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CULTURA / ARTE / SPETTACOLO PICCHI DI MEMORIA OPINIONI A CONFRONTO DA PAG. 9 Una mostra a Cogne racconta l’intimo rapporto di Primo Levi con le montagne. Dalle prime esperienze giovanili al legame con Sandro Delmastro, dalla Resistenza al difficile ritorno. Musei, Ferrara spicca il volo e apre i cantieri Nella lingua nemica A colloquio con Katja Petrowskaja: “Molte identità, una storia” La scrittrice ucraina ha scelto di esprimersi in tedesco, nella lingua dei persecutori, che ha appreso in età adulta, mettendo a segno un grande classico. A Pagine Ebraiche racconta come ha deciso di regolare i suoi conti con Forse Esther Capo di Stato e Capo di governo, strade diverse Le due Israele di Reuven e Bibi pagg. 4-5 a pagg. 2-3 a pagg. 32-33 a pagg. 6-7 AttraversaMenti in vista La Giornata dei Ponti Firenze capitale della cultura ebraica per il grande appuntamento di settembre. Centinaia di località in 32 paesi in tutta Europa offrono un programma ricco di occasioni di incontro. L’Italia ebraica apre le sue porte e invita ognuno a conoscere una componente irrinunciabile della società in cui viviamo, con la sua storia bimillenaria e valori che sono patrimonio di tutti. / pagg. 2-3 e nell’inserto Pagine Ebraiche – mensile di attualità e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane - Anno 7 | Redazione: Lungotevere Sanzio 9 – Roma 00153 – [email protected] – www.paginebraiche.it | Direttore responsabile: Guido Vitale Reg. Tribunale di Roma – numero 218/2009 – ISSN 2037-1543 | Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L.353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) Art.1 Comma 1, DCB MILANO | Distribuzione: Pieroni distribuzione - v.le Vittorio Veneto, 28 - 20124 Milano - Tel. +39 02 632461 euro 3,00 n. 9 - settembre 2015 | אלול5775 SHABBAT VAYELECH 19 SETTEMBRE 2015 MILANO 19.11 20.12 | FIRENZE 19.03 20.02 | ROMA 18.57 19.55 | VENEZIA 18.59 19.59 Giorgio Albertini L’anno ebraico appena concluso sotto la lente. Fatti e persone che hanno segnato il 5775, una stagione intensa e difficile per l’universo ebraico in Italia, in Israele e nel mondo. / pagg. 9-28 DOSSIER FOCUS SULL’ANNO SOLITUDINE Sergio Della Pergola PONTI David Bidussa DIALOGO Anna Foa COMPLICITÅ Anna Segre VALORI Francesco Lucrezi COERENZA Alberto Heimler SCELTE Renzo Bandinelli IDENTITÅ Davide Assael ANTISEMITISMO Luca Michelini GIOVANI Saul Meghnagi Non c’è futuro senza cultura Dalla stagione dei grandi festival alla lotta contro la demenza digitale

Transcript of Nella lingua nemica - Moked · di grande rilievo, in altri casi ci sono state rappresentazioni di...

CULTURA / ARTE / SPETTACOLO

PICCHI DI MEMORIA

OPINIONI

A CONFRONTODA PAG. 9

Una mostra a Cogne racconta l’intimo rapporto di Primo Levi con le montagne. Dalle prime esperienze

giovanili al legame con Sandro Delmastro, dalla Resistenza al difficile ritorno.

Musei, Ferrara spicca il volo e apre i cantieri

Nella lingua nemicaA colloquio con Katja Petrowskaja: “Molte identità, una storia”

La scrittrice ucraina ha scelto di esprimersi in tedesco, nella

lingua dei persecutori, che ha appresoin età adulta, mettendo a segno ungrande classico. A Pagine Ebraicheracconta come ha deciso di regolare i suoi conti con Forse Esther

Capo di Stato e Capo di governo, strade diverse

Le due Israele di Reuven e Bibi

pagg. 4-5

a pagg. 2-3

a pagg.

32-33

a pagg.

6-7

AttraversaMenti in vista

La Giornata dei PontiFirenze capitale della cultura ebraica per il grande appuntamento di settembre.

Centinaia di località in 32 paesi in tutta Europa offrono un programma ricco di occasioni

di incontro. L’Italia ebraica apre le sue porte e invita ognuno a conoscere una

componente irrinunciabile della società in cui viviamo, con la sua storia bimillenaria

e valori che sono patrimonio di tutti. / pagg. 2-3 e nell’inserto

Pagine Ebraiche – mensile di attualità e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane - Anno 7 | Redazione: Lungotevere Sanzio 9 – Roma 00153 – [email protected] – www.paginebraiche.it | Direttore responsabile: Guido Vitale Reg. Tribunale di Roma – numero 218/2009 – ISSN 2037-1543 | Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L.353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) Art.1 Comma 1, DCB MILANO | Distribuzione: Pieroni distribuzione - v.le Vittorio Veneto, 28 - 20124 Milano - Tel. +39 02 632461

euro 3,00

n. 9 - settembre אלול | 2015 5775

SHABBAT VAYELECH 19 SETTEMBRE 2015 MILANO 19.11 20.12 | FIRENZE 19.03 20.02 | ROMA 18.57 19.55 | VENEZIA 18.59 19.59

Gior

gio

Albe

rtini

L’anno ebraicoappena conclusosotto la lente.Fatti e personeche hannosegnato il 5775,una stagioneintensa e difficile perl’universo ebraico in Italia, inIsraele e nel mondo. / pagg. 9-28

DOSSIER

FOCUS

SULL’ANNOSOLITUDINE

Sergio Della Pergola

PONTIDavid Bidussa

DIALOGOAnna Foa

COMPLICITÅAnna Segre

VALORIFrancesco Lucrezi

COERENZAAlberto Heimler

SCELTERenzo Bandinelli

IDENTITÅDavide Assael

ANTISEMITISMOLuca Michelini

GIOVANISaul Meghnagi

Non c’è futuro senza cultura Dalla stagione dei grandi festival alla lotta contro la demenza digitale

Antropologi e sociologi hanno spes-so utilizzato la categoria dall’ambi-valenza nelle loro ricerche circa l’at-teggiamento delle maggioranze neiconfronti dello straniero. Dagli studidi Simmel in poi, polarità analitichecome attrazione e repulsione, vici-nanza e lontananza, amore e odio,sono spesso servite come assi con-cettuali con i quali costruire imma-gini complesse della diversità cultu-rale. Si è spesso trattato di contributidi grande rilievo, in altri casi ci sonostate rappresentazioni di maniera,intrise di romanticismo ingenuo. Agiudicare tuttavia da quanto sta ac-cadendo in Italia negli ultimi anni –e con un’accelerazione particolaris-sima in questi mesi – questo tradi-zionale approccio analitico alla di-versità sembra, almeno in un caso,assolutamente logoro e non più uti-lizzabile. Nei confronti di Rom, Sintie Caminanti (RSC), infatti, ogni alo-ne di romanticismo benevolo sembrascomparso dalla percezione comune,e delle vecchie coppie analitiche nonè rimasto che il polo negativo: la re-

pulsione appunto, e l’odio. Secondoi dati rilevati nel 2014 dal Pew Re-search Center, un istituto nonparti-san di ricerca con sede a Washin-gton, l’Italia è il paese europeo in cuisi registra la percentuale più alta digiudizi negativi nei confronti dellacomunità RSC: 85% degli intervistati,più di quattro italiani su cinque. Co-me spesso accade quando si parla dipregiudizio – e di antisemitismo –questa straordinaria unanimità ne-gativa non ha particolarmente biso-gno che il “nemico” costituisca dav-vero una presenza massiccia e in-combente. Al contrario, il pregiudiziopuò facilmente dilatare le dimensioni

del suo oggetto, mitizzarne la por-tata, e moltiplicare l’allarme senzatroppo riguardo per i dati reali. Eappunto questi ultimi, secondo le sti-me più recenti (2014) della Commis-sione Europea, dicono che fra i paesieuropei l’Italia comprende una quotacomparativamente fra le più bassedi Rom, Sinti e Caminanti: 0,25%

della popolazione totale, molto mi-nore che non la Svizzera, ad esem-pio, e meno della metà che non laFrancia. La Spagna, al contrario, mo-stra contemporaneamente la mag-gior presenza e la minor quota di at-teggiamenti pregiudizialmente nega-tivi. D’altra parte, quanto poco nelnostro paese si sappia – di concreto,preciso e reale – sul tema Rom è di-mostrato da una ricerca condotta nel2008 dall’ISPO - Italiani, Rom e Sintia confronto – dalla quale risultavache la quota di intervistati che ri-spondevano correttamente a una se-rie di domande elementari riguar-danti i Rom, non superava lo 0,1%,

cioè, praticamente, una scatola vuo-ta.Rispetto ad ogni speranza di infor-mazione attendibile, poi, la campa-gna politico-mediatica di questi mesicostituisce l’esatto contrario, fatta co-me è di slogan urlati, falsità concla-mate e razzismi bipartisan che nonavvertono neanche più il pudore ri-tuale del mascheramento: dagli eser-cizi di apartheid fai-da-te come nelcaso dell’autobus per soli Rom pro-posto dall’amministrazione (di sini-stra) di un paese vicino Torino, aideliranti discorsi di odio dei razzistiprofessionisti della destra. Tutti uniti,costoro, a denunciare il “buonismo”

/ P2 POLITICA / SOCIETÀ

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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraiche

LE COMUNITÀ RSC IN ALCUNI PAESI EUROPEI(% sulla popolazione totale)

Spagna 1,63

Grecia 1,55

Francia 0,62

Svezia 0,53

Austria 0,42

Svizzera 0,38

Regno Unito 0,36

Belgio 0,28

Italia 0,25

Germania 0,13

fonte: European Commission : Roma Integration- 2014

0 0,5 1,0 1,5 2,0

Pregiudizio, i politici primi responsabili

Il finanziamento per il Meis? Unfatto di eccezionale significato.La rotta indicata dal ministro Da-rio Franceschini, che ha così com-mentato lo stanziamento di settemilioni di euro da destinare al Mu-seo Nazionale dell'Ebraismo Ita-liano e della Shoah di Ferrara, èun chiaro segnale a tutta l'Italiache guarda con interesse e parte-cipazione ai valori testimoniati dal-la minoranza ebraica. Ne è consapevole Massimo Mai-sto, vicesindaco e assessore allaCultura della città emiliana (oltreche membro del cda del Meis),che a Pagine Ebraiche racconta:“Questa decisione, assunta all'in-terno del Piano Strategico GrandiProgetti Beni Culturali, è impor-tante per due motivi. Il fi-nanziamento in sé, signifi-cativo come valore econo-mico. Ma anche il ricono-scimento del ruolo svoltodal nostro museo a livellonazionale e internazionale:la riprova nel fatto che il Meiscompare al fianco di eccellenzeitaliane come Museo degli Uffizie Colosseo”. Onori, ma anche oneri. “Natural-

mente – sottolinea Mai-sto – tutto questo impo-

ne un'accelerazione, anche da par-te nostra, per portare a compimen-to la governance e stabilire un pro-getto museale definitivo”. Ma i se-gnali sono incoraggianti, insiste,

“anche perché sono ormai due an-ni che le cose stanno andando inun certo modo”. Maisto cita tra glialtri un precedente stanziamentovoluto dal ministro Bray e l'appaltoper i lavori in corso d'opera nelgiardino e nella struttura centrale

denominata “Lotto C”. Proprio in giardino saranno ospi-tate quattro strutture in vetro, checomporranno la narrazione mu-seale. Mentre il “Lotto C”, una vol-ta completato, fungerà da spazioespositivo e da sede del centro di

documentazione e biblioteca. Lostanziamento avallato da France-schini servirà invece per costruire,ex novo, il volume vitreo che sor-gerà davanti ai Rampari di SanPaolo, sul lato opposto rispetto al-l'attuale ingresso. Uno degli ele-

Ferrara, il futuro prende formaAl Meis cantiere aperto e nuovi progetti da realizzare. Con la benedizione di Franceschini

ATTEGGIAMENTO SFAVOREVOLE VERSO LE MINORANZE IN ALCUNI PAESI

(% sfavorevoli)

Rom Musulmani Ebrei

Italia 85 63 24

Francia 66 27 10

Grecia 53 53 47

Regno Unito 50 26 7

Polonia 49 50 26

Germania 42 33 5

Spagna 41 46 18

fonte: European Commission : Roma Integration- 2014

ú–– Enzo Campellisociologo

u Nell'immagine in alto a sinistra un momento dell'ultima edizione della Festa del Libro Ebraico in Italia, che richiama ogni primavera

migliaia di visitatori nella città estense. A destra un tour nei luoghi dell'ebraismo ferrarese. Nell’immagine piccola il vicesindaco Maisto

irresponsabile, a dire finalmente “lecose come stanno” contro le finzionie l’ipocrisia, con pronunciamenti ingenere preceduti da quelle locuzionitemibili come “io non sono razzistama...”, oppure “diciamoci la verità...”,che i lettori di questo giornale co-noscono bene. Fra i dati assenti dal“dibattito”, il fatto ad esempio chedelle circa 180.000 persone che co-stituiscono la variegata comunitàRSC presente in Italia, meno di unquarto (23% circa) sono quelle che– secondo le parole di uno dei piùattivi imprenditori dell’odio di questomomento - “fanno i loro porci co-modi” nei campi, mentre la grandemaggioranza vive, lavora e va a scuo-la proprio come tutti gli altri. Oppureil fatto che dei famosi campi – luogo(o piuttosto non-luogo) di soppres-sione dei diritti umani e civili – leorganizzazioni rappresentative RSCchiedono da tempo la chiusura. Il 9giugno 2015 è stata resa nota la sen-tenza emessa il 30 maggio dal Tri-bunale di Roma che – accogliendol’azione legale promossa dall’Asso-ciazione 21 Luglio e dal Centro eu-ropeo per i Diritti dei Rom (ERRC)- ha riconosciuto il carattere discri-minatorio dei “campi nomadi”. “Deveinfatti intendersi discriminatoria - silegge nella sentenza - qualsiasi solu-zione abitativa di grandi dimensionidiretta esclusivamente a persone ap-partenenti ad una stessa etnia, tantopiù se realizzata, come nel caso del-l’insediamento sito in località La Bar-

buta, in modo da ostacolare l’effettivaconvivenza con la popolazione lo-cale, l’accesso in condizioni di realeparità ai servizi scolastici e socio-sa-nitari e situato in uno spazio dove èposta a serio rischio la salute dellepersone ospitate al suo interno”. È sperabile che questa sentenza in-terrompa la politica iniziata conl’“emergenza nomadi’ del 2008 e

continuata sul terreno pressochéesclusivo della sicurezza e della se-gregazione, per essere trasferita de-finitivamente su quello dei diritti, ilsolo che possa garantire risultati du-revoli. Trasferire il discorso sul piano deidiritti piuttosto che sulla violenza re-pressiva a base etnica non significaaffatto, naturalmente, trascurare – etanto meno negare – le caratteristi-che negative della situazione presen-te, quelle cioè che i luoghi comunitrasformano in verità assolute e omo-loganti, incondizionatamente valide

per “tutti” i Rom: la criminalità, gliscippi e il borseggio, lo sfruttamentodi minori indotti all’accattonaggio,la vicinanza sgradita che genera di-sagio emotivo. Ma ciò che è proprioe costitutivo dei diritti è il fatto cheessi vanno garantiti a tutti, e a tuttiin ugual misura senza sospensioni ogradazioni precostituite: è precisa-mente a questa condizione e su que-

sta base che è legittimo esi-gere la contropartita dei do-veri. Ed è precisamente que-sta la base finora mancata.Dal febbraio del 2012, su espli-cita pressione degli organismi euro-pei che ne hanno infinite volte stig-matizzato i ritardi, l’Italia ha adottatola Strategia nazionale di inclusionedei Rom, Sinti e Caminanti (SNIR).La Strategia prevede che sia deman-data ai “Tavoli regionali” la program-mazione dei piani regionali di inclu-sione, ma nel febbraio 2015 risultanoattivi 10 tavoli regionali sui 20 pre-

visti (Umbria, Toscana, Emilia-Ro-magna, Molise, Liguria, Marche, Pie-monte, Calabria, Campania, Lazio).In tre casi su dieci, inoltre, all’istitu-zione non ha fatto seguito alcuna at-tività: in Umbria e Liguria l’organi-smo ha proceduto a una sola riunio-ne di tipo istitutivo, mentre nel Laziol’organismo istituito non si è mai ne-anche riunito. L’assenza più signifi-

cativa si registra proprio nelle cin-que regioni in cui la presenza

di Rom è quantitativamentepiù significativa. Tutto ciòfa sì che gli organi di go-

verno locale siano incondizioni di mettere

in atto politiche lar-gamente autono-me e assai spesso

dissonanti rispettoai principi ispiratori

della SNIR. Gran parte dellapolitica di questi anni si èinsomma tradotta – almenoper quanto riguarda il 23%di Rom, Sinti e Caminantiche vivono nei campi - in in-

sediamenti forzati, in sgomberialtrettanto forzati e nell’esclusionepregiudizievole e radicale da interesfere di diritti umani e civili. Con-temporaneamente sono state assainumerose le violenze organizzate,preferibilmente nella forma di attac-chi incendiari, contro campi e ba-racche. Molto poco, insomma, è sta-to concretamente fatto in questi anni,se si lasciano da parte i buoni affari

di alcuni, come stanno mostrandoin particolare le vicende perseguitein questi mesi dall’autorità giudiziariain tema di migranti e di Rom. A pro-posito di questi ultimi, il pregiudizio,le politiche segregative, l’omologa-zione negativa, il rifiuto opposto allapossibilità di forme di vita alternativasono la radice prima della difficile si-tuazione che stiamo vivendo. Ma inrealtà, più ancora che una manife-stazione di pregiudizio “della gentecomune”, si tratta di una questioneassolutamente politica. Sui 443 ha-te speechs, i “discorsi di odio” cen-siti dall’Osservatorio dell’Associa-zione 21 luglio nel 2014, addirittural’87% è stato pronunciato da espo-nenti politici. Sarebbe un erroreimperdonabile – anche se eserciziotranquillizzante e consolatorio -considerare quello che sta acca-dendo come semplice farneticazio-ne di “normale” razzismo. Stiamo invece assistendo ad unesperimento di costruzione in vitrodi un capro espiatorio, sul quale ri-versare indubbie difficoltà struttu-rali e del quale servirsi per legitti-mare strategie politiche e guada-gnare visibilità e spazio. È questoil senso della colpevolizzazione col-lettiva di una intera minoranza chesi sta cercando di realizzare sottoi nostri occhi. E, ancora una volta,di simili processi e dei pericoli ter-ribili che portano con sé, i lettoridi questo giornale ne sanno qual-cosa, più di ogni altro .

C'è chi vi ha sciacquato i panni

della lingua italiana. E c'è chi

continua a rimirarlo languido al

tramonto.

Fosse solo per la lunghezza sa-

rebbe da classificare tra i corsi

di media importanza. Ma guai a

fidarsi delle impressioni perché

tutti, prima o poi, si sono dovuti

confrontare con il suo incom-

mensurabile peso specifico.

L'Arno e i suoi ponti, simbolo di

una città – Firenze – che sta tor-

nando a recitare il ruolo che le

compete nella storia, non solo

capitale di bellezza, ma anche

luogo internazionale di incontro

e di risoluzione di

controversie.

Proprio Firenze sa-

rà città capofila

per l'Italia nella

prossima edizione

della Giornata Eu-

ropea della Cultura Ebraica, che

si propone al pubblico con un te-

ma particolarmente attuale:

Ponti e AttraversaMenti.

L'appuntamento è per domenica

6 settembre: 72 le località terri-

toriali coinvolte, 30 invece i paesi

europei che saranno protagonisti

con incontri, concerti, mostre,

tavole rotonde.

“Tante le possibili de-

clinazioni per un te-

ma complesso e affa-

scinante. Sono certo

che anche questa

Giornata si rivelerà

all'altezza” sottolinea

Roberto Jarach (nell'immagine a

destra), vicepresidente UCEI con

delega alla manifestazione.

Molteplici i fronti aperti anche

su scala nazionale. Jarach coglie

in particolare un fatto, ed è la

conferma dell'attivismo di centri

del Meridione dove la cultura

ebraica torna a intercettare cu-

riosità e interesse. “Segnali im-

portanti, altamente strategici.

Anche perché – afferma – dopo

tanti anni un po' di stanchezza è

inevitabile”.

Cos'è dunque un ponte? Per Sara

Cividalli, presidente della Comu-

nità fiorentina (nell’immagine a

sinistra), l'esperienza locale aiuta

a capire. “Firenze – dice – è come

un grande mosaico. O meglio, un

puzzle composto da moltissimi

pezzi strettamente incastrati.

Ogni pezzettino è un ponte verso

tutti quelli che lo circondano”.

Per Jarach, essere ponte vuol di-

re rispondere a un bisogno di co-

noscenza “largamente diffuso”.

Ma è anche affrontare nel modo

giusto le sfide più incalzanti della

quotidianità. A partire dall’acco-

glienza. Numerosi, guardando al-

l'ambito ebraico, gli esempi po-

sitivi. L'appartamento che la Co-

munità di Firenze ha messo a di-

sposizione di alcuni profughi, pri-

ma realtà a rispondere a un in-

vito formulato in tal senso da Pa-

lazzo Vecchio. La raccolta di beni

primari coordinata dagli ebrei di

Genova per prestare soccorso ad

alcuni migranti cui mancava pra-

ticamente di tutto. La straordi-

naria prova di solidarietà offerta

da Binario 21 e da diverse anime

dell'ebraismo milanese. Un impe-

gno promosso e toccato con ma-

no dallo stesso Jarach, che del

Memoriale lombardo è vicepre-

sidente. “Costruire ponti – con-

ferma – è anche questo”.

a.s.

POLITICA / SOCIETÀ / P3

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pagine ebraiche n. 9 | settembre 2015 2015

menti che si annuncia tra i più af-fascinanti del museo. “Ferrara, come tutte le città di cul-tura, ha grandi slanci di generositàma anche profonde diffidenze.Tanto che negli scorsi anni ci sonostati ferraresi che si sono chiesti:non è che il Meis sarà l'ennesimaincompiuta? La mia sensazione –spiega il vicesindaco – è che questediffidenze siano state pienamentesuperate con i fatti”. L’opera di comunicazione delMeis, prosegue Maisto, non potràinoltre prescindere da uno strettorapporto di collaborazione con laComunità ebraica ferrarese e daun lavoro di recupero e promo-zione del suo patrimonio culturalee religioso, fortemente colpito dalsisma di tre anni fa. “Serve – conclude – un lavoro co-stante di valorizzazione dell'iden-tità ebraica cittadina, parte impor-tante del nostro passato e del no-stro presente. Non è un caso cheproprio a questo tema sia dedicatauna nuova iniziativa lanciata adaprile: 'Museo Ferrara', progettoche è al tempo stesso diffuso e on-line”.

Adam Smulevich

Una Giornata per i Ponti e la Cultura

LA COMUNITÀ ROM, SINTI E CAMINANTI (RSC) IN ITALIA:

circa 180.000 persone, 0,25% della popolazione totale;

circa il 50% ha cittadinanza italiana;

circa il 23% (40.000 persone) vive nei “campi”;

circa il 3% mantiene uno stile di vita itinerante;

il 60% ha fino a 18 anni;

circa 15.000 i minori nati in Italia privi di cittadinanza

Fonti: European Commission: Roma Integration- 2014 Associazione 21 luglio: Rapporto annuale 2014

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fatti i suoi interlocutori. “Non ca-pisco, in ogni presentazione ci sonoregole che vanno rispettate, va la-sciato un certo spazio agli autori,ma quei due non facevano che par-larmi addosso. Non parlavano nep-pure con me, ma solo di me. Anzi,di se stessi, a voler essere sinceri”.Spaventa, Katja Petrowskaja, ma

incontrandola finalmente senza in-torno le decine di persone che lacercano per un autografo, per unaparola, per una domanda ancora,si scopre una persona che non hapaura di dare risposte brutali e maiscontate, e che fa precedere ogniparola da lunghissimi silenzi, inter-vallati da sorrisi aperti quanto im-

provvisi e fugaci.

Forse Esther passa da un successo

all’altro. Sei contenta?

Sì. No. Non lo so, sono esausta...E poi mi fa uno strano effetto, ora,sentire i mille discorsi su di me, suquello che ho scritto, su cosa vo-levo dire.

Non ti ci ritrovi?

A volte, certo. E dicono cose belle,anche commoventi, riescono ad-dirittura a farmi piangere... Ma so-no talmente tante parole, e ragio-namenti, e perché ho scritto inquesto modo, e come mai in tede-sco, e confronti con grandi autori,e io non lo so se hanno ragione,

INTERVISTA

Molte identità, una storiaLa scrittrice Katja Petrowskaja: “Il passato vive come vuole, riesce solo a non morire”.

“Gesticolavo, esclamavo, schiudevo le labbra,

mi cimentai con lo Shemà Israel, più e più

volte, Shemà Israel, quasi non avessi mai par-

lato in vita mia, agitavo l’aria, Shemà Israel,

volevo tanto che mi udissero, mettevo alla

prova la mia lingua, il mio linguaggio, cercai

di raccontare le storie, di tradurle nel mio

tedesco di straniera, raccontai le storie, l’una

dopo l’altra, ma non riuscivo a

sentire ciò che io stessa anda-

vo dicendo”.

È paradossalmente proprio nel

capitolo “Rosa e i muti”, che

Katja Petrowskaja scrive in

modo esplicito del suo rappor-

to col linguaggio, del suo ten-

tativo quasi disperato di comu-

nicare. Un legame strettissimo con la lin-

gua, intrecciato alla storia di una famiglia

che per sette generazioni - così raccontava

sua madre - ha insegnato a parlare ai bambini

sordomuti in un ineludibile sforzo di comu-

nicare, perché “Chi ha voce ha anche voce in

capitolo”. Il problema della lingua compare

in ogni pagina, l’essere sordomuti è parago-

nato a una pagina bianca - la libertà di far

propria ogni lingua e ogni storia.

“Ai miei occhi il nostro ebraismo fu sempre

sordomuto, così come ebraica rimase la con-

dizione di sordomuti”.

E, più avanti: “Volevo scrivere in tedesco, a

qualsiasi prezzo”. Avventurarsi quasi tren-

tenne nel tedesco è una prosecuzione della

lotta contro il mutismo,

in una ricerca specula-

re e parallela a quella

del fratello, che con-

temporaneamente ini-

zia a studiare l’ebraico.

“Lui aderì all’ebraismo

ortodosso - un fulmine a ciel sereno, pensam-

mo tutti, mentre io mi innamorai di un te-

desco (...) L’ebraico di mio fratello e il mio te-

desco ci cambiarono la vita, a nostro rischio

e pericolo.” Una decisione, quella di Yochanan

Petrovsky-Shtern, che lo porta a dedicare

Grande e immediato è stato il successo di Forse Esther, opera prima

con cui Katja Petrowskaja ha vinto nel 2013 l’Ingeborg Bachmann Prize.

Nata a Kiev nel 1970, di madrelingua russa, la Petrowskaja ha studiato

Lettere e Slavistica in Estonia, all’Università di Tartu, e dopo aver fatto

ricerca sia a Stanford che alla Columbia University, si è laureata a Mosca.

Trasferitasi a Berlino quasi trentenne ha iniziato a lavorare come gior-

nalista prima per una testata russa e poi per le tedesche Neue Zürcher

Zeitung e Taz. Una borsa di ricerca della Fondazione Robert Bosch, ot-

tenuta proprio per realizzare la sua opera prima, le ha permesso di

portare un capitolo di Vielleicht Esther a Klagenfurt, per l’Ingeborg Ba-

chmamm e di pubblicare il libro nel 2014. È dello stesso anno, per Adel-

phi, la traduzione di Ada Vigliani, una delle prime pubblicate. Forse

Esther, che Petrowskaja ha scelto di scrivere in tedesco, lingua appresa

alla soglia dei trent’anni, racconta la storia di una famiglia in cui si in-

trecciano radici ebraiche russe, ucraine e tedesche. La sua famiglia.

Accolto dalla critica come un capolavoro, il libro ha ottenuto una no-

mination al premio della Fiera del libro di Lipsia e l’Aspekte-Literatur-

preis, e nel 2015 il premio Ernst Toller, il Premio Strega Europeo e il

premio Adelina Della Pergola dell’Adei-Wizo.

ú–– Ada Treves

È durissimo il primo impatto conKatja Petrowskaja, pluripremiataautrice di Forse Esther, opera primache dopo il prestigioso IngeborgBachmann Prize ha ricevuto nu-merosi riconoscimenti in tutta Eu-ropa. La sua risposta alla richiestadi un’intervista arriva nel giro dipochi minuti, e non lascia spazioa malintesi: “Grazie per la mail. Sa-rei felice di parlarti, è un grandeonore essere intervistata dal tuogiornale. Ma devo avvertirti chenon mi sento assolutamente ebrea,non ho idea delle tradizioni... inol-tre non ho mai fatto parte di unacomunità e sono cresciuta comeuna figlia del regime sovietico. Sepensi che possa interessare lo stes-so possiamo parlarci, ma non pos-so fingere di essere qualcosa chenon sono”. Non esattamente quelloche ci si aspetterebbe dall’autricedi un libro che racconta i percorsidi una famiglia ebraica, la sua fa-miglia, nei vicoli bui del Novecen-to. Volendo fare una battuta si po-trebbe parlare di resistenza all’ana-lisi, ma l’intensità della Petrowskajae la sua spiazzante schiettezza nonlasciano spazio a leggerezze o af-fermazioni semplicistiche. Il tempopassato con lei è fatto di lunghi si-lenzi, dovuti sia a un’enorme stan-chezza che a una necessità profon-da di raccontare la verità, che spes-so si rivela sorprendente.Una verità che attraverso la rico-struzione della storia della sua fa-miglia intraprende un viaggio a ri-troso nel Novecento, percorrendole strade già attraversate dall’in-treccio di culture e di linguaggi -polacco, russo, ucraino, yiddish edebraico - di cui sono composte lesue radici. Forse si chiamava Estherquella bisnonna che nel 1941, aKiev, chiese fiduciosa a due soldatitedeschi la strada per Babi Jar, poisede del massacro di decine di mi-gliaia di ebrei ucraini, ricevendocome risposta una rivoltellata di-stratta. Forse viene da lì quella suadurezza che non risparmia nessu-no, a partire da se stessa, che è evi-dente anche negli incontri pubblici.Come quando in uno dei grandispazi del Salone del Libro di To-rino non nasconde il fastidio peruna presentazione di Forse Estherche non pare centrata su quelloche il suo libro vuole raccontarequanto sulla rappresentazione dilei e della sua storia che si sono

Nella lingua del nemico

KatjaPetrowskajaFORSE ESTHER Adelphi

Gior

gio

Albe

rtini

alla fine. E a volte no, non mi ciritrovo.

In molti hanno scritto che il tuo libro

ricorda Austerlitz di Sebald, che a sua

volta è considerato l’unica apparizio-

ne di grande rilievo nella letteratura

di lingua tedesca dopo Thomas Ber-

nhard. Non è poco. E non è l’unico

grande scrittore che è stato citato

facendo riferimento a Forse Esther.

Posso confessarlo? Io non li ho letti.Non ho letto nessuno di tutti queigrandi libri che tutti si aspettanoio abbia letto. Non ho letto nulladi Primo Levi, per esempio. È ter-ribile? Non dovrei dirlo, lo so, mada qualche parte ho la consapevo-

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pagine ebraiche n. 9 | settembre 2015 2015 INTERVISTA

all’ebraismo la sua vita, scelta che la sorella,

in Forse Esther, descrive come “poco ponde-

rata, e nondimeno logica. Insieme, mio fra-

tello ed io riequilibrammo, mediante queste

lingue, il rapporto con le nostre radici”. E no-

nostante moltissimo sia scritto nel libro,

quando Katja Petrowskaja parla del suo rap-

porto con la lingua resta il sapore di qualcosa

di non risolto: “Ho il diritto di de-

cidere chi sono. E il mio gesto di

libertà è stato scrivere in un’altra

lingua per potere allo stesso tem-

po essere e non essere me stessa,

proprio perché non è logico che

io scriva in tedesco. Se avessi

scritto in russo tutto sarebbe di-

ventato la storia delle sofferenze

degli ebrei e anche forse la storia delle incre-

dibili vittorie dei sovietici durante la lotta

contro gli invasori tedeschi... è un libro nato

dai ricordi, dalla memoria, un prodotto del-

l’ultima generazione sovietica. Scritto in te-

desco, invece, è diventato un’altra cosa”. “Ma

si sente che è il tedesco di una straniera, è

complesso da tradurre - racconta Ada Viglia-

ni, cui si deve la versione italiana di Forse

Esther - è un linguaggio in cui è sempre molto

forte anche la presenza del russo”.

Ed è stato certamente impegnativo tradurre

i tanti neologismi, ricostruire i frequenti ri-

ferimenti alla grande letteratura russa, lavo-

rare su una struttura della lingua pesante-

mente paratattica, e anche convivere con un

certo senso di straniamento che, come rac-

conta Vigliani, è dovuto proprio

alla evidente volontà di giocare

con un linguaggio che però non

è quello parlato sin dalla nascita.

E durante un incontro avuto con

tutti i traduttori che stavano la-

vorando sul testo, “interessantis-

simo, anche se purtroppo la mia

traduzione era già finita”, la Pe-

trowskaja ha detto chiaramente che se aves-

se scritto in russo sarebbe stato un altro li-

bro, definendo il tedesco “la lingua della di-

stanza”. Inevitabile chiederle allora se ha fun-

zionato: “In realtà è tutta un’illusione. La lin-

gua non ha davvero dato la distanza che pen-

savo... contavo su una distanza emotiva, ma

ho ottenuto solo di raccontare storie che im-

provvisamente, visto che le scrivevo in una

lingua che non è la mia, potevo sentire come

meno personali”.

E Ada Vigliani dei giorni passati a confrontarsi

con la Petrowskaja ricorda in particolare la

forza con cui l’autrice ha insistito sulla sua

fortissima volontà di utilizzare il tedesco per

la scrittura - come ha scritto in Forse Esther

- considerata una lingua su cui accanirsi “ac-

campando diritti da potenza occupante, e io

lo volevo, quel potere, quasi a dar l’assalto

alla fortezza e gettarmi a corpo morto contro

gli spari dalla feritoia, à la guerre comme à

la guerre, quasi il mio tedesco fosse la con-

dizione per giungere alla pace; il tributo di

sangue fu considerevole e le perdite insen-

sate e senza pietà, come è consuetudine da

noi, ma se addirittura io uso il tedesco, allora

davvero nulla e nessuno è obliato, e persino

le poesie sono permesse, e la pace sulla terra.

Il mio tedesco, verità e illusione, la lingua del

nemico, era una via di fuga, una seconda vita,

un amore che non passa mai perché lo si con-

quista, offerta e dote, come se avessi resti-

tuito a un uccellino la libertà.”

a.t. twitter @atrevesmoked

terna è il russo.

Sì, ho scritto in tedesco, non è lamia lingua. È anche l’unica cosa fit-tizia del libro. L’ho imparato atrent’anni e i miei genitori non locapiscono. Per loro - e forse ancheper me - si tratta della lingua delnemico. Ma è stato anche un modoper andare incontro alle mie radici,così come mio fratello ha studiatol’ebraico, si è riavvicinato all’ebrai-smo. Se avessi scritto nella mia lin-gua materna sarebbe stato una sor-ta di memoria, in fondo è un libromolto intimo. Scrivendolo in tede-sco ho potuto allontanarmene. Èil mio tentativo di gestire idee chesono insopportabili. Sono parte del-la mia storia, ma sono insopporta-bili anche quando le consideriamoStoria.

Hai detto che il tedesco è l’unica cosa

fittizia del libro. Quanto c’è di vero

nel tuo romanzo?

Tutto. Assolutamente tutto.

Sono storie divise in capitoli, diversi

anche per lo stile che hai usato.

Quando lo hai scritto avevi ben chia-

ro da subito cosa volevi raccontare?

Non lo so. Andavo cercando i pez-zi della mia storia. Ho raccontatoquello che trovavo, quando lo tro-vavo e anche come lo trovavo. Perme qualsiasi strumento era buono...forse è per questo che sono diversi.Sono davvero diversi?

Posso chiederti perché hai scritto

Forse Esther?

Non sapevo cosa fare...

Scriverai un altro libro?

Non lo so.

ú– DONNE DA VICINO

RobertaRoberta Anau è la fondatrice, ilbraccio e la mente di un’azienda fo-restale agrituristica del Canavese.Abita in una ex miniera di pirite, ab-bandonata da tempo, in cui ai cri-stalli brillanti e alle distese rossiccedi materia rugginosa, si è andata so-stituendo una esplosione vegetalefatta di alberi da frutta, fiori e bac-che; una realtà sfiorata quasi quoti-dianamente dalla vita selvatica,respinta senza molto successo aimargini.

Ha rinunciato alla vita “addomesti-cata” per cavalcare le onde di quellache definisce “la mia terza vita, l’ul-tima credo, a meno che uno tsunamila venga a sconvolgere come solo levicende umane sanno fare (e hannogià fatto). Ora, come dice ForrestGump, sono un po’ stanchina, acausa delle mie vite precedenti;prima c’è stata Ferrara che mi ha im-printata vigorosamente di ebreitu-dine all’italiana, nel mentre lacampagna estiva piemontese mi hafatto conoscere, oltre al dialetto, orti,campi e bestiame; poi ci sono statiTorino e l’insegnamento pieno dipassione e sacro fervore politico”.Roberta parla di sé con ironia: “Misembra di essere sempre stata sog-getta a sobbollimenti interiori chenon mi hanno lasciato mai in pace,immersa in un eterno pilpul con mestessa e con i miei antenati, con cuiho discusso a lungo, scrivendo diloro”.Conclude: “Mi sono sentita spessocome una Vispa Teresa ebrea, saltel-lante con il suo retino per farfalle,alla ricerca della tradizione, e spessodistratta da altri miraggi sfavil-lanti”. Alla Miniera vive di natura:piante, animali e cibo. Di notte arri-vano cinghiali, caprioli e lepri, digiorno cucina le ricette ebraiche dellamamma e della nonna. “Ho appreso,tramite naso e bocca, i piatti delle fe-stività, in un miscuglio piemonteseferrarese sefardita aschkenazita ‘ital-kita’, li ho restituiti al popolo allamia maniera, qui chez moi, primagratis poi a pagamento! Dichiaro dinon avere dentro di me alcun gene ditipo commerciale e di essere vera-mente un’ebrea terra terra, in ogniaccezione si voglia intendere”.

ú–– Claudia De BenedettiConsiglieredell’Unionedelle ComunitàEbraiche Italiane

lezza di aver scritto Forse Estheranche per questo, proprio per nondoverli leggere.

Il primo premio che hai vinto è l’In-

geborg Bachmann Prize, che viene

assegnato a un’opera prima in lin-

gua tedesca. Ma la tua lingua ma-

Gior

gio

Albe

rtini

Ritratti di Giorgio Albertini

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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraicheERETZ / ECONOMIA / ORIZZONTI

Alcune questioni di prospettivasi impongono. L’area geopoliticaeuro-mediterranea, subsaharianae mediorientale, tenuto conto chesi tratta di una macroregionemolto ampia e differenziata, lecui dinamiche ci interessano perl’ovvio motivo che l’Italia ne èparte, è destinata nel corso di

dieci anni a subire ampi, se nondrastici, cambiamenti. A partiredal versante economico il quale,immediatamente, si riflette suquello sociale e, quindi, politico.Non abbiamo la sfera di cristalloma alcuni meta-trend sono in-tuibili già da adesso. La condi-zione di persistente instabilità,avviatasi con il declino delle“primavere arabe” e l’esauri-mento delle sovranità nazionali,non può proseguire immutata.In altre parole: se permarrannoaree di turbolenza, come prevedi-bilmente nel caso dell’ampia re-

gione del Sahel, dove la persi-stenza dei movimenti islamistirimane legata al lucro da rapinache deriva dalla presenza di in-vestitori cinesi e del sud-est asia-tico, oltre che dai proventiderivanti dai copiosi traffici ille-gali, l’ipotesi di una stabilizza-zione della regionesiriaco-irakena dipenderà dal-l’esito del confronto tra Iran eArabia Saudita. Il primo, con ilmutamento di condotta dell’am-ministrazione americana e l’atte-nuazione del regimesanzionatorio, si avvia a raffor-

zare il suo ruolo di partner isti-tuzionale anche con l’Europa.Due sono i poli dello scambio:petrolio contro mercato interno.Mentre Teheran vive grazie alleesportazioni il paese è un mer-cato di grandi potenzialità, alquale guardano con attenzionegli stessi americani (come peral-tro già sta avvenendo con Cuba).L’Arabia Saudita, per parte sua,dovrà definire il suo ruolo ri-spetto alle dinamiche in corso nelmondo sunnita, del quale, attra-verso il wahabismo, tira le filedei gruppi più radicali. All’oriz-

zonte c’è l’attenuazione dellacrescita cinese, che caratterizzerài tempi a venire, le difficoltà cre-scenti della Russia di Putin e ilrafforzamento della Turchia diErdogan, la cui politica neo-otto-mana e anti-iraniana ha pre-miato, ad oggi, la premiershipautoritaria di quel paese. In que-sti processi, giocandosi un po’ iltutto per tutto, si è inseritol’Egitto di Al-Sisi. Il rais cairota punta al consolida-mento del suo potere, negli annia venire, anche sfruttando il rad-doppio del Canale di Suez (dauna cinquantina ad un centinaiodi navi al giorno, dimezzando itempi di attraversamento), inau-

Provengono entrambi dallo stessopartito, il Likud, sono entrambiuomini di destra ispirati al sioni-smo di Zeev Jabotinsky, ma il Pri-mo ministro Benjamin Netanyahue il Presidente di Israele ReuvenRivlin rappresentano due modi difare politica molto diversi e pro-babilmente sempre più lontanil'uno dall'altro. “Netanyahu è unabile animale politico, un grandepopulista”, spiega il demografoSergio Della Pergola mentre “Ri-vlin, una volta eletto, è diventatoun vero uomo di Stato. Insiemesono una interessante rappresen-tazione di due identità civili cheprovengono dalla stessa matrice”,il Likud. E queste due identità so-no sempre più propense allo scon-tro, come dimostra la critica mossada Rivlin a Netanyahu rispetto al-l'atteggiamento adottato con gliStati Uniti sull'accordo iraniano: ilPresidente, nonostante condividala preoccupazione per l'intesa si-glata dalle potenze internazionalicon Teheran, ha pubblicamenteinvitato il suo capo di governo adabbassare i toni con Washington,a non cercare a tutti i costi lo scon-tro con il presidente Usa BarackObama. Perché in questa sfida, ilmessaggio di Rivlin, chi esce mag-giormente danneggiata è Israele. Ma è sul fronte interno che le di-stanze tra i due sono sempre piùevidenti, nella modalità di confron-tarsi con le fratture che si stannocreando all'interno della societàisraeliana, il cui tragico segno ècomparso lo scorso agosto: i dueattentati, al gay pride di Gerusa-lemme e alla casa palestinese diKfar Duma, hanno portato nuo-vamente alla ribalta il tema del-l'estremismo o del “terrorismo

ebraico”, come lo ha definito Ne-tanyahu. “È stato creato un climache ha garantito indulgenza versoquelle che sono state ingenuamen-te definite 'erbacce' – ha dichiaratoRivlin, contraddicendo chi rispettoai due attacchi parla di singoli gestidi follia – Ogni società ha i suoiestremisti ma oggi dobbiamo chie-derci: cosa c'è nell'atmosfera pub-blica che permette all'estremismoe a questi estremisti di camminaresicuri per le strade, alla luce delgiorno?”. Una chiamata alla re-sponsabilità da parte dei cittadinima soprattutto da parte delle isti-tuzioni per fermare le violenze. Unappello peraltro più volte pronun-ciato in passato, sottolineava alNew Yorker Rivlin, ribadendo aldirettore David Remnick la sua

preoccupazione nel vedere politicie influenti rabbini tollerare le vio-lenze e la retorica contro gli arabi.“Non mi chiedo se ci siamo di-menticati cosa significhi essereebrei – il commento di Rivlin aRemnick sulle tensioni in Israele– ma se ci siamo dimenticati comesignifichi essere umani”. Molto diverso l'approccio di Ne-tanyahu rispetto agli omicidi diShira Banki (la sedicenne vittimadel fanatico ultraortodosso a Ge-rusalemme) e in particolare di AliSaad Dawabsha (il bimbo di 18mesi bruciato vivo a Duma daestremisti israeliani). Dopo la fer-ma condanna, il Premier ha dichia-rato che “ciò che ci distingue dainostri vicini è che noi denunciamoe condanniamo gli assassini in

mezzo a noi e li perseguiamo finoalla fine, mentre loro dedicanopiazze agli assassini dei bambini”.Un approccio del noi e loro, po-larizzante e assente dalla riflessionedi Rivlin, ma usato da Netanyahuanche in altri frangenti. Come du-rante le elezioni dello scorso mar-zo quando con un post su Face-book ha invitato i suoi elettori adandare a votare “perché gli arabistanno votando in massa”. Uncommento di cui il Premier si èpoi dovuto scusare, stigmatizzatotra gli altri da Rivlin, diventatosempre più la voce per l'integra-zione tra ebrei e arabi all'internodi Israele. O della Grande Israele:perché il Presidente non ha mainascosto la sua visione decisamen-te di destra della soluzione del

conflitto palestinese, ovvero unoStato per due popoli. Una visioneche nel giugno scorso gli permisedi ottenere il voto per la nominaalla presidenza – era il candidatodel Likud ma non aveva l'appog-gio di Netanyahu - di parte delladestra più nazionalista, come Ha-Bayt HaYehudì, lo stesso ambienteda cui recentemente ha subito in-sulti e minacce. Le sue parole con-tro l'estremismo e a favore dell'in-tegrazione lo hanno infatti portatoal centro del vortice dei fanatici,che lo hanno definito “il presidentedi Gaza”, dipinto come un nazista,“uno che vuole la distruzione diIsraele”. Di fronte a tutto questo,Rivlin ha sottolineato di essersisentito lasciato solo, indirizzandosoprattutto a Netanyahu la sua la-mentela per una mancata presa diposizione pubblica del Premier insuo favore. Ma i due del resto sonosempre più lontani e in contrasto.L'uno, uomo di Stato baluardo del-le minoranze e dell'integrazione,l'altro – come testimoniano i risul-tati elettorali di marzo – attrattoda una retorica più populista e di-retta soprattutto a una parte dellasocietà. A dimostrarlo, ancora unavolta, la divergenza tra i due sullalegge voluta – e per ora accanto-nata - da Netanyahu lo scorso in-verno in cui si ribadiva il carattereebraico dello Stato di Israele. “Unalegge inutile e dannosa”, il com-mento di Rivlin, secondo cui la na-tura ebraica e democratica di Israe-le è già chiaramente definita nellaDichiarazione di Indipendenza.Sottolineare la prima dannegge-rebbe la seconda, dividendo la so-cietà israeliana invece che ricom-pattarla.

Daniel Reichel

Rivlin e Netanyahu, fratelli lontani

Il Mediterraneo e l’economia che cambiaú–– Claudio

Vercellistorico

u Dopo la vittoria alle elezioni, il Presidente Rivlin conferisce a Netanyahu l’incarico di formare il governo

rocrazia rabbinica israeliana - Ab-biamo cercato di collaborareesclusivamente con il sistema mo-nopolistico vigente per risolvereil problema delle conversioni manon ha avuto successo. Alcunirabbini sono convinti vi siano delleautentiche alternative halakhiche”.

Il monopolio di cui parla rav Far-ber è riferito alla citata gestionedelle conversioni da parte delGran Rabbinato, che secondo ilgruppo Giyur Ka’halacha ha adot-tato regole troppo stringenti inmateria e troppo condizionate dalmondo ultraortodosso israeliano.

“Il nostro tribunale non si spostadi un millimetro dalle istruzionidei grandi della Torah nelle variegenerazioni, dal rabbino MosheFeinstein, al rabbino (Yitzhak)Herzog, al rabbino Ovadia Yosef ”afferma rav Stav, rispondendo allecritiche di chi considera il nuovo

sistema al di fuori della leggeebraica. Tra questi, il rabbino capoashkenazita di Israele David Lauche ha accusato i fondatori dellenuove corti per le conversioni di“combattere contro la Torah”. Loscontro dunque tra i due mondi èaperto e l'auspicio dei “ribelli” èdi ottenere un largo consenso tral'opinione pubblica israeliana cheporti alla fine il Gran Rabbinatoa riconoscere i loro tribunali. Chivorrebbe mediare in questa situa-zione è il ministro dell'EducazioneNaftali Bennett: “Nei prossimi me-si - dice - cercherò di arrivare auna sorta di compromesso o co-munque un piano che ripristini ilcontrollo sotto il Gran Rabbinatoma con una decentralizzazione delpotere”. E quindi il riconoscimentodelle corti istituite dal gruppoGiyur Ka’halacha.

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pagine ebraiche n. 9 | settembre 2015 2015 ERETZ / ECONOMIA / ORIZZONTI

La sfida lanciata dal gruppo GiyurKa’halacha – letteralmente Con-versione secondo la halakha – hadato recentemente una forte scossaal mondo religioso israeliano. Tan-to che alcuni quotidiani locali par-lano di “rivoluzione”. In pratica, unconsistente numero di rabbini or-todossi del movimento sionista re-ligioso, guidati da rav David Stav,leader dell’organizzazione Tzohar,e da rav Nachum Rabinovich, a ca-po della Yeshiva Birkat Moshe diMaale Adumim, ha istituito un si-stema di tribunali per le conver-sioni all’ebraismo alternativo aquello del Rabbinato centraled’Israele, l'organo a cui è ricono-sciuta dallo Stato la giurisdizionesulle conversioni stesse. La volontàdei rabbini “ribelli” è di facilitarela conversione degli israeliani nonconsiderati ebrei dalla halakha, ov-vero dalla legge ebraica, e farlo nelrispetto di quest'ultima. In partico-lare, l'apertura del gruppo GiyurKa’halacha è diretta alle migliaiadi immigrati arrivati dall'ex UnioneSovietica che hanno ottenuto lacittadinanza israeliana grazie allaLegge del Ritorno (rivolta a chi haalmeno un genitore, un nonno oun coniuge ebreo). “La nostra responsabilità moraleè quello di partecipare all'assimi-lazione degli immigrati e la loropiena integrazione, per il loro benee per il bene della continuazionedel popolo ebraico”, si legge nelcomunicato congiunto di rav Stave rav Rabinovich. “Non si trattadi un attacco al rabbinato – ilcommento di rav Seth Farber, trai promotori del nuovo sistema eimpegnato con la sua organizza-zione Itim ad aiutare i nuovi im-migrati a relazionarsi con la bu-

Conversioni, in Israele la partita è aperta

È probabilmente il più famoso

shtetl al mondo, anche se in re-

altà non esiste ancora. Si tratta

di Anatevka, e se il nome suona

familiare è perché si tratta di

quello del villaggio dov'è am-

bientato Il violinista sul tetto.

Oggi però Anatevka non è più so-

lo un luogo di fantasia dove si

balla concitatamente e si riem-

piono canzoni di parole in yid-

dish. È infatti il nuovo villaggio

in costruzione a pochi chilometri

da Kiev, nato per accogliere gli

ebrei in fuga dalla guerra civile

che infuria dal 2014 nell'est del-

l'Ucraina. La gran parte di questi

10 mila ebrei arrivano dalle re-

gioni di Donetsk e Luhansk, en-

gurato poche settimane fa. Sitratta di un azzardo da più puntidi vista, essendo costato moltis-simo a una economia nazionalegià in serie difficoltà. Il tuttoconfidando sull’incremento pro-porzionale del traffico commer-ciale, cosa che diversi analistidanno per incerta. Non di meno, il turismo occiden-tale nel Maghreb, una voce chenel Pil di paesi come la Tunisia,il Marocco e lo stesso Egitto hainciso in maniera fondamentale,si sta fortemente ridimensio-nando. Ragion per cui si imponeper quei mercati una revisionedelle priorità di investimento euna ristrutturazione di alcuni

settori produttivi. Le previsionidicono anche che l’Unione Euro-pea è destinata a un secco de-clino, in parte già in atto ma cheverrà intensificato dalla decre-scita tedesca a tutto vantaggiodel nuovo ruolo della Polonia,partner strategico degli StatiUniti, insieme alla Romania e al-l’Ungheria, tre nazioni accomu-nate da un’alleanza antirussa.Putin, grande sostenitore di quelche resta della Siria degli Assad,dovrà peraltro fare i conti con irischi di un’autonomizzazionedelle regioni occidentali (la Care-lia nei confronti della Finlandia)e di quelle orientali, attratte dalleeconomie del Pacifico, mentre

l’area caucasica riconfermerà lasua condizione di focolaio di per-manente instabilità. Se la Cina èdestinata comunque a rallentare,è certo che emergeranno nuoveeconomie, soprattutto nel sud estasiatico ma non solo. Tra loro, paesi centro-sud ameri-cani come il Messico, il Nicara-gua e il Perù, ma anche africanicome l’Etiopia, l’Uganda, ilKenya e la Tanzania. Il baricen-tro dei commerci, quindi, subiràuno spostamento verso il conti-nente nero, che sta conoscendo,tra le altre cose, un incrementodemografico i cui effetti si po-tranno verificare solo tra qualchedecennio.

UCRAINA

Anatevka, un villaggio per chi fugge dalla guerra

trambe occupate da forze sepa-

ratiste filo-russe. Dietro tutto il

progetto dell'Anatevka Jewish

Refugee Community, che ospite-

rà tra le 300 e le 500 persone, c'è

rav Moshe Azman, leader di una

delle due comunità chabad della

capitale. Sebbene il villaggio –

per il quale è stata avviata una

campagna di fund raising - con

le sue casette in legno abbia

l'aspetto di uno shtetl e sorga

davvero sul terreno di quello che

fu un villaggio ebraico, il nome

non deriva da una sua particola-

re passione per il musical. È piut-

tosto il prodotto del caso, in

quanto il villaggio accanto all'ap-

pezzamento di terreno acquista-

to da Azman si chiama Gnativka,

ossia nient'altro che la pronuncia

in ucraino di Anatevka. I rifugia-

ti dall'Ucraina orientale arrivano

qui avendo perso tutto, e

si trovano in grandi difficoltà nel

cercare un impiego indispensa-

bile per ricostruirsi una vita, a

causa della crisi e del risentimen-

to e dei timori degli ucraini oc-

cidentali. Azman aveva già ricon-

vertito in rifugi due colonie esti-

ve, ma nel caso di Anatevka – che

sarà dotato di una sinagoga, di

una scuola, di un orfanotrofio, di

una casa di riposo e di un centro

comunitario – si tratta di una so-

luzione che può andare bene an-

che più a lungo termine, fino ad-

dirittura a diventare in alcuni ca-

si permanente, grazie ai 76 ap-

partamenti disponibili accanto

ad alcuni edifici che conterranno

invece stanze più temporanee.

“Localizzato a soli 30 minuti dal

centro di Kiev – scrive Azman sul

sito del progetto – lo shtetl po-

trà servire ai rifugiati come base

per cercare lavoro, ottenere as-

sistenza medica e psicologica e

iniziare una nuova vita”. E chissà,

forse tra qualche tempo si fe-

steggerà un matrimonio anche

nel vero Anatevka.

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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraicheCULTURA EBRAICA

u לא בזכותא תליא מילתא, אלא במזלא תליא מילתאNON DIPENDE DAI MERITI, MA DAL FATO

Nella preghiera Undanè Toqef attribuita a Amnon di Magonza, vissuto intorno al1000 forse però un paio di secoli più antica, in uso a Rosh haShanah e Kippur, sifa riferimento al giudizio di Dio che in questi giorni decide chi vivrà e chi morrà. Ilnesso diretto è l’affermazione talmudica di Rabbi Keruspeday a nome di RabbiYochannan secondo la quale a Rosh haShanah sono aperti di fronte all’Eterno trelibri. In uno vengono iscritti i i malvagi, in un altro i giusti, in un terzo quelli su cuipende l’indecisione fino a Kippur, giorno in cui si emana anche a loro propositola sentenza di vita o di morte. Di qui l’importanza del ravvedimento e dell’esamedi coscienza nei dieci giorni penitenziali. Ma la questione non è così semplice. Nel talmud di Moed qatan, trattato che sioccupa a lungo delle manifestazioni di lutto, ci si interroga se deve essere attribuitoun significato all’età del trapasso e al numero dei giorni in cui uno è moribondo.Ad esempio, secondo Rabbà, morire tra i cinquanta e sessanta anni è un segnodella punizione del Cielo, per scoprire però che il profeta Samuele è passato amiglior vita proprio a 52 anni. Ulteriori verifiche non reggono alla prova, moltirabbini della cui pietà e giustizia non è dato dubitare, infatti, si sono ricongiunticon il Creatore alle più svariate età, con o senza “sazietà di giorni”. Sembra pertinente quindi portare l’insegnamento di Ravà secondo cui vita, prolee denaro non dipendono dai meriti ma dalla fortuna, tant’è che Rabbà e rav Chisdà,pii al punto che quando pregarono in tempo di siccità riuscirono a far piovere,morirono uno a soli quaranta anni, l’altro a novantadue anni; il primo poté goderedi numerose gioie in famiglia, l’altro fu accompagnato tutta la vita da disgrazie;nella casa di un maestro c’era pane in abbondanza, persino per i cani, nella dimoradell’altro rabbino a stento si riusciva ad avere pane d’orzo per la famiglia. I commentatori fanno notare le contraddizioni. Non era detto altrove che Israelenon è sottoposto al mazal – fato? Forse la posizione di Ravà è rigettata a favoredi un’ottica secondo la quale sono solo i meriti a incidere, o forse, esiste un’in-terdipendenza dei due aspetti e a volte la fatalità, che è predominante altrove,presso i figli d’Israele è solo ridotta a una condizione residuale; ma qualche voltaci mette lo stesso lo zampino. All’uomo, sia egli religioso o laico, rimangono universalmente valide le parole,scandite come pietre, poste proprio al centro della splendida preghiera dei YamimNoraim: il ravvedimento, la supplica (ma possiamo leggere anche l’esame di co-scienza) e le opere di giustizia e solidarietà rimuovono il rigore del decreto Celeste.In questo sta il vero tikkun ha-olam.

Amedeo Spagnolettosofer

ú– COSÌ DICE LA GENTE… כדאמרי אינשי

A tempo debito

ú– STORIE DAL TALMUDu MOSÈ VA A SCUOLA DI RABBI AQIVADisse rav Yehudah a nome di Rav: quando Moshè salì in cielo per ricevere la Torah,trovò il Santo benedetto Egli sia che legava coroncine alle lettere del testo. Moshèdisse a D-o: "Padrone del mondo, chi trattiene la Tua mano dal continuare a scri-vere?". Gli rispose il Signore: "C'è un uomo, il cui nome è Aqiva ben Yosef, che fraalcune generazioni interpreterà ogni singola punta delle lettere e ne deriveràcumuli e cumuli di regole". Gli chiese allora Moshè: "Padrone del mondo, fammelovedere!". D-o gli disse: "Voltati indietro". Moshè si ritrovò così alla scuola di rabbiAqiva. Si sedette alla fine dell'ottava fila di banchi, però non riusciva a capire cosadicessero e si sentì venir meno le forze. Quando arrivarono a un certo argomento,gli allievi chiesero a rabbi Aqiva: "Maestro, da dove sai questa cosa?". E lui rispose:"È una regola appresa da Moshè sul Monte Sinai". Allora Moshè si risollevò e tornòdal Santo benedetto Egli sia, dicendogli: "Padrone del mondo, hai un tale uomoe consegni la Torah per tramite mio?". Rispose D-o: "Taci, così ho deciso". Dissedi nuovo Moshè: "Padrone del mondo, mi hai fatto vedere la sua conoscenza dellaTorah, fammi ora vedere la sua ricompensa". Gli disse D-o: "Voltati indietro". Moshèsi voltò e vide che pesavano a pezzi la carne di rabbi Aqiva dal macellaio, dopoche i Romani l'avevano condannato a morte. Disse Moshè a D-o: "Padrone delmondo, questa è la sua Torah e questa è la sua ricompensa?!". D-o rispose: "Taci,così ho deciso" (Adattato dal Talmud Bavli, Menachot 29b).

rav Gianfranco Di SegniCollegio rabbinico italiano

ú–– Rav Alberto Moshe Somekh

L’anno sabbatico non comporta solo osser-vanze di carattere agricolo. L’espressione she-mitah con cui abitualmente lo si designa è anziriferita ad un’altra mitzvah, che ha luogo oggiper disposizione rabbinica anche fuori dellaTerra d’Israele: la shemitat kessafim, remissionedei debiti. Dice in proposito la Torah: “Al ter-mine di ogni settennio concederai la remis-sione (shemitah)… Ogni creditore rimetteràciò che verrà prestato al suo prossimo; noncostringerà al pagamento né il suo prossimoné il suo fratello perché è stata proclamata laremissione per H.” (Devarim 15, 1 sgg.). Il Seferha-Chinnukh (Mitzvah n. 477) spiega che que-sta prescrizione ha lo scopo di insegnarci nonsolo a essere generosi con il prossimo e fidu-ciosi verso H., ma anche ad aver rispetto dellaproprietà altrui. Se sapremo rinunciare a qual-cosa cui avremmo diritto, tanto più ci terremolontani da tutto ciò che non ci appartiene, evi-tando il furto ‘fino all’estremo’”.Come già il riposo delle campagne nel settimoanno, il cui prodotto naturale veniva lasciatoper i bisognosi, anche la mitzvah in questioneprotegge soprattutto i poveri. Non è un casoche è a questi che la Torah si riferisce subitodopo prescrivendo la tzedakah. I nostri Mae-stri, peraltro, affer-mano che aiutareil prossimo indifficoltà garan-tendogli un pre-stito è meglio,perché la pro-spettiva di doverrestituire la cifraricevuta è un at-testato di fiduciache ne preservala dignità personale assai più di una semplicebeneficenza. La Torah stessa ammonisce, aquesto punto, contro il rischio inverso: che iricchi si astengano dal prestare ai poveri.“Guardati bene dall’avere nel tuo cuore qual-cosa di perverso che ti induca a dire: si avvicinail settimo anno, l’anno della shemitah e tu di-venga avaro verso il tuo fratello povero e nongli dia nulla” (v. 9). Secondo la halakhah almomento della remissione il creditore è tenutoa dire: “Ti rimetto il debito”. A questo puntosi educa il debitore a rispondere: “Te lo rendolo stesso in dono” e la controparte non è piùtenuta a respingerlo. La Mishnah (Shevi’it 10,8-9) loda coloro che pagano il loro debito an-che trascorso il settimo anno: ma se invecequesti preferiscono approfittare della remis-sione nessuno può costringerli a saldare, conil risultato che “potrebbero chiudersi le portedinanzi a chi ha bisogno di un prestito”.Di questo problema si avvide Hillel nel I secoloa.E.V.. Del grande Maestro si racconta cheaveva una grande sensibilità verso i disagiati.Acquistò e mise a disposizione di un signoreridotto alla miseria un cavallo e un servo chegli facesse da staffiere e una volta, non avendotrovato chi gli facesse questo servizio, prece-dette egli stesso soccorrendo il nobile decadutoper tre miglia. Egli si avvide parimenti che

man mano che si avvicinava il settimo annogli abbienti si astenevano dall’aiutare i povericon prestiti, temendo che questi ultimi avreb-bero dilazionato la restituzione fino al settimoanno in modo da farla scadere. Si rese contoche la Legge, se fosse stata osservata alla let-tera, si sarebbe ritorta contro gli stessi elementipiù deboli che si prefiggeva di proteggere. Av-valendosi di un dettaglio legale istituì il Proz-bol, un atto giuridico che assicurava i creditoricontro l’anno di remissione (Mishnah Shevi’it10,3). Prozbol deriva verosimilmente dal grecopros boulèn (lett. “trasferimento a vantaggiodel tribunale”. Cfr. Ghittin 36a). Si tratta di undocumento legale redatto dal creditore primache cada la remissione con il quale si delegail Bet Din a riscuotere il debito. Il principioche è alla base del Prozbol si ricava dal v. 3:“Ma ciò che dovrai avere dal tuo fratello ri-metterai”. Hillel interpretò questa frase nel sen-so che l’obbligo di remissione vale soltantoper i debiti fra privati, ad esclusione di quellicontratti nei confronti del Tribunale che pos-sono continuare a essere esatti.

I debiti di cuiparliamo pos-sono esseredi natura di-versa: anche

un assegnonon ancora ri-scosso è sog-getto allanorma dellaremissione.Vi è discus-sione fra iMaestri se ilsettimo annoconcede laremiss ione

all’inizio o alla fine. La maggioranza dei De-cisori ritiene peraltro che la halakhah seguala seconda opinione. Dal momento che ci av-viamo alla conclusione di un anno sabbaticoè dunque necessario predisporre lo ShetarProzbol, rivolgendosi al proprio rabbino entrola vigilia di Rosh haShanah. La procedura piùsemplice consiste nell’avvalersi di due testi-moni, ai quali si chiede di sottoscrivere la di-chiarazione seguente: “Dinanzi a noi testimonisottoscritti si è presentato il Sig... e ci ha co-municato: ‘Siatemi testimoni del fatto che iotrasferisco ogni mio credito al Bet Din di…affinché li possa riscuotere in qualsiasi mo-mento lo desideri’”. I testimoni consegnanoun panno al creditore in segno di acquisizione(qinyan suddàr). Il testo firmato viene trasmes-so al Bet Din interessato. Secondo molte opi-nioni esso vale anche se non corredato dalladocumentazione relativa ai crediti effettivi dariscuotere.È essenziale per la struttura economica dellasocietà ebraica che ciascuno di noi si sentaobbligato ad alleviare il peso finanziario deicorreligionari meno fortunati. La Torah è mol-to chiara nel condannare chi rifiuta un prestitoper timore di insolvenza al termine dell’annosabbatico. Per questo motivo Hillel decise diistituire il Prozbol.

u Nell'immagine alcuni frammenti dei i Rotoli del Mar Morto, i

manoscritti datati tra il 150 a.E.V. e 70 d.E.V. che raccolgono tra

l'altro istruzioni e norme sui calendari ebraici.

ú– LUNARIOu ROSH HASHANAHIl primo giorno del mese di Tishri coincide con Rosh haShanah, il capodannoebraico. Dura due giorni, nei quali è festa solenne, e viene celebrato attraverso ilsuono dello Shofar, il corno di montone che ricorda il mancato sacrificio di Itzhak,e il seder, una cena nel quale si mangiano cibi caratteristici come il melograno ela mela intinta nel miele e che ha piccole variazioni a seconda delle tradizioni deidiversi paesi della diaspora. Durante il pomeriggio del giorno di festa si fa inoltreil tashlikh, un rituale nel quale i peccati vengono simbolicamente buttati viagettando dei sassi dentro un corso d'acqua, in preparazione del giorno dell'espia-zione dello Yom Kippur.

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pagine ebraiche n. 9 | settembre 2015

“Il campanello di allarme suonato a Bruxelles è un avviso alle istituzioni: èora di agire”. Questo affermava l'introduzione al dossier di Pagine Ebraicheper il 5774. Un anno dopo l'attentato in Belgio, siamo costretti a ricordarele vittime di Parigi e a rinnovare quelle parole: è ora di agire. L'odio hacolpito il cuore dell'Europa, la sua libertà d'opinione, i suoi ebrei. Hacolpito Gerusalemme, arrivando dentro una sinagoga. Ma ha ancheassunto, sul finire dell'anno ebraico, un volto che non avremmovoluto vedere. Ripercorriamo insieme questi dodici mesi.

a cura di Daniel Reichelhanno collaborato, con testi e immagini, Francesca Matalon, Rachel Silvera, Filippo Tedeschi e Ada Treves

DOSSIER /Focus sull’anno

ú–– Sergio Della PergolaUniversità Ebraica di Gerusalemme

L’anno ebraico che si conclude inquesti giorni è stato segnato dauna grave erosione nella posizionestrategica di Israele in un mondogeopolitico in rapida trasformazio-ne. Due le componenti di questaerosione, una esterna e globale chedefinisce i rapporti fra i paesi delmondo e Israele, e una più internache riflette la risposta di Israele aqueste sfide, e di riflesso coinvolgeanche la diaspora ebraica. Il gancioal quale possiamo appendere tuttoil racconto è indubbiamente l’ac-cordo raggiunto a Vienna il 14 lu-glio (anniversario della Rivoluzio-ne francese) fra i rappresentantidei 5+1 e l’Iran sullo sviluppo fu-turo del nucleare iraniano. Il corpocentrale dell’accordo, che è statopresentato con una retorica al-quanto banale come “un segnale disperanza per il mondo intero”,non costituisce ovviamente più cheun copione generale di possibili fu-turi sviluppi la gestione dei qualirimane fermamente nelle mani deipadroni di casa iraniani. Nessuno,onestamente, ha parlato di certez-

ze. Molti hanno parlato di control-li, glissando però sulle grottescheincongruenze delle procedure sta-bilite. È un accordo basato essen-zialmente sulla fiducia, circa comeuna stretta di mano, ed è inquie-tante che le potenze occidentalisiano pronte a dare tanto credito auna controparte di cui sono benaccertate le attività militari e ter-roristiche intese a scardinare l’or-dine in Medio Oriente e non solo.Meno sorprendente la posizionedella Russia e della Cina il cui in-teresse principale, a parte il conte-nimento dell’espansione iraniana,è quello di indebolire l’egemoniaamericana e tenere a bada quelmalfermo e cigolante colosso che èl’Unione Europea. È altamente in-quietante che un accordo di essen-ziale importanza macro-strategicacome quello di Vienna abbia dovu-to dedicare articoli di liberatoriadalle sanzioni individuali nei con-fronti di personaggi iraniani noto-riamente a capo del terrorismo in-ternazionale. Ma i punti crucialidell’accordo sono due. Il primo –che ne è la conseguenza – è la ri-mozione di fatto delle sanzioni cheavevano causato seri danni econo-mici ed erano servite a creare un

minimo di deterrente di fronteall’aggressivo espansionismo ira-niano, dalla Siria al Libano, dalloYemen all’Iraq, da Gaza al restodel mondo (vedi il massacro del-l’esplosione all’edificio centraledella comunità ebraica di BuenosAires nel 1994). Per l’Unione Eu-ropea, che deve trangugiare la vo-ragine economica del debito greco,le nuove aperture iraniane servonoal bisogno disperato di fare affaricon un ricco mercato rimasto chiu-so negli ultimi anni. Nelle paroledell’allora ministro D’Alema, ilboicottaggio economico all’Irancorrispondeva alla perdita di unanno di pil italiano. Ma oggi il ve-ro dato fondante è la rinunciadell’Occidente a condurre unastrategia politica che, al di là dellatutela dei propri interessi militaried economici di breve o al massimodi medio termine, includa ancheun giudizio di valore, una lineaetica nei confronti dell’avversario,e soprattutto una disponibilità acombattere per difendere i proprivalori conclamati oltre che la pro-pria sicurezza in caso di bisogno.A Vienna, i paesi occidentali, chequi ci interessano più da vicino,hanno accettato di trattare senza

condizioni,quindi omologan-

dolo, con un regimeguidato da un gruppo

esaltato di ideologi in divisa chedal 1979 sono fonte primaria del-l’estremismo fondamentalista isla-mico, proclamano la distruzione diIsraele, non importa se immediata-mente o a tappe, e fomentano ever-sione e violenza in tutto il mondo.L’Occidente ha abdicato a quellache un tempo si poteva almeno so-stenere fosse una sua prerogativamorale: costituire un bastione divalori democratici e di libertà civilidi fronte alla prevaricazioni e alledittature. L’Occidente, guidato da-gli Stati Uniti con la coda neghit-tosa dell’Europa, ha dichiaratosenza equivoci che rinuncia all’usodella guerra nella risoluzione deiconflitti. La guerra dovrebbe esserel’ultima delle risorse possibili, daevitare se non in drammatiche cir-costanze d’emergenza. Ma la ri-nuncia a priori all’uso della forza,proclamata in termini inequivoca-bili dai massimi dirigenti, distrug-ge ogni possibile deterrente e diconseguenza lascia il campo liberoall’Iran e ai suoi alleati. Le analo-

Per Israele un anno di solitudine

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8Prende il via a Milano Jewishand the city, dedicato nel 2014

a “Pesach, il lungo cammino versola libertà”, e a Roma il Festival diletteratura e cultura ebraica.

14L’ebraismo italiano apre leporte delle sue comunità al-

la cittadinanza in occasione dellaGiornata Europea della Culturaebraica, dedicata alla donna e allefigure femminili. Città capofila inItalia, Ferrara dove il ministro del-l’Istruzione Stefania Giannini e ilsottosegretario alla Cultura Fran-cesca Barracciu annunciano l’im-minente inizio dei lavori per la rea-lizzazione del Museo Nazionaledell’Ebraismo Italiano e della Sho-ah.

15Ha luogo l’annuale cerimo-nia di commemorazione –

la settantesima - dei caduti dellaBrigata Ebraica nel cimitero mili-tare di Piangipane (Ravenna). Par-tecipata dalle massime istituzionicivili e militari del territorio, la ce-rimonia vede gli interventi, tra glialtri, del presidente dell’Unionedelle Comunità Ebraiche ItalianeRenzo Gattegna, dell’ambasciatored’Israele a Roma Naor Gilon e delrabbino capo di Ferrara rav Lucia-no Caro.

16Prende il via il progetto ‘An-tenna antisemitismo’ pro-

mosso dall’UCEI insieme alla Fon-dazione Centro di Documentazio-ne Ebraica ContemporaneaCDEC di Milano. Destinatari del-l’iniziativa, le vittime o i testimonidi episodi di antisemitismo in Ita-lia, che possono denunciare i fattiall’Osservatorio Antisemitismo del-la Fondazione CDEC attraversoun numero verde o il web.

18La pace in Medio Oriente,la persecuzione dei cristiani

nel mondo e il riemergere dell’an-tisemitismo. Sono i temi sul tavolodell’incontro in Vaticano tra i rap-presentanti del World Jewish Con-gress e papa Bergoglio.

19Giovani ebrei da tutta Eu-ropa si riuniscono a Napoli

in occasione del J-YES - JewishYouth European Summit, il semi-nario organizzato dalla EuropeanUnion of Jewish Students insiemeall’Unione Giovani Ebrei d’Italia.

21Oltre 130mila persone.Questa l’affluenza registrata

a Pordenone legge, annunciano gliorganizzatori. Tra gli ospiti più ap-plauditi, lo scrittore israeliano Da-vid Grossman.

22Su Pagine Ebraiche 24, ilpresidente della Comunità

ebraica di Verona Bruno Carmi ri-corda Rita Rosani, ebrea triestina

che lottò nelle fila partigiane e fuuccisa dai fascisti nel veronese.

27Muore a 92 anni VittorioDan Segre, protagonista

della reazione ebraica alle leggirazziste del 1938, della liberazionedal nazifascismo, dell’indipendenzadi Israele, grande esperto di rela-

zioni internazionali, scrittore epubblicista amatissimo dal pubbli-co mondiale.

28Muore a 91 anni Mario Li-mentani, uno degli ultimi

testimoni alla Shoah.

A Bologna esposto il Sefer Torah

settembre

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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraiche

DOSSIER /Focus sull’anno

gie col tratta-to di Monaco, sollevate a suotempo da Ariel Sharon e ora conmaggior insistenza da BenjaminNetanyahu, sono tutt’altro cheimplausibili. Israele viene la-sciata a cuocersi nel suo brodomentre il mondo guarda avanti.È vero che con parole non equi-voche Matteo Renzi e PaoloGentiloni hanno riaffermatol’amicizia dell’Italia verso Israe-le, ma l’Italia con tutto il rispet-to conta poco. Il presidente

Obama ha superato ogni limiteretorico proclamando guerra-fondai i leader israeliani che ingrandissima maggioranza riten-gono insufficiente e pericolosol’accordo di Vienna. Obama hapoi aggiunto che se infine unaguerra dovesse occorrere, impli-citamente o esplicitamente acausa di Israele (e degli ebrei,dico io), a pagarne le maggioriconseguenze sarebbero la stessaIsraele (e gli ebrei). La mentestenta a crederci, ma un discor-

so dai toni certo diversi ma dal-la logica molto simile era giàstato pronunciato dall’innomi-nabile alla fine degli anni ‘30del 20° secolo. Al di là dell’ac-cordo di Vienna, che sacrificadunque gli interessi di Israele difronte a quelli dei paesi firmata-ri, bisogna però prendere atto diun processo più generale di ero-sione della posizione strategicadi Israele sulla scena internazio-nale. Il boicottaggio economico eaccademico aumenta di intensi-

tà e se non raggiunge per ora ri-sultati drammatici, riesce perògià a creare danni marginali. LaCorte Internazionale dell’Ajaemette sentenze velleitarie e pu-nitive con i medesimi effetti. LeNazioni Unite ogni giorno, inassemblea plenaria o nei comita-ti come quello sui diritti civili,prendono decisioni basate sulprincipio di due pesi e due mi-sure. A parte la predisposizionenegativa di molte nazioni, reli-gioni e culture, Israele è isolato

anche perché nessuno al mondo(e nemmeno una buona metàdegli israeliani) accetta oggi lanarrativa governativa circa nonsolo la legittimità ma l’essenzia-lità degli insediamenti in Ci-sgiordania. Ma la tutela el’espansione degli insediamenticostituiscono la pietra angolaresulla quale Bibi ha creato la suaprecaria coalizione governativa.Israele soffre di fatto la disfun-zione di un paese che non hauna politica estera ma solo una

politica interna, tanto che nonsi è nemmeno presa la briga dinominare un ministro degliEsteri, limitandosi solo a unasottosegretaria che per le suedoti dialettiche potrebbe ben di-rigere un movimento giovanile,ma non di più. L’ideologia dun-que come unica chiave operati-va, senza nulla di quell’articola-zione concettuale e capacità ma-novriera di mediazione e colla-borazione politica che forse nonsarà l’elemento decisivo ma a

OPINIONI A CONFRONTO

Si apre intorno a un tavolo im-

bandito e affollatissimo, nella

suggestiva cornice della Ro-

tonda di via Besana, la seconda

edizione di Jewish and the City

(13-16 settembre), l’appunta-

mento che chiama a raccolta i

milanesi alla scoperta della

tradizione e dell’identità

ebraica.

Dopo lo Shabbat, il tema del

2014 è la pasqua ebraica, Pe-

sach, e ad aprire il carnet di

eventi è la cena rituale del se-

der, curata da Andée Ruth

Shammah e condotta dalla re-

gista teatrale Miriam Cameri-

ni. Pesach, che ricorda la fine

della schiavitù degli ebrei in

Egitto, impone soprattutto

una riflessione sul concetto di

libertà.

“È un invito a riflettere – di-

chiara rav Roberto Della Roc-

ca, direttore scientifico del Fe-

stival e direttore del diparti-

mento Educazione e Cultura

UCEI – non solo sull’affranca-

mento dalla schiavitù, ma an-

che sull’affrancarsi oggi da al-

tro: dai luoghi comuni, dai pre-

giudizi, dall’essere ciò che gli

altri vogliono invece di ciò che

si è”. “Uscire verso la libertà si-

gnifica non assuefarsi al pen-

siero collettivo”, spiega il rab-

bino capo di Milano Alfonso

Arbib.

Tanti gli ospiti di richiamo in-

ternazionale: dalla filosofa Ca-

therine Chalier al rav Adin

Steinsaltz, tra i più importanti

studiosi contemporanei del

Talmud. In chiusura un omag-

gio al pittore Marc Chagall, a

La sfida di raccontarsi a porte aperte

DA ROMA A MILANO, IDENTITÀ E LETTERATURA PROTAGONISTE

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“Accettabile, anche se discutibile,

la partecipazione pubblica e car-

tacea al grande dolore, alla in-

consolabile perdita del defunto

o della defunta (di personaggi

femminili da compiangere pub-

blicamente e a pagamento sem-

bra che ve ne siano meno) tra-

sformata in moda: quella di de-

funti che spesso non si è mai co-

nosciuti (o poco apprezzati). È un

modo di farsi notare, un processo

pubblicitario – anche se inconscio

– dettato da un’industria mortua-

ria che un tempo si accontentava

del funerale e dell’annuncio af-

fisso sulla porta di casa o della

chiesa. Ma perché sentiamo que-

sto grande bisogno di cancellare

la morte?”. È uno dei pungenti in-

terrogativi che ha lasciato ai suoi

lettori Vittorio Dan Segre, colon-

na del giornalismo italiano, di-

plomatico, uomo di cultura,

scomparso all’età di 92 anni nel

settembre 2014. O come scrive il

direttore di Pagine Ebraiche Gui-

do Vitale nel ricordarlo, quelle

poche righe sono “L’ultima frec-

ciata ironica che suona come una

messa in guardia: quando sarà il

momento, non celebratemi. Ri-

cordatemi da vivo, se ne siete ca-

paci”.

Piemontese di nascita ma emi-

grato nella Palestina mandataria

dopo la promulgazione delle leg-

gi razziste, Segre ha seguito co-

me corrispondente di guerra la

sorte della Brigata Ebraica, par-

tecipato attivamente alla fonda-

zione dello Stato di Israele, di-

ventandone autorevole rappre-

sentante nelle vesti di diploma-

tico. Sarà indissolubilmente lega-

to a Indro Montanelli, con cui

fonderà tra l’altro il quotidiano

il Giornale. Dotato di tagliente

VITTORIO DAN SEGRE (1922-2014)L’ebreo fortunato che voleva essere eroe

volte aiuta nelle occasioni digrande crisi. La crisi della poli-tica estera di Israele è grande.Netanyahu, aiutato da pessimiconsiglieri, ha scelto la via delconfronto diretto con Obama,puntando sulla sua non-riele-zione nel 2012, svolgendoun’accanita campagna elettoralea favore del partito repubblica-no, nominando a Washingtonun ambasciatore filo-repubblica-no, Ron Dremer, che è statoquasi dichiarato persona non

grata, e apparendo in pienacampagna elettorale israelianadi fronte a un Congresso ameri-cano che lo ha applaudito mache molto difficilmente avrà inumeri e soprattutto la tempraper mettere ostentatamente inminoranza il presidente sull’ac-cordo di Vienna. Tanto più chese oggi l’accordo fosse abrogato,l’Iran potrebbe procedere sullavia del nucleare senza più alcu-na remora. A corroborare le suescelte, Bibi ha certamente cre-

duto che gli ebrei della Diasporasi sarebbero arruolati senza ri-serve a difesa delle tesi e degliinteressi di Israele. Ma anche suquesto piano la delusione è co-cente. Una grande indagine diopinione effettuata dal centroPew nel 2013 confermava il for-te appoggio generale degli ebreiamericani nei confronti dell’am-ministrazione Obama. Un piùrecente sondaggio mostra comela maggioranza degli ebrei ame-ricani approvino la posizione del

presidente sulla questione ira-niana. Stiamo assistendo al ri-torno graduale del popolo ebrai-co all’impotenza strategica checredevamo fosse finita nel 1948.

Ponti ú–– David Bidussa

Storico sociale delle idee

La scelta del ponte come parolachiave per la prossima Giornata

Europea della Cultura Ebraica èlodevole. Tuttavia, nutro alcuneperplessità. Provo a spiegarmi.Cosa meglio di un ponte puòsimboleggiare l’unione di ciòche è diviso? Tuttavia, nonsempre quella figura descriveuna condizione o il desiderio dicoabitazione o d’incontro. Ponteè una parola polisemica, taloranon senza ambiguità.Consideriamo un ponte “reale”,forse quello simbolicamente piùpregante nella storia recente di

Europa: il ponte di Mostar, unluogo che è un simbolo dellastoria complicata, controversa esanguinosa della Bosnia.L’esperienza di quel ponte èscandita dal ritmo delle rivolte edelle guerre. È una guerra chel’ha distrutto il 9 novembre1993. La sua ricostruzione, un-dici anni dopo, non ha riapertoil dialogo.Quello che la guerra ha distrut-to non è il ponte fisico. È la pos-sibilità di tro-

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pagine ebraiche n. 9 | settembre 2015

più antico del mondo, identificatol’anno precedente dal professorMauro Perani, docente di ebraicodella locale Università degli Studi.

30Buon compleanno DafDaf. Ilgiornale ebraico per bambini,

edito dall’UCEI, compie quattroanni.

2Vera Bazzini Giorgi viene rico-nosciuta Giusta tra le nazioni

dallo Yad Vashem per aver ospi-

tato, nel 1943, la famiglia Tedeschi.Testimonianza chiave quella del-l’allora giovanissimo Dario Tede-schi, ex vicepresidente UCEI.

5Presentati a Roma i family mo-vies della famiglia Della Seta -

Di Segni, testimonianze della vitaebraica prima delle leggi razziste.

Le bobine sono state digitalizzatedall’Ufficio Restauri Cineteca Na-zionale e dall’Istituto centrale perla conservazione su impulso diClaudio Della Seta.

6I coniugi May-Britt e EdvardMoser vincono il premio No-

bel per la Medicina. A commen-

ottobre

cui è dedicata una grande re-

trospettiva a Palazzo Reale.

Durante le stesse giornate si

apre a Roma il Festival Inter-

nazionale di Letteratura e Cul-

tura Ebraica, inaugurato dalla

Notte della Cabbalà, che acco-

glie nell’antico ghetto migliaia

di persone tra musica, sapori

e incontri. Giunto alla sua set-

tima edizione, il festival è pro-

mosso dalla Comunità ebraica

di Roma con Roma Capitale, la

Regione Lazio, l’Ufficio cultu-

rale dell’ambasciata d’Israele

e la Camera di Commercio.

Protagonisti degli incontri de-

dicati al tema “What’s up fami-

ly, che succede famiglia” la fi-

glia di Amos Oz, Fania, che con

suo padre ha scritto Gli ebrei

e le parole. Alle radici del-

l’identità ebraica (ed. Feltrinel-

li), il compositore Ennio Mor-

ricone intervistato da Antonio

Monda, la chef e collaboratrice

di Pagine Ebraiche Laura Rava-

ioli, l’autrice, reduce del suc-

cesso de I Middlestein (ed. La

Giuntina) Jami Attenberg e la

scrittrice Lia Levi.

Infine ospite d’onore di Porde-

nonelegge è lo scrittore israe-

liano David Grossman, che ri-

flette su come lo scrivere

d’amore sia il suo rifugio per

sfuggire alla morte e alla vio-

lenza.

/ segue a P12

tare su Pagine Ebraiche 24 è Ales-sandro Treves, esperto di neuro-scienze cognitive alla Sissa di Trie-ste, che con i due Nobel ha creatouna collaborazione in Israele.

7Simcha Rotem, 91 anni, eroedella rivolta del Ghetto di Var-

savia, fa visita al Tempio Maggioredi Roma.

9A prestare soccorso alla popo-lazione ligure dopo l’alluvione,

anche il mondo ebraico: un furgo-ne carico di mezzi di prima neces-sità raccolti dalla Comunità ebraicadi Merano e dalla locale sezioneAdei viene inviato alla regionementre l’Unione Giovani Ebreid’Italia avvia sui social networkuna raccolta fondi.

Lo scrittore francese di origineebraica Patrick Modiano vince ilpremio Nobel per la Letteratura.

12Jaron Lanier riceve a Fran-coforte il Friedenpreis des

Deutsches Buchhandels, il presti-gioso riconoscimento del mondotedesco dell’editoria, per il suo im-pegno contro la demenza digitale.

13Il Parlamento britannico ap-prova la mozione che chiede

al governo di riconoscere lo Statodella Palestina, come ha fatto set-timane prima l’esecutivo svedese.

16 Si svolge a Roma il vente-simo corteo organizzato

dalla Comunità di Sant’Egidio in

ironia e con una vita avventurosa

alle spalle, racchiuderà la sua bio-

grafia in due opere: Storia di un

ebreo fortunato e Storia del-

l’ebreo che volle essere un eroe.

La seconda, data alle stampe pro-

prio nei giorni della sua scompar-

sa, “è opera di un autore che è

riuscito finalmente a domare la

potenza del super-io” spiega lo

storico Alberto Cavaglion, nel re-

censire per Pagine Ebraiche il li-

bro - “e naviga tranquillo e sere-

no, come uno Zeno redivivo,

nell’oceano della senilità e del di-

sincanto”.

Sono molte le voci che lo ricor-

dano, dalle istituzioni al mondo

ebraico, dal capo dello Stato

Giorgio Napolitano al presidente

UCEI Renzo Gattegna. “Dan Segre

aveva conosciuto da vicino tutti

i principali attori della rinascita

del popolo ebraico in Israele, e in

questa rinascita aveva svolto un

ruolo concreto anche se non

sempre dichiarato”, afferma il de-

mografo Sergio Della Pergola.

“Ma quello che lo distingueva

maggiormente era la lucida ca-

pacità di espressione che com-

pendiava una profonda cultura

ebraica e generale, una fede ada-

mantina negli obiettivi ideali

dell’ebraismo, e una assoluta-

mente indipendente e a volte an-

ticonformista analisi delle con-

tingenze”. E ancora un ricordo

della redazione di Pagine Ebrai-

che, di cui fu un prezioso consi-

gliere, affidato al direttore Vitale

e a “quel biglietto che mi hai fat-

to avere quando la rotativa ha

cominciato a far girare la stampa

del primo numero di Pagine

Ebraiche e che segna la tua per-

cezione di un segno di speranza,

di un’inversione di tendenza nel

decadimento dell’ebraismo ita-

liano: congratulazioni, avete ri-

messo in piedi un cadavere”.

Gior

gio

Albe

rtini

ricordo del rastrellamento nazistadel 16 ottobre 1943 nell’area delVecchio Ghetto.

19“Con una certa durezza diforma e di sostanza i vesco-

vi vengono a dirci oggi che noi,che seguiamo la Torà di Moshè,saremmo nel peccato e che la no-stra era è terminata. Quanto è dif-ficile il dialogo”. Così rav RiccardoDi Segni, rabbino capo di Roma,commenta la Relazione del sinododei vescovi che si tiene in queigiorni in Vaticano.

Viene inaugurato l’anno accade-mico 5775 del Collegio RabbinicoItaliano. Dietro la cattedra rav Ric-cardo Di Segni.

Riapre la storica sinagoga di Car-magnola per festeggiare il matrimo-nio di Micol Nizza e Tomer Terbib.

21“Il Museo della Shoah cosìnon si era mai visto. L’im-

magine inedita, pubblicata dalmensile Pagine Ebraiche, svela co-me il museo sarà inserito nell’areaadiacente alla residenza di Mus-solini”. Sul Corriere della Sera Ales-sandro Capponi descrive, dandoun’anticipazione del numero di no-vembre del giornale dell’ebraismoitaliano, la configurazione che avràil Memoriale capitolino.

22Rav Shlomo Amar e ravAryeh Stern sono i nuovi

capi rabbino – rispettivamente se-fardita e ashkenazita – di Gerusa-lemme. Per dodici anni l’incarico

era rimasto vacante.

Le leggi che impediscono alle vit-time del nazismo di agire in giu-dizio, in sede civile, contro la Ger-mania per ottenere risarcimentisono incostituzionali. È quantosancisce la consulta, con una sen-tenza che il presidente UCEI Gat-tegna definisce “esemplare e digrande valore morale”. La notiziaviene riportata anche dall’autore-vole giornale ebraico tedesco Jü-dische Allgemeine che affida aGuido Vitale, direttore della reda-zione giornalistica dell’UCEI, uncommento sulla vicenda

23Una bimba di tre mesi euna ragazza di 22 anni uc-

cise e otto feriti: è bilancio dell’at-tentato perpetrato da un palesti-nese alla fermata di un bus a Ge-rusalemme.

24Giunto alla sua secondaedizione, lo Shabbath Pro-

ject arriva in Italia. Un’iniziativamondiale supportata dall’UCEI at-traverso l’Assemblea rabbinica e ildipartimento Educazione e Cul-tura che riunisce le comunità ebrai-che per festeggiare uno shabbatinsieme.

27Il presidente israeliano Reu-ven Rivlin si reca a Kafr

Qassem sulla lapide che ricorda49 palestinesi uccisi da un repartodella Guardia di frontiera israelianail 29 ottobre 1956. “Qui ha avutoluogo un crimine terribile. Dovre-mo educare le generazioni future,e trarre le lezioni necessarie”, ilmonito di Rivlin.

29Allo scrittore israelianoDror Mishani viene conse-

gnato a Parma il premio Adei Wi-zo Adelina Della Pergola.

30Apre i battenti il Lucca Co-mics and Games, il festival

di fumetti con l’abituale presenzadi Pagine Ebraiche e il dossier spe-ciale “Comic & Jews” curato daAda Treves.

Si tiene a Torino la Sesta LezionePrimo Levi, che il Centro Interna-zionale di Studi dedicato allo scrit-tore piemontese ha organizzato

sul tema “In un’altra lingua”, inonore della traduzione dell’operaomnia di Levi in inglese realizzatadalla Norton-Liveright.

31Paolo Gentiloni è il nuovoministro degli Esteri italia-

no. Parole di felicitazioni sonoespresse del presidente UCEI Gat-tegna.

3Ladri rubano la scritta ArbeitMacht Frei dal cancello del

campo di concentramento di Da-

chau. “Come se si potesse cancel-lare così la memoria”, commentaDario Calimani su Pagine Ebraiche24.

4Genova ricorda i 256 ebrei chei nazifascisti deportarono nel

1943 dalla città con il tradizionalecorteo in centro.

5Ancora un attentato a Gerusa-lemme: un palestinese si lancia

sulla folla con la sua vettura e uc-cide una persona, ferendone altredieci. Pochi giorni dopo altri duepalestinesi colpiranno in Israele: aTel Aviv viene ucciso a coltellateun soldato israeliano, e poche oredopo, con lo stesso metodo, vieneassassinata una ragazza.

novembre

Cresce ogni anno il numero dei

festival culturali con cui la reda-

zione di Pagine Ebraiche collabo-

ra, secondo uno schema ormai

consolidato che ha permesso nel

corso del 5775 di raggiungere un

enorme numero di lettori laddo-

ve spontaneamente si raccolgo-

no coloro che hanno a cuore la

letteratura, il cinema, l’arte, la

filosofia, il fumetto e tutte quel-

le espressioni dell’intelletto che

compongono da millenni uno dei

punti di forza della cultura ebrai-

ca. Incontrare gli organizzatori,

confrontarsi sui programmi e

proporre iniziative che possano

essere di interesse ai grandi

eventi della cultura italiana, e

non solo. Portare nelle tante cit-

tà grandi e piccole che vengono

regolarmente invase da un pub-

blico partecipe e interessato i va-

lori della millenaria minoranza

ebraica con incontri, presenta-

zioni, tavole rotonde. Raccontare

sulle pagine del giornale del-

l’ebraismo italiano i numerosi in-

contri con i grandi della cultura

mondiale e distribuire Pagine

Ebraiche, in accordo con gli or-

ganizzatori, in tutti quei luoghi

che sanno apprezzare le tradizio-

ni, la cultura e i valori di questa

realtà.

Si tratta di una politica ben pre-

cisa, che da ormai diversi anni

impegna la redazione giornalisti-

ca dell’Unione delle Comunità

Ebraiche Italiane su numerosi

fronti, e che ha permesso anche

nel corso del 5775 di far crescere

quei rapporti ormai ben consoli-

dati con alcuni eventi così come

di iniziare a costruire stima e re-

ciproca fiducia con altri.

Pagine Ebraiche, sia con pagine

costruite apposta per l’occasione

che grazie ai suoi dossier ha così

raggiunto il pubblico del Festi-

valetteratura, che ogni anno a

settembre trasforma Mantova in

una incredibile kermesse di libri,

autori, incontri e presentazioni,

per arrivare pochi giorni dopo in

migliaia di copie agli entusiasti

partecipanti che a Milano, per la

seconda edizione di Jewish&the-

City, hanno riempito all’invero-

simile tutte i luoghi del festival

dedicato all’ebraismo. Qui la re-

dazione è stata coinvolta in al-

cuni incontri della manifestazio-

ne, pochi giorni prima di seguire

Pordenonelegge, che pur trovan-

dosi in un luogo apparentemente

difficile riesce ogni anno di più a

raccogliere un grande consenso,

con centinaia di migliaia di per-

/ P12 DOSSIER 5775

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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraiche

DOSSIER /Focus sull’anno

vare un puntod’incontro. Lo stimolo a “cono-scersi”, prima ancora di “fidar-si”, di “avere voglia”, sentire“la curiosità” di parlarsi. Pri-ma conclusione: non è sufficien-te l’esistenza di un ponte, o ilsuo ripristino, perché ciò che siè interrotto riprenda il suo cor-so. In una condizione di fortesenso del conflitto di civiltà, diprofonda diffidenza - due condi-zioni psicologiche, mentali e an-che fisiche, quali tutti noi oggi

stiamo vivendo o che con diffi-coltà proviamo a contenere -evocare il ponte non significaalludere al dialogo. Questo nonsignifica la scomparsa dei ponti.Significa che i ponti hanno as-sunto anche, e talvolta soprat-tutto, altri significati e inaugu-rato o rafforzato altre pratiche,svolgendo anche altre funzioni erispondendo ad altri fini. Duemi sembrano significativi. En-trambi non guardano a una di-mensione della convivenza. Nel

primo caso la dimensione dellasolitudine induce a costruireponti. E una condizione che vaalla ricerca degli identici pro-prio perché il problema è co-struire una comunità che nonc’è. Il ponte è la linea di con-giunzione che consente di co-struire una comunità altrimentidispersa, di ritrovarla e di daread essa la possibilità di pensareoltre la generazione attuale. Co-sì si fanno ponti non per cono-scere di più, o perché si ha la

sensazione di doverne e volernesapere di più dei nostri vicini,ma alla rovescia, per non saper-ne. Perché quei mondi che ci so-no fisicamente vicini, ci sembra-no estranei, talora “nemici”, co-munque ostili. Per sfuggire aun destino avvisato come “av-verso”, per affermare che esiste-re e perpetuarsi nel tempo è unascelta ed è una sfida al propriotempo, allora si costruisconoponti e si riconnettono legamicon i propri collocati lontano

nello spazio. Nel secondo caso ilponte è una sorta di “terra dinessuno”, che presume un in-contro tra soggetti (sociali, cul-turali etc...) che non hanno in-teresse a conoscersi, bensì a con-trollarsi e dove il timore piùprofondo è quello di rinsaldare ilegami interni. In questo caso ilconcetto di ponte è indicare unluogo “estraneo” a tutti i “par-tecipanti”. Il fine di quello spa-zio organizzato non è il mesco-larsi e il conoscersi, ma il “mi-

surarsi”. In questo caso l’ap-puntamento è un modo perprendere le misure, per valutarela propria capacità di resistenza.Incontro e confronto basato sul-la compattezza di ciascun grup-po che si presenta ai bordi delponte. Condizione che esigel’eclisse del confronto interno aciascun gruppo che si presenta aquell’appuntamento e dove ciòche deve scomparire o esserecompressa è la dimensione dellamultidentità di ciascuno che

OPINIONI A CONFRONTO

PAGINE EBRAICHE PROTAGONISTA NEI GRANDI FESTIVAL

Fra la gente. Per la cultura e l’informazione

/ segue da P11

7Sono Israele e la Striscia di Ga-za le mete della prima missione

diplomatica dell’Alto rappresen-tante per la politica Estera europeaFederica Mogherini. Una decisionevolta a rilanciare il ruolo dell’Eu-ropa in possibili negoziati tra ledue parti. “C’è la volontà politicadi riaprire i colloqui di pace”, con-ferma a Mogherini il premier israe-liano Benjamin Netanyahu.

12Dall’infamante editto diespulsione promulgato dai re-

gnanti spagnoli al ritorno, tre secolidopo, grazie alla famiglia Rothschild,dall’incubo nazifascista ai nuovi pro-getti di futuro. È quanto racconta lamostra “La Comunità Ebraica diNapoli, 1864 – 2014: 150 anni distoria”, inaugurata in città presso laBiblioteca Nazionale.

Fermare sul nascere il risorgeredell’antisemitismo. Il messaggioche arriva da Berlino dalla confe-renza dell’Organizzazione per lasicurezza e la cooperazione in Eu-ropa, in cui interviene anche il mi-nistro degli Esteri italiano PaoloGentiloni

13 Per iniziativa di UCEI eCdec nasce Osservatorio

Antisemitismo, un servizio infor-mativo e di consulenza che moni-tora e studia il fenomeno dell’an-tisemitismo, diretto dalla sociologaBetti Guetta con la collaborazionedi Stefano Gatti.

Bookcity, la rassegna milanese de-dicata al libro, si apre con DavidGrossman, a cui il sindaco Giulia-no Pisapia consegna il sigillo d’orodella città. A chiudere la settimanaè invece Amos Oz, ospite della si-nagoga di via Guastalla.

15Grande festa a Torino perl’insediamento del nuovo

rabbino capo della Comunitàebraica rav Ariel Di Porto. Forma-tosi al Collegio rabbinico di Roma,

il rav racconta così le sue primeimpressioni su Torino: “È una cittàmolto diversa da quella da cui pro-vengo ma a modo suo è stata ca-pace di esprimermi sin dalle mieprime visite calore, disponibilità eun grande affetto”.

18Rabbia e indignazione do-po l’attentato compiuto in

una sinagoga di Har Nof a Geru-salemme: due terroristi palestinesihanno fatto irruzione nel tempioe ucciso quattro rabbini durante lapreghiera del mattino. Gli attentatori, poi uccisi dalle for-ze dell’ordine, feriranno a morteun poliziotto druso intervenutoper fermarli. “Israele reagirà conmano ferma a questo brutale as-sassinio”, l’intervento a caldo diNetanyahu. Cordoglio e solidarietà nell’Italiaebraica che si riunisce nel dolore:“La forza morale sia un elementoindispensabile per respingere leminacce della violenza e della bar-barie che si affacciano, non soloper Israele ma per il mondo inte-ro”, l’appello dell’Assemblea rab-binica italiana mentre il presidenteGattegna ricorda che “i nostri va-lori, quel sistema di valori che inostri nemici vorrebbero vederedisfatto, sono più forti del loroodio”.

23Rav Scialom Bahbout si in-sedia a Venezia come nuovo

rabbino capo della Comunità. “Ab-biamo fiducia nel futuro nonostan-te tutto”, sottolinea il rav nel corsodella cerimonia di investitura

23L’ebraismo europeo si riu-nisce a Milano in occasione

del Meeting of Presidents of JewishOrganisation, la tre giorni di ap-profondimenti organizzata su im-pulso dello European Council ofJewish Communities e dell’Ame-rican Jewish Joint DistributionCommittee in collaborazione conl’UCEI e la Comunità ebraica lo-cale.

24”Un’esperienza stimolante,l’inizio di una serie di ini-

ziative organizzate in sinergia conil ministero dello Sviluppo Econo-mico per far sì che il marchio dicasherut nazionale possa al piùpresto passare dalla fase proget-tuale a quella operativa”. A NewYork per partecipare a Kosherfest,l’assessore alla casherut JacquelineFellus è ambasciatrice del progettoUCEI racchiuso nel marchio K.it,da intendersi come “simbolo di ka-sherut e italianità dei prodotti cer-tificati” secondo le regole alimen-tari ebraiche.

26Arriva anche sui quotidianiitaliani il dibattito sul dise-

gno di legge, portato avanti da Ne-tanyahu, che vuole ribadire l’iden-tità ebraica di Israele. La proposta,poi messa in un cassetto, troveràl’opposizione del presidente Reu-ven Rivlin, che la definisce “super-flua e controproducente”.

1Rav Umberto Avraham Piper-no, 53 anni, viene nominato

nuovo rabbino capo della Comu-nità ebraica di Napoli. Queste lesue prime parole: “Ringrazio il

dicembre

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pagine ebraiche n. 9 | settembre 2015

sone che arrivano in città per il

festival del libro con gli autori.

Ha chiuso settembre Torinospi-

ritualità, altro evento dal suc-

cesso sempre crescente, arrivato

nel 2014 alla decima edizione. Te-

mi complessi e affascinanti, per

i quali a volte sorprendono le

lunghe code che precedono

sempre l’inizio degli incontri.

Ed è stata la prestigiosa Bu-

chmesse ad indicare la stra-

da in ottobre con il Frieden-

preis des Deutsches Bu-

chhandels assegnato a Jason

Lanier, guru dell’informatica

e delle reti che è anche arti-

sta e musicista e attento

analista della società contempo-

ranea: è ora di reagire alla mi-

naccia dei monopolisti del web

e di difendere la creatività, la

cultura e l’intelligenza. Lucca Co-

mics e BilBOlBul hanno dato l’oc-

casione per approfondire il rap-

porto fra fumetto e cultura

ebraica, argomento del dossier

Comics&Jews, distribuito in col-

laborazione con gli organizzatori

dei due festival.

Una ampia intervista a uno dei

fondatori della manifestazione

ha raccontato in primavera le

idee portanti della Biennale De-

mocrazia, che ogni due anni por-

ta a Torino grandi personaggi

impegnati nella diffusione di una

cultura della democrazia che

sappia tradursi in pratica demo-

cratica. E a Bologna è sempre più

forte l’intesa con gli organizza-

tori della Children’s Book Fair,

che al prestigioso caffè degli au-

tori hanno voluto ospitare l’in-

contro organizzato dalla reda-

zione di DafDaf, il giornale ebrai-

co dei bambini. Bambini al cen-

tro anche a Venezia, dove Israele

è stato paese ospite e pluripre-

miato a Cartoons on the Bay, che

da quest’anno stringe un’allean-

za con Animix, il festival dell’ani-

mazione di Tel Aviv, e poche

settimane dopo Pagine Ebrai-

che arriva anche alla Festa

del Libro Ebraico di Ferrara.

Maggio è il mese del Salone

del libro di Torino, con la re-

dazione impegnata su diversi

fronti per giornate intense e

appassionanti, mentre a fine

mese è la volta di Trento, con

il Festivaleconomia. L’estate, poi,

vede il cinema protagonista, con

i successi al Locarno Film Festi-

val e le novità presentate a Ge-

rusalemme, in attesa di Venezia,

a settembre. Prima di tornare a

Mantova. E ricominciare.

a.t. twitter @atrevesmoked

compare su quella soglia e doveciascuno deve recitare un mono-logo. In entrambi i casi fine del-la poetica del ponte come luogodel dialogo.

Dialogo ú–– Anna Foa

Storica

A cinquant’anni dalla dichiara-zione Nostra Aetate, promulga-

ta il 28 ottobre 1965, si susse-guono celebrazioni e convegni,volti non solo a ricordare quellasvolta radicale nei rapporti tracristiani ed ebrei, ma anche e so-prattutto a fare un bilancio delmodo in cui la Nostra Aetate èstata recepita e accolta negli an-ni sia dagli ebrei che dai cattoli-ci e delle prospettive che si apro-no oggi nei rapporti tra le duereligioni. Quando il Concilio Vaticano IIemanò la dichiarazione, appena

vent’anni erano trascorsi dallaShoah. L’ebraismo era in Europa unareligione minoritaria, lontanada quella egemonia culturaleche a partire dagli anni Ottantal’avrebbe posta all’attenzionedel mondo, inondando di librigli scaffali delle librerie, dandoleuno spazio crescente nei media,a partire dal cinema, entrando afar parte degli studi universita-ri, dando vita a dibattiti e con-vegni. Un processo che si è ac-

compagnato a quello della co-struzione della Memoria dellaShoah e che non può non essere,almeno in parte, dipeso da quel-la profonda revisione della con-siderazione cristiana degli ebreiche aveva rotto duemila anni diinsegnamento del disprezzo, perdirla con il padre del dialogo,Jules Isaac. Una rivisitazione a sua volta instretto rapporto con il bilancioche il mondo della cultura equello religioso stavano facendo

della Shoah e del ruolo che l’an-tigiudaismo della tradizione cri-stiana aveva avuto nel consenti-re che tale insegnamento del di-sprezzo divenisse, senza conti-nuità ideologica ma non senzaresponsabilità, odio ed elimina-zione fisica degli ebrei.Cinquant’anni dopo, sono or-mai soprattutto i cristiani a es-sere perseguitati e assassinatidal fondamentalismo islamico,anche se l’antisemitismo non èscomparso e sembra crescere e

generare continuamente nuovimostri. E tanto è divenuto al giornod’oggi importante combattere edenunciare il massacro dei cri-stiani, che è stato proprio unconvegno in Perù dedicato allacelebrazione del 50° della No-stra Aetate che ha recentementedenunciato con forza la loropersecuzione in Asia e in Afri-ca, proprio in nome dei principidi rispetto e di dialogo procla-mati da quella / segue a P14

Consiglio per la fiducia accorda-tami ed esprimo l’auspicio che pos-sa attenderci un futuro di gioia. Ilsuccesso di un rabbino, tra i varifattori, lo si misura anche in rela-zione al numero di matrimoni edi milot”.

3Dopo aver cacciato dal gover-no gli ex alleati Yair Lapid e

Tzipi Livni, accusati di aver rematocontro di lui, il premier israelianoNetanyahu chiede al parlamentodi sciogliersi e indire nuove ele-zioni. Vista l’impossibilità di for-mare una nuova maggioranza, laKnesset si scioglie. Gli israeliani, adistanza di due anni e mezzo dal-l’ultima volta, torneranno a votareil 17 marzo.

Muore a Roma a 86 anni EnzoCamerino, testimone della Shoahche sopravvisse all’orrore di Au-schwitz Birkenau.

4 Scoppia a Roma il caso MafiaCapitale che porta il primo ar-

resto di 37 persone con l’accusa diassociazione a delinquere. Tra gliindagati della maxi operazione, l’exsindaco di Roma Gianni Aleman-no.

5A Roma si celebrano i vent’an-ni delle relazioni tra Israele e

la Santa Sede. A presenziare ai fe-steggiamenti, l’ambasciatore israe-liano presso la Santa Sede ZionEvrony e il cardinale Pietro Paro-lin, segretario di Stato vaticano.

7Milano conferisce a GabrieleNissim, presidente della onlus

Gariwo, ente che ha promosso lanascita della Giornata europea deiGiusti, l’Ambrogino d’Oro.

11Al via a Torino i lavori delconvegno “Patrimonio Ar-

chitettonico Religioso - Nuovefunzioni e Processi di Trasforma-zione”. Tra i protagonisti della duegiorni di studi Dario Disegni, pre-sidente della Fondazione Beni Cul-turali Ebraici in Italia, a cui è affi-data la presentazione del patrimo-nio architettonico ebraico italianoe il ruolo della Fondazione.

14Durante il Consiglio del-l’Unione delle Comunità

Ebraiche Italiane viene approvatoil bilancio preventivo. Dall’ordinedel giorno emerge il forte impegnosul fronte del sociale e dell’assi-stenza, l’incremento dell’appoggioalle Comunità e lo sviluppo di unaprogettualità mirata per offrire ser-vizi adeguati alle esigenze degli

ebrei italiani, il massimo conteni-mento della spesa, oltre che unanuova attenzione al tema della rac-colta Otto per mille.

15Si apre al Centro ebraicoPitigliani di Roma il Sim-

posio Europeo “Stabilire una reteeuropea per l’insegnamento sul-l’educazione alla Shoah”, organiz-

zato nell’ambito del semestre ita-liano di presidenza europea dalMinistero dell’Istruzione, dell’Uni-versità e della Ricerca, in collabo-razione con lo Yad Vashem di Ge-rusalemme e con l’UCEI.

Il premier israeliano Benjamin Ne-tanyahu, in visita a Roma, incontrail segretario di Stato Usa John Ker-ry per parlare dello stallo delle trat-tative di pace con i palestinesi.

Eletto il nuovo Consiglio della Co-munità ebraica di Trieste: votati inordine di preferenze, il presidenteuscente Alessandro Salonichio, acui verrà confermata la carica, ArielCamerini, Nathan Israel, MauroTabor, Davide Belleli, Livio Vasieri

e Alessandro Treves.

17Sono 141 persone, per lamaggior parte bambini, le

vittime dell’attacco terroristicocompiuto a Peshawar, in Pakistanda un commando di talebani inuna scuola. Su Pagine Ebraiche24il rabbino Pierpaolo Pinhas Pun-turello scrive: “In questi giorni ein questi tempi non possiamo per-metterci il lusso di rimanere silenti,dobbiamo cantare per i bambiniche devono andare a scuola, perle bambine che devono essereistruite, per i popoli che devonoriscattarsi senza l’uso del terrore”.

17Viene inaugurata al Museoebraico di Roma la mostra

/ P14 DOSSIER 5775

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DOSSIER /Focus sull’anno

dichiarazione.Che ebrei e cristiani insieme,uniti nel ricordo della svoltaconciliare e nella pratica deldialogo si facciano insieme pro-motori di questa denuncia è unfrutto fondamentale di quanto èstato iniziato cinquant’anni or-sono.Di dialogo, soprattutto, si èparlato a Roma a fine giugno,in un convegno internazionaleorganizzato dall’InternationalCouncil of Christians and Jews

e dall’Amicizia Ebraico-cristia-na di Roma , con la partecipa-zione di numerosi studiosi eprotagonisti del dialogo fra cuiAbraham Skorka di Buenos Ai-res, il cardinal Betori, rav Da-vid Rosen, Andrea Riccardi,Alberto Melloni, Marco Mor-selli e molti altri. Ricevendo inudienza i partecipanti, papaBergoglio ha a sua volta ricor-dato la Nostra Aetate riaffer-mandone il valore essenziale eirreversibile, perché rappresen-

ta “il ‘sì’ definitivo alle radiciebraiche del cristianesimo e il‘no’ irrevocabile all’antisemiti-smo”.I lavori del convegno hannotoccato vari aspetti e problema-tiche diverse, tutte viste in unaprospettiva di apertura al futu-ro più che di bilancio storico delpassato: dalla riflessione su Be-namozegh e Maritain, sul car-dinal Bea e Barth, a quella sultema di Shaùl/Paolo, a quellasul ruolo delle religioni in un

mondo conflittuale. Perché inrealtà, e questo emergeva conforza dai lavori del convegno, ilcompito del dialogo non è in al-cun modo esaurito. Esso richie-de l’impegno di cristiani edebrei, non solo dei cristiani,perché è un lavoro di riscritturadel rapporto tra i due mondi,non semplicemente una modifi-ca dell’atteggiamento delleChiese cristiane verso gli ebrei.È vero che per noi ebrei è piùfacile pensare al dialogo ebrai-

co-cristiano come a una trasfor-mazione dell’atteggiamento delcristianesimo, e in particolaredel cattolicesimo, verso gliebrei. Più facile ma anche fuor-viante, errato. Anche nella sto-ria delle età passate, quando gliebrei erano cacciati o rinchiusinei ghetti, il rapporto è semprestato di reciproca influenza, direciproca acculturazione. Le radici comuni, al di là del-l’insegnamento del disprezzo,hanno certamente facilitato

questa reciprocità: e se tantiebrei si sono piegati più o menospontaneamente al fonte batte-simale, tanti cristiani hannopiegato il loro sapere alle fontidel pensiero ebraico, alla kabba-lah luriana, alle ricchezze delsincretismo marrano. Per que-sto, per il fatto di essere stati at-tivi protagonisti della storia,anche gli ebrei hanno oggi do-veri e responsabilità. Di fronteai massacri dei cristiani in Asiae in Africa ma anche di fronte

OPINIONI A CONFRONTO/ segue da P13

Sono molti gli scrittori e le pagi-

ne che ogni mese il giornale del-

l’ebraismo italiano propone ai

suoi lettori, ma nel corso del

5775 sono in particolare tre gli

autori che hanno saputo convo-

gliare l’attenzione del pubblico.

Le pagine 4 e 5 di questo giornale

sono dedicate a Katja Petrowska-

ja, pluripremiata autrice di Forse

Esther (Adelphi), protagonista a

maggio al Salone del libro di To-

rino nell’anno della Germania. La

scrittrice croata Daša Drndić con

il grande romanzo Sonnenschien

– Trieste (Bompiani) ha fatto par-

lare di un modo nuovo di raccon-

tare la Memoria: pubblicata nel

numero di febbraio di Pagine

Ebraiche, l’intervista alla Drndića firma di Guido Vitale racconta

innanzitutto come l’edizione ori-

ginale del grande romanzo final-

mente apparso in edizione italia-

na che ha fatto parlare di un ca-

polavoro dei nostri tempi abbia

una particolarità che turba. Il te-

sto è interrotto nel bel mezzo

delle sue 520 pagine dalla inter-

minabile lista dei nomi di tutti gli

ebrei italiani che dalla Shoah non

hanno fatto ritorno. “La lettura

inciampa inevitabilmente in un

macigno piazzato nel bel mezzo.

L’occhio prende la rincorsa per

saltare la lista, poi finisce per

scorrerla ordinatamente, quasi

un omaggio, una misura della

sofferenza” scrive Vitale, e ag-

giunge che l’editore della versio-

ne originale, Fraktura, ha avuto

il coraggio di fare quello che nes-

sun altro ha osato imitare. I nomi

sono stampati su fogli che hanno

una fragilità tutta particolare e

alla saldatura con le altre pagine

la carta è lievemente forata. La

lista è presente per disturbare,

proclama il libro, ma se dà fasti-

dio si può anche toglierla di mez-

zo, quelle pagine non sono come

le altre, le si possono strappare,

le si possono escludere, le si pos-

sono mettere da un canto. E al-

l’inizio dell’intervista è proprio

l’autrice che senza dire una pa-

LETTERATURA - DA PATRICK MODIANO A DASA DRNDIC

L’inesauribile racconto della Memoria viva

alle ottuse e fanatiche azioni deiloro propri fondamentalisti,quali ciclicamente si verificanoin Israele. È una battaglia co-mune in difesa della libertà reli-giosa e dei diritti umani quellache oggi, in acque che diventanoogni giorno più perigliose, ci at-tende. Ed è, forse, una delle for-me che il dialogo ebraico-cristia-no è destinato ad assumere nelfuturo nostro e dei nostri figli,aprendosi a divenire un dialogofra i popoli e le religioni tutte.

Complicitàú–– Anna Segre

Docente

Fa male, poche ore dopo l’assal-to a Kfar Douma che ha uccisoAli Saad Dawabsheh, un bambi-no palestinese di diciotto mesi, esuo padre (oltra ad aver messoin pericolo di vita i la madre e ilfratellino) pensare che anche gliebrei sono capaci di cose simili,

assalti incendiari come i po-grom, come la notte dei cristalli. Fa male pensare che qualcunoabbia ritenuto opportuno festeg-giare il 15 di Av, la notte di lu-na piena tradizionalmente dedi-cata all’amore, non andando ascegliere una sposa tra le fan-ciulle danzanti come era d’usonei tempi antichi, e neppure de-dicandosi allo studio della To-rah (come è previsto in partico-lare da questa data con le nottiche iniziano ad allungarsi) ma

incendiando una casa in cuiuna famiglia dormiva pacifica-mente.Fa male pensare che dalle lun-ghe ore trascorse pochi giorniprima a digiunare intonando la-mentazioni per la distruzionedel Santuario di Gerusalemmequalcuno abbia tratto non uninvito al pentimento e alla ri-flessione collettiva ma una le-zione di assurda e cieca violen-za, la convinzione che la Reden-zione e l’arrivo del Messia non

richiedano un’opera paziente dieducazione e autoeducazione masiano un bottino da conquistarecon il sangue e con il fuoco.Fa male, mentre ci si avvicinaallo Shabbat - uno Shabbat chedovrebbe essere di consolazione,il primo dopo il digiuno di Ti-shà be-Av - pensare che in que-sto stesso momento in altre caseebraiche si preparano i lumi daaccendere, si apparecchia la ta-vola e intanto si plaude a questaazione dimostrativa o si trova

qualche forma di giustificazio-ne. Fa male pensare alle mani didonne ebree che hanno impasta-to le challot e cucinato i cibiprelibati mentre i loro figli emariti tornavano a casa fieri do-po aver devastato e ucciso. Famale pensare a queste famiglieebraiche che tra poco si riuni-ranno intorno alla tavola, bene-diranno i figli, canteranno ilKiddush e spezzeranno le chal-lot pronunciando con precisionele benedizioni,

“Prima di tutto italiani”, curata daLia Toaff e dedicata al ruolo deisoldati ebrei nella Grande Guerra.Presente il ministro della DifesaRoberta Pinotti assieme al presi-dente della Comunità romana Ric-cardo Pacifici.

18Davanti agli iscritti della Co-munità di Milano, il presi-

dente Walker Meghnagi confermale sue irrevocabili dimissioni, cosìcome quelle di tutta la lista con cuisi era candidato, WellCommunity.Una Comunità segnata dalle diffi-coltà economiche, dalle dolorosevicende legate alle ingenti sommesottratte dalle casse da dipendentiallontanati, da divisioni interne, do-vrà tornare a scegliere i propri di-

rigenti in marzo, dopo due annidalle precedenti elezioni.

19Al Museo Nazionale del-l’Ebraismo Italiano e della

Shoah viene inaugurata la mostra“Torah fonte di vita”, curata daSharon Reichel, che espone oggetticerimoniali e libri dalla collezionedel museo della Comunità ebraicadi Ferrara e rimarrà aperta fino al

31 dicembre 2015 permettendol’apertura permanente del primostralcio del Meis.

22Bologna celebra i 60 anni distoria della sua sinagoga. Ad

accogliere le centinaia di personepresenti, tra cui il sindaco VirginioMerola, il presidente della comunitàebraica Daniele De Paz e il rabbinocapo Alberto Sermoneta.

31La risoluzione palestineseproposta da Abu Mazen

all’Onu, da mesi al centro del di-battito diplomatico internazionale,si risolve in un nulla di fatto: nonbastano gli otto sì del Consiglio diSicurezza per far passare la mo-zione in cui si fissava a un anno il

termine per il conseguimento dellapace con Israele e si ordinava la“fine dell’occupazione israelianadei territori palestinesi entro il 31dicembre 2017”.

2 Dopo aver acquisito nel 2012lo status di osservatore dell’As-

semblea delle Nazioni Unite, il pre-sidente dell’Autorità palestinese AbuMazen sigla lo Statuto di Roma,che gli permetterà di chiedere chela Corte penale internazionale pro-cessi Israele per crimini di guerra.

gennaio

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“È molto interessante come in

questa società ricevano più ascol-

to i messaggi di chi non esercita

direttamente la professione ri-

spetto agli addetti ai lavori. Cre-

do che, al giorno d’oggi, si sia di-

sposti a introietta-

re le cose serie più

facilmente da chi fa

spettacolo rispetto

ad altre fonti”. È il

commento a Pagine

Ebraiche del rabbi-

no capo di Roma

Riccardo Di Segni,

dopo il successo

dello spettacolo televisivo di Ro-

berto Benigni dedicato ai Dieci

Comandamenti, record di ascolti

in prima serata su Rai Uno. A

commentare anche rav Roberto

Della Rocca: “Benigni ha colto pie-

namente lo spirito dello Shabbat,

in particolare sul tema della di-

sconnessione”. Il maskil Cesare

Efrati ne elogia l’entusiasmo e la

comunicatività e rav Elia Richetti

ne sottolinea l’ebraicità: “Se è ve-

ro che la lettura dei Comanda-

menti è avvenuta secondo l’ordi-

ne della Chiesa, è in-

negabile che il suo

sia un racconto

ebraico”, mentre il

rav Benedetto Ca-

rucci Viterbi ha ap-

prezzato particolar-

mente gli espliciti

riferimenti ai mi-

drashim. Ha qualche

perplessità invece il rabbino capo

di Padova Adolfo Locci: “Ci voleva

davvero – chiede - uno show te-

levisivo perché si sentisse il biso-

gno di affermare il proprio orgo-

glio ebraico con tutto quello che

è stato prodotto in millenni di

tradizione orale?”.

LO SHOW TELEVISIVO DELL’ATTORE

Il Decalogo secondo Benignirola apre il libro, afferra quelle

pagine e le lacera alla radice, se-

parandole dalle altre e spiegan-

do: “È stata questa la Shoah e

questa deve essere la Memoria”.

Al centro dell’attenzione mon-

diale l’opera del francese Pa-

trick Modiano, vincitore nel

2014 del Nobel per la letteratu-

ra, che ha ricevuto a fine aprile

anche il premio Pardes al Festi-

val del libro ebraico di Ferrara.

A Modiano Pagine Ebraiche ha

dedicato nel numero di maggio

pagine che raccontano i percor-

si di un personaggio estrema-

mente schivo, ritroso al punto

che anche convincerlo a ritirare

personalmente il Nobel non è

stato semplice. “Un figlio male

amato”, si definisce, che molta

della sua infanzia ha trascorso

con i genitori lontani, o lontano

dai genitori, e con un padre che

non ha pronunciato mai la pa-

rola ebreo, né mai ha fatto ri-

ferimento alla propria identità

ebraica, nonostante proprio per

questo fosse ricercato sia dalla

polizia francese che da quella

tedesca, e arrestato per ben

due volte. Bernard Pivot, autore

di un formidabile documentario

sullo scrittore, definisce i ricordi

di Modiano “un incredibile bric

à brac della memoria, un bazar

da archivista”. In una intervista

di molti anni fa Modiano aveva

spiegato che questa sua mania

per la ricostruzione gli permette

di andare avanti, mescolando ri-

cordi e racconti, e frammenti di

realtà per costruire la vita di un

luogo, e abitarlo di quel mistero

che è necessario donare anche

ai posti, agli avvenimenti più ba-

nali. “Perché questo è il dovere

di un romanziere: rendere giu-

stizia alle cose”. E non è il pas-

sato, quello che interessa a Mo-

diano, ma ciò che il tempo e la

memoria ne hanno fatto.

a.t. twitter @atrevesmoked

7 Un sanguinoso attentato ter-roristico colpisce la sede pari-

gina del giornale satirico franceseCharlie Hebdo, uccidendo dodicimembri della sua redazione, tracui il direttore Charb e i vignettistiCabu e George Wolinsky, e feren-do undici persone. Autori dellastrage sono i fratelli jihadisti fran-co-algerini Saïd e Chérif Kouachi,che nelle ore successive sono poiuccisi nel corso di un’irruzione nel-la tipografia della cittadina diDammartin-en-Goële all’internodella quale si sono barricati.

9 Alla vigilia di shabbat, un ter-rorista armato di mitra, legato

agli attentatori di Charlie Hebdo,già protagonista di uno scontro afuoco con la polizia il giorno pri-ma, si barrica nel supermercatoebraico Hypercacher di Porte deVincennes, prendendo alcuniostaggi e chiedendo in cambio del-la loro liberazione il rilascio degliattentatori della redazione del gior-nale satirico. Nell’attentato Couli-baly uccide quattro persone - Phi-lippe Braham, 45 anni, Yohan Co-hen e Yoav Hattab, 22, e FrançoisMichele Saada, 55 – per poi esserecolpito a morte durante l’irruzionedella polizia nel supermercato.

11 Oltre due milioni di fran-cesi scendono in piazza a

Parigi per dimostrare di non averpaura del terrorismo ed esprimeresolidarietà alle vittime degli atten-tati che hanno colpito il cuore del-la Francia nei giorni precedenti.Alla manifestazione partecipano

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DOSSIER /Focus sull’annoanche i premier e i leader politicidi nazioni di tutto il mondo, tracui Matteo Renzi, il primo mini-stro israeliano Benjamin Netanya-hu e il presidente dell’Autorità pa-lestinese Abu Mazen. Ultima tappadel corteo una cerimonia nellaGrande Synagogue de la Victoire.

12 “Sono in gioco tutte leconquiste che la civiltà oc-

cidentale ha guadagnato a caroprezzo”. È quanto afferma il pre-sidente UCEI Renzo Gattegna inuna intervista al Corriere della seraa proposito dei fatti di Parigi, dellalotta all’odio e all’antisemitismo edella difesa degli insopprimibili va-lori di libertà di espressione e disatira. Un impegno affermato conforza anche nell’adesione del-l’UCEI alla grande manifestazionerepubblicana di Parigi con un mes-saggio inviato al presidente fran-cese François Hollande e al presi-dente del Conseil Représentatif desInstitutions juives de France RogerCukierman.

Si celebra la Semichà di rav Ro-berto Di Veroli che, dopo un per-corso di studi, raggiunge la caricadi rabbino. Rav Di Veroli si occupaanche della shechitah, la macella-zione rituale, ed è sofer, trascrive quindi i testi sacri.

13 Si svolgono sul Monte degliUlivi di Gerusalemme i fu-

nerali delle quattro vittime dell’at-tentato all’Hypercacher di Porte deVincennes, nella periferia di Parigi.“Cari Yoav, Yohan, Philippe e Fran-çois Michel, non volevamo ricever-vi in Israele in questa situazione. Vivolevamo vivi”, afferma il presiden-te israeliano Reuven Rivlin.

14 Migliaia di persone in filaper acquistare una copia del

numero di Charlie Hebdo uscitoa una sola settimana dall’attentatoalla sua redazione con una tiraturadi 7 milioni di copie e 16 tradu-zioni.

18 Viene firmato dal presiden-te UCEI Gattegna e dal mi-

nistro dell’Istruzione Stefania Gian-nini il Protocollo di Intesa dedicato

all’educazione della Shoah nellescuole italiane, rinnovato in occa-sione del Viaggio della Memoriaad Auschwitz che vede coinvoltiduecento studenti da tutta Italia

20Migliaia di persone in piaz-za in un’Argentina sotto

shock chiedono verità sulla mortedi Alberto Nisman, il pubblico mi-nistero che stava indagando sulpresidente Cristina Fernández deKirchner per un presunto insab-biamento delle indagini sull’atten-tato del 1994 al Centro ebraico diBuenos Aires nel quale persero la

vita 85 persone. Il procuratore, chetemeva per la sua incolumità, è sta-to trovato morto nel suo apparta-mento con accanto una pistola ca-libro 22.

21A Torino si inaugura la mo-stra “I mondi di Primo Levi

– Una strenua chiarezza”, allestitaa Palazzo Madama su progettodell’architetto Gianfranco Cavaglià,curata da Fabio Levi e PeppinoOrtoleva, promossa dal Centro Pri-mo Levi. In piazza Castello, pro-prio di fronte all’entrata, viene al-lestito un il carro merci usato al-

l’epoca per le deportazioni, che su-scita alcune polemiche da partedel sovrintendente ai beni artisticiLuca Rinaldi, che giudica il vagonetroppo ingombrante, e a cui replicaduramente il ministro dei BeniCulturali Dario Franceschini.

26Il sindaco di Roma IgnazioMarino consegna le chiavi

della Casina dei Vallati al presiden-te della Fondazione Museo dellaShoah Leone Paserman.

27Alla presenza di capi di Sta-to, leader ebraici, e Testi-

le stesse bene-dizioni, le stesse parole che an-che noi stiamo per pronunciare,gli stessi gesti che anche noistiamo per compiere.In diverse circostanze storiche enei più diversi contesti il terro-rismo può vivere e prosperaresolo finché trova intorno a sésimpatia, protezione e complici-tà; e il solo modo per sconfigger-lo è abbattere questo muro dicomplicità. Possibile che in villaggi relati-

vamente piccoli in cui tutti siconoscono nessuno si accorgadi un gruppo di persone che siallontana in piena notte? Nonci sono madri, padri, mogli, fra-telli, sorelle che non siano di-sponibili a coprire con il silen-zio la sortita notturna dei lorofamiliari? Ogni ora che passasenza la scoperta dei colpevolirende più evidenti le responsa-bilità e i silenzi di un’interacollettività. Ma la cosa che fa più male di

tutte è pensare che in molti am-bienti, e forse anche nell’ebrai-smo italiano, si sentiranno pre-sto voci tese a minimizzare l’ac-caduto, o a sottolineare (magris-sima consolazione) che questocrimine è stato condannato datutte le istituzioni israeliane.Questo è in realtà uno dei peg-giori pericoli che incombe suIsraele e su tutti noi: la tenden-za a minimizzare, l’ostinazionea negare l’evidenza e l’abitudinea criminalizzare chi cerca di ca-

pire e analizzare ciò che sta suc-cedendo; le accuse indiscrimina-te di essere “nemici di Israele”,“ebrei che odiano se stessi” ri-volte a chiunque si permetta diriferire fatti (anche reali) che of-fuscano un quadro idilliaco co-struito spesso in base a una co-noscenza un po’ approssimativae superficiale di Israele, dellesue leggi, dei suoi partiti e mo-vimenti politici, dei suoi nemici,esterni ed interni.Si aiuta meglio Israele combat-

tendo i suoi nemici o fingendoche non esistano?

Valoriú–– Francesco Lucrezi

Storico

Sembrerebbe davvero esserciuna sinistra regia dell’orroredietro il doppio orrendo crimineche ha recentemente insangui-nato Israele, una regia il cui

primo obiettivo pare quello dideturpare in modo osceno l’im-magine dell’ebraismo, le fonda-menta etiche del popolo mosai-co, gli eterni ideali del sionismo,da sempre indissolubilmente le-gati alle idee di libertà, pace,giustizia, concordia tra gli uo-mini e le nazioni. Siamo abituati, purtroppo, a in-dignarci davanti alle bandieredi Israele imbrattate dai vandaliantisionisti e antisemiti, e la ri-corrente immagine del drappo

OPINIONI A CONFRONTO

Frederic Boisseau, Philippe Bra-

ham, Frank Brinsolaro, Jean Ca-

but, Elsa Cayat, Yohan Cohen, Yo-

av Hattab, Philippe Honoré, Cla-

rissa Jean-Philippe, Ahmed Ma-

rabet, Bernard Maris, Mustapha

Ourad, Michel Renaud, Francois

Saade, Bernard Verlhac, Georges

Wolinski. Giornalisti, vignettisti

e scrittori, semplici cittadini che

facevano la spesa prima dell’en-

trata dello shabbat, poliziotti in

servizio per il proprio Paese. Se-

dici nomi da ricordare, scanditi

uno a uno nella Grande Synago-

gue de la Victoire di Parigi dal

Gran Rabbino di Francia Haim

Korsia “perché non vengano di-

menticati”. Vittime del fanati-

smo, dell’odio antisemita, di chi

vorrebbe con la violenza cancel-

lare le libertà di opinione e di

pensiero. Vittime delle stragi

compiute a Parigi dal terrorismo

islamico, che prima ha colpito la

redazione del settimanale sati-

rico Charlie Hebdo (7 gennaio),

poi il supermercato ebraico Hy-

percacher di Porte de Vincennes

(9 gennaio). Giorni di violenza e

terrore, che hanno lasciato la

Francia, l’Europa e il mondo in-

tero sotto choc e contro cui era

necessaria una reazione per di-

fendere i va-

lori della de-

mocrazia ap-

pena scossi

nel profondo.

Così, pochi

giorni dopo

gli attentati,

oltre due mi-

lioni di perso-

ne – con in te-

sta i leader di

diverse nazio-

ni del mondo - si sono riversate

nelle strade di Parigi per mani-

festare unite, insieme contro

l’odio e in favore della libertà.

“Je suis Charlie, je suis juif, je suis

flic”, hanno scandito i manife-

stanti in corteo. “Nelle strade di

Parigi c’ero, c’eravamo tutti. Ci

è voluta la morte di sedici per-

sone per arrivare a questo ma la

Francia ha ritrovato oggi i valori

che l’hanno resa faro del mon-

do”, dichiara rav Korsia all’inter-

no della Grande Synagogue – ul-

tima tappa

della grande

manifesta-

zione parigi-

na - dopo

aver ricor-

dato i nomi

delle vitti-

me. “Sappia-

mo usare e

siamo obbli-

gati a usare

la forza, ma

contiamo sull’efficacia dei nostri

valori, che sono la pace, la soli-

darietà, la libertà”, le parole do-

po l’attentato all’Hyper casher

del presidente francese Francois

Hollande, presente alla cerimo-

nia in sinagoga. Al suo fianco, il

primo ministro israeliano Benja-

min Netanyahu, venuto per te-

stimoniare alla Francia e ai suoi

cittadini ebrei la solidarietà del-

lo Stato ebraico. Ma alcune pa-

role di Netanyahu apriranno una

accesa discussione con Hollande

così come con l’ebraismo tran-

salpino: “Vorrei dire a tutti gli

ebrei di Francia e d’Europa:

Israele è la vostra casa”, la frase

pronunciata da Netanyahu, su-

bito dopo l’attentato di Parigi.

Un invito al mondo della Diaspo-

ra a fare l’aliyah (salita in Israe-

le) a cui risponderà il primo mi-

nistro francese Manuel Valls: “La

Francia senza gli ebrei non è la

Francia”. Una posizione condivi-

sa dal rabbino capo di Parigi Mo-

she Sebbag: “La Francia è casa

nostra”, le parole del rav. Come

è diventata la casa di Lassana

Bathily, il cassiere musulmano

del Hyper casher diventato un

eroe oltralpe per aver aiutato

alcuni clienti a salvarsi durante

l’attentato al supermercato. Uno

dei simboli positivi da cui la

Francia ha scelto di ripartire do-

po Parigi.

LA FRANCIA E LA RISPOSTA AL TERRORE

Je suis Charlie, juif, flic: difendere la libertà

/ segue da P15

bianco e azzurro macchiato dirosso ci procura rabbia, pena,disgusto. Ma quella bandiera è stata pro-fanata in modo infinitamentepiù grave da chi, accecato da unodio bestiale, ha reciso le giova-ni vite di Ali Saad Dawabsheh eShira Banki, accomunate in untragico e assurdo destino. I re-sponsabili sono i peggiori nemi-ci di Israele e dell’ebraismo: sobene che questi due terminivengono interpretati spesso in

modi anche molto diversi, a se-conda della formazione cultura-le e delle idee politiche e religio-se di chi li usa, ma, in tale va-rietà eccezioni, resta ferma e as-soluta la convinzione che questedue parole, ‘ebraismo’ e ‘Israe-le’, qualsiasi cosa significhino,indicano comunque valori oppo-sti a quelli degli assassini. Il fatto che l’accoltellatore dellagiovane Shira appartenga a ungruppo di cosiddetti ‘ultraorto-dossi’ suona come un assurdo

ossimoro, suscita la stessa sen-sazione di sconcerto sollecitatadalle immagini di Yigal Amir,l’assassino di Rabin, con la kip-pah in testa.Sono certo che il responsabileconosca a memoria i versettidella Torah che proibiscono irapporti omosessuali, e che sa-rebbe anche in grado di trovarequalche antica citazione sul do-vere di difendere la ‘purezza’della Terra di Israele. Ma sono altrettanto certo che

non ha capito nulla della Torah,se ne isola alcune parole, tra-sformandole in veleno, estraen-dole da un contesto ampio ecomplesso, il cui senso profondocoincide con una umile e conti-nua interpretazione dell’Allean-za tra l’uomo e il suo Creatore,nella quale la vita umana figuracome un bene sacro e intangibi-le. Quanto agli assassini del picco-lo Ali, e alla scritta da loro la-sciata sul luogo del misfatto, in-

vocante l’arrivo del Messia, sosolo che, per lunghi secoli, ilMessia è stato atteso, neglishtetl dell’Ucraina e della Rus-sia, nei villaggi e nelle città del-la Polonia e della Germania, suilidi e nelle oasi di Libia e Ma-rocco, da generazioni di ebreidevoti, dediti allo studio, al la-voro e alla preghiera, che hannosopportato in silenzio mille tri-bolazioni per non tradire l’inse-gnamento ricevuto dai loro pa-dri. E la fiducia nell’avvento del

Messia è stata ribadita, da tantimartiri, anche sulle soglie dellecamere a gas. Chiunque sia il Messia, si credao no nel suo arrivo, non calzeràcertamente la maschera feroceche gli attribuiscono i vili atten-tatori che, per propiziarne l’ar-rivo, buttano una bottiglia in-cendiaria nella stanza dove dor-me una madre con i suoi figli.Un motivo di speranza e di con-solazione, nonostante tutto, vie-ne dalla forza

moni della Shoah si svolgono lecelebrazioni per il 70esimo anni-versario della liberazione di Au-schwitz-Birkenau. A guidare la de-legazione ufficiale arrivata da Ro-ma il presidente della Repubblicafacente funzione senatore PietroGrasso, accompagnato dal presi-dente UCEI Renzo Gattegna edalle più alte autorità. Presente an-che il presidente della Comunitàdi Roma Riccardo Pacifici.

28Gli interventi del rav Giu-seppe Laras (Corriere della

sera, 13 gennaio) e del priore Enzo

Bianchi (La Stampa, 18 gennaio)suscitano una presa di posizionedel rabbino capo di Roma Riccar-do Di Segni, che denuncia su Pa-gine Ebraiche 24 il pericolo, daparte cristiana, di una lettura a sen-so unico delle Scritture.

29”Un amico fidato e un so-stenitore speciale del Me-

moriale”. Con queste parole LilianaSegre, Testimone della Shoah, rin-grazia l’imprenditore Bernardo Ca-protti per il suo importante con-tributo affinché fosse realizzato ilMemoriale della Shoah di Milano.

A Caprotti, patron di Esselunga,come segno di gratitudine la Fon-dazione del Memoriale dedica lospazio mostre del Binario 21.

1L’inserto La Lettura del Cor-riere approfondisce la richiesta

di eliminazione del termine ‘razza’dai testi scientifici. A chiederla, tragli altri, l’UCEI (con una nota con-

giunta del presidente Renzo Gat-tegna e dell’assessore alla MemoriaVictor Magiar), assieme all’Univer-sità La Sapienza, al rabbino capodi Roma Riccardo Di Segni e alparlamentare MicheleAnzaldi.

“L’alleanza tra nazioni e popoloseppe battere l’odio nazista, razzi-sta, antisemita e totalitario di cuiquesto luogo è simbolo doloroso.La stessa unità in Europa e nelmondo saprà battere chi vuole tra-scinarci in una nuova stagione diterrore”, così il neo presidente dellaRepubblica Sergio Mattarella, chesceglie di visitare le Fosse Ardea-tine come primo atto istituziona-le.

2Al Festival del fumetto di An-gouleme viene premiato Riad

Sattouf con il suo “L’arabo del fu-turo”. Sattouf, di origine siriana, èuno dei componenti delle redazio-ne di Charlie Hebdo e il più strettocollaboratore di Joann Sfar, crea-tore della serie “Il gatto del rabbi-no”. Angouleme rende omaggioalle vittime del terrorismo di Parigiesibendo su uno stendardo con iloro nomi.

Missione negli Stati Uniti per laFondazione Centro di Documen-tazione Ebraica Contemporaneadi Milano che festeggia i suoi 60anni di attività. A rappresentare ilCdec il presidente Giorgio Sacer-doti e la storica Liliana Picciotto,entrambi consiglieri UCEI

3Durante il suo insediamentocome capo dello Stato Sergio

Mattarella ricorda il piccolo Ste-fano Gaj Taché, rimasto uccisodall’attentato alla sinagoga di Ro-ma nel 1982: “Era un nostro bam-bino, un bambino italiano”, dichia-ra. Mattarella incontrerà nella stes-sa giornata il presidente UCEIRenzo Gattegna. “Siamo commos-si dalle parole del presidente”, lareaione del presidente della Co-munità romana Riccardo Pacifici.

4Viene pubblicata la ricerca “Davecchie e nuove direzioni. Per-

cezioni ed esperienze di antisemi-tismo tra gli ebrei italiani” di SergioDella Pergola, docente di Demo-grafia presso l’Università Ebraicadi Gerusalemme e L.D. Staetsky,ricercatore presso il dipartimentodi Sociologia dell’Università diCambridge, già anticipata sul nu-mero di febbraio di Pagine Ebrai-che.

11Apre i battenti la mostra Ju-daica Pedemontana, pro-

mossa e organizzata dalla Fonda-zione per i Beni Culturali Ebraiciin Italia e la Biblioteca NazionaleUniversitaria di Torino, che esponeper la prima volta al pubblico ilprezioso fondo di volumi ebraicidella Biblioteca.

15Attentato di matrice islami-sta a Copenhagen: un da-

nese di origine giordana apre ilfuoco contro un centro culturalein cui si discuteva del caso Charlie

febbraio

“Il nostro Paese ha pagato più

volte il prezzo dell’intolleran-

za. Voglio ricordare un solo no-

me: Stefano Taché, rimasto uc-

ciso nel vile attacco terroristi-

co alla sinagoga di Roma nel-

l’ottobre del 1982. Aveva solo

due anni. Era un nostro bam-

bino, un bambino italiano”.

Queste le storiche parole pro-

nunciate da Sergio Mattarella

durante il suo discorso di inse-

diamento come dodicesimo

presidente della Repubblicaa il

3 febbraio scorso, con le quali

ha ricordato la morte del pic-

colo Stefano a distanza di 33

anni dal drammatico attenta-

to. Mattarella decide inoltre di

recarsi, come primo atto isti-

tuzionale, a visitare le Fosse

Ardeatine, commemorando

l’eccidio perpetrato dai nazifa-

scisti. “Due momenti indelebili

nella memoria degli ebrei ita-

liani - commenta il presidente

UCEI Renzo Gattegna - ma che

devono rimanere perpetua-

mente presenti anche nel-

l’identità di tutti quei cittadini

che hanno a cuore i valori della

democrazia e della conviven-

za”.

“Le parole a presidio dei valori

fondamentali e contro ogni

forma di odio, razzismo e an-

tisemitismo pronunciate alle

Fosse Ardeatine rappresentano

un chiaro segnale per tutto il

paese”, conferma Gattegna.

Mattarella, ex ministro della

Difesa e della Pubblica Istru-

zione ed ex vicepresidente del

Consiglio dei ministri, succede

dopo nove anni a Giorgio Na-

politano, il cui mandato è sta-

to contrassegnato da un forte

legame con l’ebraismo italiano.

Una settimana prima è stato

infatti lo stesso Napolitano ad

aver inviato un messaggio al

presidente Gattegna in occa-

sione delle commemorazioni

per il Giorno della Memoria:

“Lei sa quanto io le abbia col-

tivate e sostenute in tutti que-

sti anni nella convinzione che

l’omaggio alle vittime dell’Olo-

causto e il rispetto delle radici

e delle ragioni costitutive dello

Stato d’Israele rappresentino

un’essenziale testimonianza

della sensibilità civile, cultura-

le e politica dell’Italia e del suo

Stato democratico”.

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QUIRINALE - L’EREDITÀ DI NAPOLITANO

Mattarella, Presidente della continuità

/ segue a P18

Hebdo. L’uomo cercherà poi di at-taccare la sinagoga della città. Afermalo Dan Uzan, volontario del-la sicurezza che l’attentatore uccideprima di essere a sua volta colpitodalla polizia. “Non abbiamo paurae non ci muoveremo di qui”, di-chiara il rabbino di Danimarca JairMelchior.

20Più di mille cittadini di re-ligione musulmana si riuni-

scono intorno alla sinagoga diOslo per il Fredens Ring, l’anellodella pace, simbolo dell’opposizio-ne all’antisemitismo e al fanatismoislamico.

24Sentenza storica in un tri-bunale di Manhattan che

condanna l’Autorità Nazionale Pa-lestinese e l’Organizzazione per laLiberazione della Palestina a 218milioni di dollari di risarcimentoper il ruolo avuto in alcune azioniterroristiche avvenute in Israele trail 2002 e il 2004, durante le qualipersero la vita o rimasero feriti deicittadini americani.

26Viene richiesto il rinvio agiudizio per 39 persone

coinvolte nell’inchiesta sul sito an-tisemita e neonazista Stormfrontsul quale da diversi anni indaga laprocura di Roma.

27Con una larga maggioranzaespressasi a favore di due

diverse mozioni – una presentatadal Partito democratico, l’altra dalNuovo Centrodestra – l’aula dellaCamera dà il proprio via libera alriconoscimento (dal valore pura-mente simbolico) dello Stato pa-lestinese da parte del governo. De-cisivo l’intervento del ministro de-gli Interni Angelino Alfano, leaderdi Ncd, che ha fatto sì che l’aulariconoscesse la centralità del ne-

goziato come presupposto impre-scindibile per un futuro di pacenella regione.

2Eletto il nuovoConsiglio della

Comunità di Torino.Come presidente, no-

minato con con voto unanime, sa-rà scelto Dario Disegni, già presi-dente della Fondazione Beni Cul-turali Ebraici. Al suo fianco, per lalista Beiachad Franco Segre, Da-niel Fantoni, Lidia Krieger, AldaGuastalla, Carola Ovazza, DanilaFranco e Guido Anau Montel.Cinque, invece, gli eletti della for-mazione Anavim: Alessandra Co-en Disegni, Giuseppe Di Chio,Giacomo Emilio Ottolenghi, Da-vid Sorani e Alessandro Rimini.

In Vaticano l’anteprima mondialedi “Sfumature di verità”, il contro-verso film della regista Liana Ma-rabini dedicato a Pio XII. Il Cor-riere della sera riporta la stronca-tura di Pagine Ebraiche: “Vicendedrammatiche che hanno segnatoindelebilmente i destini di milionidi persone sono degradate alla stre-gua di una goffa soap opera di dub-bia qualità”. A bocciare la pellicolaanche l’Osservatore Romano.

3Dopo mesi di polemiche conObama, il premier israeliano

Netanyahu tiene il suo discorso da-vanti al Congresso americano e in-vita i presenti a dire “no” all’accordosul nucleare iraniano. L’amministra-zione Obama è infatti impegnata,assieme ad altre potenze mondiali,a siglare un’intesa con l’Iran.

4Un folto pubblico si raccogliea Trani in occasione della terza

edizione del festival Lech Lechà eper celebrare la riapertura della si-nagoga Scolanova, inaugurata do-po un intenso lavoro di restauro.

6Al via le celebrazioni per la ter-za Giornata europea dei Giusti.

A Milano il sindaco Pisapia inau-gura nuovi ceppi e nuovi alberipiantati all’interno del Giardino.

8A Milano ha inizio il CongressoStraordinario dell’Unione Gio-

vani Ebrei d’Italia. Nel weekend vie-

ne eletto il nuovo Consiglio e no-minata presidente Talia Bidussa.

9Per la prima volta a Gerusa-lemme, la settimana di Ye’ud,

il corso di leader training organiz-zato dall’UCEI e dalla World Zio-nist Organization.

12Il Consiglio dei Ministri in-dica il parlamentare italo-

israeliano Yoram Gutgeld come ca-po del team sulla spending review.

17Israele al voto: contro ognisondaggio il Likud di Ben-

jamin Netanyahu vince le elezionibattendo i diretti avversari del cen-tro-sinistra dell’Unione Sionista.Forte affermazione della UnitedList che raccoglie tutte le forze po-litiche arabo-israeliane. A Neta-nyahu che si dice “onorato di que-sta grande responsabilità”, il com-pito di costruire la nuova maggio-ranza e il nuovo governo.

18“La misericordia è un ele-mento fondamentale nel

pensiero ebraico: il cristianesimol’ha ereditato, e fatto suo, ma laprimogenitura è nella nostra tra-

marzo

LE ELEZIONI E I SONDAGGI SBAGLIATI

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DOSSIER /Focus sull’anno

dell’unanimeesecrazione giunta da tutte lecomponenti della società israe-liana e dalle comunità ebraichedi tutto il mondo. Non c’è dub-bio che quanto è accaduto dovràsollecitare una maggiore vigi-lanza e una più forte azione dicontrasto nei confronti di uncerto estremismo violento, feno-meno che è stato, forse, sottova-lutato, anche per la continuanecessità di dover fronteggiare isoliti nemici esterni. Ma la de-

mocrazia e la società d’Israeledispongono di tutte le necessa-rie risorse morali per una forte edeterminata risposta anche suquesto fronte. Prendano esem-pio da questa reazione tutti i ne-mici di Israele e degli ebrei, cheoggi gridano allo sdegno per ilpiccolo Ali, invocando vendetta(dopo poche ore una donnaisraeliana ha rischiato di morirebruciata viva per una molotovlanciata nella sua auto) e ap-plaudono o, nel migliore dei ca-

si, tacciono, quando le vittimesono ebree e gli assassini sonoarabi.

Coerenza ú–– Alberto Heimler

Scuola Nazionale dell’Amministrazione

La nomina di Fiamma Niren-stein a prossimo ambasciatored’Israele in Italia pone una fon-damentale questione etico-poli-

tica. La Nirenstein è stata fino adue anni fa membro del Parla-mento italiano, eletta per il Pdlin una circoscrizione della Li-guria. Nel 2013, alla fine delmandato parlamentare, ha as-sunto la doppia cittadinanzaisraeliana e italiana. Adesso conla nomina ad ambasciatore do-vrà rinunciare alla cittadinanzaitaliana. Stanley Fisher quando ha as-sunto l’incarico di governatoredella Banca centrale d’Israele

non ha lasciato la cittadinanzaamericana. La carica di gover-natore è infatti indipendentedalla politica e la competenzatecnica è più che sufficiente. La cittadinanza non conta.L’ambasciatore è diverso. Deve sempre e in ogni circo-stanza stare dalla parte del Pae-se che rappresenta e del suo go-verno. È compatibile questa fedeltàcompleta a un altro Paese daparte di qualcuno che fino a ieri

rappresentava il popolo italianoin Parlamento? Non voglio enon posso entrare nella coscien-za di Fiamma Nirenstein, maritengo che l’orgoglio per la no-mina che ha comprensibilmenteespresso appena la scelta delministro degli Esteri ad interimNetanyahu è stata resa pubblicadebba essere bilanciato dal sen-so di appartenenza a un altropopolo che si amava e rispettavaa tal punto da rappresentarlo fi-no a solo due anni fa ai massimi

OPINIONI A CONFRONTO

La proposta di modifica della leg-

ge del 1975 in merito al contra-

sto dei crimini di genocidio, cri-

mini contro l’umanità e crimini

di guerra viene approvata in feb-

braio al Senato con una larghis-

sima maggioranza. Il disegno di

legge, in attesa dell’approvazione

della Camera, prevede l’introdu-

zione di un’aggravante di pena

di tre anni se i reati previsti dalla

legge del ‘75 – ovvero la propa-

ganda, la pubblica istigazione e

il pubblico incitamento a com-

mettere atti di discriminazione

razziale – si fondano in tutto o in

parte sulla negazione della Shoah

e dei crimini contro l’umanità.

Primi firmatari del disegno di

legge - che ha visto il forte im-

pegno dell’Unione delle Comunità

Ebraiche Italiane con la collabo-

razione della Comunità ebraica

di Roma - sono i senatori Silvana

Amati, del Partito democratico,

IL DISEGNO DI LEGGE IN PARLAMENTO

Negazionismo, risposta ferma contro l’odio

Contro ogni sondaggio, in pri-

mavera il leader del Likud Ben-

jamin Netanyahu ha vinto le

elezioni anticipate, ottenendo

per la quarta volta le chiavi del

governo di Israele.

Secondo le previsioni prece-

denti al voto, infatti, il Likud

era dietro alla compagine di

centrosinistra formata dal duo

Isaac Herzog-Tizpi Livni, ovvero

l’Unione Sionista.

Poi, chiuse le urne, lo scenario

è iniziato a cambiare, portando

all’inaspettata conferma di Ne-

tanyahu. 30 seggi al Likud con-

tro 24 laburisti e re Bibi – come

lo aveva definito il Time – di

nuovo sul trono.

Al suo fianco, nella coalizione

di governo, trovano posto Ha-

bayt Hayehudi (8 seggi), Shas

(7), Uniti per la Torah (6) e Ku-

lanu (10), il nuovo partito di

Moshe Kahlon (ex Likud), ago

della bilancia e voce dell’insod-

disfazione di molti israeliani

per il costo della vita troppo

elevato nel paese.

Ma la coalizione così creata,

Israele, Netanyahu resta in sella

/ segue da P17

dizione”. Così il rabbino capo diRoma Riccardo Di Segni, in un’in-tervista a Repubblica incentratasulla scelta di papa Bergoglio diindividuare nella misericordia iltema del Giubileo straordinarioda lui indetto.

Attentato al Museo del Bardo diTunisi, subito rivendicato dall’Isis.Perdono la vita 24 persone di varienazionalità e ne vengono ferite 45tra cui Alberto di Porto, padre diAriel, rabbino capo a Torino. Nelcapoluogo piemontese, da doveprovengono diverse vittime, Co-

mune e comunità ebraica organiz-zano fiaccolate di condanna al ter-rorismo.

22Giornata elettorale per laComunità ebraica di Mila-

no. Le due principali liste Wellcom-munity e Lechaim eleggono lo stes-so numero di consiglieri. Nei giorniseguenti si sceglie l’inedita soluzio-ne della doppia presidenza affidataai due capilista: Raffaele Besso perWellCommunity, Milo Hasbani perLechaim. Vicepresidente, AntonellaMusatti, candidatasi da sola. InConsiglio entrano poi Davide Ha-zan, Sara Modena, Claudia Terra-cina, Daniele Misrachi, Rami Ga-lante, Vanessa Alazraki, Davide Ro-mano, Ilan Boni, Daniele Schwarz,Joyce Bigio, Margherita Sacerdoti,Davide Nassimiha, Andrea Levi eGadi Schoenheit.

23L’Università del Moliseconferisce a Pietro Terraci-

na, sopravvissuto ai campi nazisti,la laurea Honoris causa in Scienzedella Formazione Primaria per ilsuo lavoro di testimonianza dellaShoah tra le nuove generazioni.

25Il Parlamento di Madridapprova una legge che pre-

vede la possibilità di richiedere lacittadinanza spagnola ai discen-denti degli antenati colpiti dal de-creto di Alhambra emanato daIsabella di Castiglia e FerdinandoII d’Aragona, che prevedeval’espulsione degli ebrei spagnoli il31 maggio 1492.

26“Le scuole ebraiche sono ilnostro modello”. Così il mi-

nistro dell’Istruzione StefaniaGiannini si rivolge alla platea dellaComunità ebraica di Milano, riu-nitasi per la serata organizzata dal-la Fondazione Scuola.

27Il presidente della Fonda-zione Beni Culturali Ebraici

in Italia Dario Disegni introducea Torino il convegno internazio-nale “Il collezionismo di libri ebrai-ci in Europa tra XVII e XIX seco-lo”. Il convegno è stato organiz-zato nell’ambito della mostra Ju-

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livelli istituzionali. Il fatto che la Nirenstein sia sta-ta una deputata italiana rendela sua nomina fondamentalmen-te diversa da quella di MichaelOren e Ron Dremer, il prece-dente e l’attuale ambasciatored’Israele negli Stati Uniti. Loroerano semplici cittadini ameri-cani che poco più che ragazzi sierano trasferiti in Israele, nonrappresentanti politici del popo-lo americano. L’accettazione dell’incarico di

ambasciatore d’Israele da partedell’onorevole Fiamma Niren-stein (e la rinuncia alla cittadi-nanza italiana che ne consegue)è come un atto di abiura per ilnostro Paese che impone unaspiegazione, una giustificazio-ne, quanto meno nei confrontidei suoi elettori. Tale spiegazione, per ragionievidenti di opportunità, è anco-ra più necessaria visto che l’in-carico della Nirenstein è in Ita-lia.

Scelteú–– Renzo Bandinelli

Comunità ebraica di Firenze

Fiamma Nirenstein, fiorentina,è stata indicata dal primo mini-stro Netanyahu quale prossimoambasciatore dello Stato diIsraele in Italia. A parte la non consueta solleci-tudine a indicare con tanti mesidi anticipo questa designazione

che va in parte a svantaggio del-l’attuale ambasciatore in carica,la notizia ha suscitato varie ri-flessioni sia negli ambienti dellecomunità ebraiche italiane chesulla stampa nazionale e israe-liana. Nel giudizio infatti non si puòprescindere dai trascorsi politicirecenti e meno recenti della Ni-renstein che dal punto di vistadell’attuale governo di Israeleforse rappresenta una opportu-nità ma che certamente risulte-

rà un ulteriore motivo di con-flitto e confusione fra il mondoebraico italiano e la società e lapolitica circostante. Le sue prese di posizione du-rante le recenti, precedentiesperienze di giornalista e disoggetto politico orientato deci-samente nella destra rimastaper vari anni al governo in Ita-lia, non sembrano essere le mi-gliori caratteristiche per unapersonalità diplomatica che do-vrebbe essere in grado di conci-

liare le esigenze del Paese cherappresenta con quelle delloStato che la ospita e che dovreb-be mettere a frutto tutte le sueesperienze acquisite in campodiplomatico (?) per affrontarel’incarico assegnatole con la ne-cessaria moderazione al fine dirisolvere divergenze piuttostoche generarle. Questo non sem-bra essere stato finora il caratte-re di Nirenstein e le sue doti dideterminazione e aggressivitàespresse in

RAV ELIO TOAFF (1915-2015)

Il rabbino grande un secolo Pochi giorni prima del suo centesimo compleanno, scompare il

rabbino capo emerito di Roma Elio Toaff (z.z.l.).

Sono tantissime le figure istituzionali che si stringono attorno

alla famiglia, dal premier Matteo Renzi all’ex presidente della

Repubblica Giorgio Napolitano, e centinaia le persone che hanno

dato il loro ultimo saluto di fronte al Tempio Maggiore di Roma

e durante i funerali a Livorno, sua città natale.

A ricordarlo il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche

Renzo Gattegna: “Aveva una personalità di alto valore che incu-

teva rispetto e al tempo stesso ispirava simpatia. Aveva un elo-

quio semplice e schietto, senza peli sulla lingua, ma sempre ri-

spettoso della dignità di tutti”. Il presidente della Comunità

ebraica di Roma Riccardo Pacifici celebra poi il suo amore per

lo Stato ebraico: “Rav Toaff è stato anche un grande sionista,

un grande sostenitore di

Israele”. Su Pagine Ebraiche

prendono la parola i rabba-

nim che sono stati suoi

alunni: il rabbino capo di

Roma Riccardo Di Segni sot-

tolinea la sua “esperienza di

un uomo straordinario ed

efficace anche nella quoti-

dianità” e ripercorre il momento della successione: “Dopo un

passaggio di consegne pressoché fulmineo, è scomparso dall’uf-

ficio lasciando carta bianca a chi sarebbe seguito. Quando si la-

scia un lavoro, si può diventare un sostegno fondamentale per

chi segue, ma alle volte anche un vincolo. Quella del rav Toaff è

stata una decisione rispettabile”. Il rav Vittorio Della Rocca, suo

stretto collaboratore, racconta le ore più difficili, quelle dopo

l’attentato al Tempio Maggiore nel 1982; rav Alberto Piattelli

spiega come sia stato esempio di uomo aperto al dialogo, che

andava oltre le barriere; il presidente dell’Assemblea rabbinica

italiana rav Giuseppe Momigliano, pur non essendo stato suo

alunno, esprime infine la propria riconoscenza: “Per quello che

ha fatto come rabbino capo a Roma, ma anche come coscienza

spirituale e morale di tutto l’ebraismo italiano”.

Guida della comunità ebraica capitolina per mezzo secolo, il rav

Toaff è stato protagonista nel 2010 di una lunga intervista rila-

sciata al direttore della redazione giornalistica UCEI Guido Vitale,

che ha rievocato l’ultimo incontro al lago: “Mi sono preso un at-

timo per vedere dove andasse il suo sguardo che tante volte mi

aveva incantato e turbato. Quel giorno ho capito che andava

ben oltre l’orizzonte a me visibile”.

e Lucio Malan, di Forza Italia. In

una lettera indirizzata a Gatte-

gna il presidente del Senato Pie-

ro Grasso scrive: “L’approvazione

del disegno di legge sul reato di

negazionismo ad amplissima

maggioranza, quasi all’unanimi-

tà, conferma l’intenzione, da

parte delle istituzioni repubbli-

cane, di compiere un ulteriore e

decisivo passo nel contrasto a

tutte le forme di offesa alle vit-

time e di negazione di quella

terribile pagina della nostra sto-

ria che è stata la Shoah”.

sottolineano gli analisti, è mol-

to debole e a rischio di ricatti

politici: 61 infatti i seggi della

maggioranza contro i 120 to-

tali. Il governo di Netanyahu,

alla guida di un Paese diviso

(come registrano i risultati del-

le elezioni) si basa su di un vo-

to. Il rischio di tornare alle ur-

ne prima della scadenza natu-

rale del mandato è sempre pre-

sente.

/ segue a P20

daica Pedemontana..

29Parte il Viaggio della Me-moria organizzato dalla Re-

gione Lazio con la partecipazionedi 426 studenti delle scuole del ter-ritorio. Ad accompagnarli il pre-sidente Nicola Zingaretti e i Testi-moni della Shoah Tatiana e AndraBucci, Sami Modiano e Piero Ter-racina.

Un nuovo allestimento per il mu-seo ebraico “Carlo e Vera Wagner”di Trieste, svelato dalla Comunitàal termine di un progetto di recu-pero degli spazi.

1Incontro in Quirinale tra il pre-sidente della Repubblica Sergio

Mattarella e i familiari di StefanoGaj Taché, il bambino di due anniucciso durante l’attentato compiu-to da un commando terroristicopalestinese alla sinagoga di Romadel 9 ottobre 1982.

2L’Aned - Associazione Nazio-nale Ex Deportati nei Campi

Nazisti decide di non partecipareal corteo del 25 aprile in polemicacon chi attacca la presenza allaBrigata Ebraica, il corpo di volon-tari giunti dall’allora Palestina man-dataria che diede un contributofondamentale alla Liberazioned’Italia.

6Ottant’anni per rav Laras, pre-sidente del Tribunale Rabbini-

co del Centro-Nord Italia dal 2003.Già rabbino capo di Ancona, Li-vorno e Milano, è stato direttoredel Collegio Rabbinico italiano tra

il 1992 e il 1999 e presidente del-l’Assemblea dei Rabbini d’Italia fi-no al 2009.

8Mille vittime, venticinque de-capitazioni e 18mila persone,

di cui 3500 bambini, intrappolatein condizioni gravissime. Sui quo-tidiani italiani, il terribile bilanciodell’assedio da parte dei jihadistidell’Isis del campo profughi pale-stinese di Yarmouk, in Siria.

12Celebrazioni per il settan-tesimo anniversario della li-

berazione di Buchenwald. Vi par-tecipano le maggiori istituzioni eu-ropee tra cui il presidente del Par-lamento Europeo Martin Schulz.Tra i sopravvissuti presenti alla ce-rimonia, il genovese Gilberto Sal-moni.

14Via libera dal Comune diRoma per l’avvio dei lavori

al Museo della Shoah a Villa Tor-lonia con l’approvazione di unadeterminazione dirigenziale cheprevede l’aggiudicazione definitiva(con copertura finanziaria) deglistessi. L’annuncio in occasione del con-vegno ‘Quale memoria per qualesocietà? I musei della Shoah nelterzo millennio’, a cui partecipa ilpresidente della Camera LauraBoldrini assieme al presidenteUCEI Renzo Gattegna. Durantel’incontro Gattegna lancia un ap-pello perché “il mondo civile rea-gisca alla strage di innocenti” per-petrata dall’Isis in Medio Oriente.

16Cristiani, ebrei, musulmani.Insieme a Villa Revedin, do-

ve si tiene un evento di preghierae riflessione fortemente partecipatodalla cittadinanza, ricordando i tra-gici fatti di Parigi. A rappresentarela Comunità di Bologna il presi-

dente Daniele De Paz e il rabbinocapo Alberto Sermoneta.

18Muore, all’età di 89 anni,Mario Pirani. Giornalista,

scrittore, figlio di una famigliaebraica liberale, sarà al fianco diEugenio Scalfari nella fondazionedel quotidiano La Repubblica.

Israele protagonista a Cartoons onthe Bay, festival internazionaledell’animazione televisiva di Vene-zia. Un riconoscimento per “Ana-fim Shvurim” (Rami spezzati) del-l’israeliana Ayala Sharot. Proiettatonel corso della rassegna anche“Nyosha”, il pluripremiato corto-metraggio di Liran Kapel e YaelDekel.

19Muore a Roma 99 anni dirav Elio Toaff, guida spiri-

tuale e morale per intere genera-zioni di ebrei italiani. Rabbino ca-po della Capitale per mezzo se-colo, dal 1951 al 2001, rav Toaffè stato una delle figure più emi-nenti del Novecento italiano conparole e gesti che sono passati allaStoria, primo tra tutti l’abbraccio

in sinagoga con papa GiovanniPaolo II, durante la sua visita del13 aprile 1986. Punto di riferimen-to religioso e morale, uomo deldialogo, partigiano che lottò perla democrazia e per la libertà. “Ungrandissimo italiano”, commentail premier Matteo Renzi.

20Un fiume di persone acco-glie a Livorno il feretro di

rav Elio Toaff. Tutti i principalimedia nazionali celebrano la suafigura, e in molti richiamano l’in-tervista concessa al direttore di Pa-gine Ebraiche Guido Vitale, l’ulti-ma rilasciata dal rav.

25L’Italia celebra i 70 anni dal-la Liberazione del Paese

aprile

campo gior-nalistico e politico non sarannocertamente utili per il prestigio-so futuro incarico. E non si tratta soltanto di di-vergenze di posizioni politiche,peraltro profonde, che mi fannofare queste considerazioni. Ulte-riore motivo di confusione intel-lettuale è rappresentato dal fat-to, non secondario, che la Ni-renstein non solo fino a pochianni fa ha militato in un partitopolitico nazionale italiano, ma

che negli ultimi mesi, pur afronte della sua aliyah, si eraanche impegnata partecipandoalle elezioni per entrare a farparte della dirigenza della Co-munità ebraica romana, la piùgrande e numerosa del panora-ma italiano. Poi improvvisamente la svolta ela designazione che la rendereb-be la rappresentante del governoisraeliano in Italia secondo lastrategia sperimentata di cerca-re di portare come ambasciatori

soggetti da tempo radicati e co-nosciuti nel paese di destinazio-ne. Nirenstein considera questadesignazione come il corona-mento della sua storia politica edi attaccamento allo Stato diIsraele: è legittimo ma non èquesto che si giudica, si giudicapiuttosto l’opportunità dellascelta della persona che, infatti,come minimo per poter accetta-re l’incarico dovrà rinunciarealla sua attuale nazionalità ita-liana. A dimostrazione del fatto

che sarà necessario a tal finechiarire alcuni punti. Le prime dichiarazioni prove-nienti dal mondo ebraico italia-no sono infatti molto caute eminimali a fronte invece di si-lenzi o perplessità che sollevanoquestioni molto importanti edelicate. Ma era proprio neces-saria questa scelta? Non si con-tribuirà a alimentare la subdolaconfusione degli antisemiti diturno che ad ogni occasione cer-cano di domandare agli ebrei se

si sentono più italiani o israe-liani? Non si finirà per farciapparire tutti come un’unicamassa eterodiretta, annullandodi colpo tutte le differenze e lesfumature che ci caratterizzanoe che sono il sale della nostraappartenenza? Inoltre non sicreeranno ulteriori divisioni po-litiche all’interno delle nostreComunità circa il delicato con-senso o meno alla politica del-l’attuale governo israeliano chetante occasioni di contrasto

spesso provoca al di là del dove-roso e irrinunciabile diritto al-l’esistenza entro confini sicuri?Tutte queste sono domande le-gittime che ci facciamo noi ebreiin Italia, ed è per questo che hovoluto esprimerle, ma che si ri-volgono anche ampi strati dipopolazione israeliana con laconvinzione che tutto questorappresenti un altro preciso di-segno da perseguire soprattuttoa vantaggio di una parte politi-ca piuttosto che dello Stato.

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DOSSIER /Focus sull’anno

OPINIONI A CONFRONTO/ segue da P19

Aumenta nel corso del 5775 l’im-

pegno che la redazione giornali-

stica dell’Unione delle Comunità

Ebraiche Italiane dedica al mon-

do del fumetto e dell’animazio-

ne: il primo appuntamento, or-

mai una piccola tradizione, è per

la fine di ottobre a Lucca.

La prestigiosa manifestazione in-

ternazionale, che in questa edi-

zione aumenta ancora gli spazi

per permettere alle centinaia di

migliaia di persone di distribuirsi

fra le numerose anime del festi-

val, ha stretto ancor di più la col-

laborazione con Pagine Ebraiche,

che vi ha portato numerose ini-

ziative. Ospite come sempre nel

programma ufficiale la presen-

tazione di Comics&Jews, il dos-

sier che la redazione dedica al

rapporto fra fumetto e cultura

ebraica, fatta dalla redazione in-

sieme a Giovanni Russo, direttore

delle sezione Comics del festival

lucchese, ed Emilio Varrà, respon-

sabile di BilBOlBul. Il dossier 2014

racconta sia i contenuti della ma-

nifestazione toscana che le nuo-

ve energie creative infuse da Ha-

melin nell’altro appuntamento

italiano con il fumetto. BilBOlBul,

infatti, nel solco di una riflessio-

ne sulle mutazioni in atto nel

mondo editoriale in cui il fumet-

to riesce a mantenere buoni ri-

sultati nonostante la grave crisi

del settore, ha voluto investire

in un convegno sull’editoria e in

una nuova sezione dedicata alla

formazione dei giovani artisti. Il

tutto spostando la manifestazio-

ne proprio a novembre, a poche

settimane da Lucca Comics. D’al-

tro canto anche a Lucca il titolo

COMICS&JEWS

Fumetto e animazione. Israele alla ribalta

dall’occupazione nazifascista. “Èsignificativo rilevare come gli ebreiabbiano partecipato alla Libera-zione in due vesti, quella di parti-giani e quella di militari in divisa.Chi nega questo fatto - afferma ilpresidente UCEI Gattegna - offen-de la memoria di chi cadde, la ve-rità storica e la coscienza dell’Ita-lia”. “Festeggiamo in ogni sinagoga laLiberazione”, l’invito del presidentedell’Assemblea rabbinica italianarav Giuseppe Momigliano.

Una forte scossa di terremoto col-pisce il Nepal. Nei giorni successivisi attiva la solidarietà internazio-nale con Israele tra i paesi in primalinea per gli aiuti umanitari.

Centinaia di ferraresi accolgono lanuova edizione della Festa del libroebraico in Italia, che si apre con isaluti del presidente della Fonda-zione Meis Riccardo Calimani. Alsuo fianco il sindaco di Ferrara Ti-ziano Tagliani e il rabbino capo

Luciano Caro. Grande partecipa-zione alla passeggiata per la città,intitolata “Omaggio alla libertà” econclusa con la visita alla mostra“Torah fonte di vita” al Meis.

26Firenze celebra MonsignorMario Tirapani (1883-

1964), vicario generale dell’arci-diocesi, riconosciuto Giusto tra leNazioni dallo Yad Vashem.

27Dai problemi sociali che af-fliggono l’Europa all’immi-

grazione all’emergenza umanitaria.Questi i principali temi affrontatinel corso di un incontro, avvenutoin Vaticano, tra il rabbino capo diRoma rav Riccardo Di Segni e pa-pa Bergoglio.

30Riparte l’annuale appunta-mento del Mokèd, tradizio-

nale momento di incontro dell’Ita-lia ebraica. Tante le occasione diincontro promosse: incontri, se-minari, dibattiti, workshop. Tra gliospiti dell’evento di Milano Ma-rittima il Gran Rabbino di Franciarav Haim Korsia.

1“Oggi inizia il domani. Exposarà uno spazio di libertà, di

dialogo e confronto con le nuovegenerazioni. L’impresa più bellainizia oggi”. Così il primo ministro MatteoRenzi saluta l’apertura di Expo Mi-lano 2015. L’esposizione universaleporterà, fino al 31 ottobre, milionidi persone a scoprire Milano, l’Ita-lia e il mondo all’interno di Expo.Tra i paesi protagonisti, Israele eil suo padiglione Fields of tomor-row.

4Sessione conclusiva per il pro-getto “Educazione al dialogo”

ideato dalle consigliere UCEI Da-niela Pavoncello ed Eva Ruth Pal-mieri e realizzato dall’Unione conil sostegno di Regione Lazio e Re-ligions for Peace. Rivolto agli stu-denti di scuole del territorio laziale,come primo obiettivo ha la diffu-sione dei valori del dialogo e del-l’inclusione per le nuove genera-zioni.

5Continuano gli sbarchi sullecoste italiane, dove migliaia di

profughi approdano dopo esseresfuggiti a guerre e carestie. “L’ac-coglienza è una mitzvah”, dichiaraRenzo Gattegna in un’intervista

maggio

Identità ú–– Davide Assael

Ricercatore

In Medio Oriente i confini na-zionali tracciati dopo la PrimaGuerra Mondiale si sono fran-tumati. In Europa, antichi egoismi na-zionali impediscono il processodi integrazione dell’intero con-tinente; intanto, anche se con

qualche battuta d’arresto, gliultimi anni hanno visto l’avan-zata dei cosiddetti Stati-Conti-nenti, come Cina, India, ma an-che Stati Uniti, Brasile, Russia,uniche realtà abbastanza grandida governare, almeno in parte,gli immensi flussi finanziari emigratori del mondo globalizza-to. Insomma, il grande imputa-to del nostro tempo sembra es-sere, ancora una volta, il con-cetto stesso di Stato: è una real-tà adatta all’attuale scenario

geopolitico? Non si dovrebbe la-vorare per la formazione dinuovi modelli che superinol’idea stessa di nazione per scio-glierla all’interno di nuove epiù ampie strutture sovranazio-nali? Domande che riguardanotutti i Paesi del mondo, ma chenon possono non scuotere inmodo particolare la coscienzaebraica, che solo da pochi decen-ni è potuta riapprodare allatanto agognata nazione, la qua-le, però, sembrerebbe già messa

in discussione dai fatti. E non, appunto, dall’atomicairaniana, dall’avanzata del-l’Isis, o dai missili di Hamas,ma da una tendenza culturaleimposta dalla stessa globalizza-zione. Come sostenere l’idea di unoStato ebraico nel momento incui vengono messi in discussio-ne tutti i confini nazionali? Sitratta di una sfida ben più sub-dola di quella militare perchérischia di isolare Israele sul pia-

no ideologico, facendola sem-brare un residuo fossile appar-tenuto a una storia antica. Quando il mondo ebraico senteminacciati i confini di Israele,risponde, solitamente, con quel-le che il filosofo Roberto Esposi-to definisce strategie immunita-rie, ossia una chiusura che miraa rinsaldare il recinto tenendotutti fuori. Dunque, Israele vittima di unprogetto antisemita in cui tra-spare l’antica distruzione del

Tempio. Ci sono molte ragioni per inter-pretare in questo modo ma,quando ci si confronta con pro-cessi globali, non indirizzati inmodo specifico all’identitàebraica, però coinvolgendola,credo si debba accogliere la sfidae valutare se le antichissime ca-tegorie ebraiche possano rispon-dere in modo adeguato. Racco-gliendo il guanto, io dico senzamezzi termini che l’ebraismonon ha bisogno

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dell’edizione 2014, Revolution!,

allude alla trasformazione in at-

to, che ha portato alcuni padi-

glioni fuori dalle mura e dedica-

to ai bambini Lucca Junior, che

ha occupato un intero palazzo

con una fittissima programma-

zione di incontri, presentazioni

e laboratori. E la collaborazione

con Pagine Ebraiche è evidente

anche nella grande mostra dedi-

cata alla vincitrice del Gran Gui-

nigi 2013, l’israeliana Rutu Mo-

dan, dove viene proiettato il do-

cumentario realizzato grazie alla

collaborazione fra il festival luc-

chese e il giornale dell’ebraismo

italiano, mentre l’artista insieme

alla redazione di DafDaf dedica

un incontro al suo ultimo libro

per bambini.

L’attentato a Parigi che decima

la redazione del settimanale sa-

tirico Charlie Hebdo convoglia

l’attenzione del mondo intero

sul rapporto fra satira e libertà

di stampa, preso di mira dal ter-

rorismo islamico. È allora l’edi-

zione 2015 del Festival interna-

tionale de la bande dessinée, do-

ve i disegnatori e i fumettisti di

tutto il mondo si danno appun-

tamento ogni anno per dare vita

alla più importante occasione di

incontro della creatività e del-

l’editoria illustrata, a dedicare

alla storia della testa-

ta una mostra appas-

sionante, enorme ed

estremamente docu-

mentata. Allestita a

tempo di record, spie-

ga alla massa dei visi-

tatori che il mondo

della satira, dietro al-

le sue provocazioni e alle sue

sfacciataggini, ha una storia lun-

ga e complessa. A Venezia l’edi-

zione 2015 di Cartoons on the

Bay, il festival dedicato all’ani-

mazione e al crossmediale, ha

scelto Israele come paese ospite

d’onore della trentesima edizio-

ne del festival. Fra i numerosi

esponenti del mondo dell’anima-

zione israeliano è presente Al-

bert Hanan Kaminski, uno dei più

grandi registi di lungometraggi

e serie televisive al mondo, vin-

citore del Pulcinella Award alla

carriera. Nel primo giorno del fe-

stival, che coincide con Yom ha-

Shoah, la protagonista è Liran

Kapel con Nyosha,

pluripremiato corto-

metraggio basato

sulla storia di una so-

pravvissuta alla Sho-

ah. È presente a Ve-

nezia anche Dudu

Shalita, direttore

dell’Animix Festival

che a inizio agosto a Tel Aviv

compie 15 anni e festeggia con i

grandi dell’animazione che vi ar-

rivano da tutto il mondo. Focus

speciale su un amico di lunga da-

ta della redazione di Pagine

Ebraiche: Michel Kichka.

a.t. twitter @atrevesmoked

IL DIBATTITO

La domandadi rav Korsia“Noi ebrei abbiamo urgenza, ab-

biamo bisogno di vivere in una

società democratica e progredi-

ta. La libertà di espressione, di

stampa, anche di satira rappre-

senta un cardine irrinunciabile di

questa società”. Le ferite degli

attentati di gennaio a Parigi so-

no ancora aperte quando il diret-

tore di Pagine Ebraiche Guido Vi-

tale incontra il Gran Rabbino di

Francia Haim Korsia per la gran-

de intervista pubblicata sul nu-

mero di maggio del mensile. I va-

lori della libertà di espressione e

della democrazia e i sentimenti

dell’ebraismo francese, alcuni dei

temi affrontati da rav Korsia,

ospite del Moked di Milano Ma-

rittima, organizzato dall’UCEI.

“Perché in Italia non esiste una

preghiera per la Repubblica, co-

me in Francia?”, chied ai rabba-

nim presenti al Moked. “Non c’è

bisogno per gli ebrei italiani - la

risposta su Pagine Ebraiche di

rav Riccardo Di Segni – di fare

preghiere ‘politiche’ per dimo-

strare quello che sono e sentono,

cittadini di identità complessa e

non esclusiva, in cui la parte ita-

liana è comunque essenziale,

profonda e radicale come è

l’amore per questa terra”.

Gior

gio

Albe

rtini

/ P22 DOSSIER 5775

www.moked.it

n. 9 | settembre 2015 pagine ebraiche

DOSSIER /Focus sull’annopubblicata in prima pagina dall’au-torevole giornale ebraico tedescoJuedische Allgemeine.

6Scompare all’età di 89 anni Lu-cia Eliezer Del Cielo, soprav-

vissuta ai lager nazisti e una delleultime testimoni della persecuzio-ne antiebraica a Trieste.

7Si presenta all’Auditorium dellaConciliazione in Roma il film

“24 giorni” sul sequestro e sull’uc-cisione nel 2006 del giovane ebreofrancese Ilan Halimi. Intervengonoalla presentazione Ruth Halimi,madre del giovane, il rabbino capodi Roma Riccardo Di Segni, il fi-losofo Bernard-Henry Levy, Ga-diel Taché, fratello del piccolo Ste-fano, oltre all’imam di Parigi Has-sen Chalghoum. La serata è orga-nizzata in collaborazione tra la Raie l’associazione Progetto Dreyfus.

10Quarant’anni di vita per latestata torinese Ha Keillah,

il bimestrale del Gruppo di StudiEbraici della Comunità ebraica di-retto da Anna Segre.

11Un dottorato di ebraisticaper colmare una carenza

nell’ambito dell’istruzione superio-re italiana e l’avvio di una com-missione sul pluralismo religiosoche annoveri esperti di diverseestrazioni e sette donne fra gli ef-fettivi. È quanto annuncia il ministro Ste-fania Giannini in occasione del-l’incontro “Europa e cultura euro-pea. Le religioni come sistemi edu-cativi”.

12Prosegue il progetto di tra-duzione del Talmud in ita-

liano, figlio di un accordo tra pre-sidenza del Consiglio dei ministri,Cnr, UCEI e Collegio rabbinico.

Gli esperti impegnati nell’iniziativaincontrano a Roma rav AdinSteinsalz, autore della traduzione.

13Disappunto di Israele perquanto previsto nell’accor-

do tra lo Stato del Vaticano e Au-torità palestinese: nel testo dell’in-tesa compare la denominazioneStato di Palestina. Si trattata, scri-vono gli analisti, di un riconosci-mento indiretto e da qui la reazio-ne della diplomazia israeliana.

14Al via il Salone del Libro diTorino. Ad inaugurare

l’evento il presidente della Repub-blica Sergio Mattarella con le au-torità locali. “L’Europa non esiste-rebbe senza libri. La cultura è ilnostro linguaggio comune”, affer-ma il presidente. E come ogni an-no, tra i protagonisti del Salone,anche Pagine Ebraiche, con alcuni

eventi in calendario e la distribu-zione ai visitatori delle copie delgiornale.

17Muore a Firenze rav Umber-to Sciunnach, ex rabbino ca-

po di Firenze. Cordoglio della pre-sidente Sara Cividalli e dei rappre-sentanti dell’Assemblea rabbinicaitaliana.

18A Torino si conclude il con-gresso nazionale dell’Asso-

ciazione Donne Ebree d’Italia.Confermata alla presidenza EsterSilvana Israel.

20È Ariel Dello Strologo ilnuovo presidente della Co-

munità ebraica di Genova. Avvo-cato e dirigente pubblico, membrodel Consiglio UCEI, Dello Stro-logo è affiancato in Giunta da Mi-ryam Kraus (vicepresidente) e An-

di uno Stato eche si può sacrificare l’idea diuno Stato ebraico per favorireuna convivenza più pacifica epiù adatta ai tempi futuri. Credo, però, nello stesso tempoche gli ebrei abbiano diritto, co-me ogni identità culturale auna terra da governare secondola propria cultura. La Torah, del resto, parla diEretz Israel e non di MedinatIsrael, essendo stata scrittaqualche secolo prima del concet-

to di Stato-Nazione codificatodalla politica moderna. Unaterra ebraica significa, moltosemplicemente, un territorio amaggioranza ebraica, organiz-zato secondo principi di convi-venza ebraici. Questo è l’idealeche gli ebrei hanno seguito apartire da quel Lech Lechà concui D.o si rivolge ad Abramonel Libro di Bereshit. L’ideale nazionale è un prodottodel sionismo, a sua volta inseri-to in contesto di rinascita del-

l’idea di nazione, che ha avutoil grande merito di ridare slan-cio al progetto ebraico origina-rio. Non si affannino troppo aurlare, dunque, i sostenitoridell’universalismo globalizzatoe gli stessi ebrei amanti del-l’identità diasporica, Israele,che è un’identità non uno Sta-to, non sarà un ostacolo ai cam-biamenti futuri e radicali cheattendono il mondo, a patto cheagli ebrei venga garantita unaterra dove poter esprimere, in

sicurezza, la propria identità.Perché, per quanto si possanoimmaginare scenari astratti, illegame fra terra e popoli che laabitano rimarrà invariato: inogni terra esiste una maggio-ranza culturale che si consolidain processi plurisecolari, nonfoss’altro per arcaici principiclanici per cui ognuno tende arestare dove ha la propria fami-glia, i propri conoscenti, il pro-prio habitat. E così sarà ancheper il mondo che si sta faticosa-

mente costruendo in questi an-ni. Si badi, sembrano temi mol-to distanti dall’attuale situazio-ne di crisi mondiale, ma sonodiscorsi che emergeranno conforza e sono canali dove rischiadi inserirsi un antisemitismofuturo che, volendo criticarel’idea di nazione, finirà per ac-canirsi contro Israele e contro ilsolito particolarismo ebraico. Siccome compito della cultura ènon solo interpretare, ma anti-cipare la realtà, è doveroso co-

minciare a ripensare la defini-zione di Eretz Israel. Gli antise-miti del futuro non ci troveran-no impreparati. Forse è l’unico modo, oggi, didichiararsi post sionisti, senzamettere in discussione i princi-pi fondanti di quell’esperienzastorica, ossia il rapporto popolo-terra. Anche una via per nonalimentare le derive nazionali-stiche di cui si sono visti i fruttipeggiori in queste ultime setti-mane.

OPINIONI A CONFRONTO

Nei mesi precedenti erano stati il

Commissario Unico per Expo 2015

Giuseppe Sala e Ruggero Gabbai,

presidente della Commissione de-

dicata alla fiera internazionale, a

dare qualche anticipazione a Pa-

gine Ebraiche. Ecco infine l’appun-

tamento tanto atteso. “L’Italia s’è

desta e siamo pronti alla vita. Il

primo maggio partiamo dicendo

grazie a tutte le lavoratrici e i la-

voratori. Siamo qui e non ci cre-

devano in tanti. Grazie al vostro

sudore l’Expo è una realtà”. È il

premier Matteo Renzi a inaugura-

re l’evento, che apre i battenti in

concomitanza con la festa dei la-

voratori del Primo maggio. Tema

dell’Esposizione universale, il cibo:

“Nutrire il pianeta. Energia per la

vita”, il concetto che porta gli ol-

tre 130 paesi aderenti, tra cui

Israele, a riflettere sul ruolo del-

l’alimentazione, dello spreco e sul-

la sostenibilità delle preoduzioni.

“L’aumento della popolazione –

spiegava a Pagine Ebraiche Sala -

la scarsità di acqua e di risorse

agricole impongono una riflessio-

ne seria e approfondita sulle stra-

tegie da adottare per garantire ci-

bo sano, sicuro e sufficiente per

tutti. In tal senso, Expo rappresen-

ta una piattaforma di confronto

e di dibattito internazionale per

trovare soluzioni concrete e con-

divise sui temi della sicurezza ali-

mentare e della sostenibilità am-

bientale”. Si anticipavano così le

linee guida sul quale verrà poi sti-

MILANO AL CENTRO DEL MONDO

Nutrire il pianeta con Expo

L’ECONOMIA DA TRENTO A FIRENZE

Quali mercati, quali valori“Solo la volontà politica può fermare le diseguaglianze econo-

miche”. Dal palco del Festival di Economia di Trento, Joseph Sti-

glitz ricorda al pubblico che gli squilibri sociali non sono feno-

meni ineluttabili ma il frutto di processi decisionali, gli stessi

che potrebbero arginarli. Il Nobel per l’Economia è solo una delle

autorevoli voci ospiti – tra cui il premier Matteo Renzi, l’econo-

mista Thomas Piketty, il Nobel Paul Krugman - dell’ultima edi-

zione del Festival trentino, giunto alla decima edizione e dedicato

alla mobilità sociale e alle diseguaglianze. Un tema su cui si con-

fronta anche Pagine Ebraiche, presente a Trento per il terzo

anno consecutivo, attraverso il suo dossier dedicato alle que-

stioni economiche, interpretate però attraverso la visione ebrai-

ca. La stessa prospettiva alla base del seminario Mercati e valori,

organizzato a Firenze dalla redazione - in collaborazione con la

Comunità locale - poche settimane dopo il Festival Economia. A

fare da trait d’union tra i due appuntamenti l’editore Giuseppe

Laterza, tra gli orga-

nizzatori di Trento e

ospite del seminario

fiorentino. “Oggi il

successo di un festival

non è più dato dalla

facilità o difficoltà di

un tema, ma dalla

percezione che le per-

sone hanno della sua

rilevanza e dal senso

di comunità che esso

genera”, il suo com-

mento riguardo al no-

tevole interesse susci-

tato dalla manifesta-

zione trentina. Oltre ad affrontare temi come lo stato dell’edi-

toria e della cultura italiana con Laterza, il seminario ha visto

tra i suoi ospiti lo storico Giacomo Todeschini, soffermatosi sul

tema delle diseguaglianze e il loro acuirsi con l’adozione di un

sistema economico legato, tra le altre cose, alla creazione dei

ghetti. La redazione incontra anche Sara Funaro, assessore del

Comune di Firenze con delega all’integrazione e alle pari oppor-

tunità; Riccardo Grassi, direttore del prestigioso istituto Swg di

Trieste; i giornalisti Claudio Della Seta, caporedattore Economia

al Tg5, e Carlo Marroni, vaticanista del Sole 24 Ore. Tecnologia

e start-up sono stati invece i temi trattati con tre giovani: Ni-

colaas Nemni, Gadi Piperno Corcos e Federico Baldi Lanfranchi.

/ segue da P21

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pagine ebraiche n. 9 | settembre 2015

giolo Chicco Veroli. Nella squadradi governo anche Gionata Zazzu,Sara Vitale, Valeria Vesali e SilvioSciunnach.

21Il comitato per “I 500 annidel Ghetto di Venezia” si

presenta al pubblico, descrivendol’impegno che porterà alla realiz-zazione di diversi progetti legatiall’appuntamento del 2016 per l’an-niversario della costruzione delghetto nella città lagunare.

Seconda volta in Israele per il capodella diplomazia Ue Federica Mo-gherini, con incontri fissati con il pre-mier Netanyahu e il presidente Ri-vlin. L’obiettivo è il rilancio dei ne-goziati con i vertici palestinesi, cheMogherini incontra in Cisgiordania.

27Finale Emilia, città colpitaduramente dal terremoto

del 2012, conferisce all’UCEI lacittadinanza onoraria per l’aiuto,la solidarietà e le azioni concreteportate aventi dall’ente in occasio-ne del sisma. A raccogliere il rico-noscimento il consigliere UCEIGiorgio Mortara, allora coordina-tore dell’azione di assistenza.

28Il Made in Italy, l’immaginedel mondo ebraico e i va-

lori che è chiamato a testimoniaree veicolare nel rapporto con la so-cietà circostante. Temi al centrodell’incontro della redazione gior-

nalistica UCEI con il designer ElioCarmi, autore del logo del Padi-glione Italia all’Expo milanese eprotagonista dell’intervista del nu-mero di giugno di Pagine Ebrai-che. Tra i tanti momenti di incon-tro anche un saluto dello chef difama internazionale GualtieroMarchesi.

31Un dibattito tra il premieritaliano Renzi e quello fran-

cese Valls, i premi Nobel Stiglitz eKrugman, gli economisti Piketty eAtkinson: il Festival Economia diTrento accoglie ospiti di fama perfesteggiare il suo decimo anniver-sario. E tra i protagonisti, anchePagine Ebraiche presente per il ter-zo anno consecutivo con il dossierMercati e Valori.Firenze, accoglie per il secondoanno Limmud Italia, progetto dieducazione ebraica che si ispira a

quello nato in Gran Bretagna e di-ventato un appuntamento di por-tata mondiale.

2“La prova che una piccola re-altà come la nostra può lanciare

segnali di rinascita”. È il commentodel presidente della Comunità diParma e consigliere UCEI GiorgioGiavarini sulla festa tenutasi allasinagoga di Soragna per condivi-dere la felicità di Yaron Fink e AdiWeiss per il brit milah – la circon-cisione – del figlio Daniel.

4Il Museo Storico della Libera-zione di Roma, che ha sede

nelle vecchie carceri di via Tasso

dove furono reclusi e torturati ol-tre duemila antifascisti, compie 60anni.

A fare visita ad Expo arriva il sin-daco di Tel Aviv Ron Huldai, perparlare di tecnologia e innovazio-ne con il suo omologo GiulianoPisapia.

7Al via, a Washington, l’AccessSummit, l’annuale conferenza

per giovani leader ebraici di tuttoil mondo promossa dall’Ajc. Tragli invitati, la presidente dell’Unio-ne Giovani Ebrei d’Italia Talia Bi-dussa.

8Giornata di rinnovo per i ver-tici di due Comunità ebraiche

italiane. Conferma alla presiden-za della Comunità ebraica di Ver-celli per la consigliera UCEI Ros-sella Bottini Treves. Al suo fianco

giugno

Antisemitismo ú–– Luca Michelini

Università di Pisa

Qualche tempo fa ho pubblica-to con Marsilio una ricercasulle origini dell’antisemitismonazional-fascista italiano, cheebbe due protagonisti d’ecce-zione, ovvero Maffeo Pantaleo-ni, il più importante economi-sta italiano del periodo (assie-

me a Vilfredo Pareto), e Gio-vanni Preziosi, destinato aguidare la politica razziale del-la Repubblica di Salò. Quellaricerca per me è stata impor-tante, perché ho dovuto immer-germi in una tematica moltocomplessa e fortemente interdi-sciplinare, per quanto sul pia-no della storia del pensiero eco-nomico, la disciplina che prati-co, il rapporto tra scienza eco-nomica ed antisemitismo siaun tema “classico”. Ho appro-

fondito a più riprese l’argo-mento, sia sul piano scientifi-co, con alcuni saggi (per esem-pio sulle Interdizioni israeliti-che di Cattaneo,) e convegni, direspiro internazionale, sia sulpiano più propriamente politi-co, vista l’insorgenza di nuovoantisemitismo neofascista an-che in Italia. Ebbene, su Face-book mi è capitato di avere que-sto scambio di battute con ilcollega e professor Angelod’Orsi.

Angelo d’Orsi: “Renzi, ancoralui. Strabiliante giocoliere,ogni giorno inventa una nuovacapriola, ogni giorno raccontauna scempiaggine che fa im-pallidire il Grande Barzellettie-re che lo ha preceduto e di cui èil vero, autentico erede. Stavol-ta è la politica estera; stavolta èIsraele, che è divenuto testimo-nial della perenne campagnaelettorale di un presidente delConsiglio mai eletto neppurein Parlamento. La visita in

Medio Oriente, cominciata conIsraele, forse complice il caldo,ha fatto proferire dalla boccadell’imperterrito giovanottofiorentino sciocchezze sesqui-pedali. Abbiamo dovuto sentireche Israele rappresenta le no-stre radici (e per evitare dispiegare nostre di chi? Renziha immediatamente aggiunto:di tutto il mondo, niente meno!Ah, sacra ignoranza!). E comese non bastasse ci ha propostouno Stato colonialista di inse-

diamento, che occupa abusiva-mente terre altrui, e che eserci-ta un’azione quotidiana voltaallo sradicamento violento del-la popolazione palestinese,Israele, come modello del futu-ro. E forse, a ben riflettere, nonha neppure tutti i torti, il du-cetto toscano: nell’era dellapost-democrazia, uno Stato co-me Israele, fondato sulla vio-lenza, sulla menzogna e sullasopraffazione, può ben diventa-re l’esempio

lata la Carta di Milano, il documen-

to lascito dell’Expo dedicato al ri-

conoscimento universale del dirit-

to al cibo. La strada verso Expo

non è stata in discesa, spiega al

giornale dell’ebraismo italiano

Gabbai. “È stato fin dall’inizio un

percorso difficile, pieno di insidie

e di idiosincra-

sie”, sottolinea

Gabbai. Ma anche

una grande op-

portunità per la

città: “Milano ha

raggiunto già dei

record nella storia delle Esposizio-

ni: maggior numero di paesi par-

tecipanti con i propri padiglioni

(53) e 84 paesi nei cluster tematici

come quelli del riso, cacao e caffè,

maggior numero di biglietti pre-

venduti (8 milioni)”. Le grandi te-

matiche di Expo, il ruolo di Israele,

la sfida della Carta di Milano sono

poi al centro di un dossier che Pa-

gine Ebraiche ha voluto dedicare

alla manifestazione, interpretando

in chiave ebraica il leitmotiv, “Nu-

trire il pianeta. Energia per la vi-

ta”. Spazio poi anche alle riflessio-

ni di Elio Carmi, autore del logo

simbolo del Padiglione Italia e vice

presidente della

Comunità ebrai-

ca di Casale

Monferrato, che

parla di Expo e

di futuro del-

l’Italia. Il logo di-

segnato dal suo studio per il Pa-

diglione Italia, spiega, rappresenta

le tante sfaccettature del Paese.

“Sfaccettature che abbiamo volu-

to rappresentare utilizzando un

fiore, i cui diversi petali sono il

simbolo di altrettante Italie, le

mille che esistono ma che sono

unite ad unico territorio”.

EXPO MILANO - FIELDS OF TOMORROW

Padiglione Israele, un campo da scoprireI “Fields of tomorrow”, o campi di domani, sono alti, ri-

gogliosi e attenti agli sprechi. Si parla di futuro, ma

uno lo si può già ammirare all’Expo di Milano, dove un

innovativo campo verticale è protagonista del Padiglio-

ne Israele, promosso dal Ministero degli Affari Esteri

israeliano e dal Keren Kayemet LeIsrael. “Non tutti

avranno la possibilità o il tempo di entrare nel nostro

Padiglione, e così la nostra idea era di mostrare fin dalla

struttura esterna il messaggio che Israele vuole man-

dare ai paesi presenti a Expo: siamo qui, a disposizione,

per condividere la nostra conoscenza e aiutarvi a pro-

durre il vostro cibo” spiega in un’intervista a Pagine Ebraiche l’architetto David Knafo, a cui è stata

affidata assieme al team Avs la realizzazione del padiglione. E a giudicare dal numero di visitatori e

dalla recensione positiva del New York Times, i 70 metri su cui sorge il campo verticale sono il

biglietto da visita della capacità israeliana di unire innovazione, high-tech e agricoltura. Si tratta

di una fitta trama di quadranti in cui sono inserite delle porzioni di terra coltivata con cereali irrigati

con il sistema goccia a goccia, che evita che l’acqua si concentri verso il basso e la cui fertilizzazione

è controllata con il computer. All’interno, un viaggio attraverso alcune proiezioni nell’avanguardia

tecnologica israeliana.

/ segue a P24

“Voglio dire una cosa con chiarezza: è arrivato il momento di

mettere da parte ogni rivalità e di lavorare insieme per il bene

di tutti. Affrontando i problemi, tendendo una mano a chi è in

difficoltà, testimoniando quelli che sono i nostri valori e le no-

stre eccellenze”.

Questo l’auspicio espresso da Ruth Dureghello, capolista della

formazione “Per Israele”, prima donna nella storia chiamata a

guidare la Comunità ebraica romana. A Pagine Ebraiche Dure-

ghello spiega: “Vivere la Comunità in un certo modo è un im-

pegno gravoso, che porta via molto tempo e molte energie, ma

le soddisfazioni che si hanno in cambio sono impagabili. Sono

emozionata, è inevitabile, ma anche convinta del contributo

che io, singolarmente, e la futura squadra di governo colletti-

vamente, potremo

dare a questa Comu-

nità”. Le elezioni se-

gnano, dopo ven-

t’anni, l’uscita dal

Consiglio dell’ex pre-

sidente Riccardo Pa-

cifici, giunto al limi-

te dei tre mandati

consecutivi.

“Per Israele” conqui-

sta il 44,08% delle

preferenze batten-

do “Israele siamo

noi” (22,95%), guida-

ta da Fiamma Niren-

stein, “Menorah”

(21,37%), con capo-

lista Maurizio Tagliacozzo, e “Binah-Cer posto per tutti” (11,6%),

la cui leader è Claudia Fellus.

Calo dell’affluenza nelle urne, passata dal 37,8% al 35,4% degli

aventi diritto. Ventisette i membri del nuovo direttivo comu-

nitario: con Dureghello entrano Piero Bonfiglioli, Giordana Mo-

scati, Eugenio Calò, Gadiel Tachè, Ruben Della Rocca, Micol Finzi,

Antonio Spizzichino, Daniel Funaro, Daniela Debach, Giacomo

Moscati e Gianni Ascarelli. Nirenstein porta Marco Sed, Giorgia

Calò, Alberto Ouazana, Marco Sed e Alberto Piazza O Sed. Ta-

gliacozzo invece Guido Coen, Roberto Coen, Massimo Gai, Cesare

Roger Hannuna e Ariel Arbib. Fellus infine Sabrina Coen e Lo-

redana Spagnoletto.

vicepresidente David Coen Sa-cerdotti Sears e Alberto Calò.Mentre a Napoli a ricoprire l’in-carico di presidente è LydiaSchapirer, 67 anni, segretaria didirezione del settore culturaledell’Institut Francais cittadino;nel Consiglio anche il presidenteuscente Pier Luigi Campagnano,Cosimo Pagliara, Maria GabriellaAbbate, Deborah Curiel e CiroD’Avino.

10Arriva ad Expo il libro Ladieta kasher: storia, regole e

benefici dell’alimentazione ebraica(a cura di Rossella Tercatin, Giun-tina 2015), protagonista di un ap-puntamento organizzato dal Ke-ren Kayemeth Leisrael assiemeall’Associazione Medica Ebraica.Nel corso dell’incontro l’assessoreUCEI alla Casherut JacquelineFellus racconta l’evolversi del pro-getto K.it.

14La Comunità ebraica diRoma viene chiamata alle

urne per eleggere il nuovo Con-siglio. Sarà la lista “Per Israele” adottenere il maggior numero dipreferenze (44,08%), seguita ingraduatoria dalle liste “Israele sia-mo noi” (22,95%), “Menorah”(21,37%) e “Binah-Cer posto pertutti” (11,6%).

15A Padova confermato allapresidenza Davide Roma-

nin Jacur, consigliere UCEI. Nelnuovo direttivo anche Gianni Pa-renzo e Sara Ada Parenzo.

18Inaugurato il nuovo Museodella Padova ebraica. Fon-

damentali per la sua realizzazionei contributi dello storico GadiLuzzatto Voghera, dell’architettoDavid Palterer e del giovane regi-sta Denis Brotto. Ospitato nell’exsinagoga tedesca, il museo ha co-me obiettivo la creazione di siner-gie con altri musei ebraici italianie l’inserimento nell’ossatura di unvero e proprio itinerario nazionale.Lo spiega il presidente Jacur.

Inizia a Firenze il Balagan Cafè,tradizionale momento di incontro,tra musica e sapori, nel giardinodella sinagoga di via Farini. “L’ini-ziativa – spiega la presidente Ci-vidalli – vuole unire il dentro e ilfuori, creare un ponte tra città ecomunità all’insegna della consa-pevolezza e del confronto aperto”.Proprio il concetto di “ponte” saràal centro della Giornata Europeadella Cultura ebraica, di cui Firenzeè capofila in Italia. “Un riconosci-mento di quanto la nostra Comu-nità si sia impegnata nel creareponti e nel fortificare quelli già esi-stenti. Un riconoscimento - diceCividalli - dell’esempio virtuosoche la nostra città rappresenta”.

19Conferma alla presidenzadella Cdec per il giurista e

consigliere UCEI Giorgio Sacer-doti.

20Un gesto “in assoluta con-traddizione con i valori mo-

rali e storici dell’ebraismo”. Così il

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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraiche

DOSSIER /Focus sull’anno

virtuoso daimitare. In fondo, ancora unavolta, Renzi ci aiuta: a renderciconto di quanto le politiche dicui egli è alfiere (da quelle so-ciali a quelle scolastiche, dallapolitica economica a quella in-ternazionale) siano deleterie, ea far prendere coscienza dellanecessità di liberarsi di questogoverno che rasenta l’infamia,e spesso va persino oltre”.Luca Michelini: “Sei così duroche sembra che ti auguri la

scomparsa dello Stato d’Israele.Un conto è Renzi, ben altroconto è ciò che sembri suggeri-re”.Angelo d’Orsi: “(…) A LucaMichelini, che è (…) personaperbene e stimabile collega, da-to che insiste dico soltanto cheritengo Israele, dalla sua nasci-ta, alle odierne politiche, lafonte maggiore, se non l’unica,delle tragedie del Medio Orien-te. Personalmente, e l’ho scrit-to e detto molte volte, sono cer-

tamente per una Palestina libe-ra multietnica, plurale, multi-relgiosa (dove vi sia posto an-che naturalmente per chi reli-gioni non ha). Dunque sonocontro lo Stato di Israele, esem-pio paradigmatico di ‘coloniali-smo di insediamento’, fondatosulla violenza ai danni dellepopolazioni arabo-palestinesi(come hanno dimostrato moltistudi seri, anche di fonte israe-liana). La soluzione dei due po-poli per due Stati è una presa

in giro, a cui solo gli stolti o lagente in malafede finge di cre-dere. Ritengo oggi che il giudi-zio sullo scandalo del popolopalestinese, oppresso e perse-guitato nella proprio patria, siail vero punto dirimente nellascelta politica. In ogni casonon è un commento su FB lasede per discutere di un temasimile”.Luca Michelini: “Caro Angelo,ti ringrazio della considerazio-ne e della risposta. Provo ad

incalzarti. Sul luogo: è statatua la scelta, invero ed ormaiquesto luogo ha assunto unasua notevole importanza, perquanto non consenta una ri-flessione approfondita. Nel me-rito: devi essere consapevoleche quanto scrivi è ritenutosemplicemente ‘antisemitismo’non solo oggi, da parte dellacomunità ebraica, ma fin dalleorigini, cioè fin da quandol’antisemitismo si organizzòpoliticamente ben prima della

nascita dello Stato d’Israele.L’antisemitismo, del resto, haavuto diverse coloriture, nonnecessariamente razziali. Inol-tre è molto difficile (non im-possibile, dunque: ma implicaun discorso davvero comples-so) cercare di separare l’anti-sionismo dall’antisemitismo,perché essi sono stati di fattouniti. Io proprio non posso se-guirti in questo tipo di ragio-namenti. Sul fatto che lo Statod’Israele abbia una origine co-

OPINIONI A CONFRONTO/ segue da P23

L’importanza dello studio e del-

l’educazione, l’attenzione alle

trasformazioni in corso nella so-

cietà e la valorizzazione delle

minoranze. La conoscenza del-

l’altro, l’interesse per il confron-

to e l’interazione fra culture e

tradizioni differenti.

E il futuro. Queste sono alcuni

fra i principi cui la redazione

giornalistica dell’Unione delle

Comunità Ebraiche Italiane pre-

sta una particolare attenzione

sin dalla sua nascita, sette anni

addietro, anche con progetti

specifici come DafDaf, il giornale

ebraico dei bambini, e il notizia-

rio settimanale melamed, dedi-

cato proprio al mondo della

scuola e all’educazione. E DafDaf

con il numero 60 festeggia i suo

primi cinque anni, durante i qua-

li la redazione del giornale ebrai-

co dei bambini, oltre alle sedici

pagine mensili dedicate ai piccoli

lettori, si è impegnata a creare

numerose occasioni di collabo-

razione con enti, istituzioni e fe-

stival che dedicano spazio all’in-

fanzia per diffondere la cultura

e le tradizioni ebraiche fra i gio-

vani lettori. Il focus è spesso sui

libri, grazie alla collaborazione

con la scrittrice Nadia Terranova

e con Anna Castagnoli, grande

esperta di letteratura illustrata.

Fondamentali sono Maria Teresa

Milano, ebraista e musicologa,

Benedetta Guetta e Roberta

Anau, che portano a tavola le

tradizioni ebraiche e Nedelia Te-

deschi con la sua morà DafDafà.

E l’identità del giornale ebraico

dei bambini sarebbe molto di-

versa senza l’arte di Luisa Valen-

DAFDAF E I PROGETTI SULL’EDUCAZIONE

Giovani, leva strategica verso il futuroCOMUNITÀ EBRAICA DI ROMA

Ruth, la signora Presidente

presidente dell’Assemblea deiRabbini d’Italia, rav GiuseppeMomigliano, commenta l’ignobileazione compiuta da estremisti,che in Israele hanno incendiatola chiesa di Tagba, nella regionedel lago di Tiberiade.

21Dopo un lungo restauroviene reinaugurata a Pisa

la sinagoga realizzata negli annipost-emancipazione dall’architet-to Marco Treves. Grande la sod-disfazione espressa dal presidentedella Comunità pisana Guido Ca-va così come dal sindaco MarcoFilippeschi.

22Storica visita di papa Ber-goglio al Tempio valdese

di Torino. A raccontare i retro-scena a Pagine Ebraiche EugenioBernardini, moderatore della Ta-vola valdese, e l’ex ministro ValdoSpini. Nel corso della visita il pon-tefice chiederà scusa ai valdesi perle persecuzioni compiute controdi loro dalla Chiesa.

23“Non potevamo rimanereindifferenti”. Il vicepresi-

dente del Memoriale della Shoahdi Milano Roberto Jarach spiegacosì la decisione di ospitare alcuniprofughi all’interno della strutturadi Binario 21 e dare un contributodi fronte all’emergenza umanita-ria. L’accoglienza è gestita dai vo-lontari della Comunità di San-t’Egidio. Aiuti ai migranti arrivanoanche dall’associazione chabadMerkos e dalla Comunità ebrai-ca.

24”Voglio dire una cosa conchiarezza: è arrivato il mo-

mento di mettere da parte ogni

rivalità e di lavorare insieme peril bene di tutti”. È con questo pro-posito che si apre il mandato allaguida della Comunità ebraica ro-mana di Ruth Dureghello, 48 an-ni, imprenditrice e assessore co-munitario uscente alla scuolanonché capolista della formazionePer Israele.

25Ad Expo si celebra il gior-no dedicato a Israele.

Ospite d’onore il vice ministrodegli Esteri Tzipi Hotovely. Adaccompagnarla, tra gli altri, il vi-cepresidente UCEI Roberto Ja-rach assieme ai presidenti dellaComunità milanese Milo Hasbanie Raffaele Besso e al consiglierecomunale e presidente dellaCommissione Expo RuggeroGabbai. A fare gli onori di casa,il commissario israeliano a ExpoElazar Cohen con l’ambasciatoreNaor Gilon.

28La Corte suprema ameri-cana emette la sentenza

che estende il riconoscimento del

matrimonio omosessuale a tuttigli Stati che non la prevedono nelloro ordinamento giuridico.

29Decine di istituzioni e or-ganizzazioni ebraiche, gui-

date da Robert Singer, direttoredel World Jewish Congress, si riu-niscono a Ginevra per protestarecontro il trattamento riservato aIsraele dal Consiglio per i dirittiumani delle Nazioni Unite(Unhrc) rispetto all’ultimo conflit-to contro Hamas. Visita in Israele per il ministro de-gli Esteri Paolo Gentiloni, che in-contrando il premier Netanyahuribadisce la ferma denuncia con-tro chi vuole delegittimare l’esi-stenza dello Stato ebraico.

Emanuele Colorni viene confer-mato presidente della Comunitàebraica di Mantova. In Consigliosono stati inoltre eletti Miriam Ja-rè, che ricoprirà il ruolo di segre-tario, e Aldo Norsa, che avrà l’in-carico di consigliere.

1Secondo mandato alla guidadella Comunità ebraica di Par-

ma per il consigliere UCEI Gior-gio Giavarini. Al suo fianco il vi-cepresidente Riccardo Moretti ela consigliera Susanna Bondi.

2Annunciata la nascita a Parigidell’European Center for Ju-

daism. Il polo culturale, che aprirànel 2017, è per il premier Hollande“la migliore risposta contro l’anti-semitismo”.

7Muore a 95 anni a Roma la pit-trice Eva Fischer. (1920-2015).

Nata a Daruvar (ex Jugoslavia) escappata in Italia durante la guerra,è stata una delle più note rappre-sentanti della Scuola Romana. Ce-lebre la sua amicizia con MarcChagall.

luglio

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pagine ebraiche n. 9 | settembre 2015

loniale: mi chiedo quanti Statinon debbano la loro nascita adun atto di ‘colonizzazione’ e avarie forme di esclusione o diviolenza. Temo nessuno. Inogni caso, la sua nascita è dainserire in un contesto moltopreciso, come la sua vita: e losforzo di tutti, sul piano cultu-rale e politico, dovrebbe esserequello di promuovere la pace ela convivenza, trovando solu-zione ai conflitti, non alimen-tandoli. È chiaro, infatti, che

battersi contro lo Stato d’Israe-le significa di fatto, e sottolineoil ‘di fatto’, mettersi con coloroche praticano per davvero que-sta politica. Una politica chenon significherebbe altro cheun nuovo sterminio, in uncontesto di guerra generalizza-ta, che del resto già si sta defi-nendo all’orizzonte, a prescin-dere da Israele”.Angelo d’Orsi: “Luca, sei of-fensivo oltre che deludente.Considero chiuso non solo que-

sto ‘dibattito’, ma ogni tipo dirapporto fra noi. Non possopermettere che mi si accusi,sulla mia bacheca, per giunta,di antisemitismo’ (ti ricordoche gli arabi sono ‘semiti’, enpassant). Trovo comunquesconcertante che uno studioso(‘di sinistra’) possa ripetere iluoghi comuni del più stoltomainstream sionista e israelia-no. Fine della discussione”.Luca Michelini: “Sempre piùsconcertante ciò che dici. Igno-

rare che ciò che dici è conside-rato antisemita mi pare purafollia. Come sostenere pubbli-camente che lo Stato d’Israeledeve essere cancellato. Felice dinon avere più rapporti con te”.Credo che questo scambio dibattute sia significativo: il pro-fessor d’Orsi non ha rispostonemmeno a una delle mie os-servazioni ed argomentazioni.Ha preferito chiudere la di-scussione, indignato. Nonl’avevo accusato di antisemiti-

smo, ritenendo che un profilointellettuale come il suo nonpotesse giustificarlo, ma gli hofatto osservare che antisemite(e con il termine tutti, ma pro-prio tutti capiscono di che cosasi tratta... ) e da una correntedi pensiero corposa, sono rite-nuti e sono stati, soprattutto,ragionamenti come i suoi. Chedunque dovevano essere circo-stanziati e prudenti, se di anti-semitismo non si trattava: ed’Orsi stesso ammette l’impru-

denza di una discussione affi-data a Facebook. Se poi ci sisposta sul piano politico, allorale sue affermazione volte a de-leggittimare lo Stato d’Israelesono sconcertanti: il ragiona-mento politico non può mai es-sere in vacuo, ma circostanzia-to, storicamente determinato.Se poi d’Orsi ha in mente unaltro tipo di Stato, che eviden-temente lui si ritiene in gradodi edificare, allora poteva averela pazienza e la / segue a P26

ti, per le copertina e la Strega

Comanda Color, mentre la scien-

za può contare su Marco Delma-

stro, fisico al Cern.

E proprio un ragionamento co-

mune con i tanti preziosi colla-

boratori della redazione ha por-

tato ad organizzare, insieme alla

Bologna Children’s Book Fair, un

incontro di grande successo.

Grazie alla collaborazione con

Roberta Chinni ed Elena Pasoli,

alla guida della più grande ma-

nifestazione al mondo dedicata

alla letteratura per l’infanzia, è

stato il Caffè degli autori a ospi-

tare “Raccontare l’indicibile”: in-

sieme alla redazione Anna Casta-

gnoli, Nadia Terranova, Paolo Ce-

sari e Luisa Valenti si sono con-

frontati sulla sfida di raccontare

ai bambini “ciò che non si deve

dire”.

Intanto le centinaia di copie di-

stribuite nei padiglioni raccon-

tavano, grazie ad Anna Castagno-

li, l’origine delle della storia e

delle illustrazioni di Nel paese dei

mostri selvaggi, di Maurice Sen-

dak. Negli stessi giorni DafDaf al

Museo ebraico di Bologna ha or-

ganizzato un laboratorio sul Por-

tico d’Ottavia, con l’autrice, la

storica Anna Foa e l’illustratore

del volume, Matteo Berton.

Nel corso del 5775 cresce anche

melamed, la sezione della rasse-

gna stampa dell’Unione delle Co-

munità Ebraiche Italiane dedica-

ta a scuola ed educazione, cui ag-

giunge una commento a quanto

pubblicato durante la settimana.

Melamed diventa così una new-

sletter sperimentale destinata a

crescere. E ciò a sottolineare con

forza ancora maggiore l’impegno

della redazione nei confronti dei

più giovani. Arriva anche il rico-

noscimento del ministero del-

l’Istruzione, dell’Università e del-

la Ricerca, che ad aprile include

una giornalista della redazione,

Ada Treves, fra i membri della

commissione sul pluralismo reli-

gioso nelle scuole pubbliche.

a.t. twitter @atrevesmokedAn

na C

asta

gnol

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/ P26 DOSSIER 5775

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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraiche

DOSSIER /Focus sull’anno

È online la mappa interattiva a cu-ra della Fondazione per i BeniCulturali Ebraici in Italia che per-mette di consultare il patrimonioartistico ebraico presente sul ter-ritorio.

9Al via il Jerusalem Film Festivalche apre con il lungometraggio

girato da Nanni Moretti “Mia ma-dre”. A vincere il premio come mi-glior film “Tikkun” di Avishai Si-van.

10 Il Consiglio della Comu-nità ebraica romana vara

la nuova Giunta. Lavoreranno as-sieme alla presidente Ruth Dure-ghello i neo vicepresidenti ClaudiaFellus (cui è stata assegnata unadelega a formazione e innovazio-ne) e Ruben Della Rocca (delegaa relazioni esterne e comunicazio-ne), gli assessori Daniela Debach(scuola), Antonio Spizzichino (or-ganizzazione, programmazione e

risorse umane), Marco Sed (culto),Giorgia Calò (cultura e archiviostorico), Maurizio Tagliacozzo(enti) e Roberto Coen (bilancio).

Nel piano delle iniziative anti-de-grado varate dal sindaco IgnazioMarino sono allontanati dal Co-losseo e ricollocati altrove gli ur-tisti, storica professione degli am-bulanti ebrei romani. Un allonta-namento sofferto e difficile cheviene raccontato a Pagine Ebrai-che dal presidente Fabio Gigli eche è al centro di forti polemichetra Comunità e sindaco.

11Si commemorano i ven-t’anni dalla strage di Sre-

brenica. Scrive Anna Foa: “Chenel 1995 in Europa si sia svoltosotto gli occhi dell’Onu e con lacomplicità dell’Europa unita ungenocidio è qualcosa che riguardatutti noi europei per quanto quel-l’evento ha pesato sulla storia suc-

cessiva dell’Europa e sui suoi sognidi pacificazione, ed anche noiebrei d’Europa per quanto ci ri-porta alla memoria del nostro pas-sato”.

Al Cairo esplode una bomba difronte al consolato italiano. A ri-vendicare l’attacco è l’Isis.

13Maurizio Gabbrielli vienedesignato nuovo presidente

della Comunità ebraica pisana. NelConsiglio anche Paolo Molco (vi-cepresidente) ed Emanuele Paz-zagli.

17Nel corso dell’incontro conil presidente della Repubbli-

ca Sergio Mattarella, il presidenteUCEI Renzo Gattegna lo ringra-zia per i gesti e le parole che han-no segnato i primi mesi del suomandato, tra cui la visita alle FosseArdeatine e l’impegno per ricor-dare Stefano Gaj Taché, vittima

del terrorismo palestinese.

21Dopo la visita del ministrodell’istruzione Stefania

Giannini, arriva in Israele ancheil primo ministro italiano MatteoRenzi, che alla Knesset tiene undiscorso memorabile ribadendoil legame indissolubile che lega idue paesi: “Israele - dichiara - nonesiste a causa della Shoah ma no-nostante la Shoah. Israele non hasolo il diritto di esistere ma il do-vere di esistere. Anche per i mieifigli”. Tra gli ospiti il presidenteUCEI Gattegna.

23Giornalista nella redazionedell’Unione delle Comu-

nità Ebraiche Italiane, esperta diproblemi dell’educazione e dellascuola, coordinatrice del giornaleebraico per bambini DafDaf, AdaTreves è fra i nove componentidella nuova commissione per ilpluralismo religioso nella scuolapubblica promossa dal Miur.

24Piero Bonfiglioli vieneconfermato alla guida del-

la Deputazione ebraica di Roma.

27Sbarca a Berlino la delega-zione italiana che parteci-

perà ai Giochi europei del Mac-cabi.

28“Guardare al presente,tenendo al tempo stesso

la barra dritta verso il futuro”.Questo il progetto di Mario Ve-nezia, nominato nuovo presi-dente della Fondazione Museo

cortesia dispiegare la sua posizione, pro-babilmente molto interessantesul piano dottrinale-utopisticoe forse anche su quello storico-fattuale. Davvero curioso, poi,che si scandalizzi che ragiona-menti simili ai miei possanoscaturire da un intellettuale“di sinistra”. Purtroppo, unadiscussione che forse potevacrescere, consentendo di af-frontare problemi seri e impor-tanti, magari in sedi appro-

priate, è morta sul nascere.Una discussione che certo af-fronta temi molto complessi,che dalla cronaca portano, pas-so dopo passo, alla filosofia po-litica e del diritto. È vero, Fa-cebook non è il luogo appro-priato per tentare simili tema-tiche. Sarebbe allora stato me-glio tacere. Molto significativa,infine, l’incapacità di discuteree di affrontare ragionamentidifferenti dai propri e di tolle-rare punti di vista differenti, il

ricorso all’attacco personale co-me strumento di argomenta-zione, infine lo slittamento dal-la discussione all’esercizio delpotere per limitare e impedireil ragionare, come dimostra ilfatto che ha scelto di impedireil proseguo della discussione.Mi auguro, davvero, di nonaver punto nel vivo, senza vo-lerlo, il professor d’Orsi.Quanto poi al giudizio che pro-pone su Renzi e sulla sua poli-tica non posso fare a meno di

constatare come l’argomenta-zione lascia il passo all’invetti-va, che non aiuta di un solomillimetro la lotta e la polemi-ca politica contro le politicherenziane e tanto meno servo aimpostare una qualsiasi formadi ragionamento sulla politicaestera italiana, sul contesto nelquale essa si muove, nonchésulla situazione mediorientale.D’Orsi è studioso e docenteuniversitario e pubblicista, conruoli di notevole rilievo, e inten-

de la cultura anche, e forse so-prattutto, come militanza civile.Non c’è nulla di male in ciò; masi deve essere consapevoli delruolo che si riveste come “mae-stri”, le cui parole pesano e inci-dono anche, e forse soprattutto,quando affidate a mezzi di co-municazione pubblico-privaticome Facebook, che raggiungo-no una notevole platea, anche digiovani. Che d’Orsi abbia scrit-to sullo Stato d’Israele non du-bito affatto e non mancherò di

leggerlo. Dubito, invece, che os-servazioni come quelle che egliha offerto in questa occasioneabbiano qualsivoglia funzionemaieutica.

Giovani ú–– Saul Meghnagi

Sociologo

Come essere partecipi della vitademocratica del proprio Paese,

OPINIONI A CONFRONTO/ segue da P25

Sono contraddittorie le prime re-

censioni a quello che probabil-

mente sarà uno dei film più di-

scussi dell’anno: interamente gi-

rato in ebraico a Gerusalemme, “A

Tale of Love and Darkness” è il

film che l’israelo-americana Nata-

lie Portman ha scritto, diretto e

interpretato portando sul grande

schermo l’ormai classico Storia

d’amore e d’ombra di Amos Oz.

Tradotta in italiano come “Storia

d’amore e di tenebra”, l’autobio-

grafia del grande scrittore israe-

liano è insieme un affresco della

vita in Israele dopo il Mandato

britannico e dei primi anni dello

Stato e il racconto della sua for-

mazione di uomo e di scrittore.

Natalie Portman ha spiegato di

aver capito di voler dirigere il film

appena letto il libro: “Il lavoro di

Amos Oz è commovente e scritto

benissimo. Inoltre tante delle sue

storie erano per me molto fami-

liari: ne avevo sentite tante del

genere riguardo i miei nonni, il lo-

ro rapporto con i libri, la cultura,

la lingua, l’Europa e Israele”.

Natalie Portman ci tiene a ricor-

dare che “Israele è riuscito nell’in-

credibile impresa di far rinascere

la lingua ebraica dopo secoli in cui

era stato una lingua esclusiva-

mente religiosa, non parlata”. An-

che per questo, dice, “il linguag-

gio è senz’altro uno dei personag-

gi del film e Arieh ne è il princi-

pale tramite, perché parla in con-

tinuazione dell’etimologia delle

parole e del modo in cui sono con-

nesse”.

Presentato durante il Festival di

Cannes lo scorso maggio, il film

dovrebbe arrivare in Italia nel no-

vembre del 2015, distribuito dal

Gruppo Ferrero. Dopo la prima

proiezione le recensioni al film si

sono nettamente divise fra chi lo

ha aspramente criticato - Haaretz

ha titolato “Come Natalie Por-

J-CIAK

Portman racconta Oz. La poesia di HaGanenet

della Shoah di Roma.

Il centro Noam di Milano accogliecome ospite rav Ytzhak Yosef, rab-bino capo sefardita di Israele.

30Entra nela sezione Orizzon-ti della 72esima Mostra del

cinema di Venezia l’opera primadel giovane ebreo romano AlbertoCaviglia, “Pecore in erba”, pellicolache tratta in maniera brillante iltema dell’antisemitismo.

31In poche ore due attentatiscuotono l’opinione publica

israeliana. Prima un estremista ul-traortodosso accoltella alcuni ma-nifestanti al corteo del gay pridedi Gerusalemme, uccidendo la se-dicenne Shira Banki. Nella notte,invece, un gruppo ultranazionalista– che Netanyahu definisce di “ter-roristi ebrei” - dà fuoco a una casapalestinese a Kfar Douma: nell’at-tacco incendiario muore arso vivo

un bambino di 18 mesi, Ali SaadDawabsheh, e pochi giorni dopomorirà per le ferite anche il padre,ricoverato in un ospedale israelia-no insieme alla moglie e all’altrofiglio.

31Viene siglato un protocollod’intesa tra UCEI e Istituto

Superiore di Sanità per favorirel’azione sinergica nel campo delbenessere psicofisico. Il progettoè stato portato avanti dalla consi-gliera UCEI Daniela Pavoncello edall’assessore al Bilancio NoemiDi Segni.

2 Dopo le violenze consumatesiin Israele e Cisgiordania, a con-

dannare l’accaduto sono i rabbini

italiani. Tra questi rav GiuseppeMomigliano, presidente Ari, chespiega a Pagine Ebraiche: “Le pa-role più efficaci in linea con quellache è la nostra identità e i valoriche vogliamo testimoniare le hapronunciate il presidente Rivlin:non è la nostra via, non è la viadel popolo d’Israele”.

“Basta odio gratuito”. Questo ilmotto che ha spinto migliaia diisraeliani a scendere in piazza perdire no alla violenza dopo i fattidi Kfar Douma e l’aggressione alGay Pride di Gerusalemme. Intan-to il governo di Netanyahu decidedi estendere l’applicabilità delle mi-sure anti-terrorismo adottate finoad ora contro i movimenti terro-ristici palestinesi anche agli estre-misti israeliani.

3Il presidente israeliano ReuvenRivlin denuncia alle autorità di

pubblica sicurezza il pericolo susci-

agosto

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pagine ebraiche n. 9 | settembre 2015

mantenendo la propria identitàebraica? Come contribuire anuove forme di convivenza civi-le, in presenza di un’immigra-zione eterogenea per provenien-za, religione, etnia? Come affer-mare la laicità dello Stato nel ri-spetto di ogni fede? Come faretesoro dell’esperienza per daredelle risposte a tali quesiti? L’Associazione di CulturaEbraica Hans Jonas ([email protected]) è stata costituita suiniziativa di un piccolo gruppo

di giovani, per cercare delle ri-sposte a tali interrogativi. È na-ta con la precisa volontà diascoltare le voci di tutti coloroche fossero stati interessati, sen-za operare distinzione alcuna ri-spetto a posizioni politiche, os-servanza religiosa, diversità diopinione e di genere. Ha ipotizzato di dare vita, a talfine, un percorso formativo,chiamato master, a seminari in-terni alle Comunità e a dibattitiaperti al pubblico, quali sedi di

riflessione e confronto.Il sostegno di molte persone,con contributi economici e pre-stazioni professionali gratuite, èstato immediato e, nel tempo, èstato affiancato da quello del-l’American Joint DistributionCommittee e dell’Unione delleComunità Ebraiche Italiane.Tra le forme di supporto vannomenzionati il contributo peruna borsa di studio, voluta dalfiglio, in memoria di RebeccaBenatoff e l’ospitalità data ai

corsi dall’Istituto Pitigliani.Durante il secondo anno di vitadell’associazione si è fatta stra-da l’ipotesi di una ricerca suigiovani ebrei italiani: i parteci-panti al master hanno espressoil desiderio di capire come i lorocoetanei vivevano l’ansia perl’isolamento sofferto da Israelenella sua lotta per la sopravvi-venza, la recrudescenza del pre-giudizio antisemita, i cambia-menti profondi. La ricerca è stata realizzata dai

giovani stessi, accompagnati dauna consulenza scientifica, conl’obiettivo di analizzare, tra l’al-tro, le caratteristiche dell’ade-sione alle comunità e formulareipotesi interpretative al riguar-do.Il libro che dà conto dei risulta-ti, pubblicato dalla Giuntina,porta come titolo Cittadini delmondo, un po’ preoccupati edocumenta come i legami conl’ebraismo siano presenti anchequando sono contestati, che sus-

siste una consapevolezza su al-cuni principi fondanti, che siain atto un’elaborazione ineditanel modo di vivere il proprioebraismo, in un processo ineditodi mobilità geografica. Emerge con chiarezza l’appren-sione per la conflittualità diffu-sa nelle comunità, per la diffi-coltà di un confronto aperto trapersone con idee diverse, per laframmentazione tra gruppi esottogruppi. La percezione

ISRAELE E IL NEMICO INTERNO

Rivlin: “Stronchiamo l’odio”Il villaggio di Douma, in Cisgiordania, e il corteo per il gay pride

di Gerusalemme. Sono i luoghi dei due attacchi che lo scorso lu-

glio hanno aperto una preoccupante finestra sul mondo som-

merso dell’estremismo israeliano: nella Capitale un fanatico ul-

traortodosso armato di coltello aggredisce alcuni manifestanti

e uccide una ragazza di 16 anni, Shira Banki. L’attentatore, che

già aveva cercato di compiere un’azione simile in passato e per-

tanto era finito in carcere, viene fermato e arrestato dalla polizia.

Poche ore dopo, a Kfar Douma, vicino Nablus, estremisti incen-

diano la casa della famiglia palestinese Dawabsheh: nel rogo Ali

Saad, bimbo di 18 mesi, muore bruciato vivo mentre il padre

soccomberà pochi giorni dopo nell’ospedale israeliano in cui sono

ricoverati in condizioni gravi la moglie e l’altro figlio di quattro

anni. Sul luogo dell’attacco vengono rinvenute alcune scritte in

ebraico incitanti all’odio. L’intelligence indaga e la pista che

segue è quella dell’estremismo interno al mondo ebraico. Ben-

jamin Netanyahu,

primo ministro di

Israele, parla aper-

tamente di terrori-

smo e telefona al

presidente dell’Au-

torità nazionale pa-

lestinese Abu Mazen

per esprimere le sue

condoglianze. “Le fiamme si stanno diffondendo nella nostra ter-

ra, fiamme di violenza, fiamme di odio, fiamme di credenze false

e distorte - denuncia il presidente d’Israele Reuven Rivlin, vittima

di aggressioni sui social network proprie per le sue ferme con-

danne dell’estremismo e a favore dell’integrazione - Fiamme che

danno luogo allo spargimento di sangue, in nome della Torah,

in nome della legge, in nome della moralità, in nome di un amore

per la terra d’Israele”. Diversi rabbini israeliani e non ribadiscono

in modo chiaro che gli attacchi sono “estranei all’ebraismo”. Tra

questi, alcuni rabbanim italiani interpellati dalla redazione di

Pagine Ebraiche. Ma il dibattito in Israele su chi abbia istigato

questi crimini è aperto. “La battaglia contro istigatori e odiatori

non inizia e non finisce con la protezione della polizia – ricorda

ancora Rivlin mentre le autorità israeliane applicano il giro di

vite nei confronti degli ambienti più estremisti israeliani, in par-

ticolare tra gli ultranazionalisti di destra – Quando un assassinio

è già stato commesso, le condanne e l’indignazione non aiutano”.

È necessario agire per estirpare alla radice questo fenomeno,

l’invito sottinteso di Rivlin.

/ segue a P28

tman ha rovinato un libro di

Amos Oz” - e chi invece ha sotto-

lineato l’immaturità della regista

“che potrà solo migliorare, e di

cui si intravede un grande poten-

ziale” ma ha posto l’accento sulla

serietà e sul coinvolgimento per-

sonale della Portman, e alla sua

bravura nel ruolo di Fania, la ma-

dre di Amos Oz.

Forte, anche se meno evidente,

è la dimensione autobiografica

di HaGanenet, lungometraggio di

Nadav Lapid, regista israeliano

quarantenne amato dalla critica

europea che in “The Kindergar-

den Teacher” (questo il titolo con

cui sta girando il film) racconta

la storia di una insegnante che

decide di prendersi cura di un

suo studente, che ha il dono della

poesia. Ma per proteggerlo in un

mondo “che odia i poeti” decide-

rà di andare troppo lontano.

Considerato uno dei film più belli

della stagione e vincitore di nu-

merosi premi internazionali, Ha-

Ganenet è anche un ritratto cri-

tico della società israeliana. Il re-

gista, Nadav Lapid, racconta co-

me tra i quattro anni e mezzo e

i sei sia stato lui stesso un picco-

lo poeta: “Ho scritto un centinaio

di poesie o, più precisamente, le

ho dettate di mia tata. La prima,

intitolata ‘Hagar’, era una poesia

d’amore. Invece ‘Una separazio-

ne’, citata alla fine del film, è una

delle ultime. A sette anni ho

smesso di scrivere poesie. I miei

genitori le hanno riposte in un

armadio e lì sono rimaste per 25

anni, fino a quando ho deciso di

utilizzarle per il film. Vi è quindi

una dimensione chiaramente au-

tobiografica. Ma io sono tanto il

bambino quanto l’insegnante.

L’ansia, l’urgenza sentita dalla

docente di fronte alla margina-

lizzazione dell’arte, una certa

sensibilità, alcuni gesti cancellati

dalla volgarità, sono tutti senti-

menti che io stesso ho provato.”

Avi Shnaidman, che interpreta il

piccolo poeta, è stato scelto an-

che perché capace di dare nor-

malità, lontano da stranezze e

particolarità che avrebbero raf-

forzato il cliché del giovane pro-

digio, il contrario di quello che

Lapid vuole rappresentare.

a.t. twitter @atrevesmoked

tato da chi utilizza il web e i socialnetwork per diffondere l’odio. Unanotizia commentata così dal diret-tore della redazione giornalisticaUCEI Guido Vitale: “Questa è unachiamata importante per tutti i cit-tadini di Israele e per gli ebrei ditutto il mondo: abbiamo sopportatoa lungo in silenzio le attività di chiinietta l’odio in rete. Risvegliamocidalla passività, se non vogliamo di-venirne complici. È venuta l’ora diopporsi, di dire basta, di sbarrare lastrada a questi farabutti”.

4Meir Ettinger, nipote dell’estre-mista Meir Kahane, viene ar-

restato dalle forze di sicurezzaisraeliane a causa, spiegano le au-torità, del “suo coinvolgimento inorganizzazioni estremiste ebrai-che”. Dopo di lui seguiranno unadecina di altri arresti.

5Il ministro degli Esteri PaoloGentiloni fa visita a Teheran,

dopo il controverso accordo, e di-chiara: ”Senza sanzioni possiamoraddoppiare l’interscambio”.

Il Consiglio superiori dei Beni cul-turali approva lo stanziamento di80 milioni di euro di finanziamentipubblici, sette dei quali sarannodestinati al Museo Nazionaledell’Ebraismo Italiano e della Sho-ah in costruzione a Ferrara.

6Sulle pagine fiorentine del Cor-riere della sera il racconto di

come un giovane ebreo americano,Jonathan Freedman, sia riuscito acostituire un team di ciclisti checorreranno negli Stati Uniti per dif-fondere i valori e la profonda uma-

nità di Gino Bartali. Ad ispirarlola testimonianza di Giorgio Gol-denberg, ebreo fiumano salvato dalcampione, raccolta a suo tempodal giornalista Adam Smulevich suPagine Ebraiche.

7Larry Cohler-Esses è il primoredattore di un giornale ebrai-

co, l’americano Forward, ad otte-nere il visto per entrare in Iran epoter scrivere, con il benestare diTeheran, un reportage sul Paese.

9La Comunità ebraica di Mo-naco ribadisce la sua contra-

rietà alle Stolpersteine, le pietre-monumento apposte dall’artista te-desco Gunter Deming e dissemi-

nate nelle vie di diverse città d’Eu-ropa in memoria dei deportati dalnazifascismo. A spiegarne inveceil significato, sulle colonne del quo-tidiano la Stampa, l’architetto Ada-chiara Zevi.

10Il premierisraeliano

Benjamin Neta-nyahu indica lagiornalista, ex par-

lamentare, ex vicepresidente dellacommissione Esteri della Camerae consigliera della Comunità ebrai-ca romana Fiamma Nirenstein co-me prossimo ambasciatore diIsraele in Italia. I quotidiani nazio-nali riportano le reazioni del mon-do ebraico italiano alla notizia:commenti positivi e apprezzamentima c’è anche chi esprime perples-sità, come il rabbino capo di RomaRiccardo Di Segni. “Temo che cipossano essere problemi, basta leg-gere cosa circola già in rete sullasua doppia cittadinanza”.

18 Annunciato l’arrivo in Ita-lia del premier israeliano

Benjamin Netanyahu per fine ago-sto. Il programma di Netanyahuprevede la visita a Milano di Expoe del padiglione israeliano e l’in-contro a Firenze per il vertice in-tergovernativo con il primo mini-stro italiano Matteo Renzi.

/ P28 DOSSIER 5775

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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraiche

DOSSIER /Focus sull’anno

OPINIONI A CONFRONTOdi sé e del

proprio futuro non è apparsanegativa ma costellata di do-mande, in particolare, sul con-fronto tra soggetti di religionidiverse e sulla tutela della pro-pria cultura. Da questo nasceval’idea, impegnativa, di far tra-durre il libro, curato da EliezerBen Raphael che aveva raccoltole cinquanta lettere che Ben Gu-rion ricevette dai “saggi”, stu-diosi ed esperti da lui interpella-ti, nel 1958, attorno alla crucia-le interrogativo “Chi è ebreo?”.Le risposte raccolte, oltre a ri-spondere al quesito specifico,avrebbero consentito, e consen-tono tuttora, una migliore com-

prensione del rapporto tra na-zionalità, cittadinanza, religio-ne. Il convegno seguito allapubblicazione online, offertadalla Proedi di Milano, avrebbesollevato un utile dibattito, maanche l’interesse di un editore,Bonanno di Catania, non soloper la riproposizione del testo sucarta, ma anche per l’avvio diuna collana di volumi sul tema“Ebraismo e modernità”. La proposta è stata accettatanon senza esitazione, per l’im-pegno richiesto e la complessitàdel tema. Dopo quello citato, ilsecondo volume della collana èstato dedicato al pensiero diDante Lattes, quale uomo che

ha saputo affermare, senza ti-more o reticenza, il valore diuna Tradizione e la dignità diun’appartenenza e ha saputo di-stinguere la dimensione della fe-de dalle prerogative delle istitu-zioni pubbliche. Veniva delineandosi per l’asso-ciazione, che aveva ormai rag-giunto più di sessanta giovani(e rinnovato, in parte, il proprioConsiglio, aprendosi a presenzedi varie parti del mondo), unadoppia pista di lavoro: da un la-to la formazione, dall’altro ladiffusione di studi e analisi. Illavoro svolto suggeriva, peral-tro, di interrompere, per un an-no, il master, al fine di precisa-

re l’ambito e le possibilitàd’azione futura.L’ebraismo, si è considerato,unisce in sé una tradizione, unastoria, una cultura. Evolve inragione dei contesti storici, egeografici. Ha peculiarità e di-namiche proprie, regolate danorme morali e regole di com-portamento. Definisce se stesso in ragionedei propri principi, della realtàin cui è inserito, dell’ineludibilediritto all’esistenza di Israele.Partecipa a scelte che coinvolgo-no la collettività di cui è parte.Si confronta costantemente consocietà, concezioni e idee diversesul mondo e sulla vita. Si misu-

ra con il rispetto di una peculia-rità e, nel contempo, la com-prensione di ciò che sta mutan-do. Da tali premesse, è scaturital’idea di affiancare a quanto giàin essere la predisposizione dimateriali per la formazione sto-rico sociale e di verificare la pos-sibilità di un finanziamento ul-teriore a tale scopo. La fondazio-ne Pincus di Gerusalemme hatrovato interessante la propostae la stessa associazione, appro-vando uno specifico progetto,inclusivo del master, della pre-disposizione dei testi e, anche,di un convegno sulla formazio-ne ebraica in diversi ambiti.

L’UCEI ha rinnovato il suo so-stegno a parte di tale lavoro. Èstata quindi predisposta, per il2015/2016, una versione rinno-vata del master che prevede: unapprofondimento sui temi dellaleadership e delle competenze;una disamina, in aula, pergruppi e in plenaria, sui quesitisopra proposti, legati alla storiae all’esperienza ebraica; un di-battito, aperto al pubblico, sullarelazione tra religioni, società,democrazia.Il lavoro da fare appare appas-sionante e difficile, ma tocca te-mi legati, come direbbe Hans Jo-nas, alle nostre responsabilitàverso le generazioni future.

/ segue da P27

L’INTESA SUL NUCLEARE

“Grazie a questo

accordo l’Iran

non sarà in grado

di sviluppare la

bomba atomica”.

“Senza, si rischia-

va la guerra”. Pa-

role del presiden-

te degli Stati Uni-

ti mentre spiega

al mondo perché

gli Usa – assieme

a Cina, Francia,

Gran Bretagna,

Russia e Germa-

nia – hanno deciso di siglare il 14 luglio a Vienna l’intesa con il governo di Teheran che, secondo i

firmatari, eviterà che per i prossimi dieci anni il regime degli ayatollah si doti della bomba nucleare.

Contropartita dell’intesa, la progressiva revoca delle sanzioni imposte dalle potenze internazionali

all’Iran, applicate proprio in virtù della minaccia nucleare. A fronte di un più stringente controllo

sulle attività iraniane, con la possibilità di inviare gli ispettori dell’Agenzia internazionale per il nu-

cleare e lo smantellamento e riconversione di alcune centrali, Teheran potrà tornare a riallacciare

rapporti economici internazionali. “Si tratta di un accordo che minaccia la sicurezza di Israele e del

mondo intero”, la bocciatura del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che sottolinea come l’Iran

finanzi organizzazioni terroristiche (Hezbollah e Hamas su tutte). Anche paesi come Arabia Saudita

ed Egitto condividono le preoccupazioni sull’accordo, temendo il rafforzamento dell’Iran in Medio

Oriente. E Netanyahu si fa portavoce dei contrari, chiedendo al Congresso americano, e acuendo

così i contrasti con la Casa Bianca, di non appoggiare l’intesa. In Israele in molti – con eccezioni

anche tra uomini dell’Intelligence - sono schierati con Netanyahu mentre l’ebraismo americano per

lo più ha fiducia in Obama. Pragmatica invece la visione del presidente d’Israele Reuven Rivlin: gli

americani sono i nostri primi alleati – spiega Rivlin rivolgendosi a Netanyahu – in nome di una

battaglia giusta non si possono danneggiare i rapporti e quindi Israele.

Iran, Usa, Israele: quell’accordo che divide

ú–– Guido Vitale

In una stagione dove rimbomba si-nistro un chiassoso autoritarismoma si fa merce rara l’autentica au-torevolezza, anche la voce dei rab-bini italiani rischia di sentirsi piùfievolmente. E questa crisi non di-pende tanto dalla solida prepara-zione dei nostri maestri, quanto dal-la nostra sempre crescente difficoltàdi identificare una guida chiara, unancoraggio sicuro per la nostracondotta e le nostre scelte. Incon-trare qualcuno che si senta salda-mente guidato, rinsaldato, tenutoin equilibrio dalla forza del loro in-segnamento e del loro giudizio èdivenuta ormai un’esperienza sem-pre più sporadica. E non mancanodiverse possibili interpretazioni percercare di comprendere da dovevenga questa crisi che non è piùsoltanto una crisi di valori, ma ri-schia talvolta di farsi risucchiaredalla vertigine determinata dallasparizione dei più elementari puntidi riferimento.I veleni della propaganda e dellaretorica, il dilagare di una litigiositàfine a se stessa sembrano ora mi-nacciare quella gioia di vivere equella fierezza della propria identità,quel senso di ironia e quel gustodel sereno confronto che per oltredue millenni hanno costituito il se-greto della persistenza, in mezzo amille difficoltà, degli ebrei in Italia.Anche per questo si può, si deve,

guardare con fiducia e con speran-za, con meraviglia e con commo-zione alla preziosa antologia diidee, di pensieri e di lezioni che ilrabbino Roberto Della Rocca, re-sponsabile del lavoro per l’educa-zione e la cultura all’Unione delleComunità Ebraiche Italiane, ha rac-colto nel suo nuovo Con lo sguardoalla luna – Percorsi di pensiero ebraicoche l’editore Giuntina manda in li-breria proprio alla vigilia dell’annonuovo. È un libro che va ben di làdella lettura appassionante, dellemille porte che apre lungo i per-corsi destinati a riconquistare pie-namente il gusto di essere ebrei. Èun testo capace di riconciliarci conla nostra speranza, con il nostrodesiderio di restituire un pieno sa-pore alla nostra vita ebraica, con lanostra ambizione di riconquistarequell’equilibrio fra intelligenza e ca-pacità di riflessione, amore per lavita e sorriso, gusto del confrontoe passione mistica.Il libro, ricchissimo come ogni og-getto vivo negli spunti di riflessioneche offre e negli stimoli che disse-mina, si snoda seguendo il tema delPercorso. Come a ricordare che

non esiste vita ebraica nella stasi emen che meno nell’immobilismogenerato da chi vorrebbe ridurre ilproprio ebraismo ai doveri essen-

ziali della Memoria della Shoah edella difesa inderogabile dello Statodi Israele. Se questi infatti costitui-scono doveri irrinunciabili, non è

in difesa, non è in chiusura, non ènel dolore che deve prendere corpoil nostro gusto di vivere un’esistenzaebraica ricca, piena, gioiosa e so-prattutto consapevole. E non a casole grandi pagine dei Percorsi deltempo, dei Percorsi della parola edei Percorsi dell’etica si concludonocon tre memorabili capitoli desti-nati a richiamarci ai nostri doverifondamentali: studiare, utilizzarecorrettamente il linguaggio, equili-brare le nostre emozioni con i no-stri principi etici.Non è sufficiente questa pagina, nétantomeno bastano le mie compe-tenze, per recensire un libro tantoimportante e tanto necessario perl’Italia ebraica. Questa pagina vor-rebbe quindi essere utile come uninvito alla lettura, a un’attenta e so-lerte considerazione, ma soprattuttoall’apertura di un vero, sereno di-battito nell’ambito di chi nell’Italiaebraica sente di avere qualcosa dadire, riguardo ai grandi temi dellavita che il rav evoca nei suoi inse-gnamenti e nelle sue riflessioni. Co-me che stiano le cose resta un fattocerto: l’anno nuovo comincia pergli ebrei italiani sotto il segno dipagine che si distinguono da tantealtre, che non si possono eludere enon si possono accantonare. Unmessaggio che tutti, ognuno secon-do le proprie disposizioni, hannoil dovere di raccogliere, e in cuiognuno potrà trovare nuove, pre-ziose scintille di speranza.

/ P29

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pagine ebraiche n. 9 | settembre 2015 2015

pagine ebraiche“D. esiste. Solo che tifa Manchester” (Rav Jonathan Sacks, al termine di Manchester United-Arsenal 6-2)

u /P32-33ARTE - STORIA

u /P33MUSICA

u /P34-35SPORT

Quale ruolo deve avere la Me-

moria? Come può essere educa-

tiva? Quale è il nostro dovere di

ebrei di fronte a queste consta-

tazioni e domande? E in gene-

rale, qual è l'immagine culturale

ebraica che vogliamo acquisire,

comunicare e trasmettere? So-

no questi alcuni degli interro-

gativi che costellano le pagine

del volume Con lo sguardo alla

luna – Percorsi di pensiero

ebraico del rav Roberto Della

Rocca, in uscita per Giuntina. Il

libro contiene quella che il rav

stesso definisce “una miscela di

riflessioni e approfondimenti”

per tentare di trovare una pos-

sibile sintesi all'articolata dia-

lettica che intercorre tra pen-

siero ebraico e tradizione filo-

sofica occidentale, con un oc-

chio di riguardo verso le fonti

e la tradizione. Percorsi del

tempo, della parola e dell'etica

– sono dunque questi i tre pi-

lastri attorno a i quali si svilup-

pano le riflessioni dell'autore,

che conduce il lettore in un

viaggio alla scoperta dell'iden-

tità ebraica.

“Un bene irri-

nunciabile” da

trasmettere ai

propri figli ma che necessita

anche di un confronto e di un

dialogo con la società di cui gli

ebrei fanno parte. Fare educa-

zione e diffondere conoscenza

per combattere l'indifferenza

e l'odio si-

gnifica per-

ciò per Del-

la Rocca

“lavorare

sulle proprie rappresentazioni

di sé nel mondo” e affermare

l'esigenza di risalire alle fonti

tradizionali ebraiche troppo

spesso accantonate, tese alla

pace e al rispetto per ogni for-

ma d'identità.

Tempo, parola, etica. Il percorso è apertoIL LIBRO DI STUDI E PENSIERI DEL RAV ROBERTO DELLA ROCCA

Roberto Della RoccaCON LO SGUARDOALLA LUNAGiuntina

u /P30-31MISTICA

u /P30-31PRIMO LEVI

La nostra strada. Con lo sguardo alla luna

Stef

ano

Levi

Del

la T

orre

u Un'opera di Stefano Levi Della Torre che correda il nuovo libro del ravRoberto Della Rocca ed è dedicata "a tutti coloro che riescono aguardare la luna e non solo il dito".

/ P30 CULTURA / ARTE / SPETTACOLO

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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraiche

In una intervista rilasciata nel 2012a questo giornale Moshe Idel, uni-versalmente riconosciuto come il piùgrande studioso vivente di misticaebraica, spiegava: “Kabalah è in re-altà un termine generico, che vieneusato per indicare una varietà discuole esoteriche emerse in Europaalla fine del XII secolo, che si sonosviluppate diventando una delle prin-cipali interpretazioni del giudaismo.Uno studio serio della kabalah puòarricchire la comprensione del qua-dro complesso di una cultura, comesi è sviluppata in Europa, nonché fa-cilitare una migliore conoscenza del-la capacità creativa di una minoran-za, che potrebbe arricchire la culturadella maggioranza.”L’argomento è talmente complessoche il rischio di cortocircuiti anchespiacevoli è sempre in agguato: è fa-cile passare con leggerezza dalla ka-

balah alla mistica, alle scienze eso-teriche, fino ad arrivare alla magiae alla stregoneria, argomenti cheriescono sempre a raccogliere ungrande interesse. Angeli, demoni,esseri dai poteri eccezionali e dif-ficili da controllare... Nella tradi-zione ebraica è descritto unmondo complesso di forze so-vrannaturali misteriose a voltepericolose, a volte salvatrici,che possono essere dominatesolo con pratiche magiche edesoteriche. Un argomentospesso poco conosciuto o la-sciato ai margini, che ciclica-mente riaffiora e riprende vi-gore. In questi mesi sono sta-te varie le occasioni di appro-

fondimento: grande è stato il suc-cesso della mostra “Magie. Anges etdémons dans la tradition juive”, che

nei cinque mesi di apertura alMuseé d’Art e d’Histoire du

Judaisme di Parigi ha avu-to un numero di visita-tori superiore alle aspet-tative degli organizza-tori, così come notevo-le è stato anche l’inte-resse riscosso dal dos-sier che questo giorna-le ha dedicato alla Ma-gia nel numero di lu-glio. Una nuova occa-sione di studio vieneofferta in Italia dal

Meis, il Museo del-

l’Ebraismo Italiano e della Shoah diFerrara insieme all’Associazione Ita-liana per lo studio del Giudaismo(Aisg), che nei primi due giorni disettembre riuniscono a Ferrara e poiRavenna numerosi studiosi, in oc-casione del congresso annuale del-l’Aisg. “L’eredità di Salomone. Lamagia ebraica in Italia e nel Medi-

ú– MISTICA - PERSONAGGI

ú–– Alberto Papuzzi

La salita alla Torre del Gran San

Pietro per la cresta sud ovest

prevede una variante, tuttora

citata nella Guida del Gran Para-

diso di Andreis, Chabod, Santi:

la variante percorsa da Alessan-

dro Delmastro, con la sorella Ga-

briella, l’11 luglio 1938. Delma-

stro è quel Sandro al quale Pri-

mo Levi ha dedicato il capitolo

del ferro nel suo libro Il sistema

periodico.

«Era un ragazzo di statura me-

dia, magro ma muscoloso, che

neanche nei giorni più freddi

portava mai il cappotto. Aveva

grandi mani callose, un profilo

ossuto e scabro, il viso cotto dal

sole». Sandro, racconta Levi,

sembrava fatto di ferro, ed è

con lui che ha vissuto le più bel-

le avventure di montagna e di

arrampicata. Allora Primo Levi

era uno studente di chimica, che

il sabato e la domenica sgamba-

va sulle cime del Gran Paradiso,

d’inverno s’inzuppava di neve

con gli sci, e nelle mezze stagio-

ni si cimentava con le rocce dei

Picchi del Pagliaio, dei Denti di

Cumiana, di Rocca Patanüa, del

Plü e della Sbarüa, palestre to-

rinesi alcune diventate classiche

altre ormai dimenticate, a quel

tempo frequentate da pochi co-

raggiosi o stravaganti, in calzoni

alla zuava e vecchi scarponi.

Allora… Oggi Primo Levi è uno

scrittore famoso in tutto il mon-

do, e tra le bianche pareti di una

stanza della casa editrice Einau-

di (che ha pubblicato tutti i suoi

libri) ci guarda con un sorriso

gentile appena sfiorato dall’iro-

nia, poiché certo è un poco me-

ravigliato di essere intervistato,

per la prima volta, sulle sue

esperienze e imprese alpinisti-

che, che non hanno alcunché di

straordinario se non di essere

parte della sua storia: della sto-

ria d’un uomo.

«Ho cominciato ad andare in

montagna a 13, 14 anni – raccon-

ta Levi. Nella mia famiglia c’era

la tradizione della montagna che

fortifica, un po’ l’ambiente che

Natalia Ginzburg descrive in Les-

sico famigliare. Non l’alpinismo

propriamente detto, non le sca-

late… Si andava in montagna co-

sì, per il contatto con la natu-

ra… ». Gli capitò subito, dalla pri-

ma volta, una «negrigura», come

avrebbe detto un altro Levi, ap-

punto il padre di Natalia Gin-

zburg. «Ero a Bardonecchia e

avevamo deciso di fare un giro,

io che avevo 14 anni, un mio coe-

taneo e un altro ragazzo che

avendone sedici di anni si era

autonominato guida. L’idea era

di arrivare in Valle Stretta per la

Catena dei Magi. Solo che par-

timmo di pomeriggio, senza

mangiare, senza zaini. Arrivam-

mo in cima che ormai faceva

quasi buio; si vedeva sotto una

discesa infida, e in fondo il lumi-

no di un rifugio, non ricordo più

il nome. Ci mettemmo a gridare,

e venne su una squadra di alpi-

nisti. Gridarono giù: son solo dei

gagno brodos… Poi ci legarono

come salami e ci calarono di

notte, alla luce delle lanterne».

Le prime arrampicate verso i 18,

19 anni, per un desiderio di av-

ventura ma anche di indipen-

denza, per provarcisi, per fare

da sé: «Volevo andare in monta-

gna sul serio, ma non con la gui-

da». Un desiderio che si combi-

nava col clima di allora, che era

il clima del regime fascista, e per

Levi, ebreo, delle leggi razziali.

Che cosa significava, dunque, an-

dare ad arrampicare e andarci

da solo, per quel giovane ebreo

della Torino fine Anni ’30? «Era

una forma assurda di ribellione

– risponde Levi – Tu, fascista, mi

discrimini, mi isoli, dici che sono

uno che vale di meno, inferiore,

unterer: ebbene, io ti dimostro

che non è così. Mi ero subito

promosso capocordata, senza

esperienza, senza scuola: devo

dire che l’imprudenza faceva

parte del gioco.

La prima volta, da solo, fu

all‘Herbetet, per la cresta est.

Neppure col CAI avevamo rap-

porti, nel nostro gruppo. Era

un’istituzione fascista e noi era-

vamo antistituzionali: la monta-

gna rappresentava proprio la li-

bertà, una finestrella di libertà.

Forse c’era anche, oscuramente,

un bisogno di prepararsi agli

eventi futuri».

Questo del prepararsi, dice Levi,

era chiarissimo in Sandro Del-

mastro. La sua era la montagna

ruvida e proletaria. Era di fami-

glia antifascista, con un retro-

terra ideologico, mentre Levi

era un bravo ragazzo borghese.

Su come sarebbe finita – cioè «a

botte», per dirla con Levi – Del-

mastro non aveva dubbi. Gli

ebrei borghesi, invece, si rifiu-

tavano di guardare l’avvenire,

prigionieri di un pacifismo pi-

gro, anche pauroso. Delmastro

diventa la proiezione a posterio-

ri delle tensioni e degli ideali

che allora Levi sentiva solo con-

fusamente e che oggi invece ve-

de con una lucidità astratta. E

l’alpinismo di Delmastro, rivisto

adesso, come in una muta se-

quenza al rallentatore, è la me-

tafora viva di quella rappresen-

tazione, con quel suo rifiuto del-

le comodità, delle mode, del

consumismo, col suo essere

«d’altri tempi già allora»

«Al Sestriere non s’andava mai,

perché c’erano le funivie, e le fu-

nivie erano peggio del demonio!

Niente giacche imbottite, niente

scarpe nuove, la guida del CAI

serviva solo per fare l’opposto

di quanto consigliava. Anche

l’attrezzatura era minima: mia

Levi, le Alpi e la libertà di sbagliare

“Non sono mai stato un grande alpinista, un grande sciatore, però si andava in montagna.” Sono parole di Primo Levi, raccolte da Giovanni Tesio in una intervista inedita e riprese

da una mostra organizzata dal Centro di studi Primo Levi di Torino in collaborazione con la cooperativa Mines de Cogne e il Comune di Cogne. “Le Alpi di Primo Levi. La mia

trasgressione era la montagna” raccoglie testi e fotografie (in basso la cordata Levi-Delmastro e Levi al Pian Tornetta) che ricostruiscono lo storico rapporto dello scrittore con

le Alpi. In mostra compaiono anche alcuni brani di una intervista fatta a Levi da Alberto Papuzzi nel ‘66 e apparsa sulla Rivista della Montagna, che qui riproponiamo integralmente.

La magia, eredità di Salomone

Gior

gio

Albe

rtini

FERRARA -RAVENNA1-2 settembre L’EREDITÀ DI SALOMONE. LA MAGIA EBRAICA IN ITALIA E NELMEDITERRANEO

CULTURA / ARTE / SPETTACOLO / P31

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pagine ebraiche n. 9 | settembre 2015 2015

terraneo”, appuntamento curatodai docenti dell’Università di Bo-logna Mauro Perani e SaverioCampanini, con la collaborazionedi Emma Abate dell’École Prati-que des Hautes Études di Parigi,intende portare l’attenzione sull’ere-dità del terzo re d’Israele, Salomone,che avrebbe costretto i demoni a co-struire il Tempio di Gerusalemmecon le proprie arti magiche. La magiasi è in seguito diffusa in Italia e in tut-to il bacino del Mediterraneo, accom-pagnata - così spiegano i curatori delconvegno - da una certa ambivalenzasia della letteratura rabbinica, che as-socia i sortilegi ai peccati punibili conla pena di morte senza però chiarirein che cosa esattamente consistanoi comportamenti interdetti, sia dellaTorah con le sue norme talvolta sfug-genti e le sue reticenze al riguardo.E sarà proprio in apertura di conve-

gno che il rabbino capo di Ferrararav Luciano Caro, primo relatore del-la prima sessione, interverrà su “Re-gole e silenzi della Torah sulla magia”.Oltre ai curatori e al rav interverran-

no, nel corso delle due giornate,Alessia Bellusci (Università di TelAviv), Flavia Buzzetta (Institutd’Etudes Avancées, Parigi), Ma-rina Caffiero e Mauro Zonta

(Sapienza, Universitàdi Roma), Roni Weinstein(Università ebraica di Ge-rusalemme), Moshe Idel(Università ebraica di Ge-rusalemme e Shalom Har-tman Institute) FabrizioLelli (Università del Salento), Corra-do Martone (Università di Torino),Bill Rebiger (Università di Amburgo)e Giuseppe Veltri (Università di Am-burgo) e porterà il proprio contributoanche Gideon Bohak, curatore dellamostra “Magie. Anges et démonsdans la tradition juive”, da poco ter-minata. Sarà invece proprio MosheIdel ad anticipare i temi del convegnoil pomeriggio del 31 agosto, con una

conferenza dedicata a “The ItalianCenter of Kabbalah”. Strumento utile per approfondire iltema è anche l’ultimo libro pubbli-cato da Emma Abate, Sigillare il mon-

do. Amuleti e ricerche dalla Ge-nizah. Manoscritti magici ebrai-ci della biblioteca della AllianceIsraélite Universelle di Parigi(ed. Officinadi Studi Me-dievali), che

offre una presentazio-ne della magia ebraicaattraverso lo studio dimanoscritti che pro-vengono dal fondodella Genizah del Cai-ro, la maggior parte dei quali eraesposta nella mostra parigina. Ed èstato proprio in una conferenza nel-l’ambito della mostra che la Abateha illustrato ciò che si può imparare

dai manoscritti medievali sulle for-mule per allontanare i demoni o evo-care gli spiriti. “È interessante notare che i testi con-tenuti in tali manoscritti furono re-datti per lo più da sapienti, rabbini,uomini dalla cultura tradizionale, cheveniva usata per controllare forze so-prannaturali che governano tutte le

cose del mondo. La magia è pursempre vietata, ma tali potenze so-

prannatu-rali esisto-no e sonostate createda Dio: Perquesto vi

sono unalegge universale e degli esperti diquella legge, una categoria di sapienti- ha aggiunto - che hanno un’autoritàspeciale”.

a.t.

Emma AbateSIGILLARE IL MONDO Officina diStudi Medievali

sorella mi aveva regalato un

martello, un paio di moschetto-

ni e tre chiodi. Questa era tutta

la mia attrezzatura. Bisognava

invece arrivare sempre al limite

delle nostre forze, sia fisiche sia

tecniche. Ricordo una Pasqua,

quando Daladier aveva risposto

jamais a Mussolini. Voleva dire

la guerra, ma noi non ci pensa-

vamo. Partii con Delmastro e

con Alberto Salmoni, a piedi di

notte da Bard a Champorcher: il

giorno dopo, con gli sci, e con

30 chili a testa negli zaini, dove-

vamo traversare fino alla cosid-

detta Finestra di Champorcher,

poi scendere, risalire la Valleille,

raggiungere Piantonetto, pun-

tare sul Gran Paradiso… Era

un‘idea di Delmastro, il quale più

si faticava più era soddisfatto.

Io rinunciai già a Cogne».

Era l’ideologia alpinistica di

Lammer: lo sprezzo euforico del

pericolo, la montagna come sof-

ferenza. «Sì, anch’io avevo letto

Lammer – dice Levi – Fontana di

giovinezza, e anche Whymper e

Mummery. Attraverso quelle pa-

gine era pervenuta fino a noi

l’idea di misurarsi sempre con

l’estremo e che essenziale è fare

sempre il massimo». Tuttavia,

l’ideologia romantica conviveva

con l’ideologia positivista. Le ra-

gioni di Levi, ma anche di Del-

mastro, rispetto alla montagna,

erano l’una e l’altra cosa insie-

me. Il romanticismo lammeriano

era contaminato da un gusto lai-

co per la montagna come ogget-

to scientifico, come luogo dove

cercare di ravvisare il mondo al-

le sue origini. Sia Levi sia Delma-

stro avevano la passione della

chimica. «Pensavo di trovare

nella chimica – dice Levi – la ri-

sposta agli interrogativi che la

filosofia lascia irrisolti. Cercavo

un’immagine del mondo piutto-

sto che un mestiere. Ora, la pas-

sione della montagna era com-

plice della passione per la chi-

mica, nel senso di ritrovare in

montagna gli elementi del siste-

ma periodico, incastrati tra le

rocce, incapsulati tra i ghiacci,

e cercare di decifrare attraverso

essi la natura della

montagna, la sua strut-

tura, il perché della

forma di un canalino,

la storia dell’architet-

tura di un seracco. Una

volta, ai Picchi del Pa-

gliaio, Sandro si attac-

ca a un appiglio cristal-

lino che però gli rima-

ne nelle mani. Me lo fa

vedere senza scompor-

si, dicendomi: si sfalda

secondo 001, che è la

terminologia delle ope-

razioni stereografiche,

poiché i cristalli si iden-

tificano dal loro modo

di sfaldarsi.

Per cui la montagna

per noi era anche esplorazione,

il surrogato dei viaggi che non

si potevano fare alla scoperta

del mondo, e di noi stessi; i viag-

gi raccontati nelle nostre lettu-

re: Melville, Conrad, Kipling, Lon-

don. L’equivalente casalingo di

quei viaggi era l’Herbetet».

In montagna, Primo Levi ha con-

tinuato ad andare anche dopo

la guerra, dopo il ritorno da Au-

schwitz, dopo aver scritto quel

libro che è la più alta testimo-

nianza letteraria della condizio-

ne umana di fronte alla violenza

di uno sterminio di massa, Se

questo è un uomo. Andava a

camminare, o con gli sci; non più

ad arrampicare, salvo una volta

che ha affrontato alcuni passag-

gi di terzo, da solo, su un ver-

sante della Testa Grigia, sopra

Gressoney: «Volevo dimostrare

a me stesso che ero ancora ca-

pace, anche se avevo ormai più

di quarant’anni».

Ma le radici del suo rapporto

con la montagna sono ben pian-

tate in quella stagione più lon-

tana: radici intellettuali di cit-

tadino che cercava sulla monta-

gna, nella montagna, suggestio-

ni e risposte che non trovava

nella vita, o meglio nell‘atmo-

sfera ispessita di quella vita to-

rinese, senza passato e senza fu-

turo. Con le generazioni prece-

denti, i Monti, i Mila, i Foa, non

c’erano rapporti, come fosse ca-

duto un netto colpo di falce,

mentre l’avvenire era vestito

dell’impenetrabile conformismo

delle adunate oceaniche e del

mito della razza. «Avevo anche

provato a quel tempo a scrivere

un racconto di montagna» ricor-

da ora Primo Levi, con una pun-

ta di divertimento. «Non l’ho

mai finito, è rimasto inedito e

tale resterà, perché tutto som-

mato è proprio molto brutto.

C’era tutta l’epica della mon-

tagna, e la metafisica dell‘al-

pinismo. La montagna co-

me chiave di tutto.

Volevo rappresentare la sen-

sazione che si prova quando

si sale avendo di fronte la li-

nea della montagna che chiu-

de l’orizzonte: tu sali, non ve-

di che questa linea, non vedi

altro, poi improvvisamente la

valichi, ti trovi dall’altra parte,

e in pochi secondi vedi un mon-

do nuovo, sei in un mondo nuo-

vo. Ecco, avevo cercato di espri-

mere questo: il valico. Poi avevo

letto il racconto ai miei amici:

valeva poco». Dopo l’8 settem-

bre 1943, il suo valico Primo Levi

andò a cercarlo di nuovo in

montagna, e non si trattava

questa volta di metafisica, ma

di schierarsi e di battersi. Come

si usa, fu catturato quasi subito

e rinchiuso in campo di concen-

tramento. Il suo amico e compa-

gno di cordata, Sandro Delma-

stro, fu il primo caduto del Co-

mando militare piemontese del

Partito d’azione, a Cuneo.

Una delle più belle avventure in-

sieme era stato un bivacco in

quota, in pieno inverno, con i

piedi nei sacchi e «le scarpe tal-

mente gelate che suonavano co-

me campane». Come faremo a

scendere? Aveva domandato Le-

vi all’amico, quando sugli ultimi

tratti di salita già calavano le

ombre dell’oscurità. Per scen-

dere vedremo, aveva risposto

Delmastro, aggiungendo: il

peggio che ci possa capitare è

di assaggiare la carne dell’orso.

Era questa la carne dell’orso: il

bivacco imprevisto, nella notte

gelata. Rievocando l’episodio in

una delle pagine più belle e com-

mosse del Sistema periodico,

Primo Levi scrive: «Ora, che sono

passati molti anni, rimpiango di

averne mangiata poca, poiché,

di tutto quanto la vita mi ha da-

to di buono, nulla ha avuto, nep-

pure alla lontana, il sapore di

quella carne, che è il sapore di

essere forti e liberi, liberi anche

di sbagliare, e padroni del pro-

prio destino».

Sono state scritte e dette molte

cose, moltissime, sul significato

della montagna, dell’alpinismo,

dell’arrampicata, ma niente di

più semplice di queste parole: li-

beri anche di sbagliare e padroni

del proprio destino.

COGNE (AO)fino al 30settembre LE ALPI DI PRIMO LEVI

/ P32 CULTURA / ARTE / SPETTACOLO

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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraiche

“Ciò che potrà apparire roman-

zesco o incredibile si riferisce so-

lo a fatti vissuti e a scene real-

mente viste. Sono le atroci sof-

ferenze e gli orrori perpetrati su

un intero popolo, deportato, per-

seguitato e massacrato”. Inizia

così, con una precisazione pre-

ventiva, il libro di Michel Mikae-

lian, intitolato Haigaz chiamava:

'Mikael... Mikael (Libri liberi), cu-

rato da Alessandro Litta Modi-

gliani e contenente una postfa-

zione di David Meghnagi, che di-

rige il Master in didattica della

Shoah all’Università di Roma Tre.

Il volume è una testimonianza

dell'autore stesso, sopravvissuto

al genocidio armeno, che ancora

oggi in Turchia non viene ricono-

sciuto come tale, una storia rac-

contata effettivamente in manie-

ra tanto cruda e difficile che la

mente stenta a ricreare tali im-

magini.

Armenia, 1915. Il governo dei Gio-

vani Turchi pianifica l'eliminazio-

ne degli armeni: per primi saran-

no gli uomini a essere sistemati-

camente arrestati e trucidati in

luoghi appartati, a partire da

quel fatidico 24 aprile, poi segui-

ranno le grandi deportazioni di

vecchi, donne e bambini verso il

deserto anatolico. Il quindicenne

Michel viene strappato ai libri di

scuola per vivere questo dram-

ma, riesce a salvarsi, ma non pri-

ma di aver patito terribili soffe-

renze. Tra queste, l'aver visto la

madre morta, distesa all'ombra

di un piccolo arbusto nel deserto,

e l'abbandono, ormai privo di for-

ze per andare avanti a prendersi

cura di lui, del fratellino di due

anni. È proprio lui l'Haigaz, che

nel titolo chiama l'autore, la cui

vita è stata indelebilmente se-

gnata da quel gesto e dal senso

di colpa che non l'ha mai abban-

donato. “Quell'accadimento uni-

co, indimenticabile, è rimasto a

pesare per sempre e dolorosa-

mente nel mio cuore”, scrive Mi-

kaelian. “Non ho mai potuto ri-

solvere quell'enigma, quell'auten-

tico dilemma. Assai spesso la mia

mente corre lì, durante le ore di

riflessione. Se fossi tornato sui

miei passi – si chiede – se fossi

riuscito a ritrovare il mio fratel-

lino, quale sarebbe stato il nostro

destino? (...) La decisione di quel

giorno, purtroppo, mi condanna”.

Scampato miracolosamente al ge-

nocidio, Michel mantiene poi la

promessa fatta alla madre. Giun-

to a Beirut, dove incontra molti

ú– ARTE-MUSICA-STORIA

ú–– Piera Di Segni

Il buen retiro di Alessandro Ko-kocinski, pittore e scultore di famainternazionale, è il borgo medie-vale di Tuscania, vicino a Viterbo,dove abita da qualche anno. “Sononato apolide e continuo a consi-derarmi tale – esordisce - anchese ormai sono cittadino italianoper amore dell’Italia: è in assolutoil paese più bello del mondo perla sua umanità, per la sua cultura,per la sua natura. Ho viaggiatomolto, conosco il mondo, sono unviaggiatore instancabile, un noma-de, un ebreo errante ma questoposto per me è come un porto, èun luogo speciale”. Lo abbiamo in-contrato per Sorgente di vita, ru-brica di vita e cultura ebraica diRaidue a cura dell’Unione delleComunità Ebraiche Italiane: l’in-tervista è stata parzialmente mon-tata nella puntata del 12 luglioscorso e qui la riportiamo quasi in-tegralmente. Kokocinski ci ricevein una chiesetta sconsacrata tra-sformata in atelier. Un posto pienodi suggestioni: alle pareti quadri diforte impatto e ricchi di colore. Illocale è ingombro di sculture, pa-gliacci, figure alate, corpi sospesi.Uno stile particolare che caratte-rizza anche il monumento da luicreato in ricordo delle vittimedell’attentato del 19 luglio 1994 aBuenos Aires contro la sede dellecomunità ebraiche argentine, chefece 85 morti e centinaia di feriti.“Il monumento – spiega lo scultore- consiste in una specie di affrescodella grande tragedia dell’umanità:c’è un bassorilievo con figure diuomini, donne e bambini calpestatida una specie di mostro, di cavalloapocalittico che sta sulle loro testee le schiaccia”. Realizzata in unafonderia d’arte vicino Milano, lagrande opera è in attesa di partireper l’Argentina. Ma da dove nasce

l’idea di creare e donare un mo-numento destinato oltreoceano?“La mia preoccupazione come uo-mo, come intellettuale, è essere te-stimone di questo periodo tragicoche stiamo vivendo: mi sono detto,come scultore vorrei donare unatestimonianza del mio affetto, delmio pensiero perché vengo da unmondo, da una famiglia, da unastoria segnata da persecuzioni eda guerre”. Inizia così il lungo rac-conto di una vita piena e avven-turosa.“Sono nato in Italia subito dopola fine della II guerra mondiale.Mio padre era un ufficiale polacco,aveva combattuto con il corpo delgenerale Anders che faceva partedell’armata inglese. Aveva combat-tuto a Montecassino e partecipatoalla liberazione di Roma, era arri-vato fino alla linea gotica, a Bolo-gna, poi sul versante adriatico. Miamadre proveniva dalla Russia, da

Kiev, era riuscita rocambolesca-mente a sfuggire prima alle retatenaziste, poi a quelle sovietiche”. Sichiamava Elaine e insieme al pa-dre, ebreo trotzkista, alla fine dellaguerra era stata internata in uncampo per displaced persons aPorto Recanati: temevano di essererispediti in Unione Sovietica e difinire in un gulag. Janusz Kokocin-ski, ufficiale polacco a guardia delcampo ed Elaine, internata russa,“si incontrano, si conoscono e traloro nascono la passione e l’amo-re”. Ma è un amore impossibile intempi di guerra fredda. Janusz Ko-kocinski non si perde d’animo: coltacito consenso dei superiori rapi-sce la ragazza e insieme fuggonodal campo. “Nel frattempo – con-tinua il figlio - nasco io a Porto Re-canati e la fuga diventa sempre piùcomplessa finché non riescono adavere dei salvacondotti della CroceRossa Internazionale, il cosiddetto

documento Nansen, per apolidi osenza patria. Con quello ci imbar-cammo su una nave da carico in-glese che ci portò in Sud America,a Buenos Aires”. Dopo un periododi umiliante e penosa quarantenapresso l’Hotel des Inmigrantes nelporto della città, i Kokocinski par-tono alla ricerca di un insediamen-to di ebrei russi, ma si perdono du-rante il viaggio.“Fino a 6 anni ho vissuto nella fo-resta Guarany dove fummo accol-ti, adottati da una comunità di in-digeni. Lì ho vissuto in grandesimbiosi con la natura: il primo in-segnamento fu il rispetto della stes-sa, perché secondo le loro creden-ze noi siamo ospiti di questa terrae dunque dobbiamo curarla e re-stituire di più di quello che abbia-mo preso”. La madre gli insegnaa leggere e a scrivere e gli raccontale grandi storie della letteraturarussa. “Dopo alcuni anni – ricorda

– siamo tornati a Buenos Aires emi sono ritrovato in mezzo alla ci-viltà moderna delle grande metro-poli, con la durezza e il disprezzoper la vita umana. Mi ricordo an-cora oggi la prima volta che vidiun atto di grande violenza: fu ilbombardamento della Casa Rosa-da, cui seguì il golpe che rovesciòil governo di Peron”. Era il 1955,l’inizio di un lungo periodo di dit-tatura militare. Il giovane Koko-cinski in quegli anni lascia la fami-glia e si unisce a un circo, con ilquale gira per il paese: un’altraesperienza di vita in un piccolomondo fatto di regole ma anchedi estrema libertà. Comincia anche,da autodidatta, a disegnare. “Quan-do finiva il lavoro nel circo tornavoa Buenos Aires: vivevo in una casafamiglia in plaza Once, nel quar-tiere ebraico”. È lì che si ferma nel1963 ed è lì che incontra il teatro.“Il teatro in Argentina è una cosamolto importante: è stato prodot-to, prima e dopo il 1900, dallagrande immigrazione della classeintellettuale europea, soprattuttoebraica. È stata la mia fortuna, per-ché da ragazzo sono cresciuto cul-turalmente insieme a queste per-sone. Ho conosciuto anche SauloBenavente, illustre scenografo chedirigeva il teatro ebraico di BuenosAires e ho avuto la fortuna di la-vorare con le compagnie yiddishprovenienti dalla Polonia. Questoaumentava la mia curiosità, la miasete di conoscere”. Kokocinski ini-zia a lavorare come attore e comescenografo. Per vivere fa anche al-tri mestieri, tra cui l’operaio. Mala passione è il disegno, che metteal servizio dell’impegno sociale ecivile. Racconta la vita urbana, i

Armenia, nuove voci dal genocidio

Kokocinski, segni contro l’oblio

CULTURA / ARTE / SPETTACOLO / P33

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pagine ebraiche n. 9 | settembre 2015 2015

conoscenti che vi hanno trovato

rifugio, prende contatto con il

consolato ame-

ricano e chiede

di poter ripren-

dere gli studi,

che lo porteran-

no a diventare

medico. Prima di

arrivare lì però,

ha messo per

iscritto le sue esperienze, con

l'idea un giorno di renderle pub-

bliche: nelle lunghe notti inver-

nali, dell'antica città armena di

Harput, nel 1919-21, Mikaelian ha

messo insieme un manoscritto di

300 pagine, descrivendo dappri-

ma la sua “romanzesca vita di

bambino” con l'orrore delle de-

portazioni, e

poi più bre-

vemente gli

anni seguen-

ti fino al

1918, tra-

scorsi isolato

e orfano in alcuni villaggi curdi.

“Sfortunatamente, persi questo

manoscritto nel corso della mia

evasione, nelle notti del settem-

bre del 1922, quando decisi che

volevo vivere libero, a qualunque

costo”, racconta l'autore. “Oggi

mi considero molto felice di aver

potuto rimettere insieme quei ri-

cordi in un libro. Il mio solo scopo

– afferma – è tentare di donare ai

miei compatrioti che non hanno

vissuto quegli orrori, oggi disper-

si nel mondo, un'idea precisa del-

le torture perpetrate dai turchi

sugli armeni”. È dunque per lui

una vera e propria missione quel-

la di ricordare chi non ce la fece

e diffondere la conoscenza di uno

sterminio attuato in modo siste-

matico e crudele, ma soprattutto

senza testimoni, in disparte da

tutto, troppo spesso sottovalu-

tato. “Sono persuaso che al ricor-

do di un milione e mezzo di vit-

time innocenti, ogni armeno leg-

gerà queste pagine con emozione

e grande tristezza”, scrive. Ma

questa testimonianza ha un valo-

re immenso per chiunque vi si av-

vicini: “E i lettori – prosegue –

profondamente commossi, realiz-

zeranno che un popolo oppresso,

spogliato, privato della Patria, ha

dovuto lottare per sopravvivere,

fuggire, trovare posto e integrar-

si in società nuove e diverse”.

ú–– Viviana Kasam

“Sono cresciuto con due nonne

meravigliose” racconta il compo-

sitore israeliano Yuval Avital, che

da anni lavora a Milano. “La mia

nonna sefardita del Marocco ave-

va 12 figli. Era una Grande Madre.

Spirituale, arcaica, accogliente.

La nonna ashkenazita era tutto

l’opposto. Moderna, intellettuale,

non mancava un vernissage, un

incontro letterario. Ma riusciva

cionostatante a essere il Muro

del Pianto di tutti, dall’imbian-

chino al direttore del Moma. Una

yiddishe momme

calamita di confi-

denze e dispensatri-

ce di consigli”.

Alle sue nonne, e a

tutte le nonne del

mondo, “madri al

quadrato”, Yuval ha dedicato “Al-

ma mater”, la sua ultima instal-

lazione video-sonora, inaugurata

l’8 luglio alla Fabbrica del Vapore,

una struttura industriale che il

Comune di Milano ha riconverti-

to in sede di manifestazioni cul-

turali, dove rimarrà esposta fino

al 29 agosto, ogni giorno dalle 10

alle 20, il martedì fino alle 22 (bi-

glietto 10 euro, ridotto 7.50).

È un’opera visionaria, realizzata

con l’artista Michelangelo Pisto-

letto e con il light designer Enzo

Catellani nella “cattedrale” della

Fabbrica. Voci di nonne cantano

filastrocche e recitano favole in

tutte le lingue, riprese da 140 al-

toparlanti, una foresta in pietra

e terracotta in cui sussurri, pre-

ghiere, canti tradizionali, nenie

si intessono a suoni della natura,

registrati dall’INGV, l’Istituto Na-

zionale di Geofisica e Vulcanolo-

gia. Ne nasce una partitura so-

nora di grande suggestione, in-

tima e insieme potente, in cui vo-

ci di sciamane okinawa, di inuit

esquimesi, di sefardite, di afgane,

di iraniane, si intessono a vibra-

zioni sismiche, boati di vulcani,

suoni di abissi, gorgoglii di gocce

d’acqua, e la malinconica nota di

un violoncello.

L’universo ancestrale della Gran-

de Madre, dea della fecondità e

del nutrimento, potenza creatri-

ce e devastatrice, accoglie i visi-

tatore nel suo grembo, invitan-

doli a muoversi nello spazio,

sdraiarsi, accovacciarsi all’inter-

no del Terzo Pa-

radiso, disegnato

sul suolo da Mi-

chelangelo Pisto-

letto - tre grandi

anelli contigui di

terra che simbo-

leggiano il presente, il passato e

il futuro, ma anche l’infinita cir-

colarità del grembo materno. Su

un grande schermo le étoile della

Scala Oriella Dorella e Liliana Cosi

intrecciano biancovestite movi-

menti di danza, mentre un grup-

po di merlettaie di Cantù come

Parche tessono il destino in pizzi

tradizionali, illuminate da grandi

dischi dorati che la brezza muove

nello spazio.

Yuval Avital è un giovane com-

positore apprezzato internazio-

nalmente, che crea opere di total

immersion, dove suoni, immagi-

ni, colori, movimenti si fondono

creando emozioni.

Intorno a questa installazione

stanno avendo luogo appunta-

menti e incontri con il pubblico:

concerti, laboratori, dialoghi,

performance (il programma

completo sul sito: www.almama-

ter.info).

MichelMikaelianHAIGAZCHIAMAVA LIBRI LIBERI

Il grande canto maternovari aspetti della società, addiritturauno sciopero degli operai di unacentrale elettrica. Il regime militarenon gradisce e nel ’68 fa chiudereuna sua mostra personale, subitodopo l’inaugurazione. Attraversoil disegno denuncia la repressionee la mancanza di libertà: minac-ciato dal regime, decide di emigra-re. Va in Cile dove continua a di-segnare e a esporre. Collabora alprogetto di riforma agraria del go-verno di Allende: poi inizia a viag-giare e ad allestire mostre all’estero.Dopo la morte di Allende lascia ilsud America per l’Europa: si sta-bilisce a Roma, diventa allievo delpittore Riccardo Tommasi Ferronie apre uno studio in Via dei Riari,in Trastevere: Conosce Carlo Levi,Pasolini, Moravia e il poeta spa-gnolo Rafael Alberti. Dagli anni’80 in poi si afferma come pittoree viene invitato in tutto il mondo.Negli anni ’90 ritrova anche il tea-tro e lavora alla regia e alla sceno-grafia insieme a Lina Sastri, in quelmomento sua compagna di arte edi vita. Nel 1997 finalmente puòtornare in Argentina. “Quando tor-nai a Buenos Aires feci un giro coni miei amici di un tempo per ritro-vare i luoghi dove avevo vissuto:passammo vicino a Calle Pasteur,dove fu fatta saltare la sede del-l’Amia e mi chiesi: perché non c’ènulla che porti alla memoria que-sto tragico evento? Che succede?È come se fosse calato una speciedi oblio, di silenzio. Quel tragicoattentato aveva falciato la vita dimoltissimi giovani, persone cheandavano negli uffici dell’Amia,passanti, operai che in quel mo-mento lavoravano in quella strada,gente di diverse fedi. L’attentatonon colpì solo la comunità ebraicama tutta la città di Buenos Aires.Volli incontrare alcuni familiari del-le vittime e fu un incontro pienodi emozioni”. Nasce così l’idea del

monumento: lo pensa con duecorpi paralleli, con un cammina-mento al centro, dal buio verso laluce e la base a forma di Stella diDavid. “Perché non ci siano equi-voci, perché si sappia a chi appar-tiene questo monumento”. Sullepareti saranno incisi i nomi dellevittime e una poesia di Sofia Gu-terman, dedicata alla figlia, mortanell’attentato. “Quando uno entrain questa specie di labirinto è unmomento di catarsi, di riflessionesu quello che è successo e su quel-lo che non dovrebbe e non dovràpiù succedere”. L’opera è stata realizzata nella fon-deria artistica di Walter Vaghi, checollabora da anni con Kokocinski:il grande cavallo, i bassorilievi, lefigure sono pronte per essere ri-composte all’arrivo a Buenos Aires.L’inaugurazione del monumentoè stata più volte annunciata e piùvolte rimandata: intoppi burocra-tici ne ritardano la partenza e loscultore è molto preoccupato. “Siè fermato tutto, anche i familiarisono addolorati per questa situa-zione perché non si riesce a capirecosa succede”. Un fatto incom-prensibile come tutto quello cheruota intorno alla vicenda dell’at-tentato del ’94, per il quale non èmai stato celebrato alcun processo.Una complessa vicenda in cui in-teressi internazionali si intreccianoa intrighi politici e di intelligence,a connivenze e ambiguità da partedelle autorità argentine. “Il casotriste ed eclatante dell’assassiniodel giudice Alberto Nisman, nelgennaio scorso - dice Kokocinski- mette in luce ancora una voltala drammaticità della vicenda: c’èuna verità che non vuole venirefuori, io ho grossi dubbi, non riescoa capire cosa succede. Il mio obiet-tivo però rimane quello di crearequesto memoriale in nome dellagiustizia e della verità”.

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/ P34 SPORT

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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraiche

Si sente spesso dire che non ci sia italiano più autentico di un ebreo italiano. E forse è vero. Basti pensare

alle antichissime presenze locali di nuclei ebraici e al filo intergenerazionale di memorie che le lega al territorio.

Naturalmente, nel paese che conta sessanta milioni di allenatori, e almeno altrettanti tifosi, neanche gli ebrei

italiani sfuggono all’implacabile giostra del tifo. Ci abbiamo un po’ giocato sopra, alla vigilia di una Serie A

che, per il secondo anno consecutivo, conferma la bellezza di cinque derby. È sfida nella sfida. È calcio. Ma è

anche identità, passione, goliardia. Buon campionato a tutti! (Adam Smulevich)

Serie A - Derby, passione senza fine

“Guarda, della Juve a me importa un fico secco. Siete succubi della mag-

gioranza silenziosa che governa questa città. Io sto con il Toro”. Claudio

Vercelli, storico, fa risalire a questo scontro adolescenziale tra padre e

figlio la propria fede granata. Uno scontro in realtà all'acqua di rose per-

ché, racconta, le sue parole furono accolte con un sbadiglio. Ma tant'è.

Il più grande di sempre? “Valentino Mazzola”. Mentre oggi il più apprezzato è Peres.

“Ma non per la qualità, bensì per il cognome” sottolinea da navigato esperto di politica

mediorientale. E i cugini bianconeri? “Le uniche zebre che valgano la pena d’essere ri-

cordate - dice Vercelli - sono quelle attraversate dai Beatles ad Abbey Road”.

“Ho avuto un percorso strano. Da bambino palpitavo infatti per Inter,

Lazio e persino per il Brasile. La Juve mi ha folgorato in seconda elemen-

tare”. Ex presidente Ugei, Simone Disegni è stato un po' un ponte: il primo

tifoso in famiglia. È supporter bianconero con tutti i crismi, ma non nutre

un particolare risentimento verso il Toro. “Nella vita – dice – ho sempre

avuto simpatia per i più deboli. Lo stesso vale per il calcio, non me la sento di infierire”.

Giocatore simbolo della 'juventinità', per Disegni, è l'ex Pallone d’oro Nedved (oggi di-

rigente del club). “L'ho amato perché dava l'anima, rincorrendo palloni fino all'ultimo”.

E adesso? “Pogba, anche se ogni tanto gigioneggia un po' troppo”.

CLAUDIO VERCELLI SIMONE DISEGNI

TORINO JUVENTUS

“Ho avuto un grande privilegio nella vita: quello di veder giocare Totti

quando ancora non era Totti. Si vedeva che era un predestinato, anche a

13 anni”. Daniele Regard, ex presidente Ugei, ha sviluppato un vero e pro-

prio culto per il capitano. Suo l'unico poster appeso in camera in gioventù.

E ancora oggi, da adulto, il “pupone” non smette di regalargli brividi. “Il

numero uno, come lui nessuno”, conferma Regard. Che poi aggiunge: “Sono romanista

da sempre, nato e cresciuto in una famiglia di solida fede. Della Lazio mi importa poco.

La nostra è una bella storia, piena di bandiere. E la loro? Mah, meglio tacere. Li vedo

un po’ frustrati, ecco...”.

“Nel nostro mondo si sconta una preclusione ingiustificata nei confronti

della Lazio. Basti pensare che due soli ebrei hanno militato in Serie A, ed

entrambi con questi colori”. Difende la sua scelta Mauro Di Castro, ex

consigliere comunitario e uomo Maccabi a Firenze. “Il mio – spiega – è

nato come tifo di protesta: avevo tutti romanisti attorno. Poi si è sempre

più radicato”. Chinaglia il calciatore più amato (“forti limiti personali, ma grande ge-

nerosità”), mentre oggi la preferenza va a Klose: campione sul campo, ma anche di pro-

fessionalità. Aspettative per la stagione? “Sulla carta la Roma è più forte di noi – dice

Mauro – ma certe situazioni non sempre si possono pronosticare”.

DANIELE “BILLY” REGARD MAURO DI CASTRO

ROMA LAZIO

SPORT / P35

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pagine ebraiche n. 9 | settembre 2015 2015

È il sogno di ogni tifoso 'doc': la propria squadra che riconquista gli onori

perduti e al tempo stesso fa sprofondare i rivali a un punto ancora più

basso. Marcello Vitale l'ha realizzato 12 anni fa. La stagione del ritorno

doriano in Serie A, e della C che accoglieva invece il Genoa dopo due stra-

cittadine perse. “Che spasso, un vero trionfo” ride di gusto. Dipendente

comunitario, Vitale è testimone di rivalità accese che da sempre dividono la città (e di

conseguenza anche la Comunità). “È derby sempre. Per questo amiamo i giocatori pas-

sionali e attaccati alla maglia. Come Flachi, quello cui sono stato più legato. Lo volevano

in tanti, lui ha sempre lottato per restare”.

“Chi nasce a Genova è per forza del Grifo. Chi viene da fuori tifa gli Altri.

È molto semplice”. Prima regola del tifoso rossoblu: la Doria non esiste,

tutt'al più è “altro”. Silvio Sciunnach, consigliere, si dice genoano “dalla

pancia”. E in quanto tale spiega di apprezzare tutti quei giocatori, magari

non fenomeni, che per i colori hanno sputato sangue. “Faccio un nome

un po' così della passata stagione: Pavoletti. Nessuno gli dava due lire, però si è sempre

imposto”. Il più grande resta comunque Signorini, lui sì davvero forte, anche se la sua

vita - ricorda Silvio - ha avuto un finale tragico. Messaggio ai cugini? “Iniziamo il cam-

pionato con un obiettivo: arrivare davanti agli ‘altri’. Ce la faremo”.

MARCELLO VITALE SILVIO SCIUNNACH

SAMPDORIA GENOA

"Milanisti si nasce, è una storia di famiglia. Non potevamo scegliere, è

stato giusto così. L'unica cosa giusta da imporre nella vita". Orgoglio ros-

sonero per Daniele Nahum, ex portavoce della Comunità. Che non ha

chiaro un concetto: "Non capisco perché ci si ostini a chiamarlo derby,

l'Inter è la squadra di Orio al Serio". Giocatore del cuore? "Per affetto

Maldini, ma il più grande è stato Baresi. Dei contemporanei (o quasi) direi invece Kakà".

Messaggio per i cugini? "Quest'anno mi sembrano più forti e hanno un buon allenatore.

Allo stato attuale sono davanti”. Ma occhio ai ribaltoni: “Se prendiamo Ibra, cambia

tutto. A quel punto vinciamo lo scudetto”.

“La passione nerazzurra? Merito del nonno Benatoff, interista da sempre

nonostante fosse nato in Bulgaria e arrivasse da Israele”. Daniele Cohen,

assessore alla Cultura, non ha mai avuto dubbi. E sin da piccolo ha scelto

“l'unica vera squadra di Milano”. D'altronde, dice, “noi possiamo fregiarci

di non essere mai retrocessi, quegli altri invece saranno per sempre Serie

B”. Campioni del cuore? Ronaldo, ma solo quello pre-militanza rossonera. E poi menzione

d'obbligo per il principe Milito e per capitan Zanetti. Messaggio per i cugini? “Mah,

fanno un po' tenerezza. Cambiano allenatori come nell’epoca del miglior Moratti. Ora

hanno pure uno dei 'nostri' (Mihajlovic) in panca...”.

DANIELE NAHUM DANIELE COHEN

MILAN INTER

“Adesso la favola è realtà concreta. Non tutti però possono dire: io c'ero,

dall'inizio. Da quando giocavamo nei campetti delle serie minori e non

eravamo nessuno”. Batte il petto Roberto Israel, consigliere UCEI e tifoso

del Chievo. L'incredibile cavalcata che avrebbe portato la squadra di un

quartiere in Serie A inizia ormai ad essere storia (2002). Dietro però ci

sono una serie di passioni ed emozioni che solo il supporter della prima ora potrà co-

gliere. “Forse non sarà più come un tempo, ma i valori testimoniati da questa compagine

sono straordinari”, dice Israel. Che come uomo immagine indica oggi Pellissier. “Non è

mai voluto andare via, è una bandiera”.

Era un bambino Alberto Rimini, avvocato, quando il Verona dei miracoli

conquistava a sorpresa il suo primo (e unico) scudetto. Era il 1985 e Al-

berto celebrava come tutti in piazza Bra. “Una festa per tutta Verona –

ricorda – io personalmente rimasi quasi sordo per una trombetta”. Oggi

le prospettive di classifica sono diverse ma, afferma, il fatto di avere due

squadre in Serie A costituisce motivo di vanto e non di scontro. “Qua il derby è una cosa

diversa, molto meno esasperato di altrove. Mi sembra un valore da tutelare”. Ogni estate

Rimini parte con una convinzione: i cugini non ce la faranno, e saranno relegati tra i

cadetti. “Alla fine mi sbaglio sempre. Meglio così”.

ROBERTO ISRAEL ALBERTO RIMINI

CHIEVO VERONA