ITCT A.BORDONI - prodigiulia.files.wordpress.com · Van Gogh: nonostante la follia, la genialità...

12
Giulia Prodi © ITCT A.BORDONI Dalla serie “City Silhouettes” di Jasper James, fotografo statunitense. Tesina di Giulia Prodi Esami di Stato a.s. 2011-2012

Transcript of ITCT A.BORDONI - prodigiulia.files.wordpress.com · Van Gogh: nonostante la follia, la genialità...

Page 1: ITCT A.BORDONI - prodigiulia.files.wordpress.com · Van Gogh: nonostante la follia, la genialità nellarte Biografia Genio-Follia Considerazioni Charles Baudelaire: anticonformista

Giulia Prodi ©

ITCT A.BORDONI

Dalla serie “City Silhouettes” di Jasper James, fotografo statunitense.

Tesina di Giulia Prodi

Esami di Stato a.s. 2011-2012

Page 2: ITCT A.BORDONI - prodigiulia.files.wordpress.com · Van Gogh: nonostante la follia, la genialità nellarte Biografia Genio-Follia Considerazioni Charles Baudelaire: anticonformista

Giulia Prodi ©

L’integrazione del diverso nella società di massa Indice: Van Gogh: nonostante la follia, la genialità nell’arte

Biografia Genio-Follia Considerazioni

Charles Baudelaire: anticonformista dalla sensibilità poetica

Biografia L’opera e la Poetica Poesia “L’albatros” Considerazioni Approfondimento: La psicologia di massa secondo Gustave Le Bon

Società di massa manipolabile: totalitarismo

Considerazioni Fascismo e razzismo: il Manifesto degli scienziati razzisti in Italia nel 1938. Le tesi razziste Confutazione del concetto di razza Considerazioni

Attualizzazione del tema sostenuto Considerazioni finali Allegati:

Articolo di giornale: “Basta sprechi di cibo, la salvezza dell’Africa si decide a casa nostra”. La Repubblica, sabato 15 ottobre 2011

Fonti:

Libri didattici:

Letteratura Letterature, Zanichelli Eikon, Guida Alla Storia Dell’Arte, Editori Laterza I nuovi Fili della memoria 3, Editori Laterza

Rete internet: http://www.vangogh.it/ http://vangogh.altervista.org/ http://www.casadellacultura.it/un-viaggio-nel-viaggio-immigrati-e-integrazione/ http://cronologia.leonardo.it/storia/biografie/baudelai.htm http://www.treccani.it/enciclopedia/societa-di-massa_(Enciclopedia_delle_Scienze_Sociali)/ http://ospitiweb.indire.it/~copc0001/totalitarismo/filosofia_heidegger.htm http://www.minerva.unito.it/SIS/Razza/ http://www.etanali.it/fame_nel_mondo.htm http://www.sitotecacapitello.eu/ http://fao.it

Page 3: ITCT A.BORDONI - prodigiulia.files.wordpress.com · Van Gogh: nonostante la follia, la genialità nellarte Biografia Genio-Follia Considerazioni Charles Baudelaire: anticonformista

Giulia Prodi ©

Tesina di maturità anno scolastico 2011/2012 Giulia Prodi classe 5 TA

Integrazione del diverso nella società di massa In una società civile e democratica l’accettazione e l’integrazione del diverso ha un valore inestimabile per il singolo e per la società stessa. Ho analizzato il concetto di "diverso" in alcune sue varie accezioni, nel campo delle arti figurative, nella letteratura, nella psicologia e nella storia. Mi sono soffermata a riflettere su come singoli individui siano stati ritenuti prima folli e poi geniali, ho ripercorso alcuni avvenimenti storici inerenti alla questione, per

poi ricollegarmi all'attualità, dimostrando come il fenomeno della prevaricazione del forte sul debole riguardi anche realtà più grandi, a livello mondiale. La diversità è un elemento importante e principale nella nostra società che non va abolito bensì riconosciuto e rispettato, non tanto a livello legislativo quanto intellettuale. Il pensiero del singolo individuo è solo in parte condizionato dall’attivismo delle associazioni, nonostante

la presenza di norme e l’istituzione di enti in difesa e per l’affermazione dei diritti umani, problemi come

emarginazione e discriminazione persistono nella quotidianità. Per risolvere grandi questioni è necessario partire dalle più piccole, è indispensabile cercare di cambiare la mentalità spesso chiusa delle persone. Per comprendere la mentalità del singolo è essenziale un’analisi dell’ambiente in cui vive, in particolare quello sociale. La società contemporanea è definibile società di massa, in cui è più facile pensare e seguire quello che pensa la massa stessa, ovvero il pensiero della comunità, piuttosto che riflettere o informarsi per proprio

conto. Una collettività così caratterizzata permette quindi il verificarsi di due fenomeni in particolare: massificazione e discriminazione. Per massificazione si intende quel fenomeno socio-politico che tende ad inglobare i singoli in un agglomerato informe e diversificato, originando un processo di spersonalizzazione dell’individuo che tende ad uniformarsi alla massa perdendo il proprio valore di unicità. Pur trattandosi di una collettività diversificata, emergono delle caratteristiche che accomunano, o

dovrebbero accomunare ogni soggetto, che si trasforma in una rotella intercambiabile del sistema. Questo processo induce, nell’individuo che ne fa parte, diverse reazioni fra cui: la rassicurazione di essere

parte della società, e la simultanea tendenza ad allontanare chi appare irregolare, per evitare di stravolgere il sistema stesso. Il timore delle conseguenze che tali atteggiamenti possano comportare sembra non essere abbastanza rilevante da porre preoccupazione. Molto diffusa è la mentalità protezionistica in senso culturale che vede nell'accettazione del diverso la

possibilità di una corruzione dei propri costumi, la scomparsa delle peculiari identità etniche, religiose, la perdita dei propri modelli di riferimento. Si tratta di un atteggiamento, questo, che costituisce una costante in ogni forma di società da cui l'individuo difficilmente può discostarsi, ma potrebbe farlo prendendo coscienza del fatto che non si tratta di perdita, ma di arricchimento, quando si tratta di integrazione. Analizzando la realtà e la nostra storia, sono molteplici gli esempi che dimostrano come l’integrazione del

diverso sia di fondamentale importanza per l’arricchimento della cultura comune e di conseguenza del singolo, ovvero ognuno di noi. Nello stesso modo, sono evidenti le drastiche conseguenze di una mentalità chiusa, che nega ogni forma di comprensione, che cerca di essere esclusiva e di sottomettere le altre. La realtà a livello personale è che nonostante gli esempi chiari ed evidenti della nostra storia, sembra che pochi abbiano interesse a rifletterci, che molti preferiscano non preoccuparsene, che quasi tutti

continuino a sottovalutare la questione.

Effettivamente, il nostro stesso sistema economico si basa, spesso, proprio sullo sfruttamento dei più deboli, da parte delle industrie dei paesi più sviluppati nei confronti di lavoratori che sono costretti ad offrire manodopera a basso costo. In verità un popolo che nutra sentimenti di xenofobia potrebbe risultare “comodo”, affinché certi processi economici possano continuare ad essere attuati relativamente senza disturbo.

«La massa ormai travolge tutto ciò che è differente, egregio, individuale, qualificato, e selezionato. Chi non è

come "tutti", chi non pensa come "tutti", corre il rischio di essere eliminato» --- José Ortega y Gasset

Page 4: ITCT A.BORDONI - prodigiulia.files.wordpress.com · Van Gogh: nonostante la follia, la genialità nellarte Biografia Genio-Follia Considerazioni Charles Baudelaire: anticonformista

Giulia Prodi ©

Van Gogh: nonostante la follia, la genialità nell’arte

Vincent Van Gogh, considerato uno dei più grandi e geniali pittori di tutti i tempi, totalmente

incompreso in vita, in un lasso di tempo relativamente breve dipinse una grande quantità di

quadri, divenuti famosi solo dopo la sua morte.

« ha capito che l'arte non deve essere uno strumento, ma un agente della trasformazione della

società e, più a monte, dell'esperienza che l'uomo fa del mondo. (..) Anche la tecnica della pittura deve mutare, opporsi alla tecnica meccanica dell'industria come un fare suscitato dalle forze

profonde dell'essere: il fare etico dell'uomo contro il fare razionale della macchina. Non si tratta più di rappresentare il mondo in modo superficiale o profondo: ogni segno di Van Gogh è un gesto con

cui affronta la realtà per cogliere e far proprio il suo contenuto essenziale, la vita »

--Critico d’arte Giulio Carlo Argan

Biografia

Vincent Van Gogh nacque nel 1863, figlio di un pastore protestante perennemente oppresso dalle preoccupazioni di famiglia. Fin da ragazzo l'artista manifestò inclinazioni inquiete e tormentate e la sua breve vita fu un continuo alternarsi di grandi entusiasmi e forti depressioni. L'inizio della sua formazione artistica risale al 1869 ,presso la casa d'arte Goupil a L'Aia.

In seguito, a Londra, conobbe e si innamorò perdutamente della figlia della sua padrona di casa, ma si trattò di un amore non corrisposto che lo fece molto soffrire. Van Gogh continuò gli studi d'arte a Parigi, dove svolse una vita solitaria, frequentò i musei, studiò i giovani impressionisti, ma presto decise di tornare a Londra per seguire la sua vocazione religiosa. In poco tempo Van Gogh, venuto a contatto con emarginati della società e con i luoghi della miseria,decise di farsi pastore. Iniziò gli studi di teologia, ma presto li interruppe per darsi alla predicazione presso i minatori del Borinage, gente con la quale condivise la miseria e le povere

condizioni. Anche da questa esperienza, però, trasse non poche delusioni ed insuccessi, così decise di abbandonare la predicazione per dedicarsi esclusivamente alla sua fervida vocazione artistica. Realizzò un grandissimo numero di disegni ,e dipinse alcune tele senza abbellimenti: rozze figure pesantemente modellate,da aspetti cupi ancora ispirati dai suoi intenti umanitari e caratterizzati da una matrice compassionevole: vecchi, uomini e donne, contadini, pescatori, mendicanti.

A questo periodo risale la tela “i mangiatori di patate”.

Nell'estate del ‘81 Vincent vive un'altro amore infelice: s'innamora di una sua giovane cugina rimasta vedova con un bambino. La donna si trovava in visita dai genitori di Van Gogh. Vincent le chiese di sposarla,ma lei lo respinse. Successivamente il fratello Théo, che sin dagli inizi aveva compreso il grande talento di Vincent e che lo sostenne fino all'ultimo, gli chiese di andare a Parigi, allora capitale indiscussa dell'arte, dove sarebbe stato facile avere contatti con importanti artisti delle avanguardie.

Così a Parigi, Van Gogh conobbe Bernard, Toulouse-Lautrec, Pissarro, il giovane Seurat e soprattutto Gauguin. Ben presto l'arte di Van Gogh subì un mutamento profondo: i colori della sua tavolozza si schiarirono con una gamma cromatica vicina a quella degli impressionisti, ma anziché adottare una stesura "a virgola" tipica degli impressionisti, l'artista preferì una tecnica a colpetti di pennellate di un certo spessore, interrotte e punteggiate, vicine piuttosto alla maniera di Seurat e dei neo impressionisti. Da lì a poco la ricerca artistica di Van Gogh si spinse impetuosamente in avanti, svolgendosi in tappe rapidissime: opere caratterizzate da una cromia accesa e da un impasto notevolmente accentuato.

Le sue connotazioni stilistiche anticiparono e fondarono, in seguito, la ricerca espressionista. La sua vena artistica più personale ed estrema raggiunge l'apice durante il soggiorno ad Arles (febbraio

1888 - maggio 1889), il periodo di convivenza con Gauguin , vissuto con una grande tensione interiore per certi versi anche drammatica più che altro per i suoi disordini mentali. In questo ultimo e risolutivo periodo Van Gogh, sebbene si ritrovi fisicamente stremato per le sue condizioni psichiche, continua a lavorare con dedizione totale, incessantemente ,dipingendo un elevato numero di tele.

Si tratta di una produzione che raggiunse risultati differenti rispetto al percorso dell'impressionismo, ma anche dalla linea di Cézanne e dello stesso Gauguin. In quegli anni, durante il soggiorno di Gauguin da lui stesso invitato, scoppiò una crisi ed una lite fra i due durante la quale Vincent tentò di uccidere l’amico, per poi recidersi un orecchio. Nel 1889 Van Gogh fu ricoverato nella casa di cura di Saint-Rémy, dove trascorse un anno caratterizzato

dall’alternanza di periodi tranquilli e forti crisi depressive, che tuttavia non gli impedirono di continuare a dipingere senza sosta. L'unico riconoscimento artistico gli arrivò nel 1890 solo tramite un articolo, apparso su una rivista francese, nel quale venne fatta un'analisi accurata della sua opera con palesi apprezzamenti.

Page 5: ITCT A.BORDONI - prodigiulia.files.wordpress.com · Van Gogh: nonostante la follia, la genialità nellarte Biografia Genio-Follia Considerazioni Charles Baudelaire: anticonformista

Giulia Prodi ©

In quell’anno le condizioni di salute dell’artista sembrarono migliorare, così egli decise di trasferirsi ad

Auvers-sur Oise, dove conobbe il dottor Gachet. Le ultime opere dell'artista sono caratterizzate da una notevole luminosità cromatica con stesure vorticose ed unitarie. Fra queste La chiesa di Auvers, Paesaggio con carro, Campo di grano con corvi. In quei giorni egli girò tra i campi senza la sua attrezzatura da pittore, ma con una rivoltella per sparare ai corvi. Nell'ultima lettera inviata al fratello Théo manifestò le sue sensazioni sull’inutilità della vita. Il 27 luglio di quell'anno, durante un’uscita solitaria in campagna, ebbe nuovamente una crisi e si sparò al petto. Il proiettile non colpì il cuore, così Van Gogh ebbe la forza di ripercorrere il tragitto fino alla sua

camera. Il dottor Gachet, dopo aver ritenuto impossibile estrarre la pallottola, contattò il fratello Théo, che li raggiunse l’indomani. I due parlarono per tutto il giorno, poi Théo si stese sul letto accanto a Vincent, morente. Praticamente sconosciuto in vita, Van Gogh è divenuto in seguito un artista celebratissimo. La natura stessa della sua pittura, così personale ed emotiva, ha portato a considerarlo un artista unico, diverso da

tutti e, anche se il suo esempio fu fondamentale per molti successivi movimenti artistici, Vincent è rimasto completamente senza allievi, una di quelle "meteore" che ha cambiato il corso della storia dell'arte.

Costui o diventerà pazzo, o ci farà mangiare la polvere a tutti quanti. Se poi farà l'uno e l'altro non sono in grado di prevederlo. -- Camille Pissarro

A partire dalla metà del XX secolo, Van Gogh è stato considerato come uno dei pittori più grandi e riconoscibili della storia. Le sue opere sono oggi tra le più costose al mondo, come è stato stimato da case d'aste e vendite private. Quelli venduti per oltre 100 milioni di dollari (equivalente ad oggi) comprendono: Ritratto del dottor Gachet, Ritratto di Joseph Roulin ed Iris. Il Campo di grano con cipressi è stato venduta nel 1993 per 57 milioni di dollari, mentre il suo Autoritratto con orecchio bendato è stato ceduto ad un privato, alla fine del 1990, per una cifra stimata di 80-90 milioni di dollari.

Genio - follia C'è stato molto dibattito nel corso degli anni per quanto riguarda la natura della malattia di Van Gogh e quanto abbia inciso sulla sua produzione artistica. Oltre 150 psichiatri di tutto il mondo hanno tentato di classificare i suoi disturbi, con il risultato di circa 30 diagnosi diverse. Esse includono la schizofrenia,

il disturbo bipolare, la sifilide, l'avvelenamento da ingestione di vernici, l'epilessia del lobo temporale e la porfiria acuta intermittente. Ognuna di queste avrebbe potuto essere la colpevole e risultare aggravata dalla malnutrizione, dal superlavoro, dall'insonnia e dall’abuso di alcol, in particolare di assenzio. Quando si parla di Van Gogh, quindi, non si può non parlare anche del rapporto genio-follia, indicando in quest'ultimo il motore della pittura originale ed unica del grande artista Olandese. Ciò nonostante, le ipotesi sono molteplici. Alcuni ritengono che Van Gogh dipingesse nei momenti di lucidità e che il suo genio non fosse connesso

alla follia. Altri sostengono le mille congetture di malattia, prendendo spunto dalla biografia o dalla sua stessa arte, vedendo nei suoi quadri “spiraleggianti” caratteristiche comuni ad altri pazienti affetti da malattie degenerative del cervello. Altri ancora invece scindono completamente questi ed altri motivi pittorici da presunte degenerazioni

patologiche, considerandoli pura arte.

Con i mezzi attuali, ogni supposizione è possibile, perciò nessuna è unica e veritiera. Ciò che è permesso dire, è che l'arte di Van Gogh è illuminante, e la sua figura si staglia gigantesca e poderosa nella storia dell'arte e dei sentimenti umani.

Considerazioni

Una personalità come quella di Van Gogh, senz’altro squilibrata e irregolare, ma estremamente

creativa, è chiara dimostrazione di come chiunque possa dimostrare particolari virtù e, in ogni

caso, possedere valore indipendentemente dalla conformità all’essere “normale” o, per meglio

dire, comune.

Page 6: ITCT A.BORDONI - prodigiulia.files.wordpress.com · Van Gogh: nonostante la follia, la genialità nellarte Biografia Genio-Follia Considerazioni Charles Baudelaire: anticonformista

Giulia Prodi ©

Charles Baudelaire: anticonformista dalla sensibilità poetica Un esempio di come sia sempre stata difficile l’accettazione di persone estranee alla società, è riscontrabile nella figura del poeta nella società del Secondo Ottocento. In particolare, Charles Baudelaire incarna perfettamente lo stereotipo di una personalità eccentrica,

anticonformista, e che si oppone alle consuetudini dell’ambiente sociale a lui contemporaneo. Ciò nonostante, l’ambiente sociale è destinato a variare nel tempo e, presumibilmente, ad evolversi. A questo proposito si può notare come chi non è stato accettato o compreso in passato, ha ricevuto poi vasti riconoscimenti con il passare degli anni. La seconda metà dell’Ottocento non presentò esattamente una società definibile di massa, eppure il contesto storico-sociale è facilmente riconducibile ad una situazione analoga a quella nostra

contemporanea. Il ruolo del diverso, nelle opere di Baudelaire, è impersonato dal poeta, in quanto dotato di particolari sensibilità e virtù che lo pongono al di sopra degli altri, ma nello stesso tempo gli impediscono di vivere al loro livello.

L’espandersi di fenomeni quali rapido sviluppo della produzione industriale, delle città, generale diffusione del benessere economico e dell’istruzione, comportano l’insorgere di conflitti sociali.

Si determinano così profondi cambiamenti in ambiente letterario, nell’immagine del poeta e nella sua funzione sociale, mentre nei paesi più sviluppati si affaccia per la prima volta ad un pubblico di massa. Charles Baudelaire decise di enfatizzare attraverso la sua poesia sulla condizione marginale del poeta nel mondo del profitto e della produzione, dove si stava diffondendo una mentalità positivista e processi di mercificazione della letteratura. Biografia

Baudelaire nacque nel 1821 a Parigi, da un’agiata famiglia borghese. Divenuto presto orfano di padre, a soli sei anni subentrò nella sua vita la figura di un patrigno, che gli fece trascorrere l’adolescenza in un collegio. Tuttavia, ben presto iniziò a frequentare particolari ambienti e ad intraprendere uno stile di vita tanto sregolato da sconvolgere, oltre la sua stessa esistenza, anche la famiglia. Nel 1842 entrò in possesso dell’eredità paterna, iniziò dunque ad approfittare ulteriormente delle sue possibilità per continuare a

condurre la sua vita irregolare.

Intraprese anche un viaggio in India, dal quale nacque un amore per l'esotismo, che riapparirà nell'opera “Fleurs du mal”. Qualche anno dopo il suo ritorno a Parigi, conobbe Jeanne Duval, una donna mulatta, con cui iniziò una lunga e appassionata storia d’amore. I debiti, da cui Baudelaire fu afflitto per tutta la vita, indussero la sua famiglia a farlo interdire affidando il

suo patrimonio all'amministrazione di un notaio nel 1844. L'anno dopo Baudelaire tentò il suicidio, poi uscirono le sue prime critiche d'arte e le sue prime poesie. Nel 1848 partecipò ai moti rivoluzionari di Parigi. Nel 1857 pubblicò “Fleurs du mal” raccolta che comprendeva cento poesie, propagate in precedenza su riviste e giornali. Dopo qualche mese l'opera fu sequestrata e l'autore accusato di pubblicazione oscena. Il processo si concluse con pene pecuniarie e con la censura di sei poesie, in seguito, tentò nuovamente il suicidio.

Dopo un fallito tentativo di farsi ammettere all'Académie francaise, lasciò Parigi e si recò a Bruxelles, ma non riuscì a migliorare i suoi difficili rapporti con la società borghese. Malato, egli cercò nell'hashish, nell'oppio, nell'alcol, nell'etere il sollievo alla malattia che nel 1867, dopo

la lunga agonia della paralisi, lo uccise. A quelle esperienze, e alla volontà di sfuggire alla realtà, sono ispirati i “Paradis artificiels” che scrisse nel 1861.

L’opera e la Poetica Baudelaire avvertì la crisi irreversibile della società del suo tempo ed elaborò un’opera varia e complessa. La sua poesia, incentrata sulla perfezione musicale dello stile, che egli stesso definì “matematico”, aprì la strada al simbolismo ed allo sperimentalismo, che avranno forti ripercussioni nella poesia del Novecento. Particolare importanza ebbero anche i suoi lavori di critico e di studioso di problemi estetici.

Baudelaire non appartenne a nessuna scuola, fu indipendente, nonostante la sua poesia derivi direttamente dal romanticismo. Sebbene i sentimenti che lo ispirarono fossero puramente romantici, decise di esprimerli in una forma nuova, attraverso dei simboli che riflettevano le sensazioni del mondo inconscio.

Page 7: ITCT A.BORDONI - prodigiulia.files.wordpress.com · Van Gogh: nonostante la follia, la genialità nellarte Biografia Genio-Follia Considerazioni Charles Baudelaire: anticonformista

Giulia Prodi ©

Charles Baudelaire fu il poeta della città “pervertita”, dei vizi e delle miserie degli uomini, ma anche la

ricerca ansiosa dell’ideale, il desiderio e la paura della morte, la fuga dalla vita monotona e normale, la complessità e le contraddizioni dell’ uomo, furono temi ricorrenti della sua poesia. Nella poesia “ Homme et la mer”, tratta da “Les Fleurs du mal”, Baudelaire compara il mare all’animo umano. L’immensità della distesa marina, la mutevolezza delle sue onde, diventano immagini simboliche che corrispondono ai diversi aspetti e al mistero dell’ animo umano. La stesura di “Les fleurs du mal” ha richiesto furore e pazienza: dal punto di vista formale, infatti, il

lavoro sul verso alla ricerca di una perfezione sempre sfuggente fu quasi ossessivo, quasi un continuo duello con la materia da modellare. In “Spleen et idéal” (una sezione dell'opera aggiunta nell'edizione del 1861), il poeta proietta se stesso: il suo destino, simile a quello di un angelo decaduto, è quello di essere contemporaneamente attratto dal cielo e dall'abisso. Nel degradato mondo della metropoli moderna l'angelo decaduto si aggira attratto dai paradisi artificiali degli stupefacenti, dal vizio, dalla maledizione che lo perseguita mentre cerca la

strada della salvezza. Poesia “L’albatros”

Il poeta, scrive Baudelaire, è come l'albatro. L'albatro domina con il suo volo gli spazi ampi: le sue grandi ali lo rendono regale nel cielo ma se gli capita di essere catturato dai marinai si muove goffo e impacciato sul ponte della nave e diventa oggetto

di scherzi e di disprezzo; sono proprio le grandi ali che lo impacciano nel muoversi a terra. Anche il poeta è abituato alle grandi solitudini e alle grandi profondità delle tempeste interiori: in queste dimensioni domina sovrano mentre, come l'albatro, può sembrare goffo e impacciato nella realtà quotidiana, nella quale non si muove a suo agio. Il poeta insomma ha il dominio della realtà fantastica, ma nella realtà quotidiana è un incapace ed è costretto a convivere con l'incomprensione ed il disprezzo degli uomini, esattamente come accade all'albatro.

Il poeta è venuto sulla terra per interpretare la realtà alla luce del suo sogno, ribelle alle convenzioni, inabile alla vita pratica, destinato a gettare il discredito sulle comuni passioni, a sconvolgere i cuori, a testimoniare un mondo magicamente e idealmente perfetto: per questo il poeta è deriso e perseguitato.

Considerazioni

Ho deciso di trattare di una personalità così forte e particolare, perché la mia riflessione sta proprio nel

fatto che non sempre l’opinione comune, seppur giustificata dal fatto stesso di essere comune alla maggioranza, si rivela ambiente positivo per l’espressione personale della sensibilità e delle concezioni artistiche. Le conoscenze che oggi abbiamo in campi come letteratura, arte, musica e perfino scienza, sono maturate a volte grazie a quella che potremmo definire un’inspiegabile ispirazione di persone particolarmente sensibili, geniali. Purtroppo la loro genialità è stata in molti casi confusa o offuscata dalla facciata della follia, l’unica che la società ha percepito o si è accontentata di percepire.

Allo stesso modo, anche chi ha detenuto il potere ed il controllo politico, per esempio in casi di totalitarismi quali fascismo (seppur definito imperfetto) e nazismo, pone oggi l’esempio di come l’accettazione della massa sia estremamente vulnerabile, flessibile e talvolta manipolabile quando non vi è possibilità di riflettere direttamente e con sufficiente attenzione sulle questioni che si pongono all’interno della società stessa. Tuttavia, questo è un principio che verrà analizzato in seguito.

Molti problemi tipici della società contemporanea possono essere riconducibili tutti alla stessa matrice: la facilità con cui ci si appoggia al pensiero della comunità, ai mass media, senza porci il problema di formare una nostra coscienza individuale che vada al di là di ciò che ci viene proposto. Diventa quindi estremamente importante, al fine di compiere un piccolo ma grande cambiamento, riconoscere l’importanza dell’arricchimento culturale e dell’apertura mentale.

(..) Nella società ideale non esisteranno più scompensi o inadattamenti ma ognuno si sentirà perfettamente a suo posto; e l’artista sarà un uomo come un altro che avrà in più il dono del canto,

l’attitudine a scoprire e a creare la bellezza. --E.Montale

Page 8: ITCT A.BORDONI - prodigiulia.files.wordpress.com · Van Gogh: nonostante la follia, la genialità nellarte Biografia Genio-Follia Considerazioni Charles Baudelaire: anticonformista

Giulia Prodi ©

Approfondimento: La psicologia di massa secondo Gustave Le Bon

Le ricerche sui gruppi i cui membri agiscono in modo simile pur non essendo i gruppi medesimi strutturati

hanno fatto emergere una sottodisciplina denominata, in contrapposizione alla psicologia dell'individuo,”psicologia della massa”. Tale sottodisciplina, sviluppatasi a partire dagli studi di Gustave Le Bon, si basa sull'ipotesi che quando l'individuo si trova coinvolto emotivamente in una folla, la sua psiche e la sua condotta subiscono profonde modificazioni e persino alterazioni patologiche. Nel diventare parte della folla il soggetto acquisisce un sentimento di forza invincibile, infatti vengono

meno freni inibitori ed il senso di responsabilità. Si viene a formare una sorta di “inconscio collettivo” tramite il quale la folla è sempre condizionabile: l'individuo sacrifica con facilità il proprio interesse a favore di quello collettivo perdendo, di conseguenza, la propria razionalità. La folla risulta quindi guidata da un inconscio che, secondo Le Bon, non è proprio dell'individuo, bensì dell’irrazionale gruppo collettivo. L'individuo della massa, inoltre, trasforma immediatamente in azioni le idee suggerite ed è definito “un istintivo, un barbaro”. La massa ha la tendenza a distruggere, a tornare indietro, nel tentativo di

conservare più che di innovare, infatti si parla di istinti conservatori. In tutte le tipologie di folle sono

presenti autoritarismo ed intolleranza, mentre sembra perdersi l’apertura al dialogo. Si entra infatti nella specifica problematica quando si intendono questi individui come condannati all’alienazione poiché in questa accezione la massa risulta priva di solidarietà interna. La massa sottomette il diverso, il più fragile, ma rappresenta in sé un debole modello di riferimento per l’individuo, in quanto ampiamente influenzabile.

Società di massa manipolabile: totalitarismo

La massa può diventare anche un insieme di soggetti incoscienti e manipolabili, in quanto la partecipazione alla vita politica e culturale avviene secondo standard ampiamente diffusi e favoriti dai mezzi di comunicazione di massa (mass-media). La massa, come soggetto di azioni sociali o come oggetto di manipolazione, sembra comunque ormai

giunta sul palcoscenico della storia, tanto che ogni tipo di governo vive ormai grazie al consenso di quell’anonimo protagonista che ha assunto il nome di opinione pubblica. Essa è stata generata da alcuni fattori storici, quali la crescita dell’apparato industriale e l’elevata urbanizzazione, connessi alla seconda industrializzazione. Gli anni ‘20 e ‘30 del secolo scorso

hanno visto il maturare di tale processo e l’assunzione da parte delle masse di un ruolo privilegiato nella struttura sociale attraverso l’esplosione del «ceto medio».

Maggiore è anche la partecipazione alla vita politica, con la nascita dei partiti di massa, e il condizionamento culturale che spesso si manifesta come influsso delle «mode» sui comportamenti dei singoli e dei gruppi. All’interno di questo quadro omogeneo, che vale per ogni tipo di regime assunto dai Paesi in questione, occorre però distinguere le realtà che scelsero la democrazia da quelle in cui lo Stato operò un rigido controllo nei confronti della società civile. In entrambi i casi lo Stato ebbe bisogno del consenso dei cittadini per operare efficacemente e si impegnò per organizzarlo con strumenti di comunicazione e

propaganda che non differiscono sostanzialmente. Nelle democrazie però i mass media hanno spesso svolto anche un ruolo di comunicazione delle esigenze della popolazione nei confronti dei vertici di governo, cosa esclusa nei regimi totalitari che vedono i mezzi di comunicazione totalmente al servizio del potere statale. La comunità degli studiosi ha ormai acquisito alcuni punti qualificanti del fenomeno totalitario: un’ideologia finalizzante l’individuo ad un ordine superiore; l’uso del partito unico di massa guidato da un leader carismatico assistito da una cerchia di collaboratori fidatissimi; l’instaurazione di un sistema di

terrore fisico e psichico ottenuto attraverso la polizia segreta; il monopolio dei mezzi di comunicazione di

massa; il controllo di tutti gli strumenti di lotta armata; il tentativo di controllare totalmente l’economia. Lo stato totalitario raggiunge il controllo totale dell’intera organizzazione sociale al servizio di un movimento ideologicamente caratterizzato. Perché ciò sia possibile, occorre un’ampia partecipazione delle masse alla vita pubblica e un sistema tecnologico di comunicazione almeno relativamente avanzato. Tutti i partiti che, nell’Europa del XX secolo, portarono alla costruzione di regimi totalitari utilizzarono,

accanto alla sistematica distruzione delle opposizioni, il potente strumento della propaganda: la radio, il cinematografo e la stampa furono utilizzati per creare in breve tempo simpatie ed odi facendo leva proprio sull’emotività di quella folla psicologica di cui parlava G. Le Bon. Manifestazioni coreografiche, prima nel fascismo e poi nel nazismo e nello stalinismo, furono utilizzate con gran dispendio di simboli, bandiere ed uniformi, per far sentire alla massa di essere soggetto e oggetto dello spettacolo. Il sentimento dell’appartenenza al gruppo, nello splendore delle divise e nel clamore dei canti, doveva riempire il grigiore di una realtà politica e sociale assolutamente non

corrispondente abitata da persecuzioni, guerre, discriminazioni culturali e religiose.

Page 9: ITCT A.BORDONI - prodigiulia.files.wordpress.com · Van Gogh: nonostante la follia, la genialità nellarte Biografia Genio-Follia Considerazioni Charles Baudelaire: anticonformista

Giulia Prodi ©

Fascismo e razzismo: il Manifesto degli scienziati razzisti in Italia nel 1938.

Riporto il tema delle ideologie razziali imposte alla popolazione nell’interesse di chi deteneva il

potere nel XX secolo a dimostrazione non solo della volubilità ed influenzabilità del pensiero di

massa, ma anche del perenne istinto dell’essere umano a sottomettere i dissimili, i più fragili. Verso la fine del 1938 furono promulgate anche in Italia le leggi per tutelare la purezza della razza ariana. La legislazione ebbe un supporto teorico nel Manifesto degli scienziati razzisti, che fu pubblicato sul «Giornale d’Italia» il 14 luglio 1938. I provvedimenti contro i non-ariani furono indirizzati ad espellere da qualsiasi attività pubblica gli ebrei italiani, cacciati a centinaia dall’università, dall’amministrazione e dall’esercito. Furono vietati i matrimoni misti tra ariani ed ebrei e questi ultimi dovettero subire forti

limitazioni del loro patrimonio in beni immobili. Ecco una copia del Manifesto:

1. Le razze umane esistono. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde

a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi

sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano ad

ereditarsi.

Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che

esistono razze umane differenti.

2. Esistono grandi razze e piccole razze. Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori,

che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche

ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei, i dinarici, ecc.)

individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le

vere razze, la esistenza delle quali è una verità evidente.

3. Il concetto di razza è concetto puramente biologico. Esso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di

popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Però alla base delle

differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai

Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la

costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto

antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse

armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze.

4. La popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà ariana. Questa popolazione a

civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti preariane.

L'origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il

tessuto perennemente vivo dell'Europa.

5. È una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici. Dopo l'invasione dei Longobardi non ci sono

stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva

che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per

l'Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i

quarantaquattro milioni d'Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a famiglie che abitano l'Italia

da almeno un millennio.

6. Esiste ormai una pura "razza italiana". Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di

razza con il concetto storico-linguistico di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli

Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l'Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo

di nobiltà della Nazione italiana.

7. È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in

fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione

del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o

religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo ariano-nordico.

Page 10: ITCT A.BORDONI - prodigiulia.files.wordpress.com · Van Gogh: nonostante la follia, la genialità nellarte Biografia Genio-Follia Considerazioni Charles Baudelaire: anticonformista

Giulia Prodi ©

Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli

Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di

razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee,

questo vuol dire elevare l'Italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità.

8. È necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d'Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli

Africani dall'altra. Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l'origine africana di alcuni popoli

europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo

relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili.

9. Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo

della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del

ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei

rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non

europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani.

10. I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo. L'unione

è ammissibile solo nell'ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato

che queste razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per

moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall'incrocio con qualsiasi razza extra-

europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani.

Le tesi razziste

In Europa, le tesi razziste, nonostante prive di qualsiasi fondamento, riscossero un grande successo, specie in Germania, dove divennero un caposaldo dell’ideologia nazista e una delle cause determinanti dell’olocausto della II guerra mondiale. Fu in questo momento che venne coniato il termine “razzismo” per indicare l’utilizzazione del concetto di

razza ai fini politici. Lo sviluppo dell'idea trova la sua massima espressione nel XX secolo, con la combinazione di

colonialismo, urbanizzazione, spinte nazionalistiche e, soprattutto, con lo sviluppo scientifico e medico. Infatti, si cercarono appigli scientifici in discipline come l'antropologia e la biologia per affermare l'origine genetica delle differenze razziali, che avrebbero fornito una potente arma alla propaganda nazista. L'intero mondo scientifico medico-biologico ne fu coinvolto, più o meno consapevolmente; anche teorie

palesemente interessate agli individui, piuttosto che allo studio delle razze, furono manipolate al punto

da essere determinanti nell'ascesa e nell'affermazione popolare del pensiero razzista

(emblematici in tal senso i darwinisti sociali e l'eugenetica). Le varie teorie medico-scientifiche, assunsero un carattere più drammatico quando la creazione dello stereotipo razziale venne a fondersi non solo sulla distinzione delle razze, ma anche su quella delle culture, in particolare la filologia e la linguistica.

Confutazione del concetto di razza

Il concetto di razza è ormai decisamente superato e già da molti anni sarebbe dovuto scomparire,

poiché la sua indefinibilità non gli consente di avere validità scientifica.

Già all’inizio dell’800, mentre alcuni studiosi misero in discussione la completa interfertilità entro la nostra specie, e quindi l’idea di una specie umana unica, altri iniziavano a condividere l’opinione che la razza

fosse puramente un concetto ipotetico dal momento che era estremamente raro che un individuo possedesse tutti i tratti caratteristici di una delle razze individuate. In merito a queste posizioni contrapposte, intervenne Charles Darwin (1809-1882), che, nel libro L’origine dell’uomo (1871), enumerò le argomentazioni pro e contro un’interfertilità completa tra gli

esseri umani. Sfidando le testimonianze contrarie del suo tempo, Darwin concluse che la specie

umana è probabilmente una sola, dal momento che "ogni razza confluisce gradualmente nell’altra" e

che "le razze umane non sono abbastanza distinte tra loro da abitare la stessa regione senza fondersi”. Egli affermò poi che le differenze tra le razze, anche se vistose, sono perlopiù irrilevanti, mentre vi è una grande uniformità nelle caratteristiche veramente importanti, comprese quelle mentali: nonostante le differenze esteriori tra aborigeni americani, neri africani ed europei egli era "continuamente colpito ... dai tanti piccoli aspetti del carattere che dimostrano quanto le loro menti siano simili alle nostre".

Page 11: ITCT A.BORDONI - prodigiulia.files.wordpress.com · Van Gogh: nonostante la follia, la genialità nellarte Biografia Genio-Follia Considerazioni Charles Baudelaire: anticonformista

Giulia Prodi ©

Considerazioni

La società è composta da un insieme immenso di individui, eppure sembra che nel corso degli

anni ci siano sempre state difficoltà nel riconoscere il valore del singolo, mentre largamente si

è estesa la tendenza a seguire un’ideologia che ispirasse fiducia, forza e stabilità.

Il problema sta dunque nel riconoscere questa debolezza del sistema sociale, affrontarlo e

superarlo: dare valore all’espressione personale non solo a livello istituzionale ma nella

coscienza di ognuno di noi.

La tesi dell’esistenza di razze inferiori o superiore è stata smentita da tempo: ogni persona deve ora

avere la possibilità di riflettere sul fatto che siamo tutti esseri umani, e chiunque può

esprimere e apportare alla cultura comune un arricchimento personale.

Attualizzazione del tema sostenuto

Considerazioni finali La storia si ripete: il primo a sospettarlo fu Machiavelli e ancora oggi lo sostengono in molti. La questione da porsi però è sulla possibilità di riflettere sulle questioni passate per evitare di

ricommettere gli stessi errori che hanno portato sofferenze nell’umanità. Uno dei più gravi pesi della società attuale è la fame nel mondo: sono 800 milioni le persone, da un emisfero all'altro, che soffrono la fame, mentre la malnutrizione riguarda oltre 2 miliardi di persone. Nel corno d'Africa l'80% degli abitanti soffre di gravi malattie legate alla malnutrizione. (*) (*nota tratta dal sito www.fao.it)

I bambini a causa della denutrizione sono soggetti alla caduta di capelli, fino alla calvizie, alla perdita delle unghie e talvolta anche del primo strato di pelle.

Il mondo è pieno di affamati perché le risorse sono mal distribuite. A questo riguardo, riporto un articolo sulla situazione attuale di alcuni territori africani, confidando nella possibilità di suscitare una considerazione libera da pregiudizi, distaccata per un momento dal contesto sociale di cui facciamo parte, senza presa di posizione ad ideologie comuni, semplicemente una valutazione personale sull’egoismo dell’uomo ed il valore della diversità.

Esaminati alcuni fatti autentici della nostra storia nei diversi ambiti precedentemente citati, è possibile constatare un elemento comune fra passato e presente, ovvero la tendenza ad avere una visione del mondo essenzialmente egoista, almeno per la maggior parte delle persone. Una visione della vita che si concentra, in altre parole, su questioni private. Un’attitudine nel continuare ad ignorare il fatto che l’emarginazione dei diversi, dei più deboli, porta al dolore.

Dall’intima riflessione di ognuno di noi può sorgere una certa consapevolezza, o coscienza individuale, di conseguenza la volontà di cambiare le cose. Se questo desiderio potesse diffondersi fra le persone, queste potrebbero agire in gruppi più o meno strutturati così che si possa sperare in un radicale cambiamento. La coscienza individuale diverrebbe coscienza collettiva ed in questo caso la massa potrebbe muoversi non per istinto di conservazione, ma a favore dell’integrazione del diverso, concepito non più come una debolezza né come un pericolo, bensì un elemento da cui trarre arricchimento.

Giulia Prodi

Page 12: ITCT A.BORDONI - prodigiulia.files.wordpress.com · Van Gogh: nonostante la follia, la genialità nellarte Biografia Genio-Follia Considerazioni Charles Baudelaire: anticonformista

Giulia Prodi ©