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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 156 (48.480) Città del Vaticano sabato 11 luglio 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +z!"!/!#!=! La strada della misericordia Il Vangelo e i segni dei tempi di SERGIO CENTOFANTI Q uest’anno ricorrono i 20 an- ni della canonizzazione di santa Faustina Kowalska, apostola della Divina Misericordia, e i 40 anni della enciclica Dives in misericordia . Papa Wojtyła ha per- corso profeticamente la strada della misericordia, «seguendo — come scrive in quel testo — la dottrina del concilio Vaticano II» e spinto, «in questi tempi critici e non faci- li», dall’esigenza di scoprire in «Cristo ancora una volta il volto del Padre, che è misericordioso e Dio di ogni consolazione (...) È per questo che conviene ora volger- ci a quel mistero: lo suggeriscono molteplici esperienze della Chiesa e dell’uomo contemporaneo; lo esi- gono anche le invocazioni di tanti cuori umani, le loro sofferenze e speranze, le loro angosce ed atte- se». San Giovanni Paolo II in quel- l’enciclica lancia «un vibrante ap- pello» perché la Chiesa faccia co- noscere sempre di più la misericor- dia di Dio «di cui l’uomo e il mondo contemporaneo hanno tan- to bisogno. E ne hanno bisogno anche se sovente non lo sanno». Anche perché «la mentalità con- temporanea, forse più di quella dell’uomo del passato — sottolinea — sembra opporsi al Dio di miseri- cordia e tende altresì ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l’idea stessa della misericor- dia. La parola e il concetto di mi- sericordia sembrano porre a disagio l’uomo». Francesco, sulla scia del concilio Vaticano II e dei suoi predecessori, afferma con forza che questo è il tempo della misericordia (Lettera apostolica Misericordia et misera, 2016). Un annuncio proclamato con passione che riempie di gioia i cuori di molte persone, ma che non manca di suscitare in alcuni, anche all’interno della Chiesa, dub- bi e perplessità se non aperta ostili- tà. Ci ritroviamo nella stessa situa- zione descritta dai Vangeli 2000 anni fa: la misericordia diventa pa- rola “buonista” e vuota per chi non sente di averne bisogno, una parola nemica di tante nostre “giustizie” che sanno solo accusare e condan- nare in modo sommario: la giusti- zia di Dio, invece, salva. Per Benedetto XVI «la misericor- dia è in realtà il nucleo centrale del messaggio evangelico, è il nome stesso di Dio, il volto con il quale Egli si è rivelato nell’antica Allean- za e pienamente in Gesù Cristo, in- carnazione dell’Amore creatore e redentore» (Regina Caeli, 30 marzo 2008). Gli evangelisti ci dicono che i primi a contrastare Gesù erano gli scribi e i farisei, che non sopporta- vano che il Signore si comportasse in modo misericordioso con i pec- catori, anche quelli più noti e odia- ti, e fosse particolarmente duro con loro, che si ritenevano giusti, veri osservanti e difensori della Legge trasmessa dai padri, che pure già parlava del «Dio misericordioso e pietoso» (Es 34, 6). Ma loro sape- vano vedere solo un Dio giudice e castigatore dei peccatori, gli altri, e accusavano Gesù di trasgredire la Legge, di bestemmiare e addirittu- ra di essere un indemoniato. È comprensibile la loro rabbia: crede- vano di essere giusti e si sentivano criticati con asprezza. Credevano di difendere Dio e Dio li correggeva con parole dure. Le parole più dure sono le sette maledizioni rivolte da Gesù agli scribi e ai farisei. Leggiamo una parte del testo di Matteo: «Guai a voi, scribi e farisei ipo- criti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che voglio- no entrarci. Guai a voi, scribi e fa- risei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi (...) Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell’anèto e del cumìno, e trasgre- dite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. Guide cieche, che filtrate il mosce- rino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pu- lite l’esterno del bicchiere e del piatto mentre all’interno sono pieni di rapina e d’intemperanza (...) Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri im- biancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. CONTINUA A PAGINA 8 Il segretario generale della Nazioni Unite indica la via dell’energia pulita per la ripresa Persi 147 milioni di posti di lavoro a causa della pandemia SYDNEY, 10. Un calo dei consumi di 3.800 miliardi di dollari (-4,2 per cento, pari al Pil della Germania) e 147 milioni di posti di lavoro persi. È questo il pesante prezzo della pandemia di covid-19, con la mag- gior parte delle attività produttive praticamente in ginocchio. In forte calo anche i redditi da salario (-2.100 miliardi di dollari). Sono le cifre re- lative alla recessione dell’economia globale contenute in uno studio in- ternazionale coordinato dall’universi- tà di Sydney e pubblicato sulla rivi- sta californiana «Plos One». Lo studio offre una panoramica ad ampio spettro dell’impatto diretto e indiretto, economico, sociale e am- bientale che ha avuto sul mondo la diffusione del nuovo coronavirus. I settori dei trasporti e quello turistico sono quelli che fanno segnare le per- dite maggiori. «Stiamo vivendo il peggior shock economico dalla Grande Depressio- ne, e allo stesso tempo stiamo regi- strando il maggior calo di gas serra delle emissioni da quando si sono iniziati a usare i combustibili fossi- li», ha commentato Arunima Malik, coordinatrice dello studio dell’uni- versità australiana. L’ateneo di Sydney, per l’elabora- zione dello studio, ha incrociato i dati raccolti fino al 22 maggio dalle agenzie statistiche e dai grandi data- base sui commerci internazionali lungo la catena di rifornimenti che si estende per 221 Paesi. In chiave futura, in compenso, l’Organizzazione per la cooperazio- ne e lo sviluppo economico (Ocse) ha annunciato, attraverso gli Indica- tori compositi avanzati (Ica) che an- ticipano di 6-9 mesi le tendenze eco- nomiche, un «netto miglioramento rispetto al rallentamento senza pre- cedenti raggiunto nel momento più acuto della crisi attuale ad aprile, ma la ripresa resta fragile, perché c’è an- cora incertezza sulla possibilità di future misure di riconfinamento». Secondo gli esperti i coronavirus diffusisi negli ultimi 20 anni (sars, mers e covid-19) insieme all’ebola, all’hiv e all’influenza aviaria hanno avuto origine da virus animali. Un quadro che bisognerà evitare in futu- ro, con l’eventuale comparsa di nuo- vi virus, predisponendo un sistema globale di monitoraggio degli ani- mali selvatici. Intanto ieri, in tema di politica ambientale, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guter- res, ha lanciato un appello a «tutti i leader a scegliere la via dell’energia pulita», nei rispettivi piani nazionali di rilancio economico post covid-19. Guterres ha esortato i singoli Paesi a bandire il carbone e i sostegni alle energie fossili. «Non c’è piu spazio per il carbone nei piani di ripresa economica post covid», ha dichiara- to Guterres, in un messaggio video rivolto ai ministri dei Paesi riuniti dall’Agenzia Internazionale del- l’Energia (Aie). Intervenendo on-line al Summit delle transizioni verso una energia pulita, il numero uno del Palazzo di Vetro ha invitato tutti i leader a scegliere le energie pulite per «tre ragioni vitali: la salute, la scienza e l’economia». NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha nominato Membro Ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali l’Illustrissimo Professore Pedro Morandé Court, Professore Emerito di Sociologia presso la Pontifi- cia Università Cattolica del Cile (Cile). Il Santo Padre ha nomina- to Membro Ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali l’Illustre Pro- fessore Mario Draghi, già Presidente della Banca Cen- trale Europea (Italia). Il Santo Padre ha nomina- to Membro Ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali l’Illustre Pro- fessoressa Kokunre Adeto- kunbo Agbontaen Eghafona, Professoressa di Sociologia e Antropologia presso l’Uni- versità di Benin (Nigeria). L’Onu denuncia anche la presenza di un numero sempre più alto di mercenari Aumentano le ingerenze straniere in Libia TRIPOLI, 10. Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guter- res, ha denunciato al Consiglio di si- curezza dell’Onu che le ingerenze straniere in Libia hanno raggiunto livelli senza precedenti. E con esse si registra anche «un numero sempre più alto di mercenari coinvolti nei combattimenti». Bisogna dunque mettere fine quanto prima al conflit- to in questo Paese, ha quindi dichia- rato il segretario generale dell’O nu, sottolineando che la situazione in Libia «è buia». L’importante incontro di livello ministeriale, al quale ha partecipato Guterres, ha riunito i membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu con i partecipanti della Conferenza di Berlino sulla Libia per promuovere la missione Unsmil e discutere i prossimi passi fondamentali. Erano presenti anche i rappresentanti di Unione Europea, Unione Africana, Lega Araba e di diversi Paesi. «Il tempo non gioca a nostro fa- vore — ha spiegato Guterres —. Il conflitto in Libia è entrato in una nuova fase, con interferenze straniere che raggiungono livelli senza prece- denti». In particolare, l’Onu si dice preoccupata per l’allarmante accu- mulo di materiali militari nel Paese, in palese violazione dell’embargo sulle armi imposto proprio dalle Na- zioni Unite. Nel frattempo, il numero totale degli sfollati interni ammonta a più di 400.000 persone. L’arrivo del co- vid-19 rappresenta un ulteriore peri- colo e la carenza di kit per i test sul- la positività al coronavirus non per- mette di conoscere la vera portata della pandemia nel Paese. Guterres ha tuttavia assicurato che l’Onu continuerà a lavorare con le parti in conflitto per raggiungere un cessate il fuoco e per riprendere un processo politico che ponga fine ai combattimenti e al collasso economi- co in cui è sprofondata la nazione nonostante le grandi riserve petroli- fere. Sulla crisi libica si è espresso an- che il ministro degli Esteri tunisino, Noureddine Erray, intervenendo in videoconferenza al Consiglio di sicu- rezza delle Nazioni Unite. «La con- tinua instabilità e lo stallo del pro- cesso politico in Libia costituisce una minaccia diretta per la pace e la sicurezza nella regione e nel mon- do» ha affermato. Erray ha poi ricordato la posizio- ne coerente della Tunisia sulla que- stione libica, di incoraggiamento per una soluzione politica nel quadro dell’impegno per la legalità interna- zionale, si legge ancora in una nota del ministero degli Esteri di Tunisi. Il ministro ha anche annunciato che la Tunisia ha aderito al gruppo di azione umanitaria scaturito dalla Conferenza di Berlino e ha espresso soddisfazione per l’adozione unani- me della risoluzione 2532 (2020) del Consiglio di sicurezza, proposta da Tunisia e Francia, che prevede un cessate il fuoco per almeno 90 giorni consecutivi per contrastare la diffu- sione del coronavirus. Intanto, però, non si placano le tensioni nel Paese nordafricano. La regione di Janzour, ad ovest di Tri- poli, è stata oggi teatro di scontri tra milizie affiliate al Governo di accor- do nazionale (Gna), a causa di una disputa per il controllo di alcune stazioni di servizio di carburante. Lo rendono noto fonti locali, precisan- do che gli scontri sarebbero avvenuti a meno di 5 km dalla sede dell’Un- smil e avrebbero causato una decina di vittime. Il più grave massacro compiuto in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale L’orrore di Srebrenica venticinque anni dopo SREBRENICA, 10. Ricorre domani il venticinquesimo anniversario del massacro nella cittadina bosniaca di Srebrenica, una delle pagine più buie dell’Europa. La strage, durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina, si consumò nel giro di pochi giorni, dal 6 all’11 luglio del 1995, sotto gli occhi dell’opinione pubblica, dell’Europa e del mondo intero. All’arrivo delle unità dell’esercito della Repubblica serba di Bosnia ed Erzegovina, guidate dal generale Ratko Mladić (con l’appoggio di un gruppo paramilitare), tutti i cit- tadini maschi di Srebrenica dai 12 ai 77 anni vennero radunati, portati fuori dalla cittadina, uccisi e poi gettati in fosse comuni. I morti, principalmente uomini e ragazzi bosniaci di fede islamica, furono più di 8.000 (8.372 secondo le sti- me ufficiali). La strage di Srebreni- ca, che al momento dell’eccidio si trovava sotto la protezione di un contingente olandese delle Nazioni Unite, situato a Potočari, è stato definito il più grave massacro com- piuto in Europa dalla fine della se- conda guerra mondiale. La lunga odissea di Juniò Una casa lontano da casa ENRICA RIERA A PAGINA 2 «La Civiltà Cattolica» e Georgetown University Il passaporto, il libro più bello del mondo MARCO BELLIZI A PAGINA 3 Rileggendo John Henry Newman SILVIA GUSMANO E MAURIZIO SCHOEPFLIN A PAGINA 5 L’avventura della fede Un eroe per le Pampas GENEROSO D’AGNESE A PAGINA 6 La memoria liturgica San Benedetto e l’uomo europeo DONATO OGLIARI A PAGINA 8 ALLINTERNO

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 156 (48.480) Città del Vaticano sabato 11 luglio 2020

.

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La strada della misericordia

Il Vangeloe i segni dei tempi

di SERGIO CE N T O FA N T I

Q uest’anno ricorrono i 20 an-ni della canonizzazione disanta Faustina Kowalska,

apostola della Divina Misericordia,e i 40 anni della enciclica Dives inm i s e r i c o rd i a . Papa Wojtyła ha per-corso profeticamente la strada dellamisericordia, «seguendo — comescrive in quel testo — la dottrinadel concilio Vaticano II» e spinto,«in questi tempi critici e non faci-li», dall’esigenza di scoprire in«Cristo ancora una volta il voltodel Padre, che è misericordioso eDio di ogni consolazione (...) Èper questo che conviene ora volger-ci a quel mistero: lo suggerisconomolteplici esperienze della Chiesa edell’uomo contemporaneo; lo esi-gono anche le invocazioni di tanticuori umani, le loro sofferenze esperanze, le loro angosce ed atte-se».

San Giovanni Paolo II in quel-l’enciclica lancia «un vibrante ap-pello» perché la Chiesa faccia co-noscere sempre di più la misericor-dia di Dio «di cui l’uomo e ilmondo contemporaneo hanno tan-to bisogno. E ne hanno bisognoanche se sovente non lo sanno».Anche perché «la mentalità con-temporanea, forse più di quelladell’uomo del passato — sottolinea— sembra opporsi al Dio di miseri-cordia e tende altresì ad emarginaredalla vita e a distogliere dal cuoreumano l’idea stessa della misericor-dia. La parola e il concetto di mi-sericordia sembrano porre a disagiol’uomo».

Francesco, sulla scia del concilioVaticano II e dei suoi predecessori,afferma con forza che questo è iltempo della misericordia (Letteraapostolica Misericordia et misera,2016). Un annuncio proclamatocon passione che riempie di gioia icuori di molte persone, ma chenon manca di suscitare in alcuni,anche all’interno della Chiesa, dub-bi e perplessità se non aperta ostili-tà. Ci ritroviamo nella stessa situa-zione descritta dai Vangeli 2000anni fa: la misericordia diventa pa-rola “buonista” e vuota per chi nonsente di averne bisogno, una parolanemica di tante nostre “giustizie”che sanno solo accusare e condan-nare in modo sommario: la giusti-zia di Dio, invece, salva.

Per Benedetto XVI «la misericor-dia è in realtà il nucleo centrale delmessaggio evangelico, è il nomestesso di Dio, il volto con il qualeEgli si è rivelato nell’antica Allean-za e pienamente in Gesù Cristo, in-carnazione dell’Amore creatore eredentore» (Regina Caeli, 30 marzo2008). Gli evangelisti ci dicono chei primi a contrastare Gesù erano gliscribi e i farisei, che non sopporta-vano che il Signore si comportassein modo misericordioso con i pec-catori, anche quelli più noti e odia-ti, e fosse particolarmente duro conloro, che si ritenevano giusti, veriosservanti e difensori della Leggetrasmessa dai padri, che pure giàparlava del «Dio misericordioso epietoso» (Es 34, 6). Ma loro sape-vano vedere solo un Dio giudice ecastigatore dei peccatori, gli altri, eaccusavano Gesù di trasgredire laLegge, di bestemmiare e addirittu-ra di essere un indemoniato. Ècomprensibile la loro rabbia: crede-vano di essere giusti e si sentivanocriticati con asprezza. Credevano didifendere Dio e Dio li correggevacon parole dure.

Le parole più dure sono le settemaledizioni rivolte da Gesù agliscribi e ai farisei. Leggiamo unaparte del testo di Matteo:

«Guai a voi, scribi e farisei ipo-criti, che chiudete il regno dei cielidavanti agli uomini; perché cosìvoi non vi entrate, e non lasciateentrare nemmeno quelli che voglio-no entrarci. Guai a voi, scribi e fa-risei ipocriti, che percorrete il maree la terra per fare un solo proselitoe, ottenutolo, lo rendete figlio dellaGeenna il doppio di voi (...) Guaia voi, scribi e farisei ipocriti, che

pagate la decima della menta,dell’anèto e del cumìno, e trasgre-dite le prescrizioni più gravi dellalegge: la giustizia, la misericordia ela fedeltà. Queste cose bisognavapraticare, senza omettere quelle.Guide cieche, che filtrate il mosce-rino e ingoiate il cammello! Guai avoi, scribi e farisei ipocriti, che pu-lite l’esterno del bicchiere e delpiatto mentre all’interno sono pienidi rapina e d’intemperanza (...)Guai a voi, scribi e farisei ipocriti,che rassomigliate a sepolcri im-biancati: essi all’esterno son belli avedersi, ma dentro sono pieni diossa di morti e di ogni putridume.

CO N T I N UA A PA G I N A 8

Il segretario generale della Nazioni Unite indica la via dell’energia pulita per la ripresa

Persi 147 milioni di posti di lavoroa causa della pandemia

SY D N E Y, 10. Un calo dei consumi di3.800 miliardi di dollari (-4,2 percento, pari al Pil della Germania) e147 milioni di posti di lavoro persi.È questo il pesante prezzo dellapandemia di covid-19, con la mag-gior parte delle attività produttivepraticamente in ginocchio. In fortecalo anche i redditi da salario (-2.100miliardi di dollari). Sono le cifre re-lative alla recessione dell’economiaglobale contenute in uno studio in-ternazionale coordinato dall’universi-tà di Sydney e pubblicato sulla rivi-sta californiana «Plos One».

Lo studio offre una panoramicaad ampio spettro dell’impatto direttoe indiretto, economico, sociale e am-bientale che ha avuto sul mondo ladiffusione del nuovo coronavirus. Isettori dei trasporti e quello turisticosono quelli che fanno segnare le per-dite maggiori.

«Stiamo vivendo il peggior shockeconomico dalla Grande Depressio-ne, e allo stesso tempo stiamo regi-strando il maggior calo di gas serradelle emissioni da quando si sonoiniziati a usare i combustibili fossi-li», ha commentato Arunima Malik,coordinatrice dello studio dell’uni-versità australiana.

L’ateneo di Sydney, per l’elab ora-zione dello studio, ha incrociato idati raccolti fino al 22 maggio dalleagenzie statistiche e dai grandi data-base sui commerci internazionalilungo la catena di rifornimenti che siestende per 221 Paesi.

In chiave futura, in compenso,l’Organizzazione per la cooperazio-ne e lo sviluppo economico (Ocse)ha annunciato, attraverso gli Indica-

tori compositi avanzati (Ica) che an-ticipano di 6-9 mesi le tendenze eco-nomiche, un «netto miglioramentorispetto al rallentamento senza pre-cedenti raggiunto nel momento piùacuto della crisi attuale ad aprile, mala ripresa resta fragile, perché c’è an-cora incertezza sulla possibilità difuture misure di riconfinamento».

Secondo gli esperti i coronavirusdiffusisi negli ultimi 20 anni (sars,mers e covid-19) insieme all’eb ola,all’hiv e all’influenza aviaria hannoavuto origine da virus animali. Un

quadro che bisognerà evitare in futu-ro, con l’eventuale comparsa di nuo-vi virus, predisponendo un sistemaglobale di monitoraggio degli ani-mali selvatici.

Intanto ieri, in tema di politicaambientale, il segretario generaledelle Nazioni Unite, António Guter-res, ha lanciato un appello a «tutti ileader a scegliere la via dell’e n e rg i apulita», nei rispettivi piani nazionalidi rilancio economico post covid-19.Guterres ha esortato i singoli Paesi abandire il carbone e i sostegni alle

energie fossili. «Non c’è piu spazioper il carbone nei piani di ripresaeconomica post covid», ha dichiara-to Guterres, in un messaggio videorivolto ai ministri dei Paesi riunitidall’Agenzia Internazionale del-l’Energia (Aie). Intervenendo on-lineal Summit delle transizioni versouna energia pulita, il numero unodel Palazzo di Vetro ha invitato tuttii leader a scegliere le energie puliteper «tre ragioni vitali: la salute, lascienza e l’economia».

NOSTREINFORMAZIONI

Il Santo Padre ha nominatoMembro Ordinario dellaPontificia Accademia delleScienze Sociali l’IllustrissimoProfessore Pedro MorandéCourt, Professore Emerito diSociologia presso la Pontifi-cia Università Cattolica delCile (Cile).

Il Santo Padre ha nomina-to Membro Ordinario dellaPontificia Accademia delleScienze Sociali l’Illustre Pro-fessore Mario Draghi, giàPresidente della Banca Cen-trale Europea (Italia).

Il Santo Padre ha nomina-to Membro Ordinario dellaPontificia Accademia delleScienze Sociali l’Illustre Pro-fessoressa Kokunre Adeto-kunbo Agbontaen Eghafona,Professoressa di Sociologia eAntropologia presso l’Uni-versità di Benin (Nigeria).

L’Onu denuncia anche la presenza di un numero sempre più alto di mercenari

Aumentano le ingerenze straniere in LibiaTRIPOLI, 10. Il segretario generaledelle Nazioni Unite, António Guter-res, ha denunciato al Consiglio di si-curezza dell’Onu che le ingerenzestraniere in Libia hanno raggiuntolivelli senza precedenti. E con esse siregistra anche «un numero semprepiù alto di mercenari coinvolti neicombattimenti». Bisogna dunquemettere fine quanto prima al conflit-to in questo Paese, ha quindi dichia-rato il segretario generale dell’O nu,sottolineando che la situazione inLibia «è buia».

L’importante incontro di livelloministeriale, al quale ha partecipatoGuterres, ha riunito i membri delConsiglio di Sicurezza dell’Onu coni partecipanti della Conferenza diBerlino sulla Libia per promuoverela missione Unsmil e discutere iprossimi passi fondamentali. Eranopresenti anche i rappresentanti diUnione Europea, Unione Africana,Lega Araba e di diversi Paesi.

«Il tempo non gioca a nostro fa-vore — ha spiegato Guterres —. Ilconflitto in Libia è entrato in unanuova fase, con interferenze straniereche raggiungono livelli senza prece-denti». In particolare, l’Onu si dicepreoccupata per l’allarmante accu-mulo di materiali militari nel Paese,in palese violazione dell’e m b a rg osulle armi imposto proprio dalle Na-zioni Unite.

Nel frattempo, il numero totaledegli sfollati interni ammonta a piùdi 400.000 persone. L’arrivo del co-vid-19 rappresenta un ulteriore peri-colo e la carenza di kit per i test sul-la positività al coronavirus non per-mette di conoscere la vera portatadella pandemia nel Paese.

Guterres ha tuttavia assicurato chel’Onu continuerà a lavorare con leparti in conflitto per raggiungere uncessate il fuoco e per riprendere unprocesso politico che ponga fine aicombattimenti e al collasso economi-co in cui è sprofondata la nazionenonostante le grandi riserve petroli-f e re .

Sulla crisi libica si è espresso an-che il ministro degli Esteri tunisino,Noureddine Erray, intervenendo invideoconferenza al Consiglio di sicu-rezza delle Nazioni Unite. «La con-tinua instabilità e lo stallo del pro-cesso politico in Libia costituisceuna minaccia diretta per la pace e lasicurezza nella regione e nel mon-do» ha affermato.

Erray ha poi ricordato la posizio-ne coerente della Tunisia sulla que-stione libica, di incoraggiamento peruna soluzione politica nel quadro

dell’impegno per la legalità interna-zionale, si legge ancora in una notadel ministero degli Esteri di Tunisi.Il ministro ha anche annunciato chela Tunisia ha aderito al gruppo diazione umanitaria scaturito dallaConferenza di Berlino e ha espressosoddisfazione per l’adozione unani-me della risoluzione 2532 (2020) delConsiglio di sicurezza, proposta daTunisia e Francia, che prevede uncessate il fuoco per almeno 90 giorniconsecutivi per contrastare la diffu-sione del coronavirus.

Intanto, però, non si placano letensioni nel Paese nordafricano. Laregione di Janzour, ad ovest di Tri-poli, è stata oggi teatro di scontri tramilizie affiliate al Governo di accor-do nazionale (Gna), a causa di unadisputa per il controllo di alcunestazioni di servizio di carburante. Lorendono noto fonti locali, precisan-do che gli scontri sarebbero avvenutia meno di 5 km dalla sede dell’Un-smil e avrebbero causato una decinadi vittime.

Il più grave massacro compiuto in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale

L’orrore di Srebrenica venticinque anni dopo

SREBRENICA, 10. Ricorre domani ilventicinquesimo anniversario delmassacro nella cittadina bosniaca diSrebrenica, una delle pagine piùbuie dell’Europa. La strage, durantela guerra in Bosnia ed Erzegovina,si consumò nel giro di pochi giorni,dal 6 all’11 luglio del 1995, sotto gliocchi dell’opinione pubblica,dell’Europa e del mondo intero.All’arrivo delle unità dell’e s e rc i t odella Repubblica serba di Bosniaed Erzegovina, guidate dal generaleRatko Mladić (con l’appoggio diun gruppo paramilitare), tutti i cit-tadini maschi di Srebrenica dai 12ai 77 anni vennero radunati, portatifuori dalla cittadina, uccisi e poigettati in fosse comuni. I morti,principalmente uomini e ragazzibosniaci di fede islamica, furonopiù di 8.000 (8.372 secondo le sti-me ufficiali). La strage di Srebreni-ca, che al momento dell’eccidio sitrovava sotto la protezione di uncontingente olandese delle NazioniUnite, situato a Potočari, è statodefinito il più grave massacro com-piuto in Europa dalla fine della se-conda guerra mondiale.

La lunga odissea di Juniò

Una casalontano da casa

ENRICA RIERA A PA G I N A 2

«La Civiltà Cattolica»e Georgetown University

Il passaporto, il libropiù bello del mondo

MARCO BELLIZI A PA G I N A 3

RileggendoJohn Henry Newman

SI LV I A GUSMANOE MAU R I Z I O SCHOEPFLIN A PA G I N A 5

L’avventura della fede

Un eroeper le Pampas

GENEROSO D’AGNESE A PA G I N A 6

La memoria liturgica

San Benedettoe l’uomo europeo

DO N AT O OGLIARI A PA G I N A 8

ALL’INTERNO

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 sabato 11 luglio 2020

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Proseguono le consultazioni

Resta lontana l’intesasul Recovery fund

Dopo una lunga odissea Juniò torna ad abbracciare la mamma

Una casalontano da casa

BRUXELLES, 10. Ad una settimanadal vertice europeo su Recoveryfund (e sul bilancio 2021-2027), restalontana l’intesa sul piano economicodi aiuto ai Paesi più colpitidall’emergenza sanitaria da covid-19.

Il cancelliere tedesco, AngelaMerkel, il presidente del Consigliodei ministri italiano, Giuseppe Con-te, il premier portoghese, AntónioCosta, e il presidente del Governospagnolo, Pedro Sánchez, hanno in-contrato, o incontreranno, il primoministro olandese, Mark Rutte, lea-der del gruppo di Paesi del Nord —assieme ad Austria, Danimarca eSvezia — che si oppongono al Reco-very fund. La missione di Merkel (inqualità di presidente semestrale diturno dell’Unione europea), Conte,Costa e Sánchez è quella di “convin-c e re ” Rutte della bontà dell’op era-zione per il rilancio economico post-covid, sperando così in un effetto acascata su Vienna, Copenaghen eSto ccolma.

Ma le posizioni restano moltolontane e l’impresa è ardua. In po-chi, infatti, si fanno illusioni. A ciòbisogna aggiungere anche la contra-rietà al Recovery fund dei Paesiorientali del Gruppo di Visegrád,Ungheria in testa.

Merkel ha incontrato Rutte ieri aBerlino assieme al presidente delConsiglio europeo, Charles Michel,che stamane ha esposto la sua pro-posta negoziale per raggiungereun’intesa. «La Germania ed i PaesiBassi stanno bene solo se sta benetutta l’Europa. Ma credo sia impor-tante che il Recovery fund sia legatoa delle riforme», ha insistito il pre-mier olandese, tornando sul temacaldo della governance, a cui la nuo-va ricetta di Michel mette mano,dando più voce agli Stati (in Consi-glio) con decisioni a maggioranza.Oggi, a varcare la soglia della Cat-shuis, all’Aja, sarà Conte, per ribadi-re a Rutte la necessità di «una deci-sione politica ambiziosa e non uncompromesso al ribasso, o di bassoprofilo». Seguiranno, sulla stessa li-nea, lunedì Costa e Sánchez.

Nel presentare la proposta, Mi-chel spera di invogliare l’olandese edi suoi alleati a trattare passando da

un bilancio Ue più snello, intornoall’1,07 per cento del prodotto inter-no lordo (a metà tra l’1,09 per cento,ovvero 1.074 miliardi, messo sul ta-volo a febbraio e l’1,05 per centochiesto dai Paesi del Nord); dallaconferma di quei rebates (forma dicorrezione della contribuzione albudget) che molti altri partner Ueinvece vorrebbero eliminare; e dauna diversa chiave di allocazionedelle risorse del Recovery fund (divi-sa in due tranche, 70 per cento per il2021 e 2022, e 30 per cento per il2023 sulla base di parametri diversi).

Ma i nodi centrali restano. In par-ticolare, sono enormi le divergenzedi posizioni sulla grandezza del Re-covery Fund — 750 miliardi di euro— e sulla sua suddivisione, tra 500miliardi di trasferimenti a fondo per-duto e 250 di prestiti, che la propo-sta di Michel lascia immutata e chevedono l’Italia primo beneficiario(con 173 miliardi).

Anche il cancelliere austriaco,Sebastian Kurz, come pure il presi-dente della Banca centrale europea,Christine Lagarde, si sono detti po-co convinti sul raggiungimento diun accordo nel summit del 17-18 lu-glio a Bruxelles, quanto, piuttosto,su un nuovo vertice, a fine mese, an-cora da convocare e comunque pie-no di incognite.Il presidente del Consiglio europeo (Afp)

di ENRICA RIERA

«P rovo emozione. Provofelicità. Ho ritrovato ilmio bambino». Dopo

l’abbraccio che ha commosso l’Ita-lia, l’ivoriana Aisha Binate, 21 anni,pronuncia queste parole. Lei e lafiglia Rama, detta Princesse, allafrancese, hanno finalmente trascor-so la notte con Mohammed Junior,per tutti Juniò, nel centro d’acco-glienza per richiedenti asilo di Iso-la Capo Rizzuto, in provincia diCrotone. Non lo facevano da settemesi. Il piccolo, 6 anni come Ra-ma, ha, infatti, compiuto la traver-sata nel Mediterraneo da solo.

Dalla Libia all’Italia senza mam-ma né papà (deceduto, appunto inLibia, probabilmente perché uccisoo vittima di un incidente sul lavo-ro), Juniò è stato prima messo insalvo sulla Sea Watch, poi imbar-cato, per la quarantena di due set-timane, sulla Moby Zazà e, alla fi-ne, lo scorso martedì 7 luglio, si èricongiunto con il resto della fami-glia. Ora, nel Cara calabrese, men-tre gioca con una tigre e un orso dipeluche insieme alla gemella, ascol-ta la mamma raccontare la suaesperienza, una favola, una storia,fortunatamente, a lieto fine.

«Ho lasciato — dice Aisha colsuo francese dolce — la Costad’Avorio per la Libia nel 2018. Agennaio 2020 sono arrivata in Ita-lia. Con me, però, c’era solo Prin-cesse, non potevo portare sul gom-mone tutti e due i gemelli». E Ju-niò? «Rimasto in Libia — chiosa lagiovane donna — insieme alla miaamica Mariam, con la quale, soloinizialmente, sono riuscita a mante-nere i contatti telefonici. In segui-to, non ho avuto più notizie: misono disperata». «Tempo dopo —prosegue — ho scoperto, grazie aun’altra ivoriana conosciuta in Li-bia, che la mia amica e mio figliostavano raggiungendo l’Italia».Erano a chilometri di distanza dal-la prigionia, dai conflitti. Direzionelib ertà.

È una volta ripresi i contatti conJuniò che, così, in Aisha si riaccen-de la speranza. «Mentre lui erasulla Moby Zazà — racconta — mimostrava i suoi disegni. Raffigura-vano la nostra famiglia, me, Ramae suo padre. Io, invece, gli cantavouna ninna nanna, che al momentonon riesco a tradurre in francese, è

nella mia lingua madre, una can-zoncina che veniva recitata a me,da bambina, per cullarmi. Grazie aquei disegni, a quella ninna nannache ha ascoltato, sono sicura chemio figlio sia sempre stato corag-gioso: Mariam, del resto, me loconferma, dice che Juniò, nel corsodella traversata, ha dato anche a leila forza di andare avanti, di farce-la».

Qualche secondo dopo, arrivapure la conferma del diretto inte-ressato. «Ho avuto coraggio — diceil piccolo — perché volevo rivederemia mamma». Poi torna a giocarecon Rama, sorridono, si abbraccia-no, si scambiano i pupazzi chehanno in mano; alle loro spalle siintravedono altri disegni: attaccatialle pareti, i fogli raffigurano moltecase, una casa grande, una casapiccola, una casa gialla. Una casalontano da casa.

Nel frattempo, in attesa del tra-sferimento da Crotone a Roma, Ai-sha rende anche noto che «sarà du-ra lasciare Mariam, lei ha una bam-bina di tre mesi, che guarda casoha chiamato Aisha, ed è diventatacome una sorella. Ma bisogna pen-sare al futuro di Juniò e Rama».Un futuro migliore, diverso. «Miauguro che il domani sia bello so-prattutto per i miei figli, non tantoper me». Ecco che, a questo punto,Aisha si intristisce, lo sguardo di-venta basso, si copre con le lunghetreccine, sembra che queste, na-scondendole schiena, braccia e par-te del viso, la proteggano dai bruttipensieri. Ci pensano, tuttavia, Ju-niò e Rama a tirarla su: interrom-pono la mamma per dire un po’dei loro sogni e suscitare la simpa-tia dei presenti per la loro sponta-neità. Cosa volete fare da grandi?«Gli avvocati, oppure i poliziotti oi militari», rispondono entrambi,abituati ormai ad essere circondatida uomini e donne in divisa.

Con Aisha, i piccoli e l’amicaMariam, nella stanza del centrod’accoglienza, quella da cui è incorso la videochiamata, ci sono an-che la psicologa e operatrice dellaCroce rossa italiana – Comitato diCrotone, Elvira Anania, la media-trice linguistica e culturale DanielaCondemi e il direttore del Cara diIsola Capo Rizzuto, Mario Sini-scalco. Tutti loro — operatori, vo-lontari del centro e della Cri, auto-rità territoriali in Sicilia e in Cala-bria — hanno costantemente lavora-to per riunire la famiglia.

«Nonostante sia il nostro mestie-re, nonostante l’allenamento e laprofessionalità, assistere alle video-chiamate tra Juniò e Aisha è statodifficile, toccante. Per quell’abbrac-cio, quello che avete visto tutti intelevisione, sui giornali o sui social,abbiamo tifato fortemente», affer-ma Anania. La segue Siniscalco (ilCara di cui è alla guida conta at-tualmente 750 persone) che dichia-ra: «Quando qui sono arrivati i trepullman, mi sono fiondato alla ri-cerca di Juniò. Solo dopo averlovisto mi sono rasserenato: il centrod’accoglienza è come un paese eoggi il paese è in festa».

Una festa in cui si celebra il ri-torno alla vita (Aisha, d’a l t ro n d e ,significa “vivente”) di Juniò, ilbambino dei disegni dove sono cu-stoditi i sogni.

L’irlandeseD onohoe

eletto presidentedell’Eurogrupp o

BRUXELLES, 10. Il ministro irlandesedell’Economia, Paschal Donohoe, èstato eletto ieri alla guida dell’E u ro -gruppo. Sarà in carica per un man-dato di due anni e mezzo, rinnova-bile. Nella votazione Donohoe habattuto la spagnola Nadia Calviño,data ampiamente per favorita.

Nessuna svolta di genere, quindi,per la presidenza dell’Eurogrupp o,che dal suo avvio ha avuto solo pre-sidenti uomini. Ma la svolta politicainvece c'è: Donohoe, infatti, è dellafamiglia dei popolari, che da mesispingono per avere quella posizioneche è stata fino ad oggi dei socialisticon il portoghese Mário Centeno.

Ora sarà l’irlandese ad indicareall’Europa la strada da prendere pertornare a crescere riducendo le diver-genze che frenano il mercato unico eaumentano disparità e litigi tra Stati.Donohoe, 45 anni, ministro delle Fi-nanze a Dublino da tre anni, è con-siderato dagli analisti un gestoreprudente del bilancio, che ha ripor-tato l’Irlanda all’interno delle regoleeuropee dopo una profonda reces-sione. Da presidente dell’E u ro g ru p -po, Donohoe sarà chiamato a parte-cipare ai vertici europei, a partire daquello della prossima settimana sulRecovery fund, per descrivere la si-tuazione della zona euro e raccoglie-re gli input dei leader. «Le sfide so-no grandi ma sono fiducioso chetutti insieme le supereremo», ha di-chiarato il neo eletto presidente.

Contro le nuove misure restrittive per fronteggiare il covid-19

Non si placano le proteste in Serbia

Un momento delle proteste nella capitale serba (Reuters)

La Santa Sede auspicamaggiore cooperazione sugli sfollati interni

Consulta: irragionevole negareiscrizione all’anagrafe ai richiedenti asiloROMA, 10. E’ irragionevole la nor-ma del primo decreto Sicurezza —voluto nel 2018 dall’allora presi-dente del Consiglio dei ministriitaliano, Matteo Salvini — che vie-ta l’iscrizione all’anagrafe ai richie-denti asilo. Lo ha stabilito ieri laConsulta, che ha esaminato lequestioni di legittimità costituzio-nale sollevate dai Tribunali di Mi-lano, Ancona e Salerno sulla di-sposizione relativa ai migranti.

Secondo i giudici, la norma«non agevola il perseguimentodelle finalità di controllo del terri-

torio dichiarate dal decreto Sicu-rezza» e, soprattutto, provoca una«disparità di trattamento», perché«rende ingiustificatamente più dif-ficile ai richiedenti asilo l’accessoai servizi che siano anche ad essigarantiti». La Corte ha rilevatouna duplice violazione dell’artico-lo 3 della Costituzione, secondocui tutti i cittadini hanno pari di-gnità sociale e sono eguali davantialla legge, senza distinzione di ses-so, di razza, di lingua, di religio-ne, di opinioni politiche, di condi-zioni personali e sociali.

BELGRAD O, 10. Non si fermano inSerbia le proteste, spesso violente,innescate dalla decisione del presi-dente, Aleksandar Vučić, di intro-durre nuove misure restrittive perfronteggiare il covid-19.

Nel Paese balcanico la situazioneepidemiologica è tornata rapida-mente a peggiorare negli ultimigiorni, con un gran numero di con-tagi e decessi. A Belgrado si regi-stra la crisi più critica, con forte au-mento dei malati e ospedali pieni, econ progressivo incremento dei pa-zienti in terapia intensiva.

Le misure decise da Vučić per lacapitale sono tre: divieto assoluto diraduno con più di dieci persone siaal chiuso che all’aperto; ristoranti,bar, caffè e negozi dovranno indica-re con precisione la quantità di per-sone consentite al loro interno, nelrispetto della formula di una perso-na per quattro metri quadrati; chiu-sura dei locali dalle 21 alle 6 se alchiuso, dalle 23 se con terrazza ospazio all’aperto. Quest’ultima mi-sura riguarda anche negozi e centric o m m e rc i a l i .

Contro i provvedimenti, decinedi migliaia di persone si sono radu-nate davanti al Parlamento, scon-trandosi ripetutamente con le forzedell’ordine in assetto antisommossa.

Anche nella notte, numerosi di-mostranti hanno stazionato neipressi dell’edifico dell’Assemblea le-gislativa. La manifestazione si èsvolta in maniera pacifica e senzagli scontri e le violenze dei giorni

precedenti. Solo in un momento viè stato il tentativo di provocare in-cidenti, hanno indicato giornalistisul posto, ma è stato subito soffo-cato dagli stessi dimostranti.

Anche se le nuove misure nonprevedono tuttavia la reintroduzio-ne del coprifuoco, la tensione rima-ne comunque alta. Non lontano dalParlamento si trovano la sede dellaPresidenza, il Municipio di Belgra-

do e la sede della televisione pub-blica Rts, tutti luoghi fortementepresidiati dalle forze dell’o rd i n e .Analoghe manifestazioni di protestasi sono svolte a Novi Sad, Niš,K ru ševac, Valjevo e Kragujevac.

Il premier, Ana Brnabić, ha lan-ciato un appello a soprassedere perora a proteste e manifestazioni dipiazza. «Cerchiamo prima di scon-figgere il coronavirus», ha detto.

GINEVRA, 10. La Santa Sede, trami-te l’arcivescovo Ivan Jurkovič, os-servatore permanente presso l’Uffi-cio delle Nazioni Unite ed Istitu-zioni specializzate a Ginevra, ha ri-chiamato ieri la comunità interna-zionale alla «genuina cooperazio-ne» per risolvere con urgenza ilproblema degli sfollati interni.

Monsignor Jurkovič, intervenen-do alla 44ª sessione del Consiglioper i diritti umani in corso fino al17 luglio nella città svizzera, ha in-vitato all’elaborazione di una corni-ce giuridica chiara sulle responsabi-

lità degli Stati che «assicuri la loroeffettiva protezione, ottenga solu-zioni durevoli e in ultima istanzasalvi vite umane».

Una particolare attenzione è sta-ta dedicata alle particolari condi-zioni, tra gli sfollati interni, dei piùvulnerabili, le persone con disabili-tà. Queste infatti, anche per la crisisanitaria legata alla pandemia dicovid-19, hanno maggiori difficoltàall’accesso alle informazioni e al-l’assistenza umanitaria «con conse-guenti disuguaglianze e maggioririschi per la loro protezione».

Page 3: Persi 147 milioni di posti di lavoro a causa della pandemia e i … · 2020. 7. 10. · L’Onu denuncia anche la presenza di un numero sempre più alto di mercenari Aumentano le

L’OSSERVATORE ROMANOsabato 11 luglio 2020 pagina 3

Le Giornate internazionali del Mediterraneo e della popolazione richiamano l’attenzione sul dramma dei migranti

Quel Mare Nostrum diventato globale

Webinar di «La Civiltà Cattolica» e Georgetown University

Il passaporto, il libropiù bello del mondo

di MARCO BELLIZI

«H o il passa-porto: il li-bro più bello

del mondo». Così scrive-va Hannah Arendt, dopoaver ricevuto (nel 1951) lacittadinanza statunitense.Lei, che comunque non sisentiva americana, avevaben chiaro cosa significas-se non appartenere a nes-suna collettività politica.«Ci è stato amichevol-mente ricordato che ilnuovo paese sarebbe di-ventato una nuova casa;poi, dopo quattro setti-mane in Francia o sei set-timane in America, si èpreteso che fossimo ofrancesi o americani»,scriveva la filosofa ebreanelle sue riflessioni del1943, intitolate Noi profughi. Nonera una questione di tempo; di set-timane, di mesi o di anni. Nel ri-gettare il termine stesso di “p ro f u -go” (a favore, a suo parere, del piùcorretto “immigrato” o, ancora me-glio, “nuovo arrivato”) Arendt cen-trava il punto della questione cosìcome si sarebbe posta quasi ottantaanni dopo.

Oggi nel mondo ci sono 10 mi-lioni di apolidi, in gran parte rifu-giati. Se nel passato le difficoltà dei“senza passaporto” erano legate so-prattutto all’impossibilità di avereuna cittadinanza, oggi la questioneè ben più articolata, andando inevi-tabilmente a toccare la definizionestessa di Stato. «La cittadinanzaandrebbe considerata come fenome-no — spiega il sociologo GiovanniMoro — come punto di osservazio-ne della realtà. Un fenomeno com-plesso. E dinamico». Non si puòaffrontare il tema con le categorieconcettuali e giuridiche proprie de-gli Stati nazionali, così come conce-pite a partire dal XVI secolo e ag-giornate nel XX . Bisogna andare ol-tre, in qualche modo. Intanto co-minciando a parlarne. «La CiviltàCattolica» e la Georgetown Univer-sity, nell’ambito del ciclo di incontrisulle «Questioni di civiltà», che siterrà per tutto il 2020, hanno orga-nizzato un webinar dedicato al«Futuro della cittadinanza». Oltreallo stesso Moro, vi hanno parteci-pato il direttore del periodico, pa-dre Antonio Spadaro, Debora To-nelli, rappresentante a Roma della

Negli Stati Uniti oltre 65.000 contagi in un giorno

Fauci proponeun ritorno al lockdown

WASHINGTON, 10. Negli Stati Unitila popolazione è seriamente preoc-cupata per l’arrivo, dopo l’estate,di una seconda ondata di contagidi covid-19. Ma la verità, stando aquanto dichiarato più volte negliultimi giorni dal dottor AnthonyFauci — direttore del National In-stitute of Allergy and InfectiousDisease — è che gli Usa sono «nelpieno della prima ondata» pande-mica, e gli Stati più colpiti «do-vrebbero seriamente considerare unnuovo lockdown». La riaperturadel paese è avvenuta «saltando tut-ti i passaggi raccomandati», ha am-messo il virologo figura di spiccodella task force nazionale contro ilcoronavirus. L’immunologo statu-nitense ha osservato come sia alto

il rischio che in autunno la situa-zione possa degenerare, se già oranon si riesce a bloccare la diffusio-ne del virus.

A supporto delle dichiarazioni diFauci, ieri sera il bollettino quoti-diano stilato dalla Johns HopkinsUniversity ha registrato un altro re-cord di nuove infezioni, oltre65.500. Il numero totale di casi re-gistrati nel Paese dall’inizio dellapandemia è ora superiore a 3,11 mi-lioni. Gli esperti temono che lacurva dei decessi possa seguire pre-sto l’andamento di quella dellenuove infezioni. Nelle ultime 24ore sono state circa mille le perso-ne morte per cause riconducibili alcovid-19, portando il dato comples-sivo delle vittime a 133.195 unità.

Nella Repubblica Democratica del Congo

Uccisi venti civilinella provincia dell’Ituri

KINSHASA, 10. Cresce l’i n s i c u re z z anella Repubblica Democratica delCongo. Almeno venti civili sonostati uccisi mercoledì scorso, precisa-mente nella provincia dell’Ituri, anord-est del Paese, dove centinaia dipersone sono bersaglio delle violen-ze da parte di gruppi armati. LaCorte penale internazionale (Cpi)afferma che potrebbero essersi veri-ficati crimini contro l’umanità.

L’attacco è avvenuto poco primadell’alba a Djugu, a nord di Bunia— capoluogo della provinciadell’Ituri — epicentro della violenza.Lo rivelano fonti locali. Resta peròancora provvisorio il bilancio dellevittime. Il massacro è stato attribui-to alla milizia Cooperativa per losviluppo del Congo (Codeco), atti-va nella regione e responsabile dinumerose uccisioni nell’a re a .

Codeco è composta principal-mente dal gruppo etnico Lendu,agricoltori in storico contrasto congli allevatori e commercianti di etniaHema. Centinaia di persone hanno

perso la vita nelle provincie delNord Kivu, del Sud Kivu e dell’Itu-ri dallo scorso ottobre, quando leforze armate hanno lanciato un’of-fensiva contro i gruppi armatinell’area orientale del Paese. Da giu-gno 2018, centinaia di migliaia dipersone sono state costrette a fuggi-re dalle violenze nella provincia diIturi, causando un numero di sfolla-ti pari oltre 1,2 milioni di persone.Inoltre, secondo l’Onu, tra ottobre2019 e maggio 2020, almeno 530 ci-vili sono stati uccisi da gruppi ar-mati.

L’Alto commissario dell’Onu peri diritti umani, Michelle Bachelet,ha parlato di «crimini contro l’uma-nità e crimini di guerra» dopo avervisitato a gennaio la regione di Bu-nia. La maggior parte delle vittime— spiega — apparteneva alla comu-nità degli Hema. A sua volta, laCorte penale internazionale ha af-fermato che queste uccisioni potreb-bero costituire crimini che ricadononella sua sfera di competenze.

Trump deve rendere pubblicala sua dichiarazione dei redditi

WASHINGTON, 10. La Corte suprema degli Stati Uniti, accettando la ri-chiesta di un procuratore distrettuale di Manhattan, New York, ha emes-so ieri una sentenza con cui costringerà il presidente Trump a renderepubblica la propria dichiarazione dei redditi.

La sentenza, scritta dal giudice supremo John Roberts e arrivata con ilvoto favorevole di sette giudici su nove, ha respinto l’idea che Trump ab-bia un’immunità assoluta dalle indagini penali mentre è in carica. Sulfronte politico, nonostante Trump abbia denunciato di essere vittima diuna "persecuzione", per aver subito un trattamento che nessun altro presi-dente Usa ha ricevuto, l’attuale inquilino della Casa Bianca può vantareun successo perché appare improbabile che le informazioni possano esse-re acquisite o svelate prima delle elezioni. Secondo gli analisti un’imme-diata pubblicazione dei documenti relativi ai redditi di Trump avrebbepotuto danneggiare la campagna per la sua rielezione.

Il Mali rischiail disastroumanitario

In Sudancambiano

sette ministri

BA M A KO, 10. Gli attacchi mortalicontro civili da parte di gruppi ar-mati nel Mali centrale potrebberoprovocare un disastro umanitario.Lo denuncia di Amnesty Interna-tional in un comunicato, in cuichiede una maggiore protezioneper i civili dai brutali attacchi, de-finiti come «crimini di guerra».L’organizzazione chiede ancheun’indagine immediata sulle ucci-sioni di almeno 32 abitanti del vil-laggio di Bankass da parte di ag-gressori armati lo scorso luglio.

Il perpetrarsi degli attacchi du-rante la stagione delle piogge, checulmina a luglio e agosto, potreb-be compromettere il diritto al lavo-ro e alla vita di molti agricoltori,aggiunge l’organizzazione. «Unaparte sostanziale della popolazionedel Mali centrale dipende per ilproprio sostentamento dal lavorosvolto durante la stagione dellepiogge».

KHARTOUM, 10. Il primo ministrodel Sudan, Abdalla Hamdok, haeffettuato un rimpasto di governo,sostituendo sette ministri in segui-to alle proteste della scorsa setti-mana contro la presunta lentezzadel processo di riforme dopo il ro-vesciamento del presidente Omaral Bashir. I manifestanti chiedonomigliori «prestazioni» da parte deileader e di accelerare i cambiamen-ti. Lo hanno reso noto le autorità.

Sei ministri si sono dimessi:Esteri, Finanze, Energia, Agricol-tura, Trasporti e Risorse zootecni-che. Il ministro della Salute è statoinvece rimosso. Il 30 giugno, deci-ne di migliaia di persone avevanosfidato il coprifuoco, imposto dallapandemia, per manifestare il loromalcontento nei confrontidell’azione di governo. La prossi-ma mossa attesa è ora la nominadi alcuni governatori statali

Georgetown University, Angela Ta-raborrelli, docente di filosofia poli-tica presso l’Università di Cagliari,e lo storico Rupert Graf Stracht-witz. «Il paradigma novecentescodella cittadinanza — ha spiegato an-cora Moro — è un modello canoni-co, legato a un concetto di apparte-nenza essenzialmente nazionale».Gli elementi classici della cittadi-nanza, secondo il sociologo, sonotre: l’appartenenza, appunto, i dirit-ti e i doveri ad essa legati e la par-tecipazione alla definizione delle re-gole della comunità politica. «Que-sto modello non funziona più. Ba-sti pensare alle questioni legate allemigrazioni, alla perdita dei poteridegli Stati a favore delle organizza-zioni sovranazionali, alla stessa con-fusione di identità nazionali. La cit-tadinanza è in corso di trasforma-zione, anche se al momento non so-no stati trovati modelli alternativi».In questo scenario, il confronto suius soli e ius sanguinis rischia di ap-parire come una sterile battaglia diretroguardia. Gli orizzonti sonocambiati. Sembrano non bastarepiù neanche i richiami al diritto na-turale. Né risolve, ovviamente, pro-clamarsi sic et simpliciter, “cittadinidel mondo”. Serve altro. PadreSpadaro ha suggerito come spuntodi riflessione il Documento sulla Fra-tellanza umana per la pace mondialee la convivenza comune firmato daPapa Francesco e dal Grande Imamdi Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, il 4febbraio 2019 ad Abu Dhabi. È lamatrice sulla quale agire, un concet-to di fratellanza che sembra avere lasua naturale evoluzione in quello dimoderna cittadinanza, ha ricordatoil gesuita. Compito degli scienziatiè tradurlo in pratica. Angela Tara-borrelli ha illustrato cosa si intende,per esempio, per “cittadinanza co-smop olita”: un insieme di pochi di-ritti fondamentali che coesistonocon la cittadinanza nazionale. Seb-bene infatti il giurista Hans Kelsenritenesse quest’ultima un istitutonon necessario allo Stato e il poli-tologo canadese Joseph Carens sispinge a ritenerla addirittura un“privilegio feudale”, risulta ancoraimpensabile, ad oggi, superare tuttele ricadute pratiche della sua nega-zione. Come spesso accade, la solu-zione riposa nelle intime aspirazioniumane: «In fondo — ha affermatoancora Taraborrelli — si dovrebbeanche parlare di cittadinanza mora-le: sentirsi “cittadini del mondo”,sentire di avere dei doveri anche neiconfronti di chi non fa parte dellanostra comunità». Difficile a farsi.«Bisogna tenere a mente che alcentro della cultura europea — haricordato Graf Strachtwitz — c’èsempre l’uomo con la sua indivi-dualità irreversibile. Non è solo unpensiero etico ma anche una tradi-zione politica, accanto al concettodella responsabilità dello Stato perla protezione dei propri cittadini.Ma oggi le cose stanno cambiando.Ci sono sempre più persone conpiù passaporti, così come la stessacittadinanza talvolta ha una dimen-sione localista (come in Germania oanche in Italia) o sovranazionale, oaddirittura esprime un’appartenen-za a una collettività diversa, a grup-pi della società civile (i giovani sisentono membri, per dire, di Fr i d a yfor future piuttosto che di una col-lettività nazionale), a una comunitàreligiosa (vediamo cosa accade conl’islam). In questo processo, diffici-le, le religioni hanno un’imp ortanzafondamentale. Una cosa è certa: or-mai nessuno dei nostri problemi sipuò risolvere all’interno dei confininazionali». Insomma, che lo si vo-glia o no, come dimostra anche l’at-tuale pandemia, siamo tutti fratellidi sventura. Che lo si diventi anchedi ventura, come sempre, dipendesolo da noi.

di SI LV I A CAMISASCA

A distanza di pochi giorni ca-dono la Giornata internazio-nale del Mar Mediterraneo e

quella della Popolazione, quest’ulti-ma indetta dall’Onu in commemo-razione delle migliaia di vite persetra le onde del Mare Nostrum. Nul-la, più del Mediterraneo, nel corsodei millenni, ha unito e diviso, ac-colto e seppellito, genti e civiltà.Storicamente eterogeneo, questocuore blu vive di relazioni umane,politiche e commerciali profonda-mente omogenee, che valicano la di-mensione puramente geografica,proiettandosi nel mondo slavo, ara-bo, iraniano ed africano.

Secondo Maurice Aymard, il Me-diterraneo, archiviata la lunga pa-rentesi della pax romana, è divenutonei secoli teatro di innumerevoliconflitti fino a identificarsi oggi co-me un moltiplicatore globale di in-stabilità. Questa sua ultima evolu-zione origina nella grande svolta in-tervenuta nelle migrazioni tra la finedel Novecento e l’inizio del TerzoMillennio. Quando, dopo un secoloe mezzo, cessata la grande ondatamigratoria euro mediterranea trans-oceanica, lungo le sue sponde nuoviflussi si sono messi in moto.

Una catena umana composta daimmigrati economici e richiedentiasilo provenienti non solo dalle sueperiferie nord-africane (Algeria, Ma-rocco o Tunisia), ma anchedall’Africa sub-sahariana. Non piùsolo dal Medio oriente, ma da tuttal’Asia. Oggi il flusso di persone dauna sponda all’altra si è esteso, as-sumendo una portata globale.

È come se il Mediterraneo avessesubito una dilazione, superando lafascia costiera per penetrare nel ven-tre dell’Africa e dell’Estremo orien-

te. «Per fronteggiare un fenomenointercontinentale, occorre schieraresoluzioni globali e unitarie: immi-grati economici e richiedenti asilo,dalla riva sud del Mediterraneo, simuovono verso l’Europa alla dispe-rata ricerca di condizioni di vita mi-gliori o nel tentativo di sopravvive-re» spiega Giuseppe Terranova, do-cente di Geografia Politica ed Eco-nomica, nonché esperto di storiadelle migrazioni e del Mediterraneo(Immigrazione. Cause, Problemi, Solu-zione, Editoriale Scientifica Napoli;Geopolitica delle rotte migratorie. Tracriminalità e umanesimo in mondo di-gitale, Aracne editrice Roma). Comearginare, dunque, un’e m e rg e n z aumanitaria senza precedenti, tenutoconto che la firma della Convenzio-ne di Ginevra del 1951 risale aun’epoca in cui il rifugiato era perlo più un soggetto vittima dello Sta-to di origine, dal quale doveva esse-re protetto.

Oggi a quanti fuggono dallaguerra si sono aggiunti gruppi di ri-fugiati non ritenuti tali in passato,come i perseguitati per la loro federeligiosa o per l’orientamento politi-co, o come le vittime delle conse-guenze dei cambiamenti climatici odelle violenze domestiche. «Discor-so a parte meritano, poi, gli immi-grati economici dal bacino Sud delMediterraneo, che, pur non fuggen-do da conflitti e persecuzioni, tenta-no la strada del mare, sognandol’Europa, terra promessa in cui vive-re dignitosamente» afferma lo stu-dioso. Tutto ciò viene solitamenteletto all’interno di una dinamica dicausa-effetto con il boom demogra-fico dell’Africa sub-sahariana.«Stando ai numeri, l’immigrazioneeconomica non è prodotta dalla so-vrappopolazione — chiarisce Terra-nova — e la crescita demografica

non produrrà alcun ripopolamentonel Vecchio continente, in propor-zioni tali per cui, a metà del secolo,il 20-25 per cento della popolazioneeuropea sarà di origine africana». Inaltre parole, da qui al 2050, l’Africasub-sahariana non potrà generareritmi di sviluppo tali da replicarepercorsi migratori verso l’Europa si-mili a quelli del Messico negli Usa,perché, anche se valesse il detto diPlinio il Vecchio — Ex Africa surgitsemper aliquid novi — quelle genticontinueranno, purtroppo, a lungo aessere così povere da non potere mi-g r a re .

«Applicare un astratto modello divasi comunicanti tra demografia edimmigrazione significa dimenticareche l’Africa sub-sahariana non di-spone delle risorse necessarie perprodurre un’emigrazione di massa,che il 70 per cento del flusso attualeè verso paesi confinanti, il 15 percento verso l’Europa e la parte re-stante verso i paesi del Golfo e gliUsa» sottolinea l'esperto, aggiun-

gendo che, nonostante la fortissimaspinta demografica, «gli immigratisub-sahariani, nei prossimi decenni,potranno al massimo costituire il 4per cento (e non il 25 per cento ipo-tizzato) della popolazione del Vec-chio continente».

Dati che, come sottolinea un re-cente studio del Fondo monetariointernazionale (Fmi), confermanol’Africa troppo debole per una par-tecipazione significativa ai flussidell’immigrazione internazionale.Allargando lo sguardo dal Subsaha-ra al resto del pianeta, si dimostradel tutto inconsistente non solo larelazione di causa-effetto tra sovrap-popolazione ed emigrazione/immi-grazione, ma, soprattutto, la tesi percui i flussi migratori rappresentereb-bero una via di sbocco dei Paesi incui si nasce troppo verso quelli incui si nasce troppo poco.

Se è privo di fondamento inter-pretare l’immigrazione alla luce del-la pressione demografica, resta dachiarire la tesi, spesso autorevolmen-

te sostenuta, secondo cui la crisi de-mografica dei paesi industrializzatili porterebbe a sostenere l’immigra-zione.

Secondo alcuni demografi, permantenere nel 2050 la popolazionea livello del 1995, l’Europa comuni-taria dovrebbe assorbire circa 950mila immigrati ogni anno: 100 milain più di quelli accolti nell’i n t e rodecennio 1990/1999. «L’immigrazio-ne non potrà riequilibrare i fortissi-mi differenziali demografici Nord-Sud dei prossimi decenni — affermaTerranova — inoltre, questa valuta-zione confonde cause con eventuali,tutt’altro che certi, effetti, poichél’immigrazione in aumento non puòcorreggere gli squilibri di una de-mografia calante». L’arrivo di nuovie più giovani nuclei familiari ha, in-fatti, ricadute positive sulle stentatedinamiche demografiche delle popo-lazioni native, ma la ragione chespinge gli immigrati a partire non èquella di riempire le culle vuote deipaesi di destinazione o di ripianarnele traballanti casse pubbliche. Al piùpuò essere una conseguenza.

Sovrapporre le ragioni dell’immi-grazione con quelle di una demo-grafia in sofferenza non aiuta acomprendere perché in Giappone,ad esempio, paese più longevo delpianeta, l’immigrazione è sostanzial-mente inesistente. O, all’opp osto,perché paesi come Usa, Francia oSvezia, il cui tasso di crescita è piùconsistente rispetto alla media delleregioni industrializzate, sono metedi abbondanti flussi migratori.

Infine, che dire delle nazioni eu-ropee dell’Est che negli ultimi anni,a fronte di un vertiginoso crollo de-mografico interno, hanno avuto 20milioni di emigrati (si badi non diimmigrati)?

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 sabato 11 luglio 2020

di SERGIO DI BENEDETTO

Nel lungo tempo dellaquarantena, scandito indiverse fasi a secondadell’andamento delcontagio, si sono levate

voci autorevoli che hanno cercato dioffrire agli uomini smarriti qualcheparola di conforto e lenimento, disperanza e di meditazione. Certo,accanto a queste si sono ascoltateanche voci più legate al contingentee alla superficie, ma le parole chehanno davvero concesso nutrimentoa menti e cuori sono state quelle chesi sono messe a servizio dell’umano,smobilitando narcisismi autoriali eautoaffermazioni culturali, andandoinvece alla scuola dei grandi pensa-tori e offrendoli come guide per imesi della paura e del disorienta-mento.

Tra queste voci autorevoli emergecon quieta forza quella di Carlo Os-

di dare ai nostri gesti il rinnovatosenso dell’attesa, di un “l a rg o ” chetroveremo al fondo, ma al fondo dinoi». Il passo è quello dei sapienti:trasformare l’evento fortuito, nonprevisto, che ha i tratti della soffe-renza, in “o ccasione”: occasione pervivere con maggiore attenzione (nelsenso pieno inteso da Simone Weil)

mito di Filemone e Bauci, tra la sag-gezza di Gregorio Magno — che nel-la Vita di san Benedetto ci invita allacomprensione, cioè all’« a b b r a c c i a read unità» che non si ferma su ciòche ci circonda, ma indirizza all’«in-telligenza interiore» — e la poeticaaltezza di Dante, riletto con la lentedi una meravigliosa pagina di Flan-nery O’ Connor: «Io vorrei essereuna mistica, e anche subito. Nono-stante ciò, caro Dio, concedimi unposto, per piccolo che sia, e fa cheio lo rispetti. Se fossi quella cuicompete di lavare ogni giorno il se-condo gradone, fammelo sapere, e fache io lo lavi con un cuore traboc-cante d’amore», richiamando nel se-condo gradone, che era «tinto piùche perso» (P u rg a t o r i o IX, verso 97)proprio l’ingresso al P u rg a t o r i o dan-tesco. È questo il segno di un’humili-tas che è servizio alla terra, e quindiall’uomo. Così la professione diumiltà di Flannery O’ Connor con-duce il lettore alla sezione delle «vir-tù minime», cioè quelle virtù, umiliappunto, che sono da coltivarsi intempo di sosta obbligata.

Qui si comprende a pieno che la«via di uscita dal confino» indicatada Ossola non è volta a un quietointimismo indifferente all’altro, bensìessa invece comincia dalla cura delsé perché l’uomo diventi poi custodedel volto dell’altro, consapevole che,secondo la nota massima di Tomma-so d’Aquino, «ogni bene è di sé dif-fusivo»: è l’invito a uno sguardo rin-novato, che sappia cogliere il benepersistente, che porta all’emulazione,

sapendo, ad esempio, che il virus haportato a un aumento della solida-rietà, distanziando in tal modo ilnostro tempo dagli egoismi cantatida Tucidide nei mesi della peste ate-niese.

Da quel bene che si dilata si passapoi alle altre virtù: dodici quelle ri-lette, tra cui la pazienza, la simpatia,l’ironia, la cordialità, la dolcezza, ladedizione, così attuale tra le corsiedei luoghi di cura: «Queste giornateci consegnano altre dedizioni, di car-ne sofferente: di suore, infermiere,badanti che muoiono a decine, negliospizi, con i loro assistiti, infermi,spesso neppure più lucidi, inermi».Morti che raccolgono tutta la custo-dia dell’altro, dimenticando il pro-prio io: «Muoiono nella gloria deldévouement, del se vouer, del votarsi,vincolarsi per sempre al fine ultimodell’uomo: la dignità di ogni viven-te». La dedizione è compagna dellaresponsabilità, che è «la capacità dirispondere e dunque di assumerel’iniziativa di un dialogo, di un con-tatto, di una risposta a una richie-sta». Viviamo una società che regi-stra carenze di responsabilità perchémanca di ascolto, perché fatica apraticare «le possibilità di andare in-contro a un numero maggiore dipersone». Questa è la responsabilitàvera, non da intendersi pertanto co-me un mero esercizio di potere e fa-coltà, ma come un vincolarsi «finoal sacrificio», come accade in Cristo,«plenitudine della responsabilità»poiché volle «rispondere di tutti».

Indugiando su queste virtù mini-me (complementari alle piccole virtùdi cui Carlo Ossola ha recentementeparlato ne Il trattato delle piccole vir-tù), l’uomo sarà aiutato a coglierel’occasione presente, valorizzandolacome k a i ro s di nuova civiltà, sancen-do la «fine della società liquida, va-porosa, dedita all’estensione piutto-sto che all’interiorizzazione» e pas-sando dalla contrapposizione tra“globale” e “lo cale” alla dialettica ar-monica e convergente tra “universa-le” e “essenziale”. Perché universaleè «ciò che ci orienta [“uni-versus”]nella stessa direzione, verso uno sco-po comune, a partire dalla stessacondizione umana», mentre «essen-ziale» è «definire la persona singola-re in ciò che ha di più comune e su-

scettibile di condivisione». Dunqueun “io” aperto a un “noi”, e un“noi” che non oblia né calpestal‘’’io”. Si innesta qui la riflessione diOssola sull’Europa, chiamata a nonspegnere la sua più autentica voca-

primato dell’avvenire sulle miserie el’egoismo propri del presente di ogniepoca». Qui stanno le fondamentadell’Europa e le sue ragioni d’e s s e re ,sempre da alimentare, da rinnovare,da rimettere in moto.

Il libro di Carlo Ossola «Per domani ancora. Vie di uscita dal confino»

Guardare fuoriper vedersi meglio dentro

e restituisce esperienzialmente il senso dellabellezza che appartiene a tutta la tradizionefilocalica della spiritualità orientale.

In solitudine, in particolare, la preghiera— meditativa — può condurre alla contem-plazione.

Strutturato in due parti, la prima liturgicae la seconda dogmatica, si compone di 24stanze, di cui quelle di numero dispari, piùestese, prevedono la partecipazione dei fede-li i quali, in risposta a una breve sequenza dinarrazione biblica, variando a ogni versol’invocazione, per 12 volte ripetono cantandola parola di saluto dell’Angelo, «Ave»: Av e ,per Te la gioia risplende / Ave, per Te il dolores’estingue / Ave, salvezza di Adamo caduto /Ave, riscatto del pianto di Eva.... Invariatoper tutte le stanze dispari resta il 13° saluto,a mo’ di antifona formulare di explicit: Av e ,Vergine e Sposa!

Le stanze pari sono tutte più brevi: di soliotto versi, l’ultimo dei quali risuona di una

«Akathistos», l’inno mariano nato nella Chiesa bizantina del V secolo

Una perla preziosissima

«Comincio a constatare quanta partedella mia vita se ne sia andatanella ricerca di un altrove così fugacerispetto alla zolla dell’hic et nunc»Scrive l’autore riflettendosulle implicazioni legateall’emergenza covid-19

Flannery O’Connor, esempio di umiltà, una virtù da coltivare in tempo di sosta obbligata

Janus Genelli, «Filemonee Bauci al tempio» (1801)

Al di là delle divisioni ecclesialiesso offre una sintesi mirabiledel mistero della salvezzanella stretta correlazionetra incarnazione e redenzione

che trovano parole di invocazione comuniper l’umanità tutta nei momenti della festa ein quelli del dolore? Ai conviti di famigliaogni padre desidera vedere riuniti i figli, atavola, anche provenienti da strade lontane eda storie tutte diverse... Il padre aspetta, ilsuo amore chiama nel silenzio; la madre pre-para e li raduna...

Rivolto a Maria, nella quale i due poliumano e divino convergono, nella stanzadella Visitazione di questo inno il piccoloGiovanni in grembo a Elisabetta esprime co-sì la sua esultanza: Ave, o tralcio di santoGermoglio; / Ave, o ramo di Frutto illibato. //Ave, coltivi il divino Cultore, /Ave dài vitaall’Autor della vita. // Ave, Tu campo che fruttiricchissime grazie; / Ave, Tu mensa che portipienezza di doni. // Ave, un pascolo ameno Tufai germogliare; / Ave, un pronto rifugio prepariai fedeli. // Ave, di suppliche incenso gradito; /Ave, perdono soave del mondo. // Ave, clemenzadi Dio verso l’uomo; / Ave, fiducia dell’uomocon Dio, // Ave, Vergine e Sposa!

È questa la «fre-schezza di un pensiero“radicale”, cioè vicinoalle radici, che cerchile linfe direttamentealle radici», un pensie-ro che sappia «puliredai rovi, per aprire» —secondo Maria Zam-brano — «Claros delbosque» o, secondoItalo Calvino, che

di ANNA MARIA TAMBURINI

Una coppia di amici carissimimi fece dono, già alcuni annifa, di un libro piuma che con-servo a portata di mano comeun piccolo oggetto prezioso.

Raramente ci si scambiava regali costosi,si preferivano quelli simbolici e questo mi-nuscolo libro è giunto in effetti come unoscrigno: l’Ak a t h i s t o s , edito dal Centro di cul-tura Mariana (2013) nella traduzione metricaa cura di Ermanno M. Toniolo.

La casa degli amici dista una cinquantinadi chilometri dalla nostra, ma ho avuto an-che il dono di poterlo cantare insieme all’as-semblea del popolo di Dio raccolta, una seradi maggio, in un santuario mariano vicino acasa, insieme a loro. È un canto che comuni-ca gioia. E una gioia di cui fare memoria.

Ak a t h i s t o s : è rimasta la postura dell’orante,«non seduto», a dare il titolo a questo innomariano nato nella Chiesa bizantina del Vsecolo e dunque appartenente all’anticaChiesa indivisa. Si cantava stando in piedi,così come si ascolta il Vangelo.

Di autore anonimo, questo canto è unaperla preziosissima dell’intera cristianità, dilà dalle divisioni ecclesiali, una sintesi mira-bile del mistero della salvezza nella strettacorrelazione tra incarnazione e redenzione:canta infatti nella prima parte gli eventidell’incarnazione e del Natale, cui seguononella seconda le intuizioni teologiche dei mi-steri della salvezza nella fede professata dallaChiesa conformemente ai concili di Nicea,Efeso, Calcedonia.

Ed è innanzitutto un inno di Lode al Si-gnore al tempo stesso in cui si canta allaMadre; un canto alla Santissima Trinità permezzo di, e insieme con Maria: il canto allaMadre in funzione della lode a Lui.

Nella liturgia bizantina si intona il quintosabato di Quaresima; nella Chiesa cattolicaGiovanni Paolo II che più volte l’ha voluto epresieduto (per l’anniversario dei concili di

Costantinopoli e di Efeso, in occasione dellafestività dell’Annunciazione nell’anno maria-no, per l’Immacolata Concezione nel giubi-leo del 2000) ha concesso l’indulgenza perla sua recita al pari del santo Rosario.

Per quanto le migliori traduzioni non pos-sano forse compensare l’esecuzione della me-trica greca, la ritmicità nella ripetizione —con varianti — nella partecipazione di tuttal’assemblea innesca l’energia del canto corale

sola parola di giubilo, «Alleluia!» al SignoreDio nostro Salvatore.

Maria è il grembo senza macchia prepara-to nei secoli per accogliere il Figlio di Dio,Figlio dell’uomo: «Non avessi tu il candore,come potrebbe / accadere a te ciò che ri-schiara ora la notte?», canta a Lei Rilke —intorno alla Nascita di Cristo nella Vita diMa r i a — figurandosi il Bimbo come sole ches o rg e .

Maria è in Cristo la Madre dell’umanitàredenta. Poiché madre — il suo sangue, san-gue del Figlio; il palpito del grande cuoredel piccolo, sul suo cuore di madre —, lasupplica a Lei rivolta (Preservaci da ognisventura, tutti! Dal castigo che incombe / Tu li-bera noi che gridiamo: Alleluia! ) si fa motivodi speranza nella candida bellezza di questoantichissimo inno che verosimilmente è statoalla base delle formule litaniche, mirabilesintesi teologica del piano della salvezza dal-le origini della creazione al suo compimento,del mistero pasquale ed ecclesiale.

15 Era tutto qui in terra / e di sé tutti i cieli/ riempiva il Dio Verbo infinito: / non già unoscambio di luoghi, / ma un dolce abbassarsi diDio / verso l’uomo / fu il nascer da Vergine, /Madre che tutti acclamiamo: / Ave, Tu sede diDio l’Infinito / Ave, Tu porta di sacro mistero(...)

18. Per salvare il creato / il Signore delmondo / volentieri discese quaggiù. / Qual Dioera nostro Pastore, / ma volle apparire tra noi/ come Agnello: / con l’umano attraeva gliumani, / qual Dio l’acclamiamo: / Alleluia!

Splendida l’immagine dell’Agnello Pasto-re. Nella vita ordinaria il pastore cura ilgregge ma poi, per vivere, egli deve sacrifi-care l’agnello.

Nella tradizione di Israele la legge prescri-veva si immolasse, per celebrare la Pasquadel Signore, un agnello perfetto, maschio,senza macchia, giovane, nato nell’anno... IlRe Pastore, che ama le pecore al punto daandarle a cercare quando si smarriscono, unaa una, chiamandole per nome, abolisce il sa-crificio antico e offre se stesso.

Il pastore in sostituzione dell’agnello, perciascuno dei suoi agnelli, o delle pecore. Madi quante parole abbiamo bisogno per espri-mere questo ineffabile nucleo di irradianteb ellezza!

Non potrebbero essere le parole degli an-tichi inni a radunare nuovamente in preghie-ra i cristiani delle Chiese divise che faticanoa riconciliarsi sul piano dogmatico ma chehanno in comune il Signore e la Madre e

Di autore anonimoè un canto che s’intona in piediComunica una gioiadi cui è dovere di ogni credentefare tesoro e memoria

sola, professore al Collège de Fran-ce, che ha dato alle stampe Per do-mani ancora. Vie di uscita dal confino(Firenze, Olschki, 2020, pagine 78,euro 10). Il libro, di rara profondità,racchiude alcune delle riflessioni chel’autore ha condiviso sui giornali ein Internet nella primavera del co-vid-19, aggiungendone alcune inedi-te, e tracciando così il suo i t i n e ra r i u mnel tempo del contagio. Quello deli-neato da Ossola è un sentiero sullamappa dell’oggi che avanza verso lacura del sé, rivolto cioè non tanto al-la lettura degli eventi, ma ad intra,poiché «non si tratta dunque di ri-popolare il deserto della forma, ma

un altrove, così fugace, rispetto allazolla dell’hic et nunc».

Prendersi cura di sé è l’imp erativoche soggiace alle pagine di Ossola —secondo quell’Umanesimo di cuil’autore è rimasto fedele e devotocultore —, pagine che si snodano tranumerosi riferimenti a una ricca tra-dizione culturale, sempre viva e sem-pre capace di forza generativa. Daqui nasce, dunque, l’ascolto dei clas-sici, maestri impareggiabili, «libri ra-dicali» perché «libri del sempre, del-la dignità di essere uomini». Così illettore è accompagnato tra le massi-me di Marco Aurelio e le storie diOvidio, cantore dell’ospitalità nel

il quotidiano che abi-tiamo: «Poso final-mente i miei occhi emi lascio guardare daciò che mi circonda,spesso oggetti cheavevo neutralizzato al-la vista». Così il guar-dare fuori di sé diven-ta occasione propiziaper volgersi nell’inti-mo: «Comincio a con-statare quanta partedella mia vita se ne siaandata, nella ricerca di

Occorre superare un quieto intimismoindifferente al prossimo per favorireuna funzionale cura di se stessifino a diventare custodidel volto dell’a l t ro

zione, poiché essa «non è la sommadei suoi stati, delle sue lingue, dellesue tradizioni», ma è luogo concretoe ideale in cui si è manifestato «il

«cominci a crescere dal di dentro».Di questa radicalità, che è dedi-

zione all’umano, il mondo ha oggiurgente bisogno.

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L’OSSERVATORE ROMANOsabato 11 luglio 2020 pagina 5

Un Agostinonato a Londra

di MAU R I Z I O SCHOEPFLIN

Per un cristiano, l’esisten-za si intreccia inestrica-bilmente con la fede. IlVangelo è una propostadi vita che chiama in

causa l’interezza della persona. Ciòvale in maniera del tutto particolareper chi ha vissuto l’esperienza dellaconversione. A questo proposito,davvero emblematico è il caso diAgostino, il quale, non casualmen-te, ci ha lasciato un capolavoro co-me Le Confessioni, esempio straordi-nario di un’opera che testimoniache cosa significhi per un uomo in-contrare Gesù Cristo e decidere diseguirlo giorno dopo giorno.

Dunque, le biografie dei santi oc-cupano un ruolo nevralgico nella ri-costruzione della loro personalità,del loro cammino spirituale e delmessaggio che hanno affidatoall’umanità. È il caso dell’affasci-nante e ampio volume John HenryNewman. La vita (1801-1890) (Mi-lano, Jaca Book, pagine 448, euro25) scritto da José Morales Marin,per molti anni professore di Teolo-gia Dogmatica presso la facoltà di

Molto interessante è il richiamonewmaniano ai Padri: egli tennesempre in particolare considerazio-ne i grandi protagonisti dell’ep o capatristica e a più riprese Marin facomprendere assai bene quanto siastato importante l’incontro che egliebbe con le loro opere.

Inoltre, la vicenda della conver-sione fa emergere una componenteassai importante della personalitàdi Newman che l’autore del libromette adeguatamente in luce. Comeè facile comprendere, la scelta diaderire al cattolicesimo attirò su dilui aspre critiche, soprattutto daparte degli anglicani; ma anche al-cuni ambienti cattolici mossero va-rie accuse nei suoi confronti, sinoad avanzare l’ipotesi che egli si fos-se pentito di aver operato quellascelta. In quei frangenti, Newmannon si lasciò mai prendere dallosconforto né dalla rabbia, mostran-do una straordinaria serenità inte-riore che lo portò sempre a ragiona-re con pacatezza.

In questo contesto si situa il suofamoso scritto Apologia pro vita sua,una testimonianza appassionata esincera che gli fece riconquistare

di SI LV I A GUSMANO

«L ei ha più di ogni altro,più degli angeli e deisanti, la grande, vitto-riosa forza della pre-ghiera. (…) Quando

lei difende la Chiesa, né altezza o profon-dità, né uomini cattivi o spiriti del male,né grandi monarchi, né astuzia di uomo,né violenza di popolo possono fare delmale. Veramente Maria è la Vergine po-tente». Poche righe (tratte dalle Me d i t a -zioni per il mese di maggio) che racchiudo-no con forza e precisione il pensiero,l’amore e la fede di John Henry Newmannei confronti di Maria. Dove tra i tantiappellativi che le rivolge spicca il radicaleVergine “p otente”.

È enorme l’opera pubblicistica che ilcardinale inglese canonizzato nel 2019 daPapa Francesco ci ha lasciato, opera cheda decenni l’editore Jaca Book sta riedi-tando: comprese le trascrizioni dei famosiSermoni, sia anglicani che cattolici. Gli ul-timi titoli riproposti al pubblico italianosono Maria. Lettere, Sermoni, Meditazioni(2020, pagine 220, euro 16) e Sulla pre-ghiera (2020, pagine 160, euro 16), entram-

sempre all’interno di un approccio bibli-co, storico e patristico — nel periodo an-glicano e in quello cattolico seguito allaconversione, avvenuta nel 1845. Se, comescrive Velocci, raccogliendo dall’opera let-teraria di Newman i pensieri, i riferimenti,le disposizioni più dettagliate, si potrebbecostruire un vero trattato di mariologia,quel che risulta è comunque una sintesipersonale che fa rivivere Maria nei mo-menti più importanti della sua esistenza.La Vergine è in tutta la storia della salvez-za: nel pensiero di Dio, nell’esistenza diGesù, nella missione della Chiesa enell’esistenza degli uomini.

Meditazioni, riflessioni, analisi, com-menti e domande. Soprattutto tante do-mande, capaci di suscitare interrogativiche chiamano il lettore a confrontarsi conla storia e il quotidiano personale e dellacomunità Chiesa. «Se è veramente la bea-ta Vergine — scrive sempre Newman (que-sta volta nella Lettera a Pusey) — colei chela Sacra Scrittura rappresenta come vestitadi sole, coronata da dodici stelle, e con laluna come sgabello dei suoi piedi, qualegrandezza e quale gloria non le può esse-re attribuita? E cosa dobbiamo dire di co-loro che, per ignoranza, rifiutano la vocedella Bibbia, la testimonianza dei Padri,le tradizioni dell’Oriente e dell’O ccidente,e parlano e agiscono con disprezzo versocolei che il Signore si è compiaciuto dio n o r a re ? » .

L’ultimo volume appena riproposto daJaca Book presenta invece gli scritti relati-vi a quella che fu l’occupazione preferitadi John Henry Newman; quella che nescandì le ore e i giorni, assumendo aspettinuovi nelle fasi successive della sua vita,accompagnandolo e confortandolo. Anchequi, tra differenze e continuità.

In particolare dopo l’ingresso nellaChiesa cattolica la preghiera assume perNewman un’altra tonalità. «Diventò piùsemplice, più fiduciosa, si direbbe più po-polare — scrive Velocci — esprimendosinelle pratiche e negli esercizi devoti dellapietà cattolica».

Gli scritti dissetano chi vi si accosta, ariprova della illuminante decisione diNewman di non tenere chiusa in séun’esperienza così importante, ma di far-ne oggetto di riflessione, per comprender-la meglio, e di condivisione, per portarlaalla conoscenza di altri. Un’elab orazione

— nota sempre Velocci — attraverso laquale il cardinale non si limita a rivelare isuoi sentimenti personali, ma li arricchiscecon lo studio di quelle che potremmochiamare le fonti della sua preghiera: laBibbia, la Tradizione, soprattutto quelladei Padri, i teologi anglicani del Seicentoe il Prayer Book, il libro della preghieraanglicana per tutti i tempi dell’anno.«Cristo — scrive Newman in un sermone— accoglie alla sua tavola “i poveri, glizoppi, gli storpi e i ciechi”». Sono la ve-dova e l’orfano, il malato, il disperato, ildevoto, uniti nella preghiera, che costitui-scono la forza della Chiesa. Sono le loropreghiere, siano essi pochi o molti, sonole preghiere di Maria e di coloro che laimitano, che danno salvezza a quelli che,come Paolo e Barnaba, affrontano i com-battimenti del Signore. «È lavoro perdutoalzarsi presto, coricarsi tardi, mangiare ilpane del dolore, se le preghiere vengonointerrotte. È pura follia, pensare di resiste-re ai nemici che in questo momento sonoalle porte, se le nostre chiese rimangonochiuse e noi diamo alla preghiera solo po-chi minuti al giorno». Pura follia, che hatanto da dire a questo nostro tempo.

La madredella preghiera

Raccogliendo dalla vastissima operadel sacerdote inglese i pensierii riferimenti, le disposizioni più dettagliatesi potrebbe costruireun vero trattato di mariologia

bi tradotti e curati da Giovanni Velocci.Libri ricchissimi di spunti, pieni di richia-mi e fili che vanno dall’uno all’altro testo,imponendo al lettore uno stimolante econtinuo rimando tra i due. Anche graziealle dense note e ai testi del curatore cheaccompagnano saldamente chi si accostaalla lettura.

Innanzitutto Maria, dunque, riferimen-to obbligato per uno dei maggiori pensa-tori cristiani che si è concentrato soprat-tutto sull’evento dell’Incarnazione. L’inte-resse per il mistero della Madre di Dio neè infatti la naturale conseguenza, un mi-stero studiato con accentuazioni diverse —

Teologia dell’università di Navarra.Un testo che rende possibile unfruttuoso incontro con una delle fi-gure centrali del cristianesimo edella cultura dell’Europa ottocente-sca.

La vita di Newman fu lunga edensa di accadimenti e Marin la ri-percorre analiticamente con grandeprecisione: in questa sede non èpossibile seguire tutto lo svolgimen-to di tale narrazione e preferiamosoffermarci su alcuni momenti deci-sivi della vicenda di un uomo polie-drico ed eccezionale, beatificato daBenedetto XVI nel 2010 e canoniz-zato da Francesco il 13 ottobre2019. Coerentemente con quantoscritto poco sopra, crediamo di nonfar torto al santo inglese e al suoeccellente biografo se ci soffermia-mo inizialmente a considerare laconversione di cui egli fu protago-nista.

Non si trattò del passaggiodall’ateismo o da un’altra religioneal cristianesimo, ma dall’anglicane-simo al cattolicesimo, e non fu nep-pure un evento improvviso. New-man aveva avuto modo di rifletterea lungo sulla situazione della Chie-sa d’Inghilterra e si era vivamenteimpegnato al suo interno per ren-derla più coerente con il messaggioevangelico, ma alla fine si era con-vinto che la pienezza della Veritàfosse incarnata soltanto dalla Chie-sa di Roma. Il 9 ottobre 1845 il pa-dre passionista Domenico Barberi,che verrà a sua volta beatificato nel1963, accolse John Henry nellaChiesa cattolica. A proposito diquesto evento decisivo, qualche an-no più tardi Newman scriverà le se-guenti note autobiografiche: «Se sidomandasse all’autore perché è di-ventato cattolico, potrebbe darequella risposta che l’esperienza e lamente gli presentano come l’unicavera, e cioè che entrò nella Chiesacattolica perché credeva che questae solo questa fosse la Chiesa deiPadri; perché credeva che esistessesolo una Chiesa sulla terra, fino allafine dei tempi; e perché, a menoche questa Chiesa fosse la Chiesa diRoma, non ne esistevano altre».

co. Celebre è rimasta a questo pro-posito la sua presa di posizioneall’indomani della proclamazionedel dogma dell’infallibilità del Pa-pa. A tale riguardo, ecco alcune sueconsiderazioni molto profonde, manon prive di una straordinaria levi-tà: «Se fossi costretto, durante ibrindisi dopo aver mangiato, a pro-nunciare un “evviva” alla religione(il che certamente non sembra esse-re la cosa più giusta che si possa fa-re), leverei allora un brindisi — cer-to — al Papa. Tuttavia prima allacoscienza e soltanto dopo al Papa».E che queste parole non siano di-spiaciute allo stesso Pontefice è te-stimoniato dal fatto che nel 1879Leone XIII elevò John Henry Ne-wman alla dignità cardinalizia. Almomento di scegliere il motto daapporre sul suo stemma di porpora-to egli ne individuò uno tanto bre-ve quanto significativo: cor ad corloquitur (“il cuore parla al cuore”);così egli rendeva evidente la suapredilezione per una fede che è in-timo dialogo tra Dio e uomo e trauomo e uomo: non per caso trovia-mo tale espressione in uno scrittodi san Francesco di Sales, il santodell’amicizia e della dolcezza.

Anche Newman si dimostrò sem-pre disponibile al dialogo e allacomprensione, senza per questo ve-nir meno al suo impegno di apolo-gista, impegno che considerò pri-mario in particolare dopo la con-versione. Egli, come testimonia lafrase che volle scolpita sulla suatomba, era passato ex umbris et ima-ginibus in veritatem (“dall’ombra edai simboli alla verità”) e si sentivadolcemente obbligato a far com-prendere anche agli altri quantofosse bello tale passaggio, quantofosse luminosa la verità.

Il libro di José Morales Marin ciconsegna un ritratto vivo di questogrande santo e permette al lettoredi apprezzare la sua eccezionale le-vatura di cristiano, di studioso e ditestimone, di maestro in grado an-cora oggi di parlare al cuore dimolti.

stima e fiducia assai ampie.La sua volontà di entrare afar parte della Congregazio-ne di san Filippo Neri e lafondazione di un oratorio aBirmingham mostrano conchiarezza quali fossero le in-clinazioni spirituali di Ne-wman: il cattolicesimo ora-toriano, intriso di bontà,dolcezza e serenità, interpre-tava fedelmente lo spiritodel grande santo.

Abbiamo accennato disfuggita al fatto che Ne-wman percorse sempre lastrada del convincimento ra-zionale: egli ebbe sempregrande fiducia nella ragionee mai ritenne che essa po-tesse entrare in conflitto conla fede. Similmente, fu con-vinto che l’adesione alla ve-rità evangelica non compor-tasse l’oscuramento della li-bertà, che ha nella coscienzail suo santuario più autenti-

«Come ordinare una biblioteca» di Roberto Calasso

Lo strumento genialedi SERGIO VALZANIA

Fra i generi letterari sapienzia-li, quali la profezia e il sag-gio critico, si trova la rifles-

sione sui libri, divisa a sua volta inun filone contenutistico ed unostrutturalista. Al primo vannoascritti testi quali Una bibliotecadella letteratura universale di Her-mann Hesse o I 100 libri che rendo-no più ricca la nostra vita di PieroDorfles, al secondo tutto quelloche riguarda il possesso e la con-servazione dei libri, come Del furo-re d’aver libri di Gaetano Volpe oLa biblioteca scomparsa di LucianoCanfora, fino a La custode di libridi Sophie Divry, sul confine incer-

to tra saggistica e narrativa. Siamonel territorio della passione perl’oggetto, che rifiuta di rinunciarealla concretezza, alla fisicità, allamaterialità dello strumento. L’ap-passionato di musica apprezza lequalità possedute dagli strumentiattraverso i quali essa viene suona-ta, riconosce i timbri, le vibrazionilegnose e quelle metalliche, cosìchi ama i libri vuole leggere testiinteressanti, belle storie, approfon-dimenti brillanti, e nello stessotempo ascoltare il fruscio della car-ta, percepire il suo profumo, anno-tare i margini a matita e invadere irisguardi di commenti. A questo fi-lone appartiene Come ordinare unabiblioteca di Roberto Calasso (Mila-

no, Adelphi, 2020, pagine 127, euro14), che raccoglie quattro saggidell’autore, il principale e più lun-go dei quali è destinato al temache fa da titolo al volume.

L’argomento è in realtà sfuggen-te, dato che dall’ambito strutturali-sta tende per sua natura a invaderequello contenutistico. In che modoordinare dei libri se non per sog-getto, per materia, oppure rinun-ciando del tutto ad essi per accet-tare l’anonimato tematico costituitodall’ordine alfabetico per autore,baluardo incrollabile, dietro al qua-le rischiano di nascondersi le operetecniche, le ricerche pur metodichecondotte da personaggi non di pri-mo piano che sono state acquista-te, lette con piacere e per questoconservate, nelle quali il riferimen-to prevalente è all’oggetto dellostudio. Magari un grande letteratodalle cui opere sarebbe ingiusto se-parare un contributo al loro appro-fondimento. Calasso è perentorio«inevitabile in alcune zone, l’o rd i -ne alfabetico diventerebbe letale seapplicato a tutte». Perché non cisono dubbi che ogni biblioteca hauna propria geografia, unica e irri-petibile, sempre in movimento, no-ta solo dal suo proprietario, che nepantografa interessi, curiosità easpirazioni. Pontiggia diceva chenon possedeva i libri che aveva let-to, ma tutti quelli che gli sarebbepiaciuto riuscire a leggere nel corsodi una vita ideale di lettore. Ovvia-mente interminabile.

E che dire delle collane, nellacreazione delle quali gli editori ita-liani sono maestri. Calasso afferma,a ragione, che la presenza dei lorovolumi ordinati in falange sugliscaffali di una biblioteca raccontadel padrone di casa molto più di

ogni altro genere di segnali auto-biografici sparsi in giro. Il brevesaggio conclusivo, una dozzina dipagine, è dedicato alla contropartedella biblioteca, ossia la libreria, illuogo dove si va in cerca delle pre-de che arricchiranno gli scaffali. Inesso Calasso dichiara la propria fe-de nella sopravvivenza del libro, lostrumento di lettura geniale, inven-tato attorno al quarto secolo, in so-

Ogni raccolta di libriha una propria geografiaunica e irripetibilesempre in movimentonota solo dal suo proprietario

stituzione degli scomodi rotoli,mai superato nelle prestazioni, e siabbandona poi a una sorta di so-gno, relativo a una modalità di of-ferta dei volumi da parte di illumi-nati commercianti. Auspica l’i n t ro -duzione di una zona nella qualeogni vero libraio presenterebbeuna selezione personale di operecaratterizzate dalla qualità lettera-ria, indifferente alla indicazione digenere come comunemente intesa.In parallelo sarebbe saggio aboliretutto lo spazio concesso ad altriprodotti, ambito nel quale l’e-com-m e rc e risulta imbattibile, e dotarsiinvece di comode poltrone e diva-ni, dove sfogliare i libri con como-do prima di acquistarli. «L’imp or-tante — conclude Calasso — è cheil lettore possa trovare facilmente ilibri che cercava e scoprire quelliche non sapeva di cercare».

William Congdon, «Natività» (1965, particolare)

John Henry Newman

Una scena del film «The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore» (2012)

RILEGGEND O JOHN HENRY NEWMAN

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 sabato 11 luglio 2020

Un eroe per le PampasFrancesco Bibolini prete della pace fra i popoli indigeni

di GENEROSO D’AGNESE

C’era il mare a salutare la na-scita di Francesco Bibolini,il 3 settembre del 1822. E

sarebbe stato il mare a portarlo lon-tano, diversi anni dopo, depositan-dolo sulle coste del nuovo continen-te, in un paese in gran parte ancoraselvaggio e ricco di opportunità. Bi-bolini nacque a Lerici, cittadina li-gure che aveva visto partire tanti fi-gli verso le nuove terre d’America.Dalle tante storie raccontate dagliemigranti di ritorno egli trasse l’en-tusiasmo per un futuro da dedicarealla missione. Il giovane infatti ave-va sentito presto la vocazione al sa-cerdozio e concluse i suoi corsi teo-logici con la consacrazione a sacer-dote nel 1847. La partenza per leAmeriche avverrà alcuni anni dopo,nel 1853: precedentemente il sacer-dote aveva venduto tutti i beni tem-porali per pagarsi il viaggio e fissarela sua meta nel Paraguay. Il sacerdo-te tuttavia non era ancora prontoall’impatto duro con la realtà diquel paese ed ebbe subito modo diconfrontarsi con essa. Alla frontierafu scambiato per medico e seque-strato da un poliziotto per eseguireun’amputazione.

L’esperienza sconvolse il giovaneprete che fuggì alla prima occasioneverso la confinante Argentina. Lafuga di don Francesco basterebbegià a riempire un libro a sfondo av-venturoso: il sacerdote raggiunse in-fatti Buenos Aires soltanto nel 1854,dopo aver attraversato paludi e selveinfestate da animali feroci, superan-do le province di Corrientes, EntreRíos e Santa Fe. Arrivato nella capi-tale argentina il sacerdote ligure simise subito all’opera chiedendo diessere trasferito ai confini dello sta-to, verso gli sterminati territori dellePampas. Fu accontentato e assegna-to al villaggio di Mulitas e poco do-po venne nominato parroco del pae-se 25 de Mayo. In questo piccoloavamposto della civiltà cattolica ilmissionario di Lerici, ottenuta l’au-torizzazione ad avviare una collettaper edificare la prima cappella delpaese, ne avviò la costruzione e labenedisse con il nome di NuestraSeñora del Rosario.

Francesco Bibolini si dedicò concura al servizio religioso e mise tan-to entusiasmo nell’approccio con ibellicosi indios stanziati ai confinidello stato sudamericano. Trovòinoltre il tempo di scrivere versi e diimpegnarsi totalmente nelle operecaritatevoli nei confronti dei disere-dati della frontiera americana. E ri-trovò il coraggio che non lo avevaassistito al suo arrivo in Paraguaynei drammatici giorni della guerracivile argentina. Il paese precipitòinfatti nel 1859 in una delle tanteguerre fratricide che avrebbero se-gnato la storia del Sudamerica: dauna parte la provincia di Buenos Ai-res, con il suo governo repubblica-no, dall’altra le province argentineriunite nella Confederazione. Alleatidi questi ultimi gli indios del cacicoaraucano Calfucurá, un sovrano in-diano già distintosi nelle guerre del-le Pampas e capo indiscusso del suopopolo per quarant’anni. Calfucuráincuteva terrore ai suoi nemici: dota-to di stazza gigantesca (cosa assairara tra i nativi di quell’angolo sud-americano) il capo degli indigeniaveva dalla sua, oltre la forza, anchel’arguzia strategica incarnando inqueste qualità tutte le doti del capoguerriero di un popolo da lungotempo oppresso dai bianchi.

Le incursioni, le predazioni, le di-struzioni sistematiche operate dalcacico (titolo dato ai capi indigenidi quell’area geografica) rappresen-tarono quindi un vero e proprio fla-gello per le piccole cittadine di fron-tiera dell’Argentina. Fattorie depre-date, villaggi distrutti, raccolti in-cendiati: questo il bilancio dell’avan-zata indiana nel 1859 e il 26 ottobrele schiere araucane arrivarono in vi-sta del paesino 25 de Mayo per dareun altro assalto alle misere speranzedi coloni impauriti. Calfucurá si ac-campò a pochi chilometri dalla con-trada e ciò bastò a far fuggire granparte degli abitanti in preda al pani-co. Non fuggì però don Biboliniche anzi decise di affrontare l’india-no nel suo stesso accampamento per

dissuaderlo ad attaccare un popoloindifeso.

Cosciente del pericolo mortale (inativi serbavano un odio visceraleper tutti i cristiani), il prete non sifece persuadere dalle accorate paroledei suoi parrocchiani e, caricati duecavalli con regali di vario genere,

ore. Il risultato fu tale che la popo-lazione poté assistere attonita al ri-torno in paese di Bibolini, accompa-gnato dallo stesso capo indiano.Giunti nel centro della piazza gli in-digeni delle Pampas si misero a ven-dere i loro copricapo alla gente delvillaggio mentre Calfucurá continuò

grafia locale prendendo il nome diLaguna del Cura (laguna del prete)e nella storia argentina entrò anchedon Francesco Bibolini. Egli fu ilprimo parroco della chiesa dedicataalla Madonna del Rosario e vissenella più assoluta povertà — nellasua casa al numero 700 della via 10— fino alla morte, avvenuta nel 1907.La sua opera pastorale lasciò unatraccia indelebile tra la gente dellePampas e il consiglio comunale dellacittadina curò a proprie spese il fu-nerale dell’amato sacerdote. Lericionorò la figura del suo illustre figliorealizzando nel 1932 un monumentoche venne inaugurato di fronte allachiesa parrocchiale.

Ma se la vita di don FrancescoBibolini si riempì di mille episodicaritatevoli, uno soltanto è rimastoindelebile nella memoria dell’A rg e n -tina. E lo ritroviamo nell’iscrizionefuneraria del suo monumento, postonell’atrio della chiesa parrocchiale di25 de Mayo, sotto al quale riposano

Per offrire ai giovani spazi di integrazione nei quartieri a rischio

Caritas Argentina punta sullo sport

Documentari della Repam su «Querida Amazonia»

Sognandocon Papa Francesco

QU I T O, 10. «Querida Amazonia: isogni di Papa Francesco per la Pa-namazzonia»: è il titolo della nuovaserie di documentari promossa dallaRete ecclesiale panamazzonica (Re-pam) in collaborazione con VerboFilmes. La produzione, che vuoleriflettere sull’esortazione apostolicapostsinodale Querida Amazonia diPapa Francesco, ha già diffuso ilprimo episodio che presenta «Il so-gno sociale del vescovo di Romaper la regione e i suoi popoli».

Nel documento il Pontefice scri-ve fra l’altro: «Sogno un’Amazzo-nia che lotti per i diritti dei più po-veri, dei popoli originari, degli ulti-mi, dove la loro voce sia ascoltata ela loro dignità sia promossa. Sognoun’Amazzonia che difenda la ric-chezza culturale che la distingue,dove risplende in forme tanto variela bellezza umana. Sogno un’Amaz-zonia che custodisca gelosamentel’irresistibile bellezza naturale chel’adorna, la vita traboccante cheriempie i suoi fiumi e le sue foreste.Sogno comunità cristiane capaci diimpegnarsi e di incarnarsi in Amaz-zonia, fino al punto di donare allaChiesa nuovi volti con tratti amaz-zonici» (7). Questi i quattro sognidel Papa per l’Amazzonia, ovvero

un sogno sociale, uno culturale,uno ecologico e uno ecclesiale.

L’iniziativa dei documentari —spiega la Repam — vuole «conti-nuare a portare la vita e un futurodi speranza» nella regione, «so-gnando insieme a Papa Francesco».Il primo documentario, intitolato«Un sogno sociale» e diffuso neigiorni scorsi, ha coinvolto indigeni,contadini, comunità fluviali, perso-ne di origine africana e operatoripastorali. Quattordici persone pro-venienti da Bolivia, Brasile, Colom-bia, Ecuador, Perú e Venezuelahanno registrato le loro riflessioni.L’invito della Repam è di «guarda-re alla nostra casa comune per ve-dere come l’abbiamo danneggiata,distrutta, oltraggiata, ma anche a ri-conoscere tutte le possibilità cheabbiamo per salvarla». L’o rg a n i s m oecclesiale ricorda di «aver avuto ilprivilegio di ascoltare migliaia di te-stimonianze». Tutti hanno condivi-so «i loro desideri, i loro dolori e leloro speranze» nella missione dellaChiesa sul territorio. «La periferia èandata al centro», sottolinea la Retepanamazzonica, che ribadisce: «IlSinodo non è finito, continua: spet-ta a ciascuno di noi e di voi portar-lo avanti. Questo è solo l’inizio».

Appello di ong religiose al Congresso degli Stati Uniti

Aiutare le nazioni poveread affrontare la pandemia

WASHINGTON, 10. Un appello alCongresso degli Stati Uniti affinchéstanzi finanziamenti urgenti peraiutare le nazioni più povere delmondo ad affrontare l’e m e rg e n z acoronavirus è stato lanciato neigiorni scorsi da più di trenta ongreligiose, tra le quali Catholic ReliefServices (Crs), l’agenzia umanitariainternazionale della Chiesa cattolicastatunitense. L’appello è stato fir-mato anche da monsignor DavidJohn Malloy, vescovo di Rockford epresidente della Commissione perla pace e la giustizia internazionaledella Conferenza episcopale. «Senon vinciamo il covid-19 ovunquenon possiamo sconfiggerlo da nes-suna parte», afferma un comunicatodel Crs che accompagna la lettera,evidenziando come un recente son-daggio indica che il 72 per centodegli americani sia favorevole adaiuti ai più deboli nel mondo.

Secondo le ong, sono necessarialmeno 10-15 milioni di dollari peraiutare i paesi che non hanno imezzi per affrontare la crisi sanita-ria. Si tratta di una somma pari adappena lo 0,005 per cento dei tre-mila miliardi finora approvati dalCongresso per finanziare il piano diaiuti elaborato dal Partito democra-tico per combattere il covid-19 e so-stenere l’economia statunitense. Fi-nora nessuno stanziamento è statoprevisto per gli aiuti internazionali.Senza aiuti umanitari agli stati piùvulnerabili — evidenziano le ong re-ligiose — il bilancio delle vittime ri-schia di essere drammatico: «Un re-cente rapporto ha stimato che inquesti paesi potrebbero esserci finoa 3 milioni di morti se non ci saràpiù assistenza umanitaria, mentrealtri milioni sono “a rischio fame”per colpa della crisi economica»causata dalla pandemia.

«I programmi umanitari, sanitariglobali e diplomatici degli StatiUniti possono aiutare a salvare viteumane attraverso la prevenzione, ladiagnosi e il trattamento della ma-lattia e fornendo dispositivi di pro-

tezione individuale», sottolinea lalettera. È inoltre fondamentale che«il nostro paese risponda alle terri-bili esigenze economiche, di sicu-rezza alimentare, umanitarie e disviluppo accentuate dagli effetti dicovid-19, e continui le operazioniumanitarie in corso per il tratta-mento della malaria, della tuberco-losi, dell’hiv/aids, così come per lapromozione della libertà religiosanel mondo». Le ong richiamanoanche il dovere morale dei cristianidi prendersi cura delle persone bi-sognose: «In questo momento criti-co — proseguono — non possiamovoltare le spalle ai nostri fratelli esorelle nel mondo. Come nazione,abbiamo sia la capacità sia l’obbli-go di fornire risorse che impediran-no la diffusione di questa malattia eallevieranno la sofferenza di coloroche ne sono afflitti. In questo mo-do siamo certi che saremo protettianche noi in questo paese». Di quil’appello ai membri del Congressoa un’azione urgente a sostegno diuna «risposta internazionale vigoro-sa» all’impatto del covid-19 attra-verso l’approvazione di nuovi stan-ziamenti destinati all’e s t e ro .

Nel dipinto la rievocazione dello storico incontrotra don Francesco Bibolini e il cacico araucanoCalfucurá;

a fianco la statua che la natia Lericiha dedicato all’eroico missionario

L’AV V E N T U R A DELLA FEDE

montò su una terza cavalcatura av-viandosi verso il campo nemico. Av-vicinandosi alle tende, il coraggiosoitaliano fu disarcionato dal propriocavallo spaventato dalle urla indiema, paradossalmente, l’incidente sirivelò essenziale nel primo approc-cio con lo spietato nemico. Calfucu-rá non permise a nessuno dei suoiguerrieri di toccare il missionario elo invitò di nuovo in sella per poter-lo incontrare da vicino.

Consegnati i regali, don France-sco iniziò un lungo colloquio che siconcluse con successo dopo varie

a camminare al fianco di Bibolini,fino a giungere alla chiesa. Il giornoseguente i cinquemila guerrieri ab-bandonarono 25 de Mayo dirigendo-si verso il deserto. Il luogo dell’in-contro entrò nella storia della geo-

i suoi resti. Per tutti gli abitanti del-le Pampas Francesco Bibolini era edè il «salvatore del popolo dalle inva-sioni degli indios nel 1859», per tuttidon Francesco è el santo de las Pam-pas.

BUENOS AIRES, 10. Sport conl’obiettivo di generare spazi di inte-grazione, di contenimento sociale edi sviluppo umano per bambini egiovani, nei quartieri e nelle comu-nità di tutto il paese: è quanto sipropone di organizzare e promuo-vere Caritas Argentina, attraversoAPyCA (Área de Abordaje Pastoral yComunitario de las Adicciones).L’ente caritativo intende realizzareun’area di integrazione più organiz-zata, con persone che aiutano a sta-bilire regole, a vivere i valori dellosport, contribuendo alla crescita deigiovani.

«Lo sport per noi è una scuoladi vita — spiega padre José María“Pep e” Di Paola, coordinatore dellapastorale per le tossicodipendenze,sulla pagina web della Caritas — esappiamo che attraverso di esso sipossono insegnare molte cose aibambini e ai giovani». Padre DiPaola sottolinea l’importanza dellapresenza di una cappella, di unclub e di una scuola nei quartieri diuna città, nel lavoro di prevenzionesvolto tra giovani appartenenti asettori vulnerabili. «Vediamo che sequeste istituzioni sono forti in unquartiere — afferma il sacerdote — igiovani, indipendentemente da

quanti problemi personali o fami-liari abbiano, avranno tre posti acui appoggiarsi e potranno così svi-luppare le loro vite e le proprie ca-pacità. Ma troviamo quartieri moltograndi, come per esempio a BuenosAires, senza un club, una cappellao una scuola. E dove per raggiun-gere queste tre cose bisogna pren-dere un autobus o camminare permolti isolati. Pertanto, la promozio-ne del club che offre sport ci sem-bra molto importante».

Si tratta, secondo padre “Pep e”,di «riprendere un cammino iniziatotanto tempo fa, perché in realtà cisono dei club importanti che sonostati avviati dalle parrocchie, comePatronato de Paraná e San Loren-zo», di riorientarlo e dotarlo digrande forza a livello nazionale.«In questo senso — conclude il sa-cerdote — dobbiamo valorizzaremolto le proposte dei vecchi clubdi quartiere, che dobbiamo sostene-re e cercare di riportare a galla, conl’aiuto della comunità e dello Stato,affinché riacquistino il valore cheavevano». L’intenzione, dunque, èquella di collegare i club che si tro-vano nelle vicinanze, di cercare diformare piccoli campionati locali.Un’iniziativa che avrà un ruolomolto importante anche nell’ac-compagnare la difficile situazioneche i quartieri più trascurati do-vranno affrontare alla fine dellapandemia.

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L’OSSERVATORE ROMANOsabato 11 luglio 2020 pagina 7

In cammino seguendo la M di MariaSulle strade di Francia

di CHARLES DE PECHPEYROU

Un pellegrinaggio estivo lun-go un percorso a forma di“M”, come Maria, protettri-

ce della Francia, seguendo un itine-rario che include i principali santua-ri mariani del paese. Un invito adaccompagnare a piedi, per una ven-tina di chilometri o più, uno dei duecarri che percorreranno, tirati da uncavallo, metà dell’itinerario, portan-do la tradizionale statua di Notre-Dame de France. L’idea — una delletante iniziative presentate sul sito in-ternet della Conferenza episcopale,alle quali i cattolici sono invitati apartecipare in questi mesi di vacanza— è nata più di un anno fa, dopol’incendio della cattedrale di Parigi,divampato il 15 aprile 2019. «Stava-mo riflettendo su cosa fare dopoquesto dramma e abbiamo voluto ri-cordare a tutti i francesi che hannouna madre, una regina: la Vergine

Maria», spiega al nostro giornaleMarie-Anne Casagrande, responsa-bile del percorso per il settore estdel pellegrinaggio, che va dal san-tuario di La Salette, nelle Alpi, finoa quello di Pellevoisin, al centro delpaese, mentre quello che corrispon-de alla parte sinistra della M iniziada Lourdes, per concludersi anch’es-so a Pellevoisin.

«Con Notre-Dame — si legge sulsito dedicato all’iniziativa — era lagrande storia d’amore tra Maria e laFrancia che bruciava davanti ai no-stri occhi, come un segno profeticoche invita alla “r i c o s t ru z i o n e ”».Mentre la Francia sta affrontandoimmense sfide, osservano gli orga-nizzatori, aggravate da questo nuo-vo dramma dell’epidemia di corona-virus, «è giunto il momento di crea-re un grande movimento verso Ma-ria per affidarle il nostro paese. Sia-mo convinti che il risveglio spiritua-le della Francia si realizzerà attraver-

so l’intercessione della Vergine, co-me lo aveva annunciato la venerabi-le Marthe Robin».

I due convogli sono partiti a ini-zio giugno (la partenza, inizialmenteprevista a maggio, è stata rinviata diqualche settimana a causa della pan-demia) e si ritroveranno il 12 settem-bre, memoria del Santissimo Nomedi Maria. «Dovendo scegliere unanuova data per l’inizio del pellegri-naggio abbiamo deciso di comincia-re la processione il 1° giugno, qua-rant’anni esatti dopo il famoso ap-pello che san Giovanni Paolo II ri-volse al nostro paese: “Francia, figliaprimogenita della Chiesa, sei tu fe-dele alle promesse del tuo battesi-mo?”», ricorda Casagrande. Lungoil percorso i fedeli sono invitati adaccompagnare la statua, camminan-do, pregando e cantando per le stra-de del paese, in campagna o nellecittà. La sicurezza e l’animazione èstata affidata a gruppi di giovani. In

una logica di sussidiarietà, ogni tap-pa è sotto la responsabilità di un re-ferente proveniente della regione at-traversata che, con l’aiuto di altrivolontari, si occupa dell’o rg a n i z z a -zione, in particolare del contattocon il parroco locale.

La sera il carro si ferma nellapiazza principale del paese o in unaparrocchia della città e la statua vie-ne deposta per terra, decorata confiori, per una veglia di preghiera ouna messa. I palloncini sono distri-buiti ai bambini e ogni persona pre-sente è invitata a condividere un pa-sto frugale e quindi, se lo desidera,a entrare nel santuario o nella chiesaaperta in questa occasione, per par-tecipare alla veglia spirituale. Il pel-legrinaggio è gratuito e senza preno-tazione, ma i partecipanti sono pre-gati di portare il proprio pranzo etrovare un alloggio. Tra le tappe dirilievo, quella del santuario marianodi Pontmain, a nord-ovest, e quellodi Notre-Dame du Laus, ai piedidelle Alpi, l’abbazia di Solesmes e labasilica di Vézelay. Per la solennitàdell’Assunzione (15 agosto) il convo-glio est sosterà a Parigi, dove è pre-vista una veglia al Sacro Cuore diMontmartre, presieduta dall’a rc i v e -scovo di Parigi Michel Aupetit, do-po la recita del rosario sul sagratodella cattedrale Notre-Dame, in par-te nuovamente aperto al pubblico.

Si intravede già il successo diquest’iniziativa, si rallegra Marie-Anne Casagrande: a fianco dei sa-cerdoti locali, che con entusiasmohanno accettato di aprire le lorochiese, sono presenti i partecipanti(spesso intere famiglie coinvolte nelprogetto) ma anche tanta gente lun-go le strade perché — osserva — ilcarro tirato da un cavallo è un mez-zo di trasporto lento ed ecologico,in sintonia con i tempi nostri.

Il 16 luglio il primo pellegrinaggio online

Lourdes a portata di clic

I cristiani britannici contro ogni forma di discriminazione

Culturadell’accoglienza

di RICCARD O BURIGANA

Serve l’impegno quotidiano deicristiani per l’accoglienza econtro ogni forma di discrimi-

nazione: queste parole sono state ri-petute più volte nel corso dell’in-contro intitolato «The hostile envi-ronment: distrust, discriminationand deprivation», organizzato daChurches together in Britain andIreland e da Baptist Union ofGreat Britain. L’evento, che si èsvolto in modalità webinar il 7 lu-glio, fa parte di un percorso peruna riflessione ecumenica sulle con-seguenze che la pandemia sta aven-do nel Regno Unito e in Irlanda ri-guardo l’accoglienza dei migranti,creando nuove forme di discrimina-zione, soprattutto nell’accesso al-l’assistenza sanitaria.

Si tratta di un percorso, in cin-que tappe, pensatoanche per una valuta-zione di quanto ab-bia pesato il clima diintolleranza nel favo-rire la decisione delRegno Unito di la-sciare l’Unione euro-pea; questo clima si èvenuto rafforzandonel tempo della pan-demia, anche per ledifficoltà economi-che, mentre si sonomoltiplicare le criti-che e le proteste diChiese e organismiecumenici che hannodenunciato i rischiche questa decisioneha per la costruzionedi una cultura del-l’accoglienza, prioritàper il movimentoecumenico inglese(come è stato ricordato durante ilprimo incontro di questo percorso,il 23 giugno).

Nel confronto del 7 luglio èemerso quanto si sia sviluppato un«ambiente di ostilità» nei riguardidei migranti nel corso degli anni; lapandemia, con le sofferenze e lepreoccupazioni che hanno colpitola società britannica (tanto più pergli errori commessi nella gestionedella pandemia da parte delle isti-tuzioni), ha alimentato questo climaostile.

Le numerose esperienze — chesono state proposte dal relatore,Robert Beckford, docente allaQueen’s Foundation per gli studiecumenici di Birmingham — hannomostrato come la pandemia e la suagestione abbiano creato nuove di-scriminazioni, riducendo i dirittiper coloro che sono giunti nel Re-

gno Unito in fuga dalla propria pa-tria in cerca di una speranza per ildomani; ci sono state denunce diazioni contro i migranti che vannocondivise in nome della giustiziache non deve avere alcun condizio-namento di tipo razziale. È tempoche i cristiani sappiano trovare ilmodo di far sentire la loro voce indifesa di coloro che subiscono, soloper il fatto di essere migranti, vio-lenza ed emarginazione che nientehanno a che vedere con la Parola diDio. Va riaffermato che questa poli-tica di discriminazione non è altroche una forma di razzismo, la qualenon può trovare alcuna giustifica-zione nel cristianesimo; la denunciadi queste forme di razzismo, checolpiscono i migranti, assume unvalore del tutto particolare nel tem-po della pandemia che per i cristia-ni — è stato sottolineato — deve es-

sere inoltre un’occasione per ripen-sare radicalmente al rapporto trauomini e donne e dell’umanità conil creato per contribuire all’edifica-zione di una società diversa daquella attuale.

Per Churches together in Britainand Ireland (che ha fatto, non solonegli ultimi mesi, della battagliaper il diritto di asilo per i migrantiuno degli impegni centrali dellapropria attività, tanto da creare unarete di organizzazioni per il soste-gno ai rifugiati), promuovere unpercorso sulla costruzione della cul-tura dell’accoglienza non rappresen-ta semplicemente un ulteriore gestoconcreto contro ogni forma di di-scriminazione e razzismo, ma costi-tuisce un invito perentorio ai cri-stiani a testimoniare, insieme, ovun-que, la misericordia di Cristo, lagiustizia e la pace.

Cerimonia virtuale per la successione di Stephen Cottrell a John Sentamu

Il nuovo arcivescovo di YorkYORK, 10. Dai ieri Stephen Cottrell è ilnovantottesimo arcivescovo di York, “nu-mero due” della Church of England. Pren-de il posto di John Sentamu che, dopoquindici anni, ha lasciato l’incarico. Allacerimonia, virtuale, svoltasi sul web, è in-tervenuto anche l’arcivescovo di Canterbu-ry, Justin Welby, primate della Comunioneanglicana, che, dopo essersi complimentatocon Cottrell, ha esortato clero e fedeli a ri-conoscere tutti gli aspetti del passato dellaChiesa d’Inghilterra, compreso lo schiavi-smo. «Occorre affrontare questo pesantefardello, fatto di santi e commercianti dischiavi, se vogliamo costruire un futuromigliore», ha detto Welby che circa unmese fa si era scusato, a nome della comu-nità, per i vecchi legami della Church ofEngland con questa «fonte di vergogna»,mea culpa giunto mentre anche il RegnoUnito era scosso da numerose manifesta-zioni del movimento antirazzista Black Li-ves Matter.

Cottrell, 62 anni non ancora compiuti,sposato, tre figli, è stato vescovo di Rea-ding dal 2004 al 2010 e poi di Chelmsforddal 2010 al 2020. Domenica, con inizio alle9 del mattino, per il suo primo sermonedalla storica cattedrale di York (trasmessosulla pagina Facebook e sul canale YouTu-be), si uniranno in preghiera, fra gli altri, icappellani di un ospedale e di un ospizio.Oggi invece il nuovo arcivescovo ha rispo-sto alle domande dei giovani sulla compas-sione durante una sessione di culto collet-tivo virtuale; l’incontro fa parte del pro-gramma #FaithatHome della Church ofEngland, una campagna per aiutare le fa-miglie a parlare di fede e pregare insieme.

LOURDES, 10. Il 16 luglio, anniver-sario della diciottesima e ultima ap-parizione della Vergine Maria allagiovane Bernadette Soubirous, sisvolgerà il primo pellegrinaggiomondiale online a Lourdes, in di-retta dall’interno della Grotta diMassabielle. L’obiettivo è di richia-mare l’attenzione sul santuario e ri-lanciare la sua attività dopo mesi di

ca dal vivo e collegamenti conl’estero, completeranno queste dueore di diretta. «Multi-generazionalee multiculturale — viene così de-scritto sul sito internet del santua-rio — il pellegrinaggio online Lour-des United riunirà tutti coloro che,da ogni angolo del mondo, vedonoLourdes come un faro di fede, im-pegno, condivisione e speranza. Il

svegliando» dopo la riapertura delsantuario il 16 maggio e che i grup-pi stanno tornando. «Lourdes Uni-ted», prosegue, servirà da megafo-no per rinnovare la richiesta di do-nazioni. Il santuario si trova infattidi fronte a una «situazione inedita»con «otto milioni di euro di perdi-te». Per questo è stata lanciata al-cune settimane fa una colletta difondi online dal santuario. Lo stes-so, d’altronde, è stato fatto adAlençon e a Puy-en-Velay.

Nel panorama cattolico francese igrandi santuari sono stati partico-larmente colpiti dalla crisi sanitariaperché completamente chiusi du-rante il confinamento e quindi pri-vati delle offerte normalmente rice-vute, in particolare per le candele ein occasione delle celebrazioni. Alivello nazionale, è stata organizza-ta nel mese di giugno una grandecampagna di raccolta fondi per in-coraggiare i cattolici a sostenere leloro diocesi e parrocchie, che han-no subito una notevole diminuzio-ne delle entrate, principalmentequelle provenienti dalla generositàdi prossimità (offerte durante lamessa o per intenzioni particolari)a causa delle restrizioni in materiadi coronavirus. Un’iniziativa pro-mossa dalla Conferenza episcopalefrancese volta a sostenere le azioniintraprese in questi mesi a livellodiocesano e parrocchiale, ha indica-to Vincent Neymon, segretario ag-giunto e direttore della comunica-zione. L’idea — ha spiegato — èquella di «raccogliere da parte deifedeli ciò che non hanno potutodare durante il lockdown». Condieci domeniche senza celebrazioni,una Settimana santa vissuta da casae il rinvio dei matrimoni, il manca-to guadagno per le diocesi è statorilevante. «La perdita di entratedurante quel periodo si aggira tra iquaranta e i cinquanta milioni dieuro — ha indicato a sua volta Am-broise Laurent, vice segretario ge-nerale dell’episcopato, incaricatodelle questioni economiche, socialie giuridiche — visto che il ricavatodelle offerte ammonta in media atre milioni di euro ogni fine setti-mana, e fino a cinque milioni du-rante le solennità come per esem-pio la domenica delle Palme».

drastica riduzione delle attività acausa delle restrizioni sanitarie im-poste dalla pandemia. «Questagiornata straordinaria riunirà milio-ni di persone provenienti da tutti icontinenti, attraverso la televisione,la radio e i social network, sotto ilsegno della speranza e della solida-rietà», spiegano gli organizzatorinel presentare l’iniziativa, intitolata«Lourdes United».

Sono previste quindici ore diprogrammazione in diretta sul ca-nale YouTube di Lourdes Tv, indieci lingue. Tempi di preghiera,recita del rosario, celebrazioni eprocessioni scandiranno questagiornata a partire dalle 7 del matti-no. Alla fine del pomeriggio, dalle16 alle 18, personalità religiose e ci-vili saranno presenti sul luogo, pertestimoniare il ruolo che Lourdessvolge nella loro vita. Numerosi in-terventi sui temi della solidarietà,dell’impegno, dell’aiuto, della spe-ranza e della ricerca di senso, oltrea reportage, video d’archivio, musi-

mondo si trova ad affrontare unacrisi economica e sociale senza pre-cedenti, unita al forte desiderio ditrovare un significato a tuttociò che è accaduto finora. La frater-nità, la generosità e la speranza cheil santuario porta con sé da 162 an-ni non sono mai state così essenzia-li». A Lourdes, i poveri, i fragili, imalati e i disabili sono al primop osto.

«Lourdes ha bisogno del mondo,come il mondo ha bisogno diLourdes»: le parole di don OlivierRibadeau-Dumas, rettore del san-tuario di Notre-Dame de Lourdes,sono forti, all’altezza di una «situa-zione senza precedenti». Nel pre-sentare questa giornata speciale inuna conferenza stampa online, ilsacerdote ha affermato che «Lour-des si risolleverà ed è pronta ad af-frontare il futuro». Certo, il manca-to guadagno degli ultimi mesi pesaancora su commercianti, albergatorie ristoranti della regione. Il rettoreosserva tuttavia che «la città si sta

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 sabato 11 luglio 2020

Nella memoria liturgica del padre del monachesimo occidentale

San Benedettoe l’uomo europeo

Il Vangelo e i segni dei tempiCO N T I N UA Z I O N E DALLA PA G I N A 1

Così anche voi apparite giusti all’esterno da-vanti agli uomini, ma dentro siete pienid’ipocrisia e d’iniquità (...) Serpenti, razzadi vipere, come potrete scampare dalla con-danna della Geenna?» (Mt 23, 13-33).

Quando gli scribi e i farisei gli domanda-no perché i suoi discepoli trasgrediscano latradizione degli antichi, Gesù risponde:

«Perché voi trasgredite il comandamentodi Dio in nome della vostra tradizione? (...)Così avete annullato la parola di Dio in no-me della vostra tradizione. Ipocriti! Bene haprofetato di voi Isaia, dicendo: Questo po-polo mi onora con le labbra ma il suo cuoreè lontano da me. Invano essi mi rendonoculto, insegnando dottrine che sono precettidi uomini» (Mt 15, 3-9).

Sono sconcertanti anche le parole che Ge-sù preannuncia di rivolgere un giorno ad al-cuni che si ritengono credenti:

«Non chiunque mi dice: Signore, Signore,entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa lavolontà del Padre mio che è nei cieli. Moltimi diranno in quel giorno: Signore, Signore,non abbiamo noi profetato nel tuo nome ecacciato demòni nel tuo nome e compiutomolti miracoli nel tuo nome? Io però dichia-rerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allonta-natevi da me, voi operatori di iniquità» (Mt7, 21-23).

A quel tempo si era arrivati ad accumularetante norme religiose, molto dettagliate, chepotevano dare sicurezza, ma che avevanofatto perdere l’essenziale. Gesù, criticato dai

farisei perché mangiava insieme a pubblicanie peccatori, dice:

«Non sono i sani che hanno bisogno delmedico, ma i malati. Andate dunque e impa-rate che cosa significhi: Misericordia io vo-glio e non sacrificio. Infatti non sono venutoa chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,12-13).

I farisei erano soliti porre domande-trap-pola a Gesù perché rispondesse un sì o unno secchi per metterlo con le spalle al muro.Altre volte lo mettevano semplicemente allaprova. A uno di loro che gli chiede quale siail più grande comandamento della legge,Gesù rivela con chiarezza che l’essenza delcristianesimo è la carità:

«Amerai il Signore Dio tuo con tutto ilcuore, con tutta la tua anima e con tutta latua mente. Questo è il più grande e il primodei comandamenti. E il secondo è simile alprimo: Amerai il prossimo tuo come te stes-so. Da questi due comandamenti dipendonotutta la Legge e i Profeti» (Mt 22, 37-40).

Sappiamo che saremo giudicati sull’a m o ree già conosciamo le domande per l’esamedel giudizio finale. Sono le opere di miseri-c o rd i a :

«Quando il Figlio dell’uomo verrà nellasua gloria con tutti i suoi angeli, si siederàsul trono della sua gloria. E saranno riunitedavanti a lui tutte le genti, ed egli separeràgli uni dagli altri, come il pastore separa lepecore dai capri, e porrà le pecore alla suadestra e i capri alla sinistra. Allora il re diràa quelli che stanno alla sua destra: Venite,benedetti del Padre mio, ricevete in eredità ilregno preparato per voi fin dalla fondazione

del mondo. Perché io ho avuto fame e miavete dato da mangiare, ho avuto sete e miavete dato da bere; ero forestiero e mi aveteospitato, nudo e mi avete vestito, malato emi avete visitato, carcerato e siete venuti atrovarmi» (Mt 25, 31-36).

La nostra tentazione perenne è quella diingabbiare Gesù nei nostri schemi, ma Lui

va oltre, come ci ricorda la parabola delbuon samaritano (Lc 25, 10-37): un uomoconsiderato eretico che compie un gesto dicarità, a differenza del sacerdote e del levitache vedono un uomo lasciato mezzo mortodai briganti ma non intervengono. Il samari-tano, invece, ha compassione, si ferma e siprende cura di quell’uomo. Il giudizio di

Dio è diverso dai nostri giudizi. Le parole dimaggiore stima pronunciate da Gesù sonoper due persone apparentemente lontane chesi avvicinano a Lui non per sé stesse ma perla guarigione di una figlia e di un servo. Auna cananea dice: «Donna, davvero grandeè la tua fede!» (Mt 15, 28). E a un centurio-ne dice: «In verità vi dico, presso nessuno inIsraele ho trovato una fede così grande» (Mt8, 10). L’amore supera ogni barriera o eti-chetta.

A nessuno piace essere chiamato fariseo.Ma dentro ognuno di noi c’è un “d o t t o redella legge” che giudica il prossimo e si sen-te migliore del pubblicano di turno, comeracconta la celebre parabola (Lc 18, 9-14):abbiamo bisogno di essere corretti, a volteanche in modo forte per essere scossi nellanostra durezza. A tutti noi, Gesù dice: «Sela vostra giustizia non supererà quella degliscribi e dei farisei, non entrerete nel regnodei cieli» (Mt 5, 20). La giustizia di Gesù èquella misericordia che arriva ad amare il ne-mico. La giustizia di Gesù è salvezza.

Il Signore nel Vangelo ci invita a leggere isegni dei tempi per saper riconoscere quan-do viene (cfr. Lc 12, 54-59). Con l’ultimoconcilio, la Chiesa ha continuato il suocammino nella comprensione della veritàdella misericordia di Dio. Francesco conti-nua a percorrere questo cammino, come in-dicato da san Giovanni Paolo II: «Al di fuo-ri della misericordia di Dio non c’è nes-sun’altra fonte di speranza per gli esseriumani» (Omelia nel santuario della DivinaMisericordia a Cracovia-Łagiewniki, 17 ago-sto 2002).

Andrea Mantegna, «San Benedetto»

Nuovi membridella Pontificia Accademia

delle scienze sociali

Pedro Morandé Court

È nato a Santiago del Cile il 3 agosto 1948. Ha unalaurea in Sociologia conseguita presso la Pontificiauniversità cattolica del Cile (Uc) e un dottorato inSociologia presso l’Università Friedrich-Alexanderdi Erlangen-Norimberga (Germania). Nella Uc èstato docente ordinario e poi capo del dipartimen-to di Sociologia (1987-1990), pro rettore (1990-1995), decano della facoltà di Scienze sociali (1995al 2014) e attualmente è professore emerito. Si èspecializzato in Sociologia della cultura e dellareligione e in Sociologia della famiglia con partico-lare riguardo al popolo latinoamericano e alla suastoria sociale. Ha pubblicato numerosi articoli ri-guardanti la famiglia e l’identità culturale del-l’America Latina.

Mario Draghi

Nato a Roma il 13 settembre 1947, si è laureato inPolitica economica presso l’università degli studiLa Sapienza e ha conseguito il dottorato in Econo-mia presso il Massachussetts Institute of Technolo-gy. Nel 1981 è diventato docente ordinario di Eco-nomia e Politica monetaria presso la facoltà CesareAlfieri dell’università di Firenze. È stato direttoreesecutivo della Banca mondiale e in seguito diretto-re generale del Ministero del Tesoro del Governoitaliano. È stato governatore della Banca d’Italiadal 2005 al 2011 e presidente del Financial StabilityBoard dal 2006 al 2011, quando è diventatopresidente della Banca centrale europea fino al2019. È membro del consiglio di amministrazionedell’Institute for Advanced Study (Ias) e del Grup-po dei Trenta (G30). È autore di numerose pubbli-cazioni, con contributi che spaziano dalla macro-economia all’economia internazionale e alla politicamonetaria.

Kokunre AdetokunboAgbontaen Eghafona

È nata il 1° ottobre 1959 a Londra (Gran Bretagna).Ha studiato alla University of Benin, a Benin City(Nigeria), conseguendo la laurea in Storia e succes-sivamente un master of Arts. Ha inoltre ottenutoun master of Science in Archeologia e Antropolo-gia alla University of Ibadan, a Ibadan (Nigeria).Nella University of Benin è docente presso il di-partimento di Sociologia e Antropologia dal 1992; èdivenuta senior lecturer nel 1996, professore associa-to nel 2003, professore ordinario nel 2008; e ha ri-coperto anche numerosi incarichi amministrativi tracui: capo del dipartimento di Sociologia e Antro-pologia (2009-2013) e direttore dei programmi part-time (2016). È stata anche responsabile per lo svi-luppo sostenibile nell’ambito della Rete dellesoluzioni sostenibili delle Nazioni Unite (2012-2017). È autrice di numerose pubblicazioni accade-miche. Le sue attuali attività scientifiche includonomisure per combattere la tratta di esseri umani inNigeria.

di DO N AT O OGLIARI*

In occasione della consacrazione dellaricostruita chiesa cattedrale di Monte-cassino, avvenuta il 24 ottobre 1964,

Paolo VI proclamò san Benedetto Patronoprincipale d’Europa. Con quel gesto ilPontefice asseverò il ruolo decisivo che ilmonachesimo benedettino aveva giocatonel medioevo, mediante la fitta rete deisuoi monasteri, nel forgiare il continenteeuropeo attraverso un’unità senza pari difede e di cultura. Anche un agnostico co-me il sociologo Léo Moulin ammise chesan Benedetto e i suoi monaci potevanosenz’altro essere definiti «i “Padri d’E u ro -pa” nel senso pieno del termine, sia dalpunto di vista storico che sociologico».

Nondimeno, va subito ricordato chetutto ciò che i monaci benedettini furono

I monaci benedettini, dunque, non ave-vano innata la vocazione a colonizzare, adissodare o a creare fattorie che erano ve-re e proprie imprese d’avanguardia dove siconducevano audaci esperimenti di agro-nomia e si istruivano in maniera illumina-ta le masse rurali. Né avevano, come loroscopo precipuo, quello di prosciugare lepaludi, di costruire mulini e vivai, di in-crementare l’arte dell’apicoltura, di pren-dersi cura dei boschi o di specializzarsinella produzione vinaria, olearia e casea-ria. Così come non avevano come finalitàprimaria quella di recuperare e trasmetterela cultura antica o di crearne una nuova.

Eppure, se in risposta alle esigenze deitempi, i monaci, oltre che grandi evange-lizzatori, si rivelarono anche dei grandi«educatori economici» (H. Pirenne) epropagatori culturali, ciò fu la risultante

colarizzata e post-umana, dove le meta-narrazioni riguardanti il Dio cristiano so-no fortemente in declino, viene spontaneochiedersi se il messaggio di san Benedettopossa ancora essere fonte di ispirazioneper i cittadini europei. Noi crediamo di sì.Ecco alcuni esempi di come tale messag-gio abbia ancora qualcosa da dire allementi e ai cuori dei nostri contemporanei.

Innanzitutto l’esortazione di san Bene-detto ad essere artigiani di pace e di uni-tà, ricercando e custodendo entrambe nel-la verità e nella carità (cfr. RB, Prol. 17; 4,25; 65, 11). Non è un caso se il Breve apo-stolico con cui Paolo VI dichiarò san Be-nedetto Patrono principale d’Europa inizicon le parole «Pacis nuntius», “m e s s a g g e rodi pace”, ed «Effector unitatis», “c o s t ru t t o -re di unità”. Solo facendosi promotori dipace e di unità, infatti, sarà possibile vive-re in armonia con sé stessi, con gli altri econ il creato, e contribuire efficacementeall’edificazione di un mondo più giusto eumano. Il tutto all’insegna di una “culturadel dialogo” che «implica un autenticoapprendistato, un’ascesi che ci aiuti a rico-noscere l’altro come un interlocutore vali-do» (Papa Francesco).

Un altro valore presente nella RB è il ri-spetto per ogni essere umano. Fedele alVangelo, san Benedetto esorta ad «Ono-rare tutti gli uomini» (RB 4, 8), perché inogni essere umano è presente il Cristo. Èun invito ad avere uno sguardo nuovo neiconfronti dei propri simili, uno sguardoche, attingendo al comandamento cristia-no dell’amore, si concentri sull’unicità esulla dignità di ogni persona; uno sguardoaperto alla dimensione plurale, soprattuttosul piano culturale e religioso; uno sguar-do che favorisca l’inclusione, la condivi-sione e la solidarietà, specialmente verso imalati, i pellegrini, i forestieri (che in mo-nastero non mancano mai: cfr. RB 36, 4),ossia verso gli umili, i poveri, gli ultimi.Insomma, san Benedetto ci sprona a rico-noscere in ogni uomo e donna un fratelloe una sorella da accompagnare, da accudi-re, da educare, da far progredire, da evan-gelizzare, da amare e da condurre felice-mente verso il porto della vita eterna.

Un altro aspetto che merita attenzioneè la preziosità della vita quotidiana. Que-st’ultima è per san Benedetto il luogo incui riconoscere i segni della prossimità diDio nella propria vita (cfr. RB 19, 1); illuogo in cui vivere la santità evangelica inuna forma ordinaria, di modo «che l’e ro i -co diventi normale, quotidiano, e che ilnormale, quotidiano diventi eroico. Biso-gna ammirare la semplicità di tale pro-gramma, e nello stesso tempo la sua uni-versalità» (Giovanni Paolo II). Un’eco diciò è rintracciabile nell’esortazione aposto-lica Gaudete et exsultate di Papa Francesco,là dove egli esorta i cristiani a vivere la“santità quotidiana”. Per san Benedetto,poi, non vi è nulla che non contribuisca

in qualche modo al proprio cammino disantità, a tal punto da esortare i suoi mo-naci a maneggiare con cura gli attrezzi delmonastero, come una zappa, un mestolo ouno stilo. Essi pure, infatti, sono strumen-ti attraverso i quali cercare Dio, e per que-sto vanno maneggiati come se fossero vasisacri dell’altare (cfr. RB 31, 10).

Infine, per percepire la presenza di Dionel nostro quotidiano, san Benedetto con-ferisce grande importanza anche alla “sta-bilità”. Il paradigma del cambiamentod’epoca che stiamo attraversando è quellodella complessità e della velocità, e ciò èspesso causa di ansia, di disorientamentoe di destabilizzazione. La stabilità a cuiallude san Benedetto (cfr. RB 58, 17), oltreche di natura fisico-spaziale, è anche e so-prattutto interiore. Essa ha a che fare conun cuore saldamente fondato sulla rocciache è Cristo, al quale assolutamente nulladev’essere anteposto (cfr. RB 72, 11), e sulsuo Vangelo, guida sicura per il camminodi quaggiù (cfr. RB , Prol. 21).

La Regola di san Benedetto continuadunque a essere fonte di ispirazione siaper il credente sia per ogni uomo di buo-na volontà che desideri contribuire all’edi-ficazione di un’Europa dal volto umano,«un’Europa capace di dare alla luce unnuovo umanesimo», per il quale servono«memoria, coraggio, sana e umana uto-pia» (Papa Francesco). Benedictus benedi-cat!

*Abate ordinario di Montecassino

in grado di realizzare dev’essere ricondot-to a quel principio unificatore della lorovocazione, ossia il quaerere Deum, la ricer-ca di Dio (cfr. Regola di san Benedetto[=RB] 58, 7). «Essi — come ha affermatoBenedetto XVI — volevano fare la cosa es-senziale: impegnarsi per trovare ciò chevale e permane sempre, trovare la Vitastessa. Erano alla ricerca di Dio. Dalle co-se secondarie volevano passare a quelle es-senziali, a ciò che, solo, è veramente im-portante e affidabile».

di un’esistenza vissuta nella diuturna ri-cerca di Dio, condotta nella sequela diGesù e alla luce del suo Vangelo, il che,ovviamente, si configurava anche come ri-cerca della verità sull’uomo e sulla sua au-tentica realizzazione. È da qui, infatti, cheha preso forma quell’umanesimo benedet-tino — «parte importante dell’umanesimocristiano» (Ludmiła Grygiel) — che ha se-gnato in maniera duratura e profondal’ethos europeo.

Tuttavia, oggigiorno, nel clima socio-culturale nel quale si dibatte l’Europa se-

Spinello Aretino, «Fondazione di Montecassino e miracolo del frate risorto»

Il Papa consegna a un missionario della misericordia una copia della lettera apostolica «Misericordia et misera»a conclusione del Giubileo straordinario (20 novembre 2016)