Italia Ebraica HATIKWA - Moked...musicista israeliano Effi Netzer e alla fisarmoni‐ ca il suo...

8
Prestigiosa onoreficenza internazionale per Nedelia Tedeschi, 81 anni, tra le grandi protagoniste del‐ l’educazione e della divulgazione ebraica in Italia. L’inesauribile impegno in campo didattico è valso infatti all’insegnante e scrittrice torinese, compo‐ nente del Comitato scientifico che affianca la reda‐ zione del giornale ebraico per bambini Daf Daf, un riconoscimento dal The world Council for To‐ rah Education. Tra le motivazio‐ ni del premio il lungo insegna‐ mento della Te‐ deschi alla scuo‐ la ebraica di Torino Colonna e Finzi, ma anche l’im‐ pegno nella collaborazione e nella direzione del pe‐ riodico per l’infanzia Giornale per noi e ancora il ruolo di testimone contro le leggi razziste del 1938 e la Shoah. TORINO EBRAICA Nedelia, premio alla carriera Italia Ebraica voci dalle Comunità n.7/2011 GIRO D’ITALIA IN SUKKÀ PAG. 8 TORINO CAPITALE UGEI PAG. 8 Gioia e commozione in tutta l’Italia ebraica a seguito della liberazione di Gilad Shalit. Manifestazioni di entusiasmo, balli e canti hanno tenuto banco in numerose città. A partire dalla grande cerimonia al Campidoglio che ha riunito autorità e migliaia di cittadini nel cuore della Roma istituzionale. Ma eventi, piccoli e grandi, organizzati e spontanei, si sono svolti più o meno ovunque nelle sedi comunitarie e tra le famiglie ebraiche italiane. Si è trattato di iniziative che hanno coinvolto giovani e meno giovani, uomini e donne, laici e religiosi. Nel cuore di tutti la gioia di poter riabbracciare, anche solo virtualmente, un ragazzo a cui è stata barbaramente strappata la gioventù e che in molti considerano oramai alla stregua di un figlio. Con l’avvento di Rosh HaShanah, celebrato appena poche settimane fa, si è soliti augurare un anno dolce come il miele. Difficile immaginare, pur crescendo comprensibilmente le preoccupazioni per la sicurezza di Israele, un inizio del 5772 più dolce di questo. GILAD LIBERO, FESTA GRANDE NELLE KEHILLOT Festa di Sukkot dal sapore speciale per la Comunità ebraica di Genova. Ad intrattenere i numerosi ospiti che hanno preso parte alle celebrazioni in Sukkà e in sinagoga – oltre un centinaio, tra cui il rav Roberto Della Rocca – c’erano infatti due ospiti d’eccezione: il grande musicista israeliano Effi Netzer e alla fisarmoni‐ ca il suo allievo Yoram Kufert, oggi medico a Pisa. Più volte applauditi dal pubblico, i due sono stati autentici mattatori dello spettacolo collettivo “Shirah Bazibur ‐ Cantiamo insieme” organizzato in colla‐ borazione con il Keren Hayesod. Grande successo per l’esibizione che ha coinvolto l’intera Comunità in un lungo, e a tratti anche com‐ movente, viaggio nelle intense tonalità della musica made in Eretz. HATIKWA Unione Giovani Ebrei d’Italia Italia Ebraica – attualità e cultura dalle Comunità ebraiche italiane ‐ registrazione Tribunale di Roma 220/2009 | [email protected] – www.italiaebraica.net | supplemento a Pagine Ebraiche ‐ n. 11 ‐ 2011 reg. Tribunale di Roma 218/2009 ISSN 2037‐1543 (direttore responsabile: Guido Vitale) di Avivit Hagby Sono israeliana, vivo a Bologna da nove anni e ho due figli, di quattro anni e mezzo e due anni e mezzo. Una sera a cena con amici, mi si chiede perché educo i bimbi all'ebraismo. Cioè perché, se vivo all'estero e non sono osservante, insegno loro i precetti della religione. Ogni anno a Pesach, nel salotto gigan‐ tesco della casa dei miei nonni, il Seder radunava tutta la famiglia. Eravamo una quarantina di bambini e una ventina di adulti e sempre, ogni anno, a un certo punto tutta la sala taceva e mio nonno si alzava per raccontarci la storia del‐ l'uscita dall’Egitto: “Ogni singola gene‐ razione deve guardare a se stessa come se fosse lei quella uscita dall'Egitto” Mio nonno prendeva spunto dalla Hag‐ gadah, da un libro di midrashim e dalla sua 'memoria', e a un certo punto del racconto iniziava piangere con tutto il cuore perché quella storia di libertà lo emozionava. Questo per lui era: “E rac‐ conterai a tuo figlio in quel giorno”. E allora ri‐ fletto e penso: chi sono io per fermare tutto questo? Ok, adesso non esagerate. Non piangerò a tavola per il ricordo di come era ter‐ ribile vivere a quell'epoca, ma ve lo dico, mica posso fermare questa catena. Mica fermo tremila anni di tradizione. Ho una re‐ sponsabilità! Nei confronti dei miei figli e nei confronti dei miei avi: fifty fifty. Per tremila anni, in qualsiasi condizione e a qualsiasi temperatura, situazione politica‐economica‐topografica e via dicendo, hanno continuato a mantenere il passaggio del patrimonio ebraico, le tradizioni e la Torah. E cosi è arrivato a me. Posso non prendermi la respon‐ sabilità di fare altrettan‐ to? In più oggigiorno è pos‐ sibile vivere la religione tranquillamente, libera‐ mente, come vogliamo e quanto vogliamo. So‐ no libera di avere il la‐ voro che scelgo anche se sono ebrea. Forse non posso fare il rabbi‐ no o il prete, ma mi sen‐ to libera. Se penso ai miei avi, a quanti sacrifici hanno fatto per insegnare la vita ebraica ai propri figli. Tremila anni. Il mio sguardo va quindi non non solo alla larghezza della vita, ma alla lun‐ ghezza. Vedo un filo che passa attra‐ verso un padre e suo figlio, una madre e sua figlia, e tutti quanti, gli avi e le ge‐ nerazioni future, mettono una mano su questo filo. Per tremila anni. Poi arriva a me, mi dice tocca a te, adesso tocca a te crescere tua figlia da ebrea, insegnar‐ le tutto quello che sai. E voi a cosa pen‐ sereste? All'innovazione? A un mondo senza religioni e senza restrizioni? No cari miei, io penso a mio nonno e a suo nonno. Non per tradizione, piuttosto per umiltà. Mi vengono in mente le staffette. Noi siamo il passaggio di testimone, la bac‐ chetta di legno. Passata dai nonni, ar‐ riverà ai nipoti. E allora, in quella cena famosa, ho risposto alla mia amica che educo i figli all'ebraismo per umiltà. Anche perché se non posso fare la yid‐ dishe mame non vale... GENOVA EBRAICA Musica in Sukkà Esiste un modello ebraico di politica? Quale contri‐ buto può dare l’etica ebraica alla vita politica di oggi? Che rapporto c’è tra vita pubblica e privata? Quali sono gli obblighi di un personaggio pubblico rispetto a un privato cittadino? Quali i limiti della sua privacy? Tutte domande di stringente attualità che saranno argomento del prossimo Mokèd, il convegno annuale di cultura ebraica del Dipartimento Educazione e Cultura UCEI che quest’anno porta il titolo, appunto, Etica e politica. C’è un modo ebraico di fare politica? Il Mokèd 2011 si legherà al terzo modulo di forma‐ zione del nuovo Centro Studi e Formazione Dec‐ UCEI rivolto ad operatori comunitari e dedicato al tema della comunicazione in programma nella città partenopea il 7 e l’8 dicembre prossimi. a pag. 4 NAPOLI EBRAICA Moked verso Sud BOLOGNA EBRAICA Identità, un filo che passa di generazione in generazione “Con le sue mani grosse e ruvide il tedesco mi toccò le orecchie. Provai come una scossa. Capii che erano i miei orecchini la cosa che lui rab‐ biosamente voleva. Con le mani tremanti, me li sfilai e glieli allungai. Da allora, non porto più orecchini.” Con queste parole semplici ma ter‐ ribilmente efficaci Ida Marcheria raccontava un particolare di quella mattina invernale del 1943 in cui i soldati sorpresero lei, sua sorella Stellina, i sui fratelli Giacomo e Raffaele e i genitori al‐ l'interno della loro abitazione in Piazza della Borsa. Gli occhi impauriti di una figlia 14enne che cerca rassicurazioni in quelli della madre, rassicurazioni che la madre non può dare; a quel punto un’amica più anziana, che stava per essere deportata come loro, la signora Cesana, le rac‐ conta una dolce bugia per darle forza: “No gaver paura Ida, presto torneremo tutti a casa e te pre‐ parerò una torta de cioccolata come che te piasi a ti, tutta per ti picia mia”. Cominciò così per la famiglia Marcheria, come per altri mille ebrei triestini, il triste cammino verso i campi della morte: Auschwitz. Una famiglia semplice, di la‐ voratori. Suo padre gestiva un negozio di carni e prodotti kasher in via del Ponte, la madre Anna si occupava della casa. I nonni di Ida erano ar‐ rivati dall'Isola di Corfù alla fine del XIX secolo. Ida e quella torta di cioccolata diventata realtà di Mauro Moshe Tabor TRIESTE EBRAICA a pag. 7 FOTO: ALBERTO NOVELLI

Transcript of Italia Ebraica HATIKWA - Moked...musicista israeliano Effi Netzer e alla fisarmoni‐ ca il suo...

Page 1: Italia Ebraica HATIKWA - Moked...musicista israeliano Effi Netzer e alla fisarmoni‐ ca il suo allievo Yoram Kufert, oggi medico a Pisa. Più volte applauditi dal pubblico, i due

Prestigiosa onoreficenza internazionale per NedeliaTedeschi, 81 anni, tra le grandi protagoniste del‐l’educazione e della divulgazione ebraica in Italia.L’inesauribile impegno in campo didattico è valsoinfatti all’insegnante e scrittrice torinese, compo‐nente del Comitato scientifico che affianca la reda‐zione del giornale ebraico per bambini Daf Daf, un

riconoscimentodal The worldCouncil for To‐rah Education.Tra le motivazio‐ni del premio illungo insegna‐mento della Te‐deschi alla scuo‐

la ebraica di Torino Colonna e Finzi, ma anche l’im‐pegno nella collaborazione e nella direzione del pe‐riodico per l’infanzia Giornale per noi e ancora ilruolo di testimone contro le leggi razziste del 1938e la Shoah.

TORINO EBRAICA Nedelia, premioalla carriera

Italia Ebraica voci dalle Comunità n.7/2011

GIRO D’ITALIA IN SUKKÀ PAG. 8

TORINO CAPITALE UGEI PAG. 8

Gioia e commozione in tutta l’Italia ebraica a seguito della liberazione di Gilad Shalit.Manifestazioni di entusiasmo, balli e canti hanno tenuto banco in numerose città. A partiredalla grande cerimonia al Campidoglio che ha riunito autorità e migliaia di cittadini nelcuore della Roma istituzionale. Ma eventi, piccoli e grandi, organizzati e spontanei, sisono svolti più o meno ovunque nelle sedi comunitarie e tra le famiglie ebraiche italiane.Si è trattato di iniziative che hanno coinvolto giovani e meno giovani, uomini e donne,laici e religiosi. Nel cuore di tutti la gioia di poter riabbracciare, anche solo virtualmente,un ragazzo a cui è stata barbaramente strappata la gioventù e che in molti consideranooramai alla stregua di un figlio. Con l’avvento di Rosh HaShanah, celebrato appena pochesettimane fa, si è soliti augurare un anno dolce come il miele. Difficile immaginare, purcrescendo comprensibilmente le preoccupazioni per la sicurezza di Israele, un iniziodel 5772 più dolce di questo.

GILAD LIBERO, FESTA GRANDE NELLE KEHILLOT

Festa di Sukkot dal sapore speciale per la Comunitàebraica di Genova. Ad intrattenere i numerosi ospitiche hanno preso parte alle celebrazioni in Sukkà ein sinagoga – oltre uncentinaio, tra cui il ravRoberto Della Rocca –c’erano infatti due ospitid’eccezione: il grandemusicista israeliano EffiNetzer e alla fisarmoni‐ca il suo allievo Yoram Kufert, oggi medico a Pisa.Più volte applauditi dal pubblico, i due sono statiautentici mattatori dello spettacolo collettivo “ShirahBazibur ‐ Cantiamo insieme” organizzato in colla‐borazione con il Keren Hayesod. Grande successo per l’esibizione che ha coinvoltol’intera Comunità in un lungo, e a tratti anche com‐movente, viaggio nelle intense tonalità della musicamade in Eretz.

HATIKWAUnione Giovani Ebrei d’Italia

Italia Ebraica – attualità e cultura dalle Comunità ebraiche italiane ‐ registrazione Tribunale di Roma 220/2009 | [email protected] – www.italiaebraica.net | supplemento a Pagine Ebraiche ‐ n. 11 ‐ 2011 reg. Tribunale di Roma 218/2009 ISSN 2037‐1543 (direttore responsabile: Guido Vitale)

di Avivit Hagby

Sono israeliana, vivo a Bologna da noveanni e ho due figli, di quattro anni emezzo e due anni e mezzo. Una sera acena con amici, mi si chiede perchéeduco i bimbi all'ebraismo. Cioè perché,se vivo all'estero e non sono osservante,insegno loro i precetti della religione.Ogni anno a Pesach, nel salotto gigan‐tesco della casa dei miei nonni, il Sederradunava tutta la famiglia. Eravamo unaquarantina di bambini e una ventina diadulti e sempre, ogni anno, a un certopunto tutta la sala taceva e mio nonnosi alzava per raccontarci la storia del‐l'uscita dall’Egitto: “Ogni singola gene‐razione deve guardare a se stessa comese fosse lei quella uscita dall'Egitto”Mio nonno prendeva spunto dalla Hag‐gadah, da un libro di midrashim e dalla

sua 'memoria', e a un certo punto delracconto iniziava piangere con tutto ilcuore perché quella storia di libertà loemozionava. Questo per lui era: “E rac‐conterai a tuo figlio inquel giorno”. E allora ri‐fletto e penso: chi sono ioper fermare tutto questo?Ok, adesso non esagerate.Non piangerò a tavola peril ricordo di come era ter‐ribile vivere a quell'epoca,ma ve lo dico, mica possofermare questa catena.Mica fermo tremila annidi tradizione. Ho una re‐sponsabilità! Nei confronti dei miei figlie nei confronti dei miei avi: fifty fifty.Per tremila anni, in qualsiasi condizionee a qualsiasi temperatura, situazionepolitica‐economica‐topografica e via

dicendo, hanno continuato a mantenereil passaggio del patrimonio ebraico, letradizioni e la Torah. E cosi è arrivatoa me. Posso non prendermi la respon‐

sabilità di fare altrettan‐to?In più oggigiorno è pos‐sibile vivere la religionetranquillamente, libera‐mente, come vogliamoe quanto vogliamo. So‐no libera di avere il la‐voro che scelgo anchese sono ebrea. Forsenon posso fare il rabbi‐no o il prete, ma mi sen‐

to libera. Se penso ai miei avi, a quantisacrifici hanno fatto per insegnare lavita ebraica ai propri figli. Tremila anni.Il mio sguardo va quindi non non soloalla larghezza della vita, ma alla lun‐

ghezza. Vedo un filo che passa attra‐verso un padre e suo figlio, una madree sua figlia, e tutti quanti, gli avi e le ge‐nerazioni future, mettono una mano suquesto filo. Per tremila anni. Poi arrivaa me, mi dice tocca a te, adesso tocca ate crescere tua figlia da ebrea, insegnar‐le tutto quello che sai. E voi a cosa pen‐sereste? All'innovazione? A un mondosenza religioni e senza restrizioni? Nocari miei, io penso a mio nonno e a suononno. Non per tradizione, piuttostoper umiltà. Mi vengono in mente le staffette. Noisiamo il passaggio di testimone, la bac‐chetta di legno. Passata dai nonni, ar‐riverà ai nipoti. E allora, in quella cenafamosa, ho risposto alla mia amica cheeduco i figli all'ebraismo per umiltà.Anche perché se non posso fare la yid‐dishe mame non vale...

GENOVA EBRAICA

Musica in Sukkà

Esiste un modello ebraico di politica? Quale contri‐buto può dare l’etica ebraica alla vita politica di oggi?Che rapporto c’è tra vita pubblica e privata? Qualisono gli obblighi di un personaggio pubblico rispettoa un privato cittadino? Quali i limiti della sua privacy?Tutte domande di stringente attualità che sarannoargomento del prossimo Mokèd, il convegno annualedi cultura ebraica del Dipartimento Educazione eCultura UCEI che quest’anno porta il titolo, appunto,Etica e politica. C’è un modo ebraico di fare politica?Il Mokèd 2011 si legherà al terzo modulo di forma‐zione del nuovo Centro Studi e Formazione Dec‐UCEI rivolto ad operatori comunitari e dedicato altema della comunicazione in programma nella cittàpartenopea il 7 e l’8 dicembre prossimi.

a pag. 4

NAPOLI EBRAICA

Moked verso Sud

BOLOGNA EBRAICA Identità, un filo che passa di generazione in generazione

“Con le sue mani grosse e ruvide il tedesco mitoccò le orecchie. Provai come una scossa. Capiiche erano i miei orecchini la cosa che lui rab‐biosamente voleva. Con le mani tremanti, me lisfilai e glieli allungai. Da allora, non porto piùorecchini.” Con queste parole semplici ma ter‐ribilmente efficaci Ida Marcheria raccontava unparticolare di quella mattina invernale del 1943in cui i soldati sorpresero lei, sua sorella Stellina,i sui fratelli Giacomo e Raffaele e i genitori al‐l'interno della loro abitazione in Piazza dellaBorsa. Gli occhi impauriti di una figlia 14enneche cerca rassicurazioni in quelli della madre,rassicurazioni che la madre non può dare; a quelpunto un’amica più anziana, che stava per esseredeportata come loro, la signora Cesana, le rac‐conta una dolce bugia per darle forza: “No gaverpaura Ida, presto torneremo tutti a casa e te pre‐parerò una torta de cioccolata come che te piasia ti, tutta per ti picia mia”. Cominciò così per lafamiglia Marcheria, come per altri mille ebreitriestini, il triste cammino verso i campi dellamorte: Auschwitz. Una famiglia semplice, di la‐voratori. Suo padre gestiva un negozio di carnie prodotti kasher in via del Ponte, la madre Annasi occupava della casa. I nonni di Ida erano ar‐rivati dall'Isola di Corfù alla fine del XIX secolo.

Ida e quella torta di cioccolata diventata realtàdi Mauro Moshe Tabor

TRIESTE EBRAICA

a pag. 7

FOTO

: ALB

ERTO

NO

VELL

I

Page 2: Italia Ebraica HATIKWA - Moked...musicista israeliano Effi Netzer e alla fisarmoni‐ ca il suo allievo Yoram Kufert, oggi medico a Pisa. Più volte applauditi dal pubblico, i due

Italia Ebraica la voce delle Comunità

pag. 2 novembre 2011

di Sharon Reichel

Il diciassettesimo Congresso dell’Unione GiovaniEbrei d’Italia è alle porte. Tra pochi giorni, precisa‐mente dal 12 al 14 novembre, l'ebraismo giovanileitaliano si ritroverà a Torino per designare un nuovoConsiglio e indicare, attraverso le numerose mozioni,una linea congiunta d'azione per i rappresentantieletti. La scelta della prima capitale d'Italia si delineaquale apice della politica di valorizzazione delle pic‐cole e medie comunità, portata avanti nel corso diquesto anno su esplicita richiesta dei giovani ebreiitaliani. Alla necessità di ricostituire e rilanciare ilruolo dell'Ugei in seno alla società italiana, ebraicae non, si è succeduta una fase di consolidamentomirata a radicare la presenza dell'organizzazionesul territorio, attraverso numerose attività culturalie aggregative. Un anno denso in cui si sono molti‐plicati gli impegni targati Ugei in tutto il paese e cheha visto il Consiglio impegnato in numerose città fracui Venezia, Roma, Genova, Napoli, Milano e Firenze.

di Angelica Bertellini

Nelle scorse settimane a Mantova è stata presentatala prima, corposa parte del progetto di digitalizza-zione dell’Archivio storico della Comunità ebraica.Per la sezione storica sono stati ad oggi scansionatiregistri, volumi, repertori e partiture musicali per untotale di 84.200 pagine. Si tratta complessivamentedi alcune decine di migliaia di documenti, collocabilinell’arco temporale che va dal 1522 al 1853, scampatiagli anni della persecuzione. L’archivio storico co-munitario rappresenta quindi un patrimonio consi-stente e prestigioso. Dovevano averlo già intuito imembri del Maggior Consiglio quando, nel dicembredel 1778, incaricarono il rabbino Azriel Yitzhaq Levi(o, col suo nome italiano, Bonaiuto Isacco), segretariodella Comunità, di riordinare tutta la massa di do-cumenti: “[…] onde ridurre alla più possibile utilitàpubblica e privata l’Archivio di questa Comunità”. ELevi dimostrò di sapere il fatto suo, tanto che il suo“Repertorio Storico Enciclopedico dell’Archivio dellaNazione Ebrea di Mantova sino a tutto l’anno 1790”,un’opera manoscritta in dieci corposi volumi (tuttisingoli tranne il quinto che è doppio), ha riscossol’ammirazione dei contemporanei archivisti per ilsuo rigore metodologico. Con il contributo della Re-gione Lombardia è stato possibile inventariare elet-tronicamente tutto l’archivio e oggi, con il finanzia-

mento delle Fondazioni Cariverona e Comunità man-tovana, a quelle voci corrisponde anche un’immagine,consultabile da tutto il mondo con un semplice e gra-tuito click. La Biblioteca Comunale Teresiana di Man-

tova aveva già una sezione ebraica (XIV – XVIII s eco-lo) – nota per i documenti di argomento cabbalisticooggetto di numerosi studi e pubblicazioni – conse-gnata nel 1931 dalla Comunità per mettere al sicuro

Tre secoli, oltre 80mila pagine: l’Archivio va in rete

Torino quindi come simbolo e fulcro della voglia dicoesione dell'ebraismo italiano, memore dell'anni‐versario dei 150 anni dell'Unità, ma non solo. Fattonoto nell'ambiente giovanile ebraico è la massiccia eimprescindibile partecipazione che si registra da anniagli eventi Ugei da parte dei giovani della città pie‐montese. Spesso le percentuali di torinesi presentialle attività giungono a sfiorare quelle dei rappresen‐tanti di comunità numericamente maggiori quali Ro‐ma e Milano. L'individuazione della sede del XVII Con‐gresso nasce quindi dalla volontà di sottolineare l'im‐pegno dei movimenti giovanili locali, di offrire l'op‐portunità di conoscere e di trarre ispirazione da que‐

sto positivo esempio. Il gruppo locale del Get (GiovaniEbrei Torinesi), attivo da circa sei anni, ha offerto ilsuo prezioso supporto alla costruzione e all'organiz‐zazione del Congresso. Inoltre hanno collaborato aglisforzi anche alcuni ragazzi del luogo estranei al Get.Lo svolgimento dei lavori si terrà nell'atmosfera rac‐colta degli spazi comunitari, gentilmente messi a di‐sposizione dalla Comunità ebraica di Torino: luoghicarichi di rimandi storici all'emancipazione e all'in‐gresso degli ebrei nella vita sociale e politica del paese.I delegati provenienti da tutta Italia avranno il compitodi trarre le somme del lavoro svolto nel corso del‐l'anno dal Consiglio e di programmare l'agenda del

2012. Il culmine delle attività congressuali si terrànel corso dell'ultima giornata, dedicata alla presen‐tazione e al voto delle mozioni e all'elezione del nuovoConsiglio, che entrerà in carica nel 2012. Il Congressooffre da sempre l'occasione di proporre spunti di ri‐flessione ai partecipanti. Quest'anno l'argomento trat‐tato non deluderà i presenti: Philippe Karsenty, l'ana‐lista dei media francese che si è battuto contro l'er‐ronea descrizione, riportata da France 2, dell'uccisionedel ragazzo palestinese a Gaza nel 2000, racconteràdei suoi sforzi per far emergere la verità e delle tra‐versie legali che ne sono originate. Un intervento disicuro impatto, sulla descrizione di Israele nei mediaeuropei, tematica sempre attuale e controversa. Si èdetto in precedenza come i delegati non si nutranodi solo dibattito. il Congresso è infatti anche un mo‐mento di socializzazione grazie al tradizionale Shab‐baton e alla grande festa del sabato sera, utile per ri‐caricare le energie, stemperare le tensioni, crearenuovi legami e affrontare al meglio le elezioni. La tregiorni terminerà con l'indicazione di un nuovo diret‐tivo Ugei, composto da 9 consiglieri che andranno aricoprire le differenti cariche, non ultima quella dipresidente, assegnate in un secondo momento in se‐guito a una discussione interna e influenzate dallepreferenze espresse dai delegati. Il XVII CongressoUgei si preannuncia quindi come un nuovo momentofondante per l'ebraismo giovanile italiano, un eventoda cui potrebbero emergere nuove e interessanti stra‐tegie per l'associazionismo ebraico. E ancora unavolta si riparte da Torino.

Andrea Levi, ci avviciniamo al Congresso Ugei.Quale sarà la tua voce all'evento?Come "ugeino" parteciperò all'evento con il con‐sueto entusiasmo. Come consigliere della Comu‐nità ospitante, insieme alla Commissione Giovaniche si è coordinata con gli organizzatori fin dai

primi momenti e a tutto il Con‐siglio, sarò a completa dispo‐sizione dell'Ugei per ogni tipodi supporto, sia in fase prepa‐ratoria sia al momento delCongresso.Sei tra i consiglieri più gio-vani delle istituzioni ebrai-che in Italia. Come hai dettoprima, un “ugeino”. Eppure

ti è stata affidata una responsabilità moltoimportante: il bilancio comunitario. Cosa ri-tieni abbia portato a questa scelta?Penso che più importante dell'età sia il propriobagaglio tecnico. Dopo gli studi universitari ineconomia e un’esperienza di due anni in una so‐cietà di revisione contabile, sono infatti attual‐mente responsabile finanziario in una holdingdel settore agroalimentare. Ritengo che il Consi‐glio abbia quindi deciso di attribuirmi la delegaal bilancio anche in considerazione di queste com‐petenze specifiche, e che in base a questo prin‐cipio siano stati affidati anche gli altri incarichi.Nonostante lo stato del bilancio sia certamentecritico, posso assicurare che ci stiamo impegnan‐do per trovare soluzioni adeguate.Tra le tante opportunità che ti si apriranno abreve c’è il progetto di formazione del Dipar-timento Educazione e Cultura UCEI che faràprossimamente tappa a Torino. Coglierai que-sta occasione?È un progetto di grande valore. Farò quindi il pos‐sibile per partecipare all'iniziativa, consapevoleperò del fatto che per approfittare a pieno del‐l'opportunità sia necessario partecipare a tutti ecinque gli incontri in programma in tutta Italia.

t.d.p

GIOVANI LEADER/2ANDREA: “UGEINO DOC”

UGEI a Congresso. Tra responsabilità, dialettica e divertimento

MANTOVA EBRAICA

TORINO EBRAICA

Page 3: Italia Ebraica HATIKWA - Moked...musicista israeliano Effi Netzer e alla fisarmoni‐ ca il suo allievo Yoram Kufert, oggi medico a Pisa. Più volte applauditi dal pubblico, i due

Italia Ebraica la voce delle Comunità

pag. 3novembre 2011

di Claudia De Benedetti

Immerso nel verde delle colline del Mon-ferrato, a una trentina di chilometri daCasale, ha da poco aperto, a Cocconatod’Asti, il Bed and Breakfast Sotto la lunabruna tenuto da Benedetta Vitale, di-scendente della famigliadi Peppino Vitale, tra gliultimi ebrei di Alessan-dria. Realizzato in unavecchia cascina recente-mente ristrutturata, Sottola luna bruna, è un foco-lare ebraico d’antan. Ada-giato sui dolci filari mon-ferrini permette ai visita-tori, in gran parte francesie americani, di pianificareun itinerario inedito cheabbina gioielli di arte ecultura ebraica baroccapiemontese e paesi d’interesse storico eculturale: da Albugnano, con la sua stu-penda Abbazia di Vezzolano, a PiovàMassaia, da Montiglio a Castell’Alfero,da Aramengo a Cerreto d’Asti, da Mon-calvo a Trino. Sotto il pergolato del B&Bsi gustano sostanziosi e raffinati pastikasher a base di prodotti tipici della re-gione. Accanto a marmellate, biscotti e

torte fatte in casa, pizze e focacce cottenel forno a legna della grande aia, è im-perdibile la tipica rinomata, vigorosa eautentica Bagna Caòda. Secondo la ri-cetta e le tradizioni degli antichi vigna-ioli si scelgono con estrema cura e at-tenzione gli ingredienti: le acciughe deb-

bono essere fragranti, appena dissalate,lavate, asciugate e diliscate, l'aglio, pri-vato del germoglio, affettato sottilmentee lasciato a riposare in acqua freddaper alcune ore per smorzarne il sapore.Nell’orto vengono coltivate le verdureche accompagnano il piatto: dagli im-mancabili cardi gobbi ai peperoni ai ta-pinambour, ai cavoli bianchi e rossi, dai

cuori bianchi di insalate scarola e indiviaai porri freschi, ai cipollotti. Tra i primivisitatori, la famiglia Treves è arrivatada New York per celebrare le festivitàin Comunità a Casale, città d’origine de-gli antenati paterni. Gli ospiti americanihanno partecipato alle tante manife-

stazioni che animano l’au-tunno nel Monferrato asti-giano. Una delle più caratte-ristiche è la Fiera del Rapulèdi Calosso giunta oramai alladecima edizione. La manife-stazione prende spunto dal-l’antica tradizione contadinadella pratica del rapulè, lavendemmia, cioè, dei grap-poli tardivi, che servivano perprodurre il “vinello” da berein famiglia. Accanto ai per-corsi enogastronomici moltesono le storie giudaico mon-

ferrine, le fotografie, i machazorim e li-bri d’epoca che alimentano in questi me-si un turismo ebraico di nicchia alla sco-perta delle sinagoghe, dei ghetti e deicimiteri del Piemonte. Per tutti arrive-derci a Pasqua quando, durante il Seder,Sotto la luna bruna lascerà la portaaperta; come è detto: “chi vuole entri,mangi e celebri Pesach”.

preziosi manoscritti e stampe e così, grazie al nuovoprogetto di digitalizzazione, il fondo comunale e quel-lo custodito presso la sede della Comunità potrannoriunirsi in un complessivo archivio virtuale. Al com-

pletamento mancano 185mila pagine e la Comunitàsta attivamente lavorando per il recupero di fondi.Continua nel frattempo lo studio dei documenti, cheha portato alla luce una preziosa partitura: un Qad-dish verdiano (vedi Pagine Ebraiche del febbraio2011, pag.30), eseguito in occasione della Giornataeuropea della cultura ebraica e cuore del testo diStefano Patuzzi “Ebraismo in musica, dalla Mantovadi Salomone Rossi al Qaddish di Giuseppe Verdi” (DiPellegrini editore). È stato emozionante assistere al test di consultazioneonline: il modulo sviluppato per la web applicationconsente di consultare i documenti tramite “esplo-razione” o “ricerca”, è possibile sfogliarli, ingrandirli,stamparli. Studiose e studiosi potranno accedere aquesto patrimonio senza spostarsi da casa, preser-vando i documenti dai danni della consultazione di-retta. L’archivio antico sarà intitolato a Vittore Co-lorni, storico mantovano tra i maggiori esperti diebraismo: è suo il saggio di presentazione dell’Archivioche abbiamo pubblicato sul nostro sito, a lui che, ap-prociatosi a quei documenti con curiosità, li hai poiresi oggetto dei suoi studi sulla presenza ebraica inItalia che, riuniti della raccolta Judaica minora, sonodivenuti modello di metodo di ricerca interdiscipli-nare. Alle nuove generazioni il compito di proseguire,di certo, grazie al progetto di digitalizzazione, conminore fatica.

In Lomellina e Monferrato: tradizioni e tracce di cucina ebraica. Questo il titolo dellamanifestazione svoltasi in occasione del Sartirana Textile Show 2011, mostra mercatointernazionale dedicata al tessile tra le più importanti in Europa organizzata tra glialtri dall’architetto Alberto Boralevi, che da anni ha sede nel suggestivo Castello diSartirana, in provincia di Pavia. L’iniziativa, fortemente voluta dall’associazione Brunoldi Ceci in collaborazione conLa Pira Srl e il Comune di Sartirana Lomellina, ha visto la partecipazione di numerosivisitatori con l’intervento inaspettato e gradito del presidente della Comunità ebraicadi Milano Roberto Jarach. La manifestazione si è aperta con una visita guidata allasinagoga di Casale Monferrato, prezioso gioiello di architettura ebraica piemontese,alla quale ha fatto seguito una conferenza sul tema in agenda del Consigliere UCEIAnnie Sacerdoti e del giornalista Daniele Moro. Il pranzo “Alla maniera ebraica”, acura dello chef Davide Palestro, ha completato la giornata soddisfacendo così nonsolo le menti, ma anche i palati.

Sapori di Monferrato e Lomellina

GIOVANI LEADER / 1GIACOMO: “LANCIAMO LE NUOVE LEVE”

Sotto la luna bruna, focolare d’antan

La digitalizzazione dell’archivio storico dellaComunità di Mantova ha portato finora allacatalogazione di documenti di vario tipo perun totale di oltre 80mila pagine scansionate.

CASALE EBRAICA

Giacomo Emilio Ottolenghi, assessore ai giovani, tra pochi giorni Torino sarà perun fine settimana capitale dei giovani ebrei italiani. Cosa ritieni vi sia stato allabase di questa scelta?Penso che sia dovuta al fatto che il Consiglio punta concretamente sui giovani. La nostraamministrazione ha sposato infatti la politica portata avanti già dal consigliere SarahKaminski nel dare un forte impulso alle attività giovanili. Bisogna poi riconoscere comesegnali importanti arrivino dagli stessi gruppi. In questo senso è nostra intenzione sti‐molarli quando necessario e appoggiarli ove ne abbiano bisogno. Per questo l'occasionedei 150 anni di Unità nazionale ci è sembrata quella giusta per incentivare la riflessionesul ruolo che storicamente gli ebrei hanno avuto a Torino, prima Capitale d’Italia, e poiin tutta la nazione.

Quali saranno le opportunità di questo Congresso per la Comunitàdi Torino e in particolare per i suoi iscritti più giovani?Con il Congresso intendiamo cogliere un invito chiaro arrivato dall'Ugei,cioè quello di coinvolgere le nuove leve torinesi. Inoltre desideriamo for‐temente fare uscire questa realtà dal suo isolamento geografico e renderei nostri giovani partecipi, se non protagonisti, dell’ebraismo italiano edeuropeo. Celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, momento in cui gli ebreihanno giocato un ruolo centrale, ci è sembrato quindi un ottimo stimolo

per i nostri ragazzi. Interessante tra i tanti sarà inoltre il momento in cui si discuteràsull’informazione ma soprattutto sulla disinformazione. Più in generale vogliamo che inostri ospiti si sentano parte della Comunità, che provino il desiderio di tornare atrovare i loro amici. Non posso dimenticare i campeggi e i Congressi ai quali ho parte‐cipato. Momenti unici in cui, dopo una settimana di divertimento e di discussioni suitemi più vari attinenti l’ebraismo e il nostro modo di viverlo, ci si lasciava con il gropponein gola e magari qualche lacrima promettendo di ritrovarci al più presto e cercandoogni scusa per rivederci. Proprio da queste occasioni per me sono nate amicizie che,nonostante la distanza, porto tutt’oggi nel cuore.

Tommaso De Pas

Page 4: Italia Ebraica HATIKWA - Moked...musicista israeliano Effi Netzer e alla fisarmoni‐ ca il suo allievo Yoram Kufert, oggi medico a Pisa. Più volte applauditi dal pubblico, i due

Italia Ebraica la voce delle Comunità

pag. 4 novembre 2011

di Ilana BahboutCoordinatrice attività culturali Dec‐UCEI

Esiste un modello ebraico di politica? Quale contributopuò dare l’etica ebraica alla vita politica di oggi? Cherapporto c’è tra vita pubblica e privata? Quali sonogli obblighi di un personaggio pubblico rispetto a unprivato cittadino? Quali i limiti della sua privacy? Tuttedomande di stringente attualità che saranno argo‐mento del prossimo Mokèd, il convegno annuale dicultura ebraica del Dipartimento Educazione e CulturaUCEI diretto da Rav Roberto Della Rocca e che portail titolo, appunto, Etica e politica. C’è un modo ebraicodi fare politica? Quest’anno il noto appuntamento au‐tunnale di cultura ebraica nazionale verterà infatti suuno dei temi più scottanti, sia all'interno che all'esternodelle comunità ebraiche, del dibattito socio culturalee politico attuale. La domanda cruciale su cui numerosiospiti italiani e stranieri saranno chiamati a riflettereriguarderà il rapporto tra etica e politica alla luce delpatrimonio culturale e storico ebraico. L’ebraismo im‐pone vincoli morali e comportamentali sia nella vitadi ogni ebreo che nella vita pubblica e privata di per‐sone con responsabilità pubbliche. Saranno appro‐fonditi quali siano questi vincoli, ma non solo. Si trat‐terà di capire anche quale contributo possa dare latradizione ebraica alla comprensione dei grandi pro‐blemi dell’etica pubblica e di quali valori gli ebrei, inquanto ebrei, debbano essere portatori o possanofarsi garanti, perlomeno a due livelli: quello interno,che riguarda la questione dell’amministrazione dellecomunità ebraiche, e quello esterno, che riguarda in‐vece i comportamenti e i valori che gli ebrei come sin‐goli cittadini dovrebbero promuovere e condividere.Due livelli assolutamente connessi tra loro, dove sen‐

z’altro il secondo influenza sempre il primo, tanto dafarci constatare quanto le comunità finiscano spessoper assumere un ruolo anche nel panorama politicodel mondo che le circonda. È dunque difficile esimersida questi interrogativi, da qualsiasi prospettiva essisi pongano. Queste riflessioni sull’eticità dei compor‐tamenti di chi si trova ad amministrare la cosa pubblicae su quello che questa “cosa pubblica” rappresenta,divengono allora una tappa obbligata, sia se ci poniamocome cittadini che come appartenenti a una comunità.Gli interventi saranno molti e avranno come finalitàquella di informare e stimolare un dibattito vivo sul‐l’argomento che speriamo non si fermi qui, a Napoli,

dall’8 all’11 dicembre 2011. Lo scenario napoletanofarà infatti da cornice a questo incontro e costituiràl’altro filo rosso del convegno, che avrà in programmaanche alcune conferenze che illustreranno la storia eil patrimonio religioso ebraico locale e consentirannodi ricostruire con consapevolezza l’identità ebraicanapoletana e conoscere più in generale lo stato attualedell’ebraismo nel Sud Italia. Il programma si articoleràin una prima giornata di apertura, giovedì 8 dicembre,in compagnia del professor Giacomo Lacerenza, del‐l'Università Orientale di Napoli, che ci illustrerà (in

due puntate: giovedì pomeriggio e domenica 11 di‐cembre a chiusura del convegno) I quartieri ebraicidi Napoli, a cui farà seguito il cuore vero e proprio delMokèd, con Rav Giuseppe Laras, che ci parlerà delpensiero politico in uno dei filosofi ebrei più noti dellatradizione italiana, Itzchak Abravanel; e poi conShmuel Wygoda, direttore da undici anni del Dipar‐timento di Filosofia ebraica presso l’Y.Herzog Collegeà Alon Shevut, docente presso l’Università Ebraica ericercatore presso l’Institut Van Leer di Gerusalemme,il quale terrà un'interessante conferenza su L’ideaebraica di politica. Il secondo giorno sarà caratterizzatoda una serie di interventi sul grande quesito C’è unmodo ebraico di fare politica? su cui interverranno:Fiamma Nirenstein, deputata per il Popolo della Libertàe vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Co‐munitari della Camera, nonché presidente del Comitatodi Indagine Conoscitiva sull’Antisemitismo; EmanueleFiano, architetto, iscritto al Partito Democratico, se‐gretario nazionale di Sinistra per Israele e nell'attualelegislatura membro della Commissione Trasporti, Postee Telecomunicazioni della Camera e del Comitato Par‐lamentare per la Sicurezza della Repubblica; ShmuelWygoda, come detto prima; Ugo Ascoli, professore dieconomia presso l'Università Politecnica delle Marche;Dario Calimani, ex assessore UCEI e professore di linguae letteratura inglese presso l'Università Ca' Foscari diVenezia; Daniela Dawan, avvocato penalista e autricedel libro Non dite che col tempo si dimentica. Una con‐ferenza a parte sullo stesso tema sarà costituita il terzogiorno, sabato 10 dicembre. Ad essa prenderà parteClive Lawton, personaggio eclettico che vive a Londrae che tra le sue tante attività svolge da sempre quelladi educatore in giro per il mondo ed è fondatore delLimmud, uno dei movimenti più grandi su scala mon‐

Etica, identità e politica: appuntamento al Mokèd

Importante occasione di confronto tra l’arci-vescovo di Napoli Crescenzio Sepe e il rabbinocapo Scialom Bahbout. Tra gli argomenti af-frontati, la richiesta già inviata alla Curia na-poletana di restituire alla Comunità ebraicaun’antica sinagoga trasformata prima in chie-sa e poi in deposito. I locali dell’antica sina-goga risultano oggi inutilizzati. All’incontroera presente tra gli altri Ciro D’Avino, membrodella Comunità che ha studiato la storia del-l’edificio e ha preso l’iniziativa di chiedernela restituzione. Rav Bahbout è anche interve-nuto alla manifestazione svoltasi a PiazzaDante per l’apertura simbolica di Port’Alba,porta dell’accoglienza e del dialogo, con l’in-tervento di rappresentanti di più confessionireligiose e di nove sindaci provenienti dai cin-que continenti.

DIALOGO E CONDIVISIONE

di Tullio Sonnino

Una cerimonia della posa di una pietra d'inciampo, nel luogo dove fuarrestata Carolina Lombroso Calò con i suoi tre figlioli, Elena, Renzo edAlbertino, che furono poi tutti uccisi ad Auschwitz, si è tenuta all’iniziodell’autunno a Cascia di Reggello. La pietra riporta anche il nome di miopadre, l'ingegner Enrico Sonnino, che insieme alla sua famiglia e a quelladei Calò, cognati e fratelli, si era rifugiata nella villa che a quei tempi ap‐parteneva al nonno Alberto Calò. La posa di questa pietra segue un'altracerimonia, sempre a Cascia, tenutasi nel febbraio di quest'anno, quando

contemporaneamente all'inaugurazione dellanuova Biblioteca Comunale, fu dedicata la Saladi Lettura alla memoria della zia Lina, CarolinaLombroso Calò. Queste cerimonie sono statevolute dal sindaco di Reggello, Sergio Benedetti,e dal Consiglio Comunale che ha seguito la vo‐lontà espressa dalla popolazione di Reggello,nel voler ricordare coloro che in quel Comuneabitarono e che trovarono nella popolazione

non solo rifugio, ma anche aiuto e sostegno. Infatti più di uno tra i cittadinipiù anziani ricorda queste due famiglie e come la zia Carolina con i suoitre figli, fatti salire su una camionetta che li portava verso l'ignoto, ri‐cevette dalle donne del paese, dei doni e forse del cibo. La memoriadella tragedia delle nostre famiglie a Cascia di Reggello non è stata

sempre viva. La famiglia Sottili, ed in particolare Spartaco, il cui nonno,antifascista, fu il primo sindaco di Reggello dopo la liberazione, sonostati tra i maggiori promotori di queste iniziative il cui scopo era di farlaconoscere ai cittadini della zona. La vicenda della famiglia Calò è parti‐colarmente tragica non solo perché la zia e i suoi figli furono tutti uccisiad Auschwitz all'arrivo, ma anche perché la zia Carolina, che era incinta,partorì il suo quarto figlio nel treno che la trasportava. È inoltre la storia

di Eugenio Calò, suo marito partigiano, medaglia d'oro al valor militarealla memoria. È dunque non solo una storia ebraica, ma una storiaitaliana. Nel corso della cerimonia hanno parlato il sindaco, l'assessorealla Cultura, Maria Pia Babini, il parroco di Cascia, e un vecchio partigianoche ha ricordato quei duri tempi e di quanti ebrei, compreso un medico,si associarono alla lotta per la liberazione dell'Italia dalla infamia fascistae dal martirio inflitto dai nazisti negli anni 1943‐44. Guidobaldo Passigli,presidente della Comunità ebraica di Firenze, ha poi ricordato che se‐condo la nostra tradizione quando nominiamo coloro che non ci sonopiù si usa dire “Zikhronam Livrakhah”, ovvero che la loro memoria siadi benedizione, in questo caso benedizione per tutto il Paese e la suapopolazione. Sono stati letti anche alcuni brani che ci invitano a non dimenticare.Infine è stata data la parola a me e ho così ricordato altri fatti della nostrapermanenza a Cascia di Reggello e di quanto si sia stati aiutati dalla po‐polazione e come invece fummo costretti a fuggire per non essere presianche noi. A tal proposito ho raccontato che la nostra salvezza è dovutaal fatto che il comandante della stazione dei Carabinieri di Reggello,dopo aver ricevuto dalla Questura di Firenze un mandato di cattura permio padre, mia madre, per me ‐ che allora non avevo nemmeno ottoanni ‐ e per mia sorella che ne aveva sei, ci venne ad avvisare. Una foto‐copia di questo mandato di cattura è in mio possesso. Il maresciallo sichiamava Lamioni, e il suo nome vorrei fosse sempre ricordato comemerita.

“Una pietra per ricordare. Nei luoghi di speranza e dolore della mia famiglia”

FIRENZEEBRAICA

NAPOLIEBRAICA

Page 5: Italia Ebraica HATIKWA - Moked...musicista israeliano Effi Netzer e alla fisarmoni‐ ca il suo allievo Yoram Kufert, oggi medico a Pisa. Più volte applauditi dal pubblico, i due

diale di educazione ebraica. Il Mokèd autunnale, ini‐ziativa ormai tradizionale che scandisce il calendarioculturale dell’ebraismo italiano, è un happening so‐ciale oltre che culturale: alle conferenze e ai dibattitisaranno così associati come ogni anno eventi musicalie culinari che accompagneranno questo lungo we‐ek‐end. La prima serata sarà caratterizzata da unTalk show condotto da David Parenzo su Mazzette,corruzione e intrighi di palazzo: la politica da Re Da‐vid alla contemporaneità, al quale parteciperannotra gli altri, Luigi De Magistris, sindaco di Napoli eSergio Rizzo, giornalista del Corriere della sera, da

poco autore di un libro su questi temi in‐sieme a Gian Anto‐nio Stella. Verràinoltre offerto unevento musicale afine convegno.Il Mokèd costituisceinfine un’occasioneper adulti e famiglieprovenienti da tuttele comunità ebraiche

italiane, di passare uno shabbat in reciproca compa‐gnia e festa. A questo proposito quest'anno abbiamoprevisto un Shlomo Carlebach Cover a cura di Raize Rav Scialom Bahbout. Sarà un intermezzo musicalecostituito dalle canzoni di ispirazione religiosa piùfamose di Shlomo Carlebach, che verranno breve‐mente commentate e apriranno le danze all'entratadello Shabbat, il Sabato ebraico che inizia venerdìsera col calar del sole. Da quel momento in poi lagiornata dello Shabbat sarà accompagnata da mo‐menti non solo di preghiera, ma anche da lezioni econferenze di Rav Roberto Della Rocca e Gadi Piperno,coordinatore del Progetto Sud del Dec UCEI. Per consultare il programma del Mokèd autunnaleè possibile cliccare su www.moked.it/dec

Italia Ebraica la voce delle Comunità

pag. 5novembre 2011

Shevilim, percorsi per le scuole

di Francesca Matalon

È giunto già alla sua terza edizione il concorso perle scuole Shevilim, indetto dalla Comunità ebraica diParma e dal Museo Ebraico Fausto Levi di Soragna.Si tratta di un appuntamento che ogni anno chiamagli studenti di elementari, medie e licei della provinciaa presentare elaborati letterari o artistici attinenti astoria, cultura, tradizione e religione ebraica. GiorgioYehuda Giavarini, presidente della Comunità ebraicadi Parma nonché della Commissione giudicante, rac‐conta che il concorso si è finora rivelato un grandesuccesso non soltanto dal punto di vista della parte‐cipazione, che dall’edizione passataè stata estesa anche ai bambini dellescuole elementari, ma anche dellaqualità degli elaborati. “Alcuni inse‐gnanti – spiega – tornano di voltain volta con classi diverse e si vedecome anche durante l’anno scolasti‐co affrontino e approfondiscano que‐sti temi”.La fantasia e l’originalità non man‐cano certo ai ragazzi che sfruttanoogni tipo di possibilità, dalla rappresentazione graficaa quella scenica, e spesso si sono avvalsi per i loroprogetti anche della tecnologia e dell’informatica. Ilcontributo della Provincia di Parma e il patrociniodel Comune di Soragna e dell’Unione delle ComunitàEbraiche Italiane permettono di assegnare un premioin libri, naturalmente a tema ebraico, ai vincitori diogni ordine scolastico, durante una cerimonia che sitiene nella bellissima sinagoga ottocentesca di Sora‐gna. La vera finalità del concorso, puntualizza Gia‐varini, è però quella di “creare un momento specifico

per gli studenti, durante il quale si identifichi il lororapporto con l’ebraismo”.D’altra parte, prosegue il presidente, la finalità di‐dattica è un valore fondamentale per la Comunitàche in tale struttura non si propone di “musealizzare”gli ebrei, ma anzi di creare percorsi adatti alle varietipologie di studenti, nei quali gli oggetti conservatial suo interno vengono utilizzati come strumenti perillustrare e far comprendere ai visitatori la realtà vivadi questa identità. Le visite sono sempre accompa‐gnate dalla spiegazione di guide e affrontano varitemi di interesse. Shevilim esiste dunque proprio perrinsaldare questo legame con il mondo scolastico.

La storia del Museo ha inizio alla finedegli anni ’70, quando l’allora leadercomunitario Fausto Levi decise di rac‐cogliere e conservare tutte le testi‐monianze lasciate dalle piccolissimema numerose comunità, purtroppoormai estinte, insediatesi nel territo‐rio parmense e piacentino dal XV se‐colo in seguito alla cacciata degli ebreida Parma a opera dei duchi Farnese.Come sede fu scelta proprio Soragna

per la sua importante sinagoga in stile neoclassico,oggi la sola rimasta nella zona oltre a quella di Parma.Quando Fausto Levi morì, si volle dedicare il Museoalla sua memoria. Oggi il Museo, distinguendosi daquelli di altre Comunità ebraiche anche più grandi,è aperto tutti i giorni e per tutto l’anno organizzavisite guidate e altri eventi culturali. Due sinagoghe,un museo, un concorso: sono dunque questi alcunitra gli ingredienti essenziali di vitalità di una Comunitàche spinge sempre più per affarmarsi facendo pernosullo scambio con i giovani e le scuole.

Tutti insieme, uniti nel nome di Abramo, il patriarca delletre religioni monoteiste che suggella simbolicamente l’ab-braccio – non solo virtuale ma assai fattivo – tra ebraismo,cristianesimo e Islam a Parma. Il progetto, un fitto calen-dario di iniziative nel segno dell’ecumenismo e della reci-proca conoscenza, è stato proposto per il sesto anno con-secutivo dal Forum interreligioso attivo nella città emilianacon il supporto delle istituzioni e di numerosi attori socialidel parmigiano. Tra i fautori dell’iniziativa che sono ri-cordati tra le pagine dell’edizione 2011 anche Ada Tede-schi Spritzman, donna di grande tenacia e coraggio chefu presidente della Comunità ebraica di Parma negli anniNovanta e che ci ha lasciati nel maggio scorso.

UNITI NEL NOME DI ABRAMO

Il nuovo anno presenta una novità impor-tante per la Comunità ebraica di Firenze:la pubblicazione del suo lunario per l’anno5772, un volumetto di 160 pagine formato10 per 15 cm su colori bianco e blu. Unagrafica accattivante e contenuti che spa-ziano dalle informazioni sui servizi offertidalla Comunità, agli orari delle Tefilloth,alle ricette mensili per offrire, anche aipiù lontani, una finestra sulla più impor-tante istituzione ebraica della Toscana, laterza Comunità d’Italia. Il progetto è operadel consigliere Mauro Di Castro che ha im-postato il lavoro fin dall’agosto del 2010e che si dice orgoglioso del risultato rag-giunto anche perché, ci spiega, il lavoroè stato svolto da tutto il Consiglio comu-nitario che ha anche collaborato alla cor-rezione delle bozze. "È stato un lavoro du-rissimo dovendo partire da zero sia comecontenuti che come progetto grafico checome impaginazione" spiega Di Castro."Andava inoltre tenuto conto – prosegueil consigliere – che almeno per me era laprima volta in cui mi cimentavo in un’im-presa del genere. Il tutto in aggiunta allanecessità di coordinare i vari uffici dellaComunità e gli enti che con la Comunitàstessa interagiscono, per ottenere tempe-stivamente tutte le notizie necessarie". Unringraziamento particolare, dice Di Castro,"sento di doverlo rivolgere al presidenteGuidobaldo Passigli che, con la sua espe-rienza in materia e con i suoi consigli, hapermesso di su-perare alcuni trai principali osta-coli iniziali”. De-terminante inol-tre l’apporto diNina Peci, checon il suo studiodi grafica pubbli-citaria ha reso possibile il compimentodell'impresa, curando sia il progetto gra-fico che l’impaginazione e la stampa. "Fi-renze ebraica con il suo lunario – dice an-cora Di Castro – ha dimostrato che le ri-sorse ci sono e che sono possibili ancherealizzazioni più ambiziose in futuro. Ba-sta volere". Anche se non tutto è andatoper il verso giusto: "Beh, mi aspettavomaggiore partecipazione da parte deglisponsor che, con due o tre inserzioni pub-blicitarie in più, ci avrebbero consentitodi concludere l’opera a costo zero. Forsequalcuno non ci ha creduto ed è per que-sta ragione che ringrazio tutti coloro checon entusiasmo hanno invece contribuitononché tutte le persone che hanno mate-rialmente collaborato con idee, consigli econtenuti. Speriamo di riuscire a conti-nuare l’anno prossimo migliorandoci ul-teriormente”. Una curiosità prima di chiu-dere, ed è legata all'impaginazione. “Nel2012 cercheremo di non essere monotoni.La prossima edizione del lunario – con-clude Di Castro – la faremo di un rossoviolaceo. Che ne dite?”

Dodici mesi di eventi e curiosità.Il nuovo anno a portata di tasca

PARMAEBRAICA

foto

: Bru

no C

olom

bi

Page 6: Italia Ebraica HATIKWA - Moked...musicista israeliano Effi Netzer e alla fisarmoni‐ ca il suo allievo Yoram Kufert, oggi medico a Pisa. Più volte applauditi dal pubblico, i due

Italia Ebraica la voce delle Comunità

pag. 6 novembre 2011

di Michael Calimani

Il Ghetto di Venezia è ancora oggi, dopo quasi 500anni, il fulcro della vita ebraica lagunare. Un luogovivo dove la Comunità mantiene i luoghi di culto, gliuffici, il Centro Comunitario e le attività culturali. Unarealtà significativa che però spesso non ottiene suf‐ficiente visibilità, lasciando che il visitatore si aggirismarrito per le calli e i campielli senza avere un puntodi riferimento per quanto riguarda la storia e la tra‐dizione di questo luogo secolare. Per questo motivola Comunità ebraica di Venezia ha deciso di allestireun Info Point al centro del Ghetto Vecchio nei localidel Midrash Leon Modena. L’Info Point sarà un centroinformativo e di ascolto aperto al pubblico, capacedi fornire ogni indicazione sulla vita della Comunitàe allo stesso tempo di diffondere una corretta cono‐scenza del mondo ebraico: dai servizi religiosi, alleiniziative culturali, ai servizi ricettivi, alle visite guidategestite dal Museo Ebraico. “La Comunità ebraica diVenezia – spiega il consigliere Luciano Silva – ha unagrande responsabilità, in quanto ente morale e reli‐gioso svolge un compito istituzionale insostituibilea tutela e al servizio dei suoi iscritti. È altresì impor‐tante che i numerosissimi ebrei che entrano in Ghettoper conoscere la storia dell’antica Comunità venezianapossano avere un’informazione corretta e esaurien‐te”.Questa nuova struttura svolgerà inoltre un lavoro diredazione di contenuti web, articoli e comunicatistampa e gestirà i rapporti con i media cercando di

instaurare con essi un dialogo costante e continuoaffinché venga promossa al meglio l’immagine del‐l’ebraismo veneziano. E non è un caso che la sedeoperativa sia proprio il Midrash Leon da Modena, unluogo di studio dedicato a uno dei più noti rabbinidel Seicento veneziano che ha speso la sua vita perla difesa dell’ebraismo da ogni pregiudizio e per lagiusta diffusione di idee. Spirito eclettico, abile pre‐dicatore, Leon da Modena, in ebraico Yehudah AryehMi‐Modena, fu autore di molte opere in ebraico e in

Info Point e nuovo sito web, una Comunità al passo coi tempi

Cento anni di sinagoga, al via i festeggiamentidi Ariel Camerini

1912 – 2012: l’anno civile che staper entrare è un anno particolareper la Comunità ebraica di Trieste.Nel 2012 la nostra Keillah festeg-gerà i 100 anni dall’inaugurazionedella nuova sinagoga, la cui co-struzione è simbolo di una epocae di un percorso iniziato più di 50anni prima. Dopo il 1848 la con-quistata libertà di culto, la mag-gior presenza ebraica in ambitisocietari, il fatto che le piccole si-nagoghe non soddisfacevano piùle nuove esigenze della Comunitàormai esonerata dall’obbligo direstare chiusa e nascosta, sono imattoni fondamentali che permi-sero la costruzione del Beth Ha-kenesset in cui tutt’ora solenniz-ziamo le nostre ricorrenze. La si-tuazione sociale dell’epoca portòad erigere templi monumentalicon lo scopo di sottolineare l’ac-quisita libertà, di evidenziare ilprestigio raggiunto e di legittima-re la propria fede nei confrontidella società maggioritaria. Lapresenza a Trieste di molti com-mercianti, industriali e banchieriinseriti nella società cittadina sti-molò la realizzazione di una sina-goga rappresentativa. Venne inol-tre posta attenzione all'organiz-zazione del culto per mantenereil prestigio dell'ebraismo triestinonei confronti del resto della città.Fino a quel momento in città vierano quattro sinagoghe: due dirito tedesco e due spagnolo, pur-troppo distrutte con i lavori di rin-novamento previsti dal piano diriorganizzazione del tessuto ur-bano iniziati nel 1935. Il nostro Beth Hakenesset di viaSan Francesco, oltre a essere tra ipiù grandi in Europa, è molto im-portante dal punto di vista dell’in-gegneria in quanto, anche se edi-ficato all’inizio del secolo scorso,è stato realizzato in cemento ar-mato, materiale che all’epoca sitrovava agli albori della fase spe-rimentale. Subito prima di Roshha Shanah il Rotary Club ha rea-lizzato una pubblicazione sullanostra sinagoga arricchita dagliscatti del nostro morè NathanNeumann, pubblicazione che nonpoteva trovare vita in un momen-to migliore, uscendo fresca distampa ad apertura delle attivitàche la nostra Comunità organiz-zerà per celebrare il centenario.La situazione di degrado degli in-tonaci, dei decori interni e del qua-dro fessurativo che oggi sono pre-senti hanno posto in luce una si-tuazione complessa che richiedegrande cautela nella realizzazione

dei lavori. Risulta necessario inol-tre trovare finanziamenti regio-nali e della sopraintendenza peri beni architettonici per coprire gliingenti costi di restauro. Il distacco degli intonaci dell'ar-cata che regge la semi-cupola del-l'abside sopra la tevà, ci ha co-stretti a passare i chaghim conuna rete di sicurezza sopra le teste:poco estetica ma indispensabile aproteggere la Kehillah. Sono inprogramma una serie di interventidi cui uno ha un duplice scopo. Ilprimo è quello di risolvere a montei problemi di degrado eliminandole gravi infiltrazione che causano

il distacco degli intonaci e dell’ap-parato decorativo, il secondo ri-copre invece un aspetto concet-tuale che ci sembra significativo:portare a compimento la volontàdegli architetti Berlam, progettistidella sinagoga, rivestendo le cu-pole che dall’inaugurazione nonsono mai state completate, restan-

do prive del rivestimento metalli-co. È nostro desiderio “inaugurare”il compimento della cupola in oc-casione del centenario dell’inau-gurazione del Beth Hakenesset. Inuna situazione critica dal puntodi vista logistico mi ha riempitodi gioia aver festeggiato i moadimascoltando e cantando le stessemelodie che cento anni fa i nostribisnonni intonavano per celebrarele nostre ricorrenze, e poterlo fareseduti agli stessi banchi così ricchidi storia. Per questo vorrei ringraziare ilnostro assessore al culto Jaki Bel-leli per l’impegno profuso nell’or-ganizzazione, il nostro chazanShai Misan e i molti volontari chehanno dato lettura alle funzioniin modo sentito risvegliando lapartecipazione della Kehillah. Co-me si impara da Il Sabato di A. J.Heshel, l’ebraismo può esser vistocome “un'architettura del tempo”dove i sabati ne costituiscono lecattedrali: il luogo ha quindiun'importanza relativa rispetto altempo. Permettendoci di solenniz-zare i moadim con minaghim dasempre nostri e melodie che fin dapiccoli abbiamo sentito cantaredai nostri nonni, Jaki ha fatto inmodo che le carenze del luogo nonfossero importanti. Tutto il Consi-glio sta lavorando affinché la si-nagoga di Trieste assuma nuova-mente non solo il suo splendorearchitettonico, ma anche il valorestorico con cui era nato il Beth Ha-kenesset, ovvero fulcro della vitasociale finalizzato a rivitalizzarela cultura e la partecipazione delpopolo, luogo di ritrovo, di riunio-ne e di studio.

Che i giovani della Comunità di Trieste fossero in gamba ce ne eravamogià accorti in occasione di Redazione Aperta, la consueta occasione diincontro tra operatori dell’informazione UCEI che si svolge ogni estatetra Carso e città giuliana. Giovani simpatici, preparati e curiosi. Impe‐gnati, ma sempre pronti allo scherzo. E adesso si scoprono anche pro‐vetti disegnatori. Lo dimostrano le tavole pubblicate a fianco, dedicateal mondo dei comics e declinate secondo vari aspetti dell’identità ebrai‐

ca. Un omaggio, spiega la madrichàMiriam Camerini, al dossier chequesto numero di Pagine Ebraichededica al fumetto e alla culturaebraica. “L’idea di produrre strip atema ebraico – racconta – è matu‐rata durante una attività dell’UfficioGiovani Nazionale realizzata in oc‐casione di Yom Kippur, una novità

assoluta per la Comunità triestina. L’iniziativa si è rivelata un successovisto che per l’incontro successivo le tavole erano pronte. Sono moltosoddisfatta, i ragazzi hanno fatto un lavoro stupendo”. Per il futuro Mi‐riam è già un vulcano di idee. Il progetto adesso è infatti quello di darevita alle “domeniche al caffè”, momenti di incontro, studio e divertimentoin puro stile triestino e di organizzare una recita interattiva al cimiteroebraico che dia voce ad alcuni grandi personaggi che hanno fatto lastoria di questa Comunità.

Piccoli (e bravi) disegnatori crescono: i giovani in area Ugn tra identità e matita

VENEZIAEBRAICA

TRIESTE EBRAICA

FOTO

: NAT

HAN

NEU

MAN

N

FOTO

: NAT

HAN

NEU

MAN

N

Page 7: Italia Ebraica HATIKWA - Moked...musicista israeliano Effi Netzer e alla fisarmoni‐ ca il suo allievo Yoram Kufert, oggi medico a Pisa. Più volte applauditi dal pubblico, i due

Italia Ebraica la voce delle Comunità

pag. 7novembre 2011

di Micol Debash

L’edicola ebraica espone una nuova testa-ta. Tra i vari giornali locali appare infattiadesso anche il Bollettino della Comunitàebraica di Merano. Racchiude due mesi,ha una tonalità cangiante, è bilingue ericco di foto. Racconta la vita di una Co-munità che del piccolo numero ha fattouna forza, divenendo un gruppo coeso,indipendente, capace di assumere unapropria voce culturale e religiosa. “A Me-rano si è una famiglia allargata” descrive affettuosa-mente la presidente Elisabetta Rossi Innerhofer. “Pe-nalizzata forse dalla logistica e dai pochi membri madall’atmosfera unica”. Il Bollettino è quindi un modoper tenersi al passo con le altre Comunità, far sentirela propria voce, farsi conoscere e magari invogliarequalche visitatore a scoprire la splendida località delTrentino-Alto Adige. Nonostante gli abi-tanti di religione ebraica siano pochi, han-no aguzzato l’ingegno con un piccolo gior-nale che include ogni aspetto della Comu-nità, descrivendone le iniziative, celebran-do le festività e invogliando chiunque siainteressato a prenderne parte. Non solo,il giornale comunitario rappresenta ancheun esperimento linguistico che nel panorama dellastampa altoatesina risponde a una lunga tradizionedi multiculturalità. Si presenta infatti come una testatabilingue, in italiano e in tedesco, mettendo in luce la

vivacità linguistica della città. Me-rano ebraica si dedica quindi adogni membro comunitario, cullatoin un’atmosfera stimolante chepossa accrescere le conoscenze in-dividuali in lingua, cultura e reli-gione. Tuttavia, in una Comunitànon esiste solo l’individuo, anzi essoè rilevante in funzione della collet-tività, ecco perché la presidente ri-tiene di essere parte di progetti eidee allo stesso modo di ogni sin-

golo membro. Diviene dunque necessario l’utilizzo delplurale per rendere giustizia a un impegno collettivoe sempre crescente. L’impronta è attiva ed energica edà risultati: negli ultimi tempi la Comunità non haavuto alcun problema di carattere liturgico propriograzie all’iniziativa e alla voglia di fare. Il Bollettinovuole rivolgersi proprio a tutti gli iscritti: si cura degli

anziani rendendoli partecipi di ciò che av-viene nella loro Comunità e si apre ai gio-vani stimolandone l’identità e la crescita.Per raccontarci l’iniziativa, Innerhofer hadovuto ritagliare un minuscolo spazio trai tanti impegni, emergendo così come fi-gura pienamente emblematica della re-altà da lei guidata: frizzante, energica e

intraprendente. Nel numero inaugurale, l’articolo inprima pagina recita “Un anno per il futuro”. Perchénella piccola grande Comunità di Merano, si lavora alfuturo ogni singolo giorno.

Ida e quella torta di cioccolato che sarebbe diventata realtà

cammino verso i campi della morte; Auschwitz. Unafamiglia semplice, di lavoratori. Suo padre gestivaun negozio di carni e prodotti kasher in via del Pon-te, la madre Anna si occupava della casa. I nonnidi Ida erano arrivati dall'Isola di Corfù alla fine delXIX secolo. Ida è stata un faro per molti di noi, unasicurezza contro il crescente revisionismo e nega-zionismo. Lei urlava a piena voce: “Io c'ero, lì hovisto il male assoluto, cose per descrivere le qualinon esistono parole sufficienti”. Ida Marcheria hacessato di vivere il 3 ottobre, non è più qui a darciforza, a parlare delle sue terribili esperienze. Haavuto il coraggio di raccontare ai giovani, di entrarea testa alta nelle scuole a parlare del suo dolore,nel vedere la morte e la distruzione. I suoi occhiadulti riuscivano a far rivivere alle nuove genera-zioni un film fin troppo reale che Ida aveva vissutoin prima persona. Grazie al suggerimento di un in-ternato che le avvisò di alzarsi l'età di un paio dianni durante l'appello sulla famigerata Judenrampedi Auschwitz, Ida e Stellina vengono messe nellafila meno numerosa dei “selezionati per il lavoro”e vedono la loro madre, assieme a centinaia di altrepersone, salire su un camion che di lì a poco l'avreb-be condotta alla camera a gas. Ida è ritornata adAuschwitz con quei ragazzi, ha rivissuto il suo dram-ma per far capire che questo è stato e che non deveripetersi per nessuno mai più. L'enorme testamentoche Ida, e come lei molti altri sopravvissuti agli or-rori nazifascisti lasciano a noi, giovani e fortunategenerazioni nate dopo la guerra, è un compito acui nessun essere umano degno deve sottrarsi. Dob-biamo parlare e far conoscere ciò che è stato affin-ché tali crimini contro l'umanità non debbano piùripetersi né contro noi ebrei né contro qualsiasialtro gruppo sociale o etnico attorno a noi. Per que-sto non ci è concesso di abbassare la guardia, perquesto Ida, e tanti come lei che quegli orrori li ave-vano vissuti, era pronta a parlare contro qualsiasisopruso sia esso contro un rom, un immigrato afri-cano o contro qualsiasi persona onesta perseguitatasolo perché considerata “scomoda” o “non deside-rata”. Ida dopo la guerra aveva sposato un ebreoromano e si era trasferita nella Capitale dove è di-ventata madre e nonna, ha visto rinascere la suafamiglia. Ha lavorato fino quasi alla fine nel suo la-boratorio, una cioccolateria nella quale ha potutocreare veri e propri capolavori di cioccolata; opered'arte per ringraziare la signora Cesana di quellabugia a fin di bene che le ha donato la forza e lasperanza in un futuro. Grazie Ida ci mancherai, letue parole diventeranno le nostre parole, non per-metteremo a nessuno di negare ciò che è stato; laComunità ebraica di Trieste e il suo Consiglio cam-minano e continueranno a camminare sul sentieroche tu e molti altri avete tracciato.

di Mauro Moshe Tabor

“Con le sue mani grosse e ruvide il tedesco mi toccòle orecchie. Provai come una scossa. Capii che eranoi miei orecchini la cosa che lui rabbiosamente voleva.Con le mani tremanti, me li sfilai e glieli allungai.Da allora, non porto più orecchini.” Con queste pa-role semplici ma terribilmente efficaci Ida Marcheriaraccontava un particolare di quella mattina inver-nale del 1943 in cui i soldati sopresero lei, sua sorellaStellina, i sui fratelli Giacomo e Raffaele e i genitoriall'interno dellla loro abitazione in Piazza dellaBorsa. Gli occhi impauriti di una figlia quattordi-cenne che cerca rassicurazioni in quelli della madre,rassicurazioni che la madre non può dare; a quelpunto un'amica più anziana, che stava per esseredeportata come loro, la signora Cesana, le raccontauna dolce bugia per darle forza: “No gaver pauraIda, presto torneremo tutti a casa e te prepareròuna torta de cioccolata come che te piasi a ti, tuttaper ti picia mia”. Cominciò così per la famiglia Mar-cheria, come per altri mille ebrei triestini, il triste

Bimestrale, ricco di foto e bilingue:ecco il Bollettino degli ebrei atesini

MERANO EBRAICA

italiano con le quali cercò di diffondere la conoscenzadella vita ebraica, come nella sua famosa Historiade riti hebraici (1638), e della lingua biblica con ildizionario Galùth Jehudàh (L’esilio di Giuda).Un impegno, quello per la comunicazione e l’infor‐mazione, di cui la Comunità ha deciso di farsi caricoa tutto campo. Dopo mesi di lavoro, in occasionedella Giornata Europea della Cultura Ebraica, dedi‐cata all’Ebraismo 2.0, ha aperto i battenti il nuovosito web rinnovato sia sotto il profilo grafico che tec‐nico. Prendendo come riferimento il lavoro svoltosotto il precedente Consiglio con la creazione delprimo sito della Comunità all’interno del portaledell’ebraismo italiano, Moked.it, l’intero progetto èstato ripreso in mano con il Consiglio in carica. Ilsito si configura ora come un vero e proprio portaledell’ebraismo veneziano raggiungibile all’indirizzowww.jvenice.org. Il sito, oltre alla sezione di notiziein homepage, alle pagine dedicate alle associazionicomunitarie e al sistema di form di contatto per co‐municare direttamente con la Segreteria e con l’Uf‐ficio rabbinico, offre adesso una vasta gamma di ser‐vizi: dagli orari di Shabbat e delle feste, agli itineraridel Ghetto, alle sezioni dedicate all’accoglienza ko‐sher, alla galleria video collegata al canale ufficialedella Comunità su Youtube.Un’attenzione particolare è stata dedicata poi ainuovi mezzi informativi attivando una pagina uffi‐ciale su Facebook e un account su Twitter dove ognigiorno vengono diffusi comunicati ufficiali o semplicicuriosità sulla Venezia ebraica.

FOTO

: ALB

ERTO

NO

VELL

I

Page 8: Italia Ebraica HATIKWA - Moked...musicista israeliano Effi Netzer e alla fisarmoni‐ ca il suo allievo Yoram Kufert, oggi medico a Pisa. Più volte applauditi dal pubblico, i due

CONGRESSO ORDINARIO, ULTIMA CHIAMATAPochi giorni e ci siamo. Il XVII Congresso ordinario Ugei sta per arrivare a Torino l'11-12-13 novembre. Per i pochi ritardatari le iscrizioni sono ancora aperte suwww.ugei.it: affrettatevi ad occupare gli ultimi posti disponibili! Vi ricordiamo diaccreditarvi in modo da poter partecipare ai lavori congressuali e alle votazioni. Torino capitale dell'ebraismo giovanile italiano, rinnoviamoci insieme.

Quest'anno Sukkot èstata una festa spe‐ciale per l'Ugei e lotestimoniano le fotopubblicate in questapagina. Abbiamo pre‐so spunto dai vaga‐bondaggi nel desertodei nostri padri, le ab‐biamo miscelate conle celebrazioni dei150 anni dell'Unitàd'Italia e ci siamo ri‐trovati nelle capannedelle diverse Comuni‐tà dello Stivale.La notizia più dolce èche non eravamo solima che in ogni tappa ciavete seguiti e ospitati. In‐fatti complessivamente piùdi 400 persone hanno par‐tecipato alle nostre cene inSukkà. Prima a Milano, dovel'Ugei si è unita alla grandefesta di Efes 2 e Ogl. Poi a Ge‐nova insieme a tutta la Co‐munità e al Joy, a Torino doveabbiamo lavato le padelle incui erano state preparate fa‐volose pietanze dal Get, a Fi‐renze in compagnia del grup‐po locale del Cgef e di alcuniragazzi americani. E non è fi‐nita: eravamo ancora a Padovacon il neonato Gep e con lastraordinaria ed esaltante presenza –per una comunità piccola – di 40 per‐sone, e abbiamo finito con il botto aRoma, in collaborazione con Delet, do‐

ve abbiamo avuto modo di riaffermarel'importanza che per noi dell’Ugei ri‐veste la Capitale.Un giro d'Italia che ha visto coinvoltepiccole, medie e grandi Comunità, con

l'intento di rafforzare la nostra pre‐senza in tutto il territorio, di comuni‐care il valore dell'unità e il piacere del‐l'incontro.Un esperimento riuscito

che premia la costante attenzione alterritorio e che contiamo di replicarein futuro sotto nuove forme.

HATIKWAUnione Giovani Ebrei d’Italia

UN GIORNALE APERTO AL LIBERO CONFRONTO

DELLE IDEE

direttore Sharon Reichel

HaTikwa – periodico di attualità e cultura dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia | [email protected] – www.ugei.it | supplemento a Pagine Ebraiche - n. 11 - 2011 reg. Tribunale di Roma 218/2009 ISSN 2037-1543 (responsabile a termine di legge: Guido Vitale)

SEGUICI ANCHE SU WWW.HATIKWA.IT

IL VALORE DELLA VITA E DELL’UNITÀ DI INTENTIFamiglia e ritorno, due temi che si rincorrononella mente di noi tutti, negli occhi le imma-gini di Gilad Shalit finalmente libero, final-mente a casa.Duemila giorni dopo la cattura riabbracciail padre e la madre e gli ebrei di tutto il mon-do si sciolgono in festeggiamenti calorosi esinceri.Non si abbandona nessuno, non si dimenticaun figlio o un fratello, questo il pensiero cheha sospinto gli innumerevoli sforzi per la li-berazione di Gilad. Ogni vita è preziosa eogni individuo ha valore per il gruppo.Anche la nostra organizzazione, su precisomandato dei numerosi Congressi, ha fattosentire la propria voce.Ben sapete come l'Ugei in passato si sia spesain campagne di sensibilizzazione su questavicenda, basti pensare al conferimento a Gi-lad della cittadinanza onoraria da parte delcomune di Roma nel 2009 e all'oscuramentodi alcuni importanti monumenti italiani, apartire dal Colosseo, che ha avuto luogo l'an-no seguente.Sul ritorno si basa molta della nostra storia.A Sukkot ricordiamo il peregrinare nel de-serto dei nostri padri e il lungo viaggio versoIsraele. Nel nostro piccolo ci siamo messi inmarcia e abbiamo guardato le stelle in tuttaItalia, insieme.Personalmente ho partecipato a Milano, dovemi sono trasferita di recente e dove sono stataaccolta dai tanti amici incontrati all'Ugei, ea Torino, dove gli amici di lunga data mi han-no riabbracciata con affetto e mi hanno ri-cordato gli inizi nel gruppo locale metten-domi subito a raschiare padelle e a decorarela Sukkà.Torino, un luogo da scoprire. Dimenticate lagrigia immagine di città industriale e venitea vedere voi stessi quanto sia bella e viva.Quando? Ovvio, l'11-12-13 novembre in oc-casione del XVII Congresso ordinario Ugei.Tre giorni intensi durante i quali decideremoinsieme la nuova linea di condotta della no-stra organizzazione, voteremo i nostri nuovirappresentanti in Consiglio, conosceremonuove persone e ritroveremo vecchi amici.Di sicuro avremo una bella certezza, quelladi non dover elaborare nessuna mozione afavore della liberazione di Gilad Shalit. Anchelui, come noi, starà trascorrendo il suo tempoin famiglia.

Sharon Reichel

Il nostro giro d’Italia in Sukkà

FOTO

: AR

IEL

NAC

AMU

LLI

FOTO

: AR

IEL

NAC

AMU

LLI

GenovaTorino

Padova

FirenzeRoma

Milano