Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

36
Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 www.poliziapenitenziaria.it anno XX n. 202 gennaio 2013 Non vedo! Non parlo! Non sento!

description

Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

Transcript of Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

Page 1: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

Post

e It

alia

ne S

.p.A

. Spe

d. in

A.P

. DL

n.3

53

/03

c

onv.

in L

egge

n.4

6/0

4 -

art

1 c

omm

a 1

- R

oma

aut.

n. 3

00

51

25

0-0

02

www.poliziapenitenziaria.itanno XX • n. 202 • gennaio 2013

Non vedo! Non parlo! Non sento!

Page 2: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202
Page 3: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

anno XX • numero 202gennaio 2013

Fotografa questo codice e leggi la rivista sul tuo cellulare

PoliziaPenitenziarian.202gennaio2013

3sommario

Per ulteriori approfondimenti visita il sitowww.poliziapenitenziaria.itIn copertina:

La trojka del DAP: Pagano, Matone e Tamburino

Chi vuole ricevere la Rivista direttamente al proprio domicilio, può farlo versando un contributo di spedizione pari a 20,00 euro, se iscritto SAPPE, oppure di 30,00 euro se non iscritto al Sindacato, tramite il c/c postalen. 54789003 intestato a:

POLIZIA PENITENZIARIA - Società Giustizia & SicurezzaVia Trionfale, 79/A - 00136 Roma specificando l’indirizzo, completo, dove va spedita la rivista.

4l’editorialeRivoluzionare il sistema penitenziario

La sfida per il nuovo Parlamentodi Donato Capece

5il pulpitoLa trojka del DAP

Non vedo! Non parlo! Non sento!di Giovanni Battista de Blasis

6il commento2012: cos’è successo

alla giustizia?di Roberto Martinelli

10osservatorio politicoL’istituzione della banca dati del DNA

e del laboratorio centraledi Giovanni Battista Durante

12storia del corpoAgenti di Custodia nobili antenati

della Polizia Penitenziaria - 2ª partedi Giuseppe Romano

16lo sportLe FiammeAzzurre

diventano d’oro nel nuotodi Lady Oscar

26crimini e criminaliIl giardino degli orrori

di Pasquale Salemme

5

10

16

26

6

Organo Ufficiale Nazionale del S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

Direttore responsabile: Donato [email protected]

Direttore editoriale: Giovanni Battista de Blasis [email protected]

Capo redattore: Roberto [email protected]

Redazione cronaca: Umberto Vitale

Redazione politica: Giovanni Battista Durante

Redazione sportiva: Lady Oscar

Progetto grafico e impaginazione: © Mario Caputi (art director)

www.mariocaputi.it“l’appuntato Caputo” e “il mondo dell’appuntato Caputo” © 1992-2013 by Caputi & de Blasis (diritti di autore riservati)

Direzione e Redazione centraleVia Trionfale, 79/A - 00136 Romatel. 06.3975901 r.a. • fax 06.39733669

e-mail: [email protected]: www.poliziapenitenziaria.it

Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: Polizia Penitenziaria-Società Giustizia & Sicurezza

Registrazione:Tribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994

Stampa: Romana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 37 - 00030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare: gennaio 2013

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

Page 4: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

sette detenuti che hannopresentato ricorso per ilsovraffollamento nelle carceri di

Busto Arsizio e Piacenza hanno dirittoa un risarcimento da parte dello Statodi 99600 euro per danni nonmateriali: lo ha deciso negli scorsigiorni la Corte dei diritti dell’uomo diStrasburgo, con una sentenza che haprovocato ovviamente molte reazioni.Quattro dei sette detenuti avrannoinoltre diritto a un risarcimento di1.500 euro ciascuno per il rimborsodelle spese del procedimento. La Corte ha definito la situazioneintollerabile delle carceri italiane dicarattere “strutturale e sistemico”. La decisione ha suscitato, come detto,forti reazioni, a cominciare da quelladel Capo dello Stato, GiorgioNapolitano, che tante volte, negliultimi mesi, ha lanciato l’allarmesull’emergenza carceri. «La sentenza della Corte europea deidiritti dell’uomo – ha affermato ilPresidente - rappresenta un nuovograve richiamo» per l’Italia ed è «unamortificante conferma della incapacitàdel nostro Stato a garantire i dirittielementari dei reclusi in attesa digiudizio e in esecuzione di pena».Infatti «il Parlamento avrebbe potuto,ancora alla vigilia dello scioglimentodelle Camere, assumere decisioni, epurtroppo non l’ha fatto». Ora – è stato il monito del Capo delloStato- il confronto su questo puntodeve essere una priorità per le forzepolitiche che «concorreranno alleelezioni del nuovo Parlamento così da essere poi rimessa alle Camere per deliberazioni rapide ed efficaci».«Avvilita ma non stupita» dalladecisione della Corte il Ministro dellaGiustizia Paola Severino, che benconosce la situazione ed è convintache servano misure strutturali. E se c’è, da parte sua, la

soddisfazione per i risultati raggiunticon il decreto salva-carceri, varato ainizio mandato, che ha fatto scenderela popolazione carceraria dalle oltre68mila unità del 2011 alle attuali65.725 (poca roba e nulla di efficacee strutturale, comunque…), c’èl’«amarezza» per l’iter del DDL sullemisure alternative al carcere, un testoche andava nella «direzione indicatada Strasburgo» e rappresentava ilvero snodo per cambiare rotta, ma èstato stoppato al Senato quandoormai la legislatura era agli sgocciolidopo l’ampia maggioranza ottenutaalla Camera. Da parte nostra prendiamo atto che laCorte europea dei diritti umani harinnovato l’invito all’Italia a risolvereil problema strutturale delsovraffollamento delle carceri,incompatibile con la Convenzionedell’Unione Europea. Ma non sono degradanti le carceri diBusto Arsizio e Piacenza, dove anzi ilPersonale di Polizia Penitenziariasvolge ogni giorno un importanteservizio di professionalità ed umanità: è l’intero sistemapenitenziario al collasso, anche per leincapacità politiche ed istituzionali arisolvere il grave problema delsovraffollamento. Anche per questo il primo Sindacatodella Polizia Penitenziaria, il SAPPE,manifesterà a Roma il prossimo 23gennaio davanti alla sede del DAP. Lo diciamo da tempo: l’emergenzacarceri è sotto gli occhi di tutti eservono strategie di interventoconcrete, rispetto alle quali il primoSindacato della Polizia Penitenziaria, il SAPPE, intende fornire il propriocostruttivo contributo. Non avere dato seguito al DDL sullepene alternative in carcere indicaquale diffuso disinteresse hanno lecriticità penitenziarie in Parlamento.

Non crediamo che l’amnistia, da sola, possa essere ilprovvedimento in grado di porresoluzione alle criticità del settore. Quel che serve sono vere riformestrutturali sull’esecuzione della pena:riforme che non vennero fatte conl’indulto del 2006, che si rileverò unprovvedimento tampone inefficace. Ilsovraffollamento degli istituti di penaè una realtà che umilia l’Italiarispetto al resto dell’Europa ecostringe i poliziotti penitenziari agravose condizioni di lavoro: loconferma una volta di più la sentenzadella Corte europea dei diritti umani. I poliziotti e le poliziotte penitenziarienel biennio 2011 e 2012 sonointervenuti tempestivamente incarcere salvando la vita ad oltreduemila detenuti che hanno tentatodi suicidarsi ed impedendo che oltre10mila atti di autolesionismo posti inessere da altrettanti ristretti potesserodegenerare ed ulteriori avere graviconseguenze. Hanno fronteggiato oltre 1.500episodi di aggressione e circa 8.000colluttazioni. Ad avviso del SAPPE, Sindacato più rappresentativo della PoliziaPenitenziaria, si deve potenziaremaggiormente il ricorso alle misurealternative alla detenzione, espellere i detenuti stranieri e favorire nuovi circuiti penitenziari, che ad esempio permettano aitantissimi tossicodipendenti oggi incella di espiare la pena nellecomunità di recupero controllatidalla Polizia Penitenziaria.Avranno coraggio, il nuovoParlamento ed il prossimo Governoche sarà chiamato a guidareil Paese, di affrontareconcretamente e con soluzioniefficaci i problemi del sistemapenitenziario?

Donato CapeceDirettore

ResponsabileSegretario

Generale del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.202gennaio

2013

I

4

Rivoluzionare il sistema penitenziario: la sfida per ilnuovo Parlamento

l’editoriale

H

Page 5: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

on vedo, non parlo, non sento.Con questa metafora sipotrebbe riassumere tutto il

2012: un anno di gestione Tamburinoa capo del dipartimentodell’amministrazione penitenziaria.In particolare, prendendo inconsiderazione la trojka che ha“governato” l’amministrazionepenitenziaria nel 2012, potremmodire (come abbiamo riassunto incopertina) che il presidente Tamburino“non sente”, il suo vice vicarioSimonetta Matone “non parla” el’altro vice Luigi Pagano “non vede”.Facile, facilissimo, intuire le ragioni diquesta disamina.In primis, più che evidente il fatto cheil dott. Tamburino non sente e nonvuole sentire nessuno. Il suo modo diinterpretare l’incarico di capo del dapè stato, appunto (come abbiamo giàavuto modo di dire), quello allaMarchese del Grillo, in altre parole:“io me la canto e io me la suono” ...Indicativo in tal senso il suoragionamento, ripetuto più volte inconvegni e riunioni sindacali edaltrettante volte affidato alle agenzie,secondo il quale “...le riforme vannoavanti comunque, in virtù della loroportata innovatrice e a prescinderedalle resistenze e dalle opposizioni dichicchessia!”Che, tradotto in un linguaggio più allanostra portata, suona più o menocosì: “...io faccio quello che cavolo mipare perché sono onnisciente edonnipotente!”Chissà se il dott. Tamburino conosce IlParadosso dell’onnipotenza edell’onniscienza, quello che sostieneche Dio, in quanto onnisciente,conosce il futuro e, quindi, sa che faràuna certa azione anche tra mille annima allo stesso tempo, trascorsi milleanni, Dio non può decidere di nonfare quella azione o di compierneun’altra differente e quindi non èonnipotente.Ma, purtroppo, come abbiamo vistonell’immagine di copertina, ilPresidente Tamburino “non sente”.In secundis, il vice capo vicario,l’ingombrante e altrimentiloquacissima dott.ssa SimonettaMatone, non parla (e non prende

posizione) su nessunissima questione.Il suo modo di interpretare l’incaricodi vice capo vicario del dap sembraquello dello scrutatore non votante diBersani (non il segretario del PD, maSamuele, il cantante), riassumibilenell’assunto “ma chi me lo fa fare!”Che, tradotto in un linguaggio più allanostra portata, suona più o menocosì: “...visto che nessuno miriconosce i meriti, chi me lo fa fare dirisolvere i problemi agli altri?”La dott.ssa Matone sembra laprotagonista del Terzo paradosso diZenone, quello della freccia cheappare in movimento ma, in realtà, èimmobile perché, occupando in ogniistante solo uno spazio che è pari aquello della sua lunghezza e poiché iltempo in cui la freccia si muove èfatto di singoli istanti, essa saràimmobile in ognuno di essi.Infatti, come vediamo nell’immaginedi copertina, la presidente Matone“non parla”.In tertiis, il vice capo del dap dott.Pagano continua ad immaginare unmondo penitenziario tutto suo e nonvede la situazione reale delle carceri.Il suo modo di interpretare l’incaricodi vice capo del dap è stato, appunto,quello alla vedo solo quello che vogliovedere, perché, come diceva Sciascia,“quello che non sappiamo non è”.Tutto ciò, tradotto in un linguaggiopiù alla nostra portata, suona più omeno così: “ ...io conosco solo larealtà di Milano Bollate, lì c’è unregime penitenziario che funziona equindi non ne voglio vedere altri!”In effetti, la cecità del dott. Pagano ciricorda un po’ Il mito della caverna diPlatone, quello che racconta diuomini sempre vissuti dentro unacaverna, i quali conoscono il mondoesterno solo attraverso l’eco delle vocie le ombre proiettate all’interno dellagrotta e, non avendo potuto vedere

altro, pensano che quella sia larealtà.Questo, nell’immagine di copertina,ci ha fatto raffigurare il dott. Paganoche“non vede”.Tuttavia, pur in questa situazione di“non vedo, non parlo e non sento”che avrebbe dovuto cristallizzare ildap nell’immobilismo più assoluto,nel 2012 si sono verificate tante etali sciagure da farmi ritenere che“La gestione Tamburino”dell’amministrazione penitenziariasia stata una delle peggiori inassoluto dalla riforma del 1990,

penultima, forse, soltanto a quellaaltrettanto discutibile del dott.Alessandro Margara (casualmente unaltro Magistrato di Sorveglianza).Tra l’altro, per la serie le disgrazienon vengono mai da sole, la gestionedel pres. Tamburino è stata anchecaratterizzata da una classe dirigente– al dap - piuttosto mediocre, chesembra stata scelta per particolaridoti di inesperienza edinadeguatezza. Comunque non disperiamo, fra pocopiù di un mese ci sono le elezioni e,se siamo sopravvissuti alla profeziadei Maya, sopravvivremo anche aquesta malaugurata gestioneTamburino...

L’illustrazionedi copertina che raffigura Matone, Tamburino ePagano

Giovanni Battistade BlasisDirettoreEditorialeSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziarian.202gennaio2013

N5

La trojka del DAPNon vedo! Non parlo!

Non sento!

il pulpito

H

Page 6: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

uando un anno termina, èquasi un obbligo trarre unbilancio sulle cose fatte e da

fare. Proviamo a ripercorrere i dodicimesi del 2012 in relazione ai temiche più ci interessano, quelli dellagiustizia. Un anno, quello concluso,che ha visto l’impegno tenace dellaministro, Paola Severino, prima donnaGuardasigilli nella storia dellaRepubblica, spesso chiamata amediare tra i partiti della ‘stranamaggioranza’ che ha sostenuto ilgoverno dei tecnici, spesso suposizioni contrastanti su una materiatradizionalmente oggetto di scontropolitico.

Va detto che i due grandi temi che piùdi altri hanno incentrato l’agendadella Giustizia sono stati gli interventiper l’emergenza delle carceri e lottaalla corruzione, passando per larevisione della geografia giudiziaria,che ridisegna un assetto risalenteall’800. Quello per le carceri, inparticolare è stato un impegnoassunto con forza dal ministro, fin dalsuo insediamento, anche se lasituazione di sovraffollamento restaintollerabile e scandalosa. E l’anno si apre e si chiude con dueprovvedimenti pensati per ridurre ilsovraffollamento: uno approvato agennaio, quel decreto ‘salva carceri’che è stato il primo atto legislativo delgoverno, l’altro, il DDL sulle misurealternative, stoppato in Senato a unpasso dall’approvazione, dopo il sìalla Camera a larghissimamaggioranza, ‘vittima’ dei sussulti

politici di fine legislatura. Maandiamo con ordine, ripercorrendo il2012 ed i temi della giustiziadibattuti nel corso dell’anno. 20gennaio: la nuova bozza del decretosulle liberalizzazioni, varato dalConsiglio dei ministri, prevede, tra lealtre norme in tema di giustizia, lacostituzione del Tribunale delleimprese. Un tribunale specializzato,che dovrebbe assicurare maggiorecelerità nei processi che vedono comeprotagoniste le imprese. Previstianche l’abrogazione delle tariffeprofessionali e la facoltà per il clientedi chiedere un preventivo al suolegale, la semplificazione dell’accessodei giovani all’esercizio dellaprofessione con la possibilità disvolgere il tirocinio già durantel’ultimo biennio di studi, l’incrementodel numero dei notai nell’ordine di500 nuovi professionisti econcorrenza nei distretti. 24 gennaio:con 226 voti favorevoli, 8 astenuti e40 contrari, l’Assemblea del Senatoapprova il disegno di legge diconversione del decreto sulle carceri,varato dal consiglio dei ministri . Iltesto passa all’esame della Camera.14 febbraio: il decreto carceri è legge.La Camera approva infatti in viadefinitiva la conversione in legge con385 voti favorevoli, 105 contrari e 26astenuti. Dall’approvazione inconsiglio dei ministri il 16 dicembre2011, al sì di Palazzo Madama il 25gennaio fino al via libera, un itercontrastato che ha portato il governoa chiedere la fiducia, per superarel’ostruzionismo pesante della Lega, eche ha visto una serie di interventiche lo hanno modificato rispetto allaformulazione originaria del governo.Non ‘svuota’ ma ‘salva carceri’, nelleintenzioni del ministro, il decretointroduce, tra l’altro, il ricorso primaai domiciliari, in seconda istanza allecamere di sicurezza e solo in manieraresiduale al carcere, per gli arrestatiin flagranza per reati di competenzadel giudice monocratico con rito

direttissimo (tranne furto inappartamento, scippo, rapina edestorsione semplici), in attesadell’udienza di convalida che sisvolge, entro 48 ore e non più 96, nelluogo in cui l’arrestato è custodito,esclusi i casi di custodia presso ildomicilio; il prolungamento da 12 a18 mesi del fine pena che si puòscontare ai domiciliari, e la chiusura,entro il 31 marzo del 2013, degliOspedali psichiatrici giudiziari.Immediate le polemiche, checostringono il guardasigilli a farechiarezza sul merito e gli intenti dellenuove norme: “Il decreto non è ne’ unindulto mascherato, ne’ una resa delloStato alla delinquenza”. Nei mesi successivi, Severinoricorderà i risultati del provvedimentosul fenomeno delle cosiddette ‘portegirevoli’, la permanenza in carcere perpochi giorni di detenuti in attesa digiudizio: si è ridotto, sono gli ultimidati, dal 27 al 13% sul totale degliingressi. Ma la realtà è che l’impattodi questa legge non ha cambiato lostato del sistema, restando lacomplessa situazione penitenziariaitaliana semplicemente scandalosa.Non è cambiato praticamente nulla. 9marzo 2012: il consiglio dei Ministriapprova un disegno di legge checontiene disposizioni in materia diusura ed estorsione, e dicomposizione delle crisi dasovraindebitamento. Il provvedimento,presentato dal ministro Severino,introduce un meccanismo diestinzione regolata delle obbligazionidel soggetto sovraindebitato, anchepersona fisica, che non può esseresottoposto alle vigenti procedureconcorsuali. Obiettivo delle nuovenorme la deflazionare del contenziosoin sede civile che deriva dall’attivitàdi recupero forzoso dei crediti. 23marzo 2012: arriva la Carta dei dirittie doveri del detenuto e dell’internato.Su proposta del ministro dellaGiustizia, in concerto con il ministrodell’Economia e delle Finanze, ilConsiglio dei Ministri approva alcunemodifiche al regolamentosull’ordinamento penitenziario e sullemisure privative e limitative dellalibertà. La ‘Carta’, il cui contenutosarà in seguito definito da un decreto,ha lo scopo di consentire al detenutoun esercizio più completo dei propri

Nella foto il Presidente

della RepubblicaGiorgio

Napolitano e ilMinistro della

Giustizia PaolaSeverino

all’Annuale del Corpo 2012

Roberto MartinelliCapo Redattore

Segretario GeneraleAggiunto del Sappe

[email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.202gennaio

2013

Q

6

2012: cos’è successoalla giustizia?

il commento

Page 7: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

diritti. Conterrà dunque l’indicazionedei principi sul rispetto della dignitàdella persona, le disposizioni inmateria di vestiario, igiene personale,alimentazione, permanenza all’aperto,provvedimenti disciplinari e misurealternative alla detenzione. Saràconsegnata ai detenuti e degliinternati, e portata a conoscenza deiloro familiari. 25 maggio 2012: ilConsiglio dei ministri vara lo schemadi decreto legislativo che integra ilCodice delle leggi antimafia . Al primopunto del decreto c’è l’immediataentrata in vigore delle nuove normesulla documentazione antimafia, alsecondo l’ampliamento dell’area deicontrolli e delle situazioni ‘indizianti’.Vengono estesi i casi di controlliantimafia anche ai membri delcollegio sindacale e degli organismiinterni destinati a vigilare sul rispettodei modelli comportamentali delleimprese. Terzo punto della strategia,‘’la circolazione delle interdittiveantimafia’’. Infine, è il quarto puntodel percorso, ‘’attuazione del processodi decertificazione’’. 14 giugno 2012:dopo tre giorni di serrato dibattito,l’aula della Camera approva ildisegno di legge anti corruzione. E’ ilprimo passo di un camminotormentato, che sarà caratterizzato dacontinue battute d’arresto. Ilprovvedimento, che torna all’esamedel Senato per l’ok definitivo, passacon 354 voti favorevoli, 25 contrari e102 astenuti. 15 giugno 2012 - Sonoquattro i punti che riguardano laGiustizia nel decreto Sviluppo, varatodal Consiglio dei ministri: il primo è lamodifica della legge Pinto, conl’introduzione dell’entità di equariparazione in caso di un processo didurata eccessiva. Il secondo e il terzopunto riguardano rispettivamentel’introduzione di un filtro allapossibilità di proporre ricorsi inappello in sede civile e le misure antifallimento che consentono alleaziende colpite dalla crisi la possibilitàdi ricorrere al concordato preventivoanzichè l’obbligo della dichiarazionedi fallimento. Infine il quarto puntoprevede la concentrazione, in caso didifficoltà economica, in un’unica sededelle attività della Scuola dellaMagistratura. 21 giugno 2012: laCamera ratifica le convenzioni, penalee civile, sulla corruzione di Strasburgo

il 27 gennaio 1999. Via libera quasiall’unanimità ai due provvedimenti: ilprimo ha ricevuto 441 sì e 3 astenuti;il secondo 424 sì e 1 astenuto. 3agosto 2012: il Consiglio dei Ministriapprova il regolamento governativo diattuazione della delega sulla riformadegli ordinamenti professionalipresentato dal ministro Severino.Garantito il principio dell’accesso allaprofessione libero e nondiscriminatorio e quelli dell’effettivitàdel tirocinio e dell’obbligo diformazione continua permanente delprofessionista. E’ poi stabilitol’obbligo di assicurazione delprofessionista a tutela del cliente eregolata la libertà di pubblicitàinformativa relativa all’attivitàprofessionale. Infine, sempre inattuazione della delega, è fissato ilprincipio della separazione tra gliorgani disciplinari e gli organiamministrativi nell’autogoverno degliordini. 10 agosto 2012. Cambia lageografia giudiziaria del Paese: circamille nel complesso gli uffici giudiziaritagliati con il via libera definitivo delConsiglio dei ministri al decretolegislativo di revisione dellecircoscrizioni giudiziarie. Il governo,tenuto conto dei pareri delleCommissioni giustizia di Camera eSenato nonchè di quello reso dalConsiglio superiore dellamagistratura, ha licenziato il testofinale del provvedimento, modificatorispetto a quello che era statoapprovato il 6 luglio, e avevaprovocato una vera e propria rivoltain molte delle sedi soppresse. Laversione definitiva del decretoprevede: la soppressione di tutte le220 sedi distaccate, la riduzione el’accorpamento di 31 tribunali e di 31procure. Rispetto allo schema didecreto approvato il 6 luglio, ilGoverno decide di mantenere i presidigiudiziari nelle aree ad altainfiltrazione di criminalità organizzata(Caltagirone e Sciacca in Sicilia;Castrovillari, cui sarà accorpato iltribunale di Rossano, Lamezia Terme ePaola in Calabria; Cassino, cui saràaccorpata la sezione distaccata diGaeta nel Lazio) e di dotare di unufficio di Procura anche il Tribunale diNapoli nord. Prevista ancora lasoppressione di 667 uffici di giudici dipace, mantenendo, rispetto alla

Nelle foto Il PresidenteNapolitano conil Ministro Severino e ilVice Presidentedel CSM Vietti

PoliziaPenitenziarian.202gennaio2013

7il commentoprevisione iniziale, un giudice diprossimità in sette isole (Ischia, Capri,Lipari, Elba, La Maddalena, Procida,Pantelleria) in modo da consentireanche l’eventuale deposito di attiurgenti in casi di irraggiungibilitàdalla terraferma. Nel testo anche laridistribuzione sul territorio delpersonale amministrativo e deimagistrati restanti, per i quali nonsono previsti esuberi ne’ mobilità. 31ottobre 2012: approvazione definitivadel DDL anticorruzione. Il testo,licenziato il 17 al Senato con lafiducia al maxiemendamentopresentato dal governo, passa allaCamera con 480 voti favorevoli, 19contrari e 25 astenuti. Ilprovvedimento aveva incassato ilgiorno prima il voto di fiducia.Contraria l’Italia dei Valori, mentre laLega, che aveva votato no allafiducia, vota a favore. Astenuti iradicali e Alfredo Mantovano (Pdl), indissenso dal gruppo. La legge si

compone di una parte relativa allaprevenzione e una alla repressione.Per quanto riguarda la prima, èistituita una nuova Autorità nazionaleanticorruzione, con compiti dicontrollo e indagine sulla pubblicaamministrazione, oltre che dipresentare relazioni annuali alParlamento. Responsabili per la lottacontro la corruzione in tutti gli entipubblici, nei quali è anche stabilitauna ‘rotazione’ delle cariche neisettori più a rischio; e in ogniprefettura ci sarà una ‘white list’ delleaziende e dei fornitori di servizi nonsoggetti a infiltrazioni mafiose. Per laparte penale, viene sdoppiato il reatodi concussione, prima punito con unapena da 4 a 12 anni: la concussioneper costrizione, esercitata neiconfronti del privato da parte delpubblico ufficiale, sarà punita con unapena da 6 a 12 anni; la concussione

Page 8: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

per induzione sarà punita invece conpene da 3 a 8 anni. Introdotti duenuovi reati, il traffico di influenzeillecite e corruzione tra privati, puniticon pene da 1 a 3 anni. Si prevedonopoi aumenti di pena per i reaticorruzione in atti giudiziari (da 3-8anni a 4-10 anni). La corruzione peratto conforme a doveri d’ufficio vienesostituita dalla corruzione perl’esercizio della funzione, punita da 1a 5 anni di carcere. Stretta per imagistrati fuori ruolo: stabilito a 10anni il limite per gli incarichi pressoistituzioni, organi ed enti pubblici . 26novembre: un voto a scrutinio segretodell’Aula di Palazzo Madama boccial’articolo 1 del DDL sullaDiffamazione a mezzo stampa,affossando di fatto il provvedimentoripescato a seguito della condannadefinitiva a 14 mesi per il direttore del‘Giornale’ Alessandro Sallusti. Subitola politica mobilita, per eliminare lasanzione del carcere.

Ma il provvedimento ha un itercomplesso e controverso: prima, allaripresa dell’esame da parte dell’Aula,il ripristino, votato a scrutinio segreto,del carcere (come pena di un anno,alternativa alla sanzione pecuniaria di50mila euro) per i giornalisticondannati per diffamazione. Poi unemendamento del relatore FilippoBerselli (Pdl), che prevede per ildirettore o il vicedirettore responsabiledella testata, condannato perdiffamazione, la sola pena pecuniaria,mentre per il giornalista il carcere finoa un anno, in alternativa alla sanzionepecuniaria. Emendamento bocciatodal governo, con un no per ragionitecniche. Alla prova del voto il Senatoblocca il DDL. Intanto Sallusti va aidomiciliari, poi Napolitano trasformala pena in sanzione pecuniaria. 19dicembre. Via al processo civiletelematico per il Mezzogiorno, un

progetto del valore di 7,2 milioni dieuro, per garantire tempi più brevialla giustizia civile. Un sistema digestione digitale del processodestinato a cambiare profondamentele attività degli uffici giudiziari in 8Regioni del Sud, attraverso unariduzione dei tempi e dei costi e unosnellimento delle procedure. Unprogetto che all’inizio riguarderà 80tribunali e che sarà poi esteso agliuffici di tutto il Paese. 21 dicembre:con il via libera del Senato la riformaforense diventa legge. Ilprovvedimento, atteso dagli avvocatida circa 80 anni, interviene neirapporti tra legale e cliente estabilisce, tra l’altro, libertà nelladeterminazione del compenso,informando il cliente sulla complessitàdell’incarico e sulle spese ipotizzabilie fornendogli, a richiesta, unpreventivo. In caso di disaccordo,vengono in soccorso i parametri delministero. All’avvocato rimane inoltrespecifica competenza nella consulenzastragiudiziale. Via libera alle società dicapitali tra avvocati ma senza il socioesterno, per garantire l’autonomiadella prestazione professionale.Introdotto l’obbligo dell’iscrizione allaCassa forense , dell’assicurazione perla responsabilità civile e dellaformazione continua. L’esercizio dellaprofessione dovrà essere effettivo econtinuativo come condizione per lapermanenza nell’albo. Arrivano anchele quote rosa nelle elezioni deiconsigli dell’Ordine, del Cnf e deiConsigli distrettuali di disciplina. 21dicembre. Sì alle liste pulite. Varato ildecreto legislativo sull’incandidabilitàdei condannati, che attua la delega algoverno contenuta nella leggeanticorruzione. Alle prossime elezioni,regionali e politiche, non potràcandidarsi chi ha una condannadefinitiva a due anni per reati gravi,di mafia e terrorismo, contro lapubblica amministrazione e per delittiche comportano il carcere per oltre 4anni. Questo, sostanzialmente, è quelche ha caratterizzato il mondo dellagiustizia nell’anno appena concluso.Va rilevato che non c’è stata alcunariforma strutturale del sistemadell’esecuzione della pena, e questo èun dato estremamente negativo.Restano dunque tante, tantissimecose da fare.

Nella foto Ancora

il PresidenteNapolitano e il

MinistroSeverino allainaugrazione

dell’Anno giudiziario

PoliziaPenitenziaria

n.202gennaio

2013

8 il commento

H

LA LEGGEAttualmente il nostro sistemaelettorale è regolamentato dallalegge n.270 del 21.12.2005, volutada Calderoli che non aveva esitato adefinirla “una porcata” proprio perchéil controllo completo delle operazioniè affidato alle segreterie dei partiti enon agli elettori.

CRITERICardini della nuova legge sono: il“voto di lista”, la “soglia di

sbarramento”, il “premio dimaggioranza”, l’abolizione dei collegiuninominali, la suddivisione dell’Italiain 26 “circoscrizioni elettorali”.

LA SCHEDAAll’elettore viene consegnata unascheda elettorale per la Camera eduna scheda per il Senato.

CAMERASulla scheda sono riportati i simbolidelle liste facenti capo ai singolipartiti o alle coalizioni di partiti dellacircoscrizione territoriale cui siappartiene. Il nome del leader riportato sulsimbolo del partito non significa chequel leader, in caso divittoria,diventerà Presidente delConsiglio, visto che tale incarico loaffida il Presidente della Repubblica.

Il malefico Porcellumin pillole

Page 9: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

CANDIDATII nomi dei candidati sono riportati in

lista secondo un ordine assolutamentediscrezionale voluto dalle segreteriedei partiti. Per conoscere chi sono icandidati e il loro ordine in lista,l’elettore può consultare il manifestoelettorale affisso all’esterno dei seggi.E’ chiaro che più il proprio nomescorre in basso sulla lista minore sonole possibilità di entrare in parlamento.Se infatti il Partito sa che,in base alleprevisioni statistiche pregresse, in

quella circoscrizione eleggerà 10deputati, è chiaro che metterà neiprimi 10 posti i nomi di chi vuolesiano assolutamente eletti (è quelloche si dice “listino bloccato”).

VOTO DI LISTAL’elettore manifesta la sua sceltabarrando il simbolo del partito. Eglinon esprime quindi alcuna“preferenza” per i candidati perché lalista è bloccata e predeterminata daigiochi di corridoio. L’elettore si limitaa scegliere un partito. Gli elettisaranno certamente quelli che lesegreterie avranno inserito tra i priminomi della lista.

SOGLIA DI SBARRAMENTOLa soglia di sbarramento rappresentail limite stabilito per consentire aduna lista di poter eleggere propri

candidati. La lista che partecipandoda sola non ha raggiunto il 4% deivoti validi e le liste che partecipandoin coalizione tra di loro non hannoraggiunto il 10% dei voti validi,vengono scartate. I voti ricevuti sonovoti perduti.

RIPARTO DEI SEGGIIl riparto dei 617 seggi alle liste chehanno superato la soglia disbarramento si effettua su basenazionale e successivamente i seggivengono distribuiti alle singolecircoscrizioni in funzione dei votiottenuti dalle singole listepartecipanti. Il calcolo avvieneutilizzando calcoli matematici fondatisui “quozienti” e i “resti” per vedere sela lista che ha ottenuto il “maggior”numero di voti è riuscita da sola aconquistare almeno 340 seggi, pari al55% dei seggi da assegnare.

PREMIO DI MAGGIORANZA ED ELETTI PARACADUTATIPer vincere basta ricevere un voto inpiù del partito avversario. Infatti senessuna lista ha avuto tanti voti dapotersi aggiudicare da sola i 340seggi, scatta il “premio dimaggioranza”. Praticamente alla listacon il maggior numero di voti vieneattribuita d’ufficio la differenza tra iseggi conquistati con i suoi voti e i340 necessari per raggiungere il 55%dei seggi da assegnare. Se adesempio il Partito X ha avuto un solovoto più di tutti gli altri ma con i suoivoti potrebbe aggiudicarsi 270parlamentari, questo sistemaelettorale – per quel voto in più cheha avuto - gliene attribuisce d’ufficioaltri 70 per farlo arrivare a 340parlamentari. I candidati dal 271° al340°, “graziati” dal premio dimaggioranza, vengono praticamenteparacadutati in Parlamentoindipendentemente dalla volontàdegli elettori e solo per lafortuna/scelta di trovarsi nelle variecircoscrizioni italiane tra i primi postidella lista che ha avuto “più” voti(non la maggioranza assoluta deivoti) Le altre liste si suddivideranno,in funzione dei voti ottenuti, irimanenti 277 seggi.

SENATOPer il Senato l’Italia è stata suddivisain 20 circoscrizioni, una per ogniregione italiana.Anche per il Senato è previsto il

Premio di maggioranza che vieneattribuito però su base regionale,quindi alla lista che ha ottenuto piùvoti in quella singola regione. Le procedure di voto sono le stessedella Camera. L’elettore sceglie il partito e nonesprime alcuna preferenza sui nomi,perché non previsto. L’inserimento inlista è fatto anche in questo caso daipartiti e l’elenco è consultabile suimanifesti elettorali.La soglia di sbarramento per il Senatoè fissata per le liste singole all’8% eper le coalizioni di partiti al 20% deivoti validi della regione.

RIPARTO DEI SEGGIEliminate le liste che non hanno

superato la soglia di sbarramento, siverifica che una coalizione o una listaabbia ottenuto da sola la quota del55% dei seggi della regione. Se nessuno ha raggiunto tale quota, ilresto dei seggi, fino alla concorrenzadel 55%, viene attribuito d’ufficioalla coalizione o alla lista con ilmaggior numero di voti. Il rimanente45% viene ripartito tra le altrecoalizioni e/o liste. Valgono anche per il senato leconsiderazioni e le perplessità esposteper la Camera nel senso che il Premiodi maggioranza falsa completamentela volontà dell’elettorato.In più, essendo il Premio dimaggioranza variabile in ogniregione, non c’è certezza che lamaggioranza dei seggi vada allostesso partito/coalizione che ha avutopiù seggi alla Camera.

Nelle foto Manifesti elettorali e ladeposizionedella schedanell’urna elettorale

PoliziaPenitenziarian.202gennaio2013

9società e culturaAldo MaturoAvvocatogià dirigente dell’Amministrazione penitenziaria [email protected]

Piccola guida al sistema elettoralepiù antidemocraticodella nostra Repubblica

H

Page 10: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

Italia, con la legge 85/2009,ha aderito al Trattato di Prum,conclusosi il 27 maggio 2005

tra Belgio, Germania, Spagna,Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi eAustria.

Tale trattato prevede, oltreall’istituzione della banca dati delleimpronte digitali e al registro diimmatricolazione dei veicoli,l’istituzione della banca dati nazionaledel DNA. La finalità dell’istituzione della bancadati nazionale del DNA è quella difacilitare l’identificazione degli autoridei delitti, nonché di favorire lacooperazione internazionale di polizia. Le potenzialità di tale strumento diindagine sono straordinarie; infatti,come dimostra il sistema inglese, checontiene ormai oltre 6 milioni diprofili genetici, la banca dati del DNAè stata utile nel 42% dei casiesaminati. In Inghilterra la banca dati è statacreata nel 1995, in Germania nel1998, sotto il governo di HelmutKohl, e raccoglie il profilo genetico di

oltre 500 mila persone. In Spagna hainiziato a funzionare nel 2007 ed èstata determinante nella risoluzionedi circa 7500 casi. In Francia, dove è stata istituita nel2001, sono stati raccolti più di un

milione di profili genetici. Italia, Irlanda, Grecia, Cipro e Maltasono gli unici paesi dell’Unioneeuropea a non avere la banca datinazionale del DNA. Eppure, fin dal2009, dal momento, cioè, in cuiabbiamo aderito al Trattato di Prum, èprevisto che il nostro Paese si doti ditale importante strumento diindagine. Il provvedimento prevede l’istituzionedi una banca dati nazionale del DNA,presso il Ministero dell’Interno,Dipartimento di Pubblica Sicurezza, edi un laboratorio centrale per labanca dati nazionale del DNA, pressoil Ministero della Giustizia,Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. La separazione delle due strutture,luogo di raccolta e confronto deiprofili del DNA, e luogo di estrazione

dei medesimi profili e diconservazione dei relativi campionibiologici, consente di mantenere unelevato livello di garanzie, evitandopromiscuità che potrebbero essere dapregiudizio per la genuinità dei datiraccolti e analizzati.Per quanto riguarda i compiti, labanca dati nazionale provvede:• alla raccolta del profilo del DNA deisoggetti sottoposti a misure restrittivedella libertà personale; • alla raccolta dei profili del DNArelativi a reperti biologici acquisiti nelcorso di procedimenti penali; • alla raccolta dei profili del DNA dipersone scomparse o loroconsanguinei, di cadaveri e resticadaverici non identificati; • al raffronto del DNA a fini diidentificazione.Chi gestisce la banca dati ha anche ilcompito di procedere al raffronto delDNA a fini di identificazione.I compiti del laboratorio centrale perla banca dati nazionale del DNA sono:tipizzazione del profilo del DNA;conservazione dei relativi campionibiologici, dai quali vengono tipizzati iprofili del DNA.Pertanto, il Dipartimento di pubblicasicurezza dovrà custodire solo i datirelativi ai profili del DNA, per lasuccessiva consultazione, mentre ilDipartimento dell’Amministrazionepenitenziaria ha il compito di estrarreil profilo del DNA provvedendo,successivamente, a trasmetterlo pervia informatica alla banca datinazionale. I soggetti suoi quali sipotrà agire per il prelievo dellesostanze biologiche sono:• coloro ai quali si applica la misuradella custodia cautelare in carcere oquella degli arresti domiciliari; • gli arrestati in flagranza di reato osottoposti a fermo, dopo la convalidadel giudice;

Nella foto la struttura

a doppia elicadell’acido

desossiribonucleico(DNA)

Giovanni BattistaDurante

Redazione PoliticaSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.202gennaio

2013

L’

10

L’istituzione della banca dati del DNA e del laboratorio centrale

osservatorio politico

Page 11: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

• i detenuti o internati a seguito disentenza irrevocabile per un delittonon colposo; • coloro ai quali si applica una misuraalternativa alla detenzione a seguito disentenza irrevocabile per un delittonon colposo; • coloro ai quali si applica, in viaprovvisoria o definitiva, una misura disicurezza detentiva, per avercommesso un delitto punito nelmassimo con almeno tre anni direclusione.Il prelievo sarà possibileesclusivamente qualora nei confrontidei soggetti de quibus si proceda perdelitti non colposi, per i quali èconsentito l’arresto facoltativo inflagranza. E ’consentito anche il prelievo forzosodel DNA, cioè senza il consensodell’interessato, di qualunque persona,anche non indagata; l’unicacondizione è che, in relazione a delittinon colposi, la cui pena massima siaalmeno 3 anni di reclusione, il giudicelo ritenga assolutamente necessarioper l’accertamento dei fatti. Per garantire la tutela della privacy iprofili del DNA sono resi anonimiattraverso sequenze alfanumeriche.Inoltre, l’accesso alla banca dati siconfigura di secondo livello, nel sensoche la polizia giudiziaria e la stessaautorità giudiziaria dovranno primarichiedere di effettuare il confronto e,solo se esso è positivo, potranno essereautorizzate a conoscere il nominativodel soggetto, al quale il profiloappartiene. Tutte le attivitàconcernenti i profili ed i campionivengono registrate, così come vieneregistrato anche l’operatore che haconsultato la banca dati. Il profilo del DNA può essereconservato nella banca dati almassimo per 40 anni, il campionebiologico per 20 anni.A tutt’oggi, purtroppo, la banca datinazionale del DNA non esiste, cosìcome non esiste il suo presupposto: illaboratorio centrale per la tipizzazionedei profili genetici che dovrebberoalimentarla. Il rischio maggiore diquesto grave ritardo è di esseretagliati fuori dalla cooperazioneinternazionale europea.

La copertinadel libro di BenedettoZucco

PoliziaPenitenziarian.202gennaio2013

11il libro del mese

H

Benedetto Zucco, è un AssistenteCapo della Polizia Penitenziariain servizio presso la C.C. di Locri,nonchè delegato del S.A.P.Pe,appassionato di poesia.

ermetico viaggio e la primaraccolta di poesie cheBenedetto Zucco pubblica

e che io ho letto. La lettura per meè stata un “ermetico viaggio” in unapoesia di non sempre facilecomprensione, perché pregnante,densa di pensieri e di sentimentiispirati dalla natura, da esperienzedi vita, da meditazioni su di essi esulla vicenda umana in generale.I componimenti, per lo più brevi,colgono in modo essenziale attimidi vita lievi come sospiri, lampi diricordi, immagini della natura.Fra i temi della poesia, che sonovari, dominano il ricordodell’infanzia e della madreprecocemente perduta, il mare, ilmistero della morte, l’inesplicabilitàdel reale, emozioni e pensieriispirati dalla natura, dal ricordo dipersone lontane nel tempo, da unaconsiderazione amara degli uomini.L’infanzia è presente soprattuttocome privazione: “di lontani ricordi- non dimenticati - che mentefuggiva sognando ...affetti sereni(Orizzonti); “l’incontro con lei èfantasia- immaginazione la voce -il mio addio forse - sono attimi percredere - che il sobbalzo è vicino -la ragione anche - mia madre nonc’è” (Il bianco arredo di unincontro).La notte è sentita talvolta comemistero insondabile che conduce inun altrove fatto di luci (ermeticoviaggio). Un conforto ad una vitasentita talvolta come vuoto eassenza viene dall’affetto dellamoglie e della figlia; “presente ilfaro - che clima diverso -mutò - inporto sicuro. La natura è presentenella maggior parte dei suoicomponimenti: e il mare, con ilquale l’autore ha un rapporto difelicità, appagante e consolatorio (ilcirco del silenzio) - il mare è “il mio

amico Jonio” e “guarda con occhiazzurri” (Mediterraneo), il mare dovelavorano i pescatori, volano igabbiani, dal mare arriva il ghibli, ilmare con il suo faro ti indica unadirezione, “l’unica speme a bussolefolli”, e al mare è legato daun’empatia profonda (Calma piatta -L’ascolto delle onde); è il cielo, con lesue variazioni di luce ed il buio, conl’alternarsi il sereno e di nubi.Preferisci, però, le atmosfereumbratili, la solarità è scarsa(intervallo di luce-no). La scarsasolarità, la presenza per le atmosferecrepuscolari si coniugano bene con lamalinconia di fondo che è presentenella maggiorparte deicomponimenti.Gli uomini sonopoco presentinella sua poesia,ma sono sottintesinel suomoralismopolemico che egliesprime non inmodo diverso maattraversoimmagini dellanatura.Ho già detto chenon è facileleggere la poesia di Zucco egli sifirma con un linguaggio allusivo,spesso ermetico. Usa la parola inmodo libero e molto personale,caricandola di valori semantici nuovi,per esempio “astratto”, “pretto” ousando vocaboli in modo nuovoquali: “il mosso” delle onde, il “piego”del timone (Calma piatta), “intonano”la riva (Sul tetto della luna).È innegabile che Zucco possiede una

straordinaria capacità diversificazione e di esprimere in unapoesia ermetica e a trattiimpressionistica, quello che ha nelcuore e nella mente. G.B.D.

Benedetto Zucco

ERMETICO VIAGGIO

ilmiolibro.itpagg. 52 - euro 12,00

L’

H

Page 12: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

rancesco Brancaccio di Carpino,giovane patriota palermitano,incarcerato a diverse riprese,

negli anni 1859 e 1860,all’Ucciardone, affollato oltre che dadelinquenti politici, pure da centinaiadi liberali rivoluzionari, pubblicò nel1901, a Napoli, un libro di ricordi daltitolo “Tre mesi nella Vicaria diPalermo” che oltre ad offrire unospaccato interessante della vitacarceraria, descrive tra l’altro alcunicustodi dell’epoca: “(…) peggiorisono i quattro aguzzini, che fanno aturno il servizio di sorveglianza nelcorridoio. I loro nomi sono:Scarpinato, Campanella,Stancampiano e Marotta; i primi tresono giovani, l’ultimo è un vecchioorrido a vedersi. Per la loro ferociacostoro appartengono più alla razzaferina che all’umana. Questi quattromanigoldi fa ribrezzo a guardarli; iloro occhi iniettati di sangue, i lorodenti lerci, i loro sguardi feroci, i lorosorrisi sprezzanti, e le loro voci rauchee avvinazzate, tutto rivela in loro lalordura del corpo e dell’animo. E’ fuordi dubbio che i birri destinati alservizio delle prigioni, sono i peggioridella loro specie, né mal siapporrebbe chi asserisse che l’unicopersonaggio di modi cortesi ed affabiliin questa accozzaglia di banditi,essere il boia Piddu Tinchi, mia

conoscenza del 1859 (…)”Il Conte Carlo Ilarione Petitti diRoreto, nel “Trattato della condizioneattuale delle carceri e dei mezzi dimigliorarla” del 1840 ( oltre adescrivere le impietose condizionidelle carceri del Regno Sardo(ambienti insalubri generati dallamancanza di luce e dalla scarsaventilazione, l’angustia dei luoghi el’assenza dell’igiene degli ambienti edelle persone, la promiscuità tragiovani e anziani e l’intimità traguardiani e condannate) da cuiemerge un quadro “doloroso espaventevole”, descrive anche iguardiani di quelle carceri come“persone di aspetto minaccioso esevero, assuefatte a stare con uominidi malaffare e a conoscerel’immoralità. Debbono (salvo pocheeccezioni, che pur s’incontrano) avereil cuore chiuso a qualsiasi sentimentotemperato e compassionevole, nateed educate, come sempre furono alsospetto, alla durezza, al rigore.Quindi percorrendo le stanze vedretequesti custodi accompagnati da unferoce mastino, addestrato ascagliarsi sul primo detenuto cheosasse resistere al ricevuto comando;sentirete imporre con voce tremendaai prigionieri di stare ognuno sedutoa piè del proprio letto, onde impedireche si accostino al guardiano primach’esso abbia usato le debiteprecauzioni”.La custodia, quindi, per gestire idetenuti utilizza metodi cheoffendono l’umanità, e per far questo,“i custodi sono scelti per lo piùineducati, talvolta anche durioltremodo ed inaccessibili ad ogniidea caritativa, quando non sonobrutali”.Passano gli anni e arrivano i primigiudizi sugli Agenti di Custodia (il

Corpo delle Guardie Carcerarie,istituito con regolamento del 1873, furiformato dal Regio Decreto 6 luglio1890 n.7011 che istituì il Corpo degliAgenti di Custodia).

Nella seduta della Camera deiDeputati del 18 marzo 1904, ildeputato socialista Filippo Turati,pronunciò un drammatico attod’accusa sulla situazione reale dellecarceri, non risparmiando gli Agenti diCustodia, definiti dallo stesso“aguzzini dal dominio assoluto”, iquali, nelle carceri, sono i veri e solipadroni. Gli agenti – aguzzini, così sonodescritti dal Turati: “mal pagati e conuno stipendio di 28 lire al mese,costretti a svolgere un lavoro ingrato,

Giuseppe RomanoComandante della

C.C. di [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.201dicembre

2012

12

Agenti di Custodia nobili antenatidella Polizia PenitenziariaSeconda parte

storia del corpo

Nella foto Agente di Custodia a cavallo

Castiadas (CA),fine 1920

(inviata da Gustavo Garau)

F

Se non conosciamo le nostre origini ela nostra storia non avremo maiconsapevolezza di chi siamoveramente.Giuseppe Romano, Comandante dellaCasa Circondariale di Trapani egrande appassionato di storiapenitenziaria ha scritto per noi unabreve ricostruzione storica delleorigini del Corpo degli Agenti diCustodia che pubblichiamo apuntate.

Page 13: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

diventano i veri padroni del carcere”.Ecco il profilo dell’agente di custodiafornito dal deputato socialista “costuiintanto (non lo dico per fare delregionalismo, ma è una tristeconstatazione) è un meridionalequasi sempre, perchè è solo nelleregioni dove manca ogni industriache si può trovare chi sia disposto adassumersi questo disagiato,antipatico, odioso mestiere; è unanalfabeta o presso a poco, esoprattutto un irritato contro tutto etutti, perchè la sua vita è la vita deldetenuto (le guardie non possonouscire che due ore ogni due giorni) ecome i detenuti, egli vive in unambiente di diffidenza e di sospetto,continuamente spiato, punito,angariato, ond’è che il suo odio losfoga sul carcerato, il solo che nonpossa reagire”.Molto interessante, invece, è il ritrattodell’Agente di Custodia che offre untal Mario Dumini, detto l’Eremita, piùnoto forse per essere il figlio diAmerigo Dumini, l’assassino diGiacomo Matteotti. Questi, che nel suo percorso ha svoltouna lunga esperienza di volontariatonel carcere, rimase profondamentecolpito dalla figura del secondinocarcerario, tanto da iniziare unabattaglia contro questo “mestiere”,svolto secondo i metodi attuali.Egli inquadra l’agente nella seriedelle “persone che il religioso deveevitare: vi siete mai chiesti che razzad’uomo sia un agente di custodia? Inattesa che vi facciate l’idea,frequentandolo come facciamo noioperatori sociali, ve lo dico io. Poi mi farete sapere se sono nelgiusto. Quest’uomo è quello che segli chiedi perchè fa quel lavoroequivoco, ti risponderà: «che malec’è?».E se gli dici che un vero cristiano nonpotrebbe fare certi lavori, lui inveceche ribatterti con sincerità: «Ah, maio sono cristiano (quindi mi è lecito)»si giustifica: «chiunque farebbe comeme per una paga. Se il lavoro èonesto, che male c’è?»Avete capito il tipo? Secondo lui,basta dare ad un lavoro immorale il

timbro di “onesto”, ed ecco che essodiviene cristianamente o moralmentelecito”.Ma i giudizi sugli Agenti di Custodiarimangono gli stessi, anche durantegli anni ’60 e ’70; giudizi duri eseveri, in molti casi dispregiativi. Sono gli anni della contestazionestudentesca dove secondini, celerini ecarabinieri vengono definiti servidello Stato; ma anche delle rivoltenelle carceri fomentate in gran parteda detenuti politici che riversano unodio incontenibile nei confronti deiloro “aguzzini”: “i secondini avevanonei nostri riguardi un comportamentoduro, arrogante, derisorio; quando lichiamavamo per qualsiasi bisognofacevano finta di non capirerispondendoci in dialetto” (1)

Ma ci sono anche persone che vannoa lavorare in carcere, comel’insegnante della Casa di Reclusionedi Alessandria, professor Giacchiero, edisprezzano gli agenti: “a contattocon i detenuti non stanno deglispecializzati ma dei falliti, che sicambiano d’abito appena finito ilservizio perché hanno vergogna dellaloro divisa. Del resto basta vederequanto guadagnano le guardiecarcerarie, il titolo di studio richiesto,le zone da cui provengono (…) Fare un’analisi approfonditasull’agente di custodia non è facile.Prima di tutto perché non esistonostudi a carattere sociologico, né delresto ad altri livelli, su questoparticolare problema. Secondo perché quel poco che è statodetto in proposito (anche da sinistra)

PoliziaPenitenziarian.201dicembre2012

13storia del corposostanzialmente ricalca e avalla lostereotipo del “secondino” sadico,cattivo, che picchia e malmena ildetenuto. In terzo luogo perché l’agente dicustodia non ha una configurazioneprecisa e definibile; il suo ruolo èambiguo nella misura in cui finisceper assumerne altri tre, tutti diversitra loro: quello del poliziotto, delmilitare, dell’educatore. Ed è proprioquesta ambiguità di funzioni e dimansioni diverse, riassunte in unostesso soggetto, che complicanotevolmente la situazione.”Un altro insegnante, Piero Malvezzi,nel suo libro “Scuola in carcere”(Feltrinelli editore – Milano 1974)scritto dopo un periodo trascorso nelcarcere di San Vittore di Milano cosìdescrive gli Agenti di Custodia da luiconosciuti: “Dopo parecchi mesi dicontatti settimanali con gli agenti dicustodia, il giudizio che ho tratto èpiuttosto sconsolante in rapporto allapreparazione, alla mentalità e allivello culturale. (…) Le guardieanziane, quasi tutte graduate,ricoprono i servizi meno gravosi; sonopersone ormai da anni rotte ad unavita più passiva che attiva, dove, incerti casi, la sedia posta davanti odietro una porta di ferro o ad untavolo rimane la miglior compagnase affiancata dalla lettura di unquotidiano o di un settimanale (…) il contegno fiacco e trascurato – che fa rivivere la figura del vecchiosoldato territoriale, poggia sucomponenti umane bencomprensibili: tra l’altro sembrerebbericompensare – per un’interna leggedel contrappasso – l’ingratitudineburocratica per i modesti scatti diavanzamento che la carriera lorooffre, dopo anni di duro servizio.Anche l’atteggiamento delle giovaniguardie sembra poco entusiasta,stancamente dimesso,burocraticamente già aggredito daivari problemi amministrativi relativi aturni, indennità ecc. (…) si tratta dielementi meridionali,ventenni/venticinquenni, concircoscritti titoli di studio (5ªelementare o al massimo frequenza

Nella foto Federico Battiloro Napoli, 1946(inviata da AlessandrinoBattiloro)

Page 14: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

delle prime medie) e che quasiesclusivamente per ragionieconomiche hanno avviato “obtortocollo” questa carriera, senzaparticolari convincimenti personalicome s’addice ad ogni soldato di leva,quasi la vita non offrisse loroalternative più allettanti. (…)

Ho parlato a più riprese con alcune diqueste giovani guardie (…) mi venneda loro fatto rilevare – tra l’altro –come il motto del Corpo “VigilandoRedimere” contrastasse con la realtàdella situazione all’interno dellostabilimento: è una confessionequesta che stabilizza senza mezzitermini la realtà”. “Vigilare, dicevano, sta bene: maredimere? Chi debbo redimere? Con ilmio titolo di studio? Con qualeesperienza? Con quali criteri?, su qualibasi, chi ci ha insegnato “qualcosa”nell’affrontare i detenuti?(…) midescrivono le variazioni scherzose“all’italiana” che il motto del Corpopoteva subire e che rispecchierebberopiù o meno situazioni di fatto anchemolto incresciose che si verificano nelsilenzio delle celle ‘vigilandoreprimere’, ‘vigilando sopprimere’,‘vigilando veglio’, vegliando vigilo’;situazione penosa questa delleguardie, specie da un punto di vistaumano e sociale: origini umili,

istruzione limitata, non addestrate acompiti educativi, costrette da anni aquesto ingrato lavoro perché“costrettevi” da disagiate condizionieconomiche di famiglia, fattoquest’ultimo troppe volteamaramente evocato quasi fosseindelebile colpa o “macchia” di cui sifossero personalmente investite. Si sentono sacrificate, vittimeincomprese un po’ da tutti (ancheall’esterno dove preferisconol’anonimato mai indossando ladivisa), vittime inoltre di un sistemaingeneroso che assurdamentepretenderebbe considerarli militai,poliziotti, educatori ad un tempo:sistema che con sussiego riconosce ildisagio di questa loro attività, noncorrisponde una adeguata mercede,non permette una facile carriera, nonoffre soddisfazioni morali e contasull’arma dell’improvvisotrasferimento in carceri lontane edisagevoli per imporre la mano diferro senza, ovviamente, ammettererifiuto o contestazione. (…) Ho notato come le relazioniguardia – detenuto sono quasisempre improntate – nei due sensi –da sentimenti di sospetto e di sfiduciareciproca: come due pugili inposizione di difesa, in attesa di uncolpo basso. L’agente alle volte èpaziente, forse anche troppo. Non fa pesare eccessivamente il suogrado o la sua posizione: intervieneanche bonariamente, cercando diimmedesimarsi in alcuni problemi deldetenuto anche se a priori giàconosce o intuisce l’indifferenza concui viene accolto il suo intervento:altre volte finge di non vedere o dinon sentire e giudiziosamente noninsiste. Non mancano scambi dibattute scherzose con i detenuti piùanziani di età. (…) Ciò che mi ha colpito è come laguardia si senta a disagio quando è acontatto con detenuti dotati di unacerta cultura (…) la guardia in questicasi preferisce ignorarli, assumendouna posizione tra l’emarginato el’escluso. La sua presenza riveste cosìuna funzione puramente burocratica.(…) Alcuni allievi detenuti addirittura

Nella foto l’Appuntato

degli Agenti di Custodia Antonio

Minicozziin motociclettaBrescia, 1963

(inviata da Fabrizio

Minicozzi)

PoliziaPenitenziaria

n.202gennaio

2013

14 storia del corpoaffermano - ad esempio - che leguardie non sanno nemmeno tener lechiavi in mano tanto sonoaddormentate o drogate dallesigarette che continuano a fumare:altri ancora ridicolizzano sul fatto chemolte guardie pretendonol’appellativo di “superiore” benconoscendo che l’unica generalizzataqualifica che li contraddistingue èquella di “secondino”etimologicamente derivante dal latino“secundus” – altro che “superiore”!(…) Non conosco il clima checaratterizza gli altri Corpi di Polizia,ma quanto settimanalmente possoosservare in fatto di polemiche e didiscussioni (tra gli agenti n.d.r.) – avolte sostenute ad alta voce come segli antagonisti non disponesseroadeguatamente dell’uso dell’udito –mi ha fatto molto riflettere sulle tristicondizioni cui debbono destreggiarsimolte di queste guardie. Un piccoloelemento questo che si aggiunge adaltri più macroscopici per render piùgravosa ed ingrata la loro già ingrataopera e che induce a molte nonsuperficiali o aneddotiche riflessioni.”Il Professore Fontanesi, criminologofondatore del centro di selezione delcarcere di Roma Rebibbia,intervistato da Aldo Ricci per la suaricerca sociologica, trasposta poi nellibro “Il carcere in Italia” rincara ladose: “nel 1961 feci un’indagine, non pubblicata, molto ben fatta sugliagenti di custodia di Rebibbia.L’ipotesi trovò una conferma di quellenotevoli ...lei pensi che ildivertimento più grosso dell’agente dicustodia è quello di essereaccompagnato il sabato dalla mogliea far la spesa ...non c’è un agente dicustodia che legga un quotidiano...mi venne fuori che era un anno emezzo che un agente non avevaassistito ad uno spettacolo sportivo,se non di fronte al televisore...”...continua

(1 )“Il carcere in Italia” Inchiesta sui carcerati, i carcerieri e l’ideologia carceraria di Aldo Ricci e Giulio Salierno Edizioni Einaudi, Torino 1971.

H

Page 15: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

• Prezzo• Dimensione caselle• Filtri antispam• Pop3• IMAP• SMTP autenticato• Creazione infiniti alias• Gestione rubrica da web• Webmail• Salvataggio e-mail

su server durata illimitata• nessuna sospensioneper mancato utilizzo

• Pagamento on line carta di credito/PayPal

FREEeuro 0 / anno

50 MB

PROeuro 12 / anno

100 MB

Visita il sito www.poliziapenitenziaria.it per scoprire modalità e procedure per attivare il servizio.

mar

ioca

puti

.it

GRATIS50 MB

la posta elettronica GRATUITAofferta a tutti gli appartenenti al Corpo, in servizio e in congedo.

Richiedi il tuo indirizzo e-mail di PoliziaPenitenziaria.it:

[email protected]

Page 16: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

vevamo dedicato spazio alnuoto e ad Ilaria Bianchi adottobre.

Nel primo numero dell’anno torniamoad occuparci di lei perché la stagioned’oro della campionessa bolognese,specialista della farfalla, stacontinuando a portare risultatibrillanti e soddisfazioni a tutto ilnuoto azzurro e alle Fiamme Azzurre.

Dopo le vittorie che risalgono alperiodo di avvicinamentodell’appuntamento a cinque cerchi diLondra, il quinto posto della finaleolimpica e le varie tappe di coppa delmondo (Fina Swimming World Cup) incui ha trionfato, ritoccando il (suo)record italiano, due volte, Ilaria haaggiunto al palmares personale ancheil titolo continentale ed il campionatodel mondo in vasca corta.Il 25 novembre 2012 a Chartres hacondotto da protagonista la finale dei100 del campionato d’Europarealizzando quella che fino ad allora èstata la miglior prestazione mondiale

stagionale, facendo fermare ilcronometro a 56”40 (frazioni 26”53-29”87), spazzando via ancora unavolta i tempi che aveva stabilito aMosca prima, con 57”18 e a Berlinopoi con 56”68. Il periodo dellamaturità agonistica di Ilaria sembraormai essere arrivato dopo un passatodi gare giovanili di alto livello: laventitreenne delle Fiamme Azzurre ha

infatti conquistato il titolo iridato nel2006 ma anche l’argento nellastaffetta mista. La prima esperienza olimpica vissutaè stata quella di Pechino, ad appenadiciotto anni, mentre nella finaleraggiunta a Londra, se l’è giocata trale migliori della sua specialità. Solo tre centesimi l’hanno separatadalla gioia del doppio podiocontinentale dopo l’oro nei cento: ilbronzo nei cinquanta lo ha infatti solosfiorato.E pensare che la sua partecipazione aChartres non era affatto così scontata,che vi è arrivata all’ultimo momento

in pieno carico di allenamento in vistadei campionati del mondo di Istanbuldi quindici giorni dopo, quasi come sel’europeo fosse una gara diavvicinamento come tante. Nella prima parte della finale, lafuoriclasse della Polizia Penitenziariasi è tenuta dietro alla danese JeanetteOttesen Gray, che ha virato ai 50prima in 26”09, con 44/100 di

vantaggio sull’azzurra che però èriuscita a superarla a 25 metridall’arrivo. La danese è infine giuntaterza in 57”13. Sulla piazza d’onore la belgaKimberly Buys in 57” netti.Pochissimo tempo dopo per realizzareo gioire, il 16 dicembre, Ilaria è stataprotagonista anche in Turchia, alcampionato del mondo. Nel meraviglioso nuovo impianto“Sinam Erdem Dome”, candidato adospitare i giochi olimpici estivi del2020, l’atleta delle Fiamme Azzurreha conquistato un oro pesantissimoper lei - in quanto primo titolo

Lady OscarRedazione [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.202gennaio

2013

A

16

Nelle foto Ilaria Bianchi

Le Fiamme Azzurrediventano d’oro nel nuoto

lo sport

Page 17: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

Per il gruppo sportivo della PoliziaPenitenziaria altro successoimportante ai campionati del mondodi Istanbul è arrivato il 12 dicembre,proprio in apertura, con il prestigiosoargento di Michele Santucci nella4x100 stile libero. La squadra , composta daglistaffettisti Marco Orsi, Filippo Magnini,Luca Dotto, e appunto il nostroMichele Santucci, ha chiuso con ilcrono di 3’ 07” 07, a 67 centesimidagli Stati Uniti (Ervin, Lochte, Feigen,Grevers), e venti centesimi davantiall’Australia (D’Orsogna, Richardson,Mahoney e To). Se il quartetto italianoha dovuto cedere il passo allacorazzata americana ha però vinto lasua battaglia contro i fortissimiaustraliani, terzi, lasciando fuori dalpodio la Russia. Michele ha disputato anche leseconda frazione della 4x200 arrivatapoi quinta. Un altro risultato importante per ilgruppo sportivo della PoliziaPenitenziaria, che è arrivato nella

specialità in cui a rubare la scena nonsono le singole individualità e i solitarisuccessi, ma il collettivo, al punto chea volte i nomi singoli non sempredicono molto a chi lo sport è abituatoa seguirlo grazie ai titoli in primapagina. Michele, ventiquattro anni diCastiglion Fiorentino, oro aicampionati mondiali di Rio de Janeiro2006 sia nella 4x100 mista che nella4x100 stile, e oro anche aicampionati europei giovanili nella4x100 mista di Anversa 2007, èconosciuto per essere positivo,semplice, volenteroso e dotato di una

Nelle foto a sinistraIlaria Bianchimostra la medaglia d’oroconquistata aIstanbul

sottouna vedutaesterna e interna delnuovo impiantoturcoSinam ErdemDone

Nelle foto in alto a sinistra la staffetta 4x100stile libero cheha vinto l’argento a Istanbul composta daOrsi, Magnini,Dotto e dal nostro Michele Santucci, ritratto anche a fianco

PoliziaPenitenziarian.202gennaio2013

17lo sportcostanza di rendimento che lo rendepressochè ineludibile nellecompetizioni. Le sue prestazioni da gregariosilenzioso hanno contribuito acostruire le migliori performanceitaliane in vasca della staffettamaschile, le vittorie e i tempi piùbassi delle ultime stagioni, e l’ottimaperformance di Londra. Nel suo profilo twitter, subito dopo lavittoria di Istanbul, ha dedicato lafoto della medaglia a tutti isostenitori del dream team Italia: «Atutti voi che ci siete sempre, che ciavete tifato, grazie mille, questa è pervoi».Anche per lui i mondiali di Barcellona2013 saranno l’occasione per farbene e per continuare a sostenere leprestazioni di una squadraazzurra che hasempre piùbisogno di talentisilenziosi e menodi personaggi dacopertina.

seniores della sua intensa carriera -storico per il nuoto azzurro perchèmai nessuna donna del nuoto italianoera arrivata a vincere nelle gare invasca corta (25m anziché i 50m neiquali si disputano i Giochi Olimpici).Ad Ilaria non è bastato solo vincere econvincere. Anche in Turchia è stato di nuovorecord italiano con 56”13, grazie alquale si è tenuta dietro la cinese LiuZige, medaglia d’argento in 56”58, ela britannica Jemma Lowe, terza in56”66. Modo migliore per chiudere il2012 e la stagione internazionale nonpoteva esserci. E’ vero che una rondine non faprimavera, ma la nostra farfalla hafatto ritornare il sereno in un nuotoitaliano che negli ultimi tempi è molto

spesso offuscato da prestazioni deinazionali non all’altezza di quantorealizzato in precedenza nelle variespecialità. Ora, dopo questa stagione daincorniciare, la nostra atleta potràguardare ai campionati mondiali invasca lunga di Barcellona 2013 conmaggiore tranquillità e sicurezza.Tanto per non farsi mancare proprionulla, nella rassegna tricolore diRiccione, si è portata a casa anche idue titoli italiani nei 50m e 100m,potendo permettersi di vincerli inscioltezza, con i tempi 26”95 e58”93.

H

Page 18: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

n data 10 Dicembre 2012 èstato inaugurato il Reparto videomulti conferenze della Casa di

Reclusione di Paliano (Fr) allapresenza del Prefetto di Frosinonedott. Eugenio Soldà, del ProvveditoreRegionale del Lazio, dott.ssa Maria

[email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.202gennaio

2013

18 dalle segreterie

Ferrara

I

Paliano

Inaugurato il centromulticonferenzevideo

Claudia Di Paolo, del Cardinale diPalestrina (Rm) Domenico Sinalini,del Direttore dell’istituto, dott.ssaNadia Cersosimo, del Comandante diReparto Commissario Tullio Volpi, delComandante della Stazione deiCarabinieri, Maresciallo Giovanni Leo,del Comandante della Compagnia diAnagni, Cap. Costantino Airoldi.Hanno partecipato, inoltre, ilComandante del Comando dellaGuardia di Finanza di Anagni,rappresentanti della PoliziaMunicipale, diversi giornalisti e unnutrito numero di invitati.

nche quest'anno, in occasione della festa dellaBefana, una rappresentanza della PoliziaPenitenziaria di Ferrara si è recata presso il

Reparto di Pediatria dell'Ospedale di Cona portando doniai piccoli ricoverati. La delegazione di “poliziotti pediatrici”, coordinata daldott. Paolo Teducci, era composta dall’Ispettore Renda,dall’Assistente Capo Damiano, dall’Assistente Pellizzola,dall’Assistente Capo Bottoni, dall’Agente Tartaglione edall’Agente Gisonde. La consegna dei regali è stata

Befana 2013: un giornata da poliziotto pediatra

accompagnata dalla dolce melodia del violino suonatodall'Assistente Capo Damiano, mentre i clowndell'Associazione Vola nel cuore, si adoperavano, con leloro performance, a far sorridere i piccoli pazienti.Antonio Fabio Renda, Barbara Pellizola

A

Page 19: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

sotto:1980Scuola AllieviAA.CC. Portici (NA)foto inviata da Andrea Bisceglia

sopra:1981 Scuola Allievi AA.CC. Portici (NA)

(71° Corso) foto inviata da Giovanni Raffaele La Magra

a sinistra:1982 Casa Circondarialedi Bassano delGrappa (VI)foto inviata da Virgilio Di Iorio

PoliziaPenitenziarian.202gennaio2013

19eravamo così

a sinistra: 1978Casa CircondarialeCuneofoto inviata da Giulio Antonelli

sotto: 1975Casa di Reclusione di Pianosafoto inviata da Giovanni Carmine Merola

a lato:1994 Scuola AllieviAA.CC. Parma(134° Corso)foto inviata da Melchiorre Giglio

sotto: 1974Scuola Allievi AA.CC. Cairo Montenotte (SV)(43° Corso) foto inviata da Pietro Milazzo

Page 20: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

ex campione americano diatletica leggera, MickeyAlmon, si reca a Mosca per

la telecronaca di un meetingsportivo USA-URSS.Appena arrivato in Russia, vienecontattato da uno scienziatosovietico che gli consegna prezioseinformazioni da portare inOccidente. Purtroppo per lui sitratta, però, di una trappola perchél’uomo è un falso dissidente e ilKGB lo coglie sul fatto e dopoaverlo arrestato, interrogato edumiliato lo trattiene in carcere.

Dopo qualche mese, Almon si arrendealla congiura contro di lui e smette dinegare la sua colpevolezza, smette dichiedere l’intervento, mai ottenuto,dell’Ambasciata americana e,parlando alla TV, ammette di essereuna spia, pur di tornarsene a casa. Ma tutto ciò era proprio quello chel’URSS voleva sentir dire da lui percomunicarlo al resto del mondo e,invece di essere accompagnatoall’aeroporto, Mickey Almon vienefatto salire su un treno ed internato inun Gulag, dove dovrà scontare diecianni di reclusione.

Almon è costretto ad adattarsi al duroregime del campo di lavoro e cerca difarsi degli amici tra i quali un ebreo(David Suchet) ed un simpaticocosacco, gigantesco e di buoncarattere, già conosciuti sul treno, piùun tecnico inglese (che in realtà è unaspia).Almon ha una sola idea fissa: la fuga,soprattutto dal giorno in cui non gliarrivano più i pacchi a lui indirizzatidalla moglie Susan (che da Moscadov’era con il marito è rientrata negliStati Uniti).Addirittura Mickey apprende dai suoicompagni che le Autorità sovietichehanno dato notizia telegrafica a suamoglie che lui sarebbe morto.Per mettere in pratica il piano di fuga,Almon si fa trasferire, insiemeall’inglese e dopo aver provocato unincidente, dal reparto stranieri aquello dei russi, dove ritrova l’ebreoed il cosacco (che tutti chiamano ilvagabondo), perché quel reparto è

Nelle foto la locandina ealcune scene

del film

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.202gennaio

2013

L’

20 cinema dietro le sbarre

Regia: Roger YoungSoggetto: Raphael Shauli,Dan Gordon, Yehousha Ben PoratSceneggiatura: Dan Gordon Fotografia: Kelvin PikeMusiche: Elmer BernsteinMontaggio: John JympsonProduzione: LorimarDistribuzione: Film 2 (1985)Personaggi ed Interpreti:Mickey Almon: David Keith l’inglese: Malcolm  McDowell il vagabondo: Warren ClarkeDiczek: John McEnerySusan: Nancy Paul Bukovski: George Pravda Jay: Shane RimmerMcHenry: Bruce BoaYuri: Eugene LipinskiWisinski: Barrie HoughtonVikstrom: Alexei JawdokimovMatvei: David Suchet Vlasov: Brian Pettifer  Genere: Avventura Durata: 108 minutiOrigine: USA, 1984

Gulag 77

la scheda del film

vicino allo scalo ferroviario ed iprigionieri sono spesso adibiti alloscarico di viveri e materiali. A questo punto, Mickey Almon mettein atto, insieme ai suoi amici, unpericolosissimo piano per fuggire intreno che torna sempre vuoto e senzascorta all’altro capolinea. Il piano di fuga ha successo, anche sel’ebreo Matvei decide di restare edAlmon parte solo con l’inglese ed ilvagabondo. Dopo un migliaio di chilometricomincia la parte più difficile delpiano e i tre si lasciano cadere sullaneve in mezzo ad una sterminata eallucinante pianura.Sopraggiungono, così, la fame efatiche inenarrabili, il cosacco cade inun pendio roccioso e si frattura unagamba e, dopo essere statotrascinato sulla neve dai duecompagni, muore.I superstiti, per sopravvivere,mangeranno il suo corpo. Nonostante le terribili traversie,riescono, infine, ad arrivare allafrontiera norvegese, dove le guardiedi confine li accolgono e, finalmente,li fanno rimpatriare.H

Page 21: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202
Page 22: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

pett.le redazione,sono un assistente capo con24 anni di servizio svolti con

professionalità e senso diappartenenza al Corpo di PoliziaPenitenziaria, da svariati anni riportoun giudizio complessivo di ottimo, nonsono mai incorso in rapportidisciplinari e ho ricevuto croce almerito di servizio e croce di anzianitàdi servizio. Tuttavia, nel mese dinovembre a causa di un periodo diassenza dal lavoro per motivi di salutesono stato assente al controllo delmedico fiscale, perché mi trovavo dalmedico di famiglia per una visita. Daqualche giorno ho ricevuto lacontestazione degli addebiti da partedel funzionario istruttore, dove micontesta la violazione dell’art. 3 lettg) del d.l.vo 449/92, per essere statoassente al controllo medico fiscaledisposto a seguito di assenza permalattia. Vorrei sapere se l’assenzadal domicilio è giustificata dal fattoche mi sono recato dal medico difamiglia, poiché mi dispiacerebbemacchiare il foglio matricolare con unrapporto disciplinare.

Lettera firmata

Gentile assistente,le assenze alle visite di controlloeffettuate nelle c.d. fasce direperibilità devono essere determinatenon dall’intenzione di sottrarsi alcontrollo ma dalla presenza diimprocrastinabili giustificati motivi,nel caso in questione, dati dallanecessità di recarsi dal medico di baseper sottoporsi a visita. A tal proposito,si deve dimostrare che la visita nonpoteva avere luogo in orari diversidalle fasce di reperibilità, ad esempioperchè coincidenti con gli orari diricevimento del medico di famiglia.L’Amministrazione dispone di unampio margine di discrezionalitànell’individuazione dei motivi chepossono giustificare l’assenza daldomicilio durante le fasce orarie direperibilità, nella valutazione delgiudizio medio e della comune

esperienza che renda plausibilel’allontanamento dal domicilio. E’sostanziale che nel comportamentodel dipendente non si ravvisi motivodi convenienza od opportunità. Si riportano alcuni precedentigiurisprudenziali in materia:• la decadenza dal trattamentoeconomico di malattia e la rilevanzadisciplinare dell’assenza dal domicilioalla visita di controllo durante le fasceorarie di reperibilità non operano inpresenza di un giustificato motivo, ilquale non si identifica con lo stato dinecessità o con la forza maggiore, maricorre anche in presenza di unimpegno serio ed apprezzabileovvero di un ragionevoleimpedimento, incompatibile, perragioni di orario, con il rispettodelle fasce orarie. (Trib. Milano10/12/2004, Est. Salmeri, in Lav.nella giur. 2005, 800);• esistono casi in cui l’assenza dellavoratore malato da casa ègiustificata. La sezione Lavoro dellaCorte di Cassazione, con la sentenza4.247 del 2004, ha stabilito chel’assenza a una visita di controllodomiciliare da parte di un lavoratore“può dirsi giustificata solo dallasussistenza di un motivo moltoserio, concretantesi nella insuperabilenecessità di effettuare un determinatoadempimento in orario ricompresonella fasce orarie di reperibilità”. I giudici hanno precisato, che ènecessario che “il lavoratore provi chela sua assenza è stata determinata dasituazioni tali da comportareadempimenti non effettuabili in orediverse da quelle di reperibilità”. La Corte ha, infine, precisato che“l’onere di fornire tale prova,ovviamente, è a carico del lavoratoreil quale ne alleghi, a propriagiustificazione, la ricorrenza”;• il dipendente assente per malattianon reperibile a casa nelle fasceorarie previste non è passibile disanzione, quando l’assenza da casaè dovuta a causa di forza maggiore(sentenza Consiglio di Stato n.

3142/2002);• la clausola del contratto collettivoche, relativamente all’obbligo dellavoratore assente per malattia ditrovarsi al suo domicilio, fa salve leeventuali documentate necessità diassentarsi dal domicilio per causeinerenti alla malattia stessa, vainterpretata nel senso che l’obbligodella reperibilità viene ad esserelimitato solo allorquando quelle“ragioni” siano urgenti eimprocrastinabili e risulticomunque l’impossibilità dirispettare le fasce orarie direperibilità (Trib. Roma 15/12/00,est. Bellini, in Orient. giur. lav. 2001);• l’obbligo di reperibilità ai fini dellavisita domiciliare di controllo, nellaprevisione di cui all’art. 5, DL12/9/83 n. 463 convertito nella L.11/11/83 n. 638, resta escluso inpresenza di un giustificato motivo diesonero del lavoratore dal rispettodello stesso che prevale, pertanto,sull’interesse pubblico al controllodello stato patologico da cui èaffetto il soggetto. Il concetto digiustificato motivo richiamato dallacitata disposizione, non si identificacon lo stato di necessità o con la forzamaggiore, ma è integrato, anche inpresenza di un impegno serio eapprezzabile, da soddisfare contempestività, e incompatibile con ilrispetto delle fasce orarie (Trib. Napoli18/3/97, pres. Nobile, est. Lorito, inD&L 1997, 811;• concetto di giustificato motivo(Corte di Cassazione con sentenza del11/02/1993). Si considera giustificato motivo, unragionevole impedimento, cioè unmotivo serio ed apprezzabile cheinduca a compiere adempimenti nonrinviabili oltre le fasce orarie. Illavoratore è altresì giustificato nei casidi urgenza, intendendo per tali i casidi assenza per rilascio di certificatid’incapacità al lavoro, rilascio diprescrizioni mediche o richieste divisite specialistiche e accertamentidiagnostici, per prestazioni extraanche senza impegnativa dell’Aziendasanitaria e, infine, per situazioni cherichiedono la presenza fisica dellavoratore come ricoveri in ospedale,funerali, infortuni gravi, convocazionead opera di pubbliche autorità epartecipazione a concorsi pubblici alloscopo di evitare pesanti effetti per illavoratore stesso o per la suafamiglia.

Giovanni [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.202gennaio

2013

S

22

Risultare assenti al controllo medico fiscale

diritto e diritti

H

Page 23: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

cui attingere idee e prassi condivise,funzionali alla creazione di nuovestrutture minorili .L’idea di progetto pilota è statamutuata oggi per i percorsi formativicaratterizzati dalla metodologia diricerca/intervento, che spessorivestono anche un carattere disperimentazione locale o tematico conprospettive di implementazione sottoforma di best practices.Negli anni ’70 assistiamo ad una verarivoluzione normativa; è del 1975,infatti la Legge sull’OrdinamentoPenitenziario n. 354 che pone alcentro dell’espiazione pena iltrattamento individualizzato delcondannato. In questo periodo siavvia anche il processo di de-istituzionalizzazione del minoredetenuto. Questo ordinamento,modificato in alcune parti con ilD.P.R. 230 del 2000, è stato pensatoper gli adulti e solo in alcune parti faspecifico riferimento ai minori.Un passaggio cruciale fu il decreto616 del 1977, che prevedeva ilpassaggio delle competenze civili eamministrative relative ai minori dalMinistero della Giustizia agli Entilocali; alla Giustizia Minorile restaronoda allora esclusivamente lecompetenze penali (fatta salva tuttala materia, recente, rispetto al periodoanalizzato, della sottrazione di minorie quindi dell’istituzione presso laGiustizia Minorile di un Ufficio delleAutorità Centrali).La formazione si è sempre attrezzataper dare seguito alle trasformazioni,sia normative che sociali, anzi inalcuni momenti ha facilitato ilcambiamento, per poi sostenerlo conlo strumento formativo. Un esempio di ciò è il lavoroformativo “a tappeto” realizzato dopol’entrata in vigore del D.P.R. 448/88,la normativa fondamentale per ilsettore del processo penale minorile.L’Istituto Centrale di Formazione delPersonale, di nuova costituzione,

garantisce l’attuazione del sistemaformativo della Giustizia Minorile sututto il territorio nazionale, attraversole tre sedi formative di Roma,Castiglione delle Stiviere e Messina (rispettivamente centro, nord e sudItalia), istituite negli anni ‘60.

Tale decentramento assicura ancheuna competenza territoriale. Infine ricordiamo che nel biennio2013/2014 l’Istituto Centrale diFormazione porterà a compimento la“specializzazione nel trattamento deidetenuti minorenni”, come previstodall’accordo quadro per il personaledel Corpo di Polizia Penitenziaria delcontingente della Giustizia Minorile.

Nelle foto strutture dellaGiustizia Minorile

a cura di Ciro BorrelliCoordinatore Nazio-nale Sappe Minori per la Formazione [email protected]

PoliziaPenitenziarian.202gennaio2013

23

La Giustizia Minorile tra passato e futuro: cenni storici

giustizia minorile

n questo numero faremo unbreve salto nel tempo perricordare i passaggi fondamentali

che hanno portato alla nascita del“Settore Minorile della PoliziaPenitenziaria”.Negli anni ‘50 fu istituito un UfficioMinori presso la Direzione Generaledegli Istituti di Prevenzione e Pena delMinistero di Grazia e Giustizia e, ilprimo Direttore Generale dellaGiustizia Minorile, il consigliereRadaelli, decise di avviare unvastissimo programma di formazionedi base per il personale che sioccupava dei minori.Questo programma, dal tagliofortemente educativo, riguardò unnumero relativamente cospicuo diagenti di custodia. L’obiettivoprincipale da perseguire era laformazione del personale di custodia,in un’ottica educativa disancoratadalla matrice penitenziaria-custodiale. I primi agenti di custodia chefrequentarono questo corso diformazione vennero opportunamentedenominati “agenti-educatori”. Fu quindi lo strumento formativo,orientato pedagogicamente, checaratterizzò il lavoro del personale cheoperava nelle strutture minorilidell’epoca, quali le case dirieducazione, gli istituti diosservazione, ecc.Il riconoscimento della

specializzazione in materia minorileper gli appartenenti all’odierno Corpodella Polizia Penitenziaria affonda leradici in questa stagione.A seguito dell’attuazione di dueapposite leggi del 1962 venneroorganizzati , negli anni successivi,corsi di formazione creati per le varieprofessionalità della Giustizia Minorile,quali assistenti sociali ed educatori,figure queste ultime appositamentepensate per gli istituti di rieducazione. In seguito furono create struttureminorili (ad esempio a Tivoli - Rm)come istituti sperimentali e pilota da

I

H

Page 24: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

a legge 104/1992 chedisciplina l’assistenza,l’integrazione sociale e i diritti

delle persone portatrici di handicap èda sempre applicata tra ombre e luci.Come è noto, il riconoscimento deldiritto che la legge riconosce alparente del disabile a vedersiattribuito, ad esempio attraverso iltrasferimento, una sede tale daconsentirgli di prestare idoneaassistenza, ha incontrato crescenti eanche comprensibili difficoltà anche inconsiderazione della recente novellalegislativa e delle ripercussioni che itrasferimenti possono causarenell’ambito della organizzazione dellavoro e sulle esigenze di servizio. Infatti, per effetto della modificaapportata all’articolo 33, comma 5,Legge 104/92 dalla Legge 183/2010,entrata in vigore il 24.11.2010, ai finidella concessione del beneficioprevisto dalla citata norma, i requisitidell’attualità, della continuità e dellaesclusività dell’assistenza sembravanonon essere più necessari, in quantoespunti dal suddetto articolo 33:opzione ermeneutica accolta anchedalla Circolare n. 13/2010 delMinistero della Funzione Pubblica.Tuttavia, in prossimità dell’intervenutainnovativa modifica legislativa si èassistito a pronunciamenti delConsiglio di Stato alquanto restrittivi,in ragione sia dell’articolo 19 dellalegge 183/2010 che sancisce ilprincipio di specialità delle Forzearmate, delle Forze di polizia e delCorpo nazionale dei vigili del fuoco,sia dell’articolo 3 del D.Lgs.165/2001, che testualmente recita:“…rimangono disciplinati dairispettivi ordinamenti: i magistratiordinari, amministrativi e contabili, gliavvocati e procuratori dello Stato, ilpersonale militare e le Forze di Poliziadi Stato…”, escludendo così che ilbeneficio normativo del trasferimento

trovi applicazione per i particolaridipendenti di cui al predetto articolo. Successivamente non sono mancatipronunciamenti favorevoli da parte delConsiglio di Stato (sentenza numero7025/11 sez. III e sentenza numero6987/11 sez. III), all’applicazionedella nuova normativa in materia diassistenza ai soggetti disabili ancheagli appartenenti alle Forzedell’ordine.Tale orientamenti giurisdizionali sonostati definitivamente suggellati dallasentenza n. 04047 del 9 luglio 2012della quarta sezione del Consiglio diStato, che in precedenza avevasempre manifestato un orientamentodi segno opposto a differenza dellaterza sezione, la quale ha riconosciutocome l’intervenuta novella legislativain materia di benefici ex Legge104/92 si applichi anche al personaledelle Forze di Polizia ad ordinamentocivile, nonché ai militari con leseguenti argomentazioni.Invero, l’arresto fondato sullaparticolare tecnica legislativa che nelriconoscere la “specialità” sembraintrodurre motivi di derogaall’ordinario regime nel frattempoinnovato per gli altri dipendenti,merita di essere parzialmentericonsiderato in primis in ragione delcarattere programmatico della normache sancisce il principio di specialità. Né la norma può essere considerataquale implicita disposizione transitoriache mantiene inalterata, nei confrontidelle Forze Armate (quindi anche perle Forze di Polizia), tutta la disciplinaprevigente ( ivi compresi i beneficidella legge n. 104 del 1992) in attesadi una valutazione di adeguatezza daparte del legislatore “speciale”,poiché, a prescindere da quanto soprachiarito circa la natura palesementeprogrammatica della norma,l’ultravigenza di norme espressamentesostituite necessita di una chiara

indicazione legislativa che ne proroghitemporalmente o soggettivamentel’efficacia, in deroga al principio per ilquale la sostituzione presuppone in viagenerale una implicita abrogazionedella norma sostituita. In conclusione, ragioni testuali esistematiche inducono a considerare lanovella dell’articolo 24 applicabile atutto il personale dipendente, senzaeccezioni: sino a quando, cioè, lalegislazione attuativa richiamatadell’articolo 19 non interverrà e nondetterà disposizioni speciali ederogatorie, la disciplina comune inmateria di assistenza ai familiaridisabili potrà trovare applicazioneanche per il personale delle ForzeArmate, di Polizia ed ai Vigili delFuoco.Nondimeno, ferma restandol’applicazione della nuova normativaanche agli appartenenti alle Forze diPolizia, l’alto Consesso Amministrativo,o meglio la terza sezione, con sentenzan. 1293/2012 è intervenuta sulrequisito della esclusività“rivitalizzandolo”, anche alla luce delleesigenze datoriali, prendendoposizione, nel contempo, sullaretroattività della novella.Per quanto riguarda l’applicabilitàdella nuova disciplina alle fattispeciepregresse è stato chiarito che “lerecenti modifiche alla normativa inmateria di permessi e trasferimenti afavore di dipendenti, pubblici e privati,che intendono assistere un familiareportatore di handicap debbonoritenersi implicitamente retroattive,proprio perché finalizzate a risolvere lesvariate questioni insorte a seguitodelle diverse interpretazioni fornite alleprecedenti normative, e debbonoquindi trovare applicazione anche persituazioni ancora non definite”.In ordine al requisito della esclusività edelle esigenze di servizio è statoprecisato che è indubbio che

Luca PasqualoniSegretario

Nazionale [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.202gennaio

2013

L

24

L’assistenza da parte del Poliziotto Penitenziario al familiareportatore di gravi handicap, ai sensi della Legge 104/92Le novità della giurisprudenza edella Amministrazione sulla Legge

mondo penitenziario

Page 25: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

attualmente, proprio alla luce dellemodifiche normative intervenute esoprattutto di quelle più recenti, puòaffermarsi, sul piano generale che, perusufruire del diritto al trasferimentonella sede più vicina alla residenza delfamiliare da assistere, il dipendentedeve dare prova, con dati ed elementioggettivi, della necessità di doverprestare assistenza al familiare disabilee che nessun altro familiare sia ingrado o possa assicurare taleassistenza, fatte salve le irrinunciabiliesigenze organizzative e funzionalidell’Amministrazione. Il suddetto orientamento della giustiziaamministrativa, niente affattoconsolidato, è stato prontamenterecepito dalla Direzione Generale delPersonale e della Formazione con lalettera circolare n. 0457451 del28/12/2012 integrata da appositamodulistica, in virtù della quale perottenere il trasferimento per assistere ilfamiliare disabile, allo stato, devonoricorrere i seguenti elementi.

• Riconoscimento da parte dellacompetente Commissione dell’aziendasanitaria locale, ai sensi dell’articolo 4della legge in esame, dell’handicap insituazione di gravità dell’assistito;

• Inesistenza del ricovero a tempopieno presso strutture ospedaliere osimili della persona con handicap insituazione di gravità;• Relazione di parentale o di affinitàentro il secondo grado tra ildipendente e il portatore di handicapin situazioni di gravità ovverorelazione di parentela di terzo gradonei casi previsti dalla norma;• Inesistenza di altri parenti o affinientro il terzo grado che stiano fruendodel beneficio di cui all’articolo 33,comma 5, o abbia in corso unaprocedura per il suo riconoscimento;• Offerta della prova, mediante datied elementi oggettivi, della necessitàdi dover prestare assistenza alfamiliare disabile e che nessun altrofamiliare sia in grado o possaassicurare tale assistenza;• Gradimento del soggetto disabileall’assistenza da parte del richiedente.

Certo è che l’Amministrazione nonpotrà rigettare le istanze ditrasferimento per l’assistenza aldisabile sulla scorta di formule di stileo stereotipate che facciano magari ilverso ai pronunciamenti degli organigiurisdizionali amministrativi, dalmomento che il Consiglio di Stato sul

PoliziaPenitenziarian.202gennaio2013

25mondo penitenziariopunto, nella sentenza recepita dallalettera circolare n. 0457451 del 28dicembre 2012, ha chiaritoperentoriamente come “la PubblicaAmministrazione nel valutare leistanze proposte per l’assistenza aifamiliari è tenuta ad attuare ledisposizioni in materia in modo danon vanificare la tutela offerta dallegislatore ai soggetti portatori dihandicap e quindi, anche ai fini di nonprestarsi a eventuali abusi, aeffettuare una rigorosa, oggettiva,chiara e concreta istruttoriapredisponendo tutti gli accertamentinecessari”.Ne consegue che l’Amministrazionepenitenziaria non potrà fondare lareiezione delle istanze di trasferimentoin parola sul fatto che la sede cedenteè gravata da una consistente carenzadi personale, tanto che il trasferimentodell’unità del Corpo richiedentedeterminerebbe un intollerabiledepauperamento dell’organico, sullabase di formule apodittiche egeneriche, atteso che la carenza degliorganici, che è una costante per tuttigli Istituti di pena, non appareassurgere a motivo ostativo quando sitratti di assegnare unità del Corpo alD.A.P...H

Page 26: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

l mio amico, nonché collega,Federico qualche tempo fa miriferì che il papà nel leggere la

nostra rubrica lo invitò a riportare lastoria di un serial killer italiano chenel primo dopoguerra aveva operatoper anni nelle campagne romane,creando una psicosi collettiva per gliabitanti della zona della sabina, tantoda essere soprannominato il «mostrodi Nerola». Dopo aver letto diversi articoli sulcaso, devo ammettere, mio malgrado,che poco conoscevo di questopersonaggio reo di essersi macchiatodi un’infinità di omicidi utilizzandosempre la stessa tecnica diadescamento. Nerola è un piccolo paese abitato dapoco più di duemila persone (nel

primo dopoguerra quasi come oggi) esi trova proprio nel mezzo dellaSabina sui Monti Lucretili, lemboestremo della provincia romana. È dominato da uno splendido castello(il Castrum Nerulae, che risale al Xsecolo e dalla fine del XII è stata unadelle dimore preferite dagli Orsini).Nerola diventerà il «paese delmostro», in un connubio difficile darimuovere ancora fino a poco tempofa. Il mostro si chiamava ErnestoPicchioni ed è considerato il primoassassino seriale uomo italianodell’era moderna (visto checomunque è una donna, LeonardaCianciulli, a «vantare» laprimogenitura assoluta in azione neglianni precedenti e subito successivi

alla Seconda guerra mondiale).Tra il 1944 e il 1947, moltiviaggiatori scomparvero lungo lastrada tra Roma e Rieti, al chilometro47 della vecchia via Salaria, l’anticastrada consolare che dalla capitalepassa di lì per poi puntare verso Rieti.Picchioni era un omicida seriale benallineato al modus operandi tipico diquesti criminali, infatti le vittime chefinivano nella sua trappola eranosconosciute, casualmente entrate incontatto con il loro assassino. La tecnica utilizzata era sempre lastessa, cospargere di chiodi la stradaadiacente la propria abitazioneobbligando così i passanti in biciclettaa fermarsi per chiedere aiuto perriparare il mezzo. La vittima, del tutto ignara, giungevanella trappola preparata e il mostrodapprima la colpiva con una grossachiave inglese e poi le sottraeva labicicletta, i beni, i soldi e altri effetti divalore; oppure la invitava a sostarenell'aia della sua cascina e lauccideva a fucilate. I criminologi definiscono questaparticolare tecnica di cattura dellevittime «del ragno», in quanto il killerutilizza un espediente al fine diindurre la vittima ad entrare nel suoterritorio e qui la uccide con pochirischi. Al «mostro» vengono attribuitedue vittime identificate, due portatealla luce, ma mai identificate, per untotale di quattro persone uccise. Magli inquirenti parlano di non meno diotto omicidi, e la vox populi fa salire ilconto a non meno di sedici, ma ciònon è suffragato da alcuna prova.L'omicida operò indisturbato per circatre anni, dal 1944 al 1947, senzadestare sospetti neanche tra i parenti- anche se sarà proprio la moglie adenunciarlo -. Ernesto Picchioni si trasferisce aNerola, da un piccolo paese vicino, eoccupa un terreno, nei pressi delchilometro 47 della Salaria, in nomedella giustizia sociale professandosi

militante comunista, addiritturaricoprendo la carica di vice segretariodella locale sezione del PCI, prima diessere espulso per indegnità morale. I primi veri guai con la giustizia li haproprio per l'aggressione al legittimoproprietario del terreno che stavaoccupando abusivamente, a seguitodella quale viene condannato a seimesi di galera nel 1946,precedentemente aveva accumulatouna serie di denunce per detenzioneillegale di armi. Ma Picchioni è unsoggetto poco raccomandabile cheaveva destabilizzato la vita quotidianadegli abitanti locali tanto che icontadini confinanti gli avevanoconiato due soprannomi altisonanti:«bruttafaccia» (per la particolarità delsuo volto che probabilmente avrebbe

fatto la gioia di Cesare Lombroso) o«sparafacile», per via della suasveltezza a imbracciare il fucile. In quegli anni, alla locale stazione deiCarabinieri arrivano diversesegnalazioni di scomparse di persone,sempre nelle adiacenze della casa diPicchioni. Nel maggio del 1947, si perdono letracce di Alessandro Daddi che con lasua bicicletta «cucciolo» - unaparticolare bicicletta molto in voga inquegli anni fornita di motore - sistava recando da Roma a Contiglianoa trovare la madre. Sarà proprio la particolare bicicletta ainsospettire i carabinieri. Infatti, pocodopo la scomparsa, il Picchioni iniziaa scorrazzare per il paese a bordo

Nelle foto sopra

il castello Orsini a Nerola

in alto, con il titolo

una immaginedi Ernesto

Picchioni

a destra la cattura del

“mostro”

Pasquale SalemmeSegretario

Nazionale del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.202gennaio

2013

I

26

Il giardino degli orroricrimini e criminali

Page 27: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

della bicicletta. Il maresciallo EvaristoAcquistucci, che già da diverso temposospetta di quell'uomo, inizia apedinarlo per trovare indizi o provecontro di lui. Una domenica diottobre, il Picchioni si reca da solo almatrimonio della cugina, ilmaresciallo approfittando della suaassenza, va di proposito a casa sua econ autorità mosse delle accusedirette alla moglie Angela sullascomparsa e sulla morte dell'uomoromano, avvenuta qualche tempoprima nelle vicinanze della loroabitazione. La donna spaventata dalla fermezza edal tono deciso del militare barcollòstringendosi ai figli; uno di questi,Angelo, urlando con una voce striduladisse: «l'hanno saputo!».

«Si l'ho saputo», rispose il maresciallofingendo di conoscere già tutto. «Ciammazzerà tutti», mormorò a quelpunto la donna, e poi «ci ha detto checi avrebbe ammazzati tutti se si fossevenuto a sapere della cosa».Il maresciallo, a quel punto, presetutta la famiglia e la portò in casermadove la donna rispose a tutte ledomande dei carabinieri. Diverse sono le versioni che sitramandano circa le modalità diarresto del Picchioni, quella piùaccreditata racconta che il maresciallolo attese la sera stessa dellaconfessione della moglie, al suorientro dal matrimonio, e lo bloccòall'atto di scendere dalla corriera, inlocalità Osteria di Nerola.

Non fu facile l'arresto, perché l'uomoaveva capito tutto alla vista deimilitari: il tradimento dei famigliari ela fine delle sue gesta. Anche se cercòdi lottare in tutti i modi per sottrarsiall'arresto, alla fine fu immobilizzato erinchiuso nelle camere di sicurezzadella stazione dei Carabinieri esuccessivamente trasferito al carceredi Regina Coeli a Roma, con l'accusadi omicidio e occultamento dicadavere del commercianteAlessandro Daddi. Il cadavere della vittima riaffiorò,alcuni giorni dopo, dal terreno dipertinenza della sua abitazione aseguito, come detto, delle rivelazionidella moglie che sostenne che lepersone uccise dal marito erano moltedi più e che il loro occultamento eraavvenuto entrò le mura di casa(precisamente nell'orto-giardinoadiacente). I Carabinieri, con l'avallo dellamagistratura, iniziarono a scavarel'orto-giardino rinvenendo anche ilcorpo di Pietro Monni, un avvocatoscomparso qualche prima, di lui nonsi avevano più notizie dal 6 luglio del1944, quando svanì lungo la salariain sella alla sua bicicletta di ritornodalla visita di un suo cliente. Inoltre,vennero trovate le ossa di altri duecorpi, di cui una di corporatura piccolae l'altro che presentava ancora deibaffi nonostante la sepoltura. Nel corso del processo l’assassinoconfessò solo due assassini e nelmarzo del 1949 fu riconosciuto sanodi mente e condannato a dueergastoli. Non mancarono colpi discena nel corso del dibattimento,come ad esempio quando inveì controi giornalisti presenti - che odiava amorte per l’utilizzo del termine«mostro» che questi riportavanocontinuamente negli articoli. Per i giudici i suoi delitti avevanoscopi volgari: la rapina, al Monniaveva sottratto 700 lire, al Daddi1.500 (negli anni 40 non si trattavadi somme irrisorie). Nel 1954, inappello, la sua pena fu confermata. Nel 1964 si fece vivo di nuovo, conuna querela contro uno degli odiatigiornalisti, che rievocando i fatti loaveva chiamato ancora una volta

Nelle foto a sinistra una pagina sul delitto diAlessandroDaddide la TribunaIllustratadel 19 ottobre1947

soprala ricerca dei corpi nel terreno di Picchioni

PoliziaPenitenziarian.202gennaio2013

27crimini e criminali«mostro». Sono numerosi i raccontiche circolavano sul conto delPicchioni durante la sua permanenzanelle patrie galere. Si racconta, ad esempio, che mentreera in carcere a Porto Azzurro con lascusa di volere la confessione, legòun frate e si travesti con il saio diquesti per evadere e andare aduccidere la moglie ma gli alloraAgenti di Custodia lo riconobbero e lofermarono. Così come si narra di unpiù eclatante tentativo di aggressionenei confronti del pontefice Pio XII invisita pastorale a Regina Coeli:motivo, quest’ultimo, del suotrasferimento al penitenziario di PortoAzzurro, sull’Isola d’Elba.Morì d’infarto, 8 maggio 1967, inuna cella di Rebibbia, dove era statotrasferito dal carcere di Porto Azzurroper sottoporsi ad una protesidentaria. Aveva appena compiuto 61anni. Dopo il suo arresto, la casa del«mostro» fu abbandonata e lafamiglia inviata alla Casa delle

Calasanziane Suore di Roma, per ibambini orfani e dei dannati. Un cronista dell’epoca, che la visitò,la trovò completamente vuota esudicia di escrementi, e aggiunse:«Le pareti bianche sono coperte digrandi iscrizioni, in cui il sentimentopopolare si è sfogato....Parole di odioimplacabile, propositi di vendetta,rimpianti, perché il mostro è sfuggitoal linciaggio». Qualche iscrizione eraperfino firmata. La casa del mostro,negli anni successivi, è stata meta dicuriosi dell’orrore impegnati nel lorotour morbosamente voyeuristico, inanticipo di oltre mezzo secolo rispettoa quello che è avvenuto ad Avetranadopo l’omicidio di Sarah Scazzi. Alla prossima... H

Nella foto a sinistra una delle ultime immagini di Ernesto Picchioniprima della sua morte, avvenuta nel 1967

Page 28: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

Ai dormitori ed uffici, si aggregano indiverso livello l’apiario, il porcile, unacappelletta adibita a fienile, l’Ufficiodell’Agronomo ed altre piccolecostruzioni. Su di uno sperone più in alto, cui sigiunge per un’altra strada a tornanti,la stalla per equini con una vasta aiacircolare, piccoli magazzini e unaconcimaia. Questa diramazionecomprende una vasta zona costituitadalla valle omonima e da quellaprossima detta “della stalla”. Vaste e belle piazzole coltivate a vitio a cereali sono negli immediatipressi dei fabbricati.

40 miglia marine da Livornoverso ovest incontriamoCapraia, una delle isole

dell’arcipelago toscano. Di origine vulcanica, l’isola èfortemente accidentata e dirupata, diforma ellittica allungata per 8 kmmentre la massima larghezza è di 4km. Numerosi rilievi svettano in moltedirezioni separati da brevi vallatescoscesi. Tutto intorno le coste sono apicco sul mare. L’altitudine media deirilievi è di 150/300 metri. La cima più alta è Monte Castello cheraggiunge circa 450 metri.

L’abitato di Capraia sorge sopraun’altura (65 m.) a est del porto. Il centro abitato raggiunge con unacomoda strada provinciale checosteggia il monte per circa 1 km. Il paese già popolato è ora in stato diprogressiva deurbanizzazione. Da tempo, infatti, si sta verificando uncostante progressivo spopolamento.Man mano gli abitanti, attirati dallavita meno difficile del continente,stanno abbandonato i loro ortiaggrappati al monte, bisognosi dicontinuo e poco remunerativo lavoro,allontanandosi dall’isola. Le strade pressoché deserte sonofiancheggiate da casette, la maggiorparte delle quali, in assenza deiproprietari, sta cadendo lentamente inrovina. La popolazione locale,escludendo le famiglie degli agenti edel personale amministrativo, nonsupera le 50 anime. Fu nel 1873 che il Comune diCapraia cedette al Ministero degliInterni (Direzione Generale Carceri)

una parte dei propri terreni perchévenisse fondata una colonia penale. Il territorio ceduto (poco meno di 1/3dell’isola) ricopre una superficie di552 ettari ed occupa la parte piùsettentrionale dell’isola. Moltoirregolare e di forma triangolarel’appezzamento ceduto eraaspramente montuoso. Se altrove sirinviene qualche zona pianeggiante equalche vallata, qui si trova inprevalenza nuda roccia, degradantesulle vallate al cui fondo scorre inbrevi ruscelli l’acqua piovana. Verso nord est dall’altezza di 447 m.del M. Castello si giunge rapidamenteal mare che segna il confine. A sud un muro a secco a metà delmonte segna il limite della Colonia ela divide dai terreni comunali eprivati. La Colonia possiede, oltrequella Centrale, quattro diramazioni.Il corpo Centrale, situato, come si èdetto, in paese risiede in un anticoconvento ed ha annessa la Chiesa aduso degli internati. Altri locali (scuola,magazzini, scuderia, ecc.) sono statiaggregati man mano al vecchioedificio. A poca distanza, isolata econfortevole è la villetta alloggio delDirettore con 6 stanze ed annessi.Altra costruzione aggregata allaCentrale è la torre, bene demaniale,vestigia di epoche passate (XVsecolo), adibita a spaccio viveri. Le quattro Diramazioni: l’Aghiale,l’Ovile, Portovecchio e la Mortola sonoinvece in montagna collegate allaCentrale da comunicazione telefonica.Per andare al tenimento bisognaridiscendere al Porto, donde parte, indirezione nord ovest, la strada che viconduce. Scavata a mezza costa tra lerocce del monte s’inerpica a tornantiper un buon chilometro prima diraggiungere la Colonia, un arco sullavia sta a segnarne l’ingresso. Ancora4-500 metri e la strada, attraversato,su di un piccolo ponte, il torrente chescorre nella vallata, raggiunge ladiramazione Aghiale. È questa lamaggiore tra le diramazioni, ricca dinumerosi piccoli fabbricati.

Nelle foto alcuni scorci

dell’isola e deiresti del

vecchio peni-tenziario

Aldo Di GiacomoConsigliere Nazionale

del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.202gennaio

2013

A

28

Le carceri dell’arcipelagotoscano: Capraia

penitenziari storici

Page 29: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

Piazzole di ogni tipo, poi, salgono sudei monti fino a notevole altezza,coltivate per lo più a vigneto.Moltissime su in alto sono quasiimpraticabili. Senza sentieri vi sigiunge (quando non piove)inerpicandosi per i canaloni scavatidalle acque correnti. Questo naturalmente provoca graviproblemi per i trasporti in basso delprodotto e in alto di concimi eanticrittogamici, trasporto chenecessariamente va fatto a spalla edin misura ridotta data l’angustia e ladifficoltà del cammino. A tale disagio è dovutoprincipalmente il fatto che le piazzolepiù elevate sono state un po’ allavolta abbandonate dalla coltivazione.All’Aghiale ci sono posti per 90detenuti. Salendo ancora per la strada, cheunisce tra loro tutte le diramazioni,troviamo la diramazione Ovile ove cisono posti per 57 detenuti. Qui esistono piccoli locali ad usouffici, il dormitorio, una vastavaccheria capace di una quarantina dicapi, nonché l’ovile per il gregge dellaColonia. A mezza valle il caseificio,piccolo locale dove si giunge per unviottolo che scende serpeggiante.Poco più giù, verso est, la diramazionePortovecchio col pollaio, la cantina egli uffici. Buona e produttiva aPortovecchio la coltivazione di uva datavola su una decina di buonepiazzole prossime alla strada. Più anord l’ultima diramazione è laMortola. Tutte le diramazioni, a causadi lavori di captazione di piccolesorgenti sgorganti qua e là dal monte,sono state provviste di acqua per ibisogni sia umani che del bestiame. Iterreni non possono, data la lorodistribuzione sparsa, essere attribuiticon precisione alle singolediramazioni. Grosso modo possonoassegnarsi all’Aghiale le zone giàdette, a Portovecchio la vallettaomonima, all’Ovile il cosiddettovallone con belle piazzole coltivate avigneti; alla Mortola la valle dellostesso nome, con piazzole sparseadibite a colture erbacee. Date lecondizioni pressoché simili di tutto ilterritorio, risulta più semplice parlaredella Colonia, anziché perdiramazioni, in ordine alle diversecoltivazioni. Il carcere ha chiuso definitivamente agiugno del 1986.

PoliziaPenitenziarian.202gennaio2013

29un addio...

H

In ricordo del nostro amico Peppe Manniello

on è semplice parlare di unapersona che non c’è più, speciequando il cinico destino ha

voluto che troppo presto lasciasse lavita terrena. Ed è ancor più difficilefarlo quando si parla di un amico,perché si viene travolti da unatempesta di emozioni e sentimenti perle varie situazioni vissute insieme cheacuiscono la malinconia per la suascomparsa. Peppe Manniello era un amico, primaancora che un collega della PoliziaPenitenziaria e del Sindacato. Era una persona perbene, che credevanei valori della solidarietà, dell’onestae dell’amicizia e che per questo erabenvoluto dai suoi colleghi. Purtroppo, nei suoi ultimi mesi di vita,molto l’hanno fatto soffrire le miserieumane di qualcuno che non gli volevabene, emerse nei giorni successivi alsuo prematuro ma necessariopensionamento, qualcuno che hacercato di impedirgli di svolgereattività sindacale. A costoro va tutto il nostro totaledisprezzo.Per gli esseri umani la morte significaabbandono e distacco e questo provocadolore per non poter più riconoscere,rivedere e parlare con la persona cara.Per gli esseri umani è difficile accettareche la morte sia la fine di un viaggiointrapreso tempo prima e che riporta acasa, nella dimensione dalla quale siproviene.Di fronte a una perdita chi rimane invita ha la morte nel cuore, prova ungrande dolore come se ogni senso

fisico, ogni pensiero, ogni emozione fosseromutilati, spezzati,sradicati dalla loronaturale visione.L’uomo di fronte allamorte soffre terribilmenteperché non riesce a comprendere chequalcosa del corpo che ci haabbandonato, vive nell’eternità.L’uomo non crede di essere immortalee non concepisce l’immortalitànemmeno come ipotesi. Secondo alcune discipline orientali,invece, si dovrebbe accogliere lamorte con gioia, perché morire è unodei più grandi eventi della vita. Per talune filosofie orientali, nella vitaesistono solo tre grandi eventi: lanascita, l’amore e la morte.E mentre la nascita e la morte sonoinevitabili, l’amore è un fattoeccezionale perché accade solo apochissime persone e non è possibileprevederlo.Le persone meschine che hannoapprofittato della malattia diGiuseppe per creargli problemi, sonoesseri umani che non sanno che cosasia l’amore.E non sanno neppure che cosa sial’onore.Noi, adesso, vorremo ricordare PeppeManniello, che già ci manca, conquesta “favola orientale” che raccontala perdita di qualcuno che si ama inchiave ottimista e amorevole .

Con amoreGianni de Blasis e Roberto Martinelli

Vi erano due innamorati che vivevano felici nel loro villaggio, ma un giorno unodi essi improvvisamente morì. Colui che rimase si disperò perché non sapevacome ritrovare l’amore perduto. E un giorno fece un sogno e sognò di essere inun prato verde in una giornata bellissima e di avere di fronte il suo amore. Sentì una grande emozione, pianse e lo spirito che gli stava di fronte gli disse:“… non devi piangere per la mia morte perché se mi hai amato, per te io vivròper sempre. Se sulla terra e nell’universo mi hai veramente amato il mio corpopotrà scomparire, ma io non potrò mai morire perché vivrò nel tuo amore.Potrai cercarmi in ogni pietra, in ogni fiore, in ogni sguardo e in tutte le stelledell’universo. Il mio corpo scomparirà, ma questo non deve crearti alcunadisarmonia perché ricorda che se la scomparsa del corpo creasse in te qualchedifferenza, tutto ciò dimostrerebbe che ciò che è nato fra noi sulla terra non èamore. L’amore è qualcosa al di là del corpo perché esso rimane nel tempo enell’ eternità.”Il sogno finì e l’uomo si risvegliò nel suo letto mentre sentiva da lontano la vocedell’amata che gli risuonava dentro e allora capì che è inutile soffrire per unamorte, ma ciò che importa è capire che anche prima di conoscere l’amorel’anima prova sentimenti, gioie e dolori che portano al di là del tempo e dellospazio.

N

Page 30: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

enti anni di pubblicazionihanno conferito al mensilePolizia Penitenziaria - Società

Giustizia & Sicurezza la dignità diqualificata fonte storica, oltre quelladi autorevole voce di opinione. La consapevolezza di aver acquisitoquesto ruolo ci ha convintodell’opportunità di introdurre unarubrica - Cosa Scrivevamo - checontenga una copia anastatica di un articolo di particolare interessestorico pubblicato tanti anni piùaddietro. A corredo dell’articolo abbiamoritenuto di riprodurre la copertina,l’indice e la vignetta del numerooriginale della Rivista nel quale fupubblicato.

negli incontri casalinghi dell'Astrea etutti i presenti erano consapevoli chequello che si stava vivendo rimarrànegli annali storici di questa Società.Dell'importanza dell'evento eraconsapevole anche il Ministro Flick,arrivato sul finire della partita asostenere la squadra ed a godersi lapremiazione.Non hanno potuto, però, fare a menodi assistere a questo grande eventosoprattutto gli ex calciatori dell'Astreaaccorsi in massa ad incitare i ragazzi.

Di ciò sono rimasto particolarmentecolpito, naturalmente in manierapositiva, perchè conferma che I'Astreaha un fascino particolare che le altresquadre non hanno: chi ha indossatoquesta gloriosa maglia rimaneeternamente innamorato dei coloribiancocelesti che neanche il tempopotrà sbiadire. Sulla tribuna c'eranocinquant'anni di storia dell'Astrea equando il capitano Davì ha alzato laCoppa al cielo, quel trofeo harappresento anche un giustoriconoscimento verso coloro chedurante questi dieci lustri hannodifeso questa maglia ma non avevanoavuto la gioia di raggiungeretraguardi così prestigiosi. Sebbene neidue incontri si è evidenziato tra le duecompagini un certo divario tecnico(I'Albinese primeggia nel suo gironen.d.r.), la conquista della Coppa non èstata cosa facile, specialmente neiprimi minuti del secondo tempo della

Nella foto la copertina e

la vignettadel numero di

aprie1997

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.202gennaio

2013

V30

Astrea, Regina di Coppadi Alfonso Morrone

ercoledì 26 marzo 1997,data storica per I'A.S.Astrea: battendo I'Albinese

per 3 a 1 a Casal del Marmo, nelmatch di ritorno (andata 1-0 per iragazzi di Agostinelli) larappresentativa della PoliziaPenitenziaria si è aggiudicata laCoppa Italia riservata alle formazioniche disputano il CampionatoNazionale Dilettanti.Ora si attendono coloro che, vincendola Coppa Italia tra le squadre che

partecipano ai campionati diEccellenza e Promozione delle varieRegioni, dovranno affrontare proprioI'Astrea per l'aggiudicazione dellaCoppa Italia Dilettanti nella doppiagara prevista per l' 1 e 15 giugno.Ma torniamo al trionfo di Casal delMarmo.Lo stadio, per l'occasione, era gremitoin ogni ordine di posto (più di 2.500spettatori) e l'ingresso dei giocatori in

campo è stato salutato dauna suggestivacoreografia fatta dicoriandoli,cartoncini bianchi ecelesti e fumogenirossi che hannoimpedito la visioneagli spettatori peruna decina di minuti.Insomma,un'accoglienza cosìnon si era mai vista

M

come scrivevamo

Page 31: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

Nelle fotonell’altra pagina la formazione tipo dell’Astrea

a fiancole tribune dellostadio di Casaldel Marmogremite dspettatori

sottol’ingresso deigiocatori incampo

nel riquadrol’organigrammadell’Astreadella stagione1996/1997

PoliziaPenitenziarian.202gennaio2013

31

gara di ritorno, quando i bergamaschihanno pareggiato il gol di Cordelli. Unaltro gol dell'Albinese e la Coppapassava a loro. Invece con una calmada grande squadra i colleghi hannofatto proprio risultato e Coppa Italia.Questo successo ha ulteriormenteconfermato, semmai ce ne fossebisogno, che I'Astrea è ormai unabella realtà nel panorama calcisticoitaliano e che, inoltre, rappresenta unprezioso strumento di propaganda perl'immagine del Corpo di PoliziaPenitenziaria. Oltretutto, non era facilearrivare a questo traguardo dopo laretrocessione dalla C/2. Ebbene,cambiando le carte in tavola conl'avvento di nuovi dirigenti, di untecnico preparato e soprattutto con lapresenza in rosa di giovani di talentoe di giocatori d'esperienza, la Societàdi Largo Luigi Daga ha saputo risalirela china e ora, aggiudicatasi la CoppaItalia, è lì a contendersi con la NuovaJesi il primato in Campionato chepotrebbe riportarci in serie C/2, tra iprofessionisti.Avendo elogiato, giustamente, tutti icomponenti della squadra, vasottolineata anche la grande abilitàdei dirigenti e del tecnico AndreaAgostinelli nell'aver pescato giovanivalidissimi che hannoportato quel giusto e opportunoricambio a una squadra ormai saturadi successi come è da considerare lapermanenza per sei anni in serie C/2,Tutto questo è ancor più apprezzatose s'aggiunge che la Rappresentativadella Polizia Penitenziaria è unascomoda presenza nel Palazzo delPallone: essa non vive di alchimiecome le altre e ormai è palese, perLega e Federazione I'Astrea tra iprofessionisti del calcio significasoltanto togliere venti giocatoriprofessionisti alla C/2 e nientepiù. l fattacci di Altamura (rigoreconcesso contro I'Astrea nell'ultimagiornata al 105° minutocondannandola ai Play-Out) ed ilmancato ripescaggio in C/2 dovesicuramente avevamo precedenza sututti, sono episodi che la dicono lungasull'indirizzo politico dei due organicalcistici e se a questo aggiungiamo iltotale disinteresse della carta

stampata verso la nostra squadra ilcocktail è servito.Un esempio su tutti. Il Corriere delloSport - Stadio non ha ritenutoopportuno dedicare alla conquista

della Coppa Italia almeno il titolocentrale nella pagina regionale. Ilquotidiano sportivo ha liquidato lapratica con due piccolissime colonnedi articolo dove, peraltro, ilgiornalista, tal FrancescoBrunetti, ha definito i componentidell'Astrea come "guardie carcerarie"ignorando che dal lontano15 dicembre 1990 è stato istituito ilCorpo di Polizia Penitenziariaabbandonando la vecchiadenominazione di Agenti di Custodiaavuta per circa cinquant'anni.Malgrado tutto I'Astrea vince ed inquesto contesto c'è più gusto.L'interesse ora è puntato sulla vittoriafinale in campionato che, aggiuntoalla già conquistata Coppa Italia ed aquella probabiledi giugno, potrebbe darci la possibilitàdi centrare il Grande Slam e nobilitarecosì sempre più il blasone.

Quindi tutti pronti per preparare unanuova coreografia che saluterà iltempestivo ritorno dell'Astrea tra iprofessionisti. Forza ragazzi!

come scrivevamo

AS ASTREA (1996/1997)Presidente: Cons. Giuseppe FalconeVice Presidente: Dott. Giuseppe SuraciDirigenti: Marcello Tolu, Felice PietrangeliAllenatore: Andrea AgostinelliAllenatore in seconda: Roberto GasparriPreparatore atletico: Federico SantucciMassaggiatore: Marco OttaviGiocatori: Massimo Assogna, Damiano Buffa,Roberto Capozzi, Fabrizio Carli, Henri Carnesecchi, Giuseppe Centrone, Deni Crepaldi, Alessandro Cordelli, Santi Maurizio Dalia, Antonino Davì,Massimiliano Di Luca, Alessio Ferri, Fabio Gallo,Rodolfo Gentilini, Francesco Giordani, MarcoGreco, Orlando Legnani, Antonio Leotta, Manolo Liberati, Massimo Milana, Angelo Mattei, Giancarlo Pantano, Giovanni Paris, Giuseppe Pelliccia, Tullio Polidori, Fabrizio Salvatore, Pietro Santinelli, Michele Venanzi, Mauro Venturi

H

Page 32: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

a prima ed unica guidagenerale completa della Cittàdel Vaticano realizzata dalla

costituzione delloStato del Vaticanocontemporaneo nel1929. In accordo esotto la responsabilitàdelle varie istituzionivaticane (ReverendaFabbrica di SanPietro, BibliotecaApostolica, Archiviosegreto, MuseiVaticani) sono stateredatte le parti diquesta guida. Ognisettore, monumento erealtà museale èpresentato con unaparte storica, cheprecede la descrizioneo visita. Ogni testo èfirmato da un singolostudioso e la guida siavvale di espertiindiscussi sia nellastesura dei testi chenell’esposizione dellavoro. La guida sirivolge perciò a tutti:turisti, pellegrini,studiosi. La guidariguarda postivisitabili e nonvisitabili della Cittàdel Vaticano così comeposti cui si puòaccedere seguendodeterminateprocedure. Tutti gliaccessi sono spiegatinella parte finale. Sitratta infine di unapubblicazione di

rilevanza storico culturale dello statoche possiede, in meno di unchilometro quadrato, la massimaconcentrazione artistica del mondo.

La guida è stata realizzata per lacollaborazione di tre realtà editoriali,due vaticane ed una italiana. Ciriferiamo alla Libreria EditriceVaticana, alle Edizioni dei MuseiVaticani e alla Editoriale Jaca Book diMilano.

l legame sociale e affettivo piúnobile, l’amicizia, in un libro chene rivela la forza consolatoria e

al tempo stesso rivoluzionaria, inun’epoca segnata dalla crisi e dallabanalizzazione dei sentimenti. Col tono sobrio ma appassionato disempre, Paolo Crepet indagal’amicizia, sentimento «piú dogmaticodell’amore», che non conoscesfumature di comodo, per ridarledignità. Si interroga sulle amicizie maschili efemminili, sul loro rapporto conl’amore e con il sesso, con il dolore econ la morte, con la fedeltà e iltradimento. E ancora sull’amicizia tra genitori efigli e sul senso che essa ha all’epocadei social network. Rivelandoci il potere che rivestononella nostra vita le relazioni che nongiudicano e non ricattano, machiedono complicità e gratuità. E lasciandoci nella mente alcuniritratti indimenticabili, che conleggerezza e ironia trattengonoqualcosa del passato, e ci fannointuire che nell’amicizia il tempo nonè mai perduto.

distanza di oltre tre decenni,l’eccidio di via Acca Larentianon ha colpevoli.

Restano ignoti gli assassini di FrancoBigonzetti e Francesco Ciavatta. Così come per la giustizia italiana nonha un volto il responsabiledell’omicidio di Stefano Recchioni,avvenuto poche ore dopo l’attentato.Questo libro rappresenta un tentativodi saldare il debito di verità che ogniuomo libero ha contratto la sera del 7gennaio ’78. L’inizio somiglia quasi aun racconto. Viene ricostruita neldettaglio l’ultima giornata dellevittime e di quanti sono sopravvissutiall’attentato. Emergono sullo sfondo imille incroci del destino che hannoaccompagnato i tre ragazzi del Frontedella Gioventù, organizzazionegiovanile dell’allora Msi,all’appuntamento con la morte. La tragedia di Acca Larentia comincianei primi giorni del ’78 ed è avvoltanel clima avvelenato degli anni dipiombo. L’attesa del compromessostorico pare non essere neppureturbata dall’opera di macelleriaumana consumata al Tuscolano. Magli spari di quella serata, rimasti sordiagli orecchi della classe politicaitaliana, riesploderanno con maggiorfragore solo due mesi più tardi. Il 16 marzo ’78, con l’agguatobrigatista di via Fani, la storia italianadevia improvvisamente il suo corso. Illibro, a un certo punto, sembra quasicambiare pelle. Si trasforma inun’inchiesta che parte dallo studiodella sigla usata per la rivendicazione.Chi sono i Nuclei Armati per ilContropotere Territoriale? L’ennesimogruppetto di terrorismo diffuso sorto esciolto in poche settimane? Oppuredietro i NACT agisce una struttura benpiù articolata che compie attentati aRoma, contro i giovani di destra, sindall’inizio degli anni settanta? Dalle ricerche effettuate negli archivistorici del Tribunale di Roma sonoemerse verità clamorose. Molte cosenon ci sono state mai dettesull’eccidio di via Acca Larentia.Troppe. A partire dal percorsocompiuto dalla famigerata Skorpion,la pistola mitragliatrice usatanell’attentato e poi scomparsa nel

a cura di Erremme

[email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.202gennaio

2013

L

32 le recensioni

AA.VV.

GUIDA GENERALE ALLACITTA’ DEL VATICANOJaka Book Edizionipagg. 482 - euro 35,00

Paolo Crepet

ELOGIO DELL’AMICIZIA

EINAUDI Edizionipagg. 144 - euro 15,50

Valerio Cutonilli e Luca Valentinotti

ACCA LARENTIA,quello che non è statomai detto

TRECENTO Edizionipagg. 200 - euro 15,00

A

I

Page 33: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

spalle una lunga carriera in Polizia,viene arrestato a Palermo conl’accusa di concorso esterno inassociazione mafiosa. Al termine di una complessa vicendagiudiziaria sarà condannato ascontare dieci anni di reclusione. Da allora Contrada non ha maismesso di proclamare la suainnocenza portando avanti unatenace battaglia. Nato dall’incontro con la giornalistaLetizia Leviti, questolibro raccoglie ilracconto dei fatti, iricordi, leconsiderazioni, leprevisioni di un uomoche nell’arco della vitaha conosciuto la mafiae i mafiosi, la politica ei politici, lamagistratura e imagistrati. E haconosciuto il carcere.Ripercorrendo decennidi storia d’Italia - dalsuo arrivo a Palermonel 1962 a oggi -Contrada affronta tuttii risvolti, anche i piùoscuri, della sua storia:le accuse dei pentiti, irapporti con Falcone eBorsellino, il suopresuntocoinvolgimento nellastrage di via d’Amelio,la trattativa stato-mafia. A completare il quadro,un documento inedito:un’informativa sullasituazione della mafiaa Palermo e provinciache Contrada stilò nel1982 all’indomanidell’omicidio La Torre,in cui per primo facevariferimentoall’esistenza dellacosiddetta «zonagrigia».Risultato di un profondo travagliomorale, il libro si compone di tanterisposte, ma genera altrettanteinquietanti domande.

nulla per molti anni. Ma non solo.Dalle informative che la Questura diRoma inviò all’epoca all’UfficioIstruzione si apprende l’esistenza diuna pista sconosciuta all’opinionepubblica. Una pista che poi troveràconferma nelle deposizioni rese inaltri processi da alcuni protagonistidel terrorismo rosso. Dichiarazioniesplicite che compongono un mosaicopiuttosto nitido. Solo che nessuno,fino ad oggi, ce l’ha voluto far vedere.

n’amicizia nata grazieall’amore per la musica.Quando il cielo era sempre

più blu, racconta l’intesa tra il giovanecritico musicale Enrico Gregori e RinoGaetano. L’incontro tra il giornalista el’artista si trasforma canzone dopocanzone, anno dopo anno, in stima eaffiatamento reciproco. Da Ingresso Libero alla tragica morte,passando per il grande successoottenuto con il terzo posto al Festivaldi Sanremo, il libro ricostruisce ilpercorso musicale di Rino Gaetano erestituisce al lettore un ritratto ineditodell’artista. Nonostante le fragilità, l’autoreracconta di un Rino Gaetano che condisincanto, ironia e nonsenseinterpreta la contemporaneità,anticipa i tempi, raccoglie passato,presente e futuro in testi folli estraordinari. Dal seminterrato di Via Nomentana, al bar del Barone a Montesacro, finoalla fabbrica occupata, conosciamo iluoghi, le abitudini, i volti che hannorappresentato la quotidianità nellavita del grande artista calabrese. Le amarezze, le incertezze, leabitudini, le gioie, gli umori, l’umiltà,la poesia di Rino Gaetano in una testoche diverte, affascina, racconta.

uesto libro è “l’altra faccia”della medaglia radicale. C’è chi dice che Pannella non

conta nulla e che Radio Radicaleesiste per farlo divertire... Altri vorrebbero Presidente dellaRepubblica Emma Bonino, la qualesostiene che il cristianesimo haesaurito la sua carica vitale, storica. Il progetto pro-Bonino è di un vastoschieramento, che corrisponde ad una cultura che affonda le sueradici nel ’68. Mentre i radicali demoliscono iprincipii del diritto naturale, Governidi destra e sinistra e il fior fiore deiparlamentari cattolici, consentono chela loro radio riceva decine di milioni dieuro l’anno, più gli importi della leggesull’editoria, più le quote difinanziamento pubblico per la lorolista, più il danaro provenientedall’accordo elettorale con il PD, piùle pensioni dei loro ex deputati.Incassano denaro pubblico e sono ipiù candidi di tutti. Gli altri? Tutti ladri, che si spartiscono ilbottino. Pannella, la Bonino e il potere. Una vicenda equivoca e ambigua.Raccontata da chi ha lavorato conloro per vent’anni.

la vigilia di Natale del 1992quando Bruno Contrada,dirigente del Sisde con alle

PoliziaPenitenziarian.200novembre2012

33le recensioni

Danilo Quinto

DA SERVO DI PANNELLA A FIGLIO LIBERO DI DIOFEDE E CULTURA Edizionipagg. 208 - euro 18,00

Enrico Gregori

QUANDO IL CIELO ERA SEMPRE PIU’ BLU.Rino Gaetano raccontato da un amico

HISTORICA Edizionipagg. 182 - euro 14,00

U

Q

H

Bruno Contrada con Letizia Leviti

LA MIA PRIGIONE. Storia vera di un poliziotto a PalermoMARSILIO Edizionipagg. 272 - euro 16,50

è

Page 34: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202

di Mario Caputi eGiovanni Battista

de Blasis© 1992-2013

inviate le vostre lettere a [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.202gennaio

2013

34 l’ultima pagina

il mondo dell’appuntato Caputo il nodo...

ono un ragazzotto con 30 anni di servizio, e spesso miguardo indietro a vedere quello che ero, e quello cheeravamo. Penso poi al ragazzo 19enne che andò a fare

l’ausiliario e rimase abbagliato, tra le tante cose, anche dallapossibilità di andare in pensione con 19 anni di servizio, (i ragionieri all’epoca - nel 1983 - andavano in pensione con14 anni 6 mesi) e giustamente pensò: sarei un pazzo adandarmene da qui. Ricordo i mitici Principi del carcere, chierano??? ma gli appuntatoni con quei grandi gradi rossi cheincutevano rispetto a noi giovani, ma anche ai detenuti, purea quelli più arrabbiati. Ricordo perfettamente che in sezionenoi giovani andavamo prima di arrivare, (vi ricordate carivecchi???) «queste sono le chiavi sono 52, ciao» e turimanevi li solo senza sapere cosa fare, in soggezione davantiai reclusi, che ti guardavano e sorridevano, forse pensando,ecco un altro pulcino. E ad onor del vero c’era il turn over,quello vero, 3 4 5 anni in sezione prima di poter aspirare adun posticino migliore, e come diceva il ComandanteMaresciallo: il treno passa una sola volta! Che nella maggiorparte dei casi era un cancello, la rotonda, o magari il repartoinfermeria un po’ più piccolo e con meno detenuti, rispettoalle sezioni normali.Ora guardo in istituto e magicamente in molti casi, non intutti, ma in molti, vedo dei giovanotti magari in ufficio (conticorrenti, sopravvitto, domandine N.T.P.) e chi più ne ha più nemetta. Lo so, voi direte: e no ci sono gli interpelli, e non si scappa,tutto è chiaro, ma a parte gli anni e i titoli, vogliamosorvolare sul colloquio orale fatto con i Dirigenti, lascio

immaginare. Penso, sarà anche colpa nostra, magari ci siamofermati alla 3ª media, loro sono più intelligenti, più preparati,ma credetemi spesso non è così, sono semplicemente personeche sono state segnalate da quello e questo, e che quandodevono dare un cambio all’interno delle sezioni chenotoriamente come noi che le frequentiamo tutti i giornisappiamo che PUZZANO, quindi per scamparla fanno il girocominciando dal Sovrintendente, Ispettore, Commissario, e seci fosse bisogno facendo chiamare dalla Matone. Mi rattristavedere quegli assistente ancora dignitosamente in sezione,magari un pochino curvi, con gli occhialoni per leggere letabelle, e che finiranno la loro carriera li, e non comepensavano anni prima, ossia come i loro padri i Principi, adare ordini a destra e a manca, e mi chiedo: dov’è lagiustizia? Noi vecchi mandiamo avanti le carceri d’Italia, noiche facciamo il lavoro dei giovani, vero è che ce ne sonopochi, ma se anche quei pochi hanno il divieto di entrare neireparti, allora è la fine. Noi vecchi abbandonati da tutti, espesso maltrattati, da chi??? Per esempio vai all’ufficio servizie chiedi il congedo ordinario e guai a te se nei tre mesiprecedenti ti sei ammalato, si sa a 50 anni si è in perfettaforma, e scatta la ritorsione, (oltre a farti fare 3 prime asettimana, massacrandoti anche con più notti ), ti dicono chenon è possibile, ma come? rispondi tu, io ho una visita dellamia vecchia, risposta: ma io non ho il personale, cerca dispostarla e così via, d’altronde ti dicono sfacciatamente,quando ti sei ammalato ho dovuto togliere il riposo a tizio ecaio. Allora ti assale la rabbia e pensi, voglio giustizia, tipresenti dal Commissario mettendolo al corrente, e quidelusione: sai io non posso farci nulla, d’altronde chi siammala questo ottiene (che tristezza d’uomo), gente senzavergogna. Spero con la presente di dare la voce anche agli ultimi deiminatori.

Un ragazzotto con 30 anni di servizio

S

Lettera al DirettoreNoi vecchi, fino a quando...

Page 35: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202
Page 36: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2013 - n. 202