Polizia Penitenziaria - Gennaio 2010 - n. 169

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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 Continua a volare alto il gabbiano del Sappe PP 169 genn 2010 _Layout 1 28/01/10 11.02 Pagina 1

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Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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Continua a volare alto il gabbiano del Sappe

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La Copertina

Il grafico delle percentuali degli iscritti ai sindacati di Polizia Penitenziaria(elaborazione grafica M. Caputi)

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 169 - gennaio 2010

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L’EDITORIALEAAA Cercasi Poliziotti Penitenziaridi Donato Capece

IL PULPITODati sindacali 2010di Giovanni Battista De Blasis

IL COMMENTOSolide promesse per un’alba nuova?di Roberto Martinelli

L’OSSERVATORIO POLITICOI lauti rimborsi elettorali dei partitidi Giovanni Battista Durante

LO SPORTIl Centro Sportivo di Casal del Marmodi Lara Liotta

LE FIAMME AZZURREIncremento pensioni, indietro tutta...a cura di Lionello Pascone

OPINIONIL’uomo del fiumedi Aldo Maturo

Organo Ufficiale Nazionaledel S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

ANNO XVIINumero 169Gennaio 2010Direttore ResponsabileDonato [email protected]

Direttore EditorialeGiovanni Battista De Blasis [email protected]

Direttore OrganizzativoMoraldo Adolini

Capo RedattoreRoberto Martinelli

Comitato di RedazioneNicola Caserta Umberto Vitale

Redazione PoliticaGiovanni Battista Durante

Redazione SportivaLara LiottaProgetto Grafico e impaginazione © Mario Caputi (art director)

Direzione e Redazione CentraleVia Trionfale, 79/A 00136 Romatel. 06.3975901 r.a. fax 06.39733669

E-mail: [email protected] Sito Web: www.sappe.it

Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionalidi: “Polizia Penitenziaria - Società Giustizia & Sicurezza”

RegistrazioneTribunale di Roma n. 330 del 18.7.1994

StampaRomana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 3700030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare:Gennaio 2010

Questo Periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria 3

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Donato CapeceSegretario Generale Sappe

[email protected]

Direttore Responsabile

l 26 gennaio 2010presso la Sala Liva-tino del Ministerodella Giustizia, il

Guardasigilli Angelino Alfanoha illustrato il Piano carceridel Governo, recentementeapprovato in Consiglio deiMinistri. All’incontro hannopartecipano anche il Capo diGabinetto, Settembrino Neb-bioso, ed il Capo dell’Ammi-nistrazione Penitenziaria conpoteri di Commissario stra-ordinario Franco Ionta.Personalmente, ho apprez-zato la sensibilità del Mini-stro Alfano, che ci ha volutoincontrare per illustrare icontenuti del piano carceri,ed ho espresso un parere as-solutamente positivo in rela-zione all’utilizzo delleprocedure edilizie straordi-narie ed alla necessità del-l’assunzione, sempre conprocedure di urgenza, di2mila unità di Polizia Penitenziaria. Il ministro della Giustizianell’incontro ha precisato che il Piano avrà un costo comples-sivo di 1,5 miliardi euro, con la prevista edificazione di 18nuove carceri di cui 10 flessibili (probabilmente di prima ac-coglienza o destinate a detenuti con pene lievi) e di 47 nuovipadiglioni affiancati a strutture carcerarie già esistenti. Questi interventi porteranno, complessivamente, alla realizza-zione di più di 20mila nuovi posti negli Istituti penitenziari. Noiabbiamo espresso «fiducia nel piano carceri» e chiesto al Mi-nistro ed al Governo un ulteriore sforzo per una riforma strut-turale del sistema penitenziario, con più misure alternative,strumenti di controllo elettronico e, soprattutto, espulsionicome già avviene in Spagna. Il Piano prevede, inoltre, delle mi-sure deflattive che prevedono, da un lato, la possibilità di scon-tare ai domiciliari l’ultimo anno di pena residua ad eccezionedi coloro che sono stati condannati per reati gravi e, dall’altro,la messa alla prova delle persone imputabili per reati fino atre anni che potranno così svolgere lavori di pubblica utilitàper riabilitarsi con conseguente sospensione del processo.

Il Ministro ha anche confer-mato l’assunzione di 2.000nuovi agenti di Polizia Peni-tenziaria in tempi rapidissimi,con riduzione dei corsi di for-mazione a sei mesi. E’ previ-sta una norma in Finanziariaper finanziare il sistema giu-stizia attraverso lo stesso si-stema. I proventi delle san-zioni e spese di giustizia (peruna stima di circa 60 milionidi euro) saranno destinati aCapitoli di bilancio della Giu-stizia con una quota parte ri-servata alle assunzioni dipersonale di Polizia Peniten-ziaria. Sarebbe anche auspi-cabile che una parte delleassunzioni avvenga attraversoun concorso pubblico apertoa tutti. Noi, ripeto, abbiamo fiducianel piano carceri e personal-mente ho chiesto al Ministro,e di riflesso al Governo, un ul-teriore sforzo per una riforma

strutturale del sistema penitenziario, di recuperare all’internodel Piano carceri tutti gli idonei e non idonei dei concorsi ri-servati alle Forze Armate ed in particolare il suo impegno peruna soluzione del contenzioso che vede coinvolti i neo Agentidi Polizia Penitenziaria del 160° e 161° corso che rischiano diessere licenziati per effetto di un ricorso amministrativo.Finalmente qualcosa si muove, presto il Corpo di Polizia Peni-tenziaria potrà contare su un aumento dell’organico non riso-lutivo, ma sicuramente significativo. Inoltre, in occasione dell’incontro ho rinnovato l’invito al Mi-nistro a mettere mano alle piante organiche del Corpo di PoliziaPenitenziaria subito dopo la firma dell’accordo sul Fondo perl’efficienza dei servizi istituzionali per il personale del Corporelativo all’anno 2009. L’anno 2010 è iniziato bene, sono partiti provvedimenti che ilSappe ha sempre auspicato, ora nel corso dell’anno bisognavigilare affinchè tali provvedimenti si concretizzino e non re-stino, come a volte accade, nelle sabbie mobili dell’iter buro-cratico italico.

Un plotonedi Agenti in parata

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AAA cercasipoliziotti

penitenziari

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Giovanni Battista De BlasisSegretario Generale Aggiunto [email protected]

Direttore Editoriale

dati sindacali 2010:il Sappe continua arappresentare il 30%del personale

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 169 - gennaio 2010

er effetti di nuove affiliazioni (due il Sinappe, due ilCNPP e una l’USPP) a dicembre 2009 è cambiata lagraduatoria dei sindacati.Ferma restando la leadership del Sappe (il doppio degli

iscritti rispetto alla seconda organizzazione), che rimane digran lunga il primo sindacato della Polizia Penitenziaria, si sonomodificate le posizione dei sindacati del Corpo.Ha perso, per la prima volta, la seconda piazza l’Osapp che èstato scavalcato dal Sinappe.Resta quarta la Uil, mentre è scivolata al quinto posto la Cisl;invariate le ultime tre posizioni.Ovviamente i dati di dicembre sono in qualche modo dopatidalle revoche che, presentate entro il 31 ottobre, non erano an-cora detratte a ciascuna sigla sindacale.La situazione di dicembre è quella riassunta nella seguente ta-bella, raffrontata con gli stessi dati del dicembre 2008 (an-ch’essi al lordo delle revoche).

Nota: I sindacati affiliati sono i seguenti:Affiliati Sinappe: Lisiapp (635 iscritti); Clpp (211 iscritti).Affiliati Uspp: Siappe (970 iscritti)Affiliati Fsa-Cnpp: Sialpe (120 iscritti); Alsippe (28 iscritti)

Successivamente, i dati di gennaio hanno in qualche modo con-fermato le mie previsioni..Avevo anticipato (ma questo lo sapevo per certo) che il Sappeavrebbe confermato lo stesso numero di iscritti dell’anno pre-cedente e così è stato. Avevo previsto che l’Osapp avrebbe su-perato l’incidente di percorso del mese di dicembre,riguadagnando la seconda posizione, ed ho azzeccato la previ-sione. Così come ho indovinato tutti gli altri pronostici che ve-devano il Sinappe terzo sindacato, la Uil quarta e, poi, via, viaCisl, Ugl, Cgil e Cnpp (a seguire una tabella riassuntiva del nu-mero di iscritti di ciascuna organizzazione sindacale a partiredall’anno 2008).

Peraltro, mi fa piacere, quest’anno, aver letto l’opinione di qual-cun altro sull’andamento delle iscrizioni interrompendo, così,la solitudine del Sappe nell’analisi dei dati annuali, immancabilesul numero di gennaio della nostra Rivista.Se non ricordo male, scrissi il primo commento sui dati delleiscrizioni nel lontano 1995, ben quindici anni orsono. Sono stat , oltremodo, molto contento di avere avuto la possi-bilità, quest’anno, di utilizzare anche lo strumento di comuni-cazione offerto dal blog che ha consentito di raggiungere unapiù vasta platea di lettori in tempi notevolmente più brevi ri-spetto a quelli mensili del nostro periodico ufficiale.Come è facile osservare, i dati degli iscritti sono sostanzialmentestabili rispetto all’anno scorso con la sola differenza della Uilche è finita in quarta posizione.Di tutte le organizzazioni sindacali canta vittoria, legittimamente,soltanto il Cnpp che è quella che ha fatto registrare il maggiorincremento che, sebbene non sia numericamente rilevante ingenerale, è estremamente significativo in termini di crescitapercentuale di quel sindacato.Mi soffermo, soltanto, su alcune considerazioni statistiche (piùper esercitazione accademica che non per rilevanza politica).Il Sappe conferma una consistenza numerica pari a circa il dop-pio della seconda organizzazione sindacale. Curiosamente, quest’anno, il numero degli iscritti del Sappe(10464) è esattamente pari al totale degli iscritti della tripliceconfederale, Cgil, Cisl e Uil (10464).Il Sappe ha una rappresentatività del 29%, Cgil, Cisl e Uil altret-tanto, l’Osapp il 15% e le rimanenti organizzazioni sindacali,insieme, il 27%.

Nota:Il SINAPPe comprende anche gli iscritti di CLPP (109) e LI-SIAPP (310) per un totale di 419.L’UGL comprende anche gli iscritti del SIAPPe (616).Il CNPP comprende anche gli iscritti di SIALPe (80) e ALSIPPe(375) per un totale di 455.L’UGL negli anni precedenti si chiamava USPP e compren-deva LISIAPP, CLPP.Il SIALPe a gennaio 2009 era compreso nel SAPPe con circa140 iscritti.Il SIAPPe a gennaio 2009 contava 841 iscritti. !

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SIGLASINDACALE

1)!!Sappe!2)!!Sinappe!3)!Osapp4)!!Uil5)!!Cisl!6)!!Uspp7)!Cgil8)!!Fsa-Cnpp!

ISCRITTIDIC. 2009

11.088!5.6645.5304.6343.9313.4512.6452.370

ISCRITTIDIC. 2008

11.277 (1)!4.338 (5)5.961 (2)4.474 (4)4.503 (3)3.243 (6)3.003 (7)2.322 (8)

SIGLAsindac.

Sappe!OsappSinappe!UilCisl!UglCgilCnpp!

ISCRITTIgen.2010

10.464!5.5014.5874.5143.6233.0972.3272.269

ISCRITTIgen.2009

10.592 !5.187 4.295 4.4803.6383.026 2.4931.951

ISCRITTIgen.2008

10.222 !5.567 3.506 4.1684.2212.757 2.7641.968

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Roberto MartinelliSegretario Generale Aggiunto Sappe

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Capo Redattore

Pacchetto carceri:

solide promesse per un’alba nuova?

ichiarazione dello statod’emergenza fino a tutto il2010; interventi di edilizia pe-nitenziaria per la costruzionedi 47 nuovi padiglioni e 18

nuovi istituti secondo il modelloL’Aquila, con la predisposizione di oltre21mila posti in più che porteranno lacapienza totale a 80mila unità; inter-venti normativi che introducono la pos-sibilità della detenzione domiciliare perchi deve scontare solo un anno di penaresidua e la messa alla prova delle per-sone imputabili per reati fino a tre anni,che potranno così svolgere lavori dipubblica utilità; assunzione di 2000nuovi agenti di Polizia Penitenziaria. Sono quattro i ‘’pilastri’’ su cui poggiail “Piano carceri” approvato il 13 gen-naio scorso dal Consiglio dei Ministricon il quale il Governo intende risolverei problemi di sovraffollamento degli isti-tuti penitenziari italiani. Ad illustrarlo il ministro della Giustizia,Angelino Alfano, nel corso della confe-renza stampa a Palazzo Chigi, assiemeal Presidente del Consiglio, Silvio Ber-lusconi. Nella notte del 13 gennaio 2010 nellecarceri italiane hanno dormito 64.670persone: “una cifra record” ha dichia-rato il presidente Berlusconi nella con-ferenza stampa al termine del Consigliodei ministri, non sapendo probabil-mente che qualche giorno prima la cifradei detenuti presenti era arrivata aquota 66mila. Berlusconi ha sottoli-neato che uno «Stato civile deve to-gliere la libertà a chi ha commesso unreato ed è stato giudicato colpevole”ma “non può anche togliere la dignità

e attentare alla salute di queste personecon situazioni igieniche che potreb-bero compromettere la salute». Il sovraffollamento delle nostre carceri -che presenta un saldo attivo di circa 700persone al mese - è tale che può essereaffrontato solo con gli strumenti previstiin caso di emergenza. La dichiarazione dello stato di emer-genza nazionale - disposta da un appo-sito Decreto firmato dal presidenteBerlusconi il 13 gennaio sulla base dellalegge 225/1992 - durerà fino al 31 di-cembre 2010. La dichiarazione dello stato di emergenzaè il punto di partenza dell’articolatopiano di intervento del Governo per risol-vere il sovraffollamento degli istituti pe-nitenziari. Al Capo del Dipartimento dell’Ammini-strazione Penitenziaria, Franco Ionta, sa-ranno dati poteri di Commissariodelegato. Il Commissario straordinario potrà pro-cedere in deroga alle ordinarie compe-tenze, velocizzando procedure esemplificando le gare d’appalto. Il braccio operativo con cui gestire

l’emergenza carceri sarà la Protezione Ci-vile. La procedura di emergenza, che seguiràlo stesso modello adottato per il dopo-terremoto a L’Aquila, consentirà di edifi-care 47 nuovi padiglioni affiancati astrutture carcerarie già esistenti. I finanziamenti per realizzare il Pianosono stati già individuati: 500 milioni dieuro risultano stanziati in Finanziaria ealtri 100 milioni di euro provengono dalbilancio della Giustizia. A partire dal 2011, ed è questo il se-condo pilastro, saranno realizzate lealtre strutture di edilizia straordinaria -18 nuove carceri di cui 10 flessibili(probabilmente di prima accoglienza odestinate a detenuti con pene lievi) a cuise ne aggiungeranno altre 8 in aree stra-tegiche anch’esse flessibili - previste dalPiano. Complessivamente, tali interventi porte-ranno alla creazione di 21.709 nuoviposti negli istituti penitenziari elevandola capienza totale a 80mila unità. Il terzo pilastro del piano, necessarioper consentire una progressiva diminu-zione della popolazione carceraria, è l’in-

Nella foto,progettoedilizio

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troduzione di misure deflattive. Le due norme di accompagnamentodecise riguardano, da un lato, la possi-bilità di scontare con i domiciliari l’ul-timo anno di pena residua ad eccezionedi coloro che sono stati condannati perreati gravi e, dall’altro, la messa allaprova delle persone imputabili per reatifino a tre anni che potranno così svol-gere lavori di pubblica utilità per riabili-tarsi con conseguente sospensione delprocesso. La soluzione del problema carceri passaanche attraverso l’implementazionedell’organico di Polizia Penitenziaria. Il quarto pilastro prevede l’assunzionedi 2.000 nuovi agenti al fine di gestire, intermini di dignità del lavoro e di dignitàdella detenzione, la popolazione dete-nuta che, ad oggi, ammonta a circa64.800 unità come riportato dai dati delDAP sulla situazione della popolazionedetenuta all’interno degli istituti peniten-ziari alla data del 13 gennaio scorso. «La dichiarazione del Presidente delConsiglio dei Ministri sullo stato diemergenza nazionale carcere è ilpunto di partenza dell’articolato pianodi intervento del Governo per affron-tare non solo il problema del sovraf-follamento ma più in generale perdare avvio al nuovo corso del sistemacarcere»: così Franco Ionta, Capo delDAP e neo Commissario Delegato perl’emergenza carceri, ha introdotto il suoragionamento per uscire dall’emergenzacarceraria, sintetizzando quanto è statodiscusso dal Consiglio dei Ministri. Oltre a quanto già detto, Ionta ha tenutoa sottolineare che la stabilizzazione delsistema carcerario passa anche attra-verso l’implementazione dell’organico diPolizia Penitenziaria al fine di gestire, intermini di dignità del lavoro e di dignitàdella detenzione, la popolazione dete-nuta. Secondo le indicazioni dell’art. 2 comma212 della legge finanziaria 2010 è previ-sta l’assunzione di 2.000 unità di PoliziaPenitenziaria, i cui tempi devono neces-sariamente calibrarsi sull’andamentoprogressivo dello stato delle costruzioni

dei nuovi edifici o padiglioni penitenziari. Oltre all’assunzione di 2000 nuove unità,il Capo del DAP ritiene che occorra sup-plire al fisiologico turn over determinatodai posti resi vacanti dal personale chelascia il servizio per raggiunti limiti di età.Nell’arco dei prossimi tre anni, ha spie-gato, si prevede un turn over di circa800 unità in meno all’anno: la previsione,quindi, è di supplire tale carenza con lapossibilità di assumere ulteriori 1.800unità di Polizia Penitenziaria. I tempi di assunzione di nuovo personalesaranno ridotti rispetto alle ordinarieprocedure di reclutamento tramiteconcorso pubblico, in quanto per al-meno mille unità si potrà attingereutilizzando la graduatoria degli ido-nei non vincitori del concorso perVFP1 pubblicato nella Gazzetta uffi-ciale del 10 ottobre 2008 mentre sarànecessario bandire un nuovo con-corso per l’assunzione delle rimanentimille unità. Per accelerare ulteriormente l’immis-sione in servizio delle nuove unità dipersonale, l’attuale durata di dodicimesi di formazione sarà ridotta a seimesi, dagli attuali dodici mesi. Ionta a te-nuto a sottolineare che il terzo punto delpacchetto carceri, e cioè l’introduzione

di misure deflattive alla carcerazione,escluderà quei soggetti che scontano unapena per i reati gravi, quali quelli previstidall’art. 4 bis dell’Ordinamento Peniten-ziario e, inoltre, per coloro che contrav-verrano alle disposizioni sarà previsto unaumento di pena rispetto a quella oraprevista per il reato di evasione. «I provvedimenti - ha concluso il capodel DAP - devono poter marciare con-testualmente e progressivamente nel-l’arco dei prossimi tre anni. Solo inquesto modo sarà possibile raggiun-

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Sopra, una grusimbolodellenuove costruzioni

Sotto, il MinistroAngelino Alfano

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Giovanni Battista DuranteSegretario Generale Aggiunto Sappe

[email protected]

Responsabile redazione politica

I lauti rimborsi

elettorali dei Partiti

italiani

un momento di grande crisi eco-nomica, in Italia e nel mondo, etutti siamo chiamati a fare grossisacrifici; tutti, tranne i partiti po-

litici che per le elezioni del 2008 hannoinvestito 136 milioni di euro e ne riceve-ranno in cambio 503, ossia 367 in più,con un guadagno del 270% in un quin-quennio. In pratica, il capitale viene moltiplicatoper undici in soli cinque anni: un rendi-mento che nessun investimento, soprat-tutto in tempi di crisi, sarebbe in gradodi garantire. Altro aspetto interessante della vicenda:per accedere al Parlamento esiste una so-glia di sbarramento del 4%, ma per otte-nere i contributi è sufficiente raggiungerel’1%; i soldi di coloro che non raggiun-gono l’1% se li dividono gli altri partiti.Tutto ciò è possibile perché le norme ap-provate da tutti i partiti, con l’eccezionedei radicali, dopo il referendum del 1993che ha abrogato il finanziamento pub-blico dei partiti stabiliscono che chi par-tecipa alle elezioni ha diritto ad unrimborso proporzionato ai voti raccolti.I partiti si spartiscono ogni anno circa200 milioni, con una riduzione del 10%introdotta con la Finanziaria del 2008. Si tratta di quattro euro l’anno per ognielettore, di cui un euro per la Camera,uno per il Senato, uno per le europee e

uno per le regionali. Quindi, in un cicloelettorale completo di cinque anni si ar-riva a un miliardo di euro. Cosa succede se interviene la scadenzadella legislatura? I cittadini potrebbero essere indotti apensare che i partiti non prendono più isoldi. Non è così, perché chi fa le leggi ha sem-pre l’opportunità di intervenire. Infatti,con una legge approvata prima delle ele-zioni del 2006 il Parlamento ha decisoche i partiti continuano a percepire i rim-borsi anche nel caso di elezioni antici-pate. Quindi, anche i partiti che oggi nonsono più in Parlamento, in virtù di quellalegge, continuano a percepire i rimborsielettorali. Tutto ciò è frutto delle diaboliche inizia-tive legislative, con le quali i parlamentarihanno anche aggirato il famoso referen-dum promosso dai radicali nel 1993; re-ferendum che ottenne l’eccezionaleconsenso dell’85%. E non finisce qui. I nostri bravi parlamentari hanno pen-sato bene di fare in modo che l’euro procapite non si calcoli tenendo conto diquanti vanno effettivamente a votare, main base al numero degli iscritti alle listeelettorali.Vediamo nel dettaglio cosa è avvenutoper ogni singolo partito, in base ai mec-canismi finora descritti.8

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gere l’obiettivo che mi sono datonell’assumere l’incarico di Capo delDAP, ovvero la stabilizzazione del si-stema penitenziario, perché lo statoemergenziale non sia più la condi-zione ordinaria di un sistema cheimpegna energie, professionalità, ri-sorse capacità in grado di far funzio-nare una macchina complessa qualeè l’Amministrazione Penitenziaria».Dopo tante parole sul carcere, dunque,sembra finalmente emergere la concre-tezza del fare. Per questo abbiamo espresso e rinno-viamo da queste colonne il nostro ap-prezzamento al Ministro GuardasigilliAlfano. Il Primo sindacato della PoliziaPenitenziaria, il SAPPE, esprime un pa-rere assolutamente positivo in relazioneall’utilizzo delle procedure edilizie stra-ordinarie ed alla necessità dell’assun-zione, sempre con procedure diurgenza, di 2.000 unità di Polizia Peni-tenziaria più ulteriori 1.800 per per-mettere il turn over dei pensionamenti. Certo, se si vuole arrivare ad avere inItalia una capienza detentiva di com-plessivi 80mila posti non basta assu-mere solo 2mila Agenti. Se queste assunzioni sono invece laprima tranche di un più complessivosistema di incremento sostanziale degliorganici del Corpo, allora bisogne-rebbe incontrarsi quanto prima permettere mano alle piante organiche delCorpo di Polizia Penitenziaria. Ma al Guardasigilli chiediamo che inquesta rivisitazione del sistema carceredel Paese si faccia uno sforzo in più: daun lato porre in essere ogni strumentoper arrivare a definire finalmente i cir-cuiti penitenziari differenziati e dall’al-tro giungere finalmente a stiplareconcreti accordi con i Paesi esteri af-finchè i detenuti stranieri (ben 25milain Italia) scontino la pena nelle carceridei Paesi di provenienza. A cominciare dai sei Paesi dai qualiprovengono il maggior numero di de-tenuti stranieri: Marocco, Tunisia, Ro-mania, Albania, Nigeria e Algeria. Che ne dice, Ministro Alfano? !

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Polizia Penitenziaria - SG&S n. 169 - gennaio 2010

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Il Popolo della Libertàha speso 68.475.142 di euro ed ha ottenutoun rimborso di206.518.945, con unutile di 138.043.803

Il Partito democraticoha speso 18.418.043 dieuro ed ha ottenuto unrimborso di180.231.506, con unutile di 161.813.463

La Lega Nord ha speso3.476.704 di euro ed haottenuto un rimborso di41.384.553, con un utiledi 37.907.849

Il Partito Socialista ha speso 4.403.291 di euro ed ha ottenuto un rimborso di 2.491.755, con un passivo di 1.911.535

La Destra ha speso 2.442.360 di euro ed ha ottenuto un rimborso di 6.202.918, con un utile di 3.760.558

La Sinistra Arcobalenoha speso 10.924.762 dieuro ed ha ottenuto unrimborso di 9.291.249,con un passivo di1.633.152.

L’Italia dei Valori haspeso 4.451.296 di euro ed ha ottenuto unrimborso di 21.659.227,con utile di 17.207.931

L’UDC ha speso20.864.206 di euro edha ottenuto un rimborsodi 25.895.850, con unutile di 5.031.644

Il Movimento per l’Autonomia ha speso880.697 di euro ed haottenuto un rimborso di4.776.916, con un utiledi 3.896.319

Altre formazioni politichehanno speso 1.663.969 dieuro ed hanno ottenutoun rimborso di4.641.642, con un utiledi 2.977.673

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Lara Liotta

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Redazione sportiva

l 10 gennaio 2010 il meraviglioso Centro Sportivo diCasal del Marmo è ritornato in dotazione alla PoliziaPenitenziaria.Due anni e mezzo di attesa, un’infinità per l’A.s. Astrea

Calcio rimasta senza casa per tutto il periodo dei lavori di ri-strutturazione e costretta a giocarsi contro gli ospiti della serieD tutti match del campionato in uno stadio, quello di Ostia,che era in fondo un’altra trasferta entro i confini laziali per ladiversa affezione che si può nutrire per un campo che non siail proprio.Tanta attesa c’era anche da parte del G.S. Fiamme Azzurreper i fondamentali apporti che il nuovo polo può dare a di-scipline come l’Atletica Leggera , sia nelle gare indoor, sia inquelle outdoor, grazie a dotazioni tecniche e impiantistiche diassoluto pregio.Il D day della riapertura di Casal del Marmo, in oc-casione dell’ultima partita di andata del girone Gdell’Astrea (Astrea-Gaeta), è stato tenuto a batte-

simo dal Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Peni-tenziaria Franco Ionta che, da primo tifoso dei colori sportividel Corpo, è giunto a prendere visione del rinnovato impianto,ma anche a sostenere i nostri in campo.Ancora di più, come un buon Ct al fischio di inizio delle partitepiù impegnative, ha voluto salutare ed incitare la squadra neglispogliatoi, poco prima che guadagnasse l’ingresso nel tunnelverso il prato.

Nuovi uffici da dedicare al la-voro delle Fiamme Azzurre,magazzini, spogliatoi,un’ampia superficie di par-quet riservata a palestracon le migliori macchine ele dotazioni attrezzistichedel momento, le torri-faro,la tribuna omologata peraccogliere 2000 spettatoried una tribuna stampa at-

trezzata in posizione privilegiata. Per l’atletica, si diceva, un’importanza particolare rappresen-terà il poter nuovamente avere nelle disponibilità la pistaesterna intorno al terreno di gioco insieme alle aree lanci e saltigià molto apprezzate in passato nel corso di manifestazioni re-gionali e nazionali di società organizzate proprio dalle FiammeAzzurre.Ma la novità che potenzia il livello delle dotazioni è senz’altroil ripristino dell’impianto indoor dell’atletica con l’unico “pi-stino” al coperto della capitale che è un autentico gioiello del-l’atletica regionale laziale.Una struttura che fino al 2005 aveva ospitato importanti mani-festazioni sportive, che suscitò l’attenzione del nuovo coman-dante delle Fiamme Azzurre sopraggiunto proprio nel 2005,Marcello Tolu, tra i primi a desiderare che non cadesse in di-

Il Centro Sportivo diCASAL DEL MARMO

torna alla Polizia Penitenziaria

Nelle foto, le nuove tribune

al centro, ilCapo del

DAPFrancoIonta

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suso, che fosse piuttosto valorizzata, e che oggi, finalmente re-cuperata a nuovo splendore, molti ci invidiano a Roma e din-torni.Un sistema di illuminazione potentissimo nel momento seralein cui abbiamo curato il servizio, ci mostra un rettilineo di seicorsie, realizzato in sportflex e lungo 150 metri.L’impianto contiene le pedane per la disputa dei concorsi disalto (alto, asta, lungo e triplo) e di lancio (peso) previsti dalprogramma tecnico al coperto. Unica in Italia, la strutturaospita una pedana di allenamento adibita al lancio del disco.La giornata di domenica 10 ha concesso una tregua dal mal-tempo. Uno squarcio nel cielo plumbeo ha fatto intravedere lapossibilità di non bagnare l’inaugurazione del nuovo impiantoe la partita anche con l’acqua dopo il brindisi di rito.Il match di campionato dell’Astrea contro il Gaeta, nonostanteciò, non si apriva lo stesso con buoni auspici considerandole assenze importanti che abbiamo patito nella formazioneschierata in campo in cui mancavano importanti pedine di unattacco che in genere fa la differenza, e, da non trascurare, laposizione di classifica dei nostri avversari meritatamente al se-condo posto in classifica con 34 punti.Tutto annunciava l’idea di una gara affatto facile per i nostri.Pur combattuta con onore si è rivelata tale. Il risultato finale di4 a 2 lascia poco spazio alle recriminazioni.Nel girone di ritorno appena iniziato ci sarà la necessità di lot-tare e guadagnare preziosi punti in classifica in un campionatodilettanti, è bene ricordarlo, è tutt’altro che facile da giocarenello status di calciatore statale considerando la ormai storicadifficoltà a tener testa a compagini che hanno bilanci societaridi gran lunga più corposi dei biancoazzurri. Con la squadra alcompleto di un organico che conta militanti del Corpo e altribuoni giocatori a praticare uno sport dove il denaro fa spessola differenza sulla composizione e sui valori del suddetto orga-nico, le cose vanno fin troppo bene, e nemmeno si può recri-minare più di tanto sull’obiettivo di ogni anno di restare nelgirone G.E’ un obiettivo anche di questa stagione, e della volontà di tenerfede a questo impegno da parte dei nostri si può essere certi.Il problema di base resta quello dell’assunzione dei calciatori.

Il contrattare, pagare e portarsi nella rosa l’attaccante, o il di-fensore, che serve non è nelle possibilità di una squadra conlo status ministeriale qual’ è quello dell’Astrea: a parte le di-sponibilità di bilancio sicuramente limitato rispetto ad altriteam, il rispetto delle leggi in materia di assunzioni impone deicriteri di incorporamento che mal si sono attagliati finora almondo del calcio e si spera siano finalmente in via di più ido-nea definizione.

Molto viene messo dai ragazzi della squadra e del Team del-l’Astrea in termini di cuore e dedizione.Una piccola novità da segnalare è stata il recente avvicenda-mento panchina della nostra prima squadra.Il Direttore Sportivo Mar-cello Tolu non è riuscito atrattenere il dimissionario al-lenatore Di Franco e attual-mente, alla guida dei nostridella prima squadra, siede ilMister Andrea Calce a cuivanno i migliori auguri dibuon lavoro e di un fine sta-gione tranquillo, che ripaghigli sforzi dell’Amministra-zione Penitenziaria, della so-cietà, e di chi crede nei suoicolori.

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Sopra, la palestra

sotto,Franco Iontae il Ds Tolunegli spogliatoidell’Astrea

a sinistraun’azione di giocodella partitaAstreaGaeta

a fiancoG. B. De Blasis con il segretarioStefano Di Franco

11!

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La pagliacciata delle mozioni sulle

carceri: nessuna pone alcentro la Polizia Penitenziaria

in grado di scendere a confrontarsi con la realtà della vita penitenziariache non è fatta solo dal continuo appellarsi all’art. 27 della Costituzionee dal citare i pronunciamenti della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo(su cui tutti siamo d’accordo in linea di principio), ma è fatta di problemireali che solo la Polizia Penitenziaria è in grado di capire, che sta quo-tidianamente arginando e di cui peraltro sta scontando le conseguenzedovute alla mancata presa di posizione, da parte dei politici e dell’opi-nione pubblica, in difesa dei propri diritti in quanto lavoratori e in quantounici rappresentanti dello Stato a cui è stato chiesto di farsi carico delproblema “carceri”. I continui riferimenti agli organici degli psicologi, degli educatori, degliassistenti sociali, ai diritti violati delle persone detenute, su cui ruotanoanche queste due mozioni, le potremmo considerare una goliardicapresa per i fondelli se tutto ciò non fosse fatto alle “spalle” di migliaia diappartenenti alla Polizia Penitenziaria che a costo di enormi sacrifici(anche di vite umane) stanno impedendo il crollo dell’intero sistemapenitenziario; enormi sacrifici che oltretutto ricadono su altrettante mi-gliaia di rispettive famiglie di poliziotti penitenziari.Continuare a sbandierare come soluzioni, degli interventi legislativi, degliinterventi di edilizia penitenziaria, delle auliche dichiarazioni di diritto(che nella migliore delle ipotesi saranno applicati soltanto fra svariatimesi), senza al contempo porre al centro e come primo urgente inter-vento l’adeguamento dell’organico di Polizia Penitenziaria e una seria,precisa presa di posizione a favore delle immediate esigenze del Corpo,è un comportamento irresponsabile, disonesto, umiliante (per il ruoloistituzionale ricoperto da chi propone solo “più diritti per i poveri dete-nuti”), che si tradurrà nell’ennesima pagliacciata da parte di chi ha la ilmandato elettorale di gestire al meglio l’Amministrazione Pubblica.Non è onesto continuare a parlare dei problemi “dei poveri detenuti”quando a fronteggiare la situazione in cui versano da anni (e non daieri) gli istituti penitenziari della Repubblica Italiana, si lasciano in primalinea solo gli appartenenti alla Polizia Penitenziaria.Di questa irresponsabile recita da parte dei nostri politici che andrà inscena tra poco, forse non riusciremo, come categoria, a darne peso nelleprossime tornate elettorali, di certo peserà nelle coscienze di chi nonpone al centro l’Istituzione che per prima ed unica sta pagando il costodell’abbandono in cui versa il nostro sistema penitenziario italiano: laPolizia Penitenziaria.

Oggi e domani saranno in discussione alla Camera due mozioni sotto-scritte da politici appartenenti a quasi tutto l’arco parlamentare. Sono ilprimo segno di vitalità e di interesse ai problemi che il sistema peniten-ziario sta vivendo da anni e giungono dopo la “passerella mediatica” deglistessi politici svolta lo scorso ferragosto quando si sono recati “in gita”presso parecchi istituti penitenziari. Seguono anche a precisi ed autore-voli interventi del Capo dello Stato Napolitano e di importanti rappresen-tanti della Chiesa Cattolica che hanno posto l’attenzione sulle difficilicondizioni di vita della “povera” popolazione detenuta.Le soluzioni che le due mozioni presentano al Parlamento sono più omeno le stesse che anche il Sappe ha più volte indicato come interventiurgenti ed indispensabili per arginare l’imminente crollo dell’intero si-stema penitenziario. Il problema allora dov’è?Il problema sta nel fatto che i politici fanno il loro mestiere di “politico”e quindi non si interessano realmente al problema in quanto tale, ma loguardano dalla prospettiva del tornaconto elettorale che le loro azioni/di-chiarazioni determineranno nel breve e in taluni casi anche nel lungoperiodo. E’ evidente ormai che come “bacino elettorale” la Polizia Peni-tenziaria non ha nessuna rilevanza politica tanto è vero che nelle due mo-zioni si allude ad un’effettiva mancanza di organico del Corpo, ma lo sifa come mero dato statistico, quasi una formalità da assolvere che oltre-tutto è utile a dare una parvenza di completezza del proprio discorso.Tutto qui. Nella loro disamina del problema la Polizia Penitenziaria è untrascurabile dato accessorio. Nelle due mozioni non si fa alcun riferi-mento al fatto che i problemi che il sistema penitenziario sta vivendo daanni, in realtà, sono affrontati ed arginati esclusivamente dal Corpo diPolizia Penitenziaria 24 ore su 24, 365 giorni l’anno nella quasi totalemancanza di riconoscimento di questo lavoro svolto se non in occasionedi manifestazioni ufficiali come la Festa del Corpo o cose simili.Il problema vero, reale, e che purtroppo non è di facile soluzione, traeorigine dal fatto che i politici che “sfruttano” (sfruttano in maniera legit-tima visto il loro tipo di mestiere) l’emergenza penitenziaria, le Associa-zioni che si battono indifesa dei diritti delle persone detenute, non sono

Piano Carceri:La riflessione di un

poliziotto penitenziario del sud

in servizio al nordCarissimi colleghi,con il nuovo piano carceri del ministro Alfano, appare quantomai dove-roso fare una riflessione sulla questione. Ma con il nuovo piano aprirannonuovi istituti al sud? O continueranno a edificare istituti al nord con laconseguente carenza di organico di personale di polizia penitenziaria, didirettori, di vice direttori, di assistenti sociali, di medici, di infermieri, dieducatori, di ragionieri?Se viene edificato un carcere al sud:- si sbloccherebbero gli interpelli nazionali;-si creerebbero opportunità di lavoro per infermieri, medici, assistentisociali, avvocati,ecc.;-il personale sarebbe più motivato a lavorare in un carcere vicino casa-si accenderebbe una speranza a chi lavora al nord da 15 anni e quindilavorerebbero anche loro più motivati:-si darebbero posti di lavoro al sud al resto al personale civile che orbitaintorno al carcere in modo da non ricorrere a migrazioni verso il nord,detto personale sarebbe anch'esso più motivato;-un carcere al sud forse costerebbe di meno;-lavorerebbero ditte del sud per la costruzione delle strutture e per lamanutenzione, lavorerebbero ditte per la gestione ad esempio del soprav-vitto, officine per la manutenzione dei mezzi ecc.;-visto che si parla anche di detenuti, forse eviteremmo a tante famiglieche non per colpa loro, hanno dei figli, dei mariti, dei padri che hanno12

sbagliato, ed effettuare viaggi stressanti per il nord, eviteremmo chequesti poveri bambini debbano fare 1000 km per vedere i propri gen-titori;-forse spostando meno detenuti dal nord al sud per i processi, perchèstarebbero nel territorio dove hanno commesso il reato, si spederebbedi meno. (non mi si venga a dire che loro nel territorio creerebberoreti per continuare a delinquere perchè comunque potrebbero farlo inqualsiasi posto di italia, e poi non sono tutti mafiosi i detenuti, ci sonoanche i soggetti con problemi legati all droga, soggetti cd ladri di gallineecc..);-eviteremmo di fare provvedimenti di missione al personale di poliziapenitenziaria dagli istituti del sud a quelli del nord (3 istituti presentinella sola Milano);-se si sbloccassero gli interpelli ordinari, forse si farebbe meno ricorsoa provvedimenti di distacco, di tasferimenti sottobanco ecc.Ci sarebbero tante cose da dire spero che i nostri rappresentanti sinda-cali ne approfittino per cavalcare l'onda e per fare finalmente la vocegrossa affinchè il governo nell'individuare le sedi per i nuovi istìtuti con-sideri che la costruzione di istituti al sud significa lavoro e al sud c'è bi-sogno di lavoro. Credetemi oggi il vero problema della poliziapenitenziaria è l'impossibilità di vedere nel futuro, il futuro è lavorare acasa, lavorare bene e lavorare sereni. Stare al nord è difficile per chi faun lavoro come il nostro. evvero che i sacrifici devono essere fatti manon è possibile stare più di 15 anni al nord...Grazie spero che anche il DAP consideri queste proposte e che forsequalche sindacalista sveglio, capace, onesto e vicino ai veri problemidella polizia penitenziaria, si faccia portavoce della questione, altrimentirimarremo sempre allo stesso punto...Grazie. Un Poliziotto Penitenziario

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Polizia Penitenziaria - SG&S n. 169 - gennaio 2010

Le riflessioni delvecchio Cesare

Cantelli sul poliziotto penitenziario del sud

che lavora al nord

Come promesso nella replica al suo commento, voglio rispondere al-l’amico Antonio che ha chiesto un mio parere sulla questione dei colle-ghi del sud in servizio al nord.Le mie riflessioni, come saprai certamente, sono soltanto appunti chescrivo sul mio diario.Ricorderai, infatti, l’abitudine nata nel lontano 1955 a Regina Coeli discrivere sul mio diario tutte le esperienze quotidiane durante il servizioin sezione.Ormai sono diventato un vecchio saggio, il primo novembre di que-st'anno dovrei compiere 105 anni (55 dei quali passati in servizio) ecredo per questo di potermi permettere anche di esprimere qualcheopinione sul mondo penitenziario.Sin da quando ho indossato per la prima volta la divisa grigioverde nel1955 ho assistito al problema dell’emigrazione sud - nord, nella stra-grande maggioranza dei colleghi agenti di custodia.Non è difficile intuire che la diversa percentuale di disoccupazione, e diconverso la diversa disponibilità di posti di lavoro a tutto discapito delleregioni meridionali dell’Italia, continua a determinare una osmosi di la-voratori dal sud al nord alla ricerca di un pareggio demografico dellaforza lavoro.La Polizia Penitenziaria (così come quasi tutte le altre forze di polizia)non sfugge a questo fenomeno.Sono tantissimi anni (già prima dei tempi miei) che si cerca di trovareuna soluzione a questo problema che, oltre al grave disagio risentito daicolleghi (e dai propri familiari) forzatamente emigrati al nord, crea nonpochi problemi anche all’amministrazione, all’organizzazione del Corpoe allo svolgimento del servizio.Questo, ovviamente, perché troppo personale affetto da saudade e con-tinuamente alla ricerca di un modo, più o meno lecito, di tornare alproprio paese ed ai propri affetti, non può non creare problemi e dis-servizi nello svolgimento dei compiti istituzionali.E, seppure tale problema può essere in qualche modo mitigato laddovetroviamo Direttori e, soprattutto, Comandanti di grande sensibilità e congrandi capacità di buon governo del personale, in alcune sedi grazie adirigenze e comandi poco sensibili e poco capaci, si degenera in vere eproprie situazioni di emergenza con tassi di assenteismo che, talvolta,raggiungono addirittura il cinquanta per cento.Ed è per questo che penso, e lo ribadisco, che quello del personale ori-ginario del sud in servizio al nord sia anche (se non soprattutto) unproblema dell’amministrazione.Nel corso degli anni sono state tante le proposte per la soluzione dellaquestione ed altrettanto numerosi sono stati i provvedimenti effettiva-mente adottati.A dire il vero, negli anni novanta siamo stati molto aiutati dall’altissimapercentuale di turn over e all’altissimo numero di nuove assunzioni dipersonale che hanno determinato una osmosi al contrario che, addirit-tura, generò un altro gravissimo problema: l’esagerato abbassamentodell’età media e dell’anzianità di servizio al nord fino al punto che al-l’inizio degli anni duemila riscontrammo alcune situazioni nelle qualidurante la notte il più alto in grado dell’istituto risultava essere un agentecon non più di un paio d’anni di servizio.Per altro verso, poi, si è verificato il fenomeno opposto al sud laddove,in alcuni casi, esistevano istituti nei quali non c’era nessuno in serviziocon meno di cinquant’anni di età con la spiacevole conseguenza che ilpersonale anziano era costretto a fare turni stressanti (comprese lenotti) e che qualifiche superiori dovevano per forza esercitare funzioniinferiori (ad esempio sovrintendenti capo che prestavano servizio disentinella).Si pensi che, verso la fine degli anni novanta, sono stati attuati piani ditrasferimento che, nell’arco di un solo anno, hanno determinato lo spo-stamento di quasi diecimila unità di Polizia Penitenziaria.Poi, però e purtroppo, per una serie di svariate concause c’è stata una 13

netta inversione di tendenza e, dopo aver raggiunto punte di oltre quaran-taduemila unità, l’organico del Corpo ha cominciato, progressivamente edirreversibilmente, a ridursi fino ad arrivare, quest’oggi, al record minimodi appena trentasettemila uomini.Tutto ciò, ovviamente, ha significato scarsissime assunzioni annuali chehanno inevitabilmente generato una stagnazione della mobilità del personaleche, negli ultimi anni, si è ridotta a poche centinaia di unità.I principali rimedi che, nel tempo, sono stati adottati risultano la legge 104,prima, e i distacchi temporanei per gravi motivi familiari, poi.Anche per la legge 104 c’è stata una genesi simile a quella dei trasferimentia domanda: un numero spropositatamente alto all’inizio (quando bastavaprodurre un semplice certificato riguardante un parente di qualsiasi grado)e praticamente la riduzione a pochi casi all’anno adesso.Questo si è verificato, però, molto gradualmente attraverso l’influenza di nu-merose circolari applicative dei Ministeri del Lavoro e della Funzione Pub-blica e, soprattutto, in conseguenza del consolidamento di numerosagiurisprudenza e di numerosissime sentenze della giustizia amministrativae di Cassazione che hanno regolamentato la materia.Nello specifico, oggi sono state stabilite regole precise per il diritto al tra-sferimento che vanno dal riconoscimento della condizione di gravità del di-sabile, all’esclusività e alla continuità dell’assistenza richiesta fino allacircoscritta distanza chilometrica dal luogo di residenza del diversamenteabile da assistere.In questo panorama, fin qui scoraggiante, si andranno però, fortunatamente,ad inserire delle novità abbastanza importanti introdotte dal Piano Carcerie dalla recente legge finanziaria 2010.Il Piano Carceri ha stabilito l’assunzione di duemila nuovi agenti di poliziapenitenziaria.La legge finanziaria ha abolito il blocco del turn over per le forze di poliziaconsentendo, nei prossimi tre anni, l’assunzione di ulteriori milleottocentoagenti.In quest’ultimo caso, però, sebbene avremo comunque effetti positivi per lamobilità a domanda del personale, non avremo altrettanti effetti positivi perl’incremento organico, tenuto conto che nello stesso periodo andranno inpensione duemilaquattrocento unità di polizia penitenziaria.Ma non possiamo sperare soltanto nelle nuove assunzioni e nei piani di mo-bilità ad esse conseguenti, sia perché si potrebbe replicare il fenomeno dellafine degli anni novanta allorquando c’era personale troppo giovane al norde troppo anziano al sud, sia perché la distribuzione del personale sul terri-torio deve comunque rispondere a criteri di omogeneità ed equilibrio.Secondo la mia opinione, in questo senso, si dovrebbe perseguire una po-litica di invogliamento a restare al nord, al fine di risiedervi con le propriefamiglie, attraverso la dotazione di alloggi a costi agevolati e la concessionedi incentivi economici che controbilancino la differenza del tenore di vita,innegabilmente esistente tra nord e sud.Sempre in questa direzione, ritengo praticabile la strada dei bandi di con-corso circoscritti a determinate regioni con la previsione certa e immodifi-cabile di destinazione soltanto in determinate sedi di servizio.E ancora, ritengo praticabile la politica degli incentivi economici concessia chi acconsente di prestare servizio di missione in determinate situazioni(ad esempio il trattamento di missione forfetario) come è stato fatto con di-screto successo questa estate per Perugia ed altre sedi nel centro-nord Ita-lia.Rimane, poi, da riservare maggiore attenzione alle procedure dei distacchisenza oneri per gravi motivi di famiglia, attualmente disciplinati e regola-mentati dall’art. 7 del CCNL, che vanno ricondotte nell’alveo della tempora-neità, che costituisce la ratio della norma.In altre parole, i distacchi non possono essere disposti a tempo indetermi-nato, ma vanno concessi per congrui periodi al maggior numero possibiledi richiedenti secondo il semplice principio “un po’ di meno, ma per tutti”.Per quello che riguarda, infine, i trasferimenti ai sensi della legge 104 è in-negabile che l’amministrazione deve esercitare fino in fondo il proprio po-tere-dovere di controllo, anche perché, non dimentichiamolo, chi dichiarala sussistenza delle condizioni previste da quella legge se ne assume tutte leresponsabilità di carattere penale.Caro Antonio, spero di essere stato chiaro nell’esprimere la mia opinione,nella speranza che tu voglia continuare a leggere il mio diario sul quale se-guiterò ad annotare le mie esperienze.Un abbraccio. Cesare Cantelli

www.poliziapenitenziaria.net

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Lionello PasconeCoordinatore Nazionale

Anppe

Associazione NazionalePolizia Penitenziaria

Incremento pensioniindietro tutta ...

n definitiva, sono davvero bri-ciole quelle riservate ai pensio-nati, anche perchè il computoinflazionistico reale è ben supe-

riore a quello ufficialmente stimato; anzi,si ha il coraggio di procedere a un ade-guamento sugli incrementi 2009, tale daridurre, nel mese di gennaio 2010, gliemolumenti pensionistici. Da ultimo,può aggiungersi che mentre si sostieneche la legge finanziaria 2010 non ha pre-visto un peggioramento della pressionefiscale, si assiste;• all’aumento dei prezzi dei carburanti;• all’aumento del canone radiotelevi-sivo;• all’aumento delle tariffe di luce e gas;• all’aumento dei biglietti per treni eaerei e dei pedaggi autostradali;• al quasi certo aumento delle addizio-nali IRPEF, regionale e locale, tenutoconto delle diminuite erogazioni daparte dello Stato.E tutti questi oneri incidono giornal-mente sui redditi delle famiglie, per cuidire che non sono state previste tasse èsolo un eufemismo. I pensionati contano solamente al mo-mento delle consultazioni elettorali,dopo, non se ne vuole neppure sentirparlare: comunque per lo schieramentopolitico, chi non è più in attività di ser-vizio non esiste più sotto ogni aspetto. Eppure nelle aule parlamentari e nei pa-lazzi governativi sono giacenti iniziativelegislative che dovrebbero, in qualchemodo, venire almeno incontro alle ri-chieste ormai annose del personale incongedo quali;• la defiscalizzazione dell’IRPEF sull’in-dennità di pensione privilegiata;• la rivisitazione economica delle pen-sioni d’annata.Finora però pur essendo ben note tali ri-

vendicazioni più che legittime, non suc-cede nulla! E quanto tempo ancora pas-serà?Nel 2010 le pensioni aumenteranno dello0,7 per cento: un incremento magro, checorrisponde al basso tasso di inflazionedell’anno conclusosi. Ma sulla rata di gennaio i pensionati nonvedranno questo pur modesto scatto direddito ed avranno anzi la sorpresa di ri-trovarsi a parità di altre condizioni conun importo leggermente più basso diquello accreditato con le mensilità 2009(e ancora di più rispetto a dicembre). Un fatto senza precedenti, pur se tempo-raneo, che dipende dalla necessità di re-stituire una piccola fetta del piùsostanzioso incremento riconosciuto loscorso anno per compensare l’aumentodei prezzi. Tecnicamente, si chiama perequazioneautomatica: vuol dire che i trattamentiprevidenziali (sganciati ormai da quasivent’anni dalla dinamica degli stipendi)vengono incrementati di anno in anno inbase all’andamento dei prezzi al con-sumo nell’anno precedente, misuratodall’indice per le famiglie di operai e im-piegati. Il compito è toccato, come di consueto,

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

ad un decreto con le firme del Ministrodell’Economia e di quello del Lavoro. Mastavolta lo scenario è leggermente diversoda quello solito, visto che il 2009 è stato,per quanto riguarda l’andamento deiprezzi il più freddo dal 1959 (allora peril costo della vita ci fu addirittura unalieve diminuzione).In via provvisoria, l’inflazione mediadell’anno ormai alla fine è stata fissataallo 0,7 per cento: e questa sarà la per-centuale dell’incremento per il 2010, re-lativamente alla quota di pensione lordache non supera il valore di cinque volteil trattamento minimo (cioè 2.288 euromensili). Sugli importi superiori a questa soglia larivalutazione viene applicata non in mi-sura intera ma per i tre quarti, e dunquesarà dello 0,525 percento. Per i titolari di più pensioni di enti previ-denziali diversi l’adeguamento tieneconto dell’importo complessivo e, diconseguenza, potrebbe essere applicatoin pieno con un po’ di ritardo.La situazione insomma appare opposta aquella di inzio 2009, quando i pensionatisi videro riconoscere una perequazioneprovvisoria del 3,3 per cento in corri-spondeza dall’inflazione relativamenteelevata del 2008. Quella percentuale però è risultata aconti fatti leggermente sovrastimata (per-ché la corsa dei prezzi, frenò decisa-mente a fine anno) ed è stata quindifissata in via definitiva al 3,2 per cento.La base su cui calcolare l’incrementodello 0,7 percento sarà quindi limataverso il basso, e la differenza dello 0,1percento, relativa però a tutte le mensilità2009, sarà recuperata con la rata di pen-sione di gennaio 2010; rata che quindirisulterà più bassa di quelle dello scorsoanno, pur se di pochi euro. !

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Polizia Penitenziaria - SG&S n. 169 - gennaio 2010

Sino ad oggi, malgrado le reiterate e leinsistenti richieste, persistendo il pro-fondo disinteresse di tutte le parti politi-che e dei Sindacati competenti, nulla siè riusciti ad ottenere e la categoria deicosiddetti “pensionati d’annata” vienecontinuamente dimenticata, bistrattata epesantemente penalizzata economica-mente in maniera indecorosa.E’ noto che un lavoratore, posto in quie-scenza attualmente, percepisce un trat-tamento economico di circa il 50%superiore a quello di un lavoratore dipari anzianità di servizio e pari qualificafunzionale, andato in pensione 10/20anni or sono.Tale incostituzionale diversità di tratta-mento pensionistico viene determinatadai seguenti fattori:- le pensioni perdono ogni anno circa il25% (se non di più!) del loro potere diacquisto, per erosione inflattiva;- ai lavoratori posti in quiescenza nonvengono estesi i miglioramenti retributiviattribuiti ai lavoratori in servizio comeconseguenza delle contrattazioni nazio-nali e di categoria, che apportano ognianno miglioramenti economici di circail 3% del potere d’acquisto.Questi fattori determinano una notevole

pensioni d’annataappello dell’ANPPe ai Presidenti

di Camera e Senato

divaricazione tra pensioni concesse inanni diversi, valutabili intorno al 5/10 %(50% in soli dieci anni!!), divaricazionedestinata ad allargarsi sempre di più senon si adotteranno opportuni sistemi di-namici di adeguamento annuale dellepensioni stesse, con la conseguenza chetra qualche anno la popolazione più an-ziana sarà sempre più confinata alle so-glie di sopravvivenza, proprio nelperiodo della vita nel quale maggiorisono le esigenze di assistenza e di cure.La situazione è in evidente violazionedegli articoli 12 e 23 della Carta Europeasottoscritta a Strasburgo il 13 maggio1966, degli articoli 2,3,136,137 e 141del trattato istitutivo della Comunità Eu-ropea del 25 marzo 1957, del trattato diMaastricht e del trattato di Amsterdamdel 2 ottobre 1997; per di più, contrastacon la giurisprudenza della Corte di Giu-stizia della Comunità Europea (Sentenza11 marzo 1981 nella causa 69/80 e sen-tenza 22 dicembre 1993 nella causa152/91) nonché con la giurisprudenzadella Corte di Cassazione (Sentenza delleSezioni Unite) del 1°febbraio 1997, n.974. E vi è da aggiungere che una situazionedel genere contrasta, infine, con gli arti-

coli 3 e 36 della Costituzione, che di-spongono la pari dignità tra tutti i citta-dini (principio di uguaglianza) ericonoscono il diritto ad un trattamentoeconomico (retribuzione e pensione)sufficiente ad assicurare agli aventi di-ritto ed alle loro famiglie una esistenzalibera e dignitosa.L’aggiornamento delle vecchie pensionie l’aggancio delle stesse alla retribuzionecostituisce, pertanto, una esigenza mo-rale, sociale, giuridica e costituzionale.Premesso quanto sopra, richiamandotutte le promesse fatte, l’ANPPe, l’unicaAssociazione rappresentativa, a livello na-zionale del personale in quiescenza delCorpo di Polizia Penitenziaria, chiede airispettivi Presidenti di Camera e Senato,di conoscere quali provvedimenti si in-tendano adottare, con la massima possi-bile urgenza, anche in presenza dellegrandi ristrettezze economiche attuali checostringono a sacrifici non certamenteaccettabili e prima che tutti gli interessati,non più in tenera età, passino a migliorvita, per sanare questa penalizzante, inac-cettabile e non più sopportabile contin-genza che identifica una gravissimaingiustizia e una inconcepibile disparitàdi trattamento economico.

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Ragusa: lutto nella sezione ANPPe

La Segreteria Provinciale dell’Associazione Nazionale PoliziaPenitenziaria di Ragusa e tutti i soci sono addolorati per lascomparsa del socio Orazio Firera.Assistente Capo prima degli Agenti Di Custodia poi PoliziottoPenitenziario.Integerrimo e uomo giusto, strappato improvvisamente al-l’affetto dei suoi cari e di tutti noi, la settimana prima delSanto Natale.

In Ricordo: Razzieddu, Tu che ti battevi per il giusto sempre presente per dare consigli nei momentibui ai colleghi meno esperti, tu mai poliziottoma uomo di riferimento per tutti noi continuada lassù a guidarci nel nostro difficile cam-mino terreno, prega per noi.Giovanni La Magra.

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Venezia: la Polizia penitenziaria incontra gli studenti nel 2009

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 167 - novembre 2009

«Educare alla legalità ed al rispettodelle regole», questo è stato l’obiet-tivo dei progetti educativi 60 minutidi legalità, promossi dall’ANPPe diVenezia in collaborazione con il Re-

parto della Casa Circondariale di Venezia.Progetto che si è posto quale obiettivo lo sviluppo del senso diresponsabilità civica e di appartenenza alla comunità sociale.Gli incontri organizzati dal Presidente dell’associazione dellaPolizia Penitenziaria Vitantonio Petrelli e portati avanti dal So-vrintendente Capo Filomeno Porcelluzzi, havisto la partecipazione dell’avvocato Lisa An-dreani del Foro di Venezia che ha illustratoai giovani la costituzione italiana collegataalla legalità, mentre la giornalista de Il Gaz-zettino Monica Andolfato ha illustrato ilconcetto di informazione alla legalità. Haconcluso gli incontri con i ragazzi delle

scuole di Borbiago, Mira e S. Giuseppe di Venezia,il commissa-rio di Polizia Penitenziaria Ezio Giacalone, che ha spiegato l’im-pegno sociale e il ruolo del Corpo di Polizia Penitenziariaancora poco conosciuto all’opinione pubblica.Il ciclo 60 minuti di legalità del 2009 si è concluso con l’in-contro con i ragazzi della scuola elementare di Arino di Dolo(Venezia) a cui hanno partecipato anche Licia Marino (Giudicepresso il Tribunale per i Minori di Venezia) e Daniela Caputo(Comandante di reparto della Casa Circondariale di Venezia),entrambe esortando i piccoli partecipanti ad affrontare la vita

con serenità, perchè fra gli adulti e le istitu-zioni c’è sempre chi ascolta i piccoli citta-dini. In chiusura, la Dottoressa Marino ha ribadito:«noi abbiamo a cuore il vostro benessere,io stessa ho scelto di occuparmi di disagiogiovanile per rendermi utile. Non abbiatepaura di denunciare chi vi fa del male».

Si è svolto, nel decorso mese didicembre, in prossimità dellefeste natalizie, il secondo radunoannuale della sezione ANPPe diRovigo. Hanno partecipato nume-rosi soci, iscritti e simpatizzanti, nonchè il Comandante della CasaCircondariale di Rovigo Umberto Zennarini.

Nella foto iquattro

Comandantida sx:

UmbertoZannarini,

Cesare Patrizio,

GiancarloOlianas e

Mauro Zannarini

Nel mese di Ottobre 2009, è stata inau-gurata la nuova sezione dell’ANPPe diRovigo, alla presenza del Presidente Do-nato Capece e del Coordinatore Nazio-nale Lionello Pascone. Alla cerimonia, particolarmente sentitadagli iscritti locali, sono intervenuti ilPrefetto Aldo Adinolfi, il Procuratore

Rovigo: nuova sede ANPPE Capo della Repubblica di Rovigo DarioCurtarello, il Questore Luigi De Matteooltre ai Comandanti provinciali dell’Armadei Carabinieri e della Guardia di Finanzae al rappresentante dell’ANPS. Nella circostanza, è stata anche dedicatala Sala Congressi all’Agente Scelto Marco Frezza, deceduto tragicamente undici

16Polizia Penitenziaria - SG&S n. 169 - gennaio 2010

anni or sono, all’età di 26 anni, figlio diun socio ANPPe: la targa è stata benedettadal Cappellano del carcere. E’ seguito un lauto rinfresco. Un plauso e un riconoscimento partico-lari vanno, comunque, tributati al Consi-gliere Nazionale ANPPe RobertoTramacere che, con un’attività e un entu-siasmo davvero encomiabili, ha saputoorganizzare, anche sotto un profilo co-reografico, l’intera cerimonia.Grandissimo, nella circostanza, l’inter-vento del Direttore della Casa Circonda-riale di Rovigo Tiziana Paolini a cui vannoi ringraziamenti della sezione.

Rovigo: raduno annuale dell’ANPPe !

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Nelle fotole fasi della

cerimonia di inaugura-

zione della sede

ANPPedi Rovigo

Nelle fotogli incontridi Venezia

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Polizia Penitenziaria - SG&S n. 169 - gennaio 2010

Venezia: Befana 2010, tanti dolciper i bambini dei baschi azzurriSi è ripetuta anche per il 2010 la tradizionale consegna delle calze per la festa dell’Epi-fania, grazie all’interessamento, puntuale e fedele, della sezione Anppe Lagunare: «ab-biamo organizzato come meglio si è potuto fare - ha detto il Presidente della localesezione, Vitantonio Petrelli - ma riusciamo a trovare sempre gente che offre la propriacollaborazione per la migliore riuscita della distribuzione delle calze».Infatti, anche per il 2010, le calze sono state offerte ai piccoli appartenenti alle famigliedell’Associazione di Venezia, dall’associazione benefica “Rialto Mio” e dalla beneficaUnione Nazionale Cavalieri d’Italia.

L’Associazione di cui ho l’onore di farparte, è da anni impegnata in diverse atti-vità nel campo del sociale, nel mantenerevive le tradizioni del Corpo, nel rinsaldarelo spirito di amicizia tra il personale inquiescenza e quello in servizio; si è ispiratainizialmente al ricordo di coloro i qualiper adempiere i propri doveri istituzionali,si sono immolati per la tutela della società.In seconda analisi, è nata in ciascuno dinoi un’ampia intesa di pensiero, rivoltonon solo agli operatori del corpo di PoliziaPenitenziaria ma pure a tutti quegli umiliservitori dello Stato che hanno assicuratol’ordine e la sicurezza pubblica e a quellidelle Forze Armate, quali garanti della di-fesa della Patria e portatori di pace e de-mocrazia in particolari aree del mondo.E’ a questa vasta schiera di operatori chel’Associazione ha inteso dedicare annual-mente la cerimonia religiosa che si celebranell’antichissima chiesa di - San Luca Evan-gelista - nel centro storico di Venezia.L’ispirazione accennata è nata in noi, a se-guito di una preziosa donazione di una ri-produzione dell’icona della Madonna dellaSfida dall’Associazione culturale Terra èVita di Barletta (BA). L’icona (Paolo Serafini Modena 1849) ècustodita nella cattedrale della stessa cittàe venerata a seguito della storica disfida diBarletta, quale ringraziamento per la vitto-ria conseguita dai nostri cavalieri e cherappresentò, per la società dell’epoca,l’origine di una diversa coscienza versonuovi ideali di vita, improntati al rispettodella dignità umana, della libertà e dell’ita-lianità.Prendendo spunto da questi antichi valori,abbiamo voluto collegare questo avveni-mento alla memoria di tutti gli operatoridello Stato che hanno sacrificato la propriavita per la tutela della legalità e delle isti-

Venezia: “per non dimenticare” al 4° anno di vita

Le immaginidella Cerimoniadi Venezia

Nella fotola Festadella Befana

tuzioni democratiche, a difesa del sacrosuolo della Patria.Proprio in questo contesto abbiamo volutoannualmente ricordare la figura e la me-moria di uno di questi operatori affinchè illoro sacrificio non cada nell’oblio, ma restivivo nella nostra mente e sia tramandato aigiovani.Inizialmente, ossia nel giugno del 2007, ab-biamo ricordato la memoria del mare-sciallo di Pubblica Sicurezza - SavinoSmisi - in servizio presso la Questura diquesta città, il quale, nel gennaio 1980, hapagato con la vita e, in maniera tragica, peradempiere ai propri doveri Istituzionali.La figura di questo padre esemplare riscuo-teva apprezzamenti e stima per la sua retti-tudine e serietà, nel suo ambientelavorativo e tra la popolazione.Nell’aprile 2008 sono state ricordate le bru-talità subite ed il tragico epilogo della vitadi un grande uomo appartenuto al Corpodegli Agenti di custodia, Andrea Schivo.L’agente Schivo, persona dotata di conside-revoli qualità umane e di sensibilità verso ilprossimo, pur consapevole dei rischi a cuiandava incontro, mosso da umana pietàverso poveri sventurati e soprattutto neiconfronti dei bambini, recapitava loro dellecibarie. Scoperto dagli aguzzini tedeschi, fudeportato nel lager di Flossenburg in Ger-mania, ove trovò la morte.Questo umile servitore dello Stato è stato,a perenne memoria, insignito della mas-sima onorificenza dello Stato d’Israele Giu-sto tra le Nazioni.Nel 2009, invece, abbiamo ricordato la fi-gura e la memoria del maresciallo del-l’Esercito Italiano, Giovanni Pezzulo, ilquale per alleviare le sofferenze della po-polazione di una località in prossimità diKabul (Afganistan), ha perso la vita in unvile agguato teso da terroristi Talebani,

mentre distribuiva generi alimentari e me-dicinali.Il Maresciallo Pezzulo, originario di Cari-nola (CE) dal 1980 faceva parte dell’Eser-cito Italiano e all’interno dello stesso, avevaacquisito varie specializzazioni.II suo sacrificio e quello di tanti altri ope-ratori di pace che non debbono mai caderenell’oblio.

Quest’ultimo nostro riconoscimento, ha ri-scosso una notevole e vasta risonanza nel-l’opinione pubblica. Alla cerimonia, infatti,erano presenti le massime autorità comu-nali, provinciali, regionali, militari e del go-verno, nella persona del Prefetto, S.E. Dott.Luigi Pizzi. Era inoltre presente il Sindacodi Barletta (BA) Nicola Maffei con la suadelegazione e rispettivo Gonfalone. Significativa è stata anche la presenza diuna scolaresca di 5ª elementare, con lapropria insegnante della Scuola S. Giu-seppe di Venezia.Il sacrificio e il dispendio di energie per larealizzazione di questi eventi, volti ad in-fondere, anzitutto ai giovani la cultura dellalegalità, del rispetto per la dignità umana eper la pace da parte di questa minuscolacompagine, trova conforto e al tempostesso maggior vigore nel proseguire inquesto nostro cammino.

Vitantonio Petrelli!

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Paola: celebratala Giornatasulla legalità

San Cataldo: assemblea del Sappepresieduta dal Segretario Generale

Nel mese di novembre 2009, presso leScuole Statali Elementare e Media del1° Circolo di Paola, si è tenuta la Gior-nata sulla legalità.Sono intervenute le Forze dell’Ordinepresenti sul territorio, dando un con-tributo di educazione alla legalità.Ogni Corpo di Polizia ha illustrato leproprie competenze sull’attività a tuteladella sicurezza e dell’ordine pubbliconel territorio. Fondamentale il contributo apportatodal Comando della Polizia Penitenziariadell’Istituto Penitenziario di Paola, in-tervenuto sulla devianza giovanile, sus-citando interesse anche tra i genitoridegli alunni, che hanno visto nel Corpoun coinvolgimento attivo nel percorsodi crescita dei loro bambini. Eugenio Argentino

l 20 gennaio 2010, si è svolta presso i locali dell'istitutoun'importante Assemblea del personale alla presenzadel Segretario Generale del Sappe Dott. Donato Capece.All'incontro hanno partecipato numerosi poliziotti di

San Cataldo e rappresentanze provenienti anche dalle realtà diCaltanissetta, Enna, Agrigento e Palermo. Sono intervenuti anche il Segretario Nazionale Calogero Na-varra ed il Vice Segretario Regionale Salvatore Nuara.Dall'incontro sono emerse alcune problematiche irrimanda-bili, tra questi: istituti obsoleti; forze di Polizia Penitenziarianumericamente insufficienti; assenza delle adeguate condizionidi vivibilità per i detenuti e sovraccarico di lavoro per gli agenti. Una visita importante, dunque, quella dei vertici nazionali e re-gionali del Sappe, che hanno potuto constatare la fatiscenzadell'istituto carcerario di San Cataldo, come ha affermato il Se-

gretario Generale Donato Capece, il quale ha anche detto che«la struttura è obsoleta, qui tutto sembra essersi fermato atrent'anni fa, chiederemo risorse finanziarie per la ristrut-turazione dell'istituto e per individuare altri posti letto de-tentivi. L'organizzazione lavorativa degli agenti di PoliziaPenitenziaria della Casa di Reclusione di San Cataldo èormai superata. E' necessario rivedere i carichi di lavoro erendere indipendenti i nuclei di traduzione dei ristretti. E'd'obbligo mettere in sicurezza la sala regia all'ingresso, cheè il cuore pulsante dell'istituto. Servono, poi, interventi mi-rati alle sezioni A e B, dove c’è un sovraffollamento di de-tenuti nelle celle». !

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Sappe: la forza nelle radici.

radici salde e profondesostengono

gli alberi piu’ grandi.

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ono stati sette i trapanesi pre-miati alla settima edizione delpremio provinciale di arte, cul-tura, sport e spettacolo, che si è

svolto in data 13 dicembre 2009 al tea-tro Gabel Hamed di Erice.

Trapani: riconoscimento alCommissario Giuseppe Romano

L’evento è stato organizzato dal L.A.S.A(Liberi Acconciatori Siciliani Asso-ciati).A ricevere il premio I Mulini durantela manifestazione sono stati il Commis-sario Giuseppe Romano (nella veste discrittore per la sezione cultura), ilcampione mondiale di Off Shore avvo-cato Peppe Corso, la campionessa eu-ropea – disabile - di tiro con l’arcoVeronica Floreno (sez. sport), il sas-sofonista della band Ottoni AnimatiAlessandro Mancuso (per la musica),l’attrice Laura Carpinteri, il musicistaGiancarlo Ingrassia e la stilista Valen-tina Sanclemente.La manifestazione mira a dare dei ri-conoscimenti a quei talenti trapanesi

che, essendosi distinti in vari settori, hannocontribuito ad esportare positivamente ilnome della città di Trapani e della Siciliaoltre i confini regionali e nazionali.Tra questi, per l’appunto il nostro Commis-sario Giuseppe Romano, che ha all’attivoben tre romanzi e un saggio storico sulledelle carceri della provincia di Trapani.Mi sembra che questa sia una bella rispostaper tutti coloro che non sono ancora con-vinti che anche gli appartenenti alla PoliziaPenitenziaria possono fare cultura.

Nuvola Rossa!

Vicini ai bambini ricoverati in pediatria. Anche quest’anno gli agenti della Polizia Pe-nitenziaria di Badu e Carros, hanno rinnovato l’appuntamento con i piccoli pazientiricoverati all’Ospedale San Francesco di Nuoro. Una delegazione dell’istituto con l’immancabile Babbo Natale ha portato doni ai bam-bini del reparto augurando loro una pronta guarigione. Marco Flore

Nuoro: Natale con i bambinidell’Ospedale San Francesco

IL POLIZIOTTO PENITENZIARIO

Lo vedi camminare in mezzo alle sezioni con il mazzo di chiavi appeso ai pantaloni, è lui, l’agente di Polizia Penitenziaria, per molti ancora “guardia carceraria”.Il suo lavoro certo non è bello, passare la vita a chiudere un cancello, tornare a casa con il cuore in gola se il detenuto gli dice una parola, turno su turno, ora su ora con la divisa addosso che onora e che mai nessuno gli toglierà finchè la porta con dignità.Non ha certezze non ha orario e deve vivere con lo straordinario.Fra una sezione, una sentinella cambia servizioma la sua vita è quella.Fa turni di notte, mattina e sera nel solito posto.... sempre in galera.Per lui il detenuto non ha riguardo e se non fa la doccia lo chiama bastardo.Ogni mattina nella sezione apre la cella per la conta e battitura, dietro le sbarre con il detenuto sembralunghissimo ogni minuto.E’ dura, si sa, ma lo fa con dignità con un sorriso e tanta volontà

Isp. Sup. Cav. Berardino Iovine

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Oltre le sbarre

n un carcere di massima sicurezza dello Stato di Israelesono ristretti sia arabi che ebrei condannati per reatipolitici e comuni a scontare le rispettive pene. Inevitabilmente, la tensione tra i due gruppi etnici è al-

tissima e tra l’altro viene alimentata da un cinico direttore.L’israeliano Uri ha già goduto di licenze e sta per raggiungerefinalmente la figlia che spesso lo veniva a trovare, l'arabo e ter-rorista Issam è invece completamente sopraffatto dall'odio piùferoce e capeggia un piccolo gruppo di connazionali, terroristicome lui. Durante uno rappresentazione canora, organizzatanel carcere in contemporanea con la Radio di Stato per tra-smettere una canzone composta da un detenuto, scoppia unafuribonda rissa. Durante i disordini viene ucciso un detenutoe il comandante degli agenti penitenziari - che in prigione fa ilbello ed il cattivo tempo - accusa gli arabi dell’omicidio.In verità, all’origine di tutto vi sono loschi traffici di droga,che il proprio il comandante ha posto in essere, con favori epressioni di ogni genere su qualche carcerato più debole e di-sponibile. Il giovane detenuto Dolon, più volte sottoposto daparte dei compagni a crudeli violenze personali, si impicca egli viene trovato un biglietto nelle mani che accusa il capo delleguardie per tutti i suoi intrallazzi. Uri promuove allora unosciopero della fame, mentre Issam, questa volta d'accordo conlui, sollecita una commissione ministeriale di inchiesta. Quasi tutti i detenuti, arabi inclusi, aderiscono alla protesta, eUri non cede alle promesse e ai ricatti del famigerato coman-dante, sebbene sia ormai prossimo alla liberazione e nono-stante il suo atteggiamento rischia di non farlo uscire. Neppure Issam cede quando la Direzione cerca di utilizzarela moglie e il figlio per dissuaderlo. Infatti, Issam malgrado leforti emozioni, dice alla donna di andarsene a casa e torna,quindi, nella sua cella. Come segno di dissenso contro le cru-deltà e i soprusi tutti i detenuti, senza distinzione di fede o dirazza e dietro l'esempio di Uri, si schierano con Issam can-tando la canzone composta dal compagno per la radio.

La scheda del FilmRegia: Uri BarbashTitolo originale: Beyound the wallsSoggetto: Benny Barbash, Eran PriesSceneggiatura: Benny Barbash, Uri Barbash, Eran PriesFotografia: Ammon SalomonMusiche: Ilan VirtzebergMontaggio: Tova Asher Scenografia:Costumi:Produzione: April FilmDistribuzione: PIC (1985) - Warner Home Video

Personaggi ed Interpreti:Jacob AyaliFitussi: Rami DanonAssaf: Assi DayanWalid: Adib JahashanIssa MugrabiCapo Guardia: Hillel Ne EmanLduetedf NoussirYechiel: Roberto PolakSanj: Naffi SalachThe Nightingale: Boaz SharaabiHoffaman: Haim ShinarUri: Arnon ZadokIssam: Mohammed Bakri

Genere: Drammatico Durata: 100 minuti Origine: Israele, 1984

In alto, lalocandina

del film

a fiancoalcuni attori

a destra ilregista Uri

Barbash

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a cura diG. B. De Blasis

Un condannato amorte è fuggito

opo aver subito un durissimo interrogatorio della Ge-stapo, un prigioniero politico cerca di darsi alla fuga,ma viene catturato e rinchiuso nella cella di un car-cere. Da quel momento in poi il detenuto cerca in tutti

i modi di darsi alla fuga nonostante l’arrivo di un compagnodi cella che lo spia e lo tiene sotto controllo. La sopraggiuntacondanna a morte aumenta le sue intenzioni di fuga e nono-stante l’angoscia, alla fine riesce ad attuare il suo piano e a ri-conquistare la libertà. La storia è ambientata a Lione nel 1943,dove il tenente Fontaine, uomo della Resistenza, è arrestato econdannato a morte per aver fatto saltare un ponte . Riusciràperò ad evadere grazie all'aiuto degli altri prigionieri. Ottimo film di Robert Bresson, che con questa pellicola vuoletrattare più il tema umano e della libertà, che non la vicendadella detenzione e dell'evasione. Il regista francese si sofferma a lungo sul protagonista, conprimi piani sul volto e sugli oggetti che utilizzerà per la fuga.Indovinatissime le musiche di Mozart che si combinano con ilrumore dei passi dei nazisti o con le chiavi dei cancelli. Bresson utilizza attori non professionisti e cerca di porre alcentro del film l'atmosfera che vive l'uomo all'interno del car-cere, eliminando tutti i riferimenti storici tanto che non vieneinquadrato quasi mai l'esterno, ma tutto è girato all'interno delcarcere, specialmente nella cella. Il film ha vinto a Cannes ilpremio per la migliore messa in scena. François Truffaut lo hadefinito uno dei migliori film francesi degli anni cinquanta.

La scheda del FilmRegia: Robert BressonTitolo Originale:Un condamné à mort s'est échappé ou Le vent souffle où il veutAltri titoli: A Man Escaped, The Wind Bloweth Where It Listeth, Le vent souffle où il veutSoggetto: tratto dal racconto di André DevignySceneggiatura: Robert BressonFotografia: Leonce-Henri Burel Musiche: Wolfgang Amadeus Mozart Montaggio: Raymond Lamy Scenografia: Pierre Charbonnier Suono: Pierre-Andrè BertrandProduzione: Societe Nouvelle des Etablissements Gaumont-Nouvelle Editions de Films/Alain Poirè/ Jean ThuillierDistribuzione: Globe - San Paolo Audiovisivi (1999) -Lab 80 FilmPersonaggi ed Interpreti:

Fontaine: François LeterrierJost: Charles Le ClaincheM. Blanchet: Maurice BeerblockPastore: Roland MonodOrsini: Jacques ErtaudHebrard: Jean Paul DelhumeauPrigioniero n. 110: Jean Philippe DelamarreUfficiale tedesco: Klaus Detlef GrevenhorstJacques OerlemansTerry: Roger TrehernePrigioniero X: Cesar GattegnoGenere: Drammatico, B/NDurata: 95 minuti, Origine: Francia, 1956

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 169 - gennaio 2010

A fianco,la locandina

sotto, alcunescene del film

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n uomo sta passeggiando lungola riva di un fiume, quando siaccorge che c’è una personache sta affogando, lottando inu-

tilmente contro le rapide. Improvvisamente si avvede che dall’altraparte della riva un pescatore si è nel frat-tempo tuffato in acqua nel generoso ten-tativo di raggiungere il disgraziato che staaffogando: con fatica riesce ad agguan-tarlo e a trascinarlo a terra, ove gli pra-tica la respirazione bocca a bocca,salvandolo. Ma dopo pochi minuti si ripete una si-tuazione analoga: un altro uomo rischiadi soccombere nel fiume e il medesimopescatore si getta in suo aiuto e ancorauna volta riesce nel suo eroico intento.Ma in breve di nuovo la situazione si ri-pete, una due tre volte ancora, fino aquando il pescatore, di fronte ad un altroin pericolo di vita, invece di buttarsi inacqua comincia a correre risalendo lacorrente del fiume. Stupito, lo spettatore lo ferma chieden-dogli: «Ma che stai facendo? Perchénon cerchi di salvare quel disgraziatocome hai fatto con gli altri?»«Questa volta - risponde il pescatore -voglio andare a vedere chi diavologetta in acqua questi uomini»La storia di Saul Alinsky rappresenta inmaniera plastica la frustrazione di quantilavorano nel mondo dell’emarginazionerimettendo in discussione, ogni giorno,il proprio lavoro di fronte alle poche vit-torie ed alle tante sconfitte. La cosa èancor più evidente nel carcere, che ognitanto esce dalle nebbie che lo circon-dano per finire sotto i riflettori.Lo vediamo in questi giorni con gli spazisulla stampa occupati dal problema del

sovraffollamento. Dubito che qualchegruppo politico assuma disinvoltamentela paternità di un provvedimento clemen-ziale, notoriamente sgradito alla maggiorparte dell’elettorato poco sensibile ai ru-mori del carcere. Di segnali concreti, a chi vive nel carceredi qua o al di là delle sbarre, non ne ar-rivano molti mentre l’arrivo quotidianodi centinaia e centinaia di arrestati è undato reale e statistico. Oltre il 48% dei de-tenuti sono in custodia cautelare, le pre-senze sono circa 66.000 su 43.327 postiletto disponibili, tanto che si è pensatoanche di riaprire Pianosa ed altri peni-tenziari dismessi. L’esperienza del passato - anche quelladell’ultimo indulto - ci ha insegnato che,a legislazione o giurisprudenza immutata,nello spazio di due o tre anni il problemadel sovraffollamento si ripropone nellasua drammaticità. Un’altissima percentuale degli indultati,infatti, è ritornata in carcere, per naturalepredisposizione a violare disinvoltamentele leggi alla ricerca di una vita più facileo per scelte condizionate dalla impossi-bilità di rientrare in una società che apre

periodicamente le porte del carcere machiude disinvoltamente quelle dell’acco-glienza. Il progetto di restyling giudiziario incorso in questi mesi, l’impossibile inca-rico affidato al Capo del Dipartimento dirisolvere il problema dell’edilizia peni-tenziaria in due anni (un carcere non èun recinto da campo profughi) diventapericoloso se non rientra in un piano dipiù ampio respiro, se non si depenaliz-zano alcuni reati minori, se le misure al-ternative restano un sogno nel cassetto,se il carcere resta solo un problema pergli addetti ai lavori. Il tema carcere non è merce elettorale,perchè dietro la demagogia, dietro lequinte dei convegni e dei dibattiti televi-sivi, c’è il destino dei 66.000 detenutigiornalmente residenti pressati oggi inuna gigantesca pentola a pressione checomincia da nord a sud a far sentire ilsuo gorgoglio, i suoi rumori fatto di sco-delle battute contro le inferriate. Speriamo solo che il bollore non rag-giunga il punto di non ritorno e che il co-perchio non salti. Chi ha vissuto il carcere degli anni bui

Aldo Maturo*[email protected]

Foto trattedal sito

www.osser-vatoriore-

pressione.org

Partono i “rumori” del carcere

L’uomo del fiume

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Sotto: Istituto Minori di Procida 1973 foto ricordo dopo la locale Festa del Corpodel personale degli Agenti di Custodia.

sa cosa significano quei rumori. E’ indubbio che vi è una costante ed in-sanabile contraddizione tra una sacro-santa esigenza di sicurezza che sale dalPaese e la necessità di maggiori investi-menti in termini di risorse umane e fi-nanziarie per rendere decorose esufficienti le nostre strutture peniten-ziarie. E’ altrettanto vero che il problema nonsi risolve costruendo nuove carceri,anche perché – se la mentalità noncambia – saranno poco efficienti, vuoiper mancanza di personale vuoi permancanza di soldini. Da decenni il carcere è una istituzioneperennemente rattoppata a causa diuna disattenzione storica ed invero po-liticamente trasversale. Da sempre sisono fatti i conti della serva con un bi-lancio che a stento e male assicura lagestione del quotidiano. L’emergenza finanziaria che caratte-rizza il Paese ed i tempi tecnici neces-sari per realizzare nuove strutture nonautorizzano rosee previsioni. Gli operatori hanno sempre chiestomaggiore attenzione e maggiori inve-stimenti perché un carcere solo custo-diale è un carcere violento e continueràa restituire cittadini violenti in un pro-cesso di reciproca irreversibile autoa-limentazione che ne accentua ilfallimento.

E’ un grande dilemma. Basta scegliere,come il pescatore di Alinsky: o si nuotainsieme o si va sul ponte, a buttar giùpensando di aver risolto così il pro-blema.

*Avvocato, già Dirigente Amministrazione Penitenziaria

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 169 - gennaio 2010

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Questa foto risale al 1923 ed e’ stata scattata nel Carcere di Rossano Calabro (Co-senza) da Ernesto Tramacere il primo in piedi sulla dx (quello con i baffi). Tra di loro ci sono Benedetto Russo, Scarcia Pasquale, Faggetto Vincenzo, TramacereErnesto, Quartaroni Gerardo, Fanara Giuseppe, Sicola Domenico.

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La cute è un organo spia:controllala e saprai come stai

n occasione del nuovo anno laMET S.r.l., società di Servizi Me-dici e il suo Presidente dott.Paolo Meo, sono lieti di rivol-

gervi i migliori saluti.

Con l’occasione vogliamo ricordarviche, presso il nostro studio medico,sito in Via Trionfale 79/a, è possibileeffettuare un Check-Up geriatrico, perla valutazione obiettiva dell’organi-smo ed in particolare dei seguenti pa-rametri:

• esami di laboratorio emato chimici-metabolici;• radiografia del torace;• esame elettrocardiografico;• ecografia addome e pelvi;• esame dell’udito;• controllo della vista computerizzato.

Vi informiamo inoltre è stato attivatopresso il nostro studio il servizio diDermatologia, gestito dalla dott.ssaManuela Carolla, specialista in Derma-tologia e Medicina Estetica, che si av-vale anche di un modernodermatoscopio per effettuare l’esamedi epiluminescenza.

Qui di seguito una sua appassionatadescrizione delle applicazioni dellabranca dermatologica.

La cute è uno specchio che riflette unagrande varietà di anomalie fisiche e psi-chiche. In pochi lo sanno, ma è proprioattraverso le prime manifestazioni cuta-nee di molte malattie che è possibile ef-fettuare diagnosi precoci ed intervenirecon terapie adeguate.In questi casi quindi diventa fondamen-tale il ruolo del dermatologo, che riescea curare in tempo patologie che, altri-menti, si svilupperebbero indisturbate.Per fare qualche esempio: sulla base dimanifestazioni esterne si può individuareil morbo celiaco che dà origine alla Der-matite erpetiforme di During o, talvolta,all’alopecia areata. La gastrite causata da Helicobacter Pyloriè segnalata invece da un’acne rosacea.Orticaria cronica e vitiligine spesso si as-sociano ad una tiroidite autoimmune;mentre un prurito diffuso, in assenza dialtre manifestazioni cutanee, può esserela spia di un linfoma di Hodgkin, di unaneoplasia viscerale, di un’insufficienzaepatica o renale o ancora di una parassi-tosi intestinale. Solo per dare un’idea, èsempre il dermatologo che scopre polipiintestinali e lupus.C’è inoltre un altro nemico che una visitadermatologica può sconfiggere: il mela-noma. In Italia come in Europa ha un’incidenzache va dai 5 agli 8 casi ogni 100.000 abi-tanti. I rischi di un melanoma sono gene-tici ed ambientali. Le persone con un elevato numero di nei,con la pelle particolarmente chiara, ca-pelli biondi o rossi, hanno una maggioreprobabilità di sviluppare tale neoplasia.Se a questo poi si aggiungono le ustionisolari, tipiche del periodo estivo o verifi-catesi in occasione di viaggi ai tropici du-rante la stagione invernale, tale rischioaumenta notevolmente. Anche in questo caso la prevenzione èl’arma vincente: di qui la necessità di unacorretta fotoprotezione e di sottoporsi pe-

riodicamente a controlli ambulatorialiapprofonditi dei nei già esistenti, al finedi individuare ed asportare quelli so-spetti. Molto importante è anche l’autovaluta-zione, ma da soli si possono controllaresolo i nei di gambe, braccia, torace e ad-dome, mentre la parte posteriore delcorpo ha bisogno di un occhio esterno.Tali difficoltà possono essere superategrazie alla “mappatura” dei nei o “epi-luminescenza”, una metodica non in-vasiva eseguita mediante uno specificostrumento chiamato “dermatoscopio”che, collegato ad una fotocamera digi-tale, consente di scrutare ogni centimetrodi pelle fin negli strati profondi, regi-strando le caratteristiche di ciascuna le-sione pigmentata e consentendol’individuazione di strutture e segni, invi-sibili ad occhio nudo.

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Nelle foto, a fianco la

dott.ssa Manuela

Carolla

dall’alto adestra:sezione

della cute,mappatura

dei nei edermato-

scopio

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n fondo chi sa davvero cosapensa un prete? Una confes-sione a cuore aperto, percredenti e non credenti. Incontri

quotidiani, curiosi a volte ma anche pro-fondi e rivelatori; un prete tra la gente,che si muove tra le bancarelle del mer-cato del suo quartiere e parla con le per-sone più volentieri in casa che dalpulpito: il ritratto di un tempo difficile,nel quale non può però venir meno lasperanza. Confessione di un sacerdote a credentie non credenti, scritta con il cuore inmano e con la volontà di dialogare e ri-cordare, come lo stesso anno sacerdo-tale indica, che il prete è servitore dellagioia, fratello della speranza in tempinon facili, in cui le tematiche dell’educa-zione, del futuro della nostra civiltà, diuna politica sempre più lontana, di unascienza polemica”con la fede impon-gono a tutti un esame di coscienza suquale umanità vogliamo essere.

È cosa nota e uni-versalmente rico-nosciuta che unozombie in pos-sesso di un cer-vello debbaessere in cercadi altro cer-vello. Così ini-zia Orgoglio e

pregiudizio ezombie, versione fedelmente aggiornatadel celeberrimo (e amatissimo) capola-voro di Jane Austen, grazie a numerosescene inedite in cui, a farla da protago-nisti, sono appunto gli zombie. Pubblicatoda una piccola casa editrice americana,questo romanzo ha suscitato l’entusiasmosia dei neofiti sia dei più fanatici ammira-tori della Austen, scalando in breve tempotutte le classifiche di vendita e imponen-dosi come il fenomeno editoriale del-l’anno. E il motivo di un successo tantoclamoroso è semplice: al fascino di unastoria d’amore senza tempo, si aggiungeil divertimento di una lotta senza esclu-sione di colpi contro l’orribile flagello chesi è abbattuto sull’Inghilterra, arrivandofino al tranquillo villaggio di Meryton,dove l’indomita Elizabeth Bennet, insiemecon le sue sorelle, è impegnata a contra-stare orde di famelici morti viventi. Unruolo che le calza a pennello, almeno fin-ché non arriva il bello e scontroso MrDarcy a distrarla... Pieno di romanticismoe avventura, di cuori infranti e cadaveriaffamati, di argute schermaglie e duelli al-l’arma bianca, Orgoglio e pregiudizio ezombie trasforma una pietra miliare dellaletteratura mondiale in un libro che si ha,finalmente, davvero voglia di leggere. Oche non si vede l’ora di rileggere.

Sullo sfondo di una Calabria feritadalle faide, un’amicizia incrollabilenata attorno alla passione per il ci-nema. Un romanzo evocativo edemozionate che fa pensare alle at-

mosfere di Nuovo cinema Paradiso e diIo non ho paura. Daniele Gerace e CescoDeleo sono due ragazzi di dodici anniche vivono a Taurianova in provincia diReggio Calabria. Daniele è arrivato dapoco dall’Australia; Cesco ha sempre vis-suto a Taurianova. Tra i due nasce subitouna grande amicizia, avvalorata dalla pas-sione comune per il cinema che prestosi traduce in una serie di sottrazioni piùo meno indebite di locandine cinemato-grafiche. L’arrivo di un nuovo proiezio-nista, Pepé Mandraffì, li costringe però aessere più prudenti. Mandraffì si rivelainoltre un fine intenditore di film. Cono-sce tutto sul mondo dorato del cinema, eCesco e Daniele rimangono letteralmenteaffascinati dai racconti dell’uomo, chissàse veri o immaginari. Ma l’amicizia traCesco e Daniele viene messa a dura provadalla recrudescenza di una faida ormaidecennale nella quale è implicata anchela famiglia di Cesco. Suo padre viene uc-ciso in un agguato e per il ragazzo comin-cia un periodo difficile, dal quale riescea uscirne solo grazie a Daniele.

Anno Domini 1306. Grazie all’aiuto di Ar-nault de Saint Clair e del suo giovane al-lievo Torquil Lennox, Robert Bruce èstato incoronato re sulla Pietra del De-stino, il trono mistico che legittima il po-tere dei sovrani di Scozia. Ma nuove

minacce si sta-gliano all’oriz-zonte: mentre,dall’Inghilterra,Edoardo Planta-geneto inviaun’armata persottomettere gliscozzesi, inFrancia unoscuro nemicotrama contro iTemplari e iloro alleati. LaDecuria, una30

Davide Caldirola

CONFESSIONI DI UN PRETESAN PAOLO Edizioni pagg. 156 - euro 12,00

Graziano Versace

LADRI DI LOCANDINESAN PAOLO Edizioni pagg. 228 - euro 14,50

J. Austen - S. Grahame-smith

ORGOGLIO E PREGIUDIZIO E ZOMBIENORD Edizioni pagg. 544 - euro 19,00

Polizia Penitenziaria - SG&S n. 169 - gennaio 2010

K. Kurtz e D. T. Harris

IL TEMPIO E LA CORONANORD Edizioni pagg. 512 - euro 19,00

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setta esoterica legata alle forze delle Te-nebre, è infatti riuscita a infiltrare le pro-prie spie nella corte inglese per potersiimpossessare della Pietra e impedire cosìai cavalieri di edificare in Scozia il QuintoTempio, la nuova sede dell’Ordine. Eanche in patria i Templari vivono giornid’angoscia: Filippo il Bello ha stretto unpatto con papa Clemente V allo scopo disciogliere la confraternita, diventata tantoricca e influente da minacciare gli equi-

libri politici eu-ropei. Perciò,quando l’eser-cito inglese ot-tiene una seriedi schiacciantivittorie cheo b b l i g a n oBruce a fug-gire sull’isoladi Iona, iTemplari de-vono affi-

dare la loro sorte alle abilità eal coraggio di Arnault. Toc-cherà a lui affrontare un lungoe pericoloso viaggio verso Ge-rusalemme per recuperare lasacra reliquia che potrebbe sal-vare l’Ordine e il regno di Scoziadalla distruzione...

Come può la maggioranza dei mafiosidirsi cattolica e frequentare le chiese?Qualcosa certamente non funziona: onella loro testa o nella teologia cattolica.O in tutte e due. Come è possibile che una società a stra-grande maggioranza cattolica partorisca

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Cosa nostra estidde, ’ndran-gheta, camorra eSacra coronaunita? Un inter-rogativo del ge-nere ne

coinvolge, a va-langa, molti altri. Impegnativi e imperti-nenti. E questo potrebbe spiegare perchélo si è posto assai raramente. Per rispondere, l’autore ha enucleato itratti essenziali della teologia dei mafiosi;ha scoperto preoccupanti rassomiglianzecon la teologia cattolico-mediterranea;ha delineato, per sommi capi, una teolo-gia critica oggettivamente alternativa ri-spetto alla visione teologica mafiosa. Questo percorso intellettuale affronta gliaspetti culturali di un fenomeno com-plesso come la mafia e si rivela utile perampliare l’analisi scientifica e per affi-nare le strategie di prevenzione e di con-trasto. !

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a cura diErremme

Augusto Cavadi

IL DIO DEI MAFIOSISAN PAOLO Edizioni pagg. 244 - euro 18,00

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Un detenuto impicca la moglie in carcereUn detenuto che sta scontando una condannaa 20 anni per rapine e sequestri in Argentinaha impiccato sua moglie che era andata atrovarlo.Il corpo della donna è stato rinve-nuto senza vita in bagno nel carcere di Mar-cos Paz, alle porte della capitale BuenosAires, secondo quanto riferito da fonti del-l’Spf, il servizio penitenziario federale. E’ stata aperta un’inchiesta per accertare ilmovente dell’omicidio della donna, madre diuna bimba di appena 45 giorni, nel bagnodella sala visite.

Triste record: Francia al primo postoper i suicidi in carcereNel 2009, ci sono stati 115 suicidi nelle car-ceri francesi, numero che sale a 122 se si ad-dizionano i casi di chi si è dato la mortementre era in permesso di uscita oppure su-biva una forma alternativa, come il braccia-letto elettronico. Nel 2008, i suicidi eranostati 108. Il tasso di suicidi in carcere si è moltiplicatoper cinque dagli anni ’60 a oggi. La Franciaè al primo posto in Europa in questa pocodemocratica statistica. La Cgt spiega questa situazione con la sovrap-popolazione, la mancanza di personale (disorveglianza, ma anche medici e lavoratorisociali) e l’eccesso di misure controprodu-centi che mirano a ridurre questo tasso.Per esempio, ormai ai carcerati francesiviene consegnato un kit di protezione chedovrebbe rendere più difficile il passare al-l’atto: materasso anti-fuoco, lenzuola chenon si strappano, pigiama di carta. Invece,dicono alla Cgt, non viene fatto nulla per ri-dare la voglia di vivere a chi si trova messoa confronto con la violenza della detenzione.Un quarto dei suicidi è concentrato nei primidue mesi di carcerazione.Il Ministro della Giustizia, Michèle Allliot-Marie, ha promesso di intervenire. Entro il2017 ci saranno 68mila posti nei carcerifrancesi, suddivisi in una sessantina di istituti,che non dovrebbero più superare i 700 de-tenuti. Alliot-Marie ha ripromesso anchequest’anno la generalizzazione delle celle in-dividuali. E assicura che tra qualche anno verrannoproposte «cinque ore di attività giorna-liere» ad ogni detenuto. «Quali mezzi veranno dedicati a queste

buone idee? Quanti detenuti saranno coin-volti?» chiede l’Osservatorio internazionaledelle prigioni. Per il momento, la situazioneresta drammatica.

Francia: ex detenuto farà carceri umaneParigi ha scelto un ex detenuto per guidareuna missione che renda più umane le sue pri-gioni. E’ Pierre Botton, ex uomo d’affari.Negli anni Novanta fu uno dei detenuti piùmediatici di Francia, finito in prigione per ri-cettazione. E’ stata lo stesso Ministro della Giustizia, Mi-chele Alliot-Marie, ad affidargli l’incarico. Ma la cosa lascia perplessi alcuni media fran-cesi. Botton ha passato 20 mesi dietro lesbarre in ben sette prigioni diverse.

Diramate le statistiche, le carceri scoppianoL’Ufficio federale di statistica ha diramato uncomunicato stampa in cui viene segnalato unincremento del numero di detenuti rinchiusinelle strutture carcerarie dell’intera Confede-razione. Secondo i dati raccolti, le personeprivate della libertà nel settembre 2009 erano6084, il secondo livello più elevato dal 1999(il 31% in detenzione preventiva, il 59% sot-toposto all’esecuzione di pene e misure, il 7%a misure coercitive ai sensi della legge suglistranieri e il 3% per altri motivi diversi). Iltasso medio d’occupazione degli spazi era del91%, ossia di ben 5 punti superiore al 2008.Questa realtà è stata registrata particolar-mente elevata nei Cantoni della Svizzera la-tina, dove si è raggiunto il 100% delladisponibilità, con alcune carceri che hannoregistrato addirittura una sovraoccupazione.Il Dipartimento delle istituzioni svela qualchecifra relativa alla specifica situazione del Ti-cino. Che non appare dissimile rispetto allemedie svizzere, e certo collima con quella re-gistrata in Romandia. Se da tempo ormai siconstata un’alta occupazione del carcere giu-diziario (La Farera) e di quello penale (LaStampa e Lo Stampino), il 2009 si è rivelatoda questo punto di vista più difficile.Il 1° gennaio 2009 c’erano 148 detenuti allaStampa, mentre il 31 dicembre se ne conta-vano 156 (8 in più). Nella struttura della Fa-rera il 1° gennaio 2009 c’erano 33 detenuti,il 31 dicembre ben 53 (20 in più). Da sotto-lineare è il fatto che, contrariamente a quantoè sempre avvenuto nel passato, stavolta nonc’è stata flessione alcuna durante il periododelle festività natalizie. Le giornate totali di

carcerazione alla Stampa e allo Stampinosono state complessivamente 53.912 nel2008, 55.345 nel 2009 (con un incrementodunque di 1433 giornate). A ciò si deve ag-giungere che alla Farera queste giornate sonostate 15.054 nel 2008 e 16.968 nel 2009(con un aumento di 1914 giornate). Il qua-dro tracciato coincide di fatto con un’occu-pazione pressoché completa delle strutture,cosa suscettibile di creare problemi di ge-stione, che fortunatamente non si sono veri-ficati nel corso dello scorso anno.Anche il Ticino, dunque, riflette l’evoluzionenegativa riscontrata nell’intero Paese. Il Dipartimento sta dunque studiando le mi-sure che si ritengono idonee per migliorare operlomeno alleggerire la pressione che oggiviene esercitata sulle nostre strutture carcera-rie. «Una situazione per far fronteall’’emergenza - dice a Radio3 il direttoredelle carceri ticinesi Fabrizio Comandini - po-trebbe essere la posa di 19 letti a castello,così da aumentare la capacità della Fa-rera».

Droga e proibizione. Il sistema Usa scoppiaSecondo l’autorevole recensore di tre operesul sistema giudiziario e penitenziario statu-nitense, i falchi della repressione stanno ora-mai pensando a una cauta ritirata strategica.Qualche dato: negli Usa finiscono in carcere80 detentori di droga contro soli 20 spaccia-tori, il che è la causa prima del fenomenaleaumento della popolazione carceraria - dal1975 a oggi di ben sette volte, con un’impen-nata dopo la dichiarazione reaganiana diguerra alle droghe nel 1982 -. Con il dilagareda uno Stato all’altro di leggi tre colpi e seifuori gioco, alla terza condanna, anche soloper un paio di canne, per il furto di un tran-cio di pizza, per un insulto a un poliziotto chesenza motivo ti sta massacrando, si va all’er-gastolo.La crescente discriminazione a danno deisoggetti delle minoranze sfavorite ha elevatoa otto volte la probabilità di un afroameri-cano di finire in carcere rispetto a quella diun bianco; e per buona giunta, il primosconta per un piccolo reato, come la sem-plice detenzione di droga, una condanna me-diamente altrettanto lunga quanto quella diun bianco per un reato di grave violenza, unadisparità di trattamento che stride sempre dipiù dopo il successo di Obama. E ancora: sono stati in gran parte abbando-nati o ridimensionati i programmi per i de-32

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FRANCIASVIZZERA

ARGENTINA

USA

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tenuti di educazione e riabilitazione, di assi-stenza post-scarcerazione, il che ha fattoesplodere il tasso di recidivismo. Ovviamente, più se ne ingabbiano - la popo-lazione carceraria è arrivata a quota2.300.000; in proporzione in Italia sarebberooltre 450mila, anziché soltanto 65mila circa- e più se ne devono prima o poi liberare.Quindi si prevede che dei 700mila scarceratinel 2009 ben 490mila torneranno all’ovileentro tre anni. Crisi aiutando, a questo puntomolti Stati sono alla canna del gas. Non riescono più a sostenere l’escalationdelle spese per i Corpi di Polizia, i tribunali,le carceri (se ne apre una nuova ogni setti-mana e un detenuto costa più di uno studentein una buona università). Quindi si è già avviato qua e là un cauto al-leggerimento delle leggi penali, una depena-lizzazione dell’uso di cannabis su ricettamedica, una proliferazione di corti di giusti-zia ad hoc, per favorire le pene alternative alcarcere collegate a programmi di cura e ria-bilitazione, pur risparmiosamente in via di ri-lancio. Si ingrossa la schiera dei potenti -Schwarzenegger in testa - che chiedono agran voce la legalizzazione e tassazione delledroghe leggere, per sfoltire le carceri e sal-varsi dalla bancarotta. Infine, Obama ha mosso alcuni primi e signi-ficativi passi per porre fine alla war on drugs.Sul piano psico-socio-antropologico, il giu-rista Cole spiega chiaramente come la pena-lizzazione delle infrazioni minori, e inparticolare quella della semplice detenzionedi droga, insieme alla feroce persecuzionedei soggetti deboli, sospinge un numero sem-pre crescente di cittadini a perdere fiducianella legittimità ed equità del sistema giusti-zia: una china fortemente scivolosa, poichéquanto più scende il livello di fiducia nellagiustizia, tanto più cresce la frequenza e gra-vità dei reati. Altrettanto ben dimostrato è che gli investi-menti nelle misure alternative al carcere, inquelle a favore degli ex detenuti (educazione,lavoro, casa), in quelle mirate ad abbatterele discriminazioni e lo stigma che li emargi-nano, recano benefici anche economici assaimaggiori che non le spese a perdere per larepressione: e non solo per la riduzione deitassi di recidivismo, ma anche per il ripri-stino della produttività delle persone.Ma diciamolo chiaramente: il proibizionismoserve ormai troppi interessi illegali e legalitra loro strettamente intrecciati, come dimo-stra un semplice esempio. Un taglio dei profitti dei narcos colombiani,quindi il blocco del flusso di denaro sporcoverso le banche della Florida, ridurrebbe dicirca il 20% il Pil di quello Stato.

Ribellione carcere, 3 morti 6 agenti sequestratiTre detenuti morti: è il bilancio di una ribel-lione scoppiata in un carcere di Curitiba, inBrasile. Almeno 6 agenti penitenziari sonostati presi in ostaggio dei rivoltosi.«Il penitenziario è una bomba per il so-vraffollamento di detenuti- ha detto il por-tavoce della Pubblica Sicurezza dello statodel Paranà - E’ bastato togliere una partedegli agenti per le ferie estive e la rivolta èscoppiata». Il carcere ospita 1.700 detenuti,in uno spazio per 500.

In Libia amnistia per i detenuti che imparano a memoria il CoranoIn Libia imparare i versetti del Corano a me-moria potrebbe diventare presto la via diuscita anticipata dal carcere a beneficio deidetenuti comuni. Non è ancora realtà, ma laproposta è al vaglio del Consiglio Supremodi giustizia, l’organo che esercita il poteregiudiziario nel paese del Colonnello Muam-mar Gheddafi.Una misura che potrebbe diventare un si-stema alternativo di uscita anticipata dalcarcere. La Libia sta conducendo da tempouna politica di amnistie, anche di detenuti exterroristi. Meccanismi che hanno portato allosvuotamento di alcune storiche carceri.La decisione di includere nell’amnistia«anche le persone che imparano a memo-ria il Corano», come si legge oggi sul quo-tidiano arabo on line Al Manara, e quindi diintrodurre lo studio del libro sacro per i mu-sulmani come metodo di riabilitazione per idetenuti, farà parte delle disposizioni sog-gette a ratifica del Consiglio Supremo, la cuiprima riunione ordinaria per l’anno 2010 èstata diretta dallo stesso Ministro della Giu-stizia, Mustapha Abdul Jalil.Il metodo della riabilitazione dei detenuti,

che passa attraverso lo studio del Corano, èstato già applicato ai prigionieri rilasciati loscorso ottobre, circa un centinaio, tutti exappartenenti al Gruppo Combattente LibicoIslamico (Lifg), legato ad Al Qaida, e alGruppo cosiddetto Jihad. Gli ex miliziani isla-mici, sotto gli auspici della Fondazione Ghed-dafi, hanno trascorso due anni studiano ilcorano e rivedendo le loro convinzioni poli-tiche. I prigionieri, che hanno aderito al pro-gramma di riabilitazione attraverso lostudio del testo sacro e che erano tutti dete-nuti da più di dieci anni nel carcere Fellah 33

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di Tripoli, nel quartiere Abu Slim, rappresen-tavano il terzo gruppo di detenuti islamici li-berati in Libia negli ultimi due anni.La proposta di questi giorni, cioè liberare chistudia il Corano, fa seguito alla fase di amni-stie e rilasci che sono iniziati in concomitanzacon i festeggiamenti per il quarantesimo an-niversario del leader Gheddafi al potere. Loscorso primo settembre è infatti passata ladecisione di dare la grazia a 1.273 detenutie di sostituire la pena di morte con l’erga-stolo per tutti coloro che erano stati condan-nati alla massima pena prima del primosettembre.

Governo cerca neolaureati, per dirigere carceriDiventare direttore di un carcere non è di so-lito in cima ai desideri di un neolaureato. Ilgoverno britannico ha però deciso di varareun progetto pilota per invogliare i giovani ascegliere questo tipo di carriera.D’altra parte la paga, visto i tempi di crisi,non è affatto male: 22 mila sterline l’anno alprimo impiego e scatto a 30 mila dopo 12-18 mesi. Bastano otto settimane di corso periniziare il lavoro sul campo nelle prigioni disua Maestà e poco più di un anno per arri-vare a posizioni dirigenziali. Un percorso ac-celerato che vuole colmare il divariogenerazionale che al momento affligge il si-stema carcerario britannico.«Stiamo cercando persone che abbiano ilgiusto potenziale per ricoprire ruoli chiavenelle prigioni del Regno Unito e che coltempo possano diventare direttori o vice-direttori», ha spiegato all’Independent JimHeavens, capo del settore risorse umane delNational Offender Management Service. «Nonè un lavoro adatto a tutti ma è perfetto percoloro che sono alla ricerca di sfide». I ti-rocinanti dovranno lavorare in istituti di variotipo - carceri minorili, maschili, femminili,di sicurezza - e poi avranno la possibilità difare esperienza presso il Probation Service,dipartimento che si occupa di gestire la li-bertà vigilata dei detenuti.Se si includono i costi dell’addestramento ilgoverno investirà nell’arco di tre anni 100mila sterline per ognuno dei 12 candidatiammessi al programma. Circa l’80% dei par-tecipanti - se si guarda ai numeri di espe-rienze passate - trovano un impiego stabilenel sistema carcerario britannico. E, visto che circa la metà degli attuali direttoridi prigione proviene da programmi simili, leprospettive di far carriera sembrano quasi as-sicurate.

BRASILE

LIBIA

INGHILTERRA

fonte: www.pianetacarcere.itw

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Lettera al Manifesto

entile Direttore de il Manifesto,ho appena appreso da una no-

tizia Ansa, che il Manifesto el’Associazione Antigone hanno

chiesto al Ministro della Giustizia cheanche i giornalisti siano autorizzati all’in-gresso in carcere.Sono pienamente d’accordo su questaproposta e spero che venga accolta intempi brevissimi.Auspico che il SAPPe - Sindacato Auto-nomo della Polizia Penitenziaria maggior-mente rappresentativo del Corpo spingaquesta proposta per rendere il carceretrasparente e sgombrare dal campo tuttii dubbi che ultimamente sono stati postisul trattamento dei reclusi e sulle mortisospette da certi giornalisti.

Finalmente qualcuno veda l’emergenzache quotidianamente affrontano gli ap-partenenti al Corpo negli Istituti di penadel nostro paese, quasi 45.000 tra uo-mini e donne per un sovraffollamentodelle carceri con 65.000 detenuti reclusi,oltre gli altri molteplici servizi istituzio-nali di competenza della Polizia Peniten-ziaria.Mi auguro che questo avvenga nel piùbreve tempo possibile anche perche nonè più tollerabile che certi organi di infor-mazione negli ultimi tempi hanno giocatoal massacro dell’onorabilità della PoliziaPenitenziaria e dei suoi appartenenti, unacrociata mediatica che ha disconosciutoil ruolo altamente svolto dagli apparte-nenti al Corpo che ogni giorno con grandisacrifici garantisce l’ordine e la sicurezzadegli istituti penitenziari.Finalmente si parlerà anche di tutti i casi

di tentati suicidi che vengono sventatigiornalmente dagli agenti nelle sezionidetentive e delle aggressioni subite dalpersonale da detenuti pericolosissimi.Finalmente toccherete con mano la realtàdel pianeta carcere, qualche giornalistasi sentirà anche in dovere di rettificaretutte le notizie distorte che hanno creatosospetti e danni in termini di immaginealla Polizia Penitenziaria, accuse gratuiteche ci sono state rivolte e che non ci me-ritiamo per l’impegno che profondiamonel nostro lavoro ogni giorno per far fun-zionare al meglio gli istituti di pena delpaese.Nell’occasione Le porgo i più Cordialisaluti.

Paolo SpanoPoliziotto Penitenziario

Vice Segretario Provinciale SAPPeCagliari

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IL MONDO DELL’APPUNTATO CAPUTO

IONTA INCITA L’ASTREA

34Polizia Penitenziaria - SG&S n. 169 - gennaio 2010

Ragazzi, l’importante non è vincere. L’importante è partecipare

...senza perdere nè pareggiare.

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