Per.corsi ottobre 2014

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PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI CORSI DIETRO LE QUINTE PER.CORSI DEI SOCI PER.CORSI COMUNI — p.3 — p.9 — p.28 — p.15 OTTOBRE 2014 PERIODICO DELLA SOCIETÀ COOPERATIVA PER LA RADIOTELEVISIONE SVIZZERA DI LINGUA ITALIANA RAPPORTO DEL CP SUI MONDIALI 2014 PIÙ LIBRI IN TV — p.23 GUARDIAMO A “NORTH” INTERVISTA A MARIO POSTIZZI SERATE PUBBLICHE ED ALTRI EVENTI

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Periodico della Società cooperativa per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana

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Per.corsi comuni istituzionali corsi dietro le quinte Per.corsi dei soci Per.corsi comuni

— p.3 — p.9 — p.28 — p.15

ottobre 2014

Periodico della società cooPerativa Per la radiotelevisione svizzera di lingua italiana

rapporto del cp sui mondiali 2014

più libri in tv — p.23

guardiamo a “north”

intervista a mario postizzi

serate pubbliche ed altri eventi

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redazione Chiara Sulmoni

contatti [email protected]

tel.: +41 91 803 65 09 / 60 17

fax.: +41 91 803 95 79

casella postale, Via Canevascini 7

6903 Lugano

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immagini Alessandro Crinari

Loreta Daulte

David Schnell

Arahenid Garcia Soto

Surachai — FreeDigitalPhotos.net

sito internet YOUR INTERFACE SA

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Tipografia Stucchi SA, Mendrisio

indice impressum

editorialeSull’esempio del sito CORSI www.corsi-rsi.ch anche

il nostro trimestrale per.corsi si è rifatto il guardaroba e si propone in una nuova veste grafica. Da inizio estate, infatti, la CORSI è online con un sito internet più attuale, fresco, accattivante nei colori e nelle immagini, agile nei contenuti, che ci preme di nuovamente segnalare ai soci da queste pagine. Lasceremo ai nostri lettori la curiosità e il giudizio. La novità che teniamo particolarmente a sottolineare è il maggiore spazio riservato sul sito ai visitatori e agli utenti RSI. Potranno segnalarci la loro opinione sui programmi e su tematiche legate al giornalismo e al servizio pubblico radiotv attraverso un sondaggio mensile e una finestra a tema e attendiamo con interesse questi contributi. E’ stata invece finora poco sfruttata la possibilità di mandare una lettera aperta oppure suggerimenti relativi a soggetti di inte-resse da trattare su per.corsi, ma ricordiamo che anche questa opportunità rimane sul tavolo! Vi invitiamo quindi a farci sapere se volete un approfondimento su una questione spe-cifica oppure, per esempio, se volete sapere come si realizza un determinato programma RSI. Potete anche trasmetterci una domanda da girare a nostra volta a un dirigente o a un giornalista della nostra radiotelevisione. Su questo numero

del nostro magazine presenteremo anche il progetto ‘North’ che ha portato alla realizzazione del nuovo sito internet della RSI, la cui messa online presenta indubbiamente punti di forza ma anche criticità, in particolar modo, questione rilevata anche dal Consiglio del pubblico CORSI, per ciò che concerne la ricerca di trasmissioni già andate in onda che ora risulta meno facile reperire.

Diamo la parola anche al presidente dell’ALPA, Al-leanza Patriziale Ticinese, che ha condiviso con noi la par-tecipazione alle serate Désalpe, organizzate in partenariato con la RSI - Rete Due nella prima parte dell’anno, collabo-razione rivelatasi positiva e interessante.

Non mancano poi le interviste a varie personalità, che vi lasciamo il piacere di scoprire e leggere nella nuova impaginazione.

Come sempre in ultima, troverete il calendario dei prossimi eventi CORSI. L’invito cordiale è quello di se-guirci e partecipare attivamente, perché la missione della nostra Società cooperativa si realizza al meglio grazie alla partecipazione dei propri soci.

La redazione di per.corsi vi augura una buona lettura!

rapporto del cp – mondiali di calcio 2014 3

maurizio canetta 6 ‘se cento giorni vi sembran pochi’

i casi del mediatore a cura di stefano vassere 8 Fondatezza dei reclami

dietro le quinte 9 guardiamo a ‘north’ — intervista a massimiliano babbucci, athos bianchi e reto ceschi

corsi fuori 13 la seconda giovinezza dei patriziati intervista a tiziano zanetti

cronaca delle serate Pubbliche e altri eventi 15educazione a salute e benessere: la radiotelevisione ha ancora un ruolodi mariella delFanti

riunione autunnale del cr 19

cronaca delle serate Pubbliche ed altri eventi 20 diFFicoltà e necessità di un giornalismo d’inchiesta di natascha Fioretti

corsi fuori 23 la penna, la radio e la tv intervista a dalmazio ambrosioni e armando dadò

Per.corsi dei soci 28 “nell’aForisma si insediano i problemi decisivi della vita”intervista a mario postizzi

lettere dal giornale 31 per un concetto rinnovato e aperto di ‘servizio pubblico’ scrive giancarlo dillena

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RUBRICA PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI NOTIZIE DAGLI ORGANI E DAL CONSIGLIO DEL PUBBLICO 3

Ogni anno il Consiglio del pubblico costituisce al suo interno diversi gruppi di lavoro incaricati di valutare la qualità delle trasmissioni andate in

onda alla RSI. Le osservazioni e le conclusioni scaturite da questi incontri vengono trasmesse alla direzione RSI e confluiscono nel Rapporto

annuale d’attività CORSI, a disposizione di tutti i soci. In ogni numero della rivista, vi proponiamo l’analisi di uno o più gruppi di lavoro.

mondiali di calcio 2014

l Consiglio del pubblico ha seguito con parti-colare attenzione (e anche con interesse per-ché confessiamolo, chi non è stato più o meno coinvolto dal fascino del Mondiale brasiliano!)

l’offerta della RSI sull’avvenimento dell’estate.La RSI ha sfoderato le sue capacità migliori con un’ampia e interessante offerta di programmi su tutti i suoi vettori. Il CP ha valutato positivamente lo sforzo effettuato dalla RSI nel garantire a telespettatori e telespettatrici una copertura praticamente generale delle partite, appagando non solo gli amanti del calcio in maglia rossocrociata, ma anche coloro che simpatizzavano per le diverse squadre nazionali. Al cen-tro di questa offerta vi erano ovviamente le cronache delle partite e lo Studio Mundial, ma i programmi complemen-tari sia in televisione sia in radio non sono stati dei meri ri-empitivi. Si è parlato e si è mostrato tanto calcio senza però limitarsi agli aspetti competitivi e ai risultati, riuscendo così a trasmettere il fascino e l’interesse di un Mondiale con tante implicazioni sociali, economiche, umane.

Per la televisione fra i programmi particolarmente apprezzati citiamo i due servizi di approfondimenti di Falò Sognando il Mondiale e A scuola di campioni e i collega-menti con le piazze della Svizzera italiana nel Quotidiano

come pure Café du Brasil. Per la radio le cronache in diretta di Rete Tre Hopp Suisse, lo speciale mondiali di Tira, le tre puntate tematiche di Millevoci su Rete Uno e il talk musicale Un calcio alla musica su Rete Due.

le dirette Un Mondiale si gioca soprattutto sulla qualità dei

commenti alle partite e il Consiglio del pubblico valuta molto positivamente le prestazioni dei cronisti e dei com-mentatori sia di quelli di lungo corso sia dei giovani, che sono già più che delle promesse. Opinioni divergenti sono scaturite su quello che alcuni hanno considerato un eccesso di tecnicismi mentre per altri si tratta d’informazioni molto apprezzate dagli appassionati. Al fine di evitare conversazioni infarcite di disquisizioni tecniche, un’attenzione particolare è richiesta quando ci sono due commentatori. Importante inoltre ricorrere a coppie collaudate e definire in modo pre-ciso i ruoli fra il cronista e il co-commentatore che apporta le sue conoscenze specifiche. Alla lunga, sono probabilmente preferibili commenti più sobri e senza troppi fronzoli, an-che se nei momenti più “epici” (ad esempio, quando è in campo la Nazionale) piace anche qualche sbandata motivata dall’entusiasmo; in un simpatico commento, un giornalista

i

Luca Invernizzi,

giornalista sportivo RSI

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RUBRICA PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI NOTIZIE DAGLI ORGANI E DAL CONSIGLIO DEL PUBBLICO 4

in studio nell’ottica del grande avvenimento sportivo im-minente con un fil rouge tra i due servizi rappresentato dalla dichiarazione dell’ex giocatore brasiliano Cafu: in Brasile non si è più investito sui giovani e i risultati non arrivano più. Quasi una profezia poi avveratasi. In soli 20

minuti Guanella ha eseguito un ottimo lavoro dietro le quinte dell’avvenimento

“campionati del mondo di calcio” confermando le sue doti più volte già apprezzate

in passato. Di buona fattura anche il servizio di Cappon che ha permesso di sondare l’impegno, la passione e le speranze ma anche le fatiche e le frustrazioni dei giovani sportivi che fanno capo alla scuola degli sportivi di élite di Tenero. Un servizio utile pure per la sensibilizzazione dei cittadini rispetto agli investimenti pubblici e delle famiglie per lo sport giovanile in generale e per i giovani sportivi di punta in particolare.

millevoci – rete uno Tre edizioni speciali, una per settimana, curate

da Alessandro Bertellotti – avvicinamento al Mundial su aspetti socio-politici, economici e di costume legati al cal-cio. Brasile: un paese fermo al palo – il titolo lasciava temere l’ennesima discussione su tutte le magagne del Brasile alla vigilia del Mundial e dell’occasione persa. Gli interventi molto precisi e documentati degli esperti ne hanno fatto una trasmissione interessante, con punti di vista differen-ziati su una realtà molto complessa, con molti chiaro e

oscuri, ma anche su un paese con un potenziale di crescita e di miglioramenti notevoli. A che cosa serve davvero il calcio – attorno alla qualifica della Nazionale della Bosnia

la rinascita, forse, di un sano spirito di appartenenza per una nazione smembrata. Belle interviste con giocatori

e dirigenti sportivi bosniaci, a momenti anche commoventi quando per esempio si rievocano i ragazzini che andavano a giocare a calcio nella Sarajevo assediata sfidando i cec-chini. Nate per (s)calciare - toccati in maniera abbastanza leggera ma non superficiale vari temi legati alle donne che giocano al calcio e a quelle che sono delle tifose. L’abuso

del Tages Anzeiger di Zurigo ha scritto che, dopo una tele-cronaca del duo Ceroni/Esposito, avrebbe seguito le partite della Nazionale solo sulla RSI e non più su SRF.

Un altro tema, già sollevato in occasione dei Gio-chi olimpici, è quello dell’opportunità che i giornalisti e i commentatori si rechino sul posto in luogo di commen-tare dagli studi di Comano. Si ritiene che la presenza dei commentatori in loco sia co-munque opportuna, se non necessaria, ma deve tradursi in un valore aggiunto specificatamente legato alla loro presenza sui luoghi dell’evento.

studio mundialLa conduzione dell’emissione è stata affidata a due

giornalisti, Mangia e Invernizzi, di eloquio – anche se non di abbigliamento - di sobrietà un po’ anglosassone. Si tratta di professionisti alieni sia dalla tentazione di voli pinda-rici a livello linguistico sia da facili battute da Bar Sport. Entrambi hanno condotto il dibattito, spesso piuttosto tecnico, con vivacità e buon piglio, dimostrando inoltre piena competenza nella materia. Gli ospiti – oltre al gior-nalista della Gazzetta (a tratti un po’ demagogico), solo allenatori o (ex) giocatori – sono stati ben scelti e hanno offerto contributi interessanti. Nota di merito in partico-lare a Kubi, mai scontato e banale, a tratti positivamente provocatorio e a volte anche divertente. Sull’opportunità della presenza in loco, quella di Casolini in Brasile si è dimostrata una scelta eccel-lente. Il giornalista ha saputo presentare aspetti inediti e retroscena gustosi e inte-ressanti, con un entusiasmo contagioso che non eccede mai in sguaiatezza. Interessanti pure i contributi, di ta-glio più sociologico, offerti da Emiliano Bos e Emiliano Guanella, con il supporto di risorse tecniche RSI.

Falò Sognando il mondiale di Emiliano Guanella e A

scuola di campioni di Massimo Cappon – 29 maggio 2014.I due servizi sono stati introdotti dal conduttore

un plauso al dipartimento sport rsi, che ha saputo coltivare un vivaio di giovani commentatori e cronisti, ciò che non sempre è stato il caso in altri settori dell’azienda

un giornalista del tages anzeiger di zurigo ha scritto che, dopo una telecronaca del duo ceroni/esposito, avrebbe seguito le partite della nazionale solo sulla rsi e non più su srF

a sinistra:

Kubilay Türkyilmaz,

ex calciatore,

commentatore

sportivo

a destra:

Andrea Mangia,

giornalista sportivo RSI

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RUBRICA PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI NOTIZIE DAGLI ORGANI E DAL CONSIGLIO DEL PUBBLICO 5

rete tre La Rete Tre della RSI ha seguito i campionati di

calcio del Brasile 2014 con tre offerte di programma:Hopp Suisse, cronache in diretta in stile giocoso, con

la conduzione di Alessandro Bertoglio, Fabio Guerra, Fa-brizio Casati e Paolo Guglielmoni e con la partecipazione di pubblico e ospiti, di tutte le partite giocate dalla Svizzera e di altre partite di particolare interesse.

La cronaca delle partite faceva da filo conduttore a scambi di battute, commenti giocosi e talvolta esilaranti, domande agli ospiti e sollecitazioni del pubblico presente. La lunga durata delle trasmissioni (comprensive del “ri-empimento” degli intervalli e dell’aggiunta dei tempi supplementari) ha dato tuttavia qualche volta un senso di saturazione. Tira, nella versione “Speciale mondiali”, era curato da Davide Riva. La conduzione a due voci ne ha evidenziato il tono leggero e colloquiale. I contenuti erano molto diversificati: previsioni, commenti, stralci di telecronache, interviste (non solo con giocatori, esperti e personaggi dello sport anche fuori dal calcio, ma pure con gente comune, come cittadini di nazioni coinvolte). Il campo d’interesse ha superato i confini dell’evento sportivo per prendere in considerazione le sue relazioni con l’ambito sociale, come la situazione politica ed economica del Brasile e di altri paesi sudamericani. Una proposta radiofonica riuscita. Il settimanale I ragazzi di Ipanema, trasmissione

appositamente pensata per il Mondiale. Ottima e originale l’idea, interessanti i contenuti, che hanno alternato cronaca, storia, sport, politica, società, citazioni letterarie, evoca-zione di personaggi, aneddoti,

materiali d’archivio (come stralci di una colorita radio-cronaca di un incontro Italia-Brasile con i fuochi d’artifi-

cio verbali del cronista brasiliano). Qualche riserva viene espressa sulle modalità di realizzazione con un ritmo troppo veloce, il sovrapporsi di argomenti diversi, la ripetizione martellante del titolo... ma ammettiamolo, chi ha redatto queste osservazioni non era, per ragioni anagrafiche, fra i principali destinatari della trasmissione.

E in tema di dati anagrafici il Consiglio del pubblico conclude le sue osservazioni sui Mondiali di calcio (qui riassunte) con un plauso al Dipartimento sport RSI, che ha saputo coltivare un vivaio di giovani commentatori e cronisti, ciò che non sempre è stato il caso in altri settori dell’azienda. I Consigli del pubblico delle quattro regioni linguistiche hanno valutato e discusso le rispettive analisi sui Mondiali 2014 con i responsabili dello Sport delle unità aziendali SRG SSR.

dei termini “cliché”, “luogo comune” e della connotazione “rosa” quale sinonimo di “femminile” è stato minimizzato dalla spontaneità e dalla concretezza delle due giocatrici in studio. Numerosi interventi del pubblico quasi tutti molto positivi verso il calcio femminile.

rete due In occasione dei Mondiali di calcio 2014, Rete Due

ha confezionato una serie di proposte variegate, interessanti e in un certo senso coraggiose perché in controtendenza. Il campionato del mondo visto non solo come un appunta-mento sportivo, bensì anche un evento popolar-mediatico e socioculturale che ha ispirato riflessioni, approfondimenti e momenti d’intrattenimento più o meno lontani dal mondo dello sport e fruibili anche da un pubblico non appassio-nato di calcio o persino restio a dedicare tempo allo sport. Rete Due non si è limitata a rivisitare l’evento storico-spor-tivo in chiave culturale – come ci si attende da questa rete – bensì ha proposto un approccio a tratti atipico in termini sia di contenuti sia di forma. A un compassato approfondi-mento ha preferito momenti, sia di riflessione sia d’intratte-nimento, dai toni freschi, divertenti e coinvolgenti, ma anche impegnati, mai scaduti in mero chiacchiericcio, che hanno determinato l’originalità del prodotto offerto.

Altro punto di forza è stata la varietà dei format. Ne citiamo solo alcuni: dai micro-radiodrammi inquadrati nei pensieri e nelle emozioni dei personaggi di Atletica-mente (10 puntate di 5 min.), ai commenti sarcastici e im-pertinenti sui retroscena del calcio visti e vissuti con occhi e cuore di donna di Forza e coraggio che il calcio è di passaggio (5 puntate di 3 min.), allo scanzonato talk-show musicale di Un calcio alla musica (4 puntate di quasi un’ora), allo sceneggiato ricco di equivoci e azzardate speculazioni delle indagini dell’investigatore Pepe Carvalho di Il centroavanti è stato assassinato verso sera (15 puntate di 10 min.), alle riflessioni sul ruolo dei media di In altre parole (5 puntate di 10 min.).

In generale questa offerta di Rete Due ha puntato più sul vissuto, sulle emozioni che non sul raccontato. Segnaliamo fra i tanti programmi apprezzati in partico-lare Un calcio alla musica, vero salottino radiofonico per evocare la straordinarietà dell’universo-calcio attraverso una colonna sonora pensata appositamente per accendere la fantasia e la curiosità di tutti, anche di chi il calcio non lo sopporta. Dieci ospiti, soprattutto musicisti, ma anche giornalisti ed ex calciatori, che con il conduttore Sergio Albertoni hanno formato un’autentica squadra pronta a divertire e a far sognare proprio come gli undici titolari di una variegata nazionale. Bella l’idea dello streaming, che visualizzava l’atmosfera scanzonata e la vivace interazione fra i partecipanti al talk-show.

il campo d’interesse ha superato i conFini dell’evento sportivo per prendere in considerazione le sue relazioni con l’ambito sociale, come la situazione politica ed economica del brasile e di altri paesi sudamericani

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per.corsi | rubrica Per.corsi comuni istituzionali notizie dagli organi e dal consiglio del Pubblico 6

se cento giorni vi sembran pochi

rubrica co:rsi 6

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RUBRICA CO:RSI 7

uando leggerete queste righe i fatidici cento giorni apparterranno già al passato. Non so quando è nata la moda di sottolineare i cento giorni, cosa che rende ormai obbligatoria la do-

manda al momento di una nomina: “Che cosa intende fare nei suoi primi cento giorni?”. Tre mesi sono un soffio e di solito l’intervistato di turno se la cava con qualche battuta ad effetto. È capitato anche a me, con lo svantaggio che il mio primo giorno di lavoro era una domenica e dunque la mia luna di miele (altro vezzo giornalistico) me la devo giocare in 99 giorni. Forse in questi casi sarebbe meglio chiedere “Per quali scelte vorrebbe essere ricordato quando lascerà la carica?”, così almeno si avrebbe idea di quanto tempo l’eletto (o l’eletta) intende restare in sella.

In tre mesi e nove giorni non c’è tempo per fare troppe cose, tanto più se di mezzo ci si mette l’estate - pur inesistente. Credo però che qualche segnale debba comun-que essere dato. Dirigere la RSI è un lavoro complesso (“uno sporco lavoro che qualcuno deve pur fare”, direbbe Ligabue) e, a volte, la sensazione di vertigine può assalire chi è chiamato a farlo. La ricetta allora è probabilmente semplice da prescrivere, ma tremendamente difficile da applicare: affrontare una cosa alla volta. Difficile poiché la nostra è un’azienda nella quale tutto si interseca, ogni atto professionale ha impatto su almeno altre tre o quattro categorie. Solo il dialogo e la comunicazione possono per-mettere di evitare che ogni settore lavori a compartimenti stagni, senza curarsi delle conseguenze del proprio agire. Allora, mi sono detto, partiamo da lì, dai meccanismi della comunicazione interna e dalla coscienza di essere parte di un tutto. Quindi riunioni più trasversali, incontri nei quali le decisioni siano condivise e non fatte passare oltre per pura abitudine, analisi delle conseguenze di ogni passo che compiamo. Il nostro lavoro è come un domino: togliere un pezzo comporta la caduta di un’intera fila. Meglio saperlo prima e avvisare. C’è poi la concretezza della quotidianità, ci sono alcuni cantieri aperti che devono arrivare a con-clusione in tempi rapidi, ma senza lasciarsi sopraffare dalla fretta. Rete Uno sta rivedendo se stessa poiché, in tempi di rivoluzione digitale, le radio generaliste si trovano a volte in

mezzo a un guado difficile, non sapendo più con precisione qual è il pubblico a cui rivolgersi, visto che oggi esistono molti pubblici. È un lavoro delicato, che si sta compiendo con passione e impegno: un passaggio obbligato, che deve basarsi su dati e analisi. Il fiuto da solo non basta più, poi-ché le piste sono troppe. Il sito rsi.ch ha una veste nuova, i contenuti di tutti i Dipartimenti sono di qualità, l’ innega-bile fatica degli scorsi mesi nel raggiungere una stabilità di sistema e di processi deve essere superata per poter liberare le energie e la creatività che abbiamo in casa. È un percorso importante, che sta dando i primi risultati, ma che deve essere velocizzato. La Televisione va a gonfie vele: lo dicono i dati d’ascolto e l’apprezzamento del pubblico. È quindi il momento di pensare ai cambiamenti, poiché bisogna essere pronti alle inversioni di tendenza, al possibile calo pubblicitario, alla volatilità del mondo dei media, che oggi indica la Svizzera italiana in controtendenza addirittura rispetto all’Europa. Da noi il consumo televisivo cresce, mentre altrove è ovunque in calo a favore dell’online. Per quanto tempo sarà così? Non abbiamo la sfera di cristallo, ciò che ci obbliga a preparare il futuro con lucidità. Nel

frattempo ho controllato in Wikipedia facendo qualche verifica incrociata (mai fidarsi del primo risultato che appare

in internet): pare assodato che l’espressione “i cento giorni” sia da attribuire al prefetto di Parigi Chabrol che,

nel 1815, salutava così il ritorno del re dopo la parentesi napoleonica: “Sire, cento giorni sono passati dal momento fatale in cui Vostra Maestà, costretto a separarsi dagli af-fetti più cari, ha lasciato la Capitale, tra lacrime e pubblica costernazione”.

Se l’origine è questa, l’auspicio non è bellissimo (le lacrime, l’esilio), ma voglio comunque chiudere con un saluto e un ringraziamento a Dino Balestra. Dopo cento giorni ho capito che aveva perfettamente ragione quando mi diceva: “Vedrai, sarà appassionante, ma abituati ad es-sere spesso solo con te stesso”. Lui, in quei momenti di solitudine, ha preso le decisione giuste; per me è ancora l’ora della luna di miele.

di maurizio canetta, direttore rsi

Q

la televisione va a gonFie vele: lo dicono i dati d’ascolto e l’apprezzamento del pubblico

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8RUBRICA PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI NOTIZIE DAGLI ORGANI: IL MEDIATORE

organo di mediazione non è un vero e proprio giudice e non dà formalmente ragione al recla-mante o all’ente concessionario; tanto meno il mediatore è autorizzato a impartire istruzioni.

Così, i suoi rapporti consistono nell’esposizione del reclamo e della posizione delle parti e in una valutazione personale del mediatore stesso, che poi formula al massimo delle raccomandazioni in vista di eventuali situa-zioni analoghe in prospettiva futura. In più, i rapporti del mediatore contengono appendici con le indicazioni relative all’eventuale ricorso presso l’«Autorità indipendente di ricorso in materia radiotelevisiva» (Airr), che il recla-mante può o meno mettere in atto sull’oggetto del reclamo. Non sarà inutile notare che i re-clami all’organo di mediazione sono di regola gratuiti; c’è però l’eventualità di un cosiddetto ‘reclamo temerario’: qui la Legge federale sulla radiotelevisione (LRTV) prevede che «nel caso di reclamo temerario l’Autorità di ricorso può, su richiesta dell’organo di mediazione o dell’e-mittente, addossare le spese di procedura al reclamante».

Un esempio di valutazione del carattere fondato di un reclamo è dato da un caso recentemente esaminato dall’ombudsman della SSR per la Svizzera tedesca Achille Casanova. Il ricorrente indirizzava al mediatore due re-clami successivi concernenti Arena, o meglio i lanci di due puntate della nota trasmissione informativa della DRS. Nell’imminenza della votazione sul salario minimo e di una puntata del dibattito su questo contenuto, il lancio avrebbe presentato un eccessivo potere di suggestione e un carattere condizionante per il fatto che le immagini avevano mostrato un manifesto a favore dell’iniziativa e non i manifesti della campagna dei contrari, mettendo quindi in discussione la possibilità dovuta al telespettatore

di formarsi un’opinione ponderata. Il telespettatore cita il caso di un suo reclamo immediatamente precedente e secondo lui analogo riguardante il trailer di un dibattito in vista della votazione sugli aerei Gripen, sostenendo che il tipo di informazione fornito da questi contenuti, e quindi dalla redazione di Arena su più puntate, sarebbe stato ‘tendenzioso’. Nel caso dei Gripen, il lancio di Arena aveva

mostrato solo un manifesto dei contrari.Le osservazioni della redazione di Arena

sul reclamo per la puntata sul salario minimo sottolineano la presa in considerazione del te-sto redazionale (in dialetto svizzero-tedesco); esso avrebbe illustrato in modo equivalente e paritario prima le posizioni contrarie e poi quelle favorevoli, annunciando poi il dibattito con i sindacati e il consigliere federale Johann Schneider Ammann. A proposito della forma-zione adeguata di un’opinione nel pubblico, viene anche ricordato il ruolo centrale della trasmissione e quello ritenuto solo subordinato del lancio. È importante aggiungere che la re-

dazione di Arena, dopo avere preso atto del reclamo, ha rimosso l’immagine del manifesto favorevole all’iniziativa, giudicandolo «un corpo estraneo» (così che il trailer risulta passato diciotto volte con quella immagine e trentuno volte senza); la redazione puntualizzava che questa misura non andava comunque intesa come un’ammissione di colpa.

L’ombudsman rileva che se l’esposizione del poster contrario al credito per gli aerei poteva in un qualche modo bilanciare altri messaggi contenuti nel lancio (per esempio immagini suggestive a favore dell’acquisto), in questo caso non ci sarebbe stato nessun motivo per mostrare solamente i manifesti favorevoli al salario minimo. In conclusione, il mediatore ha ritenuto il reclamo fondato.

l’di steFano vassere, suPPlente mediatore rsi

Fondatezza dei reclami: due casi da ‘arena’ (drF)

La rubrica del mediatore RSI propone di volta in volta un caso di reclamo di particolare interesse.

Questa volta parliamo di….

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CORSI DIETRO LE QUINTE 9

Una rubrica dedicata a come nascono, sono prodotti e vengono diffusi i programmi e i contenuti radiotv e online della RSI

guardiamo a ‘north’ a cura di chiara sulmoni, segretariato corsi

Stiamo parlando di qualcosa di più del cambia-mento di un sito internet…

M.B.: Esatto, il progetto North apre un nuovo capitolo. Il sito è la manifestazione di un processo di creazione dei con-tenuti che in realtà è molto più complesso di quanto si possa immaginare. Molte sono le figure professionali coinvolte, ognuna delle quali con le proprie caratteristiche. Realizzare una piattaforma che potesse unire e soddisfare i bisogni di tutti non è stato facile. È necessario un periodo di “rodag-gio” affinché tutti prendano confidenza e dimestichezza con il nuovo strumento e possano di conseguenza sfrut-tarne tutte le potenzialità. La nuova piattaforma permette alla RSI di creare un’offerta coerente e armonizzata, che abbia tutte le caratteristiche richieste e previste dalla Strate-

gia SRG, che sia al passo con gli interessi del pubblico, di forte prossimità ma con uno sguardo al mondo. È questo un passaggio importante sia per il pubblico che per la RSI. La creazione della nuova of-

ferta è resa più facile dalle potenzialità della piattaforma che con i suoi modelli dinamici e riutilizzabili permette la rapida creazione di nuovi siti di programma, sezioni o pagine web. Tutti i contenuti delle trasmissioni Radio e TV risiedono ora in un unico sistema migliorando gli automatismi (pubblicazione automatica delle trasmissioni andate in onda) e permettendo la distribuzione su tutti i dispositivi (PC, tablet, smartphone, RSI+, ecc).

Nella pratica, cosa cambia per chi gestisce il sito e per chi lo visita da casa?

A.B.: Per chi lo gestisce significa avere un unico strumento di lavoro e non diversi strumenti a seconda della redazione per la quale si lavora. Con la nuova piattaforma è possibile gestire con molta facilità l’impaginazione dei contenuti e quindi seguire in tempo reale gli interessi degli utenti. I siti, in particolare News e Sport, possono essere più reattivi ed adeguare l’offerta agli eventi di cronaca. L’ approfondi-mento ora può essere ancora più ricco e completo grazie alla facilità di pubblicazione di contenuti audio e video in alta qualità. Lo scambio e la collaborazione tra settori

lle 15.00 di mercoledì 7 maggio 2014 è stato messo online il nuovo sito internet della RSI, caratterizzato da un notevole rinnovamento gra-fico ma anche da nuove funzionalità che portano un cambiamento nel modo di lavorare e cercare

le informazioni, al quale sia i giornalisti e collaboratori ra-diotv che il pubblico a casa dovrà adattarsi. Stiamo parlando del ‘Progetto North’. Per capire cosa significa per un’azienda radiotelevisiva adottare una nuova piattaforma tecnologica in grado di gestire tutta la parte multimediale, procedura tutt’altro che semplice vista la quantità di contenuti multi-mediali che deve produrre e fornire in tempo reale, abbiamo incontrato Massimiliano Babbucci, responsabile di questa operazione; Athos Bianchi, a capo della strategia aziendale; Reto Ceschi, responsabile dell’informazione RSI.

Da quali esigenze na-sce il progetto North, e di cosa si tratta?

A.B.: Negli ultimi anni tutte le emittenti TV e Radio sono state confrontate dall’incal-zante esplosione del fenomeno “Internet” (inclusi tablet e smartphone). La crescita nell’utilizzo di questi nuovi dispo-sitivi impone però un cambiamento nel processo di creazione e pubblicazione dei contenuti. Nel corso degli ultimi anni in RSI, per stare al passo con i tempi, sono state sviluppate molte soluzioni specifiche, ma sostanzialmente differenti tra di loro (pensiamo ai giochi, al social, alle ricette, alle news e a tutti quegli eventi culturali alla quale la RSI partecipa). Que-sta varietà di richieste, in un contesto assolutamente nuovo, ha avuto come effetto la generazione di una quantità di siti internet, app, pagine web ecc. molto diverse tra di loro non solo dal punto di vista dell’utente (layout) ma anche sotto il profilo tecnico. Tengo a precisare che questa situazione è del tutto normale, tutti i broadcaster sono oggi confrontati con l’esigenza di dover offrire sempre più servizi, semplifi-cando e razionalizzando però tutti i processi e l’informatica che ci sta attorno. È da questa esigenza di razionalizzare i processi, modernizzare la tecnologia ed offrire un nuovo sito e nuove app più funzionali e accattivanti con una nuova offerta online che nasce il progetto North.

a

il bisogno di cambiamento è nato anche dalla visione delle sFide Future: la rsi aveva bisogno di un sistema tecnologico evoluto proprio per poter creare l’oFFerta multimediale che il pubblico le richiede

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CORSI DIETRO LE QUINTE 10

nella creazione e pubblicazione di contenuti è ora molto più facile ed efficace. Si possono creare siti più dinamici, accattivanti ed in linea con il target di riferimento (giochi, eventi speciali, ecc). Per il pubblico i vantaggi della nuova piattaforma sono tangibili nella navigazione più coerente, nei contenuti più ricchi e facilmente accessibili, nella pos-sibilità di fruire dei nostri video e audio con qualunque dispositivo con un qualità nettamente superiore rispetto al passato. I siti della RSI possono ora evolvere, adattarsi alle esigenze del pubblico, offrire nuove funzionalità e possibilità di interazione.

La RSI è pronta per affrontare un salto di qua-lità duraturo nell’offerta multimediale? Dovrà confrontarsi anche con una nuova mentalità?

A.B: Il bisogno di cambiamento è nato anche dalla visione delle sfide future: la RSI aveva bisogno di un sistema tec-nologico evoluto proprio per poter creare l’offerta multi-mediale che il pubblico le richiede. La RSI era ed è quindi prontissima, altrimenti il progetto North non sarebbe mai neanche partito! La conferma della determinazione al cam-biamento l’abbiamo avuta anche e soprattutto durante il progetto, nonostante i grossi cambiamenti, i sacrifici e le difficoltà incontrate, siamo andati online. Il cambiamento della mentalità sarà aiutato anche dal fatto che ora i vincoli tecnici sono ridotti al minimo.

Chi progetta da un lato, e chi inserisce i con-tenuti dall’altro possono avere un’idea diversa di cosa significhi avere un buon sito, anche fa-cilmente gestibile. Questo dipende spesso dalla familiarità dei collaboratori con la tecnologia. In che modo avete tenuto conto delle esigenze e della realtà delle redazioni?

M.B: Qualsiasi cambiamento significativo o progetto di una certa dimensione genera diverse reazioni, dall’entusiasmo alla resistenza tutto è possibile. La chiave sta nella comuni-cazione e nel coinvolgimento fin dall’inizio degli utenti finali. Proprio per capire se lo strumento che avevamo individuato rispondesse alle esigenze abbiamo richiesto alle redazioni di indicare i requisiti che la piattaforma avrebbe dovuto soddisfare. Su questo documento, sono stati organizzati

diversi workshop coinvolgendo potenziali fornitori , esperti e i referenti delle redazioni. Nel corso del progetto abbiamo inoltre rafforzato il più possibile la formazione (più di 100 utenti sono stati formati prima della messa online). L’aver scelto una soluzione già utilizzata da diversi broadcaster ci ha garantito che lo strumento fosse versatile e facile da usare.

Uno degli obiettivi dichiarati delle innovazioni portate sulle piattaforme non solo RSI ma dell’intera SRG SSR (e anche delle società regio-nali ad essa legate quali la CORSI), è quello di assumere un aspetto più attrattivo e accattivante onde attrarre utenti più giovani. Ora, visto che l’età media di chi segue la RSI si aggira attorno ai 50 anni, fino a che punto questo progetto po-trà influire sulla fidelizzazione di un pubblico meno maturo?

M.B: RSI ha ora uno strumento di pubblicazione veloce, professionale e soprattutto, grazie alla partnership instau-ratesi con il nostro fornitore Vizrt, al passo con i tempi e costantemente in evoluzione grazie al fatto di poter appro-fittare anche degli input che Vizrt riceve costantemente da tutti i sui clienti. Ora possiamo sfruttare al meglio tutte queste potenzialità così da realizzare un’offerta che sia at-trattiva anche per un pubblico giovane. Non basta la tecno-logia, la sfida è anche quella di trovare la giusta combina-zione tra contenuti, partecipazione interattiva, programmi di intrattenimento, approfondimento, informazione, sport e individuare il giusto vettore (TV, Radio e Multimedia) sul quale distribuire i nostri prodotti.

In che modo oggi la tecnologia influenza e de-termina i contenuti e l’offerta radiotv (di servi-zio pubblico ma non solo)?

A.B: La tecnologia influenza sempre più l’offerta radiotv. In una giornata “normale” si utilizzano strumenti di-versi, quindi un lettore che consulta una notizia su uno smartphone o su un tablet in viaggio si aspetta di essere aggiornato subito con una notizia breve e con del con-tenuto multimediale (video, audio). A casa invece si ha molto più tempo per l’approfondimento sia esso di eventi di cronaca che culturali, oppure di semplicemente rilassarsi

a sinistra:

Athos Bianchi e

Massimiliano Babbucci

a destra:

homepage della

rsi.ch

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CORSI DIETRO LE QUINTE 11

Reto Ceschi, capo informazione RSI

scontriamo. È una questione di tema-tiche, di linguaggio, di competenze da far conoscere. Per l’utente la no-stra offerta dev’essere facile da trovare, dev’essere condivisibile. Un sito non può essere un labirinto. E noi pro-fessionisti del giornalismo dobbiamo essere pronti, anche individualmente, a dialogare con il pubblico, compreso quello giovane, ascoltando, spiegando le nostre scelte, invitandolo ad un ap-proccio critico.

C’è il rischio che oggi la tecnologia influenzi e determini eccessiva-mente i contenuti e l’offerta radiotv (di servizio pubblico ma non solo)? R.C.: Non vedo questo rischio. La tecnologia è lo strumento, non il fine. Siamo sempre noi, con la nostra te-sta, a decidere. Non possiamo dare la colpa alla tecnologia quando commet-tiamo degli errori. E non lo facciamo.

Un primo bilancio del nuovo sito da parte delle redazioni?R.C.: Siamo in una fase importante. Ci stiamo rendendo conto che un sito nuovo offre anche tante opportunità per migliorare l’impatto della nostra offerta. Siamo al lavoro. Ci sono dei problemi, ma abbiamo anche tante idee dal punto di vista editoriale per sviluppare il sito, per far crescere la parte destinata all’informazione nell’interesse di tutta l’azienda. Que-sto per noi è importante, come im-portante è far sapere al pubblico che la nostra offerta in futuro diventerà ancora più attrattiva. E questa non è una promessa, è un impegno.

e si vorrebbero fare. In questa chiave c’è molto da lavorare, soprattutto dal punto di vista tecnico.

I giornalisti RSI che rapporto hanno in generale con applicazioni, social media, la tecnologia più avan-zata tout court? R.C.: Non ci sono regole assolute. C’è un invito ad aggiornarsi, a non per-dere di vista gli sviluppi tecnologici e, soprattutto, ad essere presenti in modo attivo e intelligente sui social media. Chi c’è si rende conto dell’im-portanza, anche giornalistica, di que-sta presenza. Sui social si raccolgono spunti, si fiutano tendenze. Poi, i pro-fessionisti che siamo selezionano, ana-lizzano, confrontano. Non viviamo in un mondo a parte. Siamo dentro la re-altà, con gli strumenti che ci consegna la nostra professione e l’attenzione che ci impone il nostro ruolo di giornalisti del servizio pubblico.

Uno degli obiettivi delle innova-zioni sulle piattaforme non solo RSI ma dell’intera SRG SSR (e an-che delle società regionali ad essa legate quali la CORSI), è quello di assumere un aspetto più attrat-tivo e accattivante onde attrarre utenti più giovani. L’età media del pubblico RSI si aggira attorno ai 50 anni. In che misura questo di-pende (necessariamente) dai conte-nuti, rispettivamente dal modo di presentarli e renderli accessibili e condivisibili? R.C.: Facciamo tutto il possibile per avvicinarci al pubblico giovane, e qualche indicazione positiva la ri-

Negli ultimi tempi l’offerta multi-mediale della RSI ha premuto l’ac-celeratore. A questo ha dovuto cor-rispondere anche un cambiamento culturale? R.C.: L’importanza dell’online, come strumento per produrre e diffondere contenuti informativi, cresce costan-temente. Ce ne rendiamo conto tutti. La RSI non può marciare sul posto. Deve essere attiva e protagonista in questa fase di trasformazione. Qui sta la natura del cambiamento, chia-miamolo pure culturale, che stiamo affrontando. Il web non è il deposito dei programmi radio e TV appena an-dati in onda. Sul sito, certo, troviamo sempre i programmi che acquistano una nuova dimensione e una nuova vita, ma c’è anche molta produzione originale, fatta apposta per il web. E questo fa la differenza. Stiamo lavo-rando per migliorare la nostra offerta, per renderla attrattiva, per conqui-stare nuovi utenti come facciamo ogni giorno in televisione e in radio. Il nostro sguardo è rivolto alla pro-spettiva, alle cose che si potrebbero

Cosa dicono i riscontri finora ottenuti, avete già potuto fare un bilancio?

A.B. & M.B: Un cambiamento totale di piattaforma ge-nera sempre delle scosse di assestamento. Il nuovo sito RSI in realtà, dopo i primi problemi di avvio, ha cominciato a cresce da subito in termini di visitatori. La tendenza ora è in continua crescita e ci aspettiamo ulteriori conferme grazie alla pubblicazione imminente di molti nuovi siti relativi ai nostri programmi televisivi e radiofonici.

davanti alla TV. La RSI ora può essere presente in questa giornata “normale” accompagnando l’utente offrendogli sempre notizie in tempo reale, approfondimenti radiotv. La tecnologia influenza e determina i contenuti e l’offerta radiotv non solo come fruizione ma anche generando una forte concorrenza. Pensiamo a YouTube, Teleboy e presto Netflix. Questo significa che qualità e velocità di produ-zione di contenuti sono due elementi indispensabili per mantenere o accrescere il numero dei nostri utenti.

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per.corsi | rubrica Per.corsi comuni istituzionali notizie dagli organi e dal consiglio del Pubblico 12

Sul Lema con

Lingue e Sport

e il team Pleiadi

rubrica “corsi fuori” aPPuntamento con il mondo che ci guarda e che ci Parla 12

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RUBRICA “CORSI FUORI” APPUNTAMENTO CON IL MONDO ChE CI GUARDA E ChE CI PARLA 13

a cura di chiara sulmoni, segretariato corsi

n molte sono le risorse umane e materiali che i Patriziati mettono in campo. Importante sarà sempre cercare di ottimizzare le modalità d’intervento individuando sempre le soluzioni migliori.

La possibilità di essere sempre in contatto con altre realtà anche molto lontane dalla nostra, con altri territori e con altre culture come cambia

la percezione delle persone rispetto alle proprie origini e al proprio territorio, se-condo lei? Mi fa capire sempre più le immani fatiche fatte da chi prima di noi ha occupato questo splen-dido ma difficile territorio per renderlo fruibile come attualmente.

Qual è il ritratto del patrizio / patrizia DOC? Una persona con a cuore le nostre tradizioni, con un legame importante al territorio e che sa portare dentro di sé e promuovere quei valori che hanno contribuito alla crescita del nostro paese.

I giovani sono sensibili al vostro richiamo? E da quale attività o messaggio sono maggiormente attratti?

Il coinvolgimento dei giovani per la realtà patriziale è sempre un punto fermo delle nostre attività. Molti sono stati i cambiamenti e gli avvicendamenti nell’ultimo de-cennio nelle Amministrazioni patriziali e molte persone con interesse marcato verso il territorio si sono avvicinate ai patriziati. Curioso vedere come in caso di aggregazione comunale persone con a cuore la cosa pubblica o membri dei precedenti organi legislativi o esecutivi hanno messo il loro tempo a disposizione della causa patriziale. Per far sì di rendere partecipi i giovani nelle attività patriziali, da una decina d’anni vi è una stretta collaborazione con i corsi

Nel 2014 la CORSI ha avuto modo di colla-borare in più occasioni con i patriziati ticinesi nell’organizzazione di eventi, e di essere così vicina al territorio e anche ai soci, agli utenti

della RSI e alla popolazione delle zone periferiche. Per conoscere più da vicino le attività e il ruolo dei patrizi, incontriamo il presidente dell’ALPA - Alleanza Patriziale Ticinese - Tiziano Zanetti.

Come nasce l’ALPA e di cosa si oc-cupa nel concreto?

L’ALPA è l’associazione mantello dei Patriziati ticinesi che si occupa di coordinare e gestire i contatti tra le Amministrazioni patriziali ed il Cantone. È quindi l’Ente di riferimento per il Cantone nei contatti con i Patriziati avente l’obiettivo principale quello di riunire i diversi Patriziati e di rappresentarne gli interessi di fronte alle autorità. I membri del Consiglio direttivo fanno parte delle Commissioni del Fondo di aiuto patriziale e del Fondo per la gestione del territorio che concedono aiuti alle Ammini-strazioni per promuovere interventi mirati su stabili o più in generale sul territorio.

Nel corso dei decenni, in che modo si sono evo-luti il ruolo e il senso dell’ALPA da un lato, e il concetto stesso di patriziato dall’altra? Ancora: sono tempi buoni o tempi ‘grami’?

Trascorsi periodi bui in cui l’esistenza stessa dei Patriziati è stata fortemente a rischio (eravamo negli anni ’80), ora gli Enti stanno vivendo una sorta di seconda giovinezza e hanno assunto in gran parte quel ruolo attivo e propositivo nella gestione del territorio in stretta collaborazione con Cantone e Comuni. Ri-tengo che la direzione ora seguita sia quella giusta in quanto

la seconda giovinezza dei patriziati

Tiziano Zanetti,

presidente ALPA

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RUBRICA “CORSI FUORI” APPUNTAMENTO CON IL MONDO ChE CI GUARDA E ChE CI PARLA 14

di giugno è stata organizzata a Lugano l’Assemblea della Federazione Svizzera e per la prima volta si sono superate le 500 presenze. Da segnalare anche il gradito intervento, oltre che di tutte le preposte autorità Cantonali e Comunali, della Consigliera Federale Simonetta Sommaruga.

Quanto contano i media nel vostro lavoro? Fanno la differenza?

Molto! È centrale per noi poter disporre di spazi sui media. Nostra premura è quella d’informare e far conoscere. Per questo abbiamo la Rivista Patriziale che è in edicola quattro volte l’anno ed ha una tiratura di 3000 copie. Inoltre il nostro sito internet (www.alleanzapatriziale.ch) presenta in modo sintetico e dinamico le attività promosse.

Trova che la nostra radio e la nostra televisione coprano bene il territorio e le tematiche ad esso legate?

Vedo uno sforzo adeguato nella ricerca di tematiche coin-volgenti. Positivo che da quest’anno siano stati coinvolti i Patriziati nella trasmissione domenicale mattutina della Rete Uno.

Cosa apprezza in particolar modo nei pro-grammi RSI?

Mi piacciono molto i programmi culturali legati al terri-torio e alla scoperta delle peculiarità del nostro passato, non però proposte in forma nostalgica ma con una visione prospettica futura.

estivi Lingue e Sport. Lì i giovani hanno la possibilità di seguire delle giornate sul territorio proposte dagli Enti patriziali e coordinate dall’ALPA. Nel corso di ogni estate circa 2000 giovani seguono interessanti attività legate all’e-ducazione ambientale ed agli interventi sul territorio.

Nel vostro impegno per la salvaguardia e pro-mozione del territorio, vi sentite sostenuti e ascoltati dalle istituzioni e dalla popolazione più in generale?

Il supporto e la condivisione dei problemi con l’autorità cantonale preposta è determinante per il nostro lavoro. Senza un’ottima collaborazione non sarebbe possibile met-tere in atto un’efficace politica patriziale legata soprattutto agli interventi mirati sul territorio.

C’è il rischio di essere percepiti in senso folclo-ristico dal pubblico a voi più distante?

Solo chi ha poca conoscenza della realtà patriziale e di quanto i Patriziati fanno per tutta la comunità potrebbe avere una visione così distorta. Nostro impegno è quello d’informare il più possibile su tutte le attività e gli interventi eseguiti dagli Enti patriziali in modo da rendere attenta la popolazione delle grandi risorse insite nella realtà patriziale.

Come sono i rapporti con gli altri patriziati svizzeri?

Ottimi. Un membro dell’ALPA fa parte del Comitato cen-trale della Federazione Svizzera dei Patriziati che si riuni-sce di regola con frequenza mensile. Nel corso del mese

Capanna Tomeo

(Patriziato Broglio)

Valle Lavizzara

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i è concluso a Bellinzona, con l’incontro alla Banca dello Stato, il ciclo di appuntamenti che la CORSI ha lanciato nell’ottobre dello scorso anno, con l’intento di mantenere vivo il dialogo

tra la RSI e il suo pubblico. Come ha sottolineato la se-gretaria generale, Francesca Gemnetti, in apertura, da un lato si vuole capire che cosa il pubblico si aspetta, dall’altro riflettere su che cosa ha da offrire la radiotelevisione sviz-zera di lingua italiana su determinati argomenti. Dopo il tema della solitudine e quello della libertà, questa è stata la volta di “Salute e benessere attraverso radio e televisione”; argomento su cui sono stati invitati a dibattere i soci di ATTE e Pro Senectute e gli allievi della Scuola superiore specialistica degli infermieri. L’incontro, comunque aperto a tutti, aveva come piatto forte gli interventi di alcuni specialisti nel settore della letteratura, della psicologia e della farmacologia, moderati anche questa volta da Maria-rosa Mancuso.

Ma poiché ad essere in gioco, in primo luogo erano i programmi radiotelevisivi – come e quanto rispondono agli interessi e ai gusti del pubblico – ha dato avvio alla di-scussione, in rappresentanza della RSI, il giornalista Paolo Guglielmoni. Con l’affabilità e la simpatia che tutti ricono-scono al poliedrico interprete della serie Frontaliers, lasciata riposare la divisa di Loris Bernasconi, Guglielmoni si è concentrato nella difesa del servizio pubblico e dei compiti di educazione e promozione di stili di vita sani cui una te-levisione generalista deve assolvere. «L’età media dei nostri telespettatori è di 58 anni – ha esordito –, questo significa che gran parte dei nostri fruitori si ritrovano in quanto fac-ciamo e non hanno quindi bisogno di essere rappresentati con delle trasmissioni specifiche. Noi già stiamo offrendo

di mariella delFanti, direttore di TerzaeTà

s degli spazi destinati alla consulenza sul tema salute, sia in radio che in televisione, dove abbiamo intenzione di aprire una trasmissione in prima serata proprio dedicata al tema. Ma il servizio pubblico può offrire agli anziani anche un al-tro approccio: spazi in cui raccontarsi ed essere riconosciuti, in rappresentanza di una società coesa, come collettività e non come un gruppo di individui a parte». Un’aspirazione all’intergenerazionalità che sembrerebbe però smentita o fortemente ridimensionata da uno degli interventi poi ag-giuntisi dal pubblico: un giovane che ha provocatoriamente esordito con il dire che lui, la televisione non la guarda affatto, preferendo invece rivolgersi a Internet e ai social

network. Un’osservazione, la sua, che ha aleggiato su tutto il dibattito, polarizzandosi su un confronto proprio genera-zionale su stili di vita a volte inconciliabili.

Invece, di salute e benessere, ci si dovrebbe occupare proprio in un’ottica trasversale alle generazioni, ha esor-dito Giuseppina Scanziani, perché è sempre più chiaro che comportamenti a rischio non sono certo una prerogativa degli anziani. Dunque ben venga un confronto intergene-razionale su quanto i media possono fare per entrambi. La medicina ci ha allungato la vita ma non basta: è importante star bene fisicamente e psichicamente. Non solo più anni alla vita ma più vita agli anni, le ha fatto eco Maria Rosa Mancuso. Come? Tutto ci può aiutare, anche la scrittura, ha continuato Scanziani, che ha presentato le ricette per il benessere di Piero Scanziani, raccolte in tre volumi L’arte della longevità, L’arte della giovinezza e L’arte della gua-rigione, non manuali ma summa di esperienze di viaggi intorno al mondo a contatto con espressioni e pratiche di saggezza dei vari popoli. A questi volumi se ne è aggiunto un quarto, firmato da lei stessa, Nella stanza dei bottoni,

Con: Maria Giuseppina Scanziani, letterata e scrittriceClaudia Fragiacomo, farmacologa nutrizionistaRita Pezzati, psicologa SUPSIPaolo Guglielmoni, giornalista RSIModeratriCe: Maria Rosa Mancuso, giornalista RSI

educazione a salute e benessere la radiotelevisione ha ancora un ruoloBellinzona, mercoledì 17 settembre, Banca dello StatoTerzo e ultimo incontro di un ciclo che ha coinvolto giovani e anziani

la medicina ci ha allungato la vita ma non basta: è importante star bene Fisicamente e psichicamente. non solo più anni alla vita ma più vita agli anni

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RUBRICA PER.CORSI COMUNI SERATE PUBBLIChE E ALTRI EVENTI SUL TERRITORIO, IN MEZZO A VOI 16

chiama di emulazione positiva: riconoscersi in un modello ti spinge ad adottare certi comportamenti». Si arriva così al concetto di identità dove l’adolescente deve svolgere un grosso processo di integrazione nel proprio corpo, mentre per l’anziano si tratta di curare il proprio corpo e andare oltre. E poiché i nuovi anziani che si stanno affacciando all’onda della storia hanno approcci diversi all’invecchia-mento, i media tradizionali e Internet possono entrambi promuovere uno sviluppo di tipo partecipativo che per-metta loro di diventare sempre più interattivi e attivi nella costruzione della propria identità.

«La salute è uno stato di benessere fisico, psichico e sociale e non semplicemente assenza di malattia, già nel ‘46 recitava l’Organizzazione Mondiale della Sanità – ri-

prende Claudia Fragiacomo – eppure fino a trent’anni fa non si parlava tanto di sa-lute e benessere. A partire da allora le nuove conoscenze

scientifiche hanno introdotto il concetto di preven-zione e in questo senso i mass-media possono essere

formidabili. Ricordo la sigaretta con il nodo, negli spot televisivi degli anni Novanta. In un certo senso l’unico modo per mantenere la salute è dunque quello di essere informati. Se ci si appoggia a persone qualificate, il mes-saggio radiotelevisivo è perfetto. Ci sono però messaggi positivi e negativi: i fruitori devono essere abbastanza cri-tici da prendere quello che serve. Nell’area alimentare, ad esempio bisogna essere particolarmente allerta». Molti gli interventi dal pubblico, diversi gli approcci, ma una con-clusione riassuntiva condivisa o condivisibile: non bisogna vedere i media classici e i nuovi media come qualcosa in competizione; tutti possono svolgere un ruolo educativo che va riconosciuto e su cui dobbiamo però anche vigilare.

dove le esperienze raccontate narrativamente nei primi tre libri diventano tecniche comportamentali da mettere in pratica. «Il fulcro di queste tecniche è la Psicognosis, ossia un atteggiamento che sfrutta le autosuggestioni positive che possiamo mettere in gioco in quella zona che gli psico-logi chiamano “senza sforzo”. Il nostro benessere dipende soprattutto dal nostro stato interiore, ossia dall’invisibile perché nell’invisibile sta ciò che davvero conta». In fatto di benessere, dunque, non c’è poi questa grande differenza tra giovani e vecchi: entrambi devono «imparare a rendere lieto il proprio presente, l’unico stato che ci è concesso: dobbiamo rendercene conto e viverlo lietamente così come esso si manifesta. E allora alla fine della giornata doman-datevi se avete riso – conclude, a sorpresa Scanziani – e se non lo avete fatto, si può imparare a farlo: espirate a piccoli colpetti davanti allo specchio, imitando lo scop-pio di una risata. Vi assicuro che pian piano si ride». Una tecnica che, in altre forme, è da tempo terapia adottata dai medici-clown, commenta Mancuso, ricordando il film e la figura di Patch Adams.

«Non basta dunque avere un corpo in buona salute – rilancia la psicologa Rita Pezzati – Mens sana in corpore sano, dicevano gli antichi: abbiamo bisogno di sentirci bene emotivamente». La radio e la televisione possono avere un ruolo in tutto questo? «Entrambe continuano ad essere molto viste e ascoltate, dunque hanno grande rilevanza in ambito formativo, sono istanze capaci di offrire dei punti di riferimento di fronte a questo moltiplicarsi delle informa-zioni nella società. La televisione sceglie per noi tra le tante offerte possibili e, non necessitando di prerequisiti, facilita l’accesso alle informazioni. Si dice che le persone anziane sono più passive nell’uso di altri mezzi, in questo caso dun-que la televisione può far scattare quel meccanismo che si

il nostro benessere dipende soprattutto dal nostro stato interiore, ossia dall’invisibile perché nell’invisibile sta ciò che davvero conta

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per bacco! c’erano anche la corsi e piattoForte! Bellinzona, sabato 6 settembre, Corte del municipio

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RUBRICA PER.CORSI COMUNI SERATE PUBBLIChE E ALTRI EVENTI SUL TERRITORIO, IN MEZZO A VOI 18

Un tardo pomeriggio all’insegna dell’allegria e della golosità, per essere vicini alla gente con simpatia!

ontemporaneamente alla grande operazione della Rete Due, che ha proposto una lunga serie di documentari e trasmissioni radiofoniche sul Me-diterraneo, la CORSI ha portato i propri soci a

Genova per un fine settimana alla scoperta del passato e del

presente di questa città marittima. Guida d’eccezione era il giornalista Alessandro Bertellotti, ligure DOC, che ha curato la puntata speciale di Laser (lunedì-venerdì, ore 09.00, Rete Due RSI) dedicata a Genova che a sorpresa i nostri ‘viag-giatori’ hanno potuto ascoltare in anteprima sul torpedone!

Club “Venite con noi”. Genova, 20-21 settembre

c

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RUBRICA PER.CORSI COMUNI SERATE PUBBLIChE E ALTRI EVENTI SUL TERRITORIO, IN MEZZO A VOI 19

l direttore generale della Radiotelevisione sviz-zera SRG SSR Roger de Weck e il presidente della CORSI Luigi Pedrazzini hanno incontrato gli editori e i direttori dei mass media della Sviz-

zera italiana. Tema di discussione, i rapporti che intercorrono fra la stampa, gli editori e la RSI, in riferimento anche all’uso

ll’ordine del giorno, l’approvazione dei rapporti dei suoi tre gruppi di lavoro interni (Concetti di programma, Qualità e servizio pubblico e Vicinanza al territorio) e del ‘nuovo corso’ per

ciò che concerne le serate pubbliche 2015, incentrate sugli aspetti formativi e didattici della radiotv e che prevedono il coinvolgimento attivo di alcune scuole e istituti superiori; la presentazione nel dettaglio del nuovo sito internet della CORSI (www.corsi-rsi.ch), online dalla tarda primavera; la scelta della data per la prossima assemblea generale ordinaria dei soci CORSI –fissata per il 30 maggio 2015-; la ratifica

delle nuove tecnologie (offerta web), nonché del ruolo di attore e promotore culturale ricoperto dalla radiotv nella Svizzera italiana. All’incontro è seguito un aperitivo e un invito al concerto del Coro RSI e I Barocchisti, nell’ambito della rassegna delle Settimane musicali.

di 79 nuove domande d’adesione, che portano a quasi 170 il numero complessivo delle richieste di affiliazione alla Società cooperativa per i primi otto mesi del 2014, risultato di cui si è preso atto con soddisfazione. Alla seduta ha partecipato anche il presidente del CdA SRG SSR Raymond Loretan e per la prima volta, anche il direttore RSI Maurizio Canetta, entrato in funzione a giugno, che ha illustrato a grandi linee i suoi primi cento giorni alla testa dell’Azienda e gli obiettivi per il futuro. Il Consiglio regionale si riunirà di nuovo nella primavera del 2015.

Ascona, 22 settembre, Collegio Papio

Il Consiglio regionale della CORSI si è riunito per la sua seduta autunnale giovedì 4 settembre allo Studio 2 della RSI a Lugano-Besso

i

a

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per.corsi | rubrica Per.corsi comuni istituzionali notizie dagli organi e dal consiglio del Pubblico 20

Pablo Trincia,

giornalista

rubrica Per.corsi comuni serate Pubbliche e altri eventi sul territorio, in mezzo a voi 20

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RUBRICA PER.CORSI COMUNI SERATE PUBBLIChE E ALTRI EVENTI SUL TERRITORIO, IN MEZZO A VOI 21

el tempo della crisi dei talk show, del pubblico che è stufo di sentire politici, opinionisti e gior-nalisti parlarsi addosso, nel tempo del Datagate e di Snowden, dei

governi che spiano le masse, si avverte più che mai la ne-cessità di un giornalismo dei fatti, un giornalismo rigoroso, trasparente, indipendente, etico e nell’interesse pubblico. E, allo stesso tempo, un gior-nalismo fatto con umiltà, l’umiltà di sapere che le inchieste sottostanno comunque a delle regole e che il rispetto è dovuto a chiunque, anche a chi è oggetto di una inchie-sta. Vale per i grandi contesti internazionali, diciamo pure globali, vale anche per quelli più piccoli, in cui interessi e conoscenze sono così prossimi, che è davvero difficile non pestarsi i piedi. Di questo e molto altro si è parlato in occasione del quarto appuntamento del ciclo organizzato dalla CORSI (Società coope-rativa per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana) in collaborazione con l’Associa-zione ticinese dei giornalisti, l’Osservatorio europeo di giornalismo, l’Università della Svizzera italiana e i Corsi di giornalismo. Protagonisti della tavola rotonda moderata da Ruben Rossello, presi-dente ATG, giornalisti di lungo corso e di esperienza, pro-venienti da contesti e da linguaggi differenti e proprio per questo così interessanti: Peter Gomez, direttore de Il Fatto

ndi natascha Fioretti, giornalista

Quotidiano online, una vita spesa sul campo a fare inchieste con il collega Marco Travaglio, Pablo Trincia, ex inviato del programma Le Iene su Italia uno, oggi nella squadra

di Servizio Pubblico su La 7, e Aldo Sofia, giornalista, che in Ticino ha lasciato un segno forte con le sue trasmissioni

sulla RSI Fax e Falò. E se siamo cresciuti nel mito del giornalismo investigativo, quello americano del Watergate

per intenderci, è bene tenere presente che non è tutto oro ciò che luccica. Come ha detto Gomez, i giornalisti non sono super eroi, “non facciamo questo mestiere per cam-biare il mondo ma per raccontare delle storie, dei fatti. Il nostro criterio deve essere quello di dare la notizia, valu-tando se è di interesse pubblico e se rispetta i criteri etici”. Tra le vere difficoltà di oggi, la scarsità di mezzi e di risorse che sempre di più interessano il mondo dei media ed in par-

ticolare della carta stampata. Fare giornalismo d’inchiesta, secondo Rossello “è una gran bella cosa ma anche difficile da realizzare, impegnativa

per chi la richiede e, soprattutto, per chi la conduce e porta avanti”. E, come ha ricordato Sofia, “può capitare che dopo dieci giorni di lavoro ti accorgi che l’inchiesta non c’è” e si ricomincia daccapo. E in tempi di crisi non tutti se lo possono permettere. In Italia, dice con passione Pablo Trincia, un passato da freelance per grandi testate, “i

inchieste? no, grazie! Difficoltà e necessità di un giornalismo d’inchiesta Lugano, giovedì 25 settembre, Studio 2 RSI

Con: Peter Gomez, scrittore, giornalista e co-fondatore de Il Fatto Quotidiano Pablo Trincia, giornalista Aldo Sofia, giornalista Moderatore: Ruben Rossello, presidente dell’ATG

le inchieste sottostanno a delle regole e il rispetto è dovuto a chiunQue, anche a chi è oggetto di una inchiesta

Quarta serata del ciclo ‘È il giornalismo, bellezza!’

tra le vere diFFicoltà di oggi, la scarsità di mezzi e di risorse che sempre di più interessano il mondo dei media edin particolare della carta stampata

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RUBRICA PER.CORSI COMUNI SERATE PUBBLIChE E ALTRI EVENTI SUL TERRITORIO, IN MEZZO A VOI 22

di massa in Iraq. Per evitare che i media siano manipolati, che le inchieste facciano danni piuttosto che creare un circolo virtuoso per l’opinione pubblica, il territorio e i suoi attori, bisogna essere “corretti, documentarsi, farsi le domande e darsi le risposte giuste” prima di andare in onda con il servizio.

La serata è stata ricca di spunti e densa di riflessioni e le due ore di dibattito non sono bastate per approfondire tutte le questioni che meriterebbero attenzione. All’interno del ciclo “È il giornalismo bellezza!” non poteva davvero mancare un appuntamento sul giornalismo investigativo che, senza nulla togliere alle altre forme giornalistiche, rap-presenta l’essenza stessa del giornalismo e la sua ambizione di essere al servizio dell’interesse pubblico.

giornalisti non assunti regolarmente, prendono compensi da fame, un euro a riga, e spesso devono anticiparsi persino i costi di viaggio per andare a fare inchieste all’estero”. In queste condizioni come si può garantire un giornalismo investigativo di qualità? Per fortuna, dice Sofia, “il servizio pubblico radiotelevisivo svizzero può ancora permettersi di investire tempo e soldi nel giornalismo investigativo di qualità”, per il quale aggiunge “ci vogliono anche professio-nalità e conoscenza”. I giornalisti, proprio come è successo per i documenti del Datagate, “devono essere in grado di incrociare i dati per verificarne la correttezza”. Sempre Sofia ha poi posto l’accento su un’altra questione, quella della manipolazione dell’informazione fatta ad arte dai poteri forti, portando l’esempio delle armi di distruzione

a destra:

Peter Gomez

a sinistra:

Aldo Sofia

a destra:

Ruben Rossello

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RUBRICA “CORSI FUORI” APPUNTAMENTO CON IL MONDO ChE CI GUARDA E ChE CI PARLA 23

o scorso mese di maggio l’Associazione Au-trici e Autori della Svizzera ha assegnato il pre-mio ‘Plume de paon’ al giornale ginevrino Le Courrier quale riconoscimento per lo spazio che

dedica alla letteratura contemporanea. Il corrispondente negativo -la ‘Plume de plomb’- se lo sono aggiudicato le

reti TV della SRG SSR, con l’invito a prestare maggiore attenzione soprattutto alle opere di casa nostra. La RSI, nello specifico, come se la cava? Sentiamo l’opinione di Dalmazio Ambrosioni e di Armando Dadò su libri e radiotelevisione.

Dalmazio Ambrosioni

Dalmazio Ambrosioni, giorna-lista, nasce a Lenna (BG) nel 1947, a un centinaio di metri dall’abitazione di Mauro Codussi (1440-1504), il grande architetto che ha portato il Ri-nascimento a Venezia. Da questa pros-simità ha origine la sua passione per la storia dell’arte. Dal 1970 è redattore al Giornale del Popolo, responsabile della cronaca di Lugano. Nel 1984 crea e dirige per il GdP il settore Cultura e Spettacoli, per il quale organizza una rete di collaboratori in Svizzera e in Italia oltre a corrispondenti-spe-cialisti per le singole discipline; cura personalmente in particolare i settori cinema (ha fatto parte di giurie ai Fe-stival, ha pubblicato il volume Locarno città del cinema, Dadò Editore) e arti figurative. Dal 1998 al 2004 dirige la rivista Il Lavoro. Collabora con altre testate e con la radiotelevisione sviz-zera, cura esposizioni d’arte e di fo-tografia in Svizzera e Italia, pubblica

saggi e monografie sull’opera di artisti svizzeri e italiani. Dal 1997 al 2011 fa parte del Consiglio del Pubblico della CORSI, di cui è presidente nel 2007 e 2008. Nel 2014 è chiamato alla presidenza dell’ASSI (Associazione Scrittori della Svizzera italiana). Vive a Porza.

I premi letterari dell’ASSI ot-tengono sempre un bel riscontro: nell’ultima edizione si sono sfidati a colpi d’inchiostro ben 80 parteci-panti. A cosa è dovuto questo suc-cesso, secondo lei?È vero, i concorsi letterari attraggono e l’ottima riuscita sul piano quanti-tativo e qualitativo del concorso ASSI-Collina d’Oro ne è la conferma. A dicembre verrà presentato il libro che riunisce i testi dei partecipanti e sarà un’ottima occasione non tanto per trovarsi o meno d’accordo con la giuria, quanto per verificare come la

la penna, la radio e la tv

a cura di chiara sulmoni, segretariato corsi

scrittura continua ad essere il mezzo ideale per mettersi in comunicazione con sé stessi e per esprimere quello che non si dice a parole. Si parla tanto di crisi dello scrivere e del leggere, e le statistiche sulla diffusione dei libri lo confermano, ma lo scrivere rimane il modo migliore per organizzare pen-sieri, emozioni, sentimenti, per ra-

schiare nella memoria. È stupefacente vedere come ognuno abbia un proprio archivio nel quale, appena può, va ad intingere la penna. È interessante no-tare come sovente per chi scrive ven-gano a cadere, o quantomeno a stem-perarsi, anche le barriere linguistiche e culturali. Sono sempre più frequenti i casi di persone che scrivono in ita-liano pur non essendo la loro lingua materna. Riuscire a padroneggiare la

“nuova” lingua al punto da partecipare ad un concorso letterario è percepito come la prova provata di un’integra-zione riuscita. Non è un fatto del tutto

l

è stupeFacente vedere come ognuno abbia un proprio archivio nel Quale, appena può, va ad intingere la penna

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nuovo, ma rimane un fenomeno in-teressante e in espansione: la lingua aiuta, in alcuni casi in misura decisiva, ad intrecciare la cultura d’origine con quella dell’accoglienza. Anche da que-sta prospettiva lo scrivere è moderno.

Da un lato, il rifugio calmo e silen-zioso della parola scritta: dall’altro, il vortice urlato e affollato dei mezzi di comunicazione di massa.Come convivono l’uno accanto all’altro, questi due mondi apparentemente paralleli?Convivono precariamente. Il tema dei rapporti con i mass media classici, quoti-diani, radio e TV, percorre tutti i settant’anni della sto-ria dell’ASSI e non è mai arrivato a soluzione. Inizial-mente e per breve periodo l’ASSI forniva ai giornali testi dei propri associati in base ad accordi effimeri per quanto interessanti. Gra-dualmente gli scrittori per i media sono diventati dei commentatori, nel migliore dei casi degli opinion leader da chiamare in causa per approfondire un certo ar-gomento. Tranne rarissime eccezioni, sono diventati dei fornitori non pagati di idee. Non si sa come cavarsela su un determinato argo-mento? Sentiamo il parere dello scrittore… La risposta è nella sua domanda: nel vortice urlato e affollato dei mass media occorre riscoprire il rifu-gio calmo e silenzioso, quindi riflessivo, degli scrittori. E, aggiungerei, la loro attenzione (che per la verità si è un po’ affievolita negli ultimi anni) all’attualità sociale, culturale, e sempre meno anche politica. Non dimenticando che sotto la cenere spesso preme la fiamma. Succede che siano proprio gli scrittori a suscitare dibattito, a riempire con la forza silen-ziosa della cultura e del pensiero, e ma-gari anche della provocazione, il vuoto che spesso nascondono i toni urlati.

Condivide le motivazioni per le quali la Plume de plomb è stata as-segnata alla SRG SSR? Trova che la critica sia giustificata?È facile trovarsi d’accordo con il giudi-zio espresso dall’Associazione Autrici ed Autori Svizzeri sul fatto che sui canali SSR, quindi anche della RSI, si possa e debba essere più attenti al mondo letterario svizzero e svizze-roitaliano. Questa del resto dovrebbe

essere una delle specificità della SSR anche a livello regionale. Quando si parla di libri, il che non succede spes-sissimo, ultimamente si contano i mi-nuti e si va per lo più a finire tra i so-liti noti, tra i best-seller internazionali, magari accostandoli dalla finestra del gossip, del pare che, delle notizie che vagano incontrollate e incontrollabili su internet. Per contro, pochi anni fa il rapporto del Consiglio del Pubblico della CORSI raccomandava di dare più attenzione e programmare incontri

a più voci su temi di interesse generale, e tra questi poneva anche la lettera-tura. La cosa è tanto più doverosa per una lingua e cultura sempre più mi-noritaria all’interno della Svizzera. La stampa e in particolare radio e tivù in questo potrebbero fare di più, e non limitarsi ad assistere, senza nemmeno tifare troppo, al confronto italiano sì italiano no in Svizzera: nelle scuole, nelle pubbliche amministrazioni, tra la

popolazione. Non si tratta di difendere l’italiano chiu-dendolo dentro una sorta di ridotto, ma di promuoverlo visto che dietro la lingua c’è una cultura ma anche una civiltà, e di che spessore.

Lei è sempre stato molto attento agli autori e agli artisti della Svizzera ita-liana. È soddisfatto dello spazio che viene loro de-dicato sui media?Non è questione di sod-disfazione ma di profes-sionalità. Dare spazio alla letteratura, all’arte ed ai dibattiti su di esse nella Svizzera italiana, penso sia un piacere professionale prima che un ovvio dovere giornalistico. Dà modo di entrare nel dibattito, di partecipare, di dire la pro-pria e non solo di assistere da spettatore passivo. Il giornalismo non deve con-cludersi nella prima fase, che è quella di informare

sui fatti, e ci mancherebbe. Deve es-sere occasione di intervento, di con-fronto, di dibattito; deve far di tutto per coinvolgere in modo organico (e non solo raccogliendo al volo qualche impressione) chi ha qualcosa da dire. Occorre riscoprire la funzione rap-presentativa degli uomini di cultura. Non è vero che Tout va bien, nem-meno per Madame la Marquise. Solo entrando nel merito delle cose i mass media scritti ed elettronici possono resistere e contrattaccare rispetto

Dalmazio Ambrosioni, presidente ASSI

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riportarle in effetti sono nel turbine delle cose vecchie, passate, superate. Hanno perso il ritmo, anche se par-lano a raffica. Chiacchiere, appunto. Per l’obiettivo di Diana Segantini, che condivido, ci vuole personale for-mato, attento, informato, con l’abitu-dine a vedere le cose immerse nella cultura del nostro tempo. Ragazzi: informarsi, studiare, formazione con-tinua più che mai. Non basta affidarsi allo smartphone e alla lingua sciolta.

La stampa fa meglio della radio-televisione quando si occupa di letteratura? Meglio, peggio… Ho l’impressione che la stampa faccia quel che può, in generale poco ma talvolta anche bene. Però perdura il culto del contenitore. Cultura? Laggiù, verso i morti. In effetti poi si vede qualche lodevole sforzo di darsi una mossa, di uscire dai soliti schemi, dagli steccati delle rubriche, di non parlare solo dei soliti noti assecondando giudizi di valore conformistici, tutti da verificare. È così perché è così. Ma chi l’ha detto?

Vorrei più iniziativa, più curiosità, più coraggio, più fiducia in se stessi e an-che più orgoglio nell’uscire dalla re-dazione e scoprire qualcosa andando a ricercare anche in ambiti non con-venzionali. Chinarsi sul territorio, ecco il segreto. È più facile volare alto, nascondersi dietro tecnicismi e illudersi di co-struirsi un pubblico di prima cate-goria. Giornali, radio e televisione sono dei media tipicamente popolari, per tutti, ed a tutti devono rivolgersi facendosi capire. Diversamente man-cano alla loro funzione. Ho diretto per parecchi anni il settore culturale e so per esperienza che la soddisfa-

all’informazione digitale, spesso mi-nimalista, superficiale ed anche pette-gola. Come ben sa la RSI, il rapporto con il territorio è fondamentale. An-che nella letteratura e nell’arte: per le autrici e gli autori, per le istituzioni culturali, per il pubblico.

La responsabile del dipartimento cultura della RSI Diana Segantini, intervistata recentemente, nel ri-mandare al mittente le accuse dell’Associazione delle Autrici e degli Autori della Svizzera ha nel contempo sottolineato come la co-pertura letteraria alla radiotv pub-blica avvenga al di fuori di “con-tenitori troppo specifici o chiusi” (leggi: elitari). Trova che questa sia la giusta direzione? Seguo con molta attenzione le pro-spettive che Diana Segantini sta dando alla “copertura” culturale. Concordo pienamente sul fatto che non debba essere imprigionata dentro contenitori rigidi e tantomeno elitari. Oggi non si può procedere per scatole chiuse, aspettando che il pubblico arrivi. Va cercato dov’è, superando schemi di carattere formale e corpo-rativo (spesso i programmi cosiddetti culturali lo sono), che appartengono ad un passato che non tornerà. Fare

cultura lungo tutta la program-mazione radio-televisiva è non solo auspicabile ma anche possibile e vorrei dire doveroso. Anche nei TG e persino nei programmi d’anima-zione, vero punto dolente della radio, talvolta ore e ore di chiacchiere, di luoghi comuni, di briglia sciolta, di ri-petute citazioni da internet, sempre in ritardissimo perché nel frattempo ne ha inventate delle altre. Quante volte mi capita di sussultare: ma ancora con questa cosa, l’ho già sentita e strasen-tita… Eppure è solo di 24 ore prima, ma con i tempi dell’informazione di-gitale è come fosse passato un secolo e quelle voci giovani che vengono a

zione maggiore di un giornalista è quando riesce a far comprendere a tutti (ripeto, a tutti) dei concetti an-che non semplici. Ci vuole l’umiltà intelligente di capire, per riuscire a far capire.

Parlare di autori e libri in tv: qual è la formula ideale, dal suo punto di vista quale presidente dell’ASSI? Prima di tutto occorre ricordare che il libro è parte della vita. Non è un

lusso, un soprammobile prezioso. Non conosco persone che non hanno

libri, conosco adolescenti e giovani che leggono libri, li preferiscono di carta e non in pdf, è tutt’altra cosa. Per ribadire che il libro fa parte della vita per cui è opportuno che, là dove informa sulla vita, la televisione tratti anche di quella componente che è la cultura e, nello specifico i libri. Ascolto ore e ore di radio in cui ci si riferisce a raffica ad internet, ma mai che si citi un libro, un autore, un editore, un’idea. Non citano libri perché non li leggono, la loro cultura si è fermata alla veloce schermata su internet, attratti da leggerezze, gos-sip e curiosità. Come verrà loro in mente di sentire il parere di uno scrittore, di entrare nel mondo a loro sconosciuto dei libri, che pure esiste anche qui sul nostro territorio? Va un po’ meglio in tele-visione. Ma per fare che la cultura li-braria ed artistica si diffonda nei pro-grammi occorre prima di tutto che ci siano giornalisti (ed animatrici/ori) attenti a questo mondo interessante, coinvolgente ed anche piacevole. Che leggano libri, buoni libri. Benedette però le trasmissioni ad hoc, perché tengono alto il mondo della cultura con intelligenza e competenza, fa-cendo del loro meglio per coinvolgere il pubblico, anzi i pubblici.

Fare cultura lungo tutta la programmazione radiotelevisiva è non solo auspicabile ma anche possibile e vorrei dire doveroso

ho diretto per parecchi anni il settore culturale e so per esperienza che la soddisFazione maggiore di un giornalista è Quando riesce a Far comprendere a tutti dei concetti anche non semplici

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In generale, nel programmi cultu-rali della RSI riesce a trovare quello che cerca?Non lo cerco solo nei programmi cul-turali. Lo cerco là dove questa offerta deve (ripeto: deve, non è un’opzione ) arrivare a tutti, è compresa nel canone. Anche, per fare un paio di esempi, nella fascia mattutina di Albachiara o in quella del primo pomeriggio. Non credo che alla radio si debba sempre e solo scherzare, buttarla sul

Dai suoi esordi a oggi, la casa editrice Dadò di Locarno ha pubblicato circa novecento libri, con opere che vanno dalla let-teratura all’arte, dalla storia alla politica, dal costume all’etnografia, dall’attualità alle scienze naturali. Molti di questi volumi si riferi-scono alla realtà regionale, che l’editore promuove e fa conoscere non solo nella Svizzera italiana ma anche nel resto della Confedera-zione e in Italia.

Tutto ha inizio nel 1961 con l’apertura di una piccola tipografia. Presto, grazie all’amore per i libri da un lato, e all’incoraggiamento dei fratelli Giovanni (poeta) e Piero (scrit-tore) Bianconi dall’altro, il fondatore Armando allarga l’attività all’editoria. Nel Consiglio d’amministrazione dell’azienda, all’epoca, siede anche Plinio Martini, figura di spicco della nostra scena culturale. Negli anni Settanta, con la sua produzione libra-ria, la casa editrice Dadò partecipa al dibattito civile del periodo, concen-trato su tematiche quali ad esempio lo sfruttamento delle risorse naturali,

l’urbanizzazione e la salvaguardia del territorio. Negli anni Ottanta, la produzione presta particolare atten-zione alle testimonianze di autori del passato e alla storiografia cantonale. Cresce poi l’impegno nel campo delle traduzioni e, pur continuando nell’o-pera di valorizzazione del patrimonio culturale della Svizzera italiana, Dadò rivolge l’attenzione anche alla storia e alle letterature nazionali, riuscendo a guadagnarsi l’interesse anche della stampa e del pubblico italiano. Con

gli anni Novanta lo spettro si allarga ancora per dare maggiore spazio alla poe-sia e per includere capola-vori della nostra civiltà. La diversificazione dell’attività editoriale ha portato Dadò ad entrare anche nel mondo della stampa periodica, con La Rivista di Locarno, La Rivista del Mendrisiotto e La Turrita. Attualmente, sono quasi una trentina i volumi che escono ogni anno con il suo marchio.

Le giriamo la domanda conclusiva di un suo arti-colo pubblicato il 26 giu-gno scorso sul Corriere del

Ticino: secondo lei, “perché i libri, i buoni libri, i libri di qualità che vengono con grandi difficoltà pro-dotti nella Svizzera italiana, non trovano più uno spazio adeguato nei programmi televisivi?Questa è una domanda alla quale può rispondere solo la televisione. Io credo che non ci si soffermi abbastanza sull’importanza di queste opere, dal punto di vista culturale, dell’identità, del ruolo della Svizzera italiana nel contesto nazionale elvetico.

ridere, sparare a raffica battute di spi-rito. Una volta piacciono, due meno, la terza stufano e spesso non se ne può più di tanta ridente leggerezza. Poi sì, dei programmi culturali si può essere soddisfatti. Ma questi sono per l’approfondimento, per saperne di più, per una scelta più vasta, per valutazioni specifiche e alla fine per un pubblico ristretto. Prima ci dev’es-sere il costante serpeggiare dell’infor-

mazione culturale attraverso i pro-grammi. Vuole un esempio positivo? La pagina di chiusura del Quotidiano, spesso con belle immagini riferite ad eventi culturali. Basta poco e il mes-saggio passa. Però continuo a sognare una bella trasmissione in prima serata dedicata ai libri in modo vario, coin-volgente, innovativo, anche divertente, recuperando anche questo DNA della RSI. Un concetto in due sigle.

Armando Dadò

Armando Dadò, editore

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tonde con Giovanni Orelli. Poi, per parecchio tempo, al sabato sera il compito di parlare di libri è stato as-sunto da Michele Fazioli; si trattava di interventi anche brevi e sintetici, ma che davano all’ascoltatore una sintesi dei contenuti, uno spunto di lettura, in modo che il lettore fosse informato e incuriosito. Siamo però caduti, ora, in un programma che ac-cenna a molte cose ma di fatto non informa sulla produzione editoriale della Svizzera italiana. Il discorso sulla programmazione radiofonica è diverso, visto che dedica maggiore at-tenzione a questo aspetto, ma non ha purtroppo lo stesso impatto del me-dia televisivo. L’informazione ai lettori sulle nuove uscite librarie è un aspetto fondamentale, senza il quale il lavoro editoriale perde gran parte della sua ragione d’essere.

cino, di Eligio Pometta e Giulio Rossi, che ha superato le 24’000 copie ven-dute. Anche Ottocento ticinese di Raf-faello Ceschi, Ticino com’era di Piero Bianconi, e i libri del Museo di storia naturale hanno registrato risultati lu-singhieri, aggirandosi sulle 8-10’000 copie vendute. Fra i libri tradotti, La Svizzera. Storia di un popolo felice di Denis de Rougement è giunto pro-prio ora alla quarta edizione. Natural-mente anche la narrativa di autori lo-cali riscuote l’approvazione dei lettori, come dimostrano le diverse ristampe del giallo di Andrea Fazioli Chi muore si rivede o del libro di ricordi di Bruna Martinelli Fra le pieghe del tempo.

Nel suo intervento sulla stampa, lei sottolinea come con i mezzi di informazione serva fare opera di convincimento per ottenere che si parli di un libro. Si tratta di un atteggiamento generalizzato, op-pure ci sono media/giornalisti più ricettivi e altri meno? Ci sono giornalisti più o meno attenti, la sensibilità è diversa da caso a caso. E poi c’è chi guarda soprattutto al cla-more, allo scandalo, alla provocazione, alla moda, e chi, per contro, cerca la serietà di contenuti, mettendo in ri-salto l’impegno e gli sforzi di autori ed editori verso la qualità.

Ritiene che nel resto della Svizzera la situazione sia diversa? Non conosco abbastanza la situazione della Svizzera interna, ma immagino che anche qui i meccanismi siano, in una forma o nell’altra, sostanzial-mente gli stessi.

Dal suo punto di vista, c’è qualcosa da cambiare nel modo di presentare la letteratura e i libri alla radio e alla tv (RSI in particolare)?Certo, c’è molto da cambiare. In anni lontani alla TV si facevano tavole ro-

Quali sono le difficoltà principali che incontra, come editore?Se l’editore intende pubblicare libri di qualità, vale a dire di autori svizzeri che abbiano qualcosa di importante da dire agli uomini di oggi, le diffi-coltà ovviamente ci sono. Occorre in-nanzitutto selezionare i testi da pub-blicare, acquisirne i diritti e quindi affidare la traduzione a persone alta-mente qualificate. Bisogna poi trovare un prefatore autorevole, cercare un titolo che non tradisca il contenuto del libro pur suscitando la curiosità del lettore, risolvere i problemi legati alle illustrazioni e alla copertina, agli indici, al corretto inserimento nelle collane, come pure curare l’editing e la correzione delle bozze per offrire un prodotto di qualità. Accanto a tutto ciò, ci sono gli aspetti finan-ziari; in un modo o nell’altro, grazie agli aiuti che si riescono ad acquisire e alle vendite, si cerca di fare in modo che i conti siano almeno in pareggio, altrimenti non si va molto lontano. E qui, ovviamente, si innesta tutto il discorso difficile e impegnativo della ricerca di mezzi finanziari, della pro-mozione e della diffusione dei nuovi libri pubblicati.

Il pubblico della Svizzera italiana è interessato alle opere di casa no-stra? E in questo, quanto è influen-zato da quello che sente e che legge sui nostri media?Sì, il pubblico della Svizzera italiana è particolarmente interessato alle opere di casa nostra. Per apprezzare però bisogna conoscere, sapere cosa viene pubblicato. Passare questa informa-zione è compito specifico dei media, che hanno un ruolo non indifferenze per i risultati di vendita, accanto ad elementi intrinseci come l’interesse per le tematiche trattate o la presenza di illustrazioni.

Fra le sue pubblicazioni, cosa ha maggiore successo? I nostri best seller sono spesso legati alla storia; il maggiore successo di ven-dita in assoluto è Storia del Canton Ti-

sì, il pubblico della svizzera italiana è particolarmente interessato alle opere di casa nostra. per apprezzare però bisogna conoscere, sapere cosa viene pubblicato

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n questo numero incontriamo Mario Postizzi (Bellinzona, 1952) che svolge la professione di avvocato a Lugano. Autore di diversi saggi nel campo del diritto penale, durante il tempo

libero predilige le camminate in mon-tagna e la lettura di testi filosofici e letterari. Ha pubblicato tre raccolte di aforismi fra cui Hommelettes (2007), per la quale nel 2010 ha ricevuto il Premio Torino in sintesi. Mario Po-stizzi è anche Presidente dell’Associa-zione Amici dell’OSI (Orchestra della Svizzera Italiana)

“Aforisma perfetto. Affilare la lama per non affettare la forma.” Avvocato, si tratta di un processo complicato? E quanto è alto il rischio di tagliarsi?

È necessario partire dall’etimologia della parola “aforisma”, che ci porta al concetto di determinazione e di delimitazione. Per “definizione”, non esiste un aforisma perfetto. Il pensiero indicato nella domanda non è una certezza ma una provocazione. Il senso autentico ribalta la prima impressione. “Affilare la lama” vuol dire favorire formulazioni estremamente taglienti. La forma non deve però risultare ostentata, sdolcinata, artificiosa e dunque affettata. In effetti, “il frammento non rappresenta una figura tutta di un pezzo” e richiede i “caratteri minuscoli”. Si deve restare lontani dalle espressioni apodittiche e dal territorio delle maiuscole. Per come lo concepisco io, l’afo-risma nasce attraverso un procedimento tridimensionale: la lentezza manuale della scrittura, dopo un lampeggiamento

di un pensiero condensato goccia a goccia nel tempo; la brevità del tratto, la ricerca dell’autore e del lettore, a questo punto compagni di viaggio, verso una migliore compren-sione dell’idea e del linguaggio.

Una lama tra le nuvole è il suo terzo libro di aforismi. Perché la scelta della scrittura breve? La scrittura breve richiede uno sforzo di concentrazione e la capacità di te-stare la potenzialità e l’irradiazione del linguaggio. La parola non è una vite che invoca la precisione dell’ore-fice. Essa viene accarezzata, frustata o viziata a seconda dei casi, in modo tale che nel corso delle pagine porta vestiti diversi, scuri, chiari, a volte un po’ osé, per stimolare la riflessione e l’attenzione del lettore. Il frammento è una parte, un puzzle, per percepire il senso della totalità, un invito a cam-minare al di là del segno grafico ab-bandonato sulla pagina. Non è tanto

l’autore a predisporre le trappole e i tranelli ma è lo stesso linguaggio a configurare una riserva di caccia con i suoi incantesimi e labirinti. Il respiro di un aforisma, pur nella ristrettezza delle parole, non è mai corto. Esso è segnato dalla tensione e dalla complessità della nostra epoca. Sor-rido quando osservo i frequentatori delle spiagge con ro-manzi alla moda, quasi sempre tradotti, di cinquecento pa-gine. Il tempo è prezioso e il pensare è un valore aggiunto rispetto al leggere. Gli occhi sono sottoposti a una dura ed estenuante palestra, mentre la mente troppo spesso è al-trove e vacante. Nell’aforisma si insediano problemi decisivi della vita. I miei pensieri sono esigenti. Mi ritengo, con la

“nell’aForisma si insediano problemi decisivi della vita”

Una rubrica dedicata a attività e iniziative dei soci CORSI.

a cura di chiara sulmoni, segretariato corsi

L’avvocato Mario Postizzi

i

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colpo esploso dall’ironia deve almeno sfiorare l’autore. Il lettore non viene estromesso da questa esperienza: « Il ne faut pas toujours épuiser un sujet, qu’on ne laisse rien à faire au lecteur. Il ne s’agit pas de faire lire, mais de faire penser », ammoniva Montesquieu. Nasce la necessità di un dialogo. I miei pensieri rifiutano l’annuncio di verità o la presenza di sentenze definitive. Forse siamo di fronte a una esasperazione professionale collegata alla vocazione di difendere. L’aforisma ricorda una tela e il lettore è uno spettatore. Mi servo di questo paragone perché, almeno

nelle mie intenzioni, tento mettere sulla carta visioni intellettuali e idee pittoriche. L’aforisma costringe il lettore

a passeggiare all’interno di un pensiero e a ricercare, nell’espressione della parola, qualcosa che sta in ombra. È

gradita una sua complicità, con un invito all’indugio, per poter stanare la preda, una figura che nemmeno l’autore conosce fino in fondo.

Nella sua risposta, lei parla di tela e di idee pit-toriche. E la musica, in tutto questo?

Quando si parla di musica pecco di parzialità, poiché sono assai impegnato nel sostegno dell’Orchestra della Svizzera Italiana attraverso l’Associazione degli Amici. Nel libro

“Una lama tra le nuvole” ho indirettamente sottolineato la passione musicale in due aforismi. Nel primo affermo che lo scienziato è ancora alla ricerca della bacchetta per battere il tempo e dare gli attacchi all’elisir di lunga vita. Il secondo ha questa tonalità: “Nella frenesia del crescendo, il presto vertiginoso si placa in un largo funebre, che non lascia al

rimpianto il tempo maestoso della speranza.” Chi ha un po’ di dimestichezza, può rilevare all’istante che il pen-

siero è costruito sul ritmo musicale. Vorrei far rilevare la presenza aforistica in due compositori del ‘900: dapprima gli “Aphorisms for Piano” di Dmitry Shostakovich, minuti e delicati frammenti, direi una passeggiata corta delle note alla ricerca della sensibilità di un orecchio e secondaria-mente gli “Aforismi” di Alfred Schnittke, cinque preludi per pianoforte da eseguirsi con la lettura di Josif Brodskij. Si può parlare di arte musicale breve, dove la concisione, la concentrazione e la potenzialità della forma espressiva hanno assoluta centralità.

Il mondo legale offre buoni spunti? Nella sua attività quotidiana l’avvocato è immerso nelle parole e nei concetti. Allo stesso modo dello scrittore bre-vilineo sperimenta la tenuta e la tessitura del linguaggio, nella costante esperienza del domandare e del rispondere. Il mondo giuridico è caratterizzato dalla forza espressiva della rappresentazione, dall’intento di cogliere, nella visi-bilità, l’invisibile. Basti pensare all’importanza dei motivi,

consapevolezza del dilettante, uno scrittore animato dalla filosofia. Il minuscolo, il fugace non è mai trascurabile e difficilmente catturabile o afferrabile. Nei libri di scrittura breve pubblicati ho inserito un accompagnamento iniziale. Mi riferisco alla presentazione di Anna Longoni e Gino Ruozzi. L’introduzione al libro rappresenta un’efficace boa di navigazione, una scheda d’entrata, senza la quale la let-tura risulterebbe più laconica e opaca. Non mi dispiace diventare il primo lettore di me stesso. Il percorso verso ciò che sta vicino è arduo, lungo e difficile, perché manca la distanza o non si trova la misura per individuare l’otti-male punto di osservazione.

Una realtà sociale e culturale (nel senso antro-pologico del termine) scandita da internet e dai social media -questi ultimi in particolare, votati all’estrema sintesi e immediatezza- predispone alla scrittura e la lettura di aforismi?

La domanda per me è imbarazzante. Nella materia tec-nologica mi ritengo un homunculus, situazione che non nascondo nei miei pensieri. Sono cosciente che si sta as-sistendo ad una rivoluzione, a un cambiamento radicale dell’uso della parola. Si tratta di qualcosa di spettacolare come lo fu, ai tempi di Platone, in un mondo marcato dall’oralità, l’entrata in scena della scrittura. Internet e so-cial media innescano una trasformazione profonda dello stile cognitivo, un modo nuovo di pensare e agire dell’es-sere umano. È sufficiente accennare alla marginalizzazione della memoria, di cui invece teneva conto il linguaggio orale e la naturalezza manuale della scrittura. Emerge un significativo contrasto tra velocità e lentezza. Incuranti del passo della lentezza si sbriciola il senso del pensiero. Si può riconoscere che internet crea una comunità, favorisce un’aggregazione e sviluppa un’“oralità scritta”, spiccia e veloce. Le parole vengono accorciate, squartate, per accelerare i ritmi di trasmissione. Si scrive come si parla. L’aforisma è poco adatto a questo territorio; non è soltanto immediatezza, improvvisazione, stregoneria folgorante. Il frammento viene scolpito dopo un lungo percorso di elabo-razione e maturazione. Si impone una ricerca di linguaggio, di sintesi, di acutezza, di sottile ironia. L’operazione non sempre riesce. Il pericolo della battuta, della freddura, del semplice gioco di parola è dietro l’angolo. La dimensione dell’aforisma è circoscritta, non vi è spazio per le acrobazie circensi, gli slanci avvengono privi di reti ed è facile per-tanto cascare nel vuoto.

L’aforisma è una sentenza?No, è un frammento che rappresenta una piccola superficie di una grande profondità. Paul Valéry ha sostenuto che

“mentre scrivo, mi scrivo”. Per raggiungere il bersaglio il

l’inchiostro chiede la mano alla pagina. un gesto originale e brillante che lascia il segno

per giungere al bersaglio il colpo esploso dall’ironia deve almeno sFiorare l’autore

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le notizie cercano la ribalta. per Questo motivo Fanno di ogni erba un Fascio. calate il sicario!

tele & altre visioni di antonella raindoldi, impegnata all’estero per lavoro, tornerà sul prossimo numero di dicembre

influenzare la partita. In un mio pensiero ho scritto che la verità va perseguita e non perseguitata. Il motto “è lecito tutto ciò che è possibile” rappresenta un’illusione. Di fronte alla gigantesca proliferazione normativa nessuno può dirsi veramente innocente. L’uomo moderno continua a perce-pire il tormento del vero, ma l’accelerazione della vita fa sì che le informazioni e le immagini diventano liquide e si trasformano all’istante. In questa dimensione precaria e oscillante trova risalto, e magari offre qualche conforto, la scrittura breve, anch’essa influenzata dal fenomeno, con

passaggi rivisti, detti e con-traddetti. Tutti siamo sulla stessa barca. Persino il gior-nalista può essere definito un

aforista che si rivolge al minuto che passa.

La critica presta sufficiente attenzione secondo lei alla scrittura aforistica? I mass media gior-nali, radio e tv sono buoni alleati nel mettere in luce questo genere letterario?

Posso sbrigare la questione citando un mio pensiero: “L’a-forisma moderno riesuma la peripezia di Lazzaro. Si rea-lizza però solo un mezzo miracolo: non si rialza l’indice di vendita”. Il tema della scrittura breve non è trascurato. Troppo spesso, però, ci si accontenta del pensiero occasio-nale posizionato sulla pagina tanto per addolcire l’occhio e per non deprimere la mente. La scrittura aforistica è un campo pure arato con una certa frequenza da scrittori non professionisti e dunque si assiste a una amplificazione della divulgazione di questo genere letterario. Solitamente nel campo editoriale emergono i grandi scrittori di afori-smi del passato o autori di prestigio, che si sono occupati, magari soltanto accidentalmente, di scrittura breve. Vi è pure l’aforisma di estrazione, con la focalizzazione su pas-saggi estrapolati da opere di ampio respiro o di particolare risalto teatrale. Penso, ad esempio, a Marcel Proust e a Shakespeare. Questi frammenti sono perle incapsulate in conchiglie maestose, che segnano momenti essenziali della vita letteraria. Io mi accontento di essere un’ostrica, che ha abbandonato la protezione del guscio trattenendo un po’ di odore marino dell’alga.

delle intenzioni, degli affetti e delle emozioni nel contesto del nostro agire. Ormai soffocati dalla tribunalizzazione della realtà, il mondo legale è assai presente nella scrittura breve. Gli aforismi parlano dei problemi del vivere comune, dei tormenti, delle inquietudini della colpa, delle frustra-zioni, del senso dell’incompiutezza e della finitudine. Ci pieghiamo all’indietro alla ricerca del mistero dell’origine e ci allunghiamo in avanti verso un destino ignoto. Siamo consapevoli che, prima o poi, si avvicinano le inevitabili decisioni essenziali e le situazioni-limite. L’essere umano, per riprendere una battuta di Coleridge, è un aforisma in-carnato. Egli vive nel doppio regno raffigurato da Rilke, in una fenditura tra la vita e la morte. Non è il caso di eccedere nel pessimismo, ma la vita diventa erosione, scivolamento, ridimensionamento ed esalazione. Si sente fin dentro le ossa che il tempo si scolla dall’esistenza e si affievolisce persino la tentazione della vita.

Possiamo tracciare dei parallelismi fra la ‘vita’ e la ‘verità’ che ci trasmettono rispettivamente l’immagine -televisiva o fotografica- e l’aforisma?

La vita e la verità sono gli elementi di contatto tra l’espres-sione televisiva o fotografica e quella aforistica. Il tratto discontinuo di queste manifestazioni si riflette sulla que-stione della verità, non più assoluta, monolitica e mono-logica. L’immagine del mondo del passato alimentava il genere sentenzioso, il proverbio-sentenza, la massima. La lontananza temporale non fa venir meno l’ammirazione verso gli scrittori-moralisti, che non si mescolavano con la polvere della realtà. Oggi la situazione è radicalmente mutata. Esistenza e valore della verità sono legate da un cordone ombelicale inscindibile, nel quale scorre nuova linfa. Siamo inseriti in un mondo pluralista, caratterizzato dall’individualità e dalla soggettività. La libertà ci permette una scelta da diversi punti di vista. Al tempo stesso, però, si realizza una perdita di senso unitario. Il pensiero si fa debole e governa l’opinione. La nostra storicità sporge ve-locemente sul concreto, si mette in discussione e incoraggia la provvisorietà. Costantemente sotto processo, la verità è prima di tutto sospetto. Essa è un dado giocato e rigiocato da un’infinità di parti, con i media spesso a comandare o

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l e parole contano. E pesano. Perché non solo descrivono le cose e le situazioni. Ma perché danno loro un colore e delle ombreggiature. Che qualche volta oscurano o deformano, in modo più o meno voluto, le realtà. È il caso del

“servizio pubblico”, diventato nel mondo dei media uno slogan ricco di sfaccettature, per non dire di ambiguità. Si riferisce in effetti alle prestazioni di un’azienda parasta-tale, alimentata con denaro pubblico prelevato a mezzo tassa. Che opera su un mercato in cui altri attori sono so-stenuti da un parte di questi introiti in misura decisamente inferiore. E altri ancora possono contare unicamente sulle loro forze. Salvo poi ritrovarsi concorrenziati dallo stesso ente sul terreno cui attingono le loro risorse esistenziali (quello pubblicitario). Il che, dal profilo della concorrenza - ma anche dell’equità e della chiarezza dei rispettivi ruoli – produce una situa-zione ambigua e confusa.

Ma spesso, quando si sente parlare di “servizio pubblico”, si ha l’impressione che chi usa il concetto lo faccia per andare ancora più in là, promuovendo cioè sur-rettiziamente l’idea dell’ “unico ente davvero votato al bene comune”, nel nome del suo statuto e della natura stessa della sua “missione”. Lasciando così intendere – senza dirlo apertamente, per carità – che gli altri media possono svol-gere sì un “servizio”, ma di natura più “privata”, quindi legata ad interessi specifici, di parte, settoriali. Tesi che trova nell’assetto federale e soprattutto plurilingue del no-stro Paese un ulteriore, non secondario punto d’appoggio.

Su questa contrapposizione si fonda, in effetti, la giustificazione del modello in vigore in Svizzera. Che può essere legittimamente sostenuto, intendiamoci bene. Se non altro perché non esiste sicuramente un’alternativa

“perfetta” (cioè priva di risvolti negativi) con cui sostitu-irlo. Quel che si può - e deve - fare è però sottoporlo ad una costante verifica critica, cercando di migliorarlo. E cercando in primo luogo di evitare certe derive. Ad esem-

pio quella di una progressiva estensione della componente parastatale a scapito delle altre, la cui presenza è però garanzia di un elemento altrettanto importante per il pa-norama mediato di un sistema democratico: il pluralismo. Non quello prescritto dall’alto, con leggi e concessioni (la libertà, figlia naturale del pluralismo, non può essere “co-mandata”, sarebbe una contraddizione in termini), bensì quello che scaturisce da condizioni di confronto davvero

eque e concretamente efficaci. Il problema non è facile da

risolvere, in particolare in un mo-mento in cui da un lato la stampa scritta – l’attore “privato” e plurale per eccellenza – conosce una crisi profonda e dall’altro il prepotente avanzare di un nuovo mondo media-tico virtuale, incontrollato e incon-trollabile nei suoi sviluppi, dischiude mille scenari, con risvolti sovente in-quietanti. Ma proprio questa svolta epocale potrebbe essere l’occasione di superare certi steccati e ripensare insieme un sistema di “servizio pub-blico” condiviso fra componenti di-verse e davvero al servizio del “bene

comune”, cioè dell’insieme e della pluralità dei cittadini. Un vero, solido pluralismo di informazione e di opinione rimane infatti la premessa essenziale di una democrazia vitale, in grado di generare al suo interno gli anticorpi per combattere le molte involuzioni che la minacciano. Tra esse l’anarchia caotica di un nuovo Far West senza limiti e senza regole; ma anche lo slittamento strisciante verso forme di monopolio permesse dall’accaparramento delle risorse finanziarie disponibili.

Per fare questo la prima cosa da mettere da parte è la vecchia mentalità vagamente coloniale, che spinge gli attori tradizionali a contendersi il Nuovo Mondo mediatico in una competizione datata, che può solo alimentare le derive, invece di dar vita ad un nuovo assetto, più moderno e in-telligentemente aperto. Pensiamoci, finché siamo in tempo.

giancarlo dillena, direttore resPonsabile del Corriere del TiCino

per un concetto rinnovato e aperto di “servizio pubblico”

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