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CULTURA / ARTE / SPETTACOLO
PICCHI DI MEMORIA
OPINIONI
A CONFRONTODA PAG. 9
Una mostra a Cogne racconta l’intimo rapporto di Primo Levi con le montagne. Dalle prime esperienze
giovanili al legame con Sandro Delmastro, dalla Resistenza al difficile ritorno.
Musei, Ferrara spicca il volo e apre i cantieri
Nella lingua nemicaA colloquio con Katja Petrowskaja: “Molte identità, una storia”
La scrittrice ucraina ha scelto di esprimersi in tedesco, nella
lingua dei persecutori, che ha appresoin età adulta, mettendo a segno ungrande classico. A Pagine Ebraicheracconta come ha deciso di regolare i suoi conti con Forse Esther
Capo di Stato e Capo di governo, strade diverse
Le due Israele di Reuven e Bibi
pagg. 4-5
a pagg. 2-3
a pagg.
32-33
a pagg.
6-7
AttraversaMenti in vista
La Giornata dei PontiFirenze capitale della cultura ebraica per il grande appuntamento di settembre.
Centinaia di località in 32 paesi in tutta Europa offrono un programma ricco di occasioni
di incontro. L’Italia ebraica apre le sue porte e invita ognuno a conoscere una
componente irrinunciabile della società in cui viviamo, con la sua storia bimillenaria
e valori che sono patrimonio di tutti. / pagg. 2-3 e nell’inserto
Pagine Ebraiche – mensile di attualità e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane - Anno 7 | Redazione: Lungotevere Sanzio 9 – Roma 00153 – [email protected] – www.paginebraiche.it | Direttore responsabile: Guido Vitale Reg. Tribunale di Roma – numero 218/2009 – ISSN 2037-1543 | Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L.353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n.46) Art.1 Comma 1, DCB MILANO | Distribuzione: Pieroni distribuzione - v.le Vittorio Veneto, 28 - 20124 Milano - Tel. +39 02 632461
euro 3,00
n. 9 - settembre אלול | 2015 5775
SHABBAT VAYELECH 19 SETTEMBRE 2015 MILANO 19.11 20.12 | FIRENZE 19.03 20.02 | ROMA 18.57 19.55 | VENEZIA 18.59 19.59
Gior
gio
Albe
rtini
L’anno ebraicoappena conclusosotto la lente.Fatti e personeche hannosegnato il 5775,una stagioneintensa e difficile perl’universo ebraico in Italia, inIsraele e nel mondo. / pagg. 9-28
DOSSIER
FOCUS
SULL’ANNOSOLITUDINE
Sergio Della Pergola
PONTIDavid Bidussa
DIALOGOAnna Foa
COMPLICITÅAnna Segre
VALORIFrancesco Lucrezi
COERENZAAlberto Heimler
SCELTERenzo Bandinelli
IDENTITÅDavide Assael
ANTISEMITISMOLuca Michelini
GIOVANISaul Meghnagi
Non c’è futuro senza cultura Dalla stagione dei grandi festival alla lotta contro la demenza digitale
Antropologi e sociologi hanno spes-so utilizzato la categoria dall’ambi-valenza nelle loro ricerche circa l’at-teggiamento delle maggioranze neiconfronti dello straniero. Dagli studidi Simmel in poi, polarità analitichecome attrazione e repulsione, vici-nanza e lontananza, amore e odio,sono spesso servite come assi con-cettuali con i quali costruire imma-gini complesse della diversità cultu-rale. Si è spesso trattato di contributidi grande rilievo, in altri casi ci sonostate rappresentazioni di maniera,intrise di romanticismo ingenuo. Agiudicare tuttavia da quanto sta ac-cadendo in Italia negli ultimi anni –e con un’accelerazione particolaris-sima in questi mesi – questo tradi-zionale approccio analitico alla di-versità sembra, almeno in un caso,assolutamente logoro e non più uti-lizzabile. Nei confronti di Rom, Sintie Caminanti (RSC), infatti, ogni alo-ne di romanticismo benevolo sembrascomparso dalla percezione comune,e delle vecchie coppie analitiche nonè rimasto che il polo negativo: la re-
pulsione appunto, e l’odio. Secondoi dati rilevati nel 2014 dal Pew Re-search Center, un istituto nonparti-san di ricerca con sede a Washin-gton, l’Italia è il paese europeo in cuisi registra la percentuale più alta digiudizi negativi nei confronti dellacomunità RSC: 85% degli intervistati,più di quattro italiani su cinque. Co-me spesso accade quando si parla dipregiudizio – e di antisemitismo –questa straordinaria unanimità ne-gativa non ha particolarmente biso-gno che il “nemico” costituisca dav-vero una presenza massiccia e in-combente. Al contrario, il pregiudiziopuò facilmente dilatare le dimensioni
del suo oggetto, mitizzarne la por-tata, e moltiplicare l’allarme senzatroppo riguardo per i dati reali. Eappunto questi ultimi, secondo le sti-me più recenti (2014) della Commis-sione Europea, dicono che fra i paesieuropei l’Italia comprende una quotacomparativamente fra le più bassedi Rom, Sinti e Caminanti: 0,25%
della popolazione totale, molto mi-nore che non la Svizzera, ad esem-pio, e meno della metà che non laFrancia. La Spagna, al contrario, mo-stra contemporaneamente la mag-gior presenza e la minor quota di at-teggiamenti pregiudizialmente nega-tivi. D’altra parte, quanto poco nelnostro paese si sappia – di concreto,preciso e reale – sul tema Rom è di-mostrato da una ricerca condotta nel2008 dall’ISPO - Italiani, Rom e Sintia confronto – dalla quale risultavache la quota di intervistati che ri-spondevano correttamente a una se-rie di domande elementari riguar-danti i Rom, non superava lo 0,1%,
cioè, praticamente, una scatola vuo-ta.Rispetto ad ogni speranza di infor-mazione attendibile, poi, la campa-gna politico-mediatica di questi mesicostituisce l’esatto contrario, fatta co-me è di slogan urlati, falsità concla-mate e razzismi bipartisan che nonavvertono neanche più il pudore ri-tuale del mascheramento: dagli eser-cizi di apartheid fai-da-te come nelcaso dell’autobus per soli Rom pro-posto dall’amministrazione (di sini-stra) di un paese vicino Torino, aideliranti discorsi di odio dei razzistiprofessionisti della destra. Tutti uniti,costoro, a denunciare il “buonismo”
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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraiche
LE COMUNITÀ RSC IN ALCUNI PAESI EUROPEI(% sulla popolazione totale)
Spagna 1,63
Grecia 1,55
Francia 0,62
Svezia 0,53
Austria 0,42
Svizzera 0,38
Regno Unito 0,36
Belgio 0,28
Italia 0,25
Germania 0,13
fonte: European Commission : Roma Integration- 2014
0 0,5 1,0 1,5 2,0
Pregiudizio, i politici primi responsabili
Il finanziamento per il Meis? Unfatto di eccezionale significato.La rotta indicata dal ministro Da-rio Franceschini, che ha così com-mentato lo stanziamento di settemilioni di euro da destinare al Mu-seo Nazionale dell'Ebraismo Ita-liano e della Shoah di Ferrara, èun chiaro segnale a tutta l'Italiache guarda con interesse e parte-cipazione ai valori testimoniati dal-la minoranza ebraica. Ne è consapevole Massimo Mai-sto, vicesindaco e assessore allaCultura della città emiliana (oltreche membro del cda del Meis),che a Pagine Ebraiche racconta:“Questa decisione, assunta all'in-terno del Piano Strategico GrandiProgetti Beni Culturali, è impor-tante per due motivi. Il fi-nanziamento in sé, signifi-cativo come valore econo-mico. Ma anche il ricono-scimento del ruolo svoltodal nostro museo a livellonazionale e internazionale:la riprova nel fatto che il Meiscompare al fianco di eccellenzeitaliane come Museo degli Uffizie Colosseo”. Onori, ma anche oneri. “Natural-
mente – sottolinea Mai-sto – tutto questo impo-
ne un'accelerazione, anche da par-te nostra, per portare a compimen-to la governance e stabilire un pro-getto museale definitivo”. Ma i se-gnali sono incoraggianti, insiste,
“anche perché sono ormai due an-ni che le cose stanno andando inun certo modo”. Maisto cita tra glialtri un precedente stanziamentovoluto dal ministro Bray e l'appaltoper i lavori in corso d'opera nelgiardino e nella struttura centrale
denominata “Lotto C”. Proprio in giardino saranno ospi-tate quattro strutture in vetro, checomporranno la narrazione mu-seale. Mentre il “Lotto C”, una vol-ta completato, fungerà da spazioespositivo e da sede del centro di
documentazione e biblioteca. Lostanziamento avallato da France-schini servirà invece per costruire,ex novo, il volume vitreo che sor-gerà davanti ai Rampari di SanPaolo, sul lato opposto rispetto al-l'attuale ingresso. Uno degli ele-
Ferrara, il futuro prende formaAl Meis cantiere aperto e nuovi progetti da realizzare. Con la benedizione di Franceschini
ATTEGGIAMENTO SFAVOREVOLE VERSO LE MINORANZE IN ALCUNI PAESI
(% sfavorevoli)
Rom Musulmani Ebrei
Italia 85 63 24
Francia 66 27 10
Grecia 53 53 47
Regno Unito 50 26 7
Polonia 49 50 26
Germania 42 33 5
Spagna 41 46 18
fonte: European Commission : Roma Integration- 2014
ú–– Enzo Campellisociologo
u Nell'immagine in alto a sinistra un momento dell'ultima edizione della Festa del Libro Ebraico in Italia, che richiama ogni primavera
migliaia di visitatori nella città estense. A destra un tour nei luoghi dell'ebraismo ferrarese. Nell’immagine piccola il vicesindaco Maisto
irresponsabile, a dire finalmente “lecose come stanno” contro le finzionie l’ipocrisia, con pronunciamenti ingenere preceduti da quelle locuzionitemibili come “io non sono razzistama...”, oppure “diciamoci la verità...”,che i lettori di questo giornale co-noscono bene. Fra i dati assenti dal“dibattito”, il fatto ad esempio chedelle circa 180.000 persone che co-stituiscono la variegata comunitàRSC presente in Italia, meno di unquarto (23% circa) sono quelle che– secondo le parole di uno dei piùattivi imprenditori dell’odio di questomomento - “fanno i loro porci co-modi” nei campi, mentre la grandemaggioranza vive, lavora e va a scuo-la proprio come tutti gli altri. Oppureil fatto che dei famosi campi – luogo(o piuttosto non-luogo) di soppres-sione dei diritti umani e civili – leorganizzazioni rappresentative RSCchiedono da tempo la chiusura. Il 9giugno 2015 è stata resa nota la sen-tenza emessa il 30 maggio dal Tri-bunale di Roma che – accogliendol’azione legale promossa dall’Asso-ciazione 21 Luglio e dal Centro eu-ropeo per i Diritti dei Rom (ERRC)- ha riconosciuto il carattere discri-minatorio dei “campi nomadi”. “Deveinfatti intendersi discriminatoria - silegge nella sentenza - qualsiasi solu-zione abitativa di grandi dimensionidiretta esclusivamente a persone ap-partenenti ad una stessa etnia, tantopiù se realizzata, come nel caso del-l’insediamento sito in località La Bar-
buta, in modo da ostacolare l’effettivaconvivenza con la popolazione lo-cale, l’accesso in condizioni di realeparità ai servizi scolastici e socio-sa-nitari e situato in uno spazio dove èposta a serio rischio la salute dellepersone ospitate al suo interno”. È sperabile che questa sentenza in-terrompa la politica iniziata conl’“emergenza nomadi’ del 2008 e
continuata sul terreno pressochéesclusivo della sicurezza e della se-gregazione, per essere trasferita de-finitivamente su quello dei diritti, ilsolo che possa garantire risultati du-revoli. Trasferire il discorso sul piano deidiritti piuttosto che sulla violenza re-pressiva a base etnica non significaaffatto, naturalmente, trascurare – etanto meno negare – le caratteristi-che negative della situazione presen-te, quelle cioè che i luoghi comunitrasformano in verità assolute e omo-loganti, incondizionatamente valide
per “tutti” i Rom: la criminalità, gliscippi e il borseggio, lo sfruttamentodi minori indotti all’accattonaggio,la vicinanza sgradita che genera di-sagio emotivo. Ma ciò che è proprioe costitutivo dei diritti è il fatto cheessi vanno garantiti a tutti, e a tuttiin ugual misura senza sospensioni ogradazioni precostituite: è precisa-mente a questa condizione e su que-
sta base che è legittimo esi-gere la contropartita dei do-veri. Ed è precisamente que-sta la base finora mancata.Dal febbraio del 2012, su espli-cita pressione degli organismi euro-pei che ne hanno infinite volte stig-matizzato i ritardi, l’Italia ha adottatola Strategia nazionale di inclusionedei Rom, Sinti e Caminanti (SNIR).La Strategia prevede che sia deman-data ai “Tavoli regionali” la program-mazione dei piani regionali di inclu-sione, ma nel febbraio 2015 risultanoattivi 10 tavoli regionali sui 20 pre-
visti (Umbria, Toscana, Emilia-Ro-magna, Molise, Liguria, Marche, Pie-monte, Calabria, Campania, Lazio).In tre casi su dieci, inoltre, all’istitu-zione non ha fatto seguito alcuna at-tività: in Umbria e Liguria l’organi-smo ha proceduto a una sola riunio-ne di tipo istitutivo, mentre nel Laziol’organismo istituito non si è mai ne-anche riunito. L’assenza più signifi-
cativa si registra proprio nelle cin-que regioni in cui la presenza
di Rom è quantitativamentepiù significativa. Tutto ciòfa sì che gli organi di go-
verno locale siano incondizioni di mettere
in atto politiche lar-gamente autono-me e assai spesso
dissonanti rispettoai principi ispiratori
della SNIR. Gran parte dellapolitica di questi anni si èinsomma tradotta – almenoper quanto riguarda il 23%di Rom, Sinti e Caminantiche vivono nei campi - in in-
sediamenti forzati, in sgomberialtrettanto forzati e nell’esclusionepregiudizievole e radicale da interesfere di diritti umani e civili. Con-temporaneamente sono state assainumerose le violenze organizzate,preferibilmente nella forma di attac-chi incendiari, contro campi e ba-racche. Molto poco, insomma, è sta-to concretamente fatto in questi anni,se si lasciano da parte i buoni affari
di alcuni, come stanno mostrandoin particolare le vicende perseguitein questi mesi dall’autorità giudiziariain tema di migranti e di Rom. A pro-posito di questi ultimi, il pregiudizio,le politiche segregative, l’omologa-zione negativa, il rifiuto opposto allapossibilità di forme di vita alternativasono la radice prima della difficile si-tuazione che stiamo vivendo. Ma inrealtà, più ancora che una manife-stazione di pregiudizio “della gentecomune”, si tratta di una questioneassolutamente politica. Sui 443 ha-te speechs, i “discorsi di odio” cen-siti dall’Osservatorio dell’Associa-zione 21 luglio nel 2014, addirittural’87% è stato pronunciato da espo-nenti politici. Sarebbe un erroreimperdonabile – anche se eserciziotranquillizzante e consolatorio -considerare quello che sta acca-dendo come semplice farneticazio-ne di “normale” razzismo. Stiamo invece assistendo ad unesperimento di costruzione in vitrodi un capro espiatorio, sul quale ri-versare indubbie difficoltà struttu-rali e del quale servirsi per legitti-mare strategie politiche e guada-gnare visibilità e spazio. È questoil senso della colpevolizzazione col-lettiva di una intera minoranza chesi sta cercando di realizzare sottoi nostri occhi. E, ancora una volta,di simili processi e dei pericoli ter-ribili che portano con sé, i lettoridi questo giornale ne sanno qual-cosa, più di ogni altro .
C'è chi vi ha sciacquato i panni
della lingua italiana. E c'è chi
continua a rimirarlo languido al
tramonto.
Fosse solo per la lunghezza sa-
rebbe da classificare tra i corsi
di media importanza. Ma guai a
fidarsi delle impressioni perché
tutti, prima o poi, si sono dovuti
confrontare con il suo incom-
mensurabile peso specifico.
L'Arno e i suoi ponti, simbolo di
una città – Firenze – che sta tor-
nando a recitare il ruolo che le
compete nella storia, non solo
capitale di bellezza, ma anche
luogo internazionale di incontro
e di risoluzione di
controversie.
Proprio Firenze sa-
rà città capofila
per l'Italia nella
prossima edizione
della Giornata Eu-
ropea della Cultura Ebraica, che
si propone al pubblico con un te-
ma particolarmente attuale:
Ponti e AttraversaMenti.
L'appuntamento è per domenica
6 settembre: 72 le località terri-
toriali coinvolte, 30 invece i paesi
europei che saranno protagonisti
con incontri, concerti, mostre,
tavole rotonde.
“Tante le possibili de-
clinazioni per un te-
ma complesso e affa-
scinante. Sono certo
che anche questa
Giornata si rivelerà
all'altezza” sottolinea
Roberto Jarach (nell'immagine a
destra), vicepresidente UCEI con
delega alla manifestazione.
Molteplici i fronti aperti anche
su scala nazionale. Jarach coglie
in particolare un fatto, ed è la
conferma dell'attivismo di centri
del Meridione dove la cultura
ebraica torna a intercettare cu-
riosità e interesse. “Segnali im-
portanti, altamente strategici.
Anche perché – afferma – dopo
tanti anni un po' di stanchezza è
inevitabile”.
Cos'è dunque un ponte? Per Sara
Cividalli, presidente della Comu-
nità fiorentina (nell’immagine a
sinistra), l'esperienza locale aiuta
a capire. “Firenze – dice – è come
un grande mosaico. O meglio, un
puzzle composto da moltissimi
pezzi strettamente incastrati.
Ogni pezzettino è un ponte verso
tutti quelli che lo circondano”.
Per Jarach, essere ponte vuol di-
re rispondere a un bisogno di co-
noscenza “largamente diffuso”.
Ma è anche affrontare nel modo
giusto le sfide più incalzanti della
quotidianità. A partire dall’acco-
glienza. Numerosi, guardando al-
l'ambito ebraico, gli esempi po-
sitivi. L'appartamento che la Co-
munità di Firenze ha messo a di-
sposizione di alcuni profughi, pri-
ma realtà a rispondere a un in-
vito formulato in tal senso da Pa-
lazzo Vecchio. La raccolta di beni
primari coordinata dagli ebrei di
Genova per prestare soccorso ad
alcuni migranti cui mancava pra-
ticamente di tutto. La straordi-
naria prova di solidarietà offerta
da Binario 21 e da diverse anime
dell'ebraismo milanese. Un impe-
gno promosso e toccato con ma-
no dallo stesso Jarach, che del
Memoriale lombardo è vicepre-
sidente. “Costruire ponti – con-
ferma – è anche questo”.
a.s.
POLITICA / SOCIETÀ / P3
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menti che si annuncia tra i più af-fascinanti del museo. “Ferrara, come tutte le città di cul-tura, ha grandi slanci di generositàma anche profonde diffidenze.Tanto che negli scorsi anni ci sonostati ferraresi che si sono chiesti:non è che il Meis sarà l'ennesimaincompiuta? La mia sensazione –spiega il vicesindaco – è che questediffidenze siano state pienamentesuperate con i fatti”. L’opera di comunicazione delMeis, prosegue Maisto, non potràinoltre prescindere da uno strettorapporto di collaborazione con laComunità ebraica ferrarese e daun lavoro di recupero e promo-zione del suo patrimonio culturalee religioso, fortemente colpito dalsisma di tre anni fa. “Serve – conclude – un lavoro co-stante di valorizzazione dell'iden-tità ebraica cittadina, parte impor-tante del nostro passato e del no-stro presente. Non è un caso cheproprio a questo tema sia dedicatauna nuova iniziativa lanciata adaprile: 'Museo Ferrara', progettoche è al tempo stesso diffuso e on-line”.
Adam Smulevich
Una Giornata per i Ponti e la Cultura
LA COMUNITÀ ROM, SINTI E CAMINANTI (RSC) IN ITALIA:
circa 180.000 persone, 0,25% della popolazione totale;
circa il 50% ha cittadinanza italiana;
circa il 23% (40.000 persone) vive nei “campi”;
circa il 3% mantiene uno stile di vita itinerante;
il 60% ha fino a 18 anni;
circa 15.000 i minori nati in Italia privi di cittadinanza
Fonti: European Commission: Roma Integration- 2014 Associazione 21 luglio: Rapporto annuale 2014
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fatti i suoi interlocutori. “Non ca-pisco, in ogni presentazione ci sonoregole che vanno rispettate, va la-sciato un certo spazio agli autori,ma quei due non facevano che par-larmi addosso. Non parlavano nep-pure con me, ma solo di me. Anzi,di se stessi, a voler essere sinceri”.Spaventa, Katja Petrowskaja, ma
incontrandola finalmente senza in-torno le decine di persone che lacercano per un autografo, per unaparola, per una domanda ancora,si scopre una persona che non hapaura di dare risposte brutali e maiscontate, e che fa precedere ogniparola da lunghissimi silenzi, inter-vallati da sorrisi aperti quanto im-
provvisi e fugaci.
Forse Esther passa da un successo
all’altro. Sei contenta?
Sì. No. Non lo so, sono esausta...E poi mi fa uno strano effetto, ora,sentire i mille discorsi su di me, suquello che ho scritto, su cosa vo-levo dire.
Non ti ci ritrovi?
A volte, certo. E dicono cose belle,anche commoventi, riescono ad-dirittura a farmi piangere... Ma so-no talmente tante parole, e ragio-namenti, e perché ho scritto inquesto modo, e come mai in tede-sco, e confronti con grandi autori,e io non lo so se hanno ragione,
INTERVISTA
Molte identità, una storiaLa scrittrice Katja Petrowskaja: “Il passato vive come vuole, riesce solo a non morire”.
“Gesticolavo, esclamavo, schiudevo le labbra,
mi cimentai con lo Shemà Israel, più e più
volte, Shemà Israel, quasi non avessi mai par-
lato in vita mia, agitavo l’aria, Shemà Israel,
volevo tanto che mi udissero, mettevo alla
prova la mia lingua, il mio linguaggio, cercai
di raccontare le storie, di tradurle nel mio
tedesco di straniera, raccontai le storie, l’una
dopo l’altra, ma non riuscivo a
sentire ciò che io stessa anda-
vo dicendo”.
È paradossalmente proprio nel
capitolo “Rosa e i muti”, che
Katja Petrowskaja scrive in
modo esplicito del suo rappor-
to col linguaggio, del suo ten-
tativo quasi disperato di comu-
nicare. Un legame strettissimo con la lin-
gua, intrecciato alla storia di una famiglia
che per sette generazioni - così raccontava
sua madre - ha insegnato a parlare ai bambini
sordomuti in un ineludibile sforzo di comu-
nicare, perché “Chi ha voce ha anche voce in
capitolo”. Il problema della lingua compare
in ogni pagina, l’essere sordomuti è parago-
nato a una pagina bianca - la libertà di far
propria ogni lingua e ogni storia.
“Ai miei occhi il nostro ebraismo fu sempre
sordomuto, così come ebraica rimase la con-
dizione di sordomuti”.
E, più avanti: “Volevo scrivere in tedesco, a
qualsiasi prezzo”. Avventurarsi quasi tren-
tenne nel tedesco è una prosecuzione della
lotta contro il mutismo,
in una ricerca specula-
re e parallela a quella
del fratello, che con-
temporaneamente ini-
zia a studiare l’ebraico.
“Lui aderì all’ebraismo
ortodosso - un fulmine a ciel sereno, pensam-
mo tutti, mentre io mi innamorai di un te-
desco (...) L’ebraico di mio fratello e il mio te-
desco ci cambiarono la vita, a nostro rischio
e pericolo.” Una decisione, quella di Yochanan
Petrovsky-Shtern, che lo porta a dedicare
Grande e immediato è stato il successo di Forse Esther, opera prima
con cui Katja Petrowskaja ha vinto nel 2013 l’Ingeborg Bachmann Prize.
Nata a Kiev nel 1970, di madrelingua russa, la Petrowskaja ha studiato
Lettere e Slavistica in Estonia, all’Università di Tartu, e dopo aver fatto
ricerca sia a Stanford che alla Columbia University, si è laureata a Mosca.
Trasferitasi a Berlino quasi trentenne ha iniziato a lavorare come gior-
nalista prima per una testata russa e poi per le tedesche Neue Zürcher
Zeitung e Taz. Una borsa di ricerca della Fondazione Robert Bosch, ot-
tenuta proprio per realizzare la sua opera prima, le ha permesso di
portare un capitolo di Vielleicht Esther a Klagenfurt, per l’Ingeborg Ba-
chmamm e di pubblicare il libro nel 2014. È dello stesso anno, per Adel-
phi, la traduzione di Ada Vigliani, una delle prime pubblicate. Forse
Esther, che Petrowskaja ha scelto di scrivere in tedesco, lingua appresa
alla soglia dei trent’anni, racconta la storia di una famiglia in cui si in-
trecciano radici ebraiche russe, ucraine e tedesche. La sua famiglia.
Accolto dalla critica come un capolavoro, il libro ha ottenuto una no-
mination al premio della Fiera del libro di Lipsia e l’Aspekte-Literatur-
preis, e nel 2015 il premio Ernst Toller, il Premio Strega Europeo e il
premio Adelina Della Pergola dell’Adei-Wizo.
ú–– Ada Treves
È durissimo il primo impatto conKatja Petrowskaja, pluripremiataautrice di Forse Esther, opera primache dopo il prestigioso IngeborgBachmann Prize ha ricevuto nu-merosi riconoscimenti in tutta Eu-ropa. La sua risposta alla richiestadi un’intervista arriva nel giro dipochi minuti, e non lascia spazioa malintesi: “Grazie per la mail. Sa-rei felice di parlarti, è un grandeonore essere intervistata dal tuogiornale. Ma devo avvertirti chenon mi sento assolutamente ebrea,non ho idea delle tradizioni... inol-tre non ho mai fatto parte di unacomunità e sono cresciuta comeuna figlia del regime sovietico. Sepensi che possa interessare lo stes-so possiamo parlarci, ma non pos-so fingere di essere qualcosa chenon sono”. Non esattamente quelloche ci si aspetterebbe dall’autricedi un libro che racconta i percorsidi una famiglia ebraica, la sua fa-miglia, nei vicoli bui del Novecen-to. Volendo fare una battuta si po-trebbe parlare di resistenza all’ana-lisi, ma l’intensità della Petrowskajae la sua spiazzante schiettezza nonlasciano spazio a leggerezze o af-fermazioni semplicistiche. Il tempopassato con lei è fatto di lunghi si-lenzi, dovuti sia a un’enorme stan-chezza che a una necessità profon-da di raccontare la verità, che spes-so si rivela sorprendente.Una verità che attraverso la rico-struzione della storia della sua fa-miglia intraprende un viaggio a ri-troso nel Novecento, percorrendole strade già attraversate dall’in-treccio di culture e di linguaggi -polacco, russo, ucraino, yiddish edebraico - di cui sono composte lesue radici. Forse si chiamava Estherquella bisnonna che nel 1941, aKiev, chiese fiduciosa a due soldatitedeschi la strada per Babi Jar, poisede del massacro di decine di mi-gliaia di ebrei ucraini, ricevendocome risposta una rivoltellata di-stratta. Forse viene da lì quella suadurezza che non risparmia nessu-no, a partire da se stessa, che è evi-dente anche negli incontri pubblici.Come quando in uno dei grandispazi del Salone del Libro di To-rino non nasconde il fastidio peruna presentazione di Forse Estherche non pare centrata su quelloche il suo libro vuole raccontarequanto sulla rappresentazione dilei e della sua storia che si sono
Nella lingua del nemico
KatjaPetrowskajaFORSE ESTHER Adelphi
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alla fine. E a volte no, non mi ciritrovo.
In molti hanno scritto che il tuo libro
ricorda Austerlitz di Sebald, che a sua
volta è considerato l’unica apparizio-
ne di grande rilievo nella letteratura
di lingua tedesca dopo Thomas Ber-
nhard. Non è poco. E non è l’unico
grande scrittore che è stato citato
facendo riferimento a Forse Esther.
Posso confessarlo? Io non li ho letti.Non ho letto nessuno di tutti queigrandi libri che tutti si aspettanoio abbia letto. Non ho letto nulladi Primo Levi, per esempio. È ter-ribile? Non dovrei dirlo, lo so, mada qualche parte ho la consapevo-
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all’ebraismo la sua vita, scelta che la sorella,
in Forse Esther, descrive come “poco ponde-
rata, e nondimeno logica. Insieme, mio fra-
tello ed io riequilibrammo, mediante queste
lingue, il rapporto con le nostre radici”. E no-
nostante moltissimo sia scritto nel libro,
quando Katja Petrowskaja parla del suo rap-
porto con la lingua resta il sapore di qualcosa
di non risolto: “Ho il diritto di de-
cidere chi sono. E il mio gesto di
libertà è stato scrivere in un’altra
lingua per potere allo stesso tem-
po essere e non essere me stessa,
proprio perché non è logico che
io scriva in tedesco. Se avessi
scritto in russo tutto sarebbe di-
ventato la storia delle sofferenze
degli ebrei e anche forse la storia delle incre-
dibili vittorie dei sovietici durante la lotta
contro gli invasori tedeschi... è un libro nato
dai ricordi, dalla memoria, un prodotto del-
l’ultima generazione sovietica. Scritto in te-
desco, invece, è diventato un’altra cosa”. “Ma
si sente che è il tedesco di una straniera, è
complesso da tradurre - racconta Ada Viglia-
ni, cui si deve la versione italiana di Forse
Esther - è un linguaggio in cui è sempre molto
forte anche la presenza del russo”.
Ed è stato certamente impegnativo tradurre
i tanti neologismi, ricostruire i frequenti ri-
ferimenti alla grande letteratura russa, lavo-
rare su una struttura della lingua pesante-
mente paratattica, e anche convivere con un
certo senso di straniamento che, come rac-
conta Vigliani, è dovuto proprio
alla evidente volontà di giocare
con un linguaggio che però non
è quello parlato sin dalla nascita.
E durante un incontro avuto con
tutti i traduttori che stavano la-
vorando sul testo, “interessantis-
simo, anche se purtroppo la mia
traduzione era già finita”, la Pe-
trowskaja ha detto chiaramente che se aves-
se scritto in russo sarebbe stato un altro li-
bro, definendo il tedesco “la lingua della di-
stanza”. Inevitabile chiederle allora se ha fun-
zionato: “In realtà è tutta un’illusione. La lin-
gua non ha davvero dato la distanza che pen-
savo... contavo su una distanza emotiva, ma
ho ottenuto solo di raccontare storie che im-
provvisamente, visto che le scrivevo in una
lingua che non è la mia, potevo sentire come
meno personali”.
E Ada Vigliani dei giorni passati a confrontarsi
con la Petrowskaja ricorda in particolare la
forza con cui l’autrice ha insistito sulla sua
fortissima volontà di utilizzare il tedesco per
la scrittura - come ha scritto in Forse Esther
- considerata una lingua su cui accanirsi “ac-
campando diritti da potenza occupante, e io
lo volevo, quel potere, quasi a dar l’assalto
alla fortezza e gettarmi a corpo morto contro
gli spari dalla feritoia, à la guerre comme à
la guerre, quasi il mio tedesco fosse la con-
dizione per giungere alla pace; il tributo di
sangue fu considerevole e le perdite insen-
sate e senza pietà, come è consuetudine da
noi, ma se addirittura io uso il tedesco, allora
davvero nulla e nessuno è obliato, e persino
le poesie sono permesse, e la pace sulla terra.
Il mio tedesco, verità e illusione, la lingua del
nemico, era una via di fuga, una seconda vita,
un amore che non passa mai perché lo si con-
quista, offerta e dote, come se avessi resti-
tuito a un uccellino la libertà.”
a.t. twitter @atrevesmoked
terna è il russo.
Sì, ho scritto in tedesco, non è lamia lingua. È anche l’unica cosa fit-tizia del libro. L’ho imparato atrent’anni e i miei genitori non locapiscono. Per loro - e forse ancheper me - si tratta della lingua delnemico. Ma è stato anche un modoper andare incontro alle mie radici,così come mio fratello ha studiatol’ebraico, si è riavvicinato all’ebrai-smo. Se avessi scritto nella mia lin-gua materna sarebbe stato una sor-ta di memoria, in fondo è un libromolto intimo. Scrivendolo in tede-sco ho potuto allontanarmene. Èil mio tentativo di gestire idee chesono insopportabili. Sono parte del-la mia storia, ma sono insopporta-bili anche quando le consideriamoStoria.
Hai detto che il tedesco è l’unica cosa
fittizia del libro. Quanto c’è di vero
nel tuo romanzo?
Tutto. Assolutamente tutto.
Sono storie divise in capitoli, diversi
anche per lo stile che hai usato.
Quando lo hai scritto avevi ben chia-
ro da subito cosa volevi raccontare?
Non lo so. Andavo cercando i pez-zi della mia storia. Ho raccontatoquello che trovavo, quando lo tro-vavo e anche come lo trovavo. Perme qualsiasi strumento era buono...forse è per questo che sono diversi.Sono davvero diversi?
Posso chiederti perché hai scritto
Forse Esther?
Non sapevo cosa fare...
Scriverai un altro libro?
Non lo so.
ú– DONNE DA VICINO
RobertaRoberta Anau è la fondatrice, ilbraccio e la mente di un’azienda fo-restale agrituristica del Canavese.Abita in una ex miniera di pirite, ab-bandonata da tempo, in cui ai cri-stalli brillanti e alle distese rossiccedi materia rugginosa, si è andata so-stituendo una esplosione vegetalefatta di alberi da frutta, fiori e bac-che; una realtà sfiorata quasi quoti-dianamente dalla vita selvatica,respinta senza molto successo aimargini.
Ha rinunciato alla vita “addomesti-cata” per cavalcare le onde di quellache definisce “la mia terza vita, l’ul-tima credo, a meno che uno tsunamila venga a sconvolgere come solo levicende umane sanno fare (e hannogià fatto). Ora, come dice ForrestGump, sono un po’ stanchina, acausa delle mie vite precedenti;prima c’è stata Ferrara che mi ha im-printata vigorosamente di ebreitu-dine all’italiana, nel mentre lacampagna estiva piemontese mi hafatto conoscere, oltre al dialetto, orti,campi e bestiame; poi ci sono statiTorino e l’insegnamento pieno dipassione e sacro fervore politico”.Roberta parla di sé con ironia: “Misembra di essere sempre stata sog-getta a sobbollimenti interiori chenon mi hanno lasciato mai in pace,immersa in un eterno pilpul con mestessa e con i miei antenati, con cuiho discusso a lungo, scrivendo diloro”.Conclude: “Mi sono sentita spessocome una Vispa Teresa ebrea, saltel-lante con il suo retino per farfalle,alla ricerca della tradizione, e spessodistratta da altri miraggi sfavil-lanti”. Alla Miniera vive di natura:piante, animali e cibo. Di notte arri-vano cinghiali, caprioli e lepri, digiorno cucina le ricette ebraiche dellamamma e della nonna. “Ho appreso,tramite naso e bocca, i piatti delle fe-stività, in un miscuglio piemonteseferrarese sefardita aschkenazita ‘ital-kita’, li ho restituiti al popolo allamia maniera, qui chez moi, primagratis poi a pagamento! Dichiaro dinon avere dentro di me alcun gene ditipo commerciale e di essere vera-mente un’ebrea terra terra, in ogniaccezione si voglia intendere”.
ú–– Claudia De BenedettiConsiglieredell’Unionedelle ComunitàEbraiche Italiane
lezza di aver scritto Forse Estheranche per questo, proprio per nondoverli leggere.
Il primo premio che hai vinto è l’In-
geborg Bachmann Prize, che viene
assegnato a un’opera prima in lin-
gua tedesca. Ma la tua lingua ma-
Gior
gio
Albe
rtini
Ritratti di Giorgio Albertini
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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraicheERETZ / ECONOMIA / ORIZZONTI
Alcune questioni di prospettivasi impongono. L’area geopoliticaeuro-mediterranea, subsaharianae mediorientale, tenuto conto chesi tratta di una macroregionemolto ampia e differenziata, lecui dinamiche ci interessano perl’ovvio motivo che l’Italia ne èparte, è destinata nel corso di
dieci anni a subire ampi, se nondrastici, cambiamenti. A partiredal versante economico il quale,immediatamente, si riflette suquello sociale e, quindi, politico.Non abbiamo la sfera di cristalloma alcuni meta-trend sono in-tuibili già da adesso. La condi-zione di persistente instabilità,avviatasi con il declino delle“primavere arabe” e l’esauri-mento delle sovranità nazionali,non può proseguire immutata.In altre parole: se permarrannoaree di turbolenza, come prevedi-bilmente nel caso dell’ampia re-
gione del Sahel, dove la persi-stenza dei movimenti islamistirimane legata al lucro da rapinache deriva dalla presenza di in-vestitori cinesi e del sud-est asia-tico, oltre che dai proventiderivanti dai copiosi traffici ille-gali, l’ipotesi di una stabilizza-zione della regionesiriaco-irakena dipenderà dal-l’esito del confronto tra Iran eArabia Saudita. Il primo, con ilmutamento di condotta dell’am-ministrazione americana e l’atte-nuazione del regimesanzionatorio, si avvia a raffor-
zare il suo ruolo di partner isti-tuzionale anche con l’Europa.Due sono i poli dello scambio:petrolio contro mercato interno.Mentre Teheran vive grazie alleesportazioni il paese è un mer-cato di grandi potenzialità, alquale guardano con attenzionegli stessi americani (come peral-tro già sta avvenendo con Cuba).L’Arabia Saudita, per parte sua,dovrà definire il suo ruolo ri-spetto alle dinamiche in corso nelmondo sunnita, del quale, attra-verso il wahabismo, tira le filedei gruppi più radicali. All’oriz-
zonte c’è l’attenuazione dellacrescita cinese, che caratterizzerài tempi a venire, le difficoltà cre-scenti della Russia di Putin e ilrafforzamento della Turchia diErdogan, la cui politica neo-otto-mana e anti-iraniana ha pre-miato, ad oggi, la premiershipautoritaria di quel paese. In que-sti processi, giocandosi un po’ iltutto per tutto, si è inseritol’Egitto di Al-Sisi. Il rais cairota punta al consolida-mento del suo potere, negli annia venire, anche sfruttando il rad-doppio del Canale di Suez (dauna cinquantina ad un centinaiodi navi al giorno, dimezzando itempi di attraversamento), inau-
Provengono entrambi dallo stessopartito, il Likud, sono entrambiuomini di destra ispirati al sioni-smo di Zeev Jabotinsky, ma il Pri-mo ministro Benjamin Netanyahue il Presidente di Israele ReuvenRivlin rappresentano due modi difare politica molto diversi e pro-babilmente sempre più lontanil'uno dall'altro. “Netanyahu è unabile animale politico, un grandepopulista”, spiega il demografoSergio Della Pergola mentre “Ri-vlin, una volta eletto, è diventatoun vero uomo di Stato. Insiemesono una interessante rappresen-tazione di due identità civili cheprovengono dalla stessa matrice”,il Likud. E queste due identità so-no sempre più propense allo scon-tro, come dimostra la critica mossada Rivlin a Netanyahu rispetto al-l'atteggiamento adottato con gliStati Uniti sull'accordo iraniano: ilPresidente, nonostante condividala preoccupazione per l'intesa si-glata dalle potenze internazionalicon Teheran, ha pubblicamenteinvitato il suo capo di governo adabbassare i toni con Washington,a non cercare a tutti i costi lo scon-tro con il presidente Usa BarackObama. Perché in questa sfida, ilmessaggio di Rivlin, chi esce mag-giormente danneggiata è Israele. Ma è sul fronte interno che le di-stanze tra i due sono sempre piùevidenti, nella modalità di confron-tarsi con le fratture che si stannocreando all'interno della societàisraeliana, il cui tragico segno ècomparso lo scorso agosto: i dueattentati, al gay pride di Gerusa-lemme e alla casa palestinese diKfar Duma, hanno portato nuo-vamente alla ribalta il tema del-l'estremismo o del “terrorismo
ebraico”, come lo ha definito Ne-tanyahu. “È stato creato un climache ha garantito indulgenza versoquelle che sono state ingenuamen-te definite 'erbacce' – ha dichiaratoRivlin, contraddicendo chi rispettoai due attacchi parla di singoli gestidi follia – Ogni società ha i suoiestremisti ma oggi dobbiamo chie-derci: cosa c'è nell'atmosfera pub-blica che permette all'estremismoe a questi estremisti di camminaresicuri per le strade, alla luce delgiorno?”. Una chiamata alla re-sponsabilità da parte dei cittadinima soprattutto da parte delle isti-tuzioni per fermare le violenze. Unappello peraltro più volte pronun-ciato in passato, sottolineava alNew Yorker Rivlin, ribadendo aldirettore David Remnick la sua
preoccupazione nel vedere politicie influenti rabbini tollerare le vio-lenze e la retorica contro gli arabi.“Non mi chiedo se ci siamo di-menticati cosa significhi essereebrei – il commento di Rivlin aRemnick sulle tensioni in Israele– ma se ci siamo dimenticati comesignifichi essere umani”. Molto diverso l'approccio di Ne-tanyahu rispetto agli omicidi diShira Banki (la sedicenne vittimadel fanatico ultraortodosso a Ge-rusalemme) e in particolare di AliSaad Dawabsha (il bimbo di 18mesi bruciato vivo a Duma daestremisti israeliani). Dopo la fer-ma condanna, il Premier ha dichia-rato che “ciò che ci distingue dainostri vicini è che noi denunciamoe condanniamo gli assassini in
mezzo a noi e li perseguiamo finoalla fine, mentre loro dedicanopiazze agli assassini dei bambini”.Un approccio del noi e loro, po-larizzante e assente dalla riflessionedi Rivlin, ma usato da Netanyahuanche in altri frangenti. Come du-rante le elezioni dello scorso mar-zo quando con un post su Face-book ha invitato i suoi elettori adandare a votare “perché gli arabistanno votando in massa”. Uncommento di cui il Premier si èpoi dovuto scusare, stigmatizzatotra gli altri da Rivlin, diventatosempre più la voce per l'integra-zione tra ebrei e arabi all'internodi Israele. O della Grande Israele:perché il Presidente non ha mainascosto la sua visione decisamen-te di destra della soluzione del
conflitto palestinese, ovvero unoStato per due popoli. Una visioneche nel giugno scorso gli permisedi ottenere il voto per la nominaalla presidenza – era il candidatodel Likud ma non aveva l'appog-gio di Netanyahu - di parte delladestra più nazionalista, come Ha-Bayt HaYehudì, lo stesso ambienteda cui recentemente ha subito in-sulti e minacce. Le sue parole con-tro l'estremismo e a favore dell'in-tegrazione lo hanno infatti portatoal centro del vortice dei fanatici,che lo hanno definito “il presidentedi Gaza”, dipinto come un nazista,“uno che vuole la distruzione diIsraele”. Di fronte a tutto questo,Rivlin ha sottolineato di essersisentito lasciato solo, indirizzandosoprattutto a Netanyahu la sua la-mentela per una mancata presa diposizione pubblica del Premier insuo favore. Ma i due del resto sonosempre più lontani e in contrasto.L'uno, uomo di Stato baluardo del-le minoranze e dell'integrazione,l'altro – come testimoniano i risul-tati elettorali di marzo – attrattoda una retorica più populista e di-retta soprattutto a una parte dellasocietà. A dimostrarlo, ancora unavolta, la divergenza tra i due sullalegge voluta – e per ora accanto-nata - da Netanyahu lo scorso in-verno in cui si ribadiva il carattereebraico dello Stato di Israele. “Unalegge inutile e dannosa”, il com-mento di Rivlin, secondo cui la na-tura ebraica e democratica di Israe-le è già chiaramente definita nellaDichiarazione di Indipendenza.Sottolineare la prima dannegge-rebbe la seconda, dividendo la so-cietà israeliana invece che ricom-pattarla.
Daniel Reichel
Rivlin e Netanyahu, fratelli lontani
Il Mediterraneo e l’economia che cambiaú–– Claudio
Vercellistorico
u Dopo la vittoria alle elezioni, il Presidente Rivlin conferisce a Netanyahu l’incarico di formare il governo
rocrazia rabbinica israeliana - Ab-biamo cercato di collaborareesclusivamente con il sistema mo-nopolistico vigente per risolvereil problema delle conversioni manon ha avuto successo. Alcunirabbini sono convinti vi siano delleautentiche alternative halakhiche”.
Il monopolio di cui parla rav Far-ber è riferito alla citata gestionedelle conversioni da parte delGran Rabbinato, che secondo ilgruppo Giyur Ka’halacha ha adot-tato regole troppo stringenti inmateria e troppo condizionate dalmondo ultraortodosso israeliano.
“Il nostro tribunale non si spostadi un millimetro dalle istruzionidei grandi della Torah nelle variegenerazioni, dal rabbino MosheFeinstein, al rabbino (Yitzhak)Herzog, al rabbino Ovadia Yosef ”afferma rav Stav, rispondendo allecritiche di chi considera il nuovo
sistema al di fuori della leggeebraica. Tra questi, il rabbino capoashkenazita di Israele David Lauche ha accusato i fondatori dellenuove corti per le conversioni di“combattere contro la Torah”. Loscontro dunque tra i due mondi èaperto e l'auspicio dei “ribelli” èdi ottenere un largo consenso tral'opinione pubblica israeliana cheporti alla fine il Gran Rabbinatoa riconoscere i loro tribunali. Chivorrebbe mediare in questa situa-zione è il ministro dell'EducazioneNaftali Bennett: “Nei prossimi me-si - dice - cercherò di arrivare auna sorta di compromesso o co-munque un piano che ripristini ilcontrollo sotto il Gran Rabbinatoma con una decentralizzazione delpotere”. E quindi il riconoscimentodelle corti istituite dal gruppoGiyur Ka’halacha.
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pagine ebraiche n. 9 | settembre 2015 2015 ERETZ / ECONOMIA / ORIZZONTI
La sfida lanciata dal gruppo GiyurKa’halacha – letteralmente Con-versione secondo la halakha – hadato recentemente una forte scossaal mondo religioso israeliano. Tan-to che alcuni quotidiani locali par-lano di “rivoluzione”. In pratica, unconsistente numero di rabbini or-todossi del movimento sionista re-ligioso, guidati da rav David Stav,leader dell’organizzazione Tzohar,e da rav Nachum Rabinovich, a ca-po della Yeshiva Birkat Moshe diMaale Adumim, ha istituito un si-stema di tribunali per le conver-sioni all’ebraismo alternativo aquello del Rabbinato centraled’Israele, l'organo a cui è ricono-sciuta dallo Stato la giurisdizionesulle conversioni stesse. La volontàdei rabbini “ribelli” è di facilitarela conversione degli israeliani nonconsiderati ebrei dalla halakha, ov-vero dalla legge ebraica, e farlo nelrispetto di quest'ultima. In partico-lare, l'apertura del gruppo GiyurKa’halacha è diretta alle migliaiadi immigrati arrivati dall'ex UnioneSovietica che hanno ottenuto lacittadinanza israeliana grazie allaLegge del Ritorno (rivolta a chi haalmeno un genitore, un nonno oun coniuge ebreo). “La nostra responsabilità moraleè quello di partecipare all'assimi-lazione degli immigrati e la loropiena integrazione, per il loro benee per il bene della continuazionedel popolo ebraico”, si legge nelcomunicato congiunto di rav Stave rav Rabinovich. “Non si trattadi un attacco al rabbinato – ilcommento di rav Seth Farber, trai promotori del nuovo sistema eimpegnato con la sua organizza-zione Itim ad aiutare i nuovi im-migrati a relazionarsi con la bu-
Conversioni, in Israele la partita è aperta
È probabilmente il più famoso
shtetl al mondo, anche se in re-
altà non esiste ancora. Si tratta
di Anatevka, e se il nome suona
familiare è perché si tratta di
quello del villaggio dov'è am-
bientato Il violinista sul tetto.
Oggi però Anatevka non è più so-
lo un luogo di fantasia dove si
balla concitatamente e si riem-
piono canzoni di parole in yid-
dish. È infatti il nuovo villaggio
in costruzione a pochi chilometri
da Kiev, nato per accogliere gli
ebrei in fuga dalla guerra civile
che infuria dal 2014 nell'est del-
l'Ucraina. La gran parte di questi
10 mila ebrei arrivano dalle re-
gioni di Donetsk e Luhansk, en-
gurato poche settimane fa. Sitratta di un azzardo da più puntidi vista, essendo costato moltis-simo a una economia nazionalegià in serie difficoltà. Il tuttoconfidando sull’incremento pro-porzionale del traffico commer-ciale, cosa che diversi analistidanno per incerta. Non di meno, il turismo occiden-tale nel Maghreb, una voce chenel Pil di paesi come la Tunisia,il Marocco e lo stesso Egitto hainciso in maniera fondamentale,si sta fortemente ridimensio-nando. Ragion per cui si imponeper quei mercati una revisionedelle priorità di investimento euna ristrutturazione di alcuni
settori produttivi. Le previsionidicono anche che l’Unione Euro-pea è destinata a un secco de-clino, in parte già in atto ma cheverrà intensificato dalla decre-scita tedesca a tutto vantaggiodel nuovo ruolo della Polonia,partner strategico degli StatiUniti, insieme alla Romania e al-l’Ungheria, tre nazioni accomu-nate da un’alleanza antirussa.Putin, grande sostenitore di quelche resta della Siria degli Assad,dovrà peraltro fare i conti con irischi di un’autonomizzazionedelle regioni occidentali (la Care-lia nei confronti della Finlandia)e di quelle orientali, attratte dalleeconomie del Pacifico, mentre
l’area caucasica riconfermerà lasua condizione di focolaio di per-manente instabilità. Se la Cina èdestinata comunque a rallentare,è certo che emergeranno nuoveeconomie, soprattutto nel sud estasiatico ma non solo. Tra loro, paesi centro-sud ameri-cani come il Messico, il Nicara-gua e il Perù, ma anche africanicome l’Etiopia, l’Uganda, ilKenya e la Tanzania. Il baricen-tro dei commerci, quindi, subiràuno spostamento verso il conti-nente nero, che sta conoscendo,tra le altre cose, un incrementodemografico i cui effetti si po-tranno verificare solo tra qualchedecennio.
UCRAINA
Anatevka, un villaggio per chi fugge dalla guerra
trambe occupate da forze sepa-
ratiste filo-russe. Dietro tutto il
progetto dell'Anatevka Jewish
Refugee Community, che ospite-
rà tra le 300 e le 500 persone, c'è
rav Moshe Azman, leader di una
delle due comunità chabad della
capitale. Sebbene il villaggio –
per il quale è stata avviata una
campagna di fund raising - con
le sue casette in legno abbia
l'aspetto di uno shtetl e sorga
davvero sul terreno di quello che
fu un villaggio ebraico, il nome
non deriva da una sua particola-
re passione per il musical. È piut-
tosto il prodotto del caso, in
quanto il villaggio accanto all'ap-
pezzamento di terreno acquista-
to da Azman si chiama Gnativka,
ossia nient'altro che la pronuncia
in ucraino di Anatevka. I rifugia-
ti dall'Ucraina orientale arrivano
qui avendo perso tutto, e
si trovano in grandi difficoltà nel
cercare un impiego indispensa-
bile per ricostruirsi una vita, a
causa della crisi e del risentimen-
to e dei timori degli ucraini oc-
cidentali. Azman aveva già ricon-
vertito in rifugi due colonie esti-
ve, ma nel caso di Anatevka – che
sarà dotato di una sinagoga, di
una scuola, di un orfanotrofio, di
una casa di riposo e di un centro
comunitario – si tratta di una so-
luzione che può andare bene an-
che più a lungo termine, fino ad-
dirittura a diventare in alcuni ca-
si permanente, grazie ai 76 ap-
partamenti disponibili accanto
ad alcuni edifici che conterranno
invece stanze più temporanee.
“Localizzato a soli 30 minuti dal
centro di Kiev – scrive Azman sul
sito del progetto – lo shtetl po-
trà servire ai rifugiati come base
per cercare lavoro, ottenere as-
sistenza medica e psicologica e
iniziare una nuova vita”. E chissà,
forse tra qualche tempo si fe-
steggerà un matrimonio anche
nel vero Anatevka.
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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraicheCULTURA EBRAICA
u לא בזכותא תליא מילתא, אלא במזלא תליא מילתאNON DIPENDE DAI MERITI, MA DAL FATO
Nella preghiera Undanè Toqef attribuita a Amnon di Magonza, vissuto intorno al1000 forse però un paio di secoli più antica, in uso a Rosh haShanah e Kippur, sifa riferimento al giudizio di Dio che in questi giorni decide chi vivrà e chi morrà. Ilnesso diretto è l’affermazione talmudica di Rabbi Keruspeday a nome di RabbiYochannan secondo la quale a Rosh haShanah sono aperti di fronte all’Eterno trelibri. In uno vengono iscritti i i malvagi, in un altro i giusti, in un terzo quelli su cuipende l’indecisione fino a Kippur, giorno in cui si emana anche a loro propositola sentenza di vita o di morte. Di qui l’importanza del ravvedimento e dell’esamedi coscienza nei dieci giorni penitenziali. Ma la questione non è così semplice. Nel talmud di Moed qatan, trattato che sioccupa a lungo delle manifestazioni di lutto, ci si interroga se deve essere attribuitoun significato all’età del trapasso e al numero dei giorni in cui uno è moribondo.Ad esempio, secondo Rabbà, morire tra i cinquanta e sessanta anni è un segnodella punizione del Cielo, per scoprire però che il profeta Samuele è passato amiglior vita proprio a 52 anni. Ulteriori verifiche non reggono alla prova, moltirabbini della cui pietà e giustizia non è dato dubitare, infatti, si sono ricongiunticon il Creatore alle più svariate età, con o senza “sazietà di giorni”. Sembra pertinente quindi portare l’insegnamento di Ravà secondo cui vita, prolee denaro non dipendono dai meriti ma dalla fortuna, tant’è che Rabbà e rav Chisdà,pii al punto che quando pregarono in tempo di siccità riuscirono a far piovere,morirono uno a soli quaranta anni, l’altro a novantadue anni; il primo poté goderedi numerose gioie in famiglia, l’altro fu accompagnato tutta la vita da disgrazie;nella casa di un maestro c’era pane in abbondanza, persino per i cani, nella dimoradell’altro rabbino a stento si riusciva ad avere pane d’orzo per la famiglia. I commentatori fanno notare le contraddizioni. Non era detto altrove che Israelenon è sottoposto al mazal – fato? Forse la posizione di Ravà è rigettata a favoredi un’ottica secondo la quale sono solo i meriti a incidere, o forse, esiste un’in-terdipendenza dei due aspetti e a volte la fatalità, che è predominante altrove,presso i figli d’Israele è solo ridotta a una condizione residuale; ma qualche voltaci mette lo stesso lo zampino. All’uomo, sia egli religioso o laico, rimangono universalmente valide le parole,scandite come pietre, poste proprio al centro della splendida preghiera dei YamimNoraim: il ravvedimento, la supplica (ma possiamo leggere anche l’esame di co-scienza) e le opere di giustizia e solidarietà rimuovono il rigore del decreto Celeste.In questo sta il vero tikkun ha-olam.
Amedeo Spagnolettosofer
ú– COSÌ DICE LA GENTE… כדאמרי אינשי
A tempo debito
ú– STORIE DAL TALMUDu MOSÈ VA A SCUOLA DI RABBI AQIVADisse rav Yehudah a nome di Rav: quando Moshè salì in cielo per ricevere la Torah,trovò il Santo benedetto Egli sia che legava coroncine alle lettere del testo. Moshèdisse a D-o: "Padrone del mondo, chi trattiene la Tua mano dal continuare a scri-vere?". Gli rispose il Signore: "C'è un uomo, il cui nome è Aqiva ben Yosef, che fraalcune generazioni interpreterà ogni singola punta delle lettere e ne deriveràcumuli e cumuli di regole". Gli chiese allora Moshè: "Padrone del mondo, fammelovedere!". D-o gli disse: "Voltati indietro". Moshè si ritrovò così alla scuola di rabbiAqiva. Si sedette alla fine dell'ottava fila di banchi, però non riusciva a capire cosadicessero e si sentì venir meno le forze. Quando arrivarono a un certo argomento,gli allievi chiesero a rabbi Aqiva: "Maestro, da dove sai questa cosa?". E lui rispose:"È una regola appresa da Moshè sul Monte Sinai". Allora Moshè si risollevò e tornòdal Santo benedetto Egli sia, dicendogli: "Padrone del mondo, hai un tale uomoe consegni la Torah per tramite mio?". Rispose D-o: "Taci, così ho deciso". Dissedi nuovo Moshè: "Padrone del mondo, mi hai fatto vedere la sua conoscenza dellaTorah, fammi ora vedere la sua ricompensa". Gli disse D-o: "Voltati indietro". Moshèsi voltò e vide che pesavano a pezzi la carne di rabbi Aqiva dal macellaio, dopoche i Romani l'avevano condannato a morte. Disse Moshè a D-o: "Padrone delmondo, questa è la sua Torah e questa è la sua ricompensa?!". D-o rispose: "Taci,così ho deciso" (Adattato dal Talmud Bavli, Menachot 29b).
rav Gianfranco Di SegniCollegio rabbinico italiano
ú–– Rav Alberto Moshe Somekh
L’anno sabbatico non comporta solo osser-vanze di carattere agricolo. L’espressione she-mitah con cui abitualmente lo si designa è anziriferita ad un’altra mitzvah, che ha luogo oggiper disposizione rabbinica anche fuori dellaTerra d’Israele: la shemitat kessafim, remissionedei debiti. Dice in proposito la Torah: “Al ter-mine di ogni settennio concederai la remis-sione (shemitah)… Ogni creditore rimetteràciò che verrà prestato al suo prossimo; noncostringerà al pagamento né il suo prossimoné il suo fratello perché è stata proclamata laremissione per H.” (Devarim 15, 1 sgg.). Il Seferha-Chinnukh (Mitzvah n. 477) spiega che que-sta prescrizione ha lo scopo di insegnarci nonsolo a essere generosi con il prossimo e fidu-ciosi verso H., ma anche ad aver rispetto dellaproprietà altrui. Se sapremo rinunciare a qual-cosa cui avremmo diritto, tanto più ci terremolontani da tutto ciò che non ci appartiene, evi-tando il furto ‘fino all’estremo’”.Come già il riposo delle campagne nel settimoanno, il cui prodotto naturale veniva lasciatoper i bisognosi, anche la mitzvah in questioneprotegge soprattutto i poveri. Non è un casoche è a questi che la Torah si riferisce subitodopo prescrivendo la tzedakah. I nostri Mae-stri, peraltro, affer-mano che aiutareil prossimo indifficoltà garan-tendogli un pre-stito è meglio,perché la pro-spettiva di doverrestituire la cifraricevuta è un at-testato di fiduciache ne preservala dignità personale assai più di una semplicebeneficenza. La Torah stessa ammonisce, aquesto punto, contro il rischio inverso: che iricchi si astengano dal prestare ai poveri.“Guardati bene dall’avere nel tuo cuore qual-cosa di perverso che ti induca a dire: si avvicinail settimo anno, l’anno della shemitah e tu di-venga avaro verso il tuo fratello povero e nongli dia nulla” (v. 9). Secondo la halakhah almomento della remissione il creditore è tenutoa dire: “Ti rimetto il debito”. A questo puntosi educa il debitore a rispondere: “Te lo rendolo stesso in dono” e la controparte non è piùtenuta a respingerlo. La Mishnah (Shevi’it 10,8-9) loda coloro che pagano il loro debito an-che trascorso il settimo anno: ma se invecequesti preferiscono approfittare della remis-sione nessuno può costringerli a saldare, conil risultato che “potrebbero chiudersi le portedinanzi a chi ha bisogno di un prestito”.Di questo problema si avvide Hillel nel I secoloa.E.V.. Del grande Maestro si racconta cheaveva una grande sensibilità verso i disagiati.Acquistò e mise a disposizione di un signoreridotto alla miseria un cavallo e un servo chegli facesse da staffiere e una volta, non avendotrovato chi gli facesse questo servizio, prece-dette egli stesso soccorrendo il nobile decadutoper tre miglia. Egli si avvide parimenti che
man mano che si avvicinava il settimo annogli abbienti si astenevano dall’aiutare i povericon prestiti, temendo che questi ultimi avreb-bero dilazionato la restituzione fino al settimoanno in modo da farla scadere. Si rese contoche la Legge, se fosse stata osservata alla let-tera, si sarebbe ritorta contro gli stessi elementipiù deboli che si prefiggeva di proteggere. Av-valendosi di un dettaglio legale istituì il Proz-bol, un atto giuridico che assicurava i creditoricontro l’anno di remissione (Mishnah Shevi’it10,3). Prozbol deriva verosimilmente dal grecopros boulèn (lett. “trasferimento a vantaggiodel tribunale”. Cfr. Ghittin 36a). Si tratta di undocumento legale redatto dal creditore primache cada la remissione con il quale si delegail Bet Din a riscuotere il debito. Il principioche è alla base del Prozbol si ricava dal v. 3:“Ma ciò che dovrai avere dal tuo fratello ri-metterai”. Hillel interpretò questa frase nel sen-so che l’obbligo di remissione vale soltantoper i debiti fra privati, ad esclusione di quellicontratti nei confronti del Tribunale che pos-sono continuare a essere esatti.
I debiti di cuiparliamo pos-sono esseredi natura di-versa: anche
un assegnonon ancora ri-scosso è sog-getto allanorma dellaremissione.Vi è discus-sione fra iMaestri se ilsettimo annoconcede laremiss ione
all’inizio o alla fine. La maggioranza dei De-cisori ritiene peraltro che la halakhah seguala seconda opinione. Dal momento che ci av-viamo alla conclusione di un anno sabbaticoè dunque necessario predisporre lo ShetarProzbol, rivolgendosi al proprio rabbino entrola vigilia di Rosh haShanah. La procedura piùsemplice consiste nell’avvalersi di due testi-moni, ai quali si chiede di sottoscrivere la di-chiarazione seguente: “Dinanzi a noi testimonisottoscritti si è presentato il Sig... e ci ha co-municato: ‘Siatemi testimoni del fatto che iotrasferisco ogni mio credito al Bet Din di…affinché li possa riscuotere in qualsiasi mo-mento lo desideri’”. I testimoni consegnanoun panno al creditore in segno di acquisizione(qinyan suddàr). Il testo firmato viene trasmes-so al Bet Din interessato. Secondo molte opi-nioni esso vale anche se non corredato dalladocumentazione relativa ai crediti effettivi dariscuotere.È essenziale per la struttura economica dellasocietà ebraica che ciascuno di noi si sentaobbligato ad alleviare il peso finanziario deicorreligionari meno fortunati. La Torah è mol-to chiara nel condannare chi rifiuta un prestitoper timore di insolvenza al termine dell’annosabbatico. Per questo motivo Hillel decise diistituire il Prozbol.
u Nell'immagine alcuni frammenti dei i Rotoli del Mar Morto, i
manoscritti datati tra il 150 a.E.V. e 70 d.E.V. che raccolgono tra
l'altro istruzioni e norme sui calendari ebraici.
ú– LUNARIOu ROSH HASHANAHIl primo giorno del mese di Tishri coincide con Rosh haShanah, il capodannoebraico. Dura due giorni, nei quali è festa solenne, e viene celebrato attraverso ilsuono dello Shofar, il corno di montone che ricorda il mancato sacrificio di Itzhak,e il seder, una cena nel quale si mangiano cibi caratteristici come il melograno ela mela intinta nel miele e che ha piccole variazioni a seconda delle tradizioni deidiversi paesi della diaspora. Durante il pomeriggio del giorno di festa si fa inoltreil tashlikh, un rituale nel quale i peccati vengono simbolicamente buttati viagettando dei sassi dentro un corso d'acqua, in preparazione del giorno dell'espia-zione dello Yom Kippur.
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“Il campanello di allarme suonato a Bruxelles è un avviso alle istituzioni: èora di agire”. Questo affermava l'introduzione al dossier di Pagine Ebraicheper il 5774. Un anno dopo l'attentato in Belgio, siamo costretti a ricordarele vittime di Parigi e a rinnovare quelle parole: è ora di agire. L'odio hacolpito il cuore dell'Europa, la sua libertà d'opinione, i suoi ebrei. Hacolpito Gerusalemme, arrivando dentro una sinagoga. Ma ha ancheassunto, sul finire dell'anno ebraico, un volto che non avremmovoluto vedere. Ripercorriamo insieme questi dodici mesi.
a cura di Daniel Reichelhanno collaborato, con testi e immagini, Francesca Matalon, Rachel Silvera, Filippo Tedeschi e Ada Treves
DOSSIER /Focus sull’anno
ú–– Sergio Della PergolaUniversità Ebraica di Gerusalemme
L’anno ebraico che si conclude inquesti giorni è stato segnato dauna grave erosione nella posizionestrategica di Israele in un mondogeopolitico in rapida trasformazio-ne. Due le componenti di questaerosione, una esterna e globale chedefinisce i rapporti fra i paesi delmondo e Israele, e una più internache riflette la risposta di Israele aqueste sfide, e di riflesso coinvolgeanche la diaspora ebraica. Il gancioal quale possiamo appendere tuttoil racconto è indubbiamente l’ac-cordo raggiunto a Vienna il 14 lu-glio (anniversario della Rivoluzio-ne francese) fra i rappresentantidei 5+1 e l’Iran sullo sviluppo fu-turo del nucleare iraniano. Il corpocentrale dell’accordo, che è statopresentato con una retorica al-quanto banale come “un segnale disperanza per il mondo intero”,non costituisce ovviamente più cheun copione generale di possibili fu-turi sviluppi la gestione dei qualirimane fermamente nelle mani deipadroni di casa iraniani. Nessuno,onestamente, ha parlato di certez-
ze. Molti hanno parlato di control-li, glissando però sulle grottescheincongruenze delle procedure sta-bilite. È un accordo basato essen-zialmente sulla fiducia, circa comeuna stretta di mano, ed è inquie-tante che le potenze occidentalisiano pronte a dare tanto credito auna controparte di cui sono benaccertate le attività militari e ter-roristiche intese a scardinare l’or-dine in Medio Oriente e non solo.Meno sorprendente la posizionedella Russia e della Cina il cui in-teresse principale, a parte il conte-nimento dell’espansione iraniana,è quello di indebolire l’egemoniaamericana e tenere a bada quelmalfermo e cigolante colosso che èl’Unione Europea. È altamente in-quietante che un accordo di essen-ziale importanza macro-strategicacome quello di Vienna abbia dovu-to dedicare articoli di liberatoriadalle sanzioni individuali nei con-fronti di personaggi iraniani noto-riamente a capo del terrorismo in-ternazionale. Ma i punti crucialidell’accordo sono due. Il primo –che ne è la conseguenza – è la ri-mozione di fatto delle sanzioni cheavevano causato seri danni econo-mici ed erano servite a creare un
minimo di deterrente di fronteall’aggressivo espansionismo ira-niano, dalla Siria al Libano, dalloYemen all’Iraq, da Gaza al restodel mondo (vedi il massacro del-l’esplosione all’edificio centraledella comunità ebraica di BuenosAires nel 1994). Per l’Unione Eu-ropea, che deve trangugiare la vo-ragine economica del debito greco,le nuove aperture iraniane servonoal bisogno disperato di fare affaricon un ricco mercato rimasto chiu-so negli ultimi anni. Nelle paroledell’allora ministro D’Alema, ilboicottaggio economico all’Irancorrispondeva alla perdita di unanno di pil italiano. Ma oggi il ve-ro dato fondante è la rinunciadell’Occidente a condurre unastrategia politica che, al di là dellatutela dei propri interessi militaried economici di breve o al massimodi medio termine, includa ancheun giudizio di valore, una lineaetica nei confronti dell’avversario,e soprattutto una disponibilità acombattere per difendere i proprivalori conclamati oltre che la pro-pria sicurezza in caso di bisogno.A Vienna, i paesi occidentali, chequi ci interessano più da vicino,hanno accettato di trattare senza
condizioni,quindi omologan-
dolo, con un regimeguidato da un gruppo
esaltato di ideologi in divisa chedal 1979 sono fonte primaria del-l’estremismo fondamentalista isla-mico, proclamano la distruzione diIsraele, non importa se immediata-mente o a tappe, e fomentano ever-sione e violenza in tutto il mondo.L’Occidente ha abdicato a quellache un tempo si poteva almeno so-stenere fosse una sua prerogativamorale: costituire un bastione divalori democratici e di libertà civilidi fronte alla prevaricazioni e alledittature. L’Occidente, guidato da-gli Stati Uniti con la coda neghit-tosa dell’Europa, ha dichiaratosenza equivoci che rinuncia all’usodella guerra nella risoluzione deiconflitti. La guerra dovrebbe esserel’ultima delle risorse possibili, daevitare se non in drammatiche cir-costanze d’emergenza. Ma la ri-nuncia a priori all’uso della forza,proclamata in termini inequivoca-bili dai massimi dirigenti, distrug-ge ogni possibile deterrente e diconseguenza lascia il campo liberoall’Iran e ai suoi alleati. Le analo-
Per Israele un anno di solitudine
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8Prende il via a Milano Jewishand the city, dedicato nel 2014
a “Pesach, il lungo cammino versola libertà”, e a Roma il Festival diletteratura e cultura ebraica.
14L’ebraismo italiano apre leporte delle sue comunità al-
la cittadinanza in occasione dellaGiornata Europea della Culturaebraica, dedicata alla donna e allefigure femminili. Città capofila inItalia, Ferrara dove il ministro del-l’Istruzione Stefania Giannini e ilsottosegretario alla Cultura Fran-cesca Barracciu annunciano l’im-minente inizio dei lavori per la rea-lizzazione del Museo Nazionaledell’Ebraismo Italiano e della Sho-ah.
15Ha luogo l’annuale cerimo-nia di commemorazione –
la settantesima - dei caduti dellaBrigata Ebraica nel cimitero mili-tare di Piangipane (Ravenna). Par-tecipata dalle massime istituzionicivili e militari del territorio, la ce-rimonia vede gli interventi, tra glialtri, del presidente dell’Unionedelle Comunità Ebraiche ItalianeRenzo Gattegna, dell’ambasciatored’Israele a Roma Naor Gilon e delrabbino capo di Ferrara rav Lucia-no Caro.
16Prende il via il progetto ‘An-tenna antisemitismo’ pro-
mosso dall’UCEI insieme alla Fon-dazione Centro di Documentazio-ne Ebraica ContemporaneaCDEC di Milano. Destinatari del-l’iniziativa, le vittime o i testimonidi episodi di antisemitismo in Ita-lia, che possono denunciare i fattiall’Osservatorio Antisemitismo del-la Fondazione CDEC attraversoun numero verde o il web.
18La pace in Medio Oriente,la persecuzione dei cristiani
nel mondo e il riemergere dell’an-tisemitismo. Sono i temi sul tavolodell’incontro in Vaticano tra i rap-presentanti del World Jewish Con-gress e papa Bergoglio.
19Giovani ebrei da tutta Eu-ropa si riuniscono a Napoli
in occasione del J-YES - JewishYouth European Summit, il semi-nario organizzato dalla EuropeanUnion of Jewish Students insiemeall’Unione Giovani Ebrei d’Italia.
21Oltre 130mila persone.Questa l’affluenza registrata
a Pordenone legge, annunciano gliorganizzatori. Tra gli ospiti più ap-plauditi, lo scrittore israeliano Da-vid Grossman.
22Su Pagine Ebraiche 24, ilpresidente della Comunità
ebraica di Verona Bruno Carmi ri-corda Rita Rosani, ebrea triestina
che lottò nelle fila partigiane e fuuccisa dai fascisti nel veronese.
27Muore a 92 anni VittorioDan Segre, protagonista
della reazione ebraica alle leggirazziste del 1938, della liberazionedal nazifascismo, dell’indipendenzadi Israele, grande esperto di rela-
zioni internazionali, scrittore epubblicista amatissimo dal pubbli-co mondiale.
28Muore a 91 anni Mario Li-mentani, uno degli ultimi
testimoni alla Shoah.
A Bologna esposto il Sefer Torah
settembre
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DOSSIER /Focus sull’anno
gie col tratta-to di Monaco, sollevate a suotempo da Ariel Sharon e ora conmaggior insistenza da BenjaminNetanyahu, sono tutt’altro cheimplausibili. Israele viene la-sciata a cuocersi nel suo brodomentre il mondo guarda avanti.È vero che con parole non equi-voche Matteo Renzi e PaoloGentiloni hanno riaffermatol’amicizia dell’Italia verso Israe-le, ma l’Italia con tutto il rispet-to conta poco. Il presidente
Obama ha superato ogni limiteretorico proclamando guerra-fondai i leader israeliani che ingrandissima maggioranza riten-gono insufficiente e pericolosol’accordo di Vienna. Obama hapoi aggiunto che se infine unaguerra dovesse occorrere, impli-citamente o esplicitamente acausa di Israele (e degli ebrei,dico io), a pagarne le maggioriconseguenze sarebbero la stessaIsraele (e gli ebrei). La mentestenta a crederci, ma un discor-
so dai toni certo diversi ma dal-la logica molto simile era giàstato pronunciato dall’innomi-nabile alla fine degli anni ‘30del 20° secolo. Al di là dell’ac-cordo di Vienna, che sacrificadunque gli interessi di Israele difronte a quelli dei paesi firmata-ri, bisogna però prendere atto diun processo più generale di ero-sione della posizione strategicadi Israele sulla scena internazio-nale. Il boicottaggio economico eaccademico aumenta di intensi-
tà e se non raggiunge per ora ri-sultati drammatici, riesce perògià a creare danni marginali. LaCorte Internazionale dell’Ajaemette sentenze velleitarie e pu-nitive con i medesimi effetti. LeNazioni Unite ogni giorno, inassemblea plenaria o nei comita-ti come quello sui diritti civili,prendono decisioni basate sulprincipio di due pesi e due mi-sure. A parte la predisposizionenegativa di molte nazioni, reli-gioni e culture, Israele è isolato
anche perché nessuno al mondo(e nemmeno una buona metàdegli israeliani) accetta oggi lanarrativa governativa circa nonsolo la legittimità ma l’essenzia-lità degli insediamenti in Ci-sgiordania. Ma la tutela el’espansione degli insediamenticostituiscono la pietra angolaresulla quale Bibi ha creato la suaprecaria coalizione governativa.Israele soffre di fatto la disfun-zione di un paese che non hauna politica estera ma solo una
politica interna, tanto che nonsi è nemmeno presa la briga dinominare un ministro degliEsteri, limitandosi solo a unasottosegretaria che per le suedoti dialettiche potrebbe ben di-rigere un movimento giovanile,ma non di più. L’ideologia dun-que come unica chiave operati-va, senza nulla di quell’articola-zione concettuale e capacità ma-novriera di mediazione e colla-borazione politica che forse nonsarà l’elemento decisivo ma a
OPINIONI A CONFRONTO
Si apre intorno a un tavolo im-
bandito e affollatissimo, nella
suggestiva cornice della Ro-
tonda di via Besana, la seconda
edizione di Jewish and the City
(13-16 settembre), l’appunta-
mento che chiama a raccolta i
milanesi alla scoperta della
tradizione e dell’identità
ebraica.
Dopo lo Shabbat, il tema del
2014 è la pasqua ebraica, Pe-
sach, e ad aprire il carnet di
eventi è la cena rituale del se-
der, curata da Andée Ruth
Shammah e condotta dalla re-
gista teatrale Miriam Cameri-
ni. Pesach, che ricorda la fine
della schiavitù degli ebrei in
Egitto, impone soprattutto
una riflessione sul concetto di
libertà.
“È un invito a riflettere – di-
chiara rav Roberto Della Roc-
ca, direttore scientifico del Fe-
stival e direttore del diparti-
mento Educazione e Cultura
UCEI – non solo sull’affranca-
mento dalla schiavitù, ma an-
che sull’affrancarsi oggi da al-
tro: dai luoghi comuni, dai pre-
giudizi, dall’essere ciò che gli
altri vogliono invece di ciò che
si è”. “Uscire verso la libertà si-
gnifica non assuefarsi al pen-
siero collettivo”, spiega il rab-
bino capo di Milano Alfonso
Arbib.
Tanti gli ospiti di richiamo in-
ternazionale: dalla filosofa Ca-
therine Chalier al rav Adin
Steinsaltz, tra i più importanti
studiosi contemporanei del
Talmud. In chiusura un omag-
gio al pittore Marc Chagall, a
La sfida di raccontarsi a porte aperte
DA ROMA A MILANO, IDENTITÀ E LETTERATURA PROTAGONISTE
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“Accettabile, anche se discutibile,
la partecipazione pubblica e car-
tacea al grande dolore, alla in-
consolabile perdita del defunto
o della defunta (di personaggi
femminili da compiangere pub-
blicamente e a pagamento sem-
bra che ve ne siano meno) tra-
sformata in moda: quella di de-
funti che spesso non si è mai co-
nosciuti (o poco apprezzati). È un
modo di farsi notare, un processo
pubblicitario – anche se inconscio
– dettato da un’industria mortua-
ria che un tempo si accontentava
del funerale e dell’annuncio af-
fisso sulla porta di casa o della
chiesa. Ma perché sentiamo que-
sto grande bisogno di cancellare
la morte?”. È uno dei pungenti in-
terrogativi che ha lasciato ai suoi
lettori Vittorio Dan Segre, colon-
na del giornalismo italiano, di-
plomatico, uomo di cultura,
scomparso all’età di 92 anni nel
settembre 2014. O come scrive il
direttore di Pagine Ebraiche Gui-
do Vitale nel ricordarlo, quelle
poche righe sono “L’ultima frec-
ciata ironica che suona come una
messa in guardia: quando sarà il
momento, non celebratemi. Ri-
cordatemi da vivo, se ne siete ca-
paci”.
Piemontese di nascita ma emi-
grato nella Palestina mandataria
dopo la promulgazione delle leg-
gi razziste, Segre ha seguito co-
me corrispondente di guerra la
sorte della Brigata Ebraica, par-
tecipato attivamente alla fonda-
zione dello Stato di Israele, di-
ventandone autorevole rappre-
sentante nelle vesti di diploma-
tico. Sarà indissolubilmente lega-
to a Indro Montanelli, con cui
fonderà tra l’altro il quotidiano
il Giornale. Dotato di tagliente
VITTORIO DAN SEGRE (1922-2014)L’ebreo fortunato che voleva essere eroe
volte aiuta nelle occasioni digrande crisi. La crisi della poli-tica estera di Israele è grande.Netanyahu, aiutato da pessimiconsiglieri, ha scelto la via delconfronto diretto con Obama,puntando sulla sua non-riele-zione nel 2012, svolgendoun’accanita campagna elettoralea favore del partito repubblica-no, nominando a Washingtonun ambasciatore filo-repubblica-no, Ron Dremer, che è statoquasi dichiarato persona non
grata, e apparendo in pienacampagna elettorale israelianadi fronte a un Congresso ameri-cano che lo ha applaudito mache molto difficilmente avrà inumeri e soprattutto la tempraper mettere ostentatamente inminoranza il presidente sull’ac-cordo di Vienna. Tanto più chese oggi l’accordo fosse abrogato,l’Iran potrebbe procedere sullavia del nucleare senza più alcu-na remora. A corroborare le suescelte, Bibi ha certamente cre-
duto che gli ebrei della Diasporasi sarebbero arruolati senza ri-serve a difesa delle tesi e degliinteressi di Israele. Ma anche suquesto piano la delusione è co-cente. Una grande indagine diopinione effettuata dal centroPew nel 2013 confermava il for-te appoggio generale degli ebreiamericani nei confronti dell’am-ministrazione Obama. Un piùrecente sondaggio mostra comela maggioranza degli ebrei ame-ricani approvino la posizione del
presidente sulla questione ira-niana. Stiamo assistendo al ri-torno graduale del popolo ebrai-co all’impotenza strategica checredevamo fosse finita nel 1948.
Ponti ú–– David Bidussa
Storico sociale delle idee
La scelta del ponte come parolachiave per la prossima Giornata
Europea della Cultura Ebraica èlodevole. Tuttavia, nutro alcuneperplessità. Provo a spiegarmi.Cosa meglio di un ponte puòsimboleggiare l’unione di ciòche è diviso? Tuttavia, nonsempre quella figura descriveuna condizione o il desiderio dicoabitazione o d’incontro. Ponteè una parola polisemica, taloranon senza ambiguità.Consideriamo un ponte “reale”,forse quello simbolicamente piùpregante nella storia recente di
Europa: il ponte di Mostar, unluogo che è un simbolo dellastoria complicata, controversa esanguinosa della Bosnia.L’esperienza di quel ponte èscandita dal ritmo delle rivolte edelle guerre. È una guerra chel’ha distrutto il 9 novembre1993. La sua ricostruzione, un-dici anni dopo, non ha riapertoil dialogo.Quello che la guerra ha distrut-to non è il ponte fisico. È la pos-sibilità di tro-
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più antico del mondo, identificatol’anno precedente dal professorMauro Perani, docente di ebraicodella locale Università degli Studi.
30Buon compleanno DafDaf. Ilgiornale ebraico per bambini,
edito dall’UCEI, compie quattroanni.
2Vera Bazzini Giorgi viene rico-nosciuta Giusta tra le nazioni
dallo Yad Vashem per aver ospi-
tato, nel 1943, la famiglia Tedeschi.Testimonianza chiave quella del-l’allora giovanissimo Dario Tede-schi, ex vicepresidente UCEI.
5Presentati a Roma i family mo-vies della famiglia Della Seta -
Di Segni, testimonianze della vitaebraica prima delle leggi razziste.
Le bobine sono state digitalizzatedall’Ufficio Restauri Cineteca Na-zionale e dall’Istituto centrale perla conservazione su impulso diClaudio Della Seta.
6I coniugi May-Britt e EdvardMoser vincono il premio No-
bel per la Medicina. A commen-
ottobre
cui è dedicata una grande re-
trospettiva a Palazzo Reale.
Durante le stesse giornate si
apre a Roma il Festival Inter-
nazionale di Letteratura e Cul-
tura Ebraica, inaugurato dalla
Notte della Cabbalà, che acco-
glie nell’antico ghetto migliaia
di persone tra musica, sapori
e incontri. Giunto alla sua set-
tima edizione, il festival è pro-
mosso dalla Comunità ebraica
di Roma con Roma Capitale, la
Regione Lazio, l’Ufficio cultu-
rale dell’ambasciata d’Israele
e la Camera di Commercio.
Protagonisti degli incontri de-
dicati al tema “What’s up fami-
ly, che succede famiglia” la fi-
glia di Amos Oz, Fania, che con
suo padre ha scritto Gli ebrei
e le parole. Alle radici del-
l’identità ebraica (ed. Feltrinel-
li), il compositore Ennio Mor-
ricone intervistato da Antonio
Monda, la chef e collaboratrice
di Pagine Ebraiche Laura Rava-
ioli, l’autrice, reduce del suc-
cesso de I Middlestein (ed. La
Giuntina) Jami Attenberg e la
scrittrice Lia Levi.
Infine ospite d’onore di Porde-
nonelegge è lo scrittore israe-
liano David Grossman, che ri-
flette su come lo scrivere
d’amore sia il suo rifugio per
sfuggire alla morte e alla vio-
lenza.
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tare su Pagine Ebraiche 24 è Ales-sandro Treves, esperto di neuro-scienze cognitive alla Sissa di Trie-ste, che con i due Nobel ha creatouna collaborazione in Israele.
7Simcha Rotem, 91 anni, eroedella rivolta del Ghetto di Var-
savia, fa visita al Tempio Maggioredi Roma.
9A prestare soccorso alla popo-lazione ligure dopo l’alluvione,
anche il mondo ebraico: un furgo-ne carico di mezzi di prima neces-sità raccolti dalla Comunità ebraicadi Merano e dalla locale sezioneAdei viene inviato alla regionementre l’Unione Giovani Ebreid’Italia avvia sui social networkuna raccolta fondi.
Lo scrittore francese di origineebraica Patrick Modiano vince ilpremio Nobel per la Letteratura.
12Jaron Lanier riceve a Fran-coforte il Friedenpreis des
Deutsches Buchhandels, il presti-gioso riconoscimento del mondotedesco dell’editoria, per il suo im-pegno contro la demenza digitale.
13Il Parlamento britannico ap-prova la mozione che chiede
al governo di riconoscere lo Statodella Palestina, come ha fatto set-timane prima l’esecutivo svedese.
16 Si svolge a Roma il vente-simo corteo organizzato
dalla Comunità di Sant’Egidio in
ironia e con una vita avventurosa
alle spalle, racchiuderà la sua bio-
grafia in due opere: Storia di un
ebreo fortunato e Storia del-
l’ebreo che volle essere un eroe.
La seconda, data alle stampe pro-
prio nei giorni della sua scompar-
sa, “è opera di un autore che è
riuscito finalmente a domare la
potenza del super-io” spiega lo
storico Alberto Cavaglion, nel re-
censire per Pagine Ebraiche il li-
bro - “e naviga tranquillo e sere-
no, come uno Zeno redivivo,
nell’oceano della senilità e del di-
sincanto”.
Sono molte le voci che lo ricor-
dano, dalle istituzioni al mondo
ebraico, dal capo dello Stato
Giorgio Napolitano al presidente
UCEI Renzo Gattegna. “Dan Segre
aveva conosciuto da vicino tutti
i principali attori della rinascita
del popolo ebraico in Israele, e in
questa rinascita aveva svolto un
ruolo concreto anche se non
sempre dichiarato”, afferma il de-
mografo Sergio Della Pergola.
“Ma quello che lo distingueva
maggiormente era la lucida ca-
pacità di espressione che com-
pendiava una profonda cultura
ebraica e generale, una fede ada-
mantina negli obiettivi ideali
dell’ebraismo, e una assoluta-
mente indipendente e a volte an-
ticonformista analisi delle con-
tingenze”. E ancora un ricordo
della redazione di Pagine Ebrai-
che, di cui fu un prezioso consi-
gliere, affidato al direttore Vitale
e a “quel biglietto che mi hai fat-
to avere quando la rotativa ha
cominciato a far girare la stampa
del primo numero di Pagine
Ebraiche e che segna la tua per-
cezione di un segno di speranza,
di un’inversione di tendenza nel
decadimento dell’ebraismo ita-
liano: congratulazioni, avete ri-
messo in piedi un cadavere”.
Gior
gio
Albe
rtini
ricordo del rastrellamento nazistadel 16 ottobre 1943 nell’area delVecchio Ghetto.
19“Con una certa durezza diforma e di sostanza i vesco-
vi vengono a dirci oggi che noi,che seguiamo la Torà di Moshè,saremmo nel peccato e che la no-stra era è terminata. Quanto è dif-ficile il dialogo”. Così rav RiccardoDi Segni, rabbino capo di Roma,commenta la Relazione del sinododei vescovi che si tiene in queigiorni in Vaticano.
Viene inaugurato l’anno accade-mico 5775 del Collegio RabbinicoItaliano. Dietro la cattedra rav Ric-cardo Di Segni.
Riapre la storica sinagoga di Car-magnola per festeggiare il matrimo-nio di Micol Nizza e Tomer Terbib.
21“Il Museo della Shoah cosìnon si era mai visto. L’im-
magine inedita, pubblicata dalmensile Pagine Ebraiche, svela co-me il museo sarà inserito nell’areaadiacente alla residenza di Mus-solini”. Sul Corriere della Sera Ales-sandro Capponi descrive, dandoun’anticipazione del numero di no-vembre del giornale dell’ebraismoitaliano, la configurazione che avràil Memoriale capitolino.
22Rav Shlomo Amar e ravAryeh Stern sono i nuovi
capi rabbino – rispettivamente se-fardita e ashkenazita – di Gerusa-lemme. Per dodici anni l’incarico
era rimasto vacante.
Le leggi che impediscono alle vit-time del nazismo di agire in giu-dizio, in sede civile, contro la Ger-mania per ottenere risarcimentisono incostituzionali. È quantosancisce la consulta, con una sen-tenza che il presidente UCEI Gat-tegna definisce “esemplare e digrande valore morale”. La notiziaviene riportata anche dall’autore-vole giornale ebraico tedesco Jü-dische Allgemeine che affida aGuido Vitale, direttore della reda-zione giornalistica dell’UCEI, uncommento sulla vicenda
23Una bimba di tre mesi euna ragazza di 22 anni uc-
cise e otto feriti: è bilancio dell’at-tentato perpetrato da un palesti-nese alla fermata di un bus a Ge-rusalemme.
24Giunto alla sua secondaedizione, lo Shabbath Pro-
ject arriva in Italia. Un’iniziativamondiale supportata dall’UCEI at-traverso l’Assemblea rabbinica e ildipartimento Educazione e Cul-tura che riunisce le comunità ebrai-che per festeggiare uno shabbatinsieme.
27Il presidente israeliano Reu-ven Rivlin si reca a Kafr
Qassem sulla lapide che ricorda49 palestinesi uccisi da un repartodella Guardia di frontiera israelianail 29 ottobre 1956. “Qui ha avutoluogo un crimine terribile. Dovre-mo educare le generazioni future,e trarre le lezioni necessarie”, ilmonito di Rivlin.
29Allo scrittore israelianoDror Mishani viene conse-
gnato a Parma il premio Adei Wi-zo Adelina Della Pergola.
30Apre i battenti il Lucca Co-mics and Games, il festival
di fumetti con l’abituale presenzadi Pagine Ebraiche e il dossier spe-ciale “Comic & Jews” curato daAda Treves.
Si tiene a Torino la Sesta LezionePrimo Levi, che il Centro Interna-zionale di Studi dedicato allo scrit-tore piemontese ha organizzato
sul tema “In un’altra lingua”, inonore della traduzione dell’operaomnia di Levi in inglese realizzatadalla Norton-Liveright.
31Paolo Gentiloni è il nuovoministro degli Esteri italia-
no. Parole di felicitazioni sonoespresse del presidente UCEI Gat-tegna.
3Ladri rubano la scritta ArbeitMacht Frei dal cancello del
campo di concentramento di Da-
chau. “Come se si potesse cancel-lare così la memoria”, commentaDario Calimani su Pagine Ebraiche24.
4Genova ricorda i 256 ebrei chei nazifascisti deportarono nel
1943 dalla città con il tradizionalecorteo in centro.
5Ancora un attentato a Gerusa-lemme: un palestinese si lancia
sulla folla con la sua vettura e uc-cide una persona, ferendone altredieci. Pochi giorni dopo altri duepalestinesi colpiranno in Israele: aTel Aviv viene ucciso a coltellateun soldato israeliano, e poche oredopo, con lo stesso metodo, vieneassassinata una ragazza.
novembre
Cresce ogni anno il numero dei
festival culturali con cui la reda-
zione di Pagine Ebraiche collabo-
ra, secondo uno schema ormai
consolidato che ha permesso nel
corso del 5775 di raggiungere un
enorme numero di lettori laddo-
ve spontaneamente si raccolgo-
no coloro che hanno a cuore la
letteratura, il cinema, l’arte, la
filosofia, il fumetto e tutte quel-
le espressioni dell’intelletto che
compongono da millenni uno dei
punti di forza della cultura ebrai-
ca. Incontrare gli organizzatori,
confrontarsi sui programmi e
proporre iniziative che possano
essere di interesse ai grandi
eventi della cultura italiana, e
non solo. Portare nelle tante cit-
tà grandi e piccole che vengono
regolarmente invase da un pub-
blico partecipe e interessato i va-
lori della millenaria minoranza
ebraica con incontri, presenta-
zioni, tavole rotonde. Raccontare
sulle pagine del giornale del-
l’ebraismo italiano i numerosi in-
contri con i grandi della cultura
mondiale e distribuire Pagine
Ebraiche, in accordo con gli or-
ganizzatori, in tutti quei luoghi
che sanno apprezzare le tradizio-
ni, la cultura e i valori di questa
realtà.
Si tratta di una politica ben pre-
cisa, che da ormai diversi anni
impegna la redazione giornalisti-
ca dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane su numerosi
fronti, e che ha permesso anche
nel corso del 5775 di far crescere
quei rapporti ormai ben consoli-
dati con alcuni eventi così come
di iniziare a costruire stima e re-
ciproca fiducia con altri.
Pagine Ebraiche, sia con pagine
costruite apposta per l’occasione
che grazie ai suoi dossier ha così
raggiunto il pubblico del Festi-
valetteratura, che ogni anno a
settembre trasforma Mantova in
una incredibile kermesse di libri,
autori, incontri e presentazioni,
per arrivare pochi giorni dopo in
migliaia di copie agli entusiasti
partecipanti che a Milano, per la
seconda edizione di Jewish&the-
City, hanno riempito all’invero-
simile tutte i luoghi del festival
dedicato all’ebraismo. Qui la re-
dazione è stata coinvolta in al-
cuni incontri della manifestazio-
ne, pochi giorni prima di seguire
Pordenonelegge, che pur trovan-
dosi in un luogo apparentemente
difficile riesce ogni anno di più a
raccogliere un grande consenso,
con centinaia di migliaia di per-
/ P12 DOSSIER 5775
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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraiche
DOSSIER /Focus sull’anno
vare un puntod’incontro. Lo stimolo a “cono-scersi”, prima ancora di “fidar-si”, di “avere voglia”, sentire“la curiosità” di parlarsi. Pri-ma conclusione: non è sufficien-te l’esistenza di un ponte, o ilsuo ripristino, perché ciò che siè interrotto riprenda il suo cor-so. In una condizione di fortesenso del conflitto di civiltà, diprofonda diffidenza - due condi-zioni psicologiche, mentali e an-che fisiche, quali tutti noi oggi
stiamo vivendo o che con diffi-coltà proviamo a contenere -evocare il ponte non significaalludere al dialogo. Questo nonsignifica la scomparsa dei ponti.Significa che i ponti hanno as-sunto anche, e talvolta soprat-tutto, altri significati e inaugu-rato o rafforzato altre pratiche,svolgendo anche altre funzioni erispondendo ad altri fini. Duemi sembrano significativi. En-trambi non guardano a una di-mensione della convivenza. Nel
primo caso la dimensione dellasolitudine induce a costruireponti. E una condizione che vaalla ricerca degli identici pro-prio perché il problema è co-struire una comunità che nonc’è. Il ponte è la linea di con-giunzione che consente di co-struire una comunità altrimentidispersa, di ritrovarla e di daread essa la possibilità di pensareoltre la generazione attuale. Co-sì si fanno ponti non per cono-scere di più, o perché si ha la
sensazione di doverne e volernesapere di più dei nostri vicini,ma alla rovescia, per non saper-ne. Perché quei mondi che ci so-no fisicamente vicini, ci sembra-no estranei, talora “nemici”, co-munque ostili. Per sfuggire aun destino avvisato come “av-verso”, per affermare che esiste-re e perpetuarsi nel tempo è unascelta ed è una sfida al propriotempo, allora si costruisconoponti e si riconnettono legamicon i propri collocati lontano
nello spazio. Nel secondo caso ilponte è una sorta di “terra dinessuno”, che presume un in-contro tra soggetti (sociali, cul-turali etc...) che non hanno in-teresse a conoscersi, bensì a con-trollarsi e dove il timore piùprofondo è quello di rinsaldare ilegami interni. In questo caso ilconcetto di ponte è indicare unluogo “estraneo” a tutti i “par-tecipanti”. Il fine di quello spa-zio organizzato non è il mesco-larsi e il conoscersi, ma il “mi-
surarsi”. In questo caso l’ap-puntamento è un modo perprendere le misure, per valutarela propria capacità di resistenza.Incontro e confronto basato sul-la compattezza di ciascun grup-po che si presenta ai bordi delponte. Condizione che esigel’eclisse del confronto interno aciascun gruppo che si presenta aquell’appuntamento e dove ciòche deve scomparire o esserecompressa è la dimensione dellamultidentità di ciascuno che
OPINIONI A CONFRONTO
PAGINE EBRAICHE PROTAGONISTA NEI GRANDI FESTIVAL
Fra la gente. Per la cultura e l’informazione
/ segue da P11
7Sono Israele e la Striscia di Ga-za le mete della prima missione
diplomatica dell’Alto rappresen-tante per la politica Estera europeaFederica Mogherini. Una decisionevolta a rilanciare il ruolo dell’Eu-ropa in possibili negoziati tra ledue parti. “C’è la volontà politicadi riaprire i colloqui di pace”, con-ferma a Mogherini il premier israe-liano Benjamin Netanyahu.
12Dall’infamante editto diespulsione promulgato dai re-
gnanti spagnoli al ritorno, tre secolidopo, grazie alla famiglia Rothschild,dall’incubo nazifascista ai nuovi pro-getti di futuro. È quanto racconta lamostra “La Comunità Ebraica diNapoli, 1864 – 2014: 150 anni distoria”, inaugurata in città presso laBiblioteca Nazionale.
Fermare sul nascere il risorgeredell’antisemitismo. Il messaggioche arriva da Berlino dalla confe-renza dell’Organizzazione per lasicurezza e la cooperazione in Eu-ropa, in cui interviene anche il mi-nistro degli Esteri italiano PaoloGentiloni
13 Per iniziativa di UCEI eCdec nasce Osservatorio
Antisemitismo, un servizio infor-mativo e di consulenza che moni-tora e studia il fenomeno dell’an-tisemitismo, diretto dalla sociologaBetti Guetta con la collaborazionedi Stefano Gatti.
Bookcity, la rassegna milanese de-dicata al libro, si apre con DavidGrossman, a cui il sindaco Giulia-no Pisapia consegna il sigillo d’orodella città. A chiudere la settimanaè invece Amos Oz, ospite della si-nagoga di via Guastalla.
15Grande festa a Torino perl’insediamento del nuovo
rabbino capo della Comunitàebraica rav Ariel Di Porto. Forma-tosi al Collegio rabbinico di Roma,
il rav racconta così le sue primeimpressioni su Torino: “È una cittàmolto diversa da quella da cui pro-vengo ma a modo suo è stata ca-pace di esprimermi sin dalle mieprime visite calore, disponibilità eun grande affetto”.
18Rabbia e indignazione do-po l’attentato compiuto in
una sinagoga di Har Nof a Geru-salemme: due terroristi palestinesihanno fatto irruzione nel tempioe ucciso quattro rabbini durante lapreghiera del mattino. Gli attentatori, poi uccisi dalle for-ze dell’ordine, feriranno a morteun poliziotto druso intervenutoper fermarli. “Israele reagirà conmano ferma a questo brutale as-sassinio”, l’intervento a caldo diNetanyahu. Cordoglio e solidarietà nell’Italiaebraica che si riunisce nel dolore:“La forza morale sia un elementoindispensabile per respingere leminacce della violenza e della bar-barie che si affacciano, non soloper Israele ma per il mondo inte-ro”, l’appello dell’Assemblea rab-binica italiana mentre il presidenteGattegna ricorda che “i nostri va-lori, quel sistema di valori che inostri nemici vorrebbero vederedisfatto, sono più forti del loroodio”.
23Rav Scialom Bahbout si in-sedia a Venezia come nuovo
rabbino capo della Comunità. “Ab-biamo fiducia nel futuro nonostan-te tutto”, sottolinea il rav nel corsodella cerimonia di investitura
23L’ebraismo europeo si riu-nisce a Milano in occasione
del Meeting of Presidents of JewishOrganisation, la tre giorni di ap-profondimenti organizzata su im-pulso dello European Council ofJewish Communities e dell’Ame-rican Jewish Joint DistributionCommittee in collaborazione conl’UCEI e la Comunità ebraica lo-cale.
24”Un’esperienza stimolante,l’inizio di una serie di ini-
ziative organizzate in sinergia conil ministero dello Sviluppo Econo-mico per far sì che il marchio dicasherut nazionale possa al piùpresto passare dalla fase proget-tuale a quella operativa”. A NewYork per partecipare a Kosherfest,l’assessore alla casherut JacquelineFellus è ambasciatrice del progettoUCEI racchiuso nel marchio K.it,da intendersi come “simbolo di ka-sherut e italianità dei prodotti cer-tificati” secondo le regole alimen-tari ebraiche.
26Arriva anche sui quotidianiitaliani il dibattito sul dise-
gno di legge, portato avanti da Ne-tanyahu, che vuole ribadire l’iden-tità ebraica di Israele. La proposta,poi messa in un cassetto, troveràl’opposizione del presidente Reu-ven Rivlin, che la definisce “super-flua e controproducente”.
1Rav Umberto Avraham Piper-no, 53 anni, viene nominato
nuovo rabbino capo della Comu-nità ebraica di Napoli. Queste lesue prime parole: “Ringrazio il
dicembre
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sone che arrivano in città per il
festival del libro con gli autori.
Ha chiuso settembre Torinospi-
ritualità, altro evento dal suc-
cesso sempre crescente, arrivato
nel 2014 alla decima edizione. Te-
mi complessi e affascinanti, per
i quali a volte sorprendono le
lunghe code che precedono
sempre l’inizio degli incontri.
Ed è stata la prestigiosa Bu-
chmesse ad indicare la stra-
da in ottobre con il Frieden-
preis des Deutsches Bu-
chhandels assegnato a Jason
Lanier, guru dell’informatica
e delle reti che è anche arti-
sta e musicista e attento
analista della società contempo-
ranea: è ora di reagire alla mi-
naccia dei monopolisti del web
e di difendere la creatività, la
cultura e l’intelligenza. Lucca Co-
mics e BilBOlBul hanno dato l’oc-
casione per approfondire il rap-
porto fra fumetto e cultura
ebraica, argomento del dossier
Comics&Jews, distribuito in col-
laborazione con gli organizzatori
dei due festival.
Una ampia intervista a uno dei
fondatori della manifestazione
ha raccontato in primavera le
idee portanti della Biennale De-
mocrazia, che ogni due anni por-
ta a Torino grandi personaggi
impegnati nella diffusione di una
cultura della democrazia che
sappia tradursi in pratica demo-
cratica. E a Bologna è sempre più
forte l’intesa con gli organizza-
tori della Children’s Book Fair,
che al prestigioso caffè degli au-
tori hanno voluto ospitare l’in-
contro organizzato dalla reda-
zione di DafDaf, il giornale ebrai-
co dei bambini. Bambini al cen-
tro anche a Venezia, dove Israele
è stato paese ospite e pluripre-
miato a Cartoons on the Bay, che
da quest’anno stringe un’allean-
za con Animix, il festival dell’ani-
mazione di Tel Aviv, e poche
settimane dopo Pagine Ebrai-
che arriva anche alla Festa
del Libro Ebraico di Ferrara.
Maggio è il mese del Salone
del libro di Torino, con la re-
dazione impegnata su diversi
fronti per giornate intense e
appassionanti, mentre a fine
mese è la volta di Trento, con
il Festivaleconomia. L’estate, poi,
vede il cinema protagonista, con
i successi al Locarno Film Festi-
val e le novità presentate a Ge-
rusalemme, in attesa di Venezia,
a settembre. Prima di tornare a
Mantova. E ricominciare.
a.t. twitter @atrevesmoked
compare su quella soglia e doveciascuno deve recitare un mono-logo. In entrambi i casi fine del-la poetica del ponte come luogodel dialogo.
Dialogo ú–– Anna Foa
Storica
A cinquant’anni dalla dichiara-zione Nostra Aetate, promulga-
ta il 28 ottobre 1965, si susse-guono celebrazioni e convegni,volti non solo a ricordare quellasvolta radicale nei rapporti tracristiani ed ebrei, ma anche e so-prattutto a fare un bilancio delmodo in cui la Nostra Aetate èstata recepita e accolta negli an-ni sia dagli ebrei che dai cattoli-ci e delle prospettive che si apro-no oggi nei rapporti tra le duereligioni. Quando il Concilio Vaticano IIemanò la dichiarazione, appena
vent’anni erano trascorsi dallaShoah. L’ebraismo era in Europa unareligione minoritaria, lontanada quella egemonia culturaleche a partire dagli anni Ottantal’avrebbe posta all’attenzionedel mondo, inondando di librigli scaffali delle librerie, dandoleuno spazio crescente nei media,a partire dal cinema, entrando afar parte degli studi universita-ri, dando vita a dibattiti e con-vegni. Un processo che si è ac-
compagnato a quello della co-struzione della Memoria dellaShoah e che non può non essere,almeno in parte, dipeso da quel-la profonda revisione della con-siderazione cristiana degli ebreiche aveva rotto duemila anni diinsegnamento del disprezzo, perdirla con il padre del dialogo,Jules Isaac. Una rivisitazione a sua volta instretto rapporto con il bilancioche il mondo della cultura equello religioso stavano facendo
della Shoah e del ruolo che l’an-tigiudaismo della tradizione cri-stiana aveva avuto nel consenti-re che tale insegnamento del di-sprezzo divenisse, senza conti-nuità ideologica ma non senzaresponsabilità, odio ed elimina-zione fisica degli ebrei.Cinquant’anni dopo, sono or-mai soprattutto i cristiani a es-sere perseguitati e assassinatidal fondamentalismo islamico,anche se l’antisemitismo non èscomparso e sembra crescere e
generare continuamente nuovimostri. E tanto è divenuto al giornod’oggi importante combattere edenunciare il massacro dei cri-stiani, che è stato proprio unconvegno in Perù dedicato allacelebrazione del 50° della No-stra Aetate che ha recentementedenunciato con forza la loropersecuzione in Asia e in Afri-ca, proprio in nome dei principidi rispetto e di dialogo procla-mati da quella / segue a P14
Consiglio per la fiducia accorda-tami ed esprimo l’auspicio che pos-sa attenderci un futuro di gioia. Ilsuccesso di un rabbino, tra i varifattori, lo si misura anche in rela-zione al numero di matrimoni edi milot”.
3Dopo aver cacciato dal gover-no gli ex alleati Yair Lapid e
Tzipi Livni, accusati di aver rematocontro di lui, il premier israelianoNetanyahu chiede al parlamentodi sciogliersi e indire nuove ele-zioni. Vista l’impossibilità di for-mare una nuova maggioranza, laKnesset si scioglie. Gli israeliani, adistanza di due anni e mezzo dal-l’ultima volta, torneranno a votareil 17 marzo.
Muore a Roma a 86 anni EnzoCamerino, testimone della Shoahche sopravvisse all’orrore di Au-schwitz Birkenau.
4 Scoppia a Roma il caso MafiaCapitale che porta il primo ar-
resto di 37 persone con l’accusa diassociazione a delinquere. Tra gliindagati della maxi operazione, l’exsindaco di Roma Gianni Aleman-no.
5A Roma si celebrano i vent’an-ni delle relazioni tra Israele e
la Santa Sede. A presenziare ai fe-steggiamenti, l’ambasciatore israe-liano presso la Santa Sede ZionEvrony e il cardinale Pietro Paro-lin, segretario di Stato vaticano.
7Milano conferisce a GabrieleNissim, presidente della onlus
Gariwo, ente che ha promosso lanascita della Giornata europea deiGiusti, l’Ambrogino d’Oro.
11Al via a Torino i lavori delconvegno “Patrimonio Ar-
chitettonico Religioso - Nuovefunzioni e Processi di Trasforma-zione”. Tra i protagonisti della duegiorni di studi Dario Disegni, pre-sidente della Fondazione Beni Cul-turali Ebraici in Italia, a cui è affi-data la presentazione del patrimo-nio architettonico ebraico italianoe il ruolo della Fondazione.
14Durante il Consiglio del-l’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane viene approvatoil bilancio preventivo. Dall’ordinedel giorno emerge il forte impegnosul fronte del sociale e dell’assi-stenza, l’incremento dell’appoggioalle Comunità e lo sviluppo di unaprogettualità mirata per offrire ser-vizi adeguati alle esigenze degli
ebrei italiani, il massimo conteni-mento della spesa, oltre che unanuova attenzione al tema della rac-colta Otto per mille.
15Si apre al Centro ebraicoPitigliani di Roma il Sim-
posio Europeo “Stabilire una reteeuropea per l’insegnamento sul-l’educazione alla Shoah”, organiz-
zato nell’ambito del semestre ita-liano di presidenza europea dalMinistero dell’Istruzione, dell’Uni-versità e della Ricerca, in collabo-razione con lo Yad Vashem di Ge-rusalemme e con l’UCEI.
Il premier israeliano Benjamin Ne-tanyahu, in visita a Roma, incontrail segretario di Stato Usa John Ker-ry per parlare dello stallo delle trat-tative di pace con i palestinesi.
Eletto il nuovo Consiglio della Co-munità ebraica di Trieste: votati inordine di preferenze, il presidenteuscente Alessandro Salonichio, acui verrà confermata la carica, ArielCamerini, Nathan Israel, MauroTabor, Davide Belleli, Livio Vasieri
e Alessandro Treves.
17Sono 141 persone, per lamaggior parte bambini, le
vittime dell’attacco terroristicocompiuto a Peshawar, in Pakistanda un commando di talebani inuna scuola. Su Pagine Ebraiche24il rabbino Pierpaolo Pinhas Pun-turello scrive: “In questi giorni ein questi tempi non possiamo per-metterci il lusso di rimanere silenti,dobbiamo cantare per i bambiniche devono andare a scuola, perle bambine che devono essereistruite, per i popoli che devonoriscattarsi senza l’uso del terrore”.
17Viene inaugurata al Museoebraico di Roma la mostra
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DOSSIER /Focus sull’anno
dichiarazione.Che ebrei e cristiani insieme,uniti nel ricordo della svoltaconciliare e nella pratica deldialogo si facciano insieme pro-motori di questa denuncia è unfrutto fondamentale di quanto èstato iniziato cinquant’anni or-sono.Di dialogo, soprattutto, si èparlato a Roma a fine giugno,in un convegno internazionaleorganizzato dall’InternationalCouncil of Christians and Jews
e dall’Amicizia Ebraico-cristia-na di Roma , con la partecipa-zione di numerosi studiosi eprotagonisti del dialogo fra cuiAbraham Skorka di Buenos Ai-res, il cardinal Betori, rav Da-vid Rosen, Andrea Riccardi,Alberto Melloni, Marco Mor-selli e molti altri. Ricevendo inudienza i partecipanti, papaBergoglio ha a sua volta ricor-dato la Nostra Aetate riaffer-mandone il valore essenziale eirreversibile, perché rappresen-
ta “il ‘sì’ definitivo alle radiciebraiche del cristianesimo e il‘no’ irrevocabile all’antisemiti-smo”.I lavori del convegno hannotoccato vari aspetti e problema-tiche diverse, tutte viste in unaprospettiva di apertura al futu-ro più che di bilancio storico delpassato: dalla riflessione su Be-namozegh e Maritain, sul car-dinal Bea e Barth, a quella sultema di Shaùl/Paolo, a quellasul ruolo delle religioni in un
mondo conflittuale. Perché inrealtà, e questo emergeva conforza dai lavori del convegno, ilcompito del dialogo non è in al-cun modo esaurito. Esso richie-de l’impegno di cristiani edebrei, non solo dei cristiani,perché è un lavoro di riscritturadel rapporto tra i due mondi,non semplicemente una modifi-ca dell’atteggiamento delleChiese cristiane verso gli ebrei.È vero che per noi ebrei è piùfacile pensare al dialogo ebrai-
co-cristiano come a una trasfor-mazione dell’atteggiamento delcristianesimo, e in particolaredel cattolicesimo, verso gliebrei. Più facile ma anche fuor-viante, errato. Anche nella sto-ria delle età passate, quando gliebrei erano cacciati o rinchiusinei ghetti, il rapporto è semprestato di reciproca influenza, direciproca acculturazione. Le radici comuni, al di là del-l’insegnamento del disprezzo,hanno certamente facilitato
questa reciprocità: e se tantiebrei si sono piegati più o menospontaneamente al fonte batte-simale, tanti cristiani hannopiegato il loro sapere alle fontidel pensiero ebraico, alla kabba-lah luriana, alle ricchezze delsincretismo marrano. Per que-sto, per il fatto di essere stati at-tivi protagonisti della storia,anche gli ebrei hanno oggi do-veri e responsabilità. Di fronteai massacri dei cristiani in Asiae in Africa ma anche di fronte
OPINIONI A CONFRONTO/ segue da P13
Sono molti gli scrittori e le pagi-
ne che ogni mese il giornale del-
l’ebraismo italiano propone ai
suoi lettori, ma nel corso del
5775 sono in particolare tre gli
autori che hanno saputo convo-
gliare l’attenzione del pubblico.
Le pagine 4 e 5 di questo giornale
sono dedicate a Katja Petrowska-
ja, pluripremiata autrice di Forse
Esther (Adelphi), protagonista a
maggio al Salone del libro di To-
rino nell’anno della Germania. La
scrittrice croata Daša Drndić con
il grande romanzo Sonnenschien
– Trieste (Bompiani) ha fatto par-
lare di un modo nuovo di raccon-
tare la Memoria: pubblicata nel
numero di febbraio di Pagine
Ebraiche, l’intervista alla Drndića firma di Guido Vitale racconta
innanzitutto come l’edizione ori-
ginale del grande romanzo final-
mente apparso in edizione italia-
na che ha fatto parlare di un ca-
polavoro dei nostri tempi abbia
una particolarità che turba. Il te-
sto è interrotto nel bel mezzo
delle sue 520 pagine dalla inter-
minabile lista dei nomi di tutti gli
ebrei italiani che dalla Shoah non
hanno fatto ritorno. “La lettura
inciampa inevitabilmente in un
macigno piazzato nel bel mezzo.
L’occhio prende la rincorsa per
saltare la lista, poi finisce per
scorrerla ordinatamente, quasi
un omaggio, una misura della
sofferenza” scrive Vitale, e ag-
giunge che l’editore della versio-
ne originale, Fraktura, ha avuto
il coraggio di fare quello che nes-
sun altro ha osato imitare. I nomi
sono stampati su fogli che hanno
una fragilità tutta particolare e
alla saldatura con le altre pagine
la carta è lievemente forata. La
lista è presente per disturbare,
proclama il libro, ma se dà fasti-
dio si può anche toglierla di mez-
zo, quelle pagine non sono come
le altre, le si possono strappare,
le si possono escludere, le si pos-
sono mettere da un canto. E al-
l’inizio dell’intervista è proprio
l’autrice che senza dire una pa-
LETTERATURA - DA PATRICK MODIANO A DASA DRNDIC
L’inesauribile racconto della Memoria viva
alle ottuse e fanatiche azioni deiloro propri fondamentalisti,quali ciclicamente si verificanoin Israele. È una battaglia co-mune in difesa della libertà reli-giosa e dei diritti umani quellache oggi, in acque che diventanoogni giorno più perigliose, ci at-tende. Ed è, forse, una delle for-me che il dialogo ebraico-cristia-no è destinato ad assumere nelfuturo nostro e dei nostri figli,aprendosi a divenire un dialogofra i popoli e le religioni tutte.
Complicitàú–– Anna Segre
Docente
Fa male, poche ore dopo l’assal-to a Kfar Douma che ha uccisoAli Saad Dawabsheh, un bambi-no palestinese di diciotto mesi, esuo padre (oltra ad aver messoin pericolo di vita i la madre e ilfratellino) pensare che anche gliebrei sono capaci di cose simili,
assalti incendiari come i po-grom, come la notte dei cristalli. Fa male pensare che qualcunoabbia ritenuto opportuno festeg-giare il 15 di Av, la notte di lu-na piena tradizionalmente dedi-cata all’amore, non andando ascegliere una sposa tra le fan-ciulle danzanti come era d’usonei tempi antichi, e neppure de-dicandosi allo studio della To-rah (come è previsto in partico-lare da questa data con le nottiche iniziano ad allungarsi) ma
incendiando una casa in cuiuna famiglia dormiva pacifica-mente.Fa male pensare che dalle lun-ghe ore trascorse pochi giorniprima a digiunare intonando la-mentazioni per la distruzionedel Santuario di Gerusalemmequalcuno abbia tratto non uninvito al pentimento e alla ri-flessione collettiva ma una le-zione di assurda e cieca violen-za, la convinzione che la Reden-zione e l’arrivo del Messia non
richiedano un’opera paziente dieducazione e autoeducazione masiano un bottino da conquistarecon il sangue e con il fuoco.Fa male, mentre ci si avvicinaallo Shabbat - uno Shabbat chedovrebbe essere di consolazione,il primo dopo il digiuno di Ti-shà be-Av - pensare che in que-sto stesso momento in altre caseebraiche si preparano i lumi daaccendere, si apparecchia la ta-vola e intanto si plaude a questaazione dimostrativa o si trova
qualche forma di giustificazio-ne. Fa male pensare alle mani didonne ebree che hanno impasta-to le challot e cucinato i cibiprelibati mentre i loro figli emariti tornavano a casa fieri do-po aver devastato e ucciso. Famale pensare a queste famiglieebraiche che tra poco si riuni-ranno intorno alla tavola, bene-diranno i figli, canteranno ilKiddush e spezzeranno le chal-lot pronunciando con precisionele benedizioni,
“Prima di tutto italiani”, curata daLia Toaff e dedicata al ruolo deisoldati ebrei nella Grande Guerra.Presente il ministro della DifesaRoberta Pinotti assieme al presi-dente della Comunità romana Ric-cardo Pacifici.
18Davanti agli iscritti della Co-munità di Milano, il presi-
dente Walker Meghnagi confermale sue irrevocabili dimissioni, cosìcome quelle di tutta la lista con cuisi era candidato, WellCommunity.Una Comunità segnata dalle diffi-coltà economiche, dalle dolorosevicende legate alle ingenti sommesottratte dalle casse da dipendentiallontanati, da divisioni interne, do-vrà tornare a scegliere i propri di-
rigenti in marzo, dopo due annidalle precedenti elezioni.
19Al Museo Nazionale del-l’Ebraismo Italiano e della
Shoah viene inaugurata la mostra“Torah fonte di vita”, curata daSharon Reichel, che espone oggetticerimoniali e libri dalla collezionedel museo della Comunità ebraicadi Ferrara e rimarrà aperta fino al
31 dicembre 2015 permettendol’apertura permanente del primostralcio del Meis.
22Bologna celebra i 60 anni distoria della sua sinagoga. Ad
accogliere le centinaia di personepresenti, tra cui il sindaco VirginioMerola, il presidente della comunitàebraica Daniele De Paz e il rabbinocapo Alberto Sermoneta.
31La risoluzione palestineseproposta da Abu Mazen
all’Onu, da mesi al centro del di-battito diplomatico internazionale,si risolve in un nulla di fatto: nonbastano gli otto sì del Consiglio diSicurezza per far passare la mo-zione in cui si fissava a un anno il
termine per il conseguimento dellapace con Israele e si ordinava la“fine dell’occupazione israelianadei territori palestinesi entro il 31dicembre 2017”.
2 Dopo aver acquisito nel 2012lo status di osservatore dell’As-
semblea delle Nazioni Unite, il pre-sidente dell’Autorità palestinese AbuMazen sigla lo Statuto di Roma,che gli permetterà di chiedere chela Corte penale internazionale pro-cessi Israele per crimini di guerra.
gennaio
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/ segue a P16
“È molto interessante come in
questa società ricevano più ascol-
to i messaggi di chi non esercita
direttamente la professione ri-
spetto agli addetti ai lavori. Cre-
do che, al giorno d’oggi, si sia di-
sposti a introietta-
re le cose serie più
facilmente da chi fa
spettacolo rispetto
ad altre fonti”. È il
commento a Pagine
Ebraiche del rabbi-
no capo di Roma
Riccardo Di Segni,
dopo il successo
dello spettacolo televisivo di Ro-
berto Benigni dedicato ai Dieci
Comandamenti, record di ascolti
in prima serata su Rai Uno. A
commentare anche rav Roberto
Della Rocca: “Benigni ha colto pie-
namente lo spirito dello Shabbat,
in particolare sul tema della di-
sconnessione”. Il maskil Cesare
Efrati ne elogia l’entusiasmo e la
comunicatività e rav Elia Richetti
ne sottolinea l’ebraicità: “Se è ve-
ro che la lettura dei Comanda-
menti è avvenuta secondo l’ordi-
ne della Chiesa, è in-
negabile che il suo
sia un racconto
ebraico”, mentre il
rav Benedetto Ca-
rucci Viterbi ha ap-
prezzato particolar-
mente gli espliciti
riferimenti ai mi-
drashim. Ha qualche
perplessità invece il rabbino capo
di Padova Adolfo Locci: “Ci voleva
davvero – chiede - uno show te-
levisivo perché si sentisse il biso-
gno di affermare il proprio orgo-
glio ebraico con tutto quello che
è stato prodotto in millenni di
tradizione orale?”.
LO SHOW TELEVISIVO DELL’ATTORE
Il Decalogo secondo Benignirola apre il libro, afferra quelle
pagine e le lacera alla radice, se-
parandole dalle altre e spiegan-
do: “È stata questa la Shoah e
questa deve essere la Memoria”.
Al centro dell’attenzione mon-
diale l’opera del francese Pa-
trick Modiano, vincitore nel
2014 del Nobel per la letteratu-
ra, che ha ricevuto a fine aprile
anche il premio Pardes al Festi-
val del libro ebraico di Ferrara.
A Modiano Pagine Ebraiche ha
dedicato nel numero di maggio
pagine che raccontano i percor-
si di un personaggio estrema-
mente schivo, ritroso al punto
che anche convincerlo a ritirare
personalmente il Nobel non è
stato semplice. “Un figlio male
amato”, si definisce, che molta
della sua infanzia ha trascorso
con i genitori lontani, o lontano
dai genitori, e con un padre che
non ha pronunciato mai la pa-
rola ebreo, né mai ha fatto ri-
ferimento alla propria identità
ebraica, nonostante proprio per
questo fosse ricercato sia dalla
polizia francese che da quella
tedesca, e arrestato per ben
due volte. Bernard Pivot, autore
di un formidabile documentario
sullo scrittore, definisce i ricordi
di Modiano “un incredibile bric
à brac della memoria, un bazar
da archivista”. In una intervista
di molti anni fa Modiano aveva
spiegato che questa sua mania
per la ricostruzione gli permette
di andare avanti, mescolando ri-
cordi e racconti, e frammenti di
realtà per costruire la vita di un
luogo, e abitarlo di quel mistero
che è necessario donare anche
ai posti, agli avvenimenti più ba-
nali. “Perché questo è il dovere
di un romanziere: rendere giu-
stizia alle cose”. E non è il pas-
sato, quello che interessa a Mo-
diano, ma ciò che il tempo e la
memoria ne hanno fatto.
a.t. twitter @atrevesmoked
7 Un sanguinoso attentato ter-roristico colpisce la sede pari-
gina del giornale satirico franceseCharlie Hebdo, uccidendo dodicimembri della sua redazione, tracui il direttore Charb e i vignettistiCabu e George Wolinsky, e feren-do undici persone. Autori dellastrage sono i fratelli jihadisti fran-co-algerini Saïd e Chérif Kouachi,che nelle ore successive sono poiuccisi nel corso di un’irruzione nel-la tipografia della cittadina diDammartin-en-Goële all’internodella quale si sono barricati.
9 Alla vigilia di shabbat, un ter-rorista armato di mitra, legato
agli attentatori di Charlie Hebdo,già protagonista di uno scontro afuoco con la polizia il giorno pri-ma, si barrica nel supermercatoebraico Hypercacher di Porte deVincennes, prendendo alcuniostaggi e chiedendo in cambio del-la loro liberazione il rilascio degliattentatori della redazione del gior-nale satirico. Nell’attentato Couli-baly uccide quattro persone - Phi-lippe Braham, 45 anni, Yohan Co-hen e Yoav Hattab, 22, e FrançoisMichele Saada, 55 – per poi esserecolpito a morte durante l’irruzionedella polizia nel supermercato.
11 Oltre due milioni di fran-cesi scendono in piazza a
Parigi per dimostrare di non averpaura del terrorismo ed esprimeresolidarietà alle vittime degli atten-tati che hanno colpito il cuore del-la Francia nei giorni precedenti.Alla manifestazione partecipano
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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraiche
DOSSIER /Focus sull’annoanche i premier e i leader politicidi nazioni di tutto il mondo, tracui Matteo Renzi, il primo mini-stro israeliano Benjamin Netanya-hu e il presidente dell’Autorità pa-lestinese Abu Mazen. Ultima tappadel corteo una cerimonia nellaGrande Synagogue de la Victoire.
12 “Sono in gioco tutte leconquiste che la civiltà oc-
cidentale ha guadagnato a caroprezzo”. È quanto afferma il pre-sidente UCEI Renzo Gattegna inuna intervista al Corriere della seraa proposito dei fatti di Parigi, dellalotta all’odio e all’antisemitismo edella difesa degli insopprimibili va-lori di libertà di espressione e disatira. Un impegno affermato conforza anche nell’adesione del-l’UCEI alla grande manifestazionerepubblicana di Parigi con un mes-saggio inviato al presidente fran-cese François Hollande e al presi-dente del Conseil Représentatif desInstitutions juives de France RogerCukierman.
Si celebra la Semichà di rav Ro-berto Di Veroli che, dopo un per-corso di studi, raggiunge la caricadi rabbino. Rav Di Veroli si occupaanche della shechitah, la macella-zione rituale, ed è sofer, trascrive quindi i testi sacri.
13 Si svolgono sul Monte degliUlivi di Gerusalemme i fu-
nerali delle quattro vittime dell’at-tentato all’Hypercacher di Porte deVincennes, nella periferia di Parigi.“Cari Yoav, Yohan, Philippe e Fran-çois Michel, non volevamo ricever-vi in Israele in questa situazione. Vivolevamo vivi”, afferma il presiden-te israeliano Reuven Rivlin.
14 Migliaia di persone in filaper acquistare una copia del
numero di Charlie Hebdo uscitoa una sola settimana dall’attentatoalla sua redazione con una tiraturadi 7 milioni di copie e 16 tradu-zioni.
18 Viene firmato dal presiden-te UCEI Gattegna e dal mi-
nistro dell’Istruzione Stefania Gian-nini il Protocollo di Intesa dedicato
all’educazione della Shoah nellescuole italiane, rinnovato in occa-sione del Viaggio della Memoriaad Auschwitz che vede coinvoltiduecento studenti da tutta Italia
20Migliaia di persone in piaz-za in un’Argentina sotto
shock chiedono verità sulla mortedi Alberto Nisman, il pubblico mi-nistero che stava indagando sulpresidente Cristina Fernández deKirchner per un presunto insab-biamento delle indagini sull’atten-tato del 1994 al Centro ebraico diBuenos Aires nel quale persero la
vita 85 persone. Il procuratore, chetemeva per la sua incolumità, è sta-to trovato morto nel suo apparta-mento con accanto una pistola ca-libro 22.
21A Torino si inaugura la mo-stra “I mondi di Primo Levi
– Una strenua chiarezza”, allestitaa Palazzo Madama su progettodell’architetto Gianfranco Cavaglià,curata da Fabio Levi e PeppinoOrtoleva, promossa dal Centro Pri-mo Levi. In piazza Castello, pro-prio di fronte all’entrata, viene al-lestito un il carro merci usato al-
l’epoca per le deportazioni, che su-scita alcune polemiche da partedel sovrintendente ai beni artisticiLuca Rinaldi, che giudica il vagonetroppo ingombrante, e a cui replicaduramente il ministro dei BeniCulturali Dario Franceschini.
26Il sindaco di Roma IgnazioMarino consegna le chiavi
della Casina dei Vallati al presiden-te della Fondazione Museo dellaShoah Leone Paserman.
27Alla presenza di capi di Sta-to, leader ebraici, e Testi-
le stesse bene-dizioni, le stesse parole che an-che noi stiamo per pronunciare,gli stessi gesti che anche noistiamo per compiere.In diverse circostanze storiche enei più diversi contesti il terro-rismo può vivere e prosperaresolo finché trova intorno a sésimpatia, protezione e complici-tà; e il solo modo per sconfigger-lo è abbattere questo muro dicomplicità. Possibile che in villaggi relati-
vamente piccoli in cui tutti siconoscono nessuno si accorgadi un gruppo di persone che siallontana in piena notte? Nonci sono madri, padri, mogli, fra-telli, sorelle che non siano di-sponibili a coprire con il silen-zio la sortita notturna dei lorofamiliari? Ogni ora che passasenza la scoperta dei colpevolirende più evidenti le responsa-bilità e i silenzi di un’interacollettività. Ma la cosa che fa più male di
tutte è pensare che in molti am-bienti, e forse anche nell’ebrai-smo italiano, si sentiranno pre-sto voci tese a minimizzare l’ac-caduto, o a sottolineare (magris-sima consolazione) che questocrimine è stato condannato datutte le istituzioni israeliane.Questo è in realtà uno dei peg-giori pericoli che incombe suIsraele e su tutti noi: la tenden-za a minimizzare, l’ostinazionea negare l’evidenza e l’abitudinea criminalizzare chi cerca di ca-
pire e analizzare ciò che sta suc-cedendo; le accuse indiscrimina-te di essere “nemici di Israele”,“ebrei che odiano se stessi” ri-volte a chiunque si permetta diriferire fatti (anche reali) che of-fuscano un quadro idilliaco co-struito spesso in base a una co-noscenza un po’ approssimativae superficiale di Israele, dellesue leggi, dei suoi partiti e mo-vimenti politici, dei suoi nemici,esterni ed interni.Si aiuta meglio Israele combat-
tendo i suoi nemici o fingendoche non esistano?
Valoriú–– Francesco Lucrezi
Storico
Sembrerebbe davvero esserciuna sinistra regia dell’orroredietro il doppio orrendo crimineche ha recentemente insangui-nato Israele, una regia il cui
primo obiettivo pare quello dideturpare in modo osceno l’im-magine dell’ebraismo, le fonda-menta etiche del popolo mosai-co, gli eterni ideali del sionismo,da sempre indissolubilmente le-gati alle idee di libertà, pace,giustizia, concordia tra gli uo-mini e le nazioni. Siamo abituati, purtroppo, a in-dignarci davanti alle bandieredi Israele imbrattate dai vandaliantisionisti e antisemiti, e la ri-corrente immagine del drappo
OPINIONI A CONFRONTO
Frederic Boisseau, Philippe Bra-
ham, Frank Brinsolaro, Jean Ca-
but, Elsa Cayat, Yohan Cohen, Yo-
av Hattab, Philippe Honoré, Cla-
rissa Jean-Philippe, Ahmed Ma-
rabet, Bernard Maris, Mustapha
Ourad, Michel Renaud, Francois
Saade, Bernard Verlhac, Georges
Wolinski. Giornalisti, vignettisti
e scrittori, semplici cittadini che
facevano la spesa prima dell’en-
trata dello shabbat, poliziotti in
servizio per il proprio Paese. Se-
dici nomi da ricordare, scanditi
uno a uno nella Grande Synago-
gue de la Victoire di Parigi dal
Gran Rabbino di Francia Haim
Korsia “perché non vengano di-
menticati”. Vittime del fanati-
smo, dell’odio antisemita, di chi
vorrebbe con la violenza cancel-
lare le libertà di opinione e di
pensiero. Vittime delle stragi
compiute a Parigi dal terrorismo
islamico, che prima ha colpito la
redazione del settimanale sati-
rico Charlie Hebdo (7 gennaio),
poi il supermercato ebraico Hy-
percacher di Porte de Vincennes
(9 gennaio). Giorni di violenza e
terrore, che hanno lasciato la
Francia, l’Europa e il mondo in-
tero sotto choc e contro cui era
necessaria una reazione per di-
fendere i va-
lori della de-
mocrazia ap-
pena scossi
nel profondo.
Così, pochi
giorni dopo
gli attentati,
oltre due mi-
lioni di perso-
ne – con in te-
sta i leader di
diverse nazio-
ni del mondo - si sono riversate
nelle strade di Parigi per mani-
festare unite, insieme contro
l’odio e in favore della libertà.
“Je suis Charlie, je suis juif, je suis
flic”, hanno scandito i manife-
stanti in corteo. “Nelle strade di
Parigi c’ero, c’eravamo tutti. Ci
è voluta la morte di sedici per-
sone per arrivare a questo ma la
Francia ha ritrovato oggi i valori
che l’hanno resa faro del mon-
do”, dichiara rav Korsia all’inter-
no della Grande Synagogue – ul-
tima tappa
della grande
manifesta-
zione parigi-
na - dopo
aver ricor-
dato i nomi
delle vitti-
me. “Sappia-
mo usare e
siamo obbli-
gati a usare
la forza, ma
contiamo sull’efficacia dei nostri
valori, che sono la pace, la soli-
darietà, la libertà”, le parole do-
po l’attentato all’Hyper casher
del presidente francese Francois
Hollande, presente alla cerimo-
nia in sinagoga. Al suo fianco, il
primo ministro israeliano Benja-
min Netanyahu, venuto per te-
stimoniare alla Francia e ai suoi
cittadini ebrei la solidarietà del-
lo Stato ebraico. Ma alcune pa-
role di Netanyahu apriranno una
accesa discussione con Hollande
così come con l’ebraismo tran-
salpino: “Vorrei dire a tutti gli
ebrei di Francia e d’Europa:
Israele è la vostra casa”, la frase
pronunciata da Netanyahu, su-
bito dopo l’attentato di Parigi.
Un invito al mondo della Diaspo-
ra a fare l’aliyah (salita in Israe-
le) a cui risponderà il primo mi-
nistro francese Manuel Valls: “La
Francia senza gli ebrei non è la
Francia”. Una posizione condivi-
sa dal rabbino capo di Parigi Mo-
she Sebbag: “La Francia è casa
nostra”, le parole del rav. Come
è diventata la casa di Lassana
Bathily, il cassiere musulmano
del Hyper casher diventato un
eroe oltralpe per aver aiutato
alcuni clienti a salvarsi durante
l’attentato al supermercato. Uno
dei simboli positivi da cui la
Francia ha scelto di ripartire do-
po Parigi.
LA FRANCIA E LA RISPOSTA AL TERRORE
Je suis Charlie, juif, flic: difendere la libertà
/ segue da P15
bianco e azzurro macchiato dirosso ci procura rabbia, pena,disgusto. Ma quella bandiera è stata pro-fanata in modo infinitamentepiù grave da chi, accecato da unodio bestiale, ha reciso le giova-ni vite di Ali Saad Dawabsheh eShira Banki, accomunate in untragico e assurdo destino. I re-sponsabili sono i peggiori nemi-ci di Israele e dell’ebraismo: sobene che questi due terminivengono interpretati spesso in
modi anche molto diversi, a se-conda della formazione cultura-le e delle idee politiche e religio-se di chi li usa, ma, in tale va-rietà eccezioni, resta ferma e as-soluta la convinzione che questedue parole, ‘ebraismo’ e ‘Israe-le’, qualsiasi cosa significhino,indicano comunque valori oppo-sti a quelli degli assassini. Il fatto che l’accoltellatore dellagiovane Shira appartenga a ungruppo di cosiddetti ‘ultraorto-dossi’ suona come un assurdo
ossimoro, suscita la stessa sen-sazione di sconcerto sollecitatadalle immagini di Yigal Amir,l’assassino di Rabin, con la kip-pah in testa.Sono certo che il responsabileconosca a memoria i versettidella Torah che proibiscono irapporti omosessuali, e che sa-rebbe anche in grado di trovarequalche antica citazione sul do-vere di difendere la ‘purezza’della Terra di Israele. Ma sono altrettanto certo che
non ha capito nulla della Torah,se ne isola alcune parole, tra-sformandole in veleno, estraen-dole da un contesto ampio ecomplesso, il cui senso profondocoincide con una umile e conti-nua interpretazione dell’Allean-za tra l’uomo e il suo Creatore,nella quale la vita umana figuracome un bene sacro e intangibi-le. Quanto agli assassini del picco-lo Ali, e alla scritta da loro la-sciata sul luogo del misfatto, in-
vocante l’arrivo del Messia, sosolo che, per lunghi secoli, ilMessia è stato atteso, neglishtetl dell’Ucraina e della Rus-sia, nei villaggi e nelle città del-la Polonia e della Germania, suilidi e nelle oasi di Libia e Ma-rocco, da generazioni di ebreidevoti, dediti allo studio, al la-voro e alla preghiera, che hannosopportato in silenzio mille tri-bolazioni per non tradire l’inse-gnamento ricevuto dai loro pa-dri. E la fiducia nell’avvento del
Messia è stata ribadita, da tantimartiri, anche sulle soglie dellecamere a gas. Chiunque sia il Messia, si credao no nel suo arrivo, non calzeràcertamente la maschera feroceche gli attribuiscono i vili atten-tatori che, per propiziarne l’ar-rivo, buttano una bottiglia in-cendiaria nella stanza dove dor-me una madre con i suoi figli.Un motivo di speranza e di con-solazione, nonostante tutto, vie-ne dalla forza
moni della Shoah si svolgono lecelebrazioni per il 70esimo anni-versario della liberazione di Au-schwitz-Birkenau. A guidare la de-legazione ufficiale arrivata da Ro-ma il presidente della Repubblicafacente funzione senatore PietroGrasso, accompagnato dal presi-dente UCEI Renzo Gattegna edalle più alte autorità. Presente an-che il presidente della Comunitàdi Roma Riccardo Pacifici.
28Gli interventi del rav Giu-seppe Laras (Corriere della
sera, 13 gennaio) e del priore Enzo
Bianchi (La Stampa, 18 gennaio)suscitano una presa di posizionedel rabbino capo di Roma Riccar-do Di Segni, che denuncia su Pa-gine Ebraiche 24 il pericolo, daparte cristiana, di una lettura a sen-so unico delle Scritture.
29”Un amico fidato e un so-stenitore speciale del Me-
moriale”. Con queste parole LilianaSegre, Testimone della Shoah, rin-grazia l’imprenditore Bernardo Ca-protti per il suo importante con-tributo affinché fosse realizzato ilMemoriale della Shoah di Milano.
A Caprotti, patron di Esselunga,come segno di gratitudine la Fon-dazione del Memoriale dedica lospazio mostre del Binario 21.
1L’inserto La Lettura del Cor-riere approfondisce la richiesta
di eliminazione del termine ‘razza’dai testi scientifici. A chiederla, tragli altri, l’UCEI (con una nota con-
giunta del presidente Renzo Gat-tegna e dell’assessore alla MemoriaVictor Magiar), assieme all’Univer-sità La Sapienza, al rabbino capodi Roma Riccardo Di Segni e alparlamentare MicheleAnzaldi.
“L’alleanza tra nazioni e popoloseppe battere l’odio nazista, razzi-sta, antisemita e totalitario di cuiquesto luogo è simbolo doloroso.La stessa unità in Europa e nelmondo saprà battere chi vuole tra-scinarci in una nuova stagione diterrore”, così il neo presidente dellaRepubblica Sergio Mattarella, chesceglie di visitare le Fosse Ardea-tine come primo atto istituziona-le.
2Al Festival del fumetto di An-gouleme viene premiato Riad
Sattouf con il suo “L’arabo del fu-turo”. Sattouf, di origine siriana, èuno dei componenti delle redazio-ne di Charlie Hebdo e il più strettocollaboratore di Joann Sfar, crea-tore della serie “Il gatto del rabbi-no”. Angouleme rende omaggioalle vittime del terrorismo di Parigiesibendo su uno stendardo con iloro nomi.
Missione negli Stati Uniti per laFondazione Centro di Documen-tazione Ebraica Contemporaneadi Milano che festeggia i suoi 60anni di attività. A rappresentare ilCdec il presidente Giorgio Sacer-doti e la storica Liliana Picciotto,entrambi consiglieri UCEI
3Durante il suo insediamentocome capo dello Stato Sergio
Mattarella ricorda il piccolo Ste-fano Gaj Taché, rimasto uccisodall’attentato alla sinagoga di Ro-ma nel 1982: “Era un nostro bam-bino, un bambino italiano”, dichia-ra. Mattarella incontrerà nella stes-sa giornata il presidente UCEIRenzo Gattegna. “Siamo commos-si dalle parole del presidente”, lareaione del presidente della Co-munità romana Riccardo Pacifici.
4Viene pubblicata la ricerca “Davecchie e nuove direzioni. Per-
cezioni ed esperienze di antisemi-tismo tra gli ebrei italiani” di SergioDella Pergola, docente di Demo-grafia presso l’Università Ebraicadi Gerusalemme e L.D. Staetsky,ricercatore presso il dipartimentodi Sociologia dell’Università diCambridge, già anticipata sul nu-mero di febbraio di Pagine Ebrai-che.
11Apre i battenti la mostra Ju-daica Pedemontana, pro-
mossa e organizzata dalla Fonda-zione per i Beni Culturali Ebraiciin Italia e la Biblioteca NazionaleUniversitaria di Torino, che esponeper la prima volta al pubblico ilprezioso fondo di volumi ebraicidella Biblioteca.
15Attentato di matrice islami-sta a Copenhagen: un da-
nese di origine giordana apre ilfuoco contro un centro culturalein cui si discuteva del caso Charlie
febbraio
“Il nostro Paese ha pagato più
volte il prezzo dell’intolleran-
za. Voglio ricordare un solo no-
me: Stefano Taché, rimasto uc-
ciso nel vile attacco terroristi-
co alla sinagoga di Roma nel-
l’ottobre del 1982. Aveva solo
due anni. Era un nostro bam-
bino, un bambino italiano”.
Queste le storiche parole pro-
nunciate da Sergio Mattarella
durante il suo discorso di inse-
diamento come dodicesimo
presidente della Repubblicaa il
3 febbraio scorso, con le quali
ha ricordato la morte del pic-
colo Stefano a distanza di 33
anni dal drammatico attenta-
to. Mattarella decide inoltre di
recarsi, come primo atto isti-
tuzionale, a visitare le Fosse
Ardeatine, commemorando
l’eccidio perpetrato dai nazifa-
scisti. “Due momenti indelebili
nella memoria degli ebrei ita-
liani - commenta il presidente
UCEI Renzo Gattegna - ma che
devono rimanere perpetua-
mente presenti anche nel-
l’identità di tutti quei cittadini
che hanno a cuore i valori della
democrazia e della conviven-
za”.
“Le parole a presidio dei valori
fondamentali e contro ogni
forma di odio, razzismo e an-
tisemitismo pronunciate alle
Fosse Ardeatine rappresentano
un chiaro segnale per tutto il
paese”, conferma Gattegna.
Mattarella, ex ministro della
Difesa e della Pubblica Istru-
zione ed ex vicepresidente del
Consiglio dei ministri, succede
dopo nove anni a Giorgio Na-
politano, il cui mandato è sta-
to contrassegnato da un forte
legame con l’ebraismo italiano.
Una settimana prima è stato
infatti lo stesso Napolitano ad
aver inviato un messaggio al
presidente Gattegna in occa-
sione delle commemorazioni
per il Giorno della Memoria:
“Lei sa quanto io le abbia col-
tivate e sostenute in tutti que-
sti anni nella convinzione che
l’omaggio alle vittime dell’Olo-
causto e il rispetto delle radici
e delle ragioni costitutive dello
Stato d’Israele rappresentino
un’essenziale testimonianza
della sensibilità civile, cultura-
le e politica dell’Italia e del suo
Stato democratico”.
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pagine ebraiche n. 9 | settembre 2015
QUIRINALE - L’EREDITÀ DI NAPOLITANO
Mattarella, Presidente della continuità
/ segue a P18
Hebdo. L’uomo cercherà poi di at-taccare la sinagoga della città. Afermalo Dan Uzan, volontario del-la sicurezza che l’attentatore uccideprima di essere a sua volta colpitodalla polizia. “Non abbiamo paurae non ci muoveremo di qui”, di-chiara il rabbino di Danimarca JairMelchior.
20Più di mille cittadini di re-ligione musulmana si riuni-
scono intorno alla sinagoga diOslo per il Fredens Ring, l’anellodella pace, simbolo dell’opposizio-ne all’antisemitismo e al fanatismoislamico.
24Sentenza storica in un tri-bunale di Manhattan che
condanna l’Autorità Nazionale Pa-lestinese e l’Organizzazione per laLiberazione della Palestina a 218milioni di dollari di risarcimentoper il ruolo avuto in alcune azioniterroristiche avvenute in Israele trail 2002 e il 2004, durante le qualipersero la vita o rimasero feriti deicittadini americani.
26Viene richiesto il rinvio agiudizio per 39 persone
coinvolte nell’inchiesta sul sito an-tisemita e neonazista Stormfrontsul quale da diversi anni indaga laprocura di Roma.
27Con una larga maggioranzaespressasi a favore di due
diverse mozioni – una presentatadal Partito democratico, l’altra dalNuovo Centrodestra – l’aula dellaCamera dà il proprio via libera alriconoscimento (dal valore pura-mente simbolico) dello Stato pa-lestinese da parte del governo. De-cisivo l’intervento del ministro de-gli Interni Angelino Alfano, leaderdi Ncd, che ha fatto sì che l’aulariconoscesse la centralità del ne-
goziato come presupposto impre-scindibile per un futuro di pacenella regione.
2Eletto il nuovoConsiglio della
Comunità di Torino.Come presidente, no-
minato con con voto unanime, sa-rà scelto Dario Disegni, già presi-dente della Fondazione Beni Cul-turali Ebraici. Al suo fianco, per lalista Beiachad Franco Segre, Da-niel Fantoni, Lidia Krieger, AldaGuastalla, Carola Ovazza, DanilaFranco e Guido Anau Montel.Cinque, invece, gli eletti della for-mazione Anavim: Alessandra Co-en Disegni, Giuseppe Di Chio,Giacomo Emilio Ottolenghi, Da-vid Sorani e Alessandro Rimini.
In Vaticano l’anteprima mondialedi “Sfumature di verità”, il contro-verso film della regista Liana Ma-rabini dedicato a Pio XII. Il Cor-riere della sera riporta la stronca-tura di Pagine Ebraiche: “Vicendedrammatiche che hanno segnatoindelebilmente i destini di milionidi persone sono degradate alla stre-gua di una goffa soap opera di dub-bia qualità”. A bocciare la pellicolaanche l’Osservatore Romano.
3Dopo mesi di polemiche conObama, il premier israeliano
Netanyahu tiene il suo discorso da-vanti al Congresso americano e in-vita i presenti a dire “no” all’accordosul nucleare iraniano. L’amministra-zione Obama è infatti impegnata,assieme ad altre potenze mondiali,a siglare un’intesa con l’Iran.
4Un folto pubblico si raccogliea Trani in occasione della terza
edizione del festival Lech Lechà eper celebrare la riapertura della si-nagoga Scolanova, inaugurata do-po un intenso lavoro di restauro.
6Al via le celebrazioni per la ter-za Giornata europea dei Giusti.
A Milano il sindaco Pisapia inau-gura nuovi ceppi e nuovi alberipiantati all’interno del Giardino.
8A Milano ha inizio il CongressoStraordinario dell’Unione Gio-
vani Ebrei d’Italia. Nel weekend vie-
ne eletto il nuovo Consiglio e no-minata presidente Talia Bidussa.
9Per la prima volta a Gerusa-lemme, la settimana di Ye’ud,
il corso di leader training organiz-zato dall’UCEI e dalla World Zio-nist Organization.
12Il Consiglio dei Ministri in-dica il parlamentare italo-
israeliano Yoram Gutgeld come ca-po del team sulla spending review.
17Israele al voto: contro ognisondaggio il Likud di Ben-
jamin Netanyahu vince le elezionibattendo i diretti avversari del cen-tro-sinistra dell’Unione Sionista.Forte affermazione della UnitedList che raccoglie tutte le forze po-litiche arabo-israeliane. A Neta-nyahu che si dice “onorato di que-sta grande responsabilità”, il com-pito di costruire la nuova maggio-ranza e il nuovo governo.
18“La misericordia è un ele-mento fondamentale nel
pensiero ebraico: il cristianesimol’ha ereditato, e fatto suo, ma laprimogenitura è nella nostra tra-
marzo
LE ELEZIONI E I SONDAGGI SBAGLIATI
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DOSSIER /Focus sull’anno
dell’unanimeesecrazione giunta da tutte lecomponenti della società israe-liana e dalle comunità ebraichedi tutto il mondo. Non c’è dub-bio che quanto è accaduto dovràsollecitare una maggiore vigi-lanza e una più forte azione dicontrasto nei confronti di uncerto estremismo violento, feno-meno che è stato, forse, sottova-lutato, anche per la continuanecessità di dover fronteggiare isoliti nemici esterni. Ma la de-
mocrazia e la società d’Israeledispongono di tutte le necessa-rie risorse morali per una forte edeterminata risposta anche suquesto fronte. Prendano esem-pio da questa reazione tutti i ne-mici di Israele e degli ebrei, cheoggi gridano allo sdegno per ilpiccolo Ali, invocando vendetta(dopo poche ore una donnaisraeliana ha rischiato di morirebruciata viva per una molotovlanciata nella sua auto) e ap-plaudono o, nel migliore dei ca-
si, tacciono, quando le vittimesono ebree e gli assassini sonoarabi.
Coerenza ú–– Alberto Heimler
Scuola Nazionale dell’Amministrazione
La nomina di Fiamma Niren-stein a prossimo ambasciatored’Israele in Italia pone una fon-damentale questione etico-poli-
tica. La Nirenstein è stata fino adue anni fa membro del Parla-mento italiano, eletta per il Pdlin una circoscrizione della Li-guria. Nel 2013, alla fine delmandato parlamentare, ha as-sunto la doppia cittadinanzaisraeliana e italiana. Adesso conla nomina ad ambasciatore do-vrà rinunciare alla cittadinanzaitaliana. Stanley Fisher quando ha as-sunto l’incarico di governatoredella Banca centrale d’Israele
non ha lasciato la cittadinanzaamericana. La carica di gover-natore è infatti indipendentedalla politica e la competenzatecnica è più che sufficiente. La cittadinanza non conta.L’ambasciatore è diverso. Deve sempre e in ogni circo-stanza stare dalla parte del Pae-se che rappresenta e del suo go-verno. È compatibile questa fedeltàcompleta a un altro Paese daparte di qualcuno che fino a ieri
rappresentava il popolo italianoin Parlamento? Non voglio enon posso entrare nella coscien-za di Fiamma Nirenstein, maritengo che l’orgoglio per la no-mina che ha comprensibilmenteespresso appena la scelta delministro degli Esteri ad interimNetanyahu è stata resa pubblicadebba essere bilanciato dal sen-so di appartenenza a un altropopolo che si amava e rispettavaa tal punto da rappresentarlo fi-no a solo due anni fa ai massimi
OPINIONI A CONFRONTO
La proposta di modifica della leg-
ge del 1975 in merito al contra-
sto dei crimini di genocidio, cri-
mini contro l’umanità e crimini
di guerra viene approvata in feb-
braio al Senato con una larghis-
sima maggioranza. Il disegno di
legge, in attesa dell’approvazione
della Camera, prevede l’introdu-
zione di un’aggravante di pena
di tre anni se i reati previsti dalla
legge del ‘75 – ovvero la propa-
ganda, la pubblica istigazione e
il pubblico incitamento a com-
mettere atti di discriminazione
razziale – si fondano in tutto o in
parte sulla negazione della Shoah
e dei crimini contro l’umanità.
Primi firmatari del disegno di
legge - che ha visto il forte im-
pegno dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane con la collabo-
razione della Comunità ebraica
di Roma - sono i senatori Silvana
Amati, del Partito democratico,
IL DISEGNO DI LEGGE IN PARLAMENTO
Negazionismo, risposta ferma contro l’odio
Contro ogni sondaggio, in pri-
mavera il leader del Likud Ben-
jamin Netanyahu ha vinto le
elezioni anticipate, ottenendo
per la quarta volta le chiavi del
governo di Israele.
Secondo le previsioni prece-
denti al voto, infatti, il Likud
era dietro alla compagine di
centrosinistra formata dal duo
Isaac Herzog-Tizpi Livni, ovvero
l’Unione Sionista.
Poi, chiuse le urne, lo scenario
è iniziato a cambiare, portando
all’inaspettata conferma di Ne-
tanyahu. 30 seggi al Likud con-
tro 24 laburisti e re Bibi – come
lo aveva definito il Time – di
nuovo sul trono.
Al suo fianco, nella coalizione
di governo, trovano posto Ha-
bayt Hayehudi (8 seggi), Shas
(7), Uniti per la Torah (6) e Ku-
lanu (10), il nuovo partito di
Moshe Kahlon (ex Likud), ago
della bilancia e voce dell’insod-
disfazione di molti israeliani
per il costo della vita troppo
elevato nel paese.
Ma la coalizione così creata,
Israele, Netanyahu resta in sella
/ segue da P17
dizione”. Così il rabbino capo diRoma Riccardo Di Segni, in un’in-tervista a Repubblica incentratasulla scelta di papa Bergoglio diindividuare nella misericordia iltema del Giubileo straordinarioda lui indetto.
Attentato al Museo del Bardo diTunisi, subito rivendicato dall’Isis.Perdono la vita 24 persone di varienazionalità e ne vengono ferite 45tra cui Alberto di Porto, padre diAriel, rabbino capo a Torino. Nelcapoluogo piemontese, da doveprovengono diverse vittime, Co-
mune e comunità ebraica organiz-zano fiaccolate di condanna al ter-rorismo.
22Giornata elettorale per laComunità ebraica di Mila-
no. Le due principali liste Wellcom-munity e Lechaim eleggono lo stes-so numero di consiglieri. Nei giorniseguenti si sceglie l’inedita soluzio-ne della doppia presidenza affidataai due capilista: Raffaele Besso perWellCommunity, Milo Hasbani perLechaim. Vicepresidente, AntonellaMusatti, candidatasi da sola. InConsiglio entrano poi Davide Ha-zan, Sara Modena, Claudia Terra-cina, Daniele Misrachi, Rami Ga-lante, Vanessa Alazraki, Davide Ro-mano, Ilan Boni, Daniele Schwarz,Joyce Bigio, Margherita Sacerdoti,Davide Nassimiha, Andrea Levi eGadi Schoenheit.
23L’Università del Moliseconferisce a Pietro Terraci-
na, sopravvissuto ai campi nazisti,la laurea Honoris causa in Scienzedella Formazione Primaria per ilsuo lavoro di testimonianza dellaShoah tra le nuove generazioni.
25Il Parlamento di Madridapprova una legge che pre-
vede la possibilità di richiedere lacittadinanza spagnola ai discen-denti degli antenati colpiti dal de-creto di Alhambra emanato daIsabella di Castiglia e FerdinandoII d’Aragona, che prevedeval’espulsione degli ebrei spagnoli il31 maggio 1492.
26“Le scuole ebraiche sono ilnostro modello”. Così il mi-
nistro dell’Istruzione StefaniaGiannini si rivolge alla platea dellaComunità ebraica di Milano, riu-nitasi per la serata organizzata dal-la Fondazione Scuola.
27Il presidente della Fonda-zione Beni Culturali Ebraici
in Italia Dario Disegni introducea Torino il convegno internazio-nale “Il collezionismo di libri ebrai-ci in Europa tra XVII e XIX seco-lo”. Il convegno è stato organiz-zato nell’ambito della mostra Ju-
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livelli istituzionali. Il fatto che la Nirenstein sia sta-ta una deputata italiana rendela sua nomina fondamentalmen-te diversa da quella di MichaelOren e Ron Dremer, il prece-dente e l’attuale ambasciatored’Israele negli Stati Uniti. Loroerano semplici cittadini ameri-cani che poco più che ragazzi sierano trasferiti in Israele, nonrappresentanti politici del popo-lo americano. L’accettazione dell’incarico di
ambasciatore d’Israele da partedell’onorevole Fiamma Niren-stein (e la rinuncia alla cittadi-nanza italiana che ne consegue)è come un atto di abiura per ilnostro Paese che impone unaspiegazione, una giustificazio-ne, quanto meno nei confrontidei suoi elettori. Tale spiegazione, per ragionievidenti di opportunità, è anco-ra più necessaria visto che l’in-carico della Nirenstein è in Ita-lia.
Scelteú–– Renzo Bandinelli
Comunità ebraica di Firenze
Fiamma Nirenstein, fiorentina,è stata indicata dal primo mini-stro Netanyahu quale prossimoambasciatore dello Stato diIsraele in Italia. A parte la non consueta solleci-tudine a indicare con tanti mesidi anticipo questa designazione
che va in parte a svantaggio del-l’attuale ambasciatore in carica,la notizia ha suscitato varie ri-flessioni sia negli ambienti dellecomunità ebraiche italiane chesulla stampa nazionale e israe-liana. Nel giudizio infatti non si puòprescindere dai trascorsi politicirecenti e meno recenti della Ni-renstein che dal punto di vistadell’attuale governo di Israeleforse rappresenta una opportu-nità ma che certamente risulte-
rà un ulteriore motivo di con-flitto e confusione fra il mondoebraico italiano e la società e lapolitica circostante. Le sue prese di posizione du-rante le recenti, precedentiesperienze di giornalista e disoggetto politico orientato deci-samente nella destra rimastaper vari anni al governo in Ita-lia, non sembrano essere le mi-gliori caratteristiche per unapersonalità diplomatica che do-vrebbe essere in grado di conci-
liare le esigenze del Paese cherappresenta con quelle delloStato che la ospita e che dovreb-be mettere a frutto tutte le sueesperienze acquisite in campodiplomatico (?) per affrontarel’incarico assegnatole con la ne-cessaria moderazione al fine dirisolvere divergenze piuttostoche generarle. Questo non sem-bra essere stato finora il caratte-re di Nirenstein e le sue doti dideterminazione e aggressivitàespresse in
RAV ELIO TOAFF (1915-2015)
Il rabbino grande un secolo Pochi giorni prima del suo centesimo compleanno, scompare il
rabbino capo emerito di Roma Elio Toaff (z.z.l.).
Sono tantissime le figure istituzionali che si stringono attorno
alla famiglia, dal premier Matteo Renzi all’ex presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano, e centinaia le persone che hanno
dato il loro ultimo saluto di fronte al Tempio Maggiore di Roma
e durante i funerali a Livorno, sua città natale.
A ricordarlo il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Renzo Gattegna: “Aveva una personalità di alto valore che incu-
teva rispetto e al tempo stesso ispirava simpatia. Aveva un elo-
quio semplice e schietto, senza peli sulla lingua, ma sempre ri-
spettoso della dignità di tutti”. Il presidente della Comunità
ebraica di Roma Riccardo Pacifici celebra poi il suo amore per
lo Stato ebraico: “Rav Toaff è stato anche un grande sionista,
un grande sostenitore di
Israele”. Su Pagine Ebraiche
prendono la parola i rabba-
nim che sono stati suoi
alunni: il rabbino capo di
Roma Riccardo Di Segni sot-
tolinea la sua “esperienza di
un uomo straordinario ed
efficace anche nella quoti-
dianità” e ripercorre il momento della successione: “Dopo un
passaggio di consegne pressoché fulmineo, è scomparso dall’uf-
ficio lasciando carta bianca a chi sarebbe seguito. Quando si la-
scia un lavoro, si può diventare un sostegno fondamentale per
chi segue, ma alle volte anche un vincolo. Quella del rav Toaff è
stata una decisione rispettabile”. Il rav Vittorio Della Rocca, suo
stretto collaboratore, racconta le ore più difficili, quelle dopo
l’attentato al Tempio Maggiore nel 1982; rav Alberto Piattelli
spiega come sia stato esempio di uomo aperto al dialogo, che
andava oltre le barriere; il presidente dell’Assemblea rabbinica
italiana rav Giuseppe Momigliano, pur non essendo stato suo
alunno, esprime infine la propria riconoscenza: “Per quello che
ha fatto come rabbino capo a Roma, ma anche come coscienza
spirituale e morale di tutto l’ebraismo italiano”.
Guida della comunità ebraica capitolina per mezzo secolo, il rav
Toaff è stato protagonista nel 2010 di una lunga intervista rila-
sciata al direttore della redazione giornalistica UCEI Guido Vitale,
che ha rievocato l’ultimo incontro al lago: “Mi sono preso un at-
timo per vedere dove andasse il suo sguardo che tante volte mi
aveva incantato e turbato. Quel giorno ho capito che andava
ben oltre l’orizzonte a me visibile”.
e Lucio Malan, di Forza Italia. In
una lettera indirizzata a Gatte-
gna il presidente del Senato Pie-
ro Grasso scrive: “L’approvazione
del disegno di legge sul reato di
negazionismo ad amplissima
maggioranza, quasi all’unanimi-
tà, conferma l’intenzione, da
parte delle istituzioni repubbli-
cane, di compiere un ulteriore e
decisivo passo nel contrasto a
tutte le forme di offesa alle vit-
time e di negazione di quella
terribile pagina della nostra sto-
ria che è stata la Shoah”.
sottolineano gli analisti, è mol-
to debole e a rischio di ricatti
politici: 61 infatti i seggi della
maggioranza contro i 120 to-
tali. Il governo di Netanyahu,
alla guida di un Paese diviso
(come registrano i risultati del-
le elezioni) si basa su di un vo-
to. Il rischio di tornare alle ur-
ne prima della scadenza natu-
rale del mandato è sempre pre-
sente.
/ segue a P20
daica Pedemontana..
29Parte il Viaggio della Me-moria organizzato dalla Re-
gione Lazio con la partecipazionedi 426 studenti delle scuole del ter-ritorio. Ad accompagnarli il pre-sidente Nicola Zingaretti e i Testi-moni della Shoah Tatiana e AndraBucci, Sami Modiano e Piero Ter-racina.
Un nuovo allestimento per il mu-seo ebraico “Carlo e Vera Wagner”di Trieste, svelato dalla Comunitàal termine di un progetto di recu-pero degli spazi.
1Incontro in Quirinale tra il pre-sidente della Repubblica Sergio
Mattarella e i familiari di StefanoGaj Taché, il bambino di due anniucciso durante l’attentato compiu-to da un commando terroristicopalestinese alla sinagoga di Romadel 9 ottobre 1982.
2L’Aned - Associazione Nazio-nale Ex Deportati nei Campi
Nazisti decide di non partecipareal corteo del 25 aprile in polemicacon chi attacca la presenza allaBrigata Ebraica, il corpo di volon-tari giunti dall’allora Palestina man-dataria che diede un contributofondamentale alla Liberazioned’Italia.
6Ottant’anni per rav Laras, pre-sidente del Tribunale Rabbini-
co del Centro-Nord Italia dal 2003.Già rabbino capo di Ancona, Li-vorno e Milano, è stato direttoredel Collegio Rabbinico italiano tra
il 1992 e il 1999 e presidente del-l’Assemblea dei Rabbini d’Italia fi-no al 2009.
8Mille vittime, venticinque de-capitazioni e 18mila persone,
di cui 3500 bambini, intrappolatein condizioni gravissime. Sui quo-tidiani italiani, il terribile bilanciodell’assedio da parte dei jihadistidell’Isis del campo profughi pale-stinese di Yarmouk, in Siria.
12Celebrazioni per il settan-tesimo anniversario della li-
berazione di Buchenwald. Vi par-tecipano le maggiori istituzioni eu-ropee tra cui il presidente del Par-lamento Europeo Martin Schulz.Tra i sopravvissuti presenti alla ce-rimonia, il genovese Gilberto Sal-moni.
14Via libera dal Comune diRoma per l’avvio dei lavori
al Museo della Shoah a Villa Tor-lonia con l’approvazione di unadeterminazione dirigenziale cheprevede l’aggiudicazione definitiva(con copertura finanziaria) deglistessi. L’annuncio in occasione del con-vegno ‘Quale memoria per qualesocietà? I musei della Shoah nelterzo millennio’, a cui partecipa ilpresidente della Camera LauraBoldrini assieme al presidenteUCEI Renzo Gattegna. Durantel’incontro Gattegna lancia un ap-pello perché “il mondo civile rea-gisca alla strage di innocenti” per-petrata dall’Isis in Medio Oriente.
16Cristiani, ebrei, musulmani.Insieme a Villa Revedin, do-
ve si tiene un evento di preghierae riflessione fortemente partecipatodalla cittadinanza, ricordando i tra-gici fatti di Parigi. A rappresentarela Comunità di Bologna il presi-
dente Daniele De Paz e il rabbinocapo Alberto Sermoneta.
18Muore, all’età di 89 anni,Mario Pirani. Giornalista,
scrittore, figlio di una famigliaebraica liberale, sarà al fianco diEugenio Scalfari nella fondazionedel quotidiano La Repubblica.
Israele protagonista a Cartoons onthe Bay, festival internazionaledell’animazione televisiva di Vene-zia. Un riconoscimento per “Ana-fim Shvurim” (Rami spezzati) del-l’israeliana Ayala Sharot. Proiettatonel corso della rassegna anche“Nyosha”, il pluripremiato corto-metraggio di Liran Kapel e YaelDekel.
19Muore a Roma 99 anni dirav Elio Toaff, guida spiri-
tuale e morale per intere genera-zioni di ebrei italiani. Rabbino ca-po della Capitale per mezzo se-colo, dal 1951 al 2001, rav Toaffè stato una delle figure più emi-nenti del Novecento italiano conparole e gesti che sono passati allaStoria, primo tra tutti l’abbraccio
in sinagoga con papa GiovanniPaolo II, durante la sua visita del13 aprile 1986. Punto di riferimen-to religioso e morale, uomo deldialogo, partigiano che lottò perla democrazia e per la libertà. “Ungrandissimo italiano”, commentail premier Matteo Renzi.
20Un fiume di persone acco-glie a Livorno il feretro di
rav Elio Toaff. Tutti i principalimedia nazionali celebrano la suafigura, e in molti richiamano l’in-tervista concessa al direttore di Pa-gine Ebraiche Guido Vitale, l’ulti-ma rilasciata dal rav.
25L’Italia celebra i 70 anni dal-la Liberazione del Paese
aprile
campo gior-nalistico e politico non sarannocertamente utili per il prestigio-so futuro incarico. E non si tratta soltanto di di-vergenze di posizioni politiche,peraltro profonde, che mi fannofare queste considerazioni. Ulte-riore motivo di confusione intel-lettuale è rappresentato dal fat-to, non secondario, che la Ni-renstein non solo fino a pochianni fa ha militato in un partitopolitico nazionale italiano, ma
che negli ultimi mesi, pur afronte della sua aliyah, si eraanche impegnata partecipandoalle elezioni per entrare a farparte della dirigenza della Co-munità ebraica romana, la piùgrande e numerosa del panora-ma italiano. Poi improvvisamente la svolta ela designazione che la rendereb-be la rappresentante del governoisraeliano in Italia secondo lastrategia sperimentata di cerca-re di portare come ambasciatori
soggetti da tempo radicati e co-nosciuti nel paese di destinazio-ne. Nirenstein considera questadesignazione come il corona-mento della sua storia politica edi attaccamento allo Stato diIsraele: è legittimo ma non èquesto che si giudica, si giudicapiuttosto l’opportunità dellascelta della persona che, infatti,come minimo per poter accetta-re l’incarico dovrà rinunciarealla sua attuale nazionalità ita-liana. A dimostrazione del fatto
che sarà necessario a tal finechiarire alcuni punti. Le prime dichiarazioni prove-nienti dal mondo ebraico italia-no sono infatti molto caute eminimali a fronte invece di si-lenzi o perplessità che sollevanoquestioni molto importanti edelicate. Ma era proprio neces-saria questa scelta? Non si con-tribuirà a alimentare la subdolaconfusione degli antisemiti diturno che ad ogni occasione cer-cano di domandare agli ebrei se
si sentono più italiani o israe-liani? Non si finirà per farciapparire tutti come un’unicamassa eterodiretta, annullandodi colpo tutte le differenze e lesfumature che ci caratterizzanoe che sono il sale della nostraappartenenza? Inoltre non sicreeranno ulteriori divisioni po-litiche all’interno delle nostreComunità circa il delicato con-senso o meno alla politica del-l’attuale governo israeliano chetante occasioni di contrasto
spesso provoca al di là del dove-roso e irrinunciabile diritto al-l’esistenza entro confini sicuri?Tutte queste sono domande le-gittime che ci facciamo noi ebreiin Italia, ed è per questo che hovoluto esprimerle, ma che si ri-volgono anche ampi strati dipopolazione israeliana con laconvinzione che tutto questorappresenti un altro preciso di-segno da perseguire soprattuttoa vantaggio di una parte politi-ca piuttosto che dello Stato.
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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraiche
DOSSIER /Focus sull’anno
OPINIONI A CONFRONTO/ segue da P19
Aumenta nel corso del 5775 l’im-
pegno che la redazione giornali-
stica dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane dedica al mon-
do del fumetto e dell’animazio-
ne: il primo appuntamento, or-
mai una piccola tradizione, è per
la fine di ottobre a Lucca.
La prestigiosa manifestazione in-
ternazionale, che in questa edi-
zione aumenta ancora gli spazi
per permettere alle centinaia di
migliaia di persone di distribuirsi
fra le numerose anime del festi-
val, ha stretto ancor di più la col-
laborazione con Pagine Ebraiche,
che vi ha portato numerose ini-
ziative. Ospite come sempre nel
programma ufficiale la presen-
tazione di Comics&Jews, il dos-
sier che la redazione dedica al
rapporto fra fumetto e cultura
ebraica, fatta dalla redazione in-
sieme a Giovanni Russo, direttore
delle sezione Comics del festival
lucchese, ed Emilio Varrà, respon-
sabile di BilBOlBul. Il dossier 2014
racconta sia i contenuti della ma-
nifestazione toscana che le nuo-
ve energie creative infuse da Ha-
melin nell’altro appuntamento
italiano con il fumetto. BilBOlBul,
infatti, nel solco di una riflessio-
ne sulle mutazioni in atto nel
mondo editoriale in cui il fumet-
to riesce a mantenere buoni ri-
sultati nonostante la grave crisi
del settore, ha voluto investire
in un convegno sull’editoria e in
una nuova sezione dedicata alla
formazione dei giovani artisti. Il
tutto spostando la manifestazio-
ne proprio a novembre, a poche
settimane da Lucca Comics. D’al-
tro canto anche a Lucca il titolo
COMICS&JEWS
Fumetto e animazione. Israele alla ribalta
dall’occupazione nazifascista. “Èsignificativo rilevare come gli ebreiabbiano partecipato alla Libera-zione in due vesti, quella di parti-giani e quella di militari in divisa.Chi nega questo fatto - afferma ilpresidente UCEI Gattegna - offen-de la memoria di chi cadde, la ve-rità storica e la coscienza dell’Ita-lia”. “Festeggiamo in ogni sinagoga laLiberazione”, l’invito del presidentedell’Assemblea rabbinica italianarav Giuseppe Momigliano.
Una forte scossa di terremoto col-pisce il Nepal. Nei giorni successivisi attiva la solidarietà internazio-nale con Israele tra i paesi in primalinea per gli aiuti umanitari.
Centinaia di ferraresi accolgono lanuova edizione della Festa del libroebraico in Italia, che si apre con isaluti del presidente della Fonda-zione Meis Riccardo Calimani. Alsuo fianco il sindaco di Ferrara Ti-ziano Tagliani e il rabbino capo
Luciano Caro. Grande partecipa-zione alla passeggiata per la città,intitolata “Omaggio alla libertà” econclusa con la visita alla mostra“Torah fonte di vita” al Meis.
26Firenze celebra MonsignorMario Tirapani (1883-
1964), vicario generale dell’arci-diocesi, riconosciuto Giusto tra leNazioni dallo Yad Vashem.
27Dai problemi sociali che af-fliggono l’Europa all’immi-
grazione all’emergenza umanitaria.Questi i principali temi affrontatinel corso di un incontro, avvenutoin Vaticano, tra il rabbino capo diRoma rav Riccardo Di Segni e pa-pa Bergoglio.
30Riparte l’annuale appunta-mento del Mokèd, tradizio-
nale momento di incontro dell’Ita-lia ebraica. Tante le occasione diincontro promosse: incontri, se-minari, dibattiti, workshop. Tra gliospiti dell’evento di Milano Ma-rittima il Gran Rabbino di Franciarav Haim Korsia.
1“Oggi inizia il domani. Exposarà uno spazio di libertà, di
dialogo e confronto con le nuovegenerazioni. L’impresa più bellainizia oggi”. Così il primo ministro MatteoRenzi saluta l’apertura di Expo Mi-lano 2015. L’esposizione universaleporterà, fino al 31 ottobre, milionidi persone a scoprire Milano, l’Ita-lia e il mondo all’interno di Expo.Tra i paesi protagonisti, Israele eil suo padiglione Fields of tomor-row.
4Sessione conclusiva per il pro-getto “Educazione al dialogo”
ideato dalle consigliere UCEI Da-niela Pavoncello ed Eva Ruth Pal-mieri e realizzato dall’Unione conil sostegno di Regione Lazio e Re-ligions for Peace. Rivolto agli stu-denti di scuole del territorio laziale,come primo obiettivo ha la diffu-sione dei valori del dialogo e del-l’inclusione per le nuove genera-zioni.
5Continuano gli sbarchi sullecoste italiane, dove migliaia di
profughi approdano dopo esseresfuggiti a guerre e carestie. “L’ac-coglienza è una mitzvah”, dichiaraRenzo Gattegna in un’intervista
maggio
Identità ú–– Davide Assael
Ricercatore
In Medio Oriente i confini na-zionali tracciati dopo la PrimaGuerra Mondiale si sono fran-tumati. In Europa, antichi egoismi na-zionali impediscono il processodi integrazione dell’intero con-tinente; intanto, anche se con
qualche battuta d’arresto, gliultimi anni hanno visto l’avan-zata dei cosiddetti Stati-Conti-nenti, come Cina, India, ma an-che Stati Uniti, Brasile, Russia,uniche realtà abbastanza grandida governare, almeno in parte,gli immensi flussi finanziari emigratori del mondo globalizza-to. Insomma, il grande imputa-to del nostro tempo sembra es-sere, ancora una volta, il con-cetto stesso di Stato: è una real-tà adatta all’attuale scenario
geopolitico? Non si dovrebbe la-vorare per la formazione dinuovi modelli che superinol’idea stessa di nazione per scio-glierla all’interno di nuove epiù ampie strutture sovranazio-nali? Domande che riguardanotutti i Paesi del mondo, ma chenon possono non scuotere inmodo particolare la coscienzaebraica, che solo da pochi decen-ni è potuta riapprodare allatanto agognata nazione, la qua-le, però, sembrerebbe già messa
in discussione dai fatti. E non, appunto, dall’atomicairaniana, dall’avanzata del-l’Isis, o dai missili di Hamas,ma da una tendenza culturaleimposta dalla stessa globalizza-zione. Come sostenere l’idea di unoStato ebraico nel momento incui vengono messi in discussio-ne tutti i confini nazionali? Sitratta di una sfida ben più sub-dola di quella militare perchérischia di isolare Israele sul pia-
no ideologico, facendola sem-brare un residuo fossile appar-tenuto a una storia antica. Quando il mondo ebraico senteminacciati i confini di Israele,risponde, solitamente, con quel-le che il filosofo Roberto Esposi-to definisce strategie immunita-rie, ossia una chiusura che miraa rinsaldare il recinto tenendotutti fuori. Dunque, Israele vittima di unprogetto antisemita in cui tra-spare l’antica distruzione del
Tempio. Ci sono molte ragioni per inter-pretare in questo modo ma,quando ci si confronta con pro-cessi globali, non indirizzati inmodo specifico all’identitàebraica, però coinvolgendola,credo si debba accogliere la sfidae valutare se le antichissime ca-tegorie ebraiche possano rispon-dere in modo adeguato. Racco-gliendo il guanto, io dico senzamezzi termini che l’ebraismonon ha bisogno
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dell’edizione 2014, Revolution!,
allude alla trasformazione in at-
to, che ha portato alcuni padi-
glioni fuori dalle mura e dedica-
to ai bambini Lucca Junior, che
ha occupato un intero palazzo
con una fittissima programma-
zione di incontri, presentazioni
e laboratori. E la collaborazione
con Pagine Ebraiche è evidente
anche nella grande mostra dedi-
cata alla vincitrice del Gran Gui-
nigi 2013, l’israeliana Rutu Mo-
dan, dove viene proiettato il do-
cumentario realizzato grazie alla
collaborazione fra il festival luc-
chese e il giornale dell’ebraismo
italiano, mentre l’artista insieme
alla redazione di DafDaf dedica
un incontro al suo ultimo libro
per bambini.
L’attentato a Parigi che decima
la redazione del settimanale sa-
tirico Charlie Hebdo convoglia
l’attenzione del mondo intero
sul rapporto fra satira e libertà
di stampa, preso di mira dal ter-
rorismo islamico. È allora l’edi-
zione 2015 del Festival interna-
tionale de la bande dessinée, do-
ve i disegnatori e i fumettisti di
tutto il mondo si danno appun-
tamento ogni anno per dare vita
alla più importante occasione di
incontro della creatività e del-
l’editoria illustrata, a dedicare
alla storia della testa-
ta una mostra appas-
sionante, enorme ed
estremamente docu-
mentata. Allestita a
tempo di record, spie-
ga alla massa dei visi-
tatori che il mondo
della satira, dietro al-
le sue provocazioni e alle sue
sfacciataggini, ha una storia lun-
ga e complessa. A Venezia l’edi-
zione 2015 di Cartoons on the
Bay, il festival dedicato all’ani-
mazione e al crossmediale, ha
scelto Israele come paese ospite
d’onore della trentesima edizio-
ne del festival. Fra i numerosi
esponenti del mondo dell’anima-
zione israeliano è presente Al-
bert Hanan Kaminski, uno dei più
grandi registi di lungometraggi
e serie televisive al mondo, vin-
citore del Pulcinella Award alla
carriera. Nel primo giorno del fe-
stival, che coincide con Yom ha-
Shoah, la protagonista è Liran
Kapel con Nyosha,
pluripremiato corto-
metraggio basato
sulla storia di una so-
pravvissuta alla Sho-
ah. È presente a Ve-
nezia anche Dudu
Shalita, direttore
dell’Animix Festival
che a inizio agosto a Tel Aviv
compie 15 anni e festeggia con i
grandi dell’animazione che vi ar-
rivano da tutto il mondo. Focus
speciale su un amico di lunga da-
ta della redazione di Pagine
Ebraiche: Michel Kichka.
a.t. twitter @atrevesmoked
IL DIBATTITO
La domandadi rav Korsia“Noi ebrei abbiamo urgenza, ab-
biamo bisogno di vivere in una
società democratica e progredi-
ta. La libertà di espressione, di
stampa, anche di satira rappre-
senta un cardine irrinunciabile di
questa società”. Le ferite degli
attentati di gennaio a Parigi so-
no ancora aperte quando il diret-
tore di Pagine Ebraiche Guido Vi-
tale incontra il Gran Rabbino di
Francia Haim Korsia per la gran-
de intervista pubblicata sul nu-
mero di maggio del mensile. I va-
lori della libertà di espressione e
della democrazia e i sentimenti
dell’ebraismo francese, alcuni dei
temi affrontati da rav Korsia,
ospite del Moked di Milano Ma-
rittima, organizzato dall’UCEI.
“Perché in Italia non esiste una
preghiera per la Repubblica, co-
me in Francia?”, chied ai rabba-
nim presenti al Moked. “Non c’è
bisogno per gli ebrei italiani - la
risposta su Pagine Ebraiche di
rav Riccardo Di Segni – di fare
preghiere ‘politiche’ per dimo-
strare quello che sono e sentono,
cittadini di identità complessa e
non esclusiva, in cui la parte ita-
liana è comunque essenziale,
profonda e radicale come è
l’amore per questa terra”.
Gior
gio
Albe
rtini
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DOSSIER /Focus sull’annopubblicata in prima pagina dall’au-torevole giornale ebraico tedescoJuedische Allgemeine.
6Scompare all’età di 89 anni Lu-cia Eliezer Del Cielo, soprav-
vissuta ai lager nazisti e una delleultime testimoni della persecuzio-ne antiebraica a Trieste.
7Si presenta all’Auditorium dellaConciliazione in Roma il film
“24 giorni” sul sequestro e sull’uc-cisione nel 2006 del giovane ebreofrancese Ilan Halimi. Intervengonoalla presentazione Ruth Halimi,madre del giovane, il rabbino capodi Roma Riccardo Di Segni, il fi-losofo Bernard-Henry Levy, Ga-diel Taché, fratello del piccolo Ste-fano, oltre all’imam di Parigi Has-sen Chalghoum. La serata è orga-nizzata in collaborazione tra la Raie l’associazione Progetto Dreyfus.
10Quarant’anni di vita per latestata torinese Ha Keillah,
il bimestrale del Gruppo di StudiEbraici della Comunità ebraica di-retto da Anna Segre.
11Un dottorato di ebraisticaper colmare una carenza
nell’ambito dell’istruzione superio-re italiana e l’avvio di una com-missione sul pluralismo religiosoche annoveri esperti di diverseestrazioni e sette donne fra gli ef-fettivi. È quanto annuncia il ministro Ste-fania Giannini in occasione del-l’incontro “Europa e cultura euro-pea. Le religioni come sistemi edu-cativi”.
12Prosegue il progetto di tra-duzione del Talmud in ita-
liano, figlio di un accordo tra pre-sidenza del Consiglio dei ministri,Cnr, UCEI e Collegio rabbinico.
Gli esperti impegnati nell’iniziativaincontrano a Roma rav AdinSteinsalz, autore della traduzione.
13Disappunto di Israele perquanto previsto nell’accor-
do tra lo Stato del Vaticano e Au-torità palestinese: nel testo dell’in-tesa compare la denominazioneStato di Palestina. Si trattata, scri-vono gli analisti, di un riconosci-mento indiretto e da qui la reazio-ne della diplomazia israeliana.
14Al via il Salone del Libro diTorino. Ad inaugurare
l’evento il presidente della Repub-blica Sergio Mattarella con le au-torità locali. “L’Europa non esiste-rebbe senza libri. La cultura è ilnostro linguaggio comune”, affer-ma il presidente. E come ogni an-no, tra i protagonisti del Salone,anche Pagine Ebraiche, con alcuni
eventi in calendario e la distribu-zione ai visitatori delle copie delgiornale.
17Muore a Firenze rav Umber-to Sciunnach, ex rabbino ca-
po di Firenze. Cordoglio della pre-sidente Sara Cividalli e dei rappre-sentanti dell’Assemblea rabbinicaitaliana.
18A Torino si conclude il con-gresso nazionale dell’Asso-
ciazione Donne Ebree d’Italia.Confermata alla presidenza EsterSilvana Israel.
20È Ariel Dello Strologo ilnuovo presidente della Co-
munità ebraica di Genova. Avvo-cato e dirigente pubblico, membrodel Consiglio UCEI, Dello Stro-logo è affiancato in Giunta da Mi-ryam Kraus (vicepresidente) e An-
di uno Stato eche si può sacrificare l’idea diuno Stato ebraico per favorireuna convivenza più pacifica epiù adatta ai tempi futuri. Credo, però, nello stesso tempoche gli ebrei abbiano diritto, co-me ogni identità culturale auna terra da governare secondola propria cultura. La Torah, del resto, parla diEretz Israel e non di MedinatIsrael, essendo stata scrittaqualche secolo prima del concet-
to di Stato-Nazione codificatodalla politica moderna. Unaterra ebraica significa, moltosemplicemente, un territorio amaggioranza ebraica, organiz-zato secondo principi di convi-venza ebraici. Questo è l’idealeche gli ebrei hanno seguito apartire da quel Lech Lechà concui D.o si rivolge ad Abramonel Libro di Bereshit. L’ideale nazionale è un prodottodel sionismo, a sua volta inseri-to in contesto di rinascita del-
l’idea di nazione, che ha avutoil grande merito di ridare slan-cio al progetto ebraico origina-rio. Non si affannino troppo aurlare, dunque, i sostenitoridell’universalismo globalizzatoe gli stessi ebrei amanti del-l’identità diasporica, Israele,che è un’identità non uno Sta-to, non sarà un ostacolo ai cam-biamenti futuri e radicali cheattendono il mondo, a patto cheagli ebrei venga garantita unaterra dove poter esprimere, in
sicurezza, la propria identità.Perché, per quanto si possanoimmaginare scenari astratti, illegame fra terra e popoli che laabitano rimarrà invariato: inogni terra esiste una maggio-ranza culturale che si consolidain processi plurisecolari, nonfoss’altro per arcaici principiclanici per cui ognuno tende arestare dove ha la propria fami-glia, i propri conoscenti, il pro-prio habitat. E così sarà ancheper il mondo che si sta faticosa-
mente costruendo in questi an-ni. Si badi, sembrano temi mol-to distanti dall’attuale situazio-ne di crisi mondiale, ma sonodiscorsi che emergeranno conforza e sono canali dove rischiadi inserirsi un antisemitismofuturo che, volendo criticarel’idea di nazione, finirà per ac-canirsi contro Israele e contro ilsolito particolarismo ebraico. Siccome compito della cultura ènon solo interpretare, ma anti-cipare la realtà, è doveroso co-
minciare a ripensare la defini-zione di Eretz Israel. Gli antise-miti del futuro non ci troveran-no impreparati. Forse è l’unico modo, oggi, didichiararsi post sionisti, senzamettere in discussione i princi-pi fondanti di quell’esperienzastorica, ossia il rapporto popolo-terra. Anche una via per nonalimentare le derive nazionali-stiche di cui si sono visti i fruttipeggiori in queste ultime setti-mane.
OPINIONI A CONFRONTO
Nei mesi precedenti erano stati il
Commissario Unico per Expo 2015
Giuseppe Sala e Ruggero Gabbai,
presidente della Commissione de-
dicata alla fiera internazionale, a
dare qualche anticipazione a Pa-
gine Ebraiche. Ecco infine l’appun-
tamento tanto atteso. “L’Italia s’è
desta e siamo pronti alla vita. Il
primo maggio partiamo dicendo
grazie a tutte le lavoratrici e i la-
voratori. Siamo qui e non ci cre-
devano in tanti. Grazie al vostro
sudore l’Expo è una realtà”. È il
premier Matteo Renzi a inaugura-
re l’evento, che apre i battenti in
concomitanza con la festa dei la-
voratori del Primo maggio. Tema
dell’Esposizione universale, il cibo:
“Nutrire il pianeta. Energia per la
vita”, il concetto che porta gli ol-
tre 130 paesi aderenti, tra cui
Israele, a riflettere sul ruolo del-
l’alimentazione, dello spreco e sul-
la sostenibilità delle preoduzioni.
“L’aumento della popolazione –
spiegava a Pagine Ebraiche Sala -
la scarsità di acqua e di risorse
agricole impongono una riflessio-
ne seria e approfondita sulle stra-
tegie da adottare per garantire ci-
bo sano, sicuro e sufficiente per
tutti. In tal senso, Expo rappresen-
ta una piattaforma di confronto
e di dibattito internazionale per
trovare soluzioni concrete e con-
divise sui temi della sicurezza ali-
mentare e della sostenibilità am-
bientale”. Si anticipavano così le
linee guida sul quale verrà poi sti-
MILANO AL CENTRO DEL MONDO
Nutrire il pianeta con Expo
L’ECONOMIA DA TRENTO A FIRENZE
Quali mercati, quali valori“Solo la volontà politica può fermare le diseguaglianze econo-
miche”. Dal palco del Festival di Economia di Trento, Joseph Sti-
glitz ricorda al pubblico che gli squilibri sociali non sono feno-
meni ineluttabili ma il frutto di processi decisionali, gli stessi
che potrebbero arginarli. Il Nobel per l’Economia è solo una delle
autorevoli voci ospiti – tra cui il premier Matteo Renzi, l’econo-
mista Thomas Piketty, il Nobel Paul Krugman - dell’ultima edi-
zione del Festival trentino, giunto alla decima edizione e dedicato
alla mobilità sociale e alle diseguaglianze. Un tema su cui si con-
fronta anche Pagine Ebraiche, presente a Trento per il terzo
anno consecutivo, attraverso il suo dossier dedicato alle que-
stioni economiche, interpretate però attraverso la visione ebrai-
ca. La stessa prospettiva alla base del seminario Mercati e valori,
organizzato a Firenze dalla redazione - in collaborazione con la
Comunità locale - poche settimane dopo il Festival Economia. A
fare da trait d’union tra i due appuntamenti l’editore Giuseppe
Laterza, tra gli orga-
nizzatori di Trento e
ospite del seminario
fiorentino. “Oggi il
successo di un festival
non è più dato dalla
facilità o difficoltà di
un tema, ma dalla
percezione che le per-
sone hanno della sua
rilevanza e dal senso
di comunità che esso
genera”, il suo com-
mento riguardo al no-
tevole interesse susci-
tato dalla manifesta-
zione trentina. Oltre ad affrontare temi come lo stato dell’edi-
toria e della cultura italiana con Laterza, il seminario ha visto
tra i suoi ospiti lo storico Giacomo Todeschini, soffermatosi sul
tema delle diseguaglianze e il loro acuirsi con l’adozione di un
sistema economico legato, tra le altre cose, alla creazione dei
ghetti. La redazione incontra anche Sara Funaro, assessore del
Comune di Firenze con delega all’integrazione e alle pari oppor-
tunità; Riccardo Grassi, direttore del prestigioso istituto Swg di
Trieste; i giornalisti Claudio Della Seta, caporedattore Economia
al Tg5, e Carlo Marroni, vaticanista del Sole 24 Ore. Tecnologia
e start-up sono stati invece i temi trattati con tre giovani: Ni-
colaas Nemni, Gadi Piperno Corcos e Federico Baldi Lanfranchi.
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giolo Chicco Veroli. Nella squadradi governo anche Gionata Zazzu,Sara Vitale, Valeria Vesali e SilvioSciunnach.
21Il comitato per “I 500 annidel Ghetto di Venezia” si
presenta al pubblico, descrivendol’impegno che porterà alla realiz-zazione di diversi progetti legatiall’appuntamento del 2016 per l’an-niversario della costruzione delghetto nella città lagunare.
Seconda volta in Israele per il capodella diplomazia Ue Federica Mo-gherini, con incontri fissati con il pre-mier Netanyahu e il presidente Ri-vlin. L’obiettivo è il rilancio dei ne-goziati con i vertici palestinesi, cheMogherini incontra in Cisgiordania.
27Finale Emilia, città colpitaduramente dal terremoto
del 2012, conferisce all’UCEI lacittadinanza onoraria per l’aiuto,la solidarietà e le azioni concreteportate aventi dall’ente in occasio-ne del sisma. A raccogliere il rico-noscimento il consigliere UCEIGiorgio Mortara, allora coordina-tore dell’azione di assistenza.
28Il Made in Italy, l’immaginedel mondo ebraico e i va-
lori che è chiamato a testimoniaree veicolare nel rapporto con la so-cietà circostante. Temi al centrodell’incontro della redazione gior-
nalistica UCEI con il designer ElioCarmi, autore del logo del Padi-glione Italia all’Expo milanese eprotagonista dell’intervista del nu-mero di giugno di Pagine Ebrai-che. Tra i tanti momenti di incon-tro anche un saluto dello chef difama internazionale GualtieroMarchesi.
31Un dibattito tra il premieritaliano Renzi e quello fran-
cese Valls, i premi Nobel Stiglitz eKrugman, gli economisti Piketty eAtkinson: il Festival Economia diTrento accoglie ospiti di fama perfesteggiare il suo decimo anniver-sario. E tra i protagonisti, anchePagine Ebraiche presente per il ter-zo anno consecutivo con il dossierMercati e Valori.Firenze, accoglie per il secondoanno Limmud Italia, progetto dieducazione ebraica che si ispira a
quello nato in Gran Bretagna e di-ventato un appuntamento di por-tata mondiale.
2“La prova che una piccola re-altà come la nostra può lanciare
segnali di rinascita”. È il commentodel presidente della Comunità diParma e consigliere UCEI GiorgioGiavarini sulla festa tenutasi allasinagoga di Soragna per condivi-dere la felicità di Yaron Fink e AdiWeiss per il brit milah – la circon-cisione – del figlio Daniel.
4Il Museo Storico della Libera-zione di Roma, che ha sede
nelle vecchie carceri di via Tasso
dove furono reclusi e torturati ol-tre duemila antifascisti, compie 60anni.
A fare visita ad Expo arriva il sin-daco di Tel Aviv Ron Huldai, perparlare di tecnologia e innovazio-ne con il suo omologo GiulianoPisapia.
7Al via, a Washington, l’AccessSummit, l’annuale conferenza
per giovani leader ebraici di tuttoil mondo promossa dall’Ajc. Tragli invitati, la presidente dell’Unio-ne Giovani Ebrei d’Italia Talia Bi-dussa.
8Giornata di rinnovo per i ver-tici di due Comunità ebraiche
italiane. Conferma alla presiden-za della Comunità ebraica di Ver-celli per la consigliera UCEI Ros-sella Bottini Treves. Al suo fianco
giugno
Antisemitismo ú–– Luca Michelini
Università di Pisa
Qualche tempo fa ho pubblica-to con Marsilio una ricercasulle origini dell’antisemitismonazional-fascista italiano, cheebbe due protagonisti d’ecce-zione, ovvero Maffeo Pantaleo-ni, il più importante economi-sta italiano del periodo (assie-
me a Vilfredo Pareto), e Gio-vanni Preziosi, destinato aguidare la politica razziale del-la Repubblica di Salò. Quellaricerca per me è stata impor-tante, perché ho dovuto immer-germi in una tematica moltocomplessa e fortemente interdi-sciplinare, per quanto sul pia-no della storia del pensiero eco-nomico, la disciplina che prati-co, il rapporto tra scienza eco-nomica ed antisemitismo siaun tema “classico”. Ho appro-
fondito a più riprese l’argo-mento, sia sul piano scientifi-co, con alcuni saggi (per esem-pio sulle Interdizioni israeliti-che di Cattaneo,) e convegni, direspiro internazionale, sia sulpiano più propriamente politi-co, vista l’insorgenza di nuovoantisemitismo neofascista an-che in Italia. Ebbene, su Face-book mi è capitato di avere que-sto scambio di battute con ilcollega e professor Angelod’Orsi.
Angelo d’Orsi: “Renzi, ancoralui. Strabiliante giocoliere,ogni giorno inventa una nuovacapriola, ogni giorno raccontauna scempiaggine che fa im-pallidire il Grande Barzellettie-re che lo ha preceduto e di cui èil vero, autentico erede. Stavol-ta è la politica estera; stavolta èIsraele, che è divenuto testimo-nial della perenne campagnaelettorale di un presidente delConsiglio mai eletto neppurein Parlamento. La visita in
Medio Oriente, cominciata conIsraele, forse complice il caldo,ha fatto proferire dalla boccadell’imperterrito giovanottofiorentino sciocchezze sesqui-pedali. Abbiamo dovuto sentireche Israele rappresenta le no-stre radici (e per evitare dispiegare nostre di chi? Renziha immediatamente aggiunto:di tutto il mondo, niente meno!Ah, sacra ignoranza!). E comese non bastasse ci ha propostouno Stato colonialista di inse-
diamento, che occupa abusiva-mente terre altrui, e che eserci-ta un’azione quotidiana voltaallo sradicamento violento del-la popolazione palestinese,Israele, come modello del futu-ro. E forse, a ben riflettere, nonha neppure tutti i torti, il du-cetto toscano: nell’era dellapost-democrazia, uno Stato co-me Israele, fondato sulla vio-lenza, sulla menzogna e sullasopraffazione, può ben diventa-re l’esempio
lata la Carta di Milano, il documen-
to lascito dell’Expo dedicato al ri-
conoscimento universale del dirit-
to al cibo. La strada verso Expo
non è stata in discesa, spiega al
giornale dell’ebraismo italiano
Gabbai. “È stato fin dall’inizio un
percorso difficile, pieno di insidie
e di idiosincra-
sie”, sottolinea
Gabbai. Ma anche
una grande op-
portunità per la
città: “Milano ha
raggiunto già dei
record nella storia delle Esposizio-
ni: maggior numero di paesi par-
tecipanti con i propri padiglioni
(53) e 84 paesi nei cluster tematici
come quelli del riso, cacao e caffè,
maggior numero di biglietti pre-
venduti (8 milioni)”. Le grandi te-
matiche di Expo, il ruolo di Israele,
la sfida della Carta di Milano sono
poi al centro di un dossier che Pa-
gine Ebraiche ha voluto dedicare
alla manifestazione, interpretando
in chiave ebraica il leitmotiv, “Nu-
trire il pianeta. Energia per la vi-
ta”. Spazio poi anche alle riflessio-
ni di Elio Carmi, autore del logo
simbolo del Padiglione Italia e vice
presidente della
Comunità ebrai-
ca di Casale
Monferrato, che
parla di Expo e
di futuro del-
l’Italia. Il logo di-
segnato dal suo studio per il Pa-
diglione Italia, spiega, rappresenta
le tante sfaccettature del Paese.
“Sfaccettature che abbiamo volu-
to rappresentare utilizzando un
fiore, i cui diversi petali sono il
simbolo di altrettante Italie, le
mille che esistono ma che sono
unite ad unico territorio”.
EXPO MILANO - FIELDS OF TOMORROW
Padiglione Israele, un campo da scoprireI “Fields of tomorrow”, o campi di domani, sono alti, ri-
gogliosi e attenti agli sprechi. Si parla di futuro, ma
uno lo si può già ammirare all’Expo di Milano, dove un
innovativo campo verticale è protagonista del Padiglio-
ne Israele, promosso dal Ministero degli Affari Esteri
israeliano e dal Keren Kayemet LeIsrael. “Non tutti
avranno la possibilità o il tempo di entrare nel nostro
Padiglione, e così la nostra idea era di mostrare fin dalla
struttura esterna il messaggio che Israele vuole man-
dare ai paesi presenti a Expo: siamo qui, a disposizione,
per condividere la nostra conoscenza e aiutarvi a pro-
durre il vostro cibo” spiega in un’intervista a Pagine Ebraiche l’architetto David Knafo, a cui è stata
affidata assieme al team Avs la realizzazione del padiglione. E a giudicare dal numero di visitatori e
dalla recensione positiva del New York Times, i 70 metri su cui sorge il campo verticale sono il
biglietto da visita della capacità israeliana di unire innovazione, high-tech e agricoltura. Si tratta
di una fitta trama di quadranti in cui sono inserite delle porzioni di terra coltivata con cereali irrigati
con il sistema goccia a goccia, che evita che l’acqua si concentri verso il basso e la cui fertilizzazione
è controllata con il computer. All’interno, un viaggio attraverso alcune proiezioni nell’avanguardia
tecnologica israeliana.
/ segue a P24
“Voglio dire una cosa con chiarezza: è arrivato il momento di
mettere da parte ogni rivalità e di lavorare insieme per il bene
di tutti. Affrontando i problemi, tendendo una mano a chi è in
difficoltà, testimoniando quelli che sono i nostri valori e le no-
stre eccellenze”.
Questo l’auspicio espresso da Ruth Dureghello, capolista della
formazione “Per Israele”, prima donna nella storia chiamata a
guidare la Comunità ebraica romana. A Pagine Ebraiche Dure-
ghello spiega: “Vivere la Comunità in un certo modo è un im-
pegno gravoso, che porta via molto tempo e molte energie, ma
le soddisfazioni che si hanno in cambio sono impagabili. Sono
emozionata, è inevitabile, ma anche convinta del contributo
che io, singolarmente, e la futura squadra di governo colletti-
vamente, potremo
dare a questa Comu-
nità”. Le elezioni se-
gnano, dopo ven-
t’anni, l’uscita dal
Consiglio dell’ex pre-
sidente Riccardo Pa-
cifici, giunto al limi-
te dei tre mandati
consecutivi.
“Per Israele” conqui-
sta il 44,08% delle
preferenze batten-
do “Israele siamo
noi” (22,95%), guida-
ta da Fiamma Niren-
stein, “Menorah”
(21,37%), con capo-
lista Maurizio Tagliacozzo, e “Binah-Cer posto per tutti” (11,6%),
la cui leader è Claudia Fellus.
Calo dell’affluenza nelle urne, passata dal 37,8% al 35,4% degli
aventi diritto. Ventisette i membri del nuovo direttivo comu-
nitario: con Dureghello entrano Piero Bonfiglioli, Giordana Mo-
scati, Eugenio Calò, Gadiel Tachè, Ruben Della Rocca, Micol Finzi,
Antonio Spizzichino, Daniel Funaro, Daniela Debach, Giacomo
Moscati e Gianni Ascarelli. Nirenstein porta Marco Sed, Giorgia
Calò, Alberto Ouazana, Marco Sed e Alberto Piazza O Sed. Ta-
gliacozzo invece Guido Coen, Roberto Coen, Massimo Gai, Cesare
Roger Hannuna e Ariel Arbib. Fellus infine Sabrina Coen e Lo-
redana Spagnoletto.
vicepresidente David Coen Sa-cerdotti Sears e Alberto Calò.Mentre a Napoli a ricoprire l’in-carico di presidente è LydiaSchapirer, 67 anni, segretaria didirezione del settore culturaledell’Institut Francais cittadino;nel Consiglio anche il presidenteuscente Pier Luigi Campagnano,Cosimo Pagliara, Maria GabriellaAbbate, Deborah Curiel e CiroD’Avino.
10Arriva ad Expo il libro Ladieta kasher: storia, regole e
benefici dell’alimentazione ebraica(a cura di Rossella Tercatin, Giun-tina 2015), protagonista di un ap-puntamento organizzato dal Ke-ren Kayemeth Leisrael assiemeall’Associazione Medica Ebraica.Nel corso dell’incontro l’assessoreUCEI alla Casherut JacquelineFellus racconta l’evolversi del pro-getto K.it.
14La Comunità ebraica diRoma viene chiamata alle
urne per eleggere il nuovo Con-siglio. Sarà la lista “Per Israele” adottenere il maggior numero dipreferenze (44,08%), seguita ingraduatoria dalle liste “Israele sia-mo noi” (22,95%), “Menorah”(21,37%) e “Binah-Cer posto pertutti” (11,6%).
15A Padova confermato allapresidenza Davide Roma-
nin Jacur, consigliere UCEI. Nelnuovo direttivo anche Gianni Pa-renzo e Sara Ada Parenzo.
18Inaugurato il nuovo Museodella Padova ebraica. Fon-
damentali per la sua realizzazionei contributi dello storico GadiLuzzatto Voghera, dell’architettoDavid Palterer e del giovane regi-sta Denis Brotto. Ospitato nell’exsinagoga tedesca, il museo ha co-me obiettivo la creazione di siner-gie con altri musei ebraici italianie l’inserimento nell’ossatura di unvero e proprio itinerario nazionale.Lo spiega il presidente Jacur.
Inizia a Firenze il Balagan Cafè,tradizionale momento di incontro,tra musica e sapori, nel giardinodella sinagoga di via Farini. “L’ini-ziativa – spiega la presidente Ci-vidalli – vuole unire il dentro e ilfuori, creare un ponte tra città ecomunità all’insegna della consa-pevolezza e del confronto aperto”.Proprio il concetto di “ponte” saràal centro della Giornata Europeadella Cultura ebraica, di cui Firenzeè capofila in Italia. “Un riconosci-mento di quanto la nostra Comu-nità si sia impegnata nel creareponti e nel fortificare quelli già esi-stenti. Un riconoscimento - diceCividalli - dell’esempio virtuosoche la nostra città rappresenta”.
19Conferma alla presidenzadella Cdec per il giurista e
consigliere UCEI Giorgio Sacer-doti.
20Un gesto “in assoluta con-traddizione con i valori mo-
rali e storici dell’ebraismo”. Così il
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DOSSIER /Focus sull’anno
virtuoso daimitare. In fondo, ancora unavolta, Renzi ci aiuta: a renderciconto di quanto le politiche dicui egli è alfiere (da quelle so-ciali a quelle scolastiche, dallapolitica economica a quella in-ternazionale) siano deleterie, ea far prendere coscienza dellanecessità di liberarsi di questogoverno che rasenta l’infamia,e spesso va persino oltre”.Luca Michelini: “Sei così duroche sembra che ti auguri la
scomparsa dello Stato d’Israele.Un conto è Renzi, ben altroconto è ciò che sembri suggeri-re”.Angelo d’Orsi: “(…) A LucaMichelini, che è (…) personaperbene e stimabile collega, da-to che insiste dico soltanto cheritengo Israele, dalla sua nasci-ta, alle odierne politiche, lafonte maggiore, se non l’unica,delle tragedie del Medio Orien-te. Personalmente, e l’ho scrit-to e detto molte volte, sono cer-
tamente per una Palestina libe-ra multietnica, plurale, multi-relgiosa (dove vi sia posto an-che naturalmente per chi reli-gioni non ha). Dunque sonocontro lo Stato di Israele, esem-pio paradigmatico di ‘coloniali-smo di insediamento’, fondatosulla violenza ai danni dellepopolazioni arabo-palestinesi(come hanno dimostrato moltistudi seri, anche di fonte israe-liana). La soluzione dei due po-poli per due Stati è una presa
in giro, a cui solo gli stolti o lagente in malafede finge di cre-dere. Ritengo oggi che il giudi-zio sullo scandalo del popolopalestinese, oppresso e perse-guitato nella proprio patria, siail vero punto dirimente nellascelta politica. In ogni casonon è un commento su FB lasede per discutere di un temasimile”.Luca Michelini: “Caro Angelo,ti ringrazio della considerazio-ne e della risposta. Provo ad
incalzarti. Sul luogo: è statatua la scelta, invero ed ormaiquesto luogo ha assunto unasua notevole importanza, perquanto non consenta una ri-flessione approfondita. Nel me-rito: devi essere consapevoleche quanto scrivi è ritenutosemplicemente ‘antisemitismo’non solo oggi, da parte dellacomunità ebraica, ma fin dalleorigini, cioè fin da quandol’antisemitismo si organizzòpoliticamente ben prima della
nascita dello Stato d’Israele.L’antisemitismo, del resto, haavuto diverse coloriture, nonnecessariamente razziali. Inol-tre è molto difficile (non im-possibile, dunque: ma implicaun discorso davvero comples-so) cercare di separare l’anti-sionismo dall’antisemitismo,perché essi sono stati di fattouniti. Io proprio non posso se-guirti in questo tipo di ragio-namenti. Sul fatto che lo Statod’Israele abbia una origine co-
OPINIONI A CONFRONTO/ segue da P23
L’importanza dello studio e del-
l’educazione, l’attenzione alle
trasformazioni in corso nella so-
cietà e la valorizzazione delle
minoranze. La conoscenza del-
l’altro, l’interesse per il confron-
to e l’interazione fra culture e
tradizioni differenti.
E il futuro. Queste sono alcuni
fra i principi cui la redazione
giornalistica dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane pre-
sta una particolare attenzione
sin dalla sua nascita, sette anni
addietro, anche con progetti
specifici come DafDaf, il giornale
ebraico dei bambini, e il notizia-
rio settimanale melamed, dedi-
cato proprio al mondo della
scuola e all’educazione. E DafDaf
con il numero 60 festeggia i suo
primi cinque anni, durante i qua-
li la redazione del giornale ebrai-
co dei bambini, oltre alle sedici
pagine mensili dedicate ai piccoli
lettori, si è impegnata a creare
numerose occasioni di collabo-
razione con enti, istituzioni e fe-
stival che dedicano spazio all’in-
fanzia per diffondere la cultura
e le tradizioni ebraiche fra i gio-
vani lettori. Il focus è spesso sui
libri, grazie alla collaborazione
con la scrittrice Nadia Terranova
e con Anna Castagnoli, grande
esperta di letteratura illustrata.
Fondamentali sono Maria Teresa
Milano, ebraista e musicologa,
Benedetta Guetta e Roberta
Anau, che portano a tavola le
tradizioni ebraiche e Nedelia Te-
deschi con la sua morà DafDafà.
E l’identità del giornale ebraico
dei bambini sarebbe molto di-
versa senza l’arte di Luisa Valen-
DAFDAF E I PROGETTI SULL’EDUCAZIONE
Giovani, leva strategica verso il futuroCOMUNITÀ EBRAICA DI ROMA
Ruth, la signora Presidente
presidente dell’Assemblea deiRabbini d’Italia, rav GiuseppeMomigliano, commenta l’ignobileazione compiuta da estremisti,che in Israele hanno incendiatola chiesa di Tagba, nella regionedel lago di Tiberiade.
21Dopo un lungo restauroviene reinaugurata a Pisa
la sinagoga realizzata negli annipost-emancipazione dall’architet-to Marco Treves. Grande la sod-disfazione espressa dal presidentedella Comunità pisana Guido Ca-va così come dal sindaco MarcoFilippeschi.
22Storica visita di papa Ber-goglio al Tempio valdese
di Torino. A raccontare i retro-scena a Pagine Ebraiche EugenioBernardini, moderatore della Ta-vola valdese, e l’ex ministro ValdoSpini. Nel corso della visita il pon-tefice chiederà scusa ai valdesi perle persecuzioni compiute controdi loro dalla Chiesa.
23“Non potevamo rimanereindifferenti”. Il vicepresi-
dente del Memoriale della Shoahdi Milano Roberto Jarach spiegacosì la decisione di ospitare alcuniprofughi all’interno della strutturadi Binario 21 e dare un contributodi fronte all’emergenza umanita-ria. L’accoglienza è gestita dai vo-lontari della Comunità di San-t’Egidio. Aiuti ai migranti arrivanoanche dall’associazione chabadMerkos e dalla Comunità ebrai-ca.
24”Voglio dire una cosa conchiarezza: è arrivato il mo-
mento di mettere da parte ogni
rivalità e di lavorare insieme peril bene di tutti”. È con questo pro-posito che si apre il mandato allaguida della Comunità ebraica ro-mana di Ruth Dureghello, 48 an-ni, imprenditrice e assessore co-munitario uscente alla scuolanonché capolista della formazionePer Israele.
25Ad Expo si celebra il gior-no dedicato a Israele.
Ospite d’onore il vice ministrodegli Esteri Tzipi Hotovely. Adaccompagnarla, tra gli altri, il vi-cepresidente UCEI Roberto Ja-rach assieme ai presidenti dellaComunità milanese Milo Hasbanie Raffaele Besso e al consiglierecomunale e presidente dellaCommissione Expo RuggeroGabbai. A fare gli onori di casa,il commissario israeliano a ExpoElazar Cohen con l’ambasciatoreNaor Gilon.
28La Corte suprema ameri-cana emette la sentenza
che estende il riconoscimento del
matrimonio omosessuale a tuttigli Stati che non la prevedono nelloro ordinamento giuridico.
29Decine di istituzioni e or-ganizzazioni ebraiche, gui-
date da Robert Singer, direttoredel World Jewish Congress, si riu-niscono a Ginevra per protestarecontro il trattamento riservato aIsraele dal Consiglio per i dirittiumani delle Nazioni Unite(Unhrc) rispetto all’ultimo conflit-to contro Hamas. Visita in Israele per il ministro de-gli Esteri Paolo Gentiloni, che in-contrando il premier Netanyahuribadisce la ferma denuncia con-tro chi vuole delegittimare l’esi-stenza dello Stato ebraico.
Emanuele Colorni viene confer-mato presidente della Comunitàebraica di Mantova. In Consigliosono stati inoltre eletti Miriam Ja-rè, che ricoprirà il ruolo di segre-tario, e Aldo Norsa, che avrà l’in-carico di consigliere.
1Secondo mandato alla guidadella Comunità ebraica di Par-
ma per il consigliere UCEI Gior-gio Giavarini. Al suo fianco il vi-cepresidente Riccardo Moretti ela consigliera Susanna Bondi.
2Annunciata la nascita a Parigidell’European Center for Ju-
daism. Il polo culturale, che aprirànel 2017, è per il premier Hollande“la migliore risposta contro l’anti-semitismo”.
7Muore a 95 anni a Roma la pit-trice Eva Fischer. (1920-2015).
Nata a Daruvar (ex Jugoslavia) escappata in Italia durante la guerra,è stata una delle più note rappre-sentanti della Scuola Romana. Ce-lebre la sua amicizia con MarcChagall.
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loniale: mi chiedo quanti Statinon debbano la loro nascita adun atto di ‘colonizzazione’ e avarie forme di esclusione o diviolenza. Temo nessuno. Inogni caso, la sua nascita è dainserire in un contesto moltopreciso, come la sua vita: e losforzo di tutti, sul piano cultu-rale e politico, dovrebbe esserequello di promuovere la pace ela convivenza, trovando solu-zione ai conflitti, non alimen-tandoli. È chiaro, infatti, che
battersi contro lo Stato d’Israe-le significa di fatto, e sottolineoil ‘di fatto’, mettersi con coloroche praticano per davvero que-sta politica. Una politica chenon significherebbe altro cheun nuovo sterminio, in uncontesto di guerra generalizza-ta, che del resto già si sta defi-nendo all’orizzonte, a prescin-dere da Israele”.Angelo d’Orsi: “Luca, sei of-fensivo oltre che deludente.Considero chiuso non solo que-
sto ‘dibattito’, ma ogni tipo dirapporto fra noi. Non possopermettere che mi si accusi,sulla mia bacheca, per giunta,di antisemitismo’ (ti ricordoche gli arabi sono ‘semiti’, enpassant). Trovo comunquesconcertante che uno studioso(‘di sinistra’) possa ripetere iluoghi comuni del più stoltomainstream sionista e israelia-no. Fine della discussione”.Luca Michelini: “Sempre piùsconcertante ciò che dici. Igno-
rare che ciò che dici è conside-rato antisemita mi pare purafollia. Come sostenere pubbli-camente che lo Stato d’Israeledeve essere cancellato. Felice dinon avere più rapporti con te”.Credo che questo scambio dibattute sia significativo: il pro-fessor d’Orsi non ha rispostonemmeno a una delle mie os-servazioni ed argomentazioni.Ha preferito chiudere la di-scussione, indignato. Nonl’avevo accusato di antisemiti-
smo, ritenendo che un profilointellettuale come il suo nonpotesse giustificarlo, ma gli hofatto osservare che antisemite(e con il termine tutti, ma pro-prio tutti capiscono di che cosasi tratta... ) e da una correntedi pensiero corposa, sono rite-nuti e sono stati, soprattutto,ragionamenti come i suoi. Chedunque dovevano essere circo-stanziati e prudenti, se di anti-semitismo non si trattava: ed’Orsi stesso ammette l’impru-
denza di una discussione affi-data a Facebook. Se poi ci sisposta sul piano politico, allorale sue affermazione volte a de-leggittimare lo Stato d’Israelesono sconcertanti: il ragiona-mento politico non può mai es-sere in vacuo, ma circostanzia-to, storicamente determinato.Se poi d’Orsi ha in mente unaltro tipo di Stato, che eviden-temente lui si ritiene in gradodi edificare, allora poteva averela pazienza e la / segue a P26
ti, per le copertina e la Strega
Comanda Color, mentre la scien-
za può contare su Marco Delma-
stro, fisico al Cern.
E proprio un ragionamento co-
mune con i tanti preziosi colla-
boratori della redazione ha por-
tato ad organizzare, insieme alla
Bologna Children’s Book Fair, un
incontro di grande successo.
Grazie alla collaborazione con
Roberta Chinni ed Elena Pasoli,
alla guida della più grande ma-
nifestazione al mondo dedicata
alla letteratura per l’infanzia, è
stato il Caffè degli autori a ospi-
tare “Raccontare l’indicibile”: in-
sieme alla redazione Anna Casta-
gnoli, Nadia Terranova, Paolo Ce-
sari e Luisa Valenti si sono con-
frontati sulla sfida di raccontare
ai bambini “ciò che non si deve
dire”.
Intanto le centinaia di copie di-
stribuite nei padiglioni raccon-
tavano, grazie ad Anna Castagno-
li, l’origine delle della storia e
delle illustrazioni di Nel paese dei
mostri selvaggi, di Maurice Sen-
dak. Negli stessi giorni DafDaf al
Museo ebraico di Bologna ha or-
ganizzato un laboratorio sul Por-
tico d’Ottavia, con l’autrice, la
storica Anna Foa e l’illustratore
del volume, Matteo Berton.
Nel corso del 5775 cresce anche
melamed, la sezione della rasse-
gna stampa dell’Unione delle Co-
munità Ebraiche Italiane dedica-
ta a scuola ed educazione, cui ag-
giunge una commento a quanto
pubblicato durante la settimana.
Melamed diventa così una new-
sletter sperimentale destinata a
crescere. E ciò a sottolineare con
forza ancora maggiore l’impegno
della redazione nei confronti dei
più giovani. Arriva anche il rico-
noscimento del ministero del-
l’Istruzione, dell’Università e del-
la Ricerca, che ad aprile include
una giornalista della redazione,
Ada Treves, fra i membri della
commissione sul pluralismo reli-
gioso nelle scuole pubbliche.
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DOSSIER /Focus sull’anno
È online la mappa interattiva a cu-ra della Fondazione per i BeniCulturali Ebraici in Italia che per-mette di consultare il patrimonioartistico ebraico presente sul ter-ritorio.
9Al via il Jerusalem Film Festivalche apre con il lungometraggio
girato da Nanni Moretti “Mia ma-dre”. A vincere il premio come mi-glior film “Tikkun” di Avishai Si-van.
10 Il Consiglio della Comu-nità ebraica romana vara
la nuova Giunta. Lavoreranno as-sieme alla presidente Ruth Dure-ghello i neo vicepresidenti ClaudiaFellus (cui è stata assegnata unadelega a formazione e innovazio-ne) e Ruben Della Rocca (delegaa relazioni esterne e comunicazio-ne), gli assessori Daniela Debach(scuola), Antonio Spizzichino (or-ganizzazione, programmazione e
risorse umane), Marco Sed (culto),Giorgia Calò (cultura e archiviostorico), Maurizio Tagliacozzo(enti) e Roberto Coen (bilancio).
Nel piano delle iniziative anti-de-grado varate dal sindaco IgnazioMarino sono allontanati dal Co-losseo e ricollocati altrove gli ur-tisti, storica professione degli am-bulanti ebrei romani. Un allonta-namento sofferto e difficile cheviene raccontato a Pagine Ebrai-che dal presidente Fabio Gigli eche è al centro di forti polemichetra Comunità e sindaco.
11Si commemorano i ven-t’anni dalla strage di Sre-
brenica. Scrive Anna Foa: “Chenel 1995 in Europa si sia svoltosotto gli occhi dell’Onu e con lacomplicità dell’Europa unita ungenocidio è qualcosa che riguardatutti noi europei per quanto quel-l’evento ha pesato sulla storia suc-
cessiva dell’Europa e sui suoi sognidi pacificazione, ed anche noiebrei d’Europa per quanto ci ri-porta alla memoria del nostro pas-sato”.
Al Cairo esplode una bomba difronte al consolato italiano. A ri-vendicare l’attacco è l’Isis.
13Maurizio Gabbrielli vienedesignato nuovo presidente
della Comunità ebraica pisana. NelConsiglio anche Paolo Molco (vi-cepresidente) ed Emanuele Paz-zagli.
17Nel corso dell’incontro conil presidente della Repubbli-
ca Sergio Mattarella, il presidenteUCEI Renzo Gattegna lo ringra-zia per i gesti e le parole che han-no segnato i primi mesi del suomandato, tra cui la visita alle FosseArdeatine e l’impegno per ricor-dare Stefano Gaj Taché, vittima
del terrorismo palestinese.
21Dopo la visita del ministrodell’istruzione Stefania
Giannini, arriva in Israele ancheil primo ministro italiano MatteoRenzi, che alla Knesset tiene undiscorso memorabile ribadendoil legame indissolubile che lega idue paesi: “Israele - dichiara - nonesiste a causa della Shoah ma no-nostante la Shoah. Israele non hasolo il diritto di esistere ma il do-vere di esistere. Anche per i mieifigli”. Tra gli ospiti il presidenteUCEI Gattegna.
23Giornalista nella redazionedell’Unione delle Comu-
nità Ebraiche Italiane, esperta diproblemi dell’educazione e dellascuola, coordinatrice del giornaleebraico per bambini DafDaf, AdaTreves è fra i nove componentidella nuova commissione per ilpluralismo religioso nella scuolapubblica promossa dal Miur.
24Piero Bonfiglioli vieneconfermato alla guida del-
la Deputazione ebraica di Roma.
27Sbarca a Berlino la delega-zione italiana che parteci-
perà ai Giochi europei del Mac-cabi.
28“Guardare al presente,tenendo al tempo stesso
la barra dritta verso il futuro”.Questo il progetto di Mario Ve-nezia, nominato nuovo presi-dente della Fondazione Museo
cortesia dispiegare la sua posizione, pro-babilmente molto interessantesul piano dottrinale-utopisticoe forse anche su quello storico-fattuale. Davvero curioso, poi,che si scandalizzi che ragiona-menti simili ai miei possanoscaturire da un intellettuale“di sinistra”. Purtroppo, unadiscussione che forse potevacrescere, consentendo di af-frontare problemi seri e impor-tanti, magari in sedi appro-
priate, è morta sul nascere.Una discussione che certo af-fronta temi molto complessi,che dalla cronaca portano, pas-so dopo passo, alla filosofia po-litica e del diritto. È vero, Fa-cebook non è il luogo appro-priato per tentare simili tema-tiche. Sarebbe allora stato me-glio tacere. Molto significativa,infine, l’incapacità di discuteree di affrontare ragionamentidifferenti dai propri e di tolle-rare punti di vista differenti, il
ricorso all’attacco personale co-me strumento di argomenta-zione, infine lo slittamento dal-la discussione all’esercizio delpotere per limitare e impedireil ragionare, come dimostra ilfatto che ha scelto di impedireil proseguo della discussione.Mi auguro, davvero, di nonaver punto nel vivo, senza vo-lerlo, il professor d’Orsi.Quanto poi al giudizio che pro-pone su Renzi e sulla sua poli-tica non posso fare a meno di
constatare come l’argomenta-zione lascia il passo all’invetti-va, che non aiuta di un solomillimetro la lotta e la polemi-ca politica contro le politicherenziane e tanto meno servo aimpostare una qualsiasi formadi ragionamento sulla politicaestera italiana, sul contesto nelquale essa si muove, nonchésulla situazione mediorientale.D’Orsi è studioso e docenteuniversitario e pubblicista, conruoli di notevole rilievo, e inten-
de la cultura anche, e forse so-prattutto, come militanza civile.Non c’è nulla di male in ciò; masi deve essere consapevoli delruolo che si riveste come “mae-stri”, le cui parole pesano e inci-dono anche, e forse soprattutto,quando affidate a mezzi di co-municazione pubblico-privaticome Facebook, che raggiungo-no una notevole platea, anche digiovani. Che d’Orsi abbia scrit-to sullo Stato d’Israele non du-bito affatto e non mancherò di
leggerlo. Dubito, invece, che os-servazioni come quelle che egliha offerto in questa occasioneabbiano qualsivoglia funzionemaieutica.
Giovani ú–– Saul Meghnagi
Sociologo
Come essere partecipi della vitademocratica del proprio Paese,
OPINIONI A CONFRONTO/ segue da P25
Sono contraddittorie le prime re-
censioni a quello che probabil-
mente sarà uno dei film più di-
scussi dell’anno: interamente gi-
rato in ebraico a Gerusalemme, “A
Tale of Love and Darkness” è il
film che l’israelo-americana Nata-
lie Portman ha scritto, diretto e
interpretato portando sul grande
schermo l’ormai classico Storia
d’amore e d’ombra di Amos Oz.
Tradotta in italiano come “Storia
d’amore e di tenebra”, l’autobio-
grafia del grande scrittore israe-
liano è insieme un affresco della
vita in Israele dopo il Mandato
britannico e dei primi anni dello
Stato e il racconto della sua for-
mazione di uomo e di scrittore.
Natalie Portman ha spiegato di
aver capito di voler dirigere il film
appena letto il libro: “Il lavoro di
Amos Oz è commovente e scritto
benissimo. Inoltre tante delle sue
storie erano per me molto fami-
liari: ne avevo sentite tante del
genere riguardo i miei nonni, il lo-
ro rapporto con i libri, la cultura,
la lingua, l’Europa e Israele”.
Natalie Portman ci tiene a ricor-
dare che “Israele è riuscito nell’in-
credibile impresa di far rinascere
la lingua ebraica dopo secoli in cui
era stato una lingua esclusiva-
mente religiosa, non parlata”. An-
che per questo, dice, “il linguag-
gio è senz’altro uno dei personag-
gi del film e Arieh ne è il princi-
pale tramite, perché parla in con-
tinuazione dell’etimologia delle
parole e del modo in cui sono con-
nesse”.
Presentato durante il Festival di
Cannes lo scorso maggio, il film
dovrebbe arrivare in Italia nel no-
vembre del 2015, distribuito dal
Gruppo Ferrero. Dopo la prima
proiezione le recensioni al film si
sono nettamente divise fra chi lo
ha aspramente criticato - Haaretz
ha titolato “Come Natalie Por-
J-CIAK
Portman racconta Oz. La poesia di HaGanenet
della Shoah di Roma.
Il centro Noam di Milano accogliecome ospite rav Ytzhak Yosef, rab-bino capo sefardita di Israele.
30Entra nela sezione Orizzon-ti della 72esima Mostra del
cinema di Venezia l’opera primadel giovane ebreo romano AlbertoCaviglia, “Pecore in erba”, pellicolache tratta in maniera brillante iltema dell’antisemitismo.
31In poche ore due attentatiscuotono l’opinione publica
israeliana. Prima un estremista ul-traortodosso accoltella alcuni ma-nifestanti al corteo del gay pridedi Gerusalemme, uccidendo la se-dicenne Shira Banki. Nella notte,invece, un gruppo ultranazionalista– che Netanyahu definisce di “ter-roristi ebrei” - dà fuoco a una casapalestinese a Kfar Douma: nell’at-tacco incendiario muore arso vivo
un bambino di 18 mesi, Ali SaadDawabsheh, e pochi giorni dopomorirà per le ferite anche il padre,ricoverato in un ospedale israelia-no insieme alla moglie e all’altrofiglio.
31Viene siglato un protocollod’intesa tra UCEI e Istituto
Superiore di Sanità per favorirel’azione sinergica nel campo delbenessere psicofisico. Il progettoè stato portato avanti dalla consi-gliera UCEI Daniela Pavoncello edall’assessore al Bilancio NoemiDi Segni.
2 Dopo le violenze consumatesiin Israele e Cisgiordania, a con-
dannare l’accaduto sono i rabbini
italiani. Tra questi rav GiuseppeMomigliano, presidente Ari, chespiega a Pagine Ebraiche: “Le pa-role più efficaci in linea con quellache è la nostra identità e i valoriche vogliamo testimoniare le hapronunciate il presidente Rivlin:non è la nostra via, non è la viadel popolo d’Israele”.
“Basta odio gratuito”. Questo ilmotto che ha spinto migliaia diisraeliani a scendere in piazza perdire no alla violenza dopo i fattidi Kfar Douma e l’aggressione alGay Pride di Gerusalemme. Intan-to il governo di Netanyahu decidedi estendere l’applicabilità delle mi-sure anti-terrorismo adottate finoad ora contro i movimenti terro-ristici palestinesi anche agli estre-misti israeliani.
3Il presidente israeliano ReuvenRivlin denuncia alle autorità di
pubblica sicurezza il pericolo susci-
agosto
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mantenendo la propria identitàebraica? Come contribuire anuove forme di convivenza civi-le, in presenza di un’immigra-zione eterogenea per provenien-za, religione, etnia? Come affer-mare la laicità dello Stato nel ri-spetto di ogni fede? Come faretesoro dell’esperienza per daredelle risposte a tali quesiti? L’Associazione di CulturaEbraica Hans Jonas ([email protected]) è stata costituita suiniziativa di un piccolo gruppo
di giovani, per cercare delle ri-sposte a tali interrogativi. È na-ta con la precisa volontà diascoltare le voci di tutti coloroche fossero stati interessati, sen-za operare distinzione alcuna ri-spetto a posizioni politiche, os-servanza religiosa, diversità diopinione e di genere. Ha ipotizzato di dare vita, a talfine, un percorso formativo,chiamato master, a seminari in-terni alle Comunità e a dibattitiaperti al pubblico, quali sedi di
riflessione e confronto.Il sostegno di molte persone,con contributi economici e pre-stazioni professionali gratuite, èstato immediato e, nel tempo, èstato affiancato da quello del-l’American Joint DistributionCommittee e dell’Unione delleComunità Ebraiche Italiane.Tra le forme di supporto vannomenzionati il contributo peruna borsa di studio, voluta dalfiglio, in memoria di RebeccaBenatoff e l’ospitalità data ai
corsi dall’Istituto Pitigliani.Durante il secondo anno di vitadell’associazione si è fatta stra-da l’ipotesi di una ricerca suigiovani ebrei italiani: i parteci-panti al master hanno espressoil desiderio di capire come i lorocoetanei vivevano l’ansia perl’isolamento sofferto da Israelenella sua lotta per la sopravvi-venza, la recrudescenza del pre-giudizio antisemita, i cambia-menti profondi. La ricerca è stata realizzata dai
giovani stessi, accompagnati dauna consulenza scientifica, conl’obiettivo di analizzare, tra l’al-tro, le caratteristiche dell’ade-sione alle comunità e formulareipotesi interpretative al riguar-do.Il libro che dà conto dei risulta-ti, pubblicato dalla Giuntina,porta come titolo Cittadini delmondo, un po’ preoccupati edocumenta come i legami conl’ebraismo siano presenti anchequando sono contestati, che sus-
siste una consapevolezza su al-cuni principi fondanti, che siain atto un’elaborazione ineditanel modo di vivere il proprioebraismo, in un processo ineditodi mobilità geografica. Emerge con chiarezza l’appren-sione per la conflittualità diffu-sa nelle comunità, per la diffi-coltà di un confronto aperto trapersone con idee diverse, per laframmentazione tra gruppi esottogruppi. La percezione
ISRAELE E IL NEMICO INTERNO
Rivlin: “Stronchiamo l’odio”Il villaggio di Douma, in Cisgiordania, e il corteo per il gay pride
di Gerusalemme. Sono i luoghi dei due attacchi che lo scorso lu-
glio hanno aperto una preoccupante finestra sul mondo som-
merso dell’estremismo israeliano: nella Capitale un fanatico ul-
traortodosso armato di coltello aggredisce alcuni manifestanti
e uccide una ragazza di 16 anni, Shira Banki. L’attentatore, che
già aveva cercato di compiere un’azione simile in passato e per-
tanto era finito in carcere, viene fermato e arrestato dalla polizia.
Poche ore dopo, a Kfar Douma, vicino Nablus, estremisti incen-
diano la casa della famiglia palestinese Dawabsheh: nel rogo Ali
Saad, bimbo di 18 mesi, muore bruciato vivo mentre il padre
soccomberà pochi giorni dopo nell’ospedale israeliano in cui sono
ricoverati in condizioni gravi la moglie e l’altro figlio di quattro
anni. Sul luogo dell’attacco vengono rinvenute alcune scritte in
ebraico incitanti all’odio. L’intelligence indaga e la pista che
segue è quella dell’estremismo interno al mondo ebraico. Ben-
jamin Netanyahu,
primo ministro di
Israele, parla aper-
tamente di terrori-
smo e telefona al
presidente dell’Au-
torità nazionale pa-
lestinese Abu Mazen
per esprimere le sue
condoglianze. “Le fiamme si stanno diffondendo nella nostra ter-
ra, fiamme di violenza, fiamme di odio, fiamme di credenze false
e distorte - denuncia il presidente d’Israele Reuven Rivlin, vittima
di aggressioni sui social network proprie per le sue ferme con-
danne dell’estremismo e a favore dell’integrazione - Fiamme che
danno luogo allo spargimento di sangue, in nome della Torah,
in nome della legge, in nome della moralità, in nome di un amore
per la terra d’Israele”. Diversi rabbini israeliani e non ribadiscono
in modo chiaro che gli attacchi sono “estranei all’ebraismo”. Tra
questi, alcuni rabbanim italiani interpellati dalla redazione di
Pagine Ebraiche. Ma il dibattito in Israele su chi abbia istigato
questi crimini è aperto. “La battaglia contro istigatori e odiatori
non inizia e non finisce con la protezione della polizia – ricorda
ancora Rivlin mentre le autorità israeliane applicano il giro di
vite nei confronti degli ambienti più estremisti israeliani, in par-
ticolare tra gli ultranazionalisti di destra – Quando un assassinio
è già stato commesso, le condanne e l’indignazione non aiutano”.
È necessario agire per estirpare alla radice questo fenomeno,
l’invito sottinteso di Rivlin.
/ segue a P28
tman ha rovinato un libro di
Amos Oz” - e chi invece ha sotto-
lineato l’immaturità della regista
“che potrà solo migliorare, e di
cui si intravede un grande poten-
ziale” ma ha posto l’accento sulla
serietà e sul coinvolgimento per-
sonale della Portman, e alla sua
bravura nel ruolo di Fania, la ma-
dre di Amos Oz.
Forte, anche se meno evidente,
è la dimensione autobiografica
di HaGanenet, lungometraggio di
Nadav Lapid, regista israeliano
quarantenne amato dalla critica
europea che in “The Kindergar-
den Teacher” (questo il titolo con
cui sta girando il film) racconta
la storia di una insegnante che
decide di prendersi cura di un
suo studente, che ha il dono della
poesia. Ma per proteggerlo in un
mondo “che odia i poeti” decide-
rà di andare troppo lontano.
Considerato uno dei film più belli
della stagione e vincitore di nu-
merosi premi internazionali, Ha-
Ganenet è anche un ritratto cri-
tico della società israeliana. Il re-
gista, Nadav Lapid, racconta co-
me tra i quattro anni e mezzo e
i sei sia stato lui stesso un picco-
lo poeta: “Ho scritto un centinaio
di poesie o, più precisamente, le
ho dettate di mia tata. La prima,
intitolata ‘Hagar’, era una poesia
d’amore. Invece ‘Una separazio-
ne’, citata alla fine del film, è una
delle ultime. A sette anni ho
smesso di scrivere poesie. I miei
genitori le hanno riposte in un
armadio e lì sono rimaste per 25
anni, fino a quando ho deciso di
utilizzarle per il film. Vi è quindi
una dimensione chiaramente au-
tobiografica. Ma io sono tanto il
bambino quanto l’insegnante.
L’ansia, l’urgenza sentita dalla
docente di fronte alla margina-
lizzazione dell’arte, una certa
sensibilità, alcuni gesti cancellati
dalla volgarità, sono tutti senti-
menti che io stesso ho provato.”
Avi Shnaidman, che interpreta il
piccolo poeta, è stato scelto an-
che perché capace di dare nor-
malità, lontano da stranezze e
particolarità che avrebbero raf-
forzato il cliché del giovane pro-
digio, il contrario di quello che
Lapid vuole rappresentare.
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tato da chi utilizza il web e i socialnetwork per diffondere l’odio. Unanotizia commentata così dal diret-tore della redazione giornalisticaUCEI Guido Vitale: “Questa è unachiamata importante per tutti i cit-tadini di Israele e per gli ebrei ditutto il mondo: abbiamo sopportatoa lungo in silenzio le attività di chiinietta l’odio in rete. Risvegliamocidalla passività, se non vogliamo di-venirne complici. È venuta l’ora diopporsi, di dire basta, di sbarrare lastrada a questi farabutti”.
4Meir Ettinger, nipote dell’estre-mista Meir Kahane, viene ar-
restato dalle forze di sicurezzaisraeliane a causa, spiegano le au-torità, del “suo coinvolgimento inorganizzazioni estremiste ebrai-che”. Dopo di lui seguiranno unadecina di altri arresti.
5Il ministro degli Esteri PaoloGentiloni fa visita a Teheran,
dopo il controverso accordo, e di-chiara: ”Senza sanzioni possiamoraddoppiare l’interscambio”.
Il Consiglio superiori dei Beni cul-turali approva lo stanziamento di80 milioni di euro di finanziamentipubblici, sette dei quali sarannodestinati al Museo Nazionaledell’Ebraismo Italiano e della Sho-ah in costruzione a Ferrara.
6Sulle pagine fiorentine del Cor-riere della sera il racconto di
come un giovane ebreo americano,Jonathan Freedman, sia riuscito acostituire un team di ciclisti checorreranno negli Stati Uniti per dif-fondere i valori e la profonda uma-
nità di Gino Bartali. Ad ispirarlola testimonianza di Giorgio Gol-denberg, ebreo fiumano salvato dalcampione, raccolta a suo tempodal giornalista Adam Smulevich suPagine Ebraiche.
7Larry Cohler-Esses è il primoredattore di un giornale ebrai-
co, l’americano Forward, ad otte-nere il visto per entrare in Iran epoter scrivere, con il benestare diTeheran, un reportage sul Paese.
9La Comunità ebraica di Mo-naco ribadisce la sua contra-
rietà alle Stolpersteine, le pietre-monumento apposte dall’artista te-desco Gunter Deming e dissemi-
nate nelle vie di diverse città d’Eu-ropa in memoria dei deportati dalnazifascismo. A spiegarne inveceil significato, sulle colonne del quo-tidiano la Stampa, l’architetto Ada-chiara Zevi.
10Il premierisraeliano
Benjamin Neta-nyahu indica lagiornalista, ex par-
lamentare, ex vicepresidente dellacommissione Esteri della Camerae consigliera della Comunità ebrai-ca romana Fiamma Nirenstein co-me prossimo ambasciatore diIsraele in Italia. I quotidiani nazio-nali riportano le reazioni del mon-do ebraico italiano alla notizia:commenti positivi e apprezzamentima c’è anche chi esprime perples-sità, come il rabbino capo di RomaRiccardo Di Segni. “Temo che cipossano essere problemi, basta leg-gere cosa circola già in rete sullasua doppia cittadinanza”.
18 Annunciato l’arrivo in Ita-lia del premier israeliano
Benjamin Netanyahu per fine ago-sto. Il programma di Netanyahuprevede la visita a Milano di Expoe del padiglione israeliano e l’in-contro a Firenze per il vertice in-tergovernativo con il primo mini-stro italiano Matteo Renzi.
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DOSSIER /Focus sull’anno
OPINIONI A CONFRONTOdi sé e del
proprio futuro non è apparsanegativa ma costellata di do-mande, in particolare, sul con-fronto tra soggetti di religionidiverse e sulla tutela della pro-pria cultura. Da questo nasceval’idea, impegnativa, di far tra-durre il libro, curato da EliezerBen Raphael che aveva raccoltole cinquanta lettere che Ben Gu-rion ricevette dai “saggi”, stu-diosi ed esperti da lui interpella-ti, nel 1958, attorno alla crucia-le interrogativo “Chi è ebreo?”.Le risposte raccolte, oltre a ri-spondere al quesito specifico,avrebbero consentito, e consen-tono tuttora, una migliore com-
prensione del rapporto tra na-zionalità, cittadinanza, religio-ne. Il convegno seguito allapubblicazione online, offertadalla Proedi di Milano, avrebbesollevato un utile dibattito, maanche l’interesse di un editore,Bonanno di Catania, non soloper la riproposizione del testo sucarta, ma anche per l’avvio diuna collana di volumi sul tema“Ebraismo e modernità”. La proposta è stata accettatanon senza esitazione, per l’im-pegno richiesto e la complessitàdel tema. Dopo quello citato, ilsecondo volume della collana èstato dedicato al pensiero diDante Lattes, quale uomo che
ha saputo affermare, senza ti-more o reticenza, il valore diuna Tradizione e la dignità diun’appartenenza e ha saputo di-stinguere la dimensione della fe-de dalle prerogative delle istitu-zioni pubbliche. Veniva delineandosi per l’asso-ciazione, che aveva ormai rag-giunto più di sessanta giovani(e rinnovato, in parte, il proprioConsiglio, aprendosi a presenzedi varie parti del mondo), unadoppia pista di lavoro: da un la-to la formazione, dall’altro ladiffusione di studi e analisi. Illavoro svolto suggeriva, peral-tro, di interrompere, per un an-no, il master, al fine di precisa-
re l’ambito e le possibilitàd’azione futura.L’ebraismo, si è considerato,unisce in sé una tradizione, unastoria, una cultura. Evolve inragione dei contesti storici, egeografici. Ha peculiarità e di-namiche proprie, regolate danorme morali e regole di com-portamento. Definisce se stesso in ragionedei propri principi, della realtàin cui è inserito, dell’ineludibilediritto all’esistenza di Israele.Partecipa a scelte che coinvolgo-no la collettività di cui è parte.Si confronta costantemente consocietà, concezioni e idee diversesul mondo e sulla vita. Si misu-
ra con il rispetto di una peculia-rità e, nel contempo, la com-prensione di ciò che sta mutan-do. Da tali premesse, è scaturital’idea di affiancare a quanto giàin essere la predisposizione dimateriali per la formazione sto-rico sociale e di verificare la pos-sibilità di un finanziamento ul-teriore a tale scopo. La fondazio-ne Pincus di Gerusalemme hatrovato interessante la propostae la stessa associazione, appro-vando uno specifico progetto,inclusivo del master, della pre-disposizione dei testi e, anche,di un convegno sulla formazio-ne ebraica in diversi ambiti.
L’UCEI ha rinnovato il suo so-stegno a parte di tale lavoro. Èstata quindi predisposta, per il2015/2016, una versione rinno-vata del master che prevede: unapprofondimento sui temi dellaleadership e delle competenze;una disamina, in aula, pergruppi e in plenaria, sui quesitisopra proposti, legati alla storiae all’esperienza ebraica; un di-battito, aperto al pubblico, sullarelazione tra religioni, società,democrazia.Il lavoro da fare appare appas-sionante e difficile, ma tocca te-mi legati, come direbbe Hans Jo-nas, alle nostre responsabilitàverso le generazioni future.
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L’INTESA SUL NUCLEARE
“Grazie a questo
accordo l’Iran
non sarà in grado
di sviluppare la
bomba atomica”.
“Senza, si rischia-
va la guerra”. Pa-
role del presiden-
te degli Stati Uni-
ti mentre spiega
al mondo perché
gli Usa – assieme
a Cina, Francia,
Gran Bretagna,
Russia e Germa-
nia – hanno deciso di siglare il 14 luglio a Vienna l’intesa con il governo di Teheran che, secondo i
firmatari, eviterà che per i prossimi dieci anni il regime degli ayatollah si doti della bomba nucleare.
Contropartita dell’intesa, la progressiva revoca delle sanzioni imposte dalle potenze internazionali
all’Iran, applicate proprio in virtù della minaccia nucleare. A fronte di un più stringente controllo
sulle attività iraniane, con la possibilità di inviare gli ispettori dell’Agenzia internazionale per il nu-
cleare e lo smantellamento e riconversione di alcune centrali, Teheran potrà tornare a riallacciare
rapporti economici internazionali. “Si tratta di un accordo che minaccia la sicurezza di Israele e del
mondo intero”, la bocciatura del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che sottolinea come l’Iran
finanzi organizzazioni terroristiche (Hezbollah e Hamas su tutte). Anche paesi come Arabia Saudita
ed Egitto condividono le preoccupazioni sull’accordo, temendo il rafforzamento dell’Iran in Medio
Oriente. E Netanyahu si fa portavoce dei contrari, chiedendo al Congresso americano, e acuendo
così i contrasti con la Casa Bianca, di non appoggiare l’intesa. In Israele in molti – con eccezioni
anche tra uomini dell’Intelligence - sono schierati con Netanyahu mentre l’ebraismo americano per
lo più ha fiducia in Obama. Pragmatica invece la visione del presidente d’Israele Reuven Rivlin: gli
americani sono i nostri primi alleati – spiega Rivlin rivolgendosi a Netanyahu – in nome di una
battaglia giusta non si possono danneggiare i rapporti e quindi Israele.
Iran, Usa, Israele: quell’accordo che divide
ú–– Guido Vitale
In una stagione dove rimbomba si-nistro un chiassoso autoritarismoma si fa merce rara l’autentica au-torevolezza, anche la voce dei rab-bini italiani rischia di sentirsi piùfievolmente. E questa crisi non di-pende tanto dalla solida prepara-zione dei nostri maestri, quanto dal-la nostra sempre crescente difficoltàdi identificare una guida chiara, unancoraggio sicuro per la nostracondotta e le nostre scelte. Incon-trare qualcuno che si senta salda-mente guidato, rinsaldato, tenutoin equilibrio dalla forza del loro in-segnamento e del loro giudizio èdivenuta ormai un’esperienza sem-pre più sporadica. E non mancanodiverse possibili interpretazioni percercare di comprendere da dovevenga questa crisi che non è piùsoltanto una crisi di valori, ma ri-schia talvolta di farsi risucchiaredalla vertigine determinata dallasparizione dei più elementari puntidi riferimento.I veleni della propaganda e dellaretorica, il dilagare di una litigiositàfine a se stessa sembrano ora mi-nacciare quella gioia di vivere equella fierezza della propria identità,quel senso di ironia e quel gustodel sereno confronto che per oltredue millenni hanno costituito il se-greto della persistenza, in mezzo amille difficoltà, degli ebrei in Italia.Anche per questo si può, si deve,
guardare con fiducia e con speran-za, con meraviglia e con commo-zione alla preziosa antologia diidee, di pensieri e di lezioni che ilrabbino Roberto Della Rocca, re-sponsabile del lavoro per l’educa-zione e la cultura all’Unione delleComunità Ebraiche Italiane, ha rac-colto nel suo nuovo Con lo sguardoalla luna – Percorsi di pensiero ebraicoche l’editore Giuntina manda in li-breria proprio alla vigilia dell’annonuovo. È un libro che va ben di làdella lettura appassionante, dellemille porte che apre lungo i per-corsi destinati a riconquistare pie-namente il gusto di essere ebrei. Èun testo capace di riconciliarci conla nostra speranza, con il nostrodesiderio di restituire un pieno sa-pore alla nostra vita ebraica, con lanostra ambizione di riconquistarequell’equilibrio fra intelligenza e ca-pacità di riflessione, amore per lavita e sorriso, gusto del confrontoe passione mistica.Il libro, ricchissimo come ogni og-getto vivo negli spunti di riflessioneche offre e negli stimoli che disse-mina, si snoda seguendo il tema delPercorso. Come a ricordare che
non esiste vita ebraica nella stasi emen che meno nell’immobilismogenerato da chi vorrebbe ridurre ilproprio ebraismo ai doveri essen-
ziali della Memoria della Shoah edella difesa inderogabile dello Statodi Israele. Se questi infatti costitui-scono doveri irrinunciabili, non è
in difesa, non è in chiusura, non ènel dolore che deve prendere corpoil nostro gusto di vivere un’esistenzaebraica ricca, piena, gioiosa e so-prattutto consapevole. E non a casole grandi pagine dei Percorsi deltempo, dei Percorsi della parola edei Percorsi dell’etica si concludonocon tre memorabili capitoli desti-nati a richiamarci ai nostri doverifondamentali: studiare, utilizzarecorrettamente il linguaggio, equili-brare le nostre emozioni con i no-stri principi etici.Non è sufficiente questa pagina, nétantomeno bastano le mie compe-tenze, per recensire un libro tantoimportante e tanto necessario perl’Italia ebraica. Questa pagina vor-rebbe quindi essere utile come uninvito alla lettura, a un’attenta e so-lerte considerazione, ma soprattuttoall’apertura di un vero, sereno di-battito nell’ambito di chi nell’Italiaebraica sente di avere qualcosa dadire, riguardo ai grandi temi dellavita che il rav evoca nei suoi inse-gnamenti e nelle sue riflessioni. Co-me che stiano le cose resta un fattocerto: l’anno nuovo comincia pergli ebrei italiani sotto il segno dipagine che si distinguono da tantealtre, che non si possono eludere enon si possono accantonare. Unmessaggio che tutti, ognuno secon-do le proprie disposizioni, hannoil dovere di raccogliere, e in cuiognuno potrà trovare nuove, pre-ziose scintille di speranza.
/ P29
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pagine ebraiche n. 9 | settembre 2015 2015
pagine ebraiche“D. esiste. Solo che tifa Manchester” (Rav Jonathan Sacks, al termine di Manchester United-Arsenal 6-2)
u /P32-33ARTE - STORIA
u /P33MUSICA
u /P34-35SPORT
Quale ruolo deve avere la Me-
moria? Come può essere educa-
tiva? Quale è il nostro dovere di
ebrei di fronte a queste consta-
tazioni e domande? E in gene-
rale, qual è l'immagine culturale
ebraica che vogliamo acquisire,
comunicare e trasmettere? So-
no questi alcuni degli interro-
gativi che costellano le pagine
del volume Con lo sguardo alla
luna – Percorsi di pensiero
ebraico del rav Roberto Della
Rocca, in uscita per Giuntina. Il
libro contiene quella che il rav
stesso definisce “una miscela di
riflessioni e approfondimenti”
per tentare di trovare una pos-
sibile sintesi all'articolata dia-
lettica che intercorre tra pen-
siero ebraico e tradizione filo-
sofica occidentale, con un oc-
chio di riguardo verso le fonti
e la tradizione. Percorsi del
tempo, della parola e dell'etica
– sono dunque questi i tre pi-
lastri attorno a i quali si svilup-
pano le riflessioni dell'autore,
che conduce il lettore in un
viaggio alla scoperta dell'iden-
tità ebraica.
“Un bene irri-
nunciabile” da
trasmettere ai
propri figli ma che necessita
anche di un confronto e di un
dialogo con la società di cui gli
ebrei fanno parte. Fare educa-
zione e diffondere conoscenza
per combattere l'indifferenza
e l'odio si-
gnifica per-
ciò per Del-
la Rocca
“lavorare
sulle proprie rappresentazioni
di sé nel mondo” e affermare
l'esigenza di risalire alle fonti
tradizionali ebraiche troppo
spesso accantonate, tese alla
pace e al rispetto per ogni for-
ma d'identità.
Tempo, parola, etica. Il percorso è apertoIL LIBRO DI STUDI E PENSIERI DEL RAV ROBERTO DELLA ROCCA
Roberto Della RoccaCON LO SGUARDOALLA LUNAGiuntina
u /P30-31MISTICA
u /P30-31PRIMO LEVI
La nostra strada. Con lo sguardo alla luna
Stef
ano
Levi
Del
la T
orre
u Un'opera di Stefano Levi Della Torre che correda il nuovo libro del ravRoberto Della Rocca ed è dedicata "a tutti coloro che riescono aguardare la luna e non solo il dito".
/ P30 CULTURA / ARTE / SPETTACOLO
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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraiche
In una intervista rilasciata nel 2012a questo giornale Moshe Idel, uni-versalmente riconosciuto come il piùgrande studioso vivente di misticaebraica, spiegava: “Kabalah è in re-altà un termine generico, che vieneusato per indicare una varietà discuole esoteriche emerse in Europaalla fine del XII secolo, che si sonosviluppate diventando una delle prin-cipali interpretazioni del giudaismo.Uno studio serio della kabalah puòarricchire la comprensione del qua-dro complesso di una cultura, comesi è sviluppata in Europa, nonché fa-cilitare una migliore conoscenza del-la capacità creativa di una minoran-za, che potrebbe arricchire la culturadella maggioranza.”L’argomento è talmente complessoche il rischio di cortocircuiti anchespiacevoli è sempre in agguato: è fa-cile passare con leggerezza dalla ka-
balah alla mistica, alle scienze eso-teriche, fino ad arrivare alla magiae alla stregoneria, argomenti cheriescono sempre a raccogliere ungrande interesse. Angeli, demoni,esseri dai poteri eccezionali e dif-ficili da controllare... Nella tradi-zione ebraica è descritto unmondo complesso di forze so-vrannaturali misteriose a voltepericolose, a volte salvatrici,che possono essere dominatesolo con pratiche magiche edesoteriche. Un argomentospesso poco conosciuto o la-sciato ai margini, che ciclica-mente riaffiora e riprende vi-gore. In questi mesi sono sta-te varie le occasioni di appro-
fondimento: grande è stato il suc-cesso della mostra “Magie. Anges etdémons dans la tradition juive”, che
nei cinque mesi di apertura alMuseé d’Art e d’Histoire du
Judaisme di Parigi ha avu-to un numero di visita-tori superiore alle aspet-tative degli organizza-tori, così come notevo-le è stato anche l’inte-resse riscosso dal dos-sier che questo giorna-le ha dedicato alla Ma-gia nel numero di lu-glio. Una nuova occa-sione di studio vieneofferta in Italia dal
Meis, il Museo del-
l’Ebraismo Italiano e della Shoah diFerrara insieme all’Associazione Ita-liana per lo studio del Giudaismo(Aisg), che nei primi due giorni disettembre riuniscono a Ferrara e poiRavenna numerosi studiosi, in oc-casione del congresso annuale del-l’Aisg. “L’eredità di Salomone. Lamagia ebraica in Italia e nel Medi-
ú– MISTICA - PERSONAGGI
ú–– Alberto Papuzzi
La salita alla Torre del Gran San
Pietro per la cresta sud ovest
prevede una variante, tuttora
citata nella Guida del Gran Para-
diso di Andreis, Chabod, Santi:
la variante percorsa da Alessan-
dro Delmastro, con la sorella Ga-
briella, l’11 luglio 1938. Delma-
stro è quel Sandro al quale Pri-
mo Levi ha dedicato il capitolo
del ferro nel suo libro Il sistema
periodico.
«Era un ragazzo di statura me-
dia, magro ma muscoloso, che
neanche nei giorni più freddi
portava mai il cappotto. Aveva
grandi mani callose, un profilo
ossuto e scabro, il viso cotto dal
sole». Sandro, racconta Levi,
sembrava fatto di ferro, ed è
con lui che ha vissuto le più bel-
le avventure di montagna e di
arrampicata. Allora Primo Levi
era uno studente di chimica, che
il sabato e la domenica sgamba-
va sulle cime del Gran Paradiso,
d’inverno s’inzuppava di neve
con gli sci, e nelle mezze stagio-
ni si cimentava con le rocce dei
Picchi del Pagliaio, dei Denti di
Cumiana, di Rocca Patanüa, del
Plü e della Sbarüa, palestre to-
rinesi alcune diventate classiche
altre ormai dimenticate, a quel
tempo frequentate da pochi co-
raggiosi o stravaganti, in calzoni
alla zuava e vecchi scarponi.
Allora… Oggi Primo Levi è uno
scrittore famoso in tutto il mon-
do, e tra le bianche pareti di una
stanza della casa editrice Einau-
di (che ha pubblicato tutti i suoi
libri) ci guarda con un sorriso
gentile appena sfiorato dall’iro-
nia, poiché certo è un poco me-
ravigliato di essere intervistato,
per la prima volta, sulle sue
esperienze e imprese alpinisti-
che, che non hanno alcunché di
straordinario se non di essere
parte della sua storia: della sto-
ria d’un uomo.
«Ho cominciato ad andare in
montagna a 13, 14 anni – raccon-
ta Levi. Nella mia famiglia c’era
la tradizione della montagna che
fortifica, un po’ l’ambiente che
Natalia Ginzburg descrive in Les-
sico famigliare. Non l’alpinismo
propriamente detto, non le sca-
late… Si andava in montagna co-
sì, per il contatto con la natu-
ra… ». Gli capitò subito, dalla pri-
ma volta, una «negrigura», come
avrebbe detto un altro Levi, ap-
punto il padre di Natalia Gin-
zburg. «Ero a Bardonecchia e
avevamo deciso di fare un giro,
io che avevo 14 anni, un mio coe-
taneo e un altro ragazzo che
avendone sedici di anni si era
autonominato guida. L’idea era
di arrivare in Valle Stretta per la
Catena dei Magi. Solo che par-
timmo di pomeriggio, senza
mangiare, senza zaini. Arrivam-
mo in cima che ormai faceva
quasi buio; si vedeva sotto una
discesa infida, e in fondo il lumi-
no di un rifugio, non ricordo più
il nome. Ci mettemmo a gridare,
e venne su una squadra di alpi-
nisti. Gridarono giù: son solo dei
gagno brodos… Poi ci legarono
come salami e ci calarono di
notte, alla luce delle lanterne».
Le prime arrampicate verso i 18,
19 anni, per un desiderio di av-
ventura ma anche di indipen-
denza, per provarcisi, per fare
da sé: «Volevo andare in monta-
gna sul serio, ma non con la gui-
da». Un desiderio che si combi-
nava col clima di allora, che era
il clima del regime fascista, e per
Levi, ebreo, delle leggi razziali.
Che cosa significava, dunque, an-
dare ad arrampicare e andarci
da solo, per quel giovane ebreo
della Torino fine Anni ’30? «Era
una forma assurda di ribellione
– risponde Levi – Tu, fascista, mi
discrimini, mi isoli, dici che sono
uno che vale di meno, inferiore,
unterer: ebbene, io ti dimostro
che non è così. Mi ero subito
promosso capocordata, senza
esperienza, senza scuola: devo
dire che l’imprudenza faceva
parte del gioco.
La prima volta, da solo, fu
all‘Herbetet, per la cresta est.
Neppure col CAI avevamo rap-
porti, nel nostro gruppo. Era
un’istituzione fascista e noi era-
vamo antistituzionali: la monta-
gna rappresentava proprio la li-
bertà, una finestrella di libertà.
Forse c’era anche, oscuramente,
un bisogno di prepararsi agli
eventi futuri».
Questo del prepararsi, dice Levi,
era chiarissimo in Sandro Del-
mastro. La sua era la montagna
ruvida e proletaria. Era di fami-
glia antifascista, con un retro-
terra ideologico, mentre Levi
era un bravo ragazzo borghese.
Su come sarebbe finita – cioè «a
botte», per dirla con Levi – Del-
mastro non aveva dubbi. Gli
ebrei borghesi, invece, si rifiu-
tavano di guardare l’avvenire,
prigionieri di un pacifismo pi-
gro, anche pauroso. Delmastro
diventa la proiezione a posterio-
ri delle tensioni e degli ideali
che allora Levi sentiva solo con-
fusamente e che oggi invece ve-
de con una lucidità astratta. E
l’alpinismo di Delmastro, rivisto
adesso, come in una muta se-
quenza al rallentatore, è la me-
tafora viva di quella rappresen-
tazione, con quel suo rifiuto del-
le comodità, delle mode, del
consumismo, col suo essere
«d’altri tempi già allora»
«Al Sestriere non s’andava mai,
perché c’erano le funivie, e le fu-
nivie erano peggio del demonio!
Niente giacche imbottite, niente
scarpe nuove, la guida del CAI
serviva solo per fare l’opposto
di quanto consigliava. Anche
l’attrezzatura era minima: mia
Levi, le Alpi e la libertà di sbagliare
“Non sono mai stato un grande alpinista, un grande sciatore, però si andava in montagna.” Sono parole di Primo Levi, raccolte da Giovanni Tesio in una intervista inedita e riprese
da una mostra organizzata dal Centro di studi Primo Levi di Torino in collaborazione con la cooperativa Mines de Cogne e il Comune di Cogne. “Le Alpi di Primo Levi. La mia
trasgressione era la montagna” raccoglie testi e fotografie (in basso la cordata Levi-Delmastro e Levi al Pian Tornetta) che ricostruiscono lo storico rapporto dello scrittore con
le Alpi. In mostra compaiono anche alcuni brani di una intervista fatta a Levi da Alberto Papuzzi nel ‘66 e apparsa sulla Rivista della Montagna, che qui riproponiamo integralmente.
La magia, eredità di Salomone
Gior
gio
Albe
rtini
FERRARA -RAVENNA1-2 settembre L’EREDITÀ DI SALOMONE. LA MAGIA EBRAICA IN ITALIA E NELMEDITERRANEO
CULTURA / ARTE / SPETTACOLO / P31
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pagine ebraiche n. 9 | settembre 2015 2015
terraneo”, appuntamento curatodai docenti dell’Università di Bo-logna Mauro Perani e SaverioCampanini, con la collaborazionedi Emma Abate dell’École Prati-que des Hautes Études di Parigi,intende portare l’attenzione sull’ere-dità del terzo re d’Israele, Salomone,che avrebbe costretto i demoni a co-struire il Tempio di Gerusalemmecon le proprie arti magiche. La magiasi è in seguito diffusa in Italia e in tut-to il bacino del Mediterraneo, accom-pagnata - così spiegano i curatori delconvegno - da una certa ambivalenzasia della letteratura rabbinica, che as-socia i sortilegi ai peccati punibili conla pena di morte senza però chiarirein che cosa esattamente consistanoi comportamenti interdetti, sia dellaTorah con le sue norme talvolta sfug-genti e le sue reticenze al riguardo.E sarà proprio in apertura di conve-
gno che il rabbino capo di Ferrararav Luciano Caro, primo relatore del-la prima sessione, interverrà su “Re-gole e silenzi della Torah sulla magia”.Oltre ai curatori e al rav interverran-
no, nel corso delle due giornate,Alessia Bellusci (Università di TelAviv), Flavia Buzzetta (Institutd’Etudes Avancées, Parigi), Ma-rina Caffiero e Mauro Zonta
(Sapienza, Universitàdi Roma), Roni Weinstein(Università ebraica di Ge-rusalemme), Moshe Idel(Università ebraica di Ge-rusalemme e Shalom Har-tman Institute) FabrizioLelli (Università del Salento), Corra-do Martone (Università di Torino),Bill Rebiger (Università di Amburgo)e Giuseppe Veltri (Università di Am-burgo) e porterà il proprio contributoanche Gideon Bohak, curatore dellamostra “Magie. Anges et démonsdans la tradition juive”, da poco ter-minata. Sarà invece proprio MosheIdel ad anticipare i temi del convegnoil pomeriggio del 31 agosto, con una
conferenza dedicata a “The ItalianCenter of Kabbalah”. Strumento utile per approfondire iltema è anche l’ultimo libro pubbli-cato da Emma Abate, Sigillare il mon-
do. Amuleti e ricerche dalla Ge-nizah. Manoscritti magici ebrai-ci della biblioteca della AllianceIsraélite Universelle di Parigi(ed. Officinadi Studi Me-dievali), che
offre una presentazio-ne della magia ebraicaattraverso lo studio dimanoscritti che pro-vengono dal fondodella Genizah del Cai-ro, la maggior parte dei quali eraesposta nella mostra parigina. Ed èstato proprio in una conferenza nel-l’ambito della mostra che la Abateha illustrato ciò che si può imparare
dai manoscritti medievali sulle for-mule per allontanare i demoni o evo-care gli spiriti. “È interessante notare che i testi con-tenuti in tali manoscritti furono re-datti per lo più da sapienti, rabbini,uomini dalla cultura tradizionale, cheveniva usata per controllare forze so-prannaturali che governano tutte le
cose del mondo. La magia è pursempre vietata, ma tali potenze so-
prannatu-rali esisto-no e sonostate createda Dio: Perquesto vi
sono unalegge universale e degli esperti diquella legge, una categoria di sapienti- ha aggiunto - che hanno un’autoritàspeciale”.
a.t.
Emma AbateSIGILLARE IL MONDO Officina diStudi Medievali
sorella mi aveva regalato un
martello, un paio di moschetto-
ni e tre chiodi. Questa era tutta
la mia attrezzatura. Bisognava
invece arrivare sempre al limite
delle nostre forze, sia fisiche sia
tecniche. Ricordo una Pasqua,
quando Daladier aveva risposto
jamais a Mussolini. Voleva dire
la guerra, ma noi non ci pensa-
vamo. Partii con Delmastro e
con Alberto Salmoni, a piedi di
notte da Bard a Champorcher: il
giorno dopo, con gli sci, e con
30 chili a testa negli zaini, dove-
vamo traversare fino alla cosid-
detta Finestra di Champorcher,
poi scendere, risalire la Valleille,
raggiungere Piantonetto, pun-
tare sul Gran Paradiso… Era
un‘idea di Delmastro, il quale più
si faticava più era soddisfatto.
Io rinunciai già a Cogne».
Era l’ideologia alpinistica di
Lammer: lo sprezzo euforico del
pericolo, la montagna come sof-
ferenza. «Sì, anch’io avevo letto
Lammer – dice Levi – Fontana di
giovinezza, e anche Whymper e
Mummery. Attraverso quelle pa-
gine era pervenuta fino a noi
l’idea di misurarsi sempre con
l’estremo e che essenziale è fare
sempre il massimo». Tuttavia,
l’ideologia romantica conviveva
con l’ideologia positivista. Le ra-
gioni di Levi, ma anche di Del-
mastro, rispetto alla montagna,
erano l’una e l’altra cosa insie-
me. Il romanticismo lammeriano
era contaminato da un gusto lai-
co per la montagna come ogget-
to scientifico, come luogo dove
cercare di ravvisare il mondo al-
le sue origini. Sia Levi sia Delma-
stro avevano la passione della
chimica. «Pensavo di trovare
nella chimica – dice Levi – la ri-
sposta agli interrogativi che la
filosofia lascia irrisolti. Cercavo
un’immagine del mondo piutto-
sto che un mestiere. Ora, la pas-
sione della montagna era com-
plice della passione per la chi-
mica, nel senso di ritrovare in
montagna gli elementi del siste-
ma periodico, incastrati tra le
rocce, incapsulati tra i ghiacci,
e cercare di decifrare attraverso
essi la natura della
montagna, la sua strut-
tura, il perché della
forma di un canalino,
la storia dell’architet-
tura di un seracco. Una
volta, ai Picchi del Pa-
gliaio, Sandro si attac-
ca a un appiglio cristal-
lino che però gli rima-
ne nelle mani. Me lo fa
vedere senza scompor-
si, dicendomi: si sfalda
secondo 001, che è la
terminologia delle ope-
razioni stereografiche,
poiché i cristalli si iden-
tificano dal loro modo
di sfaldarsi.
Per cui la montagna
per noi era anche esplorazione,
il surrogato dei viaggi che non
si potevano fare alla scoperta
del mondo, e di noi stessi; i viag-
gi raccontati nelle nostre lettu-
re: Melville, Conrad, Kipling, Lon-
don. L’equivalente casalingo di
quei viaggi era l’Herbetet».
In montagna, Primo Levi ha con-
tinuato ad andare anche dopo
la guerra, dopo il ritorno da Au-
schwitz, dopo aver scritto quel
libro che è la più alta testimo-
nianza letteraria della condizio-
ne umana di fronte alla violenza
di uno sterminio di massa, Se
questo è un uomo. Andava a
camminare, o con gli sci; non più
ad arrampicare, salvo una volta
che ha affrontato alcuni passag-
gi di terzo, da solo, su un ver-
sante della Testa Grigia, sopra
Gressoney: «Volevo dimostrare
a me stesso che ero ancora ca-
pace, anche se avevo ormai più
di quarant’anni».
Ma le radici del suo rapporto
con la montagna sono ben pian-
tate in quella stagione più lon-
tana: radici intellettuali di cit-
tadino che cercava sulla monta-
gna, nella montagna, suggestio-
ni e risposte che non trovava
nella vita, o meglio nell‘atmo-
sfera ispessita di quella vita to-
rinese, senza passato e senza fu-
turo. Con le generazioni prece-
denti, i Monti, i Mila, i Foa, non
c’erano rapporti, come fosse ca-
duto un netto colpo di falce,
mentre l’avvenire era vestito
dell’impenetrabile conformismo
delle adunate oceaniche e del
mito della razza. «Avevo anche
provato a quel tempo a scrivere
un racconto di montagna» ricor-
da ora Primo Levi, con una pun-
ta di divertimento. «Non l’ho
mai finito, è rimasto inedito e
tale resterà, perché tutto som-
mato è proprio molto brutto.
C’era tutta l’epica della mon-
tagna, e la metafisica dell‘al-
pinismo. La montagna co-
me chiave di tutto.
Volevo rappresentare la sen-
sazione che si prova quando
si sale avendo di fronte la li-
nea della montagna che chiu-
de l’orizzonte: tu sali, non ve-
di che questa linea, non vedi
altro, poi improvvisamente la
valichi, ti trovi dall’altra parte,
e in pochi secondi vedi un mon-
do nuovo, sei in un mondo nuo-
vo. Ecco, avevo cercato di espri-
mere questo: il valico. Poi avevo
letto il racconto ai miei amici:
valeva poco». Dopo l’8 settem-
bre 1943, il suo valico Primo Levi
andò a cercarlo di nuovo in
montagna, e non si trattava
questa volta di metafisica, ma
di schierarsi e di battersi. Come
si usa, fu catturato quasi subito
e rinchiuso in campo di concen-
tramento. Il suo amico e compa-
gno di cordata, Sandro Delma-
stro, fu il primo caduto del Co-
mando militare piemontese del
Partito d’azione, a Cuneo.
Una delle più belle avventure in-
sieme era stato un bivacco in
quota, in pieno inverno, con i
piedi nei sacchi e «le scarpe tal-
mente gelate che suonavano co-
me campane». Come faremo a
scendere? Aveva domandato Le-
vi all’amico, quando sugli ultimi
tratti di salita già calavano le
ombre dell’oscurità. Per scen-
dere vedremo, aveva risposto
Delmastro, aggiungendo: il
peggio che ci possa capitare è
di assaggiare la carne dell’orso.
Era questa la carne dell’orso: il
bivacco imprevisto, nella notte
gelata. Rievocando l’episodio in
una delle pagine più belle e com-
mosse del Sistema periodico,
Primo Levi scrive: «Ora, che sono
passati molti anni, rimpiango di
averne mangiata poca, poiché,
di tutto quanto la vita mi ha da-
to di buono, nulla ha avuto, nep-
pure alla lontana, il sapore di
quella carne, che è il sapore di
essere forti e liberi, liberi anche
di sbagliare, e padroni del pro-
prio destino».
Sono state scritte e dette molte
cose, moltissime, sul significato
della montagna, dell’alpinismo,
dell’arrampicata, ma niente di
più semplice di queste parole: li-
beri anche di sbagliare e padroni
del proprio destino.
COGNE (AO)fino al 30settembre LE ALPI DI PRIMO LEVI
/ P32 CULTURA / ARTE / SPETTACOLO
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n. 9 | settembre 2015 pagine ebraiche
“Ciò che potrà apparire roman-
zesco o incredibile si riferisce so-
lo a fatti vissuti e a scene real-
mente viste. Sono le atroci sof-
ferenze e gli orrori perpetrati su
un intero popolo, deportato, per-
seguitato e massacrato”. Inizia
così, con una precisazione pre-
ventiva, il libro di Michel Mikae-
lian, intitolato Haigaz chiamava:
'Mikael... Mikael (Libri liberi), cu-
rato da Alessandro Litta Modi-
gliani e contenente una postfa-
zione di David Meghnagi, che di-
rige il Master in didattica della
Shoah all’Università di Roma Tre.
Il volume è una testimonianza
dell'autore stesso, sopravvissuto
al genocidio armeno, che ancora
oggi in Turchia non viene ricono-
sciuto come tale, una storia rac-
contata effettivamente in manie-
ra tanto cruda e difficile che la
mente stenta a ricreare tali im-
magini.
Armenia, 1915. Il governo dei Gio-
vani Turchi pianifica l'eliminazio-
ne degli armeni: per primi saran-
no gli uomini a essere sistemati-
camente arrestati e trucidati in
luoghi appartati, a partire da
quel fatidico 24 aprile, poi segui-
ranno le grandi deportazioni di
vecchi, donne e bambini verso il
deserto anatolico. Il quindicenne
Michel viene strappato ai libri di
scuola per vivere questo dram-
ma, riesce a salvarsi, ma non pri-
ma di aver patito terribili soffe-
renze. Tra queste, l'aver visto la
madre morta, distesa all'ombra
di un piccolo arbusto nel deserto,
e l'abbandono, ormai privo di for-
ze per andare avanti a prendersi
cura di lui, del fratellino di due
anni. È proprio lui l'Haigaz, che
nel titolo chiama l'autore, la cui
vita è stata indelebilmente se-
gnata da quel gesto e dal senso
di colpa che non l'ha mai abban-
donato. “Quell'accadimento uni-
co, indimenticabile, è rimasto a
pesare per sempre e dolorosa-
mente nel mio cuore”, scrive Mi-
kaelian. “Non ho mai potuto ri-
solvere quell'enigma, quell'auten-
tico dilemma. Assai spesso la mia
mente corre lì, durante le ore di
riflessione. Se fossi tornato sui
miei passi – si chiede – se fossi
riuscito a ritrovare il mio fratel-
lino, quale sarebbe stato il nostro
destino? (...) La decisione di quel
giorno, purtroppo, mi condanna”.
Scampato miracolosamente al ge-
nocidio, Michel mantiene poi la
promessa fatta alla madre. Giun-
to a Beirut, dove incontra molti
ú– ARTE-MUSICA-STORIA
ú–– Piera Di Segni
Il buen retiro di Alessandro Ko-kocinski, pittore e scultore di famainternazionale, è il borgo medie-vale di Tuscania, vicino a Viterbo,dove abita da qualche anno. “Sononato apolide e continuo a consi-derarmi tale – esordisce - anchese ormai sono cittadino italianoper amore dell’Italia: è in assolutoil paese più bello del mondo perla sua umanità, per la sua cultura,per la sua natura. Ho viaggiatomolto, conosco il mondo, sono unviaggiatore instancabile, un noma-de, un ebreo errante ma questoposto per me è come un porto, èun luogo speciale”. Lo abbiamo in-contrato per Sorgente di vita, ru-brica di vita e cultura ebraica diRaidue a cura dell’Unione delleComunità Ebraiche Italiane: l’in-tervista è stata parzialmente mon-tata nella puntata del 12 luglioscorso e qui la riportiamo quasi in-tegralmente. Kokocinski ci ricevein una chiesetta sconsacrata tra-sformata in atelier. Un posto pienodi suggestioni: alle pareti quadri diforte impatto e ricchi di colore. Illocale è ingombro di sculture, pa-gliacci, figure alate, corpi sospesi.Uno stile particolare che caratte-rizza anche il monumento da luicreato in ricordo delle vittimedell’attentato del 19 luglio 1994 aBuenos Aires contro la sede dellecomunità ebraiche argentine, chefece 85 morti e centinaia di feriti.“Il monumento – spiega lo scultore- consiste in una specie di affrescodella grande tragedia dell’umanità:c’è un bassorilievo con figure diuomini, donne e bambini calpestatida una specie di mostro, di cavalloapocalittico che sta sulle loro testee le schiaccia”. Realizzata in unafonderia d’arte vicino Milano, lagrande opera è in attesa di partireper l’Argentina. Ma da dove nasce
l’idea di creare e donare un mo-numento destinato oltreoceano?“La mia preoccupazione come uo-mo, come intellettuale, è essere te-stimone di questo periodo tragicoche stiamo vivendo: mi sono detto,come scultore vorrei donare unatestimonianza del mio affetto, delmio pensiero perché vengo da unmondo, da una famiglia, da unastoria segnata da persecuzioni eda guerre”. Inizia così il lungo rac-conto di una vita piena e avven-turosa.“Sono nato in Italia subito dopola fine della II guerra mondiale.Mio padre era un ufficiale polacco,aveva combattuto con il corpo delgenerale Anders che faceva partedell’armata inglese. Aveva combat-tuto a Montecassino e partecipatoalla liberazione di Roma, era arri-vato fino alla linea gotica, a Bolo-gna, poi sul versante adriatico. Miamadre proveniva dalla Russia, da
Kiev, era riuscita rocambolesca-mente a sfuggire prima alle retatenaziste, poi a quelle sovietiche”. Sichiamava Elaine e insieme al pa-dre, ebreo trotzkista, alla fine dellaguerra era stata internata in uncampo per displaced persons aPorto Recanati: temevano di essererispediti in Unione Sovietica e difinire in un gulag. Janusz Kokocin-ski, ufficiale polacco a guardia delcampo ed Elaine, internata russa,“si incontrano, si conoscono e traloro nascono la passione e l’amo-re”. Ma è un amore impossibile intempi di guerra fredda. Janusz Ko-kocinski non si perde d’animo: coltacito consenso dei superiori rapi-sce la ragazza e insieme fuggonodal campo. “Nel frattempo – con-tinua il figlio - nasco io a Porto Re-canati e la fuga diventa sempre piùcomplessa finché non riescono adavere dei salvacondotti della CroceRossa Internazionale, il cosiddetto
documento Nansen, per apolidi osenza patria. Con quello ci imbar-cammo su una nave da carico in-glese che ci portò in Sud America,a Buenos Aires”. Dopo un periododi umiliante e penosa quarantenapresso l’Hotel des Inmigrantes nelporto della città, i Kokocinski par-tono alla ricerca di un insediamen-to di ebrei russi, ma si perdono du-rante il viaggio.“Fino a 6 anni ho vissuto nella fo-resta Guarany dove fummo accol-ti, adottati da una comunità di in-digeni. Lì ho vissuto in grandesimbiosi con la natura: il primo in-segnamento fu il rispetto della stes-sa, perché secondo le loro creden-ze noi siamo ospiti di questa terrae dunque dobbiamo curarla e re-stituire di più di quello che abbia-mo preso”. La madre gli insegnaa leggere e a scrivere e gli raccontale grandi storie della letteraturarussa. “Dopo alcuni anni – ricorda
– siamo tornati a Buenos Aires emi sono ritrovato in mezzo alla ci-viltà moderna delle grande metro-poli, con la durezza e il disprezzoper la vita umana. Mi ricordo an-cora oggi la prima volta che vidiun atto di grande violenza: fu ilbombardamento della Casa Rosa-da, cui seguì il golpe che rovesciòil governo di Peron”. Era il 1955,l’inizio di un lungo periodo di dit-tatura militare. Il giovane Koko-cinski in quegli anni lascia la fami-glia e si unisce a un circo, con ilquale gira per il paese: un’altraesperienza di vita in un piccolomondo fatto di regole ma anchedi estrema libertà. Comincia anche,da autodidatta, a disegnare. “Quan-do finiva il lavoro nel circo tornavoa Buenos Aires: vivevo in una casafamiglia in plaza Once, nel quar-tiere ebraico”. È lì che si ferma nel1963 ed è lì che incontra il teatro.“Il teatro in Argentina è una cosamolto importante: è stato prodot-to, prima e dopo il 1900, dallagrande immigrazione della classeintellettuale europea, soprattuttoebraica. È stata la mia fortuna, per-ché da ragazzo sono cresciuto cul-turalmente insieme a queste per-sone. Ho conosciuto anche SauloBenavente, illustre scenografo chedirigeva il teatro ebraico di BuenosAires e ho avuto la fortuna di la-vorare con le compagnie yiddishprovenienti dalla Polonia. Questoaumentava la mia curiosità, la miasete di conoscere”. Kokocinski ini-zia a lavorare come attore e comescenografo. Per vivere fa anche al-tri mestieri, tra cui l’operaio. Mala passione è il disegno, che metteal servizio dell’impegno sociale ecivile. Racconta la vita urbana, i
Armenia, nuove voci dal genocidio
Kokocinski, segni contro l’oblio
CULTURA / ARTE / SPETTACOLO / P33
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pagine ebraiche n. 9 | settembre 2015 2015
conoscenti che vi hanno trovato
rifugio, prende contatto con il
consolato ame-
ricano e chiede
di poter ripren-
dere gli studi,
che lo porteran-
no a diventare
medico. Prima di
arrivare lì però,
ha messo per
iscritto le sue esperienze, con
l'idea un giorno di renderle pub-
bliche: nelle lunghe notti inver-
nali, dell'antica città armena di
Harput, nel 1919-21, Mikaelian ha
messo insieme un manoscritto di
300 pagine, descrivendo dappri-
ma la sua “romanzesca vita di
bambino” con l'orrore delle de-
portazioni, e
poi più bre-
vemente gli
anni seguen-
ti fino al
1918, tra-
scorsi isolato
e orfano in alcuni villaggi curdi.
“Sfortunatamente, persi questo
manoscritto nel corso della mia
evasione, nelle notti del settem-
bre del 1922, quando decisi che
volevo vivere libero, a qualunque
costo”, racconta l'autore. “Oggi
mi considero molto felice di aver
potuto rimettere insieme quei ri-
cordi in un libro. Il mio solo scopo
– afferma – è tentare di donare ai
miei compatrioti che non hanno
vissuto quegli orrori, oggi disper-
si nel mondo, un'idea precisa del-
le torture perpetrate dai turchi
sugli armeni”. È dunque per lui
una vera e propria missione quel-
la di ricordare chi non ce la fece
e diffondere la conoscenza di uno
sterminio attuato in modo siste-
matico e crudele, ma soprattutto
senza testimoni, in disparte da
tutto, troppo spesso sottovalu-
tato. “Sono persuaso che al ricor-
do di un milione e mezzo di vit-
time innocenti, ogni armeno leg-
gerà queste pagine con emozione
e grande tristezza”, scrive. Ma
questa testimonianza ha un valo-
re immenso per chiunque vi si av-
vicini: “E i lettori – prosegue –
profondamente commossi, realiz-
zeranno che un popolo oppresso,
spogliato, privato della Patria, ha
dovuto lottare per sopravvivere,
fuggire, trovare posto e integrar-
si in società nuove e diverse”.
ú–– Viviana Kasam
“Sono cresciuto con due nonne
meravigliose” racconta il compo-
sitore israeliano Yuval Avital, che
da anni lavora a Milano. “La mia
nonna sefardita del Marocco ave-
va 12 figli. Era una Grande Madre.
Spirituale, arcaica, accogliente.
La nonna ashkenazita era tutto
l’opposto. Moderna, intellettuale,
non mancava un vernissage, un
incontro letterario. Ma riusciva
cionostatante a essere il Muro
del Pianto di tutti, dall’imbian-
chino al direttore del Moma. Una
yiddishe momme
calamita di confi-
denze e dispensatri-
ce di consigli”.
Alle sue nonne, e a
tutte le nonne del
mondo, “madri al
quadrato”, Yuval ha dedicato “Al-
ma mater”, la sua ultima instal-
lazione video-sonora, inaugurata
l’8 luglio alla Fabbrica del Vapore,
una struttura industriale che il
Comune di Milano ha riconverti-
to in sede di manifestazioni cul-
turali, dove rimarrà esposta fino
al 29 agosto, ogni giorno dalle 10
alle 20, il martedì fino alle 22 (bi-
glietto 10 euro, ridotto 7.50).
È un’opera visionaria, realizzata
con l’artista Michelangelo Pisto-
letto e con il light designer Enzo
Catellani nella “cattedrale” della
Fabbrica. Voci di nonne cantano
filastrocche e recitano favole in
tutte le lingue, riprese da 140 al-
toparlanti, una foresta in pietra
e terracotta in cui sussurri, pre-
ghiere, canti tradizionali, nenie
si intessono a suoni della natura,
registrati dall’INGV, l’Istituto Na-
zionale di Geofisica e Vulcanolo-
gia. Ne nasce una partitura so-
nora di grande suggestione, in-
tima e insieme potente, in cui vo-
ci di sciamane okinawa, di inuit
esquimesi, di sefardite, di afgane,
di iraniane, si intessono a vibra-
zioni sismiche, boati di vulcani,
suoni di abissi, gorgoglii di gocce
d’acqua, e la malinconica nota di
un violoncello.
L’universo ancestrale della Gran-
de Madre, dea della fecondità e
del nutrimento, potenza creatri-
ce e devastatrice, accoglie i visi-
tatore nel suo grembo, invitan-
doli a muoversi nello spazio,
sdraiarsi, accovacciarsi all’inter-
no del Terzo Pa-
radiso, disegnato
sul suolo da Mi-
chelangelo Pisto-
letto - tre grandi
anelli contigui di
terra che simbo-
leggiano il presente, il passato e
il futuro, ma anche l’infinita cir-
colarità del grembo materno. Su
un grande schermo le étoile della
Scala Oriella Dorella e Liliana Cosi
intrecciano biancovestite movi-
menti di danza, mentre un grup-
po di merlettaie di Cantù come
Parche tessono il destino in pizzi
tradizionali, illuminate da grandi
dischi dorati che la brezza muove
nello spazio.
Yuval Avital è un giovane com-
positore apprezzato internazio-
nalmente, che crea opere di total
immersion, dove suoni, immagi-
ni, colori, movimenti si fondono
creando emozioni.
Intorno a questa installazione
stanno avendo luogo appunta-
menti e incontri con il pubblico:
concerti, laboratori, dialoghi,
performance (il programma
completo sul sito: www.almama-
ter.info).
MichelMikaelianHAIGAZCHIAMAVA LIBRI LIBERI
Il grande canto maternovari aspetti della società, addiritturauno sciopero degli operai di unacentrale elettrica. Il regime militarenon gradisce e nel ’68 fa chiudereuna sua mostra personale, subitodopo l’inaugurazione. Attraversoil disegno denuncia la repressionee la mancanza di libertà: minac-ciato dal regime, decide di emigra-re. Va in Cile dove continua a di-segnare e a esporre. Collabora alprogetto di riforma agraria del go-verno di Allende: poi inizia a viag-giare e ad allestire mostre all’estero.Dopo la morte di Allende lascia ilsud America per l’Europa: si sta-bilisce a Roma, diventa allievo delpittore Riccardo Tommasi Ferronie apre uno studio in Via dei Riari,in Trastevere: Conosce Carlo Levi,Pasolini, Moravia e il poeta spa-gnolo Rafael Alberti. Dagli anni’80 in poi si afferma come pittoree viene invitato in tutto il mondo.Negli anni ’90 ritrova anche il tea-tro e lavora alla regia e alla sceno-grafia insieme a Lina Sastri, in quelmomento sua compagna di arte edi vita. Nel 1997 finalmente puòtornare in Argentina. “Quando tor-nai a Buenos Aires feci un giro coni miei amici di un tempo per ritro-vare i luoghi dove avevo vissuto:passammo vicino a Calle Pasteur,dove fu fatta saltare la sede del-l’Amia e mi chiesi: perché non c’ènulla che porti alla memoria que-sto tragico evento? Che succede?È come se fosse calato una speciedi oblio, di silenzio. Quel tragicoattentato aveva falciato la vita dimoltissimi giovani, persone cheandavano negli uffici dell’Amia,passanti, operai che in quel mo-mento lavoravano in quella strada,gente di diverse fedi. L’attentatonon colpì solo la comunità ebraicama tutta la città di Buenos Aires.Volli incontrare alcuni familiari del-le vittime e fu un incontro pienodi emozioni”. Nasce così l’idea del
monumento: lo pensa con duecorpi paralleli, con un cammina-mento al centro, dal buio verso laluce e la base a forma di Stella diDavid. “Perché non ci siano equi-voci, perché si sappia a chi appar-tiene questo monumento”. Sullepareti saranno incisi i nomi dellevittime e una poesia di Sofia Gu-terman, dedicata alla figlia, mortanell’attentato. “Quando uno entrain questa specie di labirinto è unmomento di catarsi, di riflessionesu quello che è successo e su quel-lo che non dovrebbe e non dovràpiù succedere”. L’opera è stata realizzata nella fon-deria artistica di Walter Vaghi, checollabora da anni con Kokocinski:il grande cavallo, i bassorilievi, lefigure sono pronte per essere ri-composte all’arrivo a Buenos Aires.L’inaugurazione del monumentoè stata più volte annunciata e piùvolte rimandata: intoppi burocra-tici ne ritardano la partenza e loscultore è molto preoccupato. “Siè fermato tutto, anche i familiarisono addolorati per questa situa-zione perché non si riesce a capirecosa succede”. Un fatto incom-prensibile come tutto quello cheruota intorno alla vicenda dell’at-tentato del ’94, per il quale non èmai stato celebrato alcun processo.Una complessa vicenda in cui in-teressi internazionali si intreccianoa intrighi politici e di intelligence,a connivenze e ambiguità da partedelle autorità argentine. “Il casotriste ed eclatante dell’assassiniodel giudice Alberto Nisman, nelgennaio scorso - dice Kokocinski- mette in luce ancora una voltala drammaticità della vicenda: c’èuna verità che non vuole venirefuori, io ho grossi dubbi, non riescoa capire cosa succede. Il mio obiet-tivo però rimane quello di crearequesto memoriale in nome dellagiustizia e della verità”.
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Si sente spesso dire che non ci sia italiano più autentico di un ebreo italiano. E forse è vero. Basti pensare
alle antichissime presenze locali di nuclei ebraici e al filo intergenerazionale di memorie che le lega al territorio.
Naturalmente, nel paese che conta sessanta milioni di allenatori, e almeno altrettanti tifosi, neanche gli ebrei
italiani sfuggono all’implacabile giostra del tifo. Ci abbiamo un po’ giocato sopra, alla vigilia di una Serie A
che, per il secondo anno consecutivo, conferma la bellezza di cinque derby. È sfida nella sfida. È calcio. Ma è
anche identità, passione, goliardia. Buon campionato a tutti! (Adam Smulevich)
Serie A - Derby, passione senza fine
“Guarda, della Juve a me importa un fico secco. Siete succubi della mag-
gioranza silenziosa che governa questa città. Io sto con il Toro”. Claudio
Vercelli, storico, fa risalire a questo scontro adolescenziale tra padre e
figlio la propria fede granata. Uno scontro in realtà all'acqua di rose per-
ché, racconta, le sue parole furono accolte con un sbadiglio. Ma tant'è.
Il più grande di sempre? “Valentino Mazzola”. Mentre oggi il più apprezzato è Peres.
“Ma non per la qualità, bensì per il cognome” sottolinea da navigato esperto di politica
mediorientale. E i cugini bianconeri? “Le uniche zebre che valgano la pena d’essere ri-
cordate - dice Vercelli - sono quelle attraversate dai Beatles ad Abbey Road”.
“Ho avuto un percorso strano. Da bambino palpitavo infatti per Inter,
Lazio e persino per il Brasile. La Juve mi ha folgorato in seconda elemen-
tare”. Ex presidente Ugei, Simone Disegni è stato un po' un ponte: il primo
tifoso in famiglia. È supporter bianconero con tutti i crismi, ma non nutre
un particolare risentimento verso il Toro. “Nella vita – dice – ho sempre
avuto simpatia per i più deboli. Lo stesso vale per il calcio, non me la sento di infierire”.
Giocatore simbolo della 'juventinità', per Disegni, è l'ex Pallone d’oro Nedved (oggi di-
rigente del club). “L'ho amato perché dava l'anima, rincorrendo palloni fino all'ultimo”.
E adesso? “Pogba, anche se ogni tanto gigioneggia un po' troppo”.
CLAUDIO VERCELLI SIMONE DISEGNI
TORINO JUVENTUS
“Ho avuto un grande privilegio nella vita: quello di veder giocare Totti
quando ancora non era Totti. Si vedeva che era un predestinato, anche a
13 anni”. Daniele Regard, ex presidente Ugei, ha sviluppato un vero e pro-
prio culto per il capitano. Suo l'unico poster appeso in camera in gioventù.
E ancora oggi, da adulto, il “pupone” non smette di regalargli brividi. “Il
numero uno, come lui nessuno”, conferma Regard. Che poi aggiunge: “Sono romanista
da sempre, nato e cresciuto in una famiglia di solida fede. Della Lazio mi importa poco.
La nostra è una bella storia, piena di bandiere. E la loro? Mah, meglio tacere. Li vedo
un po’ frustrati, ecco...”.
“Nel nostro mondo si sconta una preclusione ingiustificata nei confronti
della Lazio. Basti pensare che due soli ebrei hanno militato in Serie A, ed
entrambi con questi colori”. Difende la sua scelta Mauro Di Castro, ex
consigliere comunitario e uomo Maccabi a Firenze. “Il mio – spiega – è
nato come tifo di protesta: avevo tutti romanisti attorno. Poi si è sempre
più radicato”. Chinaglia il calciatore più amato (“forti limiti personali, ma grande ge-
nerosità”), mentre oggi la preferenza va a Klose: campione sul campo, ma anche di pro-
fessionalità. Aspettative per la stagione? “Sulla carta la Roma è più forte di noi – dice
Mauro – ma certe situazioni non sempre si possono pronosticare”.
DANIELE “BILLY” REGARD MAURO DI CASTRO
ROMA LAZIO
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È il sogno di ogni tifoso 'doc': la propria squadra che riconquista gli onori
perduti e al tempo stesso fa sprofondare i rivali a un punto ancora più
basso. Marcello Vitale l'ha realizzato 12 anni fa. La stagione del ritorno
doriano in Serie A, e della C che accoglieva invece il Genoa dopo due stra-
cittadine perse. “Che spasso, un vero trionfo” ride di gusto. Dipendente
comunitario, Vitale è testimone di rivalità accese che da sempre dividono la città (e di
conseguenza anche la Comunità). “È derby sempre. Per questo amiamo i giocatori pas-
sionali e attaccati alla maglia. Come Flachi, quello cui sono stato più legato. Lo volevano
in tanti, lui ha sempre lottato per restare”.
“Chi nasce a Genova è per forza del Grifo. Chi viene da fuori tifa gli Altri.
È molto semplice”. Prima regola del tifoso rossoblu: la Doria non esiste,
tutt'al più è “altro”. Silvio Sciunnach, consigliere, si dice genoano “dalla
pancia”. E in quanto tale spiega di apprezzare tutti quei giocatori, magari
non fenomeni, che per i colori hanno sputato sangue. “Faccio un nome
un po' così della passata stagione: Pavoletti. Nessuno gli dava due lire, però si è sempre
imposto”. Il più grande resta comunque Signorini, lui sì davvero forte, anche se la sua
vita - ricorda Silvio - ha avuto un finale tragico. Messaggio ai cugini? “Iniziamo il cam-
pionato con un obiettivo: arrivare davanti agli ‘altri’. Ce la faremo”.
MARCELLO VITALE SILVIO SCIUNNACH
SAMPDORIA GENOA
"Milanisti si nasce, è una storia di famiglia. Non potevamo scegliere, è
stato giusto così. L'unica cosa giusta da imporre nella vita". Orgoglio ros-
sonero per Daniele Nahum, ex portavoce della Comunità. Che non ha
chiaro un concetto: "Non capisco perché ci si ostini a chiamarlo derby,
l'Inter è la squadra di Orio al Serio". Giocatore del cuore? "Per affetto
Maldini, ma il più grande è stato Baresi. Dei contemporanei (o quasi) direi invece Kakà".
Messaggio per i cugini? "Quest'anno mi sembrano più forti e hanno un buon allenatore.
Allo stato attuale sono davanti”. Ma occhio ai ribaltoni: “Se prendiamo Ibra, cambia
tutto. A quel punto vinciamo lo scudetto”.
“La passione nerazzurra? Merito del nonno Benatoff, interista da sempre
nonostante fosse nato in Bulgaria e arrivasse da Israele”. Daniele Cohen,
assessore alla Cultura, non ha mai avuto dubbi. E sin da piccolo ha scelto
“l'unica vera squadra di Milano”. D'altronde, dice, “noi possiamo fregiarci
di non essere mai retrocessi, quegli altri invece saranno per sempre Serie
B”. Campioni del cuore? Ronaldo, ma solo quello pre-militanza rossonera. E poi menzione
d'obbligo per il principe Milito e per capitan Zanetti. Messaggio per i cugini? “Mah,
fanno un po' tenerezza. Cambiano allenatori come nell’epoca del miglior Moratti. Ora
hanno pure uno dei 'nostri' (Mihajlovic) in panca...”.
DANIELE NAHUM DANIELE COHEN
MILAN INTER
“Adesso la favola è realtà concreta. Non tutti però possono dire: io c'ero,
dall'inizio. Da quando giocavamo nei campetti delle serie minori e non
eravamo nessuno”. Batte il petto Roberto Israel, consigliere UCEI e tifoso
del Chievo. L'incredibile cavalcata che avrebbe portato la squadra di un
quartiere in Serie A inizia ormai ad essere storia (2002). Dietro però ci
sono una serie di passioni ed emozioni che solo il supporter della prima ora potrà co-
gliere. “Forse non sarà più come un tempo, ma i valori testimoniati da questa compagine
sono straordinari”, dice Israel. Che come uomo immagine indica oggi Pellissier. “Non è
mai voluto andare via, è una bandiera”.
Era un bambino Alberto Rimini, avvocato, quando il Verona dei miracoli
conquistava a sorpresa il suo primo (e unico) scudetto. Era il 1985 e Al-
berto celebrava come tutti in piazza Bra. “Una festa per tutta Verona –
ricorda – io personalmente rimasi quasi sordo per una trombetta”. Oggi
le prospettive di classifica sono diverse ma, afferma, il fatto di avere due
squadre in Serie A costituisce motivo di vanto e non di scontro. “Qua il derby è una cosa
diversa, molto meno esasperato di altrove. Mi sembra un valore da tutelare”. Ogni estate
Rimini parte con una convinzione: i cugini non ce la faranno, e saranno relegati tra i
cadetti. “Alla fine mi sbaglio sempre. Meglio così”.
ROBERTO ISRAEL ALBERTO RIMINI
CHIEVO VERONA