Onda durto Dicembre 2011

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1 Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno XIII, n.2, Dicembre 2011 www.liceoporporato.it/studenti/onda/onda_d'urto.htm ins. resp. Antonio Denanni / Joram Gabbio

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N. 2 Giornale degli studenti del Liceo Porporato

Transcript of Onda durto Dicembre 2011

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Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno XIII, n.2, Dicembre 2011

www.liceoporporato.it/studenti/onda/onda_d'urto.htm ins. resp. Antonio Denanni / Joram Gabbio

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DIALOGO DI UN VENDITORE D'ALMANACCHI E DI UN PASSEGGERE Giacomo Leopardi

Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi? Passeggere. Almanacchi per l'anno nuovo? Venditore. Si signore. Passeggere. Credete che sarà felice quest'anno nuovo? Venditore. Oh illustrissimo si, certo. Passeggere. Come quest'anno passato? Venditore. Più più assai. Passeggere. Come quello di là? Venditore. Più più, illustrissimo. Passeggere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi? Venditore. Signor no, non mi piacerebbe. Passeggere. Quanti anni nuovi sono passati da che voi ven-dete almanacchi? Venditore. Saranno vent'anni, illustrissimo. Passeggere. A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo? Venditore. Io? non saprei. Passeggere. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice? Venditore. No in verità, illustrissimo. Passeggere. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero? Venditore. Cotesto si sa. Passeggere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, comin-ciando da che nasceste? Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse. Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati? Venditore. Cotesto non vorrei. Passeggere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro? Venditore. Lo credo cotesto. Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo? Venditore. Signor no davvero, non tornerei. Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque? Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti. Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo? Venditore. Appunto. Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vi-ta felice. Non è vero? Venditore. Speriamo. Passeggere. Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete. Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi. Passeggere. Ecco trenta soldi. Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.

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Quali almanacchi? Il dialogo in seconda pagina è un’operetta morale di Leopardi; il passeggere è null’altri che il poeta di Recanati, il quale, come suo solito, lancia acuminate frecce di pessimismo, prendendosi gioco del venditore di almanacchi. Il passeggere-Leopardi sostiene che, malgrado i migliori auspici in occasione dell’inizio del nuovo anno, vince lo scoraggiamento: nessuno è contento del pro-prio passato, nessuno vorrebbe un futuro simile ad esso. Leopardi, si sa, fu inguaribile pessimista. Non seppe fidarsi della speranza, virtù fresca, viva, vivace e vitale. Ma la speranza ha una sorella vicinissima: è la gio-ventù. Per il 2012 innumerevoli gufi paventano catastrofismi un po’ di tutti i ti-pi: mondiali, economici, politici e quant’altro. L’ancora contro tutto questo è quel-la gioventù la quale, checché se ne dica, ci annuncia che la voglia di sognare e costruire c’è, eccome. Uno sguardo al passato, certo; uno sguardo attento, critico e sapiente, la scuola e la cultura in questo ci aiutano. E poi gli occhi là, all’orizzonte, pronti a navigare, anche in mare aperto, spiegando le ali della spe-ranza. Cari ragazzi, sappiate portare quella fiducia che il ragazzo Giacomo Leopardi non trovò. Cari adulti. Ricordiamoci di scovare, instancabilmente, nei nostri ragazzi quelle vene di speranza che pulsano martellanti, e che sta a noi alimentare. Solo così, gli almanacchi porteranno giorni lieti. Solo così volteremo le pagine del calendario con fiducia. Buon 2012

Joram Gabbio

Appuntamenti con il 2012 Oltre alla quotidiana routine, ci saranno nell’anno alle porte

alcuni avvenimenti importanti, come le olimpiadi estive che tra il 27 luglio e il 12 ago-sto si disputeranno a Londra oppure il 21 dicembre con la fine del 13º b'ak'tun, un ciclo del calendario maya, la cui durata è pari a un periodo di circa 400 anni, che se-condo alcuni decreterà la fine del mondo come noi lo conosciamo. Se gli eventi sono pochi, invece il numero di anniversari è numeroso: un esempio è il centenario del naufragio del Titanic che avverrà il 14-15 aprile, oppure il 30 giugno di cento anni fa venne introdotto in Italia il suffragio universale per tutti i cittadini di età superiore ai 30 an-ni; invece il 5 agosto vi sa- rà il cinquantenario della s c o m p a r s a dell'attrice Marilyn Monroe che venne trovata morta nella sua casa a Brentwood, a Los Ange-les, per overdose; il 29 settembre dello stesso anno uscì in Inghilterra il primo singolo a 45 giri dei Beatles e il primo film della famosissima serie dell'Agente 007, James Bond. Insomma gli anniversari da festeggiare sono numerosi e c’è ne sono molti altri: il centenario della ricostruzione del campanile della basilica di San Marco, che era crollato nel 1902; senza contare che bisognerà festeggiare il compleanno di ognuno di noi.

Irene Ambricco 1csu

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Duemila e … Si aspetta da sempre l’anno nuovo con una

certa trepidazione e curiosità, eppure spesso sono solo illusioni e le cose restano sempre le stesse. Già nel 1979 Lucio Dalla cantava “L’Anno che ver-rà” e ci ricordava che “ l’anno che sta arrivando tra un anno passerà, io mi sto preparando è questa la novità”. È proprio vero. La sola novità sta nell’anno che passa, nell’arrivo di un anno nuovo e poi un altro an-cora. Ogni anno si aspetta l’arrivo di quello dopo in una continua corsa alla ricerca, superstiziosa, di cambiamenti, che spesso non arrivano: “l’anno vec-chio è finito ormai, ma qualcosa ancora qui non va”. La crisi economica bussa anche alle porte del 2012, la politica corrotta non sembra arretrare all’avvento dell’anno nuovo, la scuola e le sue riforme avanzano a marce forzate verso il futuro … Ma tutti credono eccitati nel 2012. E quando nulla cambierà? Si comincerà ad aspettare il 2013, 2014 e così via. In fondo, “ la televisione ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione”. E se non sarà il 2012, la novità accompagnerà il 2013, il 2014 oppure il 2030. Ma forse nel 2030- come ci ricorda il cantante J-ax– sarà troppo tardi, non si spererà più nel futuro, ma si tornerà indietro “a prima del 2000, tanti anni fa. Quando si era in tempo, adesso no”; non si aspetterà più con trepidazione l’anno nuovo ma si guarderà al passato “tanta nostalgia degli anni ’90 quando il mondo era l’arca e noi eravamo Noè. Era difficile, ma possibile”. Ma che importa di quello che capiterà nel 2030, c’è aria di grandi trasformazioni ora che siamo verso la fine dell’anno. In questa società distrutta dallo stress e dalla vita che scorre troppo veloce, ci si attacca morbosamente alla speranza di questi cambiamenti e se non avvengono non ci si rassegna, ma si comin-cia ad aspettare l’arrivo dell’anno successivo. Viviamo in proiezione del futuro e non ci curiamo dei cambiamenti del presente. “Ieri è passato, domani un’incognita, oggi un dono”. Non lasciamocelo sfuggire.

Martina Brachi, 4B SPP.

L'anno che verrà- Lucio Dalla Caro amico ti scrivo così mi distraggo un po'

e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò. Da quando sei partito c'è una grossa novità,

l'anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va.

Si esce poco la sera compreso quando è festa

e c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino al-la finestra,

e si sta senza parlare per intere settimane, e a quelli che hanno niente da dire

del tempo ne rimane.

Ma la televisione ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione

e tutti quanti stiamo già aspettando sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno,

ogni Cristo scenderà dalla croce anche gli uccelli faranno ritorno.

Ci sarà da mangiare e luce tutto l'anno,

anche i muti potranno parlare mentre i sordi già lo fanno.

E si farà l'amore ognuno come gli va,

anche i preti potranno sposarsi ma soltanto a una certa età,

e senza grandi disturbi qualcuno sparirà, saranno forse i troppo furbi

e i cretini di ogni età.

Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico e come sono contento

di essere qui in questo momento, vedi, vedi, vedi, vedi,

vedi caro amico cosa si deve inventare per poterci ridere sopra, per continuare a sperare.

E se quest'anno poi passasse in un istante,

vedi amico mio come diventa importante

che in questo istante ci sia anch'io.

L'anno che sta arrivando tra un anno passerà io mi sto preparando è questa la novità

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2012... Per le quinte A T T E N T I … il mondo che conoscete STA PER FINIRE … meteoriti, nubifragi, terremoti, maremoti, oggetti volanti non identificati si scaglieranno sulle nostre vite da adolescenti … MA … per le quinte noooo!!!!!!!!! Mettiamo da parte i cari vecchi Maya e Voyager per dedicarci alle quinte. Infatti per loro questo è un anno importante perché rappresenta la chiusura di un ciclo di vita e (sperando che tutto vada bene) l’inizio di un nuovo percorso . Abbiamo chiesto alle nostre compagne di classe cosa gli veniva in mente alle parole: “L’anno che verrà”; questo è stato il risultato:

Diploma, felicità Confusione Potrei per tutta la vita andare a scuola? Nuova fase della vita … finalmente! Universitàààà Ehmm … la fine del mondo + libertà Bè.. paura di perdersi ma gioia del futuro Ignoto Paure e ambizione Vaaacaanzeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!! Il mio primo autunno non in classe Malinconia ? Speranza Nuova ricerca Cambiamenti Fatica Crescita! Vuoto …. Oblio. Sperando che non muoio Aaaaaaaaa! aiuto

se condividete questo pensiero gridate siiiiiiiiiiiiiiiii, allora anche voi fate quinta. E per tutte le altre classi questo momento giungerà anche per voi e vi ricorderete di noi ☺…. Vi facciamo un grande augurio! Divertitevi e che sia un buon viaggio Elettra e Sibilla

Come tutti sappiamo nel 2012 (precisamente il 21 dicembre) finirà sicuramente il mondo, ciò infatti è stato provato da eminenti studiosi (leggi Giacobbo) decifrando il calendario di un popolo che è stato sterminato da 100 conquistadores. Questo mi sembra abbastanza per fare sì che sopravvivere a questa catastrofe di proporzioni immani, facilmente paragonabile ad un interrogazione a sorpresa, sia una prio-

rità (che ovviamente viene dopo la scuola e lo studio). Ma non bisogna preoccuparsi dato che potete trovare qui di seguito un comodo manuale di sopravvivenza. Punto primo: per sopravvivere bisogna essere pronti a partire all’improvviso e dunque bisogna prendere il minimo indi-spensabile; i soldi non vi serviranno dopo l’Armageddon quindi lasciateli a casa o in alternativa dateli a me che ve li terrò al sicuro. Il bagaglio deve essere composto da vestiti pesanti (nel caso di una eventuale glaciazione), fiammiferi, canne da pesca e non da pesca (vi potreste sentire soli e depressi), razione K in abbondanza, giornalini, libri di scuola (quella non finisce mai e sarà una delle prime istituzioni a essere ricostituita, d’altra parte non sentireste la mancanza dei problemi con le frazioni algebriche???). Il bagaglio non deve comunque pesare più di 20 kg a persona. Punto secondo: dobbiamo trovare un posto dove nasconderci.Dato che gli eminenti studiosi precedentemente citati non hanno la più pallida idea di cosa accadrà, non ci dobbiamo portare troppo avanti con il lavoro in una sola direzione, ma prepararci ad ogni evenienza. Nel caso di una guerra nucleare è consigliabile andare in paesini isolati, che fortunatamente qui non mancano, o in montagna (da noi anche di queste non c’è penuria). Nel caso ci sia una glaciazione scappare su per le montagne di Heidi non è una buona idea ed è consigliabile rifugiarsi in una qualche isoletta nella zona delle Hawaii. Que-sta scelta però non va molto bene nel caso ci sia uno tsunami, causa la piattezza di queste ameni luoghi. Nel caso cada un asteroide sarebbe comodo avere un bunker, ma dato che non si comprano dal fruttivendolo è una buona idea andare in una zona lontana dal punto di impatto o nel caso non si sappia dove cadrà, in una zona in cui è poco probabile essere colpiti, per esempio nel golfo del Messico o a Tunguska, dato che è poco probabile che un asteroide cada 2 volte di seguito nello stesso posto. Punto terzo: dopo che avremo finito le nostre scorte di nutella dovremo cominciare ad attingere dall’enorme supermercato di madre natura; durante la caccia tutte le nozioni di fisica sull’inerzia, l’attrito e le parabole avranno finalmente una ragio-ne di esistere. Vi auguro un buon Natale… che potrebbe essere l’ultimo…

Matteo Villosio V C ginn

Manuale di sopravvivenza

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2012 il film: predizione di quello che accadrà? Secoli fa, i Maya ci hanno lasciato il loro calendario con un’evidente data di conclusione: 21 dicembre 2012. Oggi i mass media di tutto il mondo, hanno fatto notizia di ciò che dovrà acca-

dere, una catastrofe di proporzioni cosmiche che distruggerà la nostra terra nell’imminente 2012. Realtà o finzione? Di sicuro c’è che chi ha visto il film 2012 (uscito nelle sale cinematografiche nel 2009), non dormirà più sonni tranquilli, sempre che non sia scettico a riguardo, sapendo ciò che ac-cadrà secondo il regista Roland Emmerich, già autore dei film Independence Day e Stargate. Il film segue gli ultimi giorni della terra con gli occhi di alcuni personaggi: Jackson Curtis, uno scrittore di fantascienza, divorziato e con due figli; un geologo; il presidente (afroamericano) degli Stati Uniti Thomas Wilson e sua figlia Laura; Charlie Frost, un deejay radiofonico pazzo e, infine, un mafioso russo con i figli e la compagna Tatiana. La vicenda ha inizio nel 2009, con la scoperta da parte di uno scienziato in- diano di alcune tempeste solari con una grande fuoriuscita di neutrini che potrebbero liquefare il mantello e-sterno della terra. Durante il G8 del 2010 i capi di Stato delle poten-ze mondiali decidono di progettare e costruire in Cina, delle moderne “Arche di Noè”, che salveranno solo 3 milioni di persone (presidenti, militari, scienziati e miliardari). Jackson Curtis viene a conoscenza di questo progetto e cerca di mettere in salvo la sua famiglia in una corsa contro il tempo. Nel frattempo disastrosi cataclismi distruggono e inondano la nostra terra, e la storia mostra le tragiche fini di casi umani che non possono salvarsi. Finalmente Curtis raggiunge con la sua fa-miglia, e con quella del miliardario mafioso russo Karpov, la catena dell’Himalaya, dove sono se-gretamente nascoste le navi che li salveranno. Dopo alcune perdite umane, la famiglia Curtis sale come clandestinaa bordo dell’ “arca”, mentre un’onda anomala gigantesca sta per raggiungere le vette della catena montuosa. Il film termina con l’immagine delle arche che si dirigono, sopra un mondo sommerso dalle acque, verso Capo di Buona Speranza in Africa, l’unico continente non sommerso a causa di un suo innalzamento mentre gli altri continenti erano colpiti da sconvolgimenti della crosta terrestre. Giorno 27, mese 1, anno 1: l’umanità è pronta a ricominciare tutto da capo.

Greta Gontero IV A ginn

La fine del mondo? 2012… Sarà la fine del mondo? Questo ve lo dirò il 21 dicembre dell’anno pros-simo, giorno in cui secondo il calendario gregoriano si dovrebbe verificare un e-vento di natura imprecisata e di proporzioni planetarie, che potrebbe significare una radicale trasformazione dell’umanità in senso spirituale, giorno in cui è stata predetta la fine di tutto. Ma ora vediamo cosa dicono gli esperti. Oltre alla terminazione dell’importantissimo calendario dei Maya, che prevedeva-no per tale data la fine dell’età dell’oro, il 21 dicembre 2012 sarà un giorno pieno di fatti catastrofici: gli scienziati prevedono un allineamento galattico, un avvenimento che non si ri-pete da ventisei mila anni, ossia l’allineamento del Sole con il piano equatoriale della Via Lattea, la galassia di cui fa parte il sistema Solare. Inoltre, altri parlano del ciclo delle macchie solari, le quali sarebbero in grado di influenzare il magnetismo della Terra e indurre l’inversione sia dei poli che del moto terrestre. La Terra subirebbe, infatti, periodicamente una variazione dell’inclinazione assiale rispetto al piano dell’ellittica del sistema Solare e ciò provocherebbe scenari apocalittici. Addirittura si pensa che in tale data gli alieni invaderanno la Terra. Molti scienziati, soprattutto studiosi dei Maya, confutano queste ipotesi e aggiungono che molto so-vente si parla a sproposito, poiché vengono mescolate delle verità con dati non oggettivi. Infine, essi affermano che considerare questa data come un giorno del giudizio o un momento di cambiamento cosmico è solamente un’opportunità per molte persone di fare profitto, in quanto i Maya vedevano la fine di un ciclo del calendario semplicemente come un’occasione di festeggiamenti per l’ingresso nella nuova epoca.

Nessuno può in realtà sapere cosa accadrà il 21 dicembre 2012, si può soltanto aspettare e sperare. Giada Aliverti 2AL

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Highlander. L’ultimo immortale Il 2011 si è rivelato un anno pieno di eventi e ricorrenze, tra i 150 anni dell’Italia Unita e ora quelli del Porpi. Tra i tanti festoni mi pareva giusto dunque di scrivere anche io di film e di musicisti che proprio quest’anno soffiano o soffierebbero le candeline. Venticinque anni fa usciva nelle sale cinematografiche Highlander, l’ultimo immortale, film che è stato successivamente origine di una cucciolata di sequel, fino ad essere ripreso in un anime giapponese. La storia si può presumere dal titolo, e infatti parla di Connor Macleod (Adam Lam-bert), scozzese nato nel 1518, il cui destino è quello di non morire mai. A iniziarlo a questa vita eterna sarà Juan Sánchez Villa-Lobos Ramírez (Sean Connery), che, oltre a insegnargli l'arte del combattimento lo rende edotto anche delle cose più importanti della vita immortale. Difatti a un certo punto della sua eterna esistenza lui sentirà un forte impulso verso una terra straniera, impulso che porterà tutti gli immortali a una sorta di adunata, alla fine della quale solo uno di loro resterà in vita. Importante in quel momento sarà il non far prevalere quello che precedentemente compare in scena come cavaliere nero, e che impersona l'aspetto più crudele e terribile degli immortali. Come prevedibile, il suddetto cavaliere arriverà nella vita di Connor in un primo momento quando stupra sua moglie e uccide Ramirez, e poi all'adunata, cui comparirà vestito da mezzo punk e con il collo tenuto insieme da spille da balia, la decapitazione è infatti l'unico modo di uccidere un immortale. L'adunata sarà invocata in una New York degli anni ottanta, dove Connor vive già da secoli, sotto diversi nomi, e possiede un'attività di antiquario. Lo sviluppo del film prevede poi i classici clichè della bella donna che fa riscoprire al protagonista la gioia di vivere, bella donna che ovviamente si fa rapire e usare come esca dal cattivo, per sublimare nel duello con spade e nel lieto fine, diciamo tutto il corredo. Il film è carino, forse un po' scontato per un pubblico che vede personaggi immortali e affranti da tutte le parti, ma comunque piacevole. La cosa che lo rende degno di essere da me medesima in persona recensito è una colonna sonora stratosferica, in cui brilla la voce dell'ultimo vero immortale , Freddie Mercury. Tutto sommato l'atmosfera nebbiosa e scozzese del film merita, quindi consiglio a tutti di vedere il festeggiato cinematografico di questo numero!

Lara 3B cl FREDDIE MERCURY Il 2011 è una doppia triste ricorrenza per gli amanti di Freddie, che avrebbe compiuto a settembre 65 anni, se l'AIDS non se lo fosse portato via nel '91, quindi vent'anni fa. Credo sia del tutto superfluo mettermi a tessere le lodi di quella che forse è la voce maschile più grande nella storia, voce che copriva quattro ottave e che riusciva a essere perfetta sia nelle tonalità più rock sia in quelle tendenti all'operistico. Ancora più superfluo credo sia il decantare le sue imprese di compositore, genio in grado di fondere il rock e la mu- sica classica, la coralità e il virtuosismo, il romanticismo e la teatralità. Tutti noi conosciamo le sue canzoni e le riconosciamo come pietre miliari della musica e della nostra vita. Non voglio esagerare, ma chi di noi non si è emozionato almeno una volta nella vita con We are the champions, oppure ha ballato con Another one bites the dust, o innamorato con Crazy Little thing called lo-ve? La sua musica e la sua forza hanno incantato il mondo, la sua voce lo ha fatto so-gnare, la sua morte ci ha fatto commuovere. Poche persone nell'ultimo seco-lo sono riuscite a scuotere così tanto la terra, e a riuscirci senza fare del male a nes-suno, senza combattere, senza creare vinti e vincitori. Perché tutti noi possiamo ve-dere una pailette di Freddie guardandoci allo specchio, possiamo scorgere una delle sue infinite sfaccettature, che lo portarono sul palco brandendo uno scettro e cantando il suo testamento quando ormai la sua condanna era stata scritta e firmata, sfaccettature che lo spinsero al limi-te massimo dell'eccesso e dell'esuberanza, che lo incitarono a spiccare il volo e a librarsi là, dove la morte non è ancora riuscita a scalfirlo. Freddie era questo ed era altro, era uno spettacolo pirotecnico in quaresima, era una ristata nella nebbia, ed è questo che sempre sarà per noi fan, per noi che abbiamo bisogno di sentirci campioni, che vogliamo spiccare il volo, per noi che vogliamo vivere per sempre. Per chiudere vorrei lasciarvi una sua frase che spiega tutto, che per me è sempre stata di ispirazione e che spero sia di conforto per tutti coloro che ne hanno bisogno: “Sono un uomo fatto di estremi. Ho un lato tenero e un lato duro, senza quasi niente in mezzo. Posso essere vulnerabile come un bambino. Ma quando sono forte nessuno può fermarmi.”

Lara 3B cl

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E poi la sete “E’ severamente vietato:

immergersi in acqua; riempire d’acqua orci, secchi, bottiglie e qualsiasi tipo di recipiente; immagazzinare acqua, in qualsiasi modo; bere. vivere, aveva inciso qualcuno in fondo alla lastra d’acciaio” E poi la sete, Alessandra Montrucchio

In un futuro prossimo, il nostro, alcuni secoli dopo un’immensa catastrofe climatica che ha trasformato la Terra riducendola a uno sterminato deserto, c’è un paese europeo, il no-stro?, dove l’acqua è stata privatizzata ed è diventata più preziosa del petrolio e segna il divario tra ricchezza e povertà, vita e morte. Sarah, medico e figlia del presidente di uno stato “morente” e Gaël, un quindicenne tossicodipendente, figlio di un giornalista rivoluzionario, s’incontrano e cercano insie-me di sopravvivere per quattro lunghissimi giorni in mezzo alla violenza e alla follia scappano insie-me, attraversando la città in cerca della salvezza… e dell’acqua. Tutto questo può sembrare il presupposto per un avvincente thriller futuristico, ma la realtà, purtroppo, non si discosta di molto dalla fantasia. Il nostro pianeta ha risorse idriche limitate. Un miliardo e duecentomila persone sulla Terra non dispongono del minimo vitale d’acqua quotidiano e altrettante muoiono ogni anno di disidratazione e malattie trasmesse da acqua infette, L’acqua a disposizione è mal distribuita, con paesi che ne sprecano senza ritegno (basti pensare che per lavarsi i denti ogni mattina occorrono sei litri di acqua) e paesi tra-volti da terrificanti carestie come il Corno d’Africa in questi mesi. Il 95% delle risorse idriche interna-zionali è patrimonio pubblico e malgrado la pressione continua per una privatizzazione, in Italia, grazie all’ultimo referendum, siamo riusciti a mantenere l’acqua pubblica. Gli studiosi affermano che le pros-sime guerre saranno per il possesso dell’acqua: è palese, infatti, che tale possesso assicurerà la soprav-vivenza di uno stato, anche se purtroppo è scientificamente provato che se non si attueranno al più pre-sto le direttive imposte dalle Conferenze sul clima di Copenhagen (2009) e di Cuncun (2010) le risorse idriche si esauriranno. Ogni persona consapevole è invitata a riflettere. Ed ad agire al più presto.

TI FIDI DI ME? Che cosa vi viene in mente se sentite pronunciare questa domanda? A me ricorda il film Titanic e precisamente la scena in cui la bella e ricca Rose (Kate Winslet) si affida ciecamente a Jack (Leonardo DiCaprio), il giovane di cui è innamorata, proprio dopo che egli le sussurra questa frase. Il film, uscito nelle sale cinematografiche nel 1997, narra, in modo romanzato, la vicenda del RMS Titanic, una nave passeggeri britannica affondata nel 1912 in seguito ad una collisione con un iceberg. Durante il suo sfortunato viaggio inaugurale, i protagonisti Jack e Rose, membri appar-tenenti a differenti classi sociali, si innamorano. La relazione è contrasta-ta dalla madre di lei, che la desidera sposata ad un famoso rampollo, anch’esso a bordo. Purtroppo Jack muore per ipodermia in seguito all’affondamento. Invece Rose, miracolosamente, si salva. Moltissimi anni dopo, ormai anziana, ha ancora vivido il ricordo di quella notte e soprattutto di Jack, l’uomo che è rimasto nel suo cuore per tutta la vita. Nella sciagura, una delle più grandi tragedie nella storia della navigazione civile, hanno perso la vita 1523 dei 2223 passeggeri imbarcati, compresi gli 800 uomini dell’equipaggio. L’evento suscitò un’enorme impressione nell’opinione pubblica e portò alla convocazione della prima conferenza sulla sicurezza della vita umana in mare. Il film verrà ridistribuito nei cinema in 3D il 6 aprile 2012, in occasione del 100° anniversario dell’affondamento del Titanic.

Beatrice Roux 5C G

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Il nostro “caro e vecchio” Porporato quest’ anno giunge ad un appuntamento importante della sua esistenza: 150 anni di “vita”. Abbiamo voluto perciò riassumervi in breve la sua storia che troverete completa sul sito della scuola. A partire dalla prima metà del 1800 in Piemonte cominciò a delinearsi un movimento pedagogico che vide tra i suoi esponenti più illustri Giovanni Antonio Rayneri. Proprio in quegli anni venne fondata la Scuola Normale di Pinerolo. Era il 1859 ed essa fu la prima scuola maschi-le di fondazione regia. All’ epoca era tanto famosa, tanto illustre che Edmondo De Amicis, auto-re del romanzo “Cuore”, nella sua opera “Il maestro” la nominò più volte. Inizia qui l’ascesa al successo di quello che sarebbe poi diventato l’odierno “Porporato”. Nel 1860 venne fondato il Regio Ginnasio e, due anni dopo, vi si aggiunse il Liceo triennale pareggiato. Le due scuole si fonderanno poi in un unico istituto nel 1914 con il nome di “Regio Liceo- Ginnasio”. Sebbene nel 1867 si temette per la sopravvivenza del Liceo, la Giunta Comu-nale e gli stessi pinerolesi che ormai “si erano affezionati” alla scuola fecero istanza affinché on si chiudessero definitivamente i battenti. In prima fila, a combattere per l ‘istituto vi fu Giovanni Francesco Porporato, illustre pinerolese da cui l’edificio prenderà il nome. Il numero degli iscritti si mantenne pressoché costante fino al 1910, anno in cui la scuola, da solamente maschile che era, divenne mista. Nel 1922, poi, il “Porporato” prese la denominazione di Istituto Magistrale conformemente ad un decreto uscito in quegli anni. Le successive informazioni che abbiamo a proposito della nostra scuola risalgono alla Grande Guerra e al periodo Fascista. Nella Prima Guerra Mondiale, infatti, persero la vita 32 alunni dell’ Istituto. Nel 1921, in loro memoria, fu fondata una cassa scolastica, fu redatto un album con le fotografie dei ragazzi e fu allestita una targa in bronzo con incisi i loro nomi. Periodo duro per l’ istituto: oltre la perdita di tre allievi, la scuola dovette far fronte alla massiccia influenza del fa-scismo nell’ambito scolastico. Più dirigenti furono richiamati al “dovere” dalla vigilanza fasci-sta, i docenti ebbero l’ obbligo di giurare fedeltà al regime e di bloccare qualsiasi tipo di manife-stazione “sovversiva o antinazionale”.Quello che si respirava non doveva essere certo un bel clima. Dopodiché, con un balzo di ben trenta anni, arriviamo al 1963, anno in cui sorse il “Liceo Scien-tifico” anche se come appendice del classico. Per ben nove anni, l’indirizzo scientifico appartenne al Porporato fino a quando, nel 1972, ebbe autonomia amministrativa e si trasferì in Via Dei Rochis. Ed ora, eccoci qui a vagare nei corridoi secolari della nostra scuola, ad apprendere nelle stesse aule dove decine e decine di generazioni hanno avuto l’onore di seguire le lezioni prima di noi. Andiamone fieri e ringraziamo perché il Porporato non solo è una delle scuole più longeve del Piemonte ma anche perché un giorno faremo parte anche noi della storia di questo istituto.

Selene IA cl

Buon compleanno Porporato!

150 anni fa nasceva il Porporato: nel 1862 il Regio Gin-nasio diventava Liceo. Da allora centinaia di diplomati costellano il panorama del pinerolese, e non solo. Una ricchezza per la città ed il territorio. E la storia continua.

Dedichiamo le prossime pagine di Onda d’urto alla ricorrenza, che verrà festeggiata solennemente nel no-

vembre 2012.

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In occasione della ricorrenza dei 150, abbiamo interpellato due ex Presidi del liceo: la dott.sa Mariella Amico e il prof. Elio Salvai. Alcune domande per attraversare pas-sato, presente e futuro del nostro liceo Per cominciare, ha un consiglio da dare all’attuale dirigente scolastico? A: Più che consigli, sento di fare un caloroso augurio di buon lavoro al nuovo Presi-

de prof. Luigi Fabozzi, per i compiti importanti che lo attendono. S: Penso che l’attuale dirigente scolastico non abbia bisogno di consigli, soprattutto

da parte di chi come me è fuori dal Porporato da 6 anni. Spero che possa gradire un caloroso augurio di buon lavoro in un ambiente che sia sereno e collaborativo

Un lato positivo e uno lato negativo del Porporato: A: Il Porporato costituisce una realtà scolastica ricca e vivace, possiede ottime

potenzialità ed intelligenze. Gli studenti, in particolare, rappresentano con le diverse sensibilità ed i loro percorsi individuali e collettivi l'aspetto più positivo della scuola. I docenti ed il personale amministrativo rappresentano bene la salda struttura per mezzo della quale i vari percorsi possono realizzarsi. Dunque, il lato positivo del Porporato sono le persone, con le loro diversità e ricchezze. Il lato negativo, se così si può dire, è l'articolazione amministrativa, complessa e incombente, che occupa (come in tutte le scuole) molto tempo e spazi mentali e materiali. Occorrerebbe poter liberare energie su questo fronte, per indirizzarle sul fronte educativo, dell'istruzione, della cultura.

S: Indico due aspetti positivi riscontrati nei 16 anni in cui ho lavorato al Porporato come preside: da parte della maggioranza del corpo docente l’apertura culturale e la disponibilità alla sperimentazione di percorsi ed indirizzi nuovi (al classico il Piano nazionale informatica, la lingua straniera per i cinque anni, la sperimentazione didattica per latino e greco – i nuovi indirizzi di sociopsicopedagogico – dal 1995 – e di scienze sociali – dal 1998); da parte degli studenti il rispetto verso tutte le componenti della scuola ed anche verso gli am-bienti fisici, la partecipazione attiva e la risposta alle proposte della scuola. Qualche aspetto negativo è emerso per me negli ultimi anni per burocratizzazione del sistema e scarsità di risorse.

C’e qualcosa che rimpiange dei suoi anni passati come preside,in questo liceo? A: Senza dubbio, il rapporto con gli studenti e le idee, con tutte le persone che si

appassionano alla scuola e la vivono partecipando e facendosi coinvolgere. S: Non mi piace vivere con rimpianti, neanche per una esperienza che è stata molto

importante e che ha segnato un tratto lungo della mia vita. Preferisco parlare di ricordi (ed allora vale quanto già scritto nella risposta n. 2), aggiungendo la ricchezza dei rapporti umani intrecciati, rapporti che continuano – magari in modi differenti – anche ora.

Su cosa suggerirebbe di insistere per solennizzare la ricorrenza dei 150?

A: Il 150° è un'occasione preziosa per ripercorrere il cammino del Porporato, ma anche della scuola italiana e del Paese, da questa prospettiva.

Valorizzare il passato per farne storia è un ottimo punto di partenza sia per comprendere il presente che per pensare e fondare il futuro.

Suggerisco di non sottovalutare quest'occasione, lavorando a più voci e più mani, di lasciarsi coinvolgere...di lasciare traccia

di questo tempo...perchè fra 150 anni... S:Credo che le ricorrenze debbano servire per conoscere meglio il passato, per capire il presente e progettare quello che ci sta davanti a cui an diamo o che ci viene incontro.

Quindi recuperare un pezzo della nostra storia più lontana e più recente, utilizzare l’esperienza di chi già allievo del Porporato può portare una testimonianza significativa dei vari settori professionali, rendere gli studenti attuali protagonisti sapendo anche far festa come è giusto

Ieri, oggi e domani: parlano i Presidi Intervista a cura di Irene Ambricco e Greta Gontero 15

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Giovedì 10 novembre si sono tenute le elezioni dell’Esecutivo scolastico, e questa è la lista degli studenti che sono stati eletti: Bastianini Francesca, Bianciotto Nicola, Borgarello Francesca, Camarotto Tommaso, Combina Alberto, Fainelli Beatrice, Falcetta Alberto, Fantone Eleonora, Francia Stefano, Manduca Giulio, Manzi Federi-ca, Manzone Sara, Monticelli Filippo, Pacchiotti Lara, Paradiso Valentina, Pernici Giada, Pons Ilaria, Salera Stefano, Santonocito Isabelle, Sette Lucia, Solinas Greta.

Dato che non tutti hanno le idee chiare, ecco spiegato qual è il ruolo dell’Esecutivo. Queste ventuno persone hanno il compito di organizzare e gestire le attività proposte dai rappresentanti d’istituto e valutate di volta in volta. Semplicemente si tratta di un organo scolastico che mira alla divisione dei ruoli che in passato spettavano ai soli rappresentanti d’istituto, e alla maggiore partecipa-zione degli studenti per rendere più efficiente lo sviluppo della nostra scuola.

Venerdì 25 novembre si è tenuta la prima riunione dell’Organo Esecutivo, e questi sono stati, a grandi linee, gli argomenti trattati: Tra quelli più importanti, si è iniziato a raccogliere le proposte per i festeggiamenti del centocinquante-simo anniversario della nostra scuola che ricorrerà l’anno prossimo. Infatti è prevista per il prossimo novembre una settimana di festeggiamenti, interamente da organizzare. (Se avete proposte quindi fatevi avanti!) Alcune idee che sono già state avanzate sono quella di una mostra e di un concerto. Si è trattata la proposta di sostenere l’associazione Anime Libere, sia organizzando incontri di informa-zione (su temi come mafia, prostituzione…), sia istituendo cassette di offerta libera a favore dell’associazione. Si è parlato dell’organizzazione di una giornata autogestita, in data ancora da definirsi, e sono state avanzate alcune proposte per le tematiche da affrontare. (Anche in questo caso, siete liberi di proporre!) Verrà posta una scatola per piano, sia in sede che in succursale, in prossimità dei banchetti, nella quale ogni studente potrà lasciare opinioni, idee, proposte, critiche, che verranno raccolte e lette dai rappresentanti ogni due settimane. Oltre alla raccolta differenziata che pratichiamo già da alcuni anni, verranno raccolti in ogni classe, o-gni terzo sabato del mese, i tappi delle bottigliette di plastica. Il periodo di prova durerà fino alla fine del primo quadrimestre, e poi in base ai risultati si deciderà se attuare completamente questo progetto. Infine, sarà organizzata una bacheca per gli annunci lavorativi.

A cura di Elisa Garis

Esecutivo e dintorni

Qui Porporato

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Allora, cominciamo subito con la prima domanda, per quale motivo ha deciso di dedicarsi a questa particolare attività per gli studenti? Ho fatto, negli anni scorsi, un percorso di studi di counselling presso una scuola di Torino, un percorso durato 4 anni che mi ha portato a conseguire un master di counselling e quindi, considerato che la nostra è una scuola con un numero elevato di studenti e abbastanza spesso capita che possano insorgere difficoltà o che qualcuno decida di abbandonare la scuola o cambiarla, ho pensato di poter mettere a disposizione degli studenti le competenze che ho acquistato in questi quattro anni di lavoro e successivi tirocini. Bene, passiamo più sul "tecnico", quali sono le funzioni dello sportello che gestisce? Sostanzialmente sono tre le funzioni che svolge questo sportello, la più semplice è una funzione informativa, per esempio, se uno studente ha già deciso di cambiare scuola, conosce i propri limiti e punti di forza, non porta dei problemi, ma solo richieste di informazioni, allora io lo aiuto fornendo informazioni sulle varie tipologie di percorsi scolastici che possano adattarsi meglio a ciò che vuole. Una seconda funzione è di preparazione agli esami di passaggio da un indirizzo ad un altro, gli esami di idoneità: fornisco le informazioni sui programmi di studi, sulle modalità degli esami, ecc. La terza funzione è quella più complessa e consiste nell’affiancare lo studente o la studentessa che si trova in una situazione di difficoltà aiutandolo a riflettere sulla natura della difficoltà e su quali sono le risorse che possono trovare per risolvere o superarle. Per essere il più chiaro possibile, voglio aggiungere che normalmente la funzione informativa si risolve in uno due colloqui, si forniscono programmi, indicazioni e la cosa in genere finisce lì, al contrario l'altra funzione, quella relativa alle difficoltà, può richiedere invece un piccolo ciclo di colloqui, tre, quat-tro, ma mai di più perchè altrimenti si entrerebbe in una sorta di percorso psicoterapeutico, per quale non ho competenza. Però... bell'impegno [Risata]No, è interessante, anche perchè lavorare con gli studenti uno a uno è completamente diverso che lavorare con gli studenti in classi da venticinque, trenta, ed è molto arricchente anche per me. Qual è l'approccio che ha con gli studenti ed i loro problemi? La prima cosa che è importante chiarire, è che questo è uno sportello che cerca di offrire un aiuto, un appoggio, ma non è uno sportello psicologico, io non sono uno psicologo, non ho studiato come psicologo e non faccio il lavoro da psicologo, per cui l'aiuto consiste nell'affiancare la persona perchè cerchi di avere una maggiore chiarezza relativamente alle difficoltà che incontra qui, sul momento, e cerchi in sè le risorse per affrontare quella situazione, quindi non si va a scavare nel passato della persona, non si vuole “curare” nessuno, ma si affronta una situazione di difficoltà concreta, definita, e io cerco di aiu-tare la persona a vederla con la maggior chiarezza possibile trovando in sè le risorse per affrontarla. Aggiungo una battuta: nel fim “Pulp fiction” c'è un personaggio di nome Wolf, il cui motto è "Io sono Wolf, risolvo problemi". Suonerà forse un po' paradossale ma io credo che buona parte delle difficoltà che si incontrano nella scuola non si possano risolvere, ma si possono affrontare e gestire. Se c’è un problema molto definito e concreto che si può risolvere facilmente dando delle informazioni, questo lo risolviamo, se voglio sapere quali sono le materie che devo portare all'esame di idoneità per recuperare un anno, io do l'informazione ed il problema è risolto. Ma ora sto parlando di un diverso tipo di difficoltà, affrontare possibili bocciature, incertezze sul proprio percorso di studio, difficoltà relazionali, motivazioni… secondo me prima bisogna delineare bene il tipo di difficoltà, solo allora si possono gestire con maggiore efficacia; questo è il tentativo del lavoro che faccio, aiutare una persona a trovare in se stesso le risorse per gestire determinati tipi di difficoltà. Faccio un esempio per chiarire: può capitare che uno studente venga a parlare delle difficoltà che ha con un'insegnante, per risolvere il problema o cambio l'insegnante o cambio radicalmente me stesso, ma si tratta di due opzioni impossibili, posso però aiutarlo a trovare delle modalità diverse per entrare in relazione con questo insegnante e quindi avere una relazione più soddisfacente in modo da superare almeno parzialmente le difficoltà. Cosa vorrebbe consigliare agli studenti che sono incerti sulla loro carriera scolastica? Incerti sulla carriera scolastica, ma a che punto della carriera scolastica? All'inizio della scuola superiore diciamo... All'inizio delle scuole superiori ci sono due cose fondamentali, la prima è cercare di capire i propri interessi e l'altra è cercare di avere consapevolezza dei propri limiti. Cercare di capire i propri interessi reali non è una cosa facile, e sicuramente un grosso rischio che gli studenti possono correre consiste nel trovarsi in una scuola in cui la maggior parte delle materie sono lontane dalle loro curiosità, e una mancanza di interesse per un percorso di studi è sicuramente una delle cause fondamentali che toglie motivazione ad uno studente. Il discorso sui limiti credo che sia importante perchè mi capita abbastanza spesso, sia come insegnante sia come counsellor, di avere a che fare con fami-glie di ragazzi e ragazze che non sono ben consapevoli dei limiti che hanno, perchè in effetti ci sono corsi di studi che hanno richieste molto alte e credo sia importante accettare di non essere forse in grado di poter rispondere a queste richieste. Aggiungo una cosa, se posso, sempre pensando ad uno studente che inizia le scuole superiori, spesso una componente molto forte di pressione è quella dei genitori e sicuramente non è facile da gestire: a volte i genitori hanno delle aspettative molto forti nei confronti dei propri figli, talvolta esse vengono esplicitate chiaramente, altre volte sono più nascoste e inconsapevoli, ma in ogni caso è uno degli elementi che vanno sottolineati e presi in considerazione quando si riflette sulle motivazioni della scelta scolastica. Lei cosa consiglierebbe ad uno studente che invece si trova in difficoltà durante il suo percorso di studi ed è diviso sul cambiare indirizzo o se continuare sulla strada che aveva già scelto, per riuscire a chiarirsi meglio le idee e a fare la scelta giusta? Generalmente la prima cosa su cui cerco di lavorare è aiutare lo studente ad essere consapevole della natura delle difficoltà che ha incontrato. Non è una cosa banale, perchè spesso accade che uno studente individui magari una o due colpe precise, per esempio, è colpa dell'insegnante che ce l'ha con me o che non spiega bene, è colpa dei miei genitori che non vogliono che io faccia determinate cose o è semplicemente non ho più voglia: queste sono tutte motivazioni generiche. Cerco quindi di lavorare con lo studente perchè si riescano a definire meglio le vere difficoltà che portano ai problemi. Unna volta definite queste difficoltà si provano a individuare le diverse strade che ci possono essere, perchè su alcune di queste difficoltà si può provare ad intervenire gestendole con efficacia e andare avanti, ma possono esserci difficoltà sulle quali non è possibile alcun intervento e allora forse può essere utile prendere in considerazione l'idea di cambiare percorso scolastico. C'è ancora una questione di fondo che vorrei riprendere, in modo da precisare un po' meglio il di lavoro di counselling; generalmente la persona che viene a questo sportello ha una visione rigida della realtà, per esempio la frase più tipica è "Io non ce la faccio più a stare in questa scuola", e "Io non ho assolutamente più voglia di studiare"; quello che cerco sempre di fare in questa situazione è provare a individuare altri modi per guardare la realtà. Ad esempio "Io non ho più voglia di venire a scuola"... cosa vuol dire di preciso? Magari ci sono delle situazioni o delle ore in cui ci sono delle attività che hai voglia di fare, che ti piace fare, che cos'hanno di bello quelle attività rispetto ad altre? Cerco quindi di rendere più flessibile lo sguardo sulla situazione, aiu-tando a riflettere sul fatto che esistono sempre più alternative possibili, mai una sola. Vuole consigliare qualcosa agli studenti, classica domanda finale? Il consiglio che mi sento di dare a tutti gli studenti è che quando si trovano a dover prendere una decisione, di qualunque tipo sia, prima di tutto si prenda-no del tempo... Mai decidere in modo affrettato e sotto l'impulso dell'emozione momentanea, sempre, in qualunque caso, prendersi del tempo per riflettere, respirare; può sembrare una cosa scontata ma non lo è affatto, è una delle cose meno scontate che ci sono nella nostra società, che va sempre di fretta e sotto impulsi momentanei. Invece, per qualsiasi tipo di scelta che dovete fare, ricordate, prendetevi il vostro tempo per decidere.

Intervista a cura di Luca Talluto

Scovare risorse Intervista al prof. G. Ameglio, counselor nella scuola. Affianca gli studenti con uno sportello di ri-orientamento

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“Sai un mito” È proprio questo il nome adottato per il progetto pilota di quest’anno, che coinvolge alcune

classi del Liceo Classico qui al Porporato, curato dai professori di queste classi, come ad esempio la professoressa Bosio o Bresso. Gli studenti “protagonisti” di questa iniziativa, appartengono alla 5^a, 5^b, 5^c ginnasio e 2^a, 2^b classico. Questo progetto consiste nel presentare differenti miti, tramite anche materiali interattivi, agli alunni della terza media del Pinerolese, che si presenteranno poco per volta nel mese di dicembre nella nostra scuola. Il fine di questa iniziativa è quello di convincere i giova-ni dell’attualità dei miti, che sono purtroppo visti come “vecchi” o lontani da noi, ma ciò non è vero, perché nel corso dei secoli ci sono state diverse rappresentazioni di miti storici, nel cinema, teatro, lette-ratura (anche nelle favole) e nell’arte. Per esempio il mito delle sirene (curato dalla classe 2^b), viste una volta come creature mostruose e oggi rappresentate come bellissime donne con la coda di pesce co-me la “Sirenetta” di Walt Disney, o quella raffigurata a Copenaghen. Approfittando di questa occasione, la scuola può anche dimostrare l’avanzata tecnologia che possiede. I miti assegnati a ciascuna classe sono: “Amore e Psiche” per la 5^a ginnasio, “Il mito di Ercole” per la 5^b ginnasio, “I viaggi di Odisseo” per la 5^c ginnasio, “Polifemo” per la 2^a classico e, infine, “Le si-rene” per la 2^b classico. Per concludere, spero che questa iniziativa vada a buon fine e che il prossimo anno anche la mia classe abbia l’onore di parteciparvi.

Greta G. 4^a ginnasio

UN SOSIA TRA NOI La somiglianza di Paolo Cirrincione (5a C Ginnasio) con Harry Potter è davvero impressionante. Ma come vive, cosa pro-va un ragazzo di quindici anni spesso paragonato ad un personaggio famoso? Ho deciso così di intervistarlo ed ho scoperto che per essere così smile al maghetto, un piccolo aiutino l’ha dato pure lui… Sei a conoscenza di questa tua somiglianza con Harry Potter? Certamente! Me lo dicono sempre tutti. Più volte dei ragazzini appassionati del maghetto, proprio come me, sono venuti a chiedermi entusiasti se fossi io il loro beniamino. Ti fa piacere essere talvolta paragonato a lui? Sì, mi fa molto piacere. Sono un suo grandissimo fan ed ho letto tutti i libri della Rowling. Ovviamente, come sempre acca-de al termine di una saga, mi intristisce pensare di non poter più leggere storie di magia, di amicizia, di combattimenti mozzafiato. Ti è mai capitato, in alcune situazioni, di immedesimarti nel personaggio? Sinceramente, non nego che mi piacerebbe essere coraggioso come lui e vivere spericolate avventure, ma purtroppo queste situazioni non mi si presentano mai. E’ un caso che tu porti questi occhiali, molto simili a quelli di Harry Potter, oppure li hai scelti apposta? Lo ammetto, non è un caso… Effettivamente i miei occhiali sono molto simili ai suoi, anche se più ovali. Inizialmente, vole-vo comprarli tondi, proprio come i suoi, ma poi, quando li ho misurati, non mi convincevano molto.

Beatrice Roux 5C G

E si chiamarono Sosia Il nome comune Sosia deriva da un personaggio di una commedia di Plauto che si chiamava

Sosia, appunto. La commedia è l’Amphitruo. Giove e Mercurio prendono rispettivamente le sembianze di

Anfitrione e Sosia: Giove vuole passar la notte con la moglie di anfitrione, Alcmena, perciò

prende le sembianze di questi, inducendo il fidato Mercurio a prendere le sembianze del suo

servo. Da qui una serie di equivoci, gustosi e piccanti

Qui Porporato

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Solo in Italia e nei regimi autoritari la diffamazione è punita con il carcere.

La presenza nei codici italiani di sanzioni penali per la diffamazione "E' incompatibile con gli ideali democratici basilari e con le norme internazionali per la libertà di informazione, le quali dicono che la reputazione delle persone deve essere difesa da ogni torto, ma i torti non possono essere compensati mettendo i giornalisti in carcere".Questo severo richiamo arriva da Londra, è indirizzato al parlamento italiano ed è firmato dalla ong "Article 19". Era proprio necessario aspettare un intervento esterno che ci facesse notare che la legislazione italiana sulla stampa è una delle più retrive del mondo occidentale?La risposta, evidentemente, è sì.Ormai abbiamo assistito agli episodi più disparati, ma non osiamo neanche chiedere la revisione della legge sulla diffamazione (legge sulla stampa del 1948) che è alla base di molte prevaricazioni del diritto di cronaca.Non possiamo pensare di paragonarci all'Europa, ma anche alcuni Stati che noi consideriamo culturalmente arretrati (Armenia, Bosnia Erzegovina, Georgia,Moldavia e molti altri) hanno depenalizzato la diffamazione a mezzo stampa.Questi Stati hanno seguito la linea giurisprudenziale raccomandata dall'ONU, dall'Unione Europea e da numerosi forum internazionali i quali affermano che: "La diffamazione si deve sanzionare come violazione del codice civile, si deve punire con multe e risarcimenti e non con sanzioni penali". Adesso "Article 19" ci ricorda che i Paesi che prevedono il carcere per i giornalisti sono primitivi e che possono essere paragonati agli Stati autoritari.Queste cose possono sembrare assurde, ep-pure in Italia un giornalisti riconosciuto colpevole di diffamazione può essere condannato da uno a sei anni di carcere! Questo fa sì che i giornalisti prima di pubblicare un articolo debbano contare fino a 1000, anche "Article 19", sapendo come funziona il nostro Paese ha affermato:"Se non volete modificare que-sta legge per il bene dell'Italia, fatelo per quello dell'Europa, poiché sta rovinando l'immagine e la missione dell'Unione Europea". Perrone Chiara, IA c

Se la diffamazione fa vergognare

INGANNO E SOFFERENZE Di Alessia Sottile

Il 25 novembre 2011 nella nostra scuola si è tenuta una conferenza in memoria della giornata sulla violen-za di genere. Erano presenti Paolo Pozzo presidente dell’associazione Amici di Lazzaro,l’avvocato Silvia Lorenzino, una rappresentante del progetto Atelie e un membro dell’associazione An Lib contro la tratta delle prostitute. E’ stata un’esperienza ricca di emozioni e allo stesso tempo ricca di riflessioni che ci ha permesso di capire la reale situazione di queste ragazze che popolano così numerose sia le nostre strade che quelle di tutto il mondo. Io per prima le ho sempre giudicate frettolosamente senza fermarmi a pensare che magari dietro a quella scelta c’era una storia di grandi sofferenze. Infatti ci è stato spiegato che esse vengono tratte inganno con la speranza di trovare un lavoro per poter aiutare la famiglia, e una volta arrivate in Italia di questo lavoro tanto atteso neanche l’ombra. Vengono letteralmente buttate in mezzo alla strada a prostituirsi minacciandole che se fossero scappate avrebbero fatto del male alle loro famiglie o a loro in prima perso-na. E non solo, gran parte del loro guadagno avrebbero dovuto darlo alla “madame”,così chiamato in Italia lo sfruttatore. La cosa più triste e che in mezzo alla strada queste povere donne incontrano ogni sorta di per-sona da quelli pervertiti magari con una famiglia a quelli che le vogliono aiutare dando loro dei soldi e pas-sando il tempo a parlare.

Continua nella pag seguente

Sopra i diciotto

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SUPPLEMENTO D’ANIMA Il gruppo di Amnesty International del Porporato

Sabato 10 e domenica 11 dicembre, il Gruppo Giovani Amnesty International di Pinerolo ha allestito in Piazza Verdi il consueto tavolino per la raccolta firme. Questa volta si fa informazione sulla Siria, paese interessato, alla pari del resto del mondo arabo, da sommosse popolari che, in questo caso, hanno l'obiettivo di spin-gere il presidente siriano Bashar al-Asad ad attuare le riforme necessarie per dare un'impronta democratica allo stato. Le manifestazioni sono iniziate nel febbraio 2011 e si sono evolute in proteste di massa a metà marzo, nella maggior parte dei casi pacifiche, ma alle quali le autori-tà siriane hanno risposto in modo brutale con l’intento di sopprimerle. Le firme raccolte il 10 e l’11 dicembre verranno inviate proprio a Bashar al-Asad, affinché venga fatta luce sulla scomparsa, avvenuta il 2 novembre, di due attivisti siriani, Mohamed Bachir Arab e Ahmed Omar Azoz, dal momento che si teme che siano stati arrestati e sottoposti a detenzione segreta. In tal caso corrono il serio ri-schio di essere torturati o maltrattati. Se Mohamed Bachir Arab e Ahmed Omar A-zoz sono detenuti esclusivamente a causa delle loro pacifiche attività di protesta, Amnesty International li considererebbe prigionieri di coscienza chiedendone l’immediato rilascio. Questa l’azione urgente su cui il Gruppo Giovani di Pinerolo si sta concertando, ma numerosi casi simili si possono ritrovare sul sito di Amnesty International (www.amnesty.it), vero e proprio infausto registro di violazioni di diritti umani.

UN WEEK-END A SOSTEGNO DEI PRIGIONIERI DI COSCIENZA SIRIANI di Andrea Bruno

Continua da pag. 14 Sfortunatamente ci sono anche quelle persone che le violentano o gruppi di ragazzi che escono dalle discoteche e sballati tirano loro pietre e le picchiano.Come ci è stato raccontato non è facile uscire da questo giro,ma coloro che, grazie all’aiuto di associazioni prendono finalmente in mano la loro vita, il più delle volte ne escono psicologicamente distrutte,senza più avere fiducia in niente e nessuno.Nel corso della conferenza sono state raccontate diverse testimonianze di ragazze che ce l’hanno fatta. Quella che più mi ha colpito racconta di una giovane costretta a prostituirsi; dopo essere stata violentata, rimase incinta e chiamò l’associazione Amici di Lazzaro che la aiutò a scappare. Era ridotta malissimo e i medici le consigliarono di abortire, ma lei non volle. Circa quattro mesi dopo perse il bambino e i membri dell’associazione per timore che cadesse in depressione le parlarono. Ma lei con gran Forza rispose loro che stava benissimo perché questo bambino era un angelo mandato dal cielo venuto per aiutarla a cambiare vita. Si è anche parlato delle ragazze di Benin city, le quali anch'esse hanno avuto una triste esperienza,al punto di chiedersi ogni giorno: sopravviverò? A mio parere è a dir poco rassicurante che siano nate associazioni come quella che ho citato prima, ma ce ne sono tante altre come il Progetto Atelie o l’associazione An Lib, perché come è stato ripetuto più volte le cose possono cambiare mettendo un passo dopo l’altro : occorre far capire a tutti e alle stesse ragazze che loro sono Persone e devono essere trattate come tali senza perdere la propria dignità. Gli appassionati di musica possono ritrovare questi pensieri nella canzone “Ebano” dei Modena . Alessia Sottile

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Artisti e campioni tra noi The Alliance

Questo mese gli artisti sono i “The Alliance” (Tommaso Camarotto 1°B cl, Nicolò Ferrero, Stefano Francia 4°A spp, Massi-mo Granero, Alessandro Petacca), che ci hanno raccontato un po’ com’è essere un gruppo di giovani nel pinerolese! Presen-tatevi. Come/quando è nato il vostro gruppo? Ste: Ciao a tutti, noi siamo gli Alliance, un gruppo formato da cinque persone ma che è nato da tre, circa due anni fa: Peta, la voce, Nik al basso e Mak alla batteria. All’inizio erano solamente loro, poi in seguito mi sono aggiunto io (Francia), e dopo Tom, il nostro ultimo ottimo acquisto… che anche se è alla tastiera suona un po’ di tutto, quindi speriamo che non ci rubi le parti in futuro! Nik: fa un gruppo a sé. Peta: One man band! Perché avete scelto il nome “The Alliance”? Peta: Premettendo che due di noi (Nik e Mak) vogliono cambiarlo, abbiamo scelto “Alliance” (in inglese si direbbe “Allaians*”, ma noi abbiamo deciso di italianizzare la pronuncia, quasi francesizzarla, in “Allians*”) fondamentalmente perché era il nome scritto sulla grancassa della nostra batteria…, Tom: Se ci fosse stato scritto “tamburo” ci saremmo chiamati “I Tamburo”. Cantate in italiano: come mai questa scelta? Tom: Oggigiorno sono tanti i gruppi italiani che riescono a fare una musica decente cantando in inglese. La canzone nella nostra lingua invece è più complessa, ma dato che siamo italiani scriviamo canzoni in italiano. Vi rivolgete ad un pubblico in particolare? Tom: Tutto il pubblico che ci ascolta è il pubblico che vogliamo. Pensiamo che ci ascoltino soprattutto i giovani interessati all’underground della musica e al roundabout pinerolese. Ste: Per esempio, “Arizona” vuole essere una riflessione, una criti-ca, nei confronti della società che noi vogliamo comunicare soprattutto ai giovani. Una canzone che siete particolarmente fieri di aver scritto? Ste, Tom, Peta: “Arizona”, Nik: secondo me “Abruzzo”. Gruppo unanime: sono tante, e in effetti siamo fieri un po’ di tutte, anche perché se una canzone non ci soddisfa pienamente non la suoniamo o la cambiamo.

Una canzone che invece avreste voluto scrivere? Come gruppo unanime: “Hush” dei Deep Purple, Peta: Beh, “Hush” dei Deep Purple, Tom: “Cantaloupe Island” di Herbie Hancock, Nik: “She Left on the Sun Ship” dei Motorpsycho.

Continua a pag 17

Lorenzo e Elisa, II A Cl.

Musica e fututo Abbiamo intervistato due nostri compagni di classe,Veronica e Claudio,poichè la musica fa e farà parte del loro futuro. 1) Che strumento hai scelto e perchè? Claudio:Avevo iniziato con il clarinetto e poi la tromba mi ha colpito,ho provato a suonarla e l'ho scelto come mio strumento. Veronica:Per puro caso,mio papà la suonava e ho voluto imparare anche io. 2)Come ti sei avvicinato/a alla musica? Claudio:Per puro caso,durante le elementari le maestre ci hanno portato a visitare la sede della banda musicale del paese.In questa occasione ci hanno fatto ascoltare il suono di alcuni strumenti e ho capito che ne avrei voluto suonare uno anche io. Veronica:Mentre mio papà suonava la chitarra io facevo la monella e per punizione mi ha fatto suonare lo strumento credendo di farmi un dispetto. 3)Quante ore studi al giorno? Claudio: 2 ore al giorno Veronica:Dalle 2 alle 4 ore al giorno. 4)Fai concerti? Claudio:Certo! Suono in 3 gruppi musicali. Veronica:In estate lavoro in un bar come cantante con il mio gruppo per intrattenimento. 5)Quali sono i tuoi progetti?Pensi che la musica farà parte del tuo futuro? Claudio:Dopo il termine del liceo vorrei iscrivermi al Conservatorio di Musica per continuare ad approfondire lo studio della musica. Veronica: Per ora non ho ancora progetti,ma sono molto sicura che la musica farà parte del mio fu-turo. Marika e Sara 3B SPP

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Continua da pag. 16

Avete delle date in programma? Nik: Per la terza volta parteciperemo all’”Entropik”, un concorso organizzato dall’associazione culturale “Engovers”. Se ci prendono poi ci siamo proposti alla “Pagella non solo Rock” di Torino, e poi se riusciremo a passare le selezioni (che sono molto dure) al “We like indie” pinerolese. Dove si possono trovare le vostre canzoni? Tom: Siamo in procinto di registrare perché abbiamo recentemente vinto ad un concorso (N.d.R: “VideoTrip – Video Performance Musicali Dal Video”, concorso che si è tenuto a Pinerolo lo scorso ottobre nell’ambito della manifestazione “My Generation”,

alla quale anche la nostra scuola ha partecipato) dei soldi che useremo appunto per questo. Ste: Inoltre ci trovate su Soundcloud e sulla nostra pagina di Facebook (The Alliance), dove potete anche vedere i video che abbiamo creato per il concorso “VideoTrip” (del quale ringraziamo l’organizzazione e la giuria). *ho dovuto scrivere letteralmente la pronuncia perché quei simboli assurdi che si trovano sul vocabolario non li so usare, non abbiatemene male. (N.d.Tom per la pronuncia inglese: allargando molto la bocca.)

Lorenzo ed Elisa

I ragazzi se ne fregano. Alessandro D'Avenia “Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione, martedì 25 gennaio 2011” La terra appartiene a quelli che hanno il coraggio di far violenza contro sé stessi, pur di non scendere a patti con la mediocrità di chi si vende. Ai ragazzi dobbiamo questo coraggio, costi quel che costi. Forse così non salveremo il paese, ma la dignità sì, almeno quella. “Cosa pensano o dicono i ragazzi di tutto quello che sta succedendo in Italia in questo momento?”.Suona così la domanda che i giornalisti spesso mi pongono, dal momento che ho la fortuna di entrare in contatto con molti giovani. Così mi è stato chiesto anche per quest’articolo. Vi deludo subito: “I ragazzi non dicono niente”. I ragazzicon cui sto in classe, i ragazzi che mi scrivono dopo aver letto il mio romanzo o seguono il mio blog, se ne freganodi questo paese centocinquantenario. Sì se ne fregano. La caduta delle ideologie ha portato ad un profondo distacco tra giovani e cosa politica, ma il baratro ora è ampliato da una cosa politica ridotta a grande fratello da giornali e tv. I ragazzi che mi scrivono pongono domande sul senso della vita:per cosa valga la pena giocarsi quegli anni che hanno a disposizione, se esista qualche speranza di futuro, se amare per sempre sia possibile, se Dio esista, se il dolore abbia un senso… Insomma i ragazzi chiedono e cercano quello che veramente conta: il senso delle cose. Se ne fregano delle ruby, perché ancora sono in quell’età in cui ci si illude che si possa essere sé stessi e che per farsi strada nella vita non sia necessario darla via. E io contribuisco, da prof, a questa grande illusione, a mille euro al mese. Loro, ingenui, si illudono che ci sia qualcosa per cui giocarsi la vita e, impauriti, chiedono se ancora esista, disposti anche a mettersi in viaggio per cercarlo. E io li illudo dicendo loro che sì, esiste. Alcuni parenti delle ruby coinvolte nelle vicende incoraggiano le loro figlie o sorelle a darsi via pur di avere un futuro garantito, pur di tirare su qualche migliaio di euro. Le colpe dei padri ricadono sui figli,diceva qualcuno, e aveva ragio-ne. Se la vedranno loro, non mi riguarda. I ragazzi se ne fregano del mondo piccolo e brutto che stiamo costruendo loro. Se ne fregano per due motivi: o perché ormai ne fanno parte o perché vogliono qualcosa di diverso. I primi non vogliono futuro ma sicurezza e si vendono; i secondi sono disposti a rischiare pur di avere futuro, rinunciando anche alle sicurezze a buon mercato… Calvino diceva che ci sono due modi per non soffrire l’inferno in cui siamo immersi: “il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e ap-prendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”. Ecco i nuovi eroi da sostenere, gli illusi da finanziare, quelli disposti a non lasciarsi raccomandare, quelli disposti a non darla via, quelli disposti a faticare. Li trovi soprattutto tra coloro che si affacciano alla vita con speranza: i giovani. Però più entrano nel mondo adulto più rinunciano alla loro eroica speranza di illusi, persino i loro padri li incoraggiano a imboccare la via facile. Ma qualcuno ha detto che “il cielo è dei violenti”, non certo degli ignavi. E io aggiungo: anche la terra appartiene a quelli che hanno il coraggio di far violenza contro sé stessi, pur di non scendere a patti con la mediocrità di chi si vende. Ai ragazzi dobbiamo questo coraggio, costi quel che costi. Forse così non salveremo il paese, ma la dignità sì, almeno quella.

Alessandro D'Avenia

Riportiamo questo articolo di D’Avenia, comparso su alcuni quotidiani nazionali... Giovani e politica: che ne dite?

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Ipse Dixit Durante un discorso filosofico: Prof. : “La vita è precaria, siamo tutti precari”. Studente : “Scusi, ma lei non è di ruolo?” Prof: “Il silenzio si sente ed è piacevole”. Studente :”Il silenzio è il rumore più assordante”. Prof: “Dobbiamo andare più veloce dei neutrini”. Prof. : “A Barge c’è una delle più grandi comunità cine-si”. Studente :”infatti la volevano chiamare Balge”. Prof. : “Si può dire avendolo preso o presolo… che non è uno dei sette nani”. Prof. :”Open the book now…” Studente. : “Miao???” Prof. : “NOW!!”. Prof. : “Capito???”. Studente: “Sì!”. Prof. :”Bravo”. Studente : “Grazie”. Prof. : “no, non devi rispondere! L’ultima parola la devo avere io, ti dico bravo e tu taci! Chiaro?? Studente: Prof. :”Senti, raccogli quei neuroni che ti sono caduti sul banco…”. Prof. :”Dovreste capire certe cose durante il vostro per-corso della vita per diventare esseri umani…” Prof. :”Sul vostro libro c’è un nome impronunciabile di un Paese della Cina che ha 31 000 000 di abitanti.. “. Studente : “ Shangai?”. Prof. : “No, ma ti pare impronunciabile…” -.- “ Studente: Può fare lo spelling? Prof.: Lo spelling te lo faccio io, nel senso che ti spello vivo! Studenti: Possiamo saltare la pausa pranzo e uscire prima! Prof. di mate: e che siete, cammelli?! Prof: Ragazzi, cercate di non tradurre come bisonti!

NIENTE DI PIU' VERO...! Sai di vivere nel 2012 quando: 1. cerchi di inserire la password nel microonde. 2. sono anni che non ti fai piu' un solitario con carte vere. 3. hai una lista di 15 numeri telefonici per i tuoi 3 familiari. 4. mandi una mail al tuo collega che sta nella scrivania a fianco della tua. 5. il motivo per cui non sei piu' in contatto con gli amici e' che non hanno un indirizzo e-mail. 6. quando torni a casa dal lavoro rispondi al telefono con voce formale. 7. quando telefoni da casa, continui a digitare '0' per avere la linea esterna. 8. sei stato seduto alla stessa scrivania per 4 an-ni lavorando per 3 diverse ditte. 10. sai di essere stato licenziato nel notiziario delle 23:00. 11. il tuo capo non e' capace di fare il tuo lavoro. 12. i lavoratori temporanei sono piu' dei lavoratori dipendenti. Ma il meglio viene ora... 13. hai letto l'intera lista annuendo e sorridendo. 14. mentre la leggi stai pensando di girarla ai tuoi 'amici'. 15. hai ricevuto questa lista da un amico che non ti parla neanche piu', ma ti contatta solo per mandarti barzellette via Internet. 16. sei troppo preso per notare che nella lista non c'e' il punto 9.

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AMABILI RESTI, Alice Sebold (a cura di Elisa Garis) “Mi chiamo Salmon, come il pesce. Di nome, Susie. Avevo 14 anni quando sono stata assassinata. Il 6 Dicembre, 1973.” Questo è l’incipit di Amabili Resti, un libro che racconta poeti-camente l’orrore di una ragazza uccisa, privata del proprio cor-po, ma non della propria mente. Infatti è proprio lei, Susie, a raccontarci di suo padre che cerca di farsi giustizia da solo, di sua madre che cade in depressione, di sua sorella che cresce senza lasciarsi alle spalle il trauma mai compreso di una sorella maggiore perduta, dei suoi amici, e del suo assassino. Dal Cielo Susie coglie i legami più profondi e quelli più sottili che si instaurano sulla Terra, non senza provare spesso il desiderio di tornare laggiù per dare conforto a chi ama. Dal Cielo Susie vede gli amabili resti che sorgono nel suo vecchio mondo dopo la sua morte. Osserva la fine della sua storia, il diventare solo ‘una delle ragazze scomparse’, l’andare avanti delle vite altrui e la fine del suo assassino, tutto sommato giusta. E’ un romanzo intenso, ma delicato. E rassicurante. Perché vor-remmo quasi che fosse reale che un giorno ognuno di noi rag-giungerà il proprio Cielo, che sicuramente non è come la sal-vezza, ma non è neanche come la realtà. Da questo libro è stato tratto un film nel 2009, dal titolo “Amabili resti”. LA BANDA DEI BROCCHI, Jonathan Coe “Tempi sconvolti all’orizzonte” disse musicalmente parlando Malcolm a un Ben dodicenne. Ebbene, questo romanzo, ambientato a Birmingham negli anni Settanta, nel vivo delle lotte di classe, del panorama punk e di una nuova scena musica-le, del razzismo e del terrorismo Nordirlandese, di sconvolto ci racconta molto. Nel giro di un capitolo ci troviamo nel mezzo delle vite di Ben e Lois, i nostri protagonisti (anche se difficil-mente potremmo definire gli altri personaggi ‘secondari’) e in breve impariamo a conoscere il loro mondo. Coe crea personaggi tangibili: con le loro inquietudini, dettate dai tempi e dall’età, con i loro sogni, con le loro ambizioni e le loro disillusioni. Coinvolti in un vortice fatto di riflessioni, let-tere, pagine di diario, musica e narrazione riusciamo a mettere insieme un panorama abbastanza chiaro di un’Inghilterra tormentata, ma anche delle vite dei giovani personaggi. Coe ha scritto anche un seguito di questo romanzo, intitolato “Circolo Chiuso”, che chiarisce alcuni dei punti rimasti oscuri nel libro precedente e ci racconta la storia di Ben e dei suoi amici negli anni Novanta. A cura di Elisa Garis

Sognando Morgana Intervista dialogo con il prof. Derro, docente emerito del Porporato, autore del romanzo Sognando Morgana, edito da Genesi Miei cari allievi, è con vero piacere che mi accingo ad intrat-tenere questo colloquio riguardante il vostro giornalino di istituto. 1) Cosa l’ha spinta a scrivere questo romanzo. Prima di tutto la passione di scrivere e di leggere, interessan-domi, oltre che di Diritto, di Storia, Letteratura, Musica, Po-esia, in particolare, Filosofia e Etnologia. Scrivere è una pas-sione che mi porto dietro da quando era sui banchi di scuola. Soprattutto l’impulso determinante nasce dalle mie molteplici esperienze di vita. Tutto ciò che è scritto nel ro-manzo si rifà ad un vissuto; a sensazioni, immagini e micro storie che è facile riscontrare nella vita di tutti i giorni. 2) Qual è il messaggio che vuole lasciare al lettore. Spero di trasferire le emozioni che io ho sentito scoprendo progressivamente i personaggi, con la loro umanità, semplicità, fragilità, desiderio di conoscenza. E poi, il piace-re di leggere e di lasciarsi emozionare ancora dalla scrittura. 3) L’esperienza di Mauro, può essere vista come un’esperienza comune, di tutti coloro che vedono “crollare” i principi che li hanno accompagnati per tutta la loro esistenza? Se riflettiamo attentamente possiamo facilmente dedurre che ogni persona è, nel bene e nel male, ciò in cui lui crede. Non sono io ad affermarlo, ma famosi studiosi di filosofia, psicologia, sociologia, che la determinazione degli avveni-menti storici sono il risultato di una precedente elaborazione ideale e psicologica dell’uomo. La formazione intellettuale è quindi il perno su cui si costruisce la personalità di ogni individuo. Di conseguenza, ognuno di noi agirà nel futuro in diretta relazione con quanto ha appreso, meditato, elaborato a livello intellettuale e umano. Premesso ciò, è facile immaginare che privare una persona dei riferimenti ideologici intorno ai quali ha edificato negli anni la propria personalità, costituisce in sé una regressione dell’individuo alquanto drammatica, capace di provocare conflitti, non solo a livello individuale, ma anche su un piano collettivo. Personalmente, riflettendo sulla situazione storica attuale del nostro Paese (e non solo!), sono convinto che l’instabilità politica cui da decenni assistiamo, porti in sé conflitti e insta-bilità emotive che risalgono alla caduta del regime fascista e al crollo dell’ideologia comunista, sulle cui tematiche il mio libro ha cercato di scavare.

A cura di Davide Alovisio e Alberto Sarti

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Enigma Test ed indovinelli seri e semiseri • Perchè in America fa freddo?

• Son legato, ma innocente, piaccio molto a tanta gente; dormo appeso ad una trave e non so-

no niente male... Chi sono?

• Ha i denti, ma non mangia mai! Cosa è?

• Cos'è quella che quando piove anche in casa si bagna ugualmente?

• Per la strada che porta a Camogli passava un uomo con sette mogli. Ogni moglie aveva sette

sacche, in ogni sacca sette gatte e ogni gatta sette gattini. Fra gatti, gatte, sacche e mogli, in

quanti andavano a Camogli?

• Non si muove... eppure arriva ovunque. Cos'è?

• Per la casa e la campagna ti sta accanto e ti accompagna. Se la pesti non si lagna, passa l'ac-

qua e non si bagna... cos'è?

• Qual è il pesce che fa piazza pulita?

• Più lo guardi e più ti fa arretrare la pancia... cos'è?

• Anche se salgono, non si alzano mai da terra. Sono i...

• Cammina tutto il giorno sulla sua testa... che cos'è?

• È una parola di quattro sillabe che ha 21 lettere. Cos'è?

• Quando sono con i miei fratelli e sorelle sono rosso. Quando mi dai uno scatto contro un

qualcosa di rosso e ruvido divento giallo. Quando mi soffi divento nero... cosa sono?

MURFOLOGIA GENERALE Legge di Murphy:Se qualcosa può andar male, lo farà. Corollari: * Niente è facile come sembra. * Tutto richiede più tempo di quanto si pensi. * Se c'è una possibilità che varie cose vadano male, quella che causa il danno mag-giore sarà la prima farlo. * Se si prevedono quattro possibili modi in cui qualcosa può andar male, e si prevengono, immediatamente se ne rivelerà un quinto. * Lasciate a se stesse, le cose tendono ad andare di male in peggio * Non ci si può mettere a far qualcosa senza che qualcos'altro non vada fatto prima. * Ogni soluzione genera nuovi problemi. * I cretini sono sempre più ingegnosi delle precauzioni che si prendono per impedirgli di nuocere. * Per quanto nascosta sia una pecca, la natura riuscirà sempre a scovarla. La filosofia di Murphy: Sorridi... domani sarà peggio. Costante di Murphy: Le cose vengono danneggiate in proporzione al loro valore.

SO

LUZIO

NI

Perchè l'hanno scoperta; 2) Il salame; 3) Il pettine;

4) La squadra di calcio; 5) 1800; 6) La strada; 7) L'ombra;

8) Lo sgombro; 9) L'om

belico; 10) Prezzi; 11) Un chiodo

in una scarpa; 12) L'alfabeto; 13) Il fiamm

ifero.

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TU che

ne dici, Signore,

se in questo Natale faccio un

bell’albero dentro il mio cuore e ci attacco,

invece dei soliti regali, i nomi di tutti i miei amici? Gli amici lontani e vicini, gli antichi ed i

nuovi; quelli che vedo tutti i giorni e quelli che vedo di rado, quelli che

ricordo sempre e quelli che a volte restano dimenticati; gli amici costanti e quelli

intermittenti, quelli delle ore più difficili e quelli delle ore più allegre; quelli che, senza volerlo, ho

fatto soffrire e tutti quelli che, senza volerlo, mi hanno fatto soffrire; quelli che conosco profondamente e quelli dei quali conosco solo le apparenze; quelli che mi devono

poco e quelli che mi devono molto; i miei amici semplici e gli amici importanti; i nomi di tutti quelli che sono passati nella mia vita.

Un albero con radici molto profonde, perché i loro nomi non escano mai dal mio cuore, un albero dai rami molto

grandi, un albero con un’ ombra molto gradevole

perché la nostra amicizia sia un momento di riposo durante le lotte della vita.

Sono ormai cinque anni che vi proponiamo per l’ultimo giorno prima delle vacanze di Natale la Giornata dell'Abbraccio Libero, o "Free Hug". Quest’anno eravamo un po’ indecisi se riproporla: si sa anche le tradizioni più belle si usurano. Da una rapida consultazione tuttavia il parere è risultato unanime: la Giornata dell’Abbraccio si deve fare!!!! Per i primini che ancora non la conoscono ecco un breve riassunto. Si tratta di un'iniziativa nata alcuni anni fa dall'idea di un ragazzo australiano, Juan Mann, che annoiato dalla monotonia della vita quotidiana decise di rallegrare con un abbraccio la vita di chiunque incontrasse. Su questo spirito, è nata a livello mondiale la Giornata dell'Abbraccio Libero, accolta con entusiasmo da milioni di persone. Anche noi studenti del Porporato, pieni d'affetto e di allegria, abbia-mo pensato 5 anni fa di organizzare una mini Giornata dell'Abbraccio Libero nel nostro Liceo. Ed essendo stata una bella esperienza, capace di sciogliere addirittura il cuore di ar-cigni professori, continuiamo a riproporla. Il giorno dell’evento sarà giovedì 22 dicembre 2010, ovvero l'ultimo giorno di scuola prima della vacanze di Natale. Preparatevi quindi a ricevere e donare abbracci: il vostro gesto sarà sicuramente apprezzato! Alcuni (speriamo in tanti) avranno un cartellino da attaccare alla maglia per incitare al "Free Hug". Partecipate numerosi!!!

Giovedì 22 dicembre Giornata dell’Abbraccio Libero

Ultimo giorno di scuola prima di Natale: abbracciamoci!

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