNotargiacomo e StefanoBartolomeo. In appello,tuttavia, furono assolti perinsufficienza di prove.Successivamente DarioNortargiacomo raccontò lefasi del delitto: «Il direttoreveniva controllato e le suemosse spiate dall’abbainoche è sito sulla casa diGiuseppe Bartolomeo, aBosco De Nicola. Con uncannocchiale si riusciva aseguirlo in tutti i suoispostamenti...»« ...Quella mattina,Giuseppe Bartolomeosegnalò a mio fratelloNicola quando Cosmai uscìdal carcere. Io e StefanoBartolomeo aspettavamonascosti a bordo di unaMitsubishi verde. Eravamocamuffati con barbe, baffi eparrucche. Lo vedemmo e ci avviammo. Quindi l’affiancammo. Io esplosi il primo colpo che nonandò a segno. Però, il dottore avevacapito benissimo quello che stavaaccadendo e frenò di colpo. Allungai la mano e sparai ancora. Lui mise la retromarcia, cercò di

fuggire, Bartolomeo tirò fuori unacalibro 38. Sparò 2 o 3 colpi e poi mela passò. Io feci lo stesso. Mi avvicinai ma l’arma era scarica.Constatai, però, che Cosmai eraimmobile».I destini di Sergio Cosmai e FilippoSalsone si incrociano e sisovrappongono. Questo ultimo, braccio destro deldirettore Cosmai venne infatti uccisoquasi un anno dopo.

L’omicidio del Maresciallo degliAA.CC. Filippo SalsoneL’agguato a Salsone, 40 anni, venneportato a termine a Brancaleone,contrada Razzà, nella provincia diReggio Calabria.Aveva appena lasciato l’abitazione deigenitori cui s’era recato a far visitaquando il sottufficiale vennemassacrato a colpi di fucile calibro 12

e 16 caricati alupara e finito conun colpo di pistolaalla testa. Tre i sicariimpegnatinell’azionedelittuosa. Nell’attentatorimaneva ferito ilfiglioletto di 10anni. Al momento dellamorte Salsone erain servizioprovvisorio aReggio Calabria,anche se la seded’assegnazione eraPoggioreale. Le cose però perfortunacambiarono. Bastipensare

all’introduzione del 41 bis, il cdcarcere duro, regime con il quale sipose fine ad alcuni privilegi. Il carcereduro diventò così un orco per i boss,da evitare ad ogni costo. Se una volta per evitare il carcere siingoiavano chiodi, ingerivanodetersivi, o improvvisavanospogliarelli adesso i boss si affidanoalle perizie di medici e psichiatri,

Nelle fotoal centroDario e NicolaNotargiacomo

PoliziaPenitenziarian.210ottobre2013

13mafie e dintorni

ricoveri facili, mali oscuri edincurabili all’interno del sistemacarcerario. Purtroppo l’applicazionedel 41 bis oggi non è come neiperiodi di Falcone e Borsellino,quando i boss sottoposti al 41 bisvenivano inviati nei penitenziari diPianosa , Gorgona e Asinara. Con quest’ultimo articolo concludoquesto piccolo ma sperosoddisfacente excursus di quella chefu l’evoluzione dagli anni più remotisino ad oggi, di uno dei più grandimali della nostra terra. La mafia si caratterizza per la suarapidità nell’adeguare valori arcaicialle esigenze del presente, per la suaabilità nel confondersi con la societàcivile, per l’uso dell’intimidazione edella violenza, per il numero e lastatura criminale dei suoi adepti, perla sua capacità ad essere semprediversa e sempre uguale a se stessa. Forse a parere di chi scrive,necessaria sarebbe anche unarevisione del codice penale, diprocedura penale e codicepenitenziario in modo che il carcerediventi, per chi ci entra, un“deterrente”.Sarebbe necessario dunquecominciar a dar voce alle propriecoscienze perché la mafia, comedisse Falcone, è un fenomeno umano,e come tale ha un principio, haun’evoluzione e avrà anche una fine.Un giornalista però scriveva:“incentrare la strategia di contrastodella criminalità mafiosaesclusivamente sul terreno tecnicoinvestigativo, e non anche su quellopolitico culturale, è alla lungainesorabilmente perdente.” H

Nelle foto sopra il MarescialloFilippo Sansonea sinistra Sergio Cosmai

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Nelle foto alcune fasi

dell’Assembleadi Rebibbia

PoliziaPenitenziaria

n.210ottobre

2013

14

Roma

Assemblea dei Quadri del polo diRebibbia

dalle segreterie

[email protected]

i è tenuto lo scorso 8 ottobre,nella sala conferenze dellaCasa Circondariale di Roma

Rebibbia, un incontro con i quadrisindacali ed il personale del polo diRebibbia. All’evento hannopartecipato il Segretario GeneraleDott. Donato Capece, il SegretarioNazionale del Lazio Maurizio Somma

S

ed i Segretari del polo di Rebibbiaunitamente al personale in servizio.Ospite d’onore il Sottosegretario diStato alla Giustizia dr. Cosimo MariaFerri che ha espresso all’assemblea lasua vicinanza al Corpo di PoliziaPenitenziaria.Durante i lavori dell’assemblea sonostati oggetto di discussione molteplicitemi tra i quali sono stati messi inrisalto l’endemica carenza dipersonale, i carichi di lavoro, l’AccordoQuadro Nazionale, la questione dellecaserme, il FESI 2013, la previdenzacomplementare e la riformapensionistica, il ricorso relativo alle 36ore, il ricorso inerente le mansioni

e foto e gli articoli di giornaleriguardano l’interventooperativo effettuato il 9 ottobre

2013 con le unità cinofile delllaPolizia Penitenziaria di Macomer e ilCommissariato di P.S. del luogo.

Piermattia Puggioni

Macomer

Le unità cinofile dell’istituto decisivein una operazioneantidroga

superiori e quello relativo al fumopassivo, il piano della formazione, lasanità penitenziaria, il nuovo modelloorganizzativo delle traduzioni e moltoaltro; tutte argomentazioni chesaranno portate all’attenzione deivertici del Ministero della Giustizia, delDipartimento dell’AmministrazionePenitenziaria e del ProvveditoratoRegionale del Lazio. Alla fine dellariunione, si è svolto un piccolorinfresco per chiudere la giornatalavorativa. Un ringraziamento a tutti icolleghi che hanno partecipato e, inparticolare, ai miei collaboratori chehanno permesso l’ottima riuscitadell’evento. Maurizio SommaH

LH

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PoliziaPenitenziarian.210ottobre2013

15dalle segreterie

[email protected]

pericolo per il raggiungimento delbene comune. Quest’anno uno di questi “angelibianchi” premiato è stato il nostrodelegato SAPPe Ispettore CapoAntonio Parrilla.La Segreteria Locale di ReggioCalabria, la Segreteria Regionaledella Calabria nonché il SegretarioGenerale Donato Capece, esprimono

ncora una volta il maestososecentesco Palazzo Biscari,realizzato per volere della

famiglia Paternò Castello, Principidi Biscari, ha accolto nei suoi fastosisaloni, membri ed ospiti per ilconferimento dell’OnorificenzaCavalieri dei Diritti Umani. Un evento che vanta un’accoratapartecipazione, per ringraziare ericordare insieme quegli “angelibianchi” che talvolta incontriamo sulnostro cammino. Angeli fatti, però, di carne ed ossa,uomini dediti al bene ed allasalvaguardia altrui, sprezzanti del

Reggio Calabria

Il delegato RegionaleSappe della Calabrial’Ispettore Capo Antonio Parrillanominato Cavalieredei Diritti Umani

A

L’ Assistente Capo dellaCasa Circondariale diLamezia Terme (CZ)Pietro Bonaddio è

decedutoimprovvisamente il13 agosto 2013.Ne da notizia ilfiglio scrivendoci quanto

suo padre teneva al Corpodi Polizia Penitenziaria.

Lamezia Terme

Ritrovati videopokerrubati e abbandonativicino al carcere

grande soddisfazione e ammirazioneper la meritata attribuzionedell’onorificenza di “Cavaliere deiDiritti Umani” all’Ispettore CapoAntonio Parrilla, per aver onorato concoraggio, spirito di servizio eabnegazione, il suo impegno dirappresentante della PoliziaPenitenziaria.

Franco Denisi

Trapani

Salerno

Gara di motocross

l 15 settembre in provincia diSalerno si è tenuta pressol’impianto sportivo “La Torre”

un’importante manifestazioneorganizzata dalla FederazioneMotociclistica Italiana. Per noi dellaPolizia Penitenziaria, a dirigerel’evento, in veste di Direttore di GaraNazionale Fuoristrada dellaFedermoto, c’era il Vice Sovrintendente

Ciro Borrelli. Grande contributo èstato offerto dagli uomini dallasezione Rangers d’Italia di OlivetoCitra (SA). Grazie a loro e allacollaborazione che hanno prestatosotto la direzione del Direttore diGara l’evento, cui hanno assistitomigliaia di persone tutteprovenienti dal Sud Italia, si èsvolto con grande successo.

I

H

stata la segnalazione fatta allasala operativa della Questuradi Trapani da parte dell’Agente

scelto di Polizia Penitenziaria TonyRuggirello, che ha reso possibilerecuperare dei videopoker rubati edammassati in prossimità della Casacircondariale di Trapani, nel territoriodi Erice Casa Santa. I ladri, dopo aver svuotato icontenitori delle monete, li avevanoabbandonati a poca distanza dalcarcere San Giuliano di Trapani.Il nostro collega, non appena li hanotati, non ha esitato ad allertare ipoliziotti della Questura che hannoprovveduto al sequestro dellemacchinette e avviato le indagini perrisalire agli autori del furto. H

H

ÈNelle foto sopra immagini della Cerimonia di Reggio Calabria

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i è svolto il 2 ottobre u.s.,nell’incantevole salaAccademia del Palazzo Ducale

di Lucca, il Convegno “Toscana:carcere, sicurezza e territorio. Il ruolodella Polizia Penitenziaria a tuteladella sicurezza del cittadino”,organizzato dalla Segreteria

del SAPPe, anche esponenti delmondo politico e penitenziario. Nelcorso del dibattito apprezzamentisono stati espressi al lavoro dellapolizia penitenziaria e al ruolo semprepiù pregnante che occupa nellasocietà civile. Al termine del consesso si è celebratol’XI Consiglio Regionale del SAPPedella Toscana, presieduto dalSegretario generale Dott. DonatoCapece e dal Segretario NazionalePasquale Salemme, nonché daiSegretari Regionali Francesco Olivieroe Claudio Falchi.

Nella fotoa destra

il Ministerodella Giustizia

AnnamariaCancellieri

con la magliadell’Astrea

PoliziaPenitenziaria

n.210ottobre

2013

16 dalle segreterie

[email protected]

Lucca

Convegno su Carcere, Sicurezza e Territorio

Regionale SAPPe della Toscana, con ilpatrocinio della Provincia di Lucca. Alla manifestazione hannopartecipato, oltre ai quadri sindacali

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problemidei figli didetenutiaffetti da disabilità fisiche e psichiche. Il quadrangolare di calcio ha questosenso; i fondi raccolti sarannodestinati alla creazione del primo"Osservatorio nazionale" per i figli didetenuti affetti da disabilità, a favoredei quali è previsto inoltrel'accompagnamento psicologico esociale e il loro inserimento infamiglie o in strutture di adeguatoriferimento. Numerosi i grandicalciatori del passato coinvoltinell'iniziativa 4 X KIDS che sonoandati in campo per la solidarietà il17 ottobre nel "Centro Sportivo di

uattro squadre di calcio - unarappresentativa del Vaticano,una di Magistrati italiani, le

Fiamme Azzurre della PoliziaPenitenziaria e la World Stars forCharity – sono scese in campo aRoma per aiutare bambiniparticolarmente svantaggiati.È 4 X KIDS, iniziativa di solidarietàpromossa dalla Fondazione Raphaelin collaborazione con il Ministerodella Giustizia, è stata presentatapresso la Sala Livatino del Ministerodella Giustizia in via Arenula, allapresenza del ministro AnnamariaCancellieri. Il progetto è finalizzato asensibilizzare l'opinione pubblica sui

Q

Roma

Solidarietà ai bambini svantaggiati: quadrangolare di calcio tra Vaticano,Fiamme Azzurre, Magistrati e World Starsfor Charity

Casal del Marmo": Roberto Bettega,Antonio Cabrini, Giovanni Galli,Damiano Tommasi, Dino Baggio,Pedro Paolo Pasculli, FrancescoGraziani, Giuseppe Galderisi,Sebastiano Nela, Bruno Giordano,Massimo Bonini, Thomas Berthold,Vladimir Liutyi, Antonio Manicone. Il calcio d'inizio, giovedì 17 ottobrealle ore 9.30, presso l'impiantosportivo delle Fiamme Azzurre aRoma Casal del Marmo. H

H

Nelle fotosotto

immagini delConvegno di

Lucca

Page 17: Polizia Penitenziaria - Ottobre 2013 - n. 210

SanRaffaeleTermini - Poliambulatorio Specialistico

La San Raffaele Spa opera ormai da anni nel settore sanitario ponendosi all’avanguardia sia a livello regionale che nazionale;gestisce IRCCS, Case di Cura accreditate che rappresentano un autentico punto di riferimento nel campo della Riabilitazione,oltre a Presidi Ospedalieri e Poliambulatori .Le attività sanitarie ambulatoriali sono erogate presso i nostri Poliambulatori “San Raffaele Termini” sito all’interno dellaStazione Termini, altezza di Via Giolitti, 16 – 00185 Roma e presso l’ IRCCS Istituto di Ricerca a Cura a Carattere Scientifico“San Raffaele Pisana” sito in via della Pisana, 235 - Roma. I Poliambulatori sono in grado di offrire un servizio altamente specializzato sia in termini di strumentazione che in terminidi equipe di specialisti di cui si avvalgono. In particolare, il San Raffaele Termini è disposto su due piani per complessivi1.200 mq, dove sono attive le seguenti specialità diagnostiche:Allergologia, Angiologia, Cardiologia, Chirurgia Generale, Chirurgia Vascolare, Dermatologia, Epiluminescenza, EcografiaCardiovascolare, Ecografia Generale, Ecografia ginecologica / Ostetricia, Ecografia Urologica, Endocrinologia, Fisiatria,Gastroenterologia, Ginecologia, Laboratorio analisi, Medicina del Lavoro, Neurologia, Oculistica, Ortopedia/Traumatologia,Otorinolaringoiatria, Radiologia, Senologia, Urologia.Orario prelievi: dal lunedì al sabato dalle ore 7:00 alle ore 10:30 (esclusi festivi)NB: il laboratorio analisi è attivo tutte le mattine (festivi esclusi) ed è erogabile in convenzione con il ServizioSanitario Regionale in entrambe le Sedi (Termini e Pisana).

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Page 18: Polizia Penitenziaria - Ottobre 2013 - n. 210

ylvester Stallone interpretaRay Breslin un esperto disicurezza delle strutture

carcerarie.Il mestiere di Breslin consiste neltestare, appunto, la sicurezza deipenitenziari e, per questo, hatrascorso metà della sua vita adevadere dalle prigioni nelle qualiera entrato sotto copertura, pertrovarne i punti deboli.Ad un passo dalla pensione, Raysi trova ad accettare unaproposta di lavoro senza precedenti:mettere alla prova il carcere dimassima sicurezza soprannominato laTomba.Purtroppo, questo ultimo incarico sirivela una trappola tanto che Breslinsembra destinato a rimanere detenutoa vita, quasi sepolto vivo. Soltanto

l’imprevista ed imprevedibile amiciziacon un altro detenuto, Rottmayer(interpretato da Schwarzenegger),fornisce a Ray le motivazioni a nondesistere e lasciarsi andare.Si riforma, così, in prigione lavecchia coppia Stallone-Schwarzenegger, che costruiscebussole di carta sotto il banco e non

Nelle foto la locandina ealcune scene

del film

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.210ottobre

2013

S

18 cinema dietro le sbarreRegia: Mikael HåfströmTitolo Originale: Escape PlanAltri titoli: The Tomb, Exit PlanSoggetto: Miles ChapmanSceneggiatura: Miles Chapman,Jason Keller, Arnell JeskoFotografia: Brendan GalvinMusiche: Alex HeffesMontaggio: Elliot GreenbergScenografia: Barry ChusidCostumi: Lizz WolfEffetti: Michael Lantieri

Produzione: Emmett/Furla Films,Summit EntertainmentDistribuzione:01 Distribution

Personaggi ed Interpreti:Ray Breslin: Sylvester Stallone   Swan Rottmayer:Arnold Schwarzenegger   Willard Hobbes: James CaviezelLester Clark: Vincent D'Onofrio Drake: Vinnie Jones Dott. Emil Kaikev: Sam Neill Dott. Hush: Curtis "50 Cent" Jackson Abigail Ross: Amy Ryan Jessica Miller: Caitriona BalfeJaved: Faran Tahir Roag: Matt Gerald Gabriel: Steven Krueger Capitano Baradah: DavidJoseph Martinez

Genere: Azione, FantathrillerDurata: 116 minutiOrigine: USA, 2013

Fuga dall’inferno

si sottrae a una scazzottata, in uncontesto davvero da incubo, in cui idiritti umani non esistono, le guardienon hanno volto e le sentenze nonhanno appello.Sembra, insomma, di immergersi in

un aura da vecchi tempi e vecchi

modi del cinema, piena distratagemmi spettacolari e diesibizioni altrettanto spettacolari diforza fisica da peplum; tutto peròcalato in una sceneggiatura pococredibile.Anche se neppure i colpi di scenariescono a tenere lo spettatoreattaccato allo schermo, alla fine cipensa proprio Stallone con quel suocarattere umano, ingenuo più cheretorico, ad infondere simpatia e acreare quel rapporto empatico checoinvolge.In definitiva, nonostante una regianon eccelsa ed una sceneggiaturafragile, non è l’ambientazionesuggestiva creata all’interno di unastruttura della NASA a New Orleans a

la scheda del film

fare la fortuna del film, quantoproprio la coppia dei MercenariStallone e Schwarzy che incarna lospirito di chi non si arrende maicosì come nessun altro giovaneattore avrebbe potuto fare.Sicuramente non siamo davanti adun capolavoro ma, pur tuttavia, lapellicola fa discretamente il suodovere di intrattenimento e,paradossalmente, l’aspettoromantico rende il film molto piùduro di quanto avrebbe fatto, dasolo, l’aspetto fisico. H

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gostino D’Agostino è entratoa far parte della famigliadella Polizia Penitenziaria

solo due anni fa, dopo aver vinto ilconcorso riservato ai Vfp1.Giovanissimo - ventidue anni -, inquell’anno di leva in cui ha vestito ladivisa verde dell’esercito è statoimpiegato nell’ultimo carcere militarerimasto in Italia, quello di S. MariaCapua Vetere, che è anche la sua cittànatale. Lì ha avuto modo di iniziaresin da subito a prendere contatto conil mestiere di chi è chiamato a vigilaresu coloro i quali hanno perduto perqualche motivo la libertà, ma con laparticolarità di farlo nei confronti dichi in passato indossava a sua voltauna divisa, portando magari più di

qualche stelletta sulle spalle (NdRErich Priebke, il capitano delle SSscomparso da poco, è stato perqualche tempo uno degli “ospiti”della struttura). Quei reclusi particolari tutt’ora vivonoin contiguità con i “controllori”,mangiano alla stessa mensa con lostesso menù e, altro elemento diunicità rispetto a qualunque altrasituazione detentiva nazionale, sonoin minoranza rispetto a chi vigila su diloro: 55 detenuti per 280 agenti.Nessuna evasione mai registrata: 21carabinieri, 18 poliziotti, 3 finanzieri,4 soldati di esercito e aeronautica epure 9 agenti di polizia penitenziaria;chi si trova lì per mafia, chi perdroga, chi per omicidio. Agostino D’Agostino, tra l’altrooriginario proprio di quel piccolocentro campano tanto caro aSant’Ambrogio che lo definì portumtranquillitatis (porto di tranquillità),finita l’esperienza militare e fattoingresso in Polizia Penitenziaria, comemolti, è stato assegnato in servizio nelnord Italia, più precisamente presso laCasa Circondariale di Imperia. Quella struttura ospita in media nonpiù di cento detenuti, tutti uomini, inun’area detentiva suddivisa in trepiani composti da 10-14 celleciascuno. Nel piano interratol’isolamento, nel quarto si svolgonoinvece quasi tutte le attivitàtrattamentali. D’Agostino è riuscito adambientarsi presto e bene nellarealtà ligure. D’estate adoratrascorrere il tempo libero al mare,meglio se con la sua adoratafidanzata Daniela e ad Imperia ilmare ha avuto la fortuna di trovarlovicino. Quando ha qualche ora liberavi si reca spesso. Anche il 12 luglio,approfittando del gran caldostagionale, ha deciso di andare nellaspianata di Borgo Peri in compagniadi altri tre colleghi, alla ricerca di un

PoliziaPenitenziarian.210ottobre2013

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Quando l’altruismonon è una eccezione...

storie di polizia penitenziaria

pò di riposo. Quel relax, tra bagni disole e chiacchiere in libertà, ad untratto è stato spezzato dalle gridadisperate di un uomo attempato, cosìforti da attirare l’attenzione delgruppetto di poliziotti penitenziaripresenti oltre che degli altri bagnanti.Indicava con il braccio la vicinascogliera ed il colpo d’occhio suglispuntoni affioranti mostravachiaramente il motivo di tantaagitazione: il nipotino di tre anni,sfuggito al suo controllo, si erainerpicato proprio su uno degli scoglipiù vicini allo specchio d’acqua che inquel momento era agitatissimo eminaccioso. La sua sorte a quel puntoera diventata improvvisamente unaquestione di tempo e di fortuna,perché le onde che si infrangevanoviolente e spumeggianti a pochicentimetri da lui potevanorisucchiarlo a fondo in pochissimiistanti. Agostino capisceimmediatamente che via terra civorrebbe troppo per riportare ilbimbo in salvo e che per prevenire ipericoli del mare occorrevaprobabilmente affrontare di petto ilmare stesso. Si è tuffato senzapensare troppo e, come lui, lo stessoha fatto uno dei suoi colleghi. Per quest’ultimo però la fatica èrisultata ben presto troppa perreggere e con poche parole vieneconvinto da D’Agostino a tornare aterra: «Collega torna indietro perchéio forse uno lo porto a riva ma in dueda salvare siete in troppi».Il collega ha ascoltato il consiglio edè tornato a riva mentre l’agente di S.Maria Capua Vetere ha continuato losforzo a nuoto, diretto verso il piccoloche, braccioli indossati, eracompletamente e beatamente ignarodel clamore che aveva suscitato con ilsuo allontanamento in quellaassolata spiaggia. Via mare AgostinoD’Agostino lo ha riportato al nonno

di Lara [email protected]

Nella fotoAgostinoD’Agostinoin uniformedi servizio

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permessi sindacali è disciplinata neldettaglio dall’articolo 32 del D.P.R. n.164/2002.La richiesta del permesso sindacaledeve pervenire, all’amministrazionedalla struttura sindacale di riferimentodel rappresentante, in forma scritta(1) almeno tre giorni prima ed in casieccezionali almeno 24 ore prima.L’amministrazione autorizza ilpermesso sindacale salvo che nonostino eccezionali e motivate esigenzedi servizio. L’eventuale diniegomotivato deve essere comunicatoall’organizzazione sindacalerichiedente in forma scritta entro tregiorni.Quanto alla certificazione relativa allaeffettiva utilizzazione del permessosindacale, essa è stata sostituita, aisensi dell’alt. 32, comma 6, delD.P.R. 164/2002, dallacomunicazione che l’organizzazionesindacale fornirà al dirigentedell’ufficio di appartenenza nel casoin cui il permesso non sia stato fruito.L’articolo 32, comma 8, del D.P.R.164/2002 stabilisce in nove turnigiornalieri il limite mensile dipermessi retribuiti utilizzabili daciascun dirigente sindacale perl’espletamento del proprio mandato. I permessi sindacali devono essereautorizzati in misura pari alle orecorrispondenti al turno di serviziogiornaliero e vanno rapportati alle orelavorative previste per quel turno dacui il dipendente chiede di essereesonerato per poter svolgere attivitàsindacale.Il principio della non superabilità deinove turni di servizio al mese perpermessi sindacali, risulta attenuatoda due disposizioni:• non sono nel calcolo dei nove turnidi servizio quelli utilizzati per lapartecipazione a riunioni sindacali suconvocazione dell’Amministrazione

Nella fotoun altra

immagine diAgostino

D’Agostino

PoliziaPenitenziaria

n.210ottobre

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Le ore di permesso sindacale durante ilturno di servizio

storie...

ancora sotto shock per l’accaduto. E’ stremato dallo sforzo quandol’uomo lo ringrazia per il suo gesto.Chiusa quella giornata tutt’altro cherilassante, al ritorno in servizio nonparla molto del salvataggio, non sivanta di essere stato così coraggiosoe non cerca elogi dai suoi superiori.Le voci però, come spesso avviene, sispargono più veloci di quanto siriesca a prevedere: i colleghi ed ipresenti in quel giorno al marehanno iniziato a parlare di quelpoliziotto penitenziario impavido egeneroso. In breve la notizia ègiunta al suo comandante, il Comm.Lucrezia Nicolò, che lo ha convocatochiedendogli conto dell’accaduto.Agostino a quel punto ha confermatotutto ritenendo però di non aver fattonulla di eccezionale vista lasituazione che gli si era presentatadavanti. In fondo cosa aveva fatto diparticolare salvando quel bambino?Non lo avrebbero fatto tutti forse?Molto probabilmente no per lafrequente logica di chi crede chedelle difficili incombenze se ne debbasempre occupare qualcun altro, chefare in prima persona potrebbecomportare una perdita di tempo ouna scocciatura. Considerato l’esitodel salvataggio e le modalità diintervento si può dire piùprosaicamente che il suo è stato ilgesto eccezionale di un ragazzo fintroppo normale. Da allora non ha piùavuto alcuna notizia del nonno e delbambino, ma di certo non lidimenticherà facilmente. H

aro collega,sono un delegato sindacale delSAPPE che tutti i giorni si

batte per la tutela dei diritti deipoliziotti penitenziari. Mi è sorto undubbio relativo alla fruizione deipermessi sindacali sia per attività siaper convocazione. Qualche voltacapita che una contrattazionesindacale, anche in caso di rinvio,coincida con impegni assuntinell’attività di servizio. Al fine diconciliare le esigenze professionali diservizio e lo svolgimento dell’attivitàsindacale, vorrei sapere se è possibilefruire durante un turno di serviziosolo di alcune ore di permessosindacale retribuito, nella circostanzaper la partecipazione ad una riunionesindacale.Ringrazio anticipatamente.Buon lavoroEsimio sindacalista,il nostro sistema legislativo prevedeper gli appartenenti al Corpo diPolizia Penitenziaria, che ricopronocariche sindacali presso leorganizzazioni sindacalirappresentative sul piano nazionale,la possibilità di beneficiare dipermessi sindacali, finalizzati allosvolgimento dell’attività sindacalenell’eccezione più ampia del termine,che conferiscono al sindacalista lafacoltà di assentarsi dal posto dilavoro.I permessi sindacali sono equiparatial servizio effettivamente espletatonell’amministrazione: retribuiti, utiliai fini previdenziali nonchépensionistici.Si possono distinguere due tipi dipermessi sindacali retribuiti: per losvolgimento del mandato e per lapartecipazione alle riunioni sindacalisu convocazionedell’amministrazione.La procedura di autorizzazione dei

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PoliziaPenitenziarian.210ottobre2013

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Giovanni [email protected]

(è necessario indicare, nella richiestadi permesso, la sede di contrattazionepresso la quale il dirigente sindacaleespleterà il mandato qualora noncoincidente con quella in cui lo stessopresta servizio, al fine di consentireall’amministrazione di effettuare idovuti controlli (2); detti permessinon incideranno altresì sul monte orecomplessivo riconosciuto al personaledella Polizia Penitenziaria;• l’art. 32, comma 8, del D.P.R.164/2002 prevede che il limite deinove permessi sindacali mensili puòessere superato, con i permessicumulativi previa richiestanominativa fatta dall’organizzazionesindacale all’amministrazione,almeno 30 giorni prima dell’iniziodelle assenze. In tali casi, resta fermala competenza dell’AmministrazioneCentrale all’autorizzazione entro 15giorni.Sulla scorta delle sopra citate

considerazioni e di quanto stabilito inmateria dalla vigente normativa, siritiene che non è possibile fruire di unnumero di ore di permesso sindacaleinferiore al turno di servizioindividuale.Tuttavia, il dirigenteinteressato all’autorizzazione potrebbeconcedere la fruizione di ore dipermesso sindacale retribuite,garantendo il rapporto strumentale trale concrete esigenze di servizio (3) chesi verrebbero a determinaredall’assenza del rappresentantesindacale e la tutela prevista dallegislatore per l’espletamento delmandato, in ottemperanza al principiofondamentale di buon andamentodella Pubblica Amministrazione,sancito dall’art. 97 della Costituzione,vero cardine della vita amministrativae quindi condizione dello svolgimentoordinato della vita sociale, piùsemplicemente, che concepiscel’amministrazione pubblica comesoggetto che deve perseguire,esclusivamente e nel modo migliore,gli interessi dei cittadini.

Note(1) La mancata formale richiestarisulta sufficiente a norma di leggeper rendere ingiustificata l’assenza dalservizio; non si tratta di una mera

formalità in qualche modo sanabile,in quanto spetta pur sempreall’amministrazione a norma di leggeverificare, in via preventiva, lapresenza dei requisiti per concedere ipermessi sindacali, laddove nullarileva la buona fede dell’interessato.Rif. Sentenza T.A.R. Friuli VeneziaGiulia 11/01/2013.

(2) Cfr. Ministeriali prot. GDAPn.0332513-2008 del 6 ottobre2008 – n° 0251486 del 27 luglio2006 -– n° 0429557 del 29novembre 2004 - n° 326407 del 23luglio 2002.

(3) L’Autorità Dirigente dovrebbevalutare se la concessione delle oredi permesso avrebbe una ricadutapositiva diretta sullo svolgimentodell’attività della PubblicaAmministrazione. Più in particolare,stabilire se la presenza in serviziopossa giovare al regolarefunzionamento dei pubblici uffici. Inbuona sostanza, chiedersi se e comeesso possa contribuire al “buonandamento” della PubblicaAmministrazione, che è - come noto -precetto costituzionale in quantoirrinunciabile convenienza per lacollettività.

diritto e diritti

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iù di qualche anno fa, inquesta rubrica, affrontai ilfenomeno dei Serial Killer

Groupie - donne che si dichiaranofollemente innamorate di uomini chehanno compiuto reati oltraggiosicontro il genere umano – facendouna breve citazione al caso di unagiornalista italiana convolata a nozze,nel carcere di Velletri, con ilpluriomicida Angelo Izzo, famoso aglionori della cronaca nera per essereuno dei tre autori del cd. massacro del Circeo.

Tra il 29 e il 30 settembre del 1975,due ragazze, allora adolescenti,vennero picchiate e massacratebrutalmente, una delle qualiaddirittura uccisa, da tre balordi dellaRoma bene. L’orrendo massacro detiene due tristiprimati: è sicuramente uno dei primicasi di violenza di gruppo in Italia edè stato un omicidio caratterizzato dauna fortissima componente misoginae da un altrettanto forte influenza diclasse. E’ il 29 settembre quando DonatellaColasanti e Rosaria Lopez, didiciassette e diciannove anni, sidanno appuntamento alle quattro delpomeriggio davanti al cinemaAmbassade di Roma, con alcuniragazzi che Donatella avevaconosciuto qualche giorno prima. I ragazzi, che si trasformeranno inbelve, sono Carlo, che in realtà

si chiama Giampiero Parboni Arquati,Stefano che nella realtà è Angelo Izzoe Gianni Guido. All’appuntamento,con mezz’ora di ritardo, arrivano soloAngelo e Gianni, mentre Giampiero,secondo i due, era rimasto nella suavilla al mare a Lavinio, a sud diRoma. Ed è proprio questa la metaproposta dai ragazzi alle dueadolescenti per trascorrere ilpomeriggio e far rientro a Romaprima di sera. Lungo il tragitto, a bordo di una Fiat127, le due ragazze si accorgono che

la strada percorsa non era quella perLavinio; insospettite iniziano aspazientirsi e continuamente invitanoi due a dare spiegazioni. Ad un certo punto, Gianni Guidoaccosta l’auto nei pressi di una cabinatelefonica e inizia a giustificare lacosa adducento che in effetti la villa sitrovava in una località distante daLavinio; nel mentre intavolava laconversazione con le due ragazze;Angelo Izzo scende dall’auto etelefona ad un altro personaggio loscodel loro gruppo, tale Andrea Ghira,per annunciargli che si stavanorecando, con le due ragazze, presso lasua villa a San Felice Circeo. Dietro l’apparenza di un’innocenteuscita tra amici si cela in realtà unpiano di violenza ben architettato.Intorno alle sei del pomeriggioarrivano a Villa Moresca, a San FeliceCirceo: «Appena arrivati nella villa ci

sedemmo nel giardino a chiacchierare.Verso le sei e mezza, i due (Guido eIzzo ndr) si svelano subito e cichiedono di fare l’amore. Rifiutiamo.Insistono e ci promettono un milioneciascuna. Rifiutiamo di nuovo. Aquesto punto Guido tira fuori unapistola e dice: “Siamo della banda deiMarsigliesi, quindi vi convieneobbedire, quando arriverà Berenguernon avrete scampo, lui è un duro, èquello che ha rapito il gioielliereBulgari”.Capiamo che era una trappola escoppiamo a piangere. I due cichiudono in bagno, aspettavano. Lamattina dopo Angelo apre la porta delbagno e si accorge che il lavandino èrotto, si infuria come un pazzo e ciammazza di botte, e ci separano: io inun bagno, Rosaria in un altro.Comincia l’inferno. Verso sera arriva

Jacques che è Andrea Ghira (nellarealtà dell’epoca Jacques Berenguer èil famoso capo del clan dei Marsigliesindr). Jacques appena arrivato nellavilla non è stato cattivo con noi, nonmi obbligò ad andare a letto con lui.Poi però ci ordino di fare l’amore tradi noi, io e Rosaria. Jacques preseRosaria per la mano e la portò in unastanza. Io rimasi con Izzo e Guido.Angelo Izzo provo ripetutamente aprendermi senza riuscirci e siccome aGuido non piacevo mi presero a calcisulla schiena. Approfittando di unattimo di distrazione raggiunsi iltelefono e chiamai il 113, riuscendosolo a dire: “mi stanno ammazzando,sto a Lavinio”. In quel momento fuicolpita da una spranga di ferro ecaddi a terra. Mentre mi prendevano acalci sentivo le urla di Rosaria. Dopoun po’ vidi Jacques e dietro di lui lamia amica era sporca di sangue, lo

Nelle fotosopra

Villa Moresca a S. Felice Circeo

a destra Izzo, Guido e Ghira

Pasquale SalemmeSegretario

Nazionale del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.210ottobre

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Il massacro del Circeo

crimini e criminali

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implorava di lasciarci andare. A quel punto ci fanno tre puntureciascuna, ma io e Rosaria siamo piùsveglie di prima e allora passano adaltri sistemi. Prendono Rosaria e laportano in un’altra stanza percloroformizzarla dicono, la sentopiangere e urlare, poi silenzioall’improvviso. Devono averla uccisa in quelmomento. A me mi picchiano in testacol calcio della pistola, sono mezzastordita, e allora mi legano un laccioal collo e mi trascinano per tutta casaper strozzarmi, svengo per un po’ equando mi sveglio sento uno che mitiene al petto con un piede e sentoche dice: “Questa non vuole propriomorire”, e giù a colpirmi in testa conuna spranga di ferro. Ho capito cheavevo una sola via di uscita, fingermimorta, e l’ho fatto. Mi hanno messa

nel portabagagli della macchina,Rosaria non c’era ancora, ma quandol’hanno portata ho sentire chiudere ilcofano e uno che diceva: “Guardacome dormono bene queste due”(dalla deposizione di DonatellaColasanti). Ho ritenuto opportunoriportare la deposizione dellaColasanti per far comprenderel’agghiacciante vicenda vissuta inprima persona dall’unica donnasopravvissuta per far si che il lettorenella sua immaginazione possacomprendere la mostruosità delgenere umano impersonificata dai treloschi balordi. Alle nove di sera circa quindi, Guido,Izzo e Ghira avvolgono in teli diplastica quelli che ritengono esseredue cadaveri e li caricano nelportabagagli della Fiat 127; poitornano a Roma. Alle undici e mezza,parcheggiano la macchina in Via Pola

e vanno in pizzeria. Poi, verso le tre dinotte una donna che abita in unappartamento del palazzo davanti alquale è ferma la Fiat 127 biancasente i pugni e i lamenti dellaColasanti. Quasi subito arrivano iCarabinieri e si trovano davantiDonatella Colasanti, livida einsanguinata accanto al corpoinanimato della Lopez. Angelo Izzo e Gianni Guido vengonofermati e arrestati quella notte stessa. Il 29 luglio 1976 arriva la sentenza diprimo grado: ergastolo per GianniGuido e Angelo Izzo, ergastolo incontumacia per Andrea Ghira che faperdere subito le sue tracce e rimanelatitante fino alla sua morte. Guido e Izzo nel gennaio del 1977,durante la carcerazione, presero inostaggio un Agente di Custodia etentarono di evadere dal carcere diLatina, senza successo.Il 28 ottobre del 1980 la Corted’Assise d’Appello modifica lasentenza per Gianni Guido e riduce lacondanna a trenta anni, dopo ladichiarazione di pentimento el’accettazione da parte della famigliadella ragazza uccisa di unrisarcimento. Nel gennaio del 1981,Gianni Guido evade dal carcere di SanGimignano e fugge a BuenosAires dove però viene riconosciuto edarrestato, soltanto due anni dopo. In attesa dell’estradizione, nell’apriledel 1985, riuscì ancora a fuggire, manel giugno del 1994, fu di nuovocatturato a Panama, dove si era rifattouna vita come commerciante diautovetture, ed estradato in Italia. Il capitolo oscuro del massacro delCirceo si riapre per ben due volte nelcorso del 2005. È il 30 aprile del 2005 quando duecorpi vengono trovati parzialmentesepolti all’interno del giardino di unavilletta a Campobasso. Si tratta dei cadaveri di madre e figlia,Maria Carmela Limucciano e ValentinaMaiorano, rispettivamente moglie efiglia di Giovanni Maiorano, esponentedella Sacra Corona Unita. Ad ucciderle è stato Angelo Izzo,divenuto amico del boss in carcere aPalermo. Se ne era conquistato lafiducia e, non appena ottenuto dai

Nelle foto sopraDonatella Colasanti

a sinistraRosaria Lopez

al centro il ritrovamentodelle ragazzenell’auto

PoliziaPenitenziarian.210ottobre2013

23crimini e criminaligiudici il permesso di uscire dalcarcere, le ha uccise. La polemica sulpermesso concesso al massacratoredel Circeo infiamma i tribunali. Passano alcuni mesi e il massacro delCirceo torna ad essere di attualità. È il 29 ottobre 2005 quando gliinvestigatori della polizia danno lasvolta conclusiva alle indagini suAndrea Ghira morto per overdoseundici anni prima in Spagna e sepoltonell’enclave spagnola di Melilla. Ghira era fuggito in Spagna, subitodopo il massacro, e si era arruolatonella Legione spagnola, dalla qualevenne espulso per abuso distupefacenti nel 1994, con il falsonome di Massimo Testa de Andres.Rosaria è morta quel maledetto 1ottobre 1975. Donatella è deceduta nel 2005, a 47anni, ancora duramente sconvolta per

la violenza subita trenta anni prima,per neoplasia mammaria. A Rosaria e Donatella dedico questomio piccolo contributo affinché ilricordo delle loro atrocità resti vivonelle menti di tutti noi: “...Il male,anche quello più radicale, è semprebanale, come direbbe Hannah Arendt.Non perchè i massacri di un popolo oil femminicidio siano banali. Di banale, nella morte di un essereumano, non c’è proprio niente. Il male è banale solo perchè lo sicompie banalmente. Sopratuttoquando non si riconosce più l’umanitàdelle persone che si violentano,accoltellano e uccidono. E’ l’unica spiegazione che si puòtentare di dare a questo moltiplicarsidi violenze contro le donne...”(Michela Marzano da La Repubblica,11 dicembre 2012). Alla prossima... H

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enti anni di pubblicazionihanno conferito al mensilePolizia Penitenziaria - Società

Giustizia & Sicurezza la dignità diqualificata fonte storica, oltre quelladi autorevole voce di opinione. La consapevolezza di aver acquisitoquesto ruolo ci ha convintodell’opportunità di introdurre unarubrica - Cosa Scrivevamo - checontenga una copia anastatica di un articolo di particolare interessestorico pubblicato tanti anni addietro. A corredo dell’articolo abbiamoritenuto di riprodurre la copertina,l’indice e la vignetta del numerooriginale della Rivista nel quale fupubblicato.

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.210ottobre

2013

V24

Nascita dell’istituzione carceraria e sua evoluzionesino ai giorni nostriAspetti generali della situazione penitenziariaprima del XIX secolo3ª parte - Nascita della Scienza Penitenziariadi Maurizio Renzi

Panopticon.Strumento basato sul principioispettivo, al fine di esercitare unasorveglianza permanente, capace direndere tutto visibile, ma a condizionedi rendere se stesso invisibile."Lavoro obbligatorio in laboratori,costante occupazione dei detenuti,finanziamento della prigione permezzo di questo lavoro, ma ancheretribuzione individuale dei prigionieriper assicurare loro un reinserimentomorale e materiale nel mondodell'economia... La vita è dunqueinquadrata secondo unimpiego del tempo assolutamenterigoroso, sotto una sorveglianzaininterrotta; ogni istante dellagiornata ha una sua destinazione,prescrive un tipo di attività eporta con sè i suoi obblighi e le sueinterdizioni...". (1)Fondamento logico di questo schemaera l'idea che non si punisce percancellare un delitto, ma pertrasformare il colpevole. Il castigo deve portare con sè unacerta tecnica correttiva, non solo, mabisognava tendere adun'individualizzazione della pena,praticare cioè una distinzione ditrattamento: tra una classe criminaleabituale e una classe di criminalioccasionali.Si cercava, in questo modo, di evitareche questi ultimi fossero indotti ademulare gli atteggiamentidei primi. Il carcerato poteva, nella solitudinedella cella, parlare con la propriaanima e riflettere sul suo passatocriminoso. Maggiormente indottodalla solitudine, la sua mente si

Sopra la copertina e, nell’altra

pagina, il sommario e

la vignettadel numero di

marzo1999

come scrivevamo

ll' inizio del diciannovesimosecolo, una combinazjone dicircostanze morali, sociali ed

economiche avrebbe determinato unariforma radicale del sistemacarcerario. L'incalzare del moderno capitalismo,al quale necessita sempre piùmanodopera a basso costo, dainquadrare nella produzione difabbrica si fa sentire anche neiconfronti delle nascenti strutturepenitenziarie le quali riscoprono illavoro in funzione sì di unaddestramento al regime di fabbrica,ma senza i limiti eccessivi connessiall'uso indiscriminato dell'isolamento.L'aumento della popolazionecarceraria doveva almeno esprimereun alto livello di deterrenza o avere uneffetto fortemente punitivo sullevittime. Nasce così per far fronte ad esigenzedi una custodia razionale, la modernascienza penitenziaria. Essa muove iprimi passi cercando di trovare,mediante sperimentazioni empiriche,il modello di carcerazione piùfunzionale in rapporto alle nuoveteorie formulate dai riformatori.Il dibattito, al quale neppure gli Statiitaliani prima e il Regno poi, sisottrassero, ruota intorno a questirisultati. I riformatori, inglesi e continentali,trovarono la risposta nel sistemapenitenziario americano e inparticolare nel progetto di WalnutStreet Prison di Philadephia.Imperniato sull'isolamento totale incelle singole, desunto dalla direttaapplicazione del modello di prigionedi Jeremy Bentham, noto come

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PoliziaPenitenziarian.210ottobre2013

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sarebbe liberata presto dei pensieriimmorali, la solitudine non sarebbe piùstata un peso, diventando un terrenofertile per un rinnovamentoreligioso e morale. La religiositàquacchera, alla base del modellofiladelfiano, reinterpretava laconcezione cattolica, secondo la qualela pena era medicina spirituale." La prigione filadelfiana invero nonmira ad isolare il recluso da tutti glialtri uomini, ma soltanto dagli altriperversi per rendere più efficace ilcontatto con i buoni, per preservarlodalla altrui corruzione, per richiamarloal miglioramento possibile, per renderloalla società, alla quale lo si vorrebbedegnamente restituito". (2)In sostanza, il sistema carcerario, univai tre aspetti fondamentali della penamoderna: brutalità, anonimato e lavoroche venivano così assimilati agli stessielementi che caratterizzavano il regimedi fabbrica. Per far sì che ogni detenuto ricevesse lostesso trattamento, era essenzialeimporre un'uniformità totale allapopolazione carcerata.Il carcerato veniva così spersonalizzato:stesso vestito, cella, cibo, medesimeattività, nonchè fissare quattro murauguali per tutti. Gli effetti si dimostrarono subitodisastrosi, aumentarono i suicidi e i casidi pazzia. La base di una prigionefunzionante era la disciplina, fondatasull'uso eccessivo della violenza daparte dei guardiani, generalmentecomposti da ex militari.Costruendo quadri viventi chetrasformano le moltitudini confuse,inutili o pericolose in molteplicitàordinate.Il modello filadelfiano incontrò subitomolto interesse, ma "l'esosa pretesadegli stabilimenti cellulari richiedevauna grossa spesa, e questa fu poi laragione per cui anche diversi Stati, chein linea di principio si erano pronunciatiper tale soluzione, di fatto non

l'attuarono". (3)Contemporaneo al sistema diPhiladelphia c'è il sistema aburniano,dal nome dello stabilimento carcerariovicino a New York ove era stato per laprima volta sperimentato.Consisteva nell'abbinareall'isolamento notturno, durante ipasti ed il riposo, il lavoro in comune,mantenendo l'obbligo del silenzio.Vantaggio del sistema di Auburn èuna ripetizione della stessa società,dove, l'obbedienza alla disciplinadella prigione, addestra il detenuto aduna vita utile e rassegnata. “Nell'isolamento assoluto, come aFiladelfia, la riqualificazione delcriminale non viene richiestaall'esercizio di una legge comune, maal rapporto dell'individuo con lapropria coscienza ed a ciò che puòilluminarlo dall'interno. Solo nella suacella, il detenuto è messo di fronte ase stesso; nel silenzio delle suepassioni e del mondo che lo circonda,egli si inoltra nella sua coscienza, lainterroga e sente risvegliarsi ilsentimento morale che non periscemai interamente nel cuore dell'uomo.Non sarà dunque un rispetto esterioreper la legge, o il solo timore dellapunizione, ad agire sul detenuto, ma illavoro stesso della coscienza". (4)Nel modello aburniano l'attenzione èrivolta alla sola coscienza, il lavoro èpiuttosto una consolazione, non unobbligo. Sul tema del lavoro carcerario nontarderanno infatti a crearsi dellepolemiche, innescate dalla presuntaconcorrenza di quest'ultimo neiconfronti del lavoro libero.Le risposte governative dell'epocatendono a minimizzare la presuntaconcorrenza, rappresentata dal lavorocarcerario, giudicato di scarsaestensione e di debole rendimentotale da incidere in modo lievesull'economia.Lo scopo del lavoro nelle prigioni è ditrasformare oziosi e vagabondi inproletari. I carcerati sono possessoridelle sole braccia, unico mezzoattraverso il quale questi ultimipotranno provvedere ai propri bisogni.Si tratta di riqualificare il ladro indocile operaio. Altra polemica

come scrivevamo

innescata dal lavoro, riguarda la suaretribuzione.Essa viene giustificata perché ilsalario gratifica il lavoro e abitua imalfattori al senso della proprietà, diquella guadagnata grazie alleproprie fatiche. continua...

Note:(1) Michel Foucault, Sorvegliare epunire,Torino, Einaudi Paperbacks,1976, p.135(2) Romano Canosa e IsabellaColonnello, Storia del carcere inItalia, Sapere 2000, p.146(3) D. Melossi e M. Pavarin, Carceree fabbrica, Bologna, Società Editriceil Mulino, p.93( 4) Michel Foucault, Sorvegliare epunire,Torino, Einaudi Paperbacks,1976, p.260.

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ormazioneUna attenzione particolaredeve essere rivolta alla

formazione.Sulla materia, un iniziale aspetto èquello della direzione delle scuole,che sono affidate al primo funzionarioo dirigente disponibile, anche conduplicazione di incarico.      Un secondo aspetto è quello dellaambiguità dell'indirizzo didattico,perennemente oscillante tra l'ansia diprivilegiare la cultura del trattamentoe la strisciante tendenza (quasi unapretesa di credito) a minimizzare lapreparazione operativa, attenti a nonoltrepassare la soglia della cautela.Dell'una si fa disinvolta esibizione apiù voci.

Sulla sussidiarietà della seconda v'èuna tacita convergenza.L’evidenza che la preparazioneoperativa sia trattata coninadeguatezza, è dimostrata dallascarsa attenzione destinata adesempio alla formazione eall’addestramento rivolti in favore delpersonale impiegato nei servizi tutori,in particolare quel personaledipendente dall’U.S.Pe.V e dagli USTlocali.La legge n° 133 del 2/7/2002,istitutiva dell’U.C.I.S. emendata dallaLegge n° 259 del 14/11/2002 di

conversione del D.L. n° 201  del11/09/2002, pone in capo al Corpodi Polizia Penitenziaria l’onere diprovvedere al servizio di protezionedeliberato dal Comitato per l’Ordine ela Sicurezza Pubblica nei confrontidelle Autorità appartenentiall’Amministrazione Centrale dellaGiustizia.Nella medesima normativa è posto unserio presupposto relativo allaprofessionalità che deve possedere ilpersonale impiegato in tali compiti emansioni.Si stabilisce dunque nella legge checriteri e modalità per l’accesso allaformazione prima e al servizio poi,sono stabiliti dall’U.C.I.S.Ne consegue, quindi, che per eseguiretali funzioni è necessario aver svoltoun corso di formazione predispostodall’Amministrazione Penitenziariadopo aver selezionati i candidati(secondo requisiti e titoli oggettivi) eche nella sua struttura progettuale siastato preventivamente verificato eapprovato dall’U.C.I.S.L’attività formativa, ovviamente, sipuò e si deve fare presso gli Istituti diIstruzione dell’Amministrazione,anche per motivi legati al sistemaorganizzativo specifico del Corpo ed’immagine, impiegando risorseinterne all’Amministrazione le qualisono certamente in grado diselezionare e istruire il personale almeglio ed in economia.Allo stato, tale formazione specifica ètotalmente disattesa.Al riguardo, sarebbe utile conoscere idati di frequenza riguardanti ilpersonale incardinato nell’U.S.Pe.V. enei vari UST, a proposito delleesercitazioni per l’accertamentodall’idoneità all’uso delle armi, e idati sulla specifica formazioneirrogata al fine di garantire laspecifica formazione necessaria perl’impiego in tali delicati servizi. Ciò accade al confronto di una realtàche sembrerebbe invocare altripresupposti, essendo l'azione

istituzionale complessiva di sicurodifferenziabile ma con altrettantacertezza indivisibile.Un terzo aspetto è quello dei docenti,segnatamente di quelli preposti allaformazione tecnica e di intervento insenso stretto, che sono, per lo più, dirisulta. Orbene, circa la direzione pareimplicito l'obbligo di una sceltaaccurata e responsabile, che nondovrebbe trascurare una ricognizioneall'esterno.La direzione amministrativa (ed ilrelativo quadro locale) e la direzionedidattica sono due componenti troppoimportanti della formazione (che nondovrebbe subire interruzioni nell'arcodelle ventiquattro ore) per esserechetate con il ripiegonell'adempimento di rito.Circa l'indirizzo didattico, poi, nessunprivilegio dovrebbe essere accordatoalla priorità opportunistica delmomento.Si dovrebbe, piuttosto, assicurare unaqualificazione complessiva di altoprofilo (come insinuato, la costantedella qualità non è discutibile),tenendo conto della previsione delleistanze provenienti dalla realtàdell'istituto: uno sforzo verso ilconferimento di un credibile attestatodella acquisizione progressiva dellaprofessionalità e non di un mestiere,insomma.Si pensi non solo alla trascuratezza dicome sono trattate le materieriguardanti le tecniche operative,un’attenzione particolare andrebberivolta alle attività di poliziagiudiziaria, materia da sempretrattata con superficialità in qualsiasiambiente formativo.

Docenti Circa i docenti, infine, la questionedovrebbe essere affrontatasupponendo figure per titolo e perqualità in grado di divulgareinformazioni giuridiche e tecniche -su altre materie di contorno non vi

Nella fotoun plotone

schierato

PoliziaPenitenziaria

n.210ottobre

2013

F

26

Liberate la Polizia PenitenziariaLa Formazione - 5ª ed ultima parte

il punto sul corpodi

Daniele [email protected]

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sarebbe ostacolo alla mediazione -,secondo un metodo di insegnamentounivoco.Dunque giuristi ed autentici esperti,senza discussione, sul primointendimento.Più ardua, appare, invece l'attuazionedel secondo intendimento, vale a diredel metodo, se il respiro di esso deveessere purificato dalle surrogazioni dimaniera e dalle approssimazioni diconvenienza.L'immaginazione, allora, corre versoun corpo docente stabile,appositamente costituito.Tale corpo, in quanto unità omogenea(anch'esso una sorta di ruolo)dovrebbe essere il solo investito dellacompetenza didattica in materia ditecnica operativa.Da tale impostazione la formazionedei docenti potrebbe, allora, avvenireattraverso alcuni passaggi:

• la redazione di due testi, adesempio, cioè il testo sul servizio esulle tecniche di esecuzione e il testosul metodo di insegnamento. Tali testi,affidati alla elaborazione di personecolte ed essenziali, preferibilmentema non necessariamente interne,dovrebbero contenere soltanto notizieconcrete, perfettamente aderenti allanorma con la totale esclusione diqualsivoglia opinione o teoriadiscrezionali;

• la selezione di aspiranti travolontari di buon livello attitudinale eculturale (quest'ultimo al di là deltitolo di studio), operata da personeaduse alla pratica scolastica;

• la spiegazione del fine pretesoattraverso la partecipazione delcontenuto dei testi da parte deglistessi selettori o di figure omologhe;

•  la scelta collegiale e, quindi, lacostituzione. 

• Il corpo docente formato in talemodo diverrebbe una sorta dimessaggero di certezze ufficiali.

AssunzioniReclutamento: essendo policroma latipologia del servizio, occorrerebbeuscire dall'equivoco del reclutamentounivoco, in pratica del

convogliamento indifferenziato dimassa, stimando opportuna la nonimpossibile classificazionedell'inquadramento.La Polizia Penitenziaria dovrebbe,infatti, poter contare su personale ingrado di offrire un contributo dicognizioni, prodotto di unaformazione ampia e d’alto indicequalitativo, atto all'espletamentod’ogni servizio istituito, secondorigorose caratteristiche attitudinali etecnicheOra, invece, si riscontra un traffico didestinazione operativa che tende acongestionarsi allorché la richiesta disostegno è avanzata da settori chenon hanno bisogno del possesso diconoscenze superiori o speciali.In concreto, tutto il personale puòessere agevolmente messo incondizione di eseguire servizi divigilanza, ma soltanto una esiguaparte di esso può esseretranquillamente assegnata a servizi dilivello più marcato, dalla pretesatecnica per complessità strumentale(ad esempio quelli informatici), percultura giuridica (ad esempio quellomatricolare) ovvero per culturaamministrativa (ad esempio quellid'ufficio, anche contabili)Con l'effetto, a dispetto della ripetutadichiarazione legislativa, chel'interscambio, in caso d’emergenza,non è per niente garantito in quantoad automatismo, essendo, come detto,agevole il flusso in un senso everamente ostacolato quello inverso.E' una limitazione che, in fondo,denuncia un netto difettod’organizzazione e di metodo.Vero è che è dato spazio a certi corsidefiniti di specializzazione (peraltro,con discontinuità e con pocainsistenza, segnatamente quelli sumaterie giuridiche ed amministrative),ma ciò, paradossalmente, tende adaumentare la confusione e laconflittualità tra fasce, non semprelatenti, proprio a causa della carenzalegislativa sulla stabilizzazione dellaacquisita specializzazione.I pochi specializzati ed i pochiimpiegati nelle attività "da scrivania",infatti, se in qualche misura godonodel privilegio della saltuarietà nellaconvivenza carceraria tipica(ammesso che di privilegio si possaparlare senza profanare il concetto

PoliziaPenitenziarian.210ottobre2013

27il punto sul corpodella differenziata catena diproduzione) rimanendo fluttuantientro una dimensione giuridicamentenon consolidata, sono costrettisull'altalena della precarietà e dellaincertezza, proprio in quanto nonsolo non sono garantiti dallarimozione estemporanea, dicircostanza o sanzionatoria, manemmeno acquisiscono il diritto allatitolarità di qualità acquisite.Del resto, la realtà intollerante, chedeve essere contrastata e sostenuta,secondo la presentazione, non lasciamargini né all’improvvisazione néagli espedienti, tutti magari utilinell’occasionalità ma, alla lunga,negativi per la realizzazione di unprogetto consorziale d’ampio respiro.Insomma, con crudezza, la qualitànon può essere né lustrata némigliorata perché l'esigenzaquotidiana non permette didistogliere chicchessia, nemmeno perl'invio presso un centrod’aggiornamento: un pretesto,ovviamente, prodotto dellaincapacità gestionale eprogrammatica.Un altro elemento di disturbo allacoesione della compagine furappresentato dal contingente“ausiliari”. L’arruolamento degli ausiliari era una scelta d'epoca, operata conintendimento di provvidenzapragmatica, pretesa dall’emergenza,con relativa certezza, ma con sicuroprocedere, infatti, perso il propriocarattere di corroborante per divenirecardine concorrente pressochéprioritario alla composizione concretadella pianta organica,presumibilmente a causa dellarinuncia centrale al minimo calcolocritico dell'utile.Un buon serbatoio, non c'è che dire,erogatore anche di qualchedivagazione clientelare…..Benché snaturato nella propriaessenza logico-giuridica, quelserbatoio è stato creato perattingervi, secondo un’improvvisataperiodicità.In seguito, prevedendo poi la “subcondicione” che l'assunzione degliagenti di Polizia Penitenziariaavvenga esclusivamente medianteconcorso pubblico, di soggetti cheabbiano svolto servizio nelle Forze

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Armate in qualità di Volontari inFerma Prefissata (VFP), si è di fattodeciso di comprimere ulteriormente lacomponente esecutivadell’Organismo, privilegiandol’immissione a più riprese dipersonale appartenente ai quadridirettivi ed effettuando innumerevoliconcorsi per l’accesso ai quadriintermedi, la così detta carriera diconcetto, insomma, ci troviamo alcospetto di una struttura ove tutti“comandano” e pochi producono, lafotografia perfetta dell’andamentogestionale amministrativo-politicodella Nazione insomma.Sarebbe, quindi, indispensabilepensare alla reintroduzione delconcorso pubblico classico al fine dievitare quelle possibili divagazioniclientelari che potrebbero produrre iconcorsi aperti esclusivamente ai VFP,tanto valeva estendere questa tipicitàd’arruolamento alle Forze di Polizia,per alimentare, ancheprovvisoriamente un ruolo che ormaiè ridotto ai minimi termini.Così posta la questione, sembrerebbetrattarsi di un’eccedenza (ruolo agentied assistenti), dismissibile. Invece,lungi dalla soppressione, il settoredovrebbe essere consideratoseguendo un diverso indirizzo, che,poi, dovrebbe essere quello versol'ausilio intelligente e utile.Intendendo, con ciò, una previsionelegislativa chiara ed organicasull'impiego di quel personale non neisoli servizi di supporto, attualmentecoperti in promiscuità, insommacertezze per questi giovani che, dopoil servizio militare volontario ed unconcorso superato, trovino unambiente professionale adaccoglierli... (Scusate, se sfocio sovente nell’utopiapura).In una succinta elencazione, del tuttoesemplificativa, il proposito conduceai servizi degli armaioli, deimeccanici, dell'informatica, deimagazzinieri, dei sarti, deglielettricisti, dei banchisti, dei piantoni,degli impiegati al tavolo (lespecializzazioni, in parole povere).Si tratterebbe, in pratica, di sviluppareun reclutamento di provateprofessionalità, senza pregiudicare laspecialità riguardo all’importanza,tramite concorsi mirati, in altre parole

privilegiare concorsi specifici.

In sintesi, si possono indicare duesoluzioni: 

Prima ipotesi:in un capovolgimento dellasituazione, più ruoli tecnici ed entrodi essi i ruoli del personale con lerelative qualifiche; • operativi;• tecnici;• amministrativi;• logisti;• sanitari;• di supporto;• generici. Ciascun ruolo, deve esserecompetente per materia, senzanecessità di specializzazione, essendoessa insita nella formazione.L’ipotesi prospettata avrebbe bisognodella previsione delle mansioniespletate da ogni ruolo e le relativealiquote “blindate” per ogni sede diservizio.In tal modo, si creerebbe lapossibilità di una mobilità interna cherisponda alle esigenze, in praticaprevedere le aliquote di quelpersonale “specializzato” che svolgaeffettivamente detti compiti.E’ assurdo che, ad esempio, unistruttore di tiro sia impiegato comescritturale o un autista decida di non“guidare”, a quel punto talepersonale andrebbe “despecializzato”e inquadrato nei “generici”,impiegato quindi nello svolgimentodelle attività ordinarie; ovviamente le “vacanze” devono essere copertecon altro personale “specializzato”che contrasti le esigenze.In tal modo, si eviterebbe ad esempiol’alimentazione incontrastatadell’aliquota che svolge compitiamministrativi.

Seconda ipotesi:mantenere la situazione attuale, conqualche correttivo e previsione di unruolo ausiliario alimentato appuntodai Volontari in Ferma Prefissata(VFP). Tale ipotesi presupporrebbe lespecializzazioni (peraltro già previstema mai rese operative), fattaeccezione per il ruolo ausiliario,essendo esse parte del bagaglioqualitativo.

Nella foto l’ingresso

del carcere di Péistoia

PoliziaPenitenziaria

n.210ottobre

2013

28 il punto sul corpo

H

l grande portone che si apre sulfiume Brana, nella storica città diPistoia non è un portone

qualunque ma è quello del carcere,da cui, in una qualunque, anonima,nebbiosa mattina di nbvembre esce ungiovane uomo con una divisa di coloreblu. E' un poliziotto penitenziario, siproprio "un sec:ondino” come usachiamarlo chi non conoscel'importanza del suo lavoro. Lavorare all'interno di un carcere, quel luogo senza tempo ma dove itempi sono scanditi con un ritmoossessivo, non è un lavoro per tuttiperché non si è a contatto con '"tutti"ma solo con “quelli", si proprio quelliche hanno sbagliato, che sono lì peressere puniti. Allontanandosi da quel portone cheracchiude i drammi della vita nonriesce a "vivere" la città, tutto sembraa lui estraneo, le piazze, le strade, lechiese sono luoghi sconosciuti che

Non seisoloUn racconto diRosa Cironetratto dalla RaccoltaLa solitudine: il pieno e ilvuoto2011-2013a cura di Daniela Papini

Edizioni Oltre l'Orizzonte

I

Page 29: Polizia Penitenziaria - Ottobre 2013 - n. 210

a cura di Ciro BorrelliReferente Sappeper la Formazione e Scuole Giustizia Minorile [email protected]

enerdì 13 settembre alle ore10.00, presso l’Istituto Penaleper i Minorenni di Airola, si è

tenuta la conferenza stampa dipresentazione d’inizio riprese delcortometraggio “Storia di un attimo”scritto e diretto da AntonellaD’Agostino. All’incontro organizzato dal personaledel Corpo di Polizia Penitenziaria conlo staff RAI, sono intervenuti il registaAlfredo Quintiero, la sceneggiatriceAntonella D’Agostino, il dott.Giuseppe Centomani Direttore delCentro Giustizia Minorile di Napoli,Gianfranco Valiante presidenteCommissione Anticamorra RegioneCampania e il sindaco di AirolaMichele Napoletano.“Storia di un attimo”, inseritaall’interno di un progetto di cinemasociale voluto dall’Associazione‘Orfani della vita’, non è solo laraccolta di testimonianze dove iragazzi raccontano il loro vissuto,  maun film dove i giovani del carcerebeneventano interpretano deipersonaggi attraverso i qualiraccontare quelle scelte fatte in unattimo, ma che segnano la vita. L’obiettivo dell’Associazione è offrireuna scelta ai ragazzi una voltascontata la pena. Tutto ciò grazie anche allapartecipazione di due volti noti dellatv, la cantautrice D’Aria e l’attoreVincenzo Soriano e la collaborazionedel personale del Corpo di PoliziaPenitenziaria che ha fornito leuniformi, i mezzi e la professionalitàper realizzare le riprese in sicurezza edare quei consigli utili che solo gliappartenenti alla Polizia Penitenziariapossono conoscere. Un impegno concreto quello dellacantautrice D’Aria che ha scritto eprodotto la colonna sonora del film.Un sentire diventato realtà quellodell’attore Vincenzo Soriano che da

anni, nonostante gli impegni comeprotagonista in “La nuova Squadra 3”e  con il film in uscita “Con tuttol’amore che ho” dove recita al fiancodi Barbara De Rossi e Cristel Carrisi, èimpegnato nel sociale. Ancora unavolta il personale del Corpo di PoliziaPenitenziaria del settore minorile hadimostrato elevate doti professionaliricevendo i complimenti dello staffRai di Napoli.

Nele fotoalcune fasi delle riprese

PoliziaPenitenziarian.210ottobre2013

29

Storia di un attimoLa nuova fiction della Rai girata

nell’Istituto Minorile di Airola (BN)

giustizia minorile

V

H

servono soltanto a rafforzare il suosenso di solitudine.Viene da un piccolo paese del sud,l'esigenza di trovare un'occupazione loha condotto lontano dal suo ambiente,dai suoi familiari, dai suoi affetti. Anche se ha trascorso una lunga nottein una "sezione detentiva" o sul"muro di cinta", non vuole rimanerea dormire in caserma, vuole uscire,scrollarsi di dosso quello che perl'opinione pubblica è il peso di aver"custodito" coloro che la società nonvuole "tra ipiedi". Desidera peròrimanere in divisa, come vorrebbe suamamma, per far vedere alla gente -anche sconosciuta, che bravo figlio cheè! Sceglie di impiegare la mattina dilibertà facendo colazione in un bar delcentro, comprando un giornale esedendosi su una panchina del parcodi Monteoliveto. Sembra che nulla possa ostacolare lesue intenzioni quando accanto a lui,dopo alcuni minuti, si siede un ragazzovestito con un pantalone marrone,pieno di buchi, una camicia a quadrirossa e blu, un paio di scarpe daginnastica ed un cappellino nero. Al giovane poliziotto viene spontaneochiedere: Non hai freddo? Il giovanerisponde: No, perché sono libero manon mi riconosci? Mi hai per anniaperto e chiuso la cella, mi hai dato damangiare, mi hai curato quando stavomale, mi hai ascoltato quando erotriste e depresso. Dovevi essere il mionemico, quello che mi privava dellalibertà ma sei diventato per me unapersona importante. Quando sonouscito volevo ritornare a sbagliarema ho pensato che è possibile anche ritornare a "vivere" percorrendo lastrada più difficile che è sempre quellapiù giusta. Sono felice di vederti"fuori", ti sono grato per quello che haifatto per me! Il poliziotto penitenziariodopo aver offerto una sigaretta all'exdetenuto, lo ringrazia delle belle parole,pensando che, anche se lontano dacasa, non è solo, la gratitudine di chidovrebbe odiarlo lo ripagadelledifficoltà di vivere nel "vuoto" affettivoma "pieno" del pregio di unaprofessione unica che lo arricchiràancora durante il corso di tutta la suavita.H

Page 30: Polizia Penitenziaria - Ottobre 2013 - n. 210

inviate le vostre foto [email protected]

A fianco91° Corso

Scuola AA.CC. Parma

(foto inviata daAntonio Mele)

sotto1950

C.C. Brindisi Festa del Corpo

(foto inviata da Donato Rosa)

PoliziaPenitenziaria

n.210ottobre

2013

30 eravamo così

a fianco: 1978Casa Reclusione

FemminileRoma Rebibbia(foto inviata da

Antonio Ribezzi)

a destradue immagini

del 1965 di Ignazio Luciotti

inviate daAntonio Cocco

Page 31: Polizia Penitenziaria - Ottobre 2013 - n. 210

Sopra1960 circa(foto inviata da Vincenzo Iovanella)

in alto a sinistraAnni ’80Casa Circondarialedi S. Gimignano(foto inviata daErasmo Rosselli)

PoliziaPenitenziarian.210ottobre2013

31eravamo così

A fianco1964Scuola AA.CC. Cairo Montenotte (foto inviata da Michele Lorenzo)

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e è vero che il calcio è lospecchio di un Paese, siamomessi male. Per fortuna, il

calcio sta peggio del nostro Paese. E non parliamo discommessopoli o dellefrequenti inchiestefinanziarie, ma di ciòche, in fondo,caratterizza ognisport: il momentocollettivo, il ritoimprescindibile dellapartita. In Italia, ognidomenica - o venerdì,sabato, lunedì,mercoledì... comeSignora Televisionecomanda, si gioca instadi deserti, grigi,vecchi, brutti,addirittura chiusi alpubblico. Perché si èarrivati a tanto? Colpadegli ultras, dicono inmolti. Colpa delletelevisioni, ribattonoaltri. Colpa di tutti,fuorché di chi haveramente colpa,ovvero di chi questosistema potevariformarlo, cambiarlo,o almeno nonpeggiorarlo. E inveceper anni si sonosusseguite decine dileggi cervellotiche,demagogiche, inutili edannose, nel silenziogenerale di unastampa (con pochevirtuose eccezioni)sempre troppoallineata alle posizioni

ufficiali. Così il calcio italiano si èimpoverito, e gli stadi hanno persopubblico e fascino. “A porte chiuse” èlo sfogo di due tifosi che hanno

amato e amano visceralmentel’esperienza dello stadio, ma è ancheuna vera e propria opera dicontroinformazione che farà aprire gliocchi (a chi è disposto a farlo) sullostato comatoso del mondo delpallone. Punta il dito su responsabilie complici di questo disastro,semplicemente mettendo in fila unaserie di fatti e circostanze avvenutinegli ultimi anni...

l sovraffollamento carcerario è“strutturale e sistemico”: loattesta la Corte EDU con la

sentenza Torreggiani c. Italia delgennaio 2013, chiamando tutti ipoteri statali (Capo dello Stato,Parlamento, giudici, amministrazionepenitenziaria, Corte costituzionale) arisolverlo. Il rischio è che questaprepotente urgenza releghi in un conod’ombra altri momenti critici dellapena e della sua esecuzione. Come unriflettore, il volume illumina a giornoalcune di queste zone buie: la penanascosta negli ospedali psichiatricigiudiziari; la pena estrema delcarcere duro ex art. 41 bis; la penainsensata se la sua esecuzione è soloinumana retribuzione e nonl’occasione per una giustiziariparativa; i muri della pena chesegnano lo spazio di una vitaprigioniera. Il volume nasce dal ciclodi incontri - svolti a Ferraranell’autunno 2012 per iniziativa deldottorato di Diritto costituzionaledell’Ateneo estense dedicati alladiscussione critica delle tesi di alcunivolumi: Matti in libertà (di M.A.Farina Coscioni, Editori InternazionaliRiuniti, 2011); Ricatto allo Stato (diS. Ardita, Sperling & Kupfer, 2011); Il

perdono responsabile (di G. Colombo,Ponte alle Grazie, 2011); Il corpo e lospazio della pena (a cura di S.Anastasia, E Corleone, L. Zevi,Ediesse, 2011). Ne esce unariflessione unitaria sui tanti volti dellapena e i suoi altrettantimascheramenti. Volti disegnatidall’urbanistica penitenziaria odall’idea controversa di unariconciliazione tra reo e vittima.

a accresciuta evidenza che lanon linearità, imprevedibilitàed irreversibilità della maggior

parte dei fenomeni emergenti neisistemi aperti nei quali siamoimmersi, sono aspetti di una piùestesa nozione di instabilità, noninveste solo la natura e l’ambientema l’economia, l’innovazionetecnologica, le dinamiche sociali enon ci consente di continuare adusare solo modelli semplificati estrumenti analitici e previsionalitradizionali. Questo è ancor più validonel settore della Difesa e Sicurezza,che per sua natura si muove in areedi crisi dove la prevedibilità è ancorpiù aleatoria per l’incidenza di unnumero straordinariamente alto difattori di rischio e di sensibilità acambiamenti continui ed è necessarioragionare secondo logiche integrateed adattive, tipiche della complessità.Partendo dalle prime organizzazioninavali delle flotte nella seconda metàdel XVIII secolo, l’autore ripercorre lalunga evoluzione del comando econtrollo in mare, per poi esaminare iprincipali insegnamenti che civengono offerti dalla teoria deisistemi dinamici e della complessità,con i quali far affrontare oggi conmaggiore efficacia le problematicheemergenti.

a cura di Erremme

[email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.210ottobre

2013

32 le recensioni

Giovanni Francesio

A PORTE CHIUSE

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Cristiano Bettini

PROCESSI DECISIONALI IN AMBIENTE COMPLESSOSviluppare capacità adattative

LAURUS ROBUFFO Edizionipagg. 256 - euro 27,00

Franco Corleone eAndrea Pugiotto

VOLTI E MASCHEREDELLA PENA. Opg e carcere duro,muri della pena e giustizia ripartitiva

EDIESSE Edizionipagg. 342 - euro 16,00

L

Page 33: Polizia Penitenziaria - Ottobre 2013 - n. 210

un fondamentalista islamico senzascrupoli che ha come unico scopo ladistruzione degli infedeli. Incita all'odio attraverso messaggiche diffonde tramite il web e riesce araccogliere attorno a sé unafolla di proseliti che scatenano unaserie incontrollabile di eventi mortali.Gli omicidi si moltiplicano, non solonegli Stati Uniti ma anche sulterritorio inglese, dove cadono altrevittime. Troppe. Solo un uomo può compiere quellache sembra unamissione impossibile:l'ex marine Kit Carson,soprannominato"il Segugio", che vieneprontamente incaricatodi trovare e uccidereil responsabile diquell'inferno. Kit, pero, non sa chefaccia abbia il suonemico, dove sinasconda e quale sia ilsuo vero nome. Sarà un giovane edespertissimo hacker arintracciare per lui lepostazioni delPredicatore e deisuoi compliciutilizzando solo latecnologia. Si scatena così unaguerra tradue schieramenti,totalmente diversi traloro ma con unobiettivo comune: ladistruzionedell'avversario.

l commissario Miceli è al suoprimo giorno di pensione,quando una lettera del Ministero

lo informa che, a causa di un erroredi calcolo, gli toccherà lavorare unaltro anno. Tuttavia, nel frattempo, Grazia Bruni,fresca di nomina a nuovocommissario, ha preso servizio. Si ritrovano così a dover collaborare,gomito a gomito, l’esperto e saggioMiceli e la giovane e risoluta Bruni. E dietro le quinte, come sempre, c’èl’ex giudice Petri a dar loro unamano. Questa volta il caso, anzi i casi, diomicidio, sono due: due uominiassassinati con inaudita violenza. E il buon vecchio Petri, per unacuriosa fatalità, li conoscevaentrambi. Così, suo malgrado, si troveràpersonalmente coinvolto nelleindagini. E se, in un primo momento,le piste sembrano chiare, ben prestosi confondono, si incrociano,sembrano diventare una sola,finché... si perdono tutte le tracce. A Petri, a lui solo, l’onere di conoscerela verità, ma di doverne portare ilpeso in silenzio.

li autori, forti di esperienzeprofessionali e diinsegnamento universitario,

esaminano trasversalmente i diversi

ambiti normativi e tecnici,ricavandone una guida pratica esnella per affrontare la complessaattività di computer forensics nei suoiaspetti essenziali. Tale attività si pone oggi ineludibileed importante sia nelle indagini penaliche in quelle amministrative. Recenti cronache giudiziarie induconoa ritenere che talune nozioni e unminimo di abilità, debbano esserepatrimonio di ogni inquirente,prescindendo dall’amministrazione diappartenenza o dal livello specialisticodella formazione. La pubblicazione spiegaconcretamente “cosa fare” rendendol’approccio al tema accessibile anchea chi non possiede un bagaglio diconoscenze tecniche eccessivamentesofisticate. Sono inoltre considerati i piùimportanti aspetti della gestione deidati e dei beni immateriali acquisitigrazie all’attività di computer forensice la loro ostensibilità nei variprocedimenti. Tale aspetto riguarda tutto il variegatomondo delle forze di polizia, senzaeccezioni, anche coloro che, ad oggi,non sono ancora sensibili al problema.Testi di Paolo Carretta, Antonio Cilli,Antonio Iacoviello, Alessio Grillo eFrancesco Trocchi.

utto ha inizio con una lista dinomi. Non sono nomiqualunque, ma quelli di

pericolosi terroristi che minacciano lasicurezza internazionale tanto dadover essere eliminati uno a uno.Solo sette persone nelle segretestanze di Washington conosconol'esistenza della "lista nera", traqueste il presidente degli Stati Uniti. La minaccia è reale, ma deverimanere top secret o si scatenerà ilpanico. Il primo di questi nomi èanche il più temibile "il Predicatore",

PoliziaPenitenziarian.210ottobre2013

33le recensioni

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Gianni Simoni

CHIUSO PER LUTTOUn caso di Petri e MiceliTEA Edizionipagg. 260 - euro 134,00

G

P. Carretta, A. Cilli,A. Iacovello, A. Grillo,F. Trocchi

L’ACQUISIZIONE DEL DOCUMENTO INFORMATICO. Indaginipenali e amministrative

LAURUS ROBUFFO Edizionipagg. 249 - euro 26,00

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Frederick Forsyth

LA LISTA NERA

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T Sul prossimo numero de “il Poliziotto Penitenziario in congedo” il 1° Raduno Nazionaledell’AssociazioneNazionale Polizia Penitenziaria tenutosi ad Aversail 28 ottobre 2013.

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di Mario Caputi eGiovanni Battista

de Blasis© 1992-2013

inviate le vostre lettere a [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.210ottobre

2013

34 l’ultima pagina

il mondo dell’appuntato Caputo Piazza d’Armi

aro Giovanni, mi permetto il tono confidenziale perché collega. Sono l’Assistente Capo Vincenzo Santagata in

servizio presso la casa circondariale di Firenze Sollicciano,nonché iscritto al Sappe. Ho letto con attenzione quanto da te scritto nella rivista e nell’ articolo dove sostieni che probabilmente abbiamosbagliato qualcosa nell’attuare la riforma degli AA.CC. e in questo concordo con te. Tuttavia, è già da diversotempo che sostengo quest’opinione, anzi sono circa ventianni da quando, appunto, è stata attuata la riforma che laPolizia Penitenziaria non è riuscita a crearsi un’identità. Abbiamo, è il caso di dire, consegnato in mano alpersonale civile tutta la parte trattamentale, che dovrebberappresentare la nostra specificità e che identifica il nostro“saper fare” e anche il nostro “saper essere” poliziottipenitenziari. A mio parere, abbiamo rivolto l’attenzione e le energie acompiti, certamente importanti (cinofili, Banca DNA,servizi di polizia stradale...) mentre, forse, era più

opportuno rivolgere l’attenzione a compiti prettamenteistituzionali e a mio a parere, altamente professionali, quali la gestione e il trattamento delle persone detenute. Non ho ben capito l’ultima invenzione della vigilanzadinamica, comunque se verrà attuata saremo semplici“custodi” che azionano pulsanti e forse neanchel’osservazione, che era la nostra specificità, saremochiamati più a compiere. Non saprei dire se tutto questo èdovuto a scelte politiche, istituzionali o ad altre variabili,fatto sta che gli allora Agenti di Custodia si riconoscevanoe si qualificavano, appunto, come Agenti che gestivano lepersone detenute con il buon senso e l’umanità che oggi,non trovano più riscontro proprio perché paradossalmentesembra che il buon senso e l’umanità siano prerogativesolo del personale civile che a vario titolo entra nell’istituto. Tu hai dato una spiegazione prettamente istituzionale, mavorrei che il nostro sindacato si occupasse di forniremaggiore dignità al ruolo del poliziotto penitenziario cheistituzionalmente è chiamato a gestire persone detenute ea garantire sicurezza e che promuovesse sempre più l’altaprofessionalità (per esempio maggiore competenze neltrattamento e nell’osservazione) che negli anni abbiamoacquisto, nonché il nostro buon senso e certamentel’umanità che sempre ci ha, almeno nel passato,contraddistinto dalle altre Forze di Polizia. Cordialmente Ass.te C.apo Vincenzo Santagata

Lettera al DirettoreC

HEY CIRO, MA NON DOVEVAMO VEDERCI IN PIAZZA D’ARMI?

MA CAPUTO... COS’HAICAPITO, IO INTENDEVO SU INTERNET...

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