OnStage Aprile

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n°29 aprile '10 VASCO ROSSI ELISA MIKA TOKIO HOTEL LITFIBA REGALATI UNA

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OnStage Aprile

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n°29 aprile '10

VASCO ROSSIELISAMIKATOKIO HOTELLITFIBA

REGALATI UNA

Regole del concorsoOnstage Magazine e Nintendo ti regalano una Nintendo DSi.

Partecipare è semplicissimo, basta inviare una mail a [email protected] oppure un sms al 320.2043040 (costo piano tariffario) indicando il tuo indirizzo mail preceduto da 125 (es.: [email protected]). Il nome del vincitore estratto

sarà pubblicato il 30 aprile sul sito www.onstageweb.com nella sezione contest.

© 2010 Nintendo. TM, ® and the Nintendo DSi logo are trademarks of Nintendo.

Partecipa al concorso e vinci una Nintendo DSi con incluso Style Boutique

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CONCORSOREGALATI UNA

Regole del concorsoOnstage Magazine e Nintendo ti regalano una Nintendo DSi.

Partecipare è semplicissimo, basta inviare una mail a [email protected] oppure un sms al 320.2043040 (costo piano tariffario) indicando il tuo indirizzo mail preceduto da 125 (es.: [email protected]). Il nome del vincitore estratto

sarà pubblicato il 30 aprile sul sito www.onstageweb.com nella sezione contest.

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CONCORSOREGALATI UNA

Tutti i locali di Milano e Roma dove trovi Onstage Magazine

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Direttore ResponsabileEmanuele Vescovo

Direttore EditorialeDaniele [email protected]

Art DirectorFederico [email protected]

Progetto graficoInedit srlvia Pietrasanta, 12 20143 [email protected]

GraficaKarin [email protected]

Photo editorTommaso [email protected]

Hanno collaborato a questo numero:Blueglue, Silvia Crivella, Susanna La Polla, Massimo Longoni, Roberta Maiorano, Claudio Morsenchio, Gianni Olfeni, Marco Rigamonti, Emanuele Mancini

PubblicitàAreaconcerti srlvia Carlo De Angeli, 320141 Milanotel. 02.533558Luca [email protected] [email protected] Casieri [email protected] [email protected]

Pubblicità Triveneto, Mantova, Emilia RomagnaEver Est s.n.c.via Roma 5/A - 35010 Limena (PD)Tel. 049.8849246 [email protected] Pubblicità LazioAreaconcerti SrlVia Nizza, 5300198 RomaTel 06.45474811Paola [email protected]

RedazioneFrancesca [email protected]

StampaCentro Stampa Quotidiani SpaVia dell’Industria, 52 25030 Erbusco (BS)

DistribuzioneMario [email protected]

Webhttp://www.onstageweb.comhttp://www.mylive.it

Onstage MagazineRegistrazione al tribunale di Milano N°362 del 01/06/2007

La foto della cover di Vasco è di Francesco Prandoni

Contributors

ONSTAGE MAGAZINE_ON TOUR_APRILE 2010

di Daniele Salomone

Tra i tanti aforismi che il sottovalutato poeta americano James Douglas Morrison (meglio co-nosciuto sotto le “mentite spoglie” di Jim) ci ha lasciato in eredità, ce n’è uno particolarmente significativo. Recita così: “A volte il vincitore é semplicemente un sognatore che non ha mai mollato”. Ad una prima lettura, le parole paiono di semplice interpretazione: per essere vinci-tori, nella vita, basta credere fino in fondo nei propri sogni. Ma forse c’è una spiegazione meno immediata ed è proprio la vicenda di Jim a suggerirlo. Lui stesso, sempre più remissivo al cospetto dei demoni che rapidamente avvelenavano il suo talento, è stato anche un perdente. Ma come, direte voi, il cantante dei Doors? Il rocker che ha più segnato l’immaginario musical-popolare del Novecento? Un perdente lui? Difficile crederlo, eppure chi conosce l’essenza del pensiero di Morrison sa bene che questa era la sua stessa opinione. Jim era un poeta-sognatore che non ha avuto la forza di combattere un destino, quello di rockstar, che gli andava stretto, strettissimo. Ed ecco i demoni, i casini, gli stravizi che (complice un’innata instabilità d’animo) lo hanno piegato a soli 27 anni, spegnendo una vita che avrebbe potuto regalarci chissà quanta bellezza ancora. Quello che il Re Lucertola probabilmente sottointedeva con il citato aforismo è che la vittoria non è certificata dall’osservatore, ma dal combattente. La vittoria appartiene al sognatore che non ha mai mollato il suo sogno, non a coloro su cui proiettiamo i nostri sogni irrealizzati o irrealizzabili. Quindi lui, Jim, ha perso.Come facciamo dunque a sapere quali sono i vincitori e quali i perdenti? Semplicemente non possiamo stabilirlo seduti in platea, con un applauso o un pollice verso. Vi starete chiedendo se i protagonisti di questo numero, artisti del calibro di Elisa e Vasco Rossi, ma anche Mika, i Baustelle e Mario Biondi siano “vincitori” o meno. Sotto il punto di vista prettamente musicale hanno vinto, stravinto in alcuni casi. Ma anche loro sono prima di tutto delle persone. E se en-triamo nella dimensione personale i giochi tornano in discussione. Chi è vincitore e chi vinto? Tra le righe (quelle di Onstage Magazine), la risposta si intuisce.

THE NIROIn attesa che uscisse il suo secondo album (Best Wishes) Davide è stato ad Austin, in Texas, per suonare al celebre South By Southwest Festival. A pagina 13 ci racconta com’è andata.

STEFANO PIROSuonare davanti a 50-60.000 persone non è proprio un’esperienza quotidiana. Stefano, che con i Lythium lo ha fatto (aprendo per Vasco), ha ricordato le sue emozioni. A pag. 70

ALESSIO BERTALLOTE’ uno dei pochi che può permettersi di passare in radio la musica che ascolta davvero. Per condividerla con noi, Alessio ci suggerisce (a pagina 64) una playlist di 10 brani.

editoriale/ aprile

n°29 aprile '10

VASCO ROSSIELISAMIKATOKIO HOTELLITFIBA

Baustelle Mario Biondi Irene Grandi Iron Man 2

n°29 aprile '10

VASCO ROSSIELISAMIKATOKIO HOTELLITFIBA

n°29 aprile '10

VASCO ROSSIELISAMIKATOKIO HOTELLITFIBA

REGALATI UNA

n°29 aprile '10

VASCO ROSSIELISAMIKATOKIO HOTELLITFIBA

VASCO ROSSI: 6-7-11-12-16-17-21-22 APRILE: PALAOLIMPICO ISOZAKI, TORINO; TOKIO HOTEL: 11 APRILE: PALALOTTOMATICA, ROMA; 12 APRILE: MEDIOLANUM FORUM, MILANO; LITFIBA: 13 APRILE: MEDIOLANUM FORUM, MILANO; ELISA: 14 APRILE: ZOPPAS ARENA, CONEGLIANO (TV); 16 APRILE: PALALOTTOMATICA, ROMA; MIKA: 21 APRILE: MEDIOLANUM FORUM, MILANO.

8 iNdiCe/ aprile

rubriche

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ontourIl calendario completo dei concerti di aprile. Dai Foreigners (ve li ricordate?) ai Linea 77, ce n’è davvero per tutti i gusti.

rock 'n' fashionNonostante il Festival di Sanremo, Irene Grandi sta letteralmente volando con La cometa di Halley. Ma non è tutto oro quel che luccica.

what’s newL’albergo di Cristicchi potrebbe ospitare le meditazioni dei Baustelle e le lacrime di Mary J Blige. Sempre che Paul Weller non faccia troppo casino.

live reportCarrellata di fotografie scelte tra quelle scattate a marzo: The Cranberries, 30 Seconds To Mars, Carmen Consoli e Le Vibrazioni. Niente male, no?

coming soonI concerti di maggio, dal rock allo swing. Partendo dagli AC/DC si arriva fino a Michael Bublè, passando per Alicia Keys e i Black Eyed Peas.

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20. VASCO ROSSI

26. ELISA

Guido Elmi, fedele produttore artistico (e grande amico) del Blasco, ci ha parlato dei trent’anni (30!!) trascorsi a fianco del rocker più amato d’Italia.

La ragazza sbarazzina di un tempo si è voluta nella donna (mamma) accorta di oggi. Eppure la spontaneità è proprio la stessa di allora. Parola di Elisa.

Baustelle14

Mario Biondi16

FACE 2 FACE

10 iNdiCe/ aprile

onstageweb

live reportI reportage fotografici di tutti i più importanti concer-ti del mese: Vasco, Elisa, Mika, Tokio Hotel, Litfiba e molti altri.

onstage tVFrancesco Sàrcina ci racconta la nuova direzione arti-stica intrapresa dalla rock band milanese, in studio e (prossimamente) dal vivo.

Contest: vinci elisa!Onstage ti regala i biglietti per le date di maggio del nuovo tour di Elisa. Scopri come vincerli nella sezione “Contest”.

E poi tutte le news musicali, il calendario completo dei concerti, gli altri contest, gli approfondimenti, le recensioni e i blog. Stay connected!

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32. MIKA

40. TOKIO HOTEL

46. LITFIBA

Nonostante le molte chiacchiere, sapevamo realmente poco del nuovo super-eroe del pop mondiale. Ma poi ci ha raccontato un sacco di cose.

Della band dei gemelli Kaulitz, “i grandi” hanno detto di tutto e di più. Ci è sembrato giusto, per una volta, lasciare che fossero loro a parlare.

Piero&Ghigo di nuovo insieme, appassionatamente. Ma perché avevano rotto? E adesso durerà? Abbiamo provato a capirlo con l’aiuto di Massimo Cotto.

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12 oNtour / aprile

Motel Connection

The Prodigy

Linea 77

Tutte le date nel calendario

Tutte le date nel calendario

Tutte le date nel calendario

mpatto” è la parola d’ordine che ispira Samuel, Pisti e Pierfunk, alias Motel Connection, sia dal

vivo che in studio. Non a caso hanno descrit-to l’ultimo album H.E.R.O.I.N. come “Un impatto di taglio funk sotto la pelle di can-zoni elettroniche”. Se volete farvi investire

dall’onda d’urto dei Motel potete non solo andare a vederli nei club, ma anche parteci-pare ad un incontro ravvicinato con la band, protagonista di due meet&greet organizzati presso le FNAC di Genova (7/04) e Firenze (16/04), durante le quali sono previste brevi, ma intense, session acustiche.

Prodigy sono abituati ad irrompere sulla scena in maniera scoppiettan-te. Lo hanno fatto nel 1996, quando

hanno sbaragliato le classifiche con hit come Firestarter e Breathe, e si sono ripetuti lo scor-so hanno, quando Omen, singolo di lancio dell’ultimo Invaders Must Die, ha raggiunto

il numero tre nelle charts inglesi prima an-cora che il disco uscisse. I Prodigy hanno il merito di aver sdoganato il genere rave (big beat per gli integralisti) portandolo alle mas-se, grazie anche alla forte presenza scenica e ai live di qualità per cui sono noti. E oggi sono finalmente tornati a quei livelli.

l numero dieci siamo affezionati fin da bambini. E’ la maglia che i provetti calciatori sognano di in-

dossare dalla prima volta che indossano gli scarpini ed il voto che le bambine vogliono vedere in pagella. E’ così anche per i Linea 77, che proprio quest’anno, il 2010, festeggiano

dieci anni tondi tondi di carriera con un al-bum, 10 per l’appunto, che contiene, guarda caso, dieci inediti. Passaggio obbligato per ascoltare i nuovi brani, in uscita il 16 apri-le (recensione nella rubrica "What's New" a pagina 65), sono i concerti del tour che parte l’1 aprile dall’Estragon di Bologna.

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Simone Cristicchi - Castelsardo (SS)

Carmen Consoli - PiacenzaEditors - TorinoFrancesco Renga - GenovaMissinCat - BolognaTokio Hotel - Milano Vasco Rossi - Torino

Baustelle - MilanoElisa - Caserta Litfiba - Roma Mario Biondi - Napoli

Faithless- MilanoProdigy - Roma

Mario Biondi - NapoliSimone Cristicchi - Genova

Baustelle - FirenzeMario Biondi - FirenzeSimone Cristicchi - BariThe Prodigy - Barletta (BA)

Carmen Consoli - CesenaFrancesco Renga - La SpeziaLitfiba - Milano

Elisa - Conegliano Veneto (TV)Mario Biondi - CataniaUltravox - Nonantola (MO)

Carmen Consoli - Rende (CS) Vasco Rossi - Torino

Elisa - Conversano (BA) Litfiba - Acireale (CT) Mika - MilanoSimone Cristicchi - CivitanovaMarche (MC)Vasco Rossi - Torino

Malika Ayane - RomaMario Biondi - FirenzeSimone Cristicchi - Rende (CS)The Prodigy - Acireale (CT)

Carmen Consoli - NapoliFrancesco Renga - BresciaMotel Connection - GenovaVasco Rossi - Torino

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Lunedì Martedì Mercoledì

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Carmen Consoli - BariNina Zilli - FirenzeSimone Cristicchi - Alcamo (TP)

Carmen Consoli - BariMotel Connection - Reggio EmiliaOne Republic - MilanoSimone Cristicchi - CataniaTre Allegri Ragazzi Morti - Bologna

Francesco Renga - CesenaLinea 77 - Segrate (MI)Ln Ripley - Castellanza (VA)Malika Ayane - MilanoSimone Cristicchi - Capri (NA)The Prodigy - MilanoVasco Rossi - Torino

Carmen Consoli - Brescia Elisa - Acireale (CT) Linea 77 - Schio (VR)Lostprophets - MilanoMalika Ayane - MilanoMotel Connection - Roncade (TV)Nina Zilli - NapoliSimone Cristicchi - ParmaThe Prodigy - MantovaTre Allegri Ragazzi Morti - Legnano (MI)

Carmen Consoli - BergamoFrancesco Renga - BolognaLinea 77 - CesenaMalika Ayane - MilanoMario Biondi - BariMeganoidi - Riva del Garda (TN)Motel Connection - Alba (CN)Nina Zilli - LuccaSimone Cristicchi - RomaThe Prodigy - RiminiTre Allegri Ragazzi Morti - Brescia

Bandabardò - Piombino (LI)Linea 77 - Fossoli (MO)Mario Biondi - BariMissinCat - TorinoSimone Cristicchi - Bologna

Carmen Consoli - TorinoFrancesco Renga - FirenzeNina Zilli - Longiano (FC)Linea 77 - Rovato (BS)Mario Biondi - CataniaTre Allegri Ragazzi Morti - Pescara

Carmen Consoli - Roncade (TV) Elisa - Roma Linea 77 - TorinoLitfiba - Firenze Simone Cristicchi - Seriate (BG)Tre Allegri Ragazzi Morti -Gallicano (RM)Vasco Rossi - Torino

Tre Allegri Ragazzi Morti - Salerno

Baustelle - RomaCarmen Consoli - Senigallia (AN)Linea 77 - Roncade (TV)Litfiba - Firenze Ln Ripley - RavennaMotel Connection - Legnano (MI)Tre Allegri Ragazzi Morti - BariVasco Rossi - Torino

Francesco Renga - BergamoLinea 77 - FirenzeTre Allegri Ragazzi Morti - Milano

Carmen Consoli - Levico (TN) Foreigner - MilanoFrancesco Renga - PadovaLinea 77 - Maddaloni (CE)MissinCat - MilanoSimone Cristicchi - CrotoneTokio Hotel - Roma Vasco Rossi - Torino

Carmen Consoli - Padova Le Vibrazioni - PerugiaLinea 77 - BariMotel Connection - BolognaSimone Cristicchi - TorinoTre Allegri Ragazzi Morti - Firenze

Francesco Renga - TorinoLinea 77 - RomaMalika Ayane - L'AquilaMotel Connection - TorinoNina Zilli - GenovaSimone Cristicchi - MilanoTre Allegri Ragazzi Morti - Roncade

Carmen Consoli - Catania Linea 77 - BolognaMotel Connection - CatanzaroTre Allegri Ragazzi Morti - Roma

Carmen Consoli - CataniaLe Vibrazioni - Reggio EmiliaLinea 77 - Legnano (MI)Mario Biondi - RomaMotel Connection - CataniaTre Allegri Ragazzi Morti - Cinquale (MS)

Carmen Consoli - Ragusa Linea 77 - PerugiaNina Zilli - BariTre Allegri Ragazzi Morti - Arezzo

Carmen Consoli - Catania

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IO C ERO (South By Southwest Festival, marzo 2010)

On The Road

ppena scesi dal volo Chicago-Austin una targa in bronzo po-sta sul corridoio che porta all’uscita ci informa che il South by Southwest è il festival musicale più importante del mondo.

Sappiamo dell’importanza di questo appuntamento, ma non sappiamo esat-tamente cosa aspettarci. Arriviamo che è già notte, così smorziamo la curio-sità e la rimandiamo alla mattina successiva. Il jet lag non ci aiuta e ci rimette in piedi alle 7. Alle 9 siamo già al quartier generale del festival per ritirare i badge che ci permetteranno da lì in avanti di poter girare per i concerti in tranquillità. E’ già il secondo giorno di live, ma la fila per ritirare i pass è an-cora lunghissima. Cominciamo a renderci conto della grandezza dell’evento, ma quando diamo un occhiata al programma restiamo sbalorditi: sono pre-viste 4200 performance! Molti sono gli emergenti, ma ci sono anche Muse, Motorhead, Suzanne Vega, Califone e decine di altre realtà importanti nel panorama musicale mondiale. Ottenuti i lasciapassare iniziamo a girare per la città, che nel suo nucleo è davvero piccola, e scopriamo una sorta di paradiso per gli amanti della mu-sica, di qualunque genere. In pratica ogni luogo ad Austin è un buon posto per suonare. Nella Sesta strada, che è lunga meno di un miglio, ci sono circa 200 locali e da ognuno di essi esce un acuto, un solo di chitarra, un feel di batteria. Oltre al festival ufficiale esiste anche un circuito off, organizzato dal manage-ment texano Red Gorilla. Anche loro ci hanno invitati e infatti il giorno dopo siamo già sul palco del “controfestival” sotto il curioso nome (che poi sarebbe il mio) Davide Combusti Trio. Il circuito ufficiale non ci avrebbe permesso di partecipare se non avessimo cambiato nome. Presto fatto. Suoniamo al Dizzie Rooster, un tipico locale texano con un bancone talmente lungo da occupare tre quarti della sala. Ci divertiamo molto, il pubblico apprezza. Con la testa in realtà siamo già alla performance successiva, che è prevista al 18° piano dell’Hilton Hotel, luogo che acquista in magia man mano che si fa sera. Finalmente saliamo sul palco come The Niro. Al mio fianco i soliti compagni di merende: Paolo Patrizi e Maurizio Mariani, rispettivamente batteria e bas-so. Dopo il primo brano l’ambiente è già caldo. Il pubblico applaude in modo convinto tanto che alla fine ci chiedono anche il bis. Tra i più entusiasti Rae Di Leo, storico produttore degli Stone Temple Pilots, il quale si propone, con nostro grande stupore, come tramite per lanciarci nel mercato americano. Poi si avvicina il presidente della Pigtronix, una casa che produce tec-nologie digitali per strumenti, e ci chiede di essere loro testimonial per l’Europa. Di lì a breve anche la Supro Amps mi chiederà la stessa cosa. Non potevamo davvero immaginare qualcosa di più gratificante. I giorni successivi li abbiamo passati a goderci gli altri concerti e soprattutto la cucina tex mex, che ci ha lasciati ben più di un ricordo.

*Davide Combusti, in arte The Niro, ha esordito nel 2008 con l’omonimo album The Niro e nel tempo ha saputo conquistare anche il pubblico straniero grazie a numerosi live che lo hanno portato a Londra, Parigi, Bruxelles e Los Angeles. In questi ultimi mesi ha lavorato a Best Wishes, suo secondo disco, in uscita il 16 Aprile.

di The Niro*

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The Niro ad Austin durante il SXSW Festival

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14 FaCe2FaCe/ baustelle di Marco Rigamonti

Chi fa musica deve fare spesso i conti con una serie di “paletti” che con l’arte c’entrano poco. E’ il cosiddetto music business, prima o poi ogni band o singolo artista ci sbatte la faccia. Capita però che qualcuno riesca a passarci sopra, ma bisogna essere proprio bravi per poterselo permettere. E’ il caso dei Baustelle e del loro leader Francesco Bianconi. Con la calma serafica di un saggio ci ha parlato del nuovo disco, I Mistici dell’Occidente.

le pecore nere dell’occidente

Baustelle Live

RomaMilanoFirenze

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l’evoluzione dei Baustelle in questi anni, io credo che possiamo essere soddisfatti.

Un particolare che mi ha sempre colpito dei Baustelle sono quelle che mi viene da chiamare “progressioni infinite” di accordi. Da dove viene questo modo di scrivere non propriamente pop? E come fate, ciò nonostante, a scrivere pezzi che colpiscono e “suonano semplici”?Secondo me le canzoni pop si possono fare in tanti modi, è il bello di questa musica. At-tenzione, consideriamo che la mia concezione di pop, in quanto forma-canzone, è molto allargata, include pure il black metal. Nella musica dei Baustelle ci sono spesso delle forme armoniche che vengono da mondi disparati: musica da film, classica, tradizionale.

Non riuscirei a fare un elenco degli artisti che ci hanno influenzato, sarebbe troppo lungo o dimenticherei qualcuno. Ma ti posso dire che se abbiamo una peculiarità è proprio questa: mettere tutto insieme rimescolando le carte. E quindi è probabile che dentro una “canzo-netta” trovi delle progressioni di accordi che non sono tipiche della canzonetta, ma dietro ci sono la batteria e la chitarra elettrica che inve-ce si comportano in modo più familiare. Devo

dirti che io faccio questo mestiere in buona parte per incuriosire la gente.

Come avete intenzione di riprodurre il suono de I Mistici dell’Occidente dal vivo? Non sarà facile visto che la maggioranza dei pezzi fa leva su arrangiamenti orchestrali…Anzitutto abbiamo pensato a qualche concerto di presentazione con un ensemble allar-gato: la band rock e l’orchestra che ha registrato I Mistici dell’Occidente. Siamo più di una ventina sul palco, c’è un coro di voci maschili, una sezione fiati e archi, oltre a percus-sionisti classici. La scaletta ovviamente è incentrata sull’ultimo disco, dove non ci sono suoni necessariamente rock; volevamo presentarlo nella maniera più sontuosa possibile. Poi d’estate torneremo alla nostra formazione tipo, con una scaletta che non verterà uni-camente sull’ultimo disco.

Un tuo pensiero sullo stato della musica, anche alla luce di frasi come “vede la fine in me che vendo dischi in questo modo orrendo” come cantavi in Il liberalismo ha i giorni contati.Quella frase era riferita al modo attuale in cui la società è organizzata per quanto riguarda il mercato discografico: non è detto che sia l’unico metodo possibile… bè, tornando al discorso di prima, c’è da dire che in questo senso sono molto mistico.

opo avere ascoltato il vostro nuovo album la prima domanda che mi è venuta in mente è stata: ma dov’è il singolo? E’ stata una scelta consa-pevole oppure semplicemente le canzoni del disco sono venute fuori così?I Mistici dell’Occidente è un album che spiazza molto se ascoltato da chi

ha imparato a conoscere i Baustelle da dieci anni a questa parte. Il fatto che non ci sia un brano con le caratteristiche “tecniche” del singolo mi fa quasi piacere, lo trovo un atto di coraggio nei confronti di questa società che impone degli standard perché un pezzo venga passato per radio. E’ un rischio, però secondo noi chi fa un mestiere creativo deve prendersi dei rischi. Noi ce li siamo presi, questa volta volevamo che il pubblico fosse portato a riascoltare l’album diverse volte per capirlo fino in fondo. Ci consideriamo le pecore nere dell’industria musicale.

So che è stato un saggio di Elémire Zolla, di cui più volte hai citato l’attualità, ad ispira-re il titolo del disco. In Amen la visione dei Baustelle era catastrofica: è cambiato oggi il vostro modo di porvi nei confronti della società? In questo album c’è una visione secondo me molto più speranzosa. Come Amen nasce dalla constatazione della realtà: nello specifico una società cosiddetta occidentale secon-do noi un po’ in declino. Devi sapere che i mistici veri partono dall’osservazione della realtà e dicono “questo è transitorio, non è la verità, la verità è Dio, è solo la vita oltre la morte che ti permette di raggiungere la felicità”. Noi molto più semplicemente e più lai-camente abbiamo preso spunto da questo concetto e lo abbiamo reso metafora; ci siamo concentrati sulla parte iniziale del ragionamento, crediamo che l’importante sia non pen-sare il mondo che viviamo (e che osserviamo) come unica verità possibile. Molte canzoni del disco dicono “non buttarti giù, c’è qualcos’altro, esiste un altro modo di organizzare il mondo”. C’è un brano che dice “ci salveremo disprezzando la realtà”: “disprezzare” non è inteso nel senso snob del termine, ma piuttosto si traduce con un “non credere ai prezzi in vetrina”. In questo senso siamo davvero ottimisti.

Dopo 10 anni di musica insieme come sono cambiati gli equilibri della band? E sem-pre a questo proposito, con che occhi vedete ora album come Sussidiario illustrato della giovinezza e La moda del lento?Oggi c’è molta più consapevolezza e sicurezza. Se riascoltiamo i primi dischi alcune cose sembrano strane, alcune ci piacciono e altre meno, è normale. Ma se consideriamo

D“Chi fa un mestiere creativo deve prendersi dei rischi. Noi ce li siamo presi, volevamo che il pubblico fosse portato a riascoltare l’album diverse volte per capirlo. Ci consideriamo le pecore nere dell’industria musicale

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16 di Daniele SalomoneFaCe2FaCe/ mario bioNdi

Mario Biondi è uno dei miracoli della musica italiana. Dopo un singolo di grande successo molti faticano, mentre lui si è andato a prendere quello che c’era da prendere. Gli abbiamo dato un dito e lui ha voluto (giustamente) il braccio. E adesso è comple-tamente a suo agio, proprio come nel “salotto” allestito sul palco del suo nuovo tour, dove ci ha accolto, nell’avvolgente atmosfera del Teatro degli Arcimboldi di Milano.

this is what i am

di mangiare. E non è molto igienico…

Come è stato concepito lo Spazio Tempo Tour 2010 ? Quanto c’è del tuo modo di inten-dere la musica?Le scelte sono state condizionate dal rapporto amichevole con diversi musicisti. Mi ha dato lo stimolo di pensare a una struttura che potesse contenere diverse realtà che poi alla fine sono distanti come concetto musicale ma vicinissime come atmosfera, perché alla fine soul, funk e jazz, hanno molti punti in comune. In più questi ragazzi sono per-sone splendide che si spendono nella musica tantissimo, credo che sia la loro ragione di vita come lo è per me. E quindi mi sono trovato con due batteristi, due bassisti, due piani-sti, tre fiati, un chitarrista, una cantante. Dovevo scegliere se metterli tutti insieme da su-bito oppure separarli in due band per unirli in un secondo momento. Ho scelto la prima soluzione. Il concerto si apre come una sorta di diatriba, di lotta fra un tempo-spazio e un

altro tempo-spazio, che alla fine si incontrano. La diatriba è inscenata, ma i ragazzi ci stanno prendendo gusto e la mettono sulla sfida. E questo è lo spirito teatrale di questo tour.

Sul palco si respira un’atmosfera retrò. In che modo il vintage ti attrae?A me piace l’oggetto attaccato e legato ad un periodo perché ricorda quel periodo. Ogni mo-mento della storia dell’uomo ha un peso nello

sviluppo dell’umanità. Il jazz è sicuramente vintage, risale agli anni ‘20, ‘30, fino ai ‘60 ma è sempre tornato in auge in un modo o nell’altro. Soul e funk hanno avuto grande forza negli anni '70 e io sono molto legato a quell’atmosfera, che ancora viene proposta in America da artisti come Phil Perry e gli Earth, Wind And Fire, che continuano a suonare nonostante gli acciacchi dell’età.

Hai progetti per lo sviluppo della tua carriera?Ho delle idee, ma aspetto qualche input. Non voglio forzare troppo la mano, altrimenti è come quando un uomo assilla a tal punto una donna per uscire una sera che quella alla fine con lui ci esce, ma già sa che non andrà bene e che non ci sarà un seguito. Quando ci saranno le condizioni, farò quello che ho in mente.

Hai mai avuto modo di ringraziare Norman Jay? In fondo gli devi parecchio, è stato lui a lanciare This Is What You Are sulla Bbc quando il pezzo era destinato al mercato asia-tico.A proposito di input, lui è uno che ne fornisce molti, ma devo dire che la Bbc in generale è avanti. Non ho mai incontrato Norman Jay. Però gli ho spedito un vinile di If con dedi-ca. Spero che abbia apprezzato.

e cose sono decisamente cambiate rispetto ai tempi in cui entravi in stu-dio per registrare Handful Of Soul. In che modo If è diverso dal disco d’esordio?Con il primo album mi sono messo a totale disposizione di un produtto-re e ho seguito le sue idee. Tutto partiva da This Is What You Are, pezzo

scritto con il mio amico Alessandro Magnanini. If invece nasce seguendo il mio istinto, le mie idee e le mie voglie musicali. Ho composto, ho scritto i testi, ho collaborato agli arrangiamenti e ho fatto il produttore artistico. Insomma, ho tentato di esprimere al massimo tutte le mie possibilità.

Che cosa ti influenza e come nascono i tuoi brani?Sicuramente mi influenzano gli ascolti. Ho sempre ascoltato generi molto diversi, dalle composizioni di Rachmaninov (pianista e direttore d'orchestra russo, nda) al soul di Bill Withers piuttosto che Al Jarrau, dal jazz di Coltrane, Porter e Mingus al rock e alla mu-sica pop italiana. La scrittura è il raccolto dei miei ascolti e delle mie esperienze dal vivo. Poi le canzoni nascono nei posti più dispara-ti, più strani. La bozza di un tema di No More Trouble mi è venuta sotto la doccia, a Paler-mo. I Wanna Make It è nata sul palco durante un sound check a Livorno. Butto giù un’idea e poi la sviluppo con l’ausilio di musicisti, di pianisti in genere. Io ho i miei limiti armonici, non sono un vero e proprio pianista, le mie mani mi accompagnano fino ad un certo punto.

Mi incuriosisce sapere come scegli le cover. Ma ancora di più cosa significa per te inter-pretare un brano scritto da un altro musicista.La musica è eterea, è una specie di sogno catturato e reso esperienza uditiva. Fonda-mentalmente ascoltare, carpire musica da un altro autore è come rivivere quello che lui ha vissuto e ha voluto mettere in un brano. Molto spesso mi tocca il tema, o le parole, piuttosto che l’atmosfera, dipende. Nel caso di Little B's Poem (pezzo di Bobby Hutcher-son, nda) mi piaceva il racconto di questo genitore che aspetta un figlio e sperava che sia maschio e invece è femmina ma alla fine va bene così. Sono cose che ho vissuto da vicino, visto che sono un pluridecorato papà.

Non è così consueto che un artista italiano si ritagli una fetta di popolarità in patria suo-nando una musica diversa dal pop. Ti senti fortunato?Sì nella misura in cui sono riuscito a salvare la pelle. Fare il musicista come ho fatto io e come fanno molti di quelli che sono in giro con me è anche molto rischioso; a volte rin-corri la serata bella, altre volte la paga, ma a furia di rincorrere ti dimentichi di dormire,

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“ Soul e funk hanno avuto grande forza negli anni 70 e io sono molto legato a quell’atmosfera, che ancora viene proposta in America da artisti come Phil Perry e gli Earth, Wind And Fire

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Mario Biondi Live

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Il tour prosegue anche a maggio. Tutte le date su onstageweb.com

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Vasco Rossi Live

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Vasco e Guido Elmi in un momento di lavoro in studio

foto Federico Riva

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> di Daniele Salomone

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In ogni grande storia musicale, ci sono sempre gran-di produttori artistici. George Martin era un Beatles a tutti gli effetti e gli U2 devono molto a Brian Eno e Steve Lillywhite. Vale anche per Vasco, che con Guido Elmi ha condiviso trent’anni di vita, musica e successi. Una grande amicizia, un rapporto spe-ciale tra persone che non si accontentano mai. Ecco il resoconto di una video-chiacchierata con Guido a pochi giorni dai concerti milanesi del Blasco.

NON CI BASTANO LE SOLITE EMOZIONI

nostre idee, il background cantautorale di Vasco con la mia impostazione più rock. Direi che ci siamo riusciti piuttosto bene fin da subito.

E da li è cominciata una storia che arriva fino ai giorni nostri.Il nostro rapporto va oltre una normale collaborazione pro-duttore-artista. Attraverso di lui faccio cose che non avrei mai potuto fare da solo, realizzo dei sogni, come andare in America a suonare con musicisti che per me sono dei miti.

E poi quando Va-sco scrive il testo per un pezzo su cui ho lavorato io è una sensazione incredibile, an-cora oggi, dopo

30 anni, mi emoziono. Fa parte della mia vita, anche se in qualche caso è stato faticoso.

In che senso faticoso?Ad un certo punto, verso la fine degli anni Ottanta, ero troppo coinvolto. Avevamo bisogno di staccare un po’ per poi ricominciare in modo diverso (Guido si riferisce al pe-riodo coinciso con l’uscita di Liberi Liberi, autoprodotto da Vasco, nda). E soprattutto, Vasco aveva bisogno di liberarsi di me! (ride, nda). E’ stato giusto soprattutto per lui, i primi

uido, raccontaci il tuo incontro con Vasco.Ho conosciuto Vasco nel maggio del 1979. Era da poco uscito Non sia-mo mica gli americani e lui doveva fare delle serate, dei concerti. Io fino ad allora della musica italiana conoscevo veramente poco, ho sempre ascoltato tutto quello che veniva dal mondo anglosassone; ero ap-

passionato di rock-blues, di progressive, avevo persino un gruppo che faceva cover dei King Crimson (formazione inglese di progressive rock anni ’70, nda). E quindi non sapevo niente di Vasco. Poi l’ho incontrato e ho subito avuto la sensazione di avere conosciuto una persona speciale. Mi sono detto “Questo qui è uno giusto”. Vasco aveva negli occhi la scintilla di uno che avrebbe fatto strada. E così ho cominciato a suonare con lui, nelle piazze, come percussionista.

Com’era l’attività live allora?All’inizio non avevamo certo le possibilità di oggi, a volte i paganti erano poche deci-ne, ma c’era bisogno di occuparsi comun-que di tutto quello che succedeva fuori dal palco. L’organizzazione, le trattative con i promoter, il service per l’attrezzatura. Ogni volta era un’avventura, ma quel periodo ha consentito a Vasco e a tutti noi, compreso il sottoscritto, di crescere così tanto. Abbiamo fatto la gavetta, quella vera.

Dopodichè sono arrivate le prime esperienze in studio insieme a Vasco.Il mio sogno era sempre stato quello di fare il produttore, non il musicista. Mi affa-scinava l’idea di curare il suono di una canzone, di un album. Siccome il produttore dei primi dischi (l’inglese Alan Taylor, nda) non c’era mai, pian piano ho cominciato ad occuparmene io; fino a Colpa d’Alfredo, uscito nel 1980, che è stato il primo album prodotto dal sottoscritto. La cosa interessante in quel momento era riuscire a fondere le

Non sapevo niente di Vasco. Poi l’ho incontrato e mi sono detto ‘questo qui è uno giusto’. Vasco aveva negli occhi la scintilla di uno che avrebbe fatto strada

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Concorso regalati una Nintendo DSi

info a pagina 4 e 5

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anni abbiamo lavorati troppo a stretto contatto. Oggi faccio solo il produttore artistico, mentre in passato ho fatto anche molte altre cose e Vasco aveva bisogno di ritrovare una certa libertà. Ricordo alcuni concerti del 1981: suonavo le congas, stavo al mixer, incassavo i soldi, scaricavo il camion… Non poteva durare! Anche perché mi toccava recitare la parte dello stronzo per riuscire a fare tutte quelle cose. La “separazione” è stata fisiologica. Ma in quel momento nessuno dei due ha rilasciato dichiarazioni in merito; se ci fossimo messi a fare i rancorosi, non ci sarebbe più stato il riavvicinamento. In ogni caso si è trattato di questioni lavorative, a livello umano non c’è mai stato problema.

E’ cambiato negli anni l’approccio di Vasco alle session in studio?Vasco si è sempre occupato molto del lavoro in studio. In questi ultimi anni è ancora più coinvolto, anche perchè la tecnologia facilita il lavoro. Una volta era una bella rottura stare in studio; magari ci mettevamo due giorni per trovare il suono giusto di una cassa. Come fa un artista a star lì tutto quel tempo? Gli strumenti moderni, che per certi versi tolgono qualcosa in termini di suono, aiutano molto in fase di pre-produzione. Oggi è meno complicato e per questo Vasco si è appassionato ancora di più. Certo forse una volta era più romantico ma c’erano dei momenti davvero penosi. E poi la mania di lavora di notte… intere session notturne che riascoltate il giorno dopo non avevano alcun senso! Ma se stai componendo o comunque curando l’aspetto creativo, allora non c’è orario che tenga.

Qual è il marchio di fabbrica del lavoro fatto insieme a Vasco in tutti questi anni?Sicuramente il suono della musica di Vasco Rossi, nato dall’incontro delle nostre passioni. Ma ciò che davvero non è mai cambiato è l’approccio: non ci accontentiamo mai. Quando un pezzo sembra pronto, io tendo a volerci lavorare ancora molto e Vasco è uno dei pochi artisti in circolazione che capisce queste esigenze. Anche perché lui, giustamente, è molto esigente riguardo alla sua musica. Vederlo contento quando un pezzo ha raggiunto lo standard musicale che si era prefissato è una gioia. Ma puoi stare tranquillo che finchè la musica non ci sfagiola (testuale, nda) non ci fermiamo.

Nella discografia di Vasco c’è il pezzo perfetto?Ci sono dei momenti nella musica di Vasco che rasentano la perfezione, penso a Siamo solo noi, Bollicine, C’è chi dice no, Stupido Hotel e altre ancora, sono delle gemme. Ma noi siamo sempre proiettati al futuro. Quello che dob-biamo fare ci piace di più di quello che abbiamo fatto. Per esempio nelle cose nuove a cui stiamo lavorando c’è già qualcosa che preferiamo rispetto a quello che abbiamo inciso in passato, che pure ci soddisfa molto.

Parliamo dei live. Quant’è difficile per Vasco proporre sempre qualcosa di nuovo?Beh, intanto ha uno staff di primissimo livello, professionisti eccellenti che curano i diversi aspetti di un live. Io mi occupo di quello musicale, insieme a Vasco naturalmente. Il concerto è sempre una sfida nuova e quando arriva il debutto siamo sempre lì che ce la facciamo sotto, davvero (sghignazza, nda). In questi giorni abbiamo pensato a qualcosa di nuovo per le date di Milano, pochi accorgimenti rispetto ai concerti autunnali, ma conti-nuiamo a chiederci “piacerà o non piacerà?”. Abbiamo il compito di pensare che ci sono due tipi di persone che

Non ci accontentiamo mai, anche perché Vasco è molto esigente riguardo alla sua musica. Puoi stare tranquillo che finchè un pezzo non ci ‘sfagiola’ non ci fermiamo

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Maurizio Solieri, chitarra. È il “…bellissimo, abbronzantissimo…” amico e chitarrista di Vasco fin dai tempi di Punto Radio (fine anni 70). Il vero e proprio alter ego strumentale del rocker di Zocca, al cui fianco ha composto molte delle sue canzoni più celebri.

Claudio Golinelli, basso. Con Vasco dal 1984, “il gallo” è uno dei suoi amici più fedeli oltre che bassista di straordinaria efficacia. Cele-bre la gag tra il Blasco e Golinelli durante le esecuzioni di Bollicine, immortalata in Live Anthology 04-05.

Matt Laug, batteria. È stata la new entry del 2007 e da allora Vasco l’ha sempre richiamato. Americano, originario della Flori-da, vanta numerose collaborazioni con celebri musici-sti, tra cui Alanis Morrisette.

Stef Burns, chitarra. “Stavo ascoltando Hey Stupid di Alice Cooper e lo straordinario chitarrista di quel disco era Stef. Così l’ho contattato ed è entrato nella famiglia”. Se lo dice Guido Elmi, c’è da crederci. Il virtuoso strumentista californiano fa il suo esordio live con Vasco nel 1995, in occasione del concerto-evento “Rock sotto l’assedio”.

Alberto Rocchetti, tastiere. “Il lupo maremmano ha perso il pelo ma non il vizio” disse una volta Diego, amico d’infanzia di Vasco e pre-sentatore della band. Quel che è certo è che Rocchetti non perde il vizio di rimanere al fianco di Vasco, con cui collabora dal tour di Liberi Liberi (1989).

Frank Nemola, tastiere e tromba. “L’uomo che tromba” è parte della Combriccola del Blasco dal concertone di Imola del 1998. Centotrenta-mila persone non sono male per un esordio…

Andrea Innesto, sax e cori. È il 1985 quando “Cucchia” entra nella band di Vasco. Il tour è quello di Cosa succede in città, il primo nei pa-lazzetti e nelle arene, al termine del quale il Blasco e la sua band verranno acclamati come rockstar.

Clara Moroni, cori. “La più amata, la più desiderata” delle vocalist italiane si è unita alla band di Vasco nel 1996, all’epoca del tour di Nessun pericolo... per te. Da allora, sempre presente, per la gioia del Blasco e di tutti gli uomini della Com-briccola. D.S.

La combriccola del Blasco

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vengono agli show: i fan e il pubblico. Accontentare entrambi è difficile, l’equilibrio è delicatissimo, anche perché il concerto non è un jukebox, ci sono al massimo 30 canzoni e la discografia di Vasco, se non sbaglio, raggiunge quota 160. Qualche pezzo rimane per forza fuori, quindi ci sarà sempre qualcuno che non è pienamente soddisfatto. Facciamo anche degli errori, ma credo che si riesca sempre a dare sempre qualcosa di molto buono alla gente.

La tournèe in corso è qualcosa di diverso dalle recenti produzioni. È molto diverso. Vasco voleva un altro tipo di contatto con il pubblico rispetto a quello che si crea in uno stadio. Devo dire che è molto contento di come stanno andando le cose nel tour indoor. La gente è vicinissima, il suono arriva dritto, è coinvolgente. Forse era un po’ stanco degli stadi e di quel tipo di spettacolo. Prima o poi ci tornerà, ma in modo diverso, con una maggiore consapevolezza. Questo tour per Vasco significa un po’ ri-trovare se stesso. Ha anche ripreso la chitarra in mano, cosa che non succedeva da tanti anni. E’ un ritorno alle origini.

E’ importante che la gente percepisca il lavoro che fate?Se la gente viene ai concerti, significa che percepisce, perché nessuno ti regala niente. Probabilmente alcune cose non sono comprese fino in fondo ma di sicuro percepite. Se una sera l’audio si sente male, magari il pubblico pensa che Vasco non abbia cantato al top, piuttosto che la band abbia sbagliato. Per cui bisogna stare attenti. Ma se uno fa bene il proprio lavoro il pubblico ti premia. Se fai il furbo e prendi delle scorciatoie, il pubblico se ne accorge. Piacere a tutti non è possibile, sarebbe anche brutto, ma direi che il nostro lavoro è pienamente compreso e ampiamente ripagato. Il successo di Vasco è la prova di tutto questo.

Vasco Rossi è al top della musica italiana da decenni. Hai sentito qualcosa ultimamente che, in futuro, potrebbe anche solo avvicinarsi al suo mito?La musica italiana è molto estranea alla mia cultura. Fin da ragazzo ho sempre ascolta-to quasi esclusivamente musica anglo-sassone e di tutti i generi. Nella classica, invece, ascolto tuttora molta musica di tradizione tedesca, austriaca e russa. Ovviamente da quando ho cominciato a lavorare con Vasco mi sono avvicinato alla musica italiana, anzi è stato lui a farmi conoscere i cantautori. Dal vivo sono andato una volta a sentire Paolo Conte e mi è piaciuto molto. Per il resto, se devo essere proprio sincero, Vasco esaurisce e completa l'orizzonte del mio interesse per la musica di questo paese. A meno che non si tratti di alcuni gruppi emergenti. In questa prospettiva avevo anche aperto un'etichetta indipendente, ma non ha funzionato. Il nome era già un programma: NOPOP.

Che luce siaIl palco del Vasco Europe Indoor Tour

Dopo anni di stadi e palchi mirabolanti, c’era grande curiosità attorno alla struttura del Vasco Europe Indoor. Disegnato da Giò Forma (studio milanese di architetti e designer che da tempo collabora con il rocker emiliano), il palcoscenico si presenta apparentemente minimal ma nasconde una complessità e una tecnologia degna delle più grandi produzioni recenti. Anzi, è più simile ad un’installazione d’arte contemporanea che ad un palco. La struttura è stata studiata per creare continuo movimento e offrire il senso della profondità. Che sia stato tutto ispirato dal 360° Tour degli U2? In ogni caso, enormi gabbie sistemate dietro e sopra le teste dei musicisti (insieme agli immancabili schermi per le videoproiezioni) producono fasci di luce potentissimi che si riflettono su una miriade di schermi di forma circolare sparsi per il palco. Il risultato è una trama ottica spettacolare, decisamente ipnotica. Dietro la band, una sorta di sipario costituito da strisce di led svolge la doppia funzione di partecipare ai giochi di luce e mostrare le immagini degli artisti e del pubblico. Insomma, più facile accorgersi della sua bellezza dal vivo che non spiegarlo. Immancabile la passerella (idraulica) che consente a Vasco di “camminare” in mezzo al pubblico. D.S.

Ci sono dei momenti nella musica di Vasco che rasentano la perfezione. Ma noi siamo sempre proiettati al futuro. Quello che dobbiamo fare ci piace di più di quello che abbiamo fatto.

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E lisa non si ferma un momento. Neanche un anno fa saliva sul palco di San Siro unendo la sua voce a quella delle più grandi star femmi-nili della musica italiana per raccogliere fondi in favore dei terremo-tati d’Abruzzo. Nulla di strano, se non fosse che quel giorno aveva un pancione da sesto mese di gravidanza. Il tempo di dare alla luce Emma Cecile a ottobre e già a novembre era pronto il primo singolo

del nuovo album; adesso, tra un pannolino e una poppata, è pronta a rimettersi a girare l'Italia con l’Heart A Live Tour. “Per me e Andrea sarà il momento in cui potremo davve-ro riposarci” dice lei divertita. “Per preparare questo show abbiamo lavorato tantissimo e intanto c’era la bimba da seguire. Ecco perchè vediamo il tour come una vacanza”. Una preparazione dura per uno spettacolo che è più di un semplice concerto. La regia curata da Luca Tommassini è garanzia di un impianto visivo di un certo impatto. “Ave-vamo iniziato a proporre uno show un po’ più complicato nel 2008 con il Mechanical Dream Tour” spiega Elisa. “Mi piaceva l’idea di proseguire con un progetto un minimo contaminato. Sempre di un concerto si tratta, ma vogliamo che abbia una parte visiva forte”. La scenografia fa da cornice ad una scaletta concentrata sui brani del nuovo la-

voro, anche se non mancheranno i pezzi del repertorio che il pubblico più ama. In ogni caso, non sarà un greatest hits dal vivo. “Questo è il tour di Heart e quindi lo show è fortemente imperniato sull’ultimo album, che ispira sia l’immaginario visivo che la scaletta. Lo suoniamo quasi per intero, anche se ovviamente non mancano alcune hit del passato: escluderle sarebbe stato brutto, se non altro per la gente, che se le aspetta”. Luce, Sleeping In Your Hands, Dancing... Ci sono canzoni che Elisa non può permettersi di tralasciare. Al punto che per poter inserire più successi possibile ha pensato di affidarsi a un medley con lei da sola al pianoforte. In ogni caso lo show non può scendere sotto

““ Ho provato a comporre l’album in italiano, ma non sono riuscita ad assemblarlo, a scrivere tutti i testi. Ave-vo le versioni in inglese ma le trascrizioni in italiano non mi convincevano mai fino in fondo

le due ore e un quarto, si rischia la protesta per questa o quella canzone non eseguita. Una sorta di “condanna” che però lei ac-cetta con il sorriso sulle labbra. “Alla fine le canzoni a cui tenevo di più a livello emotivo sono sempre diventate singoli” dice, “e hanno ottenuto successo. E’ una fortuna perché magari in certi album c’è un brano a cui sei meno attaccata e se poi la gente se ne innamora tu sei 'obbligata' a cantarla”. Certo qualche sacrificio è necessario (“per questo tour abbiamo deciso di dare un giro di riposo ad Almeno tu nell’universo”) ma le soluzioni sono dietro l’angolo... (“se comunque la gente ce la chiede, magari improv-visiamo una versione chitarra e voce”).Almeno tu nell’universo è uno dei pochi brani cantanti in italiano da Elisa nel corso della sua carriera. Pochi almeno in rapporto a quelli scritti in inglese. Con la lingua di Albione ha debuttato nel 1998 (Pipes And Flowers) e fino al 2001, quando ha portato Luce a Sanremo, della madrelingua non ne ha voluto sapere. Da allora qualche canzone qua e là in italiano affiora, ma l’inglese predomina ancora, come dimostra Heart, in cui, su dieci brani, solo i due singoli Ti vorrei sollevare e Anche se non trovi le parole sono in italiano. “Più passa il tempo e più mi dico che questa dicotomia non è importante” afferma. “Dipende da come nasce la canzone, se mi piace e mi convince. Non credo granchè nel fatto che debba essere tutto in un modo o nell’altro. Di sicuro ri-fiuto una scelta commerciale, di mercato: ho accettato di cantare in italiano ogni volta che sentivo il brano anche a livello emotivo, altrimenti lasciavo stare”. Inizialmente il progetto di Heart preve-deva un album interamente nella nostra lingua ma poi, in corso d’opera, Elisa ha dovuto gettare la spugna e rifugiarsi nel suo amato inglese. “Ci ho provato” ammette, “ma non sono riuscita ad assemblarlo, a scrivere tutti i testi. C’erano tutte le versioni in inglese ma le trascrizioni in italiano non mi convincevano mai fino in fondo”.La scrittura in lingua inglese se non altro può essere un ottimo apripista verso il palcoscenico internazionale. Nel 2008 è stato pubblicato Dancing, primo disco destinato al mercato statuniten-

A dar retta solo al cuore si rischia di perdere qual-cosina in concretezza, ma eccessivi ragionamenti possono imbrigliare le emozioni. Ci vuole il giusto equilibrio. Come quello che Elisa ha trovato in que-sta nuova fase della sua carriera e della sua stessa vita. Del resto, un figlio ti cambia, dentro prima di tutto. Mancavano poche settimane all’avvio del tour quando abbiamo chiacchierato con la neo-mamma più rock d’Italia.

> di Massimo Longoni / foto: Veronique Vial

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foto Federico Riva

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Il tour prosegue anche a maggio. Tutte le date su onstageweb.com

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se, cui è seguita la tournée d’esordio negli Usa. “Un tour piccolo ma che ha dato grandi soddisfazioni per le ottime critiche ricevute, sia da parte dei media che del pubblico” sottolinea lei felice. “Lo sbocco internazionale è sempre stato un mio grande sogno ma mi piacerebbe continuare in maniera molto serena, senza troppi pensieri riguardo alla promozione o a tutte quelle cose che rientrano nelle dinami-che discografiche. Voglio piuttosto ragionare su come mi piacerebbe presentarmi dal punto di vista artistico. Quindi continuo a lavorare sulle mie cose e punto mol-to sul digitale. Mi darò molto da fare sul web, voglio avere una presenza digitale importante”.

Di strada, dagli inizi di Pipes And Flowers Elisa ne ha fatta tanta, come artista e come donna. Difficile ritrovare la ragazzina alternativa e naif, quella che si faceva prendere in giro da Red Ronnie per i ciabattoni rossi di gomma (indossati in una della sue prime ospitate televisive, a Help), nella donna matura e sensuale che non teme di sfoggiare tacchi alti e vestiti alla moda negli scatti promozionali di Heart. “Di quella ragazzina in realtà è rimasto lo spirito” spiega. “Mi sento sempre abba-stanza uguale ma se poi mi volto indietro e vedo cos’ero… c’è un abisso. Il cambia-mento è avvenuto soprattutto negli ultimi tempi. A un certo punto ho deciso che dovevo curare un po' di più il mio stile. Da una parte ero dubbiosa perché temevo potesse risultare una cosa un po’ finta, quasi che con tutti questi vestiti super alla

Discographistory Tra il 1997 e il 2009, Elisa ha pubblicato sei album di inedi-ti. A questi vanno aggiunte alcune raccolte per il mercato ita-liano e internazionale, come Elisa (2002, uscito in Europa), Soundtrack (2006, Italia) e Dancing (2008, Usa). Ecco un “bignami” della storia discografica della cantante friulana.

1997 - Pipes & Flowers Compiuti i 18 anni, Elisa vola in California (a San Fran-cisco) dal produttore Corrado Rustici per mettere a punto il suo primo album, scritto interamente in ingle-se. I singoli Sleeping In Your Hand e Labyrinth le regala-no grande popolarità in patria, proiettandola verso una carriera di successo.

2000 - Asile's WorldComplice la presenza di Howie B (guru dell’elettroni-ca), Asile's World segna una svolta verso suoni sintetici e sperimentazioni sonore. Lo stesso anno Elisa parteci-pa a Sanremo con Luce, suo primo brano in italiano. Il pezzo stravince il festival e viene incluso in una nuova versione dell’album.

2001 - Then Comes the Sun Torna Corrado Rustici in cabina di regia e così dopo la “sbornia elettronica” Elisa recupera (in parte) le sono-rità del primo album, senza tuttavia rinnegare quanto fatto con Asile's World. Il successo di Heaven Out Of Hell aiuta Then Comes The Sun a diventare triplo disco di platino.

2003 - LotusElisa ama reinventarsi e non perde occasione per dimo-strarlo. Lotus è un disco interamente acustico che con-tiene brani inediti (tra cui Broken) ma anche cover (come Allelujah di Leonard Cohen) e reinterpretazioni di brani già incisi (vedi Labyrinth). Al disco segue il primo tour teatrale.

2004 - Pearl DaysAnticipato dal singolo Together, il disco segna un ritor-no al rock energico degli esordi. Il produttore è Glenn Ballard (già con Alanis Morisette), che regala a Pearl Days un sound internazionale. Esce una seconda ver-sione, contenente Una poesia anche per te, secondo pezzo in italiano di Elisa.

2009 - Heart Si arriva alla storia recente di Elisa, che il 13 novembre 2009 pubblica il suo sesto disco di inediti, anticipato dalla hit Ti vorrei sollevare, cantanta in duetto con Giu-liano Sangiorgi dei Negramaro. Nel frattempo Elisa è diventata mamma e ha decisamente cambiato look. z

““ Lo sbocco internazionale è sempre stato un mio grande sogno ma non voglio pensieri riguardo alla promozione. Voglio piuttosto ragionare su come mi piacerebbe presentarmi dal punto di vista artistico

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Nonostante per i lavori in studio abbia collaborato con grandi musicisti internazionali, quando sale sul palco Elisa non rinuncia mai alla sua band, che l’accompagna fedele ormai da dieci anni. Alla chitarra c'è Andrea Rigonat, che di Elisa è anche compagno nella vita e spesso co-produttore dei lavori. Il basso pulsa invece da sempre nelle mani di Max Gelsi. La sezione ritmica è completata da Andrea Fontana, anche lui con Elisa sin dagli esordi. Alle dita di Gianluca Ballarin sono invece affidate le tastiere. "Andare in giro con loro mi ha dato una grande sicurezza” dice Elisa, “anche perché in parte ho potuto realizzare il sogno di fare un percorso con una mia band: con loro c’è il feeling di un vero gruppo. Lo siamo sempre stati, sin dall’inizio. Oggi sono tutti musicisti maturi che collaborano anche con altri artisti e posso dire che, anche se non fossero miei amici, li sceglierei comunque: c’è totale affinità e abbiamo un nostro linguaggio musicale". Ma nel gruppo ci sono anche volti nuovi, come quelli di Giacomo Castellano, alla chitarra, e Simone Bertolotti al pianoforte. La band sul palco, esclusi i ballerini-acrobati impegnati nelle coreografie, è poi completato da Nicole Pellicani e Silvia Smaniotto che si occupano dei cori. M.L.

La banda di Elisa

moda potessi non sembrare più io; dall’altra ero anche stufa di non mettere mai un po’ di femminilità nel mio modo di propormi. L’ho fatto quando mi sono sentita pronta”.Non che per lei i tacchi fossero un’esperienza del tutto inedita, ma in passato era stata un’avventura. “A Sanremo avevo rischiato la morte” ricorda”. “Potevo davvero finire a pelle d’orso ai piedi della Carrà. E dire che in albergo avevo fatto le prove, su e giù per le scale, ma quel tacco a spillo era davvero pazzesco”. Adesso invece non è nemmeno più un abito di scena: l’Elisa matura e femminile la si può vedere anche in giro per la strada. “A 18 anni qualche volta mi facevo la permanente, mettevo le zeppe. Ma una volta diventata un personaggio pubblico non avevo mai osato. Certo che è stata un'evoluzione davvero complessa: dalle All Star al tacco 12!”. L’ultimo anno, sotto il profilo personale, per la cantante di Monfalcone è stato impor-tantissimo. Prima l’amore venuto allo scoperto con il chitarrista della band, Andrea Rigonat, e poi la bambina, che le ha stravolto prospettive e priorità. “Prima di tutto c’è lei e deve stare bene. Solo quando vedo che Emma Cecile è contenta e felice inizia la mia vita ed entro nel mio spazio di musicista. In tour verrà con noi perché l’allatto. Mangia ogni tre ore quindi anche prima dei concerti. Le farò fare l’ultima poppata e poi via, sul palco. Si è fatta un San Siro dentro il pancione e adesso in tour a neanche sei mesi di vita. Una bambina decisamente rock. Sono i tempi moderni”.Elisa non si ferma mai, si diceva all’inizio. E infatti, nonostante un tour appena avvia-to che toccherà i più importanti palazzetti italiani, già guarda avanti. “Sto seriamente pensando di fare una seconda parte di Heart totalmente teatrale. Mi piacerebbe pren-dere i teatri per due sere e fare altrettanti spettacoli: la prima sera Heart e la seconda Blue, il disco Joni Mitchell (del 1971, nda). È uno dei miei album preferiti. Vorrei fare un live acustico però articolato, con un sacco di voci femminili, tipo otto o nove, e interpretare allo stesso modo anche i brani scelti per la scaletta dell’Heart A Live Tour”. Non è ancora un progetto definitivo ma nemmeno un semplice pensiero che frulla per la testa. “È un’idea in fase avanzata. Ci terrei molto. Tra l’altro per Natale ho duettato con una cantante americana che è un po’ la regina di YouTube, Terra Na-omi, proprio su un pezzo di Joni Mitchell, River. Le ho già parlato e lei è entusiasta, mi ha promesso che ci sarà”.La riproposizione dal vivo di un intero album di un'altra artista è dunque alle porte, ma Elisa sembra invece più restia su quello che negli ultimi mesi è diventato un must per molti musicisti, italiani e non: un intero cd di cover. “L’idea in realtà mi stuzzica molto, ma adesso non mi sembra davvero il momento" afferma. "Questo genere di progetto è davvero inflazionato e ho paura che proponendolo adesso potrebbe sem-brare la solita minestra. Quindi devo aspettare che passi un po’ di moda". Nessun problema. Tanto di carne al fuoco ce n'è a sufficienza per poter rimandare: Elisa in-fatti sogna anche un album con l'orchestra e pensa già a scrivere i testi per un futuro lavoro di inediti. "Per fare tutto quello che ho in mente” conclude “è necessario stare in salute e concentrarsi. E avere un'ottima tata".

““ Ho deciso di curare un po' di più il mio stile. Ero dubbiosa perché temevo potesse risultare una cosa un po’ finta, ma ero anche stufa di non mettere mai un po’ di femminilità nel mio modo di propormi

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lavora nei musical, ha fatto anche Sister Act e Mamma Mia. Quindi ho pescato nel musical e nell’opera, è così che ho creato il mio show. La tua ricetta ricorda appunto i grandi musical. Mai pensato di farne uno tu stesso?No, non ne ho bisogno perché il mio show è già abbastanza in quella direzione. Lo spettacolo inizia con la mia morte. Sì, davvero: è il 1965 e vengo spedito nello spazio perché voglio andare un po’ in giro. Il mio razzo va sempre più in alto ed esplode. E io muoio. Così inizia lo show. Tutto

ciò che accade dopo, durante il concerto avviene in una sorta di mondo perduto che fluttua nello spazio. Ed è tut-to ambientato in questo bizzarro e surreale posto fantastico, che

contestualizza la musica delle mie canzoni e tutti i perso-naggi che in esse prendono vita.

A proposito di canzoni, quelle di The Boy Who Knew Too Much sono molto personali e autobiografiche. Si parla di famiglia, di sogni da teenager, di sof-ferenze d’amore come in Touches You, Blue Eyes e Picking Up Off The Floor. Puoi raccontare qualcosa della tua gioventù? Di solito dico sempre che metto la mia vita nelle mie can-

a fatto breccia nelle chart mondiali con il singolo Grace Kelly, composto per farsi beffa delle case discografiche che si rifiutavano di promuove-re i suoi brani, esortandolo a scrivere canzoni sulla falsa riga di colle-ghi già famosi come Robbie Williams e Craig David. E invece, parten-do da MySpace, questo ragazzo nato nel 1983 irrompe nelle radio di

tutto il mondo e in breve tempo viene definito il nuovo Freddy Mercury. Persino Brian May, storico chitarrista dei Queen, si è dichiarato suo fan. Il primo album di Michael Holbrook Penniman Jr, in arte Mika, Life In Cartoon Motion, è un successo internazio-nale. Fin dai primi concerti si distingue per la grande teatralità, come nella sua prima esibizione al Parc des Princes (da cui è stato tratto un dvd live): un’esplosione di colori tra clown, acrobati, ballerini e bande mu-sicali. Il secondo disco, The Boy Who Knew Too Much, è praticamente il seguito del pri-mo, un viaggio nell’adolescenza di questo eterno Peter Pan. Da quando è uscito, nel settembre 2009, le nuove canzoni hanno scalato le classifiche radiofoniche. Tratti di-stintivi dei videoclip: i costumi sgargianti e il gusto glam. Durante la nostra chiacchierata c’è una pa-rola che ricorre come un tormentone: weird. Significa bizzarro e strano, ma anche misterioso e magico. Che sia questa la chiave di lettura del mondo di Mika? Attenzione però, dietro ogni magia c’è un trucco...

Mika, lo sai che questa intervista sarà letta anche (e soprattutto) dai fan che hanno comprato il biglietto per il tuo concerto di Milano? Cosa devono aspettarsi?Ma è fantastico! Ho preparato uno spettacolo molto ambizioso. Ho cercato di combi-nare un mix tra una rappresentazione teatrale e un concerto. Quindi ho preso un set designer dal mondo dell’opera, un film maker che lavora nel cinema, insomma una bizzarra collezione di persone. Ho uno show director e un coreografo che in genere

> di Silvia Crivella

H

liVestyle

Non ha ancora compiuto 27 anni e da almeno 3 è una star di livello mondiale. Ma c’è molto di più. Per capire il personaggio Mika bisogna scavare nel suo passato. Ha vissuto l’infanzia tra Libano, Francia e Gran Bretagna, ed è in quel periodo che si è forma-ta la sua eclettica personalità. Colorato, sfavillante, con un’innegabile passione per la teatralità, il signor Penniman Jr sembra uscito da un bizzarro mondo dei fumetti. Decisamente pop.

MIKA IN WONDERLAND

Mika

“ Sono nato a Beirut, sono cresciuto a Parigi e a Londra. Mio padre è americano. Per capire le mie canzoni bisogna sapere da dove vengo io. La mia musica non nasce da un’immagine né da un suono, ma dalla bizzarria della mia vita

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info a pagina 4 e 5

foto Federico Riva

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Milano21/04

Mika Live

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“ Mi piace scrivere canzoni che sembrano infantili con messaggi fastidiosi per gli adulti. Tu pensi che siano fi-lastrocche, ma in realtà sono davvero grottesche, con un messaggio piuttosto cupo. Ecco, mi piace il contrasto

zoni e non ne parlo mai nelle interviste. Perché ho già messo tutto lì dentro. E’ vero, si parla della mia adolescenza, ma se ne parla per come sono io adesso. Provengo da una famiglia molto mista e molto grande. Sono nato a Beirut, sono cresciuto a Parigi fino a nove anni e poi a Londra. Mio padre è americano, quindi in me c’è anche una parte americana. Da questo mix eclettico scaturisce la mia musica. Quindi per capire da dove nascono le mie canzoni bisogna sapere da dove vengo io. La musica di Mika non nasce da un’immagine né da un suono, ma dalla bizzarria della mia vita.

Una musica molto vivace e vitale, mentre i testi sono molto duri. Qual è il tuo ap-proccio alla vita, anzi la tua “perspective on life”, per citare l’intro di Blame It On The Girls?Penso che con questo approccio si dia potenza a un messaggio. Una canzone come We Are Golden parla di com’è avere 19 o 20 anni ed essere disperati, senza sapere cosa fare della propria vita. Il personaggio del video è seduto nella sua stanza e potrebbe persino uccidersi se lasciasse entrare dentro di sé troppa oscurità. Il testo è molto cupo, parla appunto di un ragazzo che potrebbe farsi qualcosa di terribile, mentre la musica è molto euforica e felice. C’è questo biz-zarro contrasto tra le due cose e credo che l’effetto sia di farti sentire meglio. Quando tu vedi

qualcuno o leggi un testo che fa riferimento alla tua vita e nello stesso tempo ascolti musica che emotivamente ti fa sentire bene l’effetto è molto forte. Ecco perché lo faccio. Per lo stesso motivo mi piace fare cose che sembrano molto infantili con messaggi che sono fastidiosi per gli adulti, persino in canzoni come Toy Boy o Lollipop: tu pensi che siano delle filastrocche, ma in realtà sono davvero grottesche. E il messaggio è piuttosto cupo. Ecco, mi piace il contrasto.

In effetti è molto efficace. Il testo di Toy Boy parla di un’amicizia maschile inter-rotta dalla madre di uno dei due che “credeva che ci fosse qualcosa di sbagliato”. E’ un messaggio di speranza o sei pessimista riguardo a certi temi?No, io credo che ci debba essere speranza. Senza speranza non c’è motivo di scrivere una can-zone. Uno show si mette in piedi solo se c’è speranza, per regalarla al pubblico. E si ascolta la musica perché la cerchi, no? Non è una fuga, è un modo di far sentire meglio la gente. Perciò io credo che sì, con Toy Boy ci sia sicuramente speranza. E penso che con canzoni così tutto quello che devi fare è “ingannare” le persone inducendole ad amare il brano prima che si accorgano realmente di cosa parla. Perché così le porti vicine al soggetto problematico, a cui normalmente non si avvicinerebbero mai.

Wikimika

Tutti le pubblicazioni e i premi di Mika

DVD Live in Cartoon Motion - 2007 Live Parc des Princes Paris - 2008

SINGOLIGrace Kelly - 2007Relax (Take It Easy) - 2007Love Today - 2007Happy Ending - 2007

Big Girl (You Are Beautiful) - 2008Lollipop - 2008We Are Golden - 2009Rain - 2009Blame It On The Girls - 2010

PREMIWorld Music Awards - Best-selling new artist - 2007World Music Awards - Best-selling male entertainer - 2007World Music Awards - Best-selling male pop/rock artist - 2007World Music Awards - Best-selling british artist - 2007Vodafone Live Award – Best male artist - 2007

Brit Awards - British breakthrough act - 2008 Capitol Awards - UK male artist - 2008 Capitol Awards - UK album - 2008 Ivor Novello Awards - Composer of the year - 2008 NRJ Musique Awards – New artist of the year - 2008

EPDodgy Holiday - 2006Songs For Sorrow - 2009

ALBUMLife In Cartoon Motion - 2007The Boy Who Knew Too Much - 2009

36 livestyle/ mika

Come è stato il tuo primo incontro con la musica? Sappiamo che hai una base classica. Avevo 11 anni ed ebbi il mio primo lavoro alla Royal Opera House per un’opera di Strauss, ero stato sbattuto fuori dalla scuola. Ho amato subi-to quel lavoro. Non mi piaceva tanto quella musica, ma amavo il teatro. E mi sono detto: “Ok, questo è quello che voglio fare della mia vita”. E avrei voluto anche scrivere musica per il cinema. Ma visto che sono dislessico non potevo comporre per i film. Così ho iniziato a scrivere canzoni.

Però ora sei nella colonna sono di Kick Ass, l’ultimo adatta-mento cinematografico di un fumetto della Marvel. Come hai trovato questa esperienza?E’ iniziata in modo molto stressante. Mi hanno fatto vedere il film e mi hanno detto: “Ti piace? Bene, hai due giorni di tempo per farci una can-zone”. Così mi ci sono buttato e l’ho scritta con Red One, che è nello staff di Lady Gaga. E’ stato tutto molto rapido e inaspettato ma ho amato subito la canzone e ora la suono alla fine dei miei concerti. La uso come

musica di saluti e anche se sono già sceso dal palco la gente aspetta fin-ché non è finita. Stanno lì e continuano a ballare, è meraviglioso.Ma se tu stesso fossi un super-eroe dei fumetti, chi saresti e che super-potere vorresti avere?Ho sempre desiderato di poter di congelare il tempo. Così si potrebbe fermare quando ti piace quello che stai facendo, in modo da essere den-tro quel momento un po’ più a lungo. O si potrebbe stopparlo quando odi qualcosa, perché magari hai solo bisogno di un break dall’esperien-za orribile che stai vivendo. Ma la cosa migliore sarebbe fermare il tem-po mentre stai entrando in un negozio, prendere tutto quello che ti piace e poi andare via.

Con queste prospettive saresti il supereroe preferito di molti...Sì, l’eroe taccheggiatore!

E’ chiaro che ti piace la moda e hai pure uno stile molto par-ticolare.Mi piace lo stile, ma non vado pazzo per la moda. Alcuni abiti del mio nuovo tour sono disegnati da Alessandro Sartori, che è il direttore crea-tivo di Zegna. E le scarpe sono state disegnate per lo spettacolo da Chri-stian Louboutin. Gli altri costumi, come quelli in stile “opera” sono qua-si tutti fatti da mia madre. Il concetto è che mi piace mischiare: i vestiti di mia mamma con gli abiti degli stilisti famosi più qualcosa di seconda mano che trovo nei negozi economici. Per me non è questione di moda ma di stile. La moda è roba di profumi e borsette, lo stile è qualcosa che non ha prezzo.

Quindi lavori con tua madre (e so anche con tua sorella), che ha anche disegnato le cover dei tuoi album e il tuo sito. Siete una famiglia decisamente dedita all’arte.Siamo una famiglia che litiga tutto il tempo perché i membri lavorano troppo insieme! La verità è che quando abbiamo iniziato non avevamo i soldi per coinvolgere altri e nessuno voleva lavorare con noi. Così ab-biamo fatto tutto da soli. Chiunque veda uno qualsiasi dei miei show deve ricordarsi che tutto quello che vede è fatto a mano. Tutto fatto in casa dai miei amici, dallo staff, perché non vogliamo sembrare troppo costosi nè perfetti. Perché se una cosa sembra troppo perfetta non ha cuore e non significa niente a livello di emozione. Così ai miei concerti hai un’impressione unica perché tutto è stato creato con sentimento e ha un cuore. E’ una cosa molto rara.

Emozionarsi è la cosa più importante?Esatto, credo che ogni cosa debba essere fatta a mano, col cuore, ed è importante che resti così.

European Tour

le date ...01/04 – Basilea (Svizzera)16/04 – Lisbona (Portogallo18/04 – Barcellona (Spagna)19/04 – Madrid (Spagna)23/04 – Marsiglia (Francia)24/04 – Lione (Francia)26/04 – Parigi (Francia)27/04 – Parigi (Francia)29/04 – Nantes (Francia)30/04 – Tolosa (Francia)01/05 – Nizza (Francia)03/05 – Strasburgo (Francia)04/05 – Lievin (Francia)05/05 – Anversa (Belgio)

07/05 – Amsterdam (Olanda)08/05 - Lussemburgo03/06 – Neuchatel (Svizzera)27/06 – St. Blazey (UK)03/07 - Beauregard (Francia)04/07 - Belfort (France)06/07 - Roma07/07 - Codroipo (Ud)08/07 - Novi Sad (Isreale)13/07 - Bayonne (Francia)16/07 - Brittany (Francia)20/07 - Narmes (Francia)22/07 - Poupet (Francia)21/08 - Chelmsford (Uk)

Se il concerto del 21 aprile a Milano non vi basta, ecco tutte le altre euro-possibilità di vedere dal vivo il talento di Mika, comprese le due date italiane di luglio.

“ Mi piace scrivere canzoni che sembrano infantili con messaggi fastidiosi per gli adulti. Tu pensi che siano filastrocche, ma in realtà sono davvero grottesche, con un messaggio piuttosto cupo. Ecco, mi piace il contrasto

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Tokio Hotel Live

Sono libere e anticonformiste. Curiose e frizzanti. A volte romantiche, a volte maliziose. Dolci, a volte aggressive. Ma sempre uniche e originali. Pronte a sperimentare infinite identità, aperte ai cambiamenti e alle novità. Amano un make-up che sia espressione del loro essere e delle

loro emozioni. E amano una musica in cui riconoscersi, in cui ritrovare sentimenti, sperimentare sensazioni. Sono ragazze per cui Debby ha creato un’infinita gamma di colori e di finish studiati con originalità per un look che cambia ogni giorno seguendo i desideri, le emozioni, le voglie del momento. E sempre per loro Debby ha scelto di sponsorizzare il tour italiano dei Tokio Hotel. 4 date (25 marzo a Torino, il 26 a Padova, l’11 aprile a Roma e il 12 a Milano) per sottolineare che

make-up e musica parlano lo stesso linguaggio. Quando il make-up è Debby e la musica è quella dei Tokio Hotel. Debby, experience your identity!

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livestyle> di Susanna La Polla

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Chi pensa che i Tokio Hotel siano solo un “gruppetto di ragazzini” dovrebbe farsi un giro su YouTube e guardare un video delle esibizioni live di questa giovane band tede-sca. Certo, il mondo di riferimento è quello dei giovanissi-mi, ma le performance sono all’altezza delle più quotate rock band. E la maturità dei fratelli Kaulitz è la contropro-va di questa convinzione. Li abbiamo sentiti (entrambi) in occasione dell’ospitata al Festival di Sanremo.

QUI SI FA SUL SERIO

Una “scena” che vanta centinaia di migliaia di fan… A proposito: so che siete stati vittime di non pochi episodi di stalking da parte del vostro pubbli-co femminile, con una di loro siete incappati anche in problemi legali. Adesso siete spaventati? Vi servi-te di guardie del corpo? Bill: Da ormai cinque anni, per la maggior parte del tempo siamo circondati da guardie del corpo, ma non certo nei nostri momenti privati.Tom: Però, intendiamoci, non siamo spaventati dalle nostre

fan, ci piace incontrarle. Ci piace parlare con le ragaz-ze.Bill: Certo, noi amiamo le nostre fan, sono la cosa più importante per noi. Quel-la vicenda, be’, si trattava di una stalker, non di una fan, ma non è che per que-

sto episodio puoi avere guardie del corpo attorno tutto il tempo, a meno che non succeda qualcosa di spiacevole.

A proposito di brutti episodi, Bill nel 2008 sei sta-to operato per rimuovere una ciste dalle tue corde vocali, evento a causa del quale siete stati costretti a cancellare alcune date in Europa e tutto il tour previsto in Nord America per quell’anno. Come hai vissuto quella esperienza? E adesso come ti senti?Bill: E’ stato un momento davvero difficile per me ma poi sono tornato sul palco e ho fatto un sacco di concerti, ne ho ancora tanti davanti, e le cose funzionano bene. Certa-mente quando vivi un’esperienza del genere ti rimane per sempre dentro, non te la dimentichi facilmente. Ma ora mi sento a mio agio e in generale mi diverto, amo andare in tour e cerco di non pensarci più.

artiamo subito con una domanda a bruciapelo. Vogliamo una rispo-sta sincera: andate d’accordo fra di voi? Siete amici?Bill: Si certo! A volte, è chiaro, si litiga ma in generale andiamo molto d’accor-do anche perché ormai ci conosciamo molto, molto bene, suoniamo insieme da quasi dieci anni. E’ alla base di tutto, se non si è buoni amici non si può far

parte della stessa band. E noi lo siamo.

A quanto riportano le vostre biografie, avete iniziato a fare musica da giovanissi-mi. Ho letto che avete iniziato a scrivere canzoni all’età di sette anni. Quanto siete stati influenzati dalla vostra famiglia nella scelta di diventare musicisti?Bill: Il nostro patrigno ha avuto un ruolo fondamentale nella nostra formazione musicale perché è un chitarrista.Tom: Sì, è stato lui a comprarmi la mia prima chitarra e a darmi i primi insegnamenti su come suonarla. In più è con lui che abbiamo iniziato a registrare le prime cose. Ci ha dato una grande spinta.

Potreste dirci qualcosa di più sulle vostre influenze musicali? Alcuni critici so-stengono che dobbiate molto ai Metallica, che anzi alcuni dei vostri brani siano fin troppo simili a quelli di James Hetfield e soci…Bill: Non credo sia vero, perché in realtà abbiamo tutti gusti musicali molto differenti, non c’è un artista o una band che piaccia a tutti. Gustav (Schäfer, batterista, nda) ama moltissimo i Me-tallica ma ciascuno di noi ascolta musica diversa, non c’è un grande idolo che ispiri tutti. Perciò credo che il prodotto della musica dei Tokio Hotel sia un mix di un sacco di cose diverse.

Quindi non vi considerate parte di una scena o di un movimento musicale?Bill: No, non ci piace inserire i Tokio Hotel in una scena specifica. Il nuovo disco poi è diverso dai precedenti, ci sono canzoni davvero rock ma anche un sacco di cose elettroniche, perciò non potremmo davvero inserirci in una specifica scena musicale.Tom: Anche perché ogni giorno ne spunta fuori una nuova. Ci chiedono continuamente se facciamo parte di questa o quella scena, io direi che la nostra scena si chiama Tokio Hotel.

“ Ci chiedono continuamente se facciamo parte di questa o quella scena, anche perché ogni giorno ne spunta fuori una nuova. Io direi che la nostra scena si chiama Tokio Hotel. Tom Kaulitz

Tokio Hotel

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42 livestyle/ tOkiO hOtel

Bill, Karl Lagerfeld (stilista e fotografo tedesco) ti ha definito un’ico-na della moda, mentre Michael Michalsky (anch’egli stilista) sostie-ne tu sia la personificazione della pop art. Al Madam Tussaud’s di Berlino c’è pure una statua in cera che ti raffigura. Che effetto fa essere così famosi ad appena 20 anni?Bill: Sai, ogni tanto mi ritrovo a pensarci e sembra tutto così strano, pazzesco. A volte me ne dimentico ma poi la gente viene da me e me lo ricorda e, be', non ti nascondo che trovo un po’ inquietante che ci sia una mia statua di cera al Madame Tussaud’s. Ma in realtà è una cosa bellissima e ne sono molto or-goglioso. Sono contento di poter vivere una vita come questa, perché amo fare musica e stare sul palco. Non c’è dubbio che sia fantastico e che mi piaccia moltissimo.

Il tuo look androgino spesso ha dato vita a voci su una tua presunta omosessualità. Tu hai sempre smentito, ma qual è la tua opinione sul tema della sessualità?Bill: Non ho problemi. Intendo dire che rispetto la sessualità degli altri. Ognu-no può fare quello che vuole perché alla fine credo che tutto abbia a che fare semplicemente con l’amore e io credo nel vero amore. Penso che quando si ama qualcuno veramente si debba amarlo ed essere felici.

Torniamo alla musica: per il vostro nuovo album, Humanoid, vi siete avvalsi della collaborazione di alcuni nuovi produttori: Guy Cham-bers, i Matrix e Desmond Child. Com’è stato lavorare con loro per voi che siete abituati, da sempre, ad un collaudato team di producer, formato da Peter Hoffmann, David Jost, Pat Benzer e Dave Roth?Bill: E’ vero, abbiamo sempre lavorato con gli stessi produttori per sette anni, il che è ottimo perché ci conosciamo molto bene e in studio siamo come una grande famiglia, un aspetto molto importante per lavorare bene insieme. Però per Humanoid volevamo qualcosa di nuovo e così abbiamo provato a collabo-rare con altri. Volevamo avere una ventata d’aria fresca nel nuovo disco.

Il vostro nuovo tour europeo dura circa due mesi. Immagino sia duro stare lontani da casa per un periodo così lungo.Bill: Sai, alla fine ci siamo abituati ma penso che comunque sì, sia ancora dura, specialmente per Georg (Listing, bassista, nda) che è fidanzato. E anche per tutti noi non è sempre facile stare in giro per così tanto tempo. Ma in generale ci piace, ci muoviamo con due tour bus e ciascuno ha il suo spazio, persino il suo letto!Tom: Anche se, diciamocelo, il tuo letto a casa ti manca, perché dormi tre o quattro mesi in un tour bus che alla fine è solo un autobus!”

Che cosa ne pensate della definizione “teen idols”? Vi va stretta o ci convivete senza problemi?Quando scriviamo, non stiamo a pensare a chi sarà indirizzato il pezzo, è un processo naturale che nasce dalla pancia. Poco importa quindi l’etichetta che ci affibbiano, l’importante è far trasparire l’autenticità di quello che siamo e di quello che vogliamo trasmettere.Vi siete fatti un’idea del motivo per cui la vostra musica è letteralmente adorata dai teen-ager mentre il pubblico adulto sembra “snobbarvi”? Si possono aprire mille dibattiti. Possiamo parlare di processo naturale. In fondo abbiamo vent’anni, scriviamo quello che sentiamo e viviamo adesso ed è normale che un ragazzo più vicino alla nostra età si rispecchi in un nostro testo. Ma è altrettanto vero che siamo in continua crescita. Viviamo nuove esperienze ogni giorno che ci permettono di arricchire il nostro bagaglio come persone e come artisti. E’ un cammino, una crescita e con il tempo la diffidenza da parte del cosiddetto “pubblico adulto” diminuisce.Che tipo di feeling si instaura tra voi e il vostro pubblico durante i concerti?E’ un legame molto forte. E’ uno scambio di emozioni tra noi e loro. Quando saliamo sopra ad un palco possiamo finalmente fare quello che amiamo di più, fare l’amore con la nostra musica, vivere di lei. Ed è questo che vogliamo trasmettere al pubblico.Cosa ne pensate dei Tokio Hotel? Penso ci siano molte band valide che in questi anni stanno riscuotendo elogi e consensi da parte del pubblico e sicuramente i Tokio Hotel sono una di queste. Vedremo come sapranno crescere negli anni.La band dei gemelli Kaulitz è famosa in tutta Europa. Cos’ha la musica straniera più di quella italiana?Semplice, la lingua inglese.

Nel mercato musicale italiano le band di giovanissimi si stanno guadagnando una fetta sempre più importante di pubblico. Dopo aver chiacchierato con Finley e dARI lo scorso mese, concludiamo la nostra “indagine” sugli idoli dei teenager con i Lost e (a pagina seguente) i Broken Heart College.

Teen idols #3: Lost

“Per la prima volta abbiamo il nostro palco ed è veramente figo. Abbiamo la nostra città fu-turistica, Humanoid City, è una produzione gi-gantesca. Bill Kaulitz

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Bill: Be’, sicuramente è un periodo molto lungo e a volte è un po’ dura ma è co-munque una bellissima esperienza.

E’ vero che viaggiate con i vostri cani? Fanno per caso parte del nuovo show?Bill: No, non sono nello show (ride, nda). A volte vengono con noi, è vero, altre volte li lasciamo a casa e se ne occupano i nostri genitori. Cerchiamo di portarceli dietro perché ne siamo innamorati, li consideriamo veri e propri membri della nostra famiglia. Ma purtroppo non sempre è possibile.

Potete dirci qualcosa delle scenografie dello show? Bill: Per la prima volta abbiamo il nostro palco ed è veramente figo, siamo appena tornati da Londra dove lo abbiamo visto montato da Misty Buckley, la set desi-gner che l’ha ideato, una persona squisita con la quale è stato bellissimo lavorare. A Londra poi ci siamo incontrati anche con i gemelli canadesi Dan e Dean della griffe DSquared2, coi quali ho collaborato per la creazione dei nuovi costumi del Humanoid City Tour, che sono davvero pazzeschi. Abbiamo la nostra città futu-ristica, Humanoid City, è una produzione gigantesca, la più grande che i Tokio Hotel abbiano mai avuto sin ora, ed è fantastica.

Prima di salire sul palco siete nervosi, avete qualche rito scaramantico particolare che effettuate prima dello show?Bill: Di solito siamo molto, molto nervosi prima di ogni show. Guarda, penso che i Tokio Hotel siano la band più nervosa che esista al mondo. Ma non appena saliamo sul palco le cose vanno bene e passa tutto, facciamo la nostra musica e ci divertiamo. Diciamo che dopo la prima canzone va tutto bene.Tom: In realtà ciò che è veramente importante è che Georg faccia ‘quella grossa’ in bagno prima di ogni show. Solo allora sappiamo che tutto andrà bene.

Parlateci un po’ della scaletta del live. Canterete solo in inglese o an-che in tedesco? Solo brani dal nuovo album o anche vecchie canzoni? Bill: Suoneremo un sacco di canzoni ma la maggior parte saranno brani che ab-biamo inciso nel nostro ultimo album, Humanoid. Facciamo anche qualche pezzo vecchio ma volevamo davvero andare in tour con musica nuova perché quella vecchia l’abbiamo suonata per così tanto tempo... Per quanto riguarda la lingua mixiamo un po’ tutto, ogni sera abbiamo un set tedesco e uno inglese, il che signi-fica un sacco di lavoro in più per me!

Che cosa ne pensate della definizione “teen idols”? Vi va stretta o ci convivete senza problemi?Siamo onorati di rientrare in questa categoria, anche perche' noi in primis siamo stati teenager, anzi ancora ci sentiamo cosi. Quindi perché dovrebbero esserci problemi? Speriamo solo che la nostra musica possa arrivare a tutti, a un pubblico che non ha età.Vi siete fatti un’idea del motivo per cui la vostra musica è letteralmente adorata dai teenager mentre il pubblico adulto sembra “snobbarvi”?Le nostre canzoni hanno un sound molto giovanile, allegro, ed e' normale che venga apprezzato per la maggior parte da un pubblico teen. Però sappiamo anche che molti adulti ascoltano volentieri la nostra musica proprio perché è diversa dalle solite cose che sentono quotidianamente.Che tipo di feeling si instaura tra voi e il vostro pubblico durante i concerti?Il pubblico è ciò che ci carica ai concerti, ed i concerti sono fatti per loro, per dimostrare a tutti cosa proviamo quando suoniamo e per condividere con le persone che ci seguono l'emozione della musica.Cosa ne pensate dei Tokio Hotel?Li apprezziamo, hanno costruito un impero dietro di loro, con una fan base enorme, e hanno conquistato tutta l'Europa.La band dei gemelli Kaulitz è famosa in tutta Europa. Cos’ha la musica straniera più di quella italiana?La musica straniera non ha niente in più di quella italiana. Forse è solo una questione di fortuna, più che altro di opportunità e di situazioni locali specifiche. Il mercato musicale italiano resta piccolo rispetto a quello tedesco o addirittura americano. E’ quindi normale che in quei paesi ci siano più occasioni per le nuove proposte.

Last but not least, il nostro viaggio tra le band amate dai teen ager si conclude con i Broken Heart College, una delle ultimissime novità di questo nuovo movimento musicale.

Teen idols #4: Broken Heart College

“Non ti nascondo che trovo inquietante che ci sia una mia statua di cera al Madame Tus-saud’s di Berlino. Ma sono contento di poter vi-vere una vita come questa. Bill Kaulitz

Anna pensava di farela proposta al suo fidanzatoil 29 febbraio.

Questo non èil suo fidanzato.

Concorso valido dal 29 Marzo al 12 Aprile 2010, estrazione finale entro il 30 aprile 2010. Totale Montepremi: Euro 143,00 Iva esclusa. Regolamento completo su www.musicbox.it e www.sololive.it

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alle donne di offrirsi in matrimonio il 29° giorno di Febbraio?

Inghilterra Svezia Irlanda

Anna (Amy Adams) e Declan (Matthew Goode) sono gli interpreti della commedia romantica Una proposta per dire sì.A quattro anni di distanza dal primo anniversario di fidanzamento, Jeremy (Adam Scott), il fidanzato di Anna, non le ha ancora fatto la fatidica proposta. Lei decide di prendere la situazione in mano e, sfruttando una vecchia tradizione irlandese che consente alle donne di offrirsi in matrimonio nel 29° giorno di febbraio, tenta di raggiungerlo a Dublino per chiedergli la mano. Ma gli aerei, le condizioni meteorologiche e il destino la scaraventano dall’altra parte dell’Irlanda. Qui, chiede a un giovane e aitante irlandese, Declan (Matthew Goode) di aiutarla ad attraversare il paese. I due si mettono in viaggio e raggiungono la Emerald Isle, dove capiscono che l’amore ha serbato a entrambi una sorpresa del tutto inattesa.

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LivestyLe

M assimo raccontaci del libro con Pelù. E’ stata una cosa tra amici. Da tanti anni sono legato a Piero da amicizia e stima profonda. Alla fine degli anni Novanta quando ci si incontrava a cena, o si passavano nottate insieme, si finiva sempre a parlare di questo dente che gli faceva male. Il rapporto con Ghigo... Io a un certo punto gli ho det-

to “scusa Piero ma perché non facciamo un libro, racconti tutto, ti sfoghi”. Se è vero che una canzone può essere terapeutica, figuriamoci un libro. Non dico che si possa vincere il dolore, ma si può provare ad esorcizzarlo almeno per un attimo. Avevate in mente il libro che poi è uscito oppure qualcosa di diverso? Fin dall’inizio l’idea di partenza era che questa fosse la storia di Litfiba raccontata da Pelù e non semplicemen-te la storia dei Litfiba. E il lavoro, in-tendo tra te e Piero, è filato liscio? Ci siamo chiusi nella sua casa dell’epoca, a San Casciano, e abbiamo lavorato come pazzi. In 4 giorni avevo registra-to tutto. Piero sembrava in preda alla febbre malarica tanta era l’urgenza di raccontare e raccontarsi. Immagino ci sia stata una partecipazione emotiva davvero notevole da parte sua. Era un momento particolarmente difficile della sua vita, Piero ha sofferto moltissimo quando si è staccato dai Litfiba. Anche se il travaglio vero è stato quello che ha condotto alla decisione di se-parare la sua strada da Ghigo. Tolto il dente, tolto il male? Una volta presa la decisione è andato avanti per la sua strada però prima la sofferenza è stata tanta.

L’inzio della fineCome sempre capita, l’opinione pubblica si è fatta un’idea della separazione. Be’,

è naturale, specialmente quando una band è così amata come lo erano allora i Litfiba. Si è sempre creduto che dietro ci fossero que-stioni artistiche. Qual è il momento specifico in cui la parabola dei Litfiba comincia la sua discesa, diciamo l’inizio della fine? L’inizio della fine coincide con l’inizio dei sospetti. Faccio una breve premessa. Gli artisti, per definizione, si portano dietro una grandis-sima fragilità e vulnerabilità che poi cercano di coprire indossando delle maschere sul palco. In realtà sono dei fanciulli, nel senso po-sitivo del termine, molto sensibili e propensi a drammatizzare, nel

bene e nel male. Quindi nel momento esatto in cui si viene a incrinare la fiducia di Piero in Ghigo e in certi suoi comporta-menti che Pelù non con-sidera limpidi, ecco li si rompe tutto. Ma quan-do succede esattamen-te? E’ il tour di El Diablo,

siamo nel 1991. Ti leggo direttamente un passo del libro. Piero rac-conta che “il primo concerto al PalaTrussardi fu un vero orgasmo, fu mio fratello Andrea a rovinarmi la serata. A cena fece due calcoli sull’incasso, sul costo dei biglietti, sul mio ricavato. Del resto aveva-mo studiato economia da piccoli quando giocavamo a Monopoli e lui si divertiva con l’alta finanza. Mi disse che ero pazzo, che mi pa-gavano come un impiegato mentre i manager si arricchivano. Era vero: basti pensare che avevamo firmato un contratto che implicava

> di Gianni Olfeni

Si pensava fosse finita per sempre, perché Pelù e Renzulli aveno rotto sul piano umano. Eppure, pri-ma di Natale, Piero e Ghigo hanno inaspettatamente annunciato di essersi “ritrovati”. Nonostante la pe-nuria di dichiarazioni ufficiali, abbiamo voluto capi-re qualcosa di più sia sulla separazione che sulla reunion. Ci ha dato una mano Massimo Cotto, noto scrittore e giornalista, che, giusto all’epoca della se-parazione da Renzulli, aiutava Pelù a scrivere la sua autobiografia ufficiale (Perfetto difettoso, Mondado-ri, 2000).

LO SPETTACOLO STA PER (RI)COMINCIARE

Litfiba

L’inizio della fine tra Piero e Ghigo comincia con l’inizio dei sospetti. Anche se la mancanza di fi-ducia arriva in prima battuta nei confronti di Alberto Pirelli, produttore e manager dei Litfiba, solo in un secondo momento riguarda anche Renzulli

“ “

Concorso regalati una Nintendo DSi

info a pagina 4 e 5

foto Federico Riva

47Os

Milano Firenze FirenzeRoma Acireale (CT)

13/0416/0417/0419/0421/04

Litfiba Live

Piero e Ghigo sul palco di Monaco lo scorso 23 marzo

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la cessione del 50% di tutti i nostri diritti a Pirelli (manager dei Litfiba, nda). Una follia, colpa nostra”. Da allora Piero cerca in tutti modi di far capire a Ghigo la situazione. Ma ottiene ben poco e quindi cominciano i sospetti… Che poi chi ha fatto pendere l’ago della bilancia è appunto Alberto Pirelli, scopritore e produttore dei Litfiba. La mancanza di fiducia arriva in prima battuta nei confronti di Pirelli, poi in un secondo momento di Ghigo. In tutti gli anni successivi, è stata chiara tra loro questa dinamica? Sanno perfet-tamente perché si sono separati e la ricostruzione dei fatti è identica da en-trambe le parti. Quello che cambia è la responsabilità, uno dice “è colpa sua”, l’altro risponde “non ha capito”.

Ma dov’e’ Pelu’?Il 2000 è l’anno in cui i Litfiba si sciolgono ufficialmente. Un gruppo mu-sicale può andare avanti benissimo anche nelle liti… Come dimostra il caso dei Rolling Stones… Però li è istituzionalizzato. Gli Stones dicono “siamo estremamente diversi ma ce ne sbattiamo, abbiamo una macchina da guerra e per un mese l’anno dimentichiamo i nostri dissapori”. Ma i Litfiba erano una famiglia più che un gruppo e nel momento in cui i due capo-famiglia litigavano tra di loro diventava difficile andare avanti. Ricordo l’ultimo con-certo a Monza nell’estate 2000… Un live al limite della pietà. Prima che entrassero sul palco, due maxi-schermi proiettavano le immagini di Piero

LivestyLe/ Litfiba

Pare che sia stato folgorato dalla musica mentre ascoltava, ancora adolescente, Thunder Road, uno dei grandi successi di Bruce Springsteen. Fatto sta che Massimo Cotto, astigiano classe ’62, a 16 già lavora in una radio locale. Entra in Rai come disk jockey nel 1983 (ci rimarrà per 20 anni) e l’anno successivo conduce la prima di 7 edizioni di Stereonotte. La carriera nella radio di Stato tocca il suo apice quando, nel 1999 diventa il responsabile musicale di Radiouno. Nel 2007 approda a Radio Capital, conducendo vari programmi. Oggi sentiamo la sua voce in Capital Tribute, approfondimento in pillole sulle più importanti canzoni della storia della popular music.

Parallelamente all’attività radiofonica, Massimo lavora sulla carta stampata. Inizia con Il mucchio selvaggio prima di collaborare per molti anni con quotidiani (L'Indipendente, Il Tirreno, Stampa Sera) e riviste periodiche (tra cui l’Espresso). Ha scritto molti libri, per lo più biografie ufficiali di grandi musicisti come Patty Pravo, Irene Grandi, Francesco Guccini, Ivano Fossati, Enrico Ruggeri, oltre a Pelù naturalmente. Negli ultimi anni ha “scoperto” il romanzo: nel 2003 ha esordito con Hobo, una vita fuori giri, seguito due anni dopo da L’ultima volta che sono morto, con prefazione di Giorgio Faletti e postfazione di Fernanda Pivano. Nel 2007 l’ultima pubblicazione con Le notti gotiche, un libro di racconti con Eraldo Baldini.

Dulcis in fundo, Massimo ha fatto parte della giuria di qualità dell’edizione 2003 di Sanremo e della commissione artistica che ha scelto per la Rai i giovani della 56° edizione (Festival del 2006). Nel 2007 e nel 2008 è stato direttore artistico e presidente della commissione di Sanremolab, mentre quest’anno è stato tra gli autori dell’intero Festival. G.O.

e Ghigo nel backstage. Si ignoravano… Di più, sembravano due estranei. E infatti l’esibizione fu tristissima… L’unica cosa che fecero con convinzione fu salutare il pubblico dicendo entrambi “ci vediamo presto” riferito alle loro imminenti nuove avventure. Che poi sono iniziate, ma con risultati scarsi se confrontate con l’avventura dei Litfiba. Ti racconto questo episodio. Sono con i Litfiba a Racalbuto, in Sicilia, dopo l’abbandono di Piero. Sto mangiando con Ghigo e “Cabo” Cavallo, nuovo cantante della band, dopo un loro spettacolo. Mentre raggiungo il bagno en-tra un tizio sulla trentina e nota un po’ di trambusto intorno al tavolo della band, ragazzi che chiedono autografi, fatto raro per quel luogo. Il tizio si rivolge a me: “Ma chi sono?”. “I Litfiba” rispondo io. Lui guarda bene verso il tavolo poi si gira verso di me e mi fa “Ma dov’è Piero Pelù allora?”. L’immagine di Piero era così forte che i Litfiba senza Piero non potevano esistere e anche Piero senza i Litfiba non è la stessa cosa. Dovendo giudicare da un punto di vista artistico le due esperienze, cosa pos-siamo salvare? Personalmente credo che la scelta di Piero sia stata più coraggiosa. il Med-rock, la sperimentazione, non sempre tutto è stato a fuoco, ha fatto tanti errori, ma ha provato a trovare una sua strada. Ai Litfiba post-Pelù rimprovero il tentativo di ricreare quello che c’era prima, anche a livello vocale. Cabo è bravo ma alla fine sembrava quasi un clone di Piero. Appunto.

Anima&corpoQual è stato impatto dei “primi” Litfiba sulla musica italiana? Intanto hanno fat-to capire che si poteva cantare il rock in italiano con credibilità. All’alba degli anni Ottanta erano pochissimi gli esperimenti. E poi sono stati bravi a mescolare diversi ingredienti. Da un lato il sapore barricadero, l’impegno sociale, le canzoni che devono avere anche un contenuto… Il rock può servire anche a farci riflettere oltre che a muovere i piedi… Per i Litfiba la fisicità del rock non era mai distinta dall’aspetto intellettuale. Il tutto con una gestualità che era figlia del teatro più che della mu-sica. Le varie maschere che Piero indossava sul palco erano una cosa unica, chi lo faceva prima di lui era nell’ambito del travestimento. Lui invece riprende certi det-tami dell’art-rock e li mette insieme con l’espressione musicale più immediata, cioè il punk. Poi se guardi certi testi degli esordi c’è anche un po’ di ingenuità, ma era la stessa che abbiamo sentito in altre band, compresi i Beatles quando cantavano “She loves you yeah yeah yeah”.

“ “Piero e Ghigo hanno capito che potevano rico-struire qualcosa o che almeno valeva la pena pro-varci. Hanno iniziato prima timidamente vedendosi a cena, poi suonando si sono resi conto che poteva-no ricreare la magia

Dove c’e musica, c’é Massimo

Massimo Cotto e Piero Pelù in uno scatto di qualche anno fa.

Trovare l'amore ti renderà felice. Aspettarlo ti sconvolgerà.

Onstage_DJ:Layout 1 29-03-2010 14:52 Pagina 1

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Litfiba? Io credo che due persone intelligenti, orgogliose e permalose come Piero e Ghigo abbiano valutato molto bene i pro e i contro. Sono altrettanto convinto che non si tratti di un’operazione a tempo. Non c’è spazio per un revival, ma per un progetto vero con cui costruire nuovamente qualcosa di importante. Si rimettono insieme con l’idea di durare. E’ un progetto a tempo indeterminato… E’ chiaro che se dopo un primo album si rendessero conto di essere troppo arruggi-niti allora sarebbe diverso, ma da quel poco materiale che ho ascol-tato, anche se ancora allo stato grezzo, mi sembra che la strada sia

decisamente buona. Questa è una grande notizia in esclusiva per i lettori di On-stage! Esiste già del materiale inedito dei “nuovi” Litfiba… (risata di Massimo, nda)… Esiste qualco-sa che ci fa ben spe-rare. Poi è probabile

che loro neghino, perché è giusto tenere i fari spenti come hanno fat-to nel caso della reunion, che nessuno si aspettava. Però… Secondo me siamo sulla strada buona. Non credi che i Litfiba possano essere l’anello di congiunzione tra il rock cosiddetto mainstream e quello cosiddetto indipendente? Assolutamente sì, hanno la storia per esse-re credibili in questa veste. L’unico nodo che rimane da sciogliere è quanto saranno vicini al “periodo pop”, cioè quello precedente alla separazione. Per carità, andrebbe bene, ma io spero che tornino in un altro modo. Si dice che quando le porte cigolano c’è bisogno dell’olio buono. E credo che nessuno abbia voglia semplicemente di un buon disco dei Litfiba, qui c’è bisogno del miglior disco dei Litfiba. O qualo-sa di molto simile. Non si rovina un passato glorioso con un prodotto che è solo discreto. Non c’è dubbio. Grazie Massimo. Grazie a te.

La scintilla diventa fuocoVeniamo alla reunion. Sarebbe troppo facile accostarla al poco successo ottenuto sia da Piero che da Ghigo in questi 10 anni. Io credo che entrambi abbiano capito che si poteva ricostruire qualcosa o che almeno valesse la pena provarci. Hanno iniziato prima timidamente vedendosi a cena, poi altri incontri, finchè suonando si sono resi conto che potevano ricreare la magia e così si è accesa la scintilla che è diventata fuoco. Come hanno capito realmente che esiste la possibilità di (ri)costruire qualcosa di valido? Il rapporto tra Pelù e Renzulli ricorda quello tra Lou Reed e John Cale: Piero non ha una preparazione musicale straordinaria, ha delle grandissime intu-izioni, però ha bisogno di avere vicino uno come Ghigo, bravissimo e preparatissimo, proprio come Reed con Cale. Anche in passato Piero, che è completamente pazzo, era quello che aveva il colpo di genio; non avendo una preparazione musicale straordinaria, non sentiva il bisogno di fare cose che rispecchiassero la grammatica del rock. Come dire, non conoscendone le regole poteva trascen-dere… Che gliene fregava a lui? Ma c’era bisogno dell’unione tra follia e ragione, per tradurre le idee bellissime in qualcosa di concreto. Paradossalmen-te quando Piero è cresciuto come preparazione, le sue canzoni sono diventate più prevedibili, proprio come Lou Reed quando ha imparato a suonare bene la chitarra: per 5 anni non ha più scritto una bella canzone perché andava dietro le regole. Le regole rischiano di ingabbiare la follia musicale… Piero e Ghigo sono il classico caso in cui il risultato è superiore alla somma delle parti. Quando sono insieme si crea un’alchimia particolare, c’è qualcosa di magico. Tornando al presente, penso che Piero e Ghigo abbiano sentito nuovamente tutto questo. La controprova non può che essere la pubblicazione di nuovo materiale. Certo, questi concerti di aprile sono una festa. Non c’è la minima possibilità che qualcuno torni a casa deluso. Non essendoci pezzi nuovi, non c’è nemmeno il pericolo del confronto. Questa è la festa di compleanno, ma poi c’è la laurea e allora li sarà più dura. Ma le cose più belle dei Litfiba nascono quando loro due “fanno ponte” ossia quando attraversano le loro diversità e cercano di raggiungere la sponda in cui sta l’altro.

Un progetto a tempo indeterminatoAl di là dell’ottima risposta del pubblico a questi concerti, quanto è credibile la nuova vita dei

LivestyLe/ Litfiba

“ “I concerti di aprile sono una festa. Non c’è la minima possibilità che qualcuno resti deluso. Non essendoci pezzi nuovi, non c’è nemmeno il pericolo del confronto. Questa è la festa di compleanno, ma poi c’è la laurea e allora sarà più dura

52 rOck 'n' fashiOn

Foto by Diego Di GuardoStyled by Sarah Grittini

l pubblico del Teatro Ariston la ricordava come la minuta rocker, stret-ta in micro abitini in pelle nera che urlava sorridendo di voler restare La tua ragazza sempre. Stavolta, con La cometa di Halley (brano scritto a quattro mani con Francesco Bianconi dei Baustelle) Irene a Sanremo

ha cantato la sua sofferenza per un matrimonio andato in frantumi di recente. E l’ha fatto con la solita graffiante energia, ma con una maturità tutta nuova, senza mai cedere il passo alla malinconia. Il Festival del televoto non l’ha premiata, ma Irene si sta guadagnando il successo giorno dopo giorno grazie all’album Alle porte del sogno (autoprodotto), con cui può continuare a raccontare il suo percor-so di sofferenza e rinascita. Ha trovato pace tuffandosi in un’infinità di suoni nuovi, divertendosi come una matta nel seguire il flusso sonoro che è riuscita a creare. I corposi arrangiamenti dell’Oversea Orchestra, la suggestione creata dal moog e dal synth, il suono potente delle chitarre elettriche che prende a sberle ogni singolo brano, percussioni a volte audaci come pugni nello stomaco per-mettono a Irene di aprire liberamente i polmoni e il cuore e cantare finalmente senza falsi pudori il dolore per un amore finito e la gioia per essere riuscita a venir fuori dal buio. L’inconfondibile graffio della sua voce sanguina, brucia, ma non smette per un momento di far battere le tempie a chi ascolta.

Di questa nuova Irene Grandi colpiscono i colori. Autunnali e primaverili insieme, non più esclusivamente caldi ed estivi come un tempo. Il viso di Ire-ne, sempre delizioso e intenso, mescola malinconia a serenità: sintesi perfetta di questo nuovo album e del nuovo corso della sua vita.

Testo di Roberta Maiorano

Vestito Jo No Fui

Grazie per avermi spezzato il cuore

I

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54 rOck 'n' fashiOn

55Os

Vestito Jean Paul Gaultier, cappello Jo No Fui

56 rOck 'n' fashiOn

Vestito Gucci

57Os

58 rOck 'n' fashiOn

1. 13,00 € - Cerchietto in resina con riferimenti floreali - 2. 85,00 € - Polo in cotone piquè sterchi - 3. 90,00 € - Occhiale da sole montatura in acetato - 4. 9,90 € - Reggiseno push up in cotone elasticizzato bianco con fantasia stelle - 4,90 € - con culotte coordinata. Riferimento per i lettori: 045.8604111 - 5. 50,00 € - Cassa in policarbonato e acciaio, vetro acrilico, movimento analogico al quarzo,resistente all’acqua, disponibile in 5 colori, www.roxy.com - 6. 140,00 € - Jeans chiaro con gamba a palloncino, stretti sulla caviglia - 7. 22,90 € - Sandali rosa di PVC stile “gladiatore” - 8. 69,00 € - Women's top slate grey

We'reGolden

3. 55Dsl

5. ROXY

6. Diesel

8. ClOseD

7. sisleY

2. laCOste1. CamOmilla

4. tezenis

Running around againRunning from running

I was a boy at an open doorWhy you staring

Looking for treasureDo you still think that you know?

In the things that you threw

I live for glitter, not youLike a magpie

59Os

Wir sind Traumer

'We're golden'”by Mika1. 80,00 € - Gilet in maglia wesc con bottoni in legno - 2. 19,90 €- T-shirt di jersey di cotone con scollo a “v” - 3. 149,00 € - Icona dal 1952, il Wayfarer si veste di colori e fantasie. Per “Subway” cinque varianti tutte con la fantasiasul retro (nero, bianco, blu, viola, rosso) - 4. 29,00 € - Orologio analogico e impermeabile. cassa di 32mm, bianca o nera, tonda e removibile. I cinturini sono disponibili in 20 varianti colori. Cinturino di ricambio 7,90 € - 5. 32,00 € - Cintura nera in pelle con fibbia logo - 6. 125,00 € - Earthkeepers 2.0 Boat Shoe Scarpa da barca uomo con lacci in cotone, pelle extra-soft, suola in gomma Green Rubber, ottenuta per il 42% da gomma di pneumatici usati- 7. 130,00 € - In denim colorato, rosso effetto scolorito, con preziosa cimosa - 8. 50,00 € - Tracolla delegate,borsa con patta chiusa da clip, tracolla regolabile e staccabile e due tasche sotto la pattacaratteristici con disegni in bianco e nero e profili fluo

1. WesC

2. BenettOn 3. RaYBan

4. BReil

5. levi's

7. meltin'POt

6. timBeRlanD

8. eastPak

Had to let the world let it bleed me dry

We are not what you think we are

We are golden, we are golden

I'm finally looking aroundNow I'm sitting alone

Left here on my own

I'm gonna hurt myselfMaybe losing my mind

I'm still wondering why

Di Eileen Casieri e Marianna Maino

..

60 LiverePOrt/ marzO

30 Seconds To Mars

Milano, 22/03/2010

foto : F.Prandoni

Le Vibrazioni

Milano, 19/03/2010

foto : F.Prandoni

La scelta è fra i 3 locali “underground” (letteralmente sotto la Metro) più rinomati. Al Chelsea gruppi musicaliche suonano live e dj con selezione britpop e punk. Al B72 la musica della chitarra si abbina a beats e breakselettronici; il tutto è ovviamente mixato alla perfezione per ballare fino all’alba. Al Q [kju:], un locale assolutamente trendy che propone ottimi drink e il sound più giusto, dalla musica house fino all’R’n’B.

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© WienTourismus/Hertha Hurnaus

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50

62 LiverePOrt/ marzO

The Cranberries

Milano, 16/03/2010

foto : F.Prandoni

Carmen Consoli

Milano, 05/03/2010

foto : F.Prandoni

Big Fish S.r.l.Mail: [email protected] Tel. +39.02.36709352 Fax: +39.02.36709389 www.bigfishent.it

Ripa di Porta Ticinese 63/a, 20143 Milano

PRESENTAI Baustelle presenteranno il nuovo al-bum “I Mistici dell’Occidente” con 3 eventi unici accompagnati, solo per queste date, dall’Orchestra dei Misti-ci dell’Occidente, un coro maschile e una sezione d’archi e fiati. Un’occa-sione imperdibile per ascoltare per la prima volta le nuove canzoni.

17 Aprile Roma, Atlantico

19 Aprile Milano, Alcatraz 27 Aprile Firenze, Saschall

Simone Cristicchi presenta dal vivo il suo nuovo disco, questa volta am-bientato nelle metaforiche stanze del “Grand Hotel Cristicchi”. Cristicchi sceglie di sorprendere il pubblico con uno spettacolo a cavallo tra il teatro e la canzone, accompagnato dal Gnu Quartet, uno straordinario quartetto di musicisti classici.

9 Aprile Milano - Teatro Del Verme 10 Aprile Torino - Teatro Colosseo 16 Aprile Seriate (Bg) - Teatro Gavazzeni 20 Aprile Genova - Teatro Politeama 21 Aprile Civitanova - Teatro Rossini 23 Aprile Parma - Auditorium Paganini 24 Aprile Roma - Auditorium 27 Aprile Bari - Cineteatro Nuovo Palazzo 28 Aprile Rende (Cs) - Teatro Garden 29 Aprile Alcamo (Tp) - Teatro Cielo D’alcamo 30 Aprile Catania - Teatro Abc 3 Maggio Verona - Filarmonico 8 Maggio Vimodrone - Santa Croce 15 Maggio Firenze - Teatro Puccini

64 what'snew/ musica

Mary J. Blige Paul WellerSimone CristicchiStronger With Each Tear Universal

Wake Up The NationUniversal

Grand Hotel CristicchiSony Music

DI Marco rIgaMontI DI clauDIo MorsenchIoDI roberta MaIorano

a regina dell’r&b moderno non dà segni di cedimento e con la solita impressio-nante puntualità (un disco ogni due anni

dal 1997) ci consegna il suo nono album in studio. In Stronger With Each Tear ci sono la personalità e la professionalità che hanno reso Mary J. il perso-naggio intoccabile che tutti conosciamo, figura di riferimento per una tonnellata di piccole popstar e voce rispettata da più generazioni. Pezzi dall’anima soul (Stronger, In The Morning, Color) vanno a brac-cetto con inni da club concepiti ed interpretati con uno stile unico e raffinato (The One, I Love You Yes I Du, I Am, City On Fire), perle funk (Good Love), mo-menti urban (Tonight), puntate dance (I Can’t Wait) e una apprezzabile cover acustica di Stairway To Hea-ven. C’è poi una canzone dal significato particolare (Each Tear) che è stata registrata in cinque versioni differenti con altrettanti artisti di diverse nazionalità (“perché volevo che i fan di tutte le nazioni si sen-tissero coinvolti personalmente senza lasciare fuori nessuno”); per l’Italia la scelta è caduta (giustamen-te) su Tiziano Ferro. In generale c’è un equilibrio tra mestiere e passione che è roba da pochi: che sia proprio questo il segreto di Mary J. Blige?

circa due anni di distanza dall’acclamato 22 Dreams, torna con il suo decimo lavoro da solista una delle piu` importanti figure

del rock inglese. Personaggio di riferimento ed icona trasversale, fra musica, rivolta, tendenze e lifestyle, Weller questa volta non la manda a dire, lasciando alle spalle le sonorita` raffinate del precedente disco per tornare ad un'impronta sfrontata, psichedelica, rock, orchestrata con la consueta maestria e classe. Molti i messaggi diretti ed espliciti che inneggia-no chi ascolta a guardarsi intorno, a far parte di un mondo da protagonista, che osserva, sogna, lotta, si entusiasma e costruisce il suo futuro in modo sem-plice e sincero. Suadente, dissidente, agrodolce e po-liticamente scorretto verso la sua amata Inghilterra, Paul mixa egregiamente musica e testi senza cadute di tono, fra acide accelerazioni e dolorosi momenti riflessivi, avvalendosi per l’occasione di numerosi ospiti eccellenti. Da ascoltare con attenzione l’ urlata preghiera della title track, No Tears To Cry e la stra-ripante atmosfera londinese di Fast Car Slow Traffic, suonata in compagnia di Bruce Foxton, storico com-ponente dei leggendari The Jam, al fianco di Weller dopo quasi vent’anni.

re anni di tour, viaggi su e giù per l’Italia, una camera d’albergo diversa ogni sera e luci di abatjour a illuminare appunti e pen-

sieri sparsi. Nasce così Grand Hotel Cristicchi, terzo album di inediti per l’ex promessa del cantautorato italiano. Dodici brani che sono come stanze d’hotel, tutte diverse tra loro, e che ospitano i personaggi più assurdi, le questioni più spinose, le emozioni più inti-me. Un assaggio del nuovo lavoro è stato offerto du-rante l’ultimo Festival di Sanremo, quando Simone ha cantato con occhi spiritati la sua Meno male (brano ispirato da un pezzo di Marco Travaglio e scritto a quattro mani con Frankie–Hi-Nrg), una bastonata a quella stampa che preferisce dare importanza al gos-sip piuttosto che affrontare i problemi del paese. In Grand Hotel Cristicchi si passa dal rock al punk fino a tocchi di new acoustic con grande scioltezza, suonato e arrangiato senza ricorrere all’elettronica. Nell’alber-go di cui Cristicchi è direttore c’è spazio per tutto e tutti: la dolcezza dell’anziano signore che ha ancora voglia di vivere e voler bene nella splendida L’ulti-mo valzer, il ricordo dei tragici fatti del G8 del 2001 in Genova brucia o anche il cinismo e l’ironia tagliente di Meteore e Volemo le bambole.

L AT

e aspettavate i Baustelle per un’altra Charlie fa surf molto proba-bilmente rimarrete delusi. Se ciò che vi aveva colpito di Amen era il suono compresso e l’impatto violento ci resterete male all’enne-

sima potenza. Detto senza mezzi termini, I Mistici dell’Occidente è un album per molti (fan, filosofi e chi cerca un po’ di profondità) ma non per tutti, dove per “tutti” si intende chi aveva sorriso ingenuamente canticchiando la melo-dia contagiosa e le parole solo apparentemente superficiali che raccontava-no le gesta di un quindicenne alle prese con drum-machine, filmati porno e M.D.M.A. Critici, disillusi e pungenti per definizione, i ragazzi di Montepulciano non perdono nemmeno un secondo per guardarsi alle spalle e puntano dritti ver-so una direzione musicale a dir poco coraggiosa; basti pensare all’apocalittica intro di organo di L’indaco o alle evoluzioni senza confini di un pezzo ultra-contaminato come la title-track. Tra suggestioni Morriconiane e citazioni che provengono dalla canzone popolare, i Baustelle mettono in mostra le loro ben note progressioni infinite di accordi, puntando molto su arrangiamenti orche-strali in bilico tra epicità western e crudo modernismo. La figura di Francesco Bianconi, da sempre perno della band, è qui amplificata dal suo ruolo attivo in fase di produzione (accanto a Pat McCartney) e dal sacrificio parziale della voce di Rachele Bastrenghi (la prima volta che compare in maniera attiva è nel quinto brano, Gli spietati), che però esegue una struggente L’ultima notte felice del mondo in fondo al disco. Poesia moderna come in Italia nessuno è in grado di fare.

S

BaustelleI Mistici dell’OccidenteWarner Music

DI Marco rIgaMontI

65Os

HEROES

Peter GabrielScratch My Back (Virgin Records, 2010)

Black Rebel Motorcycle Club

Diane Birch

Jonsi

Linea 77

Bobby McFerrin

Beat The Devil’s TattooAbstrat Dragon/Cooperative Music

Bible BeltEmi

GoParlophone/Emi

10Universal

VOCAbuLarieSUniversal

DI eManuele MancInI

DI gIannI olfenI

DI eManuele MancInI

DI gIannI olfenI

DI MassIMo longonI

urare più di un decennio per le band degli anni zero è un’impresa non da poco e tra le realtà che a inizio secolo hanno riportato in auge un certo tipo

di rock polveroso, gli Strokes o i White Stripes ad esempio, i Black Rebel Motorcycle Club hanno saputo tener botta.Dopo essersi svincolati da qualsiasi contratto discografico, a dieci anni dalla loro nascita fondano un’etichetta, la Abstract Dragon, per la quale pubblicano il loro sesto disco di canzoni, il primo della loro nuova vita artistica indipendente. Ed è con lo spirito del nuovo inizio che va accolto Beat The Devil’s Tat-too, perché a livello di estetica gli elementi risultano immobili: psichedelica anni ’60, noise e folk, un disco molto piacevole se non ne conoscete i predecessori, assolutamente prescindibile altrimenti.

l titolo del disco di esordio di Diane Birch è una di-chiarazione d’identità. Lei nasce in Michigan nel 1983 e per una decina d’anni gira il mondo con il padre,

prete della Chiesa Avventista del Settimo Giorno, vivendo tra Zimbabwe, Sud Africa e Australia, prima di trasferirsi, da adolescente, in California. Un’infanzia movimentata, la Bib-bia e la religione sono a tutti gli effetti la “cintura” che tiene insieme tutto. Musica compresa. Bible Belt è un disco pregno di spiritualità, i testi in primis, ma anche la musica, che si muove tra gospel, soul e blues. Diane si immerge nella tra-dizione musicale americana con grande raffinatezza, che di questi tempi non è certo scontata, e notevole espressività vo-cale. Nonostante il portamento stiloso e quella frangetta un po’ così, Diane Birch è decisamente una donna d’altri tempi.

i intitola Go l’esordio solista di Jonsi, leader dei Sigur Rós, e raccoglie nove canzoni scritte parallelamente alla produzione per il suo progetto principale che, a

detta dell’autore, non sarebbero state adatte alla band. Canta-to quasi completamente in inglese, vicino alla forma canzone nelle strutture - un indie pop contaminato da ritmiche per-cussive virate elettronicamente ed elementi orchestrali – por-ta la firma inconfondibile della voce di Jonsi e la sua perso-nale visione musicale, ricercata negli arrangiamenti, estatici, sognanti, con aperture epiche. È un disco ispirato, vibrante di gioia, uno sguardo pieno di stupore alla meraviglia della vita. Un’opera prima che verrà senz’altro annoverata fra le uscite più importanti alla fine di quest’anno.

ieci come gli anni di carriera, come le pubblicazioni discografiche (compre-si i demo), come il numero di canzoni

che compongono la tracklist, come il 2010. Il nuo-vo disco dei Linea 77 ha un titolo autobiografi-co. Un fatto sorprendente, visto che Emo, Nitto, Chinaski, Dade e Tozzo hanno sempre optato per titoli di più ampio respiro e maggiore impatto co-municativo. Sorprende anche che abbiano com-posto un disco interamente in italiano. Probabil-mente le condizioni socio-politiche in cui versa l’Italia in questo periodo hanno imposto una scel-ta radicale in termini espressivi. Ma quello che più sorprende è la capacità di mantenere la stessa credibilità artistica pur abbandonando in toto la lingua inglese, che certo si sposa meglio con il cross-over dei Linea 77. Merito anche di Toby Wright (produttore di Alice In Chains e Korn) se il disco suona così energico. 10 è un ruggito di rabbia in musica, lucido e incazzato. Conforta ascoltare, ogni tanto, musica italiana così lontana dai canoni del politically correct.

egli ultimi tempi Bobby si è dedicato a declinare in varie forme il suo straor-dinario talento: dai concerti con il suo

ensemble di 12 elementi alla direzione dei Wiener Philarmoniker, senza dimenticare la solita speri-mentazione sul fronte delle performance solitarie. Lui, primo musicista jazz ad aver inciso un disco per sola voce (The Voice,1984), ha talmente allar-gato il raggio d’azione da dilatare inevitabilmente i tempi di lavoro. Erano 7 anni che non incideva un disco di inediti. VOCAbuLarieS è un lavoro fortemente voluto soprattutto da Linda Gold-stein, da tempo sua manager e produttrice, che ha insistito affinchè tutte le nuove esperienze conflu-issero in un momento di sintesi. Il disco, per il suo eclettismo, suona diverso da qualunque cosa fatta in precedenza, in qualche modo summa di una carriera straordinaria in cui si fondono con risul-tati inediti soul, r’n’b, jazz e classica. Non ci sono episodi accattivanti come Don’t Worry Be Happy, ma quella, seppur felicissima, è una parentesi “pop” in una carriera vissuta su ben altri piani di qualità e ricercatezza. Eppure VOCAbuLarieS non è meta per pochi eletti. La tessitura è complessa e gli arrangiamenti elaborati (c’è lo zampino di Ro-ger Treece, compositore di formazione classica), ma la musicalità di McFerrin è unica e capace di arrivare a chiunque.

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HOT LIST

1

Dieci brani dalla playlist di

Alessio Bertallot

HYPN MNGO

Joy OrbisonHypn Mngo (Hotflush Recordings, 2009)

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THE KEEPER

Bonobo ft. Andreya TrianaBlack Sands (Ninja Tune, 2010)

SEMPRE

Dj GruffO tutto o niente (Good Stuff, 1999)

SINCERE (Nero Remix)

Mj ColeSincere (Prolific Recordings, 2010)

LOVE CRY (Joy Orbison Remix)

Four tet There Is Love In You (Domino, 2010)

GOLDEN

Scuba Aesaunic EP (Hotflush Recordings, 2009)

BROTHER DON’T CRY

Red Eye, Youthman & LuceTravel Pack (Brownswood Recordings, 2009)

FALLEN HERO

NufrequencyFallen Hero (Rebirth Records, 2009)

ECO DI UN CANTO

Remo AnzovinoIgloo (Odd Times Records/Egea, 2010)

Voce notturna di Radio Deejay, Alessio Bertallot dal 1996 con-duce B Side, punto di riferimento per la musica elettronica ed alternativa in Italia. Grazie alla sua poliedricità e profonda cono-scenza del mondo musicale Bertallot è anche musicista, cantante e giornalista e vanta la scoperta di artisti come Amalia Grè, Ivan Segreto e Diego Mancino. Dal 2000 inoltre pubblica le Bertal-losophie, vere e proprie cronache dello stato della club culture internazionale. B Side va in onda martedì, mercoledì e giovedì dalle 21.30 alle 23.00.

vinci il cd dei Linea 77!Invia una mail a:

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66 what'snew/ cinema a cura di Nick

E’ in edicola nick aprile!

La quarantenne Nanà è oppressa dal-la famiglia e delusa da un amore finito male. Gestisce una libreria con l’amica Benedetta (Luciana Littizzetto), ma non vuole arricchirsi e non cerca più l’uo-mo della sua vita, pur essendo segre-tamente innamorata di un narcisissimo romanziere. Sarà il matrimonio della sorella Beatrice (Francesca Inaudi) con Alessandro (Fabio Volo), a stravolgere abitudini e certezze di Nanà. Colpi di scena e scoperte la porteranno ad aprire gli occhi e desiderare il cambiamento.

Perchè vederlo?La giovane Nina Di Majo firma un film decisamente al femminile, in cui la pro-spettiva dei vari personaggi-donna guida il pubblico dentro vicende tragicomiche dal sapore comune, ma non per questo scontate. Un sorta di (ben riuscita) versio-ne italiana alla saga di Bridget Jones.

Matrimoni E Altri Disastri

Italia, commedia, 2010Con Margherita Buy, Fabio Volo, Luciana Littizzetto, Francesca InaudiDi Nina Di Majo

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pubblico

L’ex Primo Ministro britannico, dopo la morte del suo collaboratore che lo sta-va aiutando a redigere le sue memorie, decide di assoldare un ghostwriter per completare la stesura della sua autobio-grafia. Lo scrittore incaricato raggiunge Martha’s Vineyard, dove l’ex premier si è stabilito con la moglie e il suo staff. Arrivato sull’isola, scoppia lo scandalo: Lang viene accusato di attività illegali, connesse a terrorismo e torture e lo scrit-tore comincia a temere per la propria vita.

Perchè vederlo?Premiato con l’Orso d’argento all’ulti-mo Festival di Berlino. Per gli amanti del regista polacco è imperdibile, dato che potrebbe essere l’ultimo film per il 76enne Roman Polanski, agli arresti do-miciliari in Svizzera.

L’Uomo Nell’Ombra

Germania/Usa , thriller, 2009Con Ewan McGregor, Pierce Brosnan

Di Roman Polanski

Figlio del maggiore tra gli dei dell’Olim-po, ma cresciuto tra gli uomini, Perseo è chiamato ad affrontare Ade, il dio degli inferi intenzionato a sottrare il sommo potere a Zeus. Alla stregua di Perseo coraggiosi guerrieri, al suo fianco (per garantire il côtè sentimentale) un’aitante sacerdotessa, e dinnanzi a lui l’ostacolo di mostruose creature. Libero remake dell’omonimo film del 1981, che vanta-va Sir Lawrence Olivier e il genio di Ray Harryhausen agli effetti speciali.

Perchè vederlo?Non si cerchi (per Diana!) un saggio filo-logico di mitologia: Leterrier, viziato in casa Besson, è sinonimo di scarsa cere-bralità e alta spettacolarità. E la versione 3D non potrà che aumentare il coeffi-ciente di adrenalina.

Scontro Tra Titani 3d

Usa, fantasy, 2010Con Sam Worthington, Ralph Fiennes, Liam NeesonDi Louis Leterrier

L’amore ai tempi del precariato: Anna ha un impiego sicuro, è affettuosa con familiari e amici, comprensiva col com-pagno Alessio, col quale ha deciso di avere un bambino. Quando Domenico irrompe nella sua vita, per la prima vol-ta Anna scopre cos’è la passione. Ma an-che Domenico è sposato, con Miriam, e ha due figli. La loro storia è clandestina, fatta di sesso nel motel a ora durante la pausa pranzo e una serie infinita di bu-gie. Fino a che Anna decide che vuole di più.

Perchè vederlo?Per chi apprezza Silvio Soldini (Pane e tulipani, Agata e la tempesta, Giorni e nuvole), un appuntamento da non mancare. I protagonisti sono eccelsi, con la loro prova appassionata e disperata. Consigliato agli eterni indecisi.

Cosa Voglio Di Più

Italia, drammatico, 2010Con Alba Rohrwacher, Giuseppe Bat-tiston, Pierfancesco FavinoDi Silvio Soldini

VERO IN GREENZONE MATT DAMON TORNA IN UN RUOLO DURISSIMO, PER SVELARE LA VERITÀ SULLE GUERRE MODERNE. E IL CINEMA DIVENTA, ANCORA UNA VOLTA, IL MIGLIOR STRUMENTO PER CAPIRE IL MONDOCOLPO DI FULMINE L’UOMO NELL’OMBRA SCONTRO TRA TITANIFANTASTIC MR. FOX

BROSNANVANZINA

KRASINSKIGREENGRASS

ZAMPAGLIONED’ALATRI

BONHAM CARTER�� 2010

VELOCITÀ BABELGUMSET GALEOTTIMEL GIBSON AMSTERDAM FINANZA

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Usa, fantasy, 2010Con Robert Downey Jr., Don Cheadle, Gw-yneth Paltrow, Mickey Rourke

Di Jon Favreau

ast che vince non si cambia, semmai si arricchisce: così, per il sequel di Iron Man, sempre di-

retto da Jon Favreau, alla coppia formata da Robert Downey Jr. e Gwyneth Paltrow si è aggiunta una manciata di nuovi divi, tra cui una seducente Scarlett Johansson nei panni della spia russa Natasha Ro-manoff e un cattivissimo Mickey Rourke, inguainato in un’armatura d’acciaio con tanto di tentacoli elettrici. A finanziare la sua vendetta, Sam Rockwell, mentre Don Cheadle prende il posto di Terrence

Howard. Tanta abbondanza si spiega col trionfale successo del primo episodio, che ha trasformato il sequel in un film richie-stissimo dagli attori hollywoodiani, com-presi quelli “impegnati” come Scarlett Johansson che, leggenda vuole, ha affron-tato il provino già tinta e truccata come il personaggio della “vedova nera”. È lei, assieme al Whiplash di Rourke, a raddop-piare la sfida nei confronti del convertito Stark, che si congedava dal primo episo-dio dichiarando di essere Iron Man e chiu-dendo così con la tradizione del mistero

dell’identità comune a tanti supereroi, esponendosi a una serie di minacce legate alla sua doppia vita. Il ritmo è scandito da-gli Ac/Dc, presenti con una manciata di classici pubblicati tra il 1976 e il 2008.

Perchè vederlo?Per gli spettacolari effetti speciali per i qua-li il regista si è ispirato a King Kong di Peter Jackson e per l’interpretazione di Rourke che per entrare nelle vesti di Whiplash si è recato nella prigione dove il personaggio è realmente stato rinchiuso.

Iron Man 2

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On STAGE Elisa.pdf 1 01/04/10 11:28

68 a cura di Marco Rigamontiwhat'snew/ games

C’è stato un momento, intorno alla fine degli anni '90, in cui la generazione cresciuta “a pane e Super Mario” ha improvvisamente scoperto che per riprovare l’ebbrezza di impugnare un joystick e pigiare due pulsanti non era necessario comprare macchinari di dimensioni proibitive: gli strumenti necessari per tuffarsi nel passato e ritrovarsi in una sala giochi (sì, quel posto dove la mamma ogni tanto ti concedeva di andare mettendoti in mano una manciata di duecento lire, raccomandandosi di fare atten-zione ai drogati) erano una connessione internet e qualche mega libero sull’hard disk. In una parola, bastava scaricare MAME, l’emulatore dell’hardware dei giochi arcade. Oggi, a sbornia-emulazione passata, Microsoft punta di nuovo sull’infallibile appeal del retro-gaming, unendo l’esperienza arcade con la realtà virtuale per creare una sala giochi dove si circola con il proprio avatar, si incontrano amici e ci si mette alla prova con veri classici. La sala giochi ci appartiene, perciò sta a noi decidere come arredarla, chi invitare e so-prattutto quali perle del passato comprare ed esporre (è inutile che fate finta di niente trentenni, lo sappiamo che anche voi sceglievate dove andare in base a quali giochi possedevano le varie sale); quest’ultima opzione avrà un’influenza non solo virtuale, ma anche sul budget reale, perché i giochi costano Microsoft Points (mentre l’applica-zione è scaricabile gratuitamente). Per ora le modalità di gioco disponibili sono quella “Parallela” (ovvero in contemporanea con un amico) e “Round Robin”, che consiste nel giocare a turno (qualcuno si è forse scordato la classica “posa da osservatore” che si acquisiva poggiando un braccio sopra alla macchina e uno sul fianco mentre si soste-neva/gufava il proprio amico alle prese con il gioco?). E’ in fase di valutazione (leggi: verrà sicuramente implementata al più presto) la modalità competitiva on-line, visto che dall’inizio sarà possibile sfidarsi solo in locale. Intanto ci si può accontentare di ricoprirsi di insulti nel caso in cui si venga superati nella classifica globale da un amico (ricordate l’irritazione quando le tre lettere iniziali del nostro nome non apparivano più al numero 1 dei top-player perché qualcuno aveva battuto il nostro record??!), lasciando che il vero spirito da sala giochi venga fuori. Il calendario è fitto e promette bene, dato che Microsoft aggiungerà regolarmente nuo-vi titoli alla libreria (per la precisione almeno 7 alla settimana per un totale di un mi-gliaio in 3 anni). All’unica pecca che riguarda la censura (saranno ammessi solo titoli dal rating internazionale di E10+ per velocizzare i tempi di rilascio) si contrappone il particolare per nulla trascurabile che le riproduzioni non verranno modificate di una virgola, rispettando completamente gli originali. E allora questo servizio potrebbe di-ventare un ottimo modo per ricordare i vecchi tempi, con nostalgico divertimento per alcuni, e fungere invece da abbecedario per tutti i giocatori più giovani che non hanno idea di cosa si siano persi.

Nella confezione oro dell’ultimo survi-val horror firmato Capcom troviamo le modalità “Versus” e “Mercenaries Reu-nion” accompagnate da 4 nuovi costu-mi per Chris Redfield e Sheva Alomar e due nuovi episodi: “Lost Nightmares” e “Desperate Escape” (nei quali compa-

re anche Jill Valentine, personaggio che per i fan della serie è quasi una sorella). Un affare per chi non ha ancora scarica-to gli extra, ma soprattutto per chi non ha ancora avuto modo di affrontare l’avventura africana più chiacchierata del 2009.

Se passeggiare nell’ospedale psichia-trico criminale di Gotham City in due dimensioni non vi ha soddisfatto abbastanza ecco che Square-Enix vi viene incontro: la “Game Of The Year Edition” di Batman è infatti giocabile in tre dimensioni grazie alla tecnologia TriOviz 3D e i coloratissimi occhialini

inclusi nella confezione. Il gioco svi-luppato da Rocksteady Studios non ha bisogno di presentazioni e ha ricevuto apprezzamenti in lungo e in largo. Da menzionare l’inclusione delle sei map-pe extra fino ad oggi disponibili solo via download.

Xbox Live Game Room

Resident Evil 5: Gold Edition

Batman Arkham Asylum: Game Of The Year Edition

(Xbox 360, Microsoft Windows) Genere: Arcade

(Xbox 360 – PS3 – PC) Genere: Survival horror

(Xbox 360 – PS3 - PC) Genere: Action

Krome Studios/Microsoft Game Studios

Capcom

Rocksteady Studios / Square Enix

Sonic & Sega All-Star Racing

(Wii – Ps3 – Xbox360 – PC) Genere: Racing game

Sumo Digital - Gameloft / Sega

Probabilmente sarebbe più semplice inventare una nuova bevanda gassata e riuscire ad imporla sul mercato bef-fando la Coca-Cola piuttosto che creare un gioco in grado di rubare lo scettro a Mario Kart per quanto riguarda le corse “cartoonesche”. Eppure qui abbiamo a che fare con un titolo che non delude affatto, anzi, in un certo senso sorpren-de. E non per la grafica (che pur si basa su un motore affidabile che garantisce una certa fluidità) o per l’originalità, in fin dei conti si tratta di un gioco di cor-

sa con i personaggi della Sega. Stupisce la giocabilità. Proprio nell’aspetto dove Mario Kart regna sovrano avendo rega-lato (e continuando a regalare) ore di divertimento puro, soprattutto in mul-tiplayer, ecco che Sonic & Sega All-Star Racing gli si avvicina pericolosamente. E allora perché stare a guardare il capello? Vale la pena chiedersi se questo gioco sia un clone o se i dettagli grafici siano curati abbastanza quando ci si diverte in questo modo?

70 cOmingsOOn/ maggiO

remesso che nella vita di un musicante appas-sionato ogni concerto ha la facoltà di cambiare il passato e di segnare fortemente il presente,

ci sono attimi che risultano più di altri assolutamente in-delebili. Uno di questi è stato sicuramente il concerto allo stadio di Udine assieme a Vasco Rossi durante lo Stu-pido Hotel Tour. Essere supporter del Blasco è una sfida incredibile perchè tutta quella gente (decine di migliaia di persone) attende solo ed esclusivamente l’arrivo del proprio beniamino. Lì s'intende il significato profondo della trasmissione emotiva, del messaggio oltre la can-zone, della forza della normalità di un uomo più vivo di tutti, della grande aggregazione ultra-generazionale che attraversa il campo e gli spalti. E soprattutto, leggendola nei volti e nelle grida, l'idea dell'assenza totale di solitu-

dine. Incredibilmente magico.La prima data da supporter fu al Delle Alpi di To-

rino dove il repertorio in versione originale si dimostrò troppo “soft” per l’energia che regnava nello stadio. Di lì una sequenza di prove in garage a stravolgere e caricare i brani di suono fino ad arrivare ad un mini live molto più coinvolgente considerate le dimensioni enormi del-la “platea”. Tutte le date a seguire furono, in modo cre-scente, entusiasmanti e la compagnia del team di Vasco sempre più vicina. Così si arrivò ad Udine e la sorpresa finale fu, appunto, indimenticabile.

Il passa parola tra i fan aveva funzionato, molta gen-te conosceva le mie canzoni e alle grida inneggianti a Vasco, a Torino insormontabili, si unirono invece quelle che ripetevano i miei testi. I side sul palco sprigionava-

no volumi enormi, le luci s’intravedevano al calar della sera e l’emozione toccò il picco per chi, con essa, motiva un’intera esistenza.

Stefano Piro è un cantautore ligure, fondatore dei Lythium, formazione che a cavallo del nuovo millennio ebbe importanti riconoscimenti, tra cui il Premio della critica a Sanremo

2000 con il brano Noel. Uscito il primo album (Amaro, 2001), i Lythium vengono notati da Vasco, che li vuole come band di supporto nello Stupido Hotel Tour. Finita l’esperienza, Ste-fano scioglie i Lythium e si dedica all’attività solista. Oggi si è unito a Folco Orselli nel progetto Arm On Stage, con cui ha da poco pubblicato Sunglasses Under All Stars.

P

di Stefano Piro*

29282726 30 1 2Sabato Domenica

3 4 5 6 7 8 9Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Domenica

11 12 13 14 15 1610Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Domenica

18 19 20 21 22 2317Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì Sabato Domenica

Elisa - Perugia Gianluca Grignani - Bologna

Gianluca Grignani - TorinoMario Biondi - RomaTrain - Milano

Elisa - BolognaGianluca Grignani - GenovaKiss - Milano

Gotan Project - RomaGogol Bordello - Milano

Gogol Bordello - Bologna Gotan Project - Firenze

Francesco Renga - NapoliW. Houston - Roma

Elisa - Genova Francesco Renga - MateraMario Biondi - CesenaSimone Cristicchi - VeronaW. Houston - Milano

Mario Biondi - Trieste Black Eyed Peas - Milano Elisa - Modena Gianluca Grignani - NapoliMario Biondi - Trento

ACDC - UdineGianluca Grignani - Milano

Elisa - Firenze Nina Zilli - Ortona (CH)

Gotan Project - MilanoSimone Cristicchi - Sezze (LT)

Elisa - MantovaMeganoidi - Corgeno (VA)Michael Bublè - Verona

Michael Bublè - MilanoNina Zilli - Novate M.se (MI)

Gianluca Grignani - BariMark Lanegan - MilanoTre Allegri Ragazzi Morti - Sassari

Elisa - Milano Gianluca Grignani - RomaMario Biondi - PadovaMark Lanegan - RomaNina Zilli - CremonaTre Allegri Ragazzi Morti - Mortegliano (UD)

Motel Connection - Perugia Motel Connection - Perugia Wilco - Roma

Gossip - BolognaWilco - Ferrara

Mario Biondi - PadovaMeganoidi - Ardauli (OR)Motel Connection - Trani (BA)Nina Zilli - SassariSimone Cristicchi - FirenzeTre Allegri Ragazzi Morti - Rimini

Elisa - Ancona

Elisa - Torino Gianluca Grignani - FirenzeMario Biondi - Bologna

Francesco Renga - CatanzaroMario Biondi - Bologna

Elisa - Padova Francesco Renga - CataniaGianluca Grignani - PescaraMario Biondi - GenovaMotel Connection - MilanoNina Zilli - Grugliasco (TO)Tre Allegri Ragazzi Morti - Genova

Gianluca Grignani - ParmaMadness - MilanoMario Biondi - TorinoMotel Connection - BiellaPort-Royal - Perugia Simone Cristicchi - Vimodrone (MI)Tre Allegri Ragazzi Morti - Savona

Mario Biondi - TorinoNina Zilli - Jesolo (VE)

Meganoidi - LecceNina Zilli - Parma

Alicia Keys - Verona Gianluca Grignani - Padova

25 2624Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì

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Sensazioni fortiCartoline dal Passato

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Ph

oto

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avia

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h 16.00 Nikki

Mar

ani

nuova bravo. i numeri non sono mai stati così belli.

N U O V O S T I L E · N U O V I I N T E R N I · N U O V I C O L O R I

Ciclo combinato: (l/100km) 6,3. Emissioni C02: (g/km) 146.

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