Onda d'urto Dicembre 2012

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Indice: È questo il tempo: p.2 È tempo di riflettere: p.3 Quanto tempo: p.4 Il tempo nella lett greca: p 4 Il sapore di un ricordo: p.4 L’arte del tempo p.6-7 Esiodo hai tempo?: p.5 Il tempo nel tempo romano : p.6 Letteratura tedesca: p.7 Il tempo nel diritto: p.7 Party rock around the clock p.8 Tempus fugit: p.9 Sidereus nuntius!: p.10 I calendari: p.11 Gli atomi fanno tic tac: p.12 300000 km/s: p .12 2021 Odissea nel tempo tempo: p. 13 Il tempo in musica: : p.14 In USA un anno fa: p.15 Differenze culturali: p. 15 2013: l’anno del dopo profezia: p. 16 Cinema: p. 17 Amnesty: p. 18 Rappresentanti: p. 19 Libera: p. 19 Artisti e campioni: p. 20 Splash: p . 22 Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno XIII, n.4, dicembrere 2012 www.liceoporporato.it/studenti/onda/onda_d'urto.htm ins. resp. Antonio Denanni/Joram Gabbio

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N.2 Giornale degli studenti del Liceo Porporato

Transcript of Onda d'urto Dicembre 2012

Page 1: Onda d'urto Dicembre 2012

Indice: È questo il tempo: p.2

È tempo di riflettere: p.3

Quanto tempo: p.4

Il tempo nella lett greca: p 4

Il sapore di un ricordo: p.4

L’arte del tempo p.6-7

Esiodo hai tempo?: p.5

Il tempo nel tempo romano : p.6

Letteratura tedesca: p.7

Il tempo nel diritto: p.7

Party rock around the clock p.8

Tempus fugit: p.9

Sidereus nuntius!: p.10

I calendari: p.11

Gli atomi fanno tic tac: p.12

300000 km/s: p .12

2021 Odissea nel tempo tempo: p. 13

Il tempo in musica: : p.14

In USA un anno fa: p.15

Differenze culturali: p. 15

2013: l’anno del dopo profezia: p. 16

Cinema: p. 17

Amnesty: p. 18

Rappresentanti: p. 19

Libera: p. 19

Artisti e campioni: p. 20

Splash: p . 22

Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno XIII, n.4, dicembrere 2012 www.liceoporporato.it/studenti/onda/onda_d'urto.htm ins. resp. Antonio Denanni/Joram Gabbio

Page 2: Onda d'urto Dicembre 2012

Grazie ai colleghi che con competenza e passione hanno contribuito a rendere approfondite, suggestive e… tempestive queste pagine.

JG

È questo il tempo

Se è vero che la letteratura è l’alfabeto delle emozioni, le pagine delle antologie sono emozioni che pulsano a

ritmo del tempo. La letteratura lo travalica e consegna ai giovani di oggi il patrimonio che il tempo e i tempi

dell’umanità hanno costruito. Orazio, Seneca, Proust, Ende, Petrarca e altri illustri del passato consegnano

l’eredità del tempo ai lettori d’Onda d’urto (cf . tradere da cui tradizione) . Con i grandi della letteratura ecco

quelli dell’arte e della fisica, e di tutte le discipline che si sono misurate con i rintocchi degli orologi.

Il tempo. Fardello o risorsa, spada di Damocle o invincibile Excalibur? Ai posteri la sentenza, ai lettori la ri-

sposta. Crediamo che l’età giovanile sappia attraversare il tempo e offrire quella speranza che i ragazzi possono

regalare; ad adulti ed anziani , forgiati dal vomere degli anni toccherà invece indicare la via per risalire la china

dei rintocchi.

Intanto scoccano i battiti che ci proiettano al 2013. Sopravissuti o sopravviventi? Coraggio: il coniglio di Alice

talvolta se ne va appesantito dal tempo. Lasciamo a lui le catene: con piglio fiducioso noi sapremo vivere appie-

no i nostri tempi. Noi sapremo cogliere gli attimi.

Un augurio di un 2013 pieno della fiducia che le fondamenta granitiche possono garantire. Questo è il tempo

di costruirle. Joram Gabbio

Rappresentanti di istituto Ciao a tutti!!!! Abbiamo pensato di approfittare dello spazio concesso su

Onda d’urto per poter ringraziare la preside, l’organo esecutivo e tutti

coloro che ci hanno aiutato e permesso di organizzare il concerto del 24,

e per condividere con tutti voi il discorso che abbiamo preparato ed e-

sposto durante la cerimonia di chiusura dei 150 anni il 24-11-12 in

Auditorium.

Noi, quelli che ogni mattina percorrono chilometri per arrivare in

tempo ad una lezione, noi che crediamo nell’educazione.

Noi, quelli che ieri sera nell’aula 25 ci riunivamo dopo le lezioni;

noi,30 studenti, progettavamo, discutevamo, sognavamo.

Noi, quelli che un tempo si sono arrabbiati, si sono pre-occupati; e

armati di sacco a pelo e volontà hanno fatto sentire la propria

voce.

Noi, quelli che la scuola è un tesoro, un tesoro di tutti.

Noi, quelli che nonostante tutto si sono ritrovati, abbattendo il muro

delle differenze, per lavorare ad un futuro fatto non solo

d’apparenze.

Noi, quelli che danno il “LA”, sperando che nasca la migliore sinfo-

nia.

Noi, quelli che il governo sta lasciando in mutande; ma dimostrere-

mo di essere studenti con tanto di cappello.

Noi, che abbiamo mille idee e vogliamo dirle al mondo. Noi che

vogliamo trovare le parole, non importa se quelle giuste.

Noi, quelli che ogni giorno imparano ad apprendere, e voi, che ci

mostrare che la cultura è un bene da difendere.

Noi, quelli che i bastoni (e le carote) tra le ruote della scuola, li ve-

dono…ECCOME!

Noi, quelli che aspettano Giugno tutto l’anno, ma che l’ultimo gior-

no di scuola abbracciano i compagni con malinconia.

Noi, quelli che la maturità è l’inizio di un nuovo tutto.

Noi… che ogni giorno scriviamo la storia del Porporato

Noi, quelli che i nostri compagni di scuola sono come fratelli.

Noi, quelli che oltre al voto, c’è molto, molto di più.

Noi che… PERCHE’ NON PROVARCI?

Saluti, abbracci, baci,(e se volete mille “bella”) dai vostri rappresentanti.

Alla prossima!!!!!

Francia Stefano, Simone Scaglia,

Valentina Paradiso, Francesca Borgarello.

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Tempo.

Bastano cinque lettere a definire

un concetto così immenso?

Ogni giorno, ogni secondo, ogni

più piccolo istante della nostra

vita è tempo, tempo ormai passa-

to. Per l’universo quel momento

non è mai esistito e mai più esi-

sterà poiché il passato è una con-

venzione della mente umana. Nel-

la nostra mente, infatti, si creano

collegamenti tra passato e presen-

te, fatti svolti e fatti che si stanno

svolgendo. Noi li chiamiamo ri-

cordi. Il ricordo. Una qualsiasi

conversazione, una qualsiasi ca-

duta è immagazzinata nella nostra

mente e quando ripensiamo ad

essa le ridoniamo vita. Quel pen-

siero, quel ricordo ritorna presen-

te per noi.

Il nostro presente è solo un anello

nella catena della nostra vita, le-

gato strettamente a quelli passati,

dai quali viene tenuto in vita, e a

quelli futuri, che donano speranza

e che, a loro volta, sono concate-

nati e aiutati da quelli precedenti.

Solo il tempo sa quale sarà il no-

stro ultimo anello.

Il tempo passa, è inevitabile. Pos-

siamo solo accettarlo. Dobbiamo

accettarlo, dato che questo è ciò

che ha deciso l’universo e che

nessuno avrà mai la possibilità di

cambiare.

Il tempo ci comanda. Il tempo è la

forza, è la presenza che ci segue

da quando vediamo la luce per la

prima volta a quando ritorniamo

al buio dal quale siamo nati. Il

tempo continua a passare e non

possiamo fermarlo ma anche qui

abbiamo avuto una possibilità

magica: decidere come spenderlo.

Qualsiasi cosa tu faccia, che sia

leggere o che sia dormire, non è

tempo sprecato e non lo sarà mai

perché tu hai speso il tuo tempo

come meglio credevi, come vole-

vi passarlo; non lasciare mai che

qualcuno ti dica il contrario. Il

tempo scorre uguale per tutti ma

ognuno lo potrà vivere in modo

diverso. Il tempo è tuo come tu

sei del tempo, per questo non

dobbiamo rimandare le cose che

possiamo fare adesso. Il tempo

non è oro, esso è ancor più pre-

zioso che l’oro. Il tempo è vita.

Tic tac tic tac. Il tempo continua a

passare è l’uomo non può arre-

starlo. Nessuno può farlo. Solo

nei sogni questo è possibile. I so-

gni. Nei sogni noi possiamo viag-

giare liberamente nel tempo, vo-

lando di qua e di là come foglie

nel vento. Possiamo tornare nel

passato come possiamo giungere

al futuro. Mentre sei in un sogno

non ti accorgi del tempo che con-

tinua a scorrere silenziosamente.

È una cosa fantastica, ma quando

ci si risveglia dal sonno si torna al

presente e il tempo ritorna il so-

vrano.

Il tempo va avanti. L’uomo cerca

di comandarlo ma non può fare

altro che seguirlo. Con la sua

mente schematica egli finge che il

tempo sia una banale serie di nu-

meri. Un giorno. Un mese. Un

anno. Solo numeri. Un orologio

che ti assilla con il suo ticchettio

continuo. L’orologio, poi, non è

che un oggetto creato dall’uomo

che lo descrive: se tutti gli ingra-

naggi funzionano bene il tempo

scorre regolarmente ma appena si

rompe qualcosa l’orologio si

blocca e smette di funzionare ep-

pure le ore continuano a scorrere,

nonostante l’orologio sia rimasto

fermo all’ora del giorno del mese

che ha smesso di seguire il tempo.

L’uomo s’illude di segnare il tem-

po ma è il tempo che segna

l’uomo.

Valentina Damiano, 5° B ginnasio

È tempo di riflettere

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Il Tempo nella Letteratura Greca

di Agnese Carretto

Cari lettori, vi siete mai chiesti che cosa sia il

Tempo? Un fisico potrebbe rispondervi che il

tempo è una grandezza fondamentale la cui

unità di misura è il secondo, definito come

l’intervallo di tempo compiuto da una partico-

lare onda elettromagnetica, emessa da atomi di

cesio, per compiere 9192631770 oscillazioni.

Il dizionario abbandona la spiegazione fisica e

ce ne suggerisce una letterale: spazio indefini-

to nel quale si verifica il fluire degli eventi in

una successione che comporta un passato, un

presente ed un futuro. Se invece ci rivolgessi-

mo ad un poeta della letteratura greca, quale

risposta otterremo? Innanzitutto è bene sapere

che nell’ottica della morale arcaica, nella poe-

sia epica come nella lirica, emerge un atteggia-

mento piuttosto pessimista da parte dei poeti

riguardo all’esistenza umana: ciò spiega infatti

la ragione per cui i temi più ricorrenti nella

tradizione letteraria greca antica siano la con-

sapevolezza della fragilità della condizione

umana, la brevità della vita, l’antitesi giovinez-

za-vecchiaia. Uno degli autori più dediti a tali

argomenti è sicuramente Mimnermo, cantore

del VII-VI secolo, che venne soprannominato

“Poeta del rimpianto e della nostalgia per la

giovinezza fuggente”. A riguardo nell’elegia “I

fragili doni di Afrodite” Mimnermo realizza

un elogio della giovinezza biasimando la vec-

chiaia la quale “rende brutto allo stesso modo

Quanto tempo! Il tempo in ogni suo aspetto è uno degli elementi che maggiormente condiziona la nostra vita di tutti i giorni e, probabil-

mente per questo è un argomento che ritorna frequentemente in tutta la letteratura internazionale.

Un libro nel quale non è specificato il tempo in cui si svolge la storia sarebbe incomprensibile e il lettore non riuscirebbe

a ritrovarsi nell’evoluzione del racconto.

Nei romanzi, a volte si realizza uno dei grandi desideri che l’uomo ha sempre avuto, quello di viaggiare nel tempo, un

tema che successivamente è anche stato ripreso dalla cinematografia.

Il tempo può essere descritto in tutte le sue sfumature; il suo scorrere e il ricordare momenti trascorsi.

Il tempo è essenzialmente una questione umana e in quanto tale è un significato oggetto di una costruzione collettiva.

Fin dall’antichità l’umanità si è sempre interrogata sullo scorrere del tempo, sull’impossibilità di fermarlo o di prevederlo.

A questa grande domanda hanno cercato di dare una risposta, fra i tanti, Seneca nel “De brevitate vitae”, Orazio

nei”Carmina” e Petrarca nelle “Canzoniere”. Per Orazio la sola risposta possibile è non aspettare ciò che potrebbe accade-

re siccome anche mentre si discute del tempo esso è già fuggito. Per Seneca è l’uomo che di fronte all’incessante fluire

del tempo deve riappropriarsi del tempo stesso.

Infine Petrarca svela l’inganno non tanto del tempo, quanto della pretesa dell’uomo di computarlo, di dividerlo in ore e

minuti, perché il tempo del desiderio non corrisponde al tempo reale. Martina Rostagno, IIB SU

Il Sapore di un ricordo di Giada Aliverti

Quante volte si è tristi perché si è concluso un bel momen-

to, una bella giornata, una vacanza? Quante volte si ha vo-

glia di tornare indietro e di ripercorrere quelle esperienze?

La risposta ad entrambe la domande è “innumerevoli vol-

te”. Eppure tutti sanno che tornare indietro nel tempo non è

possibile, la macchina del tempo non esiste. Secondo Mar-

cel Proust, scrittore e filosofo della fine del diciannovesi-

mo secolo, non è necessaria una macchina del tempo per

rivivere i propri ricordi, ma basta chiudersi in una stanza, o

comunque in uno spazio chiuso e “ascoltare” la voce del

proprio “io”. Molti sicuramente diranno: “ Anche se io do-

vessi chiudermi in una stanza non riuscirei a rivivere il

tempo che è passato, perché il passato non c'è più”. Proust,

nella sua giovinezza, aveva questi stessi pensieri ed aveva

paura del tempo che scorreva troppo veloce. Solo grazie

alla sua opera “À la Recherche du Temps Perdu” (1909-

1922) riesce a cogliere il vero significato del tempo. È pro-

prio in questo romanzo, composto da 7 volumi e circa tre-

mila pagine, che l'autore spiega come è riuscito ad arrivare

ad un traguardo. Prendiamo ad esempio l'episodio, forse

uno dei più celebri, della “petite madeleine”. Una sera d'in-

verno, Proust era appena tornato a casa e sua mamma, visto

il freddo, gli aveva offerto una tazza di tè con uno di quei

dolci, chiamati “madelaines”. All'inizio aveva rifiutato, ma

poi aveva cambiato parere. Subito aveva preso il dolcetto e

dopo averlo inzuppato nel tè, se l'era messo in bocca. Le

emozioni che gli

erano arrivate e-

rano state sor-

prendenti.

Continuano a pag. 23

Page 5: Onda d'urto Dicembre 2012

5

L’arte del tempo

Dalí immaginò su uno dei tanti paesaggi di Port Lligat

tre orologi molli come oggetti inattesi, sottratti alla realtà

quotidiana. Questi tre orologi molli vengono rappresen-

tati come deformati da uno sguardo delirante di un sogno

creato dall’ inconscio dell’artista. Per Dalì i due orologi

allungati ricordano che la durata di un evento può essere

dilatata nella memoria; mentre il terzo orologio deforma-

to è il simbolo del modo in cui la vita distorce la forma

geometrica e l’esattezza matematica del tempo meccani-

co. Questi orologi deformi, perciò, rappresentano

l’aspetto psicologico del tempo, il cui trascorrere, nella

soggettiva percezione umana, assume una velocità e una

connotazione diversa che segue solo la logica dello stato

d’animo e del ricordo. Quante volte è capitato nella no-

stra vita che i secondi sembrassero minuti e i minuti

sembrassero ore, per esempio al primo appuntamento

mentre si attende l’arrivo con il cuore in gola e le farfalle

nello stomaco oppure quando il professore decide di in-

terrogare senza programmate pescando nella scatola quei

dannati bigliettini; quei pochi istanti sembrano eterni

eppure si tratta di pochi secondi. Può accadere, però, an-

che al contrario; avendo la percezione che il tempo passi

più in fretta di quello che dovrebbe; come ad esempio

quando siamo con gli amici a divertirci o, stranamente,

quando l’ora di lezione ci sembra che voli e ci rendiamo

conto che ormai è l’ultima ora della giornata. Il tempo

può essere paragonato ad un bambino dispettoso che

appena pensi di averlo acciuffato è già scappato via.

Martina Barral, Sabrina Circosta, VB SPP

ESIODO, HAI TEMPO?

Di Lorenzo Giraudo

Tempo, tempo, tempo… La quarta dimensione diventa

ogni giorno più importante per gli uomini moderni, ma

cosa ne pensavano gli antichi Greci? Diciamo che per

loro il rapporto con il tempo non era così roseo come

potrebbe sembrare: quegli uomini, che di solito vengono

raffigurati a suonare l’arpa in mezzo alle caprette op-

pure a contemplare l’Essere da un busto di marmo, si

sentivano inseguiti dallo scorrere degli attimi, avevano

forse già in loro un poco dello stress che accompagna

noi oggi. Il primo di loro che ha affrontato l’argomento è

stato Esiodo, il grande n.2 della letteratura. Pochi dei

non addetti ai lavori lo sentono nominare, ma era bra-

vo… solo come popolarità è partito svantaggiato

dall’inizio: in effetti, se tu mi parli di come si zappa

l’orto mentre il tuo amico Omero canta le gesta di A-

chille (che anche se aveva le caviglie deboli, era il primo

Superman della storia) non puoi pretendere di arrivare

in vetta alle classifiche. Ogni tanto me lo immagino nei

Campi Elisi (il Paradiso greco) seduto in un angolino,

con la sua cetra, mentre tutti i bambini chiedono

l’autografo ad Omero… povero Esi, sei incompreso. Ma

sto divagando. Alla facciazza dell’Iliade e dell’Odissea,

è lui il primo a parlare del tempo, nelle “Opere e Gior-

ni” (un poema sull’agricoltura): non che ci fosse una

riflessione molto profonda su questo tema, si limitava

semplicemente a descrivere i momenti dell’anno adatti

per fare determinate attività nei campi, ma non è de-

primente, è utile, fa fine e non impegna. Molto meno

tranquilla è invece Saffo: la prima poetessa della storia

riflette sul tempo ricordando i tempi felici con una delle

sue allieve, di cui era innamorata (sì, tranquilli, era

normale allora come dovrebbe esserlo adesso). “Tu lo

sai quanto ti amavo, e se non lo sai io voglio che tu

rammenti le belle cose che facemmo insieme, molte

ghirlande di viole, e di rose e di croco ti ponevi sul capo

al mio fianco”… E dire che ora ci sono persone che chia-

mano amore quello che canta Marco Carta.

Continua a pag. 16

Page 6: Onda d'urto Dicembre 2012

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Seneca ha un pensiero filosofi-

co per certi aspetti controverso,

perché a volte è molto moder-

no e coglie delle verità valide

in tutti i tempi,mentre altre da

vero stoico, prende posizioni

molto severe. Ad esempio il

fatto di non perdonare chi sba-

glia, neanche gli amici. Forse è

per queste posizioni che può

essere visto come un pensatore

arretrato. E’ comunque bello

trovare in Seneca e negli autori

antichi delle pillole di saggezza

che ci possono servire come

ispirazione e monito.

Seneca è un autore da studiare,

in particolare per il tema del

tempo. Perché le situazioni de-

scritte da lui degli “Occupati”

si ritrovano ancora oggi in

chiave moderna e lui li rimpro-

verava già nel I secolo. Ciò co-

stituisce un valido motivo per

studiare latino: imparare dal

passato e provare a migliorarsi.

Il testo più significativo in me-

rito a questo argomento è la

prima epistola a Lucilio, per-

ché va subito al nocciolo della

questione e riassume tutti gli

altri brani sul tempo che sono

contenuti nel De brevitate vitae

e nelle epistole. Il consiglio di

Seneca a Lucilio consiste nel

conservare del tempo per noi

perché già molto ci viene por-

tato via dagli altri che magari

chiedono un favore, ma con la

loro riconoscenza non ci pos-

sono restituire il tempo che gli

abbiamo dedicato. Non signifi-

ca che non dobbiamo più fare

favori, ma non dobbiamo farci

consumare da mille impegni.

Infatti diceva agli uomini del

suo tempo di non dedicare tutta

la vita agli incarichi pubblici e

cercare continuamente di mi-

gliorare la propria condizione

sociale, perché quando ci si

ritira a vita privata non si sa

quanto tempo resta per usufrui-

re dei beni guadagnati. Quindi

è meglio avere del tempo per

sè un po' ogni giorno. Per e-

sempio Seneca alla fine di ogni

giornata faceva una sorta di

bilancio morale in cosa si era

comportato bene e in cosa ma-

le, così da poter migliorare già

il giorno dopo. Forse il tempo

era ed è così poco considerato

perché passa inosservato e fin-

ché viviamo rimane a nostra

disposizione. Ma Seneca a ri-

guardo scrive che pochi ap-

prezzano il valore di ogni gior-

nata, perché gli uomini vedono

la morte dinanzi a loro ma gran

parte di essa e già alle loro

spalle.

Continua a pag. 23

"Dum loquimur fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero" -Orazio-

Sono forse i versi più famosi della latinità. Nonostante siano versi di piu di 2000 anni fa, risultano di un’ attualità sconvolgente. Cogli l'attimo, il momento, le gioie che si presentano OGGI, senza preccuparti troppo di ciò che è stato e di cio che verrà, concentrati sul presente. Questo non è un invito a godere ma ad assaporare quell'atti-mo unico che non ritornerà più, consapevoli che tutto un giorno finirà. Il messaggio è che la vita, questo straodi-nario dono di Dio, degli dei, di Allah, degli astri o della semplice aggregazione di materia vada assaporata in tutto e per tutto, giorno per giorno da ognuno di noi.

Non si tratta di agire d'istinto, ma si tratta di vivere appieno un momento speciale, una notte, uno sguardo diret-to..qualunque cosa per la quale valga la pena di vivere anche solo per pochi, brevi ma lunghi istanti, consape-voli che ciò che possiamo modificare è solo il nostro presente. Questo è anche il messaggio che il professore John Keating vuole trasmettere a ognuno dei suoi studenti nel film "L'attimo Fuggente". Le parole dell'eccentri-co insegnante lasciano il segno in un gruppo di ragazzi, le cui vite vengono di fatto sconvolte dalla rivelazione del significato del carpe diem, ed essi iniziano così a vivere appieno la vita.

Quindi, come disse Keating : "Coraggio, Ascoltate! Sentite?" "Carpe, carpe diem". "Cogliete l'attimo ragazzi!" "Rendete straodinaria la vostra vita!"

Alessia e Deborah IV B SPP

Il tempo nel tempo romano

di Alberto Sarti

Page 7: Onda d'urto Dicembre 2012

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...letteratura tedesca Rivolgiamo ora lo sguardo al panorama della letteratura tedesca...Qui incontriamo l'autore Michael Ende che,attraverso una fiaba,esprime come,secondo lui,il tempo venga impiegato nella società occidentale moderna. Questa fiaba,intitolata "Momo",tratta di una ragazzina (Momo) che fa sbocciare la fantasia dei suoi coetanei,é capa-ce di riappacificare gli animi litigiosi,di far comprendere gli errori e trovare le soluzioni ai problemi.Tutto questo grazie alla sua capacità di ascoltare.I suoi antagonisti,i Signori Grigi,mirano ad impadronirsi del tempo degli uomini.Ciò non piace all'eroina Momo,che cerca di sconfiggere questa malvagità con tutte le sue forze... Michael Ende,attraverso un simbolismo fantastico e immaginario,porta una feroce critica al consumismo e alla frene-sia del vivere moderno,che grazie al suo progresso tecnologico e produttivo perde completamente di vista l'obiettivo della felicità delle persone e della qualità di vita.I l tempo rubato dai Signori Grigi è una metafora dei piaceri che si ricavano dall'assaporare,nell'attimo,le piccole cose belle della vita. Si tratta quindi di una storia avvincente e profonda allo stesso momento:un mix perfetto per una buona lettura!

Alina Herciu 3 C L

IL TEMPO PER IL DIRITTO “Homo homini lupus” disse Hobbes, riferendosi all’innata ten-

denza dell’uomo a sopraffare i suoi simili.

La necessità, quindi, di tutelarsi dalla prevaricazione dei più

forti spinse gli uomini ad organizzarsi in società e a darsi delle

regole per poter esprimere al meglio le proprie potenzialità.

Nacque così il diritto (almeno per Hobbes)

Essendo il tempo una componente essenziale della vita umana,

il diritto non poteva prescindere da esso.

I) Si dice: “la legge non ammette ignoranza”, ma al tempo

stesso deve anche dare la possibilità ai cittadini di venirne a

conoscenza. A volte si commettono infrazioni senza che ne siamo consapevoli; l’ignoranza non è però una valida giu-

stificazione per evitare di seguire la legge. Esistono infatti una serie di strumenti adibiti alla diffusione delle informa-

zioni sulle norme giuridiche, informazioni che necessariamente devono precedere l’attuazione delle leggi stesse.

L’entrata in vigore di una norma deve essere anticipata dalla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale; tra i due atti

deve obbligatoriamente intercorrere un periodo di 15 giorni, chiamato vacatio legis.

A maggior ragione la legge non può avere effetto retroattivo, come stabilito dall’art. 25 Cost., in modo tassativo per le

sanzioni penali :”Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto com-

messo”. Per gli altri ambiti la regola è contenuta in una legge “La legge non dispone che per l'avvenire: essa non ha

effetto retroattivo” - art. 11 preleggi – quindi può essere derogata da una legge successiva.

II) In senso più ampio, il tempo assume in ambito giuridico una funzione di garanzia per quanto riguarda

l’applicazione dei diritti e la tutela costituzionale degli stessi. Un esempio può essere l’ampia discussione delle propo-

ste di legge in Parlamento, che prevede l’intervento delle minoranze evitando così la dittatura della maggioranza / di un

partito, dando vita a una vera democrazia.

Tuttavia in alcuni casi sono necessarie norme tempestive che risolvano, almeno in parte, situazioni d’emergenza: si

tratta dei decreti legge formulati dal Governo. Anche in questo caso è comunque garantita la costituzionalità per il fatto

che tali decreti rimangono in vigore per soli 60 giorni, salvo conversione in legge a opera del Parlamento. Qui il tempo

limite di conversione costituisce una garanzia per evitare il prolungarsi a tempo indeterminato di una situazione, quali-

ficata, di emergenza.

III) Il tempo svolge un ruolo fondamentale anche per quanto riguarda l’acquisizione e la perdita dei diritti.

Per esempio l’art. 1158 C.C. sancisce l’usucapione dei beni immobili e dei diritti reali immobiliari: il possesso continu-

ato per vent’anni di beni immobili e di altri diritti reali di godimento sui beni medesimi ne fa maturare la proprietà.

D’altro canto ci sono dei diritti prescrittibili: normalmente, tranne la proprietà, sono tutti i diritti disponibili, il cui man-

cato esercizio ne determina l'estinzione per prescrizione. Un'ipotesi diversa, sempre legata al tempo, è la decadenza, in

cui: Quando un diritto deve esercitarsi entro un dato termine sotto pena di decadenza, non si applicano le norme rela-

tive all'interruzione della prescrizione – art. 2964.

IV) Esistono infine diritti (soggettivi) antecedenti al diritto (oggettivo) stesso, che la legge deve unicamente riconosce-

re e garantire. Si tratta delle libertà inviolabili e dei diritti imprescrittibili, su cui il tempo non ha effetto perché da esso

prescindono.

Naomi Manuguerra, Erica Galliano VC SPP

Page 8: Onda d'urto Dicembre 2012

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PARTY ROCK AROUND THE CLOCK

Nella vita di uno studente l'unico strumento

capace di dar gioia è sicuramente la campa-

nella:”ordigno” dal suono stridente, ma allo

stesso tempo importantissimo. Esso non divi-

de semplicemente una pausa caffè da un'al-

tra, ma determina il definitivo termine di

un'altra giornata impegnativa a scuola, oppu-

re la fine di un'ora di lezione- pesante o leg-

gera che essa sia stata.

Alter ego della campanella è più semplice-

mente l'orologio, indispensabile nella vita di

tutti i giorni: compagno fedele dell'uomo, ma

che scandisce anche il ritmo frenetico di que-

sta nostra società.

Ciro di Pers ( 1599-1663) sicuramente previ-

de ciò, quando compose “Orologio da Rote”. Il componimento in parte descrive alcune ca-

ratteristiche di quello che allora era sicuramente un oggetto meccanico che destava stupore.

D'altro lato i tratti descritti suggeriscono, per il poeta, richiami del tempo che fugge e alla

morte, che attende ogni essere umano. Questa era, in quei tempi di Controriforma, un'osses-

sione tipica di molti scrittori. Tempi cupi, che al giorno d'oggi, grazie al Cielo, si prospetta-

no più luminosi, grazie a televisione, schermi HD, cellulari, tablet, internet, Ipod e Ipad.

Eppure molti di questi congegni ci ricordano continuamente che ora è, gareggiano in velo-

cità fra di loro e coinvolgono inevitabilmente in questo anche noi.

Provate a guardare tutte le parole aggressive e cupe contenute in questi versi:certo Ciro non

era un allegrone, ma un po' di ansia tutte queste suonerie, sveglie, appuntamenti, campanel-

le scolastiche che non suonano mai, non la danno anche a noi?

Dunque Ciro di Pers ha espresso con il suo linguaggio funebre e pessimistico una verità in-

dubbiamente eterna:il tempo corre più veloce di noi e ci porta via con lui.

Esistono tuttavia alcuni efficaci rimedi contro questa visione depressa e deprimente. Avete

presente “il trionfo di Bacco e Arianna” di Lorenzo de' Medici?

“Quant'è bella giovinezza / che si fugge tuttavia: / chi vuol esser lieto sia, / di doman non

c'è certezza.” / “Ogni tristo pensier caschi: / facciam festa tuttavia. / Chi vuol esser lieto sia,

di doman non c'è certezza.”

Perciò se qualcosa deve morire muoia dunque il pessimismo Barocco con le sue espressioni

noiose e tristi.

Viviamo invece Lorenzo de' Medici e i brevissimi sms:”a ke ora si fa festaccia sta se?”

Ah, Ciro de Per, ke cosa ti 6 Pers!

Alessandro Priolo IIAC

L’orologio da rote CIRO  DI  PERS 11 settembre Nobile ordigno di dentate rote lacera il giorno e lo divide in ore, ed ha scritto di fuor con fosche note a chi legger le sa: Sempre si more. 5 Mentre il metallo concavo percuote, voce funesta mi risuona al core; né del fato spiegar meglio si puote che con voce di bronzo il rio tenore. Perch’io non speri mai riposo o pace, 10 questo, che sembra in un timpano e tromba, mi sfida ognor contro all’età vorace. E con que’ colpi onde ’l metal rimbomba, affretta il corso al secolo fugace, e perché s’apra, ognor picchia alla tomba.

Page 9: Onda d'urto Dicembre 2012

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Leggendo Petrarca Correvo. Correvo nei prati. Correvo nelle strade. Correvo con gli altri bambini. Ero libera. Il tempo scorreva, la felicità invadeva la mia anima.

Ora cammino. Cammino verso un futuro, incerto mentre

La vita fugge e non s’arresta un’ora. Mi ritrovo sola e pensosa nel mio rifugio, Lo spazio occupato dall’incertezza. Il tempo mi segue Con sé la paura L’unico sentimento che resiste è l’amore

Vividi e semplici non rimangono Nient’altro che ricordi.

Valeria Bazus III A SU

Tempus fugit

“Tempus fugit”. Il tempo va, scorre inesorabile

e sembra sfuggirci via di mano. E noi siamo

sempre così affaccendati, così distrattamente

impegnati nella quotidianità che spesso lascia-

mo scivolare, senza accorgercene, la nostra

giornata tra mille preoccupazioni ed affanni

futili. Purtroppo la giornata è di sole 24 ore, e

nonostante si cerchi di trovare tempo per tutto

e tutti, inevitabilmente si è costretti a rinuncia-

re a qualcosa. E’ una questione di “priorità”:

nell’ agenda della nostra vita cerchiamo di

inserire al primo posto ciò che più amiamo, ciò

a cui più teniamo e, di conseguenza, compilia-

mo la lista delle famose “cose da fare”.

Ecco, quindi, cosa mettono al primo posto nel-

la loro agenda alcuni studenti:

“E’ buffo dirlo, ma la mia priorità di vita

è mangiare: è la cosa che adoro di più fare e

che mi fa sentire bene e in pace con me stessa”

“Potrei dirti, ad esempio, la mia famiglia.

O i miei amici. Ma tutte queste cose sono sem-

pre in relazione a me stessa. Di conseguenza

faccio prima a dirti "Me stessa" , rischiando

anche di sembrare un pochino egoista e narci-

sista”

“Io dedico la maggior parte della mia

giornata alla musica. E non potrei immaginar-

mi una vita senza di essa: sarebbe estrema-

mente avvilente e vuota”

“Seppure la mia agenda sia costernata

dagli impegni scolastici (che sono quelli che

riempiono la mia giornata), io vorrei dedicare

la maggior parte del mio tempo alla danza,

che è uno dei miei passatempi preferiti”

“Al primo posto vengono senz’ altro i

contatti umani: la mia famiglia e, soprattutto, i

miei amici che mi danno sempre la forza di

andare avanti”

“ A riempire la mia agenda sono senza

ombra di dubbio i miei mille impegni, che però

sono anche le cose che amo di più fare e a cui,

quindi, dedico più tempo”

“Rischiando di essere banale, ti rispondo la

mia famiglia. Nonostante a volte abbia voglia

di strangolarla, nonostante per i vari impegni

di tutti stiamo poco insieme, il momento più

bello della giornata è la cena, quando ci ritro-

viamo e raccontiamo cosa ci è successo duran-

te la giornata”

Selene, 2Acl

Il Tempo che passa.

Grazie al tempo che passa,

grazie all'infinito di particolari

che si susseguono,

grazie all'incertezza del mio futuro.

Una nave lascia il mare

quando arriva nel porto.

Così il dubbio lascerà posto

alla concretezza di un solo

attimo,dono della gioia più bella.

Volami dalle mani, tempo.

Sfuggimi via, lasciando

solo la traccia della tua presenza.

Ricordi sgualciti e speranze scintillanti.

Tu corri. Io ti inseguo, guardandomi intorno.

Chiara Colasberna, IIIA SU

Page 10: Onda d'urto Dicembre 2012

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Sidereus nuntius A cura della prof. Bosaso

Quanto dura un anno-luce?

Alcuni anni fa una nota casa produttrice di orologi lanciò una

campagna pubblicitaria in cui comparivano immagini di

“momenti” via via più lunghi, concludendo con il viaggio di

una meteora che durava, appunto, un anno-luce regolarmente

registrato dall’orologio.

La pubblicità venne immediatamente ritirata: infatti a.l. viene

utilizzato per misurare le distanze, non il tempo!

N.B. l’anno-luce è una unità di misura usata in astronomia e

corrisponde alla DISTANZA percorsa nel vuoto dalla luce in

un anno, cioè 9,46 x 1015 m.

Buon compleanno!

Il calendario, cioè la suddivisione dell’anno in mesi, settimane

e giorni così come lo conosciamo noi oggi, compie quest’anno

430 anni: fu introdotto da papa Gregorio XIII nel lontano 1582.

Fino ad allora era in vigore il “calendario giuliano” introdotto

nel 46 a.C. da Caio Giulio (Cesare) su consiglio dell’astronomo

Sosigene, e inseriva un anno bisestile di 366 giorni dopo 3 anni

comuni di 365 giorni, con una media quindi di 365,25 giorni

l’anno.

Il termine bisestile deriva dal latino bisexstus, in quanto per risolvere il problema si conteggiava due volte il giorno

sesto prima delle Calende di marzo, allora inizio dell’ anno.

Con il trascorrere dei secoli si accumulò un ritardo sensibile di 10 giorni tra la datazione, gli eventi astronomici signi-

ficativi come equinozi e solstizi, e le vicende stagionali come le semine ed i raccolti.

Per ovviare a tale inconveniente papa Gregorio XIII mise al lavoro una commissione di astronomi

( non astrologi... n.d.r.) ma fu il medico calabrese Luigi Giglio a proporre la soluzione immediata: a giovedì 4 otto-

bre 1582 seguì venerdì 15 ottobre 1582.

Calcolò inoltre che, per evitare successivi errori, fossero bisestili gli anni con le ultime 2 cifre divisibili per 4 e che

gli anni secolari fossero bisestili solo se con le prime 2 cifre divisibili per 4, per un totale di 24 giorni in più ogni

secolo, non 25 come era in uso.

Quindi fu bisestile l’anno 1600, ma non lo sono stati il 1700, il 1800 ed il 1900; il 2000 ( e c’eravate già tutti) è stato

un anno bisestile ed il prossimo secolare sarà il 2400.

(Peccato che molti grafici, basandosi sui dati del 1900, stamparono montagne di calendari del 2000 senza il 29 feb-

braio!)

Il calendario gregoriano sarà valido fino al 4137, poi occorrerà eseguire una nuova leggera correzione per andare al

passo con il tempo.

Intanto è stato preparato un calendario universale, molto apprezzato dalla Unione Astronomica Internazionale: 52 set-

timane organizzate in 4 trimestri di 91 giorni, con la domenica che inizia ogni trimestre; a questi 364 giorni si devono

aggiungere 1 o 2 “giorni bianchi”, cioè senza nome (semmai festivi, perché no?) per mantenere il ritmo della rivolu-

zione terrestre.

AFORISMI -Estremamente breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il passato,trascurano il presente,temono il futu-ro:giunti al momento estremo,tardi comprendono di essere stati occupati tanto tempo senza concludere nulla.Seneca -E' impossibile che un uomo si bagni due volte nel medesimo fiume,perché il fiume non è lo stesso e l'uomo non è lo stesso uomo.Eraclito -Eternamente e sempre esiste soltanto l'adesso,l'unico e sempre uguale adesso;il presente è l'unica entità che non ha fine.Erwin Schodinger -Non penso mai al futuro, arriva così presto. Albert Einstein -Affera il tempo che passa e non fare affidamento sul domani. Orazio -Ci sono molti modi di morire.Il peggiore è rimanendo vivi. Paolo Sorrentino -Il Tempo...sto cercando di capire cos'è!E' che,ahimè,mi sa che non ho abbastanza tempo per riuscirci.Ioris Iorenzini - Tutto è relativo. Prendi un ultracentenario che rompe uno specchio: sarà ben felice di sapere che ha ancora sette anni di disgra-

zie. Albert Einstein

Page 11: Onda d'urto Dicembre 2012

I CALENDARI

Il calendario è un sistema creato per poter calcolare, suddividere e distinguere i vari periodi di tempo. Ciascuna

nazione è libera di adottare, come calendario ufficiale, il calendario che ritiene adatto in base alle proprie festi-

vità e usanze.

Quasi tutti i paesi occidentali e organizzazioni internazionali (ONU) utilizzano il calendario gregoriano. Que-

sto, e il precedente giuliano, contano gli anni a partire dalla nascita di Gesù; gli anni precedenti a tale data sono

denominati avanti Cristo (a.C.) quelli successivi dopo Cristo (d.C.). In tempi passati sono stati utilizzati altri

eventi storici per segnare l'inizio della numerazione di un calendario: Fondazione di Roma, inizio impero di

Diocleziano. Per evitare il riferimento alla religione cristiana si sta diffondendo, sopratutto nei paesi Anglosas-

soni, la sostituzione della sigla a.C. e d.C. In favore di quella analoga ma con altro significato: ante Era Volgare

ed Era Volgare.

Nel corso del Medioevo tutti gli stati e le città dell'Europa Occidentale seguivano il calendario Giuliano ma si

differenziavano riguardo il giorno d'inizio anno; tra le date usate vi furono: il 25 Marzo, il giorno della Pasqua e

il 1° Settembre. In questo modo la numerazione degli anni variava così lo stesso giorno, in paesi diversi, poteva

corrispondere a periodi o anni diversi. Successivamente, grazie all'entrata in vigore del calendario gregoriano,

si tornò ad usare il 1° Gennaio come giorno d'inizio anno.

Esaminiamo ora tre calendari diversi fra loro; il primo è il già citato calendario gregoriano.

Questo calendario prende il nome da papa Gregorio XIII che lo introdusse nel 1582; si tratta di un sistema di

calcolo basato sul ciclo delle stagioni. Questo calendario fu introdotto per sostituire il precedente giuliano che

presentava un problema in merito all'equinozio di primavera dovuto a un errore di calcolo. Con i sistemi di cal-

colo dell'equinozio allora i uso, la Pasqua sarebbe stata celebrata in estate; così papa Gregorio XIII formò una

commissione di esperti incaricandoli di modificare il calendario allora in uso. Alla sua modifica parteciparono

il medico calabrese Luigi Lilio, l'astronomo siciliano Giuseppe Scala e il matematico di Perugio Ignazio Danti.

Questa equipe basò il proprio lavoso sui calcoli e le misurazioni dell' astronomo Niccolò Copernico.

Il secondo calendario che prendiamo in esame è quello cinese.

I cinesi usano un sistema di calcolo basato su un ciclo di 60 anni chiamato: Ganzhi. Fino all'anno 1911 il ciclo

cominciava dal momento della salita al trono dell'imperatore. Tuttora ad ogni anno viene assegnato un nome

composto da due parti: una Radice Celeste e una Terrestre.

Le parole che costituiscono la Radice Celeste e quindi la prima parte del nome sono le seguenti 10:

Jia (abete), Yi (bambù), Bing (fiamma di legnao), Ding (fiamma di lucerna), Wu (collina), Ji (pianura), Geng

(armi), Xin (paiolo), Ren (onde), Gui (ruscelli).Le altre 10, facenti parte della Radice Terrestre sono:

Zi (topo), Chou (bue), Yin (tigre), Mao (coniglio), Chen (drago), Si (serpente), Wu (cavallo), Wei (pecora),

Shen (scimmia), You (gallo), Xu (cane), Hai (maiale). I nomi degli anni vengono formati prendendo al prima

Radice Celeste e la prima Terrestre e utilizzando i secondi,

terzi,...delle due liste. Quando s'arriva all'ultimo di un lista si

ricomincia dal primo di quella lista, in questo nome è possibile

creare 60 combinazioni di nomi: un ciclo completo.

Gli anni del calendario cinese non corrispondono a quello che

usiamo noi poiché varia la data del Capodanno; quello cinese -

Hsin Nien- dura quattro giorni e viene celebrato dopo che è

passata la prima luna nuova da quando il sole è entrato nel se-

gno dell'Acquario: i nostri 21, 22, 23, 24 gennaio.

L'ultimo calendario che esaminiamo è quello babilonese.

Il calendario “standard” babilonese era basato sul ciclo lunare,

il susseguirsi dei mesi era stabilito dalle mutazioni della luna.

Manteneva sincronia con l'anno solare attraverso alcune inter-

calazioni. I dodici mesi in cui era diviso l'anno erano: nissan-

nu, ayaru, simanu, du uzu, abu, ululu, tasritu, arahsamna, kisli-

mu, tabetu, sabatu e addaru.

Il primo giorno dell'anno e di ogni mese corrispondeva all'ap-

parizione della falce di luna a ovest dopo il tramonto del sole.

L'anno cominciava a primavera in corrispondenza a un evento

astronomico che probabilmente corrispondeva all'equinozio.

Page 12: Onda d'urto Dicembre 2012

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GLI ATOMI FANNO TIC-TAC

Nel 2012 il premio Nobel per la fisica è stato assegnato ai 68enni David Wineland, ricercatore all’Università

del Colorado, e al francese Serge Haroche, ricercatore presso l’“Ecole Normal Superieure”. Nonostante i pro-

nostici, l’Accademia svedese non ha attribuito l’onorificenza al fisico inglese Peter Higgs, sebbene abbia teo-

rizzato nel 1964 la famosa esistenza della “particella di Dio”, la cui tracce sono state rilevate pochi mesi fa

grazie agli esperimenti condotti con gli acceleratori di particelle al Cern di Ginevra.

I premi Nobel, impegnati nella ricerca dell’ottica quantistica, sono riusciti a intrappolare e in seguito ad osser-

vare ioni, ossia atomi elettricamente carichi, servendosi delle particelle che compongono la luce, i fotoni. La

portata della loro scoperta è stata nel riuscire ad isolare le singole particelle dall’ambiente circostante: nessuno

prima di allora, infatti, era riuscito in tale esperimento senza distruggerle o privarle delle loro misteriose pro-

prietà.

Il successo di questa scoperta ci potrebbe avvicinare sia al teletrasporto che ad applicazioni più concrete come

la produzione di computer e orologi quantistici: infatti, le oscillazioni di tali ioni sono così regolari che un oro-

logio costruito ai tempi del Big Bang, dopo 14 miliardi di anni, avrebbe solo 5 secondi di scarto.

Oggi giorno, tuttavia, possiamo affidarci alla precisione degli orologi atomici, i quali si basano sulle oscilla-

zioni compiute da atomi di Cesio133. Basandosi sulle differenze energetiche e sull’uguaglianza degli atomi,

dunque su proprietà intrinseche molto affidabili e stabili, questi orologi risultano poco sensibili a fenomeni

esterni, quali la variazione di temperatura e luogo in cui si trovano.

Proprio per questi motivi sono considerati campioni ideali di tempo e sono definiti assoluti : non necessitano,

infatti, a differenza degli ordinari orologi al quarzo, di confronti e tarature poiché fanno riferimento ad una mi-

sura di grandezza naturale, gli atomi. Eleonora Aimaretti e Francesca Rinero 2A

300000 Km/s:

un limite irraggiungibile?

Un ragazzo di 19 anni lascia la propria moglie con

il figlio appena nato sulla Terra e parte su

un’astronave per un viaggio nell’Universo a una

velocità di 240000 km/s, circa 4/5 della velocità di

un fotone. Dopo 30 anni torna sulla Terra, ma sul

pianeta è passato più tempo, 30/√1-

2400002/3000002 anni, esattamente 50 anni. Quin-

di il ragazzo avrà ora 49 anni, mentre suo figlio ne

ha 50! Questo, insieme a quello dei due gemelli di

cui uno parte per l’Universo viaggiando molto

velocemente, ma veramente molto, e ritorna sulla

Terra più giovane di suo fratello, è forse uno dei paradossi più famosi che riguardano la dilatazione del tempo. Il fatto che aumen-

tando la nostra velocità il tempo scorra più lentamente, ma non solo, che le lunghezze si restringano e quindi che anche lo spazio

subisca una deformazione, ci appare veramente assurdo, proprio come appariva assurdo ai nostri antenati Romani che la Terra potes-

se non essere piatta, che potesse esistere qualcuno che camminasse “a testa in giù”. In realtà queste assurdità capitano ogni giorno,

ogni volta che ci muoviamo, ma siamo così distanti dalla velocità della luce che gli effetti non ci sono visibili, esattamente come non

si nota l’attrazione dovuta alla forza di gravità tra due oggetti, anche se molto vicini, perché l’attrazione della Terra è talmente forte

da sovrastare tutte le altre; o come non si nota l’attrazione tra due calamite a un metro di distanza. Più ci si avvicina alla velocità del

fotone più gli effetti diventano visibili: il muone, ad esempio, è una particella che vive in media 2,2 microsecondi, ma molte di que-

ste particelle riescono ad arrivare dal Sole alla Terra, nonostante la luce ci impieghi ben 8 minuti, mentre a lui sono concessi solo

pochi istanti di vita; questo perché muovendosi a velocità molto elevate risente maggiormente della dilatazione del tempo e della

restrizione dello spazio, in modo da arrivare fino a noi. Ma cosa succederebbe se raggiungessimo o superassimo la velocità della

luce? Ottenere ciò è impossibile perché richiederebbe energia infinita, ma a parte questo trascurabile particolare procurerebbe molti

vantaggi. Innanzitutto si potrebbe viaggiare nel tempo, che non sarebbe affatto male, ma si potrebbero raggiungere anche traguardi

importanti per la storia dell’umanità, come evitare di invecchiare o addirittura sfuggire alla morte. Purtroppo, finché non arriverà

uno sprovveduto che, non sapendo che è impossibile, risolverà questo problema, questo “problema” rimarrà un guaio. Cos’è la rela-

tività allora? Beh, ci diceva Einstein, il grande genio che per primo la formulò: “Quando un uomo siede un’ora in compagnia di una

bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora..

Questa è la relatività.”

Matteo Bonino 1C Classico

Page 13: Onda d'urto Dicembre 2012

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2021: Odissea nel tempo Quando parliamo di macchina del tempo ci viene alla mente il film “Ritorno al futuro” e

l’automobile con la quale il protagonista riesce a spostarsi nel tempo a suo piacimento. La

comunità scientifica, più seriamente, considera la possibilità di manipolare il tempo se-

guendo i dettami della teoria della relatività. Essa ci indica due metodi per viaggiare nel

futuro. Il primo è muoversi ad altissima velocità, prossima a quella della luce, sfruttando la

distorsione del tempo dovuta al moto, prevista dalla relatività ristretta. Il secondo metodo è

suggerito dalla relatività generale, formulata da Einstein nel 1916, che estende la relatività

ristretta e include gli effetti della gravità sullo spazio-tempo. La sorprendente conclusione

di questa teoria è che la gravità rallenta il tempo. Per spostarsi nel futuro, basterebbe sfrut-

tare campi gravitazionali molto più intensi di quello terrestre, come quelli esercitati dalle

stelle di neutroni.

La relatività consente anche il viaggio nel passato. Per la relatività generale, infatti, lo

spazio­tempo può essere curvato fino al punto di riconnettersi con se stesso, e quindi crea-

re curve chiuse sia nello spazio sia nel tempo. Il primo a tracciare curve temporali chiuse

fu un amico di Einstein, il grande logico e matematico austriaco Kurt Gödel. Gödel risol-

vendo le equazioni della relatività che descrivono i campi gravitazionali, scoprì che nello

spazio era possibile trovare orbite che si avvolgono a spirale in un universo in rotazione.La

sua soluzione presupponeva però che l'universo fosse in rotazione, mentre oggi si ritiene

che l'universo non ruoti, pertanto non è applicabile. Una delle idee più recenti sono i ponti

di Einstein-Rosen o wormhole (cunicolo di tarlo), termine coniato dall'astrofisico america-

no John Wheeler. Un wormhole è una "scorciatoia" nella struttura dello spazio che permet-

te di collegare due punti molto distanti, prima che la luce abbia avuto la possibilità di pas-

sare dall’uno all’altro, e quindi è un modo per tornare indietro nel tempo attraverso una

scorciatoia nello spazio.

La velocità della luce infatti è un limite invalicabile. Niente, neppure le informazioni, pos-

sono muoversi più velocemente. Se noi riuscissimo ad arrivare in un luogo prima che sia-

no arrivate le notizie del nostro punto di partenza compiremmo un viaggio a ritroso nel

tempo. Infatti, poco dopo essere arrivati, verremmo raggiunti dal nostro passato o, se si

preferisce, ci raggiungerebbero le informazioni del tempo in cui siamo partiti.

Ma come facciamo a pervenire prima delle informazioni, se queste viaggiano alla velocità

della luce? Prendiamo una scorciatoia che la lu-

ce non conosce e facciamo meno strada. I wor-

mhole sono proprio questo: scorciatoie tra due

punti dell'universo che la luce non percorre. Ma

è possibile creare wormhole a piacere? Serve

qualcosa che si opponga alla forza di gravità e

tenga il cunicolo aperto. La soluzione è l' anti-

gravità. La materia anti-gravitante (prevista fra

l'altro dalla stessa teoria generale della relativi-

tà) permette di tenere aperto il wormhole. Il

wormhole potrebbe essere una risorsa in futuro

per i viaggiatori del tempo, in quanto costituisce una macchina del tempo a tutto gli effetti.

Paolo Cirrincione Pazè e Matteo Villosio 1C c

Page 14: Onda d'urto Dicembre 2012

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Ritmo: una questione di cuore Riflettendo sul tempo, magari con l’ausilio della nostra

playlist preferita, non possiamo che essere portati a pensare al

ritmo. Che cos’è e soprattutto perché è così coinvolgente? Perché men-

tre ascoltiamo una canzone, quasi istintivamente, iniziamo a tamburellare con

le mani o a muovere la testa a tempo?

C’è solo una risposta a mio parere: il ritmo è dentro ognuno di noi. Dal mo-

mento in cui nasciamo all’ultimo istante della nostra vita il cuore non smette

di pulsare ed esattamente come la base ritmica di una canzone ci tiene in vita

e dà un ordine al tempo che scorre. È proprio questo che rende il ritmo univer-

sale, non esiste infatti genere musicale di cui non sia la base. Dal rock alla

classica, passando per rap, house, hip hop ed ogni genere che ci venga in men-

te non c’è artista che non sfrutti le regole del ritmo per scrivere musica.

Due esempi importanti, entrambi artisti contemporanei di successo, possono

essere Dave Grohl e Skrillex. Il primo appartiene all’ambito della musica rock

il secondo è un famosissimo dj che penso non necessiti di presentazione.

Quello che è interessante è che entrambi, pur appartenendo ad ambiti musicali

molto diversi, sono stati capaci di far diventare il ritmo parte fondamentale

della propria vita: Dave Grohl come batterista dei Nirvana e fondatore/voce/

chitarra dei Foo Fighters, Skrillex con la pubblicazione di alcuni pezzi e colla-

borazioni che lo hanno reso famoso in tutto il mondo.

Il loro successo è testimone del fatto che il ritmo è qualcosa di meraviglioso

ed al contempo coinvolgente che fa sì che la musica ci faccia ballare, can-

tare e provare le emozioni più diverse senza un motivo vero e proprio.

Alessandro Giorello IIAC

Il tempo della musica

Il tempo in Guccini

Ciao a tutti!! Dato che in questo numero di Onda d’urto il tema por-

tante sarà il tempo, ho deciso di proporvi l’esperienza di un cantautore

italiano, il grande Francesco Guccini.

”Il tema”, brano contenuto nell’album “l’isola non trovata” pubblicato a

dicembre del 1970 è molto significativo, quasi un manifesto di quello che

sarà il filo conduttore delle sue opere: egli si pone come osservatore e

analizza la sua esistenza e la realtà che lo circonda”cantando il tempo

andato”.

Questo inevitabilmente lo porterà ad una ricerca retrospettiva che attra-

versa tutta la sua esistenza e le sue esperienze, cosa molto evidente in

alcuni suoi lavori tra i quali spicca l’album “Radici”.

In un passaggio del brano che dà il titolo a questo lavoro egli si rivolge al

passato dicendo “… e tu ricerchi là le tue radici, se vuoi capire l’anima

che hai …”.

In molti altri brani ritorna sulla sua gioventù, negli anni ’60, rivendo con

cruda nostalgia l’impegno politico (Eskimo) e le inevitabili delusioni e

disillusioni che ne possono derivare, che si intrecciano con quelle del la-

voro e della propria vita (L’avvelenata).

Guccini oltre che cantautore, ha insegnato lingua italiana alla Dickinson

College di Bologna, e questo gli consente di andare anche oltre la sfera

personale, rileggendo e reinterpretando vicende che hanno segnato pro-

fondamente il secolo scorso. “Auschwitz”, è diventata un simbolo della

tragedia dello stermino degli ebrei nei campi di concentramento nazisti,

“La locomotiva” che riprende il mito dell’illusoria vendetta anarchica dei

primi del ‘900, “Bisanzio” che rilegge la capitale dell’impero romano

d’oriente e via così, chi ha voglia di cercare ne troverà molte altre. Perso-

nalmente penso che il tema del tempo non sia mai stato oggetto di così tante produzioni musicali in un unico artista,

anche se c’è da dire che questo è un tema molto caro all’autore, nel quale riesce a dar valore alle piccole cose. Vi lascio

dandovi un consiglio: se mai dovrete ascoltare o per costrizione o per piacere Guccini, provate a analizzare la vostra

vita, cio’ che vi ricordate, e vedrete che nelle canzoni di Guccini troverete esperienze, descrizioni molto simili agli e-

venti della vostra vita, dei quali non avete mai avuto interesse, ma che in Guccini assumono grande importanza.

Davide Alovisio VB SPP

Catturare il tempo

Nella realtà odierna niente è più misterioso del

tempo; esso è la più grande e inarrestabile forza

dell'universo, ma questo non basta per spiegare

tale fenomeno. In sostanza l'uomo non conosce

parole per affrontare questo argomento. In parole

povere potremmo peró definire il tempo come un

attimo fugace. Questo tema viene affrontato da

parecchi grandi del passato: per esempio secondo

Catullo bisogna vivere con intensità e godimento

ogni attimo della vita, per Orazio si deve vivere la

vita giorno per giorno senza proiettarsi troppo nel

futuro o nel passato ma cercando di apprezzare il

presente.

Questo argomento peró non è solo stato trattato

dalla letteratura ma da diverse arti quali pittura,

scultura, musica, ecc…

Per esempio, per quanto riguarda la musica, il

tempo è determinante per incastrare tra loro le

note con le pause e creare melodie. Esso è da sem-

pre qualcosa di incontrollabile, qualcosa di im-

mensamente più grande dell'uomo, ma, nonostante

ció, l'uomo ha da sempre una specie di mania del

controllo: l'essere umano vorrebbe poter tenere il

mondo in pugno, ma ovviamente non è possibile

avere il controllo di tutto ció che ci circon-

da. È possibile, peró, controllare il tempo,

anche solo per poco?

C'è chi pensa che sia possibile. Per fare un

esempio, Jovanotti, in una sua canzone

dice: "Tempo, ti frego e con il ritmo ti

catturo, E ti chiudo in una ritmica di

aspetto molto duro , E ti organizzo in

battute in quattro quarti, Allora non avrai più tem-

po di liberarti".

In questa strofa emerge la convinzione (o speran-

za) del cantautore sul fatto che il tempo possa in

qualche modo essere catturato.

C'è chi invece sostiene che l'uomo, nella sua batta-

glia contro il tempo, parta già da sconfitto: i Pink

Floyd pubblicano nel 1973 la canzone "Time".

Questa canzone descrive il modo in cui, spesso,

nella gioventù, ci si lascia scivolare addosso il

tempo e ci si rende conto troppo tardi del tempo

perduto. Non ci resta, quindi, che rincorrerlo, ma

senza mai riuscire a raggiungerlo. Diventa, quindi,

impossibile catturare il tempo, anche solo per un

attimo. E, proprio perchè è impossibile catturarlo,

bisogna cercare di vivere la vita al meglio.

Qualunque sia l'affermazione corretta, di una cosa

siamo certi: il tempo forse non si puó controllare,

ma si puó conservare; possiamo conservare il pas-

sato nei nostri ricordi, che sono una delle cose più

preziose che possediamo.

Martina Mesa, Claudio Charrier, IV B SPP

Page 15: Onda d'urto Dicembre 2012

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E` quasi Natale, sono in Italia, con tutta la gente che l’anno scorso mi mancava, ho

diciott’anni, faccio finalmete quinta superiore, e qualche volta non mi sembra ancora

vero che i famosi dieci mesi negli USA siano gia` passati e finiti da un pezzo Quando

stai per partire e` un tornado di preparazioni, decisioni, saluti..e tra una cosa e l’altra,

armata di vestiti, dizionario e foto, ti ritrovi su un aereo, e poi dall’altra parte del mon-

do, circondata da sconosciuti che mettono il sale sugli spaghetti invece che nell’acqua e,

giustamente, pensano ,visto che sono italiana, che io abbia una comodissima gondola in

garage.

Le prime settimane volano, le novita`, la famiglia, la scuola, la gente che dice cose as-

surde mangiandosi le parole ( in cui solo dopo un po’ cominci a riconoscere il famosissimo inglese!) e ora

sono gia` tornata, e tanti saluti Stati Uniti. Dico “gia`”, ma solo ora..quando ero la` nei momenti piu` diffi-

cili sembrava che quel “gia`” non dovesse mai arrivare, altre volte quasi senza rendermene conto mi ritro-

vavo con settimane e poi mesi alle spalle, e alla fine tra diploma, balli e valige troppo piene, sono tornata a

casa.

Ora mi ritrovo a guardare indietro, a rileggere i mesi vissuti e l’esperienza in se`. E` bello, a conti fatti, po-

ter ringraziare per le tante opportunita` ricevute, per una seconda famiglia che mi ha accolto come una fi-

glia, per aver fatto amicizia con gente da tutto il mondo, per aver conosciuto la vera cultura statunitense,

con i suoi pro e i suoi contro, per aver conosciuto meglio me stessa.

A distanza di mesi riesci a rivedere le cose diversamente, le cose che magari, mentre le vivevi, giudicavi

negativamente che invece poi si sono rivelate positive, o viceversa, le cose che avresti potuto fare meglio o

quelle in cui ti rendi conto di aver veramente superato te stessa. Sono stati 10 mesi belli, che mi hanno aiu-

tata a crescere in tanti sensi e a capire un po’ di piu` la metafora dell’arazzo: se lo guardi da vicino vedi

solo tanti fili l’uno attacato all’altro senza un senso apparente, ma se poi ti allontanerai un po’ vedrai che

quei fili colorati e diversi, insieme, formano un bellissimo disegno. Anche se qualche volta, o forse sarebbe

meglio dire spesso, non capiamo il senso delle cose che ci accadono, se non sappiamo dove andare, o per-

che` abbiamo fatto certe scelte...forse la cosa migliore che possiamo fare e` vivere al massimo delle nostre

forze e delle nostre possibilita` il presente in cui ci troviamo. Raccogliere ogni piccolo consiglio, sbaglio o

domanda dentro di

noi e vivere l’oggi al

meglio, poi, a mo-

mento debito, quando

avremo la possibilita`

di guardarlo da lonta-

no, il passato avra`

un senso e il futuro si

stara` gia` formando.

Sara Innocenti,

V B SPP

Differenze culturali Di Emanuela Batir

Come tutti sappiamo, fra i vari Paesi vi sono differenze culturali che possono essere evidenti oppure no. Ogni Paese è ovviamente caratterizzato da vari cliché che con il tempo sono diventati conosciuti in tutto il mondo. Basti

pensare all’Italia: chiedete ad un qualsiasi straniero cosa sa del Paese e lui sicuramente inizierà a parlarvi di strade strette, dialetti napoletani, pizza, caffè e ovviamente dei “romani di Roma”… tutti gli italiani sanno che l’Italia non è

solo questo. Ciò è valido anche per altri Paesi. Prendiamo la Romania come esempio: chi di voi (oltre ai rumeni) sa

qualcosa su questo Paese che non riguardi solo Dracula, Dacia, vampiri o draghi? Dubito che siate in molti, perciò provvedo subito ad informarvi sulla sua cultura.

Innanzitutto sappiate che anche la Romania è suddivisa in regioni –nove per la precisione- e che ognuna di esse ha delle proprie tradizioni, nonostante ciò queste varie “culture” si assomigliano perciò non dovrebbe essere difficile de-

scriverle. Parliamo del Natale (ormai vicino): mentre in Italia ci si limita alla festicciola in famiglia o con gli amici, in Romania

questa festività è più “natalizia”. Avete presente i film americani in cui tutti vanno a cantare canzoni di Natale di porta

in porta? Continua a pag. 23

Ripensandoci … in USA un anno fa

Page 16: Onda d'urto Dicembre 2012

16

2013: l’anno del dopo profezia (Siamo sopravvissuti?) Ed ecco che, come ogni anno da sempre, bisogna salutare il nostro compa-

gno il “2012” per presentarci al meglio al “2013”. Prepariamoci allora in an-

ticipo per accogliere l’anno nuovo che, chissà, potrà offrirci dei momenti

veramente speciali. Iniziamo con degli auguri di buon compleanno: in-

fatti il prossimo anno il grande poeta italiano Boccaccio avrebbe compiuto…

700 anni! 150 anni fa invece nasceva un altro poeta, il noto Gabriele

D’Annunzio, nato il 12 marzo 1863 nella città di Pescara.

Non bisogna però dimenticare che il 4 febbraio 1913 il tredicesimo Dalai Lama dichiara

l’indipendenza del Tibet e che, sempre cent’anni fa, il 6 novembre Mahatma Gandhi viene arrestato

durante una delle sue proteste pacifiche.

Purtroppo però si devono ricordare fatti che, se si potesse tornare indietro, avremmo impedito in ogni

modo. Il 9 ottobre 1963 ci fu la caduta della diga del Vajont (Trentino) con un numero di vittime che

tocca le 2000 persone, mentre venerdì 22 novembre dello stesso anno, J.F.Kennedy morì durante un

corteo a Dallas, assassinato con un colpo di pistola alla testa da Lee Harvey Oswald.

Per riprenderci un po’, trasferiamoci in Brasile, dove tra il 23 e il 28 luglio si festeggerà la 28^ Gior-

nata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro.

Ah già! Come dimenticare? Dopo la sconvolgente notizia della fine del mondo nel 2012…

l’appuntamento è rimandato al prossimo anno, quando una gigantesca eruzione solare scatenerà una

tempesta magnetica sulla Terra e ci sarà un black-out totale con pesanti crolli sull’economia delle

telecomunicazioni. E se non moriamo tutti per questa eruzione, diamoci appuntamento al cinema per

festeggiare i vent’anni di Jurassic Park che ritorna sul maxi schermo in 3D!

Greta Gontero 5^a g

Esiodo, hai tempo?

(continua)

Più o meno un tono simile aveva

Mimnermo, altro grande ottimi-

sta:”Meglio morire quando non a-

vrò più cari gli amori segreti e il

letto e le dolcissime offerte, che di

giovinezza sono fiori effimeri per

gli uomini e le donne”. Dai, Mim-

nermo, non ti abbattere. Ci sono

tante cose che si possono fare da

vecchi: guardare gli scavi in

strada, imparare finalmente a

giocare a belote, ricandidarti,

organizzare festini ad Arcore…

la vita non finisce a

settant’anni! Riferimenti politici a

parte, è interessante notare come il tempo sia sem-

pre stato un nodo di riflessione importante per gli uomini, già dagli

albori della letteratura, e come tutti noi, in fondo, abbiamo un po’ gli stessi problemi,

chi più chi meno. E forse, un po’ di lettura di quelli che li hanno affrontati prima di noi potrebbe fare

bene a ciascuno: nel peggiore dei casi, si ripassa un po’ di Italiano. Oh, salve Onorevole Isidori! Vuole

darci la sua illuminante opinione? "Il carcere è un penitenziario... non è un villaggio di vacanza... si de-ve scontare la sua pena perscritta... che gli aspetta... lo sapeva prima fare il reato... io ritengo come Le-

ga... di non uscire prima della sua pena erogata, grazie”. Davvero illuminante. Purtroppo.

Lorenzo Giraudo, III A Cl.

Page 17: Onda d'urto Dicembre 2012

17

Il tempo del cinema Anno 1600, un monaco tedesco, Kierker, inventa uno stano marchingegno,

una sorta di antenato del proiettore moderno, la “lanterna magica”. Anni

dopo, nel 1895, i fratelli lumiere brevettano la macchina da presa e girano

il loro primo film, “L’arrivo del treno alla Ciotat”; uno sceneggiato di po-

chi minuti, in bianco e nero. Un unico breve spezzone che provocò il pani-

co più assoluto tra gli spettatori. Tra il 1902 e 1914 furono girati i primi

film di fantascienza (come “Il viaggio nella luna”), emerse il cinema

d’azione e i primi film di carattere storico (colossal). In seguito, nacque il

film sonoro e si diffuse il technicolor.

Dieci minuti Cosa può succedere in un piccolo lasso di tempo? Che cosa “riesce a riempire l’inesorabile mi-

nuto”(R. Kipling)? Questi sono i presupposti su cui si basa “Memento”, un film del 2000 di

Christopher Nolan. Il protagonista, Leonard Shelby, è affetto da memoria breve termine e la

durata esatta di quest’ultima è di pochi minuti, precisamente dieci. La sua vita procede già nor-

malmente in modo difficoltoso, ma, come se non bastasse, è intenzionato anche ad indagare

sull’assassinio di sua moglie e sul trauma che, in passato, gli ha provocato la particolarissima

patologia che lo affligge. Il film procede in modo tortuoso ed avvincente; l’ansia che provoca

ogni perdita della memoria spinge il pubblico ad attendere in trepidante attesa l’ennesimo col-

po di scena. <<Un’ “inquietante favola” che si basa sulla forza del protagonista>> sostengono

gli autori del “il Morandini”, mentre, secondo “il Farinotti”, Leonard <<interagisce inutilmen-

te di fronte ai due tempi del racconto (presente e futuro) scrivendo, ma sopravvive agli even-

ti>>. Un azzardo? Forse… o forse il parto di una mente geniale, l’indizio di un fenomeno rivo-

luzionario… beh, una cosa è sicura, solo vedendolo potrete decidere.

Lucrezia Simondi II A C

UN PASSO NEL PASSATO: I grandi remake Anche la storia del cinema fa da sempre dei salti nel passato: è infatti costellata di rifaci-

menti di vecchi film.

Pensiamo a Dracula, noto film dell’orrore, che è stato ripreso dall’originale del 1922 creato

da F.W. Murnau, in diversi film, dal Dracula di Tod Browning (1931), a quello di Terence

Fisher del 1958 in cui il vampiro mostra per la prima volta i suoi famosi canini “sanguinari”,

fino alla versione del 1992 ad opera di Francis Ford Coppola. Ma con Dracula anche altri

film sono stati riportati sul grande schermo due o tre volte: ne è un esempio Quasimodo (a

noi noto come il gobbo parigino della Disney) che nacque da un’opera di Victor Hugo cen-

trata su questo brutto, gobbo e infelice individuo. Infatti già nel 1923 Wallace Worsley girò

“Il gobbo di Notre Dame” con dei trucchi di scena spettacolari, poi nel ’39 uscì “Notre Da-

me”, seguito da “Notre Dame de Paris” del 1957.

Altro personaggio da ricordare è il rattoppato Frankenstein ideato dalla scrittrice Mary Shel-

ley. Ci sono in realtà tre versioni comprese tra il 1910 e il 1922 che vogliono dare i natali al

film originale, ma la critica considera la prima quella di James Whale del 1931. Tra i remake

non si può non mettere il divertente “Frankenstein junior” girato da Mel Brooks e

“Frankenstein di Mary Shelley” (Kenneth Branagh-1994).

È quindi chiaro che i mostri piacciono e, nonostante siano stati ripetuti diverse volte, conti-

nuano a mantenere negli anni il loro fascino e la loro giovinezza.

Greta Gontero VA ginnasio

Page 18: Onda d'urto Dicembre 2012

SUPPLEMENTO D’ANIMA Il gruppo di Amnesty International del Porporato

18

Mamma, e i bambini? Mamma, e i bambini? Potrei origliare in

una conversazione tra madre e figlio, quan-

do la signora sui quaranta avrà raccontato

al figlio di otto anni, castano, già con gli

occhiali sul naso e i lego riposti disordina-

tamente nella scatola, che tutti, lei, suo

padre, il padre di suo padre e il nonno della

zia di sua nonna, anzi forse lui ancora no,

sono nati sapendo di possedere delle cose

intoccabili, che gli avrà poi detto chiamarsi

diritti. Diritto. Umano, avrà forse aggiunto.

Qualcosa che rende la tua vita felice, senza

la quale saresti triste, ma veramente triste,

non come quando perdi un pezzo

dell’astronave o ci sono gli spinaci a cena.

Mamma, e i bambini? Lei si sarà trovata

un attimo imbarazzata di fronte a tale do-

manda. I bambini, avrà balbettato presa in

contropiede, vedi, i bambini hanno dovuto

impegnarsi molto più degli adulti. Perché?

Perché vedi, gli adulti bene o male hanno

sempre capito di essere importanti, ma i

bambini no, un tempo erano, come dire,

adulti imperfetti, come se il tuo robot non

avesse ancora raggiunto l’ultima trasforma-

zione. Il piccolo avrà fatto una faccia poco

convinta. Poi sono nate le scuole, quelle

vere e per tutti e le idee sono un po’ cam-

biate, anche gli adulti forse sono un po’

cambiati. E poi sono passati tanti anni e…

Vedi questa pagina, avrà chiesto affettuosa-

mente dopo aver sfogliato un quaderno

comprato per leggere piccole informazioni

su trattati internazionali sui diritti umani,

questo foglio si chiama Convenzione dei

Diritti dell’Infanzia. Devi sapere, avrà pro-

babilmente accarezzato il viso del bambino

che iniziava a dare i primi segni di volersi

alzare, che un organismo importante chia-

mato ONU nel 1954 aveva chiesto che tutti

gli stati del mondo creassero una giornata

speciale per i bambini. Sì, speciale solo per

loro, gli avrà ripetuto. Cinque anni dopo, il

20 novembre 1959 iniziò a valere un’altra

carta, chiamata Dichiarazione dei Diritti

del Fanciullo, e trent’anni dopo un’altra

ancora, la Convenzione che ti mostravo

prima, ricordi? Il bambino avrà annuito

deciso, interessato a tutti quei fogli che sua

madre diceva essere grandiosi. Ma quindi i

bambini sono importanti? Nella sua mente

si saranno incrociati una punta di ingenuo

orgoglio e di soddisfazione. Sì, anche se lo

hanno capito tardi, avrà esclamato divertita

la madre. I bambini non sono piccoli adulti,

sono creature importanti tanto quanto i

grandi con la lunga barba, e anche se non

lo sanno, tanto quanto imparano dagli adul-

ti lo restituiscono insegnando stupefacenti

lezioni di vita. Si sarà lasciata andare forse

ad un abbraccio, per poi concludere,

l’educazione dei bambini, compresa una

cosa difficile come l’educazione ai diritti

umani di cui ti parlavo, è lo strumento per

noi adulti di aiutare voi bambini a superare

le migliaia di difficoltà con cui entrate in

contatto senza saperlo, e per pian piano

accompagnarvi in una crescita sana e digni-

tosa. E non è finita qui, avrà subito ripreso,

dopo un momento di silenzio, guardando

negli occhi il figlio, perché un giorno sarai

qui al posto mio e racconterai che mai un

bambino nasce senza questa cosa che ab-

biamo chiamato diritti umani e che mai un

bambino deve essere messo al secondo

posto. Ora vai a giocare, è un tuo diritto,

avrà infine concluso la madre, dopo un

discorso apparentemente durato ore ma in

realtà consistito in pochi rapidi minuti,

brevi ma che dopo qualche anno avranno

contribuito a far crescere un individuo e

l’intera società nel rispetto tanto del vicino

quanto del lontano, con la voglia ancora di

credere nelle persone e nel domani, non

arreso al vittimismo di chi pensa di aver

vissuto abbastanza per poter anche solo

intravedere dei cambiamenti nel modo di

alzarsi la mattina, di camminare il pomerig-

gio e di coricarsi la sera. I bambini! Senza i

bambini a chi insegnerei quanto essi sono

importanti? Avrà alla fine pensato la signo-

ra sui quaranta, prima di chiudere il qua-

derno e mettersi a cucinare la cena.

Riflettiamo

Si avvicina la fine del 2012, a breve tutti saremo impegnati a festeggiare e nei nostri animi nasceranno tante nuove aspettative per

l'anno nuovo. Libera quest'anno ha ottenuto numerosi risultati, e l'anno si concluderà con un ultimo seminario di tre giorni, dal 6 all'8

dicembre a Torino, inerente la legalità e la conoscenza che ne hanno i più giovani. Il nuovo anno si prospetta sotto il segno della crisi,

ma le organizzazioni mafiose non smetteranno per questo i loro affari loschi! L'espansione della 'ndrangheta in Piemonte ha raggiunto

numeri sempre più preoccupanti e si trova sotto il mirino delle autorità,invece, i cosiddetti territori "vergini" sono i nuovi bersagli

delle organizzazioni, le quali si comportano sempre più come uomini di affari e sempre meno come mafiosi. Insomma i tempi son

cambiati e l'onore non sempre esser più un valore nemmeno per la mafia. Oramai anche in questo campo il denaro è divenuto l'unico

"amico" da non tradire. Questa rapida analisi ci permette di comprendere che le organizzazioni mafiose non compiono più grandi

strage di sangue per poter continuare a muoversi nell'ombra, ma proprio per questo motivo è più difficile comprendere quali siano le

"lavatrici" di denaro sporco e di traffici poco chiari.

Vi invito quindi a continuare a mantenervi informati, ad esaminare a fondo ogni evento e a domandarvi il perchè degli avvenimenti.

La parola all'ordine del giorno del 2013 deve essere "legalità", ogni azione deve essere legale e trasparente, dove c'è nebbia c'è illega-

lità.

Chiara Perrone

Page 19: Onda d'urto Dicembre 2012

19

Artisti e campioni tra noi Un grande bis: dopo averla intervistata due anni fa, ci facciamo raccontare da Cecilia Salvai, ex allieva, come sia

essere una campionessa esordiente in uno sport così bello e così poco valorizzato come il calcio femminile. Chissà che

un giorno non la vedremo in televisione mostrare sul campo la grinta e il carattere dimostrati nelle risposte…;)

Per una volta, iniziamo l'intervista non parlando di sport: da ex allieva, ti manca il Porporato?

Sì e no. Mi manca forse un po’ la solita routine quotidiana, i prof, i compagni, la solita aula e tutto il resto; ma

d’altra parte credo che 5 anni siano stati per me più che sufficienti e non so come avrei fatto ad andare avanti ce ne

fosse stato un sesto, forse anche per i numerosi impegni avuti che a volte mi hanno un po’ complicata l’attività scola-

stica, ma questo non è stato sicuramente un “peso”.Quindi sono contenta di aver iniziato una “nuova fase” della mia

vita, senza nulla togliere ai 5 anni passati in questo Liceo.

Per chi non avesse letto la tua precedente intervista, riassumici la tua carriera sportiva.

Ho cominciato a giocare quando avevo 6 anni e fino ai 14 ho giocato in squadre maschili, prima nel Roletto e poi nel

San Secondo. Durante l’ultimo anno al maschile ho avuto modo di svolgere qualche allenamento con la squadra fem-

minile della Juventus e con quella del Torino, oltre che disputare il Torneo del-

le Regioni u15 con la maglia della Rappresentativa regionale femminile Pie-

monte e Valle d’Aosta.Con l’inizio del Liceo è cominciata per me un’altra nuova

avventura: il calcio femminile. Quindi ho giocato 2 anni nel Real Canavese Chi-

vasso femm che militava in serie B, per poi passare al Torino femm grazie al

quale ho avuto la possibilità di giocare per 3 anni nella massima categoria ita-

liana (serie A) e disputare quindi un campionato nazionale. Da settembre, infi-

ne, vesto la maglia del Lugano femm che disputa un campionato in seconda

divisione in Svizzera, ma con la quale si punta a raggiungere la massima cate-

goria. Dal 2009 inoltre faccio parte della Nazionale Italiana, giocando un Cam-

pionato Europeo con l’u17 e altri due con l’u19, mentre a luglio-agosto scorsi

sono stata in Giappone per disputare il Campionato del Mondo u20. A settem-

bre sono stata convocata (inaspettatamente) per prendere parte ad uno stage

con la Nazionale A, guidata da Antonio Cabrini, durante il quale ho anche avu-

to modo di fare il mio esordio nella partita contro la Grecia ad Atene.

Il calcio femminile non è molto popolare in Italia: come mai hai scelto

questo sport?

Quando ho cominciato a tirare i miei primi calci al pallone, a 6 anni, ovviamen-

te non sapevo com’era e cosa avrebbe voluto dire giocare a calcio per una ragaz-

za, lo facevo e lo faccio tuttora per pura passione e grande divertimento, non

per altri interessi (economici ad es.). Purtroppo in Italia il calcio femminile non

è valorizzato, forse a causa di un po’ di “maschilismo calcistico”, perché si ritie-

ne che il calcio sia un sport per uomini, ma vista la situazione del calcio italiano attuale, potrei rispondere che nem-

meno loro sono in grado di trasmettere quelli che dovrebbero essere i valori di uno sport, ma non mi voglio dilungare

su questo. Io ho cominciato perché andavo sempre a vedere le partite di calcio di mio cugino, due anni più grande di

me e poco per volta ho capito che dovevo buttarmi anche io in quel mondo, perché ne ero affascinata. Così un giorno

andai al campo per allenarmi per la prima volta con una squadra e ancora adesso ringrazio me stessa per averlo fat-

to.

La tua prima partita in nazionale under 17 è finita 7 a 0: com'è stato vincere una partita con così gran-

de vantaggio?

Bellissimo ovviamente, anche se la squadra avversaria non era tanto competitiva, come si può dedurre dal risultato.

Ma per me era non tanto un traguardo, quanto un perfetto punto di partenza, quindi la gioia non poteva sicuramen-

te mancare.

Quali sono, secondo te, le qualità indispensabili che deve avere un difensore come te?

Chi gioca difensore esterno di solito è dotato di qualità di corsa soprattutto, perché deve ricoprire una parte ampia

di campo e perciò deve essere in condizioni per farlo. Per il resto serve a un difensore ciò che serve a qualunque altro

giocatore: qualità tecnico-tattiche, le nozioni base almeno del calcio e tutto ciò che si può migliorare giorno per gior-

no grazie agli allenamenti. Poi il fisico anche influisce, ma non in modo così importante. Un fattore molto importan-

te, che io ritengo fondamentale, è quello mentale, perché credo che per far giare gambe e piedi, ci voglia la giusta

“benzina” che arriva dal cervello: si può essere dei fenomeni tecnicamente, ma se manca la testa, l’intelligenza da

giocatore, i risultati non saranno così entusiasmanti.

Parliamo dell'esperienza agli Europei: quali sono state le tue impressioni? Del primo europeo giocato (quello

con l’u17) non ho un bellissimo ricordo, perché mi toccò disputarlo con problemi fisici che mi impedirono di dare il

meglio e di essere al 100% (come si dovrebbe essere in competizioni importanti). Ma andando avanti nel tempo ho

avuto la possibilità di riscattarmi, conquistando il posto da titolare e arrivando a giocare la semifinale contro la Nor-

vegia, persa per un soffio ma uscendo a testa alta. A primo impatto le altre squadre sembrano sempre più forti, ma

quel po’ di esperienza che porto con me mi ha anche insegnato a crescere personalmente, oltre che calcisticamente.

Quindi ogni partita, dalla prima all’ultima, ha comunque lasciato buone tracce

Continua a pag seguente

Page 20: Onda d'urto Dicembre 2012

20

...Continua l’intervista a C. Salvai

Com'è l'ambiente internazionale del calcio femminile? Trovi

che negli altri Paesi sia uno sport più seguito?

La Divisione calcio femminile in Italia fa parte della Lega Nazionale

Dilettanti (LND), quindi si capisce già che non può essere considerato

professionismo. Uno degli ostacoli maggiori per il calcio femminile ita-

liano è la mancanza di una rosea prospettiva economica, perché gli

stipendi attuali delle giocatrici delle serie maggiori non sono assoluta-

mente sufficienti a garantire la tranquillità e il benessere: nella quasi

totalità dei casi la remunerazione è costituita solamente da grosse sod-

disfazioni personali, che però non bastano a sopravvivere nella nostra

società. Nel ranking femminile Fifa l’Italia si trova al decimo posto,

mentre i primi sono occupati da nazioni come USA, Germania, Giappo-

ne, Brasile, Francia ecc., dove il numero di tesserate è nettamente

maggiore rispetto al nostro. Fuori dell’Italia il calcio femminile ha un

altro peso: da noi abbiamo 7-8mila tesserate, in Francia sono 35mila e

in Germania 73mila, un dato che dice tutto.

Quanto sono serrati i ritmi di allenamento? Hai dovuto fare

molti sacrifici per ottenere questi risultati?

I ritmi di allenamento sono molto buoni, l’impegno e il lavoro non man-

cano mai e i divertimento arriva di conseguenza, perché si sa che

quando si fanno le cose per bene ci si diverte anche di più. Di sacrifici

bisogna farne se si vuole raggiungere qualcosa di importante, nel cal-

cio come in qualsiasi cosa che si fa. Non è una costrizione, chi ha deter-

minate ambizioni deve tenere presente che per andare avanti non è

tutto facile, quindi prende le decisioni di conseguenza. Personalmente

credo di aver raggiunto “l’apice dei sacrifici” quest’anno, quando ho

dovuto affrontare il quinto anno di Liceo e prepararmi per l’esame di

Stato, i soliti 4 allenamenti settimanali, la partita del sabato (che spes-

so mi portava via anche il venerdì, quando si giocava fuori casa), i ra-

duni della Nazionale e i vari tornei e competizioni connessi; ma nono-

stante i numerosi giorni di assenza sono molto soddisfatta del lavoro

svolto e posso dire che i miei sacrifici sono stati ripagati alla grande.

La più grande soddisfazione che hai avuto in questo sport.

Di soddisfazioni me ne sono tolte e quale sia la migliore non saprei dir-

lo, perché ognuna è stata grande. Ma se devo dirne una: la convocazio-

ne in Nazionale A nel settembre scorso e l’esordio nella partita contro

la Grecia.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Intanto cominciare l’università (facoltà di Architettura): mi sono presa

questo anno di pausa, ma spero passi in fretta perché la voglia e la cu-

riosità di lanciarmi nel mondo universitario non mancano e lo studio

rimane comunque la

mia attività primaria,

per i vari limiti con-

nessi allo sport che

pratico. Dal punto di

vista calcistico, aspetto

di vedere come finirà

questa nuova esperien-

za estera e poi deciderò

cosa fare; le opportuni-

tà per andare a giocare

all’estero non mancano

e a 19 anni non preten-

do di avere già un pro-

gramma preciso della

mia vita futura. Ci sa-

rà tempo per decidere.

Lorenzo Giraudo,

III A Cl

Almanegretta —Tempo

Il tempo, secondo il dizionario, È la

successione illimitata dei fatti e degli

eventi umani; ovvero la durata delle

cose, distinta e misurata in periodi.

se la vita fosse un contenitore, esso

conterrebbe tempo; il tempo quindi È

l'unità di misura della nostra vita.

avete mai provato a chiedervi come

impiega il tempo l'essere umano

occidentale medio? si alza presto, corre

subito al lavoro, torna a casa per cena,

guarda la tv, va a letto presto, per poi

ricominciare il ciclo la mattina seguente.

il tutto si svolge a velocità folle: di corsa

la mattina, per arrivare in tempo al

lavoro; al lavoro, ritmi estenuanti per

produrre il più possibile nel minor

tempo possibile; a pranzo, fast food per

guadagnare tempo.

quanto tempo dunque gli rimane per

sé? intendiamo tempo per amare,

conoscere gente, coltivare i propri

interessi, insomma , per vivere?

la risposta la conosciamo tutti, sta

scritta negli occhi di tutte le donne e di

tutti gli uomini che vivono in questa

parte di mondo. e' come se noi tutti

fossimo rinchiusi in un vagone che corre

a velocità folle senza una meta ben

precisa; suo unico scopo È viaggiare

sempre più veloce, i binari sui quali

corre sono il sistema sociale nel quale

viviamo.

se dunque la velocità, la fretta, la corsa

sono la quintessenza di questo sistema,

allora noi preferiamo la lentezza, perché

il cuore batte a sessanta battiti al

minuto, e nessuno può andare più veloce

del proprio cuore senza perdere la

propria umanità.

aiutateci a fermare il tempo,

riprendiamoci la vita, prendiamoci

tempo, tempo, tempo.

Page 21: Onda d'urto Dicembre 2012

Ipse dixit

Bongioanni: (Aspettando la risposta dell’allieva) “Sì, ma a questo punto persino Socrate avrebbe perso la pazienza!”

Bresso: “Se mi portassi dietro tutti i libri di tutte le classi, sicuramente la mia borsa peserebbe più di me!”

Boasso: “Che cosa fa una molecola di NaCl in punta alle scale?...Sale!”

Bongioanni: “S., se non vuoi ascoltarmi, almeno guardami. Altrimenti guarda l’infinito: qualcuno ha scritto opere stupende

guardando l’infinito”

Boasso: “..e poi ci sono i vari legami. I lagami, quelli che tengono uniti anche i vostri neu-

roni”

Studente: “No, no prof. I nostri neuroni sono solo due o tre, e basta che si tengano

per mano”

21

NOTE DISCIPLINARI -M. e G. giocano a carte durante la lezione, e per questo, vengono allontanati dalla classe. M. e B. non vogliono tornare in classe perché sostengono di voler finire la partita! -L’alunno S. C. lascia l’aula prima dell’orario di uscita dopo aver fotografato la lavagna con il cellulare sostenendo che avrebbe riesaminato la lezione a casa sua. -L’alunno A., assente dall’aula dalle ore 12.03, rientra in classe alle ore 12.57 con un nuovo taglio di capelli. -L’alunno M. dopo la consegna del pagellino da far firmare ai genitori riconsegna il pagellino firmato 2 minuti dopo. So-spetto che la firma non sia autentica. -L’alunno A. durante l’intervallo intrattiene dalla finestra dell’aula gli alunni dell’istituto imitando Benito Mussolini, munito di fez e camicia nera, presentando una dichiarazione di guerra all’istituto che sta dall’altra parte della strada. -L’alunno giustifica l’assenza del giorno precedente scrivendo “Credevo fosse domenica". -Non riesco ad interrogare M***** in quanto ogni volta lo chiami alla lavagna si alza e fugge in corridoio senza dare spiegazione alcuna. -P. non svolge i compiti e alla domanda “Per quale motivo?” risponde “Io c’ho una vita da vivere”. -L’alunno M. ha fatto l’ennesima scena muta dicendo che risponderà solo in presenza del suo avvocato. -L'alunno A non conosce ancora le norme corpontamentali e io mi sono stancato di rimirare le sue mutande arancio-ni,che indossa da ben 4 giorni. -Lo studente M. G. imita un noto comico della televisione. Trascrivo le testuali parole: "Buongiorno prof,non voglio farla arrabbiare oggi,sennò le sale la pressione e poi muore." Sconvolta, vado a chiamare la preside, ma lui cerca di trattenermi strattonandomi per un braccio e gridando "Adrianaaa!" Chiedo l'intervento dello psicologo scolastico. -L’alunno M. incita la classe a una crociata contro gli «infedeli » della classe accanto e si offre di fare l’ariete e sfondare la porta. Alle mie richieste di smetterla, mi risponde: «Dio lo vuole». -M*** simula il suono della campanella tramite il suo cellulare facendo uscire e consumare la merenda a tutta la classe alle ore 10.20 cioè venti minuti prima del reale intervallo. M*** scoperto motiva la bravata dicendo "Era l'unico modo per scampare all'interrogazione" e la classe mostra il suo consenso alzandosi e applaudendo il compagno. -L’alunno T. mangia una confezione maxi di Nutella a mani nude durante l’ora di epica. -F.M. durante la lezione di inglese chiama con il cellulare la propria madre,per decidere che pasta cucinare per pranzo.

Page 22: Onda d'urto Dicembre 2012

22

Il tempo nella letteratura greca

(continua)

Il poeta descrive la giovinezza come il

tempo in cui l’amore furtivo, i dolci

doni e il talamo risplendono in tutta la

loro lucentezza e la dolorosa vecchiaia,

che consuma gli animi con tristi affan-

ni, come causa di arresto di quel fugge-

vole desiderio di felicità scosso in noi

dalla gioventù. Se volessimo esprimere

con un paragone l’antitesi giovinezza-

vecchiaia potremo fare riferimento alle

stagioni e rappresentare la giovinezza

attraverso la primavera, la vecchiaia

attraverso l’inverno. L’una straordina-

ria, l’altra deplorevole; l’una in grado

di far rifiorire la vita, l’altra attua a di-

struggerla; l’una ricca di luce, l’altra di

un grigiore impenetrabile. La divergen-

za giovinezza-vecchiaia è il sigillo per-

sonale della tematica di Mimnermo e di

altri poeti della letteratura greca, dove

una volta terminata per l'uomo l'età del-

la giovinezza non resta nel panorama

desolato di una inappagata esistenza

altra via d'uscita se non la morte. Il

tempo nella letteratura greca non è

nient’altro che lo scorrere rapido di e-

venti che ti avvicinano sempre più a

quella penosa stagione quale l’inverno,

ovvero alla vecchiaia. Se ci atteniamo a

quanto appena detto e all’immaginario

greco arcaico, consiglierei a voi, lettori

grecisti o meno, di affrontare la vita con

piena e totale intensità in quanto il tem-

po disponibile a vivere con spensiera-

tezza e serenità risulta alquanto poco.

Agnese Carretto II A C

Il sapore di un ricordo

(continua)

Il sapore della madelaine gli aveva messo davanti un ricordo,

perché era lo stesso sapore della madelaine che sua zia Leonia,

durante la sua infanzia, gli offriva ogni mattina a Combray. Con

questo episodio, Proust spiega la differenza tra la “memoria vo-

lontaria”, cioè quella data dalla nostra intelligenza in termini

logici, e la “memoria spontanea”, quella sollecitata da una casu-

ale sensazione e che permette di vivere con contemporaneità

quel passato. Infine egli ha compreso che il tempo che si crede-

va perso è sempre vivo nei nostri ricordi e rimane vivo per l'eter-

nità. Secondo lui la vita non la si comprende nel momento in cui

la si vive, ma grazie al “tempo ritrovato”, cioè al ricordo, si può

trovare la sua vera essenza.

Giada Aliverti, 3CL

Il tempo nel tempo romano

(continua)

Queste affermazioni possono sembrare

pesanti, ma hanno la loro importanza, per-

ché diamo valore ad un evento passato

quando lo abbiamo superato. Così solo con la morte troviamo il sen-

so della nostra globalità. Questa riflessione può spaventare un po' i

giovani,ma da qui possiamo dire che dobbiamo essere noi a dare il

ritmo che vogliamo al tempo a nostra disposizione.

Per capire quanto Seneca sia utile, è necessario un confronto con le

esperienze personali, proprio perché può riflettere situazioni già vis-

sute da noi oppure invitarci a prendere cura di noi stessi, non pren-

dendo altro tempo, ma cercando di conoscersi meglio per crescere e

migliorarsi. Se non si è in buoni rapporti con il latino si può ascolta-

re la famosissima canzone di Jovanotti “Non m'annoio”, che tratta

dello stesso tema ma in una maniera più simpatica. In particolare

trovo bello quando dice che il tempo con i propri amici passa più

velocemente perché lo trascorriamo meglio.

Sarti Alberto VB SPP

Tradizioni culturali (continua)

Ecco, in Romania bambini ed adulti fanno la stessa cosa. La Vigilia di Natale, il giorno di Natale, il giorno di Santo Stefa-no, bambini ed adulti vanno di casa in casa a cantare canzoni di Natale (in rumeno colinde) per ricevere in cambio soldi

o, in alcuni casi, dolci. Questo periodo di canti natalizi è vasto ed in alcuni casi inizia con il primo di Dicembre. Parlando di Dicembre, sappiate che in Romania non si festeggia l’Epifania perché festeggiano San Niccolò il 6 Dicembre, giorno in

cui bambini ricevono giochi o carbone dolce nelle scarpe… Già, avete capito bene: nelle scarpe. Mentre qui si usa ap-

pendere la calza per l’arrivo della befana, in Romania si lucidano le scarpe e si mettono vicino alla porta, aspettando con ansia l’arrivo di San Niccolò.

Anche a Capodanno vi sono gruppi di adolescenti o adulti che vanno di porta in porta ma, in questo caso, non lo fanno per cantare –o almeno non solo-: infatti ognuno è vestito in modo diverso (orso, capra, zingaro) e balla, suona i sognali

o canta; i costumi e i balli cambiano di regione in regione ma lo scopo è lo stesso: portare fortuna e benessere per il prossimo anno a coloro che li guardano. Infine il primo giorno dell’anno i bambini vanno di casa in casa ad augurare

una buon anno agli abitanti, recitando versi o cantando, accompagnati da un campanellino.

Ovviamente queste non sono le uniche tradizioni della Romania, ma elencare le varie differenze fra questo Paese e l’Italia significherebbe scrivere un libro intero, perciò penso che questo possa bastare… Adesso sapete qualcosa in più

sulla cultura rumena. Emanuela Batir 2D Linguistico