Per.corsi gennaio 2015

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PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI CORSI FUORI PER.CORSI DEI SOCI PER.CORSI COMUNI — p. 5 — p. 24 — p. 20 — p. 27 GENNAIO 2015 PERIODICO DELLA SOCIETà COOPERATIVA PER LA RADIOTELEVISIONE SVIZZERA DI LINGUA ITALIANA Alcuni volti del Quotidiano che il 7 gennaio ha compiuto 30 anni 5 VOCI DAL CONSIGLIO PUBBLICO L’INFORMAZIONE — p.3 LA VOSTRA OPINIONE SUI PROGRAMMI INTERVISTA A DAVIDE COMOLI MENU PER ORCHESTRA

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Periodico della Società cooperativa per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana

Transcript of Per.corsi gennaio 2015

Per.corsi comuni istituzionali corsi Fuori Per.corsi dei soci Per.corsi comuni

— p. 5 — p. 24 — p. 20 — p. 27

gennaio 2015

Periodico della società cooPerativa Per la radiotelevisione svizzera di lingua italiana

alcuni volti del Quotidiano che il 7 gennaio ha compiuto 30 anni

5 voci dal consiglio pubblico

l’inFoRMaZionE — p.3

la vostRa opinionE sui pRogRaMMi

intERvista a davidE coMoli

MEnu pER oRchEstRa

REdaZionE Chiara Sulmoni

contatti [email protected]

tel.: +41 91 803 65 09 / 60 17

fax.: +41 91 803 95 79

casella postale, Via Canevascini 7

6903 Lugano

www.corsi-rsi.ch

pRogEtto gRaFico Jannuzzi Smith

iMMagini Loreta Daulte

David Schnell

staMpa

Tipografia Stucchi SA, Mendrisio

indicE iMpREssuM

EditoRialELa Società Svizzera di Radiotelevisione (SSR) ha una

struttura assai complicata, costantemente adeguata nel corso dei decenni per permetterle di gestire al meglio le sfide del servizio pubblico radiotelevisivo in un Paese, la Svizzera, composto da quattro culture diverse. Proprio per sottoli-neare questa multiculturalità, e pertanto l’esigenza impre-scindibile della radiotelevisione, di riferirsi concretamente ai differenti pubblici svizzeri nella loro lingua e nel rispetto della loro identità culturale, all’interno della struttura SSR non operano soltanto 4 aziende radiotelevisive, ma anche quattro società regionali con il compito di creare un ponte fra l’azienda e la cosiddetta società civile. Per la Svizzera italiana, l’avrete a questo punto compreso, l’azienda è la RSI, la società regionale è la CORSI. Nell’intento di permettere alle società regionali, quindi alla CORSI e alle sue “conso-relle” di lavorare in modo razionale e con risultati qualitativi elevati, l’assemblea dei delegati della SSR ha approvato recen-temente una strategia che tutte le società regionali dovranno impegnarsi a perseguire. Nulla di rivoluzionario, anzi per noi della CORSI molti elementi della strategia riprendono progetti che avevamo già avviato nel corso degli ultimi anni proprio per permettere al pubblico della Svizzera italiana di meglio conoscere la RSI, di dialogare con i suoi vertici e di contribuire in modo costruttivo al miglioramento dei programmi dell’azienda.

Importante è comunque che, al di là dei contenuti della strategia (denominata in modo significativo “avancer ensemble”), tutte le società regionali ricevono, da una parte, un riconoscimento dell’importanza del loro lavoro e, dall’altra, un’indicazione più chiara della loro missione per promuovere la cultura del servizio pubblico in Svizzera e nelle sue regioni.

Importante è pure che ciò avvenga alla vigilia di im-portanti dibattiti sul futuro del servizio pubblico in Svizzera. Già quest’anno il popolo dovrà verosimilmente esprimersi sulla revisione delle modalità di percezione del canone ra-diotelevisivo e non v’è dubbio alcuno che il dibattito non si limiterà a toccare gli aspetti tecnici della soluzione decisa dalle camere (che prevede una generalizzazione dell’obbligo di pa-gamento del canone per tutti i fuochi ma nel contempo anche una diminuzione del suo costo), ma anche più in generale la dimensione e i compiti del servizio pubblico radiotelevisivo.

La CORSI, forte della sua storia, dell’esperienza accu-mulata in questi ultimi anni di contatto con la popolazione e, ora anche, di un documento strategico votato a livello SSR, si farà trovare pronta per aiutare la popolazione a com-prendere quanto sia importante, soprattutto per la Svizzera italiana, disporre di un servizio pubblico radiotelevisivo di qualità, professionale, indipendente e capace di promuovere, nel contesto nazionale, il rispetto della lingua italiana!

Luigi Pedrazzini, presidente CORSI

raPPorto del cP sull’inFormazione 3

5 voci dal consiglio del Pubblico 5

co:rsi — la Parola del direttore 9

il caso del mediatore 11

cronache delle ultime serate Pubbliche 12

PePita veri conForti 16 a margine di “universo femminile e mezzi di comunicazione”

assi nella manica — la rubrica degli scrittori 17

immagini di “saPori e saPeri” 19

la cultura in tavola — intervista a davide comoli 20

l’aPeritivo dei nuovi soci 23

la vostra oPinione sui Programmi — giancarlo seitz 24

mamma tv, ho nostalgia di te...cristina Ferrari ci scrive 26

menu Per orchestra 27

calendario 28

RUBRICA PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI NOTIZIE DAgLI ORgANI E DAL CONSIgLIO DEL PUBBLICO 3

Ogni anno il Consiglio del pubblico costituisce al suo interno diversi gruppi di lavoro incaricati di valutare la qualità delle trasmissioni andate in

onda alla RSI. Le osservazioni e le conclusioni scaturite da questi incontri vengono trasmesse alla direzione RSI e confluiscono nel Rapporto

annuale d’attività CORSI, a disposizione di tutti i soci. In ogni numero della rivista, vi proponiamo l’analisi di uno o più gruppi di lavoro.

l’inFoRMaZionE alla RsiA confronto il Consiglio del pubblico e la RSI

informazione è il più importante fra gli elementi costitutivi del servizio pubblico radiotelevisivo e con la sua qualità ne determina la credibilità. ll Consiglio del pubblico dedica quindi un’at-

tenzione costante e critica alle varie testate d’informazione della RSI e si interessa in particolare al loro posiziona-mento nel panorama assai mutevole dei diversi canali di diffusione (radio, televisione, web). Lo ha fatto con vari documenti di analisi discussi e messi a confronto con il dir. Maurizio Canetta, Reto Ceschi, responsabile dipar-timento informazione RSI, Roberto Cattaneo, responsa-bile attualità TG e Fabrizio Ceppi, responsabile attualità radio, nelle due ultime sedute del CP dello scorso anno. Le valutazioni sull’informazione alla RSI, soprattutto in radio, sono globalmente positive. Le critiche emerse sono il ri-sultato della volontà del CP di esaminare regolarmente, con occhio puntato alla qualità, alcuni aspetti per evitare eccessi in qualsiasi settore, dalla cronaca alla presenza di personaggi politici, dalla copertura di vicende scabrose alla scelta delle notizie. Più che normale che non sempre le valutazioni del CP siano condivise dai responsabili della RSI, tuttavia una serie di osservazioni critiche, segnala-zione di errori o suggerimenti hanno comunque trovato puntuale risposta o sono stati accolti. Tralasciando i singoli casi segnalati, presentiamo qui gli elementi più generali di valutazione ravvisati dal Consiglio del pubblico e ricondu-cibili in particolare alle scelte di linee editoriali, come pure le informazioni in merito fornite dai responsabili della RSI.

lE ossERvaZioni dEl consiglio dEl pubblico

analogiE Rg - tg E csi – QuotidianoNella scelta delle notizie e nella loro impaginazione o

ordine di priorità sono evidenti le analogie fra TG e RG nei giorni con poche notizie forti, molto meno in altri giorni con scelte probabilmente più determinate dalla disponibilità d’immagini per la TV o di corrispondenze per la radio. I Ra-diogiornali sono in generale più informativi e articolati dei

TG. Le Cronache della Sviz-zera italiana (CSI) dedicano ampio spazio alla cronaca an-che spicciola e sono meno isti-tuzionali del Quotidiano che appare inoltre molto Ticino-centrico con scarse puntate nel Grigioni italiano.

tEMpEstività / coMplEtEZZa / RilEvanZa

Sulla tempestività collegata anche alla completezza la valutazione è generalmente positiva per gli RG, sufficiente per gli altri vettori informativi della RSI. Nell’impagina-zione delle CSI si coglie una tendenza marcata a privile-giare notizie di cronaca che, tranne rare eccezioni, fanno sempre l’apertura anche surclassando notizie di interesse generale. Nei TG e negli RG sia l’impaginazione sia la scelta delle notizie sono più tradizionali. La ripartizione delle notizie nazionali e di quelle internazionali in due blocchi provoca talvolta scompensi con notizie di cronaca o di colore nazionali piazzate prima d’importanti notizie internazionali.

l’

RUBRICA PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI NOTIZIE DAgLI ORgANI E DAL CONSIgLIO DEL PUBBLICO 4

In ogni caso la cronaca non è un genere giornalistico di serie B, ma un elemento importante nel racconto della giornata e anche gli approfondimenti spesso prendono spunto da fatti di cronaca. Il Quotidiano è il giornale di cronaca regionale, è logico che la parte preponderante sia dedicata all’attualità ticinese. C’è comunque uno sforzo di apertura nazionale (corrispondente itinerante) e di copertura delle valli italofone dei Grigioni e dell’attualità politica grigionese (cronache puntuali su attività di governo e Gran Consiglio).

attualità Radio / RgL’attualità svizzera è in primo piano essendo la RSI appunto una radiotelevisione svizzera. Nell’edizione mattutina ca-pita, invece, di aprire più di

frequente con notizie dall’estero perché spesso a quell’ora in Svizzera non sono ancora accaduti eventi di rilievo. Ri-spetto al passato, oggi si tende a un’impaginazione più fles-sibile e vivace alternando notizie interne ed estere, sempre comunque secondo una successione ordinata e logica. La radio offre quattro edizioni principali di RG e i notiziari ciò che permette di seguire l’evoluzione delle notizie nel corso della giornata. Analogie e differenze fra radio e televisione ci sono, ma lo sguardo sulle notizie e la realizzazione dei servizi cambiano fra l’uno e l’altro medium. La facilità dei collegamenti telefonici permette alla radio di fare un ampio ricorso ad esperti o corrispondenti.

attualità tv / tgCominciare RG e TG con la medesima notizia af-

frontata in modo diverso è sovente il frutto di una scelta precisa, riuscire però a declinarla in modo completo e consono al medium non è sempre possibile. Ostacolo maggiore è la necessità irrinunciabile delle immagini in televisione e, di conseguenza, la difficoltà di realizzare

approfondimenti quando queste, per un motivo o per un altro, mancano. Inoltre non è semplice talvolta avere il collegamento in diretta con l’interlocutore, mentre in ra-

dio spesso è sufficiente il telefono. Per spiegare le diverse sfaccettature di un evento si preparano schede

riassuntive e si fa ricorso a esperti in duplex. Evidentemente c’è un criterio di fondo nell’allestimento della scaletta del TG con riferimento alla rilevanza delle notizie, talvolta sembra comunque opportuno inserire un tema leggero nella successione di notizie di maggior peso.

sito Rsi / dal Mondo dEl wEb Il sito RSI è abbastanza aggiornato. Altre piattaforme

informative della Svizzera italiana sono forse più rapide sulle notizie regionali che sono però scarsamente rilevanti trat-tandosi soprattutto di notizie di cronaca, incidenti della circolazione, vicende individuali.

Si nota l’ambizione del sito RSI ad essere un sito d’informazione generale, ma non s’individua una chiara scelta di linea editoriale. Il sito oscilla fra un modello vicino a quelli di SRF o RTS o a quello dei siti privati. Tre le os-servazioni critiche: la scarsità di approfondimenti che do-vrebbe essere una specificità del servizio pubblico, un uso eccessivo di termini gergali, i tempi lunghi di caricamento e di aggiornamento. Resta aperta e da discutere la questione dell’influenza che il modo di fare notizia sul web può esercitare sulla radiotelevisione pubblica: scelta dei temi, valutazione della rilevanza di una notizia, linguaggio sintetico, semplice o semplicistico, gergale, informazioni ridotte a dei titoli di forte impatto.

Il CP considera essenziale che alla RSI, nel rispetto del mandato informativo di servizio pubblico, vi sia sempre una puntigliosa verifica dei fatti e delle fonti, un’analisi della rilevanza e dell’interesse giornalistico preponderante alla loro diffusione, analisi che deve essere fondata su pa-rametri chiari, coerenti e riconoscibili. Le nuove realtà mediatiche non determinano certamente un’obsolescenza di questi criteri fondamentali.

• IlComunicatostampadelCPalriguardoècon-sultabile sul sito www.corsi-rsi.ch

lE considERaZioni dEi REsponsabili dElla Rsi

ossERvaZioni gEnERaliL’informazione RSI segue una linea editoriale ben pre-cisa verificata regolarmente e si pone chiari obiettivi per il futuro. Il livello qualitativo complessivo dell’offerta in-formativa radiotelevisiva e online è ritenuto alto, come lo dimostrano anche le reazioni e la fedeltà del pubblico. L’of-ferta informativa ha ritmi e modalità di presentazione diversi rispetto ai tre vettori: radio, TV, web. È in corso uno sforzo per migliorare anche l’offerta web seguendo una linea edito-riale precisa nel rispetto dei dettami della concessione. Già oggi i giornalisti operano con una visione aperta ai tre vettori e non lavorano a compartimenti stagni. Da un anno e mezzo la RSI s’impegna a non eccedere con la cronaca giudiziaria.

tRE lE ossERvaZioni cRitichE (RivoltE al sito wEb): la scaRsità di appRoFondiMEnti, un uso EccEssivo di tERMini gERgali, i tEMpi lunghi di caRicaMEnto E di aggioRnaMEnto

la cRonaca non è un gEnERE gioRnalistico di sERiE b, Ma un ElEMEnto iMpoRtantE nEl Racconto dElla gioRnata E anchE gli appRoFondiMEnti spEsso pREndono spunto da Fatti di cRonaca

RUBRICA PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI NOTIZIE DAgLI ORgANI E DAL CONSIgLIO DEL PUBBLICO 5

Il Consiglio del pubblico della CORSI è composto da 17 membri, di cui 11 eletti dall’assemblea generale dei soci ogni 4 anni. Persone

di diversa età, provenienza e professione, sono i più diretti rappresentanti del pubblico della RSI. Il loro compito consiste

nell’analizzare e valutare i programmi trasmessi sui canali della nostra radiotelevisione, e formulare suggerimenti e proposte alla

direzione RSI. Nello svolgimento del suo lavoro, il Consiglio del pubblico tiene anche conto dei commenti, delle opinioni e delle

critiche relative alle varie trasmissioni radiotv o web che gli utenti sottopongono alla sua attenzione (www.pubblicorsi.ch)

Il CP verrà rinnovato il 30 maggio 2015. In vista di questa scadenza, chiediamo un bilancio della loro esperienza, ai membri il cui primo

mandato nella CORSI volge al termine.

giorgio tresoldi studia

Ingegneria elettronica e

Scienze dell’informa-

zione all’ETH di Zurigo.

Domiciliato ad Ascona,

ama il volo a vela, la gin-

nastica attrezzistica, la

politica giovanile. Eletto

nel 2014 in sostituzione

del dimissionario Ste-

fano Lappe, classe

1994, è il più giovane

membro del Consiglio

del pubblico.

Marco Züblin, nato e

cresciuto a Chiasso, è

laureato in Lettere, Sto-

ria e Filosofia (Losanna)

e in Diritto (Zurigo).

Negli anni Ottanta,

giornalista al Corriere del Ticino e alla RSI, e

curatore di mostre.

Avvocato da un quarto

di secolo, con casa e

studio a Lugano. Let-

tore onnivoro, appas-

sionato di arti figura-

tive, amante dello sport

praticato e delle con-

versazioni spiritose.

Roberto stoppa,

classe 1964, è economi-

sta con attività di ricerca

applicata nel campo

dell’economia e docente

di Economia e Diritto

per le SMS cantonali.

Momò sin dalla nascita,

risiede a Mendrisio e ha

un forte interesse per la

cultura.

nicola pini, trent’anni,

di Locarno, sposato con

Angela Notari, che ha

conosciuto durante i

suoi studi di Storia e

Scienze politiche all’U-

niversità di Losanna.

Dopo un’esperienza

quale collaboratore

personale della consi-

gliera di Stato Laura Sa-

dis, lavora attualmente

all’Associazione indu-

strie ticinesi ed è vice-

presidente del Partito li-

berale radicale ticinese,

per il quale è candidato

al Consiglio di Stato.

giulia Fazioli Nata nel 1981 a Bellin-

zona. Laureata in Lettere

e Filosofia a Bologna,

con specializzazione in

Storia del cinema.

Responsabile dell’uffi-

cio stampa del Festival

Internazionale del Film

di Locarno dal 2009 al

2013. Dal 2014, esercita

la professione di ad-

detta stampa e esperta

di comunicazione indi-

pendente.

Le attese che avevate quando siete entrati nel Consiglio del pubblico hanno trovato riscontro nella vo-stra attività?

N.P.: È un privilegio lavorare con per-sone valide, competenti e differenziate come sono i miei colleghi del Consiglio del pubblico: il confronto è sempre sti-

molante, le sfumature qualificate e com-plementari. Un particolare ringrazia-mento va rivolto ai veterani, che hanno da subito impostato un clima di lavoro sereno che ha permesso a noi nuovi di integrarci e impegnarci da subito. Un bi-lancio estremamente positivo, dunque.M.Z.: Direi di sì. Il monitoraggio e la valutazione delle emissioni radio-TV

sfocia in un lavoro di analisi assai va-riato e spero non superficiale; questo consente di evidenziare criticità ma so-prattutto (ed è questa una delle lezioni fondamentali di questo mio mandato) di confermare la assoluta qualità delle emissioni della RSI e, quindi, la se-rietà del lavoro che i vari professionisti svolgono all’interno dell’ente. Vi è un

5 voci dal consigliodEl pubblico

a cura di chiaRa sulMoni, segretariato corsi

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ottimo rapporto e una cordiale interazione tra i membri del CP, e questo nonostante profili professio-nali, esperienze, formazioni e orien-tamenti assai diversificati. Insomma, un impegno interessante, svolto in un contesto umano piacevole e arric-chente; ed è quello che mi attendevo.G.T.: Sì e no, da una parte mi aspet-tavo che potessimo avere un influsso più incisivo (e vincolante) sulle scelte e sui programmi, dall’altra ho trovato nel Consiglio del pubblico, persone interessanti, franche e dirette che mi hanno accolto molto bene, malgrado entrato a far parte del CP “tardi”.G.F.: Prima di entrare a far parte del Consiglio del pubblico le aspettative erano ovviamente quelle di adempiere a scopi e compiti del nostro organo.Quindi sì, le attese hanno trovato riscon-tro. La nostra attività consiste infatti in un’approfondita e continua analisi critica dei prodotti della RSI e le modalità di lavoro ci permettono di rappresentare il pubblico e di fare da tramite tra utenza e responsabili dei programmi.R.S.: Quello della comunicazione e dei media è un campo relativamente nuovo per me e di conseguenza quando ho scelto di candidarmi al CP non avevo delle attese ben precise, dato che non sapevo come lavorava il gruppo e come si sarebbero affrontati i temi da approfon-dire. Sin da subito mi sono però trovato a far parte di un gruppo molto affiatato, dove idee e stimoli per il lavoro da svol-gere non mancano. Credo però che ci siano ancora molte cose che devo cono-scere, per esempio mi piacerebbe capire il lavoro che sta dietro ad ogni programma

radiofonico e televisivo, le condizioni con le quali si devono confrontare i vari responsabili di programmi o anche co-noscere semplicemente le tendenze di ascolto. Sono informazioni che possono servire a chi, come me, è chiamato a fare da ponte fra il pubblico e la RSI e che ha come obiettivo quello di portare un dialogo costruttivo.

Il CP dovrebbe rappresentare uno spaccato, un campione verosimile de-gli utenti RSI. Ritenete che sia dav-vero così, e a quale tipo di pubblico vi sentite personalmente più vicini?

N.P.: Cerchiamo di esserlo come collet-tivo, cercando un’integrazione positiva delle nostre individualità. È infatti inne-

gabile che ognuno di noi è più propenso a seguire da vicino i generi ai quali è più interessato o competente. Io ad esempio sono molto attento all’informazione, sia perché i miei studi mi hanno portato ad approfondire il tema, sia perché mi ci vedo confrontato professionalmente e politicamente. Cerco però di ampliare il più possibile il mio spettro interessan-domi a tutta la programmazione radio-televisiva e partecipando a più gruppi di lavoro interni al Consiglio del pub-blico, dando dunque il mio contributo da profano. M.Z.: Il CP non è un organismo di natura tecnica e non è forzatamente

composto di specialisti del settore audio-visivo. Ambisce certamente a rappresen-tare una sorta di “pubblico ideale” della RSI. Accanto alle sensibilità individuali, il CP si fa però anche interprete delle richieste e delle istanze che giungono dagli utenti del servizio pubblico, con i quali il CP mantiene in permanenza aperti tutti i canali di comunicazione. In questo senso, il CP mi pare rappresenti bene l’insieme del pubblico della RSI. Il CP non è certamente un gruppo di censori parrucconi o di animosi sabo-tatori dell’ente, che attendono al varco alla ricerca dell’errore vero o presunto; è invece una sorta di camera di analisi e di riflessione, che consente agli operatori del settore di verificare in contraddit-torio qualità e rispondenza del proprio prodotto. Difficile trovare una vera giu-stificazione del CP al di fuori di questo spirito di collaborazione e del comune sforzo in vista del costante migliora-mento dell’offerta radiotelevisiva.

G.T.: Credo che il CP sia ab-bastanza rappresentativo, vi sono

persone di tutte le età e di diverse estrazioni sociali. Io, da parte mia, aspiro a rappresentare i giovani. Cerco di portare il mio punto di vista nelle discussioni, visto anche come stanno cambiando le modalità di fruizione del servizio pubblico, specialmente da parte delle fasce più giovani della popolazione.G.F.: È difficile garantire che rappre-sentiamo tutto il pubblico, ma l’etero-geneità del gruppo è indiscussa. Per-sonalmente mi sento di rappresentare all’interno del Consiglio del pubblico un utente abbastanza giovane, esigente, apolitico, che sa dove andare a recu-perare velocemente nel web le migliori fonti di informazione, scelta musicale e prodotti audiovisivi. Penso quindi di rappresentare un utente importante

da una paRtE Mi aspEttavo chE potEssiMo avERE un inFlusso più incisivo (E vincolantE) sullE scEltE E sui pRogRaMMi, dall’altRa ho tRovato nEl consiglio dEl pubblico, pERsonE intEREssanti, FRanchE E diREttE chE Mi hanno accolto Molto bEnE (g. tREsoldi)

pEnso di RappREsEntaRE un utEntE iMpoRtantE da indagaRE, in Quanto Faccio paRtE dEl pubblico dEl FutuRo, attivo, EsigEntE E diFFicilE da tEnERE ancoRato alla Rsi (g. FaZioli)

il cp non è cERtaMEntE un gRuppo di cEnsoRi paRRucconi o di aniMosi sabotatoRi, chE attEndono al vaRco alla RicERca dEll’ERRoRE. invEcE è una soRta di caMERa di analisi E di RiFlEssionE, chE consEntE agli opERatoRi dEl sEttoRE di vERiFicaRE in contRaddittoRio Qualità E RispondEnZa dEl pRodotto (M. ZÜblin)

RUBRICA PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI NOTIZIE DAgLI ORgANI E DAL CONSIgLIO DEL PUBBLICO 7

da indagare, in quanto faccio parte del pubblico del futuro, attivo, esigente e difficile da tenere ancorato alla RSI.R.S.: La rappresentatività è un con-cetto molto ampio e credo che se si do-vesse applicare a un qualsiasi gruppo di lavoro vi sarebbero sempre dei fattori poco rappresentati. Più che rappresen-tativo, credo piuttosto che un buon gruppo di lavoro, in questo caso un

buon CP, debba avere al suo in-terno dei membri che sappiano sti-molare sia la discussione che il lavoro da svolgere, portando continuamente nuove idee e argomenti che possano servire anche a chi è chiamato a gestire i programmi della nostra radio e tele-visione. Non c’è un pubblico al quale mi sento particolarmente vicino. Ogni tanto chiedo a qualche mio studente un parere su una determinata trasmis-sione, ma mi sembra di capire che né la televisione, né la radio, per ora, siano i loro media preferiti.

In che modo tastate il polso al pub-blico e quanto contano critiche e opi-nioni che vi giungono da parte di chi ascolta la radio e guarda la TV?

N.P.: Mi sento un rappresentante del pubblico, quindi non solo tengo le orec-chie ben tese verso ciò che leggo, sento o ricevo sui programmi RSI, ma cerco addirittura di stimolare le osservazioni, ad esempio lanciando discussioni con amici e conoscenti. Anche perché, in generale, credo fermamente che occorra sempre ascoltare il doppio di ciò che si dice. Sono invece molto refrattario alle critiche preconcette o strumentali: purtroppo ci sono anche queste. M.Z.: L’opinione del pubblico è molto importante e spesso costituisce l’oc-casione per approfondimenti e per monitoraggi di emissioni specifiche.

Ritengo che il CP non svolgerebbe compiutamente il proprio ruolo se non tenesse conto di queste sollecitazioni. Ed è per questo che il CP ascolta sem-pre volentieri opinioni, proposte, lodi e arrabbiature che il pubblico manifesta in forme e con modalità diverse.G.T.: A Zurigo sono spesso in contatto con altri giovani studenti ticinesi in vari ambiti: facoltà, associazione stu-

denti, sport e ho così la possibilità di raccogliere le loro opinioni. Quasi ogni weekend torno in Ticino, dove grazie all’attività di promozione della politica giovanile, ho spesso occasione di par-lare dei programmi radio e TV con dei miei coetanei ma anche con altri adulti.G.F.: Come già precisato, il Consiglio del pubblico è l’organo che costituisce il tramite tra il pubblico e i responsa-bili dei programmi, quindi critiche e opinioni degli spettatori non solo contano molto ma rappresentano l’ele-mento fondamentale del nostro lavoro. Raccogliamo le opinioni del pubblico attraverso osservazioni che ci vengono fatte personalmente, attraverso le email ufficiali e anche i suggerimenti che ci ar-rivano attraverso un nuovo strumento, www. pubblicorsi.ch. La pagina è stata creata appunto per sollecitare il pub-blico a esprimersi sui programmi, per noi è importantissimo conoscere l’opi-nione degli utenti per poter svolgere al meglio il nostro lavoro.

R.S.: Anche se il parere di una sola per-sona non è sicuramente rappresenta-tivo di tutta la popolazione degli utenti della RSI, se mi capita che durante una discussione con conoscenti, amici o

anche con gli studenti, qualcuno mi esponga un’opinione positiva o anche una critica, cerco di utilizzarla quando devo approfondire le tematiche in seno al CP. A scuola ogni tanto utilizzo del materiale televisivo per delle lezioni. Fra i più utilizzati a livello didattico vi sono ancora le vecchie puntate di Micromacro, Democrazia diretta, 60 minuti e anche Falò. Quindi più che ta-stare il polso direttamente agli studenti, in questo caso, cerco di capire se il pro-gramma in questione può contribuire a far conoscere meglio un determinato tema/problema agli studenti. Devo dire, che da questo punto di vista, le trasmissioni RSI riescono quasi sempre a dare un buon contributo conoscitivo agli studenti rivelandosi così anche un ottimo supporto didattico.

I vostri rapporti o suggerimenti vengono discussi nel corso delle riunioni del CP con i responsabili di programma. Come valutate que-sta prassi?

N.P.: Per noi questi momenti di incon-tro sono preziosi e interessanti, perché ti rendono consapevole non solo delle scelte redazionali, ma anche e soprat-tutto delle esigenze tecniche e azien-dali che spesso, volenti o nolenti, influ-iscono sul prodotto. Anche se talvolta dispiace imbattersi in atteggiamenti piuttosto difensivi da parte dell’a-zienda, il più delle volte il confronto con i responsabili dei programmi è positivo e costruttivo. Penso e spero, infatti, che questo metodo di lavoro sia interessante anche per loro, anche per-

ché remiamo tutti nella stessa direzione: migliorare sempre di

più la nostra radiotelevisione. M.Z.: Il contatto con i responsabili dei vari programmi è fondamentale.

ogni tanto chiEdo a QualchE Mio studEntE un paRERE su una dEtERMinata tRasMissionE, Ma Mi sEMbRa di capiRE chE né la tElEvisionE, né la Radio, pER oRa, siano i loRo MEdia pREFERiti (R. stoppa)

anchE sE talvolta dispiacE iMbattERsi in attEggiaMEnti piuttosto diFEnsivi da paRtE dEll’aZiEnda, il più dEllE voltE il conFRonto con i REsponsabili dEi pRogRaMMi è positivo E costRuttivo(n. pini)

RUBRICA PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI NOTIZIE DAgLI ORgANI E DAL CONSIgLIO DEL PUBBLICO 8

Mi preme sottolineare come questi colloqui abbiano permesso di venire a contatto con persone competenti e in-tellettualmente vivaci, animate da una chiara e quasi affettuosa attenzione alla qualità del prodotto e al futuro dell’ente radiotelevisivo. Un capitale umano di notevole valore e che fa l’essenziale del successo della RSI. Al di là di qual-che non fondamentale divergenza di vedute, i responsabili dei programmi e dei vari dipartimenti si sono sempre dimostrati molto aperti, interessati e collaborativi, ciò che ha consentito al CP di meglio capire e analizzare i dif-ferenti prodotti.G.T.: Trovo che sia molto interessante potersi confrontare in modo aperto e diretto con i professionisti che hanno un influsso diretto sulla radiotelevi-sione. Non sempre riusciamo a con-vincerli delle nostre idee su cosa la RSI dovrebbe migliorare e a volte le loro spiegazioni non ci convincono ma credo che questo faccia parte di un sano scambio di idee. Confido che comun-que tengano in debita considerazione le nostre osservazioni.G.F.: La discussione con i responsabili è la fase finale della nostra attività. Prima il Consiglio fa un lavoro di analisi ap-profondita dei programmi e redige un rapporto che tiene conto delle varie opi-nioni e si concentra sulle osservazioni più condivise dal gruppo. L’esposizione del lavoro ai responsabili è una proce-dura che arricchisce la nostra attività perché ci permette di esporre le nostre critiche e esigere risposte da parte della RSI ma soprattutto costruisce un dia-logo, spesso particolarmente produt-tivo, con i responsabili dei programmi.

R.S.: Anche se sono ancora agli inizi (per ora ho avuto modo di partecipare ad un solo approfondimento tematico e ne stiamo preparando un secondo), mi

sembra però di capire che la possibilità di discutere con i vari responsabili di programma sia un’ottima linea di lavoro. Come dicevo in precedenza, affinché si possano intavolare delle discussioni costruttive, sarebbe auspicabile avere una maggiore simmetria informativa relativamente alla costruzione di una trasmissione, ai vincoli con i quali de-vono confrontarsi i media informativi, alle tempistiche, ecc.

‘Cara RSI’: un vostro mes-saggio (personale) alla nostra radiotv…

N.P.: Cara RSI, non cedere alla dittatura dello share, tieni sempre al primo posto la fondamentale missione di servizio pub-blico. E non sottovalutare il tuo ruolo all’interno della società: non sei una com-parsa, sei una protagonista, per di più una delle più autorevoli. Un grande potere, ma anche una grande responsabilità.M.Z.: Ritengo imprescindibile che la RSI continui nella riflessione sul pro-prio ruolo, in particolare di fronte alle nuove sfide nell’ambito dell’informa-zione e della multimedialità. Al di là di ascolti quasi trionfali, che potrebbero indurre qualche autocompiacente iner-zia, occorre continuare a non perdere di vista che le attese del pubblico sono in turbinoso e non ordinato (e quindi non prevedibilissimo) mutamento e che è dovere del servizio pubblico te-nere tempestivamente conto di questa

dinamica, senza piaggeria ma con intelligenza e con spirito critico.

G.T.: Migliora il tuo sito internet, per-ché consultarlo può essere un incubo.

G.F.: Tra le conseguenze del terribile at-tentato alla redazione di Charlie Hebdo c’è stata anche quella di riportare al cen-tro le vocazioni per eccellenza dei me-dia: la difesa della libertà di stampa e la responsabilità di informare il pubblico.La speranza è che con lo smorzarsi dell’attualità della notizia non si spenga anche questa rinnovata convinzione e che si abbia sempre il coraggio di svol-gere al meglio questo mandato.

R.S.: Quando a casa mia la televisione aveva ancora i tasti che sembravano dei respingenti ferroviari e per cambiare canale ogni volta si rischiava di perdere il dito indice e mia nonna, che era com-pletamente sorda, veniva a casa nostra per il Telegiornale e alla fine della tra-smissione diceva sempre: “al parla pro-pri ben…quanti bei rop l’ha dii”, anche se non aveva capito una sola parola, a me sembrava che dentro a quello scato-lone “magico” vi fosse un’anima vera. Così dai tempi dove il numero medio di televisori per economia domestica era inferiore a uno, e lo scatolone dai tasti durissimi era saldamente appoggiato su carrello con quattro rotelle e due piani di vetro, a oggi, dove i televisori sembrano più una carta da parati, l’a-nima RSI continua nella sua missione sempre più impegnativa contribuendo, oggi come allora, e nel suo ruolo spe-cifico, alla crescita del nostro Cantone.

tRa lE consEguEnZE dEl tERRibilE attEntato alla REdaZionE di chaRliE hEbdo c’è stata anchE QuElla di RipoRtaRE al cEntRo lE vocaZioni pER EccEllEnZa dEi MEdia: la diFEsa dElla libERtà di staMpa E la REsponsabilità di inFoRMaRE il pubblico (g. FaZioli)

al di là di ascolti Quasi tRionFali, occoRRE continuaRE a non pERdERE di vista chE lE attEsE dEl pubblico sono in tuRbinoso E non oRdinato MutaMEnto E chE è dovERE dEl sERviZio pubblico tEnERE tEMpEstivaMEntE conto di QuEsta dinaMica(M. ZÜblin)

RUBRICA CO:RSI 9

i tanto in tanto si riapre – come è giusto che sia – il dibattito sui modi e sui limiti dell’in-formazione, specialmente di quella televisiva, più soggetta a contestazioni e interventi esterni,

principalmente per l’impatto – anche emotivo – del mezzo. Soprattutto per un’azienda di Servizio pubblico come la RSI, un’informazione di qualità è essenziale, poiché ne alimenta in maniera decisiva la credibilità e ne legittima l’esistenza stessa.

Ma come definirla, questa qualità? Con quali cri-teri? Un’informazione – e quindi anche l’Informazione RSI nella sua triplice declinazione radiofonica, televisiva e online – deve essere precisa, verificata (e dunque atten-dibile), comprensibile, puntuale. E ancora – ma questo aspetto va misurato, più che nella singola fattispecie, su tempi più lunghi – equilibrata, pluralista, attenta a dare, accanto ai fatti, una loro contestualizzazione, delle pos-sibili chiavi di lettura, dei termini di paragone con altre realtà per non incorrere nel pericolo, sempre latente, della deriva localistica.

Queste semplici caratteristiche della buona Infor-mazione – alle quali altre se ne potrebbero aggiungere

– mostrano però la difficoltà quotidiana con cui devono confrontarsi gli addetti ai lavori. Pensiamo soltanto alla

contemporanea, problematica esigenza della rapidità nel dare una notizia (il che vale, in primo luogo, per l’online e i Notiziari, ma anche per testate in onda 365 giorni su 365 come RG, TG, Cronache della Svizzera italiana e Quotidiano) che collide con la necessità di una verifica in più, di una seconda fonte e una seconda conferma, eccetera eccetera.

L’Informazione e le sue rubriche sono il luogo in cui quotidianamente, sin da quando sono nate la Radio e poi la Televisione, l’opinione pubblica si ritrova, si ali-menta e si confronta. Da quando vengono misurati, con criteri scientifici, da un’azienda esterna indipendente, gli ascolti delle trasmissioni informative RSI non hanno mai subìto flessioni importanti: le testate dell’Informazione sono sempre state e continuano ad essere al primo posto nella hit parade, con percentuali che non hanno riscontro in nessun’altra Unità aziendale della SRG SSR. Scambian-dosi ciclicamente la vetta di questa classifica, il Telegiornale e Il Quotidiano restano, nonostante le nuove tecnologie, l’avvento dei nuovi media e le mutate abitudini del pubblico (che vuole sapere/vedere tutto e subito, con le difficoltà di cui sopra), punti di riferimento essenziali, entrambi seguiti, tra le 19 e le 20.30, da oltre un telespettatore su due, in cifre assolute raramente meno di 70’000 persone.

d

è il pubblico a cERtiFicaRE l’inFoRMaZionE Rsidi MauRiZio canEtta, direttore rsi

Maurizio Canetta fra

il presidente SRg SSR

Raymond Loretan e

il presidente CORSI

Luigi Pedrazzini

RUBRICA CO:RSI 10

Al dato numerico – e ai periodici sondaggi qualitativi sul gradimento e la qualità – si aggiungono altre verifiche esterne: ultimo in ordine di tempo l’annuale Barometro delle preoccupazioni del Credit Suisse* pubblicato il 2 di-cembre e basato su 1010 interviste a cittadini di tutta la Svizzera. Ebbene, nel capitolo dedicato al grado di credibi-lità delle Istituzioni del nostro Paese, anche nel 2014 tra i media la classifica è guidata dalla televisione (59%) seguita dalla radio (54%). A una certa distanza figurano i giornali gratuiti (49%), poi quelli a pagamento (48%) e, ancora più lontani, i portali online (45%).

Radio e Televisione – SRG SSR in testa – riman-gono dunque colonne por-tanti e punti di riferimento seguitissimi dagli Svizzeri e da quanti nel nostro Paese vivono. Il che non ci esime, quali professionisti del Servizio pubblico, dall’e-sercizio del confronto, della critica e dell’autocritica, perfe-zionando ed adeguando costantemente, al nostro interno, i meccanismi redazionali con l’obiettivo di rispondere an-cora meglio alle aspettative.

Tanto l’Informazione che gli altri Dipartimenti di Programma (segnatamente le reti Radio) fanno capo – oltre che alla Legge, alla Concessione, ai Documenti SRG SSR di riferimento – a linee editoriali, regole, procedure e prassi consolidate e condivise, di cui ogni singolo collaboratore è a conoscenza e che è tenuto ad osservare scrupolosamente. Queste regole – cui si affiancano la professionalità, il senso di responsabilità e la deontologia individuali – ci permet-tono di agire efficacemente anche nei momenti più critici.

L’antivigilia di Natale a richiamarci è stato il nostro interlocutore istituzionale, il Consiglio del pubblico CORSI che, proprio all’informazione regionale, ha dedicato un’ana-lisi. Le sue conclusioni sono state oggetto di alcuni proficui ed interessanti incontri con i vari responsabili di testata e con il sottoscritto che – cifre alla mano – hanno spiegato, contestualizzandole, singole scelte e replicato alle osserva-zioni. In estrema sintesi, sulla presunta, eccessiva presenza di esponenti del mondo politico nei servizi e nelle interviste del Quotidiano, abbiamo presentato cifre, dati e ragioni che dimostrano come, nella stragrande maggioranza dei casi, gli ospiti del Quotidiano (tanto in studio che in intervista) sono esperti, specialisti della materia o funzionari.

Sulla presunta, quasi ossessiva “rincorsa ad anticipa-zioni” nel campo della cronaca giudiziaria, di cui siamo stati rimproverati, pur attento a tutte le diverse sensibilità, ritengo che le redazioni regionali RSI abbiano un comportamento deontologicamente corretto e che valutino con attenzione modalità e toni della copertura di un settore delicato come pochi altri. Laddove si sono verificate delle imperfezioni o degli errori, siamo sempre intervenuti per correggerli. Come

in tutti gli altri ambiti, vi è una continua verifica di fatti, situazioni, aspetti emotivi, giuridici e di opportunità prima di procedere alla pubblicazione di ogni notizia.

Quanto alla presunta superficialità di approccio ri-spetto a vicende e confronti che hanno origine nel mondo dei social media, Il Quotidiano e le trasmissioni di informa-zione della RSI sono sempre attente a valutare e riprenderle solo quando hanno un impatto significativo sulla Comunità. Proprio in casi come questi ci troviamo di fronte ad una ma-teria in divenire, sulla quale il dibattito è aperto e sulla quale

riflettiamo quotidianamente. Aperti alla discussione,

attenti alla quotidiana veri-fica, pronti al confronto, ma pensando in primo luogo al pubblico, al suo diritto e al

nostro dovere di informarlo nel modo più corretto e com-pleto, utilizzando con intelligenza e responsabilità la nostra autonomia redazionale di apprezzamento, che ci è garan-tita e ci garantisce nell’esercizio della nostra professione di giornalisti. Confrontati anche sul piano regionale – e non vuole essere, si badi bene, un alibi – con una mole enorme, sempre più difficilmente controllabile di notizie, mezze notizie, notizie pretestuose o fatte circolare ad arte, addirittura non notizie.

Le moltissime attestazioni di apprezzamento, di rispetto e di consenso per il lavoro che la RSI svolge in questo campo mi inducono all’ottimismo e alla gratitudine. E ad augurarmi che il confronto con il nostro interlocutore istituzionale possa continuare ad avvenire – tanto nelle sedi deputate che in pubblico – all’insegna della trasparenza, della lealtà e della collaborazione: nell’interesse generale del Paese, che mai come oggi ha bisogno di un Servizio pubblico forte, impegnato, autocritico prima ancora che critico, ma coeso dai vertici alla base.

*Credit Suisse Sorgenbarometer 2014, in Bulletin 5/2014, pp. 52-72 https://publicat ions.credit-suisse.com/tasks/ren-der/f ile/index.cfm?f ileid=743E4A85-F8BD-BDD8-F1F8E504067308CA

l’inFoRMaZionE E lE suE RubRichE sono il luogo in cui QuotidianaMEntE, sin da Quando sono natE la Radio E poi la tElEvisionE, l’opinionE pubblica si RitRova, si aliMEnta E si conFRonta

gli ascolti dEllE tRasMissioni inFoRMativE Rsi non hanno Mai subìto FlEssioni iMpoRtanti: lE tEstatE dEll’inFoRMaZionE sono sEMpRE statE E continuano ad EssERE al pRiMo posto nElla hit paRadE, con pERcEntuali chE non hanno RiscontRo in nEssun’altRa unità aZiEndalE dElla sRg ssR

11RUBRICA PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI NOTIZIE DAgLI ORgANI: IL MEDIATORE

orniamo a valutare una decisione del mediatore per la Svizzera tedesca Achille Casanova, a pro-posito di una questione che riguarda anche di-rettamente la comunità italofona del Paese. Un

recente reclamo criticava l’uso della parola “Tschingg” in un servizio della serie “Anno 1914 – Die Fabrik” nell’ambito del programma “Schweiz aktuell”. “Tschingg”, come molti sanno, è termine storicamente spregiativo con cui taluni locali si rivolgevano a membri della comunità italofona (italiani e svizzeri italiani) e deriva pro-babilmente dall’espressione del numerale ‘cinque’ nel gioco della morra, praticato all’epoca delle prime immigrazioni italiane, alla fine dell’Otto-cento e nei primi decenni del Novecento.

La reclamante, svizzera di origine ita-liana, si dichiara molto disturbata dal fatto che nel programma la parola fosse usata da un protagonista della vicenda drammaturgica ma anche dal narratore, che ne avrebbe oggettivato e legittimato in un qualche modo l’uso. Come termine di paragone, la reclamante richiama il termine Neger ‘negro’, che la avrebbe disturbata nello stesso modo. La redazione responsabile della trasmissione, dopo avere puntualizzato di avere già ricevuto due critiche in merito a questioni legate all’oggetto del reclamo e all’uso della parola “Tschingg”, sostiene che in base alle modalità con cui la parola è (consapevolmente) impiegata nel servizio e tenuto conto dell’origine dell’espressione, questo uso non possa essere considerato offensivo. Nel servizio, la parola è contestualizzata, e addirittura l’intento del conduttore Oliver Bono è, anche, quello di spiegarne l’origine e i contesti d’uso.

Nell’ambito della trasmissione e della sua prepara-zione, sono stati fatti più di uno sforzo per contestualizzare

questo termine: effettivamente accompagnato da un valore spregiativo al momento della sua diffusione originaria e per gran parte del periodo dell’emigrazione italiana in Sviz-zera, esso sembra comunque averlo perso in larga misura, tanto che ora viene usato anche con connotazioni neutre se non addirittura amichevoli o ironiche dagli stessi immi-grati e dai loro discendenti. Nel suo rapporto conclusivo,

il mediatore Achille Casanova, esprime sen-tita comprensione per la reclamante e le sue rimostranze: egli dichiara pure di essere stato spesso apostrofato con questo termine all’ini-zio degli anni Sessanta, quando da Lugano si era trasferito a Berna per ragioni di studio, aggiungendo che non solo come italiano ma anche come ticinese era piuttosto corrente in-contrare difficoltà per esempio nella ricerca di un alloggio, soprattutto quando i tratti di pro-nuncia del tedesco tradissero senza equivoci la provenienza dal Sud delle Alpi.

Ma è proprio in riferimento a una certa evoluzione lessicale e semantica della parola in

questione che il mediatore decide di non potere considerare fondato il reclamo della telespettatrice. Se nei primi periodi di diffusione dell’espressione, quest’ultima aveva assunto un carattere di deciso spregio, dopo parecchi decenni essa tende a essere usata meno frequentemente e soprattutto si è vista modificare circostanze e connotazioni d’uso, di-ventando piuttosto un’espressione di simpatia e addirittura di solidarietà. È evidente, poi, che una trasmissione che si riproponga di riproporre il clima e la mentalità di quelle stagioni di immigrazione non può certo sottrarsi dal ripor-tare anche questo genere di costume linguistico, che pure, a suo tempo, aumentò il disagio e la pena di quei lavoratori.

tdi stEFano vassERE, suPPlente mediatore rsi

‘tschingg’

La rubrica del mediatore RSI propone di volta in volta un caso di reclamo di particolare interesse.

Questa volta parliamo di….

RUBRICA PER.CORSI COMUNI SERATE PUBBLICHE E ALTRI EVENTI SUL TERRITORIO, IN MEZZO A VOI 12

oddio, la cultuRa!La cultura nei media, spauracchio o risorsa? Lugano, giovedì 13 novembre, Studio 2 RSI

RUBRICA PER.CORSI COMUNI SERATE PUBBLICHE E ALTRI EVENTI SUL TERRITORIO, IN MEZZO A VOI 13

i tempi del Web e delle nuove tecnologie, dei gio-vani che sempre di più si informano sul cellulare, ai tempi del consumo rapido e un po’ schizofre-nico delle notizie, la cultura, per i media in ge-

nerale, e per la stampa in particolare, costituisce ancora una risorsa importante, può essere ancora il fiore all’occhiello, rappresentare il cuore, l’identità della testata o è piuttosto una palla al piede? È vero che la qualità e la cultura in un giornale non pagano più? Che la cultura non interessa?

Queste le domande cruciali al centro del dibattito conclusivo del ciclo “È il giornalismo bellezza!” organiz-zato dalla CORSI – Società cooperativa per la Radiotele-visione svizzera di lingua italiana in collaborazione con l’Associazione Ticinese dei giornalisti, l’Osservatorio eu-ropeo di giornalismo dell’Università della Svizzera italiana, la RSI e il sostegno dei Corsi di giornalismo della Svizzera italiana. Allo Studio 2 si sono avvicendati durante l’anno autorevoli esponenti del gior-nalismo svizzero e italiano, che si sono confrontati su alcune delle questioni più si-gnificative e urgenti che toccano stampa, TV e Internet, come l’influenza delle nuove tecnologie sul mondo dell’in-formazione, il senso del servizio pubblico nel panorama mediatico di oggi e i limiti -anche etici- entro i quali si fa giornalismo d’inchiesta e di qualità.

Protagonisti della serata sul giornalismo culturale, tre ospiti che la cultura la masticano tutti i giorni. È stato un dibattito vivace, grazie al tema complesso, e a un Augias mattatore e provocatore. Il giornalista, dopo aver detto che la cultura e i giornali non rendono felici, piuttosto creano consapevolezza, e questa non sempre significa felicità, ha posto l’accento sul fatto che quando si parla di cultura nei media bisogna anche intendersi di che cosa si parla perché si fa presto oggi anche a dire cultura. C’è infatti la cultura intesa come visione del mondo, anche politica, di una testata e ci sono le pagine culturali. Il dibattito si è concentrato sul secondo e qui Augias ne ha sottolineato la funzione: “le pagine culturali non sono legate all’attualità e possono lanciare, approfondire, divulgare temi”.

D’accordo su questo Armando Massarenti, facendo riferimento al suo domenicale, ha aggiunto però anche la capacità e la possibilità del giornalismo culturale di non essere prevedibile, di stupire ogni volta.

Alla direzione della sua pubblicazione dal 2011, dai tempi della crisi dunque, ha raccontato di un domenicale che gode di ottima salute, che fa alzare le vendite del quo-tidiano la domenica, e che anzi, grazie anche al manifesto culturale pubblicato due anni fa e incentrato sul leitmotiv

“Niente cultura, niente sviluppo”, ha dato e sta dando una spinta alla cultura dell’Italia, anche fuori dai confini. Tra i tanti contributi quello di Marco Polillo, presidente di Confindustria Cultura Italia e dell’Associazione Italiana Editori (Aie), “con la cultura si mangia” bisogna intenderla come “nutrimento economico, civile, linfa per la crescita di ciascun cittadino e del paese”. Tornando alla crisi delle pagine dei quotidiani e delle stesse redazioni ormai ridotte

sempre più all’osso dove di cultura scrivono più giorna-listi generalisti che critici e figure specializzate, Augias

ha sottolineato il fatto (come) che grazie (con) alle nuove tecnologie stiamo vivendo una vera e propria

rivoluzione che andrà a cambiare la stessa antropologia dell’uomo e non sappiamo dove porterà i giornali, tan-tomeno il giornalismo culturale. Moira Bubola ha invece ha dato un quadro ancora positivo dei media in Svizzera, in particolare la radio, grazie anche all’interesse che in questo paese c’è per la cultura e nel dare il giusto valore della cultura, sia da parte di chi fa politica, di chi investe, di chi la fruisce e di chi la fa (in merito ha anche citato i dati contenuti nel libriccino pubblicato dall’Ufficio federale della cultura “Statistica tascabile della cultura in Svizzera”).

Il dibattito si è concluso parlando delle opportunità del Web, di una cultura che grazie alla Rete circola di più e si contamina, abbattendo (quel)le barriere tra cultura alta e cul-tura bassa. Certo la chiave sta, come ha sottolineato la Bubola, nel conoscere la “grammatica di internet” e nella capacità di selezione nel mare magnum di informazione e di contenuti.

di natascha FioREtti, giornalista

con: Corrado Augias, scrittore e giornalista Armando Massarenti, direttore del supplemento culturale della domenica, Il Sole 24 OreMoira Bubola, produttrice attualità culturale RSI- Rete Due

Moderatrice: Natascha Fioretti, giornalista

a

è vERo chE la Qualità E la cultuRa in un gioRnalE non pagano più? chE la cultuRa non intEREssa?

RUBRICA PER.CORSI COMUNI SERATE PUBBLICHE E ALTRI EVENTI SUL TERRITORIO, IN MEZZO A VOI 14

la FoRZa di caRla dEl pontELugano, giovedì 16 ottobre, Studio 2 RSI Ultima serata del ciclo 2013-14 sul tema ‘Universo femminile e mezzi di comunicazione’ organizzato in collaborazione con la Commissione cantonale per le pari opportunità e la RSI

Moderatori: Alessandra Zumthor, giornalista RSI Marco Bazzi, direttore Liberatv.ch

di ivo silvEstRo, giornalista la regione ticino

l ciclo dedicato al rapporto tra le donne e il mondo dei mass media è giunto alla fine, e non è retorico parlare di un gran finale, con Carla Del Ponte a raccontare, in dialogo con Alessandra

Zumthor e Marco Bazzi, la sua esperienza, dagli studi all’U-niversità di Ginevra al Tribunale Internazionale dell’Aja.

Conviene forse spendere qualche riga per ripercorrere brevemente le tappe precedenti di questo viaggio, iniziato con la scrittrice libanese Joumana Haddad e l’esperienza di un femminismo in un paese arabo; poi il “ritorno a

casa” con la giornalista della SSR Romaine Jean, seguito da Barbara Serra, anchorwoman ad al-Jazeera English e infine il contesto italiano riportato da Isabella Bossi Fedrigotti. Racconti diversi, come diverse sono le esperienze che le pro-tagoniste di questi incontri hanno vissuto; a voler cercare un tratto in comune, direi che questo non può che essere il fatto di essersi ritrovate donne in un mondo di uomini. Magari senza incontrare particolari opposizioni – è soprat-tutto il caso di Barbara Serra, che lavora a Londra –, ma comunque ritrovandosi in un ambiente fino a poco tempo

i

RUBRICA PER.CORSI COMUNI SERATE PUBBLICHE E ALTRI EVENTI SUL TERRITORIO, IN MEZZO A VOI 15

fa esclusivamente maschili, nel quale le donne occupavano solo alcune, limitate e rigidamente determinate, posizioni.

Un canovaccio dal quale neppure Carla Del Ponte, la “procuratrice di ferro” come l’ha definita Alessandra Zumthor, si è discostata. A iniziare dagli studi universitari: «Ricordo che mio papà mi diceva: “Che cosa vuoi studiare? Mi fai spendere un sacco di soldi poi ti sposi e non fai più niente”». Al che, avendo presente tutto quello che Carla Del Ponte ha fatto e sta ancora facendo, il pubblico presente è giustamente scoppiato a ridere per la profezia al contra-rio del padre. Ad ogni modo, dopo aver studiato diritto a Ginevra – diritto perché, al contrario di medicina, dura solo quattro anni – ecco Carla Del Ponte tornare in Ticino, diventare avvocata e, dopo alcuni anni, cercare di entrare in magistratura. E anche qui, lo scontro con un ambiente quasi esclusivamente maschile: «Nella commissione d’e-same c’era una donna e la domanda che mi pose fu: “Lei ritiene di voler avere altri figli?”. Mi arrabbiai moltissimo, e forse per questa mia reazione entrai in magistratura».

Il resto della carriera di Carla Del Ponte, grosso modo, lo conoscono tutti: dopo la magistratura ticinese, procuratrice generale della Confederazione, poi procura-trice del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, ambasciatrice svizzera in Argentina e, adesso, a capo della commissione d’inchiesta dell’Onu sulla Siria.

Tutti incarichi nei quali non sono ovviamente mancati i tentativi – più dal mondo politico che da quello finanziario, ha specificato Carla Del Ponte – di influenzare e condizio-nare il lavoro svolto teoricamente in maniera indipendente; altrettanto ovviamente non si fa fatica a credere che Carla Del Ponte abbia sempre «risposto picche», come già aveva fatto con la commissione ticinese. A proposito di quella (inopportuna ma ancora frequente) domanda su altri figli, fu l’ultima occasione in cui Carla Del Ponte percepì un diverso comportamento perché donna: «Poi, soprattutto a livello internazionale, di differenze tra uomini e donne non ne ho più avvertite. Io facevo il mio lavoro, e lo facevo sia con colleghi uomini sia con colleghe donne».

Sempre per sottolineare la continuità con gli incontri precedenti, sono stati affrontati alcuni dei temi ricorrenti del ciclo; tra i leitmotiv, le quote rosa – «forse necessarie un tempo, ma adesso o ce la facciamo da sole o care donne abbiamo fallito» – e la dimensione emotiva nel proprio la-voro. Lo stereotipo vede le donne più sensibili, e per que-sto anche più vulnerabili e fragili, degli uomini, freddi e razionali… ma si tratta, appunto, di uno stereotipo, di un modello astratto che, con la sua rozza contrapposizione tra distaccata razionalità e incontrollabile emotività, non può che risultare inapplicabile agli uomini e alle donne in carne e ossa. Uomini e donne che certamente possono cedere, crollare sotto il peso di forti emozioni come quelle che si incontrano nei tribunali penali e ancora di più al tri-

bunale penale internazionale, dove le vittime hanno subito violazioni terribili. In molti, ha spiegato Carla

Del Ponte, «dopo un anno hanno dovuto lasciare, anche dei giudici, perché non ce la facevano più a confrontarsi con queste cose orrende». Ma questo non significa rinunciare a qualsiasi coinvolgimento emotivo, anzi è proprio dalle emozioni, dalla vicinanza che si crea con chi soffre, che si trova la forza per andare avanti, e questo Carla Del Ponte lo ha messo in evidenza con il racconto dell’incontro con le madri di Srebrenica: «Per questioni di sicurezza, l’ONU voleva un incontro unicamente con delle rappresentanti, ma io ho detto: “No, o le fate entrare tutte – erano tre o quattrocento –, o io esco”. Le ho incontrate e le ho lasciate parlare, per loro era importante potersi esprimere davanti al procuratore capo. Ho passato due ore ad ascoltare, a sentire le loro sofferenze, le loro vite distrutte. Mi ricordo che loro chiedevano l’arresto di Milosevic, e all’epoca Mi-losevic era presidente a Belgrado, e mi dicevo: “Chissà se ce la facciamo!”. Sono uscita molto motivata: il contatto con le vittime è importante perché dà molta motivazione al nostro lavoro». Come era prevedibile, durante la lunga chiacchierata sono stati toccati temi per certi versi lontani da quello generale dell’incontro, come il segreto bancario, l’arresto di Giuliano Bignasca o gli attentati alla quale Carla Del Ponte è scampata, ma sarebbe stato impossibile contenere sia la curiosità dei due moderatori e del pubblico sia la personalità della relatrice.

Come conclusione di questa cronaca, conviene ripor-tare quanto Carla Del Ponte ha raccontato a proposito del suo incontro con Madeleine Albright, ai tempi segretaria di Stato degli Usa. «Ci siamo incontrate all’aeroporto di Lon-dra. Lei è arrivata con i suoi diciassette collaboratori, io ne avevo tre o quattro. Iniziamo a discutere e a un certo punto lei caccia fuori tutti e abbiamo proseguito la discussione da sole, e ovviamente i toni erano diversi. Poi lei deve ripartire, e noi restiamo lì da soli… mi scappa l’occhio e vedo che lei ha dimenticato alcuni cartoncini bianchi sul tavolo, con su scritto “Incontro con Carla Del Ponte”. Aspetto che il loro aereo decolli, li prendo e li leggo. C’era scritto tutto, anche cose private, anche come parlarmi, che cosa fare e che cosa non fare, in particolare di non aggredirmi. Al nostro incontro successivo, a Washington, ho tirato fuori dalla borsetta quei cartoncini dicendole: “Madeleine, hai dimenticato questi…”».

RicoRdo chE Mio papà Mi dicEva: “chE cosa vuoi studiaRE? Mi Fai spEndERE un sacco di soldi poi ti sposi E non Fai più niEntE”. al chE, avEndo pREsEntE tutto QuEllo chE caRla dEl pontE ha Fatto E sta ancoRa FacEndo, il pubblico pREsEntE è giustaMEntE scoppiato a RidERE

16RUBRICA PER.CORSI COMUNI

Immagine grande:

Pepita V. Conforti con

Joumana Haddad

a sinistra:

Isabella Bossi Fedrigotti

Romaine Jean

Barbara Serra

A margine del ciclo ‘Universo femminile e mezzi di comunicazione’pEpita vERa conFoRtiPresidente della Commissione consultiva per le pari opportunità tra i sessi

n percorso intrigante quello proposto dalla CORSI per richiamare l’attenzione su un rap-porto ancora oggi difficile tra media e donne a fronte dell’accresciuta femminilizzazione della

professione di giornalista. La sempre maggior presenza di donne interessa anche altre professioni (insegnamento e medicina ad esempio) che, come spiegava una delle relatrici, per il 50% è riconducibile al reale avanzamento delle donne, mentre per l’altro 50% al ritiro degli uomini che considerano queste professioni non più redditizie e di minor prestigio. Quattro personalità internazionali del mondo dei media, a cui si aggiunge l’ultimo intenso incontro con la già procuratrice Carla Del Ponte. Donne molto diverse per provenienza, storia personale e sguardo di genere. Una ricchezza di prospettive che già in sé frantuma ogni tentativo di categorizzazione o di assoggettare il femminile dentro un universo univoco.

Alcuni temi hanno attraversato il ciclo delle confe-renze condotte con garbo da Alessandra Zumthor e Marco Bazzi senza mancare di qualche provocazione, dove la storia personale di ognuna delle ospiti ha fatto da sfondo alla tematizzazione del genere nei media.Così scopriamo che Joumana Haddad uccide il mito di Sherazade, donna che evita la morte grazie alle sue abilità narrative, sostituendolo con uno che non si accontenti di sopravvivere seducendo piuttosto capace di mettere in atto la trasformazione ma-schile, in quanto gli uomini ancora troppo spesso vivono nostalgici di quel tempo di assoluto potere.

La carriera è al centro del desiderio di Barbara Serra, competenza e auto-promozione i suoi cardini. Donna cre-sciuta in Danimarca dove la parità tra i sessi è un fatto ac-quisito, piuttosto la diversità etnica rappresenta un problema sociale per lei. Diventano così prioritari nella professione l’efficienza e la consapevolezza del proprio valore profes-sionale fuori dagli stereotipi.

Dall’ascesa solitaria di Serra all’invito di Romaine Jean, unica donna nei quadri della RTS, a costruire net-working femminile. Creare una rete di relazioni diventa indispensabile per preparare le carriere femminili, perché non osare è uno sbaglio per qualunque professionista.

Certo, come afferma Isabella Bossi Fedrigotti, dob-biamo fare i conti con il mito infranto della solidarietà fem-minile, che esiste ed è in grado di modificare l’ambiente redazionale solo se sa porsi obiettivi condivisi, in questo senso siamo più uguali che diversi dagli uomini. Ma oggi, a differenza dei tempi in cui lei è cresciuta come giornalista dove ‘nessuno si immaginava che i destini potessero essere diversi’, sono pensabili condizioni di lavoro più friendly per permettere a uomini e donne di conciliare vita professionale e famiglia. Come afferma, è ancora la maternità il punto di svolta nella vita professionale femminile e non solo nel giornalismo. Un ciclo di conferenze che si è focalizzato sulle protagoniste, su chi “fa” informazione, una parte di realtà di un universo femminile ricco e variegato e molto più ancorato al mondo di quanto talvolta i media stessi lo presentino.

u

17ASSI NELLA MANICA

Studi RSI,

Lugano — Besso

enso che in generale gli svizzeroitaliani e ad-dirittura quelli che parlano italiano in Svizzera siano affezionati alla RSI. In attesa di una sta-tistica sugli indici di ascolto/visione e di gra-

dimento, la tipologia degli interventi alla radio ed i con-tatti personali in giro per la Svizzera mi pare confermino quest’impressione. Sono convinto la RSI sia diventata parte dell’identità svizzeroitaliana o, in modo più diluito, degli italofoni. Un’identità in cammino, in continuo cambia-mento, difficile da controllare ed infatti, quando arrivano dati nuovi, già la situazione è evoluta.

Da questi elementi certi - affetto e identità - mi pare conseguano due considerazioni di fondo. La prima è il do-vere della RSI di corrispondere a queste attese; la seconda che tanto gli svizzeroitaliani quanto gli italofoni in ogni parte della Svizzera contribuiscano la loro parte a fare in modo che continui, si sviluppi, si precisi questo processo identitario. Non ho alcun dubbio, ma proprio nessuno, che la RSI sia impegnata in questo suo compito, ed anzi le prime mosse del

direttore Maurizio Canetta mi pare vadano nella direzione di recuperare identità: dell’Azienda verso se stessa, la sua sto-ria, e verso il cosiddetto Paese reale, non trascurando qualche sguardo, per il momento ancora nebuloso, verso il futuro. Qualche dubbio l’ho invece sull’altro versante, quello del pubblico. E perché questi dubbi? Per due ragioni. La prima è che il pubblico, anzi ogni tipo di pubblico (perché i pubblici sono tanti e variegati e quindi non omogenei) è portato ad esagerare con l’affetto, ossia a considerare la RSI una sorta di

“cosa propria”, di proprietà privata, che deve corrispondere alle attese personali o di categoria. La seconda ragione di questo dubbio è che la RSI non è pronta (non è disposta) ad accettare quelle che potremmo chiamare “valutazioni” esterne. Dico “valutazioni” e non “critiche” perché questo secondo sostantivo viene normalmente percepito in modo negativo. Mi critica, quindi ce l’ha con me, è contro di me. Magari in maniera pregiudiziale. Io non credo che le cose stiano così, non credo proprio che il pubblico, i vari pubblici ce l’abbiano con la RSI. Anzi sono del tutto convinto che

dEtto con aFFEtto

Una rubrica dell’Associazione scrittori della Svizzera italiana

di dalMaZio aMbRosioni, Presidente assi

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18ASSI NELLA MANICA

l’apprezzano, le sono affezionati, la considerano parte della loro realtà e, di più, della loro identità. Anche anche quando la “criticano”, ossia quando esprimono valutazioni e pareri diversi. Ritengo che proprio perché sono affezionati, perché ci tengono alla RSI, abbiano il diritto/dovere di starle vicini anche con i loro pareri. E credo che la RSI debba tenere debitamente conto di questa “vicinanza affettuosa”. Ne sono convinto perché da decenni sono vicino con le mie valutazioni alla RSI: ho scritto decine, centinaia di articoli; ho raccolto attraverso colloqui e interviste i pareri, le idee, le iniziative dei “radiotelevisivi”, ossia gli addetti i lavori; ho partecipato a conferenze, incontri e serate sull’argo-mento radio-televisione con particolare riferimento alla nostra; ho fatto parte per 15 anni, quattro mandati, allora il massimo consentito dagli statuti (oggi sono tre), del Consiglio del Pubblico della CORSI, di cui sono stato prima vice e poi presidente. E devo dire che la RSI è uno dei soggetti che più mi interessano e mi piacciono, sul quale mi piace esprimere “valutazioni” proprio partendo da un sentimento di affetto. Sono contento di riconoscere che la RSI è parte integrante di quello che sono e, in primis, del mio rapporto con il Paese.

Così come sono contento di riconoscere che la RSI è una componente importante, anzi essenziale per la lingua e la cultura italiana, insomma per la componente svizzeroi-taliana in Svizzera. A me pare che in generale tenga alto il livello dei programmi, che cerchi di favorire il dialogo, che lavori per le intese e non per i contrasti. Non distribuendo ca-rezze, ma lavorando in maniera professionale, che è quanto deve. Mi rassicurano in particolare due elementi della co-municazione radiotelevisiva. Il primo è il principio di tenere distinti i fatti dalle opinioni, che è uno dei fondamenti del

buon giornalismo. Tant’è che quando questa separazione non viene rispettata (ogni tanto ancora succede) ecco che immediatamente balza all’occhio, perché stride con la storia e con la prassi quotidiana dell’Azienda. E oltretutto diventa elemento di confusione, perché impedisce di comprendere la natura dei fatti. Invece si deve capire con certezza se quanto viene detto alla radio o presentato alla TV è opinione del giornalista, se lo scrive il giornale citato, se l’ha detto il perso-naggio in questione, se è avvenuto davvero o se è un’ipotesi. Basta separare i fatti dalle opinioni e tutto è chiaro. Il secondo elemento rassicurante è la tensione verso la ri-

cerca della notizia. Il non accontentarsi dei comunicati stampa, che arrivano sempre in ritardo e per solito dicono e non dicono. Cercare invece

di saperne di più, di indagare, di approfondire per poter debitamente informare. Anche se talvolta può dare

fastidio, può suscitare pressioni e reazioni anche forti (è suc-cesso anche di recente) soprattutto là dove le notizie le si vuol gestire, le si vuol pianificare, in qualche modo tenere sotto controllo. Allora lode a programmi come Falò e Modem, ma ancora di più all’atteggiamento di costante presenza sulla notizia che si coglie nei diversi spazi informativi. Potrebbero accontentarsi (e ogni tanto si accontentano, non si può essere perfetti…), ma in genere si avverte il desiderio prima di tutto di cercare le notizie, il che non è sempre facile, e poi di andare oltre il versante partigiano e/o propagandistico, che spesso è insito nella notizia. Dico la verità: quando sento o leggo

“L’ha detto la RSI”, lo considero una sorta di garanzia sulla fondatezza della notizia. Mi fa sopportare tanto chiacchieric-cio, tanta voglia di frivolezza che ancora (sempre meno, mi pare) viene dispensato soprattutto dalla radio.

lodE a pRogRaMMi coME Falò E ModEM, Ma ancoRa di più all’attEggiaMEnto di costantE pREsEnZa sulla notiZia chE si cogliE nEi divERsi spaZi inFoRMativi

RUBRICA PERCORSI DEI SOCI 19

sapoRi E sapERi 2014Mendrisio, sabato 25 e domenica 26 ottobre, Centro esposizioni Mercato coperto

Un brindisi con

l’architetto Mario Botta

al cui lavoro sono stati

dedicati due pannelli

dello stand della CORSI

alla fiera

A sinistra:

Raffaella Biffi e il team

di Piattoforte

A destra:

la RSI - Rete Uno era

presente con la

Squadra esterna

La CORSI insieme alla RSI - Rete Uno, al team della trasmissione Piattoforte, alla Fondazione Monte San giorgio e al Museo

Vincenzo Vela di Ligornetto hanno accolto pubblico e ospiti speciali allo stand allestito per la fiera con tante sorprese!

RUBRICA PERCORSI DEI SOCI 20

Una rubrica dedicata a attività e iniziative dei soci CORSI.

la cultuRa in tavola

avide Comoli nasce nel 1948 in provincia di Novara. Arriva in Ticino nel 1975 con un vasto bagaglio di esperienze professionali e umane acquisite nel campo della ristorazione, dell’o-

spitalità e della gastronomia, in giro per il mondo. Qui, si specializza nel ruolo di sommelier, vincendo fra l’altro il titolo europeo di ‘Ambassadeur du Champagne’ nel 2008. È stato insignito di numerosi premi nonché del titolo di Cavaliere del Lavoro della Repubblica, per il suo impegno a favore dei vini italiani. Oggi, come docente, segue i gio-vani della Scuola Superiore Alberghiera e del Turismo di Bellinzona, ed è responsabile didattico dell’Associazione svizzera sommeliers. Autore di alcuni libri su usi e costumi alimentari nella storia, una sua grande passione, ama fre-quentare i mercatini dei libri usati alla ricerca di antiche pubblicazioni sulla cucina e l’enologia.

Davide Comoli è un volto noto della trasmissione RSI Piattoforte (LA1, ore 17.10).

Si possono insegnare l’amore per il cibo e per il vino? Certamente, se nel farlo ci si mette il cuore! Come docente, osservo spesso che se il mio allievo percepisce la passione e la competenza che cerco di trasmettergli, allora ne viene catturato e impara di conseguenza a gustare e abbinare cibi e vini. “De gustibus non est disputandum”, è un fatto, ma alimenti e bevande devono comunque essere accostati con una certa armonia, e quando puoi contare su una suffi-ciente cultura culinaria, quando sai distinguere i grassi, i profumi, le succulenze, anche dal contrasto riesci a creare una meravigliosa armonia. Ma c’è una regola che varrà sempre: il dolce si abbina al dolce, un piatto profumato a un vino profumato, un pasto leggero a un vino leggero. Non v’è nulla di peggio che abbinare il vino sbagliato a una grande opera culinaria di uno chef di alta cucina.

Nella professione di chef o di sommelier, quanto si può imparare (o insegnare) e quanto conta invece il talento?

Non amo particolarmente i piatti scenografici, artistici, talentuosi, che incutono un timore reverenziale ma che

non ti danno niente dal punto di vista del gusto. Per po-ter imparare davvero, è importante seguire tanti stages in posti diversi. Io ad esempio mi sono trovato a fare questo mestiere per necessità, mio padre si ammalò quando non avevo che 12 anni, e per guadagnare qualche soldo andavo a lavorare nei bar dei paesi vicini. Ecco come è nato il mio amore. Sono anche appassionato di storia e di geografia, sognavo di diventare ufficiale di marina e girare il mondo: non potendolo fare, viaggiavo con la mente e la fantasia leggendo le etichette dei vini. Cerco di trasmettere questa passione anche ai miei allievi, perché se è vero che uno deve avere del talento in partenza, per imparare devi conoscere il mondo. Io mi sono spostato molte volte, e quando mi proponevano di salire un gradino, di mettere un punto fermo, mollavo tutto e me ne andavo da un’altra parte, con l’intenzione di fare nuove esperienze.

Da storico, ci racconti come è cambiato il gusto nei secoli. Cosa ci rivelano un piatto, una spe-cialità, della cultura d’origine?

I nostri piatti attuali sono nati quasi tutti nell’epoca del grande Rinascimento italiano, attraverso l’arte di celebri cuochi come Martino de Rubeis (noto anche come Mae-stro Martino) o come Mastro Panunto. È in questo periodo che si comincia a parlare anche di vini, di abbinamenti fra bevande e alimenti. In seguito, con la scoperta dell’America sono arrivati la patata, il pomodoro e il mais, che hanno rinnovato la nostra cucina tradizionale. C’è poi il periodo che va dalla fine del Seicento alla metà circa dell’Ottocento, quando nascono i ristoranti e i grandi chef. Il merito di questo successo è anche degli illuministi, perché non c’è più solo la voglia di bere e di mangiare bene ma anche di sapere, e le informazioni legate alla gastronomia vengono raccolte in quei libri o manuali, che io amo andare a scovare nei mercatini, per aggiornare i miei studi.

Come siamo passati dalle tavole luculliane del Ri-nascimento, a mangiare l’insalatina?

Ci siamo imbarbariti, culturalmente. Una volta il rientro a casa era quasi una festa, lo si legge, per esempio, anche nelle

a cura di chiaRa sulMoni, segretariato corsi

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RUBRICA PERCORSI DEI SOCI 21

Georgiche di Virgilio, che ‘canta’ il contadino davanti al suo piatto fumante della sera. Io ritengo che un semplice e buon minestrone con la famiglia possa essere un grandissimo piatto! Ma oggi lavorano tutti, anche le signore, le casalinghe tradi-zionali sono poche, così come il tempo di cucinare o di sedersi a tavola per condividere un pasto insieme. Mi fa tristezza vedere come alcuni ingurgitino in tutta fretta un panino o un kebab per poi tornare alle proprie occupazioni, perché per me sedersi a tavola è ancora un rito, durante il quale non si parla di lavoro o di politica, non si risponde al telefono, ci si ritrova con lo spirito libero e la voglia di gustare, di apprezzare cibo e vino. E poi oggi ci sono le diete perenni, siamo confrontati con la temuta prova costume: tutto questo succede perché viviamo nel benessere!

È stato difficile introdurre nuove pietanze, quando la dieta era povera, meno variata e non contemplava la tra-dizione dell’etnico?

È stato molto difficile. Il riso per esempio è stato a lungo osteggiato nel mi-lanese, proibito perché la sua coltivazione favoriva la diffusione delle zanzare; i pomodori erano considerati velenosi, mentre le patate furono introdotte grazie a un’escamotage di Antoine Parmentier, il noto farmaci-sta di corte ai tempi di Luigi XVI. In Irlanda e in Inghil-terra questo tubero era già ampiamente diffuso, tanto che a fine ‘700 quando una malattia distrusse le pianta-gioni irlandesi, furono in molti a morire di fame, perché gli inglesi non vollero correre in soccorso esportandone delle loro. Ma torniamo al Parmentier: per avvicinare il popolo alla patata, fece seminare un campo, lo recintò e vi mise delle guardie armate, una trovata per incuriosire la gente. E la cosa funzionò! Effettivamente, portare delle novità da fuori è stato complicato, anche perché quando si parla di grandi banchetti o di storia della cucina, si pensa sempre a tavole ricche e nobili, mentre la gran parte della gente era povera e affamata. Studiare le origini del cibo è molto interessante, sapere per esempio che le zucchine arrivano dal Messico

-dove Incas e Aztechi erano soliti scuoterle per farne degli

allegri sonagli di festa, con i semi rinsecchiti che risuonavano all’interno della buccia, oppure ancora, credevano di tra-sformarsi, dopo la morte, in colibrì che si sarebbero sfamati proprio di zucchine-. La melanzana arriva dai popoli arabi, l’ha diffusa Federico II, imperatore di grande cultura che amava attorniarsi di ministri e collaboratori di altre religioni e ‘colori’, e che adoperava questo ortaggio, su consiglio di un medico arabo alla sua corte, per curare il mal di stomaco di cui soffriva. Tanti alimenti comuni nella nostra dieta odierna sono importati da altre culture, soprattutto da quelle vicine al mare, dove sono nati i commerci internazionali, come ad esempio nel Mediterraneo.

Quale epoca culinaria la attrae maggiormente? Se chiudo gli occhi mi vedo a cavallo, vestito di una pesante armatura, novello cavaliere medievale, con la sua lancia, corazza e scudo. Mi sarebbe piaciuto molto vivere fra il 1200 e il 1300, o anche 200 anni prima al seguito di Carlo Magno che in Borgogna allestiva il suo campo estivo, a primavera, dove arrivava insieme ai suoi cavalieri e dove i duchi organizzavano grandi tor-nei cavallereschi. Il gusto a quell’epoca era piuttosto spartano, si arrostivano enormi spiedi di selvag-gina; l’imperatore era molto attento anche al vino e alla sua produzione, soprattutto all’igiene. Mi piace inoltre ricordare il fatto che è stato Carlo Magno a rendere ob-bligatoria l’istruzione. Amo

però anche il periodo che precede e che segue la rivoluzione francese, i primi 50 anni dell’Ottocento. Molti nomi di piatti risalgono proprio a questa epoca. Ma a volte mi sento pure un don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento, soprattutto quando noto quanto i giovani oggi siano bravi a destreggiarsi con la tecnologia ma quanto siano scarsi nelle materie umanistiche, nella storia, in italiano, in geografia. Questo può seriamente influire, purtroppo, sull’apprezza-mento e la conoscenza di piatti e vini. La curiosità, la voglia di scoprire i gusti, le tradizioni degli altri sono tratti essen-ziali di questo mestiere. Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei. Anche questa è cultura.

Davide Comoli

RUBRICA PERCORSI DEI SOCI 22

In tempi di fast food, di cibo spazzatura e in cui raramente ci siede ormai a tavola per con-dividere un pasto in famiglia, come si spiega il successo dei numerosissimi programmi TV dedicati alla cucina?

La maggior parte di questi reality di grande successo ha un costo di produzione inferiore rispetto ad altre trasmis-sioni, ma dal mio punto di vista, ce ne sono fin troppi, se accendi la TV ne sei subito sommerso. È il benessere che porta il pubblico a seguire queste trasmissioni. Poi ci sono naturalmente delle differenze, trovo che il programma della RSI Piattoforte sia fatto molto bene perché include anche approfondimenti culturali, e non propone gare e competizioni tra chef prive di senso. Per menzionare un altro prodotto della concorrenza, mi piace molto Linea Verde (sulla RAI), dove vengono realizzate interviste sui cibi, e viene accordato molto spazio alla componente del territorio. Ma le gare proprio no, e se posso dirla tutta, in alcuni casi si potrebbero muovere critiche fondate anche in merito alle condizioni igieniche, o alla scelta di pentole e casseruole. Però alla gente questi format piacciono, è così, anche se pochi si rendono davvero conto di tutto il ‘mondo’ che sta dietro il cibo e il vino. Nei miei corsi per sommelier, ad esempio, cerco di trasmettere, insieme all’amore per la bevanda, anche la consapevolezza del la-voro del contadino, della qualità della terra e dei luoghi di produzione, ma penso che molti non se ne rendano conto e seguano semplicemente la moda del momento. Il benessere favorisce questo tipo di approccio superficiale. Anche fra i miei allievi, posso contare sulle dita di una mano chi segue i corsi con autentica passione, oggi sono tutti convinti che basti aprire un bar o un ristorante per sapere il mestiere, non capiscono che questa è una vita di grandi sacrifici e difficoltà anche dal punto di vista economico, devi pagare il personale, c’è la merce, l’affitto, etc.. È una realtà dura, che impone prima di tutto la rinuncia alla vita famigliare, agli orari, devi sempre rincorrere il cliente, ed essere pre-parato culturalmente, per poterlo servire e consigliare nel modo giusto e professionale.

Ritiene che i media siano sinceri e utili nella promozione sia del ‘mangiare bene’, che del ‘mangiare sano’?

Non proprio, molte trasmissioni gastronomiche sono con-dizionate da altri interessi, si pensi solo a quelli degli spon-sor, dei produttori di elettrodomestici o di cucine, o anche alla promozione del cuoco o ristorante specifico.

Diete & co.: la ‘moda’ supera il buon senso nella scelta del cibo?

Le rispondo con un proverbio dialettale: “l’om cun la panzèta l’è l’om che sa rispèta.” Così la penso io. Oggi in-

vece l’attenzione cade sugli addominali, sull’abbronzatura. Torniamo nuovamente al concetto di società del benessere, dove tutto sta nell’apparire.

Se dovesse descrivere la nostra società in base a quello che mangiamo, cosa direbbe?

Direi ‘caro signor marziano’, la nostra società sta correndo troppo e si lascia guidare da valori effimeri. Si è perso il rispetto per il piatto semplice, e per chi con amore te l’ha preparato. La fretta rovina i rapporti e poi c’è la moda per l’esotico, che ci porta a alterare i piatti genuini e tradizio-nali, per trasformarli in cose assurde.

Ci racconti le esperienze più significative della sua variegata carriera, quelle che l’hanno più segnata in senso positivo o negativo…

I pensieri corrono alla mia infanzia, quando nutrivo un forte interesse per la storia e ero divorato da una grande curiosità e desiderio di viaggiare. Avrei voluto fare l’arche-ologo, oppure arruolarmi nella marina, come già detto, ma ho dovuto iniziare presto a lavorare. Avevo appena 12 anni. Ho imparato questo mestiere da dietro il bancone di un bar, lavavo i bicchieri, li asciugavo, imbottigliavo il vino direttamente dalla damigiana, e pensare che anche se ero alto così… mi facevano fare anche il caffè..

I miei genitori a quell’epoca gestivano il circolo so-ciale del paese, mi ricorderò sempre che con i miei primi soldi ho comprato un orologio per la mia mamma, poi mi sono fatto costruire apposta, da un falegname, una libreria con il vano bar, come si usava a quei tempi. In seguito, ho iniziato ad acquistare vino, quando stava ormai nascendo in me l’amore per la gastronomia. Non potendo viaggiare come avrei voluto, ho trovato un modo alternativo per conoscere la storia, i personaggi, le culture…

Come si trova a Piattoforte? È una bellissima squadra di grandi professionisti, e ci siamo sempre divertiti moltissimo. In studio, tra il pubblico, ho tutte le mie fans. Peccato che quasi tutte superino i 70 anni. Lanciamo un simpatico appello! ☺

E infine, una domanda molto personale: di cosa era goloso da piccolo? E adesso?

Ah, mi piaceva tanto l’insalata russa (la mia mamma me la comprava in scatola, con le 100 lire di allora) e poi il risotto giallo della mia nonna Pina. Adesso amo piatti come il “Wienerschnitlzer” con le patatine fritte, i rösti, e la torta di mele. Vivrei anche di risotti, pastasciutte, for-maggi e salumi. Poca carne e poco pesce, a dispetto della mia attrazione per il Medioevo e i suoi spiedi.

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apERitivo nuovi soci 2014 E concERto dEll’oRchEstRa dElla sviZZERa italiana Locarno, venerdì 21 novembre, Casorella e Chiesa San Francesco

gRaZiE a tutti i nuovi socichE si sonouniti alla coRsi nEl 2014!

RUBRICA LA MIA RADIOTV 24

25RUBRICA LA MIA RADIOTV

Giancarlo Seitz, deputato in Gran Consiglio e municipale per il comune di Agno, impegnato in politica da trent’anni. Nato a Lugano nel 1944, è stato proprietario per 60 anni di un’attività

di panetteria-pasticceria con cinque punti vendita in città.

Quali trasmissioni segue con particolare inte-resse e piacere alla RSI (radio, TV, web)?

Il mio rapporto con la RSI è sempre stato di stima e sostegno verso un pezzo della mia vita che reputo importante. Aver se-guito da vicino e regolarmente le strategie di comunicazione e le conferenze varie della CORSI nell’ultimo quadriennio mi ha permesso di capire l’importanza, di cui forse non sempre ci rendiamo conto, di avere a disposizione un mezzo che ci garantisca la difesa dei nostri diritti civili e della nostra libertà. Io vedo nella RSI una garanzia che ci aiuta nelle situa-zioni buone o meno buone, ad affrontare il nostro discorso esistenziale in modo piacevole, sostenibile ma in maniera forte sulle nostre responsabilità personali ed etiche...ovvero responsabilità congiunte dalle due parti in gioco.

Per ciò che riguarda i programmi, personalmente sono sempre attirato dalla varietà di Millevoci. Poi, dalle 17.30 alle 19.00, seguo le cose e la realtà del nostro cantone, sport compreso. Resto dell’opinione che una radio sempre accesa su un canale preciso dia la possibilità di valutare con competenza la gestione totale dell’affidabilità dei pro-grammi e della loro messa in onda. Trovo eccellente l’im-pegno della Rete Due per la cultura e la musica da ascol-tare con calma, mentre la Rete Tre è ottima per le nuove generazioni. Il web rappresenta un ottimo ‘salva-notizie’ da consultare dopo le riunioni politiche e conferenze di tarda ora, per essere al corrente di come è girato il mondo in tua assenza. Alcuni miei amici della vicina penisola lo trovano estremamente utile per la sua affidabilità, qualità, equilibrio d’informazione. Bravi.

Cosa le piace sulle reti della concorrenza (sviz-zera, italiana, internazionale)?

Seguo soprattutto la RSI e quali concorrenti, solo la RAI quando sono in Italia.

Se potesse aggiungere un programma al nostro palinsesto, cosa suggerirebbe?

Sono più che sicuro che un’entrata al momento giusto della satira, che è assente da troppo tempo (Palmira?) nel nostro contesto ci darebbe la possibilità di un’autocritica positiva e costruttiva della situazione reale del nostro paese, come sono stati utili nel nostro contesto e per la nostra cultura i vicini comici di scuola italiana e non.

Basterebbe un tavolo!Per dirla in svizzero- tedesco, con degli esperti sul tema come “Müller e Giacobbo”; insomma uno... “Stammtisch” cantonale ! Sul tema lo scrittore svizzero Bichsel nella sua opera Il mondo di plastica affermava a seguito di un confronto ne-gativo con gli Stati Uniti, in cui era stato docente :

“quando in Svizzera scomparirà lo Stammtisch in una ven-tina d’anni scomparirà anche la nostra patria” Meglio provare che avere rimpianti!

Una critica alla nostra radiotv…

Vedo più costruttivo fare delle proposte, come questa: ogni tanto, all’improvviso proporre una poesia o il ricordo di persone che sono state per noi punti di riferimento etico e generoso. Esempio pratico:

“A forza di guardare il cielo e respirare a pieni pol-moni l’aria fresca della notte, mi pareva di riempirmi di stelle” (Tiziano Terzani).

a cura di chiaRa sulMoni, segretariato corsi

Prende avvio con questo nuovo numero di per.corsi una rubrica dedicata alle opinioni sui programmi della RSI. Di volta in volta,

chiederemo a un ospite diverso di svelarci le sue preferenze.

In questa prima occasione, sentiamo cosa ci dice…..

giancaRlo sEitZ

volEtE diRE la vostRa sui pRogRaMMi dElla Rsi? potEtE FaRlo RapidaMEntE Ed EFFicacEMEntE in 1000 battutE. il consiglio dEl pubblico nE tERRà conto! www.pubblicoRsi.ch

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26RUBRICA: CORSI IN BUCALETTERE gIORNALISTI 6 PENNE NOTE CI SCRIVONO

ara CORSI, devo ammettere che un po’ di nostal-gia della “tv baby sitter”, capace di insegnare an-che qualcosa, ce l’ho. Per i nostri figli era almeno un rifugio sicuro, attenti comunque noi genitori

a scegliere secondo la loro età i programmi più adatti. Oggi per ogni figlio c’è un intrattenitore particolare: chi smanetta sulla playstation, chi si fionda a testa bassa sull’iPad, chi ruota alla velocità della luce il dito indice sulla tastiera del computer o dello smartphone. E lì, miei cari, risulta difficile, anche per la mamma o il papà più esperti, controllare dove il bambino o il ragazzo vanno a… navigare. La televisione, invece, aveva il pregio, nell’emergenza del bucato o di un breve impegno di lavoro, di tranquillizzare tutti, adulti e giovani generazioni: si passava da un telefilm a un cartone animato, ma la “selezione”, anche per i nostri figli, era già stata fatta a monte.

Cara CORSI, oggi, purtroppo, forse anche per colpa della stessa televisione, è diventata un’eccezione ritrovarsi, con tutta la famiglia, davanti al piccolo schermo di casa. Vorrei riavere la tv che aggregava, come ben prima erano riusciti il fuoco del camino e successivamente la radio. Av-verto, infatti, al giorno d’oggi una fruizione più individua-lizzata: il papà guarda lo sport, la mamma qualche serie televisiva, i figli chissà… Non vedo cioè nella programma-zione settimanale programmi capaci di catalizzare l’atten-zione trasversale dell’intero nucleo famigliare, come ben, diversamente, raggiungevano questo importante scopo programmi cult quali sono stati negli anni 70-80 “Giochi senza frontiere”, “Scacciapensieri” o “Lessie”.

È un’esigenza che si palesa soprattutto nella fine di settimana, fra venerdì e sabato, quando liberi dagli impegni scolastici e lavorativi è possibile stare svegli qualche ora in

più la sera. Nella maggior parte delle volte però, pur fa-cendo un accurato zapping, risulta impossibile trovare un programma in grado di soddisfare tutta la famiglia: film d’azione che travalicano spesso in violenza per immagini e dialogo, programmi di inchiesta e informazione (certo interessanti ma non per un’adolescente pronta a criticare sa-gacemente la scelta dei genitori se non di suo gradimento), hockey su ghiaccio o partite di calcio (dopo una settimana caratterizzata già da un appuntamento sportivo per sera…).

Cara CORSI, è da poco passato il Santo Natale e concludendo il mio scritto vorrei presentarti i miei desi-deri per questo nuovo anno. Sulle nostre reti televisive vorrei ritrovare quei lungometraggi d’avventura, dove non mancava mai l’eroe buono e una storia d’amore in cui gli spettatori di ogni età potevano proiettare i loro sogni… Dove se qualcuno sparava era a salve e dove il cattivo per-deva sempre. Vorrei avere la possibilità di scegliere fra più documentari che ci raccontano, realmente, il mondo in cui viviamo. Bellissime, pur tragiche, sono state le recenti testimonianze, in studio e nei racconti registrati, dello Speciale Tsunami passato su La1 lo scorso 26 dicembre in occasione dei dieci anni da quel terribile evento. I miei tre figli (fra i dieci e i quattordici anni), dopo un primo accenno di resistenza per tentare di “traslocare” nelle loro camere e immergersi nei loro idolatrati elettronici, sono rimasti incollati al teleschermo per tutta la durata della puntata: nessuno ha fiatato, tutti hanno rivissuto quei momenti eccezionali con grande attenzione, imparando così dell’esistenza di una natura imprevedibile, di azioni di coraggio, di paura e speranza. Una vera e propria lezione di vita, fatta – nel migliore dei modi – da mamma-tv.

di cRistina FERRaRi, giornalista la regione ticino

MaMMa-tv, ho nostalgia di tE…

Cristina Ferrari

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RUBRICA PERCORSI DEI SOCI 27

el 2015 i padiglioni dell’Expo di Milano sa-ranno dedicati all’alimentazione del pianeta. Tra le iniziative proposte dalla Svizzera italiana per dare luce alle sue competenze in tale conte-

sto c’è un progetto editoriale un cui in cui ha fortemente creduto la CORSI in collaborazione con la RSI e l’Orche-stra della Svizzera italiana.

Si tratta di una pubblicazione (con allegato CD mu-sicale) a cura di Armando Dadò e sostenuta da Migros Ticino, in cui la specialista di storia dell’alimentazione Marta Lenzi, la musicologa Anna Ciocca e il giornalista radiotelevisivo Giacomo Newlin ci accompagnano in un viaggio attraverso i secoli e i rapporti che legano la «buona musica» e la «buona cucina», curiosando anche fra le bio-grafie di compositori che sono stati celebri buongustai. Il libro include un compendio con ricette originali attualiz-zate dallo Chef del Ristorante Principe Leopoldo di Lu-gano, Dario Ranza, e una riflessione sull’offerta del servizio pubblico radiotelevisivo e il suo ruolo nella divulgazione

della gastronomia e della musica. Grande protagonista di queste pagine è anche l’OSI, che traduce in note i molti suggerimenti storico-culturali riuniti in questo volume. La produzione del CD è stata possibile grazie all’Associazione Amici dell’Orchestra della Svizzera italiana.

La pubblicazione ha beneficiato del sostegno del Cantone .

MEnu pER oRchEstRa L’arte culinaria dagli antichi banchetti musicali ai moderni programmi radiotelevisivi

n

Una pubblicazione a cura della CORSI, con testi di Marta Lenzi, giacomo Newlin e Anna Ciocca e il sostegno dell’Associazione

Amici dell’OSI. Presto nelle librerie!

la coRsi RingRaZia tutti i paRtnER pREcEdEntEMEntE citati!

RUBRICA PERCORSI DEI SOCI 28

inFoRMaZioni

sondaggi MEnsili*

lE nostRE sERatE RipREndono con il cicloi giovani nel mare delle informazioni - come aiutarli a fare scelte libere e responsabili giovEdì 5 MaRZo studio 2 Rsi luganooRE 18.00 con:paolo cREpEt, ilaRio lodi E giulia FREtta

Per tutti gli aggiornamenti sulle attività e gli eventi corsi, visitate il nostro sito internet WWW.corsi-rsi.ch

Per maggiori inFormazioni e le vostre domande, ci trovate anche allo 091 803 65 09

intrattenimento alla tv. cosa ti piace e cosa vorresti vedere di più o di diverso sulla Rsi?

hanno votato 101 persone.

giochi e quiz - 26.73% (27 voti)

talk show - 32.67% (33 voti)

talent show - 40.59% (41 voti)

* Partecipate ai nostri numerosi sondaggi sul sito: WWW.corsi-rsi.ch

secondo voi, qual è il modo più efficace per promuovere l’uso corretto dell’italiano alla radio e alla tv?

hanno votato 334 persone.

Proporre rubriche regolari di lingua e grammatica in orari di grande ascolto: 11.37% (38 voti)

affidarsi a personaggi popolari come i ‘Frontaliers’ che facciano riflettere i giovani (e non solo) sull’uso e la conoscenza della lingua italiana: 3.592% (12 voti)

l’esempio deve venire da giornalisti, lettori e presentatori: 21.55% (72 voti)

sostituire i forestierismi e le parole inglesi con vocaboli corrispondenti in italiano 6:3.47% (212 voti)