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01 PAESAGGIO & ARCHITETTURA L’Alto Adige è atteso da una grande sfida: sviluppare una propria cultura edilizia Magazine per il Destination Marketing in Alto Adige GENNAIO / FEBBRAIO / MARZO 2012 In caso di mancato recapito restituire al CPO di Bolzano - Poste Italiane S.P.A. – Spedizione in A.B. – 70% NE/BZ, Tassa Pagata/Taxe Perçue

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Alto Adige, Magazine, Destination Marketing

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PAESAGGIO & ARCHITETTURA

L’Alto Adige è atteso da una grande sfida: sviluppare una propria cultura edilizia

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fabbricati nuovi sono stati realizzati nel 2010 nella Comunità comprensoriale Val Pusteria

» Nello stesso anno la Comunità comprensoriale di Bolzano ha visto nascere solamente 7 nuovi fabbricati. (Fonte: astat 2010)

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Costruire pensando al futuroSe pensiamo che solamente il 6% del territorio altoatesino è insediabile, si capi-sce molto bene quanto sia importante intaccare il meno possibile, e solo nella misura strettamente necessaria, il paesaggio e il verde. Limitare la frammenta-zione edilizia e sfruttare al meglio le costruzioni esistenti: ecco due degli obietti-vi che la BLS si è posta. Per raggiungerli servono iniziative come il programma di sviluppo della localizzazione come location economica (STEP), che vede coinvolti comuni nell’individuazione e nella gestione di zone produttive sovracomunali, oppure attraverso l’elaborazione di nuovi standard di qualità per le zone produt-tive nonché il rispetto della direttiva “utilizza l’esistente prima di costruire il nuovo”, che viene sostenuta grazie a diverse misure.

Qui si tratta di capire dove e come costruire nel paesaggio altoatesino e dove rea-lizzare le zone produttive. Un territorio che fa del paesaggio il proprio capitale più importante non può permettersi passi falsi in questo campo. C’è da dire che la sensibilità verso l’inserimento dolce di una costruzione nel paesaggio naturale e urbano è fortemente aumentata, e poco tempo fa, in un Premio alla Committenza, è stato premiato l’esempio positivo di Nova Levante. D’altronde l’Alto Adige è sul-la strada giusta: noi siamo pionieri e leader in Italia nel settore delle energie rin-novabili e dell’efficienza energetica, come dimostra “CasaClima”. Oggi l’aggettivo

“green” è il leit motiv che accomuna progresso e conservazione, business e am-biente. E qui il piccolo Alto Adige – grazie anche alle oculate scelte politiche – ha delle grandi opportunità. La location economica Alto Adige può e deve diventare il modello di come fare edilizia, nel futuro e per il futuro.

Ulrich Stofner, direttore di BLS

EDITORIAL

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BLS – Business Location Alto Adige Spa, Passaggio Duomo 15, 39100 Bolzano EOS – Organizzazione Export Alto Adige, via Alto Adige 60, 39100 Bolzano SMG – Alto Adige Marketing Scpa, piazza della Parrocchia 11, 39100 Bolzano TIS – innovation park, via Siemens 19, 39100 Bolzano

Direttore responsabile: Reinhold Marsoner | Caporedattore: Barbara Prugger | Redazione: Maria C. De Paoli, Philipp Gonzales, Bettina König, Eva Pichler, Cäcilia Seehauser, Gabriela Zeitler Plattner | Coordinamento: Ruth Torggler | Traduzioni: Paolo Florio | Layout: Lukas Nagler | Design-Consult: Arne KlugeFotografie: Studio di architettura Gamper, Arch. Arnold Gapp, Arno Balzarini/Keystone, Hubert Bernard, Alex Filz, Bundesdenkmalamt Innsbruck, Martina Jaider, Max Lautenschläger, Ernst Lorenzi, Laurin Moser, Helmuth Rier, René Riller, Othmar Seehauser, Shutterstock, Tappeiner, Ludwig Thalheimer, Alessandro Trovati | Prestampa: typoplus, via Bolzano 57, 39057 Frangarto | Stampa: Karo Druck, Pillhof 25, 39057 Frangarto Per non ricevere più questa rivista è sufficiente inviare una mail con il proprio indirizzo a [email protected] presso il Tribunale di Bolzano n. 7/2005 del 9 maggio 2005

Sommario

COPERTINA: Paesaggio & Architettura

8 Alla ricerca della cultura edilizia In Alto Adige la sintonia tra architettura e paesaggiodiventa sempre più indispensabile.

13 Una nuova casa per il vino Architetti e vignaioli formano una coppia perfetta.E le cantine firmate fanno aumentare clienti e fatturato.

14 Il felice rapporto tra il vecchio e il nuovo L’architetto Susanne Waiz spiega perché è necessario costruire con orgoglio e senza fretta.

16 Il patrimonio culturale della Val CasiesDai granai alle staccionate in legno: tanto è andatoperso, ma molto può ancora essere salvato.

17 Un territorio sotto tutelaEcco come viene utilizzato il territorio altoatesinoe quanta superficie è ancora insediabile.

18 Bella terra, buona architetturaQuattro esempi significativi dimostrano che l’Alto Adige è un fervido laboratorio di architettura.

20 Cooperazione invece di campanilismo Il futuro urbanistico si chiama Step: i comunicollaborano e ragionano in termini di spazi funzionali.

22 Strade protagoniste e chiese che diventano villeAlcuni esempi di come il tema dell’architettura viene affrontato e risolto all’estero da privati e istituzioni.

MARKETING

25 Tutti pazzi per la vacanza naturaleInchiesta sulle preferenze turistiche e sull’immagine dell’Alto Adige che hanno tedeschi, italiani e svizzeri.

30 L’importante rete di partner creata da EOSAnche le aziende più piccole possono scalarei mercati più esotici. Ecco un caso esemplare.

MATERIALI

32 Lunga vita al legnoElogio delle tante virtù della più tradizionalemateria prima dell’Alto Adige.

EVENTI

34 Quattro vincitori, una grande serata di galaL’11/11/11 sono stati assegnati per la prima volta gli Alto Adige Award dell’Economia.

Rubriche

6 mailbox 7 made in alto adige24 L’opinione28 menti 37 nell’occhio dei media38 mercato

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innovation park

Telefona le tue idee

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sto evento nato nel 2011, il reparto film dell'Agenzia di marketing territoriale BLS intende promuovere la cooperazio-ne transfrontaliera nel settore cinema-tografico e al contempo consolidare il posizionamento dell’Alto Adige come posto ideale per girare film. Al meeting vengono invitati produttori e finanziato-ri di cinema e televisione provenienti da Italia, Austria e Germania. Durante l’in-contro vengono presentati e trattati pro-getti concreti; i contenuti sono scelti

secondo le esigenze dei par-tecipanti che hanno l’oppor-tunità di raccogliere infor-mazioni sulle ultime produ-zioni e sulle possibilità di finanziamento, scambiarsi esperienze, sviluppare nuo-ve prospettive di collabora-zione ma anche discutere di progetti già avviati. Nell’oc-

casione i partecipanti al laboratorio di scrittura creativa RACCONTI #1 presen-teranno i loro lavori, avendo così l’op-portunità di trovare un produttore inte-ressato. www.bls.info

TELEFONA LE TUE IDEELinea diretta per progetti innovativi

INNOVAZIONE. Non sprecare le buone idee: questo l’obiettivo del nuovo servi-zio “Telefona le tue idee” attivato dal TIS innovation park. Chiunque abbia una idea di business, purché sia innovativa e già strutturata, può chiamare il numero verde dedicato. Per telefono verranno dati i primi input, successivamente un

DAVIVERE La rivista on line ora è anche su iPad

MARKETING. “DaVivere” è un magazine multimediale dedicato all’Alto Adige che sfrutta tutti i tools del web: anima-zioni, video integrati, musica, social media e dati georeferenziati convivono accanto a box di testo e reportages. La rivista è inviata quattro volte l’anno a ben 48.000 indirizzi e-mail di clienti re-sidenti in Italia, Germania, Austria e Svizzera, ma anche chi visi-ta il sito turistico ufficiale www.suedtirol.info ha la possibilità di abbonarsi gra-tuitamente al magazine.

“I quattro minuti di lettura media della rivista indicano che i contenuti e il layout sono apprezzati”, commen-ta Martin Bertagnolli della direzione Management di mercato. Da poco il magazine on line è disponibile anche come applicazione per iPad e si può scaricare gratis da iTunes. Anche le aree vacanza utilizzano “DaVivere” in-viandolo ai propri clienti assieme ad altre pagine personalizzate. www.suedtirol.info/davivere

INCONTRII produttori si incontrano a Bolzano

FILM. “Tre nazioni. Due lingue. Un unico evento”: ecco il motto del secondo Mee-ting della coproduzione, che la BLS orga-nizza dal 19 al 22 aprile 2012 nell’ambito del Festival Bolzano Cinema. Con que-

team di esperti del TIS valuterà l’idea ela-borando soluzioni individuali. Ogni tipo di idea è ben accetta, anche se certi set-tori hanno potenzialità maggiori di altri.

“L’Alto Adige ha determinati punti di for-za come le energie rinnovabili, la compe-tenza alpina e i settori alimentazione e salute. Qui siamo veramente bravi e pro-prio in questi campi sono esperti anche i collaboratori del TIS”, spiega la respon-sabile del progetto Michaela Kozanovic.Nel momento in cui un’idea riceve il via libera dal team di esperti che collabora con l’istituto di futurologia “Max Horx”, essa viene sviluppata in maniera con-giunta con la possibilità di realizzare prodotti o servizi concreti. Il progetto

“Telefona la tua idea” è finanziato dal Fondo Sociale Europeo (FSE).lun-ven, ore 10 – 12 e 14 – 16 Tel. 800 892 872

VINI ALTOATESINI NEGLI USAGrazie ad un programma della UE

EXPORT. A ottobre 2011 è decollato oltre-oceano il programma di promozione PROVINUS, autorizzato dalla UE e desti-nato a far conoscere i vini altoatesini doc negli Stati Uniti d’America. Il mezzo mi-lione di euro complessivamente messo a disposizione sarà impiegato entro la fine del 2012 per far capire a consumatori, negozianti, importatori, ristoratori e stampa specializzata il significato del marchio europeo e convincerli della bontà del vino di casa nostra. Tra le varie iniziative, ad aprile del 2012 si svolgerà il Grand Tasting Tour da San Francisco a Portland e Seattle, che sarà affiancato da azioni di PR e pubblicità sui media statu-nitensi. www.eos-export.org (gzp)

Hai un’idea innovativa? Telefona al TIS e un team di esperti ne valuterà le potenzialità

Al passo coi tempi: la rivista multi-mediale dedicata all'Alto Adige

MAILBOX

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sione di essere lì da sempre. La simbiosi con la natura viene ulte-riormente esaltata dall’illuminazione: il museo dell’Ortles infatti prende la luce naturale dall’alto, attraverso una fascia vetrata che incide la collina come il crepaccio di un ghiacciaio. Di giorno le stanze sono illuminate da fasci di luce, la sera si crea un effetto saetta. I locali espositivi in cemento a vista sono dedicati al tema del ghiaccio, dallo sci all'arrampicata ai viaggi al Polo. Il museo è come una grotta ed il visitatore entra letteralmente nel ventre della montagna. www.messner-mountain-museum.it

Situato appena sotto i ghiacci dell’Ortles, il museo MMM dise-gnato dall'architetto venostano Arnold Gapp è parte stessa del pendio, formando un tutt’uno con il paesaggio e dando l’impres-

Committente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Reinhold MessnerArchitetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Arnold GappDati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . si trova a 1900 m. a Solda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ed è sotterraneo Apertura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2004

Oggetto: MMM OrtlesL A S C H E D A

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MADE IN ALTO ADIGE

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La conferma che l’Alto Adige, dal punto di vista architettonico, stia viven-do una fase di risveglio, arriva dall’archi-tetto e pubblicista Andreas Gottlieb Hempel, nativo di Dresda ma residente a Bressanone. “Nella ricerca di sé stessi, per lungo tempo si è rimasti ancorati all’edilizia rurale”. Il risultato? Un misto di Costa Brava ed eleganza mal interpre-tata. Ma questo succedeva una volta. Adesso il territorio può fregiarsi di gioiel-li architettonici come il residence “Per-gola” a Lagundo o il “Vigilius Mountain Resort” su Monte San Vigilio, entrambi disegnati da Matteo Thun.

Onore ai committenti

Da tempo ormai “la svolta aldilà del Bren-nero”, come è stata definita dall’autore-vole quotidiano “Süddeutsche” di Mona-co, è stata scoperta dai media nazionali ed esteri. In autunno la “Neue Züricher Zeitung” ha dedicato un ampio reporta-ge - intitolato “Le grotte del vino e i tem-pli-museo” - al “fervido movimento” del nostro territorio, con parecchi esempi per effettuare un tour architettonico tra Passo Resia e Salorno. A Vienna “Der Standard” celebra le perle dell’architet-tura altoatesina, in Italia “La Repubblica” pubblica con regolarità articoli sull’Alto Adige e sui suoi architetti.

Il forte di Fortezza ridisegnato da Markus Scherer e Walter Dietl, la futuristica centrale di teleriscal-damento di Bressanone progetta-ta dallo studio di architettura MO-

DUS architects, un complesso residen-ziale in zona Bivio a Bolzano creato da Christoph Mayr Fingerle e il nuovo hea-dquarter europeo della Salewa, sempre a Bolzano, frutto dello studio milanese Cino Zucchi: ecco i quattro progetti – più di ogni altra regione italiana – che l’Alto Adige ha presentato nel 2010 alla Bienna-le di architettura di Venezia. Le opere sono state selezionate da Luca Molinari, curatore del padiglione italiano all’Arse-nale e grande ammiratore dell’architet-tura contemporanea altoatesina.

“Una generazione di architetti di ta-lento, una società che cerca nell’archi-tettura una sorta di auto-rappresenta-zione, un’economia forte e, non da ulti-ma, una solida tradizione artigianale”: ecco quali sono, secondo l’architetto e professore universitario meneghino, i requisiti che hanno permesso all’Alto Adige di diventare negli ultimi anni “il laboratorio d’architettura più fervido e ricco di idee d’Italia”. E quando gli si fa notare che non tutto ciò che viene co-struito in Alto Adige piace a tutti, Moli-nari risponde senza pensarci un attimo:

“Siete una regione viziata”.

L’Alto Adige si è posto un traguardo ambizioso: diventare la regione europea dove si vive meglio. Un obiettivo decisamente impegnativo, e per raggiungerlo giocano un ruolo decisivo architettura e paesaggio.

Testi: Maria Cristina De PaoliIllustrazioni: Isabella Fabris/Lupe

ALLA RICERCA DELLA CULTURA EDILIZIA

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A introdurre nella discussione un al-tro elemento ci pensa Andreas Gottlieb Hempel. “L’Alto Adige non ha finalmen-te più paura dell’architettura moderna, che per troppo tempo è stata messa al bando ideologico in quanto ritenuta estranea e minacciosa”. Con la conse-guenza che ci si aggrappava ancora più saldamente alle proprie radici: “Le baite sulle malghe crebbero in maniera smi-surata”, afferma Christoph Hölz, diret-tore dell’archivio di architettura dell’Università di Innsbruck. A far supe-rare queste paure, secondo Hempel, sono stati soprattutto alcuni giovani ar-chitetti che hanno studiato all’estero.

Carenza cronica di spazi

In Alto Adige però non esistono solo – giu-sto per fare qualche esempio – la Merano Arte di Thomas Höller e Georg Klotzner, la cantina sotterranea nella tenuta vinico-la Manincor di Caldaro disegnata da Wal-ter Angonese (vedasi anche l’articolo de-dicato), gli uffici della Selimex a Laces firmati da Werner Tscholl o ancora la sta-zione a monte della funivia di San Marti-no in Monte realizzata da Arnold Gapp. Ci

sono anche parecchi esempi nega-tivi e alcune problematiche. Un fattore importante è rappresenta-to dalla cronica carenza di spazi. Malghe e prati ricoprono il 28% del territorio, montagne e ghiacciai il 17%, il 42% è bosco, il 7% è destina-to all’agricoltura per cui gli inse-diamenti abitativi sono appena il 6%. Non c’è da stupirsi quindi se ogni fazzoletto di terreno diventa oggetto del desiderio di chi vuole costruirsi una casa, di imprendito-ri ma anche di speculatori. Per de-cenni, all’insegna del motto “di natura ce n’è abbastanza in mon-tagna, a valle bisogna lasciare spa-zio a case e affari”, si è costruito e deturpato.

A questo riguardo gli aneddoti più incredibili si sprecano. “Come quando, ai primi anni Sessanta, si decise di rianimare il turismo a Passo Carezza”, racconta l’archi-tetto bolzanino Susanne Waiz. I prati attorno al Grand Hotel furo-no parcellizzati, furono spedite lettere all’estero per cercare po-

Se secondo Molinari i motivi del boom dell’architettura contemporanea altoatesina sono svariati e pressoché di uguale importanza, per l’architetto ve-nostano Werner Tscholl invece il segreto del successo è da attribuire in primis ai committenti. “Io non credo che gli archi-tetti di una volta fossero peggiori di quel-li di oggi”. Quello che è cambiato sono i committenti. E si vede. “Io posso anche avere 1.000 bravi architetti, ma non fa-ranno mai nulla se non c’è qualcuno che glielo chiede”. Tscholl descrive la nuova generazione di committenti come perso-ne aperte, che viaggiano molto e “soprat-tutto hanno soldi a sufficienza”. Tscholl esclude inoltre in modo catego-rico che il livello esigente delle nuove costruzioni in Alto Adige sia da ricondur-re ad un forte dialogo tra l’architettura e il paesaggio: “Questa è solo un’opinione di chi osserva”. Una tesi che Tscholl con-futa rapidamente con un esempio: “Io credo che non ci sia niente di più integra-to nel paesaggio e più bello di quei vecchi bunker della seconda guerra mondiale. Chiedete però ad un reduce di guerra, magari rimasto ferito, se quelle costru-zioni gli piacciono”.

tenziali acquirenti che vennero poi por-tati in pullman in Alto Adige. E chi aveva acquistato un pezzo di terreno fu omag-giato di una sosta a Passo Carezza e una serata con proiezione di diapositive con Luis Trenker. La scarsa lungimiranza di allora ha lasciato sul territorio profonde ferite, ancora oggi visibili a tutti. Basta salire d’estate (in inverno la neve nascon-de la realtà) in seggiovia al Rifugio Paoli-na: dall’alto si può capire meglio quanta densità edilizia sia sorta ai piedi del Cati-naccio. Le case vacanza sono strette l’una all’altra, a schiera come fosse un cam-peggio, con qualche larice a separarle. “Il caso di Carezza ed altre vergogne edilizie ai danni della natura hanno fatto sì che dal 1966 in tutta la provincia si cominciò ad istituire i piani urbanistici, destinati ad arginare la crescita selvaggia dei cen-tri abitati e la frammentazione del pae-saggio”, conclude Susanne Waiz.

Ferite profonde

“Non importa come si costruisce: comun-que sia, il paesaggio sarà modificato”:

Tra i primi esempi di armonia tra vecchio enuovo: l’azienda vinicola Manincor di Caldaro

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paesaggio vengano occupati e per di più senza la benché minima cultura edilizia.

“Questa è una tendenza pericolosa, per-ché dopo è pressoché impossibile rime-diare al disordine e alla devastazione”.

L’architetto paesaggista bavarese è quindi infuriato contro gli opuscoli im-mobiliari “che mostrano sempre il pae-saggio che si vede dalla costruzione, e mai il contrario”. Per un cambio delle prospettive si batte anche Lilli Lička, di-rettrice dell’istituto per l’architettura paesaggistica dell’Università di Scienze agrarie di Vienna. Certo il panorama sul-le montagne fa piacere, ma bisognereb-be tenere conto anche di quello che si vede dalle montagne.

Zone di ampliamento

Se Peter Kluska lancia strali contro i par-chi produttivi, l’architetto bolzanino Lu-igi Scolari – dal 2005 al 2011 presidente della Fondazione dell’Ordine degli ar-chitetti altoatesini – pone anche la que-stione delle zone di ampliamento.

“Come ci può essere vita sociale su un’iso-

questo il commento lapidario di Peter Kluska, architetto di Monaco, che solle-va la questione della sostenibilità del paesaggio. “Solo in Baviera vengono edi-ficati 20 ettari di terreno al giorno. L’in-tensità di utilizzo è enorme”. In Baviera come in Alto Adige. Giusto per fare un confronto: secondo l’istituto provinciale di statistica Astat, nel 2002 sono state ri-lasciate in tutta la provincia concessioni edilizie per un totale di 6,3 milioni di me-tri cubi. Un picco al quale è seguita una costante contrazione della cubatura an-nualmente concessa, che nel 2010 co-munque si attestava ancora oltre i 4 mi-lioni di metri cubi.

Nel suo ragionamento Peter Kluska parte dal presupposto che un paesaggio rovinato non fa piacere a nessuno: “Ecco allora che diventa importante analizzare criticamente lo sviluppo ma anche pren-dersi delle pause che consentano di ela-borare nuove visioni”. Il cruccio più gran-de di Kluska è rappresentato dalle zone produttive, che “noi erroneamente chia-miamo anche parchi produttivi”. E così capita troppo spesso che pezzi pregiati di

la, se la gente ci va solo per parcheggiare e dormire?”

Appare quindi sempre più necessa-rio analizzare seriamente gli errori com-messi e le loro cause, “perché ogni zona d’ampliamento è destinata a modificare per sempre l’aspetto di un paese o di una città”. Scolari si auspica soprattutto un maggiore coinvolgimento di tutti gli at-tori e più tempo per la pianificazione:

“Solo così un progetto può essere com-preso da tutti correttamente”.

L’esempio di come un’idea origina-ria possa poi essere distorta arriva da Walter Dietl e riguarda la zona residen-ziale “Widumacker” a San Genesio: “A metà degli anni ’90 venne bandito un concorso di idee e la scelta cadde sul mio concetto. Il progetto prevedeva la nascita di un secondo centro del paese con tanto di piazza, con una elevata densità sulla falsariga dei vecchi paesini di montagna ed un ottimale collegamento viabile al centro storico”.

Dietl elaborò delle linee di attuazio-ne molto rigorose, che descrivevano nel dettaglio persino il paesaggio dei tetti.

Il fabbricato che ospita la Cooperativa frutticoltori domina il panorama di Silandro

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ge. “Per troppo tempo siamo stati condi-zionati da un grande equivoco, credendo di sapere quello che i turisti si aspettano di trovare, anche dal punto di vista archi-tettonico, quando vengono da noi. E noi gli abbiamo fatto trovare quello. Un si-mile atteggiamento porta per forza di cose in un vicolo cieco”. Alcuni architetti però sono usciti dal solco tracciato.

“Sono quelli che hanno capito che il turi-sta spesso ha un occhio più critico di noi stessi e non vuole farsi rifilare una Di-sneyland qualunque”. Dorothea Aichner quindi invoca un ripensamento radicale.

“Noi dobbiamo avere cura della nostra cultura edilizia, e quando qualcosa ci piace, piacerà anche ai nostri ospiti, come ha detto un sindaco del Vorarl-berg”. Oggi gli esempi di grande architet-tura non mancano in Alto Adige. “Negli ultimi dieci anni – sostiene l’architetta di Brunico – sono stati realizzati parec-chi progetti interessanti. Tuttavia ho la sensazione che la creatività espressa si rispecchi nei singoli edifici. Manca anco-ra l’idea di totalità, l’interazione tra case e paesaggio. Da questo punto di vista c’è ancora tanto da fare”.

Egli inoltre, prima di ogni decisione del-la commissione edilizia, doveva espri-mere un parere, “che comunque non era vincolante”. Il progetto sviluppò così una propria dinamica forte, i richiedenti però avevano fretta e fecero pressione sui politici locali. Per vari motivi allora le linee guida furono allentate, la densità diminuita, le previste strutture del ter-ziario non furono autorizzate mentre il collegamento con il resto del paese fu realizzato solo in parte. Il fatto che poi ogni casa sia stata disegnata da un archi-tetto diverso, ha completato il pasticcio. San Genesio peraltro non è l’eccezione

“ma piuttosto la regola di come si sia la-vorato qui”, precisa l’architetto di Silan-dro. “E la cosa più grave è che solo in pochi vedono questo caos come tale”. Luigi Scolari l’ha appena detto: “L’Alto Adige ha bisogno di maggiore cultura edilizia”.

Ripensare il turismo

“Anche nell’architettura turistica”, sotto-linea Dorothea Aichner, presidente dell’Ordine degli architetti dell’Alto Adi-

Zin Senfter a San Candido: 21 appartamenti vacanza ricavati in quattro fabbricati di stile moderno con tanto di piazza per creare atmosfera

PIAT TAFORMA INTERNET A L P I T E C T U R E

Alpitecture: si chiama così la piattaforma internazionale messa in piedi nel 2009 da Organizzazione Export Alto Adige (EOS) per favorire lo scambio di cono-scenze ed esperienze relative ad Alpi, tecnologia e architettura. L’iniziativa of-fre ai rappresentanti dell’economia loca-le l’opportunità di presentarsi in manie-ra unitaria e di incontrare architetti di spessore internazionale. Alla manifesta-zione nel 2011 hanno partecipato 30 ar-chitetti esteri e 10 altoatesini.L’edizione di quest’anno si svolgerà dal 22 al 25 marzo. Il programma prevede la mostra "L’architettura moderna in Alto Adige 2006-2012" a Merano Arte e un congresso degli Ordini degli architetti dell’arco alpino, il 23 marzo nel centro congressi KiMM di Merano.

www.alpitecture.com

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stesso Walter Angonese. Gli approcci tuttavia sono stati diversi. “Ci sono committenti che cercano l’edificio spet-tacolare, ma ce ne sono altri che dicono: visto che non faccio vini di grido, allora non voglio neanche un’architettura ur-lata. Da parte mia sono dell’opinione che un progetto debba essere sempre credibile”, dice Angonese. Il quale ha poca stima sia per quei vini Chardonnay

“omologati” che hanno lo stesso gusto in California e in Australia così come in Nuova Zelanda e Sudafrica, sia per lo stile architettonico vinicolo globale.

“Ogni vignaiolo ha una propria filosofia del vino, che si dovrebbe riconoscere nei vini ma anche nell’architettura del-le cantine”.

L’architettura rende

L’architettura porta clienti al viticoltore e turisti al territorio. Recentemente la rivista svizzera Neue Züricher Zeitung ha proposto ai lettori un lungo reporta-ge sulla “fervida architettura altoatesina moderna”. Una sorta di tour attraverso l’Alto Adige con tanto di itinerari e parec-chie deviazioni, come ad esempio – a Termeno – il bistrot “Le verre capricieux” della tenuta Elena Walch progettato dal giovane architetto gardenese David Stu-flesser, oppure al Winecenter di Caldaro opera di Feld72.

"GLI ANNI OTTANTA furono i tempi dell’edilizia abitativa. Negli anni ’90 sem-brava che ognuno dovesse costruirsi un museo. Oggi tocca ai vignaioli e alle can-tine”. Per l’architetto caldarese Walter Angonese anche l’architettura ha le sue epoche e le sue tematiche periodiche, con le quali si confrontano anche gli ar-chitetti di grido.

“L’architettura vinicola è un trend a livello mondiale”, dice Angonese, che cita la regione spagnola della Rioja con le sue

“Bodegas Ysios” disegnate da Santiago Ca-latrava, la tenuta “Adega Mayor” di Alvaro Siza ad Alentejo (Portogallo) o ancora il

“meraviglioso progetto” di Valentin Be-arth e Andrea Deplazes per i celebri vigna-ioli svizzeri Daniel e Martha Gantenbein a Fläsch. Ma parla anche di Bordeaux, dove l’elvetico Mario Botta ha progettato alcuni anni fa la nuova cantina “Château Faurèges”. “In questi esempi di architet-tura vinicola non si parla solo di soddisfa-re la pretesa culturale di un committente. Qui l’architettura funge da catalizzatore”.

Affinità elettive

Per spiegarsi meglio, Walter Angonese cita l’esempio dell’azienda Manincor di Caldaro. Quasi 8 anni fa, la tenuta vini-cola con 400 anni di storia alle spalle ha dato il via ad un rilancio aziendale realiz-zando sotto un vigneto una spettacolare

cantina interrata che porta la firma di Angonese. Dal 2004 questo brillante progetto è stato citato in tutto il mondo più di 120 volte. E nello stesso arco di tempo oltre 60.000 persone hanno visi-tato la cantina. “L’enorme effetto pub-blicitario ha fatto sì che per diversi anni la cantina non ha dovuto spendere soldi in pubblicità”.

Angonese racconta anche di un’intesa particolare, una sorta di affini-tà elettiva tra architettura e viticoltura.

“Quando i vignaioli parlano di terroir, in-tendono la perfetta integrazione tra vite, terreno e lavorazione. Noi architetti par-liamo di contesto e con questo intendia-mo le relazioni esistenti in un luogo, una situazione, uno spazio”.

A dare il via a questa tendenza in Alto Adige è stato nei primi anni Novanta Alois Lageder, che incaricò gli architetti Heiner Schnabl e Zeno Abram di proget-tare la sua cantina di Magrè. Poco dopo fu innalzata la torre del vino di Hofstät-ter a Termeno, seguita dalle Cantine sociali di Nalles/Magrè, San Michele, Colterenzio e Termeno, solo per citare alcuni esempi. Dopo aver investito nella coltivazione e nella tecnologia, le azien-de vinicole hanno puntato sull’architet-tura affidandosi al talento di architetti locali come il meranese Markus Sche-rer, il venostano Werner Tscholl, lo stu-dio BergmeisterWolf di Bressanone e lo (mdp)

Una nuova casa per il vino Vignaioli e architetti formano una coppia perfetta. Un’architettura che attira l’occhio, porta alla cantina interesse, visitatori e soprattutto fatturato.

COPERTINA: Paesaggio & Architettura | Vino

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Costruire con orgoglio. L’architetto austriaco Susanne Waiz parla dellamoderna architettura regionale, dell’affascinante rapporto tra vecchio e nuovo e del tempo necessario che ci vuole per fare le cose per bene.

SUSANNE WAIZ

Susanne Waiz, nata nel 1958 a Vienna,architetto libero professionista e autrice, vive a Bolzano. Le tematiche più ricorren-ti del suo lavoro sono “L’architettura e iricordi” e “Regionalismo e identità”.

Architetto Waiz, cos’è l’architettura regionale?In linea generale tutto quello che sta bene in un determinato luogo ed è faci-le da realizzare: non dimentichiamo che il fattore economico è sempre stato importante. Questa è la base di un’ar-chitettura regionale, che è fortemente condizionata dalla topografia e dal cli-ma, dalla società e dall’economia ma anche da circostanze contingenti.

Ci può fare un esempio?Prendiamo il centro storico di Lasa con le sue stalle in pietra. Il 4 dicembre 1861 un enorme incendio distrusse il paese quasi per intero. La catastrofe obbligò la popolazione a trovare una soluzione, in quanto avevano bisogno delle stalle pri-ma del nuovo periodo di raccolta. Allora i venostani fecero arrivare dei muratori lombardi e la loro maestria edile si può ammirare ancora oggi. Il fatto poi che le nuove costruzioni fossero prive di spor-genze del tetto, non fu tanto dovuto allo stile degli operai “forestieri” quanto piuttosto alla paura di un altro incendio. L’architettura regionale è anche quella che sa imparare dalle esperienze.

E cosa si intende per architettura regionale moderna? Non si tratta di una contraddizione?Io non ci vedo alcuna contrapposizione. D’altronde l’architettura regionale ha sempre dimostrato di non chiudersi di fronte al progresso. E sa anche perché? Quando spuntano nuove tecniche, ven-gono subito utilizzate. Trovo inoltre as-

e in molti casi ormai non si può più tor-nare indietro. Io però credo che la sen-sibilità verso queste tematiche oggi sia molto più forte di 20 anni fa.

Lei una volta ha dichiarato: “Si dovreb-be costruire senza troppa fretta e con orgoglio”. Ma quanto orgoglio e quanto tempo ha oggi un committente?Il management di progetto consente di comprimere i tempi di costruzione, e questo crea stress. Io sono invece del parere che la pressione non sempre paga. Incidenti sul lavoro e qualità sca-dente ne sono le conseguenze. Se faccio l’intonacatura di una casa nel momen-to sbagliato, ben presto l’intonaco verrà giù a pezzi. Se non lascio seccare i muri per il tempo necessario, dovrò mettere in conto la formazione di muffa e i rela-tivi costi di intervento. Questo capita spesso nel settore alberghiero. L’hotel deve essere assolutamente aperto a Na-tale e allora tutti i lavori vengono ese-guiti nel minor tempo possibile. Con il risultato che nelle stanze appena rinno-vate entra acqua dalle finestre. E non c’è da meravigliarsi, perché un buon la-voro artigianale richiede i suoi tempi. A mio parere parecchi committenti do-vrebbero riscoprire questa consapevo-lezza, nonché l’orgoglio di costruire qualcosa di pregiato piuttosto che ap-pariscente.

Questo processo di “apprendimento” potrebbe essere accelerato dall’attuale restrizione del credito?Sarebbe auspicabile che questo mo-mento storico venisse sfruttato come un’occasione per riflettere su determi-nati valori.

Un’ultima domanda: cosa non è architettura regionale?Il kitsch alpino, che reputo sconsidera-to e superficiale, una perversione di quelle forme che in origine avevano un senso. Lo stile “Lederhosen” è la morte dell’architettura regionale.

solutamente positiva questa combina-zione tra vecchio e nuovo, questo in-treccio che viene generato. Non credo che qualcuno si scandalizzi se metto un divano moderno in una vecchia stube. A patto però, beninteso, che siano en-trambi dello stesso livello. Solo la quali-tà può stare vicino ad un’altra qualità. Altrimenti non funziona.

Questo discorso vale pure per i materiali?Qui bisogna stare un po’ attenti. Per tra-dizione l’architettura regionale si avvale di materiali locali. Adesso la situazione è cambiata, e allora bisogna fare delle distinzioni. Ci sono mode, come l’im-piego di acciaio e vetro, delle quali ci si stanca in fretta. Anche perché non han-no molto senso. Il vetro – giusto per fare un esempio – non avrà mai le qualità di una costruzione massiccia. E ci sono al-tri esempi molto più preoccupanti. Se io utilizzo del legno esotico, questo non ha nulla a che fare con l’architettura re-gionale ed è inoltre ecologicamente gra-ve, perché si potrebbe utilizzare del le-gno locale con le stesse caratteristiche.

Qual è il rapporto tra architettura locale e paesaggio?Da sempre il legame tra costruzioni e paesaggio è stato molto stretto. Oggi però ci si pone la domanda di chi debba occuparsi della preservazione del pae-saggio. L’agricoltura non è più in grado di assumersi da sola questa responsabi-lità. Se prima c’erano famiglie, brac-cianti e serve a dare una mano, oggi non è più possibile. Nessuno ha più tempo di occuparsi di muri a secco e staccionate in legno. E allora bisogna cercare nuove strade per preservare questo patrimonio culturale. Lo stesso ragionamento comunque si potrebbe fare per l’architettura e l’urbanistica. Se oggi un committente va dall’architet-to, gli interessa sapere quanta cubatura può edificare. L’aspetto architettonico è secondario. Questo è il risultato delle forti speculazioni degli ultimi decenni,

COPERTINA: Paesaggio & Architettura | L’intervista

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“Solo la qualità può stare vicino ad un’altra qualità”.Susanne Waiz, architetto

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C’è ancora tanto da salvare. L’iniziativa “Kulturerbe Gsies” cercaun vasto consenso per salvaguardare piccoli beni culturali ed elementi paesaggistici della Val Casies. Il finanziamento però è possibile solo tramite un progetto europeo. Storia di un tentativo.

ANTICHI FORNI, granai, harpfen (sistemi per l’essiccazione del fieno), mulini e ca-nali di irrigazione, ma anche siepi, stec-cati e muri a secco: questi beni culturali ed elementi paesaggistici sono alla base dell’iniziativa “Kulturerbe Gsies” (il pa-trimonio culturale della Val Casies).

“Gran parte di tutto ciò è già andato per-so”, dice Andreas Kronbichler, agrono-mo di Brunico. Ragion di più per valoriz-zare tutto ciò che ancora esiste e merita di essere conservato.

Kronbichler, l’ispettore forestale Ste-fan Burger ed Alois Schwingshackl della stazione forestale di Monguelfo sono i promotori di questa iniziativa, presenta-ta per la prima volta nel novembre 2010.

“E con nostra sorpresa, devo dire che l’interesse è stato abbastanza grande”, racconta Kronbichler. Uno dei motivi del successo è da ricondurre alla scelta dell’approccio. “Ci siamo accorti che la gente ascolta volentieri quando le decis-ioni non vengono calate dall’alto”. E come esempio porta le tradizionali siepi.

“Se la coltivazione meccanica non viene

messa in discussione, allora i contadini non hanno nulla in contrario a curare le vecchie siepi o addirittura a piantarne di nuove, cosa peraltro già accaduta. Per-ché ciò avvenga però serve una lunga opera di sensibilizzazione e il dialogo con i diretti interessati”.

Proprio quello che il gruppo di lavoro intende fare in futuro e con qualche “se-condo fine”, come spiega Kronbichler:

“Si potrebbero assumere part time dei di-soccupati che lavorerebbero sotto la gui-da dei forestali. Questo è un aspetto so-ciale importante, al quale si associa anche una prospettiva culturale”. Gli an-tichi mestieri artigianali potrebbero es-sere riportati in vita e documentati.

“Per la precisione bisogna dire che tut-to nasce da una precedente iniziativa sulla malga Versell”, spiega il sindaco di Casies Paul Schwingshackl. “Alcuni anni fa un’omonima società d’interesse rese nuo-vamente produttivi alcuni campi abban-donati e risanò delle costruzioni tradizio-nali, soprattutto fienili in legno tondo”. Ma se a Versell le cose sono andate per il

verso giusto, non è detto che si ripetano in valle. “Le misure da intraprendere sono troppo costose. Perciò dobbiamo chiede-re un finanziamento tramite i canali con-tributivi pubblici e i fondi sociali esistenti o ancora ricorrere a progetti europei come Leader o Interreg. E questo lo può fare solo un’associazione riconosciuta”. Ecco perché il progetto è ora in mano al Comu-ne. “L’iniziativa “Kulturerbe Gsies” diven-terà presto un’associazione”, dice il sinda-co, che vede in questa nuova realtà non un’antagonista dell’Heimatpflegever-band o dell’ufficio provinciale per la tute-la paesaggistica, ma una risorsa comple-mentare che vuole collaborare con tutti.

La questione dei costi è sollevata an-che dall’assessore provinciale Hans Ber-ger. “Sono totalmente d’accordo con le motivazioni dell’iniziativa della Val Ca-sies, ammirevole e degna di elogio. I costi però sono elevati e soprattutto duraturi”. Secondo Berger il progetto di Casies può essere finanziato solo attraverso i progetti europei: “In questo caso la mano pubblica provinciale può fare ben poco”. (mdp)

M O S T R A I T I N E R A N T E S U L L A N U O VA E D I L I Z I A R U R A L E

“Chi ha fatto questo?”, si chiede Christoph Hölz nella sua prefa-zione al catalogo della mostra “Nuova edilizia nelle aree rurali”. L’incredulità del direttore dell’archivio di architettura dell’Uni-versità di Innsbruck si riferisce all’immagine di copertina. Una foto del 1979 mostra una piccola casa contadina di Kleinsöll, nel Tirolo del Nord, schiacciata senza pietà tra la stalla già finita e il rustico della nuova abitazione. Il clamoroso esempio fornisce a Hölz lo spunto per una riflessione sulla “perdita e la conserva-zione dell’architettura rurale nelle Alpi”, come recita il sottoti-tolo del catalogo e della mostra. Entrambi sono il frutto di una cooperazione transfrontaliera tra l’archivio di architettura, le Belle Arti di Innsbruck e Bolzano e altre istituzioni. Attualmente l’esposizione sta girando per le scuole agrarie austriache, e proprio questo è il punto: "Sono proprio i contadini giovani a dover capire che i vecchi masi non sono un peso, ma un patrimonio prezioso", dice Christoph Hölz.

COPERTINA: Paesaggio & Architettura | Sensibilizzazione

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bosco (42%)

malghe & prati (28%)

montagne & ghiacciai(17%)

agricoltura(7%)

popolato(2,85%)

insediabile(3,15%)

Un territorio sotto tutela Il contesto alpino costringe ad avere un approccio riguardoso nei confronti del territorio. Dei 739.953 ettari di terreno dell’Alto Adige, il 59,7% si trova sopra i 1.600 metri di quota ed è quindi posto auto-maticamente sotto tutela come prevede la relativa legge. Anche i sette parchi naturali ed il Parco nazionale dello Stelvio, boschi, laghi e corsi d’acqua sono protetti.

Togliendo le altre zone non idonee agli insediamenti abitativi come le aree minacciate da valanghe e frane nonché le linee ferroviarie, le strade pubbliche e quelle consorziali, rimane ben poco: appena il 6% della superficie altoatesina (poco più di 44.000 ettari) è potenzial-mente insediabile. Ad oggi gli ettari popolati sono 21.000. Nel 2010 la BLS ha rilevato che l’8,64% della superficie utilizzata è adibita a zona produttiva. Ne consegue che gli insediamenti produttivi in Alto Adige occupano un quarto di punto percentuale dell’intero territorio.

L’utilizzo del territorio in Alto Adige

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COPERTINA: Paesaggio & Architettura | Infografica

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Bella terra, buona architettura Gli architetti Boris Podrecca, Luca Molinari eLuigi Scolari e il direttore dell’Agenzia CasaClima Norbert Lantschner esprimono un giudizio sulla nuova architettura altoatesina. Ecco quali sono le loro opere preferite.

Nel 2002 ha visto la luce il progetto tutto altoatesino CasaClima, nel 2006 è stata fondata l’omonima Agenzia che da allora è diventata un punto di riferimento per l’edili-zia nostrana. Norbert Lantschner, direttore dell’Agenzia CasaClima, cita a modello di costruzione ad alta efficienza energetica la nuova sede della Cassa Raiffeisen di Castel-rotto: “Oltre ad essere una CasaClima A, la costruzione è anche gradevole, a dimostrazione che è possibile combina-re un’architettura esigente con concetti come l’efficienza energetica e la sostenibilità”. Progettando la nuova Cassa Rurale, gli architetti Paul Senoner e Lukas Tammerle sono riusciti a tenere conto in ugual misura di paesaggio, tradi-zione e cultura locale.

NORBERT LANTSCHNER | Cassa Raiffeisen a Castelrotto

COPERTINA: Paesaggio & Architettura | Gli esempi da seguire

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Nel 2010 è stato curatore del padiglione italiano alla Biennale di architettura di Venezia, che ospitava anche 4 progetti altoatesini. E proprio nell’ambito di questo prestigioso incarico, l’architetto e professore universitario milanese Luca Molinari ha avuto intensi contatti con le novità architettoniche nostrane. “L’Alto Adige rappresenta oggi il laboratorio di architettura più fervido e ricco di idee d’Italia”, sintetizza Molinari. Se gli si chiede di citare un progetto in particolare, cita la centrale di teleriscaldamento di Bressanone. “Di solito strutture del genere sono relegate in peri-feria e non consentono di vedere all’interno”, dice Molinari. Lo studio di architettura brissinese Modus ha invece dato vita ad una interpretazione completamente nuova di un edificio indu-striale. “Trovo semplicemente eccezionale l’idea di fare del tetto della centrale di teleriscaldamento un luogo di incontro per la popolazione, realizzandovi uno skatepark. Siamo di fronte ad una reinterpretazione dello spazio pubblico”.

LUCA MOLINARI | Centrale di teleriscaldamento di Bressanone

LUIGI SCOLARI | Zona produttiva di Nova LevanteIn qualità di presidente della Fondazione dell’Ordine degli architetti, nel 2010 il bolzanino Luigi Scolari ha fatto parte della giuria della prima edizione del Pre-mio alla committenza Alto Adige, un riconoscimento alla buona architettura nelle zone produttive istituito dalla Fondazione assieme alla Business Location Alto Adige (BLS). Il primo premio è andato alla Zona pro-duttiva di Nova Levante. “Qui non siamo di fronte ad un’architettura spettacolare, ma ad un concetto che coinvolge l’intera zona”, dice Scolari. “Si tratta di una soluzione compatta e unitaria, che ha sì lasciato ampi margini di libertà alle singole aziende, contenendole però entro precisi confini. Il parco produttivo si inte-gra alla perfezione nell’ambiente e inoltre è stato ga-rantito un buon collegamento con il paese. Un esem-pio di come si dovrebbe sempre fare”.

“Con un vestito su misura variabile per la città”, sono parole sue, l’ar-chitetto Boris Podrecca (di origine italo-slovena, oggi vive a Vienna) ha vinto nel febbraio dello scorso anno il concorso di idee per la ri-strutturazione dell’areale ferroviario di Bolzano, sbaragliando con-correnti del calibro di Daniel Libeskind e Ben van Berkel. Come esempio di buona architettura altoatesina Podrecca cita l’albergo

“Ambach” sul lago di Caldaro del maestro Othmar Barth, la cantina della tenuta Manincor di Walter Angonese, vari progetti di Oswald Zöggeler a Bolzano ma anche l’impegnativa trasformazione di Ca-stel Firmiano nel Messner Mountain Museum operata da Werner Tscholl. “In quest’opera apprezzo soprattutto la moderatezza e l’omogeneità dei materiali nonché l’asciuttezza delle forme, che si armonizzano con il paesaggio circostante”. Degno di nota è anche il gioco con la verticalità, “come se il museo dovesse essere scalato”.

BORIS PODRECCA | MMM Firmian a Castel Firmiano

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Cooperazione invece di campanilismo. Capitasempre più spesso che i comuni uniscano le risorse per fornire servizi alle aziende. Il programma Step (Progetto di sviluppo della localizzazione) crea spazi funzionali e sta raccogliendo riscontri positivi.

Fusioni di questo tipo portano van-taggi all’intera economia locale: cresce il valore aggiunto, vengono mantenuti – o persino creati – posti di lavoro, si rispar-miano risorse e gli interventi sul paesag-gio regionale si mantengono nei limiti.

L’Alta Austria non è l’unica regione ad avere riconosciuto i vantaggi dello svi-luppo intercomunale degli insediamen-ti produttivi. Ad esempio nella Rheintal, in Vorarlberg, è nata “Vision Rheintal”, un concetto di sviluppo che abbraccia una vasta area. “In questo progetto la re-gione del Vorarlberg è partner di 29 co-muni della Rheintal, che stanno lavoran-do collegialmente allo sviluppo comu-ne”, spiega Lorenz Schmidt dell’ufficio per la pianificazione urbana del Land Vorarlberg. La pianificazione non si limi-ta all’aspetto economico ma va ben oltre. Partendo da un’analisi precisa sono sta-te elaborate le linee guida per la Rheintal del futuro. La visione, come si può legge-re sul sito austriaco, è quella di creare un

“insediamento ricco di verde con una ec-cellente qualità della vita e dell’economia”. La colonna portante di questa visione è uno sviluppo econo-

L’ECONOMIA dell’arco alpino deve con-frontarsi con svariati problemi: la forte concorrenza dei comuni vicini, l’emigra-zione della forza lavoro qualificata, le scarse potenzialità di sviluppo anche del-le imprese già insediate, la carenza di terreni a disposizione e la forte immagi-ne turistica sono solo alcune delle sfide che bisogna vincere per assicurare un fu-turo al proprio polo economico. Per un singolo comune diventa difficile farcela da solo. Parecchie amministrazioni alpi-ne hanno dovuto quindi prendere atto che per tenere in vita l’economia risulta necessario collaborare con il paese vici-no piuttosto che farsi concorrenza. “Dob-biamo smetterla di pensare ai problemi dei singoli comuni e ragionare invece in termini regionali”, dice Dietmar Aigen-berger della società austriaca di tecnolo-gia e marketing Tmg. La Tmg è l’agenzia di innovazione e di insediamento d’im-presa dell’Alta Austria, che tra le altre cose si occupa di sostenere lo sviluppo economico della regione. Fondata a metà degli anni ’90, l’agenzia offre assistenza a quei comuni che hanno deciso di in-staurare una collaborazione.

Nel 2001 la Tmg fu coinvolta nella nascita della prima cosiddetta Inkoba a Grieskirchen. inkoba sta per “Interkom-munale Betriebsansiedlung” (insedia-mento d’impresa intercomunale): ciò significa che più comuni lavorano allo sviluppo di insediamenti produttivi e promuovono unitariamente le loro zone produttive”, spiega Aigenberger. Oggi quasi la metà delle aziende dei comuni dell’Alta Austria lavora in cooperazione nello sviluppo delle location economic-he. Dopo la inkoba sono arrivati altri 21 consorzi, uno sta per nascere e altri 8 sono stati pianificati.

Non si può essere bravi ovunque

“Al momento di insediarsi in un posto, un’azienda tiene conto di molti fattori. Ma nessuno può essere bravo ovunque. Ecco allora che, se invece dei singoli comuni, è un’intera regione a proporsi sul mercato, la qualità dell’offerta inse-diativa aumenta e le chances dell’offe-rente aumentano in maniera esponen-ziale”, afferma l’esperto in insedia-menti aziendali.

Attorno a un tavolo per collaborare: ecco i rappresentanti dell’Alta Pusteria all’incontro Step

Alta Val Venosta

Media Val Venosta

Bassa Val Venosta

Ultimo

copertina: Paesaggio & Architettura | Zone produttive

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mico sostenibile. In alcune location par-ticolarmente adatte dovrebbero nascere delle zone produttive attraenti, in grado di offrire alle imprese delle condizioni ottimali nonché dei vantaggi importanti grazie all’utilizzo comune delle infra-strutture.

“Il risultato più importante di questo progetto è a mio parere la “Conferenza della Rheintal”, nella quale avviene la comunicazione incrociata tra comuni e rappresentanti dei vari livelli decisiona-li”, afferma Lilli Lička, responsabile dell’Istituto di pianificazione del pae-

saggio presso l’Università per la cultura del territorio di Vienna, coinvolta nello sviluppo di “Vision Rheintal”.

20 spazi per l’Alto Adige

Anche in Alto Adige si sta lavorando ad un progetto che dovrebbe indirizzare lo sviluppo della localizzazione nella giu-sta direzione: si chiama Step ed è stato creato nel 2010 dall’assessore provincia-le Thomas Widmann. Il progetto coin-volge la Provincia ed il Consorzio dei comuni ed è operativo tramite la Busi-ness Location Südtirol-Alto Adige (BLS). Nella prima fase sono stati raccolti e ana-lizzati i dati principali sulla localizzazio-ne, nella seconda sono stati effettuati sondaggi rivolti a Comuni e imprendito-ri per poi suddividere l’Alto Adige in 20 spazi funzionali intercomunali, che tra di loro sono affini dal punto di vista eco-nomico e geografico. La terza fase, at-

tualmente in corso di svolgimento, pre-vede che in ogni spazio funzionale venga organizzato un workshop per elaborare una strategia comune in tema di posizio-namento della localizzazione e di gestio-ne dei terreni. “Per quanto riguarda l’apprestamento delle aree produttive – sottolinea l’assessore provinciale all’economia Widmann – in futuro le aree più grandi non potranno fare a meno di ricorrere alla pianificazione. Pa-recchi servizi e prestazioni dovranno es-sere concepiti e organizzati a livello sov-racomunale: è giunto il momento di ra-gionare per spazi funzionali”.

I primi workshop sono già stati svolti ottenendo riscontri positivi presso i par-tecipanti, che concordano nel vedere in questo progetto ottime opportunità e grandi potenzialità. La quarta e ultima fase prenderà il via non appena sarà ulti-mato il giro di workshop e prevede la messa in atto di misure concrete.

Nei 20 spazi funzionali individuati dal progetto Step sono destinate a sorgere delle zone produttive intercomunali. Nella foto: la zona produttiva di Lana

Val Passiria

BassaVal d'Isarco

BressanoneVal d'Isarco

Brunicoe d'intorno

Valli di Tures e Aurina

AltaVal Pusteria

Val Badia

Merano e d'intorno

Val d'Adige

Oltr-adige

Bassa Atesina

Sciliar

Val Gardena

Salto

Alta Val d'Isarco

Bolzano e d'intorno

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(bk)

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1 IN VACANZA SUGLI ALBERI Architettura svedese in quota

Gli svedesi sono solitamente persone con i piedi per terra. Quelli del Circolo polare però stavolta si sono lasciati andare e hanno costruito, nei boschi attorno al fiume Lulea, un albergo che non ha ancora uguali al mon-do. Consiste in 5 “stanze” realizzate preva-lentemente in legno, incastrate tra i rami ad un’altezza variabile tra i 4 e i 6 metri, che possono ospitare da 2 a 4 persone. Sempre in quota inoltre sono state costruite una sauna e una sala riunioni per 12 persone. Ogni abitazione è stata progettata da un ar-chitetto differente ed è totalmente diversa dalle altre. La cosa che le accomuna è la loro integrazione con la natura, come ad esem-pio la stanza a nido d’uccello o quella rivesti-ta di specchi che replicano gli alberi circo-stanti. Per capire meglio visitate il sito www.treehotel.se. Ecco cosa ha scritto il Financial Time: “Nel profondo Nord, dove le cime degli alberi toccano il cielo, esiste un posto in cui si re-spira amicizia ed il design si fa magia, perfe-zione e purezza”. Le stanze sugli alberi ap-partengono al “Brittas Pensionat”, un alber-go che in origine era una casa di riposo.Morale: la cara vecchia casetta sull’albero è stata completamente reinterpretata.

2 STRADE PROTAGONISTE In Norvegia va in scena il paesaggio

Le strade panoramiche norvegesi coniugano architettura e paesaggio in maniera estre-mamente naturale. Le strade “inscenate” fanno parte di un concetto turistico destina-to a essere completato nel 2020. Gli itinerari predisposti al di fuori delle grande arterie stradali mostrano ai viaggiatori il lato mi-gliore del paesaggio norvegese, nonché ele-menti architettonici di rilievo come punti

panoramici e aree di sosta. In questi luoghi il panorama spazia dai dolci giardini rocciosi e dalla campagna fertile agli aspri detriti ed alle rocce a strapiombo, passando per i pro-fondi fiordi. Al proposito vi consigliamo di visitare il sito www.turistveg.no. Nei prossi-mi anni altri moderni progetti architettonici sorgeranno sull’itinerario panoramico Ryfyl-ke, tra i quali un monumento – progettato dall’architetto svizzero Peter Zumthor – che documenta l’antica miniera di zinco nella gola di Allamannajuvet. Morale: qui architettura e paesaggio si incontrano e si fondono alla perfezione.

3 HIGHTECH & DESIGN Stazioni funiviarie con trasparenze

Una costruzione filigranata, dalla pelle sotti-lissima, che si confonde con le montagne: con la funivia Gaislachkoglbahn il turismo tirolese ha segnato un grande passo in avan-ti. La soluzione scelta per realizzare le tre stazioni – a valle, intermedia e a monte – ri-chiama la leggerezza e l’eleganza senza tem-po di un’enorme molla a spirale distesa per lungo. Saldamente ancorata, la struttura si adagia alla roccia e sembra sospesa nel vuo-to del maestoso paesaggio. Ma la cosa più incredibile di questa opera è il materiale scelto dall’architetto Johann Obermoser per ricoprire le sue stazioni: un foglio completa-mente trasparente e sottilissimo (appena 0,25 millimetri), in grado di resistere agli in-cendi ma anche alle forti nevicate.

“Questo materiale è stato utilizzato come im-bottitura per la Allianz Arena di Monaco, io invece lo uso come copertura”, spiega l’ar-chitetto. Sembra vetro, ma è tutt’altro. Gra-zie alla struttura filigranata ed all’incredibile trasparenza della sua copertura, la stazione è oggi diventata un’attrazione del posto.Morale: talvolta i nuovi materiali sono di già per sé una rivelazione.

4 CENTRO STORICO PREMIATO In un paesino vinicolo svizzero

Per far fronte alla costante urbanizzazione del paesino vinicolo di Fläsch, nella Churer Rheintal , qualche anno fa l’amministrazione comunale ha intrapreso una radicale revisio-ne del piano urbanistico. Le linee guida che ne sono scaturite prevedono la tutela della struttura del paese e la salvaguardia dei nu-merosi frutteti e vigneti. Le aree da tutelare sono state zonizzate e in parte acquisite dal Comune, che in cambio ha dato ai proprieta-ri un terreno di pari valore in un’altra zona. Ai margini est e ovest del paese sono state individuate delle aree edificabili con un indi-ce di occupazione più elevato, che consente di controllare la crescita e di mantenere inal-terato l’aspetto originario del paesino.

“Il concetto prevede la concentrazione ai margini del centro abitato e non, come al so-lito, nel cuore del paese”, spiegano i respon-sabili. Queste zonizzazioni mirate ad uno sviluppo qualitativo dell’immagine di una lo-calità sono uniche in Svizzera, tanto da aver ricevuto nel 2010 il Wakkerpreis da parte dello Schweizer Heimatschutz, l’equivalente elvetico di Italia Nostra.Morale: la buona politica ha consentito di salvaguardare la tipicità di un paese.

5 IERI CHIESA, OGGI CASA Reinterpretata e rinnovata

Dall’esterno la chiesa di San Giacomo a Utrecht, con la sua facciata in terracotta e la croce sopra il portale, sembra quella di sempre. Ma non appena si apre la porticina d’ingresso, si entra in un ambiente ultra-moderno. Questo perché, a causa della ca-renza cronica di fedeli, questa chiesa – come tante altre in Olanda – è stata sconsa-crata e venduta alla studio di architettura Zecc. Il quale ha reinterpretato radicalmen-te l’edificio aggiungendo frontoni di vetro alle antiche finestre, realizzando piani in-termedi da cui sono stati ricavati grandi spazi inondati di luce che ricordano l’atmo-sfera dei loft. La villa-chiesa è in vendita, chi volesse acquistarla può farsi un’idea sul sito www.woonkerkxl.nl.Morale: da chiesa a casa, da stalla a parcheggio, da...

Come gli altritrattano il temaarchitettura

(gzp)

COPERTINA: Paesaggio & Architettura |Uno sguardo oltre i confini

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Ordinamento territoriale.Ci sono parole che sembrano appartenerci. Noi sudtirolesi lo pensiamo ad esempio di parole come autono-mia, tutela delle minoranze e anche ordina-mento territoriale. Siamo convinti che ci ap-

partengano. Che le abbiamo inventate o, con un pizzico di presunzione in meno, che siano state inventate per noi e ne abbiamo il diritto brevettuale. Così come solo noi siamo una vera minoranza linguistica che si merita l’autonomia, per lo stesso motivo solo noi possediamo un ordinamento ter-ritoriale. O quantomeno uno degno di questo nome. Se esistesse una classifica delle paro-le più altoatesine, ordinamento territoria-le sarebbe ai primi posti, subito dopo – se non sullo stesso gradino di – auto-nomia e tutela delle minoranze. Nella nostra provincia l’ordina-mento territoriale ha un nome:Alfons Benedikter. Non importa se pensiamo all’uno o all’altro, per noi sarà sempre l’uno e l’altro. Con Benedikter l’ordinamento territo-riale, e con l’ordinamento territo-riale il Benedikter. E con questo l’ab-biamo fatto intendere: stiamo parlan-do di qualcosa che è già successo, quindi di storia. A beneficio di quelli che sono nati dopo: Alfons Benedikter è stato un uomo politico potente – per alcuni persino onni-potente – dei primi anni dell’autonomia altoatesina. Ol-tre ad essere vicepresidente della Giunta provinciale, era “as-sessore all’urbanistica”, alias ordinamento territoriale. Al-fons Benedikter fu un despota eletto dal popolo e la sua barra di comando fu l’ordinamento territoriale, che negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso rappresentò l’unica compe-tenza primaria significativa della nostra provincia autonoma. E così l’Alto Adige fu governato tramite l’ordinamento terri-toriale. Anzi, sarebbe meglio dire: ammaestrato. Chi conosce solo l’Alto Adige dell’era Durnwalder, non ha la minima idea di cosa sia stato capace di fare l’ordina-mento territoriale; di come i paragrafi della legge urbanisti-

ca possano non solo incatenare gli spazi geografici, ma an-che addomesticare chi ci vive dentro. Lo chiamarono ordi-namento territoriale, ma in realtà gli scopi perseguiti erano le politiche etniche, economiche, sociali, culturali e – inevi-tabilmente – insediative. Politica identitaria attraverso l’or-dinamento territoriale, ecco di cosa si trattava. E poiché or-dinare il territorio equivaleva a risparmio del territorio, l’ur-banistica era in fin dei conti una politica del risparmio. Detto senza eufemismi: politica di prevenzione. Limitare i danni, evitare rischi, prevenire gli imprevisti, consolidare

l’esistente. In Alto Adige insomma si fece ordine.E allora è giunta l’ora di dire che si trattò di un

grande ordinamento territoriale. Certo non tutto fu mosso da nobili cause, ma quasi

tutto ciò che traeva origine da cattive mo-tivazioni, ebbe comunque esiti positivi.

Le leggi urbanistiche altoatesine furo-no spedizioni punitive con effetti col-laterali positivi. Si disse basta al trend delle conoscenze. Con i trend funzio-na come sul treno: se viaggia nella di-rezione sbagliata, è meglio stare

nell’ultimo vagone. Però se il treno in-verte la marcia, allora da ultimi ci si ri-

trova in testa al convoglio. Per l’Alto Adi-ge la legge urbanistica fu una fortuna, an-

corché “imposta” da Alfons Benedikter.Tutto questo ormai è storia. Benedikter fu depo-

tenziato, sono trascorsi quasi 25 anni da allora, l’anno scorso è morto e oggi l’ordinamento territoriale si chiama “svi-luppo del territorio”. Una furbata, a voler pensar male, ma i ri-sultati sono sotto gli occhi di tutti: il territorio si sviluppa. E ine-vitabilmente in maniera alquanto disordinata. Perciò, chi oggi parla di “ordinamento territoriale”, di solito ha la voce carica di nostalgia e di denuncia contro lo “sviluppo” dominante: si sta-va meglio quando c’era l’ordine. La trasfigurazione del passato, però, è un sintomo della vecchiaia.

Florian Kronbichler, 60 anni, è giornalista free lance a Bolzano. I suoi editoriali e commenti vengono pubblicati su giornali in lingua tedesca e italiana.

Or | di | na |men |to |ter |ri |to |ria |le; ordinamento pianificato, sviluppo e messa in sicurezza di grandi aree per garantire un utilizzo ottimale degli spazi vitali. I fondamenti scientifici si basano sulle conoscenze della ricerca spaziale. L’obiettivo dell’ordinamento territoriale è la sistematizzazione dello sviluppo locale tramite l’ausilio di modelli di pianificazione.

Come se ci fosse ancora ordineFlorian Kronbichler parla dell’indissolubile legame tra l’ordinamento territorialedell’Alto Adige e il potente uomo politico Alfons Benedikter. Oggi questo strumento politico di controllo si chiama semplicemente sviluppo del territorio. Senza più ordine.

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COPERTINA: Paesaggio & Architettura | L’opinione

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Tutti pazzi per la vacanza naturale. Ogni tre anniSMG testa l’immagine turistica dell’Alto Adige. Il risultato? Tedeschi, italiani e svizzeri non solohanno esigenze diverse in fatto di vacanza, ma percepiscono anche l’Alto Adige in maniera differente.

IL MARCHIO DI DESTINAZIONE così come lo conosciamo oggi è nato nel 2005. La creazione di un marchio ombrello è un processo in divenire, soggetto a con-tinue correzioni. Ma anche lo spirito dei tempi e le esigenze dei vacanzieri cam-biano nel corso degli anni. Per questo motivo SMG commissiona regolarmen-te ricerche per individuare le tipologie di vacanza preferite e l’immagine del mar-chio sui mercati principali di Germania, Italia e Svizzera. “Queste indagini ci aiu-tano a capire se stiamo procedendo sulla strada giusta e quali contenuti e messag-gi sono adatti ai vari gruppi target”, spie-ga il direttore di SMG Christoph Engl.

Germania: natura e gusto

Riassumendo si può dire che per i tede-schi l’Alto Adige è collegato essenzial-mente a due concetti: la vacanza nella natura e il piacere del gusto. C’è peraltro

da dire che il savoir vivre mediterraneo che il turista tedesco associa volentieri all’Alto Adige, è maggiormente radicato nelle menti dei potenziali turisti. Grazie alla sua cucina locale, l’Alto Adige si è creato una propria immagine culina-ria, che viene fortemente associata ai piatti mediterranei ed ai vini di grande qualità. Per i tedeschi una vacanza nelle Alpi è sinonimo di attività sportive a stretto contatto con la natura, soprattut-to in inverno. Le regioni alpine vengono inoltre sentite come ricche di tradizioni e genuinità, con l’Alto Adige che per i co-noscitori diventa il “Tirolo italiano”.

Per i turisti potenziali, quelli quindi che non ci sono mai stati, le regioni dell’arco alpino sono tutte simili. “Ecco perché è ancora più importante, nella nostra comunicazione, mettere l’accento sull’aspetto meridionale”, fa notare Martin Bertagnolli: solo così ci si può differenziare dagli altri.

Un concetto di prodotto e di destina-zione che voglia essere vincente deve quindi cercare di dare anche alla vacan-za invernale una nota mediterranea, ita-liana. Per dirla tutta: in futuro oltre ai soliti canederli, Kaiserschmarrn e birra, sulle piste da sci i turisti dovranno trova-re aperitivi italiani, sfiziosità mediterra-nee e atmosfera da riviera ligure.

Dal sondaggio condotto in Germania emerge che i tedeschi giudicano la loro vita sempre più frenetica. Non c’è quindi da meravigliarsi che in vacanza il turista germanico voglia evitare ogni tipo di stress. Attenzione però a non confonde-re il gusto con la passività: quando pen-sano al relax, i tedeschi hanno in testa un’attività fisica moderata e delle espe-rienze tranquille nella natura. La classi-ca vacanza wellness è importante solo per un ristretto numero di persone, che peraltro ne danno una valutazione estre-mamente positiva.

Anche in inverno l’Alto Adigeviene definito dai conoscitoritedeschi come il "Tirolo italiano"

MARKETING

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Rilevanza (numero delle citazioni)

Natura e gusto, ecco le motivazioni principali I simboli nei quattro quadranti mostrano la valutazione che i turisti tedeschi, italiani e svizzeri assegnano ai vari tipi di vacanza. Tutte le tipologie di vacanza raffigurate nei due quadranti in alto sono valutate molto positivamente dagli intervistati. Tutto ciò che invece si trova nei quadranti in basso è attualmente giudicato come meno attraente. “Si vede chiaramente come per germanici ed elvetici, ma anche per gli italiani, il tema della natura sia quello più apprezzato. C’è una grande ricerca di contatto con la natura, non solo come sfondo per le varie attività ma proprio come esperienza da vivere”, si può leggere nella relazione conclusiva formulata dall’istituto di ricerca Sturm und Drang.

Ed è quindi in questo ambito che l’Alto Adige ha le migliori chances di farsi apprezzare da ospiti reali e potenziali. Sorprende l’alto punteggio che i tedeschi assegnano alla vacanza wellness, seppur si tratti solo di una piccola percentuale. Il discorso cambia quando si parla di vacanze all’insegna del gusto o della natura, che vengono giudicate “ideali” da gran parte degli intervistati.Da notare anche che la vacanza con la famiglia è amata pratica-mente da tutti gli italiani; tra gli svizzeri invece è ben vista solo da chi ha bambini, e pure tra i tedeschi le ferie con familiari e figli non godono di grande popolarità, come si può notare dalle valutazioni assegnate alla vacanza in famiglia. Quest’ultima quindi, per attrarre i germanici, dovrà necessariamente proporre valide offerte per le famiglie.

Le preferenze dei turisti tedeschi, italiani e svizzeriITDE CH

Vacanza& salute

Vacanzarelax

Vacanzein città

Viaggiorganizzati

Vacanza culturale

Vacanza & divertimento

Vacanza attiva

Vacanza wellness

Vacanza nella natura

Vacanza invernale sulla neve

Vacanza in famiglia

Vacanza& gusto

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fare cose insieme. La vacanza all’insegna del gusto ottiene delle valutazioni molto positive, ma in questi tempi di crisi è im-portante solo per un piccolo gruppo di intervistati. Nella vacanza godereccia giocano un ruolo preponderante le espe-rienze sensoriali, soprattutto quelle culi-narie ma anche il rilassamento del corpo e della mente. Le vacanze collegate alla cultura sono invece valutate in maniera meno positiva, in quanto gli italiani le associano a ritmi frenetici e stress.

“Dopo aver constatato il buon riscon-tro ottenuto presso i turisti italiani, in futuro punteremo maggiormente su una vacanza familiare associata alle espe-rienze nella natura. E metteremo ancor più l’accento sul plurilinguismo, perché abbiamo visto che crea interesse”, dice Martin Bertagnolli anticipando le pros-sime strategie di marketing. Il che signi-fica che si dovrà cercare di prendere i turisti italiani per il verso giusto, offren-do loro una vacanza quanto più possibile spensierata e all’insegna del gusto.

Svizzeri sportivi e curiosi Per gli svizzeri lo sport rappresenta il cuore della vacanza, mentre il "dolce far niente" non viene citato praticamente da nessuno degli intervistati. La vacanza in famiglia viene vista in maniera molto po-sitiva, ma a menzionarla sono in pochi.

La vacanza attiva invece ha sì una gros-sa schiera di sostenitori, ma viene ritenu-ta più stressante e pertanto rimedia delle valutazioni leggermente più basse. I voti peggiori i tedeschi li danno alle visite guidate nelle città e alle vacanze in famig-lia, che vengono associate alla fretta e ad un forte dispendio organizzativo.

Martin Bertagnolli, della direzione di mercato di SMG, commenta: “I tedeschi hanno un grande bisogno di fare una va-canza in famiglia, ma allo stesso tempo la ritengono molto stressante. Spetta a noi proporre offerte che coinvolgano tut-ti i componenti della famiglia togliendo loro un peso. Per questi gruppi target esistono già delle offerte mirate, come quelle dell’associazione dei Familienho-tels Südtirol e quelle di alcuni agrituris-mi che si sono specializzati nella vacan-za per le famiglie”.

Cosa pensano gli italiani

Per gli italiani le regioni alpine sono più o meno tutte uguali e sono solitamente associate ad una vacanza invernale, im-perniata sulla vita e sull’attività in mezzo alla natura. L’Alto Adige viene percepito come un territorio ricco di tradizioni, ma anche straniero, poco affabile e freddo. La vacanza preferita dall’italiano è quella naturale e con la famiglia, laddove fami-glia è sinonimo di stare uniti, divertirsi,

Interessante anche il fatto che gli elvetici sono gli unici, tra quanti passano le va-canze nelle Alpi, ad apprezzare i tour or-ganizzati. Inoltre, a differenza di tede-schi e italiani, gli svizzeri sono già stufi delle vacanze all’insegna del benessere e della salute: per i nostri vicini le ferie ide-ali sono invece quelle trascorse nella na-tura, godereccie e sulla neve. Per vacanza naturale gli svizzeri intendono per lo più la scoperta della natura facendo attività fisica, mentre in una vacanza attiva la na-tura viene vista come uno sfondo ideale per vere e proprie attività sportive.

Quando pensano alle Alpi, gli svizzeri pensano innanzitutto allo sci e ad altri sport invernali che si possono praticare in montagna. Le zone alpine vengono ge-neralmente associate all’idea di tradizio-ne. Per alcuni degli intervistati l’Alto Adi-ge viene percepito come diverso, con una colorazione mediterranea, sia nella men-talità che nella gastronomia. “In futuro punteremo maggiormente sullo stile di vita mediterraneo dell’Alto Adige, perché così potremo essere più vicini all’ideale di vacanza in montagna che hanno gli sviz-zeri”, commenta Martin Bertagnolli. La proposta giusta potrebbe quindi essere una vacanza attiva all’insegna del gusto o anche una combinazione di offerte culi-narie e culturali, come ad esempio i safari del vino o i classici “Törggelen", due ini-ziative dalle ottime potenzialità.

La vacanza preferita dagli italiani: con la famiglia alla scoperta di cose autentiche

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I L S O N D A G G I O S U L L ’ I M M A G I N E

L’agenzia amburghese di sondaggi d’opi-nione Sturm und Drang ha effettuato una serie di interviste lunghe da 30 a 40 mi-nuti a 200 persone selezionate di Germa-nia, Italia e Svizzera. Una parte degli in-tervistati consisteva in turisti "effettivi" che negli ultimi 24 mesi avevano passato almeno un periodo di vacanza in Alto Adige, ulteriormente suddivisi tra turisti estivi e invernali. Poi c’era un gruppo di potenziali ospiti (ovvero persone che pensano di trascorrere le ferie in Alto Adige nei prossimi 12 mesi) e infine un gruppo di intervistati che negli ultimi 2 anni hanno fatto una vacanza in una regione alpina diversa dall’Alto Adige.

(gzp)

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La custode. Andrea Leitner è l’anima del moderno Centro visite del Parco naturale Puez-Odle. La biologa ha il potere di affinare l’attenzione dei visitatori per la natura e gli animali, avvincendo allo stesso modo i bambini e gli adulti.

Testo: Philipp GonzalesFoto: Max Lautenschläger

LE BASTA FARE appena tre ampi passi sopra il massiccio del Sella, il gruppo del Puez e le Odle per arrivare in Val di Funes. Tutto facile, insomma, per An-drea Leitner. Almeno sulla grande foto-grafia aerea sulla quale sta camminan-do e che si trova proprio nel suo posto di lavoro: il nuovo Centro visite del Par-co naturale Puez-Odle a Santa Maddale-na di Funes.

Andrea Leitner, capelli neri, occhi scuri, camicia grigio-verde, 27 anni, è la responsabile della struttura che dall’inizio dell’anno riceve e accompag-na classi scolastiche, associazioni, tu-risti e residenti per spiegare loro il me-raviglioso mondo delle Dolomiti.

Il Centro visite del Parco si trova dal dicembre del 2009 in mezzo all’idilliaco paesaggio di S. Maddalena e, sebbene non tutti i paesani vadano pazzi per questo moderno cubo a due piani in ce-mento color papiro con inserti neri, è ormai diventato parte integrante della vita culturale locale. “Capita sempre più spesso che i bambini del paese arrivino qui con ogni sorta di ritrovamento e mi chiedano di cosa si tratta”, racconta An-drea. La rapida integrazione del cubo è anche merito suo. Lei è “una del posto”, è cresciuta in un maso che si trova accan-to al Centro visite, è andata a scuola a S. Maddalena ed ha sempre avuto un rap-porto particolare con la gente, la natura e le montagne di casa sua. Un rapporto che una volta, quando era adolescente,

la mise di fronte ad un grande dilemma: “Ero innamorata di un ragazzo, e quando durante un’escursione lo vidi gettare una lattina nel bosco, rimasi senza paro-le. Malgrado fossi molto innamorata di lui, lo rimproverai duramente”.

Laureatasi nel 2008 in biologia all’Università di Innsbruck, da due anni Andrea Leitner fa da guida ai visitatori nel Centro visite, mostra loro i compu-ter degli infopoint che illustrano la sto-ria del Parco, la grande fotografia aerea su cui si può camminare e che informa, con testi in italiano, tedesco e ladino, sulle innumerevoli curiosità del parco come ad esempio la presenza di “quat-tro coppie di aquile”.

“Le Dolomiti vengono definite, tra le tante cose, anche il libro di storia della terra, e chi viene qui capisce perché”, ci dice Andrea Leitner mentre si trova nel-lo spazio espositivo interattivo “Toccare le montagne”, davanti ad alcuni massi descritti come “Bellerofonte e la piatta-forma porfirica atesina”.

Il primo piano invece è dedicato in-teramente alla fauna del parco: in mos-tra ci sono penne di aquila reale e nidi d’uccello, uova e pellicce, corna e ossa, custoditi in cassetti e vetrine in legno di larice che Andrea Leitner presenta con un misto di orgoglio e passione.

“Il mio intento – dice Andrea – è di affinare l’attenzione dei visitatori, per-ché se si possiede una certa sensibilità per la natura, allora quando si passeg-

gia nel parco si notano molte più cose. Io ad esempio, quando faccio una cammi-nata, quasi sempre riesco a vedere un’aquila”. Purtroppo subito dopo ag-giunge: “Però non so neanch’io come funziona esattamente la cosa”. Dopo al-cuni attimi di riflessione comunque indi-ca il momento giusto: “Chi va in un parco naturale con l’intenzione di vedere gli animali, dovrebbe andarci la mattina presto o a tarda sera. In quei momenti è molto più probabile avvistare camosci, marmotte e persino aquile”.

La nostra visita si conclude davanti alla grande vetrata panoramica. Da qui si vedono la scuola e i bambini che gio-cano, il rio Funes, i masi del paese, i pra-ti, la fitta e scura foresta, i candidi campi innevati e infine, dall’alto dei loro 1.700 metri di altezza rispetto a dove ci trovia-mo ora, le maestose cime delle Odle, il simbolo del Parco. “Secondo me le Odle sono le montagne più belle di tutte le Dolomiti. E forse del mondo intero”, az-zarda Andrea Leitner.

La responsabile del Centro visite ora è accanto alla parete in cemento a vista, sotto la scritta “Nostalgia”, e assieme ai suoi visitatori guarda in alto, verso le montagne. È giunto il momento di anda-re a scoprirle.

“Noi dobbiamo solo preservare ciò che abbiamo. Perché qui nel Parco naturale non c’è proprio nulla da migliorare”.

PA R C O N A T U R A L E P U E Z - O D L E

S. Maddalena 114/a 39040 Funes tel. 0472 842 523 [email protected] www.provincia.bz.it/natura

MENTI

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Andrea Leitner è cresciuta in un masovicino all’attuale posto di lavoro

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CON 72 MILIONI di abitanti, una posizio-ne strategica tra Europa ed Asia e il suo avvicinamento all’Unione Europea, la Turchia rappresenta la 16a potenza eco-nomica mondiale e la sesta a livello euro-peo. La crescita del mercato turco è co-stante e rende questa nazione interes-sante dal punto di vista economico. Tuttavia le differenze culturali, linguisti-che e normative rappresentano ancora un grosso ostacolo per i partner com-merciali occidentali.

Proprio per superare nel migliore dei modi questi ostacoli, le aziende altoate-sine possono contare sulla rete di relazi-oni con l’estero creata da EOS. Si tratta nello specifico di un pool di esperti in export ma anche in import di cui fanno parte organizzazioni come le Camere per il commercio estero di Germania e Italia, gli ex uffici dell’ICE (Istituto per il commercio estero) nonché aziende di consulenza private.

Tra queste ultime figura la FMCon-sulting di Istanbul diretta da Peter J. Hei-dinger, imprenditore di origine tedesca che vive e lavora in Turchia. Dopo aver creato la rete di distribuzione in Turchia per la sua ex azienda, 10 anni fa ha fon-dato una propria ditta di consulenza che oggi conta già 16 collaboratori e offre ser-vizi ad aziende straniere che vogliono accedere o ampliare la presenza sul mer-cato turco.

3 febbraio 2011, 8.30 del mattino, via Alto Adige 60 a Bolzano: in programma c’è la “Colazione con l’export/Il settore edile in Turchia”. Heidinger illustra in maniera esaustiva la situazione econo-mica in generale e del settore edile in particolare nonché le possibilità di met-tere in piedi una rete di distribuzione nel quadro delle condizioni culturali turche. Dopo la relazione i partecipanti hanno avuto modo di acquisire, tramite collo-qui individuali, informazioni di mercato

specifiche per le proprie aziende. Il fatto che al convegno abbiano partecipato im-prese di respiro internazionale come Rubner e Wolf System, già provviste di uffici dedicati all’export, non deve stupi-re vista la particolarità del mercato in questione. Ed è anche sempre più fre-quente che anche le piccole aziende riescano a conquistare i mercati. Come ad esempio la TTM.

Un esempio vincente

La ditta TTM di Prato allo Stelvio c’era già nel 2008, alla prima giornata di con-sulenza con Heidinger. La TTM si è spe-cializzata nella produzione e nella distri-buzione in esclusiva di diversi prodotti per l’isolamento tecnico come rivesti-menti, nastri adesivi e materiali isolanti. Dopo una ricerca di mercato, il respon-sabile per l’export Leo Berger decise di affacciarsi sul mercato turco facendosi

Informazioni di mercato di prima mano. EOS curarelazioni con partner in oltre 50 nazioni. Ogni mese alcuni di questi partner arrivano in Alto Adige per fornire preziose consulenze alle aziende interessate.

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MARKETING

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assistere, tramite EOS, dalla FMConsul-ting. Il viaggio aziendale effettuato nel dicembre 2008 assieme ad altri impren-ditori, però, portò più disillusioni che allettanti prospettive di vendita.Ma poiché gli esiti della ricerca di merca-to erano stati così promettenti, Berger decise comunque di fare un secondo tentativo, e nel marzo del 2009 volò nuo-vamente alla volta di Istanbul. Stavolta i contatti allacciati si rivelarono decisa-mente interessanti, e le trattative d’affa-ri decollarono.

Il primo ordine consegnato in Tur-chia porta la data del maggio 2010. “Le ricerche iniziali e l’intermediazione di EOS nella ricerca di contatti sono state per noi un grande aiuto, senza il quale non avremmo osato affacciarci su ques-to nuovo mercato”, dice Berger oggi. Markus Walder, direttore del l’In-ternational Trade Support di EOS, si ral-legra del successo di TTM: “Questo non è l’unico caso in cui abbiamo seguito un’azienda lungo tutto il percorso, dal lavoro sul mercato alla presa dei contatti

fino alla prima consegna. FMConsulting si è rivelato un partner competente, ma anche TTM ha dimostrato di essere ca-pace di sbarcare su un mercato per noi ancora esotico”.

I partner? Vengono in Alto Adige

Per consentire a un numero sempre maggiore di aziende di affrontare il mer-cato estero, EOS organizza quasi ogni mese incontri informativi su uno o più Paesi. Gli aderenti alla rete di relazioni vengono invitati a Bolzano, consenten-do così alle aziende interessate di pren-dere un primo contatto senza impegno e di informarsi sulle condizioni generali del mercato di riferimento. I mercati più gettonati sono quelli vicini, ovvero Ger-mania, Austria e Svizzera, in quanto par-ticolarmente adatti ai neofiti dell’export. Ma capita regolarmente di invitare ospiti da altri Paesi europei o extra-continenta-li, offrendo alle aziende locali l’opportu-nità di raccogliere informazioni di pri-ma mano su mercati lontani.

G I O R N AT E D I C O N S U L E N Z A

Per sapere quando si svolgo-no le Giornate di consulenza e gli eventi informativi sui Paesi esteri, consultate il sito www.eos-export.org nella sezione Manifestazioni.

I partner di EOS si trovanoprevalentemente in Europa,ma alcuni provengono daPaesi decisamente esotici

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(cs)

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assorbita durante la crescita della pian-ta. Il legno fa risparmiare energia, per-ché il suo impiego ne richiede un utiliz-zo ridotto. Il legno è anche sicuro nei casi di incendio, perché si conosce quali sono le sue reazioni e ci si può compor-tare di conseguenza. Il legno è a prova di terremoto, possiede ottime proprietà statiche, è flessibile e in edilizia rappre-senta pertanto un’eccellente alternativa a cemento e mattoni. Il legno è anche economico, perché possiede un ottimo rapporto qualità-prezzo. Il legno resiste alle intemperie ed è garanzia di lunga vita per le abitazioni.

Nell’ambito di uno studio condotto dalla cattedra di Strutture lignee dell’Università di Innsbruck e dal clu-ster Legno & Tecnica del TIS, sono state

IL LEGNO significa tavoli, armadi e se-die, fa da combustibile per il forno, di-venta carta da disegno e da giornale e perfino gelato: il legno è dappertutto, anche là dove non pensiamo possa es-serci. E non è tutto: con il legno si pos-sono costruire interi grattacieli e ponti. Insomma, tanti buoni motivi per osser-vare da vicino i tanti vantaggi del legno.

Tutti i vantaggi del legno

Il legno è ecologico, perché ricresce. Nei boschi dell’Alto Adige è stato deciso di adottare un comportamento sostenibi-le, tagliando meno di quanto si riprodu-ca. Il legno risulta inoltre essere a emis-sione zero, in quanto una volta impiega-to non rilascia più l’anidride carbonica

analizzate numerose abitazioni in le-gno di larice e abete realizzate in Val Passiria dal 1250 a oggi. Il risultato: il legno è eccezionalmente resistente nel tempo.

Oltre a tutte queste ottime proprietà tecniche, il legno è anche e semplice-mente, accogliente, caldo e vitale. Noi non ce ne rendiamo conto, ma il suo in-flusso benefico è noto: il legno contribu-isce a creare un clima piacevole, rego-lando l’umidità dell’aria degli ambienti e trattenendo a lungo il calore.

L’utilizzo del legno nell’edilizia e nell’artigianato ha una lunga tradizio-ne. Laddove c’era legno a disposizione, lo si è sempre utilizzato. Anche l’artigia-nato in legno è profondamente radicato in molte zone dell’Alto Adige. Al contra-

Lunga vita al legno. Un materiale che non tramonta mai: il legno ha ottime proprietà tecniche ed è garanzia di comfort abitativo. Ecco perché designer e architetti non sbagliano quando lo scelgono.

Il legno è vivo, caldo e contribuisce a creare un accogliente clima abitativo

A N C H E Q U I C ' ÈU N ' A N I M A D I L E G N O

Fibre di legno: le fibre di legno pres-sate si caratterizzano per l'elevata resi-stenza alla flessione e alla rottura e si trovano tra l'altro in:

• scarpe • vestiario• tappezzerie • colle

Xilitolo (Zucchero del legno): viene estratto dalla corteccia degli alberi e usato anche nella produzione di:

• birra • alcol industriale

Cellulosa: additivo alimentare dagli svariati utilizzi, che viene impiegato nell'industria alimentare e farmaceuti-ca come antiagglomerante, distaccan-te o agente di rivestimento.

• succhi • gelati• pillole • chewing gum

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MATERIALI

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vantaggi non si limitano all’aspetto eco-logico o ai tempi ridotti di costruzione: le case in legno sono a risparmio energe-tico, hanno buone proprietà statiche e rispettano le disposizioni antincendio al pari dell’edilizia convenzionale. Le case in legno insomma non sono lo spauracchio dei pompieri: in caso di in-cendio infatti le travi portanti in legno reggono più a lungo dell’acciaio, il quale si scioglie con il calore e si frantuma sen-za preavviso.

Chic sì, ma ecologico

“In materia di risparmio energetico il le-gno è doppiamente più conveniente”, dice Bertoni. “La prima volta nella fase di costruzione, cominciando dalla materia prima per arrivare alla tipologia e alla progettazione. Ma anche il funziona-mento e la conservazione delle case in legno sono energeticamente più conve-nienti, basti pensare al fabbisogno di aria calda o fredda, al consumo di cor-rente elettrica, alla manutenzione e alla

rio di altri materiali da costruzione, per lungo tempo la volontà di innovazione in materia di legno – per usare un eufe-mismo – è stata alquanto scarsa. Soprat-tutto l’edilizia e il design hanno preferi-to rivolgersi a cemento, vetro e plastica. Negli ultimi anni però le cose sono radi-calmente cambiate, e oggi il legno gode di una ritrovata diffusione in parecchi settori. Le cause sono da ricondurre alla crescente consapevolezza della salute, al bisogno di individualità e autenticità nonché ai vari trend di sostenibilità, co-scienza ambientale e stili di vita e archi-tettonici più rispettosi dell’ambiente.

Anche nel settore edile il legno sta vivendo un vero e proprio boom. “Co-struire con il legno è semplice e compli-cato al tempo stesso, e dona ad architet-ti, designer e operai la sensazione di stare lavorando con un materiale vivo e amico dell’uomo”, afferma Paolo Berto-ni del cluster Legno & Tecnica del TIS. Ed è soprattutto nell’edilizia abitativa che il legno tiene testa al suo concorrente principale, il cemento. Qui infatti i suoi

L’azienda "Pichler Legnami" di Ega ha usato a piene mani il legno perla realizzazione della nuova sede

durata di vita”. Il legno quindi, è bene ripeterlo, aumenta l’efficienza ener-getica di una costruzione.

C’è poi da dire che oggi le case in legno sono anche chic, e parecchi ar-chitetti scelgono il legno come mate-riale da costruzione. Ponti, edifici industriali ma anche palazzi di 8 pia-ni: oggigiorno l’uso del legno non ha praticamente più confini.

E anche i designer si sono accorti dell’esistenza del legno, lanciando sul mercato non solo mobili ma an-che telefoni cellulari, laptop, occhiali e borse in legno. Sfruttare maggior-mente queste enormi potenzialità: ecco l’obiettivo di un progetto Inter-reg IV che il cluster Legno & Tecnica sta curando attualmente. Il “labora-torio del design” offre ad artigiani e stilisti dell’arco alpino la possibilità di incontrarsi per scambiarsi espe-rienze e realizzare assieme prodotti nuovi, “affinché anche i designer im-bocchino la strada del legno”, con-clude Bertoni. (ep)

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Premiati e padroni di casa (da sinistra): Hubert Hofer (direttore del TIS), Christina Zuenelli (Loacker), Ulrich Stofner (direttore di BLS), Thomas Kohl (Kohl Obsthof Troidner), Christoph Engl (direttore di SMG),Heiner Oberrauch (Salewa), Markus Prugger (Nordpan), Roberto Bizzo (assessore provinciale all’innovazione), Thomas Widmann (assessore provinciale all’economia)

EVENTI

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L’anno scorso la Giunta provinciale ha deciso di accorpare in un’unica manifestazione – gli Alto Adige

Award per l’appunto – i quattro premi che fino ad allora venivano assegnati: il TIS Innovation Award, l’EOS Export Award, l’SMG Marketing Award ed il neo-nato Investment Award della BLS.

“L’Alto Adige ha delle grandi poten-zialità e delle ottime aziende, delle quali dobbiamo essere fieri”, ha detto il presi-dente della Giunta provinciale Luis Dur-nwalder aprendo la serata. Quasi 60 im-prese hanno presentato la propria candi-datura, e alla fine le 4 categorie del concorso hanno incoronato altrettante vincitrici: nella categoria Marketing si sono imposti i succhi di mela di monta-gna Kohl del maso Obsthof Troidner di

Renon, il premio per l’Export è andato alla Loacker ancora di Renon, l’Innova-tion Award è stato appannaggio della Nordpan di Valdaora mentre l’In-vestment Award ha visto trionfare l’im-presa bolzanina Salewa.

Gli Award sono stati consegnati dagli assessori provinciali Thomas Widmann, Roberto Bizzo e Hans Berger. Il premio, opera del designer altoatesino Harry Thaler, riproduce i confini geografici dell’Alto Adige e rappresenta innovazio-ne, dinamismo e apertura verso il mon-do. La serata, condotta dal presentatore e film maker Gustav Hofer, è stata impre-ziosita da magici giochi di luce durante le premiazioni e da alcune avvincenti scene tratte dallo spettacolo di danza Dolo mytica.

Un’indimenticabile serata di gala. Che succede quandoeconomia e arte si incontrano? L’11 novembre scorso sono stati in 700 a scoprirlo, in occasione della grande serata di gala che ha concluso la prima edizione degli Alto Adige Award dell’Economia.

L’Alto Adige Award, l’Oscar di casa nostra, è rifinito in alluminio e riproduce i confini geografici della nostra provincia

Dopo la premiazione, i 700 invitati del mondo dell’economia, della politica e della società si sono riversati nel foyer del Teatro Comunale di Bolzano

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1 | Gerhard Comper, Cellina von Mannstein e Michael Grosser 2 | Jasmin Mathà, Christine Lasta, Verena Lazzeri 3 | Alex Ploner, Michael Gaiser 4 | Erwin Lanzinger, Dado Duzzi e compagna 5 | Conte Michael Goëss-Enzenberg, Contessa Sophie Goëss-Enzenberg 6 | Karin Niederfri-niger, Andreas Tschurtschenthaler, Tanja Mair 7 | Florian Pichler, Giuseppe Mele, Stephan Malfertheiner, Angelo Mele 8 | Heinrich Riffesser, Isabella Schwienbacher 9 | Michael Falk, Eleonora Corazza, Harald Plieger

Nel corso della cerimonia di premiazione, che ha ricordatola magica atmosfera degli Oscar, c’è stato spazio per alcuniapplauditi intervalli con scene tratte dallo spettacolo di danza Dolomytica, una produzione del Teatro Comunale di Bolzano

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EVENTI

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Inghilterra: Good HousekeepingRivista femminile – La rivista femminile a grande tiratura dedica all’Alto Adige due pagine molto intense. “Qui la qualità della vita è la più alta al mondo”: si conclude così, il resoconto della giornalista britannica en-tusiasta del soggiorno trascorso in Val di Funes tra arrampicate, degustazioni di spe-cialità e relax nella Spa. Edizione giugno 2011

Belgio: Grande ItalieRivista di viaggi – Il magazine dedicato all’Italia riserva 12 pagine all’Alto Adige, con foto a grande formato che fanno venir voglia di trascor-rere una vacanza all’ombra delle Dolomiti. Grande risal-to viene dato alla gastrono-mia locale, partendo dal dato di fatto che l’Alto Adige è la provincia italiana con il mag-gior numero di stelle Miche-lin. Edizione autunno 2011

Inghilterra: GlamourMagazine di moda - La rivista in formato tascabile consi-

glia l’Alto Adige come ideale luogo di villeggiatura inver-nale, suggerendo i paesini come San Vigilio, la tradizione dei bagni di fieno, le terme e Sesto Pusteria. Per la parte

culinaria vengono consigliati lo speck di Merano, gli gnocchi e i dessert alla moda. Edizione novembre 2011

Germania: Lust auf Genuss

Rivista di gastronomia - Oltre a splendide immagini di piatti

tipici e paesaggi di montagna, il mensile dedicato all’Alto

Adige propone una serie di ec-cezionali foto che fanno “sen-tire” l’accogliente atmosfera degli alberghi e la nobile ele-

ganza dei ristoranti.Edizione settembre 2011

Italia: Io Donna/Corriere della SeraRivista femminile – Un arti-colato reportage tratta il tema della ricerca di un’ar-chitettura a risparmio ener-getico per la settimana bianca, citando 5 esempi sparsi per il mondo. Uno di questi è altoatesino ed è il Residence Lagaciò di San Cassiano, definito esempio di bio-architettura. Edizione del 26 novembre 2011

Ecco cosa scrivono di noi. L’Alto Adige raccontato da giornali e riviste:i protagonisti di turno sono le Dolomiti, sci & wellness, l’architettura locale a basso consumo energetico e le arti culinarie.

NELL’OCCHIO DEI MEDIA

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CHE SI DICE IN GIRO, CHI È PIÙ AVANTI? Al World Architecture Festival (WAF) di Barcelona si danno appuntamento i migliori architetti del mondo; mostre, presentazioni di progetti e seminari si susseguono. Il cuore del festival è rappresentato dai WAF Awards, gli ambiti “Oscar” dell’architettura. Ad entrare nella ristretta schiera dei selezionati su 700 candidati ce l’hanno fatta anche due studi di architettura altoatesini: Monovolume di Bolzano e BergmeisterWolf di Bressanone. “Il WAF non è interessante solo per i nostri architetti, ma anche per le aziende altoatesine di respiro internazionale per l’avvio di trattative d’affari”, spiega il vicedirettore di EOS Markus Walder, promotore del viaggio a Barcelona assieme all’Ordine degli architetti.

B A R C E L O N A , S PA G N A

Il vincitore dell’Award Kjetil Thorsen, dello studio di architettura Snohetta di Oslo, conversa con Michael Purzer della Frener & Reifer di Bressanone

MERCATO

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“L’architettura rispecchia sempre

un umore,una visione della vita”.

Alain De BottonFilosofo di origine svizzera, *1969

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