Polizia Penitenziaria - Febbraio 2015 - n. 225

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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 comma 1 - Roma aut. n. 30051250-002 www.poliziapenitenziaria.it anno XXII n. 225 febbraio 2015 Tanto pesava poco...

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Rivista ufficiale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria

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Poste Italiane S.p.A. Sped. in A.P. DL n.353/03 conv. in Legge n.46/04 - art 1 com

ma 1 - Rom

a aut. n. 30051250-002

www.poliziapenitenziaria.itanno XXII • n. 225 • febbraio 2015

Tanto pesavapoco...

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PoliziaPenitenziarian.225febbraio2015

3sommario

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Registrazione:Tribunale di Roma n. 330 del 18 luglio 1994

Stampa: Romana Editrice s.r.l.Via dell’Enopolio, 3700030 S. Cesareo (Roma)

Finito di stampare: febbraio 2015

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

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anno XXII • numero 225febbraio 2015

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POLIZIA PENITENZIARIA - Società Giustizia & SicurezzaVia Trionfale, 79/A - 00136 Roma specificando l’indirizzo, completo, dove va spedita la rivista.

4l’editorialeQuanto è veloce l’Amministrazione

quando si tratta di punire il personaledi Donato Capece

5il pulpitoCommenti facebook: se anche il Ministro si schiera contro...

di Giovanni Battista de Blasis

6il commentoPolizia Penitenziaria

cresce la fiducia degli italianidi Roberto Martinelli

8lo sportNuovi arrivi

in casa Fiamme Azzurredi Lady Oscar

10l’osservatorioScrivere su internet

non è come parlare al bar...di Giovanni Battista Durante

20mondo penitenziarioL’istituto penitenziario

come sistema “burnout”di Mario Salzano

22crimini e criminaliAndrej Romanovic Cikatilo

Parte Idi Pasquale Salemme

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In copertina:L’Appuntato Caputo schiacciato dal masso di facebook con il peso aggiunto dei vertici del DAP

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apete tutti quel che è accadutonei giorni scorsi ad alcunicolleghi della Polizia

Penitenziaria. Alcuni di loro, sedici, sono statisospesi dopo essere stati identificatiquali autori di commenti sul suicidiodi una persona ristretta a MilanoOpera, postati su facebook. Non abbiamo avuto alcuna esitazionead affermare che esultare per lamorte di un detenuto è cosa ignobilee vergognosa. Ma altrettanto abnorme esproporzionata è stata la rispostadell’Amministrazione Penitenziaria,su sollecitazione del Ministro dellaGiustizia: sospendere dal serviziosedici appartenenti alla PoliziaPenitenziaria è un provvedimentosbagliato ancorché formalmenteirregolare. Quelle frasi sono da censurare senzase e senza ma, ma un percorsodisciplinare ha regole e forme daosservare che, in questo casospecifico, non sono state rispettate. Il Dap con questi provvedimenti hadimostrato ancora una volta di essereincapace di gestire situazioni critiche,tant’è che, invece di cercare di capirele cause di certi fenomeni (ancorchégravi) pensa solo a reagire inmaniera eclatante e sproporzionata,al solo scopo di evitare ogniassunzione di responsabilità.Sospendere dal servizio un poliziotto,senza un percorso disciplinare chepreveda contestazione e difesa, èfuori dalle norme previste ed èun’anomalia illegittima che, infatti,l’Amministrazione Penitenziaria nonha mai adottato. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo. Ilsuicidio di un detenuto è sempre -oltre che una tragedia personale -una sconfitta per lo Stato e dunque civuole il massimo rispetto umano ecristiano ancor prima di quello

istituzionale. Chi ha scritto messaggi stupidi, gravie insensibili se ne assumerà leresponsabilità. Ma sospenderli dalservizio d’ufficio mi sembra davveroabnorme e sproporzionato. Facile, troppo facile adesso per ivertici del DAP diramare roboanticomunicati stampa sulle indagini esugli esemplari provvedimentidisciplinari intrapresi. Con pari solerzia, il Ministro dellaGiustizia, il Governo e il Parlamento,ora dovrebbero a loro volta indagaree mettere in campo tutti iprovvedimenti normativi e disciplinarinei confronti dei vertici delDipartimento dell’amministrazionepenitenziaria (presenti e soprattuttopassati) che sono i principali, e piùcolpevoli, responsabili dello sfasciodel sistema penitenziario padre, amio avviso, di quelle graviesternazioni che hanno gettatodiscredito su tutto il Corpo di PoliziaPenitenziaria. Ciò nondimeno la responsabilità,penale e disciplinare, è personale ecome tale dovrà essere valutata,procedendo con le adeguate singolesanzioni; ma se un gruppo di personeappartenenti al Corpo di PoliziaPenitenziaria si lascia andare acommenti del genere (e non è certola prima volta che fatti similiavvengono e non sono sempre e soloquesti i colleghi che si sono lasciatiandare ad analoghe dichiarazioni),non siamo solo davanti ad unmanipolo di superficiali o di personeincapaci di valutare le possibiliricadute delle proprie parole, sia sulpiano personale che su quellocollettivo, ma siamo di fronte ad unproblema culturale che deriva dapesanti responsabilità per la carenzadi formazione del personale, prima, eche, poi, vanno alla deriva indissennate carenze di controllo e di

indirizzo su certe dinamiche che ivertici del DAP non possono non averosservato in precedenza. E se nonsono stati capaci di osservarle, allorasono ancora più colpevoli. Ultima importante considerazione. I commenti su facebook che sono poivalsi i provvedimenti di sospensioneerano stati postati sul profilo di unaorganizzazione sindacaleassolutamente minoritaria ma affiliataall’Osapp. Il segretario generale di quest’ultimosindacato ha diramato, in tutta Italia,una comunicazione nella quale tral’altro dice di essere stato l’unico adifendere i colleghi (cosa per altronon vera!) e di averlo fatto per“dovere e obbligo deontologico”.Ci chiediamo dove fosse costuiquando la sua compagna di partitoIlaria Cucchi discreditava colleghi delServizio scorte di Roma, accusandolidi aver picchiato un uomoammanettato per la strada.Il SAPPE, con il sottoscritto, era traloro, a tutela loro e dell’onorabilitàdel Corpo anche attraverso lapredisposizione di una querela allasignora. Come abbiamo fatto per i colleghicoinvolti, loro malgrado, nella tristevicenda di Stefano Cucchi. Di quel segretario generale sindacalericordiamo solo quando dichiarò, erail 2 febbraio 2013: “Gliinqualificabili e continuiriferimenti, quali veri e propri spotelettorali di Carlo Giovanardi adIlaria Cucchi e alla drammaticavicenda del fratello Stefano, sono laconferma di un metodo, introdottoin politica nell`ultimo ventenniosoprattutto dalla compagine di cuil`ex ministro è parte, in cui loscontro personale e le accuse hannopreso il posto della dialettica e deicontenuti”. Era tempo di campagna elettorale...

Donato CapeceDirettore

ResponsabileSegretario

Generale del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.225febbraio2015

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Quanto è veloce la nostra Amministrazione quando si tratta di punire il personale

l’editoriale

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e pure il Ministro dellaGiustizia cede al “furor dipopolo” e si schiera contro di

noi, allora il Corpo di PoliziaPenitenziaria può anche esseredisciolto e i colleghi nelle carcerievacuati come si fa con i dipendentidelle ambasciate quando ci sono gravidisordini che mettono a repentaglio lavita del personale.Indubbiamente, i provvedimenti disospensione dal servizio adottati dalDap su input del Ministro, per i sedicicolleghi che hanno scritto commentidisdicevoli su facebook, sembrano uneccesso di potere del Dipartimento,perdipiù irragionevole, illogico esproporzionato rispetto ai fatticontestati.A vedere e rivedere, a valutare erivalutare, a leggere e rileggere queicommenti (effettivamente indegni)non riusciamo, però, ad individuareinfrazioni disciplinari addebitabili aipoliziotti penitenziari che prevedanouna sanzione superiore alladeplorazione.In Italia, grazie a Dio, siamo in unoStato di Diritto dove vige il principio distretta legalità fondato sul brocardonullum crimen nulla poena sinelege e, quindi, nessuna pena puòessere inflitta se non siaespressamente sancita dalla leggecome conseguenza di uncomportamento previsto come reato.Pertanto, anche se i commenti postatidai colleghi sono deprecabili,ancorché ignobili, una condannamorale non può trasformarsi sic etsimpliciter in una condannadisciplinare.E se non possiamo giustificarepoliziotti penitenziari che hannoespresso certi commenti, così cinici ecrudeli, non possiamo, però, negareloro il sacrosanto diritto ad unprocedimento/processo che consentadi difendersi e che possa,

Giovanni Battistade BlasisDirettoreEditorialeSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziarian.225febbraio2015

5il pulpito

eventualmente, accertare altre/alteresponsabilità.Va anche detto che, sotto il profilomorale, appare deprecabilel’operazione mediatica di Repubblicache, ignorando consapevolmentel’episodio in per se stesso (il suicidiodi un detenuto), ha montato un casosui commenti dei colleghi perché fapiù notizia l’uomo che morde il canepiuttosto che il cane che mordel’uomo. (...interessante e condivisibile- in tal senso - l’articolo pubblicato dalGarantista il 21 febbraio scorso)Come già detto, regolamento didisciplina del Corpo di PoliziaPenitenziaria alla mano, non si riescea riscontrare alcuna fattispeciepunibile con la sospensione dalservizio e/o con il licenziamento, chepossa essere addebitata ai colleghi chehanno postato i commenti sufacebook.Lo scandalo mediatico è tuttosommato comprensibile, e per certiversi anche legittimo, ma il Ministrodella Giustizia e il Capo del Dap nonpossono assumere provvedimenti solosulla scorta dell’emotività, magarispinti dal desiderio di far uscire al piùpresto Ministero e Dipartimento dallepolemiche, piuttosto che ricercare imotivi che sottendono a certe paroleed a certi atteggiamenti.La superficiale incoscienza con laquale i nostri colleghi hanno scrittoquei commenti (che peraltro sonocosa abbastanza frequente sui social)è sintomo di un malessere profondoche pervade il carcere e chi ci lavoradel quale andrebbero assolutamentericercate le cause. Quelle cause che,evidentemente, non possono esserecancellate con una sanzionedisciplinare.Purtroppo, i dieci minuti di riunionededicati dal Ministro Orlando a questatriste vicenda sembrano andare nelladirezione diametralmente opposta,

Commenti facebook: se anche il Ministro si schiera

contro di noi...

S ovverosia quella del “chissenefregadei motivi e delle cause,l’importante è che Ministero e Dapprendano le distanze ...”Insomma, non si tratta affatto dischierarsi tra “colpevolisti edinnocentisti” ma di ricercare causee motivazioni a monte di certereazioni, si tratta di “guardarsidentro” ...

Se, invece, alla fine questa storiadovesse essere chiusa con lapunizione “esemplare” di sedicisciagurati, vorrà dire che il problemarimarrà irrisolto ed, anzi, finiràparadossalmente per essere ancor piùalimentato.Il rischio ulteriore è quellodell’isolamento della PoliziaPenitenziaria dalla società civile e,soprattutto, da chi la dirige, coisingoli poliziotti sempre più soli edabbandonati dalle istituzioni.In buona sostanza, alla fine, c’è statauna esasperazione oltre misura dellasciocchezza (se pur gravissima) dipochi sventurati, conl’estremizzazione delle conseguenzecome fossero l’origine di tutti i mali. E tutto questo, temiamo, soltanto perallontanare ogni sospetto dal veronocciolo del problema: la discutibilegestione delle carceri da parte delDap e dei suoi dirigenti.E le sedici sospensioni dal serviziosono un ulteriore salto di qualità nelladirezione dello scaricabarile sullaPolizia Penitenziaria...H

Nella foto:l’icona di facebook

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l Grande Fardello, ovvero laBurocrazia e Fisco, sono il verogancio che trattiene l’Italia.

Un freno alla fuoriuscita del Paesedalla crisi che lo attanaglia e allaripresa di un’economia che potrebbecontare sull’enorme potenzialità dellaquale dispone ancora l’Italia. Una potenza inespressa, imbrigliata econdizionata da un sistema di regole evincoli soffocanti. E l’avvio del percorso di riforme che ilgoverno sta tentando di imboccare èl’unica via di uscita possibile, sempreche si riescano a superare leresistenze interne al nostro sistemache lottano per il mantenimento dellostatu quo, fatto di privilegi,corporativismi, spartizioni e interessiconsolidati.

Sono queste alcune delle indicazioniche emergono dal Rapporto Italia2015 dell’Eurispes, Istituto di StudiPolitici, Economici e Sociali che dal1982 racconta l’Italia attraversoricerche, indagini, analisi e Rapporti.

Nel clima di generale sfiducia,evidenzia ancora il Rapporto, le Forzedell’Ordine e quelle Armatecontinuano ad essere un punto fermoper gli italiani. I risultati dell’indagine, infatti, nonsolo confermano che il consensoespresso dagli italiani nei confrontidelle Forze di Polizia e Armate èampio e sempre al di sopra del 50%,ma anche che continua a crescere. E non mancano le (per noi piacevoli)sorprese. Va intanto registrato, daparte dell’Istituto, come ladiminuzione dei tassi di fiducia nelleIstituzioni di sicurezza, controllo eprevenzione registrati nel corso del2014 abbiano rappresentato unfenomeno marginale. Tornano infatti in crescita iCarabinieri con il 73,4% dei consensi(+3,5%), recuperando in parte i 6,4punti percentuali persi lo scorsoanno. Anche Guardia di Finanza e Polizia diStato tornano a segnare un andamentopositivo, ma la prima supera laseconda con il 66,8% del gradimentocontro il 63%. Si tratta di un sorpassoche si verifica per la prima voltaall’interno della serie storica 2008-2015. In aumento anche il dato riferito alCorpo Forestale dello Stato (dal62,6% del 2014 al 64,6% del 2015),confermando uno stretto rapporto distima presso gli italiani. La Polizia penitenziaria – ed ecco lapiacevole sorpresa che piùdirettamente ci riguarda ed interessa -balza in avanti di ben 12,2 punti(57,8%) rispetto allo scorso anno. Unrisultato eccellente, tanto più se siconsidera che arriva dopo unostillicidio costante di denigrazioniingiuste e ingiustificate per episodi dimorte in carcere. Basta pensare ad esempio al casoCucchi e il continuo battage mediaticonegativo che ha colpito il Corpo di

Polizia Penitenziaria e i suoiappartenenti ‘a prescindere’, da chiera convinto di avere la “verità intasca” senza una staccio di prova.Eppure, chi ha seguito il dolorosocaso di Stefano Cucchi sapeva beneche per quanto riguarda i poliziottipenitenziari non poteva che esserciche l’assoluzione, non essendoci statoil pestaggio.La fiducia degli italiani verso la PoliziaPenitenziaria è dunque motivo diorgoglio e soddisfazione, per tutto ilCorpo di Polizia Penitenziaria e pernoi del SAPPE che, da sempre, siamoimpegnati per valorizzare il ruolosociale e istituzionale dei BaschiAzzurri. Mettendoci la faccia:partecipando alle trasmissioni nellevarie emittenti Tv nazionali Rai-

Mediaset-Sky-La7 e locali, nelle radio;intervenendo con interviste,dichiarazioni e contributi suiquotidiani, sui periodici, sulle agenziedi stampa. Con l’impegnoultraventennale di questa Rivista –ideata, fatta e scritta da poliziottipenitenziari! - che esce ogni meseininterrottamente ed ha – conorgoglio! – l’indicazione “PoliziaPenitenziaria” nella testata e cheveicola verso la società esterna, icittadini, e le istituzioni i nostricommenti, le nostre opinioni, lenostre storie: con il blog e il sitointernet del SAPPE.

Roberto MartinelliCapo Redattore

Segretario GeneraleAggiunto del Sappe

[email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.225febbraio2015

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Polizia Penitenziaria, cresce la fiducia degli italiani

il commento

Nelle foto:sotto

il volume del Rapporto Italia

2015

al centropalinsesti televisivi

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Abbiamo occupato lo spazio immensoche l’Amministrazione Penitenziariaha, colpevolmente, trascurato in temadi comunicazione. Basti pensare, giusto per fare un paiodi esempi, che lo stesso dato fornitodall’Eurispes non è stato commentatoda alcuna Autorità ministeriale edipartimentale, come invece avrebbemeritato. O vogliamo parlare della Rivistaistituzionale Le Due Città, che ha“chiuso bottega” in fretta e furia e chenon aveva alcun poliziottopenitenziario nel Comitato diRedazione, composto anche dapersone che neppure eranogiornaliste? Nell’editoria delle Forze diPolizia abbiamo Il Carabiniere,Polizia Moderna, Il Finanziere, IlForestale: perché noi dovevamo avereLe Due Città? Forse per tenerenascosto quel termine, Polizia, cheevidentemente creava prurito a taluneanime candide del Dap? O per megliodiffondere articoli autoreferenzialisulla rieducazione e sul trattamento osu iniziative senza alcun interesse

mediatico (se non quello di chi lediffonde), come il mercatino nataliziodei detenuti e similiaria? Ed è secondo voi normale che nelmomento in cui scrivo questo articolo,19 febbraio 2015, il sito internetistituzionale della Polizia Penitenziariaproponga, tra le pubblicazioni, ancorail calendario del 2014 anziché quellodel 2015 o, ancora, citi comeProvveditore della Liguria un dirigenteandato in pensione il 1 ottobre 2013?Va detto anche sembra davvero essersiinstaurato uno strano cortocircuito nelflusso comunicativo delle informazionisul sistema penitenziario.

Da un lato ci sono i detenuti, moltomotivati e sempre più preparati adaffrontare un discorso sul carcere,anche grazie alle innumerevoliassociazioni che si occupano diproblemi sociali in generale e di quellipenitenziari in particolare, dall’altraparte c’è un’opinione pubblica spessomorbosa che si appassiona a fattiestremi, una volta è larappresentazione teatrale in carceredei “poveri detenuti”, un’altra volta èlo sdegno per l’amnistia ad unergastolano che abbia scontato “solo”35 anni di carcere o per uno che èevaso come nei film.In mezzo, l’AmministrazionePenitenziaria, che sta imparando asfruttare l’interesse dell’opinionepubblica sulla prima parte, cioècavalcando l’onda del buonismo epresentando i numerosi progetti direcupero e di reinserimento deidetenuti nella società. Poco importa se le statistiche, questesì che ci sono (da qualche parte cisono), dimostrano non solo che quellirealmente recuperati e reinseriti sonosolo una minima parte e che gli sforziper ottenere questi irrisori risultaticostano alla società un notevolissimosforzo economico, ma dimostranoanche che tutti gli altri, la stragrandemaggioranza dei detenuti, viveall’interno degli Istituti in condizioninon certo degne di una delle sette/ottoNazioni più industrializzate.Pochissimo, quasi nulla, viene dettosulla Polizia Penitenziaria e i problemiche deve affrontare, e quasi semprerisolve, all’interno degli Istitutipenitenziari.Il fenomeno che si sta cristallizzandosempre più è una situazione in cui leattenzioni mediatiche si dedicano adattività teatrali, progetti di recupero,campagne di pulizia dellespiagge, tutte iniziativelodevoli e importantise possono essereutili a sensibilizzarel’opinione pubblicasul carcere, maquanti detenuticoinvolgono, quanti diloro effettivamenteottengono una possibilità direcupero e reinserimento nella società

PoliziaPenitenziarian.225febbraio2015

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Nelle foto:sopra il logo dell’Eurispes

a fiancofrancobollo commemorativo

partecipando a queste iniziative?Il confortante dato diffuso dalRapporto 2015 dell’Eurispes deve –dovrebbe – essere invece da stimoloper mettere davvero le basi per nuovee incise forme di comunicazioneistituzionale, che il SAPPE auspica esollecita da anni, sulla professione esulla funzione sociale della PoliziaPenitenziaria. E’ importante per il Paese conoscere illavoro svolto dai nostri colleghi, èimportante che la Società riconosca esostenga l’attività risocializzante dellaPolizia Penitenziaria e ne comprenda isacrifici sostenuti per svolgere taleattività; un difficile compito portatoavanti garantendo al contempo lasicurezza all’interno e all’esterno degliIstituti. Altro che i deliri cinici e ignobili di chisi compiace per il suicidio di undetenuto. Il nostro Corpo è costituito da personeche credono nel proprio lavoro, chehanno valori radicati e un forte sensod’identità e d’orgoglio.Per questo pretendiamo un serio

impegnodell’AmministrazionePenitenziariafinalizzato a tutelare e

promuovereadeguatamente l’immagine

della Polizia Penitenziaria pressol’opinione pubblica.

il commento

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inizio del 2015 ha vistoventuno nuovi atleti entrare afar parte del gruppo sportivo

Fiamme Azzurre: 19 sono andati arinverdire le sezioni delle disciplineolimpiche, altri due sono stati inseritiinvece nella sezione riservata allespecialità paralimpiche.

I neo-assunti, che per valore eprospettive di crescita meritano unapresentazione dettagliata, sono: ElenaBellò e Lorenzo Veroli (atleticaleggera), Chiara Sabattini e NormaMurabito (canoa), Francesco Ceci,Simona Frapporti, Rossella Ratto eSusanna Zorzi (ciclismo), AntonioEsposito (judo), Tommaso Rossano(pugilato), Alessandro Baciocchi eNiagol Stoyanov (tennis tavolo),Massimiliano Mandia e ClaudiaMandia (tiro con l’arco), Delian Stateffed Elena Petrini (triathlon), MattiaCamboni, Vittorio Bissaro e SilviaSicouri (vela), Eleonora Sarti (para-archery) e Giancarlo Masini(para-ciclismo).

Elena BELLO’ (Schio/Vicenza – 18gennaio 1997), a 17 anni entra a farparte della squadra della PoliziaPenitenziaria dopo un biennio dirisultati importanti che la vedono incontinua ascesa nel panoramadell’atletica italiana. Mezzofondista per talento e

caratteristiche, è giunta quarta agli800 metri ai Giochi Olimpici Giovanilidi Nanchino nell’agosto 2014, apochissimo dal cogliere la medaglia dibronzo, comunque brava e lucida damigliorare il suo personale in unaoccasione così importante e ad altotasso emotivo.

E’ stata semifinalista ai Mondiali U18di Donetsk e argento alle Gymnasiadidi Brasilia nel 2013 e vanta 55.30 sui400m e 2:06.31 sugli 800m (nellafinale olimpica), MPN allieve sui 600m(1:30.36).Lorenzo VEROLI (Recanati/Macerata –5 settembre1992) specialista dei400m ostacoli con un personale di50.95 (47.92 sui 400m piani). E’ giunto quinto nella finale deiMondiali allievi di Bressanone 2009.Semifinalista sia agli Europei junioresdi Tallinn 2011, sia agli Europei U23di Tampere 2013, è uno degli atleti piùpromettenti nella sua specialità.

Chiara SABATTINI (Genova – 21dicembre 1993) inaugura nelleFiamme Azzurre il settore della canoaslalom, che andrà ad affiancarsi aquello della velocità nella pagaia, giàricco di soddisfazioni e risultatiimportanti. Chiara unisce agli undiciallenamenti settimanali (tra palestra ecanoa) la passione per la musica (è al nono anno di conservatorio nel

pianoforte). E’ stata argento a squadrenegli Europei U23 2013 in Francia e13ª individuale lo scorso anno inMacedonia. Il settore velocità della canoa si èinvece incrementato con l’avvento diNorma MURABITO (Taormina/Messina– 12 ottobre 1987). Olimpica aiGiochi di Londra 2012, avevaconquistato il pass nel K1 200 nellospareggio di qualificazione olimpicasvoltosi a Poznan. La campionessa siciliana era arrivataseconda dietro l’ucraina Klinova,centrando uno dei due posti chegarantivano l’accesso alla XXX edizionedei Giochi Olimpici Estivi.

Quattro arrivi nelle due ruote, tra pistae strada: la new-entry più titolata èRossella RATTO (Moncalieri/Torino –20 ottobre 1993), bronzo nella provain linea élite ai Mondiali 2013 inToscana e argento nella rassegnairidata juniores 2010. Sempre nellastagione 2010/2011 aveva conquistatoil bronzo agli europei su strada diAnkara 2010 più due ori all’europeostrada e crono di Offida 2011.Specialista della strada è ancheSusanna ZORZI (Thiene/Vicenza – 13marzo 1992), bronzo nella crono asquadre negli ultimi Mondiali diPonferrada e campionessa europeaU23 nel 2013 in Repubblica Ceca.Terza al Mondiale Cronosquadre 2014(Astana - BePink) e ugualmentebronzo al Mondiale Juniores 2009.Quanto al settore della pista, sia nelsettore maschile sia in quellofemminile, arrivano due colonne dellanazionale azzurra della specialità:Francesco CECI (Ascoli Piceno – 18dicembre 1989) e Simona FRAPPORTI(Gavardo/Brescia – 14 luglio 1988).

Lady [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.225febbraio2015

8 lo sport

L’

Nuovi arrivi in casa Fiamme Azzurre

Nelle foto:sopra

Elena Bellò

al centroChiara

Sabattini

a destra Susanna Zorzi

Atletica leggeraCanoa

Ciclismo

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9lo sport

PoliziaPenitenziarian.225febbraio2015

Nelle foto: sopra Mattia Camboni

a sinistra Antonio Esposito

in bassoTommaso Rossano

Ceci è attualmente il miglior esponenteitaliano della velocità su pista. Simona,più volte campionessa nazionale nellavelocità olimpica ed in quellaindividuale, condivide la passione delledue ruote con una famiglia di ciclisti:anche i fratelli Mattia e Marco corronoin bicicletta.

Approda in Fiamme Azzurre una dellepromesse azzurre più accreditata perfarsi strada nella categoria olimpica allimite dei 73kg: Antonio ESPOSITO(Melito/Napoli – 18 novembre 1994),in questa categoria ha già messo in

cascina il titolo mondiale juniores2013 a Lubiana e l’oro europeo U23 aWroclaw. Cresciuto sportivamente nellapalestra di Star Judo Club di Scampiadel Maestro Giovanni Maddaloni, da un paio di anni per allenarsi frequentala Nippon Judo Club di Ponticelli, nonpotendo contare, nella sua Melito, distrutture adeguate a sostenerne lacrescita sportiva.

Anch’egli figlio della florida tradizionepugilistica di Marcianise che tantitalenti ha regalato all’Italia (su tutti ilcugino Clemente Russo), la new-entrydella Polizia Penitenziaria nel pugilatoè Tommaso ROSSANO (PiedimonteMatese/Caserta – 29 giugno 1993),nella categoria supermassimi - +91kg.

Vincitore del “Guanto d’Oro” 2013,Tommaso è anche uno studente ed unragazzo modello: dopo un diplomascientifico conseguito con il massimodei voti è iscritto al corso di laurea inIngegneria Chimica alla Federico II diNapoli. Frequenta l’azione cattolica, sireca ogni domenica a messa, impegnisportivi permettendo ed è membrodella corale. È alto 190 cm, hadisputato 34 incontri dei quali ne havinti 26; è stato vincitore delCampionato Youth nel 2011,campione italiano universitario eGuanto d’oro 2013.

Due atleti della nazionale maschileinaugurano una nuova sezione maipraticata prima nelle FiammeAzzurre: Alessandro BACIOCCHI(Perugia – 21 maggio 1995) hapartecipato più volte agli Europei e aiMondiali giovanili vincendo il titolocontinentale a squadre juniores aOstrava nel 2013, dopo il bronzodell’anno precedente, mentre ilnaturalizzato Niagol STOYANOV(Sofia/Bulgaria – 31 maggio 1987) èda diverse stagioni una delle colonnedella squadra olimpica italiana,argento a squadre agli ultimi Giochidel Mediterraneo di Mersin 2013.

A far crescere e rinverdire la squadradi tiro con l’arco sono arrivati duefratelli originari di Salerno:Massimiliano e Claudia MANDIA(entrambi nati a Battipaglia/Salerno,rispettivamente il 24 gennaio 1990 e il21 ottobre 1992), già molto affermatia livello internazionale in variespecialità, dall’arco olimpico al tiro dicampagna, dalle indoor al 3-D.

Delian STATEFF (Roma – 26 marzo1994) ed Elena PETRINI (Spoleto/PG– 11 febbraio 1992), vanno adincrementare l’ottimo settore deltriathlon delle Fiamme Azzurre, resogrande da atleti del calibro di NadiaCortassa e attualmente da AlexButtazzoni e Davide Uccellari.

Stateff, più volte campione italiano dicategoria, nel 2013, tra gli altririsultati, ha conseguito il bronzo nelcampionato europeo juniores.Elena Petrini invece già dal 2010, asoli 18 anni ha iniziato ad affacciarsi aigrandi risultati internazionali vincendoi mondiali di aquathlon (junior), icampionati nazionali di triathlon e diaquathlon nonché la Coppa nazionaleJunior.

La Polizia Penitenziaria, già avviatanella minialtura con uno dei miglioriequipaggi italiani del J24 e con una

bella realtà di scuola giovanile dlsettore, ha avviato il suo impegnoanche in due classi olimpiche:difenderanno i colori delle FiammeAzzurre il campione mondialejuniores 2013 (e bicampione iridatoU17 nel 2011 e 2012) di “Windsurf”Mattia CAMBONI (Civitavecchia/Roma– 26 aprile 1996) e i miglioriesponenti azzurri della classe deicatamarani “Nacra-17”, VittorioBISSARO (Verona – 1° giugno 1987) eSilvia SICOURI (Genova – 27settembre 1987), più volte sul podioin prove di Coppa del Mondo.

I nuovi arrivi sono quelli di GiancarloMASINI (Pontevico/Brescia – 10gennaio 1970) nel para-ciclismo(categoria C1), argento dellacronometro iridata 2014 e lacampionessa di para-archery EleonoraSARTI (proveniente dall’ArcieriCastenaso - 10 marzo 1986), che va adaggiungersi agli altri grandi interpretidell’arco paralimpico, AlbertoSimonelli ed Elisabetta Mijno.H

Judo

Pugilato

Tennis da tavolo

Tiro con l’arco

Triathlon

Vela

Sport paralimpici

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a vicenda che ha visto coinvoltisedici appartenenti al Corpo diPolizia Penitenziaria, i quali

hanno fatto dei commenti inopportunisu facebook, relativamente al suicidiodi un detenuto romeno, merita unapprofondimento che tenterò di fareattraverso la mia rubrica. Sono ormai ventisei anni che sono nelCorpo e da ventitré faccio attivitàsindacale. Nel Corpo ho ricoperto tutti i ruoli enel sindacato ho iniziato da segretariolocale di Bologna. Dico questo per evidenziare checonosco un po’ la nostra realtà, il“nostro mondo”; lo conosco al puntoda poter dire che la PoliziaPenitenziaria non è quella che puòemergere da semplici commenti dabar, perché come tali vannoinquadrati. Quei colleghi hanno commesso unasciocchezza, nel fare quei deprecabilicommenti, ma di ciò si tratta, niente dipiù, perché sono più che sicuro che

sarebbero i primi ad intervenire sevedessero che un detenuto si statogliendo la vita, così come fanno intanti; infatti, sono più di mille idetenuti che ogni anno vengono salvatidalla Polizia Penitenziaria. Certo non si possono giustificare, maneanche trattare come se fossero deicriminali, cosa che attraverso

l’eccessivo clamore mediatico è statofatto in questi giorni. Mi è capitato di parlare con alcunigiornalisti autorevoli ed anche lorohanno convenuto sul fatto che ilclamore è stato davvero eccessivo, perfatti che vanno stigmatizzati, ma noncriminalizzati. Anche il Senatore Manconi, che non siè mai distinto per essere vicino alleForze di polizia, pare abbia detto checiò che è accaduto va inquadrato nelclima di esasperazione che si vivenelle carceri. Una situazione fatta di continueaggressioni al personale di PoliziaPenitenziaria, di cui nessunoparlerebbe mai, se non lo facesse ilsindacato: chi ha mai parlato di queicolleghi che hanno ricevuto sputi infaccia, sangue infetto ed escrementiaddosso? E’ vero, tutto questo non giustifica ilcomportamento dei colleghi, mal’iniziativa del Dipartimento èevidentemente abnorme rispetto aifatti. Non c’era, a nostro avviso, nessunanecessità di procedere allasospensione, considerato che, percose molto più gravi,l’amministrazione non lo ha fatto.Crediamo che tutto sia statocondizionato dal clamore mediatico,ma un’amministrazione dello Statonon può farsi condizionare dalclamore dei media, ha l’obbligo divalutare e giudicare con freddezza edistacco, anche perché si tratta diprovvedimenti che incidono inmaniera significativa sulla vita dellepersone: si provi ad immaginare comepossa vivere una famigliamonoreddito, in una grande città, conmetà stipendio; già fanno molta faticacon lo stipendio intero. Ma, al di là di tali considerazioni, chepure sono rilevanti, non c’era, a

nostro avviso, la necessità diprocedere alla sospensione. Proprio in ragione di taleconsiderazione, l’amministrazioneavrebbe dovuto valutare anche glieffetti a cui facevamo riferimentoprima, cioè il danno e le conseguenzesulla vita di questi colleghi e delle lorofamiglie. Ci auguriamo che, passato il clamoremediatico, quando si tratterà divalutare la sanzione disciplinare,coloro che saranno chiamati agiudicare, lo faranno con unamaggiore attenzione. E’ vero, come scrive il CapoDipartimento nella premessa delprovvedimento di sospensione, che Ilpersonale di polizia penitenziariadeve mantenere standard elevati dionestà e di integrità personali.Rispettare e tutelare il diritto allavita di ogni persona.Gli istituti penitenziari devonoessere gestiti in un contesto eticoche sottolinea l’obbligo di trattaretutti i detenuti con umanità e dirispettare la dignità inerente adogni essere umano... ma riteniamoche quei colleghi non siano venutimeno a questi principi, non avendoposto in essere alcun atto concreto intale direzione, anzi, siamo sempre piùconvinti, come già scritto all’inizio diquesto articolo, che quei colleghisarebbero i primi ad intervenire persalvare la vita di qualsiasi detenutoche dovesse tentare il suicidio. Questo per rafforzare il nostropensiero, rispetto al fatto che ilprovvedimento sia abnorme, fermorestando che le frasi scritte sonodeprecabili e meritano un’attenzionedisciplinare adeguata. Quindi, bene avrebbe fattol’amministrazione ad avviare l’azionedisciplinare, senza procedere allasospensione cautelare dal servizio.E’ opportuno, comunque, che questavicenda, con le sue abnormità, siamediatiche, sia per le iniziativeassunte dall’amministrazione, sia damonito a tutti i colleghi, affinchècapiscano che scrivere su un socialnetwork non è come parlare al barcon quattro amici, fermo restando checerte frasi non sono condivisibilineanche al bar.

Nella foto:un agente in

sezione

Giovanni BattistaDurante

Redazione PoliticaSegretario GeneraleAggiunto del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.225febbraio2015

10

Scrivere su internet non è come parlare al bar...

l’osservatorio

L

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l 7 Gennaio 2015, presso l’AulaMagna della Facoltà di Medicinae Chirurgia di Firenze, si è svolto

il convegno “L’infermiere e ildetenuto – Riflessionesull’Assistenza InfermieristicaPenitenziaria” a cui hannopartecipato molti studenti conl’intenzione di conoscere alcuni deitanti aspetti che fanno partedell’organizzazione sanitariaall’interno degli istituti penitenziari.L’iniziativa prende le mosse da unacollaborazione che ho avuto l’onoreed il piacere di avere con la Prof.Donatella Lippi, Docente di Storiadella Medicina nella stessa Facoltà, inoccasione di una mostra organizzatanel 2012, anno del bicentenario dellanascita di Filippo Pacini, insignemedico pistoiese e che si è protrattanel tempo quando, nel gennaio 2014,è stato pubblicato il libro “Storia dellaScuola Medica Pistoiese”, la cuiautorevole premessa porta appunto lafirma di Donatella Lippi.

Per l’Amministrazione penitenziariaera presente il Commissario GiuseppePilumeli che ha parlato in manierapuntuale e circostanziata dell’attualesituazione della sanità penitenziaria,alla luce delle “rivoluzioni” legislativeavvenute negli ultimi anni che nonhanno tuttavia risolto le molteplicicriticità correlate ad una gestione che

in molti casi si presenta difficile ecomplessa. Il mio intervento si èfocalizzato essenzialmente sugli aspettistorici, ovvero su come il legislatorenei secoli ha inteso sì punire chi sifosse macchiato di un delitto maanche considerare il reclusobisognoso di cure al pari degli altricittadini, naturalmente con ledifferenze che ha comportato neisecoli l’evoluzione del concetto dipena. Vi chiederete perché parlare di storiadella cura o della sanità penitenziariaquando sarebbe opportuno enecessario parlare delle numerosecriticità attuali? Citerò un’affermazione che il famosostorico March Bloch scrisse nel 1949nel suo libro più famoso “Apologiadella storia: L’incomprensione delpresente cresce fatalmentenell’ignoranza del passato”.Soffermandoci al solo caso toscano,non si potrà che parlare del grandePietro Leopoldo D’Asburgo Lorena,massimo esempio disovrano illuminato, famosoper il grande equilibriocon cui governava il suopopolo, egli ha lasciatoun’impronta indelebilenella storia del diritto.Nell’antico Carcere delleStinche, da una descrizionedel 1781, possiamoapprendere che “le donnedisponevano di unpiccolo ospedale attiguoalle stanze ed una nuovainfermeria molto grandeera destinata agli uominivicino alla cappella”.Ma la realtà delle carceritoscane , come negli altristati, non era certo“gradevole”.Le condizioni concrete che

erano al limite della sopravvivenza, letroviamo anche nel secolo successivo;i reclusi venivano stipati in condizionidisumane, l’igiene era del tuttoinesistente.Soltanto a quelli affetti da malattievenivano somministrate quattro oncedi carne. Per quelli “sani”, trentaonce di pane e quattro once diminestra cotta. Anche il personale di custodia vivevain condizioni non diverse da quelle deiprigionieri; essi patirono la fame perlunghi periodi per la mancatariscossione del già misero salario. Le continue suppliche non limitaronole gravi conseguenze; tuttavia, alcunitra i provvedimenti furono risolutivi,quali l’obbligo di imbiancare a calcetutte le carceri; gli stessi carcerierierano responsabili della pulizia degliimmobili, i medici della lorodisinfestazione con acido muriatico. Il conte Petitti di Roreto, considerato il“Bentham della riforma carcerariaitaliana”, affermò che alle Murate

Nelle foto: a sinistra Filippo Pacini

a fiancoPietro Leopoldo ID’Asburgo Lorena

Rosa CironeCasa Circondarialedi Prato [email protected]

PoliziaPenitenziarian.225febbraio2015

I

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Salute e privazionedella libertà:

il caso toscano

mondo penitenziario

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Nelle foto:sopra l’ingresso

dell’ex carcere diSan Gimignano

a destraLeopoldo II

l’ultimo Granduca di Toscana

PoliziaPenitenziaria

n.225febbraio2015

12 mondo penitenziario“aveva veduto le più belle celleancora trovate fra le tante carceripercorse”.Nel 1840 iniziarono i lavori diristrutturazione del penitenziario diSan Gimignano, già nel 1833ergastolo per le donne a regimecomune. Si separarono i locali in cui venivanosvolte le attività lavorative da quelliadibiti a dormitorio in modo daristabilire un minimo di regoleigieniche. La salvaguardia delle norme igienichefu probabilmente una delle cause chedeterminarono nel 1841 la dotazionedelle recluse di “un vestiariouniforme”.Una circostanza abbastanza singolare

fu quella di adibire un solo custodealla sorveglianza dell’interopenitenziario e di sopperire allamancanza di esso investendodell’incarico la moglie dell’unicocustode. Presso l’Archivio di Stato di Pistoia, atestimonianza della grande modernitàdella legislazione toscana, horitrovato un interessante documentodatato 1840 che raccomanda i“Ministri di Polizia che si trovanodi fronte a individui affetti damalattie cutanee, e delle donnegravide, di esaminare se possaprocedersi alla sostituzione d’unadiversa misura”. Ma già nel 1815, “...nelleverificazioni dello stato di salute diquei Detenuti, che dovendo esseretrasportati ad altre Carceri, o al

ome è noto, il personale diPolizia Penitenziaria, oltre agarantire tutte le attività

descritte nei precedenti numeri dellapresente rivista (Dipartimento, CentriGiustizia Minorile, Istituti Penali),opera anche nei Centri di primaaccoglienza (più conosciuti conl’acronimo CPA). Il CPA è una struttura autonoma,distante e diversa dall’Istituto PenaleMinorile, che dipende comunque dalCentro Giustizia Minorile regionalecompetente per territorio. Invero, inalcune realtà d’Italia i CPA sonoadiacenti agli Istituti Penali, coningressi separati o addirittura sonoricavati in locali separati, ma inglobatinegli IPM.Detti centri sono strutture adibite adospitare - con carattere di continuitàsulle 24 ore- minorenni in stato diarresto, fermo o accompagnamento eciò fino all’udienza di convalida chedeve concretizzarsi entro 96 ore dalfermo. In virtù del disposto dell’art.9del DPR del 22 settembre 1988, detticentri devono garantire la tutela deiminorenni senza configurarsi comestrutture penitenziarie.I Corpi di polizia che operano sulterritorio, su disposizione dellaProcura della Repubblica Minorile,accompagnano i minori presuntiautori di reato al più vicino CPAconsegnandoli al personale del Corpodi Polizia Penitenziaria che li tutelafino all’udienza davanti al Giudice perle Indagini Preliminari.Scopi principali dei Centri di PrimaAccoglienza sono:• fornire i primi elementi diconoscenza dei minori all’autoritàgiudiziaria procedente; • svolgere attività di sostegno echiarificazione nel confronto deiminori; • collaborare con gli altri serviziminorili; • instaurare contatti immediati con lefamiglie. Scopi principali dei Centri di PrimaAccoglienza nei confronti dei minorisono:• indurre il minore alla riflessione sulreato commesso; • spingere il minore a relazionarsi inmaniera adeguata con gli altri;

Cloro destino ...trovansi inabili deltutto ad eseguire la gita a piedi,fanno istanza, o di rimanere o peruna Cavalcatura...”. Il regolamento del 1845, sempre atutela dell’igiene e della salubrità,stabilì la soppressione dei “luoghicomodi” e fu garantito il costanteapprovvigionamento d’acqua. Il Dott. Carlo Morelli, visitando nel1854 il carcere di Volterra, colpito dagravi epidemie, constatò che su 385detenuti, 35 godenti salute perfetta eflorida, 128 sani abbastanza, 52 sani,ma alquanto infiacchiti ed emaciati,71 con qualche inizio della malattiadominante (tubercolosi), 68 più omeno malati lievi o comuni, i più peròper la malattia dominante, e

finalmente 31 allettati e in più o menopericolo della vita, affetti da malattiadominante. Sono molte le curiosità da cui unlettore attento può trarre riflessioni eforse anche stimoli per trovaresoluzioni alle mille difficoltà che tuttigli operatori incontrano oggi nellaquotidianità. Concludendo, non si può fare altroche affermare: dall’abolizione dellatortura e della pena di morte, fino adarrivare all’ultimo codice di LeopoldoII, la Toscana è stata per molti anniuna delle protagoniste dello scenariodella legislazione europea; anche senon realizzò appieno gli obiettivi chesi era prefissata, forse più di ognistato italiano, ebbe la consapevolezzadi riconoscere in molte occasione ilimiti della giustizia. H

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PoliziaPenitenziarian.225febbraio2015

13giustizia minorile

• sollecitare il minore ad assumersi leproprie responsabilità rispetto alleproprie azioni; • assistenza in sede di convalida egiudizio. Il lavoro dei CPA mira ad unamediazione giudiziaria con le varieautorità al fine di fornire i primielementi di conoscenza del minorerelativamente al proprio contestofamiliare personale e sociale.Nel caso in cui ci si trovi davanti a casiin cui siano coinvolti minori stranieri,dei quali spesso è difficilel’identificazione, in base all’art. 349del Cpp, gli organi di Poliziaprovvedono all’identificazioneattraverso rilievi antropometrici (adesempio una radiografia del polso peraccertare l’età) e rilievi segnaletici dicarattere descrittivo, fotografico edattiloscopico. Tutti questi daticontribuiscono all’elaborazione di unmodulo denominato “cartellinosegnaletico”, unico documentorelativo alla personalità del minorestraniero.

Il CPA nell’iter processuale del minoreIl minore macchiatosi di reato ha ilsuo primo contatto nell’ambito delsistema giudiziario coi servizi diPolizia preposti al controllo delterritorio. Il primo impatto del minorecon la giustizia è stato oggetto diattenzione già nel 1975 da parte dell’ONU prevedendo all’art.10 comma 3che i contatti tra le Forze dell’Ordine eil minore colpevole di reato devonoavvenire nel rispetto del suo statogiuridico, evitando di nuocergli etenendo sempre conto dellecircostanze del caso. Infatti il contattoiniziale è fondamentale perchépotrebbe influenzare l’atteggiamentodel minore verso la società e lo Stato.Il successo di ogni intervento dipendemolto da questi primi approcci, percui si raccomanda benevolenza e

fermezza. Oggi l’art.20 D.Lgs.272/1989 prevede che l’operatore dipolizia deve:• evitare l’uso di strumenti dicoercizione fisica salvo in caso dinecessità per ragioni di sicurezza; • trattenere i minorenni in localiseparati da quelli che ospitano imaggiorenni già arrestati o fermati; • adottare cautele al fine diproteggere il minore dalla curiositàdel pubblico limitandone disagi,sofferenze materiali e psicologiche.

Tratto dalla circolare D.G.M. del 28 dicembre 2006La presenza della Polizia Penitenziarianel CPA assume una particolarespecificità: si tratta di valorizzare laportata del dettato normativo,attualizzandolo alla peculiarità delservizio e favorendo l’impegno dellaPolizia Penitenziaria non solonell’espletamento delle attività divigilanza, ma anche nello sviluppo diuna più attenta competenzanell’ambito dell’osservazione etrattamento dei minori, così da fornireall’equipe quel contributo diconoscenza insostituibile che derivadal quotidiano contatto professionalecon l’utenza Il personale del Corpo assicura che iminori: • non si allontanino dal CPA ,commettendo il reato di evasione; • non mettano in atto gesti auto edetero-lesivi, • non commettano ulteriori reati, • rispettino le regole di vita comune. Devono garantire, inoltre, l’accessoalla struttura ai soli soggetti aventidiritto e a tutti coloro che vengonoautorizzati, di volta in volta, dagliorgani giudiziari competenti. La presenza della Polizia Penitenziariaall’interno dei Centri di PrimaAccoglienza è previstaistituzionalmente: infatti l’esecuzionedei provvedimenti restrittivi della

I Centri di Prima Accoglienza perminori nella Giustizia Minorile

libertà personale è di competenza delCorpo di Polizia Penitenziaria ai sensidell’articolo 5 comma 2 della legge395/90. Dalla stessa norma derivanol’esclusività di alcune competenze, inparticolare di tutte le attività che nonpossono essere svolte da altrioperatori, quali le perquisizioni, letraduzioni, gli atti di PG, i collegamenti con le altre Forze diPolizia e così via.

Gli operatori di Polizia Penitenziariaconcorrono al raggiungimento degliobiettivi del servizio, integrandosi conle altre figure professionalinell’accoglienza e nella attività dichiarificazione e di sostegno deiminori. Essi registrano ilcomportamento dei minori e necondividono le osservazioni con ilpersonale dell’area tecnica,partecipando all’equipe. In questo ambito si inserisce in pienaintegrazione il contributo della PoliziaPenitenziaria, in una chiave dispecializzazione nel settore minorile,di interazione con le altre figureistituzionali, di compartecipazione allarealizzazione degli obiettivi delservizio.

Nella foto:il CPA di Napoli

Ciro BorrelliReferente Sappeper la Formazione e Scuole G. [email protected]

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Giovanni PassaroSegretario Provinciale

[email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.225febbraio2015

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Diritto al congedo ordinario durante l’aspettativa speciale

aro Giovanni,in qualità di rappresentantesindacale del SAPPe e diretto

interessato della seguente questione(che per dovere di cronaca riporto),vorrei un tuo parere: lo scrivente,già appartenente al Corpo di PoliziaPenitenziaria è stato convocato,presso la Scuola di Formazione e diaggiornamento, per lafrequentazione del corso diformazione per la nomina ad allievoVice Ispettore, e posto in stato di“aspettativa speciale” ex art. 26,comma 2, D.lgs. 443/92, senzasospensione del trattamentoeconomico in godimento, nédell’anzianità di servizio.Al termine del predetto corso diformazione con provvedimento prot.GDAP-0027297-2015 del 26.01.2015del Direttore Generale del Personalee della Formazione è stato negato ildiritto al congedo ordinariomaturato durante il corso diformazione (11/11/2013 –17/11/2014). A tal proposito, ritengoindebita l’azione amministrativacon la quale il Direttore Generale delPersonale e della Formazione hanegato il diritto al congedoordinario maturato.Vorrei il tuo parere. Grazie

entile collega,a parere dello scrivente ilprovvedimento amministrativo

de qua assunto dalla DirezioneGenerale del Personale e dellaformazione appare palesementeillegittimo in diritto per: VIOLAZIONE DI LEGGE: per la falsaapplicazione dell’art. 34, del D.Lgs.443/1992 e per violazione dell’art. 14,del Decreto del Presidente dellaRepubblica 31 luglio 1995, n.395(Nuova disciplina in tema di festività,congedi, aspettativa e permessi);

C

G

diritto e diritti

ECCESSO DI POTERE: difetto dimotivazione, carenza di presupposti,carenza di istruttoria, erroneità etravisamento dei fatti, nonché perillogicità e irrazionalità manifesta.La Pubblica Amministrazione, nelvalutare le istanze dei dipendenti, ètenuta ad attuare le disposizioni inmateria in modo da non vanificare latutela offerta dal legislatore e quindi,anche ai fini di non prestarsi adeventuali abusi, a effettuare unarigorosa, oggettiva, chiara e concretaistruttoria predisponendo tutti gliaccertamenti necessari.Violazione e falsa applicazionedell’art. 34 del Dlgs 443/92; nonchéper eccesso di potere per sviamento,errore sui presupposti, travisamentodella realtà, mancanza assoluta o,quanto meno, insufficienza dimotivazione, ingiustizia manifesta. La prima censura sul modus agendidella P.A. è che il provvedimento inquestione non ha tenuto conto dellapregressa appartenenza al Corpo diPolizia Penitenziaria e si basa solo suriferimenti normativi “…il diritto alcongedo ordinario matura dalladata di nomina in prova”, ovveroriporta una legge superata dall’art. 14,del Decreto del Presidente dellaRepubblica 31 luglio 1995, n.395,infatti, il comma 2, art. 34, del D.Lgs443/92 riporta “Fino a quandonon sara’ determinata la disciplinasui congedi mediante gli accordi dicui al comma 14 dell’articolo 19della legge 15 dicembre 1990, n.395”.Inoltre, la circolare DAP n°3426/5876 del 27/04/1996,esplicativa del DPR 395/1995, alpunto 3 del congedo ordinario recita“…oltre ai casi espressamenteprevisti dalla legge, il congedoordinario viene maturato solo inrelazione alla effettiva prestazionedell’attività lavorativa”.

Al riguardo l’orientamentogiurisprudenziale ha evidenziato che ildiritto del lavoratore alle ferie annuali,tutelato dall’art. 36 della Costituzione,è ricollegabile non solo ad unafunzione di corrispettivo dell’attivitàlavorativa, ma altresì - comericonosciuto dalla Corte costituzionalenelle sentenze n. 616 del 1987 e n.158 del 2001- al soddisfacimento diesigenze psicologiche fondamentalidel lavoratore, il quale - a prescinderedalla effettività della prestazione -mediante le ferie può partecipare piùincisivamente alla vita familiare esociale e può vedersi tutelato ilproprio diritto alla salutenell’interesse dello stesso datore dilavoro; da ciò consegue che lamaturazione di tale diritto non puòessere impedita dalla sospensione delrapporto per la frequentazione delcorso di formazione del lavoratore.Poiché il nostro ordinamento tutela ildiritto alle ferie in tutti i casi in cui lamancata prestazione lavorativa non siaimputabile alla volontàdell’interessato, bensì dipenda dallalegge o da uno stato di necessità, varitenuta la maturazione del diritto alleferie anche per i periodi di frequenzadel sopra citato corso di formazione. Lo status di allievo vice ispettore non èregolamentato dalla normativa disettore, né da atti interni della P.A. dacui possano regolamentarsi le variesituazioni giuridiche.Il provvedimento posto in essereappare arbitrario, privo di alcunamotivazione e lede i diritti soggettividegli interessati. Inoltre, durante losvolgimento del corso di formazionerisulta che gli allievi sono statiimpiegati in attività di servizio, conrelativo armamento, durante la festadel Corpo di Polizia Penitenziaria del15 maggio 2014, il cambio dellaguardia al Quirinale dello stesso 15maggio 2014, la parata delle forze

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riferimento. Le ferie maturano durante il periododi aspettativa per infermità e dimalattia, atteso che il diritto dellavoratore alle ferie annuali tutelatodall’art. 36 Cost., è ricollegabile nonsolo a una funzione di corrispettivodell’attività lavorativa, ma anche alsoddisfacimento di esigenzepsicologiche fondamentali dellavoratore; in particolare il diritto allamaturazione (e alla fruizione) delleferie – a prescindere dall’effettivitàdella prestazione lavorativa – consenteal prestatore di partecipare piùincisivamente alla vita familiare esociale, vedendosi in tal modo tutelatoil proprio diritto alla salute anchenell’interesse dello stesso datore dilavoro. In tal caso, la PubblicaAmministrazione ha disciplinato, inmaniera differente, casi del tuttoidentici dal punto di vista della realtàfattuale che li costituisce (ossia dalpunto di vista oggettivo) ovvero dal

punto di vista dei soggetti chepartecipano alla vicenda (dal punto divista soggettivo).Infine, altra caratteristica del dirittoalle ferie è, inoltre, la sua completaautonomia rispetto alle vicende delrapporto di lavoro. Invero, la stessaCorte Costituzionale con la decisionen. 66 del 1963 ha dichiaratol’incostituzionalità dell’art. 2109 c.c.laddove subordinava il diritto alle feriead un anno di attività lavorativa. Da ciò consegue che la maturazionedi tale diritto non può essere impeditadalla sospensione del rapporto per lafrequentazione del corso diformazione del lavoratore e che lastessa autonomia privata, nelladeterminazione della durata delleferie ex art. 2109 c.c., trova un limiteinsuperabile nella necessità diparificare ai periodi di servizio quellidi aspettativa speciale del lavoratoreper la frequentazione del corso daallievo vice ispettore.

PoliziaPenitenziarian.225febbraio2015

15diritto e dirittidell’ordine del 2 giugno 2014,nonché, impiegato in turni di servizio,seppur non operativo, durante ilperiodo di on the job. Infine, la disposizione impartita nelprovvedimento esame del quesito hadeterminato una disparità ditrattamento tra i neo vice ispettori edil restante personale appartenente alCorpo durante il periodo di malattia,in quanto quest’ultimi hannoregolarmente maturato il diritto alleferie; mentre i destinatari delprovvedimento sopra citato hannodovuto rinunciare al diritto alle feriecostituzionalmente garantito. Infatti,l’art. 7, par. 1, della direttiva03/88/CE, concernente taluni aspettidell’organizzazione dell’orario dilavoro, deve essere interpretato nelsenso che osta a norme o a prassinazionali che prevedono che il dirittoalle ferie annuali retribuite siasubordinato a un periodo di lavoroeffettivo minimo durante il periodo di H

Richiedi il tuo indirizzo e-mail di PoliziaPenitenziaria.it:[email protected] posta elettronica offertaa tutti gli appartenenti al Corpo, in servizio e in congedo.

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Visita il sito www.poliziapenitenziaria.it per scoprire modalità e procedure per attivare il servizio.

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Soccorso Pubblico ai cittadini conquei bambini che nella vita non sonostati così fortunati. Nel corso delpomeriggio, in una forma del tuttospontanea, sono stati raccolti deifondi per la Fondazione.Il Segretario Locale SappeCorrado Venturati

Trieste

Sap, Sappe e Conapouniti per il “Carnevaledei bambini 2015” e solidarietà per i bimbivittime di guerra

PoliziaPenitenziaria

n.225febbraio2015

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[email protected]

nche quest’anno, nelpomeriggio di venerdì 13febbraio 2015, presso la sede

del S.A.F.O.C. (Sindacato AutonomoForze dell'Ordine in Congedo) diTrieste si è tenuta la festa di Carnevaleper i bambini. Grande successo eapprezzamento daparte dei numerosibambini e familiariintervenuti, al“Carnevale deibambini 2015”organizzato dal SAP(Sindacato AutonomoPolizia) SAPPe(Sindacato AutonomoPolizia Penitenziaria)eCONAPO (SindacatoAutonomo Vigili del Fuoco), chehanno voluto condividere questomomento di divertimento e felicitàcon chi non ha avuto le stesse fortune

A

e opportunità deinostri bimbi invitandoi “Bambini vittime

della guerra” della FondazioneLuchetta Ota D’Angelo Hrovatin. Un bel pomeriggio di felicità e allegria,condiviso dalle famiglie di chi ognigiorno garantisce la Sicurezza e il

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Festa per il Carnevale2015 per i figli delpersonale dell’istituto

l 17 febbraio è stata organizzatadalla Segreteria Locale Sappe unafesta in favore dei figli dei

dipendenti in servizio all’IstitutoPenale Minorile di Nisida.Il personale di Polizia Penitenziaria inservizio presso l’Isituto Minorileringrazia la Direzione per averconcesso la sala che solitamente èutilizzata per eventi istituzionali.

Nisida

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dalle segreterie

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[email protected]

PoliziaPenitenziarian.225febbraio2015

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iuseppe Forte lascia iltestimone della Direzionedella Scuola di Cairo

Montenotte: si inizia una nuova eracon la Direzione ai Generali AA.CC.?Il Generale Vicenzi alla guida dellaScuola di Verbania ed al GeneraleGiuseppe Zito alla direzione dellaScuola di Cairo Montenotte.Per Giuseppe Forte la città di CairoMontenotte non è una nuovaconoscenza, perchè proprio in questacittà ha avuto inizio la sua carrieranell’Amministrazione Penitenziaria;infatti nel 1977 vi frequentò il corso

per Agente di Custodia ausiliario.Dismessa la divisa da poliziottopenitenziario, la sua carriera direttiva,inizia il 1° agosto 1991, lo ha vistoricoprire direzioni come Alessandria,Alba, Fossano, Aosta, Saluzzo, Ivrea.La maggiore permanenza è stata aCuneo dove per 18 anni ha diretto laCasa Circondariale con una sezione41bis, destinata a detenuti ad altoindice di pericolosità.

Cairo Montenotte

Giuseppe Forte lascia la direzionedella Scuola per andare in pensione

Dal 13 gennaio 2010 e sino al 25settembre 2011 è stato capo ufficio delreparto traduzioni e scorte dellaPolizia Penitenziaria del Piemonte. Per un anno è stato direttore dellaScuola Polizia Penitenziaria diVerbania. Dal 26 settembre 2011 è stato direttoredella Scuola di Cairo Montenotte sinoal 31 dicembre 2014 data del suocollocamento in quiescenza. M.L.

Ciao ziochi ti scrive queste due righe è unodei tuoi nipoti, sperando chearrivino fino al Paradiso, in modotale che tu possa leggerle.A te ero molto affezionato, ricordole tue scherzose affermazioni neimiei confronti, prendendomi un po’ in giro.Per motivi lavorativi la lontananza ci ha portato ad essere distanticentinaia di chilometri, manonostante tutto riuscivamo avederci più volte. Ai miei nonni, cioè i tuoi genitori,domandavo sempre: «Quandoviene zio Giovanni?». Lo domandavo perché era bellostare con te e la tua famiglia. Si pranzava e si cenava insieme, si

Roma

In ricordo dell’Assistente capoGiovanni Azzuè

G

H

dalle segreterie

aspettavano con gioia le festivitànatalizie e il mese di agosto perché titrattenevi in paese qualche giorno osettimana in più. Insomma ci manchi e mi manchisempre di più. Il destino con te è stato moltocrudele, te ne sei andato troppopresto senza dire nulla del tuo male achi ti voleva bene, avevi ancora tantoda dare, soprattutto a a tua moglie eai tuoi figli. La tua correttezza, la tua disponibilitàverso tutti e la tua bontà hanno fattodi te un angelo, il più bello delParadiso. Eri una persona umile, tranquilla erispettosa verso tutti. Andando in Paradiso hai trovato latua dimensione, la tranquillità equella pace che tanto adoravi. Ti immagino lassù seduto accanto aGesù che gli parli della tua famigliachiedendogli di proteggerla. In qualunque posto ti trovi sonosicuro che sei felice, passano i giorni,i mesi passeranno gli anni, ma zioper me non passerai mai, non tidimenticherò mai.

Un giorno ci rincontreremo, proteggicida lassù, perché ne abbiamo bisogno.Riposa in pace, non ti dimenticheròmai. Ti voglio bene zio.

tuo nipote Armando

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[email protected]

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Ancora medaglie perStefano Pressello

Roma

llo European Open Jiu-JitsuChampionship di Lisbona2015 , svoltosi al 21 al 25

gennaio 2015, l'Assistente CapoStefano Pressello non ha deluso leattese andando a prendersi per bendue volte la medaglia più pregiatadella rassegna continentale: oro dicategoria e oro nell'Open. Presentioltre 3500 atleti per un evento di famamondiale, uno dei più importanti delcircuito internazionale dell' IBJJF(International Brazilian Jiu JitsuFederation).Questo doppio risultato europeo èarrivato dopo gli ori conquistati nellegare di Brazilian jiu jitsu di Londra eMonaco e dopo la preparazione difine 2014 in Brasile, presso il Maestro"guru" Barbosa, a San Paulo. Nellacategoria dei 94.4 kg Stefano ha vinto4 lotte, di cui 3 prima del tempo perfinalizzazione e una ai punti. L'oro dicategoria gli ha consentito di potersicimentare nella categoria Open, apertaal podio di tutte quelle previste ingara.Con tre lotte vinte, tutte perpunti conquistati, è arrivato anche ilsecondo oro per Pressello,lavorativamente in forza al CentroAmministrativo Altavista ed in gara

A

PoliziaPenitenziaria

n.225febbraio2015

dalle segreterie

come portacolori del Team gruppoBarbosa Italy di Fiumicino, doveinsegna il Brazilian jiu jitsu con unnutrito neo gruppo di giovani atleti.A distanza di una sola settimana dagliori dell'Europeo di BJJ a Lisbona, alla7° Edizione dell’EurometropoleMasters presso Lille France,l'appuntamento più importante delcircuito francese al quale hannopartecipato per il settore judooltre 650 atleti provenienti da 14

Nazioni, nella categoria dei 90 kg,con cinque incontri vinti l'atletalidense ha bissato nuovamente lavittoria di categoria. Tutti i confronti lohanno visto opposto ad atleti francesi,beniamini di casa e protagonistiassoluti in nelle altre categorie doveevidentemente è mancato unpersonaggio come il nostro AssistenteCapo in grado di opporsi alloschiacciante predominio d'oltralpecon intelligenza e tattica superiori.

1. PRESSELLO Stefano (Italia)2. VERDAUD Antony (JC La Motte Servolex)3. SCHULEIT Boris (Danimarca)3. MERCIER Frank (US Orléans Loiret Judo)5. ALIANO Antonello (Italia)5. CUBERTAFON Laurent (AJ Dordogne Périgord)7. SPICHT Stèphane (JC Wallers Arenberg)7. VANDEVOORT Dirk (Belgio)

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Risultati finali 7° Edizionedell’Eurometropole Masters 

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enry Torne (interpretatoda un enigmatico KeanuReeves) è l’esattore di un

casello autostradale a Buffalonello Stato di New York, lavorasolo nel turno di notte e sembraapparentemente un uomo senzaambizioni, senza sogni e senzascopi esistenziali.Improvvisamente, però, la suavita così monotona ha unasvolta inattesa quando duesuoi amici, mentre sono in automobilecon lui, compiono una rapina ad unbancomat, per la quale Henry vieneincolpato ed arrestato.Pur di non rivelare i nomi degli amici,Henry si assume la responsabilità dellarapina e viene condannato a tre annidi carcere.In galera conosce Max, un truffatoredi professione frequentatore abitualedelle prigioni.

Sarà proprio costui a cambiare la vitadi Henry regalandogli quellemotivazioni che fino ad ora gli eranomancate. Uscito dal carcere Henryavrà uno scopo: diventare uncriminale. Scoperta l’esistenza di unvecchio tunnel abbandonato daicontrabbandieri, coinvolge lo stessoMax in un piano per rapinare unabanca.

Per accedere al tunnel, Henry e Maxdiventano attori in una produzioneteatrale che rappresenta “The CherryOrchard” di Cechov, dove conosconoJulie. Grazie all’aiuto di altri amici,cominciano così a liberare il tunneldal fango che si era accumulato neltempo e grazie alla soffiata di unvigilante riescono a sapere quandosaranno piene le casse della banca.

Disgraziatamente la rapina non va nelverso giusto a causa del tentativo diuno dei complici di tenersi tutto il bottino. Il traditore, però, viene sopraffatto ed abbandonato all’interno dellabanca, mentre Henry decide dirinunciare a tutto per vivere la propriastoria d’amore con Julie della qualenel frattempo si è innamorato.

PoliziaPenitenziarian.225febbraio2015

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19cinema dietro le sbarre

Nelle foto:la locandina ealcune scene del film

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Henry’scrime

a cura di Giovanni Battistade [email protected]

Regia: Malcolm Venville

Soggetto: Stephen HamelSceneggiatura: Sacha Gervasi,David N. WhiteFotografia: Paul CameronMontaggio: Curtiss ClaytonScenografia: Chris JonesMusica: Blake LeyhCostumi: Melissa Toth

Produzione: Company Films,Mimran Schur Pictures

Distribuzione: �Moving PicturesFilm and Television,Maitland Primrose Group

Personaggi ed Interpreti:Henry Torne: Keanu ReevesDebbie Torne: Judy GreerEddie Vibes: Fisher StevensJoe:Danny HochFrank: Bill DukeDetective: Drew McVetyGiudice: Tim SnayMax Saltzman: James CaanHector: Carlos PizarroGuardia: Chris CardonaFink: Mark AnthonyDetenuto: Brian RogalskiDetenuto2: Steve BeauchampJulie Ivanova: Vera FarmigaPierre: Allel AimicheDarek Millodragovic: Peter StormareSimon: Currie GrahamArnold: David CostabileTrofimov: Jordan GelberDunyasha: Audrey Lynn WestonGayev: Ken MarksYasha: Gideon BannerAnya: Julie Ordon

Genere: Commedia Durata: 108 minutiOrigine: USA, 2010

la scheda del film

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espressione di origineamericana, “burnout” nellalingua italiana assume il

significato di bruciato, esaurito,logorato. La sindrome di burnout o, piùsemplicemente burnout, ormai in usoanche nella nostra lingua,convenzionalmente qualifica l’esitopatologico di un processo stressogenoche colpisce coloro i quali esercitanoprofessioni di aiuto, qualora questinon riescano più a rispondere inmaniera adeguata ai carichi di stressche il loro lavoro li porta adassumere.

Il burnout è un fenomeno complessoche deve essere considerato comerisultante di una azione sinergica difattori individuali, di fattori collegatialla condizione lavorativa(organizzazione) e di fattorideterminati dalla situazione storico-politico-sociale. Gli effetti che il burnout produce sonoil deterioramento della propriaidentità professionale con conseguenteperdita del senso delle propriecapacità, riduzione del livello diautostima, sentimento di impotenza eun passivo comportamento di rinunciae di routine. Tale atteggiamento diapatia risulta estremamente pericolosoperché può indurre l’operatorepenitenziario ad uno stato disconforto, con conseguenze anche

nefaste sulla propria esistenza. Tra le cause che generano il burnoutvi è, in primis, una “impotenzaappresa” (learned helplessness), unostato emotivo che comporta un deficitmotivazionale in cui è compromessa lapossibilità di controllare la situazionetramite delle azioni appropriate atte amodificarla; un deficit cognitivo, cheimpedisce al soggetto influenzato dadiverse aspettative di prenderecoscienza del ruolo delle sue azioninella situazione; un deficit emozionale,che si manifesta con effetti di formediverse, dalla paura alla depressione,dall’agitazione ansiosa fino alla rabbia. L’esperienza di un soggetto che sitrova ad assistere alla morte diun’altra persona, come ad esempionel caso del suicidio di un detenuto,porta ad azionare un meccanismo didifesa che si concretizza attraverso ilrifiuto di vivere quella esperienzapercepita come dolorosa eintollerabile. Il ‘burnout’ interessa categorielavorative in cui il rapporto con gliutenti risulta centrale o comunquedeterminante. E’ perfettamentecomprensibile, come è stato più voltesottolineato, che chi lavora all’internodi un ambiente particolare come ilcarcere, possa andare incontro aquesta sindrome, diminuendo, se nonaddirittura azzerando l’autostima e laconsapevolezza di possedere risorse ecapacità professionali spendibili.Fondamentale a tal fine è il dato,comune a tutti gli operatoripenitenziari, della cosiddetta“invisibilità” quale trattocaratteristico del lavoro in unaistituzione come quella carceraria. Il vissuto di solitudine, derivanteanche dall’assenza di riferimenti ad uncomune modus operandi, incide sulsenso di controllo percepito, e quindisulla capacità di auto-riconoscersi

competenze di gestione dellesituazioni e degli eventi, che in carcerepresentano un alto tasso diimprevedibilità e un potenziale dicriticità ineliminabile, in quantoconnaturato alle dinamiche proprie diquesta istituzione totale.Sebbene negli ultimi venti anni grandeinteresse sia stato tributato allo studiodel fenomeno del burnout sullecategorie rientranti nelle helpingprofessions, sono relativamentepoche, invece, le ricerche scientificheche si occupano di investigare lapresenza di tale fenomeno inprofessioni che, anche nonrientrando nelle helping professions,possono considerarsi professioni “diconfine” che hanno come obiettivoprincipale quello di istaurare unarelazione di aiuto che Perlman (1979)definisce con delle caratteristiche adessa necessarie: calore, accettazione,empatia, interessamento, autenticità. Tali sono le categorie professionali diavvocati, dipendenti di pubblicaamministrazione, vigili del fuoco,poliziotti, che non si basano sullacosiddetta “relazione di aiuto” ma incui il rapporto (diretto o indiretto)con lo specifico utente è possibilefonte di stress per la sua continuità eparticolarità. Ancora pochissimi sono,tuttavia, gli studi che si occupano nellospecifico del personale di polizia chelavora negli istituti penitenziari. Tutte le strategie e gli interventi sonovalidi anche in possibili casi diburnout nel personale di PoliziaPenitenziaria, ma è possibile ed utilefare delle considerazioni di specificitàin un contesto particolare come èl’istituzione totale degli istituti di penadove il Corpo della PoliziaPenitenziaria opera. All’interno di un sistema penitenziarioin cui esiste una grande varietà diproblematiche provenienti da soggetti

Nella foto: una sezione

detentiva

Mario SalzanoCommissario

di Polizia Penitenziaria [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.225febbraio2015

L’

20

L’istituto penitenziario come sistema “burnout”

funzionari funzionali

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molteplici e tra loro scoordinate, glioperatori penitenziari si trovano adessere i principali recettori di talisituazioni, anche nel caso in cui(come spesso avviene) non siano ingrado – per livello di competenza efunzioni – di trovare o di fornire unarisoluzione immediata al problema.Troppo spesso l’agente di PoliziaPenitenziaria diventa il recettore diuna indiscriminata lista diproblematiche, non foss’altro perchérappresenta l’unico soggetto che, nelcorso della giornata, trova adinterfacciarsi col detenuto. Tutto ciò porta il poliziottopenitenziario a sentirsi isolato esottoposto ad un livello di stressnotevole collegato ad uno stato diesaurimento emotivo.Questa considerazione ci permette diritenere che, essendo l’istitutopenitenziario un “sistema burnout”,è solo un intervento mirato a livelloorganizzativo a potere modificare leattese del soggetto, creando maggiori

stimolazioni e motivazioni eabbassando il livello di disagio emalessere che si presenta neglioperatori penitenziari. Una strategia di intervento diprevenzione del burnout, che si valutadi grande efficacia e utilità nellospecifico ambito del Corpo di PoliziaPenitenziaria, è un percorso formativocentrato sulla conoscenza delfenomeno del burnout e sulleconseguenze che comporta;programmi formativi diaggiornamento centrati su acquisizionicognitive e psicologiche dei problemilegati all’Aids, alla tossicodipendenza,e alle conseguenze psicologiche che larestrizione di libertà comporta negliindividui; la possibilità di formare neipoliziotti un saper essere adeguato

nella relazione con i detenutifavorendo, per l’espletamento dellefunzioni istituzionali (sorvegliare,risocializzare e rieducare),quell’interessamento distaccato(detached concern) che permetta unequilibrio, difficile da raggiungere emantenere, tra empatia ed obiettività . Allo stato attuale tutte le attività diprevenzione, limitate alle visite dicontrollo all’atto della selezionepsicoattitudinale, hanno dato risultatiassolutamente insoddisfacenti. Per la prevenzione efficace nelle forzedi polizia il primo passo da effettuareè organizzare una conoscenza delfenomeno in atto (come l’osservatorioepidemiologico) ed assicurare unmiglioramento dell’habitat psicologicoattraverso una maggiore attenzionealla qualità delle relazioni e deirapporti interpersonali. La selezionepsicologica di tipo attitudinale rimaneun punto valido per valutare lo statodi integrità psicologica al momentodell’incorporamento, purtroppo nonsi può avere alcuna predittività tramitetest psicologici sul rischio delsuicidio, soprattutto se questo èdovuto a situazioni che hanno avutoluogo dopo l’incorporamento. E’ importante il monitoraggio delletensioni emotive e dello stress delservizio in quanto gli eventi connessial servizio possono modificare,alterare, squilibrare lo statopsicologico iniziale. E’ importante che ogni“comandante” possa saper vedere edascoltare ciò che accade ai suoisottoposti, che abbia degli adeguati“sensori della camerata”, tuttavianon è sufficiente per capire quandouna persona si trova in crisi ed èquindi necessaria la presenza di unaassistenza qualificata che non abbia laveste giuridica di togliere l’idoneità alservizio. L’assenza di un supporto psicologicoha determinato nel personale lanecessità di tenersi il malessere ed ildisagio dentro di sé, finché questo siapossibile. L’alternativa alla autorepressionefinora è stata la presenza dell’amicoche ti aiuta e ti capisce, ma di frontead una profonda crisi personale edesistenziale l’amico non basta .

PoliziaPenitenziarian.225febbraio2015

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Nelle foto:sopra la copertinadel libro diNello Cesari

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UNA VOCE DAL SILENZIOAutore: Nello Cesari Editore: Europa Edizioni

autore, dopo un quarantenniodi esperienza diretta, racconta,nel dovuto riserbo, la vita nei

penitenziari.Nella premessa del libro si traccianole direttici dell’opera: il carcere,grande inconscio collettivo, èdiventato il luogo della rimozionedelle problematiche sociali; dallacontestazione degli anni settanta, alloscontro terroristico, per finire con idiffusi fenomeni dellatossicodipendenza e immigrazioneclandestina, il penitenziario ha finitoper assolvere un ruolo di supplenzadelle altre istituzioni. In esso le contraddizioni socialidiventano più stridenti, le vite spessospezzateIn 48 capitoli si riportano, attraverso icolloqui con gli stessi protagonisti,casi di mala giustizia, episodi, spessodrammatici,rivolte, prese diostaggio, suicididei detenuti, diagenti, digraduati,perfino deidirigenti, maanche gestaeroiche di agentie reclusi,accumunati daun eroismoinvisibile.Ma in questoluogo di dolore,di sofferenza, gli uomini riescono adinteragire, a comprendersi, spesso arecuperarsi: nel libro si raccontatonumerosi episodi, dalla dissociazionedei primi terroristi, a numerosi altricasi di incalliti criminali e comunidelinquenti, ai quali proprio il carcereè riuscito a ridare una vita, unasperanza.P.S. Per eventuale acquisto del libro,cliccare su GOOGLE: Una voce dalsilenzio - Nello Cesari.Oltre alla casa editrice EuropaEdizioni, viene commercializzato daaltre agenzie, librerie on line, tramitee book, o con ordinazioni. G.B.D.

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il libro

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o cercato, sino a che mi èstato possibile, di riportare inquesta rubrica

prevalentemente crimini e criminaliitaliani, non fosse altro per riproporrevicende più o meno note di “casanostra”, conosciute ai lettoriattraverso i giornali o la televisione o,in alcuni casi, storie delinquenzialidelle quali gli autori erano o sonoancora presenti nei penitenziari dellapenisola e quindi noti, per il lavoroche svolgiamo, a molti di noi. Per nostra fortuna, con un pizzico disoddisfazione personale, la nostra

rivista, grazie soprattutto alla suadiffusione in rete, travalica oramai iconfini nazionali e permette anche aitanti connazionali che si trovanoall’estero di leggerla. E’ quantoavvenuto per un “collega” italianoche, per ragioni di lavoro, si recaspesso in Russia. Lo stesso mi hainvitato ad approfondire anche ilpanorama criminale mondiale,iniziando dal serial killer russo perantonomasia: Андрей РомановичЧикатил�, in italiano AndrejRomanovič Čikatilo. Ho già avutomodo, in questa rubrica, nel lontanogiugno del 2011, di fare accenno aČikatilo in merito ai serial killercannibali e al quale vi rimando per unapprofondimento del fenomeno sulcannibalismo. Čikatilo, dallacriminologia moderna, è consideratoil serial killer cannibale per

eccellenza, insieme a Jeffrey Dahmer eAlbert Fish, avendo ucciso almeno 53persone, tra donne e bambini, daldicembre del 1978 al novembre del1990, mangiando parti dei loro corpi.Alcuni sostengono che AndrejRomanovi�Čikatilo, noto anche come“il macellaio di Rostov”, sia rimastograndemente condizionato dallanotizia che suo fratello maggioreStepan, del quale non ne conosceval’esistenza, era stato rapito ecannibalizzato dai vicini affamatidurante una grave carestia nel 1930 equesto probabilmente fu all’origine

dei suoi omicidi e soprattutto del suomorboso cannibalismo: seppure talenotizia non è mai stata suffragata daalcun documento che provassel’esistenza di tale fratello. Čikatilonasce il 16 ottobre del 1936 aNovočerkassk, in un piccolo villaggiodell’Ucraina. La giovinezza di Andrej è colma dimiseria e d’impotenza fisica cosìevidente da essere motivo di schernoagli occhi dei compagni di scuola. Ilpadre, partito per la guerra, era statoda subito catturato dai nazisti erinchiuso in un campo diconcentramento, mentre la madreaveva un carattere rigido e autoritario.Sin da piccolo, il futuro serial killer,dà segni di squilibrio interiore, adesempio considerava tutti i bambinisgradevoli perché convinto chevolessero carpire i suoi due segreti:

faceva la pipì a letto (soffrì di enuresisino all’età di 12 anni) ed era miope(non riusciva a leggere le parole allalavagna). L’umiliazione e lo scherno,da parte dei suoi coetanei, eraquotidiano, tanto che aveva imparato asopportare silenziosamente. Non c’èda stupirsi, quindi, che nel tempo lasua mente potesse essere riempitaesclusivamente di ricordi devastanti eterribili. In età adolescenziale, inoltre,scopre di aver un forte complesso:non riesce ad avere rapporti sessualicon le ragazze ed ha una disfunzionesessuale che lo segnerà a vita. All’età di 19 anni un altro incubo: èchiamato a prestare il servizio militaree lì viene subito etichettato comeomosessuale finché egli denuncia diessere stato violentato e nel 1960lascia la divisa. L’appuntamento con una ragazza e iltentativo fallito a causa di unaeiaculazione precoce dopo pochisecondi di contatto con la donna, losegneranno per sempre. La ragazza appena ricomposta lo mettealla berlina di fronte agli amici,gettando altra benzina sul fuocodell’odio verso le donne. Nel 1963 gli presentano un’amicadella sorella, Fayina, con la quale sisposerà e nonostante i loro rapporti aletto siano, sin dall’inizio, brevi escarsi, la giovane moglie non siarrende e due anni più tardi,nonostante i problemi sessualicontinuino, riesce a restare incinta.Dall’amplesso nascerà il loro primofiglio Lyudmil (1965) e due anni dopoil secondogenito Yuri (1967). Nel 1971 si laurea in lingua eletteratura russa all’Università diRostov ed inizia ad insegnare nellascuola di Novošachtinsk. Purtroppoanche il nuovo ruolo non gli permettedi evitare le prese in giro dei colleghie degli stessi studenti che lo chiamano“oca”, per via della sua camminata, o“finocchio”, per le voci che circolanosul suo conto. Inoltre, sempre piùinsistenti erano le voci di molestieperpetrate ai danni di allievi: trattienecon una scusa oltre l’orario scolasticouna studentessa di 14 anni e inizia apicchiarla con un righello finché nonraggiunge il piacere. La denuncia della ragazzina e le voci

Nella foto:Andrej Cikatilo

Pasquale SalemmeSegretario

Nazionale del Sappe [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.225febbraio2015

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Andrej RomanovicCikatilo - Parte I

crimini e criminali

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sempre più insistenti di altre molestielo costrinsero a rassegnare ledimissioni dalla scuola. Tuttaviatroverà lavoro in un’altra scuola, mala sua fama da allora in poi saràquanto meno “impopolare”,soprattutto dopo il tentativo di avereun rapporto orale con un quindicennenel sonno. Čikatilo sviluppò le sue deviazioni inritardo rispetto agli standard degliassassini seriali. La maggior parte deiserial killer, invero, cominciano amietere vittime verso i venti anni, maČikatilo uccise per la prima voltaquando aveva già compiutoquarantadue anni. La sua prima vittima risale al 22ottobre 1978, quando uccide unabambina di nove anni, LenochkaZakotnova. Trova la bimba per stradae la invita a seguirlo in una capanna.Una volta dentro la spoglia con

violenza e incide, con la lama di uncoltello, il braccio della fanciulla perfar scorrere il sangue, ciò lo portò, daquel momento, ad aver un legameindissolubile con il sangue e il sesso;poi ancora con la lama infierì nellostomaco dell’adolescente avvertendoun senso di piacere sino araggiungere una eiaculazione: stavacosì tentando di appagare i suoibisogni sessuali. Adesso sa comeraggiungere l’orgasmo: ladominazione, la mutilazione, l’agoniadelle sue vittime e il terrore della lamadel suo coltello impresso nellosguardo. Il corpo della piccola saràritrovato senza vita, qualche tempodopo, in un fiume vicino a Shakhty.Per l’omicidio della bambina fucondannato a morte e fucilato,ingiustamente, un pedofilo locale:Alexander Kravchenko.

Le autorità di polizia, nel frattempo,avevano investito del caso uno notopsicologo russo, AleksandrBukhanovsky, affinché ne tracciasse ilprofilo criminale. Lo studioso definìl’assassino come il “cittadino X”,evidenziando le difficoltà di tracciarnele caratteristiche peculiari esoffermandosi su tratti generici di unuomo normale: età media, forsesposato con figli, che ha subito untrauma nella sfera sessuale. Dopoessere stato ancora allontanatodall’ennesima scuola, grazieall’iscrizione al Partito Comunistariesce a trovare un lavoro comeoperaio in una fabbrica nei pressi diShakhty. Viaggiando in treno perrecarsi sul luogo di lavoro avràl’occasione di conoscere molte dellesue vittime. Trascorsero tre anni primache Čikatilo colpisse ancora. Il 3settembre del 1981, uccise la sua

seconda vittima, Larisa Tkachenko, di17 anni. La giovane adolescente quellamattina aveva deciso di non andare ascuola e vagava per strada senza metàquando incontra Čikatilo che laconvince a fare una passeggiata con luinei boschi. Arrivati nella boscaglia, laspinge a terra ed inizia a spogliarlasino al punto di cercare di avere unrapporto sessuale; non riuscendoci, laragazza inizia a ridere della suaimpotenza, così il maniaco lastrangola, mordendole, dopo la morte,la gola, le braccia e i seni, e ingoiandouno dei suoi capezzoli, dopodiché lespinge un bastone nella vagina. Non cifu, anche per questo caso, alcunsospetto nei suoi confronti. Il terzoassassinio fu compiuto, il 27 giugnodel 1982, ai danni di Ljubov’ Birjuk,che venne rapita dal villaggio Donskoj(Oblast’ di Tula) e accoltellata 35

Nelle foto:sopra la ricostruzionedi uno degliomicidi

a sinistrauna delle vittime

PoliziaPenitenziarian.225febbraio2015

23crimini e criminalivolte, con mutilazione degli occhi. Ilcorpo verrà ritrovato 15 giorni dopoin una foresta. Il 25 luglio 1982 è lavolta di Ljubov’ Volobueva di 14 anni.Il 13 agosto 1982, uccide il piccoloOleg Požidaev di 9 anni, in un fruttetopresso l’aeroporto di Krasnodar. Ilpiccolo Oleg fu la prima vittimamaschile.Čikatilo gli recise i genitali eli portò con sé. Col passare del tempoe soprattutto dei morti, affina la suatecnica per mantenere in vita più alungo possibile le prede e persoddisfare così i propri desideri. Conil coltello procura ferite lievi pervedere le vittime dimenarsi e piangeresempre di più, poi mangia gli organigenitali. Preferisce farlo mentre lorosono ancora vive, mentre gli strappa amorsi i capezzoli, il naso e la puntadella lingua prima di recidere gliocchi: questo sarebbe diventato unluogo comune nei suoi omicidi, la

firma di Čikatilo. Dopo soli 3 giorni, il16 agosto 1982, uccide Olga Kuprina,di 16 anni, il cui cadavere vieneritrovato presso il villaggio KazachiLagerja. Dopo meno di un mese, l’8settembre del 1982, muore per manodel mostro, Irina Karabelnikova, di 19anni, ed una settimana più tardi, il 15settembre, Sergej Kuzmin, di 15 anni,che era scappato da un collegioscolastico. L’ultimo omicidio dell’82, ilsettimo soltanto in quest’anno,Čikatilo uccide Olga Stalmacenok di10 anni, adescata su un autobusmentre tornava a casa ed uccisa in uncampo. Čikatilo estrasse il suo cuoree lo portò con sé. Nel giugno del 1983uccide Laura Sarkisjan di 15 anni -anche se fu assolto dall’accusa diquesto omicidio - il suo cadavere nonverrà mai ritrovato. Nel luglio 1983,uccide dapprima, Irina Dunenkova, di

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Nella foto: una inquietante

immagine di Cikatilo

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n.225febbraio2015

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13 anni e dopo qualche giorno LjubaKucjuba di 24 anni. L’8 agosto 1983,la vittima è un maschietto, IgorGudkov di soli 7 anni. Nell’estate diquest’anno uccide anche una donna diapparente età tra i 17 ed i 25 anni, ilcui cadavere verrà ritrovato pressoNovosachtinsk, ma non verrà maiidentificata. Il 27 novembre del 1983 uccideValentina Čučulina, di anni 22. Latecnica del serial killer si affinasempre di più: dai corpi dellefemmine asporta il seno a colpi dicoltello, distrugge l’utero e l’addome,ai maschi mutila il pene, lo scroto el’ano. Tuttavia le autorità sovietiche sirendono finalmente conto che tuttequeste morti hanno in comunequalcosa: l’assassino.

Così in quell’estate del 1983 vienemandato da Mosca un gruppo diinvestigatori della polizia, capeggiatida Vladimir Kazakov, per indagare sulcaso. Da subito si convinsero di averea che fare con uno psicopatico affettoda problemi mentali gravi, e perquesto cominciarono a fare indagininell’ambiente degli ospedalipsichiatrici ed interrogare tutti coloroche potevano corrispondere al profiloche avevano stilato. Vengono così individuati ed arrestatidue psicolabili, che sotto pressionedegli stessi investigatori, ammettono,durante gli interrogatori, di essere gliautori di diversi delitti. Questo accadeva tra settembre edottobre del 1983, ma il 27 di ottobreČikatilo torna ad uccidere ancorafacendo così scarcerare i dueinnocenti. Segue...

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i chiamo Valter Pierozzi e conil mio collega Cesare Maltinti,lavoriamo per conto del

Ministero della Giustizia in qualità diAssistenti Capo di Polizia Penitenziariae il nostro apporto nel Sappe sono letematiche sulla sicurezza sul lavoro. Cosa ci ha spinto ad occuparci diquesta materia? La volontà d’infonderenelle persone poco informate, quellenozioni sulla sicurezza sul lavoro cheaiutino il lavoratore a riconoscerequei diritti fondamentali per la lorotutela. Il nostro interesse nasce conl’avvento del Dlgs 626 del 1994. In quegli anni, seppur ancorainesperti, nacque l’idea di sostenere idiritti dei lavoratori, sanciti dallaLegislazione Italiana dal D.P.R. 547/55e del D.P.R. 303/56, poi abrogati conl’entrata in vigore del Dlgs 81/08.Incominciammo con il far parte deirappresentati dei lavoratori nel 1994,anno del Dlgs 626/94 che racchiudevain se otto direttive europee, dando agliStati membri quei diritti uguali pertutti i lavoratori italiani ed europei.Dopo tre anni di mandato nel 1999passai all’ufficio tecnico di RebibbiaN.C. in qualità di addetto al servizio diprevenzione e protezione. Mentre ilcollega Maltinti diventò responsabiledelle squadre A.S.A. (addetti alservizio antincendio). Nello stessoanno ci iscrivemmo come volontarinelle Misericordie d’Italia,conseguendo gli attestati di primo esecondo livello sanitario ed esecutoreBLSD, (per l’ uso del defibrillatore).Negli anni a seguire oltre al brevetto diistruttore BLSD, raggiungemmo altritraguardi, come formatore per corsiantincendio a rischio medio,cooperando con un’ aziendanazionale, istruttori per corsi diformazione dei lavoratori interni,istruttori per gli autorespiratoriSPASCIANI, fino a giungere alla mia

nomina di responsabile della sicurezzasul lavoro nel 2012. Inoltre nel 2011abbiamo svolto un corso diformazione N.B.C.R. ( nucleare,batteriologico, chimico, radiologico),importante per conoscere i rischiriguardanti l’inquinamento ambientalee gli effetti delle radiazioni ionizzanti enon ionizzanti sull’uomo e le loroconseguenze.

Nel 20012 entra a far parte dellanostra squadra anche l’Ispettoresuperiore sost. Comm. RobertoStagnitto che porta le sue conoscenzenell’ambito de rischio chimico. All’inizio del terzo millennio i dannidell’uomo sull’ambiente sono a dirpoco devastanti. Basti pensareall’inquinamento industriale, giuntoormai ad un punto di non ritorno senon avremo il coraggio di fare unpasso indietro. I terremoti, lealluvioni, le esondazioni che causanomorti e disperazione si verificanosempre più spesso, congiuntiall’inquinamento delle acque,dell’ ariae del terreno. Anche qui c’è la manodell’uomo. Il mezzo per contrastare questosuicidio ambientale resta quello dell’informazione tramite i mass-media.Ritornando al tema della sicurezza èimportante che il lavoratore tenga a

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La sicurezza sul lavoro? Ora te la raccontiamo noi!

sicurezza e salute sul lavoro

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PoliziaPenitenziarian.225febbraio2015

25

mente lo schema eco piramidale deicomponenti statutari della sicurezzasul lavoro. Il primo elemento della piramide è ildatore di lavoro, ovvero il direttorescolastico, il direttore dell’istituto,l’imprenditore di un’azienda. È coluiche ha capacità direttive edeconomiche e l’obbligo di redigere lavalutazione dei rischi art. 28 Legge81/08, nominare un responsabiledella sicurezza in possesso deirequisiti di legge, nominare unmedico del lavoro competente, con ilquale viene stipulato un contratto aparcella. Altri componenti per lastesura del DVR, (documento dellavalutazione dei rischi), sono irappresentanti dei lavoratori (Rls).Questi sono eletti dai lavoratoritramite le organizzazioni sindacali, innumero proporzionato a quantilavoratori operano nell’azienda.Premesso che il DVR dovrebbe esseregià stato redatto con l’avvento dell’ex626/94, nella stesura il documentodeve riportare la data certa, tramiteprotocollo postale o interno, con lefirme dei soggetti indicati inprecedenza. Una figura non previstanella stesura, ma sanzionabile dallegislatore è quella del Preposto,ovvero colui delegato dal datore dilavoro di far osservare le direttiveimpartite da quest’ultimo. Tutti questi elementi devono effettuareobbligatoriamente dei corsi diformazione previsti dal Dlgsattualmente in vigore. Per quanto riguarda la figura delResponsabile della Sicurezza, essonon è sanzionabile a livello civile, macondannabile penalmente se haomesso di segnalare un pericolo(sentenze di Cassazione per quantoriguarda le camere iperbariche diTorino). Dopo aver valutato tutti irischi sui posti di lavoro, vieneestrapolato il rischio incendio,classificato come alto, medio o basso. Tramite questa scala di valutazione sicostituirà una squadra d’emergenza.Sperando che il tutto vi sia stato utile,vi rimando al prossimo numero conla definizione di lavoratore, obblighi ediritti. Valter Pierozzi - Dirigente Sappe Esperto salute e sicurezza sul lavoro

Nelle foto:sopra un istituto penitenziario

a fiancoil distindivodegli U.S. Marshall

a Commissione Gratteri hapensato nuovi compiti e nuovefunzioni per la Polizia

Penitenziaria.Occorre naturalmente ricordare chesi tratta di uno studio, la cui fattibilitàè rimessa alla volontà politica. Senza svelare alcun segreto, ma comegià è stato anticipato nei mesi scorsitra le proposte vi sono alcune nuove

competenze funzionali cheproietterebbero le attività del nuovoCorpo fuori dalle cinte murarie. Ed inparticolare: • la sorveglianza sui soggetti indetenzione domiciliare o in misurealternative;• la sicurezza e scorta dei magistrati edei palazzi di giustizia; la esecuzionedei provvedimenti restrittivi dellalibertà, ove disposto dai magistrati, inconseguenza dei provvedimentigiudiziari definitivi, ivi compresa laricerca e la cattura dei latitanti; • la sicurezza dei collaboratori diGiustizia, con l’assorbimento da partedel nuovo Corpo di Giustizia delServizio Centrale di Protezione.Si tratterebbe di nuovi e prestigiosiruoli, che avvicinerebbero il Corpoalla polizia di Giustizia ed ai Marshall,reparti di punta della poliziaamericana.

Ma la vera e più grande novità sarebberappresentata dalla elaborazione egestione da parte del Corpo dellepolitiche sulla sicurezza penitenziaria,direttamente alle dipendenze delMinistro della Giustizia. Un compito che oggi è rimesso aldipartimento dell’amministrazionepenitenziaria, struttura amministrativacomplessa con funzione di vertice-

snodo tra ministro e polizia.Aspettiamo gli esiti e incordiamo ledita.*Procuratore Aggiunto di Messinagià Direttore Generale UfficioDetenuti DAP

L

Le ragioni di una Riforma penitenziaria:

i nuovi compiti

mondo penitenziario

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Sebastiano ArditaMagistrato*

Page 26: Polizia Penitenziaria - Febbraio 2015 - n. 225

iù di venti anni dipubblicazioni hannoconferito al mensile Polizia

Penitenziaria - Società Giustizia &Sicurezza la dignità di qualificatafonte storica, oltre quella diautorevole voce di opinione. La consapevolezza di aver acquisitoquesto ruolo ci ha convintodell’opportunità di introdurre unarubrica - Come Scrivevamo - checontenga una copia anastatica di un articolo di particolareinteresse storico pubblicato tantianni addietro. A corredo dell’articolo abbiamoritenuto di riprodurre la copertina,l’indice e la vignetta del numerooriginale della Rivista nel quale fupubblicato.

a cura di Giovanni Battista

de [email protected]

PoliziaPenitenziaria

n.225febbraio2015

P26

Itinerario ragionatotra pena, trattamentoe processodi Bianca Racca (C.C. Santa Maria Maggiore - Venezia)

il male commesso”.Dunque la pena è in ogni caso untrattamento afflittivo, che provocasofferenza. Proseguendo nell’analisinoteremo che sia nell’art.27 dellaCostituzione che nella rispostasemantica al lemma “punizione” si fariferimento ad un altro termine, la“rieducazione”, la “correzione” cuila pena comunque si rapporta.Nel primo caso si afferma che le penedevono tendere alla rieducazione delcondannato, nel secondo che lafinalità può essere di correzione od’espiazione del male commesso.Alla fine emerge con chiarezza ancheil significato di “rieducazione”, che ildizionario descrive come “interventoeducativo nei confronti diindividui, specialmente minorenniche presentano devianza sociale onon hanno ricevuto un’adeguataformazione nell’ambiente familiaredi appartenenza”, dove il prefisso RIevidenzia lacune, devianze, errori chesi devono correggere. Ben altra cosa, dunquedall’educazione che è un processo ditrasmissione di sapere e d’esperienzeda una generazione all’altra, medianteil quale, nell’ambito di concretecondizioni storiche, ambientali efamiliari si struttura la personalità .L’educazione dunque riguarda losviluppo della personalità, larieducazione il comportamentodeviante da correggere, carenzeformative o impostazioni educativesocialmente inaccettabili da colmare omodificare.

La funzione della penaE’ inutile ricordare che su questotema si sono affaticati numerosissimigiuristi e filosofi.

Sopra la copertina

del numero diottobre 2000

come scrivevamo

ell’iniziare l’itinerariopreciseremo subito chel’educazione e la rieducazione

attengono al comportamento, mentrepena e sanzione sono concettigiuridici. Elementi per una definizione dellapena si possono ricavare dall’articolo27 della Costituzione.“Le pene non possono consistere intrattamenti contrari al sensod’umanità e devono tendere allarieducazione del condannato”.Anche gli articoli 2 e 3 dellaConvenzione per la salvaguardia deidiritti dell’Uomo e delle libertàfondamentali ci forniscono altre utiliindicazioni.“Il diritto d’ogni persona alla vita èprotetto dalla legge”.Non può essere volontariamente inflittala morte ad alcuno, eccetto che inesecuzione di una sentenza capitale,pronunciata da un tribunale nel casoin cui un delitto è punito dalla leggecon questa pena ... (art. l).Nessuno può essere sottoposto atorture o pene inumane o degradanti(art.3) . Dunque le fonti non forniscono unanozione in positivo della pena. Si preferisce stabilirne il limitenegativo, ma si capisce bene che ladefinizione giuridica non differisce dalsignificato della parola che troviamosul vocabolario.Dunque “punizione stabilita dallaAutorità Giudiziaria competente inosservanza di precise disposizioni,comminata a chi si sia resocolpevole di una violazione dilegge”.Al lemma “punizione” si legge: “Attoche provoca sofferenza intesa acorreggere una persona o ad espiare

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PoliziaPenitenziarian.225febbraio2015

27

Qui basta ricordare che lagiustificazione della pena è stata di voltain volta focalizzata nella finalitàretributiva, preventiva, nell’emenda,nella rieducazione e trattamento delreo. (Nessun uomo prudente puniscesolo perché ci fu una violazione maperché non se ne commettono più;infatti, quel che è avvenuto non puòessere posto nel nulla, solo le azionifuture possono essere proibite). Oggi la funzione che prevalentemente siriconosce alla pena è quella diprevenire ulteriori violazioni dellalegge, ma ciò non comporta il completoabbandono dell’approccio retributivo,che è ancora valorizzato in chiavegarantista, perché ancorando larisposta penale alla retribuzione delfatto lesivo, e cioè del reato, s’indica illimite oggettivo della pena.Torniamo alla prevenzione; si parla diprevenzione generale con riferimentoall’efficacia della pena nei confrontidella generalità dei consociati. Si afferma che la sola minaccia dellapena e l’efficienza della giustizianell’assolvere gli innocenti e nelcondannare i colpevoli, rafforzi ilcittadino obbediente alle leggi edissuada e scoraggi le intenzionimaliziose dei disonesti.La prevenzione speciale riguarda inveceil singolo che è stato giudicato econdannato e la pena contribuisce allacorrezione degli errori commessi chepertanto rieduca il condannatoconsentendogli di reinserirsinuovamente nella società.

Dunque l’approccio utilitaristico faemergere un aspetto positivo dellapena anche se resta l’antinomiainsuperabile della sua naturad’afflizione; la risposta penale èeticamente necessaria perchéristabilisce l’ordine violato.Ogni ordinamento sociale è inqualche modo mantenuto dallareazione specifica della comunità allacondotta di chi si conforma o deviadalle regole poste dall’ordinamentostesso.Solo l’ordinamento giuridico disponedi sanzioni coattive in gradod’imporre determinate regole aisoggetti ad esso sottoposti, per cui lapena in quanto sanzione è essenzialealla natura giuridica di una norma.

Il comportamento e la condottaSe consideriamo il “comportamento”della persona complessivamenteinteso, il risultato che si propone è ilsuo benessere, il suo equilibrio fisicoe mentale. Se però misuriamo solo sul pianosociale il vantaggio derivante da uncomportamento adeguato, parleremopreferibilmente di “condotta” la cuivalidità si rapporta ai valori eticisociali, giuridici, politici, riconosciutiin un certo momento storico da unacomunità civile. Naturalmente l’integrità, il pienosviluppo della personalità costituisceanche il valore centrale dellemoderne costituzioni, e rileva, loabbiamo visto, anche a proposito dei

come scrivevamolimiti della pena.Ma si tratta di piani che anchequando s’intersecano, restanodistinti.Comportamento e condotta anche seusate come sinonimi nel linguaggiocomune hanno diverse estensioni disignificato radicate nella psicologia enel diritto.Per “comportamento” s’intendel’insieme delle azioni e diatteggiamenti con cui l’individuoesprime la personalità rapportandosiagli altri ed all’ambiente.La “condotta” invece haun’accezione più ridotta, è uncomportamento che ha rilievosociale solo nella suadimensione esteriore; nel dirittopenale non si punisce il pensiero, enon sono rilevanti né gli stati emotivio passionali, né è possibile lavalutazione tecnica del carattere edella personalità dell’imputato (art.90 c.p. - 220 c.p.p.). Cosa contraria nel diritto privato(mala fede art.428 cod. civ.).Più in generale la c.d. “buonacondotta” indica significativamentela conformità estrinseca delcomportamento di un soggetto alleregole sociali, prescindendoda considerazioni che attengono alsuo equilibrio e benesserepersonale.

Il trattamento rieducativoTornando alla pena ed ai suoi limiti,notiamo che il divieto di“trattamenti contrari al sensod’umanità” contenuto nellaCostituzione ribadisce il primatodella persona sul diritto, che èsolo una tecnica sociale al serviziodell’uomo.Ma la finalità della pena dove lacollochiamo?Certamente psicologi, educatori,psichiatri, Polizia Penitenzianiaagiscono nel sistema penitenziarioma è evidente che è il contestoistituzionale ed operativo quello checonnota il loro intervento diretto, losi diceva prima, a rieducare,correggere soggetti che nonavevano ricevuto un’adeguataformazione nell’ambiente familiaredi appartenenza, e che proprio per

Nella foto:la Casa CircondarialeSanta MariaMaggiore di Venezia

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Nei box:la vignetta e il

sommario del numero diottobre 2000

PoliziaPenitenziaria

n.225febbraio2015

28 come scrivevamoquesto si erano indotti a violare leregole socialie le norme penali.(l’intervento rieducativo, è occasionatodal delitto, e dunque da una condottache viola la legge penale).Il soggettocui è imputata tale colpa è condannatodal giudice ad una pena “giusta” ed“utile”. GIUSTA O UTILE? L’interrogativoesprime la contraddittorietàinsuperabile delle due concezioni.La pena giusta proporzionata al reatonon intende modificare la personalitàdel reo.La pena utile invece vuole rieducare ilcondannato. Essa perciò consisterà inun trattamento che secondol’accezione penitenziariocriminologica si definisce come“l’insieme di tecniche modificativedella personalità del condannatoposte in essere al fine di favorne larieducazione ed il reinserimentonella società”.Dunque il soggetto interessato ècondannato, costretto ad accettarel’intervento rieducativo, che èpredisposto in ragione della suacondanna.Non è da escludere che egli possaapprofittare dell ‘esperienzapenitenziaria, ivi compreso iltrattamento, per trarne un giovamentopersonale ed acquisire strumenti chegli consentono di riprendere una vitanormale mantenendo una condottaadeguata alle regole sociali.Giusta o utile, ci si chiedeva. Dallerifflessioni fatte discende che la penagiusta non potrà mai coinciderenecessariamente con quella utile. Nonc’è alcun nesso logico tra la misuradella giusta retribuzione e l’utilitàdell’effetto rieducativo. Si tratta dicategorie diverse, di modo che lamisura della pena potrà essere giustama non sufficiente per ottenere unrisultato rieducativo, e viceversa potràessere adeguata per il risultato utilema non giusto rispetto al fattocommesso.(Per quanto benevolo possa essere loscopo della rieducazione, per quantopossiamo aspettarci che il soggettomigliori, non possiamo ignorare checiò che facciamo al reo al fine dirieducarlo è una coercizione per ilnostro utile, non per il suo). H

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Page 30: Polizia Penitenziaria - Febbraio 2015 - n. 225

30 eravamo così

A fianco: 197340° Corso AA.CC.

Scuola di Cairo Montenotte (SV)

Giochi provincialia Carcare (SV)

(foto inviata da Vincenzo Angelelli)

inviate le vostre foto [email protected]

a sinistra: 1978Casa Reclusione di

Gorgona (LI)servizio al porto(foto inviata da Luciano Carta)

a destra: 1978Scuola AA.CC.

di Cassino (FR) (foto inviata da

Sivestro Simeone)

PoliziaPenitenziaria

n.225febbraio2015

a fianco: 1976Scuola di Cairo

Montenotte (SV) Torneo estivo

(foto inviata da Matteo Ruggiu)

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PoliziaPenitenziarian.225febbraio2015

31eravamo così

In alto, a sinistra:1985 Isola di Gorgona(foto inviata da Francesco Rinnovato)

In alto, a destra:1982Scuola AA.CC. di Cassino (FR) (foto inviata da Giovanni Dottarelli)

Sopra: 1982, 73° Corso AA.CC.(foto inviata da Ciro Ambrogio De Battista)

a sinistra: 1993, Portineria centraleCasa Circondariale de L’Aquila(foto inviata da Marcos Cipolato)

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PoliziaPenitenziaria

n.225febbraio2015

32 le recensioni

uro e incisivo l’ultimo librodel giornalista e direttore delmagazine “Mondo Greco”,

Francesco De Palo, in cui racconta lacrisi economica epolitica dilagante inEuropa attraverso ilcaso greco. L’ultimo triennio si èdimostrato per icittadini greci critico ea tratti devastante.Sono stati posti difronte ai tagli deglistipendi, dellepensioni, dei posti dilavoro e delle curemediche; si sonotrovati a dover restarea galla facendo i conticon la fame, gliscandali, il degradosociale, il preventivatodefault e l’inquietanteascesa di Alba dorata.Nella prima partel’autore ci forniscedati, episodi, scene divita, dettagli cheoffrono con estremanitidezza che cosaabbia affrontato econtinui ad affrontarequesta nazione. Ma “Greco. Eroed’Europa” edito conAlbeggi, non fa solo ilpunto della situazioneallo stato attuale dellecose, propone ancheuna chiave di letturapositiva e propositiva:ripartire dalle storied’onore e di coraggiodi ieri e di oggi, per

ricordarci che “è stato proprio neimomenti di maggiore crisi, quandotutto lasciava presagire il baratroche avrebbe avviluppato l’Ellade, che

i greci hanno tirato fuori il conigliodal cappello”.Dopo una seconda parte, dedicata alleinterviste del giornalista greco KostasVaxevanis, arrestato e processato peraver pubblicato i nomi dei grandievasori fiscali greci e dello scrittorePetros Markaris, De Palo dedical’ultima parte del libro a singoliepisodi di solidarietà e creatività. Più che avere fiducia nei proprigovernanti, nei quadri istituzionali onei circoli di potere nazionali edeuropei, molti greci hanno preferitofare affidamento su se stessi,riaffermando al tempo stesso una forteidentità nazionale e la consapevolezzadi essere parte di un popolo con unagrande storia alle spalle. E’ dalla Grecia che “ha dato i natalialla filosofia, alla democrazia, allearti e alla medicina” che ènecessario ripartire, dal coraggio diun popolo che dai tempi delleTermopoli ad oggi, ha sempre tiratofuori le unghie e la dignità.

uesto è un librospassosissimo, a dispettodella seriosa copertina nellaquale il ritratto di Stalin

convive con la bandiera rossafalce&martello. Attenua la “solennità” dei simboli delcomunismo per eccellenza, quellorusso, la fotografia di un tavolo, con icommensali di una Casa del Popolointenti nel gioco delle carte. Il libro racconta, attraverso l’Autore,storia e passione dell’impegno politiconella provincia toscana (“Ponte aEgola, un paese a metà strada traFirenze e Livorno, dove i comunistiprendevano – alla fine degli anniSettanta – la maggioranza assolutadei voti”). Ci offre uno spaccato reale di quel cheera ed è stata la realtà sociale di molti

paesi italiani, nei quali l’ideologiapolitica (prevalentemente di stampocomunista) era non solol’estemporanea risultanza di unconsenso elettorale ma “il motore”che alimentava passioni e identitàattraverso impegni sociali vissuti ognigiorno, l’humus sociale checaratterizzava i racconti di GiovanninoGuareschi su Don Camillo ed ilsindaco ‘rosso’ di Brescello, Peppone,insomma un tutt’uno tra vita pubblicae personale. I ricordi e i racconti di Cantini, cheper altro conosce bene l’ambientepenitenziario avendo lavorato per unpaio d’anni in un OspedalePsichiatrico Giudiziario, si snodanotra le gite di Partito e le presenze degliattivisti locali agli scioperi e allemanifestazioni nazionali del Pci, masoprattutto attraverso tante storiequotidiane e molti aneddoti dei e suifrequentatori della locale Casa delPopolo o della piazza Rossa (chiamatacosì in onore del sindacalista Guido,iscritto al Pci e ucciso a Genova dagliassassini sanguinari delle BrigateRosse - ma i comunisti del postopreferivano chiamarla senza la Gpuntata, come l’omonima piazza diMosca...). Racconta anche cosa volle dire, permolti compagni, la fine traumaticadell’ideologia di riferimento, appuntoquella comunista, dei Paesi delsocialismo reale con il crollo delMuro di Berlino, del Pci.

l Volume, realizzato per la collana“Diritto penitenziario eCostituzione” che nasce

dall’omonimo Master attivato presso ilDipartimento di Giurisprudenzadell’Università Roma Tre, si concentrasulla consistente percentuale didetenuti stranieri che caratterizza lapopolazione penitenziaria in Italia.Esamina, in profondità, la legislazione

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Page 33: Polizia Penitenziaria - Febbraio 2015 - n. 225

possibilità di essere introdotti in unsettore della devianza, quella minorile,di cui si sa poco o nulla. Eppure, la cronaca italiana riportanotizie sempre più allarmanti sugliadolescenti. Casi di omicidio, sovente di stamporazzista, violenze negli stadi, nellefamiglia, nella scuola, aumento diattrazione dei giovanissimi verso lacriminalità organizzata, uso semprepiù diffuso di sostanze stupefacenti edi alcolici, fenomeni di micro-criminalità deiminori nomadi edextracomunitari sonosolo alcune dellemolteplici forme in cuisi manifesta la devianzagiovanile. Non a caso l’opinionepubblica tradisce unlargo senso diinsicurezza a causa diuna “criminalitàdiffusa’’, alimentata daviolenze, furti,vandalismi, scippi chehanno sovente i minoricome protagonisti.Criminalità e devianzagiovanile sono dunquefenomeni ben noti, chepossono nascereall’interno dei contestifamiliari o scolasticima che non sonolimitate a questi ultimi;basti pensare allecosiddette “gang minorili” o ai casi di violenza familiare, che negli ultimitempi nel nostro Paese hanno subìtoun sensibile aumento. Queste manifestazioni di aggressivitàspesso diventano particolarmentedannose per le vittime, ma altrettantoper chi le agisce, a causa del rilievogiudiziario che ne può conseguire. E allora questi spunti formativi sonoutilissimi a comprendere lacomplessità del fenomeno, attraversouna serie di approfondimenti chefocalizzano i molteplici aspettioperativi nei quali è quotidianamentechiamato ad operare il personale diPolizia Penitenziaria in forza al settoreminorile.

PoliziaPenitenziarian.225febbnaio2015

33le recensioni

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a loro dedicata e le criticità e leproblematiche che essi incontrano nelpercorso detentivo. E’ sintomatico che negli ultimi diecianni ci sia stata un’impennata deidetenuti stranieri nelle carceri italiane,che da una percentuale media del 15%negli anni ‘90 sono passati ad essere,oggi, quasi 20mila, il 35% dei ristretti.E se da più parti sono costanti lesollecitazioni al Governo per favorirequanto più possibile la possibilità difar scontare agli immigrati, condannatida un tribunale italiano con unasentenza irrevocabile, la pena nellecarceri dei Paesi d’origine, il datooggettivo è un altro. Le espulsioni di detenuti stranieridall’Italia sono state fino ad oggi assaicontenute: 896 nel 2011, 920 nel2012 e 955 nel 2013, soprattutto inAlbania, Marocco, Tunisia e Nigeria. A fine gennaio scorso avevamodetenute in Italia circa 54milapersone: oltre 17mila (quasi il 35 percento del totale) sono stranieri, conuna palese accentuazione dellecriticità con cui quotidianamentedevono confrontarsi le donne e gliuomini della Polizia Penitenziaria. Si pensi, ad esempio, agli atti diautolesionismo in carcere, che hannospesso la forma di gesti plateali,distinguibili dai tentativi di suicidio inquanto le modalità di esecuzionepermettono ragionevolmente diescludere la reale determinazione diporre fine alla propria vita. E allora questo libro si rende ancorpiù utile a comprendere unaimportante componente dellapopolazione detenuta in Italia.

ulla definizione di rugby,circola un aforisma(erroneamente attribuito a

Oscar Wilde) di Henry Blaha,giocatore e giornalista americano: “Ilrugby è un gioco bestiale giocato da

gentiluomini, il calcio è uno sportda gentiluomini giocato da bestie, ilfootball americano è uno sportbestiale giocato da bestie”.Quel che è certo è che il rugby, puressendo uno sport di contatto e disituazione, viene praticato da atleti checonoscono il rispetto delle regole edell’avversario, e disapprova ilcomportamento antisportivo, poichéanche una lieve infrazione delle regolepotrebbe provocare seri infortuni.Antonio Falda, giornalista e scrittore,ci racconta, nelle oltre 240 pagine diquesto bel libro, che il rugby puòessere occasione di riscatto sociale,capace di forgiare un vero equilibrioindividuale anche durante ladetenzione; più di tutto, che puòessere l’occasione concreta percambiare vita. Lo fa raccontando un viaggio in ottocarceri italiane, tra il settembre 2013e il marzo 2014, alla scoperta di chiha portato la palla ovale all’interodegli istituti penitenziari per adulti eminori, attraverso l’esperienza del“Progetto Carceri”, sviluppato esostenuto dalla Federazione italianarugby. Falda ci racconta dell’asprezza delcarcere ma anche della sua umanitàattraverso il quotidiano impegno divolontari ed educatori ma anche, enon era assolutamente scontato che loevidenziasse (e questa è una nota dimerito all’Autore), dei poliziottipenitenziari.

utile tornare su questa serie dispunti tratti dal Corso diformazione per l’accesso alla

specializzazione nel trattamento deidetenuti minorenni, di cui pureabbiamo già parlato. E’ utile, perché il Volume fornisce la

Antonio Falda

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S È

Page 34: Polizia Penitenziaria - Febbraio 2015 - n. 225

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Page 35: Polizia Penitenziaria - Febbraio 2015 - n. 225

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Page 36: Polizia Penitenziaria - Febbraio 2015 - n. 225