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Supplemento mensile a Pagine Ebraiche - il giornale dell’ebraismo italiano [email protected] www.dafdaf.it NUMERO 43 aprile 2014 5774 ניסןDISEGNO: LUISA VALENTI di pagina in pagina IL GIORNALE EBRAICO DEI BAMBINI

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Supplemento mensile a Pagine Ebraiche - il giornale dell’ebraismo italiano

[email protected]

www.dafdaf.it

NUMERO

43aprile 2014ניסן 5774

DISE

GNO:

LUI

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TI

di pagina in paginaIL GIORNALE EBRAICO DEI BAMBINI

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pag. 2 a tavola

Ciao, sono Jasmine! Ho 23 anni e vivo a Milano con la mia famiglia. Mi piace

tantissimo cucinare e sono molto golosa di dolci, soprattutto al cioccolato: per

questo devo sempre stare a dieta, e regalare quello che cucino ai miei amici! Spero

che potrete divertirvi con me ai fornelli, seguendo le ricette raccolte su DafDaf e sul

mio sito, Labna.it.

I biscotti al cioccolato,anche a PesachÈ arrivato il momento dell’immancabile ricetta

di Pesach: la Pasqua ebraica è vicinissima e le

ricette senza farina nè lievito

sono una assoluta priorità in

questo momento.

Pesach è la grande festa della

libertà: commemora infatti

l’emancipazione degli ebrei

dalla lunga schiavitù in Egitto e

l’esodo da quella terra. È una

festa in cui il valore simbolico di

quello che mangiamo è

fortissimo: è prescritta l’astensione da ogni cibo

lievitato e composto di grano, orzo, segale,

avena, spelta; non possiamo neppure tenere in

casa tali cibi, per cui in tutte le nostre case

devono essere state fatte approfondite pulizie.

Durante la cena rituale mangiamo le matzot,

cioè i pani non lievitati, in ricordo della fuga

frettolosa degli ebrei dall’Egitto; una zampa

d’agnello arrostita, che ricorda il sacrificio

pasquale; un uovo sodo, simbolo dell’eternità

della vita; le erbe amare, che ci ricordano

l’amarezza della schiavitù in Egitto; il charoset,

una specie di marmellata di frutta, che ci

ricorda la malta con cui i nostri antenati

preparavano i mattoni per le costruzioni del

faraone.

Questo mese vi racconto la ricetta dei miei

nuovi biscotti di Pesach preferiti, degli

incredibili biscotti al cioccolato, fatti

senza farina.

Quando li ho preparati dubitavo

moltissimo che potesse saltarne fuori

qualcosa di buono (anzi, avevo

preannunciato un probabile

fallimento), ma ho dovuto ricredermi:

anche considerati i pochissimi

ingredienti, questi biscotti sono

davvero pazzeschi.

BISCOTTI AL CIOCCOLATOSENZA FARINAper 15 biscotti servono

360 g di zucchero a velo (*)

70 g di cacao amaro

1 pizzico di sale

4 bianchi d’uovo (la ricetta originale dice 3, ma

a me ne sono servite 4)

½ cucchiaino di estratto di vaniglia

150 g circa di gocce di cioccolato, le migliori che

riuscite a trovare

(*) prima che me lo chiediate, confermo che la

dose di zucchero a velo è esattamente quella

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pag. 3a tavola

indicata... se vi spaventa, potete forse provare a

diminuire lo zucchero e aumentare il cacao, ma

non prometto che il risultato sia altrettanto

buono!

Preriscaldate il forno a 180° e preparate una

teglia di una dimensione tale che possa entrare

nel vostro frigorifero, ricoperta di carta da

forno. In una ciotola mescolate con un cucchiaio

di legno tutti gli ingredienti, prima i solidi, poi i

liquidi, e solo alla fine le gocce di cioccolato. Il

risultato che vogliamo ottenere è un impasto

appiccicoso e abbastanza liquido, tipo quello dei

brownies. Versate l’impasto a cucchiaiate sulla

teglia, considerando che i biscotti in cottura

diventeranno più larghi e più sottili, poi

trasferite la teglia per una decina di minuti in

frigo, in modo che l’impasto si raffreddi e

prenda consistenza.

Fate cuocere i biscotti nel forno già caldo per 12-

15 minuti, finchè non saranno ben lucidi, con

delle belle crepette in superficie: dovete

sfornarli anche se non vi sembrano

completamente cotti, perchè una volta tolti dal

forno si asciugheranno naturalmente a

temperatura ambiente.

Lasciate raffreddare e seccare i biscotti sulla

loro carta da forno, poi staccateli delicatamente

con l’aiuto di una spatola o di un coltello (sono

molto fragili!).

Questi biscotti sono eccezionalmente buoni

appena sfornati, perchè hanno la consistenza di

un brownie, poi seccandosi diventano piuttosto

croccanti: non cercate di resistere, mangiateli

subito!

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pag. 4

/ SCC

Chi è?Pochi ci pensano, ma se non fosse stato per

me, il popolo

ebraico non

avrebbe avuto

il suo grande

capo, il suo

salvatore dalla

schiavitù e forse

non sarebbe mai

diventato un popolo

libero e tutta la storia

sarebbe cambiata. Il fatto è

questo. Pensate che il Faraone

d'Egitto ordinò che tutti i neonati

maschi ebrei venissero uccisi. Mia

madre partorì proprio un maschio, ma

pensate con che rischio, lo tenne nascosto

La mora DafdafaDafdafa

Sei donne... chi sono?Cari ragazzi, l'altra notte non riuscivo a dormire, e sapete perchè? Perchè pensavo che i miei

indovinelli "CHI È ?" riguardavano sempre persone di genere maschile. E allora ho voluto

rimediare ed oggi vi presento ben due personaggi di genere femminile. Buon Pesach a tutti !

SONI

A BI

SCEL

LA

Chi sono queste cinque?- Ehi, sorelle mie, sveglia! Avete sentito cosa

"bolle in pentola?" Oramai tutte le nuove terre

sono state conquistate e saranno suddivise fra

le varie tribù e famiglie.

- Ebbene, cosa c'è di strano?

- Di strano c'è che sembra che le terre

vengano divise solo fra i maschi e noi...siamo

cinque femmine. Sapete bene che nostro

padre è morto senza avere figli maschi.

- Beh, perchè non andiamo a parlare

all'assemblea degl Anziani per rivendicare un

nostro diritto?

- Sì, e magari andiamo a parlare anche a Mosè

e a Eleazar. Dici bene tu. Ma se poi ci

prendono in giro?

- E se ci cacciano malamente? Se ci trattano

male?

- Ho un batticuore io!

- Oh, insomma, ci andiamo o non ci andiamo?

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pag. 5

per tre mesi. Poi però, non potendolo più

tenere nascosto, fabbricò una cesta di

papiro, vi mise dentro il bambino e lo

depositò sul canneto sulla riva del fiume.

Che pena vedere il mio fratellino che

piangeva solo soletto fra i canneti! Dovevo

vedere che cosa gli sarebbe successo e lo

seguii a distanza.

Vidi la figlia del Faraone uscire e scendere a

bagnarsi un po'.

Vide la cesta col bambino e lo prese. Che

fare? Che fare? Mi venne in mente una

soluzione. Con gran batticuore mi avvicinai

alla figlia del Faraone e le dissi: "Vuoi che

vada a cercare una balia fra le donne ebree

per allattare il bambino?". Ella accettò e io

allora corsi da mia madre e le dissi che

poteva allattare il bambino. Così il mio

fratellino fu salvo, pensate, proprio per il

mio intervento. Ma andiamo oltre. Mio

fratello crebbe e fu l'artefice della liberazione

degli Ebrei dalla schiavitù d'Egitto. Saprete

tutti che gli Egiziani inseguirono gli Ebrei

fino al mare. Poi le acque del mare si

aprirono e gli Ebrei poterono passare

indenni dall'altra parte mentre gli Egiziani

perirono fra le acque. Gli Ebrei erano

finalmente liberi! Ed io, insieme a tutte le

altre donne, intonai un canto di

ringraziamento al Signore, suonando con

cembali e danzando. E fu in questa

occasione che fui nominata come profetessa

(e se non ci credete andate a leggere Esodo -

cap.15, verso 20). Purtroppo un giorno feci

maldicenza: parlai male della moglie di mio

fratello. Fui punita dal Signore che mi fece

ammalare di lebbra. Poi però guarii. Non

fate mai maldicenza. Ve lo raccomanda una

profetessa.

Io ci vado, e a testa alta. Anche le femmine

hanno il diritto alle loro terre. Siete

d'accordo? Rispondete.

- Sì !

- Sì !

- Sì !

- Sì !

E così tutte e cinque andarono e fecero la loro

richiesta. Mosè si consultò col Signore che gli

suggerì il verdetto. Ci credereste? La loro

richiesta venne trovata giusta e fu accolta.

Anzi, costituì un precedente per casi analoghi

che si fossero presentati in futuro: in

mancanza di eredi maschi, il patrimonio

sarebbe passato alle figlie. Però esse dovevano

impegnarsi a sposare uomini della loro stessa

tribù.

Un tabù era crollato! L'uguaglianza di genere

si era imposta, e anche senza troppa fatica.

- Urrà ! Saremo ricordate come le prime

femministe della storia!

Soluzione: MACHLÀ - NOÀ - CHAGLÀ - MILCÀ - TIRSÀ,

figlie di Zelofchad della tribù di Manasse

Soluzione: MIRIAM

NEDELIA

Dafdafa

Ha insegnato per tanti anni a bambini di tutte le età,

divertendosi a inventare giochi, racconti e poesie.

Tra le mille cose che ha fatto c’è anche

Il giornale Per Noi, che veniva pubblicato

prima che nascesse DafDaf.

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pag. 6 Haggadah

Succede tutti gli anni intorno al tavolo del

Seder, la prima e la seconda sera di Pesach: la

distribuzione delle haggadot è anche una

occasione per scambi e racconti e

risate. L’occasione è lieta, e le

voci si sovrappongono, adulti e

bambini cercano di recuperare

la propria, scoprono edizioni

sconosciute, ritrovano testi

dimenticati...

“Questa l’ho fatta a scuola lo

scorso anno!”.

“Davvero? Noi invece abbiamo

fatto delle tovagliette con tutte le piaghe...

disegnare le rane mi ha fatto impazzire”.

“Guarda, la vecchia haggadah della FGEI,

quanti ricordi!”.

“Ma questa è la mia o la tua? L’hai

dimenticata qui l’anno scorso, no?”

“Che buffo, guarda, questa è proprio

diversa!”.

Quest’anno in molte case insieme alle

edizioni conosciute, e alle pagine

consumate e a volte piene di macchie ci

sarà anche un’Haggadah tutta nuova,

fatta dai bambini degli asili infantili

israelitici rav Elio Toaff di Roma.

Guidati dalle maestre i piccoli, di soli 4

anni, hanno disegnato, colorato e

interpretato la gioia della festa.

Il risultato è bello, importante, allegro e

colorato... e le edizioni Sovera hanno deciso

di pubblicarlo, così lo si trova in libreria.

L’allegra Haggada

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Sembra il titolo di un film catastrofico, lo so,

invece io esulto: finalmente la Children's

Book Fair di Bologna ha riaperto ai bambini!

Si è avverato il mio desiderio dell'anno

scorso: ricordate che scrissi che era triste e

strano che in una fiera del libro per ragazzi

fosse vietato l'accesso proprio a voi?

Mentre scrivo non è ancora arrivato il 22

marzo, ma nel padiglione 33

aprirà una grandissima libreria

internazionale, un luogo aperto ai

ragazzi, in cui scoprire il mondo

degli albi illustrati, per cui ho

deciso di spiegarvi il metodo per

scovare tesori in qualsiasi libreria

e diventare un pirata di libri.

I suoi dobloni sono i picture

books, libri che raccontano le

storie attraverso l'interazione di

illustrazioni e testo, ma in cui prevale il

linguaggio dell'immagine, tant'è che si sono

diffusi i Silent picture books, che non

contengono parole. Badate bene: non sono

libri per bambini piccoli, a volte neppure per

bambini... il linguaggio delle immagini può

essere misterioso e indecifrabile anche per gli

adulti (guardate i libri di Blexbolex, se non ci

credete). Un buon pirata libresco è curioso e

insaziabile, non si ferma al primo scaffale e

alle cose che conosce, cerca negli angoli più

impervi, guarda anche in alto e, quando non

ci arriva, si fa aiutare, ma senza

arrampicarsi... perché la carta pesa,

soprattutto in testa!

I grandi bucanieri non temono i territori

sconosciuti per cui, se trovate un libro in una

lingua diversa di cui vi piacciono

le immagini, sfogliatelo

ugualmente... a volte si scopre di

capire tutto lo stesso.

Per trovare gioielli nascosti, si

devono leggere i segni, anche quelli più

insignificanti, spesso le immagini più

“brutte” sono bellissime se si sposano col

testo. I pirati non sono mai soli... i

genitori devono far parte della ciurma: la

mia mamma un tempo leggeva per me e

oggi mi traduce ancora i libri francesi, perché

io ho studiato solo inglese, il mio papà mi

cerca i libri vecchi, mio fratello mi ordina le

edizioni online e mia sorella? Legge libri che

non mi piacciono, così i Picture books son

tutti miei e il mio tesoro lo dividerò solo con

la mia bimba, Gioia!

Buona caccia al tesoro

dalla SCC

pag. 7SCC

È la SCC, la nostra Strega Comanda Color, che ogni mese ci regala lecopertine per DafDaf e altre meraviglie. Ha studiato disegno eanimazione, adora l'incisione e l'acqua forte, dipinge su taccuini rilegatida lei, crea libri origami, legge tantissimo e colleziona libri per bambini egommine profumate. Sostiene che maneggiare carta e colori fa benecome mangiare una mela al giorno. Il suo motto è “non si finisce mai di imparare”.

LUISA

Strega Comanda ColorPADIGLIONE 33

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pag. 8 Non ditelo ai grandi − libri

“Non ditelo ai grandi”, Come avrete già

capito dalle parole

della Strega

Comanda Color, a

pagina 7, l’apertura

di una grande

libreria

internazionale alla

Children’s Book Fair

di Bologna è una

grande, bellissima notizia. Intanto perché

sapere che esiste in Italia la più grande fiera

internazionale dei

libri per bambini e

non poterci

entrare era una

cosa che faceva

venire un gran

nervoso (anche se

c’erano dei buoni

motivi perché

fosse così, e

comunque la fiera

riservata ai professionisti c’è sempre, e resta

chiusa), e poi perché sarà una cosa

incredibile, da non perdere assolutamente.

Dal 22 al 27 marzo

nel Paglione 33 della

Fiera di Bologna, che

è uno spazio molto

grande, per sei giorni

sarà raccolto il

meglio del meglio del

meglio dei libri per

bambini di tutto il

mondo.

La libreria si

chiamerà Non ditelo ai grandi, e il nome

viene da un libro (per i grandi) che si intitola

Don't Tell the

Grown-Ups: The

Subversive Power

of Children's

Literature, di

Alison Lurie, che

significa Non ditelo

ai grandi: il potere

sovversivo della

letteratura per

bambini ma nella sua traduzione italiana

(Mondadori) è diventato solo Non ditelo ai

grandi.

A lavorare su questo bellissimo progetto è

stata una

squadra di

persone speciali,

che hanno fatto

di tutto per

portare mille

idee belle nel

Padiglione 33.

Roberta e Elena,

le due

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pag. 9Non ditelo ai grandi − libri

fatevi accompagnare

responsabili della “parte chiusa” e della

libreria internazionale hanno passato mesi,

letteralmente giorno e notte, a mettere

insieme un programma

di incontri, laboratori e

presentazioni ricco di

cose belle, e una scelta di

25mila libri da tutto il

mondo. Incredibile, no?

A mettere cuore, energie

e soprattutto la loro

enorme esperienza in

questo progetto ci sono

anche “Le Giannine”, come sono note a

Bologna le libraie della Giannino Stoppani,

che è una delle più belle e interessanti librerie

indipendenti per ragazzi di tutta

Italia.

Insomma “non ditelo ai grandi”,

o forse sì. Dovrebbero avere l’età

giusta per comprendere che i

libri belli sono una cosa a cui

non rinunciare, mai.

per informazioni:

www.nonditeloaigrandi.it

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pag. 10 mostre e musei

La proposta di questo mese è un poco

insolita: non vi suggeriamo infatti di visitare

un museo per bambini, né una mostra

pensata specificamente per voi. Ma Homo

ludens, a Milano, vale una visita: sono grandi

artisti, e tutta la mostra è dedicata al gioco.

Non perdetela!

Le Gallerie d’ItaliaNel centro di Milano ci sono alcuni palazzi,

progettati dai più importanti architetti

italiani fra la fine del Settecento e i primi del

Novecento, che sono già da soli un grande

patrimonio architettonico. Sono un simbolo

della parte imprenditrice della città,

intraprendente nelle arti e nella cultura, e lì

hanno sede le Gallerie d’Italia. Palazzo

Anguissola Antona Traversi, Palazzo Brentani

e il Palazzo della Banca Commerciale Italiana

ospitano grandi spazi espositivi dove si

trovano un museo dedicato all’Ottocento, e

una sezione dedicata al Novecento.

La mostraIn questi giorni le Gallerie d’Italia ospitano

una mostra che si intitola Homo ludens, ed è

Homo ludens, l’u

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pag. 11mostre e musei

costruita sull’idea stessa di gioco. Vi sono

esposte opere di grandi artisti, fra cui

Fortunato Depero, Max Ernst, Ugo Nespolo, e

Enrico Baj.

“Homo ludens” significa l’uomo che gioca, e

comprende anche una sezione dedicata ai

libri d’artista per bambini e ragazzi... perché

anche i musei “per adulti” possono

organizzare mostre che pur non essendo

pensate per i piccoli funzionano benissimo

per visitatori bambini.

per informazioni:

http://www.gallerieditalia.com/it/eventi/ho

mo-ludens-quando-larte-incontra-il-gioco

uomo che gioca

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pag. 12 musica in Israele

MARIA TERESAFa l'ebraista e la musicista e si ingegna per far incontrare quanto più possibile isuoi due mondi. Ama viaggiare, camminare in montagna e divora i libri gialli. Ha due bimbe, Micol Anna e Miriam Chiara con cui si diverte a cucinare e ainventare storie fantastiche.

Giovedì 6 marzo eravamo in tanti a cantareGheshem gheshem accanto alla finestra,siamo riusciti addirittura a far tornare il sole,buffo no? Adesso siamo davvero pronti ariprendere il discorso sulla musica israeliana,quella macedonia ricca di tanti frutti diversidi cui parlavamo nello scorso numero. In ognipaese la musica narra la storia, gli ideali,le vicende di un popolo. I ritmi, learmonie, le melodie e le parole aiutanoa definire le caratteristiche personali, icostumi e i rituali e la maggior partedelle società ha una suaproduzione musicale dacentinaia o addirittura damigliaia di anni. Il caso diIsraele particolare,perché lo stato nasce solonel 1948, quindi è moltogiovane, ma la suamusica, comincia aformarsi già qualchedecennio prima, quandoalla fine dell’800 arrivavano iprimi gruppi di immigrati.Immaginate questi uomini edonne, che sbarcano nella terra deiloro Padri dopo un lungo viaggio innave. Hanno in mano una valigia di cartone,pochi abiti, qualche oggetto personale e tantisogni, tante speranze. E magari un violino equalche vecchia canzone dei loro villaggi dellaRussia e della Polonia, ma soprattutto lemelodie di quella nuova lingua che diventeràil loro legame più forte: l’ebraico. Tra loro visono compositori e musicisti che creanonuovi brani, affinché tutti si ritrovino unitinel canto della nuova patria. I testi parlanodell’esperienza di vivere nella meravigliosa

terra in cui scorre latte e miele, che per ilmomento offre olive e agrumi, siaddolciscono nelle ninne nanne e nelle storied’amore e mescolano le sonorità della musicaeuropea con i modi ritenuti “esotici”, con iltrillo yemenita e gli strumenti arabi. E per unire il vasto popolo degli immigrati

viene creata la Shirah be Tzibbur, le adunanzein cui si cantano i Shirei Eretz Israel, i cantidella Terra di Israele, che servono soprattuttoa insegnare la lingua ebraica ai nuoviimmigrati. Sapete che la Shira betzibbur esiste ancoraoggi? E non solo in Israele, ma anche negliStati Uniti e diverte tutti, da Brooklyn a LosAngeles, in un giovane sing along che ha giàcompiuto 100 anni!

Una macedonia di musica

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scienza

Osservare le stelle di notte è una delle cose

che mi piace di più. Fin da bambino,

l’immensità del cielo stellato mi ha sempre

affascinato: quanti mondi lontani e

irraggiungibili, quanta maestà e mistero! E

quanto piccoli sembriamo noi

al confronto, su questo granello

di polvere in viaggio

nell’universo che chiamiamo

Terra.

Osservare le stelle non è

sempre facile: coloro che

abitano in città, per esempio,

sanno bene quanto può essere

faticoso scorgerle sopra i tetti

delle case. Le mille luci dei centri abitati

riempiono il buio, e spesso nascondono

completamente la volta celeste. Per fortuna,

mi è anche sempre piaciuto andare a

camminare in montagna, e, credetemi, non

c’è posto migliore della montagna di notte per

godere di un buio assoluto e penetrante. Tra

le creste dei monti, senza luci artificiali nel

raggio di chilometri, le stelle emergono allora

in tutto il loro splendore, quello che devono

aver osservato tutte le notti i nostri antenati,

prima che le illuminazioni notturne

diventassero così comuni.

Anche nelle notti più limpide, quando le stelle

brillano sulle nostre teste a milioni, la notte

rimane però buia. Vi siete mai

chiesti perché? Certo, di notte

non c’è il Sole, la stella più vicina

al nostro pianeta, a illuminare

con forza tutto. Ci sono però tutte

le altre stelle: non dovrebbero

bastare? Se la domanda vi sembra

banale, pensate invece che nei

secoli moltissimi scienziati si

sono scervellati cercando di

rispondere. La questione diventa

infatti facilmente intricata.

Immaginate per esempio che l’universo in cui

ci ritroviamo a vivere sia infinito (lo è? Non lo

è? Vedremo quello che ne sappiamo tra

poco), che infinito sia il numero di stelle che

lo riempiono, e che l’universo esista da

sempre. Se così fosse, in qualunque direzione

vuoi guardaste il cielo, ci sarebbe sempre

almeno una stella a illuminare i vostri occhi

Perche di notte fa buio?

MARCOMarco lavora fra la Svizzera e la Francia ed è fisico delle particelle, gli piaceleggere, fare origami e camminare in montagna. Beve troppo caffè emangerebbe solo pizza, leggendo fumetti, se solo non facesse così male allasalute. Ha diverse chitarre e un cane, Oliver, che sembra molto interessatoalla fisica. www.borborigmi.org

segue a pag. 14

Un po’ di scienza con

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pag. 14 scienza

con i suoi raggi. Immagino già l’obiezione: ma

le stelle più lontane appaiono meno luminose,

la luce che emettono sarà più debole. Vero,

ma nella stessa fetta di cielo (che, ricordate,

abbiamo immaginato essere infinito), mano a

mano che vi allontanate ci saranno sì stelle

sempre meno luminose, ma anche sempre più

numerose. Le due cose, credetemi, si

compensano (si può dimostrare con un

conticino che vi risparmio): in questo caso, il

cielo sarebbe comunque illuminato più che

dal Sole di giorno. E allora?

Keplero, uno degli astronomi più famosi di

tutta la storia, si poneva la stessa domanda

già all’inizio del 1600. Lui risolveva così il

problema:

siccome il cielo

notturno è buio,

allora questo

significa che

l’universo non può

essere infinito, così

come non può

essere infinito il

numero delle stelle.

Ma Newton, alla

fine del 1600, era invece convinto che

l’universo fosse invece infinito, e la sua idea

era piuttosto condivisa dai colleghi astronomi

dell’epoca. Per ovviare al problema, nei

decenni seguenti cominciarono a fioccare le

proposte di soluzione. Sì, dicevano alcuni,

l’universo sarà pure infinito come infinite

sono le stelle, ma la luce delle stelle più

lontane è però troppo debole per illuminare a

sufficientemente il cielo (abbiamo già visto

che questa soluzione non funziona: se

l’universo è perfettamente trasparente, la

luminosità totale non dipende dalla distanza

delle sorgenti luminose, ma solo da quante ce

ne sono, e, in questo caso, ce ne sarebbero

comunque troppe). Beh, ribattevano allora

altri, allora deve esserci nel cosmo una

qualche forma di polvere intergalattica, che

assorbe la luce delle stelle lontane,

impendendole di arrivare fin sulla Terra in

tutto il suo splendore (anche questa idea non

funziona: se le cose stessero così, le particelle

di questa fantomatica polvere si

scalderebbero ai raggi delle stelle tanto da

diventare incandescenti, emettendo a loro

volta luce).

Insomma, da quando è stata formulata per la

prima volta in termini scientifici, la domanda

“perché di notte fa buio?” non ha trovato

facilmente una risposta. C’è stato un

momento, nella

prima metà del

1800, in cui la

cosa disturbava

talmente gli

astronomi da

ribattezzare il

problema il

“paradosso di

Olbers”, dal nome

dell’astronomo

tedesco che nel 1826 ripeté a gran voce la

domanda che era già stata di Keplero due

secoli prima.

Un paradosso è un ragionamento che parte

da premesse apparentemente corrette (in

questo caso, l’universo è infinito e

immutabile, e ci sono infinite stelle), ma

porta a conclusioni palesemente assurde (il

cielo di notte dovrebbe essere illuminato più

che di giorno!). Non ci sono molti modi di

risolvere un paradosso: siccome il

ragionamento che porta dalle premesse alla

conclusione è di solito corretto, l’unica cosa

da fare è rimettere in questione le premesse.

La prima a essere attaccata fu l’uniformità

dell’universo: in effetti, le stelle non sono

segue da pag. 13

Keplero

Newton

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pag. 15scienza

Redazione, organizzazione e controllo qualità:Ada Treves, Rossella Tercatin

Hanno collaborato: Marco Delmastro, Lucilla Efrati, Benedetta Guetta, Michele Luzzatto, Daniela Ovadia, Daniel Reichel, AdamSmulevich, Nedelia Tedeschi, Rossella Tercatin e Guido Vitale. La testata è di Paolo Bacilieri. La copertina e la Strega ComandaColor sono di Luisa Valenti. Le fotografie e le ricette a tavola sono di Benedetta Guetta. La mora Dafdafa è a cura di NedeliaTedeschi, che ha disegnato l’autoritratto nel box, mentre l’altra illustrazione è di Sonia Biscella. Per le pagine mostre e museiringraziamo le Gallerie d’Italia per la collaborazione. La pagina musica è di Maria Teresa Milano, e l’autore delle paginescienza di questo mese è Marco Delmastro. Le caricature di Jasmine, Maria Teresa e Daniela e Marco sono di Viola Sgarbi,mentre Davidino, a pagina 16, e un personaggio di Enea Riboldi. Le faccine della gerenza sono di Giorgio Albertini. insieme

Impaginazione: G.D. Pozzi Stampa: SEREGNI CERNUSCO S.r.l. - via Brescia 22 - 22063 Cernusco s/N. (Mi)

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Comitato scientifico:

rav Roberto Della Rocca

rav Benedetto Carucci Viterbi

rav Elia Richetti

Odelia Liberanome

Sonia Brunetti

Daniela Misan

Moria Maknouz

Orietta Fatucci

Giorgio Albertini

Nedelia Tedeschi

Dora Fiandra

Alisa Luzzatto

Chiara Segre

StefaniaTerracina

Consulenza artistica:Viola Sgarbi

di pagina in paginaIL GIORNALE EBRAICO DEI BAMBINI

Supplemento a Pagine Ebraiche, il giornale dell’ebraismo italiano - n.6/2012 - Direttore responsabile: Guido Vitale - Redazione: Lungotevere Sanzio 9 – Roma 00153 - Reg. Tribunale di Roma – numero 218/2009 – ISSN 2037-1543

DAFDAF è a cura

di Ada Treves

sparpagliate nel cielo in modo regolare, ma

sono raggruppate in grappoli irregolari.

Forse, anche se le stelle sono infinite, gli spazi

vuoti tra di loro appaiono comunque bui (un

indizio: non funziona bene nemmeno questa

soluzione). Alcuni ritornarono allora indietro

sui passi di Newton, e iniziando a riprendere

seriamente in considerazione la soluzione di

Keplero: l’universo non sarebbe affatto

infinito, e conterrebbe un numero finito di

stelle (questa soluzione funzionerebbe, ma,

per quello che ne sappiamo oggi, non è

corretta).

Per la soluzione corretta al paradosso di

Olbers, gli astronomi avrebbero dovuto

aspettare l’inizio del 1900, quando cominciò a

farsi strada l’idea che l’universo non fosse

esistito da sempre, ma avesse un inizio e

un’età ben definiti. In effetti, se l’universo

non esiste da sempre, quando guardiamo lo

spazio la luce emessa dalle stelle più lontane

non ha ancora avuto il tempo di raggiungere i

nostri occhi. Proprio perché la velocità della

luce non è infinita, più lontano guardiamo nel

cosmo, più stiamo osservando fenomeni che

sono avvenuti indietro nel tempo.

Oggi il migliore modello che abbiamo

dell’universo in cui ci siamo trovati a vivere è

quello del big bang: l’universo sarebbe

originato da una sorta di esplosione iniziale,

circa quattordici miliardi di anni fa. Quando

osserviamo porzioni della spazio sempre più

lontane da noi, non c’è dunque molto che

possiamo vedere oltre a una distanza di

quattordici miliardi di anni luce, la distanza

che la luce nel vuoto può appunto percorrere

in quattordici miliardi di anni. Al di là di

questa distanza, da quello che ci è permesso

osservare dal nostro particolare punto di vista

sulla Terra, di fatto nessuna stella è stata

ancora creata. L’universo è di fatto troppo

giovane perché la luce eventualmente emessa

in quelle regioni possa averci già raggiunto. Ci

sono stelle in queste regioni dello spazio? C’è

qualcosa? Non possiamo dirlo. E, proprio

perché l’universo è “giovane” e in espansione,

ci sono zone la cui luce, sempre che esista

qualcosa da quelle parti a emetterla, non ci

raggiungerà proprio mai. L’universo potrebbe

ben essere infinito, ma la parte che possiamo

osservare dal granello di sabbia sul quale

viviamo rimarrà comunque circoscritta (in

termini cosmologici, s’intende!). Per questo, il

cielo di notte rimarrà buio ancora per un bel

po’, se non per sempre. Approfittatene!

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Come vi sarete accorti icollaboratori di DafDaf

a volte cambiano, siaggiungono persone nuove,

ma molte rubriche sono scrittesempre dalle stesse persone, espertedegli argomenti che abbiamo loroaffidato. Oltre a regalarci idee, testi e a voltechiacchiere e risate si sono tuttidichiarati disponibili a risponderealle vostre domande. Se qualcosa viinteressa o incuriosisce potetescrivere a DafDaf, gli indirizzi li

trovate qui sopra... noi gireremo levostre domande agli autori delle

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