Insieme ottobre 2014

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PERCHÉ QUESTA SCELTA? IL DONO DEL NOSTRO VALTELLINA VALCHIAVENNA NELLO SPIRITO DI CAMALDOLI Il contributo dell’Ac e di altre espressioni della realtà cattolica per lo “Statuto montano”: un esercizio di pensiero politico. Pagina 5. A Z I O N E C AT TO L I C A I TA L I A N A - D I O C E S I D I CO M O SUPPLEMENTO A “IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO” NUMERO 37 DEL 4 OTTOBRE 2014 PER ÉQUIPE FAMIGLIA UN BEL COLPO AL CUORE Il cammino di questo anno sarà ritmato dalle parole di papa Francesco: “Permesso, Grazie, Scusa”. Pagina 3 PER LA CITTÀ BUONI CRISTIANI ONESTI CITTADINI Il testo del messaggio lanciato alla “veglia della croce” che si è tenuta il 30 settembre a Como. Pagina 6. Stiamo entrando nel tempo dell’adesione. È il tempo in cui rinnoviamo il nostro “sì” a una memoria viva, a un impegno nell’oggi, a un progetto per il futuro. È il tempo in cui rinnoviamo le ragioni di una scelta di libertà e di responsabilità. È il tempo in cui rimotiviamo l’essere cristiani in una società e in una cultura che si espri- mono nel nostro territorio con una loro specificità. In questi primi sei mesi di pre- sidente diocesano ho dedica- to molto tempo ad ascoltare le ragioni del “sì” all’Ac nelle parrocchie, nei vicariati, nella diocesi. Il “sì” che ho incontrato, nei vol- ti, negli impegni e nei pensieri di tante persone mi ha fatto leggere la nostra associazione come dono umile e grande, come permanente esercizio di gratuità. E il pensiero del dono si è fat- to forte partecipando a diver- si momenti di vita associativa che mi hanno permesso di gu- stare la freschezza in umanità e fede di ragazzi, giovani, fami- glie, adulti, anziani. È stato l’ incontro con una bel- lezza straordinaria per la sua quotidianità. Una bellezza che nella sua semplicità diventa espressione sorprendente di un dono ricevuto ed offerto. Il nostro è un “sì” a questa bel- lezza, è un “sì” alla domanda di condividerla con altri. Con linguaggi diversi è Gesù a chiederlo, è la sua Chiesa a chiederlo, è la gente a chie- derlo. La domanda del dono, pur non gridata, è molto forte in una società e in una cultura che spesso hanno posto e pongo- no in cima alla loro scala di in- teressi il contratto, il calcolo, il tornaconto. Nell’accorgersi di questa do- manda silenziosa l’Ac testimo- nia il suo “sì” alla gratuità non con un andare contro ma con un andare altrove. È un “sì” che permette di vede- re la vita non tanto come no- stro progetto o somma di cose da noi fatte, ma come un dono ricevuto. Ci fa conoscere la lo- gica intrinseca della vita che è la logica della gratuità. Se è dono, la vita non può che es- sere spiegata con l’Amore. “Tutto è dono”, scriveva Paolo VI riflettendo sulla propria vita. “Ora che la giornata tramonta e tutto finisce e si scioglie di questa stupenda e drammati- ca scena temporale e terrena - si legge nel testamento spiri- tuale di papa Montini - come ancora ringraziare Te, o Signo- re, dopo quello della vita natu- rale, del dono, anche superiore della fede e della grazia in cui alla fine unicamente si rifugia il mio essere superstite?”. Il nostro “sì” è colmo di gratitu- dine per questo dono immen- so. Un dono che affida alla re- sponsabilità e alla libertà dei laici di Ac il compito di render- lo visibile attraverso l’apparte- nenza associativa. Ecco, l’adesione si muove con questi pensieri e in questa prospettiva: non ignora ma dà ancor più valore educativo a una dimensione organizzativa che appartiene alla vita di una comunità, a cominciare dalla famiglia, in cui le regole non hanno la freddezza di un vin- colo che stringe ma il calore di un amore che libera. Paolo Bustaffa Presidente diocesano

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PERCHÉ QUESTA SCELTA?

IL DONO DEL NOSTRO SÌ

VALTELLINA VALCHIAVENNA

NELLO SPIRITO DI CAMALDOLIIl contributo dell’Ac e di altre espressioni della realtà cattolica per lo “Statuto montano”: un esercizio di pensiero politico. Pagina 5.

A Z I O N E C A T T O L I C A I T A L I A N A - D I O C E S I D I C O M O S U P P L E M E N T O A “ I L S E T T I M A N A L E D E L L A D I O C E S I D I C O M O ” N U M E R O 3 7 D E L 4 O T T O B R E 2 0 1 4

PER

ÉQUIPE FAMIGLIA

UN BEL COLPO AL CUOREIl cammino di questo anno sarà ritmato dalle parole di papa Francesco: “Permesso, Grazie, Scusa”.Pagina 3

PER LA CITTÀ

BUONI CRISTIANI ONESTI CITTADINI Il testo del messaggio lanciato alla “veglia della croce” che si è tenuta il 30 settembre a Como.Pagina 6.

Stiamo entrando nel tempo dell’adesione. È il tempo in cui rinnoviamo il nostro “sì” a una memoria viva, a un impegno nell’oggi, a un progetto per il futuro. È il tempo in cui rinnoviamo le ragioni di una scelta di libertà e di responsabilità.È il tempo in cui rimotiviamo l’essere cristiani in una società e in una cultura che si espri-mono nel nostro territorio con una loro specificità. In questi primi sei mesi di pre-sidente diocesano ho dedica-to molto tempo ad ascoltare le ragioni del “sì” all’Ac nelle parrocchie, nei vicariati, nella diocesi.Il “sì” che ho incontrato, nei vol-ti, negli impegni e nei pensieri di tante persone mi ha fatto leggere la nostra associazione come dono umile e grande, come permanente esercizio di gratuità.E il pensiero del dono si è fat-to forte partecipando a diver-si momenti di vita associativa che mi hanno permesso di gu-stare la freschezza in umanità e fede di ragazzi, giovani, fami-glie, adulti, anziani. È stato l’ incontro con una bel-lezza straordinaria per la sua quotidianità. Una bellezza che nella sua semplicità diventa espressione sorprendente di un dono ricevuto ed offerto.Il nostro è un “sì” a questa bel-lezza, è un “sì” alla domanda di condividerla con altri.Con linguaggi diversi è Gesù a chiederlo, è la sua Chiesa a chiederlo, è la gente a chie-derlo. La domanda del dono, pur non gridata, è molto forte in una società e in una cultura che spesso hanno posto e pongo-

no in cima alla loro scala di in-teressi il contratto, il calcolo, il tornaconto.Nell’accorgersi di questa do-manda silenziosa l’Ac testimo-nia il suo “sì” alla gratuità non con un andare contro ma con un andare altrove. È un “sì” che permette di vede-re la vita non tanto come no-stro progetto o somma di cose da noi fatte, ma come un dono ricevuto. Ci fa conoscere la lo-gica intrinseca della vita che è la logica della gratuità. Se è dono, la vita non può che es-sere spiegata con l’Amore.“Tutto è dono”, scriveva Paolo VI riflettendo sulla propria vita. “Ora che la giornata tramonta e tutto finisce e si scioglie di questa stupenda e drammati-ca scena temporale e terrena - si legge nel testamento spiri-tuale di papa Montini - come ancora ringraziare Te, o Signo-re, dopo quello della vita natu-rale, del dono, anche superiore della fede e della grazia in cui alla fine unicamente si rifugia il mio essere superstite?”.Il nostro “sì” è colmo di gratitu-dine per questo dono immen-so. Un dono che affida alla re-sponsabilità e alla libertà dei laici di Ac il compito di render-lo visibile attraverso l’apparte-nenza associativa.Ecco, l’adesione si muove con questi pensieri e in questa prospettiva: non ignora ma dà ancor più valore educativo a una dimensione organizzativa che appartiene alla vita di una comunità, a cominciare dalla famiglia, in cui le regole non hanno la freddezza di un vin-colo che stringe ma il calore di un amore che libera.

Paolo Bustaffa Presidente diocesano

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PAOLO VI

In occasione della beati-ficazione di Paolo VI l’Ac diocesana e il Meic (Movimento ec-clesiale di impegno cul-turale) propongono due incontri su papa Montini.

Como, 24 ottobre al-le ore 21 al Centro socio-pastorale Card. Ferrari sul tema “La gioia in Paolo VI” terrà una relazione il teologo Giacomo Canobbio

Sondrio, 6 ottobre alle ore 21 al Teatro Excelsior sul tema “Paolo VI, la modernità e la Chiesa del territo-rio” terrà una relazione il prof. Paolo Trionfini, presidente dell’Istituto Paolo VI dell’Azione cattolica Italiana

“I gesti profetici di Paolo VI” è il tema dell’incon-tro promosso da Centro Culturale Paolo VI e Meic venerdì 3 ottobre 2014 alle ore 21 presso la Biblioteca comunale di Como.Relatore: Ettore Malnati, parroco e vicario epi-scopale per il laicato e la cultura della Diocesi di Trieste.

In un mondo che brucia in pochi giorni ogni novità ed è sempre alla ricerca di qualco-sa “oltre”, fa quasi specie che a mettere in subbuglio non solo la Chiesa, ma il mondo inte-ro sia stato un documento, la Evangelii Gaudium, che sin dal suo inizio si dichiara non come una novità assoluta, ma come il semplice passo in avanti in un discorso che parte da mol-to lontano.La prime note del documento svelano subito il legame tra la Evangelii Gaudium di papa Francesco e le due Esortazioni Apostoliche scritte da Paolo VI nel 1975, la Gaudete in Domi-no e la Evangelii Nuntiandi. E proprio a questo proposito H. M. Yáñez, docente di Teologia alla Gregoriana, sull’Osservato-re Romano del 3 aprile scorso, sente il bisogno di dimostrare la novità del documento di pa-pa Francesco, precisando che “non si tratta della mera ripeti-zione di temi ormai trattati per ricordarli, ma di una reinter-pretazione e di un approfondi-mento per andare avanti, per progredire nell’autocompren-sione della Chiesa come una Chiesa la cui identità è, appun-to, l’evangelizzazione”.Non c’è più bisogno di argo-mentare questa affermazione: concetti come “Chiesa in usci-ta” o termini come “primerear” ci hanno fatto ampiamente sentire la forte novità del do-cumento di papa Francesco. Ma è bello, nell’imminenza della beatificazione di papa Paolo VI, far emergere tutta la carica profetica che era già contenuta nei suoi scritti e che oggi rivela ancora tutta la sua attualità. Basta andare a leggere qualche passo della Gaudete in Domino per accor-gersene.La lettura antropologica del-la gioia, con la quale si apre il documento, pur essendo stata scritta ormai quarant’anni fa, sembra essere una fotografia delle contraddizioni odierne tra le aspirazioni dell’animo umano e le delusioni della concreta società contempora-nea.Passando attraverso l’analisi del tema della gioia nell’Anti-co e nel Nuovo Testamento e nella vita dei santi, il testo, per altro di altissimo valore lette-rario e piacevole alla lettura, porta lo sguardo sull’interse-

trebbe forse non riconoscersi spontaneamente, di preferen-za, in quanti si sentono por-tatori di vita e di speranza, e impegnati ad assicurare il do-mani della storia presente? E, reciprocamente, coloro che in ogni periodo di questa storia percepiscono in se stessi più intensamente lo slancio della vita, l’attesa dell’avvenire, l’esi-genza degli autentici rinnova-menti, potrebbero forse non essere intimamente in armo-nia con una Chiesa animata dallo Spirito di Cristo? Come potrebbero non aspettarsi da essa la trasmissione del suo segreto di permanente giovi-nezza, e quindi la gioia della loro propria giovinezza? […] In questa Esortazione sulla gioia cristiana, la ragione e il

cuore ci invitano a rivolgerci decisamente ai giovani del no-stro tempo”.È un documento, la Gaudete in Domino, che conserva tutta la sua carica vitale e merita di es-sere riletto ancora oggi. Con-frontata con l’Evangelii Gau-dium, è il segno chiaro di come l’azione della Chiesa non sia frutto del pensiero di alcune personalità isolate che si ri-trovano a guidarla, ma bensì della forza dello Spirito che la anima in un percorso costante e progressivo di santità perso-nale ed ecclesiale, attraverso il succedersi di grandi uomini legati tra loro dalla fedeltà al compito loro affidato. La be-atificazione di papa Montini all’interno del pontificato di papa Bergoglio è l’emblema di quest’opera provvidente di Dio e il richiamo a metterci anche noi in ascolto di questa volontà, ricercando la nostra santificazione nella docilità all’azione dello Spirito nell’a-dempimento ciascuno della propria vocazione.

don Roberto Bartesaghi Assistente diocesano

Settore Adulti

C O N D I V I S I O N EI N S I E M E P E R - O T T O B R E 2 0 1 4

IL TEMA DEL MESE

NELLA GIOIA LA VERAGIOVINEZZA

La “Gaudete in Domino” e la “Evangelii Nuntiandi” di Paolo VI in dialogo con la “Evangelii gaudium” di Francesco

carsi della gioia cristiana con le fatiche e le speranze dei bam-bini, delle famiglie, del mondo del lavoro, della realtà della sofferenza, dell’istituzioni del-la Chiesa e del mondo dei lon-tani dalla fede e sembra essere il riassunto di tanti documenti scritti ben oltre il pontificato di Paolo VI.Ma il culmine è certo nello sguardo rivolto ai giovani: pare di avvertire qui l’aneli-to che ha poi pervaso l’intero pontificato di Giovanni Paolo II. “Vogliamo soffermarci qual-che tempo per rivolgerci più ampiamente, e con una parti-colare speranza, al mondo dei giovani. Se infatti la Chiesa, rigenerata dallo Spirito San-to, è in un certo senso la vera giovinezza del mondo […] po-

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noscenza per quanto abbiamo ricevuto anche nei momenti più difficili, di dolore e di sof-ferenza.Nell’ultimo incontro (19 apri-le), affronteremo la parola “Scusa”, la dimensione della misericordia e del perdono nella coppia.La seconda proposta (dal 3 al 5 gennaio) che facciamo è una tre giorni di Formazio-ne per chi si impegna, per le coppie che vogliono crescere per poi impegnarsi all’inter-no dell’Equipe, che vogliono investire in formazione per poi aiutare in maniera attiva le altre coppie a crescere a lo-ro volta, per le famiglie, per la propria comunità. In questo appuntamento vogliamo ini-ziare a lavorare sui temi che emergeranno dal Sinodo sulla famiglia che si svolgerà il mese di ottobre.La terza proposta, quella più storica, è il Cadifam, il CAmpo DIocesano per FAMiglie, che si terrà ad inizio luglio presso Ain Karim a San Nicolò Valfurva (il tema lo stiamo ancora “cuban-do”). Si tratta di un campo per le coppie, un campo per i figli, un campo per gli animatori, un campo per le famiglie, insom-ma un campo dove si speri-menta l’unitarietà dell’Azione Cattolica. Ci saranno momenti di formazione e di riflessione per le coppie, giochi e attivi-tà per i figli, laboratori per le famiglie e anche gli animato-ri, mentre prestano servizio,

Descrivere lo stile dell’Equipe Famiglia di Azione Cattolica Diocesana e il suo percorso, è l’obiettivo di questo articolo, in cui cercheremo di capirne insieme le proposte e a chi si rivolgono.Innanzitutto l’Equipe Fami-glia si rivolge al cuore della famiglia, che è la coppia, e poi ai figli, con i quali la famiglia cresce, cambia, matura affron-tando un passo dopo l’altro nel corso del tempo. È con queste due tensioni principali che portiamo avanti la nostra proposta.Il cammino di ogni anno cer-ca di declinare l’essere Azione Cattolica in iniziative in grado di offrire una risposta concreta alle esigenze (di coppia e di fa-miglia) del nostro tempo.Un esempio? Il percorso con-cluso a maggio, che con lo slogan “Verso una Famiglia inCREDIBILE” ci ha portato al-la ricerca dei famosi crocicchi (Mt 22,1-14), Nei nostri percorsi facciamo sempre un primo fondamen-tale passo, quello di capire la nostra “essenza di coppia e di famiglia”; l’anno scorso il pri-mo incontro aveva appunto come tema “Se la famiglia va al centro della sua essenza non può non esplodere ed andare in tutto il mondo”, e poi cer-chiamo di far “esplodere” que-sta essenza nelle realtà, nelle problematiche, nei temi del nostro tempo.E quest’anno? Abbiamo tre

proposte: un cammino itine-rante per la diocesi di Como aperto a tutte le famiglie, un momento di formazione per chi si impegna e un campo residenziale per famiglie di 5 giorni.Il cammino itinerante, che si articola in 4 giornate in 4 par-rocchie diverse della nostra diocesi quest’anno si intitola “Al Cuore della Famiglia: per-messo grazie scusa”, ha uno stile missionario e vuole vivere le tappe in diverse comunità parrocchiali insieme alle realtà esistenti, insieme alla chiesa locale.Il cammino di questo anno si propone, quindi, di andare al Cuore della Famiglia, con le tre parole Permesso, Grazie e Scusa, insomma “Che Colpo al Cuore!” ci sta bene come sottotitolo. Tutti gli incontri prevedono un intervento del nostro assistente diocesano, la presenza di relatori che por-tano la loro esperienza e mo-menti di condivisione.Nel primo incontro andremo al “Cuore” della Famiglia (19 ot-tobre a Colico), cercheremo di ragionare sulla Famiglia come Chiesa domestica, sulla identi-tà familiare della Chiesa.Nel secondo incontro (23 no-vembre) affronteremo la pa-rola “Permesso”: come entrare in una relazione nel rispetto dell’altro, a tutto tondo? Il terzo incontro (8 febbraio) sarà sul “Grazie”, grazie della vi-ta che ci è stata donata, la rico-

verranno seguiti dai nostri assistenti diocesani perché possa essere, anche per loro, un’esperienza di crescita e di formazione.In fin dei conti il Cadifam è il luogo principe dove, nelle nostre proposte, si riesce a vivere e concretizzare il valo-re associativo ed educativo dell’unitarietà, un valore che si esprime nel dialogo, nella collaborazione e nel confronto tra le generazioni, che al Cadi-fam riescono a condividere un percorso comune.Il Cadifam però è un po’ la “stra-ordinarietà”, mentre il percorso itinerante annuale che propo-niamo (quello con il titolo “Al Cuore della Famiglia”) si avvici-na di più alla “ordinarietà”, cer-ca di seguire di più le famiglie in maniera continuativa nel tempo (da ottobre ad aprile) e nello spazio (in “giro” per la diocesi) durante tutto l’anno. È sicuramente difficile, in una diocesi come la nostra così bella, varia ma estesa (geogra-ficamente parlando), mante-nere i contatti, le relazioni; noi ci proviamo con un cammino itinerante che ci porta in lungo e in largo per la diocesi stessa e con quanto di buono i mo-derni mezzi di comunicazione (Internet e i social network) possono dare (cercateci su Fa-cebook “Equipe Famiglia Azio-ne Cattolica Como”).Con questo ci auguriamo una ricca partecipazione e vi sa-lutiamo con le parole che il

Santo Padre Francesco ha pro-nunciato al primo Congresso latinoamericano di pastorale familiare (4 agosto 2014), e che ci sembra diano una signi-ficativa idea del cammino di quest’anno.“Al di là dei suoi problemi più pressanti e delle sue necessi-tà perentorie, la famiglia è un “centro di amore”, dove regna la legge del rispetto e della comunione, capace di resiste-re all’impeto della manipola-zione e della dominazione da parte dei centri di potere mon-dani. Nel cuore della famiglia, la persona si integra con natu-ralezza e armonia in un grup-po umano, superando la falsa opposizione tra individuo e società. In seno alla famiglia, nessuno viene messo da par-te: vi troveranno accoglienza sia l’anziano sia il bambino. La cultura dell’incontro e del dia-logo, l’apertura alla solidarietà e alla trascendenza hanno in essa la sua origine”.

Paola e Luca Moltrasio per l’Equipe Famiglia

di Azione Cattolica

AL DI LÀ DEI SUOI

PROBLEMI PIÙ PRESSANTI

E DELLE SUE NECESSITÀ

PERENTORIE,

LA FAMIGLIA È UN

“CENTRO DI AMORE”,

DOVE REGNA LA LEGGE

DEL RISPETTO E DELLA

COMUNIONE, CAPACE DI

RESISTERE ALL’IMPETO

DELLA MANIPOLAZIONE

E DELLA DOMINAZIONE

DA PARTE DEI CENTRI

DI POTERE MONDANI.

CON TRE PAROLE

UN BEL COLPO ALCUORE

Il cammino di questo anno sarà ritmato dalle parole di papa Francesco: “Permesso, Grazie, Scusa”

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4 A C R A G A Z Z I E G I O V A N II N S I E M E P E R - O T T O B R E 2 0 1 4

governi delle due Coree) insieme alle considerazioni in proposito di politici e autorità religiose; successivamente abbiamo osservato, tramite giochi, filmati e momenti di condivisione a coppie, il valore dell’accoglienza in particolare a scuola.Oltre a tutti questi momenti forma-tivi, abbiamo avuto il tempo per conoscere nuovi ragazzi, istaurare rapporti con chi si è affacciato per la prima volta nell’esperienza del Msac: un’esperienza, come tutte quelle di Azione cattolica, ricca soprattutto grazie alle relazioni che si creano tra le persone.Nel corso della due giorni abbiamo avuto l’onore di ospitare Adelaide Iacobelli della diocesi di Albano, vice-segretaria nazionale del Movimento Studenti, che ci ha augurato di essere studenti attivi, interessati, protagoni-sti. Ci ha invitato a non vivere le ore di scuola attendendo il suono della campanella ma ad essere testimoni di Cristo tra i banchi con la nostra vita.In questa direzione si è inserito il mes-saggio del presidente diocesano che, impossibilitato a partecipare all’in-contro, ha ribadito che «l’associazio-ne  ha molta fiducia  nei giovani del Msac , li accompagnerà   e ancor più li sosterrà nel loro essere annunciatori della gioia del Vangelo nella scuola».Questa “Due Giorni” è stato il primo vero appuntamento diocesano del nuovo corso del Movimento Studenti e ci ha riempito di soddisfazione ve-dere che questa realtà sta prendendo forma e che gli sforzi fatti in passato stanno dando grandi frutti. Ma questo appuntamento non è assolutamente un traguardo: la sfida inizia adesso.

L’Equipe Diocesana

Settembre, la scuola è ricominciata e le attività del Movimento Studenti di Azione cattolica (Msac) non poteva-no certo ritardare . E così il 27 e il 28 settembre l’Equipe Diocesana ha or-ganizzato la prima “Due Giorni Msac”, coinvolgendo una cinquantina di ragazzi provenienti da ogni angolo della Diocesi insieme a qualche rap-presentante del Settore Giovani.Ad accogliere il Movimento Studenti è stata la parrocchia S. Giovanni Batti-sta di Morbegno, che ha messo l’ora-torio a disposizione degli msacchini.Lo scopo della “Due Giorni” era quel-lo di condividere un appuntamento diocesano prima di riprendere le atti-vità nei quattro circoli di Como, Chia-venna, Sondrio e Bormio e soprat-tutto quello di allargare la proposta a chi non aveva ancora conosciuto il Movimento.Come tema della due giorni sono stati scelti due argomenti proposti dall’Equipe Nazionale per l’anno in corso, ossia quello dei social network e quello della pace.Nel pomeriggio di sabato si è cercato di capire come i social network posso-no essere utilizzati col fine educativo o in ambiente scolastico: partendo da situazioni concrete (come la compra-vendita di libri di seconda mano tra-mite una pagina Internet di un istituto o classi virtuali dove i professori pos-sono inviare compiti e materiali agli alunni) abbiamo discusso a gruppi sull’utilizzo di questi strumenti a scuo-la. Le attività della domenica hanno in-vece riguardato la pace, l’accoglienza e il dialogo da diverse prospettive: in un primo momento ci sono stati pre-sentati alcuni esempi attuali di conflit-to (come la situazione di guerra civile in Ucraina e in Siria e le tensioni tra i

In ogni storia che si rispetti i protagonisti devono affrontare paure, superare ostacoli, vivere avventure. È la storia di ciascuno di noi, se solo per un istante ci fermiamo a pensare. Di certo è la storia anche dei nostri acierrini e giovanissimi messi alla prova, sabato 6 settembre, at-traverso il rafting sulle rive dell’Adda. I nostri “protagonisti” hanno affrontato paure e ostacoli per vivere quel passaggio che apre a un nuovo inizio: un cammino che chiede loro di fare memoria grata di tutte le esperienze vissute e che sprona a remare con nuova forza nell’av-ventura in cui si stanno per imbarcare.È stata una bella giornata, non solo per il cielo limpido che ci ha accompagnati, ma soprattut-to per il clima che si è respirato. Un clima di allegria e condivisione nato dall’esigenza di fare squadra su ogni gommone, dalla necessità di essere coordinati e di sapersi aiutare per poter procedere. Tutti sulla stessa barca: in cui ognuno è indispensabile per riuscire a superare le difficoltà in cui incorreremo.La fatica di certo non è mancata, ma è stata divisa equamente da tutti, con lo spirito di chi sa che collaborare permette di raggiungere il proprio traguardo e il traguardo del gruppo. Saper remare e muoversi insieme agli altri ha portato ad un successo che da soli non si sarebbe mai riusciti a raggiungere. Questo è stato anche il pensiero del presidente diocesano che, presente alla partenza e all’arrivo del rafting, ha voluto proporre ai ragazzi il valore della re-sponsabilità che in associazione è personale (saper remare) e nello stesso tempo comunitaria (remare bene insieme). È stato quindi importante per i nuovi giovanissimi e i nuovi giovani vivere questa esperien-za in prima persona, perché hanno compreso con più forza il significato del passaggio di cui sono protagonisti. E dal momento che “la felicità è vera solo se condivisa” è stato mol-to arricchente il confronto vissuto alla fine della discesa, in cui abbiamo cercato di capire in profondità il significato di questa avventura. Ed è stato molto bello, il giorno dopo il rafting, condividere questa avventura con i responsabili associativi che partecipavano all’assemblea diocesana: grazie alle immagini che il vicepresidente diocesano aveva colto seguendo la discesa dalla riva dell’Adda si è vissuto un simpatico e significativo momento di unitarietà. Ora dobbiamo continuare a essere testimoni di quella gioia vissuta insieme per essere esem-pio entusiasmante per gli altri.

Federica Bertoletti e don Emanuele CortiResponsabile diocesana e assitente diocesano Acr

STUDENTI

LA SFIDA INIZIA ADESSOMsac: la “Due Giorni” di Morbegno ha offerto molti contenuti e stimoli per una cittadinanza attiva nella scuola

PASSAGGI

CON I REMI DELLA FELICITÀRafting sull’Adda: la gioia e la condivisione di un impegno che continua

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5A C T E R R I T O R I OI N S I E M E P E R - O T T O B R E 2 0 1 4

guardano il nostro territorio– in una prospettiva di lungo

termine.Il percorso ha raggiunto un primo traguardo significati-vo con la stesura di un docu-mento, presentato alla stampa ai primi di agosto, che offre elementi di riflessione condi-visa in vista delle elezioni del nuovo Consiglio provinciale e soprattutto della stesura dello Statuto del nuovo Ente (“Lo Statuto montano per la Val-tellina e la Valchiavenna - Un documento preparatorio” è di-sponibile sul sito www.cislson-drio.it/archivio-notizie).Il documento ha lo scopo di “offrire degli spunti di rifles-sione per preparare l’elabora-zione dello Statuto montano aperto, elaborato a più mani, frutto dell’analisi e discussio-ne delle questioni più urgenti del nostro territorio, raccolte nei vari luoghi di interesse, in modo da arrivare ad un docu-mento programmatico defini-tivo da offrire poi a coloro che intendono lavorare effettiva-mente per una nuova stagio-ne”.Centrale è la questione del metodo che, coerentemente con gli obiettivi, è quello del “confronto e della riflessione costruttiva, finalizzata ad ela-borare idee e proposte con-divise rispetto alle questioni individuate in uno spirito di fraterna collaborazione”.Oggi, infatti, “è più importante la premessa con l’indicazione

Luglio 1943. Alla vigilia di uno dei momenti più drammatici per la storia del nostro Paese – la caduta del Fascismo e l’arre-sto di Mussolini – un gruppo di intellettuali cattolici si riunisce all’eremo di Camaldoli per una settimana di studi.Li ha chiamati a raccolta e ne guida i lavori monsignor Adriano Bernareggi, vescovo di Bergamo e assistente cen-trale della Sezione Laureati cattolici.Il testo che raccoglie l’elabora-zione avviata in quei giorni e proseguita nei mesi successivi, noto come “Codice di Camal-doli”, mira ad “approfondire i complessi problemi che presen-ta la odierna società e a offrire al lettore e all’uomo di azione gli elementi per un orientamen-to sicuro e al tempo stesso adat-to alla contingente concretezza della fase storica e politica che attraversiamo”. Comincia così a venir prefigu-rato il futuro assetto dell’Italia

nella fase che si aprirà dopo la Liberazione, quale frutto del dialogo fecondo tra il magi-stero della Chiesa che si è via via sviluppato nelle grandi En-cicliche sociali e l’elaborazione scientifica nei diversi campi delle scienze umane e sociali. A 70 anni di distanza, varie espressioni del mondo catto-lico della provincia di Sondrio – organizzazioni ecclesiali, culturali, sindacali e imprendi-toriali – hanno voluto riandare a quella esperienza non solo per celebrarne la memoria, ma soprattutto per raccoglierne e attualizzarne la lezione di me-todo.Non poteva certo mancare la presenza della nostra As-sociazione, che nel punto di contatto (e non di confine) tra la piazza e il campanile trova il suo habitat naturale e realizza la sua vocazione alla sintesi tra fede e vita.Dalla comune riflessione dei partecipanti è scaturito un percorso che si è articolato in cinque convegni svoltisi nei capoluoghi di mandamento della provincia di Sondrio (ve-di il riquadro in alto).Se dovessi proporre una sinte-si – non dei contenuti, ma del-le caratteristiche e degli oriz-zonti – direi che si è trattato di – un esercizio di pensiero

politico – cristianamente ispirato– applicato alla dimensione

locale– sulle grandi questioni che ri-

dello spirito progettuale, del senso di servizio e del valore amicale del mettersi insieme, che non la completezza dei temi o la finalizzazione imme-diata a realizzare nuovi sog-getti di potere”.Il documento richiama lo Sta-tuto comunitario per la Valtel-lina proposto dal prof. Alber-to Quadrio Curzio nel 2008 (www.statvalt.eu) e ne rilancia alcuni dei temi fondamentali: democrazia partecipativa, isti-tuzioni, sviluppo economico e sociale.Riguardo alla democrazia, “l’Ente montano, per far sinte-si delle esigenze del territorio, deve prevedere forme oriz-zontali di coAmministrazione, in quanto diviene strategico, in termini di sviluppo e di sus-sidiarietà, istituzionalizzare il contributo che possono dare i singoli cittadini e le associa-zioni, le forme, gli ambiti e gli strumenti di partecipazione, nello Statuto montano”.Sotto il profilo istituzionale si afferma l’esigenza che l’Ente goda di autonomia ammini-strativa, regolamentare e fi-nanziaria, in particolar modo per quel che riguarda “il gover-no del territorio, la green eco-nomy, la tutela dell’ambiente e del paesaggio, l’agricoltura, le acque, l’energia, il turismo, la viabilità e i trasporti, il so-stegno e la promozione delle attività economiche”.Per la crescita del territorio “va costruita una capacità di for-

Uno scorcio di case in Valtellina

mulare un’ipotesi progettuale per lo sviluppo sociale, eco-nomico, culturale e politico dell’area alpina a partire dalla realtà amministrativa esisten-te, e da quella costituente, in rapporto alla società civile locale, avvalendosi anche di forme di sussidiarietà orizzon-tale”.Le organizzazioni promotri-ci avevano auspicato che sui temi indicati nel documento si potesse aprire un tavolo di confronto con tutti gli atto-ri economici, sociali, politici, istituzionali del territorio at-traverso incontri di appro-fondimento in ogni ambito territoriale della provincia; bi-sogna tuttavia ammettere che l’accoglienza è stata tiepida e ha suscitato qualche polemi-ca, quasi che si fosse invaso il campo dei professionisti della politica.Forse è il segno che siamo sul-la strada giusta…

Francesco Mazza

A 70 ANNI DAL CODICE DI CAMALDOLI - QUALE ATTUALITÀ PER VALTELLINA E VALCHIAVENNA

Il contributo di Vanoni, Saraceno, Pa-ronetto Morbegno, 29 giugno 2013

Il valore della sussidiarietà nel proces-so di riforma istituzionale Chiavenna, 7 ottobre 2013

Esperienze e casi di responsabilità so-ciale d’impresa in provincia di Sondrio Sondrio, 9 novembre 2013

Tra comunità e nuovo welfare Tirano, 10 maggio 2014

La riforma Delrio e la specificità mon-tana: quale futuro per le nostre comuni-tà? Sondrio, 4 luglio 2014

Il ciclo di incontri è stato promosso e or-ganizzato da: Acli, Azione Cattolica, Cisl, Coldiretti, Compagnia delle opere, Confar-tigianato, Confcooperative, Pastorale so-ciale e del lavoro, Ucid. Sono partner delle iniziative la Società Economica Valtellinese e la Fondazione Melazzini.

VALTELLINA E VALCHIAVENNA

NELLO SPIRITO E CON LO STILE DI CAMALDOLI

Il contributo dell’Ac e

di altre espressioni della realtà cattolica per lo “Statuto mon-

tano”: un esercizio di pensiero politico

cristianamente ispirato

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portanza di accompagnare le nuove generazioni nella for-mazione di una coscienza civi-ca abitata dalla libertà e dalla responsabilità.Ci impegniamo con la testimo-nianza e l’iniziativa dei giovani a promuovere e sostenere nella scuola, nell’università, nei luo-ghi ecclesiali e associativi un percorso di cittadinanza attiva alla luce di valori e ideali le cui radici sono nella fede cristiana.Ci impegniamo a promuovere occasioni in cui le diverse espe-rienze associative del nostro ter-ritorio possano dialogare e cre-scere insieme perché, stimandosi a vicenda, rendano più fecondo il comune impegno educativo.Il nostro vescovo Diego ha sot-tolineato più volte l’urgenza e la necessità di accrescere la nostra fede e la nostra testimo-nianza cristiana e ci ha invitato ad annunciare con entusiasmo e con un linguaggio più effica-ce la gioia del Vangelo. Ci impegniamo, quale associa-zione ecclesiale di laici, a con-tribuire ancor più alla forma-zione della coscienza cristiana, a far nascere domande sul Dio di Gesù, a offrire percorsi per incontrarLo.Ai piedi della Croce, partendo dalla Croce e sulle orme del Crocifisso - Risorto che per primo si è impegnato per tutti noi, confermiamo alla nostra Chiesa e alla nostra Città l’im-pegno a essere “buoni cristia-ni e onesti cittadini”.

Azione Cattolica Italiana - Diocesi di Como Como – Monte Croce, 30 set-tembre 201480° anniversario della po-sa della Croce sul monte di Sant’Eutichio da parte degli Uomini di Ac

Martedì 30 settembre nella chiesa di Prestino a Como si è tenuta la “Veglia della croce” promossa dall’Azione cattolica diocesana in occasione dell’ot-tantesimo anniverario della posa della croce sul monte omonimo da parte degli uo-mini di Ac.Sul prossimo numero di Insie-me pubblicheremo un servizio sull’evento al quale, tra gli altri, hanno preso la parola il vesco-vo mons. Diego Coletti, il sin-daco di Como, Mario Lucini, e il direttore della Caritas dioce-sana Roberto Bernasconi. In questo numero pubblichia-mo il testo integrale del mes-saggio “Impegno per la città” che è stato letto e condiviso durante la veglia. IMPEGNO PER LA CITTà

“Ci impegniamo perché non potremmo non impegnarci. Ci impegniamo senza giudi-care chi non s‘impegna, senza accusare chi non s‘impegna, senza condannare chi non s‘impegna, senza cercare per-ché non s‘impegna, senza di-simpegnarci perché altri non s‘impegna”.

Con le parole di don Primo Mazzolari si apre il nostro mes-saggio alla città in occasione dell’80° anniversario della posa della croce sul monte di Sant’Eutichio.Il nostro è un messaggio sem-plice, cordiale ed essenziale al territorio dove l’associazione è presente con i ragazzi, i giova-ni, gli adulti, le famiglie. Contribuire alla costruzione della città dell’uomo è sem-pre stato per l’Ac, associazione ecclesiale di laici, uno degli obiettivi più alti dei suoi pro-getti e dei suoi percorsi educa-tivi e formativi.Amare la città significa stare con l’intelligenza del cuore nel-la sua storia e nella sua cronaca.Amare la città significa cono-scere, valutare, accompagnare, in atteggiamento critico-pro-positivo, l’opera delle Istituzioni per la crescita umana dei citta-dini dalla quale dipende ogni altra crescita.Ci impegniamo quindi a educare ed educarci a una cittadinanza intesa come consapevolezza e come cor-responsabilità di ognuno e di tutti nella costruzione del be-ne comune.Ci impegniamo a educare ed educarci al pensare e all’agire politico intesi e vissuti come forma alta ed esigente di carità.Ci richiamiamo al pensiero so-ciale della Chiesa nel dare con-tenuto culturale ed etico alla ricerca di soluzioni ai proble-

mi della città e nel definire le prospettive di sviluppo in un tempo in cui la crisi economi-ca provoca difficoltà, povertà, precarietà, disoccupazione. Ci impegniamo perché la città abbia sempre a cuore la sua risorsa più preziosa che è la famiglia e la sostenga concre-tamene nel tempo della diffi-coltà e del disagio.Ci impegniamo a dire e soste-nere le ragioni del valore inalie-nabile della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna perché, pur nella dove-rosa tutela di diritti individuali, la famiglia non venga sacrifica-ta sui tavoli dell’ ideologia. Ci impegniamo, con la stessa onestà intellettuale, a favore della vita in tutte le sue sta-gioni e in tutte le situazioni di fragilità in cui viene a trovarsi. La passione per la vita, dai suoi primi ai suoi ultimi battiti, vie-ne dalla consapevolezza che ogni uomo è stato ed è pensa-to da Dio.Ci impegniamo perché cresca la convinzione che a partire dall’abitare con responsabilità la città si arriva ad abitare con altrettanta responsabilità l’Eu-ropa, il Mondo.L’umanità che, proveniente da Paesi lontani e sofferenti, si ferma o transita nel nostro territorio mette a prova il no-stro grado di civiltà, la nostra capacità di coniugare, alla luce della dignità della persona, la solidarietà con la legalità.Ci impegniamo perché la città sia aperta all’accoglienza, sia esperienza di convivialità del-le differenze, sia luogo in cui il creato è custodito con intelli-genza e passione. In tutti i luoghi educativi, in particolare nella scuola, si avvertono l’urgenza e l’im-

il nostro impegno

BuONI CRIsTIANI, ONEsTI CITTAdINIIl testo del messaggio letto e condiviso alla veglia della croce che si è tenuta il 30 settembre a Como

l A C I t tà e I l m o n D oI n S I E M E P E R - O t t O B R E 2 0 1 4

ottobre missionario

ALLARGhIAMO LO sGuARdO“Missio ad gentes”: il volto di una corresponsabilità ecclesiale … fino ai confini del mondo

L’Azione cattolica ha sempre avuto a cuore l’impegno mis-sionario che la nostra diocesi anche oggi rende concreto e visibile nei volti dei missionari “fidei donum”: sacerdoti, religiosi e laici che per conto e a nome della Chiesa di Como sono partiti e partono per annunciare il Vangelo a persone e popoli che ancora non lo conoscono o che chiedono di es-sere accompagnati nei primi passi del cammino di fede. L’esperienza di un giovane sacerdote missionario in Africa è stata al centro del campo estivo dei giovanissimi mentre l’Ac ha voluto esprimere il suo impegno in un messaggio in-viato al convegno missionario diocesano di quest’anno. Ci sentiamo molto vicini e siamo riconoscenti ai nostri missio-nari che nonostante pericoli e rischi, sono ritornati in Africa. Da qualche giorno don Roberto Bartesaghi, assistente dio-cesano del Settore Adulti, è in Perù per incontrare la nostra missione diocesana. Per aiutarci a crescere nella preghiera, nel pensiero e nell’impegno abbiamo chiesto a Gabriella Roncoroni dell’Ufficio missionario diocesano di offrirci un pensiero sull’ottobre missionario e sulla Giornata missionaria mon-diale (19 ottobre) che, tra l’altro, vedrà la beatificazione di Paolo VI. Prendiamo spunto da questa riflessione per rimotivare e rilanciare la sensibilità e l’impegno della nostra associazione per la “missio ad gentes”.

Come ogni anno ritorna, puntuale, il mese di ottobre, mese in cui la Chiesa ci invita a celebrare la Giornata Mis-sionaria Mondiale. Quest’anno lo slogan scelto: “Periferie cuore della missione” ci riporta a quella Chiesa in uscita che papa Francesco sogna, scrive e soprattutto testimo-nia e vive per primo. Lasciamoci dunque scuotere da questo invito per uscire dal nostro modo di pensare e vivere, per essere Chiesa attratta dai “lontani della terra”, per riscoprire il “cuore” della missionarietà, che è la gioia sperimentata dal missionario mentre evangelizza, sa-pendo che annunciando Gesù, tutti sono arricchiti e resi testimoni della gioia del Vangelo. Il termine “periferia” ci aiuta a comprendere quale stile viene richiamato con questo tema: la periferia è il cuore della missione della Chiesa, è il luogo dove come Chiesa siamo chiamati ad esserci, a porre scelte di priorità di im-pegno e di servizio per-ché Gesù stesso ci spinge ad uscire da noi stessi per incontrare, nel volto dei fratelli, il suo stesso volto: “Ciò che avete fatto a uno di questi piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Uscire verso gli ultimi (poveri e peccatori) per i cristiani non vuol dire so-lo andare verso i fratelli e le sorelle, ma scoprire che Dio è in cammino accan-to all’umanità, è presente in quella parte di umani-tà, e quindi lì tra gli ultimi occorre abitare.La giornata missiona-ria mondiale allarga il nostro sguardo oltre i confini: la missione ad gentes è un compito che ancora oggi tocca ogni battezzato e lo investe di una responsabilità, quella di essere testimone gioioso del Vangelo ricevuto in dono. non possiamo porre fine alla corsa del Vangelo: i tre ver-bi consegnati da papa Francesco alla scorsa Assemblea dell’Ac sono tre verbi dall’identità missionaria. “Rimanere con Gesù” cuore di ogni periferia, centro per cui la dina-mica missionaria ha senso e fondamento perenne; “anda-re per le strade” luogo di vita quotidiano di ogni battez-zato dove vivere concretamente la propria responsabilità nei confronti dell’evangelizzazione e della testimonianza; “gioire ed esultare nel Signore” stile di presenza discreta e festosa che fa la differenza nelle relazioni, nelle scelte di vita, nell’impegno ecclesiale e sociale. Così la missione che già fa parte della nostra vita, perché “marchiati a fuo-co nel Battesimo” diventerà visibile e tanti fratelli potran-no sperimentarne la bellezza e la gioia.

Gabriella Roncoroni - Centro missionario Diocesano

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7A C C A M P II N S I E M E P E R - O T T O B R E 2 0 1 4

“Mai senza l’altro” , è il titolo del campo 30-40enni ed oltre che si è tenuto dal 21 al 24 agosto. È stata un’esperienza scandi-ta da momenti di spiritualità, di condivisione, di incontro con le persone, e testimoni che hanno segnato la storia con la loro vita. Non sono manca-te visite culturali, ai luoghi di sofferenza: ognuno di noi ha cercato di aprire i propri confini per l’incontro con la diversità.I protagonisti di questo campo, sono stati anche i 12 bambini e ragazzi che hanno vissuto le varie giornate: a loro la parola.

Cari amici, giovedì 21 agosto io e la mia famiglia siamo an-dati a Trieste con il campo dio-cesano di Ac.GIOVEDÌ 21 AGOSTO-AQUILEIAPartenza da Morbegno e arri-vo ad Aquileia, un paese con una chiesa dove il campanile è staccato. Lì, abbiamo visitato i mosaici che erano in chiesa; poi siamo saliti sul campanile dove c’era un panorama ma-gnifico.Infine, abbiamo visitato il bat-tistero e lì c’era un mosaico con un pavone bellissimo.Usciti dal battistero ci siamo avviati alle macchine e siamo andati a Trieste nell’albergo.Il mosaico che mi è piaciuto di più è quello di Giona e il mo-stro marino che lo mangia.

VENERDI 22 AGOSTO-SLOVE-NIA & CROAZIAÈ mattino e tutto il campo si prepara per andare in Slovenia e in Croazia.Partendo da Trieste andiamo a Pirano, una città che prima era in Italia, ma adesso è in Slove-nia, perché qualcuno ha spo-stato il confine di Stato, però a Pirano ci sono anche pochi italiani.Infatti in Slovenia i cartelli stra-

dali sono anche in italiano co-me Piran/Pirano.Parcheggiata la macchina sia-mo andati in piazza dove c’è la statua di Giuseppe Tartini. Poi è arrivato un signore che si chiama Kristian che ci ha aiu-tato a visitare Pirano.Finito anche il pranzo abbia-mo preso la macchina e siamo andati in Croazia e lì abbiamo fatto la messa e io ho fatto il chierichetto. Giovanni

Anche se non era un campo per ragazzi, da questa “avven-tura” ho comunque portato a casa tanto.Trieste, Istria, Italia, Slovenia… sono linee di confine variate in lunghi secoli di storia, confini flessibili, talvolta, mentre altre volte, invalicabili. Grazie alle testimonianze di chi ha vissuto questi problemi sulla propria pelle, come quel-la di Kristyan Knez, un giova-ne storico sloveno di origini italiane, e quella di Mario e Giuliana, sono riuscita a capire qualcosa in più su queste terre tanto ambite da due popoli, divisi ma allo stesso tempo fratelli.Trieste mi è sembrata una città abbastanza tranquilla, piccola ma vivace, multiculturale, con vari luoghi di culto, come si-nagoghe, chiese cattoliche e chiese ortodosse… Durante le visite alle Foibe e al-la Risiera di San Sabba, campo di concentramento nel 1945, mi sono sentita impotente: ero davanti a quello che fino

a quel momento avevo solo sentito raccontare, o letto sui libri di scuola, quindi è stato un duro impatto con una re-altà tragica del nostro passato.Ma soprattutto, grazie a que-sto campo sull’idea di confi-ne, ho capito che viaggiare non vuol dire soltanto andare dall’altra parte di una fron-tiera, ma anche, come dice lo scrittore Claudio Magris, “…scoprire di essere sempre pure dall’altra parte”. Maria

Mi è piaciuto molto cammi-nare con tanti amici e sentire raccontare tanti pezzi di storia importante. Maria Letizia

Mi è piaciuta tanto l’uscita se-rale con i canti e il gelato della Lucia: la temperatura della cit-tà era scaldata dal calore del sentirci tutti una grande fami-glia. Agnese

Mi è piaciuto incontrare gli amici e visitare il castello di Mi-ramare. Giuditta

Ho trovato questo campo mol-to interessante perché abbia-mo visitato luoghi importanti per la nostra nazione, ognu-no con una storia propria e particolare. Abbiamo visitato anche parecchi luoghi diret-tamente collegati alle guerre mondiali che ho studiato pro-prio quest’ultimo anno scola-stico e ho potuto solo ora ren-dermi veramente conto di ciò che è successo. In quei luoghi

ho sentito il dolore di quelle persone e è nato forte in me il desiderio di dire a tutti di essere ciascuno responsabili del proprio pezzo di storia per non ripetere più questi errori. Tobia

In questo campo ho avuto la possibilità di approfondire va-ri argomenti attuali e non, al-cuni affrontati anche durante l’anno scolastico, trovando per ciascuno spunti di riflessione interessanti che potrebbero essere un potenziale aiuto per quello che verrà. Bello è stato poi poter respirare un clima di famiglia molto sereno e piacevole con tante persone! Camilla

Il campo 30-40enni mi ha fatto riflettere sulla condivisione.Ho capito che per essere un gruppo bisogna ascoltare tutti e prendere in considerazione le proposte degli altri.Mi sono piaciute molto la Slo-venia e la Croazia.Mi sono piaciuti molto i luoghi che abbiamo visitato e la loro storia tranne la Risiera e le Foi-be.Sono posti brutti dove la gen-te veniva fucilata, bruciata … e buttata giù in un buco.Dove la causa di tutto questo era essere semplicemente di-versi.La Trinità, la cosa su cui ab-biamo riflettuto lungo questo campo, è un tema che fa capi-re che non ci sei solo tu.Che esiste un Padre, un Figlio e

uno Spirito Santo.Che sono la stessa cosa, ma di-versi uno dall’altro.Ho capito che quando tu ti ri-trovi da solo devi pensare che non lo sei perché loro sono con te. Mi sono divertita con tutti i miei amici e con quel-li nuovi che ho conosciuto. Alessia

Il viaggio a Trieste io l’ho vis-suto bene, in compagnia an-che di amici che non vedevo dall’anno scorso e mi sono divertita. Tra tutti i giorni, il mio preferito è stato il secon-do, quando abbiamo visitato la Slovenia e la Croazia. Mi è piaciuto non solo perché ab-biamo oltrepassato il confine e esplorato altri Stati, ma anche perché ho conosciuto un nuo-vo sacerdote che, come tanti altri, ha donato la sua vita per difendere chi crede in Dio. Mi ha colpito molto anche la visita alla Risiera di San Sabba. È vero che avevo già visitato un campo di concentramento in Austria, ma è stato comunque triste e commovente leggere e ascoltare le testimonianze lasciate da quelle persone che hanno subito maltrattamenti. È davvero vergognoso e ingiu-sto aver ucciso e torturato per-sone innocenti. Perché si deve uccidere? È importante andare a visitare questi luoghi, perché le persone possono riflettere leggendo le lettere di chi in quel momento c’era e l’ha vissuto con ansia e paura. In questo modo possiamo ca-pire com’è importante che nel mondo ci siano la pace e l’amore. Chiara

Fulvia Digoncelli, Chiara, Maria, Camilla, Giovanni,

Tobia, Giuditta, Maria Letizia, Alessia

CAMMINARE È INCONTRARE

MAI SENZA L’ALTRO L’esperienza del campo

30/40enni raccontato da bambini e ragazzi

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8 V I TA A S S O C I AT I V AI N S I E M E P E R - O T T O B R E 2 0 1 4

AZIONE CATTOLICA - COMOVIA C. BATTISTI, 8 - 22100 COMO TEL. 031265181 - [email protected] WWW.AZIONECATTOLICACOMO.ITORARI SEGRETERIA LUNEDÌ 15:00 18:30 - MARTEDÌ 9:30 13:00MERCOLEDÌ 15:00 18:30 GIOVEDÌ 9:30 13:00 - VENERDÌ 15:00 18:30SABATO 9:30 13:00

SUPPLEMENTO A IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO DIRETTORE RESPONSABILE: ALBERTO CAMPOLEONI DIRETTORE EDITORIALE: ANGELO RIVA

PER

Sei tu la dimora di Dio: die-ci anni dopo non possiamo non ricordare con gratitudine il pellegrinaggio nazionale dell’Azione cattolica. Dieci an-ni. In questo tempo le nostre case hanno ospitato molti cambiamenti: si sono riempite di figli, si sono svuotate di per-sone care, hanno visto fidan-zati sposarsi, bambini cresce-re... Così è la vita dei laici, così è anche la vita dell’Ac. In Azione cattolica, infatti, sono cambiati presidenti e responsabili, alcu-ni acierrini e giovanissimi sono diventati giovani fuorisede o educatori, qualcuno è alla so-glia dell’età adulta; qualcuno ha lasciato, altri sono arrivati; gli adulti sono cresciuti, alcuni anziani soci hanno raggiunto la casa del Padre... sono sorte associazioni parrocchiali, altre si sono trasformate e unite; chi era impegnato a livello nazio-nale è tornato in parrocchia o si è ributtato nella vita dio-cesana, mentre in Centro na-zionale sono passate persone nuove, o è tornato chi c’era già in altra veste... Una casa di certo non è cam-biata in questo tempo: la San-ta Casa di Loreto, il luogo del sì di Maria, dove 10 anni fa l’Azio-ne cattolica si è riunita attorno a papa Giovanni Paolo II per declinare in maniera rinnovata la propria scelta di laici dentro la Chiesa. Contemplazione, Comunione e Missione – ci disse il Santo Padre – sono la strada e la meta per chi sceglie quella particolare forma di vita laicale che è l’Ac; e ci è sembra-to un modo nuovo di vivere quell’antico preghiera-azione-sacrificio (e studio) che i soci più anziani ci hanno sempre ri-

LORETO: 10 ANNI DOPO

LA DIMORA DI DIOL’esperienza di ieri nell’impegno di oggi e nel cammino verso il domani

cordato. Allora si è ripartiti, av-viando progetti piccoli e gran-di alla luce delle scelte della Cei – l’educazione in primis – e soprattutto dei cambiamenti epocali della Chiesa: l’arrivo di Benedetto e poi di papa Francesco. Il nuovo mandato all’Ac, in questa Chiesa rinno-vata dallo Spirito, le chiede di andare con gioia dietro Gesù. Cose nuove e cose antiche, di-rebbe qualcuno, per dare una nuova impronta a quel mini-stero laicale che dobbiamo costantemente tenere vivo e rinnovato, oggi sempre più in ascolto e a servizio della vita. Se il verbo “andare” con-nota in maniera particolare la nostra missione oggi – e pa-pa Francesco non smette di ricordarcelo – è soprattutto quel “rimanere con Gesù” che forse ereditiamo più di tutti da Loreto, dalla casa che vide il Signore negli anni della sua “vita nascosta” durante i quali si “laureava in umanità”, come direbbe don Tonino Bello. Una contemplazione nella quoti-

dianità che solo Maria può in-segnarci, colei che osservava il mistero e lo meditava nel suo cuore, in piena comunione col Figlio anche se non sempre lo comprendeva pienamente. Maria, inoltre, ci insegna an-che a gioire nel Signore: il Ma-gnificat sgorga dal suo spirito che salta di gioia (exsultat) per aver contemplato la misericor-dia e la bontà di Dio verso il suo popolo e verso di lei, dopo la prova fornita dalla gravidan-za di Elisabetta. Un canto di lode di chi riesce a guardare la storia con gli occhi di Dio e a fare sua quella logica; un can-to che – mi piace pensare – in seguito avrà riecheggiato più volte dentro quelle mura di Nazareth che tutti insieme ab-biamo visitato a Loreto. Ripassare per Loreto, allora, ci può dare la spinta verso quelle periferie da abitare e rendere vive della presenza del Signo-re, di cui il nostro Progetto For-mativo ci aiuta a prendere la forma. Buon cammino!

Romina Ramazzotti

MATTEO TRUFFELLI

UN TEMPO FAVOREVOLEUn’eco dal campo nazionale Acr ad Ain Karim in Valfurva

Abbiamo incontrato il presidente nazionale dell’Azione cattolica, Matteo Truffelli, il 2 agosto al campo scuola nazionale per Equipe diocesane Acr che si è tenuto a Ain Karim (San Nicolò Valfurva). Abbiamo poi avuto modo di incontrarlo in altre occasioni e così abbiamo raccolto alcuni suoi pensieri in diretta per Insieme.«L’associazione non nasce solo per fare formazione, bensì per assumere tutta la missione della Chiesa che è l’evangelizzazione. È questa la direzione che bisogna seguire, coscienti della complessità del testimoniare la fede nel nostro tempo».«Come associazione occorre spendersi nelle parrocchie. Ciò non significa rinchiudersi nelle sacrestie o negli oratori che pure rappresentano luoghi educativi importanti. Impegnarsi nelle parrocchie e con le parrocchie non è in contraddizione con la consapevolezza che servono vie nuove e originali per una “Chiesa in uscita” come ci dice il papa. Stare nelle parrocchie con lo stile della corresponsabilità significa incrociare la vita della gente sul territorio, significa ascoltare le persone e accogliere le loro attese e le loro domande».«Penso che nel prossimo futuro l’associazione debba curare molto il legame associativo e sappia trasmetterne il significato e la bellezza. Bisogna imparare a raccontare l’Ac».«L’Ac vive la dimensione familiare come luogo irrinunciabile e bello della vita e della formazione della persona, della maturazione umana, della trasmissione della fede. Avvertiamo la famiglia come ambiente primario nel quale si sperimenta l’amore, in cui si forma l’identità della persona. Occorre poi riconoscerne la centralità a livello sociale. Ogni carenza sociale preme sulla famiglia, ogni problema professionale e lavorativo porta nell’ambiente domestico tensioni e preoccupazioni. Penso che nell’ormai prossimo Sinodo straordinario sulla famiglia la domanda più forte sarà quella su come la famiglia può essere soggetto attivo di evangelizzazione. E in questo campo l’Ac ha molto da dire e molto da ascoltare».«Quello che stiamo vivendo personalmente e associativamente è un tempo favorevole, un tempo che ci richiama con impegno e gioia alla testimonianza evangelica».«In Ac abbiamo dei punti fermi: il compito educativo, lo stile della corresponsabilità, l’impegno verso il bene comune. L’Ac deve farsi sempre più vicina alla vita delle persone, alle loro attese, alle loro sofferenze e povertà, alla loro ricerca di piena umanità per giungere allo stupore dell’incontro con Cristo che cambia la vita. Dobbiamo sempre partire dai più deboli, di chi vive l’indigenza materiale ma anche di chi vive l’indigena spirituale».«L’Azione cattolica dei ragazzi ci chiede di rispettare il protagonismo dei piccoli e ci chiede di accompagnarli nella loro crescita umana e cristiana considerandoli sempre come soggetti attivi nella costruzione della Chiesa e della Città. Per l’Ac i ragazzi non sono mai dei destinatari passivi di un messaggio oppure, in ambito pastorale, degli intermediari tra noi e i loro genitori. Sono persone a tutto tondo».