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la vita, le opere, le encicliche , le manifestazioni che ricorderanno l’attualità del suo pensiero con un testo di Michael Novak DIGNITÀ UMANA E LIBERTÀ DELLA PERSONA COMITATO NAZIONALE PER LE CELEBRAZIONI DEL CENTENARIO DELLA MORTE DI PAPA VINCENZO GIOACCHINO P ECCI X III Leone

Transcript of Leone X -...

la vita, le opere, le encicliche,

le manifestazioni che ricorderanno

l’attualità del suo pensiero

con un testo di Michael NovakDIGNITÀ UMANA

E LIBERTÀ DELLA PERSONA

COMITATO NAZIONALE PER LE CELEBRAZIONI DEL CENTENARIO DELLA MORTE DI PAPA VINCENZO GIOACCHINO PECCI

XIIILeone

la poesia

LA PORTA SANTA

Non ci lasciar nell’atrio / del viver nostro avanti /La Porta chiusa erranti / come vane parole...Lasciaci udir gli squilli / dell’immortalità...Tutto il di noi che vive / e ciò che a noi sorvive /tutto è per noi di là

Giovanni Pascoli

Questa poesia di Giovanni Pascoli, contenuta in “Inni e Odi”, fu compostacome omaggio a papa Pecci nel 1900, in occasione del Giubileo

LeoneXIII

Sono diversi i motivi per celebrare la figura di Leone XIII. Il suo magisteroviene giustamente ricordato per l’intramontabile enciclica Rerum novarumcon la quale, in maniera lungimirante poneva le premesse per la costru-zione di un’elaborata dottrina sociale della Chiesa. Ricordare papa Peccisolo per questo, tuttavia, non sarebbe corretto. Il suo lungo pontificato futalmente ricco di novità che permette di descrivere un’importante paginanella storia del papato e, per di più, raggiungendo un giudizio positivoalquanto unanime. Non si può dimenticare che il nuovo Papa avrebbe affrontato una situa-zione completamente nuova nel corso degli ultimi secoli: la fine del pote-re temporale, avvenuta con la presa di Roma. Nel 1870, poneva le premes-se per una presenza differente della Chiesa nel mondo e, soprattutto, inItalia.E’ parere unanime tra gli studiosi che Leone XIII fosse uomo di grandiqualità. Possedeva un’intelligenza lucida e perspicace, nutrita da unamore spassionato per la lettura e lo studio, soprattutto di San Tommaso.Le conquiste del sapere scientifico vennero da lui viste con occhio curioso,sorpreso e benevolo; ne sono testimonianza i pochi attimi di uno deiprimi filmati della storia che lo ritraggono sorridente e a suo agio. Ciò cherimane forte fu certamente la sua linea innovativa circa la questione ope-raia e il suo appello al laicato cattolico perché fosse massicciamente pre-sente nel processo di rinnovamento della società. Tre giubilei furono celebrati per Leone XIII: nel 1888 quello del cinquante-simo di ordinazione sacerdotale, nel 1893 quello del suo episcopato e nel1902 il giubileo dell’elezione a Sommo Pontefice. A giudizio di molti eraconsiderato all’epoca “l’uomo più popolare d’Europa”. Le celebrazioni che

L’uomo più popolare d’Europa

i messaggi

da diverse parti si organizzano per il centenario della sua morte (20 luglio1903) all’età di 93 anni, non fanno che testimoniare la permanente attenzionee simpatia nei confronti di questo Papa e l’attualità del suo magistero.

Rino Fisichella

Gioacchino Pecci, papa Leone XIII, è veramente cerniera tra duemondi. Conosce, da nunzio in Belgio, gli esordi dell’industrializzazio-ne; vede, da vescovo di Perugia, i mercenari svizzeri soffocare i motipatriottici; proclama, da successore di Pietro, la questione sociale… equando muore, l’uomo vola per la prima volta con una macchina piùpesante dell’aria. È il primo pontefice a non disporre, dopo quindicisecoli, di un potere temporale e a godere invece di un’autorità pura-mente spirituale. Le sue origini si radicano nella periferia dell’antico“Stato della Chiesa” ma ha un’intuizione forte dei problemi dellademocrazia e vede il sorgere dell’impero americano con il crepuscolodelle orgogliose dinastie europee.Studiare il suo pontificato, a cent’anni dalla sua scomparsa, è dare uncontributo alla migliore conoscenza del rapporto tra cattolicesimo econtemporaneità, ricostruendo un intreccio tra vita civile e religiosa,non di rado frammentato e privato della sua ricca complessità.

Giorgio Rumi

La cerniera tra due mondi

rettore della Pontificia Università Lateranense

presidente del Comitato per le celebrazioni

LeoneXIII

Celebrare la figura e l’opera di Leone XIII è un grande onore e unprivilegio per il Ministero per i Beni e le Attività culturali.Il suo magistero, collocato a cavallo tra il XIX e il XX secolo, inun’epoca di profonde trasformazioni sociali e politiche, spicca perprofondità intellettuale. Grazie ad esso la Chiesa cattolica potéinterpretare e al contempo intervenire con lungimiranza e mode-razione sui processi evolutivi che interessavano le comunità nazio-nali.Straordinariamente molteplici e feconde furono le relazioni inter-nazionali che egli stabilì e coltivò. Una pietra miliare, riferimen-to morale per tutti, è poi la sua dottrina sociale. Originale, infine,la sua concezione della democrazia, insieme aperta e vigile con-tro derive estreme che allora prendevano corpo.Grazie a lui la Chiesa cattolica si pose all’avanguardia tra le isti-tuzioni mondiali di fronte a un secolo destinato a conoscere tantimomenti bui.Riflettere oggi sulla figura di Leone XIII è pertanto opera fonda-mentale per chiunque voglia serbare memoria intelligente del seco-lo che si è chiuso e guardare con consapevolezza al XXI secolo.

Giuliano Urbani

Una Chiesa all’avanguardia

ministro per i Beni e le Attività culturali

Oggi, di fronte al relativismo culturale serpeggiante e alle correntidi nichilismo che attraversano le nostre comunità, e soprattuttodopo il formidabile colpo inferto al mondo dal terrorismo con l’11settembre, appare decisivo l’incontro tra messaggio cristiano,magistero cattolico e cultura liberale. Il rilancio di quella stradache ha fondato l’Occidente sul cammino comune dell’umanesimolaico e cristiano e sull’affermazione della centralità della persona. In questo contesto è di straordinaria attualità l’insegnamento dipapa Leone XIII. Penso alla attenzione per i segni della moder-nità e al rilancio della filosofia razionale e cristiana di SanTommaso. Penso, anche, alla emblematica nomina a cardinale delfilosofo, liberale e di origini anglicane, John Henry Newman.Tutte indicazioni forti per una unità di fondo della civiltà occi-dentale. La sua lezione sulla pace, la sua visione di una società e di unsistema economico basati sugli indissociabili concetti di libertà esolidarietà, la sua concezione di una democrazia tonificata dalriferimento alla verità, costituiscono oggi una preziosa lanternaper chiunque, credente e non, voglia incedere con spirito di amoreper l’uomo, lungo gli sconosciuti sentieri dell’avvenire.

Ferdinando Adornato

Liberali e cristiani più vicini

presidente della Commissione Cultura della Camera

i messaggi

LeoneXIII

Vincenzo Gioacchino Raffaele LuigiPecci nasce a Carpineto Romano il 2marzo del 1810 da una famiglia disolida nobiltà di provincia. Inizia lapropria formazione di tipo umani-stico a Viterbo dai Gesuiti e compiesuccessivamente brillanti studisuperiori e universitari a Roma: filo-sofia e teologia al Collegio Romanoe diritto civile e canonicoall'Università la Sapienza, che fre-quenta nella sua qualità d'alunnodell'Accademia dei Nobili ecclesia-stici che preparava il personalediplomatico della Sede Apostolica.Ordinato sacerdote nel 1837 è invia-to come delegato apostolico prima aBenevento e, successivamente, nel1841, a Perugia, facendosi apprezza-re particolarmente dal cardinaleLuigi Lambruschini, segretario di

Stato, per le sue doti umane e, nono-stante la sua salute cagionevole,anche per la capacità di lavoroNel dicembre del 1842 è inviatocome nunzio a Bruxelles e nel pro-spero e già industrializzato Belgio,dove vige un avanzato sistemacostituzionale reso possibile dall'al-leanza, allora insolita, tra cattolici eliberali. Monsignor Pecci nei tre annidi nunziatura ha modo di compieredei soggiorni a Parigi, Londra,Colonia e, soprattutto, di constataredi persona come il vivace cattolicesi-mo belga, pur senza i privilegi del-l'ancien régime, nel nuovo contesto dilibertà, a partire da quella di stam-pa, ha costruito una fitta rete diopere e conseguito una grandeinfluenza politica e culturale.All’inizio del 1846, richiamato a

Il Papa delle nuove frontiereCARLO FELICE CASULA

la vita

Roma anche per dissapori intervenuticon il re Leopoldo I, è nominatovescovo di Perugia, dove rimarrà perben 32 anni, nonostante, nel 1853,ottenga la porpora cardinalizia.Questa lunghissima anomala perma-nenza in una sede vescovile seconda-ria è imputata all’ostilità nei suoi con-fronti del nuovo segretario di Stato diPio IX, cardinal Giacomo Antonelli,che gli rimproverava indipendenza digiudizio, tiepidezza nei confronti delpotere temporale della Chiesa e sim-patie per il liberalismo.Senza far mai trasparire disappuntoper la sua marginalizzione e l'interru-zione della sua brillante carriera eccle-siastica, monsignor Pecci si dedica conpassione al proprio ministero, riorga-nizzando il seminario diocesano perelevare la qualità spirituale e culturaledel clero locale, costruendo nuoveparrocchie, rianimando le confraterni-te e impegnando i fedeli della diocesiin iniziative di assistenza.

VincenzoGioacchinoPecci nasce a CarpinetoRomano il 2

marzo del 1810da una famiglia

di solidanobiltà diprovincia.Inizia la propria

formazione ditipo umanistico

a Viterbo daiGesuiti e com-pie successiva-mente brillantistudi superiori e

universitari aRoma...

LeoneXIII

Dedica molto del suo tempo aglistudi, leggendo un gran numero dilibri e riviste, non solo italiani,tenendo al contempo una fitta corri-spondenza con prelati stranieri. Il pensiero di San Tommaso, di cuiegli diviene un dotto conoscitore, èda lui vissuto come una chiaveinterpretativa degli stessi mutamen-ti sociali, politici e culturali da cuil'Europa del Diciannovesimo secoloè investita. Mutamenti percepiti,invece, da Pio IX come sconvolgi-menti rovinosi con cui Pio IX finisceper confrontarsi solo in termini dicondanna e chiusura.Le lettere pastorali “La Chiesa e ilXIX secolo” (1876) e “La Chiesa e laciviltà” (1877) di monsignor Peccihanno una vasta eco, anche fuoridell'Italia, perché, controcorrente,rispetto alle posizioni prevalenti deltardo pontificato di Pio IX, pongonocon coraggio la questione dell'inelu-dibile e urgente necessità per laChiesa di confrontarsi con la società

moderna, conciliando nova et vetera.Nominato camerlengo nel 1877,dopo la morte del cardinaleGiacomo Antonelli, il 20 febbraio del1878, a seguito di un breve conclave,è eletto papa sulla base della conver-genza sul suo nome del voto dei car-dinali moderati italiani e della mag-gioranza di quelli stranieri.Sul piano religioso Leone XIIIdiffonde il culto per il Sacro Cuorecui consacrerà l'umanità intera nel-l'anno giubilare del 1900 e per CristoRe e rilancia quello per la Madonna,specialmente con la diffusione dellapreghiera del rosario. Il Tomismo,con l'enciclica Aeterni Patris del 1879,diventa quasi la filosofia ufficialedella Chiesa, costituendo il fonda-mento della formazione impartitanei seminari, come nelle scuole enelle università cattoliche. È fondatal'Accademia di San Tommaso e pub-blicata una nuova edizione dell'ope-ra omnia dell'Aquinate.Per quanto concerne il governo uni-

la vita

versale della Chiesa, la centralizzazio-ne a Roma delle decisioni, che erastata sostenuta con forza dall'Ultra-montanesimo e sancita dal ConcilioVaticano I del 1864, è confermata erafforzata. Ne sono un segno evidentele frequenti precise istruzioni agli epi-scopati nazionali; l'attribuzione ainunzi del compito, oltre allo specificoruolo di agenti diplomatici della SantaSede, anche di rappresentanti di fattodel Papa presso i vescovi; i ricorrentiinterventi diretti della Santa Sede perindirizzare il clero e il laicato cattoliconei non rari conflitti politico-religiosi;il sostegno ai pellegrinaggi a Romaanche al fine di incrementare l'Obolodi San Pietro. Sul terreno politico, nelle prime enci-cliche, in continuità con il suo prede-cessore, ribadisce la dottrina tradizio-nale della Chiesa sullo Stato cristiano.Ia Iuturnum Illud (1888) sull'origine delpotere e della società, la Immortale Dei(1885) sull'organizzazione cristianadello Stato. Come traspare, tuttavia,

Le sue letterepastorali “La

Chiesa e il XIXsecolo” (1876) e “La Chiesa e la civiltà”

(1877) hannouna vasta eco,

anche fuoridell'Italia

perché controcorrente,

rispetto alleposizioni

prevalenti deltardo magistero

di Pio IX, pongono concoraggio la

necessità per laChiesa

di confrontarsi con la società

moderna

LeoneXIII

dalle encicliche LibertasPraestantissimum (1888) sulle libertàcivili e politiche e SapientiaeChristianae (1890), per Leone XIII laChiesa piuttosto che continuare acoltivare nostalgie dell'antico regimee sostenere rivendicazioni leggitti-miste, deve puntare sulla possibilitàdi un’intesa con gli Stati nel nuovocontesto delle istituzioni parlamen-tari e dei diritti civili e politici.Sul piano operativo Leone XIII evita,anche in occasione di controversiecon gli Stati, di esaurire la propriaazione in proteste infiammate, mainefficaci e, contando sulla collabo-razione fedele dei suoi segretari diStato (nell'ordine i cardinaliAlessandro Franchi, Lorenzo Nina,Lodovico Iacobini, MarianoRampolla del Tindaro), ricorre dipreferenza agli strumenti delladiplomazia per conseguire nuoviaccordi e stabilire un clima di disten-sione, insistendo sul ruolo di mode-razione e pacificazione che la Chiesa

cattolica può svolgere nei diversiPaesi di fronte all’emergenza dell'a-narchismo e del socialismo o dellerivendicazioni nazionali. Successi inquesto campo sono conseguiti con laGermania di Bismarck, che sospen-de la Kulturkampf, con la Russia concui si stabiliscono rapporti più diste-si, con la Gran Bretagna e gli StatiUniti con cui si hanno ora delle rela-zioni eccellenti. Più in generale,Leone XllI si mostra definitivamenteconvinto che, tramontata la centra-lità e la preminenza delle corone cat-toliche, la Chiesa abbia nuove gran-di possibilità e opportunità di cresci-ta e di radicamento anche in paesidove i cattolici sono minoritari, pur-ché attivi e organizzati.In Francia, invece, nonostante ilforte impegno del cardinaleRampolla, non ha pieno successo ilralliement dei cattolici con le istitu-zioni della Terza Repubblica, nontanto per le sue connotazioni fiera-mente laiche e anticlericali, quanto

la vita

perché il cattolicesimo tradizionalefrancese condivide le suggestioni con-servatrici e antisemite che l'AffairDreyfuss manifesta ed esacerba. In Italia non si giunge alla risoluzionedella Questione Romana e, nel 1887,di fronte all'atteggiamento intransi-gente del nuovo capo del governoFrancesco Crispi, ossessionato dall'i-dea che si dovesse fronteggiare oltre alpericolo rosso anche il pericolo nero,cioè clericale, Leone XIII si rassegnaall’impossibilità di giungere per vienegoziali dirette alla conciliazione. Aldi là dell'ostacolo della legislazionelaicista e antiecclesiastica vi è il nododella piena sovranità della Chiesa che,secondo Papa Pecci, deve fondarsi sulpossesso di Roma "sede naturale deiSommi Pontefici, centro della vitadella Chiesa, capitale del mondo cat-tolico" e, anche, su precise garanzieinternazionali.Sul piano culturale, Leone XIII, intel-lettualmente curioso, trasmette allaChiesa un atteggiamento di apertura

Come traspare,dalle encicliche

“LibertasPraestantissimum”

(1888) e “SapientiaeChristianae”

(1890) per LeoneXIII la Chiesa

piuttosto che continuare

a coltivare nostalgie

dell'antico regime deve puntare sull’intesa

con gli Stati nel nuovo contesto

delle istituzioniparlamentari

e dei diritti civili e politici

LeoneXIII

nei confronti delle nuove frontieredella cultura e dei progressi dellascienza: non casualmente, ripresoper la prirna volta nel 1897 dallacinepresa a soli due anni dallanuova scoperta appare nelle imma-gini in movimento sorridente e com-piaciuto.A lui si deve l'apertura dell'ArchivioSegreto Vaticano, premessa pernuovi documentati e non puramen-te agiografici studi sulla storia dellaChiesa e anche l'invito, attraversol'enciclica Providentissimus (1893) anon prescindere nell'esegesi dellaSacra Scrittura dalle acquisizionidelle scoperte scientifiche. La con-cessione della porpora cardinaliziaal grande teologo inglese, l’anglica-no convertito, John Henry Newman,fu un gesto di indubbio coraggio esignificato.Particolare fu la sua sensibilità perl'unità delle Chiese. Si avviaronocontatti distensivi con la ChiesaAnglicana e con l'enciclica

Orientalium Dignitas (1894) vennesolennemente riaffermata la rinun-cia a latinizzare i cattolici di ritoortodosso dell'Europa orientale,detti comunemente Uniati, con ilconseguente riconoscimento delladignità dei loro riti e delle loro tradi-zioni liturgiche.La grande notorietà di Leone XIII,anche fuori dell’universo cattolico, èdovuta all'enciclica Rerum Novarumdel 15 maggio 1891, la madre ditutte le encicliche sociali, che fondaquella che sarà definita la dottrinasociale della Chiesa.L'enciclica leoniana suscitò grandescalpore; ebbe accoglienze contra-stanti d'adesione convinta e anched’ostilità e diffidenza, ma ebbe l'in-dubbio merito di riconoscere e rilan-ciare, con rinnovato entusiasmo, inEuropa e nelle Americhe, la presen-za e l’attività dei cattolici in camposociale, in particolare sulla nuovafrontiera della realtà industriale eoperaia, espressione emblematica

la vita

della modernità con cui la Chiesa si èormai decisa a confrontarsi.Negli ultimi anni del pontificato diLeone XIII, riacquistano influenzaambienti curiali conservatori, raccoltiintorno al cardinale Camillo Mazzella,prefetto della Sacra Congregazioneper l'educazione cattolica.Significativa in tal senso è l'enciclicaGraves de communi del 1901, che inter-preta riduttivamente la democraziacome actio benefica in populum, negan-done le implicazioni politiche, propriomentre, anche in Italia, tanti giovanilaici e sacerdoti sono coinvolti in espe-rienze coraggiose di democrazia cri-stiana. Leone XIII muore a Roma il 20luglio del 1903. Il suo pontificato ègiudicato unanimemente dagli storicicome una positiva e fondamentalesvolta nella storia della Chiesa e la suaenciclica Rerum Novarum è, senzaombra di dubbio, assieme alla Pacemin Terris di Giovanni XIII, il documen-to pontificio più universalmente noto,fuori e dentro l’universo cattolico.

La grande notorietà

di Leone XIII,anche fuori

dell’universocattolico, è dovuta

all'enciclica“Rerum

Novarum” del 15 maggio1891, la madre

di tutte le encicliche

sociali, che fonda

quella che sarà definita

la dottrinasociale

della Chiesa

LeoneXIII

Inscrutabili Dei Consilio - 21 Aprile 1878 Sui mali della società(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Quod Apostolici Muneris - 28 Dicembre 1878 Sul socialismo(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Aeterni Patris - 4 Agosto 1879 Sulla restaurazione della filosofia cristiana(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Arcanum Divinae - 10 Febbraio 1880 Sul matrimonio cristiano(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Grande Munus - 30 Settembre 1880 I Santi Cirillo e Metodio(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Sancta Dei Civitas - 3 Dicembre 1880 Sulle Associazioni Missionarie(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Diuturnum - 29 Giugno 1881Sul Rosario(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Licet Multa - 3 Agosto 1881 Sulla condizione dei cattolici in Belgio(Al Cardinale Victor Augustus Deschamps, Primate del Belgio e agli Vescovi del Belgio)

Etsi Nos - 15 Febbraio 1882 Sulle attuali condizioni della Chiesa in Italia(Agli Arcivescovi e i Vescovi e gli altri Ordinari d’Italia)

Auspicato Concessum - 17 Settembre 1882 San Francesco d’Assisi(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Cum Multa Sint - 8 Dicembre 1882 Sulle attuali condizioni della Chiesa in Spagna(Agli Arcivescovi e ai Vescovi e agli altri Ordinari in Spagna)

Supremi Apostolatus Officio - 1° Settembre 1883 Sulla devozione del Rosario(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Nobilissima Gallorum Gens - 8 Febbraio 1884 Sulla questione religiosa in Francia(Agli Arcivescovi e i Vescovi in Francia)

Humanum Genus - 20 Aprile 1884 Condanna del Relativismo morale della Massoneria(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Superiore Anno - 30 Agosto 1884 Sulla recita del Rosario(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Immortale Dei - 1° Novembre 1885 Sull’organizzazione cristiana dello Stato(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Spectata Fides - 27 Novembre 1885 Sull’educazione cristiana(Al Cardinale Henry Edward, Arcivescovo di Westminster, e agli altri Vescovi d’Inghilterra)

Quod Auctoritate - 22 Dicembre 1885 Per l’indizione di un Giubileo Straordinario (A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Quod Multum - 22 Agosto 1886 Sulla libertà della Chiesa(Ai Vescovi d’Ungheria)

Pergrata Nobis - 14 Settembre 1886 Sulle condizioni della Chiesa in Portogallo(Ai Vescovi del Portogallo)

Vi è ben noto - 20 Settembre 1887 Sul Rosario nella vita pubblica(Ai Vescovi d’Italia)

Officio Sanctissimo - 22 Dicembre 1887 Sulle condizioni della Chiesa in Baviera(Agli Arcivescovi e ai Vescovi di Baviera)

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le encicliche

Quod Anniversarius - 1° Aprile 1888 Sul Giubileo Sacerdotale del Papa(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

In Plurimis - 5 Maggio 1888 Sull’abolizione della Schiavitù(Ai Vescovi del Brasile)

Libertas - 20 Giugno 1888 Sulla natura della libertà umana(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Saepe Nos - 24 Giugno 1888 Sulla campagna di boicottaggio in Irlanda(Ai Vescovi d’Irlanda)

Paterna Caritas - 25 Luglio 1888 Sulla riunione con Roma delle Chiese Orientali(Al Patriarca di Cilicia, Stephen Peter, agli Arcivescovi, Vescovi, Clero e popolo di rito Armeno)

Quam Aerumnosa - 10 Dicembre 1888 Sugli emigranti italiani(Agli Arcivescovi e Vescovi d’America)

Etsi Cunctas - 21 Dicembre 1888 Sulla condizione della Chiesa in Irlanda(Ai Vescovi d’Irlanda)

Exeunte Iam Anno - 25 Dicembre 1888 Sulla vita ordinata del cristiano(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Magni Nobis - 7 Marzo 1889 Sull’Università cattolica in America(Agli Arcivescovi e Vescovi degli Stati Uniti d’America)

Quamquam Pluries - 15 Agosto 1889 Sulla devozione a San Giuseppe(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Sapientiae Christianae - 10 Gennaio 1890 Sui cristiani come cittadini(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Dall’alto dell’apostolico Seggio - 15 Ottobre 1890 Sulla massoneria in Italia(Ai vescovi, al clero e al popolo d’Italia)

Catholicae Ecclesiae - 20 Novembre 1890 Sulla schiavitù nelle Missioni (Ai missionari cattolici in Africa)

In Ipso - 3 Marzo 1891 Sulle assemblee dei Vescovi in Austria(Ai Vescovi d’Austria)

Rerum Novarum - 15 Maggio 1891 Sulla questione operaia(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Pastoralis - 25 Luglio 1891 Sulla necessità della concordia religiosa(Ai Vescovi Portoghesi)

Pastoralis Officii - 12 Settembre 1891 Sulla moralità del duello(Agli Arcivescovi e ai Vescovi dell’Impero Tedesco e Austro-Ungarico)

Octobri Mense - 22 Settembre 1891 Sul Rosario(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Au Milieu Des Sollicitudes - 16 Febbraio 1892 Sui rapporti Chiesa -Stato in Francia(Agli Arcivescovi, i Vescovi, il Clero e i Fedeli di Francia)

Quarto Abeunte Saeculo - 16 Luglio 1892 Sul IV centenario dello sbarco di Colombo(Agli Arcivescovi e Vescovi di Spagna, Italia e delle due Americhe)

Magnae Dei Matris - 8 Settembre 1892 Sul Rosario(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Custodi di Quella Fede - 8 Dicembre 1892 Sulla Massoneria(Al popolo italiano)

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Inimica Vis - 8 Dicembre 1892 Sulla Massoneria(Ai Vescovi d’Italia)

Ad Extremas - 24 Giugno 1893 Sui seminari per il clero autoctono(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Constanti Hungarorum - 2 Settembre 1893 Sulla Chiesa in Ungheria(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi d’Ungheria)

Laetitiae Sanctae - 8 Settembre 1893 Sulla devozione al Rosario (A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi d’Ungheria)

Non Mediocri - 25 Ottobre 1893 Per dar vita a un Collegio per il clero spagnolo in Roma(Ai Vescovi di Spagna)

Providentissimus Deus - 18 Novembre 1893 Sullo studio della Sacra Scrittura(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Caritatis - 19 Marzo 1894 Sulla condizione della Chiesa in Polonia(Ai Vescovi di Polonia)

Inter Graves - 1° Maggio 1894 Sulla condizione della Chiesa in Perù(Ai Vescovi del Perù)

Litteras A Vobis - 2 Luglio 1894 Sul clero in Brasile(Agli Arcivescovi e Vescovi del Brasile)

Iucunda Semper Expectatione - 8 Settembre 1894 Sul Rosario(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Christi Nomen - 24 Dicembre 1894 Sulla diffusione della Fede e le Chiese Orientali (A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Longinqua - 6 Gennaio 1895 Sul cattolicesimo degli Stati Uniti(Agli Arcivescovi e Vescovi del Brasile)

Permoti Nos - 10 Luglio 1895 Sulle condizioni sociali in Belgio(Ai Vescovi del Belgio)

Adiutricem - 5 Settembre 1895 Sul Rosario(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Satis Cognitum - 29 Giugno 1896 Sull’unità della Chiesa(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Insignes - 1° Maggio 1896 Sul primo millennio dell’Ungheria cristiana(Ai Vescovi di Ungheria)

Fidentem Piumque Animum - 20 Settembre 1896 Sul Rosario(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Divinum Illud Munus - 9 Maggio 1897 Sullo Spirito Santo(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Augustissimae Virginis Mariae - 12 Settembre 1897 Sulla Confraternita del Santo Rosario(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Affari Vos - 8 Dicembre 1897 Sulla questione della scuola nel Manitoba(Agli Arcivescovi e Vescovi del Canada che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Caritatis Studium - 25 Luglio 1898 Sulla condizione della Chiesa in Scozia(Agli Arcivescovi e Vescovi di Scozia)

Quam Religiosa - 16 Agosto 1898 Sulla legge del matrimonio civile(Ai Vescovi del Perù)

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le encicliche

Diuturni Temporis - 5 Settembre 1898 Sul Rosario(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Annum Sacrum - 25 Maggio 1899 Sulla consacrazione al Sacro Cuore (A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Depuis le Jour - 8 Settembre 1899 Sulla formazione del Clero(Agli Arcivescovi, Vescovi e Clero di Francia)

Militantis Ecclesiae - 1° Agosto 1897 Su San Pietro Canisio(Lettera Ai Vescovi Dell’Austria, Germania, Svizzera)

Spesse Volte - 5 Agosto 1898 Sulla soppressione delle istituzioni cattoliche(Agli Arcivescovi, Vescovi e Clero d’Italia)

Quum Diuturnum - 25 Dicembre 1898 Sul concilio plenario del vescovi latino-americani (Ai Vescovi latino-americani)

Paternae - 18 Settembre 1899 Sulla formazione del Clero(Agli Arcivescovi e Vescovi del Brasile)

Omnibus Compertum - 21 Luglio 1900 Sull’unità tra i Greci Melchiti(Agli Arcivescovi e Vescovi dei Greci Melchiti)

Tametsi Futura Prospicientibus - 1° Novembre 1900 Gesù Cristo Redentore(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Graves De Communi Re - 18 Gennaio 1901 La democrazia cristiana(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Gravissimas - 16 Maggio 1901 Sugli ordini religiosi in Portogallo(Al Cardinal Netto, Patriarca di Lisbona e agli Arcivescovi e Vescovi del Portogallo)

Reputantibus - 20 Agosto 1901 Sulla questione della lingua in Boemia(Lettera All’arcivescovo di Olomouc e agli Arcivescovi e Vescovi di Boemia e Moravia)

Urbanitatis Veteris - 20 Novembre 1901 Sulla fondazione di un seminario in Atene(Lettera agli Arcivescovi e Vescovi della Chiesa Latina in Grecia)

In Amplissimo - 15 Aprile 1902 Sulla condizione della Chiesa negli Stati Uniti(Al Cardinale Gibbons, agli Arcivescovi e Vescovi degli Stati Uniti d’America)

Quod Votis - 30 Aprile 1902 Sulla proposta di un’Università cattolica(All’Arcivescovo di Vienna, al Vescovo di Wroclaw, all’Arcivescovo di Praga, al Vescovo di Cracovia e aglialtri Arcivescovi e Vescovi di Austria)

Mirae Caritatis - 28 Maggio 1902 Sulla Sacra Eucarestia(A tutti i Patriarchi, Primati, Arcivescovi e Vescovi che hanno grazia e comunione con la Sede Apostolica)

Quae Ad Nos - 22 Novembre 1902 Sulla condizione della Chiesa in Boemia e Moravia (Al Cardinale Skrbensky, Arcivescovo di Praga e agli altri Arcivescovi e Vescovi di Boemia e Moravia)

Fin Dal Principio - 8 Dicembre 1902 Sulla formazione del Clero(Ai Vescovi d’Italia)

Dum Multa - 24 Dicembre 1902 Sulla legislazione civile del matrimonio(All’Arcivescovo di Quito e agli altri Vescovi dell’Ecuador)

a cura di Carlo Felice Casula

* Il titolo dell’enciclica è nella lingua originale. L’indicazione del contenuto in italiano è una personaleelaborazione del curatore.

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LeoneXIII

Dignità umanae libertà della persona

DI MICHAEL NOVAK

Perché Leone XIII fu un precursore delle teorie economiche contemporanee: l’inutilità

del socialismo e la centralità dell’uomo

Quando fu eletto Papa nel 1878, ilvescovo di Perugia aveva già 68anni. Molti si aspettavano che sareb-be stata una figura di breve passag-gio. Invece, visse fino al 1903, arri-vando all’età di 93 anni, e trasformòla Chiesa - in particolare la sua dot-trina sociale - in modo più profondodi quanto avesse fatto qualsiasi altroPapa nei precedenti tre secoli. Perquanto alla metà delDiciannovesimo secolo i diplomaticiritenessero che la fine del papatofosse ormai prossima, JosephSchumpeter, nel suo libro History ofEconomic Analysis, sottolinea come,alla fine del pontificato di Leone XIII,la Chiesa avesse ripreso un vigoreeccezionale. Dando un giudizio com-plessivo sugli anni 1870-1914,

Schumpeter osserva: «Nel continen-te europeo la Chiesa cattolica eraoggetto di attacchi sul piano legisla-tivo e amministrativo sferrati dagoverni e parlamenti ostili ... Ciò chenessuno si sarebbe mai aspettato èche questi attacchi si sarebbero con-clusi con una ritirata, lasciando laChiesa cattolica più forte di quantofosse mai stata da parecchi secoli. Ilcattolicesimo politico ha le proprieradici nella rinascita del cattolicesi-mo religioso. Se volgiamo indietro losguardo, osserviamo non solo unariaffermazione delle posizioni catto-liche da parte di persone che non leavevano per la verità mai sconfessa-te, ma anche un nuovo e diversoatteggiamento in chi invece lo avevafatto; attorno al 1900, era un luogo

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comune che in una famiglia cattolica,i più vecchi erano laici e liberalimentre i più giovani erano credenti e“clericali” ... Il cattolicesimo politicosi schierò fin dall’inizio a favoredelle riforme sociali»1.Secondo molti studiosi, la CentesimusAnnus di Papa Giovanni Paolo II (del1991) è la più importante di tutte leencicliche papali sulla dottrina socia-le; tuttavia, il suo stesso titolo, e ilcapitolo introduttivo, rendono unesplicito tributo all’enciclica RerumNovarum, emanata da Leone XIII nel18912. Nella Rerum Novarum sono giàpresenti quattro principi essenzialidella dottrina sociale cattolica, cherimangono forti e vigorosi nellaCentesimus Annus. Uno di questiprincipi, per quanto non esplicita-mente espresso, è comunque presen-te in modo netto e incontrovertibile:il principio dell’iniziativa e dellaresponsabilità personale. Gli altri tresono una conseguenza diretta diquesto impegno fondamentale: una

appassionata difesa della proprietàprivata, associata a un rifiuto dellacomunanza dei beni; un decisosostegno all’iniziativa e all’intrapren-denza individuale; una condannadel socialismo come sistema ingiu-sto, contrario alla natura, e privo dialcuna utilità pratica. Tutti gli altrianimali, sottolinea Leone XIII, vivo-no giorno per giorno senza cercaredi migliorare le loro condizioni; sol-tanto gli esseri umani lavorano invista di un futuro migliore. «I sociali-sti ... nel loro tentativo di trasformarela proprietà da personale in colletti-va ... non fanno altro che danneggia-re gli stessi operai ... perché gli tolgo-no la libertà di investire le propriemercedi, e così gli rapiscono il dirittoe la speranza di trarre vantaggio dalpatrimonio domestico e di migliora-re il proprio stato ... Il peggio si è cheil rimedio da costoro proposto è unaaperta ingiustizia, giacché la pro-prietà privata è diritto di natura.Poiché anche in questo passa gran

1 Edizione a cura di Elizabeth Boody Schumpeter, Oxford University Press, New York 1954, p.764.2 Giovanni Paolo II: «Desidero anzitutto soddisfare il debito di gratitudine che l’intera Chiesaha verso il grande Papa e il suo “immortale Documento”. Desidero anche mostrare che la riccalinfa, che sale da quella radice, non si è esaurita col passare degli anni, ma è anzi diventata piùfeconda». Centesimus Annus, paragrafo 1.

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differenza tra l’uomo e il bruto»3.In questo saggio il mio scopo è dimo-strare come alcune tendenze dellamoderna scienza economica e alcuniconcreti sviluppi dell’attuale situa-zione mondiale diano ragione aiprincipi espressi da Leone XIII. Datoche ho già discusso il pensiero diLeone XIII in due miei precedentilibri4, riporterò soltanto quattro cita-zioni tratte dalla Rerum Novarum.Mentre John Stuart Mill e altri auto-revoli intellettuali di ispirazione libe-rale riconoscevano nel socialismo ilsistema ideale del futuro, Leone XIII,con voce praticamente solitaria, lodenunciava come ingiusto, contrarioalle leggi di natura e inutile. Il Papaesprimeva una condanna primaancora che vi fosse stato qualsiasireale esperimento di socialismo, per-ché lo rifiutava per una questione diprincipio: «I socialisti, sostituendoalla provvidenza dei genitori quelladello Stato, vanno contro la giustizianaturale e disciolgono la compagine

delle famiglie. E oltre l’ingiustizia,troppo chiaro appare quale confusio-ne e scompiglio ne seguirebbe in tuttigli ordini della cittadinanza, e qualedura e odiosa schiavitù nei cittadini.Si aprirebbe la via agli asti, alle recri-minazioni, alle discordie: le fonti stes-se della ricchezza inaridirebbero,tolto ogni stimolo all’ingegno e all’in-dustria individuale: e la sognatauguaglianza non sarebbe di fatto cheuna condizione universale di abiezio-ne e di miseria. Tutte queste ragionidanno diritto a concludere che lacomunanza dei beni proposta dalsocialismo va del tutto rigettata, per-ché nuoce a quei medesimi a cui sideve recar soccorso, offende i dirittinaturali di ciascuno, altera gli ufficidello Stato e turba la pace comune»5.Mentre oggi molti intellettuali credo-no che l’uguale condivisione dei benimondiali sia un imperativo morale,Leone XIII (come Madison in TheFederalist, cap. 10) vede nell’ugua-glianza un elemento innaturale,

3 Rerum Novarum, paragrafi 3-5.4 Michael Novak, The Catholic Faith and the Spirit of Capitalism, Free Press, New York 1993 (tradu-zione italiana: L’etica cattolica e lo spirito del capitalismo, Edizioni di Comunità, Milano 1994); e CatholicSocial Thought and Liberal Institutions, Transaction Publishers, New Brunswick, NJ 1989.5 Rerum Novarum, paragrafi 11-12.

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distruttivo e tirannico6. Avendo fatto,a causa delle occupazioni della suafamiglia, esperienze di lavoro inun’impresa d’affari, e conoscendonequindi direttamente le dinamiche,Leone XIII sottolineò anche il princi-pio dell’iniziativa e industriosità per-sonale: «E infatti non è difficile capi-re che lo scopo del lavoro, il fineprossimo che si propone l’artigiano,è la proprietà privata. Poiché se egliimpiega le sue forze e la sua indu-stria a vantaggio altrui, lo fa per pro-curarsi il necessario alla vita: e peròcon il suo lavoro acquista un vero eperfetto diritto, non solo di esigere,ma d’investire come vuole, la dovutamercede». «[Se si eliminassero gli sti-moli all’ingegnosità e allo sviluppodelle capacità individuali,] le fonti

stesse della ricchezza, inaridirebbero,tolto ogni stimolo all’ingegno eall’industria individuale: e la sognatauguaglianza non sarebbe di fatto cheuna condizione universale di abie-zione e di miseria»7. A quel tempo, lacondanna del socialismo espressa daLeone XIII sembrò molto severa; oggi,dopo così tanti esperimenti di sociali-smo, sembra quasi frutto di arcanapreveggenza. Questa condanna sifondava su principi sociali di essen-ziale importanza, soprattutto in riferi-mento agli interessi, alle aspirazioni,alle facoltà di giudizio pratico e aidiritti della perona umana: «A rime-dio di questi disordini, i socialisti,attizzando nei poveri l’odio ai ricchi,pretendono si debba abolire la pro-prietà privata, e far di tutti i particola-

6 «Si stabilisca dunque in primo luogo questo principio, che si deve sopportare la condizione pro-pria dell’umanità: togliere dal mondo le disparità sociali, è cosa impossibile. Lo tentano, è vero, isocialisti, ma ogni tentativo contro la natura delle cose riesce inutile. Poiché la più grande varietàesiste per natura tra gli uomini: non tutti posseggono lo stesso ingegno, la stessa solerzia, non lasanità, non le forze in pari grado: e da queste inevitabili differenze nasce di necessità la differenzadelle condizioni sociali. E ciò torna a vantaggio sia dei privati che del civile consorzio, perché la vitasociale abbisogna di attitudini varie e di uffici diversi, e l’impulso principale, che muove gli uomi-ni a esercitare tali uffici, è la disparità dello stato», Rerum Novarum, par. 14; Leone XIII aggiungeinoltre: «Sebbene tutti i cittadini senza eccezione alcuna, debbano cooperare al benessere comuneche poi, naturalmente, ridonda a beneficio dei singoli, tuttavia la cooperazione non può essere intutti né uguale né la stessa. Per quanto si mutino e rimutino le forme di governo, vi sarà semprequella varietà e disparità di condizione senza la quale non può darsi e neanche concepirsi il con-sorzio umano», ibid., par. 27.7 Ibid., paragrafi 4 e 12.

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ri patrimoni un patrimonio comune,da amministrarsi per mezzo delmunicipio e dello Stato. Con questatrasformazione della proprietà dapersonale in collettiva, e con l’egua-le distribuzione degli utili e degliagi tra i cittadini, credono che ilmale sia radicalmente riparato. Maquesta via, non che risolvere le con-tese, non fa che danneggiare glistessi operai, ed è inoltre ingiustaper molti motivi, giacché manomet-te i dirittti dei legittimi proprietari,altera le competenze degli ufficidello Stato e scompiglia tutto l’ordi-ne sociale»8. L’analisi di Leone XIIIpartiva da una diagnosi dei maliche affliggevano l’allora relativa-mente esiguo numero di Paesi capi-talisti (in quello stesso periodo sol-tanto tre nazioni in tutto il pianetasi potevano definire democratiche).Il Papa non mancò di sottolineareche anche le teorie economiche epolitiche di quella generazioneerano piene di difetti. Nella suamente, i danni verosimilmenterisultanti dal socialismo avevano

un aspetto molto più chiaro dellaprecisa miscela di riforme e ristrut-turazioni che avrebbe potuto assi-curare, nel giro di poche generazio-ni, migliori condizioni di vita allefamiglie dei lavoratori. Ciò non gliimpedì di avanzare alcune specifi-che proposte che, come ha sostenu-to Schumpeter, hanno avuto unruolo di notevole importanza nellatrasformazione delle economiepolitiche euro-americane all’iniziodel Ventesimo secolo. È vero cheLeone XIII sottovalutò le fecondepossibilità di riforma pacifica impli-cite nella stesso principio democra-tico. Basandosi sulle proprie espe-rienze con la democrazia autorita-ria dell’Italia, non riuscì a ricono-scere la capacità che la politicademocratica ha di imporre unadisciplina politica e morale al purocapitalismo per mezzo del consen-so popolare. La sua opinione sulleprobabili dannose conseguenze delsocialismo era corretta. Al contra-rio, la sua visione dei processi attra-verso i quali le economie politiche

8 Ibid., paragrafo 3.

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democratiche sarebbero cresciute dinumero, venendo pacificamentetrasformate dagli eventi del 19319 e,ancor più, da quelli del 199110, erapiuttosto confusa.

L’effetto della religione sull’economiaAnimato da un interesse diverso daquello di Leone XIII, il grandesociologo e storico dell’economiaMax Weber (1864-1920) provò almondo degli studiosi che le convin-zioni religiose possono trasformare isistemi economici. In contrasto con imarxisti, Weber dimostrò che correntisotterranee si agitano nelle profonditàdello spirito umano e svegliano l’uo-

mo dal suo torpore fisico in modistraordinariamenti diversi, con signi-ficative conseguenze sui sistemi eco-nomici. Sebbene sia famoso soprattut-to per il suo saggio L’etica protestante elo spirito del capitalismo (pubblicato nel1904), Weber ha esaminato il rapportotra religione ed economia in moltilibri dedicati alla storia di diverse cul-ture11. Grazie all’abbondanza delmateriale oggi disponibile sul temadello «scontro di civiltà»12, e per effet-to delle conseguenze concrete chehanno avuto nel mondo le varie con-cezioni dello spirito umano elaboratedalla religione e dalla cultura, l’operadi Weber potrebbe tornare a essere

9 Quadragesimo Anno, par. 103: «Ma l’ordinamento capitalistico dell’economia, col dilatarsi dell’in-dustrialismo per tutto il mondo, dopo l’enciclica di Leone XIII si è venuto esso pure allargando perogni dove, a tal punto da invadere e penetrare anche nelle condizioni economiche e sociali di quel-li che si trovano fuori della sua cerchia, introducendovi in certo modo la sua impronta».10 Centesimus Annus, par. 33: «In anni non lontani è stato sostenuto che lo sviluppo dipendesse dal-l’isolamento dei Paesi più poveri dal mercato mondiale e dalla loro fiducia nelle sole proprie forze.L’esperienza recente ha dimostrato che i Paesi che si sono esclusi hanno conosciuto stagnazione eregresso, mentre hanno conosciuto lo sviluppo i Paesi che sono riusciti a entrare nella generale inter-connessione delle attività economiche a livello internazionale».11 Si veda, per esempio, Max Weber, The Theory of Social and Economic Organization, trad. di A. M.Henderson e T. Parsons, Oxford University Press, New York 1947; General Economic History, trad.di F. Knight, Collier-Macmillan, New York 1961; e il suo incompiuto capolavoro, Wirtschaft undGesellschaft (trad. it.: Economia e società, Edizioni di Comunità, Milano 1974).12 Si veda il controverso libro di Samuel P. Huntington, The Clash ov Civilizations and the Remaking ofWorld Order, Simon & Schuster, New York 1996 (traduzione italiana: Lo scontro delle civiltà e il nuovoordine mondiale, Garzanti, Milano 2001), e la vivace polemica scatenata dalla recensione di PierreHassner, «Morally Objectionable, Politically Dangerous», pubblicata su The National Interest, vol.46, inverno 1996/1997, pp. 63-69, con la replica di Huntington, «Hassner’s Bad Bad Review»,ibid., pp. 97-102.

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più influente che mai. In effetti, l’ope-ra di Weber propone un importanteangolo visuale per affrontare il temadella dignità umana. La ricerca empi-rica aveva portato Weber a formularel’ipotesi che il cristianesimo (in unasua specifica forma) e altresì il giudai-smo avessero dato alle aspettative ealle speranze degli uomini una formafavorevole allo sviluppo economico.Espressa in questi termini generali, l’i-potesi di Weber è stata pienamenteconfermata da un secolo di ulterioristudi, per quanto sia stata sensibil-mente modificata da nuove scoperte.Il professor Randall Collins, ad esem-

pio, ha mostrato come, tra il 1100 e il1350 d.C., il sistema internazionale dimonasteri cattolici fu caratterizzato daparecchi elementi caratteristici diun’economia capitalista: l’esplosionedi invenzioni economicamente utili, ilrispetto dello Stato di diritto, e l’ado-zione di un sistema razionale diresponsabilità. Ovviamente, il pro-gresso economico non era lo scopoprincipale della vita monastica; ne èstato sostanzialmente una conseguen-za non intenzionale.«Questi monasteri cistercensi furonole unità economiche più efficienti maiesistite in Europa, e forse in tutto il

13 Randall Collins, Weberian Sociological Theory, Cambridge University Press, Cambridge 1986,pp. 52-58. Collins ricorda anche altre innovazioni economiche dei cistercensi: «I cistercensi furo-no degli innovatori sotto molti punti di vista. Crearono la prima organizzazione altamente cen-tralizzata con un preciso piano di espansione in tutta l’Europa. Stabilirono anche una forma digerarchia all’interno della loro organizzazione, che prevedeva una distinzione tra i monaci apieno titolo e una classe subordinata di lavoratori monastici. Questi ultimi prestavano giura-mento di celibato, povertà e obbedienza, ma restavano incolti e non erano eleggibili al pienorango monastico. I cistercensi erano perciò suddivisi in una classe manageriale e una classe dilavoratori manuali, che lavoravano entrambe mosse da stimoli religiosi e spinte da un forte asce-tismo». Discutendo il ruolo della Chiesa cattolica nella promozione dello Stato di diritto, Collinsscrive: «Se concentriamo la nostra attenzione sulla Chiesa, intesa come il “vero” governodell’Europa medievale, notiamo la presenza di una definizione più ampia e precisa del concet-to di cittadinanza. Perché l’organizzazione della stessa Chiesa era permeata dai diritti e doveridi cittadinanza legale in quel corpo medesimo. Senza dubbio, questi diritti di cittadinanza nonerano uniformemente definiti in tutti suoi ranghi. Ma quasi ovunque c’era un certo grado dipartecipazione stabilita dalla legge. Il Papa stesso era scelto per mezzo di un’elezione, in unprimo tempo da parte del popolo e del clero di Roma, e successivamente da un ristretto corpodi cardinali. Allo stesso modo, ogni ordine monastico eleggeva il proprio generale, o capo supre-mo, e inoltre, a scopo di protezione, molti monasteri istituirono un consiglio di supervisori cheaveva il compito di prevenire gli abusi e l’autorità di rimuovere il generale. A un livello piùbasso, i capitoli delle cattedrali eleggevano i propri vescovi e i monasteri i propri abati. All’interno

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mondo, fino ad allora. La comunitàdei monaci gestiva di regola un qual-che tipo di fabbrica. C’era un sistemadi mulini, generalmente ad acqua, permacinare il grano e per altri usi. Nelleregioni che producevano ferro, servi-vano per azionare fucine con mecca-nismi di percussione idraulici; a parti-re dal 1250 i cistercensi dominarono laproduzione di ferro nella Francia cen-trale. Il ferro era prodotto per usointerno, ma anche per la vendita. InInghilterra, tutta l’economia monasti-ca era diretta alla produzione di lanaper il mercato d’esportazione. I cister-censi erano la punta di diamante della

crescita economica medievale. Furonopioneri nella meccanica perché eranocontinuamente alla ricerca di mezziche permettessero di risparmiare lamanodopera. I loro mulini non veni-vano soltanto utilizzati dalla popola-zione circostante (dietro pagamento)per macinare il frumento, ma ancheampiamente imitati. La diffusione deimonasteri cistercensi in Europa haagito da perno catalizzatore per moltialtri sviluppi economici, compresa l’i-mitazione delle sue spietate pratichedi investimento»13. Nei miei studi hocercato, su un piano più concettualeche empirico, di mostrare che la cate-

del corpo ecclesiastico nel suo complesso esisteva anche una forte tradizione conciliare, che pote-va senza dubbio essere manipolata da papi ostinati e autoritari ma che, cionondimeno, espri-meva lo spirito e l’esigenza di una responsabilità collettiva nella formulazione delle leggi. I pote-ri di elezione e di nomina cambiarono nel corso del tempo, con una progressiva esclusione deilaici e un aumento dell’autorità pontificia» (p. 50). La Chiesa ha avuto un ruolo anche nel for-nire un essenziale presupposto istituzionale per il mercato di massa: «la sicurezza dai rapina-tori e dai razziatori militari». «La Chiesa affermava che era un peccato uccidere un altro cristia-no in un conflitto non sanzionato dalla religione, e intendeva limitare l’intervento militare alleCrociate contro nemici stranieri e eretici interni. Questo divieto non fu granché rispettato, e ipeccati di violenza erano comunemente espiati con il pagamento di penitenze. Ma nell’XI e nelXII secolo, proprio quando l’economia medievale cominciava a prendere vigore, si diffuse unmovimento in favore della pace. Alcuni giorni della settimana e alcune ore del giorno furonodichiarate “Tregua di Dio” per interrompere le continue guerre tra la nobiltà. Fatto ancora piùsignificativo, alcuni vescovi decisero di organizzare delle “associazioni di pace”, i cui membrigiuravano di rinunciare alla violenza privata e si impegnavano a combattere baroni sfruttatorie briganti. I monaci, e soprattutto i frati mendicanti, si assunsero il compito di mettere fine allefaide locali. Questi sforzi ebbero solo successi parziali, e non c’è dubbio che il volume dei com-merci fu alquanto limitato dalle insicure condizioni allora prevalenti. Ma le associazioni dipace e i frati contribuirono attivamente a placare l’atmosfera di violenza, e, nel XIII secolo, iloro risultati furono consolidati per un certo periodo dal rafforzamento dei principali Statidi ispirazione laica» (p. 56).

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goria teologica dell’imago Dei (ossiache ogni essere umano è fatto a somi-glianza di Dio) implica uno specificotipo di «chiamata» o «vocazione»che stranamente Weber trascura: lavocazione a sviluppare la propriacreatività, inventività e ingegnositànel mondo delle cose pratiche, alfine di «costruire il regno di Dio»14.Non è tanto l’ascetismo dell’insegna-mento biblico, quanto piuttosto lasua chiamata alla creatività e allainventività, che spiega il dinamismodella civiltà ebraica e di quella cri-stiana, compreso il loro dinamismoeconomico. La maggior parte deglieconomisti accetta il principio che«le idee hanno conseguenze».Ciononostante, fin dall’Illumi-nismo si è diffusa l’abitudine diconsiderare priva di concreti effettil’immensa fioritura di idee teologi-che che caratterizzò il periodocompreso fra il 1100 e il 1350 d.C.;una fioritura che ebbe come frutto irisultati pratici di cui si è parlato

prima. Si tratta di un grave errore.Migliaia di uomini e di donneentrarono nei monasteri e avviaro-no imprese economiche estrema-mente razionalizzate e disciplinate.Per di più, durante questo periodo,vennero formulati e sviluppati cin-que concetti fondamentali per iltema della dignità e della libertàumana: i concetti di persona,coscienza, verità, libertà e dignità.Sebbene qualche parvenza di que-sti concetti può essere rintracciatanell’èra precristiana, nessuno diessi aveva assunto una formulazio-ne che ne permettesse un impiegoconcreto nella creazione di unnuovo ordine pratico, di unanuova civiltà, di quella nuova«città sulla collina» alla quale lacivitas medievale aveva il dovere diaspirare. Spetta agli studiosimedievali il merito di avere elabo-rato questi fondamentali strumenticoncettuali. In riconoscimento dei loro risultati,

14 Cfr. M. Novak, The Catholic Faith and the Spirit of Capitalism, Free Press, New York 1993, pp. 1-14e 22-237 (traduzione italiana: L’etica cattolica e lo spirito del capitalismo, Edizioni di Comunità,Milano 1994); Business as a Calling, Free Press, New York 1996, pp. 18-40, 117-159; e anche TheSpirit of Democratic Capitalism, Madison Books, Lanham, Md. 1991, pp. 36-48.

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il premio Nobel Friedrich Hayek(1899-1992), sulla scorta di LordActon, definì uno di questi monaci,Tommaso d’Aquino (1224-1274), «ilprimo whig» della storia, ossia ilfondatore del partito della libertà15.Parecchi studiosi hanno ancheosservato che nella DivinaCommedia, una delle più straordina-rie opere poetiche mai scritte, DanteAlighieri (1265-1321) ha dato unaversione drammatica della visionetomista e lasciato uno straordinariotestamento di un’intera civiltà affa-scinata dalla libertà umana. Danteaveva compreso e assorbito nel suoanimo che tutte le storie della Bibbia,quelle ebraiche come quelle cristia-ne, dovevano il proprio fascino allelibere scelte che i loro protagonistidevono prendere. Il modo in cuil’uomo impiega la propria libertàdetermina il suo destino; il modo incui facciamo uso della nostra libertà

costituisce il dramma umano fonda-mentale. La libertà è il punto assialedell’universo, il centro della suacreazione. Questo è il presuppostodella Divina Commedia e il fonda-mento della dignità umana.

La dignità della persona umanaAlla fine del secolo scorso, con l’ini-zio della rivoluzione industriale,quel grande balzo in avanti che oraci garantisce uno standard di vitaignoto nei secoli precedenti persinoalle famiglie regali, la dignità umanaera per molti una frase priva disignificato. Rapida crescita urbana,mancanza di lavoro, distruzione, innome della libera competizione,delle tradizionali organizzazioni deilavoratori (come le gilde) che assicu-ravano una certa continuità e unsenso di sicurezza nell sfera econo-mica, disgregamento della famiglia,povertà e squallore sociale: erano

15 Friedrich A. Hayek, The Constitution of Liberty, University of Chicago Press, Chicago 1978, p. 457,n. 4. Hayek osserva che «per certi aspetti Lord Acton non esprimeva un vero paradosso quandodefiniva Tommaso d’Aquino come il primo whig». Lord Acton chiamava i whig i «difensori dellalibertà in nome della religione», Selected Writings of Lord Acton, vol. III, a cura di J. Rufas Fears,Liberty Classics, Indianapolis 1988, p. 536; Tommaso, scrive, offrì «la prima esposizione dellateoria whig sulla rivoluzione», Selected Writings of Lord Acton, vol. I, a cura di J. Rufas Fears, LibertClassics, Indianapolis 1985, p. 34.

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tutti segni che il mondo era entratoin una nuova èra, con nuovi proble-mi, che richiedeva nuove soluzioniper garantire la dignità dell’uomo. IlPapa Leone XIII, affrontando leampie questioni sociali che caratte-rizzavano questa nuova èra, cercò ditracciare un nuovo corso in linea coni tempi. «Prese come modello, e rac-comandò come maestro principe pertutta la Chiesa, quel “primo whig” ...San Tommaso d’Aquino, che, più diqualsiasi altro, si era fatto paladinodi una sintesi tra fede e ragione, gra-zia e natura, cristianesimo e umane-simo. E nel 1891 fece promulgare unmessaggio indirizzato al mondointero, l’enciclica Rerum Novarum, lamagna carta della visione cattolicasulla “ricostruzione dell’ordinesociale”»16. In quella che finì per esse-re considerata la «via mediana» cat-tolica, le critiche rivolte da LeoneXIII all’ordine economico del suotempo stabilivano due punti fermi.Primo, l’enciclica affermava l’ideache la Chiesa aveva una dottrinasociale, che c’era un insieme di prin-

cipi sociali radicati nella tradizionecristiana, elaborati attraverso unariflessione sulla persona e sullasocietà. Secondo, nella sua logicainterna l’enciclica si fondava su unriconoscimento della dignità umanain quanto concepiva l’uomo comecreato a immagine del suo Creatore,e dichiarava esplicitamente che, pro-prio per questo, ogni individuoaveva il dovere concreto di unirsi adaltri individui per migliorare le isti-tuzioni di una società al fine di tene-re alta la dignità umana. Prese insie-me, queste due critiche di Leone XIIIspingevano la Chiesa a sviluppareun’etica teologica adeguata alle«nuove condizioni» della modernavita politica ed economica. Nel corsodei successivi cento anni, la Chiesaha svolto il ruolo di un supervisore,incaricato di garantire che i principicristiani fondamentali fossero appli-cati alle realtà del mondo moderno.La Rerum Novarum di Leone XIII ini-zia con una severa critica del sociali-smo, che allora era l’alternativa piùcomunemente proposta per alleviare

16 M. Novak, The Catholic Faith and the Spirit of Capitalism, Free Press, New York 1993, p. 37 (tradu-zione italiana: L’etica cattolica e lo spirito del capitalismo, Edizioni di Comunità, Milano 1994).

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gli effetti alienanti del nuovo ordinesociale. In aperto contrasto con lepretese dell’Internazionale socialista,che invocava l’abolizione della pro-prietà privata e il trasferimento delcontrollo sui modi di produzione alproletariato, Leone XIII scrisse che ilsocialismo non avrebbe soltantodanneggiato gli interessi degli operai«togliendogli la libertà di investire leproprie mercedi» e quindi «il dirittoe la speranza di trarre vantaggio dalpatrimonio domestico e di migliora-re il proprio stato»17; il rimedio stesso«proposto dai socialisti è un’apertaingiustizia, giacché la proprietà pri-vata è diritto di natura. Poiché anchein questo passa gran differenza tral’uomo e il bruto»18. Leone XIII sotto-lineò inoltre che la famiglia costitui-sce un’istituzione così fondamentaleper l’uomo e il piano stesso di Dioche rifiutare immediatamente la tesisocialista diventa un dovere, perchédistruggerebbe la struttura delnucleo domestico permettendo alloStato di esercitare un controllo sulla

famiglia, vale a dire sulla cellula basedella società. Il Papa riteneva che loStato e le istituzioni della societàhanno il dovere di promuovere eproteggere la famiglia, non di minar-ne le fondamenta. Leone XIII non silimitò a condannare il socialismo,predicendone l’inevitabile collasso,ma criticò anche le forme concreteche aveva assunto il capitalismo(anche se non impiegò mai questotermine, che fu introdotto da Pio XII)ed ebbe severe parole per gli ingiustioneri che l’ordine economico deisuoi tempi imponeva alla classelavoratrice per «l’inumanità di avidispeculatori»19. Leone XIII difese ladignità e i diritti di ogni uomo, non-ché i suoi doveri essenziali e il suoruolo nella società. L’operaio meritauna «speciale considerazione», e nondeve essere usato alla stregua di unbene mobile, o essere in qualsiasimodo ridotto a mero capitale20. Alcontrario, nel rapporto tra capitale elavoro, la dignità dell’operaio haun’importanza prioritaria proprio

17 Rerum Novarum, par. 4.18 Ibid., par. 5.19 Ibid., par. 33.20 Ibid., par. 28.

LeoneXIII

perché è anche lui un essere umanocreato a somiglianza di Dio, con pre-cisi diritti, e soprattutto quello difondarsi una famiglia. Tutto il restodeve essere valutato alla luce di que-sta dignità del singolo individuo,compreso l’utilizzo del denaro, lapratica dell’elemosina, e il legame tragiustizia e carità secondo la visionecristiana della dignità umana e dellavita familiare. La Chiesa deve cerca-re di «riavvicinare il più possibile ledue classi e renderle amiche», eseguire l’esempio di Gesù Cristo che«non ricusò di passare lavorando[come] falegname la maggior partedella sua vita»21. Leone XIII aggiun-geva subito dopo: «Mirando la divi-nità di questo esempio, si compren-de più facilmente che la vera dignitàe grandezza dell’uomo è tutta mora-le, ossia riposta nella virtù; che lavirtù è patrimonio comune, conse-guibile ugualmente dai grandi e daipiccoli, dai ricchi e dai proletari; chesolo alle opere virtuose, in chiunquesi trovino, è serbato il premio dell’e-terna beatitudine»22. In definitiva, è

attraverso la fede, la scelta di crede-re, la scelta di vivere secondo i detta-mi della verità e della volontà di Dio,la scelta di comportarci bene con ilnostro prossimo così come Dio cichiede, che possiamo condurre unavita felice ed essere salvati in quellafutura.

Libertà e VeritàGli ebrei e i cristiani spiegano ladignità umana sulla base dellalibertà umana. Per il cristianesimo eper l’ebraismo la libertà umana è unpresupposto assolutamente fonda-mentale della rivelazione divinaall’uomo, o, se preferite, un assiomabasilare della filosofia cristiana edebraica. Ha minore importanza perl’Islam in quanto i principali filosofiislamici dell’Alto Medioevo, comeAvicenna (980-1037) e Averroè (1126-1198), elaborarono il pensiero diAristotele in modi che assegnavanoa Dio un controllo e un potere com-pleto sull’intelletto umano, e quindianche sulla volontà dell’uomo. Aloro giudizio, la volontà di Allah eraonnipotente. La tesi essenziale della

21 Ibid., paragrafi 18 e 20.22 Ibid., par. 20.

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loro teoria afferma che, nel processodi comprensione intellettuale, non èil soggetto umano a comprenderebensì l’Intelletto Attivo, ipostasidell’Onnipotente e unico agente findalla creazione23. È una tesi cheappare verosimile quando, comeaccade spesso, percepiamo comeuna sorpresa o, meglio ancora, comeun dono l’improvviso affiorare allanostra mente di un’idea che aveva-mo a lungo e inutilmente cercato diesprimere. Nel Tredicesimo secolo,parecchi filosofi e persino teologi cri-stiani, all’Università di Parigi e indiversi altri centri di studio, conob-bero per la prima volta gli scritti diAristotele attraverso le opere di que-sti filosofi arabi (una buona parte deimanoscritti originali greci era andatapersa da molti secoli), e furonoinfluenzati dalle loro interpretazioni.Ma non Tommaso d’Aquino. Il qualecomprese immediatamente che erain gioco la libertà umana ed ebbeanche la fortuna di poter disporre,

grazie al suo maestro Alberto ilGrande di Colonia (AlbertusMagnus, 1200-1280), di nuove tradu-zioni latine condotte sugli originaligreci. La battaglia, durata quindicianni, che Tommaso ingaggiò controgli averroisti (i quali volevano cac-ciarlo da Parigi) fu un evento decisi-vo per l’umanesimo cristiano e per lacausa della libertà nell’Occidente24.Per questo motivo, Tommaso simerita pienamente il titolo di «primowhig» conferitogli inizialmente daLord Acton e poi da Hayek. LeoneXIII aveva ragione a raccomandareTommaso come il più grande di tuttii maestri dell’umanesimo cattolico.Poiché l’insegnamento dei Vangeli èrivolto ai cristiani di ogni tempo, cul-tura o sistema politico, i filosofi cri-stiani si occupano in primo luogo diuna comprensione dell’atto interioredella libertà, e solo in secondo luogodella libertà come atto politico edeconomico. Di fronte a qualsiasi pro-posizione - di fatto, di principio, di

23 Tommaso d’Aquino discusse le tesi di questi filosofi in De unitate intellectus contra Averroistas.24 Una chiara presentazione di questa polemica si trova nel terzo capitolo del libro di G. K.Chesterton, St. Thomas Aquinas: The Dumb Ox, Image Books, New York, 1956, pp. 66-96. Per unatrattazione più recente, si può consultare Ralph McInerny, Aquinas Against the Averroists: On ThereBeing Only One Intellect, Purdue University Press, Purdue 1993.

LeoneXIII

fede o teorica - gli uomini hanno laresponsabilità del loro assenso o dis-senso. Hanno il dovere di raccoglierele informazioni necessarie per pren-dere una decisione consapevole, disforzarsi per capire le circostanzespecifiche di una data situazione, edi disporsi a giudicare in modosobrio, calmo e spassionato. Quandodichiarano vera o falsa una certaproposizione, esprimono di fatto ungiudizio di principio sull’essenzastessa delle cose, sulla loro realtàconcreta. In questo modo, si espon-gono alle obiezioni e alle critiche dialtre persone, costruite anch’esse apartire dalle medesime informazio-

ni, sulle quali nessuno ha un control-lo assoluto. Perciò, ogni uomo è chia-mato ad aprirsi alla verità delle cose,alla realtà nel suo complesso, esiamo tutti sottoposti alle critiche dichi potrebbe essere più perspicace, omeno prevenuto, di noi. Quando unuomo esprime un giudizio, rivelamolte cose della propria persona. Ineffetti, si trova esposto al giudiziodella stessa realtà, in quanto mediatadalla comunità di coloro che cercanola verità delle cose, e null’altro che laverità. Oltre a difendere il fonda-mento interiore della libertà umana,Tommaso d’Aquino fu anche ilprimo a elaborare uno schema teore-

25 Sulla concezione cristiana della coscienza si veda Eric d’Arcy, Conscience and its Right toFreedom, Sheed & Ward, New York 1961. Brian Davies descrive in questo modo il pensiero diTommaso sul tema della coscienza: «Innanzitutto, afferma Tommaso, cominciamo con i prin-cipi appresi grazie alla synderesis. Poi aggiungiamo i giudizi sul genere di azioni a cui stiamopensando in ogni specifica circostanza. Possiamo, ad esempio, giudicare che un certo atto siaun caso di furto. Infine, traiamo una conclusione sulla bontà o la malvagità dell’atto in que-stione. Quest’inferenza della conclusione è ciò che Tommaso intende per “coscienza” (con-scientia). A suo giudizio, perciò, la coscienza consiste nell’applicazione di principi generali aogni caso specifico e nel riconoscimento del genere di azione che stiamo considerando. Il com-pito della coscienza è quello di usare i principi appresi con la synderesis per decidere che cosasi deve fare o per stabilire se ciò che si è fatto sia giusto o sbagliato» (The Thought of ThomasAquinas, Clarendon Press, Oxford 1992, p. 235). Secondo Tommaso, la coscienza potrebbe per-sino dirci di negare Gesù Cristo, e tuttavia deve essere rispettata: Non solum enim id quod estindifferens, potest accipere rationem boni vel mali per accidens; sed etiam id quod est bonum, potestaccipere rationem mali, vel illud quod est malum, rationem boni, propter apprehensionem rationis.Puta, abstinere a fornicatione bonum quoddam est, tamen in hoc bonum non fertur voluntas, nisi secun-dum quod a ratione proponitur. Si ergo proponatur ut malum a ratione errante, feretur in hoc sub ratio-ne mali. Unde voluntas erit mala, quia vult malum, non quidem id quod est malum per se, sed id quodest malum per accidens, propter apprehensionem rationis. Et similiter credere in Christum est per sebonum, et necessarium ad salutem, sed voluntas non fertur in hoc, nisi secundum quod a ratione pro-

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tico per il concetto di coscienza,identificandolo come un atto concre-to fondato sull’impiego abituale del-l’intelletto pratico, al quale dà ladefinizione di synderesis (intuizionedei principi universali che presiedo-no all’agire pratico)25. Il termine«coscienza» non è un concetto di ori-gine greca o romana. Non è neppure,per essere precisi, un concetto bibli-co, sebbene molti passi della Bibbiarivelino il conflitto interno che hacreato il bisogno di un tale concetto:«Ma dopo questo, a Davide palpita-va il cuore, perché aveva tagliatoanche soltanto un lembo del mantel-lo di Saul» (1 Samuele, 24:6); «Lo spi-

rito è pronto, ma la carne è debole»(Matteo, 26:40); «Poiché io non faccioquello che voglio; ma al contrariofaccio quel che non voglio» (Letteraai Romani, 7:19). Dopo Kant, si è dif-fusa ed è diventata comune l’ideache la vita morale sia una questionedi obblighi da rispettare, una sorta diobbedienza. Ma all’inizio dell’èra cri-stiana la vita morale era intesa inve-ce come una strada da percorrere,una serie di sentieri da seguire (incui i santi facevano per così dire daapripista), con un archetipo (GesùCristo) al quale conformare la pro-pria esistenza, immagine di una vitadegna di essere vissuta: «Se qualcu-

ponitur. Unde si a ratione proponatur ut malum, voluntas feretur in hoc ut malum, non quia sit malumsecundum se, sed quia est malum per accidens ex apprehensione rationis. Et ideo philosophus dicit, inVII Ethic., quod, per se loquendo, incontinens est qui non sequitur rationem rectam, per accidens autem,qui non sequitur etiam rationem falsam [«Infatti non soltanto ciò che è neutro può assumere carat-tere buono oppure malvagio; ma anche ciò che è buono può assumere un carattere malvagioe, viceversa ciò che è malvagio un carattere buono: la causa sta nel modo in cui l’intellettocomprende il suo oggetto. Per esempio: astenersi dal fornicare è cosa buona; tuttavia la volontàla considera tale soltanto perché è la ragione a dirglielo. Perciò, se una volontà perversa la pre-senta come cosa malvagia, la volontà la classificherà come tale. La volontà, di conseguenza,sarà malvagia, in quanto bramerà il male; non però ciò che è male di per sé, bensì ciò che èmale secondo un particolare giudizio dell’intelletto. Consideriamo un altro esempio: crederein Gesù Cristo è cosa di per sé buona e necessaria per la salvezza eterna: ciononostante, lavolontà non ne viene convinta se non perché è la ragione a suggerirglielo. Così, se la ragionela presenta come cosa malvagia, la volontà la considererà nello stesso modo, non perché èmalvagia di per sé ma perché tale appare a un particolare giudizio dell’intelletto. È per que-sto motivo che Aristotele, nel VII libro dell’Etica, afferma essere incoerente non soltanto chinon segue la giusta ragione, ma anche chi abbandona una falsa ragione»] (Summa Theologiae,IaIIae, Q. 19, a. 5, co.). Per una spiegazione del concetto di synderesis si veda anche ibid., Ia,Q. 79, a. 12.

LeoneXIII

no vuole venire dietro a me, rinneghise stesso, prenda la sua croce e misegua» (Marco, 8:34).Per Tommaso d’Aquino, il primoproblema pratico della vita morale èquello di scoprire che cosa si devefare nelle circostanze irripetibili in cuiun individuo (anche lui unico e irri-petibile) si trova in una determinataoccasione. La vita morale mette adura prova le nostre capacità didiscernimento in vista di un agirepratico. Anche quando conosciamo ilmodello o l’ideale che stiamo inse-guendo, non sempre ci appare evi-dente quale sia la cosa giusta da farein un particolare momento. Per dipiù, talvolta vogliamo sfuggire a unachiara consapevolezza, o preferiamolasciarci guidare dalla passione.Soltanto dopo aver agito trascinatidalla passione o dalla mancanza diresponsabilità, vediamo chiaramenteche cosa avremmo dovuto fare, e sen-tiamo il peso del rimorso. Anche que-sto peso deriva dalla nostra facoltà didiscernimento pratico. Perciò, la syn-deresis si realizza nel processo concre-

to attraverso cui riconosciamo la cosagiusta da fare in determinate circo-stanze, e per cui ci incolpiamo quan-do sappiamo di esserci allontanati daquesto giusto riconoscimento, ossiaquando non riusciamo a vedere e uti-lizzare la luce che è dentro di noi. Aforza di fallimenti e di abusi, possia-mo arrivare a spegnere questa luce ea cancellare completamente lacoscienza. E possiamo anche ingan-narla; anzi alcuni degli stratagemmicon i quali inganniamo la nostracoscienza sono così tipici che il gran-de scrittore di Oxford C. S. Lewis(1904-1963) li ha descritti con vividepennellate in The Screwtape Letters26.

Leone XIII e le le odierne teorie economiche

Il mondo civilizzato sta già comin-ciando a celebrare l’ormai imminenteinizio del Terzo millennio dopo lanascita di Cristo. Poiché le fondamen-tali idee civilizzatrici della dignitàumana, della libertà, della verità, dellacoscienza e della persona si sono len-tamente sviluppate nel corso dei

26 C. S. Lewis, The Screwtape Letters, Barbour & Co., New York 1985.

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primi due millenni dopo la nascita diCristo, e poiché al loro sviluppo èstato dato un impulso decisivo pro-prio dagli insegnamenti di Cristo, nonè forse del tutto fuori luogo rifletteresu questo contributo in questomomento cruciale. Per di più, fermar-si a fare riflessioni di questo genere inun incontro dedicato a Leone XIIIsembra altrettanto opportuno. Perchéuno dei più importanti contributi diLeone XIII fu quello di elaborare unateologia che riconosceva e innalzava aDio il valore del lavoro dell’uomo suquesta terra. Il lavoro dell’uomorisponde a un profondo bisognoumano, permette a ognuno di noi disostenere la nostra famiglia e altrepersone bisognose, e aiuta a «costrui-re il regno di Dio». La teologia diLeone XIII condiziona il lavoro aldovere di tenere alta la dignità dellapersona umana. In quanto esseriumani creati a immagine di Dio e daLui dotati di alcune innate qualità,dobbiamo rifiutare nei nostri sforzicreativi qualsiasi cosa che si oppongaa questa dignità. I buoni cristianihanno il dovere di unirsi insieme eprendere iniziative per promuovere ladignità di noi stessi, dei nostri fratelli

e delle nostre sorelle. Sebbene questaidea fosse stata adombrata per laprima volta già molto tempo fa nellibro della Genesi, le parole di LeoneXIII sulla dignità umana, la libertàpersonale e la loro interazione nellosviluppo di una cultura di buoni cri-stiani hanno un significato fondamen-tale per la nostra èra di rapido muta-mento economico e sociale. Ci ricor-dano il ruolo essenziale che i principicristiani devono avere nella valutazio-ne della correttezza e dell’opportunitàdel cambiamento, assicurando che,nel caso questo cambiamento siadistruttivo o avvilente, i cristiani vi siopporrano con un unico fronte. Cicostringe inoltre a cercare all’internodelle idee economiche che sono stateelaborate dai tempi di Leone XIII inpoi dei potenziali alleati nella batta-glia per mantenere le virtù cristiane alcentro della nostra esistenza persona-le e sociale.Fortunatamente, uno dei più rilevanticontributi delle moderne teorie eco-nomiche è stato quello di concentrarel’attenzione sull’importanza primariadel capitale umano. Il concetto dicapitale umano, come ha spiegatochiaramente il premio Nobel Gary

LeoneXIII

Becker, include usanze personali esociali, così come le pratiche e le isti-tuzioni sociali, evolutesi lentamente esulla base delle esperienze, che sonoessenziali per il progressoeconomico27. Capitale umano significache ognuno di noi è fornito di specifi-che doti e qualità, donateci dal nostroCreatore, che ci permettono di rispon-dere ai bisogni dei nostri fratelli edelle nostre sorelle. Provvedendo aibisogni degli altri - cosa che il capitali-smo e il libero mercato consentono difare pienamente - serviamo Dio nelmodo che ci ha ordinato. Un altrochiarimento offerto dalle moderneteorie economiche riguarda il valoremorale dell’iniziativa e dell’industrio-sità personale. L’industriosità è unacosa diversa dall’imprenditorialità.Quest’ultima indica le capacità e levirtù proprie di un imprenditore. La

prima indica invece le virtù di coloroche sono felici di usare la propriaintelligenza e la propria immagina-zione in tutto ciò che fanno. Il farma-cista che non si limita soltanto a ven-dere medicine ma ascolta con atten-zione le richieste dei suoi clienti inmodo da trovare soluzioni alle qualinon avevano mai pensato, ossia cheha come priorità non la normale sod-disfazione delle richieste del clientebensì il suo benessere generale: ecco,un farmacista così sta esercitando lavirtù dell’industriosità. Lo stesso valeper il meccanico che non ripara sem-plicemente i guasti specificati dal pro-prietario di un’automobile, ma tienegli occhi aperti per vedere se ci sonoaltri problemi di funzionamento.L’intraprendenza è una qualità tantointellettuale quanto morale: unadisposizione intellettuale all’intuizio-

27 Per Becker, si veda il suo Human Capital, University of Chicago Press, Chicago 1993, cap. 2: «Oraintendo parlare di un altro genere di capitale. Istruzione scolastica, corsi di computer, spese per l’as-sistenza sanitaria, conferenze sul valore della puntualità e dell’onestà: anche tutte queste cose sonocapitale, nel senso che migliorano la salute, aumentano i guadagni, e fanno maggiormente apprez-zare a ogni individuo il piacere della cultura. Pertanto, si rimane pienamente nel solco della defini-zione tradizionale del concetto di capitale, se si afferma che le spese per l’istruzione, la specializza-zione, l’assistenza medica e così via sono investimenti sul capitale. Tuttavia, producono non un capi-tale materiale o finanziario bensì un capitale umano, perché non si può separare una persona dallasua conoscenza, dalle sue capacità, dalla sua salute o dai suoi valori così come si possono spostarebeni finanziari e materiali mentre il suo proprietario non muove un passo». Nella sua conferenzaper il conferimento del premio Nobel nel 1992, Becker ha ripreso lo stesso tema: «L’analisi del capi-tale umano comincia dal presupposto che gli individui decidono sulla loro istruzione, sulla loro assi-

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ne creativa e una disposizione moralealla buona volontà, all’apertura men-tale, alla vivacità d’ingegno e allasapiente esecuzione dei dettagli. Èproprio la virtù dell’industriosità pra-ticata da tutti coloro che contribuisco-no, a ogni livello, allo sviluppo econo-mico a infondere in un’economia l’in-telligenza e la passione per un lavoroben fatto. Un terzo importante contri-buto delle teorie economiche contem-poranee è rappresentato dall’attenzio-ne rivolta all’azione umana e al soggettoumano, vale a dire alla persona e allalibertà umana28. Un quarto infine èquello di avere posto l’accento sulruolo centrale della scelta (scelta per-sonale e scelta pubblica) nelle dinami-che della vita economica. Tutti e quat-tro assegnano un’importanza prima-ria al rispetto dell’individuo in quantoindividuo, concentrandosi sui suoi

bisogni e desideri, affidandosi alla suastraordinaria forza, e permettendo almercato di agire come struttura inter-mediaria per le transazioni, aumen-tando nello stesso tempo la nostracapacità di renderci utili. Ma non dob-biamo lasciarci ingannare: come inogni altra circostanza, la possibilità discelta lascia spazio per il peccato e lafollia. Come ci ha insegnato LeoneXIII, il meglio che può fare l’uomo ècomportarsi bene e vivere da vero cri-stiano: fatto questo, le giuste condizio-ni prevarranno. Ora che la modernascienza economica si concentra sem-pre più sulla persona umana, sullepossibilità di scelta, sui comporta-menti morali e concepisce il «capita-le» in termini di sviluppo umano per-sonale e sociale, la visione di LeoneXIII si avvicina al suo compimento.

(Traduzione dall’inglese di Aldo Piccato)

stenza sanitaria e su altri analoghi servizi facendo un bilancio tra i costi e i benefici. I benefici inclu-dono progressi sul piano culturale e in altri ambiti non immediatamente remunerativi sotto il pro-dilo finanziario, nonché incrementi nei redditi e miglioramenti nelle condizioni di lavoro, mentre icosti in genere consistono soprattutto nel valore in perdita del tempo dedicato a questi investimen-ti. Il capitale umano, a secondo che sia regolato da buone abitudini di lavoro o lasciato cadere in vizicome l’alcolismo, ha decisive ripercussioni positive o negative sulla produttività tanto nei settori delmercato quanto in quelli da esso indipendenti» («Nobel Lecture: The Economic Way of Looking atBehavior», in Gary Becker, The Essence of Becker, a cura di R. Febrero e P. S. Schwartz, Hoover Press,Stanford 1995, p. 640).28 Si veda la grande opera di Ludwig von Mises, Human Action: A Treatise on Economics, YaleUniversity Press, New Haven 1949. Si veda anche Gabriel J. Zanotti, «Misesian Praxeology andChristian Philosophy», Journal of Markets and Morality, 1:1, marzo 1988.

LeoneXIII

IIll ccoommiittaattoo ppeerr llee cceelleebbrraazziioonnii hhaa pprreeppaarraattoo uunn’eeddiizziioonnee pprreezziioossaa

ddeellllaa RReerruumm NNoovvaarruumm iinn dduueecceennttoo eesscclluussiivvii eesseemmppllaarrii

Questa edizione in lingua latina curata in ogni sua parte

da Alessandro Sartori e Fausto Olivieri per la collana ITALIANA dei libri Unaluna

integralmente tratta dal volumeLEONIS XIII PONTEFICIS MAXIMI

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EX TYPOGRAPHIA VATICANA 1892composta dai caratteri monotype “Divina”e stata tirata al torchio piano cilindrico

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Intorno al 1450 Johannes GensfleischGutenberg inventò, come tutti sanno, lastampa a caratteri mobili. Fu il presuppo-sto tecnico che fece nascere giornali eperiodici, e determinò una diffusione maiavvenuta prima della parola scritta.Nessun’altra invenzione ha mai esercitatouna così grande influenza sulla cultura. Ilsistema di stampa inventato da Gutenbergrimase pressoché invariato fino all’iniziodel XIX secolo quando, sostituiti i torchi apressione con cilindri scorrevoli su piano (itorchi pianocilindrici), si ebbe un netto incre-mento della produzione e un miglioramen-to della qualità. Ma il massimo e insupe-rato livello nella tecnica tipografica venneraggiunto nel 1889, quando l’americanoTolbert Lanston realizzò una macchina capa-ce di fondere in lega di piombo e di com-porre, in successione separata, ogni sin-golo carattere. Brevettata con il nome diMonotype, la macchina fece la sua appari-

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LeoneXIII

Indirizzi di saluto

Cardinal Angelo Sodano Segretario di Stato

Pierferdinando Casini Presidente della Camera dei Deputati

Giuliano Urbani Ministro per i Beni e le Attività Culturali

Ferdinando Adornato Presidente della Commissione Cultura della Camera

Giorgio Simeoni Vicepresidente della Regione Lazio

LEONE XIII E IL MONDO NUOVOpresiede Massimo De Angelis Fondazione Liberal

Relazioni di apertura

La Santa sede e il sistema della realpolitik

Giorgio Rumi Presidente del Comitato per le Celebrazioni di Leone XIII

La pace prima della Grande Guerra

Andrea Riccardi Università Roma III

L’«esercito» del papa in Europa

Jean-Dominique Durand Università Lione III

GIOVEDÌ 4 DICEMBREPRIMA SESSIONE (ORE 9.30 -13.30)

il convegno

Comunicazionipresiede Mons. Giuseppe Chiaretti Arcivescovo di Perugia e Città della Pieve

L’Impero ottomano Giorgio Del Zanna Università Cattolica di Milano

La sfida americana Daniela Saresella Università Statale di Milano

La Cina Agostino Giovagnoli Università Cattolica di Milano

Il Giappone Annibale Zambarbieri Università di Pavia

La Spagna Alfonso Botti Università di Urbino

La Germania Luciano Trincia Università Albert-Ludwigs di Friburgo

L’America latina Gianni La Bella Università Lumsa di Roma

Un’idea costituzionale di Rampolla Laura Civinini Università Cattolica di Milano

Intervento conclusivo

La diplomazia vaticana di fine secolo

Cardinal Achille Silvestrini Prefetto Emerito della Congregazione delle Chiese Orientali

GIOVEDÌ 4 DICEMBRESECONDA SESSIONE (ORE 15.00 - 18.30)

LeoneXIII

LA SOCIETÀ ETICADA LEONE XIII A GIOVANNI PAOLO II

presiede Giancarlo Galli economista

Relazioni

L’evoluzione della dottrina sociale

Russel Hittinger Università di Tulsa, Oklahoma

Sussidiarietà e governo della globalizzazione

Pier Paolo Donati Università di Bologna

Dalla Rerum Novarum alla Centesimus Annus

Jacques Garello Università Marseille – Aix en Provence III

Persona e società

Gianni Baget Bozzo teologo

VENERDÌ 5 DICEMBRETERZA SESSIONE (ORE 9.30 -13.30)

il convegno

Comunicazioni

La politica missionaria Claude Prudhomme Università Lione II

Dinamismo sociale e ordini religiosi Emma Fattorini La Sapienza di Roma

Opere e leggi civili Rupert Strachwitz Direttore Maecenata Institut di Berlino

La dottrina sociale in Germania Manfred Spieker Università di Osnabruck

La Rerum Novarum e il socialismo Carlo Casula Università Roma III

Intervento conclusivo

Il magistero della Chiesa nella globalizzazione

Cardinal Renato Raffaele Martino Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace

VENERDÌ 5 DICEMBRETERZA SESSIONE (ORE 9.30 -13.30)

LeoneXIII

VENERDÌ 5 DICEMBREQUARTA SESSIONE (ORE 15.30 - 18.30)

TECNICA E PROGRESSO LA NUOVA SFIDA

presiede Quirino Briganti Sindaco di Carpineto Romano

Prolusioni

Cardinal Paul Poupard Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura

Massimo Cacciari Università San Raffaele di Milano

Relazioni

Filosofie del progressoNikolaus Lobkowicz Università di Eichstätt

Verità e secolarizzazioneSergio Belardinelli Università di Bologna

La Chiesa e la fine di una civiltàPiero Melograni Università di Perugia

Il ritorno di San TommasoRocco Buttiglione Università San Pio V di Roma

il convegno

SABATO 6 DICEMBREQUINTA SESSIONE (ORE 9.30 - 13.00)

VERITÀE LIBERTÀ

presiede Giorgio Rumi Presidente del Comitato per le Celebrazioni

Relazioni

Dalla Aeterni Patris alla Fides et ratioMonsignor Rino Fisichella Rettore Università Lateranense

Chiesa, Società e Stato tra Ottocento e NovecentoHeinz Huerten Università di Eichstätt

Leone XIII e l’ispirazione democratico-cristiana in politicaFrancesco Leoni Rettore Università San Pio V

Il fondamento morale della democrazia Ferdinando Adornato Presidente della Commissione Cultura della Camera

Forum

Cattolicesimo, liberalismo e marxismo

Biagio de Giovanni Università L’Orientale di Napoli

Ernesto Galli della Loggia Università di Perugia

coordina Claudio Vasale Università La Sapienza di Roma

COMITATO NAZIONALE PER LE CELEBRAZIONI DEL CENTENARIO DELLA MORTE DI PAPA VINCENZO GIOACCHINO PECCI

XIIILeone