La Bacchetta Magica - Fedeltà del SuonoPiazzolla (1921-1992) le cui Cuatro Estaciones Porteñas...

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FDS 245 ▼ La Bacchetta Magica • CLASSICA DISCHI • di Violetta Valèry80

Dopo essere stato insignito del premio Direttoredell’Anno al Musical America Awards 2015, GianandreaNoseda quest’anno è stato nominato nuovo direttoreprincipale della National Symphony Orchestra diWashington DC, e s’insedierà all’inizio della stagione2017 - 2018. Per celebrare questa nomina e le grandiconquiste che hanno portato ad essa, Chandos ha raccoltole sinfonie complete di Casella con la BBC Philharmonicin un set di due CD. L’International Record Review hadefinito “meravigliosa” questa serie, in cuil’immaginazione e la comprensione della colorazioneorchestrale di Casella traspare in tutta la sua perfezione.Insieme alla BBC Philarmonic, Noseda è riuscito a ridarenuova vita a questa parte della produzione artistica diCasella, riportando l’opera all’attenzione del pubblico,come merita. Nella direzione della Filarmonica dellaBBC, così come quella del Teatro Regio di Torino, Nosedasi è impegnato per più di dieci anni nella realizzazionedella popolare serie Musica Italiana, riportando in augepregevoli partiture di autori noti a lungo - o addiritturadel tutto - dimenticate.

Noseda conducts CasellaBBC Philharmonic, Gianandrea Noseda2 CD Chandos CHAN10895

Musica in famiglia: il direttore Christian Benda interpretala musica del suo antenato boemo Georg Anton Benda(1722-1795). Questa interessante selezione delle sinfoniedi Georg Anton Benda, che fu molto apprezzato anche daMozart, comprende sei sinfonie, raramente eseguite, intre movimenti. Tutti i pezzi sono eseguiti dalla PragueSinfonia Orchestra e diretta da Christian Benda.Christian Benda si è esibito in tutto il mondo, riscuotendogrande successo di critica. Vanta numerose incisionidiscografiche del repertorio standard e di un repertorioeclettico che va da JS Bach alle opere sinfoniche delVentesimo Secolo. Le sue registrazioni con solistiincludono opere di Wagner e Strauss con Cheryl Studer,

Verdi con Simon Estes, Mozart con Barbara Hendricks, eDvorak, Puccini e Previn con Renée Fleming. ChristianBenda dirige melodrammi con attori e registi del WienerSchauspielhaus, il Volkstheater, il Burgtheater (Vienna) ela Comédie Française (Parigi). Come compositore, hacreato il concetto di micro-opera, e le sue opere sono statein première alla Konzerthaus di Vienna e la Smetana Halldi Praga. Ospite di numerosi festival europei, lavora conuna serie di orchestre nazionali, in particolare, comeDirettore Principale e Direttore Artistico della PragueSinfonia Orchestra.Nell’ambito delle celebrazioni per la Giornata NazionaleCeca, Václav Havel - ex presidente della Repubblica Ceca- è stato nominato presidente onorario della SinfoniaOrchestra di Praga, durante un concerto di gala presso laCzech National House di New York, con Christian Bendacome Direttore Principale e Direttore Artistico. La PragueSinfonia incarna il rinnovamento spirituale, culturale esociale della Rivoluzione di Velluto attraverso le sueperformance sinfoniche e deve la sua esistenza alle ideedi Vaclav Havel. La sua discografia comprende la serieintegrale delle ouverture di Schubert in due CD e tutte leouverture di Rossini in quattro volumi. Recentemente,RCA Red Seal ha rilasciato una registrazione delrepertorio solista con il violinista Fabrizio von Arx, in cuisono presenti alcune opere di Saraste e Bruch.Questa registrazione delle Sinfonie di Benda, così comeun precedente CD con le ouverture di Philidor, offre unapproccio interpretativo della Sinfonia Orchestra diPraga, con particolare attenzione alla musica del periodoclassico.

Christian Benda dirige Georg Anton BendaPrague Sinfonia Orchestra, Christian BendaCD Sony Classics 88875186192

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81CLASSICA DISCHI • La Bacchetta Magica ▼ FDS 245

Indipendentemente dalla sua grande reputazione e dalsuo impegno altrove nel mondo, la scena culturale cecaannovera sicuramente Antonio Pedrotti tra l’éliteinternazionale dei direttori, grazie alle straordinarieperformance rese dal compositore, direttore d’orchestra e

direttore di coro, insieme all’Orchestra Filarmonica Ceca.Pedrotti nacque a Trento nel 1901; allievo di OttorinoRespighi, fu direttore dell’Orchestra dell’Accademia diSanta Cecilia, della Filarmonica di Trento, dell’Orchestradel Teatro alla Scala, della Filarmonica Ceca e dellaSinfonica di Praga. Nel 1960 assunse la carica di direttorestabile dall’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, ruoloche ricoprì fino al 1975, anno della sua morte. Malgradoil pubblico internazionale, e soprattutto quello europeonord-orientale, amasse molto i direttori italiani cheesplicitassero il loro “temperamento latino”, il successodi Pedrotti crebbe in modo esponenziale, anche se il suostile era ben lontano da quel cliché, tanto da renderlo il“meno italiano” di tutti i direttori italiani. Eppure, eglidiventò il più amato direttore straniero della FilarmonicaCeca, negli anni Cinquanta e Sessanta; fu uno dei primidirettori dell’orchestra ceca proveniente da dietro “lacortina di ferro”, dopo l’emigrazione di Kubelík. Moltimusicisti ricordano ancora le elevate esigenzeprofessionali senza compromessi richiesti da Pedrotti.Egli dirigeva senza spartito e bacchetta, sempre coerentee risoluto, dritto al punto, mantenendo però anche avevaun approccio molto umano con i suoi musicisti.

Antonio Pedrotti a Praga3 CD Supraphon SU41992

Certamentenon vi ècarenza diregistrazionidelle QuattroStagioni diVivaldi, maquesta che viproponiamo èdavverodiversa.Prima di

tutto, è incentrata sulla viola, non sul violino, di DavidAaron Carpenter. Descritto dal giornale tedesco Die Weltcome “una nuova stella di prima grandezza”, “divino”dall’Helsinki Times e “superlativo e magnetico” dalGramophone, fu letteralmente incensato in occasione delsuo debutto al Carnegie Hall Weill Recital Hall nel 2007,quando il New York Times lo elogiò per “il suo suonoricco e seducente ... la sua forte personalità interpretativae la notevole capacità di controllo dello strumento,” e isuoi mentori lo hanno posto sullo stesso piano di figuremusicali illustri come Pinchas Zukerman, Yuri Bashmet eChristoph Eschenbach. In secondo luogo, i concertibarocchi di Vivaldi sono qui collocati in una nuova luce,dal momento che sono posti accanto a opere assai piùrecenti ispirate al ciclo di primavera, estate, autunno einverno: Cuatro Estaciones Porteñas (Quattro Stagioni diBuenos Aires), scritte tra il 1965 e il 1970 dal re del Tango

argentino, Astor Piazzola, e A Manhattan Four Seasonsdel compositore ucraino-americano Alexey Shor, eseguitoper la prima volta nel 2013. Alexey Shor scrisse la suaopera, malinconica, suadente e immediatamenteaccattivante, nella sua veste di composer in residence conla Salomé Chamber Orchestra di Manhattan, che DavidAaron Carpenter fondò con la sorella violinista e ilfratello, Lauren e Sean, nel 2009. L’orchestra suona ingenere senza un conduttore ed è quindi senza testa... daqui il suo nome suggestivo, ispirato alla principessabiblica che decretò la decapitazione di Giovanni Battista.L’obiettivo dichiarato dell’orchestra era di raggiungere“un equilibrio dinamico tra innovazione, tradizione eduro lavoro”. David Aaron Carpenter, che compie 30 anniquest’anno, crede fortemente nel rendere la musica coltaaccessibile al più vasto pubblico possibile. Le QuattroStagioni di Vivaldi non hanno certo bisogno dipresentazioni. Hanno scatenato la fantasia di AstorPiazzolla (1921-1992) le cui Cuatro Estaciones Porteñassono intrise del suo caratteristico spirito anticonformistae dei suoi ritmi di danza inebrianti, ampiamente resi quianche grazie all’arrangiamento realizzato da LeonidDesyatnikov, pensato originariamente per violino con unensemble d’archi, ma poi modificato per la viola. QuandoAlexey Shor scrisse A Manhattan Four Seasons, tratteggiòle emozioni evocate in lui dal clima della città, e accadecosì che l’unico movimento in tonalità maggiore è Spring,che, invece di aprire l’opera, la porta a una conclusioneottimistica.

The 12 SeasonsVivaldi - Piazzolla - ShorDavid Aaron Carpenter (viola & direction), Salomé Chamber OrchestraCD Warner Classics 2564648695

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82 FDS 245 ▼ La Bacchetta Magica • IL DISCO DEL MESE • di Mauro Bragagna

Quando è esploso il Punk si è coniato un terminepoco lusinghiero, per omaggiare i musicisti rockche erano invecchiati male, imborghesendosi: Ca-

daveri Eccellenti. La prossima estate a Londra si festeg-geranno i quarant’anni del Punk, ma il rock classico de-testato dai sostenitori del “no future” sta dimostrandouna vitalità degna di “Die Hard”. Nei giorni dei Sex Pi-stols un concerto dei Rolling Stones a Cuba nel 2016 erainimmaginabile come il Bosone di Higgs. Però c’è un li-mite a tutto, e riprendere un discorso musicale interrottoquarantacinque anni prima appare a dir poco fantasioso.Eppure è questa pazza idea che si nasconde dietro un ti-tolo innocuo come Santana IV, il seguito di Santana III(1971), l’ultimo album con ilquintetto composto da CarlosSantana (chitarra e voce),Gregg Rolie (tastiere e voce),Neal Schon (chitarra e voce),Mike Carabello (percussioni) eMichael Shrieve (batteria). Laband è entrata nella storia dal-l’entrata principale grazie al-l’impresario Bill Graham, cheriuscì ad imporre agli organiz-zatori di Woodstock la pre-senza di un gruppo che nonaveva ancora pubblicato un al-bum. Altro che i Talent Show dioggi! Nell’arena subito, e con itori più grossi (non si offen-dano gli animalisti: è solo unametafora). Gli undici minuti diSoul Sacrifice hanno illumi-nato il palco icona della con-trocultura hippy, e pare incredibile se si considera cheerano strafatti per la mescalina messa a disposizione daJerry Garcia dei Grateful Dead. L’avevano assunta perchéerano convinti di dover suonare molto più tardi, e San-tana ricorda che mentre suonava il manico della chitarragli sembrava un serpente, temeva di essere morso. Unesordio psichedelico che troverà conferma nei primi trealbum della formazione, che fecero entrare nel rock isuoni latini della cumbia e della salsa, facendo conoscereal mondo un messicano che andava oltre ai mariachi, inun tripudio di percussioni e assolo di Gibson meditati.Durante il tour del 71 però Carlos decise di rompere ilgiocattolo, non sopportava più di vedere la droga pesanteche girava avendo in mente le tragedie di Jimi Hendrix,Janis Joplin, Jim Morrison, Brian Jones…. Aspettarsi qual-cosa di decente dopo tanti anni era una professione difede, anche se la fiammella non era ancora spenta. Il Car-los bolso e inoffensivo del Nuovo Millennio aveva già

battuto un colpo convincente, con il bellissimo Live inMontreaux (2011), con John McLaughlin, basato sullemusiche di Love Devotion Surrender. Uno spettacolo.Santana IV ha un compito molto più difficile perché ilmateriale è inedito, ma la creatività pare aver fatto lapace con Devadip, e pure il Marketing. Carlos deve averlaproposta così ai discografici, più o meno. La gente ascoltaschifezze, lo so, musica usa e getta, quella buona non si vende.Allora facciamo così. Faccio tre/quattro pezzi commerciali chepossano piacere a tutti, anche alla gente che non distingue Da-vid Crosby da Bing Crosby, persino a chi non conosce né Da-vid né Bing. Però il resto lo faccio in jam-session, come se suo-nassimo nella mia taverna, solo per divertirci. Il risultato è una

celebrazione di suoni e ritmi(Fillmore East) ancora brillantidopo mezzo secolo, intervallatida brani furbetti (Choo Choo,Come As You Are) che distur-bano meno del previsto, fannoda sorbetto fra una tirata e l’al-tra. In due pezzi c’è anche lavoce sempreverde di RonaldIsley. IV non è un capolavoro,ma non è nemmeno il disastroannunciato. Il primo album deiSantana aveva in copertina unleone, questo una tigre. E il ri-chiamo non è patetico. Credoche possa bastare.

Copertina apribile, curatissima, con delle parti in rilievo che ledanno un’aria da lavoro importante. Un piacere che nessundownload potrà mai restituire, comunque c’è il codice per sca-ricare l’album in MP3. Quello che interessa di più è il suono deidue padelloni neri da 180 grammi: non è audiophile, la granapotrebbe essere migliore e manca un po’ di respiro, ma si rie-scono a seguire con facilità le variazioni di timbro e volume,l’uso massiccio e variopinto delle percussioni, dell’organo Ham-mond e – ovviamente - delle chitarre. Un risultato più che po-sitivo grazie ad una capacità dinamica finalmente adeguata, al-meno su vinile: DR 12. I cultori del cd devono accontentarsi diun risultato decisamente meno interessante. BUONO

2 LP + Download Santana IV Records S 4007- 1

IL DISCO DEL MESE

SANTANA“IV”

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84 FDS 245 ▼ ROCK E I SUOI FRATELLI AUDIOFILI • di Mauro Bragagna

Esperanza Spalding“Emily’s D + Evolution”

LP Concord Music Group 0888072382817

C’è stata l’Esperanza D’Escobar di Armando deRazza, nata sotto gli auspici di Renzo Arbore.L’Esperanza terzomondista cantata da ManuChao nel 2001, quando i migranti in Europaerano una rarità e tutti ci sentivamo più buoni.E poi c’è l’Esperanza di oggi, particolarmentesolida. Ci è diventata simpatica già nel 2011,quando ha vinto a sorpresa il Grammy Awardcome “Best New Artist”, scippandolo a JustinBieber. Niente male, per una cantante e poli-strumentista immersa nel jazz e nella musicalatina, un’icona della Nuova America che haavuto l’onore di suonare per gli Obama. Unquadretto troppo perfetto per non annoiarla,specie dopo aver respirato il vento nuovodella musica nera, fresco e ambizioso. Ken-drick Lamar, D’Angelo e Kamasi Washingtonhanno alzato l’asticella, e Esperanza ha quasifatto tabula rasa del passato. Via la capiglia-tura afro, via le morbidezze da sottofondo ele-gante, via le certezze. Si è inventata un alterego, Emily, e ha fatto entrare nella sua musicaelementi dissonanti e spigolosi, inseguendogeometrie insolite che può permettersi graziead una band stratosferica. Addio bossa-novae jazz d’atmosfera, benvenuti afrori funk, rockindie e suggestioni prog. Ricorda la Joni Mit-chell che negli Anni Settanta si è allontanatadal folk per suonare con Pat Metheny e JacoPastorius, ispirata dalla letteratura e dai suonidi Charlie Mingus. Joni era bianca fuori e neradentro, Esperanza ha dovuto studiare dimeno, le è bastato riscoprire le sue radici. Fa-cendosi assistere alla produzione dal bian-chissimo Tony Visconti, che ha seguito granparte della carriera di David Bowie sino aBlackstar, il suo epitaffio. Emily’s D + Evolu-tion non ha l’intensità irripetibile di quel ca-polavoro, ma lo troveremo nelle classifiche deimigliori dischi del 2016.

Sembra che suoni bene, se si è disattenti. Un mi-raggio dovuto alla bravura dei musicisti, è raro im-battersi in un disco così clamorosamente“suonato”. In realtà la qualità della registrazionenon è al livello della musica. Il suono del vinile ap-pare un po’ spento, o semplicemente è troppo com-presso. Un potenziale notevole sprecato perl’ennesima volta. Due ulteriori disappunti. Ab-biamo provato due copie del vinile, entrambe on-dulate, e non c’è il codice per il download.SUFFICIENTE/DISCRETO

Ha portato in giro per Roma Jimi Hendrix, haconosciuto Bin Laden alla Casa Bianca, ospitedi Bush insieme al marito Bjorn Borg, ha pre-parato la pasta a Andy Warhol che ha direttoper lei il videoclip di Movie, ha aperto i con-certi dei Jacksons (con Michael) in Germa-nia… Eppure considera la sua vita un mezzofallimento, come racconta nella sua autobio-grafia “Traslocando” e sottolinea nell’ineditoE’ andata così, scritta per lei da un Ligabue fintroppo riconoscibile: non so riparare motori, oroba così… Poteva andare meglio, effettiva-mente, e qualche lettore troverà che Loredananon sia degna di stare fra Mavis Staples eEsperanza Spalding. Questo album di duettirielabora il suo repertorio ma risente un po’troppo dell’effetto karaoke, lontano daglisplendori dei primi Anni Ottanta, quelli delleproduzioni di Ivano Fossati. Fiorella Mannoia,Emma, Paola Turci (Luna), Noemi, Alessan-dra Amoroso, Irene Grandi, Nina Zilli (Lagoccia), Elisa (E la luna bussò), Patty Pravo,Bianca Atzei, oltre all’amata sorella Mia Mar-tini (Stiamo come stiamo), danno a Amicinon ne ho… ma amiche si! un’andatura ge-neralista che può piacere un po’ a tutti, manon agli appassionati più esigenti. Però l’ul-timo pezzo, l’inedito reggae Il mio funerale,scritto da Loredana e cantato con voce graf-fiante e senza ospiti, si guadagna lo status diclassico all’istante. È raccontato dall’aldilà,mentre vede che le tv sono piene di suoi fil-mati e interviste pelose: Ma quella chi è, cheparla di me, che per mia amica si spaccia? Se nonla finisce, scendo di qua, e le spacco la faccia. Cat-tivissima. Degna di un Serge Gainsbourg.Degna dei complimenti di Fabrizio de Andrè,che fu felice di darle il permesso di intitolareun suo album Un pettirosso da combatti-mento, citazione della sua La Domenica delleSalme.

La produzione di Fiorella Mannoia e Carlo diFrancesco è amorevole nelle intenzioni ma assaimodesta nei risultati. Non solo per il sapore troppoleggero dato a tante cover, ma anche per gli arran-giamenti ed i suoni, evidentemente troppo pom-pati. Avrebbe avuto bisogno di un Rick Rubin chela valorizzasse, Loredana, ma in Italia non c’è, pur-troppo. Abbiamo ascoltato il vinile rosso in serie li-mitata, un oggetto più bello da avere che dasuonare: stampa mediocre e mastering modesto.Non c’è il codice per il download ed è un peccato,meglio ascoltarlo dall’iPad, almeno si saltano co-modamente i pezzi da Talent Show. INSUFFI-CIENTE/SUFFICIENTE

Siamo dalle parti del Mito. Quello di una dellefamiglie musicali più importanti d’America,gli Staples, condotti da Roebuck “Pops” Sta-ples (1914-2000). Mavis è la sua figlia più nota,per la voce rasposa come la lingua di un gatto.Bob Dylan l’ha scoperta che era ancora un ra-gazzino, nel 1953, e poi ha fatto innamorareDavid Bowie e Prince, oltre ai musicofili ditutto il mondo. Con il passare del tempo i suoidischi sono diventati materia per collezioni-sti, ma gli ultimi anni sono stati una clamo-rosa rinascita, per Mavis, grazie alleproduzioni intense e amorevoli di Ry Coodere Jeff Tweedy. Michael Ward non ha lo stessoblasone né la stessa personalità, ma ha fattoun ottimo lavoro, ringiovanendo leggermenteil suono – che rimane comunque nell’ambitodi un soul/gospel molto classico - e mettendoal lavoro alcuni dei migliori song-writers con-temporanei, come Ben Harper, Valerie June,Neko Case e soprattutto Nick Cave, che hascritto la perla dell’album: Jesus Lay DownBeside Me, con un Cristo più che umano, cheha bisogno di essere consolato dopo averpianto “un milione di lacrime”. Un brano chequalcuno potrà trovare eretico, ma non Mavis,che in Chiesa ci è nata e cresciuta, e nella Fedeha sempre trovato le radici della sua musica,oltre che la forza di combattere. Gli StaplesSingers oltre che per le voci meravigliose sonoricordate per aver accompagnato la battagliadei neri per i diritti civili, e l’album si con-clude con MLK Song, un brano che MichaelWard ha costruito su un discorso di MartinLuther King. Pops Staples, da lassù, sta sicu-ramente applaudendo una figlia che continuaa non deluderlo. E a non deluderci.

È registrato in tre studi diversi, a Los Angeles,Chicago e Aloura Hills. Ma senza tante storie,come si faceva una volta, il tutto è durato com-plessivamente un paio di settimane. Anche la qua-lità sonora è concreta e senza capricci, non si perdealla ricerca del dettaglio ma lascia che la musica re-spiri decentemente, con una dinamica che nel vi-nile è più che discreta, ma sembra memorabilerispetto a quello che ci tocca ascoltare tutti i giorni.La voce di Mavis non giganteggia sugli strumenti,come pretendono altre cantanti che non meritanoneppure di tenerle il microfono.DISCRETO/BUONO

Loredana Bertè“Amici non ne ho… ma amiche sì!”

2 LP Warner Music Italia 5054197054815

Mavis Staples“Livin’ on a High Note”

LP+ Download Anti 7444-1

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85ROCK E I SUOI FRATELLI AUDIOFILI ▼ FDS 245

Artisti vari“God Don’t Ever Change- The Songs of

Blind Willie Johnson”LP+ download Alligator Records Al 4968

Avete presente la splendida colonna sonora di“Paris, Texas”? Per realizzarla Ry Cooder si èispirato a quel monumento di malinconia cheè Dark Was the Night, Cold Was the Ground.La chitarra slide di Blind Willie Johnson (1897-1945) è leggendaria, come la sua voce cartave-trata e potente. Gli serviva così, per predicarein strada le lodi del Signore. È vissuto e mortoin povertà, solo nel 2009 si è scoperto che è se-polto a Beaumont, Texas. Se Robert Johnson hareinventato il blues, Blind Willie Johnson hareinventato il gospel, cantandolo come ilblues. Anche la sua storia è terribilmenteblues. Ha perso la madre all’età di quattroanni e la vista a sette, quando la matrigna glilanciò in faccia dell’acido solforico, durante unlitigio con il padre. Ci ha lasciato solo una tren-tina di registrazioni, raccolte fra il 1927 ed il1930, brani che sono a caratteri cubitali nellastoria musicale dell’America più vera. Questaraccolta di “artisti vari” non raggiunge l’inar-rivabile forza degli originali, ma ha il meritodi ricordare a tutti gli uomini e le donne dibuona volontà un talento purissimo. In sca-letta troviamo Tom Waits, era da un po’ chenon ascoltavamo la sua voce, la cui nobile rau-cedine ricorda un po’ l’inimitabile timbro diWillie (The Soul of a man, John the Revela-tor). E poi ci sono Rickie Lee Jones, CowboyJunkies (che nella loro traccia ci fanno ascol-tare anche la vociona di Willie), DerekTrucks/Susan Tedeschi, Maria McKee, Lu-cinda Williams (It’s Nobody’s fault But Minee God Don’t Never Change). La peccatrice Si-nead o Connor è perfetta in Trouble WillSoon be Over: i problemi della vita terrena cidistruggono, ma “se scelgo Gesù come mioSalvatore, il fardello sarà leggero”. Tutti bian-chi, a parte i Blind Boys of Alabama (Mother’sChildren Have a Hard Time). Questa musicanera i neri non la vogliono più ascoltare nésuonare, forse perché ricorda loro un passatosgradevole non del tutto archiviato.

La dote più interessante di questo vinile è la suacoesione (pazienza se del termine si è impossessatala politica). L’impressione è che gli artisti si susse-guano sullo stesso palco, mentre in realtà i varibrani sono prodotti, registrati e mixati in ambiti di-versi. La qualità media è più che adeguata a questitraditional che, respirando ancora la polvere delTexas rurale, non sopporterebbero un trattamentoeccessivamente levigato. Siamo comunque lontanidal lo-fi. DISCRETO

La prima cosa che colpisce nelle Savages èl’immagine. Un gruppo franco-inglese, comeil Concorde, tutto femminile. Con la cantanteJehnny Beth (nome d’arte di Camille Bertho-mier) che abbiamo ascoltato anche nel recen-tissimo album dei Tindersticks, fra dolcezze,malinconie e colori seppiati. Ma Adore Life ètutta un’altra cosa, tutto un altro suono. Sulpalco Jehnny cita le movenze di Ian Curtis deiJoy Division, perché le radici di questa musicavengono da lì, oltre che dal post-punk diGang of Four, Wire e Siouxsie and the Ban-shees. Non pensate neanche un momento alsolito gruppo che fa revival, però, la musica èintensa come raramente capita di ascoltare,oggi, di una sincerità quasi brutale che moltinon si aspettano di trovare in un gruppo didonne giovani e carine. Lontano da ogni reto-rica. Nell’album d’esordio, Silence Yourself(2012), i fan del politicamente avevano amatoall’istante Hit Me, scambiata per la testimo-nianza di una violenza subita. Ma le Savagessi affrettarono a precisare che non era la de-nuncia di un abuso, ma la descrizione di unrapporto sessuale consenziente, anche se unpo’ rude. Molti ci rimasero male, soprattuttoquelli rimasti all’immagine femminile de “Lepiccole donne crescono”. Dopo la sorpresa ini-ziale era difficile non deludere le aspettative,ma Adore Life ci riesce alla grande, propo-nendoci ancora un rock nervoso, secco ed es-senziale, senza filler, con una voce checontinua a raccontarci il punto di vista fem-minile sull’amore e sulla vita, molto diversodalla realtà sonnacchiosa che si vede alla tvnel pomeriggio.

Registrato ai Rak Studios di Londra e al Pop NoireStudio di Parigi, il gruppo che sta facendo tornaredi moda i suoni new-wave cura molto la confezionee l’immagine. Adore Life entra nelle case con unimpatto chitarra/basso/batteria, encomiabile seascoltato con cassettine bluetooth, mentre un im-pianto serio ne evidenzia la mancanza di dinamica.Nel vinile dalla bella copertina apribile è disponi-bile il coupon per il download, la dimensione cheforse è più congeniale a questo mastering. SUFFI-CIENTE

Filmato al London’s Royal Festival Hall, tra-smesso dalla BBC nel novembre del 2015, ALife in Song celebra la vita e la carriera diBurt Bacharach, leggenda del pop americano.La formula è quella del concerto-intervista, lecanzoni sono intervallate dalla conversazionefra Burt e il giornalista Michael Grade, che adire il vero risulta un po’ fastidioso ed inva-dente, anzi, un autentico guastafeste. Avetepresente il disastroso indostano interpretatoda Peter Sellers in “Hollywood Party”? Ecco,siamo da quelle parti. Sembra che Grade vo-glia rubare la scena al suo anziano ospite,come non ci si aspetta da una produzionedella BBC. Non si pretende un approccio allaFabio Fazio, ma sicuramente uno stile piùasciutto. Come quello dell’unica star della se-rata, Burt Bacharach. Che può ascoltare le suecanzoni interpretate da voci di lusso comequelle di Rebecca Ferguson (Walk on By, ISay a Little Prayer), Layra Mvula (Do YouKnow the Way to San Jose), Justin Hayward(What the World Needs Now), Michael Ki-wanuka (The Windows of the World), JohnPagano (God Give me Strength), Sophie Ellis-Bextor (I’ll Never Fall in Love Again), JossStone (In Between the Heartaches), Alfie Boe(If I Could Go Back), Shaun Escoffery (AHouse is not a Home)… Troppo zucchero?Forse. Ma semplicemente sono canzoni sofi-sticate, da cantare in giacca e cravatta. Nes-suno si sforza più di scrivere con tantaoriginalità, nessuno sa più farlo. Meglio la co-modità o se preferite la banalità, dei pullover,anche dirigenziali. E quando la figura fragiledi questo Grande Vecchio si siede al piano-forte ci si dimentica del giornalista guastafe-ste, rimane solo la musica, il tocco di un uomoche ha modificato l’approccio pop della mu-sica americana.

L’invadenza di Grade fa cadere le braccia, ma ilresto è degno dello standard BBC. Parliamo delleimmagini, che non sono creative come se dietro lacinepresa ci fosse Scorsese, ma non ci fanno per-dere un dettaglio della serata. Anche dal punto divista audiofilo è un Blu-ray di alto livello, un livedal suono elegante e piuttosto completo. Avremmogradito qualche armonica in più ma ci si può ac-contentare. BUONO

Savages“Adore Life”

LP+ download Matador Ole-1076-1

Burt Bacharach“A Life in Song”

Blu-ray Universal ERBR05284

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23 maggio Torino, TeatroColosseo24 maggio Milano, Teatrodegli Arcimboldi25 maggio Padova, GranTeatro Geox27 maggio Firenze, TeatroVerdi28 maggio Bologna, Audi-torium Manzoni29 maggio Roma, Audito-rium Parco della Musica31 maggio Brescia, Pala-bancoElvis Costello: Detour soloshow

Ritorna all’Auditorium Par-co della Musica il genialecantautore britannico ElvisCostello per una tappa delsuo tour solista Detour. Lospettacolo, accolto con en-tusiasmo in tutto il mondo,è un viaggio straordinaria-mente divertente attraversol’incredibile vita di ElvisCostello. Nella classifica deicento artisti più grandi ditutti i tempi secondo Rol-ling Stone, Costello vantauna lunga carriera all’in-segna della metamorfosi,con uno stile musicale uni-co e una ricercata scritturadei testi. Attraverso il suogrande sarcasmo e la suastraordinaria grinta melo-dica, l’artista londinese èin grado di rompere ognischema spaziando con di-sinvoltura dal punk allaDeutsche Grammophon,dal crooning pop, fino allariscoperta delle radici folkamericane. Costello nasce aLondra nell’agosto del 1955.Le radici dell’artista affon-dano nella musica tradi-zionale, incarnando la terza

di quattro generazioni dimusicisti in famiglia. Dopoaver lasciato la scuola, si tra-sferisce a Liverpool, doveinizia a suonare in vari clubfino ad approdare, nel 1976,ad un contratto discografi-co con la Stiff Records, sco-perto dal produttore artistaNick Lowe. Il suo primo al-bum, My aim is true, esce nel1977. Grazie a una serie diaudizioni forma la sua bandd’accompagnamento, gliAttractions. La scena musi-cale inglese si accorge benpresto di questo personag-gio fuori dagli schemi, dal-l’attitudine punk per lagrinta che esibisce sul pal-co, ma dotato di sensibilitàmelodica che lo distinguesubito dalla massa dellenew wave band imperantiall’epoca. L’album This Yea-r’s Model del 1978 dimo-stra la statura artistica diCostello e lancia ai primiposti il singolo I don’t wantto go to Chelsea. SeguonoArmed Forces, Get Happy!,Trust e Imperial Bedroom, al-tro capolavoro con Man outof time, dal suono pieno allaPhil Spector, senza dimen-ticare la produzione di testiironici, intelligenti ed effi-caci che Costello ha semprecreato con la sua fertile pen-na. Gli anni Ottanta porta-no una serie di album bellie diversi tra loro (Blood andChocolate, King of America) esingoli a ripetizione; inoltrenel 1985 suona sul palco diLive Aid in una grande esi-bizione con tanto di coverdei Beatles. La maturità rag-giunta nel 1992 consentepoi ad Elvis di creare dischicon il quartetto d’archiBrodsky Quartet. Nel 1994è guest vocalist nell’albumUnplugged di Tony Bennettvincitore del premio Gram-my di MTV. Alla fine dellostesso anno Costello è di-rettore artistico del South

Bank’s Meltdown Festival.Costello ha scritto oltre 300canzoni, gran parte dellequali sono state incise da al-tri artisti, la cui lista rifletteil suo interesse in una vastagamma di stili musicali:Chet Baker, Johnny Cash,June Tabor, Roy Orbison,Dusty Springfield, CharlesBrown e tra gli altri GeorgeJones. Ha collaborato inqualità di autore e musici-sta ad una serie di progetticon Cait O’Riordan, PaulMcCartney, Bill Frisell e Ri-chard Harvey.

2 giugno, Lucca, Teatro delGiglio3 giugno, Como, TeatroSociale4 giugno, Roma, Audito-rium Parco della Musica6 giugno Trento, Audito-rium Santa Chiara7 giugno, Napoli, TeatroAugusteoAn evening with GrahamNash: This Path Tonight

Il leggendario cantautoreGraham Nash, arriva in Ita-lia per presentare il nuovoalbum in studio This PathTonight, una raccolta di die-ci canzoni prodotte da Sha-ne Fontayne. “Che piacereè stato registrare questo di-sco,” dice Graham Nash.“Shane ed io abbiamo scrit-to venti canzoni in un mesee le abbiamo registrate inotto giorni. La musica ha unsapore diverso rispetto aimiei precedenti album, seb-bene io possa avvertire echidi ciascuno di essi. Questomio viaggio è stato di sco-perta personale, d’intensacreazione, di assoluta pas-sione. Fare musica con Sha-

ne Fontayne è e sarà sempremolto soddisfacente. Luiha un innato senso dellaperformance e dell’arran-giamento. Non perde maidi vista il fatto che la can-zone debba ‘divenire viva’,che debba avere una ragio-ne per essere cantata in pri-mo luogo”. This Path To-night è il primo disco da so-lista di Nash dopo quattor-dici anni. Questo è un al-bum di riflessione e transi-zione di un cantautore la cuicarriera (The Hollies, CSN,CSNY) ha attraversato cin-que decadi ed ancora pro-segue. Graham Nash è en-trato due volte nella Rockand Roll Hall of Fame, nel-la Songwriter Hall of Fame,è stato vincitore del Gram-my Award, il New YorkTime l’ha inserito fra gliautori con il maggior nu-mero di vendite ed è uffi-ciale O.B.E.( Order of theBritish Empire ). “Guarda-re negli occhi il pubblico, esapere che ci stiamo con-nettendo a un livello moltoreale…Che gran piaceresarà questo tour per me!”

14 giugno, Roma, Audito-rium Parco della MusicaJosé Carreras: A Life inMusicLion Art Orchestra, direttada David Giménez

Grande apertura della ras-segna Luglio Suona Bene2016 con un evento unico,irripetibile, co-prodotto daFondazione Musica perRoma ed Helikonia, nelquale il grande tenore ca-talano interpreterà i brani ele arie più rappresentativedella sua lunga e meravi-

FDS 245 ▼ APPUNTAMENTI D’ASCOLTO • a cura della Redazione86

Rassegna di concerti ed eventi di tutti i generi musicali per lasciare, una voltatanto,l’impianto spento. O, quantomeno, in stand-by...

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Yes hanno occupato un ruo-lo centrale nell’evoluzionedella musica rock, esplo-rando nuove forme espres-sive tanto con gli strumen-ti, quanto con le armonievocali. Fra scioglimenti ereunion, l’epopea dellaband inglese prosegue atutt’oggi, continuando acreare musica magistraleche è fonte di ispirazioneper musicisti e fan in tuttoil mondo.

28, 30, 31 maggio, Roma,Accademia Nazionale diSanta CeciliaJohn Williams: suite deIncontri ravvicinati del ter-zo tipo. E.T. Avventura sul-la Terra. Suite de Star WarsProkofiev, Alexander Nev-skijOrchestra e Coro dell’Ac-cademia Nazionale di San-ta CeciliaStephane Denéve direttoreElena Manistina mezzoso-prano

Musica da film nel concer-to - dal programma moltooriginale - diretto da Sté-phane Denéve: a partiredalla colonna sonora piùnota ed eseguita di sempre,quella destinata al capola-voro cinematografico (nelquale il contributo di mu-sicale di Prokofiev è decisi-vo) di Sergej Eisenstein Ale-xander Nevskij, spettacolareepopea della vittoria russacontro gli invasori teutoni-ci. Altrettanto celebri e spet-tacolari sono le colonne so-nore di John Williams idio-matiche del favolistico eavventuroso cinema di Ste-ven Spielberg. Il florilegio dicomposizioni dirette da De-néve comprende alcuni ti-toli dei più noti e amati

APPUNTAMENTI D’ASCOLTO ▼ FDS 245 87

gliosa carriera. José Carre-ras, dopo ventisei anni dal-la storica serata de I TreTenori, torna a Roma per lasua prima apparizione al-l’Auditorium Parco dellaMusica per uno spettacoloentusiasmante che riper-corre in modo intimo e re-trospettivo la carriera diuna delle più grandi stelledel panorama musicalemondiale. A Life in Music èun inno musicale alla vita,un repertorio unico e per-sonale nel quale il Maestrointerpreta i brani musicaliche hanno influenzato e de-finito la sua vita, dalle me-lodie che amava da ragaz-zo alle arie e canzoni con lequali si è esibito sui palco-scenici di tutto il mondo trai quali quelli condivisi conPlacido Domingo e LucianoPavarotti. “Queste sonocanzoni che mi hanno sem-pre commosso ed entusia-smato, in cui abitano pas-sione ed emozione, un sen-timento nel mio cuore checerco di condividere attra-verso la mia voce”. Ad ac-compagnarlo i cinquanta-cinque musicisti della LionArt Orchestra, tutti di stra-ordinario livello, selezio-nati nel panorama nazio-nale dal Maestro MaurizioTrippitelli e diretti da DavidGiménez.

28 maggio, Milano, Bar-clays Teatro Nazionale29 maggio, Padova, GranTeatro Geox31 maggio, Firenze, OBI-Hall1 giugno, Roma, TeatroOlimpicoYes

Gli Yes, la leggendaria banddi rock progressive, torna in

Italia per quattro imperdi-bili concerti. Per la primavolta dal vivo e interamen-te tutti i brani degli storicialbum Drama, Fragile, e iloro più grandi successi. IlTour europeo 2016, partitodalla Scozia, a Glasgow, il27 aprile, toccherà 27 città,e si concluderà proprio nelnostro Paese. In questo touri fan avranno l’opportunitàdi vivere un’esperienza uni-ca: la band suonerà dalvivo, per intero, due albumtra i più rappresentatividella loro carriera, Fragile(del 1971) e, per la primavolta in assoluto, Drama(del 1980). Il pubblico avràcosì l’occasione di ascoltarei brani più amati, tra cuiRoundabout, Long DistanceRunaround, Heart of the Sun-rise, Machine Messiah, Intothe Lens e Tempus Fugit.Non solo. Gli Yes li presen-teranno nello stesso ordinein cui apparivano negli al-bum di studio originali.“E’ la prima volta che suo-neremo interamente Dra-ma“ commenta SteveHowe, chitarrista dellaband. “Non abbiamo suo-nato la maggior parte dellacanzoni di Drama per tren-t’anni”. Aggiunge AlanWhite, batterista degli Yes:“Drama è un album magni-fico, e abbiamo deciso cheera ora di riportare sul pal-co tutta la sua energia. Pen-so che i fan impazzirannoquando ascolteranno i bra-ni di Fragile e Drama per in-tero, sicuramente noi nonvediamo l’ora di suonar-li!”Fondati da Jon Anderson eChris Squire nel 1968, vin-citori dei premi Grammy,gli Yes hanno scritto can-zoni tra le più importanti edinfluenti della storia delrock, tra cui brani simboli-ci quali Roundabout, Close tothe Edge, I’ve Seen All GoodPeople, Owner of a LonelyHear ed innumerevoli al-tri. Con le loro suite, gli

film che il regista america-no ha dedicato ad avven-ture e storie provenientidallo spazio e dal futuro, trafantascienza e favola mo-derna, come le colonne so-nore per E.T: l’extraterre-stre, Guerre Stellari, e Incon-tri Ravvicinati del Terzo Tipo.

Dal 27 maggio al 12 giu-gno, Chiuduno (BG), PoloFieristicoLo Spirito del PianetaFestival etnico e delle tra-dizioni popolari

Questo Festival Internazio-nale dei popoli è nato perdare una testimonianza di-retta di persone che vivonoquotidianamente attraversola propria cultura, e condi-viderla con gli altri, percancellare quegli stereotipiche molto spesso non ri-specchiano la realtà, attra-verso il movimento delledanze, le preghiere, la spi-ritualità di ognuno di que-sti gruppi etnici e delle tra-dizioni popolari dei popo-li indigeni. Promuovere efavorire l’incontro, la co-noscenza reciproca e la fra-tellanza dei popoli; contri-buire a conoscere, valoriz-zare, salvaguardare le cul-ture tribali e le varie etnie;sostenere popoli o gruppitribali nella tutela e salva-guardia delle condizioniambientali ed economiche,necessarie a preservare laloro sopravvivenza, il man-tenimento e la valorizza-zione delle proprie tradi-zioni: questi sono gli scopifondamentali del nostrooperato. “Rispettare l’am-biente e i popoli indigeni”.Queste le parole di PapaFrancesco quando, a mag-gio del 2014, ha ricevuto

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una delegazione di popoliindigeni partecipanti a LoSpirito del Pianeta. È quel-lo che il festival fa da annicon i popoli indigeni e leminoranze etniche nel mon-do. E il rispetto dell’am-biente? “Nell’edizione 2015avendo usato materiale inMater-Bi di mais, con piat-ti, bicchieri, posate e altro,sono stati riciclati ben il77% dei rifiuti. Oltre 20 vo-lontari hanno prestato illoro lavoro solo per questoobiettivo. Come i nostri an-ziani ci hanno insegnato,“dal buon esempio, arriva-no sempre buone cose”. Inquesti quindici anni graziea Lo Spirito del Pianetasono stati realizzati moltiprogetti culturali in Burki-na Faso e in Scozia, e sonostati finanziati progettiumanitari come pozzi perl’acqua, dispensari medici escuole tra I Masai del Ke-nya, ambulanze e materia-li per laboratori di artigia-nato tra i Tuareg del Niger.“Nell’ultimo anno”, diceIvano Carcano, responsabilede Lo Spirito del Pianeta,“abbiamo continuato il la-voro presso il nostro di-spensario tra i Masai delKenya, in cui ogni mesequasi 500 persone ricevonovisite e medicinali gratuiti.Abbiamo adottato 12 bam-bini Pigmei nella forestadel Camerun, che anchequest’anno hanno avutouna casa dove vivere, nu-trirsi e studiare. Abbiamocontribuito a finanziare laprima scuola di tradizionenella foresta dell’Ecuador,dove gli anziani tornerannoad insegnare le antiche artialle nuove generazioni, eche rappresenta un puntodi incontro per tutti. Ab-biamo attivato una nuovaborsa di studio per un Ma-sai per diventare dottoretra 6 anni, e per altri 5 ra-gazzi per proseguire i lorostudi nelle secondarie, ingiornalismo, in laboratorio

FDS 245 ▼ APPUNTAMENTI D’ASCOLTO

d’analisi, senza dimentica-re che anche nell’ultimaedizione del festival sonostati distribuiti oltre60.000,00 Euro ai gruppiinvitati per supportare iloro progetti.

I protagonisti

Davide Van De Sfroos

Davide Bernasconi, in arteDavide Van De Sfroos è uncantautore e scrittore nato aMonza e cresciuto sul Lagodi Como, il cui nome d’ar-te rappresenta una tipicaespressione del dialetto tre-mezzino (o laghe) traduci-bile con “vanno di frodo”.In quindici anni di carrieramusicale solista, ha pub-blicato sei album di inediti,ricevuto il Premio MariaCarta e vinto due volte ilPremio Tenco: come mi-glior autore emergente nel1999 e come migliore al-bum in dialetto nel 2002.Si è classificato quarto allasessantunesima edizionedel Festival di Sanremo conYanez, brano scritto e can-tato in dialetto tremezzinoche ha dato il nome al quin-to album, il cui successoha fatto registrare il secon-do sold out al MediolanumForum di Assago. Nel 2014è uscito l’album in studioGoga e Magoga, che è arri-vato al secondo posto dellaclassifica FIMI/GfK dei di-schi più venduti in Italia.Nel 2015 ha pubblicato Syn-funiia, una selezione di bra-ni storici del suo repertorio

eseguiti dalla Bulgarian Na-tional Radio Symphony Or-chestra di Sofia, sotto la di-rezione del Maestro VitoLo Re.

Micheal McGoldrick

Micheal McGoldrick è unodei componenti della Banddi Mark Knopfler dei DireStraits. Maestro di flauti,whistles e Uillean pipes,pubblica nel marzo 2010l’album Aurora, a cinqueanni da Wired (“Una dellemusiche più eccitanti, in-ventive e sofisticate chepossiate mai trovare” se-condo il Sunday Herald),uscito nel 2005. Le tante in-fluenze vengono da unavita in giro per il mondo e,senza mai dimenticare leradici di Manchester, il di-sco è una raccolta di arie ecanzoni per la maggior par-te di sua composizione, mavi si trova pure materialetradizionale, tra cuiWater-bound siglata dal più raffi-nato maestro dell’old timedella Louisiana, Dirk Po-well. Si può leggere l’operacome un incontro tra i ge-neri folk e world music incui Mike eccelle da anni, quisupportato da antichi com-pagni d’avventura comeDezi Donnelly e DonaldShaw, oltre a una schiera dimusicisti di prima classe atestimonianza della grandestima di cui McGoldrickgode in tutto il mondo,nomi familiari seppur tan-to diversi come John McCu-sker, Donal Lunny, Ed Boyd- con una coinvolgente per-formance di Parvinder Bha-rat alle tabla, e altre altret-tanto straordinarie parte-cipazioni quali quelle diAnna Massie, Signy Jakob-

sdottir, Dermot Byrne emolti altri. Considerato unodei più grandi flautisti ditutti i tempi, Mike ha colla-borato con artisti del calibrodi Jim Kerr, YoussouNd’Dour, John Cale, OceanColour Scene ed ha contri-buito a fondare band comeFlook e Lunasa. Nel 1998viene invitato a far partedella leggenda del folkscozzese Capercaillie (de-scritti dalla rivista Mojocome un “matrimonio folkcelebrato in Paradiso”) enello stesso anno si unisceagli Afro-Celt Soundsystem.I suoi progetti solisti glihanno fatto guadagnareuna fama planetaria, per-mettendogli la libertà diesplorare sonorità e di pren-dere direzioni che possiamodefinire tanto sincere quan-to uniche e ispirate. Ha par-tecipato al programma del-la BBC Transatlantic Ses-sions, sia in studio che nelrelativo tour di concerti, in-sieme a James Taylor, DanTyminski, Roseanne Cash eTim Od’Brien. Nel 1996 esceil debutto solista MorningRory (parodia di quel Mor-ning Glory degli Oasis.), chericeve ovunque recensionientusiaste e resta per cinquesettimane al primo postodelle classifiche di Irish Folkand Roots. Nel 2000 il suoFused è accolto come unodei dischi più innovativi ditutti, in grado di mostrarenuove direzioni al futurodella musica tradizionale.Mescolando tradizione etrance, rende onore al suo ti-tolo con una fusione di bat-titi jungle e hip hop intrec-ciati con linee jazz e suoniasiatici e celtici. Nel 2005 èla volta di Wired, il natura-le seguito di Fused che con-solida la sua reputazionequale creatore di musicainnovativa, offrendo all’af-fezionato pubblico un’au-dace interpretazione stru-mentale nella trasparenzadel virtuosismo flautistico.

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Le esibizioni dal vivo con lasua band continuano a es-sere un evento speciale, chedà modo di lasciarsi coin-volgere da sonorità tantoenergiche quanto finemen-te cesellate.

Goitse

Quello dei Goitse (saluto in-formale gaelico, una sorta di“vieni qui”) è un quintettodi talentuosi musicisti che sistanno facendo veloce-mente un nome tra le bandpiù seguite dagli intendito-ri di musica tradizionaleirlandese, il cui modo disuonare, dal passo velocead alto tasso energetico, hacreato attorno a loro unaschiera crescente di fans,nutrita dai concerti tenuti inIrlanda, America, Finlan-dia, Danimarca e pure Afri-ca.

5 Giugno - Teatro Antico,Taormina7 Giugno - Rock In Roma8 Giugno - Arena di Vero-na10 Giugno, Firenze, Ippo-dromo Del Visarno12 Giugno, Assago, Sum-mer ArenaDuran Duran: Paper Gods

La band icona del pop haconfermato che porterà ilPaper Gods Tour anche inItalia. Il tour segue la pub-blicazione dell’ultimo al-bum dei Duran Duran, Pa-

FDS 245 ▼ APPUNTAMENTI D’ASCOLTO

per Gods, uscito lo scorsosettembre.Nel corso della loro bril-lante carriera, i Duran Du-ran hanno venduto più diottanta milioni di dischi, ehanno ottenuto cinque pre-stigiosi Lifetime AchievementAwards e altri riconosci-menti importanti, tra cuiMTV Video Music Awards,Brit Awards, Ivor Novellos, QMagazine e Spanish Ondas.

28 e 29 Maggio, Arena DiVeronaAdele

Adele Laurie Blue Adkins,per gli amici semplicemen-te Adele. Appena uscitol’ultimo album di Adele 25ha scalato in un batter d’oc-chio tutte le classifiche ri-scuotendo immediatamen-te un enorme successo. Conpezzi come Hello, I miss youe Love in the DarkAdele si èconfermata ancora una vol-ta come un’artista mondia-le di gran classe e ha datoprova, ancora una volta, aisuoi fans di meritarsi tuttoil loro affetto. I fan di Ade-le non possono perdere ilsuo concerto, dove Ms. Ad-kins, oltre ai nuovi succes-si, farà rivivere le grandiemozioni del passato conbrani come Someone like you,Rolling in the Deep e Makeyou feel my love. Le perfor-mance live di Adele sono fa-mose per essere indimenti-cabili.

13 Giugno, Arena Di Ve-ronaBlack Sabbath

E’ iniziato tutto cinquantaanni fa. Un suono di cam-pane, accompagnato da unriff che ha letteralmente fat-to tremare il mondo. Era ilsuono più heavy che fossemai stato concepito. In quel-lo stesso momento nacquel’Heavy Metal, grazie aduna nuova, giovanissima epromettente band prove-niente da Birmingham (In-ghilterra). Ozzy Osbourne,Tony Iommi e Geezer Bu-tler, ovvero i Black Sab-bath, si imbarcheranno inquello che rappresenterà iltour definitivo della storiadella band. Il The End Toureuropeo inizierà il 1 giugnoe sarà il più grosso di sem-pre, grazie alla sua produ-zione mastodontica.

4, 6, 7 giugno, Roma, Ac-cademia Nazionale di San-ta CeciliaYuja Wang interpreta Ra-velOrchestra dell’AccademiaNazionale di Santa Cecilia

Lionel Bringuier, direttoreYuja Wang, pianoforteKodály: Danze di GalantaRavel: Concerto per lamano sinistraRavel: Concerto in SolStravinskij: L’uccello difuoco, suite

Dopo essere stato assisten-te presso la Los AngelesPhilharmonic Orchestra alfianco di Gustavo Duda-mel, il francese Lionel Brin-guier ha iniziato una bril-lantissima carriera che lo havisto protagonista nelle piùimportanti sedi concertisti-che del mondo e acquisiredi recente la posizione di di-rettore musicale della pre-stigiosa orchestra della Ton-halle di Zurigo. Al suo de-butto romano incontra YujaWang le cui pirotecnichedoti virtuosistiche sarannoal servizio dei due capola-vori di Ravel, il Concerto insol e il Concerto per la manosinistra. Una nuova imper-dibile occasione per ascol-tare uno dei talenti piani-stici più brillanti dei nostrigiorni. Con i ritmi e le me-lodie delle Danze di Galan-ta di Kodály e i colori ab-baglianti della  Suite dal’UUccello di Fuoco di Stra-vinskij, Lionel Bringuieravrà tutti gli ingredientiper mettere in luce quellequalità che gli hanno ga-rantito grandissimo suc-cesso e entusiastici com-menti della critica interna-zionale.

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Contro malattie terribili come il tumore del cavo orale, la mossa vincente è prevenire. Allora chiama subito il numero verde 800 911 202, o vai sul sito www.oralcancerday.it, per trovare il dentista più vicino e prenotare una visita gratuita. Basta un po’ d’attenzione per te stesso e un controllo periodico del tuo dentista per esaminare la bocca e imparare a difenderti.

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92 FDS 245 ▼ La Bacchetta Magica • DISCHI AUDIOPHILE • di Antonio Scanferlato

Earth Wind and Fire - That’s the Way of the World(LP Columbia – PC 33280)

Ancora Black Music ed ancora un altro stile. Gli EWFsuonano il loro personalissimo Funk e lo fanno congroove ma al netto del nervosismo parossistico diJames Brown. Anche con i brani più ritmati e velocila musica della band di Chicago risulta rilassante. Leloro composizioni sono influenzate dalla kalimba,dalla musica afro, dal Soul e dal Jazz. “That’s the Wayof the World” è, secondo me, l’album della raggiuntamaturità del gruppo. Siamo nell’anno 1975. Il maggior merito degli EWF è quello di saper riunirein piena armonia i pregi di tutte le declinazioni delSoul e di riproporle con una grazia nobile. In questo album vi sono solo gemme preziose, la piùnota è “Reason”, e poi seguono “Africano”, “Yearnin’Learnin’“ e la title track, non ci sono riempitivi disorta ma solo ottima musica dall’inizio alla fine. I musicisti provengono tutti dal mondo del Jazz, al-cuni erano già sidemen nei migliori studi di registra-zione e per grandi artisti: Fontella Bass, Etta Jamesper fare un paio di esempi.Il loro stile, sofisticato ma vivace, era qualcosa dinuovo per l’epoca. E potrebbe essere una novità ancheper chi non li conoscesse oggi, nonostante la vetustàdell’album il piacere d’ascolto è assicurato.

Ottimo suono, molto raffinato, per questa prima stampaamericana. Null’altro da aggiungere. Questo stesso albumfu rimasterizzato dalla MFSL per essere venduto come LPnel 1984 e poi come UDSACD nel 2005. Le stampe giap-ponesi sono sempre una garanzia di qualità, anche in digi-tale come il “mini LP”. Ed infine la famosa etichettaaudiofila Speakers Corner ha recentemente prodotto unapregevole ristampa in vinile pesante, da prendere even-tualmente in considerazione.

The Beatles – A Hard Day’s Night (LP mono Parlo-phone – PMC 1230)

Perché procurarsi un LP pubblicato più di cin-quant’anni or sono? Perché è ancora attuale! E perchéda allora in troppi non fanno che riproporci canzoniricalcate su questi schemi. E poi perché gli “Scara-faggi del Beat” sono stati originali ed unici. Per i cu-riosi come me scoprire i Beatles significacomprendere quanto accaduto alla musica Pop, daiprimi anni ‘60 ad oggi. Ascoltandone con calma la discografia si capiscequanto e come il mondo musicale sia stato pesante-mente influenzato dai quattro ragazzi di Liverpool.L’album che presento costituisce un momento di

MENÙ À LA CARTE: GLI ANTIPASTI(II parte)

Continua la presentazione di alcuni album Ad Usum Delphini, dai quali iniziare una propria ricerca all’interno deigeneri musicali più ricercati. Oppure con i quali realizzare una collezione breve, succinta e compendiosa.

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93DISCHI AUDIOPHILE • La Bacchetta Magica ▼ FDS 245

svolta, per i fab four. Tutte le canzoni sono compostedai quattro (prevalentemente da Lennon), che comin-ciano ad uscire dallo schema iniziale dei primi album,per affacciarsi timidamente in quello che sarà il loroeterno, magico, mondo musicale fatto di nuovi espe-rimenti e nuove sorprese. “A Hard Day’s Night” è eccitante e rilassante allostesso tempo, ogni canzone è una piccola perla emette di buon umore, fin quando non si pensa allamusica pop odierna...

Ascoltato in versione stereo e monoaurale. Io preferiscosenza alcun dubbio la versione mono. Il missaggio stereospara gli strumenti nelle casse e sfasa le voci, senza contarele massicce dosi di riverbero aggiunti per cercare di dareun po’ di profondità alla riproduzione. Il disco mono ri-mette tutto in ordine: presenta una scena discretamenteprofonda, con gli strumenti e le voci ben separati e nitidi.Senza inutili effetti la musica dei Beatles guadagna in con-cretezza ovvero in qualità.

Black Sabbath - Black Sabbath (LP Vertigo VO 6)Scegliere un album, dallo sterminato panorama delRock, che fosse emblematico, seminale ed epocale allostesso tempo è impresa non facile. Il primo nome chesalta in mente è Jimi Hendrix, ma anche lui è figliodel Blues... No, io volevo presentare qualcosa cheavesse costituito una vera e propria rottura col pas-sato, qualcosa di mai sentito prima. I Deep Purpleerano fra i candidati ma ebbero una partenza un po’troppo eclettica. Sui Led Zeppelin ancor oggi si di-stendono le lunghe ombre del plagio ad offuscare ilfulgore delle loro opere. I Black Sabbath invece appa-iono duri e puri, nel loro sinistro candore. Con l’uscita del primo omonimo album, nel 1970, ilmondo scoprì un nuovo suono: il tetro clangore stri-

dulo dell’Heavy Metal! Sì, lo so, ci sono i Kinks e gliSteppenwolf che aspirano allo stesso titolo ma solo iBlack Sabbath seppero procurare al mondo il primor-diale, lugubre, brivido metallico. La loro formula erainedita quanto semplice: nessuna concessione a me-lodie e abbellimenti; riff acidi e potenti; testi macabri. Non c’è che dire, Black Sabbath, a partire dalla sua co-pertina, fu dirompente, l’iniziatore di un genere mu-sicale nuovo, ancora più duro dell’Hard Rock:l’Heavy Metal, appunto. Brani come “Black Sabbath”, “N.I.B.”, “The Warning”hanno fatto scuola e la macabra felicità di molti rockerestremi di ieri e di oggi. Riascoltare nel 2016 il diabolico vagito primordialedell’Heavy Metal può ancora costituire un’esperienzaindimenticabile.

Ho ascoltato una copia italiana, una tedesca ed una inglese,fra le prime pubblicate all’epoca. Non vi è grandissima dif-ferenza di qualità sonora, fra le tre. Alla fine ciò che real-mente vale è lo stato di conservazione del disco, perché afare i pignoli con i vinili del ‘70 si rischia solo di fare unbuco nell’acqua. Per il collezionismo il discorso è diversoma noi qui ci occupiamo di qualità sonora... Nel complessoil suono è OK: un po’ opaco e non molto vivace, in lineacon altre stampe dello stesso genere, prodotte nello stessoperiodo.

Billy Cobham – Spectrum (LP Atlantic W 40506)Una volta con gli amici si parlava tantissimo di mu-sica. Un giorno qualcuno riferì di un batterista bra-vissimo che faceva un genere nuovo: la fusion. Poiscoprii, con l’esperienza, che “Spectrum” è uno mi-gliori capolavori nel suo genere, in quanto unisce lapotenza del Rock all’agile eleganza del Jazz, con unviraggio Funk ad amalgamare una miscela già esplo-

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94 FDS 245 ▼ La Bacchetta Magica • DISCHI AUDIOPHILE

siva di per sé. Il disco comincia con “Quadrant 4”, chetoglie il fiato: è una colata lavica di note incalzata daun drumming potente e metronometrico. Da urlo il“gioco” con la doppia grancassa. Mostruosa la pre-stazione del giovanissimo Tommy Bolin alla Chitarra.E poi la musica continua di brano in brano sempre te-sissima, originale, emozionante ed eseguita in unmodo che non avevo mai sentito prima: massima pre-cisione, virtuosismo e creatività a go-go. La peculiarità che ancor oggi mi colpisce di Spectrumè l’originalità delle composizioni, la sensazione di di-vertimento dei musicisti che improvvisano e la bra-vura di Cobham, il suo tocco, le sue idee, il suono deisuoi tamburi e tutte le sfumature ed accentazioni chesolo lui sa tirargli fuori. Ovviamente l’album è stru-mentale.

Nel 1979, anno in cui comperai la mia copia di Spectrum,non ero ancora audiofilo ma già gli riconobbi un’ottimaqualità di suono. Oggi, lo stesso 33 giri suona magnifica-mente, con qualche scricchiolio ed opacità ma sempre bendinamico, dettagliato e con una ottima localizzazione deglistrumenti all’interno del soundstage.

Wheater Report – Heavy Wheater (LP CBS/Sony –25AP 357)Band iconica, massimamente creativa ed originale inambito fusion, assolutamente diversa da qualsiasialtra cosa mai ascoltata prima, benché la sua incuba-zione sia avvenuta in seno al “periodo elettrico” diMiles Davis (In a Silent Way e Bitches Brew). I Wheater Report raggiunsero il massimo del successomondiale proprio con questo album. E la canzone“Birdland”, divenne talmente famosa da essere tra-smessa anche dalle radio. Essa fu adottata dai Man-hattan Transfer che ne fecero una loro hit, dopo avergli

creato un testo apposito ed averlo interpretato con latecnica del vocalese.Le peculiarità di queste musiche sono tante ed attri-buibili ad ogni singolo membro della formazione, daJoe Zawinul alle tastiere a Jaco Pastorius al basso elet-trico fretless, da Wayne Shorter al sassofono ad AlexAcuña alla batteria e Manolo Badrena alle percus-sioni. È innegabile però che la spinta maggiore pro-viene proprio da Pastorius, strumentista capace disupportare contemporaneamente la band dal puntodi vista sia armonico che melodico. Lo spirito sperimentatore del gruppo si attenua inHeavy Wheater, l’improvvisazione lascia spazio a me-lodie meno ardite (da qualcuno definite più commer-ciali... ), ponendo in evidenza una sezione ritmicaunica nel suo genere e la classe stellare artistica e tec-nica dei solisti.

La mia vecchia copia italiana è stata sostituita da una giap-ponese, non incredibilmente migliore, solo più trasparenteed un pizzico più dinamica. La qualità della registrazioneè alta ma nulla che faccia gridare al miracolo. Molto benidentificabili tutti gli strumenti, in tutte le loro peculia-rità, anche all’interno del soundstage.

Ultime ConclusioniCon la serie presentata si conclude il nostro piccolopercorso. Spero di aver stimolato la vostra curiosità. La mia ultima raccomandazione è... occhio al prezzo!Nessun Long Playing che abbia avuto tirature di mi-lioni di copie può valere più di 25,00 Euro, quando incondizioni realmente eccellenti. Diverso è per leprime stampe, ancora sigillate ma qui si parla dellaspada di Re Artù.

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96 FDS 245 ▼ La Bacchetta Magica • JAZZ DISCHI • di Francesco Peluso

RALPH ALESSI QUARTET“Quiver”ECM 2438

Ralph Alessi (tromba), Gary Versace (pia-noforte),  Drew Gress (contrabbasso)e Nasheet Waits (batteria) sono i prota-gonisti di questo nuovo lavoro del quar-tetto di Alessi che, grazie al felice legamecon la prestigiosa ECM, presenta “Qui-ver” (album dalla raffinata bellezza for-male). A tre anni dal celebrato “Baida”,questo secondo disco per l’etichetta diManfred Eicher ci conduce ancora unavolta nel mondo musicale del band lea-der, in cui le sonorità e i contemporaneiumori newyorkesi confluiscono in unmagma sonoro tanto fluido quanto ac-cattivante. Il timbro della tromba diAlessi risulta, come in altre occasioni,meditativo, chiaroscurale, lirico, con unmood che ricorda in più di un passaggio imaestri Miles Davis e Kenny Wheeler.L’estrema cura di ogni dettaglio, la co-stante eleganza e la precisione nel fraseg-gio, accomunate a una dosata potenzatimbrica, permettono a Ralph Alessi diimbastire un serrato interplay con il pia-nismo di Gary Versace e il duo DrewGress e Nasheet Waits (perfetti nel saperassecondare un sound prevalentementemelodico) che, tuttavia, mostra i tratti diun energico pulsare ritmico. La dimo-strazione di ciò si coglie già nell’introdu-zione del pianoforte di Versace e loscintillio della tromba di Alessi nella ini-ziale “Here Tomorrow”. Poi, l’avvicen-darsi fra tromba e piano si fa intenso in“Smooth Descent” fondendosi con il per-tinente sostegno ritmico della coppiaGress – Waits, ma è nella title track del-l’album che Alessi e i suoi partner rag-giungono l’apice progettuale, con unatoccante espressività collettiva di chiaramatrice modern jazz.

Qualità artistica 8,5 Qualità tecnica 9

Il noto quartetto Aires Tango, capitanatodal sassofonista argentino Javier Girotto,si avvale, in questa nuova produzioneCAM JAZZ dal titolo “Duende”, dellapreziosa collaborazione del chitarristaRalph Towner. Il pluristrumentista nord-americano, leader e co-fondatore degliOregon, arricchisce con la sua chitarraacustica la tavolozza sonora degli AiresTango, creando un valore aggiunto for-male e creativo alla già collaudata for-mazione composta dal pianistaAlessandro Gwis, dal bassista Marco Si-niscalco, dal batterista e percussionistaMichele Rabbia e dal citato Javier Girottoal sax soprano. La vocazione alla tra-sversalità fra generi degli Aires Tango siapre ad ancor più vasti orizzonti nellascrittura di Towner, permettendo a Gi-rotto e compagni di imbastire un dialogod’assieme che, seppur legato alle originiavant-tango/jazz, s’incammina versonuove frontiere musicali. L’album si di-chiara dalle prime battute della title tracksinuoso ed accattivante, ma è nello sve-larsi di “As She Sleeps” che si intuisce ladiscontinuità con i pregressi lavori delquartetto. L’incontro fra gli Aires Tango eRalph Towner tocca in “duende” nume-rose sfumature stilistiche, dalle citazioniclassicheggianti di “Racconti in fuga” alleatmosfere sud-americane care ad AstorPiazzolla in “Io e te”, dai momenti dipuro e delicato lirismo nel dualismoTowner – Girotto in “A Breath Away” atalune increspature ritmiche in “Tam-murriata”, laddove la coesa intesa fra icinque musicisti dona al lavoro un’am-pia vetrina di forme linguistiche esaltate,per altro, da una ripresa audio di tutto ri-spetto.

Qualità artistica 8,5 Qualità tecnica 8,5

JAVIER GIROTTO AIRES TANGOWith Ralph Towner

“Duende”CAM JAZZ CAMJ 7898-2

LELLO PETRARCA TRIO“Musical Stories”

DODICILUNE Ed 348

Il pianista, compositore e arrangiatoreLello Petrarca, affiancato dal contrabbas-sista Vincenzo Faraldo e dal batteristaAldo Fucile, presenta in questo “MusicalStories” un interessante viaggio nellemolteplici sfumature della sua musica.Le composizioni originali scelte per con-fezionare il lavoro scaturiscono dallapropria vena creativa, sia nel riferirsi aisuoi studi accademici in alcune struttureispirate ai compositori del XIX secolo, sianella rivisitazione di temi tratti dalla tra-dizione della “grande” musica d’autoreitaliana del ‘900. In entrambi i casi, lacifra pianistica di Petrarca confluisce inmodo spontaneo in un garbato incontrofra alcune canoniche forme del jazz e ta-luni slanci della libera improvvisazione.Pianoforte, contrabbasso e batteria con-notano l’album di un’atmosfera acusticache non lascia spazio a fronzoli o manie-rismi, bensì si ammanta di un’aura coltae, al tempo stesso, leggera e fluida. Civuole poco per addentrarsi nelle pieghedella musica di Lello Petrarca, ascol-tando le iniziali “From Seven to six” e “Unsogno d’estate”, poi, si ammira il primoomaggio a Fryderyk Franciszek Chopin(1810 – 1849) in “La romantica di Chopin”.Di seguito, un altro tributo in “La suite diMartucci”, dedicato al compositore Giu-seppe Martucci (1856 – 1909), e l’inossi-dabile evergreen del M° ArmandoTrovajoli “Roma nun fa la stupida stasera”,a conferma del convincente eclettismolinguistico del pianista campano che,senza alcun timore reverenziale, proponenelle nove tracce del disco un percorsomusicale dalla ricercata narrazione edalla multiforme eleganza formale.

Qualità artistica 7,5 Qualità tecnica 7,5

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97MERCATO DELL’USATO ▼ FDS 245

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98 FDS 245 ▼ MERCATO DELL’USATO

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