Per.corsi Giugno 2014

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GIUGNO 2014 PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI Rapporto del CP su Babilonia 2 Rapporto del CP su Ventidisport 3 PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI Il caso del mediatore – Principio di pluralità 4 PER.CORSI COMUNI Assemblea generale dei soci 5 CO:RSI Maurizio Canetta – Eredità impegnativa, sfida appassionante 8 PER.CORSI COMUNI Serate pubbliche - ciclo Désalpe 10 PER.CORSI COMUNI Serate pubbliche - ciclo “È il giornalismo, bellezza!” 12 Enrico Morresi – Puntare sull’interesse pubblico 14 PER.CORSI COMUNI Serate pubbliche - ciclo “Universo femminile e mezzi di comunicazione” 16 PER.CORSI COMUNI Altri eventi - Piacenza e “Cielo Aperto” 18 PER.CORSI DEI SOCI (dibattito) Marco Cassiano - Dispositivi mobili: il futuro della tv? 20 L’opinione di Paolo Attivissimo 21 CORSI OLTRE That’s Entertainment! Giornata nazionale SRG SSR 2014 22 PER.CORSI DEI SOCI Rosanna Pozzi Graf e i bambini del Congo 23 PER.CORSI CRITICI Antonella Rainoldi – Tele&Altre visioni 26 CORSI IN BUCALETTERE Elisabetta Calegari – Stampa-web: il grande equivoco 27 CORSI IN CALENDARIO 28 BUONA ESTATE A TUTTI! VI ASPETTIAMO A SETTEMBRE!

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Periodico della Società cooperativa per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana.

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giugno 2014 PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALI

Rapporto del CP su Babilonia 2Rapporto del CP su Ventidisport 3

PER.CORSI COMUNI ISTITUZIONALIIl caso del mediatore – Principio di pluralità 4

PER.CORSI COMUNIAssemblea generale dei soci 5

CO:RSIMaurizio Canetta – Eredità impegnativa, sfida appassionante 8

PER.CORSI COMUNI Serate pubbliche - ciclo Désalpe 10

PER.CORSI COMUNISerate pubbliche - ciclo “È il giornalismo, bellezza!” 12Enrico Morresi – Puntare sull’interesse pubblico 14

PER.CORSI COMUNI Serate pubbliche - ciclo “Universo femminile e mezzi di comunicazione” 16

PER.CORSI COMUNIAltri eventi - Piacenza e “Cielo Aperto” 18

PER.CORSI DEI SOCI (dibattito) Marco Cassiano - Dispositivi mobili: il futuro della tv? 20L’opinione di Paolo Attivissimo 21

CORSI OLTREThat’s Entertainment! Giornata nazionale SRG SSR 2014 22

PER.CORSI DEI SOCI Rosanna Pozzi Graf e i bambini del Congo 23

PER.CORSI CRITICI Antonella Rainoldi – Tele&Altre visioni 26

CORSI IN BUCALETTEREElisabetta Calegari – Stampa-web: il grande equivoco 27

CORSI IN CALENDARIO 28

Buona estate a tutti! Vi aspettiamo a settemBre!

2 3PER.CoRSI CoMUnI ISTITUzIonALIPER.CoRSI CoMUnI ISTITUzIonALI

notizie dagli organi e dal Consiglio del pubblico

zione contribuisce alla qualità della tra-smissione: Sergio Albertoni e Valerio Corzani conversano con l’ospite intervi-standolo con garbo e ironia. Introdu-cono i brani musicali dimostrando una notevole competenza sul piano musicale.

interattiVitÀ / sito internet Tutte le trasmissioni sono riascoltabili sul sito, dove ogni trasmissione è introdotta da una scheda concisa, ma esaustiva, re-datta in tono accattivante, che invita alla scoperta e corredata dalla scaletta com-pleta dei brani proposti all’ascolto.

ConCLusioni e suggerimenti Babilonia é una trasmissione di qualità, condotta da animatori competenti, con-fezionata con professionalità. Permette di conoscere artisti, progetti, sonorità e culture musicali che hanno in genere una scarsa o nessuna visibilità. Può es-sere apprezzata da chi in campo musi-cale è molto versato ed è tendenzial-mente onnivoro, ma è forse poco accessibile a un pubblico di non intendi-tori, ad acoltatori occasionali o a chi non è avvezzo a confrontarsi con le avan-guardie, superando i confini degli ascolti musicali più convenzionali. Superflua l’apparizione in scena dell’ospite a so-presa che appesantisce e complica il tutto. Benché senz’altro originale e inte-ressante, a tratti la trasmissione appare troppo ricercata ed eccentrica, e quindi tutto sommato un pochino faticosa. • mantenere lo stesso formato e questi obiettivi proponendo di tanto in tanto anche artisti più conosciuti e con per-corsi professionali meno tortuosi • valutare la possibilità di una replica • offrire sul sito materiali complemen-tari e di approfondimento riguardante gli artisti, la loro produzione discografica o altri elementi volti a illustrarne più compiutamente la carriera e i progetti artistici, soprattutto nel caso di musicisti di un certo spessore.

iL programmaBabilonia è una trasmissione dedicata in-teramente alla musica, di taglio molto particolare. Chi si mette all’ascolto la domenica pomeriggio deve disporsi a compiere una sorta di viaggio attra-verso il “mare magnum” della musica, senza pregiudizi né aspettative precise. Babilonia vuole essere una trasmissione dedicata alla scoperta dell’ignoto o del meno noto: chi ascolta viene guidato a seguire itinerari poco frequentati, che permettono incursioni nei territori più vari e discosti del panorama musicale, non solo europeo, ma dell’intero pia-neta. La scaletta dei brani proposti è estremamente varia ed eclettica: tocca tutti i generi musicali e tutte le epoche, senza preclusioni di sorta. Si spazia libe-ramente dalla musica contemporanea a quella classica e barocca, dal jazz alla canzone d’autore, alla musica etnica. La trasmissione è incentrata sulla presenza di un ospite in studio: un musicista che si presenta e illustra per sommi capi la propria carriera, il proprio background formativo, le esperienze musicali più si-gnificative, i propri gusti e le proprie passioni. La presenza dell’ospite costitui-sce una sorta di fil rouge, peraltro assai tenue, lungo il quale si snoda l’intera programma. Il racconto dell’ospite è, in-fatti, occasione e pretesto per trasci-nare l’ascoltatore in vere e proprie scor-ribande attraverso i generi e gli stili musicali più svariati. nel corso della tra-smissione interviene anche un ospite a sorpresa, con un breve commento su un tema che tocca (più o meno da vi-cino) l’ospite e la sua l’attività artistica.

i ContenutiAnche la scelta dell’ospite è improntata alla massima eterogeneità. Le trasmis-sioni ascoltate erano dedicate, nell’or-dine: a una pianista e compositrice, a un cantautore autore di saggi con un pas-sato di musicista punk-rock, a una can-tante folk che compie ricerche nel campo della musica etnica, a un trom-

bonista jazz, improvvisatore e arrangia-tore di talento. Chi si è imbarcato su questa sorta di “arca radiofonica” in questo periodo ha così avuto modo di ascoltare una musicista contemporanea che come interprete spazia da Debussy a Philip Glass, di confrontarsi con le pe-culiarità di saltarello, tarantella e altre modalità espressive della musca folk, e di ripercorrere la carriera di altri due musicisti di talento, i cui progetti si in-trecciano con quelli di altri artisti di pre-stigio. Altrettento varia, e pure abba-stanza impegnativa, la scelta dei brani musicali: da Chopin a Fred Buscaglione, da Laurie Anderson a Stockhausen a Bach, passando per un gran numero di altre composizioni, espressione di ge-neri musicali molto diversi, a volte del tutto sconosciuti all’ascoltatore medio.

La Formanonostate la densità dei contenuti, i continui e bruschi passaggi da un genere musicale all’altro, le cavalcate attraverso epoche e territori geografici diversi, la trasmissione è gradevole e interessante.L’equilibrio tra interventi musicali e par-lati è molto buono. La conversazione con l’ospite si alterna alle proposte musi-cali, per cui, nonostante una certa ”asprezza” di parte dei contenuti propo-sti, il ritmo risulta molto fluido. Chi si mette all’ascolto deve sapere che si ac-cinge a seguire un intinerario bizzarro, quasi sempre imprevedibile, e tuttavia mai troppo impegnativo dal punto di vi-sta formale, perché il tono e l’imposta-zione di fondo sono caratterizzati da una notevole leggerezza. Questo fa sì che ogni trasmissione possa essere occa-sione di scoperta, anche se la “soglia di accessibilità” rimane relativamente alta.

La ConDuZioneLa formula è quella del dialogo tra un animatore competente e un “esperto”. Il tono è brillante, e riesce a non essere troppo manierato. Il linguaggio è sem-plice, concreto ed efficace. La condu-

BaBiLonia ogni DomeniCa DaLLe 15.35 aLLe 16.30 suLLa rsi - rete Due

VentiDisport ogni LuneDì aLLe 20.35 su rsi – La 2

Trasmissioni considerate dal monitoraggio: 19. 01. 2014 ospite in studio: Alessandra Celletti, pianista 26. 01. 2014 ospite in studio: Massimo zamboni, cantautore e scrittore 02. 02. 2014 ospite in studio: Lucilla Galeazzo, cantante folk 09. 02. 2014 ospite in studio: Mauro ottolini, trombonista, compositore e arrangiatore

Le quattro puntate oggetto del monito-raggio vertevano sui temi seguenti: 13 gennaio - Tennis, Il futuro di Federer E. Carpani (RSI, studio), C. Mezzadri (RSI, studio), M. Rosset (tel.), M. Keller (tel.)20 gennaio - Hockey su ghiaccio, Ipo-tesi di Winter Classic Ambri – Lugano A. Tamburini (RSI, studio), B. Schiavuzzi (stu-dio), V. Mantegazza (tel.), F. Lombardi (tel.)27 gennaio - Lara Gut, Sochi G. Giannoni (RSI, studio), P. Gut (stu-dio), B. Russi (tel.), A. Maina (tel.)03 febbraio - Giochi Olimpici Sochi, pericoli sui giochi invernali/infernali A. Chiara (RSI, studio), S. ostinelli (ex RSI, studio), L. Prandi (RSI, tel.), E. Car-pani (RSI, tel. da Sochi)

Conduzione: Sergio Albertoni e Valerio Corzani

introDuZione Si tratta dell’unico dibattito sportivo of-ferto dalla RSI e svincolato da un avveni-mento specifico. E’ una trasmissione agile, vivace e non ingessata. Il suo ca-rattere “radiofonico” non si nota troppo, e questo sia per la durata limi-tata sia – e soprattutto – per un taglio registico ben pensato e ben realizzato, per inquadrature variate e per l’inseri-mento di filmati che seguono l’anda-mento della discussione. Ventidisport raccoglie in parte l’eredità di Sport Club, programma di più ampio respiro e nel quale trovavano spesso spazio osserva-zioni e riflessioni di portata più generale.

temi e ponDeraZione; VarietÀ DegLi argomenti sCeLtiAl di là dei temi scelti nelle trasmissioni monitorate, la gamma degli argomenti affrontati risulta in generale variata. L’i-potesi in sé forse peregrina di un Win-ter Classic in Ticino era po’ tirata per i capelli, magari frutto di qualche bou-tade lanciata nella redazione sportiva (non ci credeva veramente nessuno degli intervenuti, la presidente del HCL l’ha definito “fantascienza”). Il livello del dibattito, grazie al conduttore e agli invitati, è in generale di buona qualità e,

almeno con riferimento alle edizioni monitorate, non scade a livelli di chiac-chiera da “bar sport”. Buon l’aggancio con l’attualità sportiva.

FormaIl pregio dell’emissione è di applicare in modo coerente i principi della multi-medialità, senza troppo mortificare nessuno dei media. Per l’approdo tele-visivo, questo è merito dell’imposta-zione delle scelte registiche, che rie-scono a vivacizzare un dibattito che potrebbe sembrare statico (a diffe-renza di altri dibattiti, conduttore e ospiti possono muoversi pochissimo, per esigenze “microfoniche”). La sen-sazione generale è di un prodotto va-lido realizzato con investimenti minimi. In effetti, il costo dovrebbe essere as-solutamente marginale, limitato a quello degli ospiti esterni e pochissimo altro; tutto è fatto utilizzando esistenti risorse (umane e tecniche) aziendali. Un prodotto di qualità accettabile e che ammobilia in tutto sessanta minuti di trasmissione (suddivisi nei tre media).I servizi sono in generale immagini di archivio che illustrano le varie fasi della discussione o sono riferiti agli ospiti e sono sufficienti grazie al coinvolgi-mento diretto degli ospiti stessi e degli specialisti. Interessante l’utilizzo della possibilità offerta di suddividere lo schermo in due o quattro parti; una scelta che viene adottata comunque in modo intelligente, quanto ciò è richie-sto dall’evoluzione del dibattito.

ConDuZione e ContenutiLa conduzione appare competente e in particolare, si riscontra rispetto e atten-zione per gli ospiti e per le loro opinioni. D’altra parte, e come ci si attende in questi casi, il conduttore è egli stesso at-tivamente ed entusiasticamente coin-volto nella discussione sui vari temi. Le trasmissioni sono quindi vivaci e hanno “mordente”, grazie anche a questa con-

duzione spigliata. A parte sporadiche eccezioni gli ospiti sembrano rilassati e a loro agio, con indubbi benefici effetti sulla qualità del dibattito.

struttura DeLLa trasmissione;tempiLa durata sembra sufficiente a esami-nare il tema in discussione con l’appro-fondimento che ci si attende per un di-battito di questa natura. non si ha l’impressione che, almeno nelle tra-smissioni oggetto di monitoraggio, si sia penato per ammobiliare il tempo né, inversamente, che si sia dovuto chiudere bruscamente un dibattito non esaurito nei suoi aspetti fondamentali.

interattiVitÀnon risulta che gli spettatori possano in-tervenire, ma sembrerebbe difficile dar voce al pubblico in un programma così breve. Magari si potrebbe pensare a un blog tenuto da nicolò Casolini, nel quale discutere dei temi e proporne altri. ConCLusioni • primo caso di trasmissione concepita dall’inizio in dimensione multimediale• con mezzi finanziari molto limitati raggiunge bene il proprio scopo• buona conduzione, con ospiti rispet-tati e messi a loro agio• ottimo taglio registico, che supplisce alla forzata staticità del dispositivo• bene ancorata all’attualità sportiva• durata buona e, per lo meno teorica-mente, in adeguata posizione nel palin-sesto, almeno in quello televisivo

ogni anno il Consiglio del pubblico costituisce al suo interno diversi gruppi di lavoro in-caricati di valutare la qualità delle trasmissioni andate in onda alla RSI. Le osservazioni e le conclusioni scaturite da questi incontri vengono trasmesse alla direzione RSI e con-fluiscono nel Rapporto annuale d’attività CoRSI, a disposizione di tutti i soci. In ogni numero della nostra rivista, vi proponiamo l’analisi di uno o più gruppi di lavoro.

4 5PER.CoRSI CoMUnI ISTITUzIonALI, IL MEDIAToRE PER.CoRSI CoMUnI

notizie dagli organi

prinCipio Di pLuraLitÀassemBLea generaLe Dei soCi VenerDì 23 maggio, auDitorio steLio moLo (rsi)

Uno degli ultimi rapporti dell’ex media-tore della RSI avvocato Gianpiero Rave-glia ha avuto come oggetto una puntata della trasmissione 60 Minuti dell’agosto del 2013, nella quale si dibatteva del tema della fiscalità nel Ticino. Un partito politico, che nel Gran Consiglio canto-nale costituisce un gruppo parlamen-tare, lamentava il fatto di non essere stato invitato a partecipare con un suo rappresentante al dibattito, che contava tra i presenti esponenti dei partiti di go-verno e un rappresentante di un partito che sta nel parlamento senza costituire gruppo. A questa compagine, la reda-zione affiancava un esperto in materia fiscale. nel reclamo si evidenziava pure il fatto che un altro partito che costitui-sce gruppo non era stato invitato e che il partito di riferimento dei reclamanti aveva oltretutto sempre mostrato par-ticolare attenzione per le tematiche le-gate al fisco. nel reclamo, il partito mo-stra di avere tenuto conto in modo corretto delle normative e della giuri-sprudenza nell’ambito dei motivi di ri-corso, tenendo conto adeguatamente della distinzione tra due tipi di contesta-zioni che si possono far valere come re-clamo o come ricorso: si distingue in ef-fetti tra contestazioni riguardanti la

violazione dei principi validi per le tra-smissioni redazionali diffuse da un lato e il rifiuto di accordare l’accesso al pro-gramma dall’altro. In generale il diritto di accesso al programma è considerato in modo più restrittivo, e in questo senso sembra particolarmente appropriato che il partito politico autore del reclamo abbia invocato piuttosto il dovere di pluralità dell’emittente (condizioni parti-colari sono concesse per le trasmissioni pre-elettorali). Il rispetto della pluralità riguarda di fatto la proibizione di influenzare unilateral-mente la formazione plurale dell’opi-nione pubblica e d’altro canto richiede che le trasmissioni radiofoniche riflet-tano la pluralità degli avvenimenti e la diversità delle opinioni, con la presa in considerazione delle opinioni minorita-rie accanto a quelle della maggioranza.Il mediatore ha dichiarato impropria la contestazione del partito autore del re-clamo, prima di tutto perché esso si li-mitava a considerare una sola trasmis-sione, mentre una valutazione di questo genere può essere condotta solo con la presa in considerazione di una serie di trasmissioni sullo stesso tema in un arco di tempo circoscritto: solo a queste condizioni sarebbe dimostrabile la viola-

zione del principio di pluralismo concer-nente le trasmissioni diffuse. In più, il mediatore ha ritenuto che la scelta degli ospiti (quattro esponenti di altrettanti partiti di governo, di cui tre di centro e centro-destra e uno di sinistra; un esperto fiscale; un esponente di un par-tito di sinistra di minoranza) fosse suffi-cientemente equilibrata dal punto di vi-sta delle prospettive politiche attorno al tema scelto per la trasmissione. Con-cesso che “bisogna convenire con il Par-tito reclamante che la scelta fatta […], pur ammissibile, non era l’unica possi-bile”, il mediatore concludeva negando la violazione del principio di pluralità, e concedendo all’emittente che la pre-senza del partito reclamante nelle sue trasmissione è di fatto”sempre assicu-rata sia nelle trasmissioni radio e TV della RSI, di carattere pre-elettorale e antecedenti votazioni popolari […], sia per altre trasmissioni su temi politici d’attualità”, “con delle normali fluttua-zioni dettate dal carattere stesso del principio del pluralismo”.In questo rapporto torna un tema che caratterizza gran parte dei pareri cui il mediatore RSI è chiamato a pronun-ciarsi, che riguarda la necessità, nella valutazione dei principi di cui si ritiene di denunciare la violazione, di prendere in considerazione non trasmissioni o contenuti isolati, ma l’insieme delle tra-smissioni che l’emittente dedica a un tema (nel caso per esempio delle tra-smissioni elettorali) e un respiro mag-giore nella trattazione dei contenuti. Certo è che se un partito politico riu-scisse a dimostrare di essere escluso dal dibattito a proposito di un determi-nato argomento, più volte e in un de-terminato e relativamente circoscritto periodo, allora sussisterebbero ampie motivazioni per un entrata in materia sul principio di pluralità, soprattutto ma non solo nei periodi che prece-dono le elezioni. Stefano Vassere, supplente mediatore RSI

Ore 15.30: le prime registrazioni al banco dell’accettazione

L’auditorio inizia a riempirsi…

…e alle 16.00 in punto, alla presenza di 197 soci, iniziano i lavori assembleari. All’ordine del giorno, la sostituzione di due membri del Consiglio del pubblico, alcune proposte di modifica degli Sta-tuti CORSI e l’approvazione dei conti (avvenuta all’unanimità)

La rubrica del mediatore RSI propone di volta in volta un caso di reclamo di particolare interesse. In questo numero, si parla di..

6 7PER.CoRSI CoMUnI PER.CoRSI CoMUnI

La presentazione delle candidature e le votazioni che sono seguite

I soci hanno scelto Roberto Stoppa di Mendrisio e il giovanissimo Giorgio Tre-soldi di Ascona. I neoeletti prendono il posto dell’avv. Francesco Galli, che da gennaio ricopre il ruolo di mediatore RSI, e di Stefano Lappe dimissionario per motivi di studio.

Al termine del pomeriggio, un aperitivo e qualche chiacchiera ‘strategica’. Grazie a tutti i soci che hanno partecipato!

L’assemblea è stata anche l’occasione per prendere commiato dal direttore Dino Balestra, che ha concluso il suo mandato alla testa della RSI, e salutare ufficialmente il segretario centrale SRG SSR Beat Schneider che è suben-trato da poco a Willi Burkhalter, anche lui presente a Besso.

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dal nostro ruolo. Possiamo anche sba-gliare: importante, come dice Paolo Conte, è farlo da professionisti. Il dilet-tantismo è uno dei mali dai quali dob-biamo guardarci, poiché significa ap-prossimazione e perdita di vista del nostro obiettivo vero, quello di rispon-dere al mandato di Servizio pubblico. Un altro pilastro sul quale Dino Bale-stra ha costruito la sua Direzione è stato la capacità di anticipare cambia-menti non solo necessari, ma inelutta-bili. Spero di avere lo stesso suo fiuto, poiché la cosa peggiore che ci po-trebbe capitare è di essere vittime dei nostri successi innegabili, ma anche fra-gili. È quando si raggiunge la vetta che bisogna intuire e preparare le insidie della discesa, che arriva inesorabile se non ci si pensa per tempo, soprattutto nel nostro settore che non offre punti fermi e certezze immutabili, se non la qualità del prodotto offerto. Chi avrebbe mai pensato, ad esempio, che i social media avrebbero stravolto il modo di lavorare e il consumo stesso di notizie, intrattenimento e sport? o che YouTube avrebbe così radicalmente scosso il mondo dei filmati? Per noi, Ser-vizio pubblico e generalista, il compito è ancora più complesso: pur disponendo di risorse più limitate e certo non desti-nate ad aumentare, non possiamo cor-rere in un’unica direzione, lasciando in-dietro chi non è figlio di questa epoca o non può permettersi, per ragioni ana-grafiche o finanziarie, la rivoluzione digi-tale. Abbiamo tre reti radiofoniche che lavorano per una somma di pubblici ampi e ben definiti: non possiamo ob-bedire alle logiche maggioritarie che sono, oggi, quelle del disimpegno. Dob-biamo investire nell’online - che è il fu-turo - ma dobbiamo essere forti e saldi nell’offerta cosiddetta tradizionale, an-cora fortemente ancorata. La televi-sione non ha ucciso la radio, la banda larga non ucciderà la televisione!

Il 1° giugno ho assunto la guida di un’A-zienda importante per il suo ruolo, le sue dimensioni, il suo significato, la sua ambizione di essere “parte del tuo mondo”: un’ambizione che deve quoti-dianamente guidarci nel nostro lavoro. In 34 anni di appartenenza alla RSI ho partecipato a decine di cambiamenti: oggi mi trovo a doverli governare. Siamo nel mezzo di una vera rivolu-zione: il mondo dei media è diventato un mare in tempesta nel quale, senza retorica, chi si ferma è perduto. Ce ne accorgiamo ogni giorno vivendo sulla nostra pelle il turbinio vorticoso di nuovi progetti, di nuovi canali per dif-fondere ciò che produciamo, di nuove prospettive che si aprono. In questo vortice, talvolta frenetico, in questa bu-limia produttiva in cui, accanto alla mo-bilità - fisica e mentale - occorrono an-che conoscenza del territorio, delle

Siamo parte integrante della SRG SSR; esistiamo nelle attuali dimensioni poi-ché essa è uno dei frutti più maturi di un Federalismo coerentemente appli-cato. Tra tasse di ricezione e introiti pubblicitari la Svizzera italiana porta nella cassa centrale un contributo at-torno al 5%: in cambio le vengono as-segnate risorse di circa quattro volte superiori. Ciò accade in nome di un principio che, dentro la SRG SSR, non solo non è in discussione, ma è colti-vato e difeso ad ogni livello. Ecco per-ché sia la società civile (politica, econo-mica, culturale) della nostra regione sia noi tutti alla RSI non dobbiamo mai di-menticare neppure per un istante il ruolo nazionale della nostra Azienda, la necessità di guardare, tramite i singoli programmi, al Paese intero, alla sua complessità, varietà, diversità, apren-dosi ancora di più sul resto della Sviz-zera e su tutte le Svizzere. nel conte-sto svizzero la RSI deve ambire ad essere presente, anche in futuro, da protagonista e non da semplice ospite tollerata. È una sfida complicata poiché il nostro bacino di riferimento primario è la Svizzera Italiana e la tentazione di cadere nel particolare, nel microcosmo è forte. Dobbiamo resistere alle sirene del localismo che fa ascolti, ma non contribuisce ad una crescita vera. Va trovato un cocktail ben dosato che ab-bini in parti equilibrate regione (che as-sicura il successo di pubblico), nazione (che ci legittima) e mondo (che ci rende ambiziosi, ci apre gli orizzonti e ci rende pienamente Servizio pub-blico): più facile a dirsi che a farsi, ma sfida obbligatoria. Dovremo ampliare la nostra offerta, essere presenti in modi e su vettori di-versi, pur sapendo che le risorse non aumenteranno, tutt’al più ristagne-ranno. Fino a pochi anni or sono la torta andava divisa in due fette (radio e televisione): oggi sono diventate molte di più e si chiamano sito internet,

sensibilità, dei pubblici, restano essen-ziali alcuni valori antichi e immutabili, tra cui la capacità di preservare gli aspetti “artigianali” e la conoscenza di alcune vecchie regole del mestiere chiamate ad ispirare e guidare le nuove tecnologie che ci cambiano la vita. Anche quando sistemi e organizzazioni aziendali sembrano dominare i nostri pensieri, non dovremo dimenticare il ri-spetto e la capacità di ascoltare le sin-gole persone. non dovremo trascurare la qualità del lavoro – qualsiasi lavoro – e del posto di lavoro mentre ci si chiede di rincorrere le novità e di stare al passo con i tempi. La tecnologia, l’informatica, i nuovi media sono, appunto, dei mezzi, degli strumenti al nostro servizio: prima, però, vengono e verranno sempre le idee, i progetti, la professionalità, il con-tributo di singole donne e singoli uomini, Colleghe e Colleghi.

HbbTV, social media, User Generated Content, YouTube, app, i-Player ed al-tre ancora. Per uscirne, l’unica strada da percorrere senza esitazione è quella di una nuova organizzazione produttiva, che comporterà scelte anche radicali, volte a liberare risorse esistenti per in-vestire sull’innovazione, ma anche l’indi-viduazione e la creazione di nuovi pro-fili professionali. È un lavoro enorme e complesso anche perché il linguaggio dei nuovi media non è ancora codifi-cato e quindi bisogna spesso procedere per tentativi. Dovremo farlo con le forze che abbiamo, continuando paral-lelamente a produrre ciò che quotidia-namente mandiamo in onda. Ma sarà anche un lavoro appassionante, che ci obbligherà a riflettere molto intensa-mente e a lavorare insieme. nei prossimi anni dovrò – e insieme dovremo – affrontare situazioni e scelte delicate. Per farlo so di poter contare sulla Vostra disponibilità. Siete Voi, infatti, organi istituzionali e Soci della CoRSI, i rappresentanti ricono-sciuti del pubblico e i primi interlocu-tori ai quali la RSI risponde. Mi rallegro sin d’ora di confrontarmi costruttiva-mente con ognuno di Voi non appena se ne presenterà l’occasione e nell’inte-resse della nostra Azienda, patrimonio comune e condiviso, che dovrà mante-nere i livelli sin qui raggiunti proprio per conservare la sua piena legittimità. Maurizio CanettaDirettore RSI dal 1 giugno 2014

Prendo le redini da un Direttore che alla RSI ha lasciato tracce profonde. Dino Balestra ha davvero scolpito nella pietra principi saldissimi ed irrinunciabili, che condivido e mi ispireranno: anzi-tutto quello dell’indipendenza. Per es-sere forte, autorevole, credibile, la RSI deve poter fare le sue scelte editoriali, strategiche, finanziarie in autonomia la-sciando fuori dalla porta le mire non sempre nascoste di chi vorrebbe condi-zionarla. Rispetteremo, nel legittimo gioco delle parti, il ruolo dei gruppi di in-teresse, ma metteremo bene in chiaro che ognuno fa il proprio mestiere. La RSI esiste e si giustifica perché offre al pubblico programmi e contenuti: solo al pubblico è chiamata a rispondere. Lo fa-remo con la serenità di chi sa argomen-tare, con la capacità e la volontà di am-mettere, quando ne commetteremo, gli errori, senza arroganza, senza spocchia, senza far pesare il potere che ci è dato

Co:RSI Co:RSI

ereDitÀ impegnatiVa, sFiDa appassionante

10 11PER.CoRSI CoMUnI PER.CoRSI CoMUnI

Serate pubbliche e altri eventi. Sul territorio, in mezzo a voi.

Serate pubbliche e altri eventi. Sul territorio, in mezzo a voi.

DésaLpe CamignoLo, gioVeDì 10 apriLe, auLa magna sCuoLe meDie

aurigeno, merCoLeDì 16 apriLe, Centro sCoLastiCo ai ronCHini

ViCosoprano, merCoLeDì 30 apriLe, saLa poLiVaLente

I mutamenti climatici stanno cambiando le nostre montagne. Bisogna adeguarsi. L’esempio positivo viene dal Tamaro “che è stato reinventato e riconvertito dall’inverno e dalla neve (che non c’è più) all’estate con una serie di nuove of-ferte”, ha rilevato Daniel Bilenko a Cami-gnolo. La serata ha affrontato le pro-spettive della montagna ticinese. “Il nostro territorio è ricco e variegato. Bi-sogna valorizzarlo in tutti gli aspetti puntando sul turismo lento e culturale,

Breve cronaca di 3 serate del ciclo denominato Désalpe-Lo Scarico, dal radiodramma di Antoine Jaccoud, prodotto da RSI – Rete Due e tradotto in italiano da Daniel Paul Bilenko grazie al Fondo d’incoraggiamento della Società Svizzera degli Autori. La serie ha proposto l’ascolto di quest’opera di poesia sonora, accompagnata da bel-lissime immagini d’archivio della RSI, in alcune località del Ticino e del Grigioni italiano. A seguire, tavole rotonde e dibattiti con il pubblico, per parlare della vita di montagna, delle difficoltà affrontate dai suoi abitanti e delle potenzialità ancora da sfruttare e da scoprire. Le serate sono state organizzate dalla CoRSI in collaborazione con la Rete Due e l’ALPA (Alleanza Patriziale Ticinese).

con Britta Buzzi, guida escursionistica di montagna e architetto Ely Riva, fotoreporter — moderatore Daniel Paul Bilenko

con Daniela Fornaciarini, giornalista Marco Onida, segretario generale della Convenzione delle Alpi — moderatore Daniel Paul Bilenko, giornalista RSI

“Esistere, resistere, ri-esistere”: è la tri-logia per rivitalizzare i villaggi di monta-gna di fronte alla crisi demografica e so-ciale, e nella prospettiva di un futuro tutt’altro che roseo, a causa dei muta-menti climatici. La proposta è venuta mercoledì sera da Daniela Fornaciarini, ex giornalista della RSI, nel corso della serata-dibattito organizzata ad Aurigeno da Rete Due insieme alla Società coope-rativa per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana CoRSI, con la collabora-zione dell’Alleanza Patriziale Ticinese e dell’Antenna dei Comuni Valmaggesi.

conDiana Segantini, capo dipartimento cultura RSIAlberto Maraffio, insegnante al liceo cantonale di Coira —moderatoreDaniel Paul Bilenko, giornalista RSI

Per l’appuntamento in Val Bregaglia sono state invitate, quali ospiti della tavola ro-tonda, due personalità del luogo: Diana Segantini e Alberto Maraffio. Modera-tore della serata, lo stesso Daniel Bilenko.originaria di Maloja, la frazione più alta – l’alpe – del comune di Bregaglia, fonda-trice della Segantini Unlimited, già dele-gata della Croce Rossa Internazionale, Diana Segantini è attualmente la respon-sabile del dipartimento cultura della RSI. nel suo intervento ha esortato a rima-nere attaccati alle proprie radici e a man-tenere le tradizioni, ma allo stesso tempo ad aprirsi verso il nuovo. Ha sottolineato la necessità di proteggere il clima, l’am-biente e l’estetica e incoraggiato a creare, insieme, nuovi progetti per la cultura.Alberto Maraffio, insegnante di mate-matica e fisica presso la Scuola cantonale di Coira, membro del Consiglio diret-tivo della Pro Grigioni Italiano, ex presi-dente del CAS Bregaglia, ha sottolineato alcuni temi presenti nel radiodramma, quali le problematiche legate al rap-porto fra il lavoro e l’impatto ambien-tale. Egli ha evidenziato come l’opera di Jaccoud conduca a riflettere su cosa si-gnifichi vivere in montagna, che ci muo-viamo in equilibrio, fra l’economia e l’am-biente, fra zona e zona, e che lo sviluppo economico ha condizionato il modo di pensare. Dal dibattito con il pubblico – un’ottantina di persone nella sala poliva-lente – sono emerse diverse tematiche. Innanzitutto è stato espresso stupore e anche un po’ di disorientamento per i contenuti e lo stile del radiodramma. Pur essendo piaciuto, ha sorpreso ed

ma anche sulle risorse locali, come la ga-stronomia e le produzioni tipiche”, ha proposto Britta Buzzi, che è anche do-cente all’Accademia di architettura di Mendrisio, rilevando l’importanza che possono avere, in questa ottica, i parchi nazionali. Dal canto suo Ely Riva, cammi-natore e fotoreporter non si è detto preoccupato per i mutamenti climatici: “già nel Medioevo le montagne erano quasi senza ghiacciai. Io continuo a ricer-carne i tanti particolari seguendo fauna e vegetazione che si stanno innalzando in quota. È un’operazione molto gratifi-cante. Purtroppo pochi, soprattutto fra i giovani, conoscono le nostre bellezze, come Piora e la traversata Tamaro-Lema”. Parecchie le testimonianze sull’in-verno del ’51, quello delle grandi nevi-cate e delle valanghe, quasi a edulcorare

Era il quarto appuntamento del ciclo de-dicato alla proiezione della pièce Désalpe -Lo scarico di Antoine Jaccoud, tradotta per la Rete Due e perfettamente adat-tato alla realtà ticinese da Daniel Bilenko. Il documentario preconizza il crollo dell’economia montana a causa della mancanza di neve. “Le città hanno biso-gno della montagna in un interscambio proficuo”, ha rilevato Daniela Fornacia-rini. “Ma ora la montagna deve aggior-narsi e ‘riconvertirsi’ utilizzando tutte le sue risorse. Soprattutto deve collegarsi con i territori contigui. Il tempo dei cam-panilismi è finito”.La prospettiva è stata condivisa da Marco onida, segretario della Conven-zione delle Alpi: “oggi le dimensioni spa-ziali e temporali sono mutate. Bisogna adattarsi uscendo dai localismi, senza di-menticare le proprie peculiarità storiche, linguistiche e culturali, ma unendo le

era quindi difficile esprimere sul mo-mento delle considerazioni. Sorpren-dente anche la tecnica usata: con la regi-strazione «binaurale» e la riproduzione tramite normali cuffie stereofoniche, l’a-scoltatore percepisce i suoni come pro-venienti da tutto l’ambiente circostante, un effetto di grande realismo.La discussione ha preso poi la strada del rapporto fra l’identità locale e l’apertura all’esterno, che per la Val Bregaglia signi-fica anche superare il confine politico na-zionale e collaborare con i vicini italiani, cosa già in atto, ma che può essere incre-mentata. E non è solo questione di turi-smo. Anche nelle zone periferiche e di montagna ci sono infatti posti di lavoro qualificato. Qualcuno, per esempio, ha dichiarato di aver scelto la vita in una valle di montagna, anche perché ormai c’è la rete e si può lavorare con il web. D’altra parte ci sono molti che alla mon-tagna preferiscono comunque la città.Come spesso accade, la discussione è stata più spontanea e animata dopo la chiusura ufficiale dell’incontro, durante lo spuntino nell’atrio della sala. Preveden-dolo, i e le rappresentanti della CoRSI organizzano questi incontri includendo anche momenti informali, proprio per-ché il loro scopo è incontrare la popola-zione e ascoltarne le aspettative rispetto ai programmi e ai temi della RSI. In que-sto senso il bilancio della serata in Brega-glia può essere considerato positivo.Ma molto poteva essere ancora detto. Per esempio, che nelle zone periferiche, e nei Grigioni più che in Ticino, persiste un certo scollamento fra la Radiotelevi-sione pubblica e la popolazione, una re-ciproca mancanza di identificazione. Molti abitanti dei Grigioni chiamano i ca-nali di lingua italiana «il Ticino», vale a dire il canale ticinese: «Ho visto il tale programma sul Ticino». Un tempo que-sto era forse dovuto anche al fatto che la sigla era TSI, e quella «T» poteva trarre in inganno! Ma senza dubbio il motivo

il riscaldamento climatico odierno. E tante le proposte. Educare i giovani e sti-molarli a scoprire i nostri tesori ambien-tali, anche attraverso l’opera delle scuole. (A questo riguardo si deve ricor-dare che la Federazione Alpinistica Tici-nese coinvolge ben 700 studenti di 20 istituti nel Cantone). E poi: sostenere i vallerani per evitare lo spopolamento. Frenare l’espansione del bosco. Creare nuovi percorsi escursionistici, legati alla storia. “nell’alto Vedeggio intendiamo ri-cordare il centenario della prima guerra mondiale con il recupero della linea di di-fesa costruita allora da Gordola al Camo-ghè”, ha comunicato Aurelio Scerpella.

Teresio Valsesia, giornalista

forze al di là delle frontiere”. E riferen-dosi alle ‘quote rosa’ ha aggiunto: “ci vor-rebbero delle ‘quote verdi’ per uscire dalla marginalità periferica odierna e ri-tornare in una posizione centrale. I pro-blemi delle valli sono gli stessi su tutte le Alpi. Convogliamo e sfruttiamo tutte le risorse”. “Per rivitalizzare le nostre valli è essenziale ‘ri-esistere’, ossia mettersi in rete”, ha rilevato Tiziano zanetti, presi-dente dell’Alleanza Patriziale Ticinese , aprendo il dibattito. Dal canto suo Ger-mano Mattei ha puntato, fra l’altro, sulle nuove professioni che possono favorire il ritorno dei giovani mentre Flavio zappa ha affermato che il problema principale è quello della mancanza di posti di lavoro che provoca il salasso demografico nelle valli più marginali.

Teresio Valsesia, giornalista

più vero è che i programmi sono perlo-più concepiti in Ticino da ticinesi, che spesso purtroppo dimostrano di non avere una reale e radicata consapevo-lezza della Svizzera italiana quale entità complessiva. Anche se la trasmissione quotidiana radiofonica «Grigioni sera» ha spostato significativamente gli equili-bri dell’informazione, colmando una la-cuna, nelle altre trasmissioni le notizie che riguardano i Grigioni sono scarse. E anche nei programmi di intrattenimento si percepisce un «ticinocentrismo».Parlavo di reciproca mancanza di identi-ficazione: i Grigioni non sentono propria la RSI e, spesso e volentieri, se vivono in zone di confine, si sintonizzano su canali italiani, e la RSI non sente proprie le valli Grigioni di lingua italiana.Perciò ben vengano la CoRSI e la RSI a cercare il contatto con la popolazione, anche se è sempre difficile far decollare il dibattito. Il radiodramma Désalpe è stato un’ottima proposta, che i presenti hanno davvero apprezzato per la sua qualità artistica e i suoi contenuti. Ma era pro-babilmente troppo lontano dalle aspet-tative, troppo difficile per lanciare una discussione. Forse la domanda rimasta inespressa, anzi rimossa, è stata: cosa sarà di noi, quando i fiocchi di neve sa-ranno sempre più piccoli fino a non ca-dere più del tutto? Quando non avremo più bambini per le nostre scuole? Quando non avremo più contadini a te-nere a freno il bosco? Diventeremo un parco naturale, con noi umani compresi nella fauna, accanto ai lupi e agli orsi feli-cemente reintrodotti? o, nel caso della Bregaglia, un parco natural-artistico? Questa è la paura che, sottile, pervade le valli periferiche soggette allo spopola-mento, il timore silenzioso emerso all’a-scolto di Désalpe, giustamente definita un’«opera di poesia sonora dedicata alla vita di montagna e dei suoi abitanti».

Silvia Rutigliano, giornalista

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della “Dichiarazione dei doveri e dei di-ritti del giornalista”. “Si tratta di una vicenda scivolosa, più ci penso più sono incerto… Come giorna-lista non mi sarei sentito di pubblicare”, commenta Gad Lerner. Ma d’accordo con Vittorio Roidi, dissente su un fatto, che sia “un giudice a decidere o a impe-dire la pubblicazione di una notizia e dei rispettivi nomi”. In Italia la carta dei do-veri del giornalista per quanto riguarda la pubblicazione dei nomi tutela i minori e i soggetti deboli. Altrimenti, se si tratta di una notizia di interesse pubblico, i nomi vanno fatti, anzi dice Roidi, “in Italia è im-pensabile dare una notizia senza il nome, senza nome non c’è notizia”. Certo con il rischio di sbagliare, di trasformare inno-centi in colpevoli, di “lasciare morti sul campo in nome della libertà di stampa”. La soluzione secondo Roidi, che preferi-sce “un giornalista sanzionato dall’or-

dine dei giornalisti piuttosto che da un giudice”, sta nella autodisciplina del gior-nalista, perché è un problema di co-scienza, di deontologia e di etica.Più critico Morresi, secondo il quale “l’autodisciplina in Italia rimane un obiet-tivo lontano” e non comprende “perché a una certa categoria deve essere garan-tito tutto e il contrario di tutto”. oc-corre secondo lui “ristabilire a monte delle motivazioni valide per difendere il diritto di un giornalismo socialmente utile”. E ad aiutare i giornalisti a svolgere bene il loro compito nella tutela anche dei diritti dei cittadini sono a suo avviso “due principi pedagogici” osservando i quali “giornalisti e magistrati possono imparare a misurare il valore dell’infor-mazione: l’interesse pubblico nel dare una notizia e la proporzionalità nel limi-tare la libertà di stampa”. Capire dunque quale sia il giusto equilibrio per un giorna-

lismo etico e rispettoso in grado di garan-tire al contempo libertà di stampa e tu-tela dei diritti dei cittadini non è poi sempre così facile, in particolare nella pratica e mettendo diverse culture gior-nalistiche a confronto. Una cosa però è certa, ha ricordato in conclusione Roidi, “il giornalismo è, e rimane per tutti, ri-cerca di verità nell’interesse pubblico”. Un principio questo, che anche il presi-dente della CoRSI Luigi Pedrazzini ha ri-cordato nella sua introduzione al dibat-tito, richiamando la missione della Società cooperativa che si ispira all’approfondi-mento di questi valori.

Natascha Fioretti, giornalista

Il ciclo ricomincerà dopo la pausa estiva, con una serata sul giornalismo d’inchie-sta in programma giovedì 25 settembre alle 20.30 allo Studio 2 di Besso.

PER.CoRSI CoMUnI

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“È impensaBiLe Dare una notiZia senZa iL nome. senZa nome non C’È notiZia”sBatti iL mostro in prima pagina (e Butta suBito La notiZia suL sito): quaLitÀ eD etiCa aL Centro DeL terZo DiBattito DeL CiCLo “È iL giornaLismo BeLLeZZa!” Lugano, marteDì 13 maggio, stuDio 2 rsi

con Gad Lerner, giornalista e conduttore televisivo Enrico Morresi, giornalista e ex Presi-dente della Fondazione del Consiglio svizzero della Stampa (1999-2011)Vittorio Roidi, giornalista e docente di Etica e deontologia della comunicazione alla Scuola di giornalismo radiotv di Perugia—moderatoreRuben Rossello, giornalista e Presidente dell’ATG

Metti insieme tre lupi di mare del giorna-lismo, come li ha definiti Ruben Rossello, a parlare di etica e qualità, e non può che uscirne un dibattito accalorato per chi ne è protagonista, formativo e avvin-cente per il pubblico che lo segue. Un pubblico che per più di due ore è rima-sto incollato alle poltrone senza mai ne-

anche un segno di cedimento nel seguire il dibattito organizzato dalla CoRSI-So-cietà cooperativa per la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana, dall’ATG e dall’EJo (osservatorio europeo di gior-nalismo), in collaborazione con RSI e Corsi di giornalismo della Svizzera ita-liana, dal titolo eloquente Sbatti il mostro in prima pagina (e butta subito la notizia sul sito). Etica e qualità nel giornalismo di oggi. Anzi le domande del pubblico sem-bravano non finire mai, tanta la curiosità di capire quali sono i criteri ai quali i gior-nalisti si appellano per decidere se pub-blicare o no una notizia, se fare i nomi delle persone coinvolte, come decidere qual è in sostanza il confine che separa la missione del giornalista di ricercare la ve-rità nell’interesse pubblico dall’obbligo di non rovinare la vita a nessuno. Citando Enzo Biagi, Enrico Morresi la fa semplice: “quando scrivete di qualcuno ricordatevi

che potrebbe essere vostra madre o vo-stra sorella”.Ma se nella teoria è tutto facile o quasi, nella professione giornalistica pratica di tutti i giorni è tutta un’altra storia e fare la scelta giusta non è sempre facile am-mette Gad Lerner. In particolare se si prende il fatto di cronaca avvenuto nel 2012 a Massagno in cui il marito uccide la moglie e poi si suicida lasciando sola la fi-glia che chiede ai media di non pubbli-care i loro nomi. nomi che però poi vengono fatti da tre giornalisti di diverse testate perché la notizia e i nomi girano già su Facebook. I tre a fronte del nuovo articolo 74 cpv 4 del codice di procedura penale saranno poi condannati. nel frat-tempo anche il Consiglio svizzero della Stampa su sollecitazione dell’Associa-zione Ticinese dei Giornalisti, aveva esa-minato il caso giungendo alla conclusione che erano state violate le disposizioni

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puntare suLL’interesse puBBLiCo!a seguire, Vi proponiamo un estratto DeLL’interVento Di enriCo morresi aLLa ConFerenZa DeL 13 maggio aLLo stuDio 2 Di Besso.

A me sembra giunto il momento di ri-modulare la concezione che abbiamo del nostro agire come giornalisti. Senza ancora riferirmi a casi aberranti, ritengo che molte critiche circa il modo in cui si esercita la nostra professione siano giu-stificate. D’altra parte, anche le nostre li-nee di difesa dovrebbero essere aggior-nate, abbandonando alcune pregiudiziali che oggi il pubblico non comprende più e non è più disposto a riconoscere.La libertà di stampa non è un principio assoluto. nella codificazione più autore-vole in materia (la Convenzione europea dei diritti dell’uomo) la libertà di espres-sione e di stampa è posta sullo stesso li-vello, per esempio, di molti altri diritti, per esempio il rispetto della vita privata delle persone. Su questo punto abbon-dano i saggi di diritto e di deontologia e i tentativi di autodisciplina. Tutto questo è molto buono e molto utile. Ma non ba-sta. occorre a mio parere risalire a

dev’essere fatto presente anche al legi-slatore e alla magistratura. La CEDU (Convenzione europea dei diritti dell’uomo) stabilisce che tale limitazione deve essere necessaria per la tutela di al-tri valori. Ma è davvero così? Davvero, il legislatore svizzero ha applicato questo criterio quando stava per redigere il nuovo Codice di procedura penale (CPP) e di procedura civile (CPC)? Sono abbastanza d’accordo con chi ritiene che la posizione del giornalista sia uscita peg-giorata, quanto alla possibilità di disporre di informazioni complete. Attenzione, allora! L’affermazione del principio dell’interesse pubblico, se può restringere la nostra libertà nell’entrare nei particolari su certe notizie, spalanca una porta in una direzione che deve starci ugualmente (e forse di più) a cuore: la funzione della stampa come “cane da guardia” della democrazia. An-cora non ci si è resi conto di tutte le im-

monte delle motivazioni che possiamo avere per difendere il buon diritto di un giornalismo socialmente utile. La Costi-tuzione federale svizzera, riveduta nel 1999, ci dà una mano, quando, nel primo capitolo, mette sullo stesso piano tutti i principi fondamentali riconosciuti, dal di-ritto alla proprietà al diritto alla salute. nessuno di questi diritti può tuttavia es-sere assolutizzato. noi giornalisti soster-remo sempre l’applicazione più ampia possibile dei principi di libertà di espres-sione e di stampa, come pure il divieto esplicito della censura, che vi sono chia-ramente enumerati. Ma dobbiamo sa-pere che, in uno stato di diritto, nessuno è arbitro dei propri e altrui diritti. La domanda è che cosa succede quando due diritti equivalenti entrano in con-flitto tra loro e quando l’autorità può re-stringere un diritto fondamentale (per esempio la libertà di espressione e di stampa). La Costituzione precisa che

plicazioni delle recenti esplosive rivela-zioni sul lato oscuro di talune iniziative del governo degli Stati Uniti (la guerra sporca in Iraq e l’intrusione della natio-nal Security Agency nella sfera riservata di milioni di persone). I due casi hanno dimostrato le eccezionali potenzialità delle nuove tecnologie alleate a intese intercontinentali tra i mass media e tali da vanificare ogni censura. Su queste nuove possibilità di rivelare gli arcana im-perii dei moderni stati la dottrina giuri-dica è agli inizi. La Corte europea, in par-ticolare, deve riflettere su come può essere applicata in casi così eclatanti la seconda parte dell’art. 10 della CEDU, dove sono elencate molte, forse troppe, limitazioni alla libertà d’espressione. Sarà dunque in nome dell’interesse pubblico che noi giornalisti resisteremo contro una politica del segreto e del silenzio che impedisca di venire a conoscenza di fatti e situazioni su cui i cittadini in democra-

una eventuale limitazione del nostro di-ritto deve essere giustificata da un inte-resse pubblico ed essere proporzionata allo scopo. A me pare che questi due parametri siano più idonei di altri (e oggi meglio comprensibili dai nostri concitta-dini) anche a difendere i nostri diritti. Sono principi che hanno anche un valore pedagogico, perché aiutano, noi giornali-sti in primis ma anche le autorità politi-che e la magistratura, a imparare come misurare il valore dell’informazione.Pertanto, nella pratica, cioè nella scelta quotidiana del titolo da dare, del parti-colare da fornire (per esempio i nomi delle persone toccate da una notizia), della foto da stampare, della sequenza da mandare in onda, il nostro giudizio sarà fatto sull’interesse pubblico del ti-tolo, del particolare per sé notiziabile, della foto, della sequenza. L’esigenza di applicare questi parametri (interesse pubblico e proporzionalità)

zia hanno il diritto di farsi un’opinione. Il Premio Pulitzer è toccato ai giornalisti del Washington Post e del Guardian non perché hanno rimestato ancora una volta la minestra fredda della morte della principessa Diana, ma perché hanno utilizzato coraggiosamente le “fu-ghe” di notizie (i leaks) circa le pratiche della national Security Agency ameri-cana, perché le consideravano indegne di un sistema democratico. Enrico Morresi, giornalista

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Donne e mass meDia, La Lenta eVoLuZione raCContata Da isaBeLLa Bossi FeDrigotti Come è iniziata? Come è iniziata la car-riera di Isabella Bossi Fedrigotti, la gior-nalista e scrittrice che la CoRSI ha invi-tato per parlare del rapporto tra donne e mezzi di comunicazione?La risposta di Isabella Bossi Fedrigotti ha – ascoltata oggi – dell’incredibile. Ma an-diamo con ordine: «da ragazza – ha ini-ziato – scrivevo molto: diari, romanzi, poesie, lettere…. Poi, ovviamente, all’u-niversità ho smesso perché non c’era più tempo». Quando – «in quella notte dei tempi che erano gli anni Settanta» – ha iniziato a cercare un lavoro, ha ripensato alla scrittura, al giornalismo. E così, tra-mite amici di amici di amici, ecco Isabella Bossi Fedrigotti approdare in una rivista femminile, un mensile su casa, uncinetto, ricamo, cucina e giardinaggio. Tutte donne, in redazione, tranne direttore e i capiservizio che erano uomini. «Ed era l’ordine costituito, in quella notte dei tempi, nessuno si immaginava che do-vesse essere diverso». E che cosa faceva, la futura vincitrice di un Campiello, in quella redazione? «Mi limitavo, era que-sto il mio lavoro, a scrivere le didascalie sotto le foto».E qui vale la pena fermarsi un attimo. Di-dascalie sotto le foto. Quegli uomini ave-vano in redazione Isabella Bossi Fedri-gotti e, siccome era una donna che veniva dalla campagna, per cinque anni le hanno fatto scrivere didascalie. Ascol-tando oggi questo racconto, non si può non notare l’assurdità, la follia di tutto ciò. Ma negli anni Settanta, almeno in Italia, «era l’ordine costituito». Fortuna-

“Da granDe VoLeVo Fare La giornaLista”Quello che più sorprende, e normal-mente è prerogativa dei grandi perso-naggi, sono l’umiltà e la semplicità con le quali la giornalista e scrittrice Isabella Bossi Fedrigotti ha parlato di sé e dei suoi esordi, prima come compilatrice di dida-scalie per una rivista di cucina e giardinag-gio, poi nel sottoscala del Corriere della Sera. “nella notte dei tempi degli anni ‘70 avevo deciso che da grande volevo scri-vere, volevo fare la giornalista. E se anche al Corriere ero finita nel sottoscala, ero felice”. Poi con una certa ironia aggiunge, “oggi sono in terrazza ma ci sono voluti 30 anni”. Ha esordito così Isabella Bossi

tamente – per Isabella Bossi Fedrigotti, innanzitutto, ma anche per noi semplici lettori – un ordine costituito che è stato sovvertito prima con un romanzo e poi con l’arrivo al Corriere della Sera, il quoti-diano milanese del quale è adesso una delle firme più prestigiose.Se gli incontri precedenti del ciclo pro-mosso dalla CoRSI – dal primo con la scrittrice libanese Joumana Haddad all’ultimo con la giornalista italiana Bar-bara Serra, anchorwoman di al-Jazeera English – erano un viaggio verso realtà geograficamente più o meno lontane, Isabella Bossi Fedrigotti ha proposto in-vece un viaggio nel tempo, un viaggio verso un passato allo stesso tempo lon-tano e vicino. Rispetto ai primi anni al Corriere di Isabella Bossi Fedrigotti, molte cose sono cambiate. C’è una maggiore presenza femminile nelle redazioni, e so-prattutto non ci sono più “steccati”: le donne si possono occupare di tutto, non solo di argomenti in una qualche ma-niera femminili come il costume o la cu-cina. La presenza femminile ha inoltre portato una maggiore sensibilità, soprat-tutto nella scelta delle fotografie: final-mente sono sparite, dalle copertine dei settimanali, le modelle seminude usate non si capisce bene in base a quale crite-rio giornalistico per lanciare servizi sulla corruzione o la politica.Accanto a questi progressi, vi sono temi sui quali la strada percorsa verso la pa-rità è ancora poca. Rimangono ad esem-pio alcune “oasi di discriminazione”: se in televisione le donne sono anche più de-gli uomini, quando si tratta di esperti e ospiti di talk show, la presenza femminile crolla. Perché? Per il pubblico, forse, l’au-torevolezza è essenzialmente maschile, ma Isabella Bossi Fedrigotti ha avanzato

Fedrigotti nell’incontro organizzato dalla CoRSI (Società cooperativa per la Ra-diotelevisione svizzera di lingua italiana) in collaborazione con la Commissione pari opportunità del Cantone, sul rap-porto tra mass media e mondo femmi-nile. Poi un’ammissione quasi di colpevo-lezza ai due moderatori Alessandra zumthor (RSI) e Marco Bazzi (LiberaTV): “all’inizio della mia carriera mi hanno of-ferto un posto come vicedirettrice di una rivista femminile ma ho scelto la strada del non potere che è quella della scrit-tura”. La stessa per la quale, poi racconta, lasciava a casa i figli per andare al lavoro: “avevo il fuoco sacro della scrittura e del giornalismo. Mi vergogno, ma preferivo andare in redazione piuttosto che gio-care a Monopoli con i miei figli”. Tempi d’oro quelli per il giornalismo, tempi nei quali si poteva davvero pensare di arri-vare in alto mentre “oggi è già tanto se la inizi la carriera, in un contesto dove i col-laboratori vengono pagati cinque o sette euro il pezzo”.Sposata con un giornalista, un “machista meridionale” come lo ha definito, in ge-nerale sul futuro si dice abbastanza pes-simista, non vede soluzione, troppo complicato. Si dovrebbe ripensare tutto il sistema lavorativo in modo più friendly non solo per le madri ma anche per i pa-dri. Per esempio non iniziando le riunioni alle sei del pomeriggio. Poi ha toccato il tasto della femminilizzazione delle reda-

un’altra spiegazione: «Io non vado bene per i talk show, e penso che molte altre donne non vadano bene, perché i con-duttori vogliono il dibattito, vogliono l’aggressività, la ferocia, le urla».La conciliabilità di famiglia e lavoro è un altro tema nel quale le cose non sono cambiate poi così tanto. Certo, l’argo-mento è spesso al centro del dibattito pubblico – anche perché l’esigenza di stare vicino ai figli è avvertita sempre più anche dai padri –. «Specialmente in un quotidiano, non è possibile conciliare fa-miglia e lavoro in redazione» ha affer-mato lapidaria Isabella Bossi Fedrigotti, aggiungendo un amaro «e mi brucia an-cora». La situazione è migliorata? «Poco» è la risposta, e i due moderatori Alessandra zumthor e Marco Bazzi hanno subito rievocato, in video, un mo-mento dell’incontro con Barbara Serra nel quale veniva evidenziato lo stesso problema: per fare carriera occorre non avere figli. La conversazione con Isabella Bossi Fedrigotti ha toccato molti altri punti, dalle quote rosa – «le trovavo ter-ribili, ma adesso in vecchiaia mi sono convinta che servano» – al futuro dei giornali cartacei – «il destino è non avere più notizie, ma solo discussioni, commenti, reportage, inchieste» –. A mo’ di riassunto dell’incontro, possiamo citare un’aspra considerazione della scrittrice e giornalista: «La maggiore presenza femminile nelle redazioni è merito delle donne e della loro volontà di avanzare soltanto per metà; l’altra metà è responsabilità degli uomini che si sono ritirati. È brutto da dire, ma quando un mestiere perde di valore, gli uomini si ritirano e arrivano le donne».

Ivo Silvestro, giornalista laRegioneTicino

ConFerenZa Con isaBeLLa Bossi FeDrigottiLugano, gioVeDì 15 maggio, stuDio 2 rsi

Seconda serata del ciclo 2014 sul tema “Universo femminile e mezzi di comunica-zione” organizzato in collaborazione con la Commissione cantonale per le pari oppor-tunità e la RSI. Vi proponiamo di seguito due cronache della serata, due punti di vista. Buona lettura!— moderatoriAlessandra Zumthor, giornalista RSI Marco Bazzi, direttore liberatv.ch

zioni “il giornalismo si sta femminiliz-zando a certi livelli perché non essendo più un mestiere così redditizio gli uomini si ritirano. E avanzano le donne come è già successo nell’insegnamento e in altri campi”. Secondo uno studio dell’osser-vatorio di Pavia in Italia il numero di donne che appaiono in video sono net-tamente superiori, per Rai Tre addirit-tura il 60% mentre crolla drasticamente il dato toccando il 20% per le donne chiamate a partecipare a programmi di attualità e approfondimento in qualità di esperte. L’esperto nella TV italiana ri-mane maschio. Poi certo spesso sono anche le donne a non voler andare “io non andavo quasi mai, neppure quando mi chiamò Vespa.” E poi sulle donne che compaiono in video “ne vediamo mai di brutte che presentano il TG? Perchè in Germania, Austria, Francia le giornaliste in video non sono per forza avvenenti e non sono per forza giovanissime?”. In conclusione, una riflessione sulle quote rosa: “sono un male necessario”. Parteci-pativo e attento il pubblico in sala che alla fine del dibattito è intervenuto con molte domande e commenti.

Natascha Fioretti, giornalista

Il prossimo appuntamento con questa serie di incontri ‘femminili’ riprenderà in autunno.

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Fine settimana a piaCenZa VenerDì 16 e saBato 17 maggio ...i soCi Corsi seguono L’orCHestra DeLLa sViZZera itaLiana in tournée!

ore 15.00: la partenza da Besso

pausa caffè

e il giorno dopo…visita al Castello di Grazzano-Visconti

a zonzo per la città

il saluto del direttore artistico dell’OSI, Denise Fedeli, prima del concerto al Teatro Municipale

la prossima volta, venite con noi!!

La Corsi a “CieLo aperto” Con La rsi saBato 24 maggio, a partire DaLLe ore 19.00 Base aerea Di LoCarno-magaDino

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...golosi... ...e relax!

Sabato 24 maggio prima della serata ‘Come eravamo…’ con proiezione di immagini e filmati d’archivio (privati e RSI) sul tema: l’aeroporto di Locarno e dintorni dagli anni ‘30 agli anni ’80, i soci CORSI hanno potuto partecipare a un aperi-tivo esclusivo abbinato a cooking show!

il team di Piatto Forte in esclusiva per noi: Christian Frapolli, Viviana Lapertosa e Raffaella Biffi!

golosità...

sabato 31 maggio e domenica 1 giugno la CORSI ha accolto soci, interessati e curiosi al suo stand. Nella foto, Francesca Gemnetti con Alessandra Marchese e Fabrizio Casati

Sabaka, mascotte CORSI a 4 zampe!

20 21

taBLet e DispositiVi moBiLi: La Fine DeL paLinsesto?La televisione cambia, il modo di fruire i contenuti si sposta sempre di più sulle piattaforme mobili (iPad, Tablet, Smartphone) ed i moderni televisori sono sempre più connessi al web. L’of-ferta televisiva si deve adeguare? Il palin-sesto rigido è sempre più assediato dall’on-demand, è questo necessaria-mente un vantaggio per il fruitore dei contenuti? Si discute molto se la scelta del palinsesto e quindi la linea editoriale di una televisione siano un valore da proteggere, poi ci si scontra sulla neces-sità di avere dei numeri, gli ascolti, che spesso condizionano le scelte perché, si sa, senza pubblicità e sponsor una tele-visione non sta in piedi. Le piattaforme mobili ed il web aggiungono incertezza e costi senza di fatto offrire alcuna pos-sibilità concreta di avere un ritorno dell’investimento perché il mercato è troppo abituato a ricevere l’offerta web gratuitamente. I media cartacei italiani stanno tentando l’avventura dei conte-nuti premium fruibili su web e tablet, ma non potrebbero mantenere i nu-meri attuali se domattina decidessero di rendere tutti i contenuti a pagamento.Come si esce rapidamente da questo scenario? Come è possibile trovare nuovi contenuti ad un costo ragionevole che non siano meramente anarchici come YouTube? Ci sta provando SSR-

SRG con il recente concorso per il web che ha visto aggiudicare ben due pro-getti in Ticino. Ma come finanziare un’ul-teriore offerta produttiva se non intac-cando i budget attuali?Mi sono posto questa domanda già 4 anni fa, prima che il fenomeno diven-tasse così attuale e l’on-demand avesse preso così largamente piede, e la solu-zione in effetti l’ho trovata. ora è sul ta-volo delle persone chiave che potreb-bero portala avanti. Rubando le tecniche del pensiero laterale di Edward de Bono, ho analizzato il sistema pubbli-citario attuale e, sovvertendolo, sono giunto alla soluzione.

una soLuZione riVoLuZionariaoggi i media si alimentano principal-mente con la pubblicità che, nella mag-gior parte dei casi, arriva da inserzionisti a cui non si riesce a dare una misura re-ale del costo-contatto della conver-sione, ovvero della quantità di clienti che, dopo aver visto la pubblicità, deci-dono di compiere una determinata azione (acquisto, beneficenza, parteci-pazione ad un evento, ascolto di un certo programma). Il mondo della pub-blicità web si è dimostrata capace di dare grande precisione nella misura-zione del ritorno, ma alla fine anche qui gli investitori si appiattiscono sul nu-mero di clic o di visitatori unici e rara-mente calcolano la reale conversione tra visione della pubblicità ed azioni del lettore/spettatore. Il web e le piatta-forme mobili restano comunque il mas-simo per un inserzionista che voglia sa-per tutto delle proprie pubblicità, peccato che il pubblico sia ancora troppo ristretto ed in buona parte an-cora non abituato a spendere online. I grandi operatori pubblicitari sul web (Google, Facebook) ed in generale tutti i siti che visitiamo, sono a caccia dei no-stri dati personali, per poterli usare per personalizzare le offerte e per studiare i nostri comportamenti. Legalmente o il-

legalmente, non sappiamo, ma sicura-mente queste informazioni sono ven-dute alle grandi aziende con buona pace della nostra riservatezza. Il futuro sarà presto quello di browser (programmi per navigare su internet) capaci di ga-rantirci una riservatezza totale senza la-sciar passare alcuna informazione ed avremo un “SecretBook” ovvero un so-cial network dove poter avere il con-trollo assoluto delle informazioni. Per anticipare queste problematiche e per portare risorse ai media ed in parti-colare alla televisione tradizionale e mo-bile, ho provato a invertire completa-mente la visione: e se fossimo noi a vendere le nostre informazioni private agli inserzionisti? E se fossimo noi a deci-dere quale pubblicità guardare, magari potendo dire se ci piaccia o meno? E se dessimo alle aziende inserzioniste la cer-tezza assoluta che un certo spot sia stato effettivamente visto, magari da quella specifica persona che poi ha deciso di ac-quistare il prodotto? Fantascienza? no, tutt’altro. Grazie a questo cambia-mento radicale di approccio, potremo un giorno crearci non solo il nostro palinse-sto di contenuti che “fluiscono” automa-ticamente sui nostri tablet, ma anche avere un palinsesto pubblicitario, fatto di spot interessanti che ci diano un reddito, tanto più alto quanto più sarà alta la no-stra coerenza tra quello che dichiariamo di desiderare e quello che poi effettiva-mente scegliamo.Appena il progetto avrà superato la fase embrionale diventerà un’iniziativa a cui tutti noi fruitori del media televisivo (e non solo) potremo partecipare. Perché non organizziamo un dibattito interno per discuterne tutti insieme?

Marco Cassiano,socio CoRSI, Consulente Strategico www.studiocassiano.ch e videomaker

PER.CoRSI DEI SoCI

DispositiVi moBiLi: iL Futuro DeLLa teLeVisione?

Concordo profondamente con il con-cetto di “fine del palinsesto”. Forse non subito, forse non fra cinque anni, ma en-tro dieci anni, il concetto di palinsesto diventerà inevitabilmente obsoleto: lar-ghezza di banda e capienza dei disposi-tivi di memorizzazione in crescita co-stante implicano che non avrà più senso essere vincolati a orari specifici per ve-dere un dato programma, a meno che si tratti di un evento in diretta.Le emittenti statunitensi, per esempio, stanno già cercando di mantenere il “brivido” della diretta organizzando li-vetweet durante la messa in onda in di-retta: un attore della serie TV che viene trasmessa è lì, insieme a noi, a commen-tare il telefilm al quale ha partecipato.Di fronte a queste rivoluzioni, il ruolo dell’emittente o della testata passerà probabilmente da quello della struttura-zione del palinsesto (o del giornale/rivi-sta) a quello di selezione qualitativa o tematica dei contenuti che vengono proposti. La questione di produrre i contenuti televisivi è in parte colmabile osservando il mondo delle webseries, sia commerciali sia prodotte da fan, che spesso sono a basso budget ma hanno seguito e successo basandosi sulla qua-lità dei testi e degli attori (tutte cose molto più a buon mercato delle esplo-sioni di Michael Bay).

C’è molto talento là fuori, e il nuovo compito delle testate sarà quello di farlo emergere e selezionarlo per noi fruitori.Sull’idea di vendere le nostre informa-zioni private agli inserzionisti, in un certo senso la BBC sta già facendo sperimen-tazione: 200 utenti selezionati e consen-zienti hanno installato telecamere che ri-conoscono le espressioni facciali durante la visione di un programma e rilevano e valutano le reazioni in modo automatico.

http://www.telegraph.co.uk/technology/news/10902972/BBC-uses-facial-coding-to-gauge-audience-reactions.html

Purtroppo, però, non si tratta di una vendita nel senso auspicato dal Sig. Cas-siano, e temo che la sua proposta sia difficilmente realizzabile. Infatti ci sono due problemi di fondo.Il primo è che i dati personali vengono già in gran parte acquisiti gratuitamente e automaticamente (tramite browser Web, tramite TV collegate a Internet, tramite i social network, eccetera), per cui mancherebbe una motivazione eco-nomica. Perché le testate dovrebbero pagarci per quello che già regaliamo loro? È vero che il Sig. Cassiano ipotizza un fu-turo nel quale gli utenti difendono con forza la propria privacy, ma questo sem-bra uno scenario improbabile, alla luce del successo planetario dei social net-work, vere e proprie macchine di auto-schedatura collettiva. Anche lo scandalo dell’nSA non ha spinto praticamente nessuno ad adottare i sistemi anti-moni-toraggio, neppure contro il semplice mo-nitoraggio a scopo commerciale.Il secondo problema è che i dati perso-nali, una volta venduti a un’azienda, sa-rebbero ceduti per sempre; non po-tremmo riprenderceli e non avremmo nessun controllo sulla loro circolazione. Potremmo avere dei dati sempre nuovi da vendere: per esempio, la visione di uno spot sarebbe un dato nuovo. Ma non so se essere pagati qualche cente-simo per vedere uno spot sia economi-

camente sostenibile per gli inserzionisti, anche perché nascerebbe subito il sof-tware “pirata” per simulare la visione e incassare soldi senza aver realmente vi-sto lo spot. Fenomeni analoghi sono già avvenuti in passato e continuano ad av-venire con le “clickfarm”: utenti di paesi a basso costo del lavoro che sono pagati per cliccare sui “mi piace” di una campa-gna per dare all’inserzionista l’illusione che il suo prodotto sia stato gradito da milioni di utenti.In un mondo di utenti perfettamente onesti il problema non si porrebbe; ma realisticamente dobbiamo considerare che non tutti hanno questa correttezza.Mi auguro di avere torto e che il pro-getto del Sig. Cassiano abbia successo, ma nel frattempo segnalo anche un’altra opzione: la sponsorizzazione diretta dei programmi da parte dei fruitori. Invece di finanziare una serie tramite gli spot, o di essere pagati per guardare uno spot, potremmo essere noi spettatori / let-tori a sostenere economicamente un prodotto che ci piace, tramite i micro-pagamenti. Se, per esempio, al posto del “Mi piace” ci fosse un pulsante che dice “Mi piace e contribuisco a questo pro-gramma / articolo con 10 centesimi”, potremmo forse raggiungere la massa monetaria sufficiente per molte produ-zioni. Alcuni esperimenti di “crowdfun-ding” sono già stati fatti negli Stati Uniti, con alterni risultati. Può anche darsi che vedremo una convivenza di tutte que-ste formule. Una cosa è certa: ci atten-dono tempi vivaci e interessanti.

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Vi proponiamo ora L’opinione Di … paoLo attiVissimo

Paolo Attivissimo è scrittore e giornalista informatico, conduttore dal 2006 della trasmissione Il Disinformatico della Radiotelevisione Svizzera, maggiori informazioni su Disinformatico.info

Volete mandare un messaggio alla CoRSI o alla RSI, proporre un dibattito o condividere le vostre idee su tematiche legate alla radiotelevisione? Scriveteci!

Riceviamo da un nostro socio e pubblichiamo...

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Perché l’intrattenimento fa parte dell’offerta del servizio pubblico multi-mediale? Quali saranno i format di in-trattenimento del futuro? Saranno queste e altre domande sul tema a rap-presentare il fil rouge del Convegno na-zionale della SRG SSR – che quest’anno si terrà venerdì 26 settembre 2014 a Lucerna –, al quale sono invitati a par-tecipare anche i membri e soci delle quattro società regionali della SRG SSR.

Quando si tratta di informazione, sport e cultura, il mandato di servizio pubblico della SRG SSR è raramente contestato. Ma sull’intrattenimento i pareri si divi-dono e la questione si fa controversa e delicata, non da ultimo a causa della di-versità culturale che vige in Svizzera.

Ecco perché il terzo Convegno nazio-nale della SRG SSR – che si svolgerà ve-nerdì 26 settembre 2014 al Museo sviz-zero dei Trasporti di Lucerna – è all’insegna del motto «That’s Enter-tainment!». Si parlerà di politiche, for-mati e diversità culturali nel settore dell’intrattenimento e si affronteranno interrogativi quali: perché l’intratteni-mento deve far parte del servizio pub-blico mediale della SSR? Cosa è intratte-

nimento alla radio e alla TV e cosa non lo è? Cosa (non) è consentito in questo ambito? E quali sono i formati e le ten-denze di oggi e domani? Questi e altri ancora saranno i temi di-scussi dai responsabili della SRG SSR, dai responsabili di programma delle di-verse unità aziendali e dagli esperti con i membri e soci delle quattro società re-gionali della SRG SSR.

In programma vi è quindi una giornata intensa, ricca di informazioni e dibattiti, presentazioni e visualizzazioni, do-mande e obiezioni, che inizierà alle ore 10.00 al Museo svizzero dei Trasporti di Lucerna e si concluderà verso le ore 20.00, dopo un giro in battello con cate-ring sul Lago dei Quattro Cantoni.

Partecipate anche voi a questo stimo-lante incontro: vi sono 250 posti a di-sposizione per i membri e soci SRG SSR di tutte le regioni linguistiche.

DesiDerate parteCipare aL ConVegno?

Potete iscrivervi online al sito www.ta-gungsrg2014.ch (anche in italiano www.giornatasrg2014.ch) o telefonicamente chiamando Claudia Ulibarri, del Segreta-riato SRG Svizzera tedesca, allo 044 305 67 02. Il termine d’iscrizione è il 15 luglio 2014. Dato che il numero di partecipanti è limitato, vi consigliamo di iscrivervi il più presto possibile. La conferma di par-tecipazione e ulteriori informazioni se-guiranno a fine luglio.

CoRSI oLTRE

notizie dalla SRG SSR e dalle altre società regionali

inVito aL ConVegno naZionaLe srg ssr 2014

tHat’s entertainment! intrattenimento, parte integrante DeL serViZio puBBLiCo muLtimeDiaLe DeLLa srg ssr

www.giornatasrg2014.CH

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“È DaLLe piCCoLe Cose CHe nasCono Le granDi imprese”In questa rubrica dedicata a attività e iniziative dei soci CoRSI, presentiamo l’impegno umanitario di Rosanna Pozzi Graf che si occupa da anni dei bambini del Congo. Prendendo spunto dai suoi progetti e dalla sua esperienza, le poniamo anche alcune domande sul rapporto fra media e cooperazione inter-nazionale. Ecco cosa ci ha detto.

Qual è la situazione attuale dei bam-bini nel Congo, nella regione dove si trova a operare?

La provincia del Bandundu, grande 10 volte la Svizzera, è una regione rurale. La popolazione non ha ancora scoperto il ciclo dalle colture. ogni famiglia ha il suo piccolo terreno, spesso lontanis-simo dalla propria abitazione. La terra viene sfruttata fino a quando non dà più niente, allora viene bruciato un altro pezzetto di foresta: la cenere fa da con-cime e si riprende su un nuovo campo … ma intanto ci si allontana sempre più dall’abitato. Sono le donne che coltivano i campi e il loro unico attrezzo è una zappa. Partono da casa prima dell’alba, percorrono più di 15 km a piedi, rien-trano la sera quando incombe la notte, accendono un fuoco fuori dalla capanna e preparano da mangiare per tutta la fa-miglia: è l’unico pasto del giorno. La po-vertà regna sovrana. E questo è ciò che succede a Kikwit, una città di 700’000 abitanti costituita da casupole poste su 4 colline. Per quanto riguarda i bambini le “maman” sono ben organizzate: in ogni quartiere, a turno, due o tre mamme non vanno ai campi un giorno alla settimana e si occupano dei bambini di tutte le altre. I più grandicelli sono la-sciati un po’ a sé stessi. A volte, fuori dall’orario scolastico, danno una mano alla famiglia per raggranellare qualche

soldo: vendono banane, arachidi, arance, fanno i lustrascarpe, dipingono le unghie alle donne che vanno al mer-cato, spaccano sassi per trasformarli in ghiaia. non tutti vanno a scuola, perché, malgrado la scuola statale sia dichiarata gratuita, ogni famiglia deve pagare un “Minerval” per l’acquisto del materiale scolastico o per arrotondare lo stipen-dio degli insegnanti, che è da fame.Se la famiglia non paga, i bambini ven-gono scacciati da scuola. Alla fine di ogni mese, a metà mattina, si incontrano per le strade frotte di bambini. Se chiedi: “pourquoi tu n’es pas à l’école?” la ri-sposta è: “on m’a chassé!” “Pourquoi?” “L’argent!” E’ anche per questo che la scuola è così “disastrata” e che molti bambini alla fine dei sei anni di scuola primaria non sanno ancora leggere, scri-vere e fare di conto.

Ritiene che i media svizzeri si occu-pino sufficientemente e nel modo giu-sto dell’Africa in generale, e del Congo in particolare?

Penso che i media svizzeri, ma in gene-rale europei, si occupino solo di ciò che fa scalpore. Per quanto riguarda il Congo, sembrerebbe che esista solo la regione dei grandi laghi, là dove c’è la guerra e dove si estrae il “Coltan”, mine-rale usato per i portatili e per le armi in-telligenti, là dove ci sono gli interessi di

molte potenze straniere. Eppure ci sono altre regioni in questo immenso Congo che è grande 57 volte la Svizzera.Per esempio non si parla mai dell’inva-sione pacifica dei cinesi: grandi esten-sioni dell’immensa savana che s’incontra tra Kinshasa e Kikwit sono coltivate da coloni cinesi. Grossi trattori cinesi sol-cano quei terreni incontaminati, rivol-tano la terra e non si sa quali concimi vi vengano sparsi. Su enormi territori ci sono ora monocolture di mais e di ma-nioca. I campi degli indigeni sono stati assorbiti da queste enormi estensioni coltivate. Si parla della guerra dell’est in tutte le salse e ci si dimentica che ci sono altre parti del Congo in cui si muore per epidemie (due anni fa a Kikwit c’è stata una terribile epidemia di poliomielite tra gli adulti) o semplice-mente per mancanza di organizzazione (un mese fa a Kikwit, durante un con-certo allo stadio cittadino è venuta a mancare la luce: la gente ha cominciato a correre verso l’unica uscita aperta e nella calca sono morte 80 persone). Si grida allo scandalo perché prima di na-tale 29 famiglie italiane non sono potute rientrare con i loro figli adottivi ma non si va a vedere il motivo per cui il go-verno congolese ha bloccato l’uscita dei bambini congolesi dal paese: il vero scandalo era scoppiato a Kikwit quando ci si è accorti che erano scomparsi molti bambini nei vari quartieri della città.

Rosanna Pozzi Graf, di Caneggio (Valle di Muggio), insegna nelle scuole elementari e medie del Mendrisiotto fino al 2003. La sua prima esperienza nel campo della co-operazione risale al 1989, quando partecipa a un progetto di collaborazione inter-sindacale della CPA svizzera (Coopération Pédagogique Afrique) riguardante l’aggior-namento scolastico degli insegnanti. Da allora e fino al 2000 passa buona parte delle vacanze estive in zaire (ora Repubblica Democratica del Congo). nel frat-tempo, visita la regione e, rendendosi conto dei numerosi bisogni del paese, comin-cia a sostenere personalmente dei progetti destinati ai bambini poiché sono loro l’avvenire del Congo. Dopo la sua prima esperienza, di ritorno in Ticino, nasce l’as-sociazione “Solidarietà con i bambini del Congo-zaire”. La regione in cui opera è il Bandundu, zona rurale la cui popolazione è estremamente povera.

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Il vescovo di Kikwit, ne ha fatto seguire le tracce e finalmente i piccoli sono stati ritrovati in uno scantinato pronti per es-sere portati all’estero e venduti per la pedofilia e il commercio degli organi.

I mezzi di comunicazione -radio e tv in particolare le sono stati utili nella pro-mozione delle sue iniziative?

In 25 anni di lavoro in Africa sono stata contattata 1 volta dalla radio (ho parte-cipato a un dibattito condotto da Anto-nio Bolzani) e 1 volta dalla televisione (nel gennaio 2010 ho ricevuto il “Premio Lavizzari” e sono stata intervistata dal Quotidiano). Una quindicina di anni fa, un corrispondente della RSI voleva venire in Congo per fare un servizio sui nostri progetti, ma quando ha saputo che per gli spostamenti bisogna calcolare almeno 6 giorni ha desistito. Qualche quotidiano e qualche settimanale ticinesi hanno par-lato dei progetti che la nostra Associa-zione porta avanti in Congo, ma penso che le promozioni più efficaci che hanno permesso alla nostra Associazione di crescere e di aumentare di anno in anno i propri sostenitori sono il “passaparola” e i mercatini a cui partecipiamo ven-dendo marmellate, tisane, sciroppi, ecc. Molti giovani, spesso ex-allievi collabo-rano e attirano altri giovani. negli ultimi anni sono stata accompagnata in Congo da tanti giovani meravigliosi che hanno dato il meglio di sé per rendere meno penosa la vita di tanti bambini, per ve-derli sorridere spensierati.

E in Congo/Africa i media parlano della sua Associazione e dei progetti umani-tari più in generale? In che modo?

Sono stata intervistata dalla televisione di Stato all’uscita dal Parlamento dopo il mio incontro con il Ministro nazionale dell’Educazione: pare che questa inter-

vista abbia avuto un’eco fino a Kikwit (a 540 km da Kinshasa). Il Ministro stesso è poi venuto a visitare il nostro centro scolastico ed era seguito da un codazzo di giornalisti e di cameramen e questa sua presenza nella nostra scuola, le di-chiarazioni che ha fatto hanno dato una grande importanza al nostro complesso scolastico tant’è vero che i genitori co-minciano in gennaio a chiedere quando potranno iscrivere i loro figli alla nostra scuola: per accontentarli tutti do-vremmo moltiplicare le aule per 5. A Kikwit ci sono alcune radio e televisioni private ma quando i corrispondenti vengono a intervistarti ti chiedono di essere pagati perciò preferisco lasciar perdere. Anche qui, vale di più il “passa-parola” perché i nostri progetti siano conosciuti e apprezzati. A Kikwit tutti ascoltano la radio perciò ci è utile per far diramare i comunicati specialmente per la scuola (convocazione di riunioni, apertura delle iscrizioni, ecc), natural-mente a pagamento.

L’Associazione è attiva a Kikwit e Djuma e sostiene progetti destinati ai bambini ( 2 centri nutrizionali, 2 orfanotrofi, una scuola per ragazzi ciechi, una sartoria per donne vedove che permetta loro di allevare dignitosamente i loro figli e mandarli a scuola). A Kahemba collabora con altri organismi alla lotta contro il konzo (paralisi spastica do-vuta al cianuro contenuto nella manioca, alimento di base, che, durante la stagione secca, non è ben trattato e che causa disfunzioni gravi e deformazioni irreversibili), at-traverso la realizzazione di un acquedotto e la fisioterapia. E’ un impegno importante, visto che il konzo tocca il 12% della popolazione locale e ha finora colpito circa 2’000 bambini. ogni anno “Solidarietà con i bambini del Congo” interviene anche in alcuni progetti a breve termine riguardanti la ristrutturazione di scuole dello Stato, l’acquisto di banchi e lavagne, il potenziamento del materiale didattico. Un sogno a lungo cullato e finalmente realizzato, in collaborazione con il governo congolese, è la scuola di for-mazione, con annessa scuola di applicazione a cui accedono 300 bambini, per gli inse-gnanti e i quadri della scuola dell’infanzia ed elementare di Kikwit e dintorni. ora la sfida può avere inizio: riuscire a migliorare l’insegnamento di base!

Kahemba: bambini malati di konzo

Al foyer Karibù i bambini della scuola materna dell’orfanotrofio di Djuma

Centro scolastico Horizons nouveaux: 2a elementare

Kahemba: un bambino malato di konzo Rosanna

la fine delle lezioni a Horizons nouveaux

La scuola materna di H.N.

Il teatro e l’anfiteatro di H.N.

Il parco giochi della scuola materna di Horizons nouveaux

Visita oculistica alla scuola per ciechi Bo TA MonA

Centro nutrizionale

In che misura pensa che la radio e la tv possano contribuire anche sul lungo termine a sensibilizzare l’opinione pub-blica sui temi dei diritti umani, e quindi a sostenere chi si impegna in tal senso? Coma valuta la RSI in questo senso?

Penso che i Ticinesi siano molto gene-rosi e sensibili a tutte le problematiche sociali che vengono loro presentate. Si sono sempre distinti in tutte le gare della solidarietà che la RSI ha portato avanti negli anni. Sarebbe molto interes-

sante se la RSI coinvolgesse di più i gio-vani, facesse loro raccontare tante espe-rienze vissute al servizio degli altri (colonie, aiuto agli anziani, partecipa-zione a progetti nel terzo mondo). I gio-vani sono il nostro futuro. Chi più di loro può sensibilizzare altri giovani con il loro esempio e con il loro entusiasmo? In questi ultimi anni ho lavorato tanto con loro e posso dire che il loro impe-gno, la loro efficienza, la loro gioia nel dedicarsi agli altri, mi hanno sempre ri-empito il cuore di tanta speranza per un futuro ricco d’amore, perché è l’amore il motore che ci dà la forza di lottare per un mondo migliore.

Quali potrebbero essere gli argomenti di dibattito più efficaci per suscitare l’interesse (e il sostegno) del pubblico radiotelevisivo della Svizzera italiana nei confronti di queste tematiche?

Penso di aver già risposto in parte nella domanda precedente. La partecipa-zione dei giovani è veramente impor-tante. Potrebbe essere anche impor-tante presentare alla gente quello che le varie Associazioni che si occupano dell’aiuto al terzo mondo fanno perché questo dà speranza e ottimismo e invo-glia tutti a fare qualcosa, anche piccole cose, poco a poco (“malembe ma-lembe”) perché è dalle piccole cose che nascono le grandi imprese.

Cosa le piace guardare e ascoltare alla RSI?

Mi piace ascoltare la Rete Uno quando sono in macchina: trovo molto interes-sante il programma presentato a fine mattina da Antonio Bolzani a cui parte-cipa anche il pubblico da casa. Guardo la televisione solo la sera perché “Solida-rietà con i bambini del Congo-RDC” m’impegna moltissimo durante la gior-nata: è un impegno che mi dà carica e vi-talità. Trovo che il Telegiornale spazi bene su tanti argomenti e sia oggettivo, cerco di non perderlo mai (peccato che sia stato tolto il Telegiornale della notte che mi assicurava le notizie quando non ero riuscita a seguire la prima edizione). Se-guo con interesse Falò, Il Filo della Storia, Il Giardino di Albert, Segni dei Tempi, Il Gioco del Mondo e molti documentari che mi portano in luoghi lontani o che mi pre-sentano altre realtà di vita. Mi piacciono i buoni film (peccato che vengano presen-tati così tardi nella notte!).

PER.CoRSI DEI SoCI PER.CoRSI DEI SoCI

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Com’è noto, da domenica 4 maggio, per sei domeniche, è andata in onda su RSI La1 una docu-serie dedicata al 150° anniversario della prima Conven-zione di Ginevra sui diritti delle vittime di guerra. Coprodotta da RSI, SRF e RTS, CICR – Missione tra i fronti è uno scorrere di immagini crude e dettagli dolorosi, il risultato di un viaggio alla scoperta di quattro zone tormentate: Colombia, Repubblica Democratica del Congo, Israele e Afghanistan. A dif-ferenza delle altre due unità aziendali della SSR, la RSI le ha costruito intorno sei serate speciali. La sequenza dell’of-ferta prevedeva ogni volta tre appun-tamenti: oltre al documentario, l’ap-profondimento in studio e il film. ora, da un punto di vista prettamente tele-visivo c’è poco da dire: nel suo proce-dere per accumulo, la RSI ha messo in scena la qualità. La sorpresa più grande è stata la conduzione di Rachele Bian-chi Porro. Sulla bravura di questa esor-

diente non si discute. Purtroppo la contabilità dei numeri è molto più pro-saica. Così tocca parlare di ascolti in-soddisfacenti: 13.400 spettatori medi, per uno share del 13,6%. Il documenta-rio ha quasi sempre superato l’obiet-tivo del 16% (miglior risultato il 20,7% del primo di giugno), mentre l’appro-fondimento ha sofferto un calo di oltre 6 punti di share. Per questo non è riu-scito a imporsi come traino dei film, che a loro volta sono rimasti deboli. Le sei serate speciali hanno dunque fun-zionato su un pubblico limitato. Magari erano troppo impegnative. Magari po-tevano essere più snelle. Ma intanto la RSI ha compiuto la sua missione im-portante. È bene ricordarlo: si può fare servizio pubblico essendo più centrali nel primo e meno nel secondo.

(In collaborazione con Lara Moro, RSI, dati Panel TV Mediapulse)

PER.CoRSI CRITICI

Una rubrica di critica radiotelevisiva

Da qualche anno infuria il dibattito sul futuro della carta stampata nell’era del web. A periodi si riaccende, soprat-tutto quando arriva qualche brutta no-tizia sulla chiusura di una testata (più o meno) eccellente oppure quando ven-gono pubblicati dati sulla riduzione del numero di edicole e chioschi o sulla contrazione della pubblicità destinata ai media tradizionali. Un problema che non tocca in modo così “rumoroso” la televisione e la ra-dio, che, per loro natura, hanno presto trovato proprie modalità di integra-zione con il web, ma che ha a che ve-dere con l’industria dell’informazione in generale. Mi fa piacere, anche per que-sto motivo, poterne parlare proprio su una testata “mista” come per.corsi.Il dibattito in questione senza dubbio ha la sua ragion d’essere; nella prospet-tiva odierna, tuttavia, dovrebbe forse ridurre i toni, ormai troppo spesso apocalittici. Per eccesso di semplifica-zione o anche per timore, si sostiene in-fatti che la morte della carta stampata sia prossima. Queste affermazioni però si basano, secondo me, su parzialità di visione e su una serie di equivoci.Il primo dei quali deriva, a mio modo di vedere, da un travisamento dell’idea oggi imperante di “digital first”. Un con-cetto condivisibile soprattutto quando importante è la “priorità” temporale (nessun altro medium può avere l’im-

mediatezza della rete); ma che non può implicare l’impoverimento - e tanto meno l’annullamento - del ruolo svolto dalla carta. Dal punto di vista dell’auto-revolezza e dell’affidabilità dell’informa-zione mi sembra che (ancora) non esi-sta neppure la possibilità di fare un confronto. Senza voler sposare la tesi di Bob Geldorf per il quale internet è tutto in “copia-incolla”, trovo sia lecito domandarsi se potrà mai un medium elettronico conquistarsi un’affidabilità di testata come, per esempio, una nzz cartacea. È vero che, forte della tradi-zione e della fama della versione carta-cea, anche l’nzz elettronica si è fatta conoscere ed apprezzare. Ma non credo che il contrario sarebbe mai potuto accadere. In realtà è proprio il concetto di con-trapposizione tra digitale e tradizio-nale/cartaceo ad essere limitativo. La sfida da vincere è quella della conver-genza, dell’integrazione, dell’assegna-zione a ciascun mezzo, carta inclusa, del suo ruolo e significato. In modo particolare, mi pare che alla carta resti da svolgere una funzione molto importante: la valorizzazione della territorialità, in tutti i suoi aspetti. Da questo punto di vista, se la rete rappresenta la globalizzazione dell’in-formazione, la carta stampata di qua-lità svolge spesso il delicato compito di mostrare il “volto regionale” dell’infor-

mazione globale, offrendo ai lettori un elemento identitario molto forte e per ciò stesso da molti condivisibile.Se quindi il futuro dell’industria dell’in-formazione è sempre più multipiatta-forma e multimediale, ciascun sup-porto, carta inclusa, ha da svolgere una specifica funzione. Concetti dimostrati anche dal successo contemporaneo, da un lato, delle pagine online e, dall’altro, dei magazine cartacei di molti celebri quotidiani di tutta l’Europa.Guardando poi al mercato della pub-blicità, che negli ultimi anni è stato in-dubbiamente molto duro per la carta stampata, è dimostrato che l’investi-mento pubblicitario segue il numero di “teste”, ma anche e soprattutto il tempo speso su un mezzo. Gli investi-tori pubblicitari “comprano” l’atten-zione del lettore. “State of the media” stima che negli Stati Uniti (mercato molto più “digitalizzato” della vecchia Europa), un lettore di giornale carta-ceo sfogli in media 24 pagine, mentre lo stesso lettore online sfogli 1,4 pagine per ogni testata che visita, comporta-mento che equivale al 93% in meno di possibilità fruizione di pubblicità! In conclusione, per l’industria dell’infor-mazione c’è ancora bisogno dei giornali di carta da ogni punto di vista. La carta stampata non è morta, anche se in molti ambiti la sua presenza si è forte-mente ridimensionata, ma soprattutto ha dovuto imparare a vivere in un mer-cato dove la lotta è senza dubbio molto dura e si combatte con le armi della qualità e della professionalità.non va ignorato tuttavia che, anche grazie alle possibilità del web, stiamo assistendo all’arrivo di novità grandi e stimolanti nel mondo della comunica-zione e del giornalismo. non è sempre semplice accoglierle. Ma soprattutto non è semplice reagire in modo coe-rente e adeguato alla propria missione.

Elisabetta CalegariDirettrice Ticino Management Donna, Evolution Condirettrice Arte & Storia

stampa-weB: iL granDe equiVoCo

Giornalisti e penne note ci scrivono

CoRSI In BUCALETTERE

teLe&aLtre VisioniDi antoneLLa rainoLDi

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“uniVerso FemminiLe e meZZi Di ComuniCaZione”ciclo di incontri con giornaliste di richiamo per discutere il ruolo della donna nei media da ottobre allo Studio 2 della RSI

saLute e Benessere attraVerso raDio e teLeVisione Bellinzona, 17 settembre Auditorio Banca Stato, ore 15.00

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Fine settimana a genoVa! 20-21 settembreIscrivetevi subito!

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ConCerto osi e aperitiVo Corsi per i nuoVi soCi Locarno, 21 novembrea partire dalle ore 19.00

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ImmaginiAlessandro CrinariDavid SchnellTeresio ValsesiaArahenid Garcia Soto (nuovo) sito Internet YoUR InTERFACE SA StampaTipografia Stucchi SA, Mendrisio

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