Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

36
Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 www.poliziapenitenziaria.it anno XXII n. 224 gennaio 2015 Collare d’Oro al Merito Sportivo alle Fiamme Azzurre

description

Collare d'Oro al Merito Sportivo alle Fiamme Azzurre - Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

Transcript of Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

Page 1: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 com

ma 1 - Rom

a aut. n. 30051250-002

www.poliziapenitenziaria.itanno XXII • n. 224 • gennaio 2015

Collare d’Oro al Merito Sportivo alle Fiamme Azzurre

Page 2: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224
Page 3: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

Fotografa questo codice e leggi la rivista sul tuo cellulare

PoliziaPenitenziarian.224gennaio2015

3sommario

Organo Ufficiale Nazionale del S.A.P.Pe.Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

Direttore responsabile: Donato [email protected]

Direttore editoriale: Giovanni Battista de Blasis [email protected]

Capo redattore: Roberto [email protected]

Redazione cronaca: Umberto Vitale, Pasquale Salemme

Redazione politica: Giovanni Battista Durante

Progetto grafico e impaginazione: © Mario Caputi (art director)

www.mariocaputi.it

“l’appuntato Caputo” e “il mondo dell’appuntato Caputo” © 1992-2014 by Caputi & de Blasis (diritti di autore riservati)

Direzione e Redazione centraleVia Trionfale, 79/A - 00136 Romatel. 06.3975901 r.a. • fax 06.39733669

e-mail: [email protected]: www.poliziapenitenziaria.it

Le Segreterie Regionali del Sappe, sono sede delle Redazioni Regionali di: Polizia Penitenziaria-Società Giustizia & Sicurezza

Registrazione:Tribunale di Roma n. 330 del 18 luglio 1994

Stampa: Romana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 3700030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare: gennaio 2015

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Il S.A.P.Pe. è il sindacato più rappresentativo del Corpo di Polizia Penitenziaria

Per ulteriori approfondimenti visita il sito www.poliziapenitenziaria.itPoste Italiane

S.p.A. S

ped. in A.P. D

L n.353/03 con

v. in Le

gge n.46/04 - art 1 com

ma 1 - Rom

a au

t. n. 3

0051250-002

www.poliziapenitenziaria.it

anno XXII • n. 224 • gennaio 2015

Collare d’Oro

al Merito Sportivo

alle Fiamme Azzurre

anno XXII • numero 224gennaio 2015

Chi vuole ricevere la Rivista direttamente al proprio domicilio, può farlo versando un contributo di spedizione pari a 20,00 euro, se iscritto SAPPE, oppure di 30,00 euro se non iscritto al Sindacato, tramite il c/c postalen. 54789003 intestato a:

POLIZIA PENITENZIARIA - Società Giustizia & SicurezzaVia Trionfale, 79/A - 00136 Roma specificando l’indirizzo, completo, dove va spedita la rivista.

4l’editorialeVigilanza dinamica?

Punto e a capodi Donato Capece

5il pulpitoCi vuole un fisico bestiale

per dirigere il Dapdi Giovanni Battista de Blasis

6il commentoIl carcere e la radicalizzazionedel fondamentalismo islamico

di Roberto Martinelli

11l’osservatorioBisogna ritrovare

la forza della ragionedi Giovanni Battista Durante

8lo sportPremiati con il Collare d’Oro del CONI gli atleti delle FF.AA.

di Lady Oscar

20mondo penitenziarioLe ragioni di una RiformaLa Memoria e gli uomini

di Sebastiano Ardita

22crimini e criminaliErika e Omar

i killer adolescentidi Pasquale Salemme

8

20

22

6

In copertina:La Cerimonia al CONI per la consegna dei Collari d’Oro agli atleti del GS Fiamme Azzurre

4

Page 4: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

adova, Saluzzo, Frosinone,Asti, Torino, Vigevano.Queste sono solo alcune delle

carceri italiane nelle quali, in questeprime settimane del 2015, si sonoregistrate gravi e intollerabiliaggressioni a poliziotti penitenziari. La situazione nelle nostre carceriresta dunque allarmante, nonostantesi sprechino dichiarazionitranquillizzanti circa il superamentodell’emergenza penitenziaria: la realtàperò è un’altra: i nostri poliziotticontinuano ad essere aggrediti senzaalcun motivo o ragione.

Eventi del genere sono ormaiall’ordine del giorno e a rimetterci èsempre e solo il Personale di PoliziaPenitenziaria. Il SAPPE non può far altro checontinuare ad esprimere solidarietàal personale coinvolto e augurareloro una veloce guarigione.Ma va anche detto - con fermezza! -che queste aggressioni sonointollerabili ed inaccettabili. Noi non siamo carne da macello edanche la nostra pazienza ha unlimite...Non è un caso che il SAPPE da temposollecita le istituzioni competenti perdotare anche le donne e gli uomini

della Polizia Penitenziaria di sprayanti aggressione, recentementeassegnato a Polizia di Stato eCarabinieri. Ma al Governo Renzi chiediamoanche azioni efficaci e concrete chefavoriscano l’espulsione dei detenutistranieri presenti in Italia, che sonospesso tra i protagonisti di questeassurde e vigliacche aggressioni aiBaschi Azzurri.E’ sintomatico che negli ultimi diecianni ci sia stata un’impennata deidetenuti stranieri nelle carceriitaliane, che da una percentuale

media del 15% negli anni ‘90 sonopassati oggi ad essere quasi il 35%. E allora fare scontare agli immigrati,condannati da un tribunale italianocon una sentenza irrevocabile, lapena nelle carceri dei Paesi d’originepuò anche essere un forte deterrentenei confronti degli stranieri chedelinquono in Italia.Ma il dato oggettivo è un altro: leespulsioni di detenuti stranieridall’Italia sono state fino ad oggi assaicontenute: 896 nel 2011, 920 nel2012 e 955 nel 2013, soprattuttoverso Albania, Marocco, Tunisia eNigeria. Si deve allora superare il paradosso

ipergarantista che oggi prevede ilconsenso dell’interessato a scontarela pena nelle carceri del Paese diprovenienza. In Italia ci sono 53.623detenuti: ben 17.462 (quasi il 35 percento del totale) sono stranieri, conuna palese accentuazione dellecriticità con cui quotidianamentedevono confrontarsi le donne e gliuomini della Polizia penitenziaria. Si pensi, ad esempio, agli atti diautolesionismo in carcere, che hannospesso la forma di gesti plateali,distinguibili dai tentativi di suicidio inquanto le modalità di esecuzionepermettono ragionevolmente diescludere la reale determinazione diporre fine alla propria vita. Espellere gli stranieri detenuti inItalia, dunque. Ma non solo. Va rivista l’organizzazionepenitenziaria degli istituti e lafantomatica ‘vigilanza dinamica’. E’ sbagliato tenere tutta la giornataaperti i detenuti per farli rientrarenelle loro stanze solo per dormire,lasciando ad alcune telecamere ilcontrollo della situazione. Il SAPPE si batte da tempo controquesta improvvida soluzione che siritiene assolutamente destabilizzanteper le carceri italiane e confida che ilnuovo Capo del DAP Santi Consolo siconvinca dell’inutilità di unasoluzione di questo tipo se ad essanon è associato l’obbligo del lavoroper tutti i detenuti. Tutto questo per garantire, nellecarceri italiane, ordine e sicurezza. E , soprattutto, per tutelarel’incolumità personale dei nostrieroici poliziotti penitenziari.

Donato CapeceDirettore

ResponsabileSegretario

Generale del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.224gennaio2015

P

4

Vigilanza dinamica?Punto e a capo

l’editoriale

H

Page 5: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

A Roma spadroneggia unpiccolo gruppo di padreterni, i qualisi sono persuasi, insieme conqualche ministro, di avere lasapienza infusa nel vasto cervello.”Per quanto difficile da credere, questenon sono parole mie indirizzate versoil dipartimento dell’amministrazionepenitenziaria, ma una reprimendascritta da Luigi Einaudi (futuroPresidente della Repubblica) sullepagine del Corriere della Sera nelfebbraio del 1919.Nello stesso articolo, Einaudi,aggiunge più avanti: “Bisognalicenziare questi padreterniorgogliosi [...] persuasi di avere ildono divino di guidare i popoli [...].Troppo a lungo li abbiamosopportati. I Professori ritornino adinsegnare, i Consiglieri di Stato ailoro pareri, i militari ai reggimentie, se passano i limiti di età, sipiglino il meritato riposo.”Davvero inverosimile, quasiimpossibile, credere che non si trattidella dirigenza del Dap degli anniduemila. Eppure, cento anni dopoquell’incredibile j’accuse di Einaudinei confronti di “...un piccolo gruppodi padreterni che spadroneggia aRoma”, sembra quasi di ritrovare, alDipartimento dell’amministrazionepenitenziaria, la stessa specularesituazione del primo dopoguerraitaliano. Infatti, nonostante il piccoloventicello che si è portato via ilvecchio gruppo dirigente (quello cheha cavalcato la tigre di carta dellariforma: Di Somma, Ragosa, Culla,Sparacia, Zaccagnino, ...), alDipartimento sono rimasti parecchicapetti saldamente incollati alle stessepoltrone da più di dieci anni (e inqualche caso addirittura più di venti).Questa stirpe eletta, in maggior partedirettori penitenziari, ma ancheeducatori, ragionieri, assistenti sociali,ufficiali a esaurimento, è veramente

Giovanni Battistade BlasisDirettore EditorialeSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziarian.224gennaio2015

5il pulpito

“persuasa di avere la sapienzainfusa nel vasto cervello” (comestigmatizzava Einaudi) tant’è che haorientato, nel bene e nel male, lapolitica penitenziaria (soprattuttoquella sulla gestione del personale)degli ultimi vent’anni.Chi all’Ufficio del Bilancio, chi nellaSegreteria Generale, chi all’Ente diAssistenza, chi alle Relazioni Esterne,all’Ufficio Stampa o alle RelazioniSindacali; chi alle Assunzioni delPersonale, chi agli Avanzamenti inCarriera o all’Ufficio Amministrativo echi, infine, ha trovato il proprio habitatnaturale nelle segreterie dei vertici:capi, vice capi o direttori generali.Tra l’altro, questa pletora di pezzigrossi si divide, perlopiù, in duecategorie: gli Esperti, che sono quelliche conoscono tante cose su unnumero ristretto di persone, e iManager, che sono quelli checonoscono poche cose su un grannumero di persone.Tuttavia, col passare del tempo gliEsperti, a forza di conoscere ancorapiù cose su un numero sempre piùpiccolo di persone, hanno finito persapere tutto su niente e i Manager, aforza di conoscere ancora meno cosesu un numero sempre più grande dipersone, hanno finito per non sapereniente su tutto.Proprio questi qui, dunque, sono ipadreterni penitenziari del duemila.Sono loro gli avversari più pericolosidei nuovi vertici dell’amministrazionepenitenziaria, che non si potrannoneppure avvalere di un who’s whopenitenziario per sapere e conoscereogni cosa dei propri dirigenti (adesempio chi sono, da dove vengono,da quanto tempo sono al Dap e quelloche hanno fatto o non fatto nella lorocarriera).Dalla partita contro questi padreternidipenderà il futuro della gestioneConsolo/Palma.

Ci vuole un fisico bestialeper dirigere il Dap

“ Se i due dovessero riuscire a vincerela resistenza di siffatta potenteburocrazia autoreferenziale, perl’amministrazione penitenziariapotrebbe arrivare una nuova stagioneriformista dell’esecuzione penale se,invece, dovessero perdere ilconfronto, le cose rimarrebbero cosìcome sono e loro verrebberofagocitati dal sistema, nell’illusione diesser diventati anch’essi padreterni.Non sono certo io in grado di dareconsigli a chi dirige il Dap, però unsuggerimento mi sento di sussurrarlo:

per vincere questa battaglia, potrebbefunzionare la tattica suggerita daEinaudi: “ [...] I Direttori ritornino adirigere le carceri, gli Educatori adeducare, gli Assistenti Sociali adassistere, i Ragionieri allacontabilità carceraria, e, se passanoi limiti di età, si piglino il meritatoriposo.”La (mia) speranza è l’ultima a moriree perciò spero che Consolo e Palmaabbiano davvero “un fisico bestiale”perché, come cantava Luca Carboni:“[...] ci vuole il fisico e il carico e il manico ... ci vuole di non farsiprendere dal panico ...” H

Nella foto:Caputo e il DAP

Page 6: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

E allora basta tagli alla sicurezza, cheormai è al collasso. Chiediamo ancora una volta alGoverno di tagliare gli sprechi ma nonla sicurezza. Quel che è accaduto in Francia e inBelgio conferma che non si può e nonsi deve mai abbassare la guardia.Eppure, con sei miliardi di tagli che ivari Governi Prodi, Berlusconi, Monti,Letta e Renzi hanno operato dal 2008ad oggi, i cittadini sono meno sicuriperché ci sono meno poliziotti acontrollare le loro case e i quartieri,meno poliziotti penitenziari nellecarceri a fronte di un aumento deidetenuti, meno forestali contro leagromafie e le ecomafie per la tuteladell’ambiente, meno vigili del fuoco adifenderci da disastri e calamità, agarantire sicurezza e soccorso

pubblico.A queste considerazioni di caratteregenerale, vanno aggiunte quelle piùattinenti a noi, al nostro lavoro. Anche il carcere è luogo sensibile, damonitorare costantemente, perscongiurare pericolosi fenomeni diproselitismo del fondamentalismoislamico tra i detenuti presenti inItalia. La Polizia Penitenziaria, attraversogruppi selezionati e all’uopopreparati, monitora costantemente lasituazione, ma non dimentichiamoche oggi è ancora significativamentealta la presenza di detenuti stranieri inItalia. Rispetto agli oltre 53.600presenti alla data del 31 dicembrescorso, ben 17.462 erano stranieri edi questi circa 8mila di Paesi delMaghreb e dell’Africa.

Roberto MartinelliCapo Redattore

Segretario GeneraleAggiunto del Sappe

[email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.224gennaio2015

6

Il carcere e la radicalizzazione del fondamentalismo islamico

il commento

acuirsi delle tensioni sul frontedella radicalizzazione delfondamentalismo islamico in

Europa, con gli attacchi terroristici aParigi e Bruxelles e le decine di morti,impone una seria riflessione.Innanzitutto, di carattere generale, poipiù direttamente connessa al nostroambiente professionale. Dopo Charlie Hebdo e la sparatoria diBruxelles, la caccia ai terroristi in tuttaEuropa suscita allarmi e timori per ilrischio di nuovi attentati. Una minaccia che in Italia è ancoragenerica ma credibile, possibile manon si sa se probabile. La terribile strage di Parigi e l’attaccoomicida di Bruxelles confermano ireali pericoli per la sicurezzanazionale che anche il nostro Paesecorre per le minacce delfondamentalismo integralista e ilterrorismo internazionale. E per assicurare e garantire lasicurezza nazionale, anche nelle suearticolazioni periferiche, non sipossono ridurre mezzi e risorse alleForze di Polizia e dell’Ordine. Altro che spending review, chechiude uffici e caserme e riduce ilivelli di sicurezza delle nostre città edel territorio nazionale: questa scelta,sbagliata e da noi fermamentecontestata, ha gravi ripercussionisull’efficienza dei servizi di sicurezzae di soccorso pubblico.

L’

Nella foto:la bandiera

dell’Isis

Page 7: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

Indagini condotte negli istitutipenitenziari di alcuni paesi europei tracui Italia, Francia e Regno Unito hannorivelato l’esistenza di allarmantifenomeni legati al radicalismoislamico, che anche noi come primoSindacato della Polizia Penitenziariaabbiamo denunciato in diverseoccasioni. Tra questi fenomeni, vi è laradicalizzazione di molti criminalicomuni, specialmente di originenordafricana, i quali, pur non avendomanifestato nessuna particolareinclinazione religiosa al momentodell’entrata in carcere, sonotrasformati gradualmente in estremistisotto l’influenza di altri detenuti giàradicalizzati. Un po’ come accadde ai tempi delterrorismo, quando la consistentedetenzione di molti terroristi – inparticolare delle Brigate Rosse – portòdelinquenti comuni ristretti in carceread ‘abbracciare’ la lotta armata incarcere. Un saggio contenuto in uninteressante quaderno formativodell’ISPP dedicato alla radicalizzazionedel terrorismo islamico e al suo

proselitismo in carcere ha evidenziatoche uno dei modi in cui, in prigione,avviene il processo di radicalizzazionee� attraverso sermoni anti-americanidiffusi da imam, volontari, ecc. Un imam estremista, infatti, può avereuna forte influenza sulla fedeindividuale in quanto parla diquestioni religiose in veste di autorità.Potenzialmente, un imam può guidaregli individui vulnerabili in ambientisempre più estremisti.

Un altro canale di radicalizzazione e�rappresentato dai “detenuticarismatici di matrice radical-religiosa”.Questo orientamento e� portato avantida una molteplicità di fattori quali, lacarenza di imam nelle carceri nonchéil desiderio dei detenuti di esercitareuna certa influenza. Un terzo percorso per avere proselitijihaidisti, avviene attraverso l’utilizzodi mezzi di comunicazione estremistache circolano tra la popolazionedetenuta in forma di letteratura ovideo: si pensi, per esempio ai videoin favore di Bin Laden, oppure allaletteratura di matrice radicale. A queste considerazioni si aggiungache, nel periodo giugno-settembre2004, l’Ufficio per l’Attività Ispettivae del Controllodell’Amministrazione Penitenziariaha effettuato un primo monitoraggio,teso a verificare la possibilità e lemodalità d’incontro, sia di naturacasuale (rientrante nella normale vitad’Istituto) sia quelli finalizzati allaprofessione della fede religiosa,costituzionalmente garantita, il cui

esito ha permesso di venire aconoscenza che il carcere rimarcavafedelmente la realtà geograficastrutturale esterna. E le regioni con una maggioreconcentrazione di ristretti musulmanisembravano essere quelle del Nord ela Campania o comunque altrelocalità le cui realtà esterne rilevavanouna forte presenza della comunitàislamica rappresentata da centriislamici e Moschee.

PoliziaPenitenziarian.224gennaio2015

7

Nelle foto:momenti di preghiera in carcere e in piazza

Questo fa comprendere il gravosocompito affidato alla PoliziaPenitenziaria di monitorarecostantemente la situazione nellecarceri per accertare l’eventuale operadi proselitismo di fondamentalismoislamico nelle celle, anche alla lucedei tragici fatti di Parigi. Ma per fare questo, servono anchefondi per la formazione el’aggiornamento professionale deipoliziotti penitenziari nonché per ogniutile supporto tecnologico dicontrollo, fondi che in questi ultimianni sono stati invecesistematicamente ridotti e tagliati daiGoverni che si sono via via succedutialla guida politica del Paese. E questi soldi per la formazione el’aggiornamento professionale vannotrovati, e in fretta. Quel che è successo nella Casa diReclusione di Padova nei primi giornidel 2015, con la sollevazione deidetenuti arabi che hanno inneggiatoad Allah e alla guerra santa dell’Isisdurante una protesta in carcere,conferma che non c’è tempo daperdere...

il commento

H

Page 8: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

Nelle foto: in alto

la presenta-zione della

cerimonia daparte del

Presidente del CONIGiovanni

Malagò

a fiancoil Collare d’Oro

sottola platea

PoliziaPenitenziaria

n.224gennaio2015

8

La cerimonia del Collare d’OroPremiati al CONI gli atleti delle Fiamme Azzurre

lo sport

onferito al termine diun’attenta valutazione da partedella Commissione

Benemerenze Sportive del CONI, ilCollare d’Oro al Merito Sportivo è inassoluto il riconoscimentoistituzionale/agonistico più importantea cui possono ambire: un atleta di altoprofilo che abbia conseguito risultati otitoli stabiliti da parte della GiuntaNazionale del CONI; una personalitàsportiva (già in possesso della “Stellad’Oro al Merito Sportivo”) che abbiaper oltre quarant’anni onorato lo sportitaliano; le società sportive cheabbiano un’anzianità di costituzione dialmeno cent’anni e che siano in attivitàal momento della proposta diconcessione dell’Onorificenza (a cuisia stata già conferita la “Stella d’Oroal Merito Sportivo” ed i cui atletiabbiano vinto titoli in campointernazionale e nazionale.Insieme all’Onorificenza attribuitaviene rilasciato all’assegnatario unDiploma attestante l’avvenutaconcessione con l’indicazione delnome, della data di rilascio e delnumero d’ordine.La Stella al Merito Sportivo, altrabenemerenza a cui può ambire chiopera nello sport con lunga militanza

e tangibile valore, ha invece tre gradi(oro, argento e bronzo). E’ stata istituita il 20 dicembre 1933per premiare i presidenti difederazioni sportive che più si eranodistinti in affermazioni di carattereinternazionale nel corso del biennioprecedente. L’assegnazione fu successivamenteestesa anche ai fascisti, corpi armatied enti che avevano svolto lodevoleattività sportiva . Oggi viene concessa: alla bandiera dienti sportivi che con continuata emeritoria azione nel campo dellapromozione e della attività agonisticaabbiano contribuito a diffondere e ad

C

Lady [email protected]

Page 9: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

onorare lo sport nel paese; apersonalità sportive che abbianolungamente servito lo sport con operedi segnalato impegno e positività diintenti; a personalità sportive straniereche abbiano operato in favore dellosport italiano. Entrambi i riconoscimenticostituiscono dunque il massimosigillo di carattere istituzionalericonosciuto dal CONI ad atleti esocietà militanti.In occasione della solenne cerimoniadi consegna dei Collari d’Oro e delleStelle al Merito Sportivo 2014, il 15dicembre scorso, un posto nell’olimpodei più meritevoli è stato riservatoproprio alle Fiamme Azzurre: Stellad’Oro al Merito Sportivo per lasocietà della Polizia Penitenziaria ecinque suoi atleti insigniti del Collared’Oro. Se i Collari d’Oro hanno premiatoClemente Russo, Giovanni Pellielo,Silvia Marangoni, Anna Cappellini eLuca Lanotte per i titoli mondialiconquistati nelle rispettive disciplineagonistiche di appartenenza nel corsodel 2013 (pugilato, tiro a volo,

PoliziaPenitenziarian.224gennaio2015

9

Collare d’Oro al Merito Sportivo

pattinaggio a rotelle, pattinaggio sughiaccio), la Stella d’Oro per leFiamme Azzurre è il riconoscimentotangibile di una leadership affermatasisul campo, con il lavoro silenzioso e lapassione di quanti hanno contribuito aquei risultati senza apparire mai sullascena, ma credendoci fermamente.Nella aulica cornice del Salone d’onoredel CONI, alla presenza del Presidentedel Consiglio Matteo Renzi e delsottosegretario Graziano Delrio, ilPresidente Giovanni Malagò ha apertola giornata di celebrazioni con unmessaggio di ringraziamento a tutte lecomponenti della grande famiglia dellosport: «Siamo orgogliosi difesteggiare tanti campioni che, con iloro successi ed il loro esempioconsentono al Paese di mostrare ilvolto vincente». Andrea Fusco, conduttore dell’eventocon l’aiuto di due “spalle” come AlexZanardi e Federica Pellegrini, ha poiintrodotto il premier Matteo Renzi, chein diretta rai ha lanciato la sfida delCONI e del Governo a sua guidaaffinchè l’Italia si giochi la partita piùimportante: la candidatura ai Giochi

lo sport

AtletiCiclismo: Vincenzo Nibali, Vincitore del Tour de France 2014

Pugilato: Giacobbe Fragomeni ,Campione Mondiale 2012- WBC PesiMassimi LeggeriClemente Russo, Campione Mondiale 2013 - Dilettanti 91 Kg

Olimpici Estivi del 2024. «Saremo accanto al CONI perché daqui al settembre del 2015 l’Italiapresenti la propria candidatura aiGiochi Olimpici del 2024» è statol’annuncio del premier che ha di fattorilanciato il ruolo del nostro Paesecome organizzatore di un grandeevento a cinque cerchi dopo i giochiolimpici invernali di Torino 2006..Subito dopo è iniziata la cerimonia diconsegna delle onorificenze.L’elenco degli insigniti comprendevain tutto 18 atleti, 7 uomini di sport, 21tra società e gruppi sportivi militari edun Comitato Regionale.H

Nelle foto: a destraMalagò e Renzi

a sinistrale autoritàintervenute

a sinistragli atleti premiati

a destrala consegna delCollare d’Oroa Clemente Russo

Page 10: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

PoliziaPenitenziaria

n.224gennaio2015

10 lo sport

Collare d’Oro al Merito Sportivo

Tiro a Segno �Petra Zublasing, CampionessaMondiale 2014 - Carabina 10 Metri

Tiro a Volo: Giovanni Pellielo, Campione Mondiale 2013

Jessica Rossi Campionessa Olimpica 2012 -Campionessa Mondiale 2013 FossaOlimpica Individuale

Collare d’Oro al Merito SportivoSocietà 2012: Tiro a SegnoNazionale Sezione di Parma A.S.D. -�Società Dilettantistica Ginnastica“Francesco Petrarca” 1877�Fratellanza Ginnastica Savonese A.S.D.- �Società Canottieri Lario “GiuseppeSinigaglia” A.S.D. - Società CanottieriLecco A.S.D. Società 2013: Tiro a Segno NazionaleSezione di Bari A.S.D. �- SocietàGinnastica Fortitudo A.S.D. �- SocietàCanottieri Milano A.S.D. Unione CiclistiTrevigiani A.S.D. Fanfulla 1874 A.S.D.di Ginnastica e Scherma.Società e Gruppi Sportivi Militari2014: Circolo Canottieri Napoli A.S.D.- Club Scherma Jesi, Gruppi SportiviFiamme Gialle,�Centro SportivoCarabinieri -�Gruppi Sportivi dellaPolizia di Stato Fiamme Oro - CentroSportivo Esercito.

Collare d’Oro al Merito SportivoUomini di Sport�Luca Cordero di MontezemoloGiacomo Agostini , Alfredo Martini “Alla Memoria”

Stella d’Oro al Merito SportivoPier Luigi Marzorati, �GugliemoMoretti Bruno Pizzul, Tito Stagno

Collare d’Oro al Merito SportivoGRUPPI SPORTIVI MILITARI - 2014Gruppo Sportivo Forestale �Gruppo Sportivo Fiamme Azzurre -Polizia Penitenziaria �Gruppo Sportivo Marina MilitareCentro Sportivo Aeronautica Militare

Stella d’Argento al Merito SportivoGRUPPI SPORTIVI MILITARI - 2014Gruppo Sportivo Vigili del Fuoco -Fiamme Rosse

Scherma: Arianna Errigo, CampionessaMondiale 2014 - Fioretto IndividualeRossella Fiamingo, CampionessaMondiale 2014 - Spada Individuale

Sport Del Ghiaccio �Anna Cappellini �CampionessaMondiale 2014 - Danza su GhiaccioLuca Lanotte �Campione Mondiale2014 - Danza su Ghiaccio

Tennis: Roberta Vinci, Vincitrice delGrand Slam Wimbledon 2014 -Doppio Vincitrice della Fed Cup 2013Flavia Pennetta, Vincitrice della FedCup 2013Francesca Schiavone, Vincitrice dellaFed Cup 2013

Sport Paralimpici �Assunta Legnante, CampionessaParalimpica 2012 Atletica Leggera-Getto del Peso

Hockey e Pattinaggio: Silvia Marangoni, Vincitrice di 10 Titoli Mondiali tra il 2002 e il 2013 - PattinaggioArtistico In LineMotociclismo: Antonio Cairoli,Campione Mondiale 2014 - MotocrossKiara Fontanesi �CampionessaMondiale 2014 - Motocross

Motonautica: Alex Carella, Vincitore di 3 Titoli Mondiali anni 2011-2012-2013 - F1

Premio al vincitoredel Trofeo Coni2014Comitato Regionale Lazio H

Nelle foto:la consegna del

Collare d’Oroagli atleti delle

Fiamme Azzurre

a destraSilvia

Marangoni

sopraLuca La Notte

e Anna Cappellini

sottoGiovanni

Pellielo

a destrail Gonfalone del Gruppo

Sportivo della Polizia

Penitenziaria

Page 11: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

fatti di Parigi e le atrocità dell’ISIS,fatte di teste tagliate, donnegiustiziate solo per aver guardato un

uomo per strada, bambini decapitati ousati come killer, hanno riportato allaribalta il problema dell’integralismoislamico. Un problema che una parte dellapolitica ha sottovalutato, sostenutaspesso da un certo intellettualismo che,in nome di una pseudo integrazione, ègiunto a disconoscere anche i valorifondanti della nostra civiltà e dellanostra cultura. Tutto questo è potuto accadere perché lanostra nazione, al contrario di altre, nonè stata fondata su valori condivisi datutti, ma, al contrario, tutti si dividonosu tutto; la sicurezza divide, la religionedivide, la giustizia divide e via dicendo.Diversamente da quanto invece avvienein altri paesi, dove alcuni valori sonopatrimonio della nazione e di tutti icittadini. In Italia c’è chi è arrivato asostenere che dobbiamo togliere ilcrocifisso dai luoghi pubblici, perchéoffende il sentimento religioso degli altricredenti. Abbiamo consentito econsentiamo alle donne di girare colburqua, quando il testo unico delle leggidi Pubblica Sicurezza vieta di girare conil volto coperto. Tutto questo in nomedella civiltà, ma questa non è civiltà. Aproposito di civiltà, l’ex premieraustraliano John Howard, attuale capodel partito liberale, pare abbia detto inuno dei suoi interventi: “Gli immigratinon australiani devono adattarsi.Prendere o lasciare, sono stanco chequesta nazione debba preoccuparsi disapere se offendiamo alcuni individuio la loro cultura. La nostra cultura si èsviluppata attraverso lotte, vittorie,conquiste portate avanti da milioni diuomini e donne che hanno ricercatola libertà. La nostra lingua ufficiale èl’inglese, non lo spagnolo, il libanese,l’arabo, il cinese, il giapponese, oqualsiasi altra lingua. Di conseguenza, se desiderate farparte della nostra società, imparate lalingua! La maggior parte degliaustraliani crede in Dio. Non si trattadi obbligo di cristianesimo,d’influenza della destra o di pressionepolitica, ma è un fatto, perché degliuomini e delle donne hanno fondatoquesta nazione su dei principicristiani e questo è ufficialmenteinsegnato. E’ quindi appropriato che

questo si veda sui muri delle nostrescuole. Se Dio vi offende, vi suggeriscoallora di prendere in considerazioneun’altra parte del mondo come vostropaese di accoglienza, perché Dio faparte della nostra cultura. Noiaccetteremo le vostre credenze senzafare domande. Tutto ciò che vidomandiamo è di accettare le nostre,e di vivere in armonia pacificamentecon noi. Questo è il nostro Paese, lanostra terra e il nostro stile di vita. Evi offriamo la possibilità diapprofittare di tutto questo, ma se nonfate altro che lamentarvi, prendervelacon la nostra bandiera, il nostroimpegno, le nostre credenze cristianeo il nostro stile di vita, allora viincoraggiamo fortemente adapprofittare di un’altra grande libertàaustraliana, il diritto ad andarvene. Se non siete felici qui, allora partite.Non vi abbiamo forzati a venire qui,siete voi che avete chiesto di esserequi. Allora rispettate il nostro Paeseche vi ha accettati.” Tutto questo mi è stato inviato nei giorniscorsi, prima che scrivessi questoarticolo, da un amico su whatsapp, nonso se effettivamente corrisponda in tuttoo in parte al pensiero dell’ex premieraustraliano, ma ne ho fatto parteintegrante del mio articolo perché locondivido integralmente. Ne condividoogni passaggio, perché ritengo chequesta sia la vera civiltà, non quellasbandierata da pseudo intellettuali cheper il solo fatto di non credere in alcunivalori, comunque fondanti della nostracultura e della nostra civiltà, sono prontia sostenere le ragioni del primo venuto,il quale, magari, dopo un po’ sgozza lafiglia perché veste all’occidentale,oppure pretende che venga tolto ilcrocifisso dalle scuole e dagli altri ufficipubblici.In questi giorni, dopo la strage di Parigi,sono tornati alla ribalta gli scritti diOriana Fallaci, della quale riportiamoalcuni passaggi.“Sono anni che come una Cassandrami sgolo a gridare «Troia brucia, Troia

brucia». Anni che ripeto al vento laverità sul Mostro e sui complici delMostro cioè sui collaborazionisti chein buona o cattiva fede gli spalancanole porte. Che come nell’Apocalissedell’evangelista Giovanni si gettano aisuoi piedi e si lasciano imprimere ilmarchio della vergogna. Incominciaicon La Rabbia e l’Orgoglio . Continuaicon La Forza della Ragione . Proseguiicon Oriana Fallaci intervista sé stessa

e con L’Apocalisse. I libri, le idee, percui in Francia mi processarono nel2002 con l’accusa di razzismo-religioso e xenofobia. Per cui inSvizzera chiesero al nostro ministrodella Giustizia la mia estradizione inmanette. Per cui in Italia verròprocessata con l’accusa di vilipendioall’Islam cioè reato di opinione. Libri,idee, per cui la Sinistra al Caviale e laDestra al Fois Gras ed anche il Centroal Prosciutto mi hanno denigratavilipesa messa alla gogna insieme acoloro che la pensano come me. Cioèinsieme al popolo savio e indifeso chenei loro salotti viene definito dairadical-chic «plebaglia-di-destra». E sui giornali che nel migliore dei casimi opponevano farisaicamente lacongiura del silenzio ora appaionotitoli composti coi miei concetti e lemie parole. Guerra-all’Occidente,Culto-della-Morte, Suicidio-dell’Europa, Sveglia-Italia-Sveglia.Continua la fandonia dell’Islam«moderato», la commedia dellatolleranza, la bugia dell’integrazione,la farsa del pluriculturalismo. E conquesta, il tentativo di farci credereche il nemico è costituito da

Nella foto: Oriana Fallaci

Giovanni BattistaDuranteRedazione PoliticaSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziarian.224gennaio2015

I11

Bisogna ritrovare la forza della ragione

l’osservatorio

Page 12: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

e ultime notizie avute da fontidel Dipartimento GiustiziaMinorile ci dicono che il Corso

di Specialista nel trattamento deidetenuti minorenni continueràpresumibilmente fino al 2016. Da un conteggio fatto a dicembre2014, risulta che sarebbero rimasti daformare poco più di 300 poliziottipenitenziari divisi in 8 o 9 moduli. Il restante personale di PoliziaPenitenziaria, appartenente al Corpoda meno di cinque anni, qualoraintendesse conseguire laspecializzazione nel trattamento deidetenuti minorenni, potrà partecipare(previa ammissione medianteselezione per titoli) ad un corsoarticolato in moduli didattici dicarattere teorico e pratico riguardantigli aspetti normativi, deontologici eeducativi. Detto corso avrà la durata di tre mesi.Nel suo aspetto pratico, è previsto untirocinio di durata non inferiore a unterzo del percorso formativo ( unmese circa) sul posto di servizio, inaffiancamento nei serviziminorili.Al termine del corso è inoltreprevista una prova di verifica informa scritta e orale tendentead accertare l’apprendimentodelle competenze specifiche peril settore minorile. Si evidenzia che lo Specialistanel Trattamento dei detenutiminorenni, per la specificitàdelle funzioni di sicurezza etrattamento, deve possedere:• attitudine e soprattutto unapersonalità equilibrata e correttadal punto di vista deontologico inlinea con le nuove teoriepsico/pedagogiche. La qualità dei rapporti che deveinstaurare rappresenta unacondizione imprescindibile per la

buona riuscita dei progetti educativielaborati per i minorenni;• capacità di saper valutare in ognimomento le molteplici situazioni edavvenimenti che possono inciderepositivamente o negativamente sulprocesso evolutivo del minoredetenuto.Per concludere, ricordiamo che ilavori svolti nei primi moduliall’Istituto Centrale di Formazione,diretti dalla dottoressa Cira Stefanelli,hanno portato alla realizzazione di unapubblicazione intitolata “FareSicurezza e Trattamento”, una seriedi spunti tratti dal Corso di formazionedi specializzazione nel trattamento deidetenuti minorenni. Il testo moltochiaro e ben organizzato chiarisceancora una volta che la PoliziaPenitenziaria costituisce una risorsapreziosa ed imprescindibile per ilsistema penale.

Ciro BorrelliReferente Sappe per la Formazione eScuole Giustizia Minorile

PoliziaPenitenziaria

n.224gennaio2015

12

un’esigua minoranza e che quellaesigua minoranza vive in Paesilontani. Be’, il nemico non è affattoun’esigua minoranza. E ce l’abbiamoin casa. Ed è un nemico che a colpod’occhio non sembra un nemico.Senza la barba, vestito all’occidentale,e secondo i suoi complici in buona oin malafede perfettamente-inserito-nel-nostro-sistema-sociale. Cioè colpermesso di soggiorno. Conl’automobile. Con la famiglia. Epazienza se la famiglia è spessocomposta da due o tre mogli, pazienzase la moglie o le mogli le fracassa dibotte, pazienza se non di rado uccidela figlia in blue jeans, pazienza se ognitanto suo figlio stupra la quindicennebolognese che col fidanzato passeggianel parco. È un nemico che trattiamoda amico. Che tuttavia ci odia e cidisprezza con intensità. Un nemicoche in nome dell’umanitarismo edell’asilo politico accogliamo amigliaia per volta anche se i Centri diaccoglienza straripano, scoppiano, enon si sa più dove metterlo. Unnemico che in nome della «necessità»(ma quale necessità, la necessità diriempire le strade coi venditoriambulanti e gli spacciatori di droga?)invitiamo anche attraverso l’OlimpoCostituzionale. «Venite, cari, venite.Abbiamo tanto bisogno di voi». Unnemico che le moschee le trasforma incaserme, in campi di addestramento,in centri di reclutamento per iterroristi, e che obbedisce ciecamenteall’imam. Un nemico che in virtù dellalibera circolazione voluta dal trattatodi Schengen scorrazza a suopiacimento per l’Eurabia sicché perandare da Londra a Marsiglia, daColonia a Milano o viceversa, non deveesibire alcun documento. Può essereun terrorista che si sposta perorganizzare o materializzare unmassacro, può avere addosso tuttol’esplosivo che vuole: nessuno loferma, nessuno lo tocca...”Sono argomentazioni molto forti quelledi Oriana Fallaci, i cui scritti sono statipubblicati dopo l’attacco alle torrigemelle, sono argomenti che dividono enon uniscono, che indignanosicuramente quei pseudo intellettuali dicui si diceva poc’anzi. Ma sonoargomenti che contengono molte verità esu cui si sarebbe dovuto riflettere inmaniera più attenta.

Corso di specialistanel trattamento di detenuti minorenni

giustizia minorile

L

H

H

Nella foto:la copertina del libro di

Cira Stefanelli

Page 13: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

aro Sappe,sono un assiduo sostenitoredel sindacato e della rivista

che seguo mensilmente conattenzione per i preziosi contributi.Di recente sono stato assegnato inprima nomina di vice ispettore(famoso concorso pubblico a 271posti del 2003 – già appartenenteall’amministrazione) presso unistituto penitenziario del nord.Avendo fatto il corso di formazionepresso la S.F.A.P.Pe di Aversa horichiesto il rimborso delle spese diviaggio. A tal proposito, preciso cheho utilizzato l’automobile personaleper raggiungere la nuova sede e hoavanzato richiesta di rimborsodell’equivalente del prezzo del treno.Tuttavia, il direttore amministrativocontabile dell’istituto sostiene chenon mi compete il rimborso perchési tratta di prima nomina e quindinon può essere considerato serviziodi missione. Inoltre, lo stesso haprecisato che comunque nonspetterebbe perché è ammesso ilrimborso spese, solo supresentazione del biglietto di viaggioin originale, in quanto non èapplicabile l’art. 13 del DPR51/2009 poiché relativo al solopersonale in missione. Vorreiconoscere il vs. parere.Ringrazio anticipatamente.

aro collega e pari corso,il rimborso delle spese diviaggio compete perché

previsto dall’art. 29 della Legge836/73 che prevede “a coloro checonseguono la nomina a postoretribuito a carico del bilancio delloStato, spetta il solo rimborso dellespese di viaggio sostenute perraggiungere la sede di servizio,purché questa sia diversa dallalocalità di residenza”.

Pertanto, dal tenore della norma sievince chiaramente, senza alcundubbio interpretativo, che il rimborsodelle spese di viaggio compete didiritto nel solo caso in cui la sede diservizio è diversa della località diresidenza del dipendente pubblico.Rispetto alla presentazione delbiglietto di viaggio in originale, qualeattestazione delle spese effettivamentesostenute, è necessario fare alcunedoverose premesse: in primis èopportuno sottolineare che i soggettiammessi a frequentare il corso diformazione, già appartenentiall’amministrazione o meno, sonoposti in carico amministrativamentepresso il Centro Amministrativo“Giuseppe Altavista” e la sedeeffettiva di servizio corrisponde con laScuola di Formazione edAggiornamento del PersonalePenitenziario di frequentazionedell’apposito corso di formazione. Considerato che la nomina a viceispettore si consegue a seguito delgiuramento e l’assegnazione in primanomina avviene dopo tale data èpalese che la prima nomina è in capoad un appartenente al Corpo di PoliziaPenitenziaria. Inoltre, tenuto conto che i neo viceispettori sono stati muniti di foglio dimarcia, che disponeva ilraggiungimento nella sede di

assegnazione in prima nomina siconfigura un servizio fuoridall’originaria sede di servizio(S.F.A.P.Pe.), ovvero, prestazioneanaloga al servizio di missionesempre che l’individuata sede diservizio sia diversa dalla località diresidenza (1) dell’appartenente alCorpo di Polizia Penitenziaria. Tra l’altro, anche la Legge 18dicembre 1973, n. 836 (GU n.333 del29-12-1973 - Suppl. Ordinario) èrelativa al “Trattamento economicodi missione e di trasferimento deidipendenti statali”.Pertanto, trova applicazione in questocaso, cioè nel raggiungimento dellaprima sede di servizio, quantoprevisto dall’art. 13, comma 1, delDPR 51/2009 (“… è rimborsata unasomma nel limite del costo delbiglietto ferroviario”).

Nota(1) Al riguardo, va precisato che laresidenza anagraficadell’interessato può noncorrispondere con l’abituale dimora(luogo dove abita il nucleofamiliare). Si precisa, altresì, chenon è considerata dimora lalocalità dove risiede la famigliaoriginaria del dipendente, benché vitrascorra i fine settimana, lefestività o le ferie.

Giovanni PassaroSegretario [email protected]

PoliziaPenitenziarian.224gennaio2015

13

Rimborso spese di viaggio per assegnazione

di prima nomina

diritto e diritti

C

C

H

Page 14: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

organizzatrici della giornata disolidarieà, hanno incontrato icittadini per illustrare l’ iniziativa.Sono stati informati ed invitati OrganiIstituzionali della Provincia e delComune di Lecce, nonchérappresentanti politici locali.Ha partecipato all’iniziativa leccese ilSegretario Nazionale del SAPFrancesco Pulli.

Lecce

Befana di solidarietàdei Sindacati

PoliziaPenitenziaria

n.224gennaio2015

14

[email protected]

artedì 6 gennaio 2015 inpiazza Sant’Oronzo a Lecce, irappresentanti delle OO.SS.

Sindacato Autonomo di Polizia SAP, ilSindacato Autonomo PoliziaPenitenziaria SAPPE, il Sindacato

M

H

dalle segreterie

Autonomo Corpo Forestale dello StatoSAPAF, il Sindacato Autonomo Vigili delFuoco CONAPO, il Sindacato NazionaleAutonomo Polizia PenitenziariaSINAPPE, l’Associazione FamiglieItaliane Associate per la difesa deiDiritti degli Audiolesi F.I.A.D.D.A. OnlusLecce e le Associazione Onlus Cuore eMani aperte verso chi soffre, conl’adesione al Progetto Cuore Amico,

on unasolennecerimonia

religiosa, la comunitàdi Roccacasale (AQ),ha accoltol’immagine del beatoMariano daRoccacasale.Il quadro dipinto daun detenuto

ristretto nella Casa di Reclusione diSulmona, è giunto nel paese dellaValle Peligna, dietro l’interessamentodi un nostro collega, Sabatino DeRosa, originario proprio del paeseabruzzese.La causa del beato Mariano daRoccacasale, al secolo Domenico Di Nicolantonio, religioso italiano dell'Ordine dei Frati Minori, nato a

CCerimonia per la donazione alla comunità di Roccacasale di un quadro raffigurante il beato Fra Mariano

Sulmona

Page 15: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

[email protected]

PoliziaPenitenziarian.224gennaio2015

15

nche il personale di PoliziaPenitenziaria in serviziopresso la Casa di Reclusione

di Padova, in occasione delle festivita natalizie di fine anno, si e tolto ladivisa per indossare l’abito di BabboNatale e portare attimi di gioia eserenita ai bambini presenti neireparti di pediatria e oncologiadell’ospedale di Padova.L’iniziativa e stata presa dagli AssistentiCapo Filippo Saladino, FrancescoDiresi e Gabriele Preziosi che hannopromosso una colletta fra tutti icolleghi della Casa di Reclusione diPadova raccogliendo 1.000 euro dadestinare all’iniziativa.Dopo aver contattato e avuto il nullaosta organizzativo e sanitario, i giorni11 e 19 dicembre 2014, si sono recatipresso detti reparti per regalare a tuttii bambini momenti di gioia,spensieratezza e, per un attimo, fardimenticare di essere dei piccoli

pazienti e prendersi una pausa dalle“sfide” intraprese con la vita gia intenera eta .Con i mille euro raccolti, si sonocomprati giocattoli e libri e, incompagnia di Babbo Natale e di dueclown, figure queste sempre amate daibambini, i nostri colleghi, hannoincontrato i piccoli e donato loro ilmateriale acquistato.Questa bellissima iniziativa, alla qualela Segreteria Nazionale SAPPe per ilcoordinamento del Triveneto siassocia totalmente ed è intenzionata aripetere in futuro, potrebbe essereancora migliorata se (comesuggerisce la quasi totalità delpersonale in servizio a Padova) l’Entedi Assistenza del Corpo di PoliziaPenitenziaria devolvesse i contributiattualmente destinati all’acquisto delcd. pacco befana o, quanto meno,dare facoltà agli interessati di farlo, aquesta lodevole iniziativa.

Padova

La Polizia Penitenziariaconsegna i regali aibambini ricoverati nell’ospedale cittadino

A

H

H

dalle segreterie

Roccacasale il 13 gennaio 1778, fuintrodotta il 12 dicembre 1895. Il 3 maggio 1923 papa Pio XI haautorizzato la Congregazione delleCause dei Santi a promulgare ildecreto sulle virtù eroiche del frate,riconoscendogli il titolo di venerabile. Nel 1998 la Santa Sede hariconosciuto l'autenticità di unmiracolo attribuito all'intercessionedel venerabile Mariano (la guarigione, avvenuta nel 1918, diun bambino di quindici mesi da unameninge-encefalite acuta).Papa Giovanni Paolo II lo haproclamato beato il 3 ottobre 1999 in Piazza San Pietro a Roma.Il suo elogio si legge nel Martirologioromano al 31 maggio, giorno dellasua morte avvenuta a Bellegra (RM).

Page 16: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

er il secondo annoconsecutivo, il 13 e 14dicembre 2014, si è svolta la

16° edizione della Telethon (24 oreper 1 ora a staffetta) a Udine; gara disolidarietà per la ricerca delle cureper le malattie ad oggi non curabili.A questa edizione hanno partecipato330 squadre provenienti da tutto ilTriveneto, tra cui quella denominata“TriesteRun/Fiamme Azzurre”,fortemente voluta dai colleghi diTrieste: Ass. capo Corrado Venturati eAss. Giuseppe D'Iglio (Segretari LocaliSappe di Trieste) e l'Ass. Capo SabinoDe Castro organizzatori del Team.La squadra ha ottenuto un importantepiazzamento, tanto da salire sul podioal 13° posto (sul podio salgono leprime 15 classificate), anche graziealla disponibilità dell'Ispettore ErikMaestri e del Sovrintendente Giuliano

Baccani, coordinatori e preparatoridel Gruppo Sportivo “FiammeAzzurre” che hanno permesso lapartecipazione nel Team“TriesteRun/Fiamme Azzurre” diatleti del calibro di Anna Incerti,Angelo Iannelli e Berardo Chiarelli.Un grande ringraziamento va anchealla Società A.S.D. Taekwondo “FreeSpirit Trieste” Turilli's Team che hafavorito la partecipazione di alcunisuoi atleti a questa manifestazione.Un ultimo ringraziamento va aglisponsor e a tutti i colleghi del Corpo diPolizia Penitenziaria della casaCircondariale di Trieste che hannocontribuito alla raccolta fondi per labeneficenza alla Telethon.

Corrado Venturati

Nella foto: Berardo

Chiarelli allapartenza

PoliziaPenitenziaria

n.224gennaio2015

16

H

P ue nostri colleghi colleghi (livediamo ritratti nella foto inbasso: a sinistra l’Agente scelto

Giuseppe D'Agostino e a destral’Assistente capo Jean Marie Torre)mentre erano in un tabaccaio, hannovisto passare un ex detenuto giàospitato nell’istituto genovese doveprestano entrambi servizio.Poco dopo hanno sentito una ragazzaurlare e piangere che gridava «dammiil cellulare».I nostri colleghi sono subito accorsialle grida di aiuto ed hanno avuto laconferma che la persona che avevanoincrociato era proprio lui; lo hannocosì rincorso e catturato. Dopo averlo perquisito gli hannotrovato addosso il cellulare sottrattoalla ragazza ed hanno provveduto adarrestare il delinquente.

Sabatino De Rosa

[email protected]

Trieste

16ª Staffetta di solidarieta Telethon

dalle segreterie

Genova

Eseguito un arrestoin flagranza di reato

Nelle foto: sopra

Angelo Iannelli

sottoAnna Incerti

con il segretario

Corrado Venturati e

S. Scaini

sotto, a destraAnna Incerti

durante la gara

D

H

Page 17: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

anche sull’etica della pratica sportiva.La SPAL ha donato, alla delegazione didetenuti intervenuta all’incontro, deipalloni ed una muta di maglie dellasquadra che verrà consegnata inpremio alla quadra vincitrice delcampionato interno di calcio.

PoliziaPenitenziarian.224gennaio2015

17dalle segreterie

rande successo per lamanifestazione “Un giornocon la Spal” svoltasi

nell’Istituto Penitenziario di Ferrara. Nella mattinata del 15 gennaio si sonorecati ad incontrare detenuti epersonale i dirigenti della squadra dicalcio estense, i patron Simone eFrancesco Colombarini e il presidenteWalter Mattioli, insieme al tecnicoLeonardo Semplici con la “primasquadra”. Dopo i saluti delComandante Paolo Teducci ed unapresentazione sulla storia della SPALad opera del giornalista sportivoAlessandro Sovrani, hanno avuto luogosignificative riflessioni e testimonianzedei dirigenti e dei calciatori sul valoredel calcio seguite da domande curioseed interessate dei detenuti.I giocatori chiamati a rispondere alledomande, tra cui il capitano Giani,

Ferrara

Una giornata con i calciatori della Spal

G

H

[email protected]

Filippini, Germinale, Gasparetto,Togni e Capece, nonché il direttoresportivo Davide Vagnati, hannocomunicato valori profondi nonsolamente legati al calcio, cherappresenta per loro insiemepassione, ma anche lavoro, ma

Assistente Capo GiacomoSciacca era un caro amico ecome tale appena arrivato a

Catania mi disse come tanti altricolleghi che avrebbe volutocondividere le battaglie delSappe,voleva dare un concretocontributo a risolvere le graviproblematiche del personale di PoliziaPenitenziaria della provincia Etnea edin particolare del Nucleo T.P dove damolti anni operava.Ebbi così il piaceredi farlo nominare nostro SegretarioLocale presso il Nucleo Provinciale diCatania “Bicocca”, incarico di cui eraorgoglioso e che svolgeva conimpegno. Forse, proprio per la suamilitanza nel Sappe, in alcuneoccasioni, aveva subìto atteggiamentivessatori per la deminutio del suoruolo di Caposcorta con oltre 25 annidi servizio, ma nonostante ciò glifacesse male, era comunque moltoattaccato al suo lavoro, che svolgevacon grande professionalità, presente a

L’Lutto a Catania dare il suo contributo per essere un

punto di riferimento dei colleghi aiquali dava sempre il suoincoraggiamento, e per questo eramolto stimato e rispettato.Il suo estremo gesto ha lasciatoincreduli tutti, il coro dei colleghi èunanime: perché Giacomo ha fattoquesto? I colleghi a lui più vicino chedanni condividevano quotidianamentei viaggi in auto tra Catania eCaltagirone suo paese di nascita eresidenza, giurano di non aver maipercepito nulla che facesse presagirele sue intenzioni, tutti lo descrivonocome amante della vita,simpaticosempre pronto alla battuta e allaparola di incoraggiamento verso glialtri. Aveva una bella famiglia, senzaparticolari problemi, una moglie e duefiglie di 13 e 17 anni che adorava, unacasa di sua proprietà, amava andare incampagna nell’appezzamento delterreno di famiglia che coltivava perhobby. Le lamentele che avevaesternato ultimamente, riguardavano ilmancato rispetto della sua anzianitànell’espletamento dei servizi di

traduzione. Sperequazioni varie ed attidi deminutio che, in verità, eranoabbastanza frequenti nei confronti dialcuni colleghi, con particolareriferimento a delegati e iscritti Sappe.Ovviamente non voglio assolutamentedire che quello che èsuccesso è colpa dellostress lavorativo, ma dicerto in qualche modola poca serenitànell’ambito lavorativonon lo ha sicuramenteaiutato.Tutti noi porteremo persempre il ricordo di uncollega amato erispettato, autore di ungesto estremo ed incomprensibile checi ha privato della sua presenzalasciando un vuoto incolmabile tra lefila della Polizia Penitenziaria di Cataniama in particolar modo tra i suoi cari etutti coloro che gli hanno voluto bene.Grazie caro amico ,per me e per tutti icolleghi sarai sempre il “Grande”Caposcorta Giacomo Sciacca.

Ciccio PennisiH

Giacomo Sciacca

Page 18: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

scoppiata dopo la morte del bossdetenuto. Nello scontro con Parente,Mimì verrà salvato proprio da Brigidache, saputo che era stato propriol’avvocato ad aver assassinato suopadre Raffaele, lo uccide a sua voltaper vendetta.Dell’omicidio, però, si incolperàproprio Mimì che tornerà così aPoggioreale, questa volta rispettato eriverito come un boss.

l film Ternosecco, diretto einterpretato da GiancarloGiannini, è un intricato

prison movie in salsapartenopea, che racconta levicende detentive di taleDomenico Aniello Capatosta,detto Mimì, famoso praticonenapoletano diventato popolareper saper leggere i sogni etradurli in numeri da giocareal lotto.In un’afosa notte d’estate,Raffaele, anziano gestore diun banco-lotto napoletano e suocerodi Mimì Capatosta, viene assassinatonella sua casa.Mimì abita al piano di sopra, insiemealla moglie Brigida, e viene incolpatodell’omicidio, arrestato dalla polizia edincarcerato a Poggioreale.

Con inspiegabile sollecitudinecompare l’avvocato Parente cheassume la difesa di Capatosta ecomincia a occuparsi della giovanemoglie. In carcere Mimì diventa amicodi don Salvatore, un famoso boss dellacamorra, che è detenuto con ognicomodità, attorniato e servito danumerosi guappi, e che continuaindisturbato a trasmettere ordini

all’esterno, aiutato addirittura da unadelle suore di un orfanotrofio.Don Salvatore prende davvero insimpatia Mimì, fino a conferirgli ildelicato incarico di assaggiatorepersonale dei suoi cibi. Allo stesso

Nelle foto: la locandina ealcune scene

del film

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.224gennaio2015

I

18 cinema dietro le sbarreRegia: Giancarlo GianniniAltri titoli: Vado e torno,Ninì Ternosecco, The Numbers GameSoggetto: Lino JannuzziSceneggiatura: Lino JannuzziFotografia: Marcello Gatti, Montaggio: Franco FraticelliArredamento e Scenografia:Nicola Losito, Enzo De Camillis,Vincenzo De CamillisMusica: Antonio Infantino,Andrea Venturoli (collaborazione)Costumi: Benito Persico,Gino PersicoProduzione: Mario e VittorioCecchi Gori per C.G. Silver Film(Roma), Reteitalia (Milano)Distribuzione: �Columbia PicturesItalia (1987) - Columbia TristarHome Video Personaggi ed Interpreti:Mimì: Giancarlo Giannini Brigida: Victoria Abril Avvocato Parente: Lino Troisi Gargiulo: Franco Angrisano Don Salvatore: George Gaynes Suor Angela: Gea Martire Donnarumma: Ugo Calise Capece: Armando Brancia Detenuto: Ernesto Mahieux Antonino Iuorio Tommaso Palladino Enrico Maisto Genere: DrammaticoDurata: 125 minutiOrigine: Italia, 1986

la scheda del film

tempo, il boss rimane affascinato dallastraordinaria capacità di Capatosta diinterpretare i sogni e tradurli innumeri, quasi sempre azzeccati nelprevedere azioni criminali dacompiere. Mentre la moglie di Mimì èdiventata l’amante dell’avvocatoParente, che si rivela essere anch’egliun capo clan della camorra, donSalvatore ordina di uccidere dueuomini e, allo stesso tempo riesce afar uscire di galera Capatosta conl’incarico di rintracciare alcune suecarte compromettenti.Don Salvatore, però, viene avvelenatoin carcere e Mimì dopo averrecuperato le famose carte, si troveràa fare i conti con l’avvocato Parente,che nel frattempo è l’unicosopravvissuto alla guerra di camorra

Ternosecco

H

Page 19: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

SanRaffaeleTermini - Poliambulatorio Specialistico

La San Raffaele Spa opera ormai da anni nel settore sanitario ponendosi all’avanguardia sia a livello regionale che nazionale;gestisce IRCCS, Case di Cura accreditate che rappresentano un autentico punto di riferimento nel campo della Riabilitazione,oltre a Presidi Ospedalieri e Poliambulatori .Le attività sanitarie ambulatoriali sono erogate presso i nostri Poliambulatori “San Raffaele Termini” sito all’interno dellaStazione Termini, altezza di Via Giolitti, 16 – 00185 Roma e presso l’ IRCCS Istituto di Ricerca a Cura a Carattere Scientifico“San Raffaele Pisana” sito in via della Pisana, 235 - Roma. I Poliambulatori sono in grado di offrire un servizio altamente specializzato sia in termini di strumentazione che in terminidi equipe di specialisti di cui si avvalgono. In particolare, il San Raffaele Termini è disposto su due piani per complessivi1.200 mq, dove sono attive le seguenti specialità diagnostiche:Allergologia, Angiologia, Cardiologia, Chirurgia Generale, Chirurgia Vascolare, Dermatologia, Epiluminescenza, EcografiaCardiovascolare, Ecografia Generale, Ecografia ginecologica / Ostetricia, Ecografia Urologica, Endocrinologia, Fisiatria,Gastroenterologia, Ginecologia, Laboratorio analisi, Medicina del Lavoro, Neurologia, Oculistica, Ortopedia/Traumatologia,Otorinolaringoiatria, Radiologia, Senologia, Urologia.Orario prelievi: dal lunedì al sabato dalle ore 7:00 alle ore 10:30 (esclusi festivi)NB: il laboratorio analisi è attivo tutte le mattine (festivi esclusi) ed è erogabile in convenzione con il ServizioSanitario Regionale in entrambe le Sedi (Termini e Pisana).

20%di sconto sui prezzi di listino agli iscritti Sappe /Anppee loro familiaritariffe su www.sappe.it

Le prenotazioni possono essere effettuate telefonicamente dallunedì al venerdì dalle ore 9:00 alle ore 15:00 telefonando aln. 06.5225.2525, oppure recandosi personalmente pressouna qualsiasi delle sedi interessate oppure tramite il nostrosito www.sanraffaele.it

Page 20: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

l 15 Gennaio del 1981 ilmagistrato Giovanni D’Urso,direttore dell’ufficio detenuti,

veniva rilasciato dalle Brigate Rossedopo un sequestro durato 33 giorni,un processo rivoluzionario ed unacondanna a morte non eseguita.Pochi sanno chi fosse e quale calvariosubì. Come pochi ricordano RiccardoPalma, Girolamo Tartaglione eGirolamo Minervini, i colleghi che loprecedettero in quel ruolo, uccisidalle brigate rosse in quella stagionedi agguati contro l'amministrazionepenitenziaria.

Ho avuto la sorte di stare seduto suquella stessa poltrona, ma nessuno mene ha mai parlato - o ha preteso chesapessi chi fossero - né mi ha maiparlato di Luigi Bodenza e di GiuseppeMontalto, gli agenti eroi uccisi dallamafia per vendetta contro il 41bis; o diPasquale Mandato e Ignazio De Floriotrucidati dalla camorra nel 1983; o diRaffaele Cinotti e di Francesco Rucci. E la lista continuerebbe molto a lungo.Nessuno li ricorda e li onora. Il difettodi memoria dell’amministrazionepenitenziaria è solo la prova della suadebolezza.

Una dirigenza di complemento, unastruttura burocratica ed un Corpo dipolizia senza vertice interno operano,deboli e disorientati, come figli dinessuno. Realtà disaggregate, quando nonanche in conflitto tra loro: senzaradici, senza unità e senza memoria. E quindi senza forza istituzionale. Urge una riforma del Corpo cheriunifichi questo mondo; ne mettainsieme la nobile storia; gli dia unruolo rilevante ed esclusivo anchefuori dal carcere; lo ponga al verticetra le polizie, e lo ri-avvicini ai

Nella foto grande:

il MagistratoGiovanni D’Urso

nei box, da sinistra

i MagistratiRiccardo Palma,

Girolamo Tartaglione e Girolamo

Minervini

Sebastiano ArditaMagistrato*

PoliziaPenitenziaria

n.224gennaio2015

I

20

Le ragioni di una Riformamondo penitenziario

1. La Memoria

Page 21: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

magistrati; lo collochi alle direttedipendenze del Ministro della Giustiziae non dentro un sub-ministerodominato dalla burocrazia. Un Corpo che goda del prestigio chemeritano i suoi uomini, che rendaforte il suo vertice e ne ottenga forza apropria volta, per difendersi dagliattacchi che riceve mentre opera per lagiustizia e nell’interesse dei cittadini.Credo sia venuto il momento dipretenderlo. E’ questo l’augurio chemi sento di fare per il nuovo anno agliuomini e donne della polizia edell’amministrazione penitenziaria edal loro nuovo capo.

Solo chi ha osservato, letto ericostruito con curiosità la vita e lastoria degli Agenti di Custodia prima, edella Polizia Penitenziaria poi, ed havissuto in mezzo a loro condividendo irischi ed il lavoro può comprendere diche stoffa sono fatti questi uomini.Sapere, ad esempio, che nell’Italia deidipendenti col cartellino segnatempo,esistono persone che in una notte sonocapaci - dopo un terremoto - ditrasferire 100 detenuti 41bis da unistituto all’altro, riaprendo una sezionedismessa. Tutti - trecento agenti - rimanendo a

lavorare fino all’alba, senza nullachiedere, saldando brande, spostandopesi, rivoltando i reparti e tenendo abada i capi di cosa nostra edimpedendo loro di comunicare.Oppure sapere cosa può accaderequando in carcere entrano quattrotossicodipendenti in astinenza oubriachi, che si mordono le labbraper sputarti addosso il loro sangue etu non sai se hanno l’HIV, perché nonhanno ancora fatto la visita medica. Oppure sapere che tanti di loro ognigiorno intervengono per impedire chedurante i colloqui i mafiosi si passinobiglietti e messaggi, pur consapevoliche facendo questo - ossia il propriodovere - Luigi Bodenza e GiuseppeMontalto vennero trucidati senza pietàdal piombo della mafia, e che quindila stessa sorte potrebbe capitareanche a loro. Eppure fanno tutto questo conpassione per poco più di mille euro almese. Sono uomini che conoscono ilsacrificio e hanno imparato asconfiggere la paura, anche senessuno dirà loro grazie, perchè nonsaprà mai di cosa ringraziarli vistoche quello che accade dentro unacinta raramente si conosceràall’esterno. Eppure quel lavoro lo fanno come emeglio degli altri se è vero che

Nella foto grande:Agenti di Custodia in marcia

nei riquadri, da sinistraLuigi Bodenza,Giuseppe Montaltoe Pasquale Mandato

PoliziaPenitenziarian.224gennaio2015

21mondo penitenziario

quando scrivono, vigilano, fanno lascorta, riescono a farlo meglio deglialtri e tutti ce li invidiano.Oggi gli agenti che lavoravano con meal DAP semplicemente me li sogno. E sono sicuro che nessun dipendentedegli uffici giudiziari potrebbe tenereloro testa. La loro intelligenza, la curiosità, lacapacità di intuire e interpretare ilpensiero prima che avessi parlato, discrivere in italiano meglio dei laureati,non le potrò mai dimenticare. Ed è la stessa stoffa, con carismidiversi, che hanno quelli che ognigiorno portano avanti le carceri, ed in38.000 fanno il lavoro di 50.000.Senza confondere la vita con le favole,sarebbe giusto però che questa storiadi meriti e di sacrifici avesse un lietofine. Occorre che finalmente questo Corpoprenda in mano l’esecuzione penale eguidi tutto intero un settore dellasicurezza, e che quel lavoro equell’energia escano così finalmentefuori dalla cinta e siano visibili a tutti icittadini. Speriamo che la commissionepresieduta da Nicola Gratteri possadare il suo contributo e che troviascolto.

* Procuratore Aggiunto di Messina,già Direttore Generale Detenuti DAP

2. Gli uomini

H

Page 22: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

a mattina del 22 febbraio del2001 l’opinione pubblicanazionale si sveglia con una

notizia aberrante: una madre e il suopiccolo bambino sono statibarbaramente uccisi nella propriaabitazione. La notizia già nella notte aveva fatto ilgiro del mondo e soprattutto avevaturbato la tranquillità del piccoloquartiere borghese di Lodolino, apochi passi dal centro storico di NoviLigure, una ridente cittadina inprovincia di Alessandria.

Il giorno precedente, verso le dieci disera, si era consumato un atroceduplice omicidio tanto che, l’allorasostituto procuratore di AlessandriaCarlo Carlesi, intervenuto poco doposulla scena del crimine, fu colto damalore. «E’ una cosa di una ferocia senzalimiti, praticamente senza senso»aveva dichiarato ai giornalisti accorsinei pressi dell’abitazione, e ancora:«uno degli episodi più feroci cheabbia visto in vita mia, senzascopo». Ma cosa è successo quellasera a Novi Ligure? In una villetta è passato il mostro, haammazzato Susy Cassini, di 41 anni, eil suo bimbo Gianluca Di Nardo, disoli 11 anni. Quando i carabinierientrano nella casa la scena è

apocalittica, c’è sangue dappertutto:sul pavimento, sui mobili, sui muri esulle scale. Il corpo della donna è disteso sulpavimento, in un bagno di sangue,colpito da più di 50 coltellate; il corpodel bambino invece, giace inanimatoal piano superiore della casa,all’interno della vasca da bagno,anch’esso colpito da arma da taglio.Gli inquirenti e i concittadini, accorsinei pressi dell’abitazione, nonriescono a capire chi possa esserestato a compiere una siffatta mattanza.

La Cassini è una mamma come tantealtre, ama i suoi due figli, peraltro èmolto religiosa e si impegnatantissimo in attività di volontariato inpaese. Il piccolo Gianluca è unbambino modello, ben educato e contante passioni. Il papà Francesco è undirigente di un’importante azienda. Insomma, una famiglia normale,felice, senza nemici e soprattutto senzapretese apparenti che possanoalimentare conflitti o vendette. Quindi è gioco forza che la primaipotesi che prende consistenza tra gliinvestigatori è quella di un tentativo dirapina degenerato nel sangue. Ad avallare tale sospetto contribuisceanche la deposizione dell’altra figlia,Erika, che riesce, a suo dire, ascampare alla strage.

L’adolescente dichiara che quella seraera nella sua stanza ad ascoltaremusica con le cuffie, quando la madree il fratellino sono rientrati in casadalla palestra e che, subito dopo,aveva sentito forti rumori. Spaventata, aveva aperto la porta dellapropria camera e aveva visto un uomoche accoltellava il fratellino e subitodopo la madre, che nel frattempo eraaccorsa al piano superiore, avendoudito le grida del bambino. La madre le grida di fuggire e leiscappa scendendo le scale dove trovaun altro uomo che cerca di bloccarla,ma lei riesce a divincolarsi e fuggirenel seminterrato che porta al garage.Una volta in strada, blocca un’auto,che in quel momento passava, perchiedere aiuto. Il racconto della ragazza è “preciso elineare”, come ribadirà il sostituto

procuratore ai giornalisti, subito dopola deposizione. Erika descrive gli aggressori in dueuomini, uno giovane e l’altro vecchio;addirittura ne riconosce uno dalle fotosegnaletiche mostrate dalla polizia: èun albanese. La notizia degli assassini albanesi haun effetto esplosivo e generamanifestazioni di protesta e ritorsionicontro gli immigrati in tutta Italia, NoviLigure compresa. I Carabinieri dapprima perquisisconol’abitazione del sospettato, doverinvengono degli oggetti interessanti aifini dell’indagine, poi conducono lostesso in caserma. Il sospettato però,interrogato per ore dai magistrati, haun alibi di ferro e soprattuttotantissime persone che possono

Nelle foto:sopra

Omar ed Erika al’epoca

degli omicidi

a destraun fotogramma

della loro “involontaria”

confessione nellacaserma deiCarabinieri

Pasquale SalemmeSegretario

Nazionale del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.224gennaio2015

L

22

Erika e Omari killer adolescenti

crimini e criminali

Page 23: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

testimoniare la sua presenza, la seradella mattanza, altrove. Gli inquirenti decidono di sentirenuovamente la ragazza, la quale, forseperché stanca e stressata, inizia adapparire confusionaria. A Novi Ligure, nel frattempo, arrivanoi R.I.S., con a capo l’allora tenentecolonnello Luciano Garofano, i quali,dopo i sopralluoghi sulla scena delcrimine, evidenziano che laricostruzione di Erika appareinverosimile e l’ipotesi originaria diuna rapina degenerata pare semprepiù perdere consistenza. Le motivazioni per cui è da escluderela rapina si basano sulle seguenticonsiderazioni: nessuno dei vicini hasentito nulla; la porta d’ingresso dellacasa non presenta segni di effrazione;le modalità con le quali i 2 rapinatoririescono ad entrare nella villetta; il

cane che non ha abbaiato; inoltrel’ora della rapina coincide conl’orario in cui le famiglie cenano equindi sono tutti in casa; dalla casanon è stato asportato alcun oggetto.Inspiegabile, inoltre, appare lacircostanza per la quale i presuntirapinatori, una volta uccisa la madre,perché mai avrebbero dovutouccidere anche il ragazzino, il qualeperaltro era al piano superiore. Gliesperti, inoltre, sono convinti chel’aggressione e stata commessa conmolta brutalità, propria dell’“overkiller”, cioè di colui che uccidecon una ferocia e una ripetizione digesti di gran lunga superiore alnecessario. Gli inquirenti decidono,pertanto, di predisporre delleintercettazioni ambientali su Erika e

sul suo fidanzatino, tale Mauro“Omar” Favaro, di anni 16. I due ragazzi, lasciati solinell’anticamera della locale casermadei Carabinieri, nella quale eranoinstallate microspie e telecamerenascoste, tra il 22 ed il 23 febbraio,“confessano” involontariamentel’esecuzione, parlandone tra loro econfrontandosi sugli identikit cheErika avrebbe dovuto abbozzare per lapolizia. Una telecamera, peraltro, hainquadrato la ragazza mentre mimavail gesto della coltellata e mormorando«gliel’ho dato qui» chiedendo aOmar:«Ti sei divertito vero aucciderli?» mentre il ragazzo lastrattonava sbottando «vieni qui,assassina» e rinfacciandole «tu nonsai, non è un gioco questo... sonomorte due persone è una roba daergastolo».

Poco prima la ragazza avevacommentato «Adesso possiamoandare in giro come una coppiavera« e aveva raccomandato ad Omardi vestirsi bene ai funerali. La sera stessa i due adolescentivennero definitivamente posti in statodi fermo e quindi condotti nel carcereminorile “Ferrante Aporti” di Torino esuccessivamente, la sola Erika,trasferita al carcere minorile “CesareBeccaria” di Milano. Ma perché Erika e Omar hannoucciso? Quale movente può spingeredue adolescenti ad una furia tantoselvaggia? Perché Erika odiava sua madre e suofratello al punto da massacrarli? Come ha potuto una ragazzina,magrolina e all’apparenza timida, di

Nelle foto:a sinistral’abitazione deiDi Nardo

a fiancoMauro “Omar”Favarooggi

PoliziaPenitenziarian.224gennaio2015

23crimini e criminaliappena 16 anni, convincere il suoragazzo ad uccidere? Nel corso delle indagini, emerse unacerta conflittualità tra Erika e lamadre: litigi causati dallo scarsorendimento scolastico della ragazza edal fatto che Susy Cassini disapprovavache la figlia ed Omar trascorresserotroppo tempo da soli isolandosi dagliamici, anche perché temeva che i duegiovani facessero uso di stupefacenti.Le indagini appurarono che in alcuneoccasioni i due giovani avevano fattouso di marijuana e cocaina, ma fuescluso che la coppia fosse in stato dialterazione provocato dall’uso didroga la sera del delitto o che la lorosituazione fosse riconducibile ad unatossicodipendenza vera e propria. Il Tribunale dei Minorenni di Torino,il 14 dicembre del 2001, dichiarò:“De Nardo Erika e Favaro Omar

colpevoli dei reati loro ascritti(concorso in duplice omicidiovolontario, con l’aggravante dellapremeditazione, e simulazione direato), ritenuti uniti dal vincolodella continuazione e, applicata adentrambi la diminuente dellaminore età, concesse agli stessi leattenuanti generiche, valutatediminuente ed attenuanti prevalentisulle aggravanti, valutato reato-baseai fini della continuazionel’omicidio di Cassini Susi edapplicata la diminuente per ilgiudizio abbreviato, condanna DeNardo Erika alla pena di anni 16 direclusione e Favaro Omar alla penadi anni 14 di reclusione”. Nella requisitoria il pm Livia Locciaveva chiesto 20 anni di reclusione

Page 24: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

n questo primo decennio, delsecondo millennio, lo stressquotidiano è non solo aggravato

da una serie di preoccupazioni legatea un diffuso malessere generale, maanche dalle minacce di nuove einsidiose forme di terrorismo di frontealle quali la cittadinanza si senteassolutamente impreparata.Secondo gli esperti dei Ministeriresponsabili, queste minacce non sipossono escludere. Purtroppo è sempre più forte ilconvincimento che futuri attacchiterroristici possano avvenire con armiradio-nucleari, biologiche o chimicheQuello che andremo a elencare nellospecifico è il rischio chimico, quellopiù semplice da attuare, anche damano poco esperta. Armi chimiche usate specialmente daiterroristi che hanno bisogno di crearenelle persone quella paura psicologicache colpisca i media e che abbia uneffetto immediato sull’opinionepubblica. Il danno sulla persona vaquantificato nella proprietà del gas,nel quantitativo rilasciatonell’ambiente, nell’esposizione e neltempo che intercorre tra l’esposizioneed il soccorso.Negli agenti chimici si annoverano gassoffocanti, vescicanti, asfissianti,tossici, sistemici e irritanti. Si disperdono nell’ambiente in formaliquida, gassosa e solida.Quelli che andremo ad elencare perprimi sono i quattro tipi di gas piùletali e conosciuti, benchè quelloirritante sia meno pericoloso ecomporti disturbi temporanei.Nei gas soffocanti più conosciuti almondo e letali si trovano i gas nervini.Tra questi si annoverano: Sarin, GF eVX, Tabun, Soman.L’effetto tossico sull’uomo, dei gasnervini, è spesso letale e si basasull’inattivazione transitoria oirreversibile dell’enzimaacetilcolinesterasi che degradal’aceticolina (che media latrasmissione degli impulsi dal sistemanervoso al muscolo e, all’interno delsistema nervoso stesso).Un attentato terroristico, allametropolitana di Tokyo, nel 1995 daparte degli addetti della settaAumshinrikyo, ha previsto l’utilizzo del

Nelle foto: sopra

Erika Di Nardo in una recente

immagine

a destra Don Mazzi

PoliziaPenitenziaria

n.224gennaio2015

24

Iper Erika e 16 per Omar. Erika, secondo i periti, soffre di“disturbo narcisistico dellapersonalità”, Omar di lieve “disturbodi personalità dipendente”. Le tesi dei difensori, che avevanochiesto l’assoluzione per incapacità diintendere e di volere al momento delfatto: «Erika è una personalitàborderline a un passo dalla psicosi»,furono rigettate. Come non accolte furono le richiesteformulate dagli stessi difensori insubordine: per Erika, il vizio parzialedi mente e per Omar la sospensionedel procedimento con la messa inprova dell’imputato.

In sostanza, non il carcere ma unperiodo di “osservazione” in cuil’imputato lavora a certe condizioni inun servizio socialmente utile e vive acasa o in comunità seguendo orari eritmi rigidissimi. Al termine del periodo, se supera la“prova”, potrebbe essere liberoperché estinto il reato. Secondo la sentenza, purnell’«apparente assenza di uncomprensibile movente», l’ideazionedei delitti è da ascrivere a Erika, dacui era «certamente partita l’idea»,anche se in finale «il ruolo di Omarfu concretamente molto rilevante esostanzialmente paritario».Erika e Omar hanno premeditato idelitti con «un progetto lucido,aberrante, che si fissa e che poco pervolta diventa un concreto traguardoda raggiungere, un traguardoutilitaristico».I due fidanzatini avevano «un’ideafissa» ma questa non «diminuisce néannulla la capacità di intendere e di volere». H

Chi uccide «gli altri e magari sestesso nella convinzione dieliminare un ostacolo all’affermarsidi un progetto importante» coltivaun’idea fissa, ma non sarà ritenutoincapace di intendere: non lo sono«né i terroristi, né i kamikaze».Scrivono ancora i giudici: “dueomicidi che per efferatezza, per ilcontesto, per la personalità degliautori e per l’apparente assenza diun comprensibile movente sipongono come uno degli episodi piùdrammaticamente inquietanti dellastoria giudiziaria del nostro paese”.Al compimento dei 21 anni, nell’aprile2005, Erika è stata trasferita nel

carcere di Verziano (Brescia). La Corte di Appello di Torino nel 2002e la Corte di Cassazione nel 2003hanno confermato le precedenticondanne. Entrambi, grazie alla buona condotta,oggi sono liberi cittadini. Lei è uscita dal carcere il 5 dicembre2011, dopo aver scontato quasi 11anni, il primo giorno di libertà lo hapassato nella comunità Exodus,fondata da don Antonio Mazzi. Nel 2009 si è laureata in Lettere eFilosofia a Brescia, con 110 e lode,portando una tesi su “Socrate e lavana ricerca della verità”.Omar è uscito nel 2010, dopo avernescontati nove. Al massacro di Novi Ligure sonoispirate la canzone di Fabri Fibra,Cuore di latta, la canzone deiSubsonica, Gente tranquilla, lacanzone 300 days to consciousnessdei Motherstone e, infine, lospettacolo teatrale, Le mani forti, diMarco Calvani. Alla prossima...

crimini e criminali

Page 25: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

PoliziaPenitenziarian.224gennaio2015

25sicurezza, salute e igiene sul lavorogas nervino Sarin.Dopo i gas nervini, altrettanto letaliper l’uomo sono i vescicanti, che haloro volta si suddividono in: Iprite eLewisite.L’iprite è conosciuto come “gasmostarda” per l’ odore che emana.Se inalato o assorbito dalla pelleproduce profonde ustioni con laformazione di vesciche che ricopronorapidamente tutto il corpoesternamente e internamente. Diecimilligrammi sono sufficienti peruccidere una persona. Il suo uso, per un attacco terroristico,è stato registrato nella guerra control’Iran da parte dell’ Iraq.

La lewisite come l’iprite ha effetto seinalato o assorbito, ma si diffondeattraverso la pelle molto piùrapidamente e produce effetti dannosianche a dosi minime (0.2 mg su 2cmq di pelle producono vescicheirreversibili se non curatetempestivamente).L’uso di questi gas è ormai noto, acausa dell’attentato alla città diHalabaja (nel ), dove risiedeva ilpopolo Kurdo. Questo sterminio dimassa (ad opera di Saddam Hussein)ha previsto l’ utilizzo di 15 aerei dotatidi sistema di irrorazione e ha causatoall’ incirca 5.500 morti.Altri derivati dei gas nervini sono: i gas asfissianti e i gas irritanti.I primi sono sostanze volatili e difacile dispersione. Agiscono suipolmoni provocando un immediatacongestione degli alveoli econseguente morte per soffocamento.Un noto asfissiante� è il Fosgene,impiegato nella Prima GuerraMondiale. I secondi invece provocanoun’irritazione insopportabile alla

pelle, alle mucose e alle prime vierespiratorie, provocando unaabbondante lacrimazione.Generalmente vengono utilizzati incaso di interventi della polizia permotivi di ordine pubblico. I più notisono l’adamsite e il cloacetofenone.L’ adamsite agisce su naso e gola e haun colore verde.

Ha effetto in meno di 3 minuti eprovoca secrezione alle mucose,dolore al torace, tosse, nausea, vomito,dolore alla testa e sensazione dipanico, tutti i sintomi durano alcuneore.Il Cloacetofenone, invece, agisce sugliocchi ed è quindi un lacrimogeno. A dosi elevate può essere mortale,specialmente se usato in ambientichiusi. Per uso bellico, sembra che siastato usato nella guerra del Vietnamper distruggere la vegetazione e quindiper distruggere la prima fonte disostentamento e per privare gliindigeni del luogo della protezionedella stessa per effettuare attacchi eper la mimetizzazione.Negli incidenti industriali (nonprevisti) si annoverano, solo in Italia,1976 gravi incidenti ad altacontaminazione presso ilpetrolchimico brianzolo; dal 1998 inSicilia sono stati censiti oltre 39incidenti rilevanti tra cui 17 a Priolo, 8ad Augusta, 2 a Gela, 1 a Milazzo e1 a Messina, con l’emissione di Acido,

Il rischio derivante da prodotti chimici

Idrogeno Solforato e Cloro. Dal 1999 ad oggi in Italia incidential’API di Falconara Marittima,Molfetta, Bari (2007) AbbottCampoverde di Aprilia (Sodio BoroIdruro) Bristol Mayer Squibb di Latina(nube tossica), Good Year di Cisternadi Latina, Erg di Priolo(Trietanollammina e Tricloruro di

Fosforo), Pescara (2007)contaminazione di falde acquiferelimitrofe stabilimento Montedison e lacittà con erogazione dell’acqualimitata in piena stagione estiva.Nel 2008 incidenti sito industrialeTermoli - emissione di Fosforo,Dimetil-mercaptano, 38 contaminati. In conclusione accertato che unattentato terroristico non si puòprevenire e un incidente industriale faparte del rischio residuo che puòaccadere per molteplici cause, si puòquantomeno ridurre il pericolo didecessi umani collaborando con tuttele forze in campo, in modo che siattuino quelle procedurestandardizzate senza caos dicompetenze e senza creare paniconella popolazione.Nell’ordinanza straordinaria delConsiglio dei Ministri del 28 marzo2003 in materia di rischio NBCR lecompetenze sono state attribuite allePrefetture, alla Protezione Civile, aiVigili del Fuoco e al Comparto Sanità(ASL, 118, ecc). H

Nelle foto:immagini di disastri ambientali

di Valter PierozziDirigente SappeEsperto Salute e Sicurezza sul [email protected]

Page 26: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

iù di venti anni dipubblicazioni hannoconferito al mensile Polizia

Penitenziaria - Società Giustizia &Sicurezza la dignità di qualificatafonte storica, oltre quella diautorevole voce di opinione. La consapevolezza di aver acquisitoquesto ruolo ci ha convintodell’opportunità di introdurre unarubrica - Come Scrivevamo - checontenga una copia anastatica di un articolo di particolareinteresse storico pubblicato tantianni addietro. A corredo dell’articolo abbiamoritenuto di riprodurre la copertina,l’indice e la vignetta del numerooriginale della Rivista nel quale fupubblicato.

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.224gennaio2015

P26

Parlamento avvisato... carcere mezzo salvato?Rapporto sullo stato delle carceri esituazione del sistema penitenziario in Italia, relazione inviata al Parlamento dal Sappe

nullo interesse che suscitano i fatti"positivi" che accadono in carcere,un interesse addirittura inferiore aquello già minimo che la società e leistituzioni provano per il mondopenitenziario. Ebbene, l'istituzione"carcere/giustizia" é una delle colonneportanti della società, alla pari dellascuola/istruzione, degliospedali/sanità, delle caserme/difesa,senza la quale la giustizia sarebbedimezzata e le colpe del singolo,qualora provate e punite dallamagistratura, resterebbero nel limbo,senza effettività della pena e senzaalcuna garanzia di sicurezza per lasocietà vittima del reato.Il carcere é e resta un illustresconosciuto per la maggior parte dellagente, anche e soprattutto perché lasocietà vuole dimenticarlo, non vuolesapere cosa succede al reo dopo ilprocesso, che pure tanto interessa perla spettacolarità insita nell'accusa enella difesa, fino a farlo trasmettereanche via tv, oltre che esserel'argomento principe per riempirecentinaia di pagine su giornali eriviste. La morbosità della gente restarelegata sulla porta del carcere,difficilmente vuole entrare nelle celle,vuole sapere cosa succede dietro lemura degli istituti penitenziari delnostro Paese, non interessa a nessuno(familiari a parte) che fine fanno idetenuti reclusi e ancora menointeressa all'opinione pubblica ilpersonale che lavora in carcere. Poi,però, accadono fatti come quelli diSassari, ed allora dalla stampapartono accuse pesanti eindiscriminate contro chi ha operatoper garantire la sicurezza e il rispettodel Regolamento penitenziario, control'intero Corpo di Polizia Penitenziaria,

Sopra la copertina

del numero diluglio/agosto

2000

come scrivevamo

recenti fatti di Sassari hannochiaramente dimostrato e fattocapire alla nazione che qualcosa

non va nel sistema penitenziarioitaliano, particolarmente in alcunezone del territorio dovel'Amministrazione ha dimostrato diessere ben poco presente, se nonaddirittura assente, come ad esempioin Sardegna. Come Sindacato - il SAPPE èl’organismo più rappresentativo dellacategoria - a tutela degli appartenential Corpo di Polizia Penitenziaria e piùin generale a difesa del sistema chedelega al Corpo importanti eindifferibili compiti istituzionali, piùvolte abbiamo provveduto adenunciare all'AmministrazionePenitenziaria la precarietà di unasituazione ogni giorno più difficile, percerti versi incontrollabile laddove simanifestano mancanze tali che ognipossibile rimedio appare come unapanacea, non come la soluzione deiproblemi.Dispiace dovere rilevare che dopoSassari, a fronte del clamore provocatodalla ben nota vicenda del SanSebastiano, sono state pochissime levoci alzatesi in difesa del Corpo diPolizia Penitenziaria, assunto - sempree comunque - quale capro espiatoriodi ogni possibile malefatta che accadenel mondo carcerario.Se un detenuto si suicida in cella, lacolpa il più delle volte viene addebitataa un supposto scarso controllo dellaPolizia Penitenziaria in servizio: sonostati 59 i suicidi di detenuti riusciti nel1999, ma pochi sanno che nelmedesimo periodo oltre 950 casi ditentato suicidio sono stati sventati dallostesso personale di Polizia. E' un segno, questo, dello scarso o

I

Page 27: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

PoliziaPenitenziarian.224gennaio2015

27

i cui appartenenti sono i più espostinell'ambito dell'intero sistemacarcerario italiano, salvo poidimenticarsi quasi completamente delcarcere, perché "non fa più notizia".Anche per Sassari é stato così: dal 4maggio scorso i giornali, la radio e laTV hanno pubblicato e trasmessocentinaia di articoli e servizi dedicati alSan Sebastiano ed al carcere ingenerale (peraltro moltosuperficiali...),addiritturapreoccupandosi - o facendolo credere -del futuro dell'intero sistema. Da qualche settimana, invece, nessunoparla più di Sassari, del carcere, deidetenuti, del Corpo di PoliziaPenitenziaria, argomenti rientratinell'oblio della memoria e nelcantuccio più nascosto delle coscienzedella gente. Per Sassari e per laSardegna il Ministro e il DirettoreGenerale del DAP avevano garantito chesarebbero stati assunti immediatamentealcuni provvedimenti, inviandosull'Isola nuovi direttori d'istituto,educatori, personale amministrativo esanitario ed almeno 70 nuovi agenti diPolizia Penitenziaria: non é successoalcunché, dopo il clamore dellepromesse le buone intenzioni sonorimaste sulla carta. Eppure, nonostanteSassari, più volte il SAPPE, comemaggiore organizzazione sindacaledella categoria, ha manifestato unachiara intenzione a non fare precipitareulteriormente le cose, ed ha invecesostenuto ed accettato l'intentoriparatorio dell'incolpevole MinistroFassino e l'operato - lento, maapparentemente in progressione ... -del Presidente Caselli.Perdura, invece, l'attuale incertezza sulfuturo non solo della Sardegna, maanche e soprattutto dell'intero "pianetacarcere", e quindi del Corpo di PoliziaPenitenziaria: giocoforza ci vediamocostretti a insistere, perché qualcosa sifaccia davvero, e vogliamo quindistimolare i massimi responsabili delsistema, politici ed amministrativi,chiedendo loro di passare finalmente aifatti, considerando finito il tempo delleblande, evasive e suadenti promesse eparole. Dagli ultimi dati resi noti dallaDirezione del DAP (rilevati il 30 aprile2000), si evince che l'attuale presenza

di detenuti negli istituti ammonta aoltre 53.340 unità, a fronte di unacapienza effettiva di sole 41.650 unità(capienza tollerabile, ma foriera diinnumerevoli disagi e gravemalessere, 47.670 unità), conun'incidenza di detenuti stranieri chesupera il 27 per cento (14.705 unità,di cui oltre 14.000 extracomunitari) euna presenza in aumento di detenutiper crimini connessi al mondo delladroga ed alla tossicodipendenza, conun crescente numero di reclusi affettida patologie gravi, quali HIV, epatiteB, TBC, ecc...Negli ultimi cinque anni, inoltre, écrescente l'incidenza sull'ingresso epermanenza in carcere di cittadinistranieri, mentre diminuiscono gliingressi degli italiani: ciò significa chesta cambiando di giorno in giorno latipologia dei detenuti. Di conseguenza, andrebbe pensato eideato un approccio diversificato traAmministrazione e reclusi, un mododiverso di considerare il carcere e ladetenzione per gli stranieri -extracomunitari, di cui soprattutto leforze politiche dovranno teneredebitamente conto, per garantire allasocietà ed agli stessi detenuti untrattamento equo e nel rispetto deidiritti umani.Prima che dall'interno del carcere édall'esterno - pare di capire - chedovrebbero essere messi in atto queicorrettivi legislativi ed amministrativiche consentano al detenuto stranierodi essere uguale al detenuto italiano:oggi, così non é, e il riferimento é aldiritto alla (migliore) difesa, che per

come scrivevamo

taluni stranieri resta una merautopia, ed alla fruizione di particolaribenefici.La situazione delle carceri, insomma,a prescindere dalla grave carenzad'organico del personale di PoliziaPenitenziaria (per cui, comeSindacato, chiediamo i necessari,indispensabili correttivi) e dell'areapsicosociopedagogica, non é certodelle più allegre, ma purtroppo nonsi vedono all'orizzonte migliorie cheinducano all'ottimismo. Più voltequesto Sindacato ha sollecitato sia ilMinistro (tutti i Ministri,predecessori dell'on. Piero Fassino)che l'Amministrazione affinché sidefinissero le opportune soluzioniper quella che da emergenzacarcere ogni giorno che passarischia di diventare, volenti o nolenti,una consuetudine del sistemapenitenziario cui é sempre piùdifficile controbattere. Abbiamo chiesto e ribadito - e conquesta nota chiediamo e ribadiamoalle forze politiche cui é indirizzata -che i malati di AIDS non debbanosoggiornare in carcere, bensì instrutture sanitarie esterne che megliopossono seguire e curare l'iterincontrovertibile della malattia;abbiamo invitato l'Amministrazione apensare e organizzare unadiversificazione delle presenze deidetenuti negli Istituti, prevedendocircuiti differenziati a seconda dellecategorie dei reclusi (imputati,condannati - tossicodipendenti -extracomunitari, con riguardo allesingole nazionalità, ecc.); abbiamo

Nella foto:sezione detentivadi un carcere

Page 28: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

la vignetta e ilsommario del

numero diluglio/agosto

2000

PoliziaPenitenziaria

n.224gennaio2015

28 come scrivevamo

sollecitato una maggiorepartecipazione del personaleaddetto al trattamento e recuperodei condannati, per renderemerito e rispetto al dettato dell'art. 27della Costituzione Repubblicana,anche con una più influentepartecipazione del Corpo di PoliziaPenitenziaria; abbiamo chiesto - e maiottenuto, finora - la ridefinizione dellepiante organiche negli Istituti, inmodo tale da garantire la copertura diogni posto di servizio ed assicurare,quindi, maggiore sicurezza allestrutture; abbiamo sempre sostenutoche per il servizio NTP (traduzioni epiantonamenti) servono più mezzi, piùstrumenti operativi, più materiali epersonale di sostegno, affinché lapresenza esterna e l'immagine delCorpo non abbiano a patire - oltre chein merito alla sicurezza, soprattuttoagli occhi dell'opinione pubblica - leconseguenze dell'attuale precarietàdel servizio. Quanto sopra descritto - tanto per farequalche esempio, ma ci sono moltealtre situazioni e problemi irrisolti - éper cercare di fare un quadro dellasituazione del "sistema carcere" cui ilMinistero e il DAP dovrebbero porrerimedio, con l'ausilio delle forzepolitiche in Parlamento chedovrebbero legiferare in proposito. E ciò per garantire un servizioistituzionale che sia al passocon i tempi e, soprattutto, che assicuriil pieno rispetto dei diritti. umani, siadei detenuti che del personale chelavora in carcere e garantiscesicurezza alla società.Qualche tempo fa - ed ancherecentemente, dopo Sassari - abbiamosuggerito sia al Ministro della Giustizia

che al Direttore Generale del DAP diprocedere a un censimento puntuale,veritiero e preciso dello stato dellecarceri, per redigere un RapportoCarceri da consegnare al Governo, al Parlamento, a tutti i partiti, affinchéanche i responsabili politici dellanazione si facessero carico delledifficoltà e dei problemi e nericavassero le debite conseguenze.Dall'Unità d'Italia a oggi ilParlamento, nonostante le apparenzee le buone intenzioni, non ha mai datogrande importanza alle carceri e solotre rapporti (e pochi interventisignificativi in Aula o in CommissioneGiustizia) hanno cercato di chiarire edenunciare lo "stato delle cose", inquesto secolo 1900/2000: la relazioned Filippo Turati del 1904, letta in unamemorabile seduta alla Camera deiDeputati (ma che, a quanto pare, nonha avuto conseguenze degne di nota),il rapporto di Dino Grandi "LaBonifica Umana", del 1941, che piùche una relazione sulle carceri épassato ai posteri come unaglorificazione dei sistemi usati nelmondo penitenziario dal regimeventennale fascista, e la relazione delsenatore Persico, del 1950, invero undocumento puntuale e preciso, edanche l'ultimo sull'argomento,da cui il Parlamento ha trattospunti e motivazioni per le riforme del1975 e del 1990.A distanza dicinquant'anni le cose incarcere sono moltocambiate e parequindi opportunoaggiornare l'opinionepubblica, la stampa e ilParlamento sulle condizionidegli istituti penitenziari,sulla vivibilità intra moenia,sul rapporto di lavoro tral'Amministrazione, lo Stato e chi opera nel sistema.Il Parlamento - i Deputati e iSenatori -purtroppo pare sappiano pocoo niente dell'istituzionecarcere, e lo si intuisce dailoro interventi alla Camera edal Senato e dai testi degli attiispettivi e di controllo chepresentano al Governo.

Per definire uomini e cosedel carcere, gran parte deiparlamentari usa termini impropri edati inesatti: agenti di custodia,guardie carcerarie e secondini sonotermini con cui vengono spesso definitigli appartenenti al Corpo di PoliziaPenitenziaria; il numero degli istitutidel Paese cambia secondo lapersonale conoscenza di ognuno (chiscrive 200, chi 250, chi 270, ecc.);molti dimenticano che il serviziotraduzioni e piantonamenti (NTP) éaffidato al Corpo e non più all'Armadei Carabinieri; altri parlamentari,invece, non hanno ancora realizzatoche il Corpo é una Forza di Poliziadello Stato alla pari della Polizia diStato, della Guardia di Finanza,dell'Arma dei Carabinieri e dellaPolizia Ambientale e Forestale;altri ancora non sanno dell'esistenza esignificato del DAP (istituito nel 1990)e continuano a definireimpropriamente gli uffici di largo LuigiDaga Direzione Istituti di Prevenzionee Pena - IPP (il Presidente GiulianoAmato, nel suo discorsod'insediamento alla Camera, hadefinito il DAP "Direzione Istituti diPrevidenza e Pena", sic!) ; in granparte non conoscono affatto ilRegolamento Penitenziario, emostrano meraviglia se ai detenuti nonvengono fatte

Page 29: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

PoliziaPenitenziarian.224gennaio2015

29il libro del mese

Nelle foto:la copertina del libro e il ComandanteCataldo Lo Iacono

determinate concessioni (nonpreviste... ).Il maggiore motivo dello scarsointeresse della società, ma anche deiparlamentari e delle forze politiche,nei confronti delle carceri pare quindiessere proprio la mancanza diinformazioni corrette, di una veraconoscenza del sistema, con tutte lesue pecche e problemi.Un Rapporto sulle Carceri preciso,puntuale, corretto e obiettivo, redattodall'interno dell'Amministrazione(prima che lo faccia qualche ispettoredell'ONU o della Comunità Europea...),senza nascondere alcunché, nonpotrebbe che fare bene al sistema,all'intera istituzione carceraria.Dopo Sassari, insomma, le cosedovranno necessariamente cambiare,perché non abbiano più a verificarsicerti fatti, perché il personale delCorpo non debba più trovarsi insituazioni difficili da gestire, perché lalegalità - verso i detenuti e verso ilpersonale - sia sempre presente negliistituti, affinché il Paese possapresentarsi alla Comunità Mondialecon un sistema penitenziario efficiente,moderno e funzionale, che sappiagarantire sicurezza e l'effettività dellapena, qualunque essa sia, anche conmetodi extramurari e il rispetto deidiritti umani dei detenuti.Per quanto esposto in questa nota ilSindacato si aspetta ed auspica che leAutorità istituzionali e politicheinteressate vogliano essere messe aconoscenza dei gravissimi ritardi nellasoluzione dei problemi e checollaborino con il MinistroGuardasigilli e con la Direzione delDAP per trovare le soluzioni piùadeguate (che potrebbero ancheessere scomode per qualcuno,ma comunque necessarie per lasopravvivenza del sistema),intervenendo per quanto dicompetenza legislativa.In tal senso e con questi obiettivi ilSAPPE si mette a disposizione delParlamento e di tutte le forze politiche,offrendo l'esperienza acquisita sulcampo, per suggerire e comunquediscutere insieme delle soluzioni chesi ritengono più adeguate permigliorare il "pianeta carcere" delnostro Paese.

H

rima che dimentichi”,la recente pubblicazionedi Cataldo Lo Iacono,

Comandante della Polizia Municipaledi Montale in provincia di Pistoia,rappresenta un piccolo capolavoro diun autore che ha speso la sua vita perla difesa della legalità con unaparticolare attenzione alla tutela deigiovani e delle donne. Formato da 17saggi e da una appendice didocumenti e fotografie, possiede unaattenta e puntuale cronologia in cui,molti dei protagonisti, avranno mododi riconoscersi e “fermare” unperiodo della loro vita e quella di unpiccolo centro toscano, forsedimenticati.Di origini siciliane, trapiantato inToscana nel 1969, è stato nominatonel 2012 Cavaliere della RepubblicaItaliana, proprio per “l’impegno alladiffusione della cultura dellalegalità”.Il libro, attraverso una “lettura” dellasua vita, immortala un percorso diesistenza in cui la sfera privatainevitabilmente si intreccia con quellaistituzionale; la figura della moglieTeresa è quella che, seppure nonprevalente, si distingue tra i molti“personaggi” descritti. Ella senzadubbio ha “modernamente” direttomolte delle scelte del Comandante LoIacono, fornendo la suacollaborazione in tante iniziativeistituzionali e benefiche.La lettura gradevole e facilmenteapprezzabile da un vasto pubblico,assume in molte occasioni unastruttura ed una caratteristicaantropologica, poichè le abitudini, icostumi, la quotidianità del Comunedi Montale o della Sicilia anni ’60,sono uno spaccato di una italia che siè formata nella sua identità nazionaleanche grazie a questi uomini chehanno sacrificato la propria esistenzaper il bene pubblico.

Ed è lo stesso Lo Iacono chefacendo sua una citazione di OrianaFallaci afferma: “non si fa ilproprio dovere perchè qualcuno cidica grazie... lo si fa per principio,per se stessi, per la propriadignità”.Ai lettori rimando per le riflessioni ele sensazioni che lo scorrere dellepagine di questo libro sarannosicuramente sollecitate e che, ad uncerto punto, diverranno di esclusivaproprietà di fruitori desiderosi diemozioni. Buona lettura.

Rosa Cirone

Cataldo Lo Iacono

PRIMA CHE DIMENTICHI

pagine 288

H

“P

Page 30: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

orrei tornare a parlare delledonne, delle aspirazioni e deitentativi di realizzarsi e dare

un senso alla propria vita, al di là deiruoli tradizionali di madre e moglie.In precedenza ho parlato di come ledonne della Polizia Penitenziariasiano cresciute, nel corso degli anni,superando retaggi, preconcetti epaure.

Hanno spesso lasciato il nucleofamiliare di origine, affrontando unviaggio che ha posto una distanza da

non leggersi in una semplice eriduttiva visione spaziale.Un processo a volte doloroso, vissutoin funzione degli affetti lontani, nellasperanza continua di riuscire quantoprima a tornare a casa.Molte, troppe direi, invece di cercaredi integrarsi nel nuovo contesto sisono chiuse in una vita di caserma, inun ambiente protetto ma limitato sotto

tutti i punti di vista, in attesa deltrasferimento.Trasferimento che negli anni passati,soprattutto per le donne non sposate esenza figli, non arrivava mai, nonraggiungendo un punteggio sufficientenonostante l’anzianità di servizio.Ne ho conosciute diverse, trasferiteinfine in prossimità della pensione,che periodicamente venivano atrovarci. Apparentemente sembravano felici diessere tornate nei propri luoghi, inrealtà, in molte ho letto una estremasolitudine.E’ l’effetto dovuto all’esser donna chesi allontana e che ‘tradisce’ il ruolo alei culturalmente assegnato. Non avendo avuto modo di costruire emantenere adeguate relazioni manmano che la vita scorreva, ne sono

PoliziaPenitenziaria

n.224gennaio2015

V

30

Le aspirazioni delle donne, oltre iltradizionale ruolo di madre e moglie

donne in uniforme

a cura di Laura PieriniVice Segretario

Provinciale SappeFirenze

[email protected]

H

A fiancodonna in uniforme mimetica

rimaste ai margini ed una voltarientrate, neanche quella era più casaper loro.Benché quella appena descritta siastata una realtà diffusa, c’è da direche altre invece sono riuscite acostituire una famiglia nel nuovoambiente, alcune con colleghi chevivevano la medesima lontananza, e acrescere i figli con tutte le difficoltàdovute al fatto di non avere aiutifamiliari vicini.La società cambia, come pure gliobiettivi, le aspettative, il modo divedere la propria vita e le nuovePoliziotte Penitenziarie appartengonoal mondo di oggi. Sono giovani donne che scelgonovolontariamente e consapevolmentedi allontanarsi da casa e, senzaperdere i valori e gli affetti diriferimento, accettano, mente aperta,di confrontarsi con realtà diverse inscambio reciproco e questa non puòessere che una forma diarricchimento per tutti.Come principio generale, le donneche lavorano e che hanno unafamiglia si trovano, nessuna esclusa, asostenere il ruolo anche di madre emoglie ed è inevitabile chel’intersecarsi di queste funzionicomporti una forma di lotta ancheinteriore.I turni articolati nelle ventiquattrore,festivi e festività incluse, necessitanodi un’organizzazione familiare benstudiata, perché condizionatadall’attività lavorativa. Il contatto con le problematichepsicologiche e di disagio di chi èdetenuto è indubbiamente un peso inpiù da gestire e richiede la capacità diresettarsi al termine di ogni giornata.In definitiva non è facile per le donneconciliare le aspirazioni e i vari ruoliassunti e, ad esse, deve esserericonosciuto il loro apporto al viveresociale. A presto.

Nella foto sotto:madre

con bambino in un dipinto di

Gustav Klimt(Le tre età)

Page 31: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

reati dei “colletti bianchi” sonoreati commessi da una classedirigente che produce guasti

all’intero sistema economico e dellaPubblica Amministrazione perchépolverizza capitali, distrugge la fiduciadei cittadini e, in generale, generaturbativa. Anche grazie all’attenzione lororiservata dai mass media, questi reati

costituiscono argomenti la cuiimportanza è divenuta ormai dipercezione comune. L’Italia, naturalmente, non faeccezione: dopo l’illusione catarticadegli anni di Tangentopoli e delleinchieste di Mani Pulite, i più recentifatti di cronaca (si pensi su tutti alloscandalo di “Roma Capitale”)dimostrano che tale malcostume ètutt’altro che debellato. Le emergenze legate a questa forma didelinquenza sembrano riproporsi adintervalli regolari con l’apparenteineluttabilità di certi disastri naturali.I reati di tipo economico e la“criminalità degli affari”comprendono azioni come lacontraffazione delle merci, gli accordiillegali sui prezzi, la costituzione dimonopoli in violazione alle leggiantitrust, la corruzione politica ecommerciale, la pubblicitàingannevole, l’evasione fiscale, laviolazione delle normative a tutela dei

lavoratori. La “corruzione sistemica”condiziona direttamente il circuitofinanziario poiché le aziende e laPubblica Amministrazione per pagaregli scambi corrotti devono disporre difondi non contabilizzati, fuori bilancio(c.d. “fondi neri”) costituiti condiversi mezzi, sempre fraudolenti, ocomunque distrarre fondi di pubblicautilità.

Reprimere con decisione questecondotte criminali non è però facile erichiede fra l’altro costi elevati. È quindi necessario riproporre laprevenzione. Uno strumento valido - insiemealternativo e complementare allapressione esercitata dalla agenzieistituzionali - è costituito da un’azione

PoliziaPenitenziarian.224gennaio2015

31funzionari funzionali

Mario SalzanoCommissario di Polizia Penitenziaria [email protected]

di controllo ed orientamento delleattività economiche attuata “dalbasso”, ovvero da consumatori,utenti, risparmiatori e cittadini. Tuttavia, la percentuale di soggetti checonosce il carcere per avercommesso reati di questo tipo restaancora estremamente bassa. Quando si parla di carcere ereinserimento sociale, infatti,solitamente il pensiero va a quellecategorie di soggetti deboli che nellapropria vita difficilmente hanno avutouna seconda scelta, oltre a quellacriminale intrapresa. È la parte della societàeconomicamente e socialmente piùdebole quella che delinque. Molto spesso una larga partedell’opinione pubblica è dispostaanche a comprendere, se non agiustificare, determinaticomportamenti motivati da uno statodi necessità o comunque da uncontesto totalmente compromesso daldegrado e dal disagio. Minore (ma forse è il caso di direnessuna) comprensione si è dispostiad accordare ai “colletti bianchi”che delinquono, in specie se i reatiposti in essere rientrano nell’alveo deicd. reati finanziari o comunquecollegati alla gestione della CosaPubblica. In un momento storico come quelloattuale in cui le difficoltà economichesono il comune denominatore, non siè predisposti, né disposti, ad accettareche una persona influente e potente, ilpiù delle volte designata dalla volontàpopolare, si appropri di unpatrimonio che, non solo non gliappartiene ma che è il frutto deisacrifici di tutti. In questi casi, purtroppo, anche daparte di molti addetti ai lavori che sitrovano a gestire questa ridottissimaparte di popolazione detenuta, i motidi indignazione si sprecano.

La complessa gestione dei “colletti bianchi” in carcere

I

Nelle foto:“colletti bianchi”in manette edietro le sbarre

Page 32: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

a mia è una famiglia di originemarinara. Tutti i miei antenati,trapanesi da oltre 5 secoli, sono

stati marinai o pescatori, calafati obottai salatori (di pesce), naviganti ocuochi di bordo. Tutti hanno avuto ache fare, in qualche modo, con ilmare.Mio figlio Francesco, ha continuato latradizione andando per mare dopo ildiploma al prestigioso Istituto Nautico“Marino Torre” di Trapani, esistentein città da oltre 150 anni e che hasfornato fior di ufficiali della MarinaMercantile che si sono fatti onore intutti i mari del mondo.Una scelta difficile, in quanto tantigiovani d’oggi, all’età di mio figliogiocano ancora alla playstation, ocontinuano gli studi all’università allaricerca di un titolo e di un lavoro chepresto o tardi forse arriverà. La vita, quella del marittimo, è pienadi ansie e di solitudine in quei mesipassati in navigazione, tra cielo emare, lontano dagli affetti familiari. Una vita dura, che può essere anchericca di soddisfazioni edeconomicamente gratificante. Ma non tutti i giovani oggi sonodisposti a fare sacrifici e stare lontanida casa o dalle fidanzate.Ed ecco quindi l’alternarsi dei mesi disbarco e di imbarco, l’arrivo dellachiamata e l’ansia di una famiglia chesi chiede stavolta quale rotta farà, ecerca sull’atlante o su internet postisconosciuti dove tuo figlio andrà aprendere la nave. E la partenza è sempre un piccolotrauma che si ripete puntuale ognitrimestre. E con il cuore in gola si attendesempre l’arrivo di una telefonata o diun sms.Il naufragio è l’ultima cosa a cui sipensa, poiché se si pensasse invecealla reale possibilità che possa

avvenire, penso che nessuno più siimbarcherebbe. Le navi oggi sono sempre più sicure esottoposte a controlli minuziosi,eppure il fato è sempre in agguato,come nel caso della Norman Atlantic(sulle cui cause del naufragio vi èun’inchiesta in corso e quindi non è ilcaso parlare). Ma voglio solo soffermarmi sulle miesensazioni; le sensazioni di un padreche riceve tramite TV la notizia einsieme a tutta la famiglia, moglie ealtri figli, ma anche parenti e amiciintimi, vive ore di angoscia senza poterfar nulla per avere notizie, o ricevendorisposte vaghe e burocratiche, che tispezzano il cuore, fino alla fatidicatelefonata liberatoria: Sono vivo!!!!E allora emergono frammenti distoria, racconti spezzettati talvoltaincomprensibili per la difficoltà dicomunicare, e poiché inframezzati di

PoliziaPenitenziaria

n.224gennaio2015

L

32

Il cuore grande della Polizia Penitenziaria

attualitàL’ingresso di un soggetto noto per fattidi cronaca legati a reati finanziariall’interno di una struttura carcerariarappresenta (è inutile negarlo) un po’un “trauma” per l’istituto, per ilclamore mediatico che si riverseràsulla struttura e sui suoi operatoriche, a seconda dell’importanza deldetenuto, si ritroveranno ad operare,per un periodo più o meno lungo,sotto i riflettori. Tutto ciò può rappresentare un bancodi prova ulteriore per l’OperatorePenitenziario e per il poliziotto inparticolare che, con uno sforzo diastrazione superiore a quello giànormalmente fornito dalla propriaprofessionalità, dovrà agire edoperare in maniera scevra daemozioni, condizionamenti econsiderazioni personali, garantendoil rispetto delle regole e fornendo, alcontempo, quell’azione diosservazione, vigilanza e sostegno allapersona prevista dalla normativa. Ciò che ai non addetti ai lavori nonsarà mai dato conoscere è, invece, la“seconda vita” di quell’uomo che incarcere è costretto a lasciare la suacorazza di soggetto influente e potentee che, improvvisamente, palesa la suapaura, il suo disagio e la sua necessitàdi doversi affidare ad altri, anche perle esigenze più elementari del suoquotidiano. È in un contesto così particolare chel’Operatore Penitenziario dovrà dareprova di estrema professionalità edumanità; una occasione che,certamente con sfumature diverse daquelle che ordinariamente ci si trovaad affrontare, fornisce la possibilità diavere accesso alla parte più fragile diquella persona. Ognuno, nel corso della suaesperienza professionale potrebbetrovarsi a gestire e conoscere anchequesto particolare aspetto delladetenzione. È in quei particolari momenti ed inqueste particolari occasioni cheguardando la società “libera” si senteil privilegio che solo chi svolge questameraviglioso lavoro può provare:conoscere a fondo ogni sfaccettaturadell’animo umano ed averel’occasione di offrire, anche a questepersone, una speranza.H

funzionari

Page 33: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

pianto. Lo sbarco a Taranto con altrinaufraghi, salvati da quella lanciaguidata da un ragazzo di 29 anni dallacondotta “eroica”. Certo, io sono suo padre. Per me, mio figlio è un eroe. Si può anche non essere d’accordo,ma restano i fatti.E come in ogni triste e tragica vicenda,fortunatamente a lieto fine per noi, tirimane solo l’affetto degli amici, deiparenti, dei tantissimi concittadini cheattraverso telefonate, messaggi, postsui social, esprimono solidarietà allafamiglia. Così come ha fatto il Sappe,nel quale ho a lungo militato in primafila e in tante battaglie sindacali,solidarietà espressa anche attraversoun articolo con il quale il mio amicoGianni De Blasis pensava di farstringere intorno al dramma familiaredi un “poliziotto penitenziario” il cuifiglio era stato coinvolto nel naufragio,

i colleghi, l’amministrazionepenitenziaria tutta, non facendo i conticon chi, coltivando un invidioso odioviscerale nei miei confronti,alimentato da futili motivi e vecchirancori non ha perso tempo perbuttare discredito con i suoi post alveleno (che lui ha scelto di non

pubblicare perché indegni) nei

confronti di un ragazzo ventinovennedi cui tutta la Polizia Penitenziaria, inquanto figlio di un appartenente,dovrebbe essere orgogliosa. Qualcuno dalle pagine di questa rivistaha scritto tempo fa che il vero nemicodella Polizia Penitenziaria è la PoliziaPenitenziaria, ovvero quei colleghisempre pronti a gettare ombre su tutti,a discreditare chi con la propriaabnegazione porta avanti le carceriogni giorno con grandi sacrifici, agodere delle disgrazie altrui, specie secolleghi, specie se superiori digrado...Fortunatamente sono pochi; lastragrande maggioranza del personaleha un grande cuore e infatti, il grandecuore della Polizia Penitenziaria maanche quello dei suoi dirigenti l’hopotuto toccare con mano; il 31dicembre 2014, mentre i solitidetrattori che buttano veleni nei post

Nelle foto: sopraFrancesco Romano

a fianco e in alto la Norman Atlanticin fiamme

PoliziaPenitenziarian.224gennaio2015

33attualitàmettendo perfino in dubbio ciò che èaccaduto (ma solo per farmi del malemoralmente) si apprestavano abrindare al nuovo anno (perchésicuramente erano liberi in un modo onell’altro) io, in un momento didisperazione, mentre mio figlio dopo80 ore di odissea in mare, scampatoper miracolo alla morte, si trovavasolo in ospedale senza nessuno che glistringesse almeno la mano per dargliconforto, ho chiesto aiuto ai colleghidella Casa Circondariale di Taranto, aldirettore di quel Carcere, la dottoressaBaldassarri, che rimproverandomianzi per non avere chiamato primadavano tutto il sostegno e il conforto

morale di cui il ragazzo aveva bisogno,non lasciandolo più nemmeno unminuto da solo, fin quando i colleghidel NTP di Taranto non hanno vistol’aereo decollare. Ecco, in quel momento mi sonosentito orgoglioso di appartenere alCorpo di Polizia Penitenziaria, diun’amministrazione che ha deidirettori coma la dottoressa StefaniaBaldassarri che in un giornoimportante prefestivo come il 31dicembre non si è mai negata altelefono, di avere un Vice Capo delDipartimento come il dottor LuigiPagano e il Provveditore della Pugliache non appena hanno saputo dellavicenda si sono resi subito disponibilia fare qualcosa che potesse dareconforto al naufrago e alla suafamiglia.Ecco, volevo solo condividere con voi,come ormai si usa fare spesso suisocial, una vicenda umana e personaleche mi ha toccato nel profondodell’animo. Grazie a chi mi è stato vicino.

Comm. Giuseppe RomanoComandante C.C. Trapani

H

Page 34: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

inviate le vostre lettere a [email protected] l’ultima pagina

il mondo dell’appuntato Caputo

Domande senza rispostedi Mario Caputi eGiovanni Battista

de Blasis© 1992-2015

PoliziaPenitenziaria

n.224gennaio2015

CAPUTO, MA TU LO SAI PERCHE’ IL DAP

NON RISPONDE MAI ALLE LETTERE DEL SAPPE?

DI SOLITO SI AVVALGONODELLA FACOLTA’ DI NON INTENDERE E VOLERE...

Richiedi il tuo indirizzo e-mail di PoliziaPenitenziaria.it:

[email protected] posta elettronica offerta a tutti gli appartenenti al Corpo, in servizio e in congedo.

GRATIS100 MB

Visita il sito

www.poliziapenitenziaria.itper scoprire modalità e procedureper attivare il servizio gratuito.

Page 35: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224

www.poliziapenitenziaria.itduecentomila pagine visitate al mese!

Notizie, agenzie, informazione, editoriali,opinioni, foto storiche, forum, annunci...Tutto quello che devi sapere sultuo lavoro e sulla tua professione.

Page 36: Polizia Penitenziaria - Gennaio 2015 - n. 224