L'Ortese - Gennaio 2011

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L'Ortese, Anno 9 - N. 1 Gennaio 2011

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150 anni dell’Unità d’Italia?! Questasì che è una notizia! Ero infatti convintoche la storia d’Italia fosse finita nel 1948.Il mio orizzonte è pieno di cronaca: Iran,Berlusconi, Obama, D’Alema... Ma nonchiedetemi che ci fanno lì. La storia dal1948 ad oggi non la conosco. A scuolanon me l’hanno proprio insegnata. Peròabbiamo letto i giornali.

Il terzo regime, quello repubblicano,è quello in cui vivo, malo conosco meno. Forsequesto spiega perché lapolitica a me e a moltidella mia generazionepaia un mondo mar-ziano. Del primo regi-me, quello monarchico-liberale, mi viene dadire che si tratta di unliberalismo ben strano.Sì, una piccola mino-ranza di proprietaristrappa lo Statuto al-bertino nel 1848 ad unamonarchia ottusa e rea-zionaria. Poi con l’aiutodi Francia e Inghilterrae con il contributo di unmigliaio di sessantottinidell’epoca in camiciarossa, guidati da taleGaribaldi, la monarchiasabauda unifica il Paese,eccetto il Nord-Est, earriva a Roma. Ma iliberali si vedono soloquando s i t r a t t a d ispartirsi le proprietàdella Chiesa e degliordini religiosi, accu-mulate nei secoli dagenerazioni a beneficiodei poveri. Bismarck,che e ra uno junkerprussiano, ha unificatola Germania, ma halasciato l’autonomia aiLaender. La monarchia italiana e i libe-rali invece impongono un duro modellostatale centralistico ad un Paese, chedal VI secolo ha incominciato a dividersiin stati autoctoni o controllati da potenzestraniere: un modello monostatale aduna nazione storicamente pluristatale.

Perché hanno scelto questo modello,benché Gioberti e Cattaneo proponesseroun’alternativa più realistica e più rispet-tosa della storia? Perché la borghesiaitaliana è poca cosa, rispetto a un Paese

di 22 milioni e 182 mila abitanti nel1861: contadini analfabeti fino al 90%,artigiani, qualche operaio. Nel gennaiodel 1861 fu concesso il diritto di votosolo a 419.938 persone; a votare ci an-darono in 239.583; i voti validi si ridus-sero a 170.567. Di costoro 70.000 eranodi impiegati statali precettati. Cavour èeletto con 6 voti, Garibaldi con 4! Mah!Perciò questa borghesia, arricchitasi con

i latifondi piuttosto che con la produzio-ne, non riesce a tener sotto il Paese, senon usando brutalmente l’esercito el’Amministrazione, soprattutto al Sud.

Il regime monarchico-liberale ha ge-nerato la questione meridionale. Per ilpopolo le libertà reali sono pochi: laprima è quella di crepare di fame, laseconda di emigrare: 5 milioni alla finedell’Ottocento.

Questo liberalismo povero cultural-mente e a base sociale ristretta, al quale

Giolitti prova a fornire un orizzonte piùlargo, viene sopraffatto dalle correntinazionaliste e rivoluzionarie che spingo-no per l’avventura coloniale di Aduanel 1896, per l’occupazione sanguinosadella Libia nel 1911 e per la partecipa-zione non dovuta al grande macello dellaPrima guerra mondiale. I contadini sonomandati al massacro a centinaia di mi-gliaia: 700 mila morti e 1 milione e 100

mila feriti. Il passaggioal fascismo è la risul-tante di una borghesiadebole e impaurita difronte a grandi masseche ora, dopo aver ir-ro ra to d i s angue i lNord-Est, chiedono agran voce di parteciparealla cosa pubblica e cheincominciano ad orga-nizzarsi in partiti. Lanazionalizzazione dellemasse avviene in Italiaper via totalitaria, es-sendo stata incapace laborghesia liberale ita-liana di farlo per viademocratica. È il pe-riodo che conosco me-glio, grazie a HistoryChannel! La caduta delfascismo nel 1943 nonavviene per moti anti-fascisti - l’antifascismoessendo defunto nel1939 dopo i l Pa t toMolotov-Von Ribben-trop - ma per un colpodi stato della Monar-chia. La liberazione finaleda l naz i fa sc i smo èopera principale di In-glesi, Americani, Po-lacchi, persino di unaBrigata ebraica. La

Resistenza ha fatto la sua parte. Nel 1945erano circa 300 mila i resistenti, hannoavuto quasi 80 mila morti. So che nel1946 ha vinto la Repubblica nel referen-dum istituzionale del 2 giugno e chenel 1948 è entrata in vigore la nuovaCostituzione. Ma non chiedete a me chifossero De Gasperi o Togliatti o Bene-detto Croce. O Fanfani o Moro o Ber-linguer o le Brigate Rosse o Reagan oGorbaciov o Khomeini. Sono nato nel1979.

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È noto che l’invecchiamento della po-polazione rischia di provocare il fallimentodei sistemi di sicurezza sociale nei paesiindustrializzati.

Nel mondo industrializzato le personevivono più a lungo, hanno meno figli evanno prima in pensione.

La proporzione di persone anziane inrapporto alla popolazione attiva aumentarapidamente con il risultato che il funzio-namento dei fondi pensionistici e deglialtri programmi di sicurezza sociale è sbi-lanciato, insufficiente perché i beneficiarisono più numerosi dei contribuenti.

Gli esperti stimano che questo squili-brio costituisca una vera e propria bombaa scoppio ritardato perché, se dovesse du-rare, tra 15-20 anni potremmo andare in-contro ad una grave crisi del mercato pen-sionistico.

Il problema dei mezzi da applicare perdisinnescare questa bomba rischia di su-scitare forti contrasti.

La soluzione generalmente preconizzataconsiste nel prolungamento della vita attivaoltre l’età in cui si può accedere alla pen-sione.

I partigiani di questa soluzione sosten-gono che aumentando il rapporto tra lavo-ratori attivi e pensionati si alleggerirebbeil carico gravante sui sistemi di sicurezzasociale.

Numerosi governi hanno, di fatto, pro-posto di aumentare il tasso di attività dellepersone anziane.

I ministri del lavoro riuniti in occasionedel vertice del G8 hanno sostenuto cheper far fronte all’impatto economico del-l’aumento della percentuale di personeanziane bisognerebbe innalzare il più pos-sibile il tasso d’impiego di tutte le personein età lavorativa.

In questi ultimi anni molti governi han-no deciso di ritardare l’età di ammissionealla pensione.

La maggior parte dei Paesi industria-lizzati sembra ormai ammettere che il modomigliore per prevenire la crisi che l’invec-chiamento demografico potrebbe provocareconsiste nell’incentivare le persone anzianea prolungare la loro vita lavorativa.

Bisognerebbe, però, incentivare anchegli imprenditori perché trattengano o as-sumano lavoratori anziani.

Innalzare l’età pensionistica, tuttavia,non è sufficiente in caso di recessione eco-

nomica, di riduzione delle maestranze permassicci licenziamenti; in tal caso gli in-terventi di prepensionamento possono es-sere per i Governi, per gli imprenditori eper i Sindacati uno strumento vitale perfar fronte alle conseguenze della diminu-zione della popolazione attiva. Obbligarele persone a rimanere più a lungo sul mer-cato del lavoro potrebbe sembrare ingiustoe risultare controproducente rispetto alloscopo prefissato, se in pari tempo non simettono in atto misure per appianare gliostacoli che si oppongono all’impiego dellepersone anziane.

L’azione mirata a migliorare le prospet-tive d'impiego delle persone anziane dovràessere condotta su vari punti: rendere in-nanzitutto illegale la discriminazione fon-data sull'età: affinché migliori la posizionedei lavoratori in età anziana bisognerebbegeneralizzare la formazione e l’apprendi-stato lungo tutto l’arco della vita. Inoltresi potrebbe, ad es., moltiplicare la possi-bilità di lavoro a tempo parziale e, in ge-nere, facilitare le condizioni di lavoro.

L’opportunità di legiferare a protezionedei lavoratori anziani è ancora molto con-trastata in numerosi Paesi, pur non essendo

rari i Paesi in cui la legislazione proibiscela discriminazione basata sull'età. Allostato attuale, la maggior parte dei Paesinon offre alcuna protezione legale controla discriminazione fondata sull’età. I quadriintermedi sono riservati alle persone dimezza età, la formazione dei lavoratorianziani è inutile perché tra breve andrannoin pensione.

Tuttavia se l’evoluzione che si sta di-segnando da qualche decennio dovesseproseguire, la sicurezza sociale ed in par-ticolare i sistemi pensionistici e di assicu-razione malattia si troveranno in una si-tuazione sempre più difficile. Per ora ilproblema si pone soprattutto nei Paesi in-dustrializzati poiché i fenomeni che sonoall'origine (basso tasso di natalità, allun-gamento della speranza di vita) negli Paesisono meno pronunciati.

Ma con il tempo questa situazione po-trebbe cambiare.

Se i pessimisti avessero ragione e l’in-vecchiamento demografico costituisce ve-ramente una bomba a scoppio ritardato,prima verranno adottate misure per il suodisinnesco e meglio sarà. Il conto alla ro-vescia è già iniziato.

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Sono ormai pochi i mesi che ci se-parano dalle prossime attesissime elezio-ni comunali, e il clima in seno alle varieforze politiche inizia a surriscaldarsi,ma lo scenario che lentamente va dipa-nandosi appare oggi ancora piuttostoingarbugliato e poco chiaro, a testimo-nianza che le strategie e lelogiche partitiche e socialistiano conoscendo la loro faseembrionale. Col nostro pe-riodico continuiamo ad ana-lizzare le prime “mosse” diquella che appare una vera epropria partita a scacchi, edin questo numero abbiamodato voce a Lorenzo Annese,cinquantacinquenne espertouomo politico, attualmenteconsigliere all’opposizione: alprimo turno dell’ultima tornataelettorale per la carica disindaco, con una lista facentecapo a Riformisti, Autono-misti, Udeur, Margherita eItalia dei Valori, per un solopunto percentuale non laspuntò su Donato Iorio, cheal ballottaggio fu sconfitto daGiuseppe Moscarella.

Anche due ann i fa fusfortunato il suo impegno perle elezioni provinciali, inquanto ottenne 1162 voti,caldeggiando la candidaturaa Palazzo Dogana di EnricoSantaniello, che però nonfurono sufficienti a garantirgliun posto come consigliere.

Oggi i rumors lo dannopronto a scendere nuovamentein campo, ma lu i g l i ssa ,precisando che non è questala sua priorità: “La nostra ideaè di creare una coalizione di centro dimoderati-riformisti, perciò abbiamo avu-to incontri con diversi schieramenti par-titici, coi quali abbiamo parlato di volercambiare pagina; rivolgiamo pertantol’appello, a chi vuole impegnarsi nelsettore civile e amministrativo, di mettereda parte ambizioni personali, e volereveramente il bene del paese: dobbiamotrovare un candidato sindaco con espe-rienza e lungimiranza, altrimenti propor-remo le primarie”.

“La mia preoccupazione” prosegueAnnese “è infatti rivolta a chi vuole fareil sindaco senza avere alla base un mi-

nimo di esperienza e di criticità; infattisono disposto ad aprire un dibattito versoquelle forze sane e progressiste in gradodi fare un passo indietro e avviare unconfronto per il bene del paese: occorreridare futuro alle imprese locali e spe-ranza ai troppi giovani che abbandonano

questa terra, bisogna progressivamenteridurre l’ingente debito delle casse co-munali, pari a oltre 15 milioni di euro,in modo da garantire una più equa distri-buzione della ricchezza, abbiamo a cuorela rivalorizzazione del centro storico co-me luogo in cui ritrovarsi e scambiareopinioni e siamo totalmente contrari al-l’eolico selvaggio, una scelta inutile inun paese a vocazione agricola come OrtaNova e che cercheremo di interrompere”.

Con oltre cento interrogazioni neiconsigli comunali, Annese si è distintocome tra i più tenaci e risoluti oppositoridell’attuale Amministrazione Comunale,

in particolar modo nei confronti dell’As-sessore al Bilancio Cosimo Bombino,al punto da esserne querelato lo scorsomaggio.

“Il quinquennio di Moscarella è statodeludente, disastroso, da dimenticare”,tuona Annese - “Abbiamo spesso messo

in difficoltà un’Amministra-zione che ha fortemente tra-scurato la cosa pubblica,sperperando i soldi delle cassecomunali con scelte inop-por tune , su tu t te la Pro-grammazione della SecondaZona Pip di Viale Ferrovia,ricaduta all’indomani delleelezioni per un ammontarecomplessivo, tra acquisto diterreni, opere di arredo einteressi maturati, per oltreotto milioni di euro. Esiste inOrta Nova una considerevoledisuguaglianza a tutti i livellisociali, tanti uffici tecnici dieccellenze professionisticherischiano la chiusura perchégli appalti vengono assegnatisempre ai soliti, perciò siassiste in maniera sempre piùdisarmante a una esternaliz-zazione dei servizi pubblici,che reca non pochi disagi aicittadini. La Villa Comunaleè stata chiusa oltre un anno,i semafori continuano a nonfunzionare, le strade sonopiene di buche che sono dellevere e proprie voragini, eultima ciliegina del suo man-dato sono state le verifichedella Tarsu e della TariffaIgienico Ambientale, che sisono rivelate del tutto privedi fondamento”.

La curiosità di Annese è quella di“chiedere a Moscarella quale sia l’orgo-glio di questa Amministrazione, e nonmi dica che sono i lavori presso la ScuolaMedia Pertini: infatti ha chiesto un fi-nanziamento di 700.000 euro più duemutui con scadenza ventennale (per unacifra totale di ben tre milioni di euro)per un rifacimento strutturale, invece lascuola è stata totalmente demolita, per-tanto ha usato un vero e proprio esca-motage credendo di prenderci in giro,e quei fondi potevano essere destinatiper altri settori della nostra economia,altro che fiore all’occhiello quindi!”.

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La discarica di rifiuti speciali “non perico-losi” in località Ferrante, sembra ormai un lon-tano ricordo. L’azione dell’attuale Amministra-zione Comunale, guidata dal Sindaco PeppinoMoscarella, e di tutta la cittadinanza è riuscitaa far sì che l’incubo ecologico per la nostraterra non si sia trasformato in realtà.

Dopo il 25 febbraio 2008, data in cui furevocata la famosa delibera provinciale 525/2005che autorizzava la realizzazione della discaricain località Ferrante, sembra opportuno rinverdirei ricordi dell’iter che consentì il successo dellaCittà di Orta Nova contro la realizzazione diun “mostro” ecologico che avrebbe ucciso persempre un territorio come il nostro a vocazioneprettamente agricola.

Tutto incominciò nel novembre del 2004,quando l’Amministrazione del Sindaco MicheleVece approvò in Consiglio Comunale “il parereurbanistico favorevole” alla localizzazione diuna discarica di rifiuti speciali “non pericolosi”della ditta A.GE.CO.S. SpA, con il solo votocontrario del Consigliere Comunale di opposi-zione, Lello Iorio (AN).

Preso atto del parere favorevole del Comunedi Orta Nova, la ditta A.GE.CO.S. SpA, nelfrattempo, inoltrò all’Assessorato regionale al-l’Ambiente un’istanza per la realizzazione delladiscarica.

Nel gennaio del 2005 il Dirigente del Set-tore Ecologia della Regione Puglia aveva espres-so parere favorevole sulla compatibilità ambien-tale del progetto, presentato dalla dittaA.GE.CO.S. SpA.

I giorni passavano come se niente fosseaccaduto e i cittadini continuarono a non essereinformati di nulla; intanto, fra una conferenzadi servizi e l’altra indette dalla Provincia diFoggia, l’iter burocratico avanzava inesorabil-mente.

Nella seduta del 29 aprile del 2005, laConferenza Provinciale acquisiva una nota pre-sentata congiuntamente dalla sezione di AlleanzaNazionale e quella dei Democratici di Sinistra,con una petizione contro la discarica, accom-pagnata da oltre 5000 firme dei cittadini di OrtaNova. Inoltre, nella stessa seduta venivano ac-quisiti i pareri contrari dei Comuni di Stornarella,Cerignola, Stornara, Ordona e Carapelle.

Qualcosa si incominciò a muovere: a mag-gio del 2005 il movimento politico giovaniledi Alleanza Nazionale “Azione Giovani” diOrta Nova, diffuse un volantino alla popolazionein cui si invitava tutti i cittadini a protestarecontro la realizzazione della discarica.

Incurante di tutto e di tutti, la Giunta Pro-vinciale di centro-sinistra, con deliberazionedel 05/07/2005 n. 525 decideva di “approvareil progetto per la costruzione, gestione e ripristinoambientale del sito a chiusura della discarica”.

L’attuale Sindaco di Orta Nova PeppinoMoscarella, eletto nel giugno 2006, con deliberacomunale n. 14 del luglio 2006, approva“l’annullamento d’ufficio in autotutela delladelibera di parere urbanistico favorevole” dellaprecedente amministrazione Vece, non avendol’appoggio dell’opposizione, che al momentodel voto abbandonava l’aula lasciando sola lamaggioranza ad assumersi tutte le responsabilità,così come il sindaco Moscarella aveva promesso

ai suoi elettori durante la campagna elettorale.Un primo esito, apparentemente positivo, ci fudopo la sospensione dei lavori previa istanzadel Comune di Orta Nova all’amministrazioneProvinciale.

A questo punto l’A.GE.CO.S. SpA, in data5 dicembre 2006, faceva ricorso al TAR; ancheil Consiglio di Stato con sentenza del 19/10/2007disciplinava che era la Provincia di Foggia adavere le competenze in materia ambientale equindi l’unico ente titolato al rilascio di auto-rizzazioni per la realizzazione di discariche edi conseguenza a revocarle o a sospenderne ilavori di realizzazione!

Così, tra burocrazia e tentennamenti ammi-nistrativi caratterizzati da un’inspiegabile inerziadella Provincia di Foggia, la ditta A.GE.CO.S.SpA comunicava al Comune di Orta Nova cheavrebbe, in data 25/10/2007, riavviato il lavoriper la realizzazione della discarica.

Perciò, nel dicembre del 2007, il SindacoMoscarella, con tempestiva urgenza provvedevaad inviare al Presidente dell’AmministrazioneProv.le Carmine Stallone, all’Assessore Provin-ciale all’Ambiente Pasquale Pellegrino, al Pre-sidente della Giunta Regionale Nichi Vendolae al Procuratore della Repubblica presso il Tri-bunale di Foggia, una nota in cui si sottoponevaalla loro attenzione una serie di osservazioniintese ad ottenere la illegittimità della deliberadi Giunta Provinciale 525/2005 ad avere il de-finitivo annullamento della stessa.

A seguito di ciò, il Consiglio Provincialedisponeva di sospendere l’efficacia dell’attodeliberativo n. 525 e quindi di sospendere l’au-torizzazione all’approvazione del progetto delladitta A.GE.CO.S. S.p.A.

Tuttavia, l’annullamento della delibera525/2005 tardava ad arrivare da parte della Pro-vincia di Foggia a causa di inspiegabili e pernulla giustificabili perplessità di ignota natura.

Così, la mattina del 12/02/2008, il SindacoMoscarella insieme ai suoi Consiglieri ed As-sessori, vista l’inerzia e la palesata “strafottenza”della Provincia di Foggia compì un’azione pro-rompente, quantomeno singolare, ma visti i ri-sultati, piuttosto efficace, incatenandosi a PalazzoDogana, sede della Provincia di Foggia.

Il Sindaco, in una nota divulgata direttamen-

te da Palazzo Dogana, chiedeva che la Regionee l’Amministrazione Provinciale provvedesseroa quanto di loro competenza per annullare irispettivi atti in quanto viziati ed illegittimi.

L’atto di incatenarsi alla Provincia, seppurdisperato ma forte, aveva portato in data14/02/2008 ad una grande manifestazione dellepopolazione dei Cinque Reali Siti, coordinatedal comitato “Salviamo la Nostra Terra” davantialla sede della Provincia di Foggia, che insiemeall’azione del Sindaco Moscarella ottennero unincontro con alcuni Consiglieri Provinciali econ l’Assessore all’Ambiente della Provincia.Da tale incontro uscì un impegno sottoscrittodai rappresentanti della Provincia ad annullarein autotutela la delibera 525/2005 che avevaautorizzato la discarica dei rifiuti speciali inlocalità Ferrante.

Il sit-in presso la Provincia durò fino all’ul-timo giorno della legislatura della “GiuntaStallone” cioè fino al 25 febbraio 2008; giornoin cui fu revocata la tanto infima delibera525/2005.

Attualmente la discarica è stata sottopostaa sequestro da parte della Guardia di Finanza,in attesa della conclusione del processo, dopoindagini relative anche ad altri siti di proprietàdella stessa ditta A.GE.CO.S. S.p.A.

In tutta questa faccenda non sono state po-che le strumentalizzazioni, da parte di chi evi-dentemente non tiene a cuore le sorti del nostropaese, cercando di scaricare la colpa sull’Am-ministrazione Comunale che come si può bencapire ben poco poteva fare, se non avere ilcoraggio e la galanteria di mantenere la promessacon gli elettori annullando la delibera dell’am-ministrazione Vece, unica deliberazione di com-petenza del Comune di Orta Nova.

Difficilmente si potrà dimenticare che siè rischiato più volte di compromettere grave-mente l’ordine pubblico della Città di Orta Novaa causa di operazioni demagogiche e denigratoriead opera di alcuni “non interessati” ai lavori,prendendo di mira un’Amministrazione seriae responsabile, più volte testata e collaudatada mille problemi amministrativi risolti e sanati,con l’obbiettivo di distogliere l’attenzione deicittadini da quello che era il vero problema darimuovere: LA DISCARICA!!!

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“Lo Stornarese” and “L’Ortese”Ha contribuito certamente l’atmosfera

natalizia a farci maturare l’idea di scriverealla redazione de “L’Ortese”nella personadel suo editore Annito di Pietro, che tutticonosciamo molto bene, per cercare di sta-bilire un contatto tra il nostro Circolo Cul-turale “Lo Stornarese”di Milano e l’Asso-ciazione de “L’Ortese”. È evidente che siamodue Circoli sociali che entrambi credonoancora nel valore della socializzazione, inun epoca in cui gli uomini tendono ad isolarsie dove ognuno è proteso a coltivare il proprio‘orticello privato’. Il mondo di oggi purtrop-po dà grande valore agli aspetti materialisticie di conseguenza gli uomini si sentono spintiunicamente a mettere in atto performancedi ordine concreto. Le nostre Associazioni,invece, nutrono degli ideali, valori nobilicapaci di rendere gli uomini meno egoistie più solidali sia nell’affrontare i problemidella vita che nel condividere i momenti dispensieratezza e gioia. Se ciò è vero ci sem-bra dunque ovvio che i nostri due CircoliCulturali entrino tra loro in contatto; lo scopoche ci muove, pertanto, è quello di ricercareun’Amicizia con “L’Ortese”, sperando possanascere in futuro un’utile e reciproca colla-borazione. Quindi prima di tutto il Presidentede “Lo Stornarese”, nella persona di Dome-nico La Quale, desidera rivolgere a tuttal’Associazione Culturale dell’Ortese un af-fettuoso saluto con i migliori AUGURI diBUONE FESTE e di un FELICE 2011.

Con la certezza che le nostre Associa-zioni si sentono motivate ad inseguire valoriculturali e sociologici, e un amore disinte-ressato verso i nostri compaesani. Voi im-pegnati nel campo dell’informazione, e noide “Lo Stornarese” più orientati ad una so-cializzazione a tutto tondo: stare insieme e

divertirsi, ma con attenzione anche agli aspet-ti culturali e umani.

Caro Annito e tutta la Redazione de“L’Ortese”, come certamente saprete il no-stro Circolo “milanese” è stato fondato moltianni fa da un gruppo di amici stornaresi,e domenica 12/12/2010 ha festeggiato ilsuo 24° compleanno in un grande ristorante,con pranzo, musica, danze e tanta allegria.

Col passare del tempo sono entrati afar parte della nostra Associazione soci dialtri paesi e provincie, tra cui annoveriamoparecchi ortesi, come la gentile consortedel nostro Presidente sig.ra Nina Coluccelli,il dott. Tonino Torraco e la sua signora, lasig.ra Liliana Giuffreda, il sig. Franco Squar-ciotti ed altri ancora. Dopo il lungo periodoin cui i nostri due Circoli si sono ignoratiora “Lo Stornarese” ha deciso di chiedervi‘amicizia’! Ma non quella virtuale, tanto dimoda oggi nei social network tipo Facebooko Twitter, ma un’amicizia reale, concreta,tangibile e possibilmente anche utile e pro-duttiva. Con l’unico fine di poter contaresu chi ha la stessa visione della vita e con-tinuando insieme verso obiettivi puramenteumanistici e fraternizzanti. Per il momentola cosa che ci sentiamo di dire all’Orteseè che vivendo lontano dai nostri paesi d’ori-gine, siamo avidi di notizie su di essi, doveovviamente conserviamo ancora diversi af-fetti ed interessi. Con la pubblicazione de“L’Ortese” potreste sopperire magnificamen-te a questo nostro bisogno, magari inviandociun numero limitato di copie; tuttavia il vostrogiornale non ci è sconosciuto del tutto, ognitanto ci capita di leggerlo quando un nostrosocio ortese ce lo passa da leggere (a pro-posito segnaliamo che la sig.ra Nina Coluc-celli non riceve più L’Ortese da oltre unanno).

A questo punto ci fa piacere raccontareciò che avviene di norma nel nostro Circolo.Come già accennato siamo un gruppo moltonutrito di soci-amici, specie da quando sisono piacevolmente “infiltrati” tra noi mi-lanesi, calabresi, siciliani, sardi e tanti altriancora, ma nessun leghista. Ci piace stareinsieme e divertirci, ballando e gustando isapori della cucina pugliese, pietanze pre-parate dalle nostre socie coadiuvate dal sim-patico sig. Vincenzo Prete, un vera artistain cucina. Amiamo poi andare in gita (ormaiabbiamo visitato tutto quanto merita di esserevisitato nel nord Italia), apprezziamo mostree frequentiamo il teatro, ci raccontiamo storiee barzellette ma sempre all’insegna del puroe sano divertimento. Ogni anno il 13 dicem-bre per l’anniversario della fondazione delCircolo, organizziamo una grande Festa pres-so un grande ristorante, con un menù stra-ordinario, musica live, ottimo vino, balli digruppo e tanta tanta allegria. Spesso i com-pleanni e certi lieti eventi dei soci diventanodei pretesti per far festa e poter gustare ceneeccellenti. Ultimamente, per esempio, abbia-mo festeggiato un evento molto insolito,che ci ha fatto molto piacere: un socio dinome Rocco Muschitiello, di 71 anni, haconseguito la laurea di dottore in Filosofiapresso l’Università Statale di Milano. ARocco abbiamo fatto le nostre congratula-zioni! Un caso che ci ha fatto riflettere: l’uo-mo anche da pensionato può continuare arimanere attivo e partecipativo alle questioniumane ed esistenziali, e poi Dio sa quantoè importante mantenere la mente allenataper vivere pienamente la nostra intricataesistenza.

Cari amici del Circolo Culturale dell’Or-tese, cosa ne pensate della nostra richiestadi Amicizia? Ci rivolgiamo più precisamente

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all’editore Annito di Pietro e a tutti i mem-bri del Circolo de “L’Ortese per dire cheabbiamo la stessa finalità: cercare di avvi-cinare e amalgamare il più possibile le per-sone del nostro territorio, specie oggi quandosi profila la possibilità di realizzare il progettodell’Unione dei 5 Reali Siti (un unico Entesovra comunale che comprende Carapelle,Ordona, Orta Nova, Stornarella e Stor-nara). 5 paesi che hanno la stessa storia eidentica vocazione, per cui devono essereprotetti dallo stesso ombrello socio-politicoe culturale, per un indubbio beneficio dellenostre generazioni future.

Cogliamo l’occasione per salutarvi tuttiaffettuosamente, rinnovando i nostri migliorAUGURI di BUONE FESTE a nome delPresidente Domenico La Quale.

Il neo dottor Rocco Muschitiello

Caro Presidentecarissimi amicidel Circolo “Lo Stornarese”

Ho ricevuto la Vostra gradita lettera congli auguri per le S. Feste Natalizie che ri-cambio insieme ai miei amici dell’Ortese.

Non conoscevo l’esistenza del VostroCircolo per cui non ho avuto prima l’oppor-tunità di intraprendere un dialogo con tuttivoi. Come alcuni di voi già sanno, la nostraAssociazione oltre a curare varie attivitàculturali annovera tra essa specificatamente:la Settimana della Cultura, la Giornata del-l’Emigrante, i dibatti e i convegni che riguar-dano il nostro territorio. Propagandiamo l’or-tesità dei nostri concittadini sparsi nel mondomantenendo vivi i rapporti con tutti. Li pro-poniamo ogni anno con dibattiti e presenta-zioni di libri in cui il più delle volte gliautori raccontano la nostra storia, la nostracultura, le nostre tradizioni.

Abbiamo fondato un giornale che hapreso il nome de “L’Ortese dei 5 Reali Siti”.Abbiamo costituito una sede dell’Unitre de-nominata: Unitre dei Comuni dei 5 RealiSiti. Il mio desiderio è stato sempre quellodi creare un ponte tra i residenti dei nostriComuni e i nostri compaesani che vivonosparsi nel mondo; questo si sta realizzandoattraverso il giornale L’Ortese.

Con piacere attendiamo le lettere da partedegli emigrati che intendono comunicarcile loro esperienze e magari per pubblicarlesul giornale L’Ortese se ciò può fare loropiacere.

Unitamente a tutti i Soci de L’Ortesesaremmo felici di questa opportunità chesoddisfa i nostri proponimenti istituzionali,quali lo scambio di idee tra i vari concittadini.

Oltre le iniziative menzionate abbiamoistitutito un premio denominato: “L’Ortesenel mondo” dove andiamo a premiare coloroche si distinguono nel campo letterario, ar-tistico, scientifico, commerciale ed industria-le. A seguito della costituzione dell’Unionedei Comuni dei 5 Reali Siti il suddetto pre-mio si potrebbe allargare a tutti i concittadiniappartenenti ai 5 Reali Siti.

Un’altra idea: che ne pensate se il vostrocircolo prenda il nome dell’Unione dei Co-muni dei 5 Reali Siti considerato che tragli iscritti risultano amici dei vari Comuni?

Prendetela come una provocazione, perònon mi sembra molto “malvagia”. Nei pros-simi mesi provvederò a spedire un congruonumero di riviste al vostro indirizzo, voiprovvederete poi alla distribuzione.

Che ne pensate di un incontro tra il vo-stro circolo e le cinque Comunità per festeg-giare magari il Santo Patrono dell’Unione?

Sempre in attesa di un piacevole vostroscritto vi saluto molto affettuosamente unitoagli amici soci dell’Ortese dei Comuni dei5 Reali Siti.

Annito Di Pietro

OrdonaBoccata di ossigeno per le casse comunalidi Saverio Gaeta

I consiglieri del Gruppo di opposizione“Ordona Moderna”, Serafina Stella, Leo-nardo De Luca, Rocco Volpone e AntonioTroccoli, rispondono, con una breve notasul loro sito, alla lettera del Sindaco RoccoFormoso, fatta recapitare nel mese di luglioai preoccupati cittadini ordonesi per illustrareil motivo dell’aumento della tariffa dellanettezza urbana. Nella missiva, il primo cit-tadino spiegava di aver, suo malgrado,“trovato le casse del Comune desolatamentevuote. Che fossero vuote in verità lo sapevo;quello che non sapevo è che ci fossero tantidebiti [...]. C’è poco da stare allegri ancheperché gran parte degli introiti spettanti alComune per i prossimi quattro anni e relativiai parchi eolici, sono stati già richiesti, in-cassati e spesi dalla passata Amministra-zione”.

La sofferta ed impopolare decisione del-l’attuale Amministrazione ricade quindi comeuna improrogabile e diretta conseguenzadella negativa situazione finanziaria ereditatadall’ex Sindaco, nonché Assessore al Bilan-cio, Rag. Michele Pandiscia, ma per i treconsiglieri dell’opposizione “viene difficilecondividere lo stato d’animo del Sindacoe pensiamo che tutti i cittadini ordonesi, difronte a queste parole, si siano fatti almenouna risatina. La ragione è semplice: nei diecianni di amministrazione Pandiscia tutti sa-pevano che Lei Signor Sindaco era il con-sigliere particolare del suo predecessore edi qualche altro saltimbanco consigliere chepur di stare nella stanza del potere ha pre-ferito ingannare i propri elettori passandodalla minoranza alla maggioranza”.

“Pertanto” - prosegue la nota - “ci risultapiuttosto strano che proprio Lei sia rimastosorpreso della situazione economico-finan-ziaria del nostro Comune anche perché nelsuo schieramento elettorale c’erano due per-sone, attualmente presenti nella sua ammi-

nistrazione, che ne erano pienamente a co-noscenza. Di conseguenza ci viene da credereche la lettera sia stata una manovra dema-gogica e pretestuosa per preparare i cittadiniordonesi alla fatidica frase non ci sono soldie, quindi, si devono necessariamente aumen-tare le tasse locali per ripianare il bilanciocomunale ed eventualmente mantenere iservizi”. Al centro delle polemiche vi è l’in-cremento della tassa della nettezza urbana:“Stranezza del caso è che la percentuale diaumento è stata pari alla capacità del Comunepiù virtuoso, cioè Ordona, tra i Comuni ade-renti al Consorzio S.I.A. nell’effettuare laraccolta differenziata dei rifiuti: il 22% circa.

Per dirlo in modo più pratico: lo sforzocivico ed ambientale degli ordonesi nell’af-frontare quotidianamente il lavoro certosinodella raccolta differenziata dei rifiuti (car-ta/cartone, vetro, plastica, farmaci scadutie, soprattutto, umido od organico) è statoposto allo stesso livello degli altri Comuniaderenti alla S.I.A. che sono meno virtuosio indifferenti alla problematica dei rifiuti”tuonano i consiglieri, che hanno anche pre-sentato in data 14/09/2010 un’interrogazioneal Sindaco chiedendo di rendere nota la realesituazione debitoria trimestrale a partire dalgiorno di insediamento della nuova Giunta.

“Dopo circa un mese abbiamo ottenutoil materiale richiesto. Il Responsabile finan-ziario, Rag. Carlino La Torre, ci ha fornitoun prospetto da cui si evince che la situazionedebitoria del Comune di Ordona dal 31/03al 30/09/2010 è passata da circa 1,31 a circa1,02 Milioni di euro e, quindi, risulta esseredi circa il 50% in meno rispetto a quantodichiarato nella lettera del Sindaco. Ci spieghiora il Sindaco da dove sono usciti i famosi2 milioni di euro da alcuni dichiarati nellalettera e che tanto ha fatto preoccupare icittadini ordonesi. Una salutare boccata diossigeno per le casse comunali pare arriveràentro la fine dell’anno, quando, fanno saperei quattro consiglieri di Ordona Moderna,“si calcolerà l’introito della parte produttiva(royalty) dei due parchi eolici installati: lasituazione non è ai livelli del dissesto finan-ziario del comune di Taranto, in quanto ilResp. Funzionario ci ha prospettato una si-tuazione sicuramente non rosea, ma neanchecatastrofica: la capacità di indebitamentoteorico del Comune, sebbene non sostenibiledal punto di vista contabile risulta esseredi tre milioni di euro. Ed è proprio tale ele-mento che viene in soccorso all’attuale Am-ministrazione permettendole di fare, pressola Cassa Depositi e Prestiti, n. 3 mutui (Co-finanziamento Asilo Nido, Pubblica illumi-nazione e Urbanizzazione zona PEEP) perun ammontare complessivo di Euro295.500,00 (circa il 10% della capacità teo-rica di indebitamento)”. L’accusa ricade poisu l’ex Sindaco Pandiscia, “il quale beneavrebbe fatto a spiegare lui stesso ai cittadinila situazione contabile del Comune di Or-dona, ma in mancanza di un atto dovuto(comunque c’è sempre il tempo e l’oppor-tunità per farlo) noi del gruppo di minoranzaci siamo sentiti nel dovere di illustrare chia-ramente ai nostri compaesani la situazionedei conti della “casa del popolo”. L’Ammi-nistrazione Formoso è pronta a ribattere alla

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nota durante il prossimo Consiglio Comu-nale, che pertanto si preannuncia estrema-mente interessante per risolvere la querellein corso.

La chiesa ortese ha un nuovo sacerdote:Don Leonardo Torraco

attualmente docente di Filosofia e Storiapresso il Liceo Classico “N. Zingarelli” diOrta Nova, non potevo mancare, io che percinque anni sono stato suo alunno di Letteree Latino presso il Liceo Scientifico “FedericoII” di Stornarella: tra i banchi di scuola hoinfatti visto nascere e svilupparsi i pensierie le sofferenze di un insegnante da semprealla ricerca di una istituzione Scuola in gradodi umanizzare l’educazione e rappresentareun autentico serbatoio di menti pensanti. Illibro è un saggio contenente, in quattrocentopagine, godibilissime riflessioni didattico-pedagogiche raccolte negli ultimi venti annidall’autore che, a suo stesso dire nella pre-fazione, “vogliono semplicemente presentareuna breve analisi teoretica e fenomenologicasulla scuola, a testimoniare il bisogno diun cambiamento e di riforme graduali nel-l’ambito di riferimento”. L’evento si è svoltoil quattro dicembre presso la Sala Convegnidel Palazzo Ex Gesuitico, promosso dall’As-sociazione Culturale “Le nove Muse” e conla gradita partecipazione del professore Fran-cesco Bellino, docente di Filosofia Moralepresso l’Università degli Studi di Bari, intimoamico dell’autore nonché suo relatore, oltrevent’anni fa, della tesi di laurea sulla Scuoladi Francoforte. Ad introdurre la serata èstato il presidente dell’associazione, AndreaZicolillo, il quale ha sottolineato come iltitolo dell’opera sia volutamente provocatorioe intrigante, a simboleggiare una scuola oggilontana da chi è svantaggiato e in oggettivedifficoltà, e vicina a chi è maggiormentepreparato, favorendo così i dilaganti feno-meni della dispersione scolastica e delladisuguaglianza culturale, aspetti tristementepredominanti nel nostro piccolo territorioortese.

Successivamente ha preso la parola ilprof. Bellino, da sempre legatissimo allasua terra natia, che ha spiegato “di aver ac-cettato con entusiasmo l’invito che mi èstato rivolto, in quanto il libro ben analizzale problematiche legate al mondo della scuo-la, mettendo in luce la considerazione cheessa appartiene a tutti ed è rivolta a tutti,soprattutto a partire dalla didattica: la stra-tegia vincente è quella della metacognizione,bisogna cioè imparare a studiare in manieracorretta e appropriata, e devono essere gliinsegnanti ad aiutare gli alunni a farlo, inquanto chi impara a studiare impara tutto!”.

Tante sono le pagine dedicate all’aspettoemotivo che incide su un’interrogazione osu un compito in classe. “L’alunno non è

solo mente ma affettività, l’emotività e l’in-telligenza vanno di pari passo, pertanto lapassione è una componente fondamentale:si crede che essa turbi l’intelligenza, ma amio avviso la potenzia e rende più forte”.

Non mancano nel libro i riferimenti alladidattica del latino, uno dei più grandi amoridel prof. Di Pierro: per Bellino “l’arte dellatraduzione sviluppa l’intelligenza, significaavere a che a fare con la diversità temporalee culturale, sviluppa il senso dell’altro, è lacosa più sperimentale che avviene nella nostrascuola”. In seguito, il microfono è andatoall’autore del saggio, che con non poca emo-zione ha ringraziato il relatore e i numero-sissimi docenti, amici e alunni intervenutialla serata.

“È per me un onore parlare davanti aimiei compaesani, dopo il professor Bellino,che per me rappresenta un faro della cultura:di lui mi piace in particolar modo la capacitàdi valorizzare e rispettare l’altro, e grazie alui ho conosciuto e ho potuto apprezzarel’abilità divulgativa del giornalista Rai PieroAngela”. Di Pierro ha poi proseguito conriflessioni estrapolate dal libro.

“Nel nostro paese ci sono menti che han-no bisogno di essere stimolate ed è mortifi-cante parlare con persone dotate di una grandecultura, ma senza un pezzo di carta per colpadella scuola. Il vero problema è pertanto lademotivazione, e la responsabilità è di col-leghi che entrano negli istituti senza passione,limitandosi a pensare di essere mal pagatie precari per troppi anni. Ricordo che quandoero alunno il latino mi ha tormentato percolpa di un professore, poi ho avuto la fortunadi incontrarne un altro che mi ha trasmessola sua passione per le culture classiche”.

“La scuola”, continua Di Pierro “devecostituire il volano di una società col compitodi trasmettere idee, metodi, concetti in gradodi aiutare gli studenti a conoscere se stessie a capire il loro tempo, per poter affrontarerazionalmente i problemi complessi dellasocietà moderna. Non vedo l’ora di andarein pensione per poter dare spazio a nuovigiovani docenti che siano vicini ai ragazzie siano in grado di ascoltare i loro tantidisagi”.

Si tratta quindi di un’opera che non puòmancare nelle librerie di docenti, genitori estudenti “arrabbiati” con l’attuale istituzionescolastica e desiderosi, per dirla con le paroledell’autore, “di impegnarsi a livello pratico-operativo perché la realtà cambi verso ilmeglio”.

Sabato 11 dicembre, nella Basilica Cat-tedrale “San Pietro apostolo” di Cerignola,il Vescovo Mons. Felice Di Molfetta ha or-dinato sacerdote il diacono Leonardo Tor-raco. Don Leonardo proviene dalla Parroc-chia “B.V.M. Addolorata” di Orta Nova,ha ventisette anni e sin da bambino ha vissutola vita della parrocchia avendo come puntodi riferimento l’arciprete don Michele Ven-trella. Ha frequentato il Seminario Vescoviledi Cerignola e poi è entrato nel SeminarioRegionale di Molfetta dove ha seguito i corsidel quinquennio filosofico-teologico. Ordi-nato diacono l’8 dicembre 2009 ha svoltoil suo anno pastorale nella parrocchia di“San Trifone Martire” di Cerignola ed hacollaborato con il Centro Diocesano Voca-zioni.

Don Leonardo ha celebrato la primaMessa domenica 12 dicembre presso la Par-rocchia “B.V.M. Addolorata” di Orta Novae il 13 dicembre presso la Parrocchia “SanTrifone” di Cerignola.

Il Vescovo ha ricordato, nella sua omelia,come il sacerdozio sia un servizio per ilpopolo di Dio e non deve essere marcatosolo dal carattere rituale della figura sacer-dotale. L'ordinazione è stata anche occasione,per Mons. Di Molfetta, per annunciare ilriconoscimento delle virtù eroiche del Servodi Dio Mons. Antonio Palladino, che daora assume il titolo di Venerabile. Con lasperanza che il Signore dia a Don Leonardotutta la forza necessaria per il suo nuovo edifficile ministero, tutta la diocesi di Ceri-gnola-Ascoli Satriano si stringe in un affet-tuoso augurio.

Andrea Zicolillo

Di Pierro presenta il suo libro “rivoluzio-nario” di Saverio Gaeta

Tra i tanti intervenuti alla presentazionedel libro “Per una scuola diversa - Non unascuola simile ad un ospedale che cura i sanie respinge i malati”, Book Sprint Edizioni,scritto dal professore Salvatore Di Pierro,

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Volendo fare un bilancio alla fine delprimo decennio del terzo millennio, ognunodi noi azzarda un bilancio su iniziative,questioni e soprattutto problemi che hannocaratterizzato la società in cui viviamo.La prima impressione è quella di esseregiunti in un’epoca in cui nel nome dellamodernità abbiamo iscritto nel nostro vi-vere quotidiano una scarsa attenzione versoquel valore fondamentale che una modernasocietà deve avere in alta considerazione:la dignità dell’uomo. In un periodo in cuiè lo stato di precarietà lavorativa a farlada padrone affiorano seri motivi per du-bitare come ad ogni singolo individuo pos-sa essere garantito questo irrinunciabilevalore. Volendo esprimere un giudizio deltutto soggettivo, credo che una societàdignitosa è una società in cui tutti coloroche ne fanno parte abbiano un lavoro chedona dignità a se stessi, alla propria fami-glia ed infine al proprio contesto sociale.

A nessuno può sfuggire la stretta re-lazione che esiste tra la dignità dell’uomoe i diritti di cui gode, per cui non puòesserci l’una senza la presenza degli altri.Perché tutto questo non resti lettera mortaè assolutamente necessario che tutti, nelproprio piccolo o grande ruolo sociale cheoccupano, si impegnino a rispettare la di-gnità della persona umana proprio perchéessa rappresenta quell’aspetto della nostraumanità a cui è dovuto un assoluto rispetto.

In modo paradossale, essa appare piùevidente nell’uomo quando è in uno statodi miseria e di svantaggio. Attualmentetutti parlano di lavoro, tutti ritengono chesia il problema principale da risolvere,tutti vogliono dare impulso per una mag-giore occupazione, ma sembra che non sitiene conto di un elemento fondamentale:

il lavoro non è solo una fonte per la pro-duzione della ricchezza di un paese, maè soprattutto il mezzo attraverso il qualeuna persona realizza se stessa mettendoa frutto i propri talenti. Anzi sarebbe giustoaffermare che il lavoro è lo strumento concui una persona concepisce il proprio pro-getto di vita. Perciò è proprio in questaottica che persona e lavoro divengono unbinomio inscindibile, attraverso il qualela dignità della persona possa essere ga-rantita solo con la dignità del lavoro. Pur-troppo oggi si assiste ad una evidente con-traddizione: da una parte si evidenzianogli elementi positivi del lavoro, ma nellostesso tempo si creano le condizioni chesfociano in un aumento dello stato di pre-carietà. Tanto per rappresentare un proble-ma attuale, sarei curioso di chiedere alministro della Pubblica Istruzione se riescaad immaginare come potrebbe la sua“Riforma”, basata su un precariato diffuso,poter garantire, nel delicato campo del-l’educazione il rispetto della dignità. Cer-chiamo di immaginare quale potrebbe es-sere lo stato d’animo di un docente precariocertamente sfiduciato ed in un profondostato di angoscia, che dovrebbe dare ilmeglio di sé in un tempo limitato e conun incerto futuro. Sono certo che in ognunodi noi alberga la consapevolezza che ilmomento storico attuale è particolarmentedifficile e c’è chi pagherà lo scotto dellacrisi. Non è corretto, però, dare ascoltoa coloro che con appelli altisonanti dichia-rano invece che l’Italia sta semplicementeattraversando un periodo di transizione,di cambiamento, ma che presto l’emergen-za occupazione non sarà più tale. Bene,potrebbe essere vero tutto ciò, peccatoche io sia (o meglio sono) uno scettico

non per vocazione, ma perché guardandomiintorno non posso fare a meno di notareche disoccupazione e stato di precarietàcontinuano a crescere in maniera allarman-te. Quello che più spaventa è che questeanomalie passano dalle eccezioni alle re-gole e quindi a minacciare ciò che dovreb-be rappresentare la normalità. Purtroppoquesto è un dato di fatto che difficilmentepuò esser confutato da chicchessia. Il la-voro, come è stato tante volte sottolineato,è una dimensione fondamentale della per-sona, e non è esagerato affermare che essorappresenta un elemento importante perla sua perfezione. Impegnarsi, affinchéuna persona conservi la sua dignità signi-fica realizzare quell’importante dualismo,che da una parte consente ad ognuno direalizzarsi per il raggiungimento del “benecomune”, dall’altra diventa un elementofondamentale e necessario per lo sviluppoe la crescita complessiva della società. Ilbene comune è un concetto, ma anche unagire che coinvolge tutta l’esperienza del-l’uomo, di ogni uomo, dal suo concepimen-to fino al termine della sua dimensioneterrena. Quando si parla di bene comunebisogna far riferimento al dovere di con-tribuirvi, ma anche ai diritti da riconoscere,soprattutto ai soggetti più deboli; ogni scel-ta di direzione del bene comune è impor-tante non solo per la sua efficacia concreta,ma soprattutto per la sua valenza e il suoruolo educativo. Gli aspetti appena citati,sono importanti ma non sono gli unici perdare un valore aggiunto al senso di respon-sabilità di tutti nel lavoro. Lo stato di di-soccupazione o di precarietà può essereconsiderato, senza alcuna ombra di dubbio,un grave stato di sofferenza, e nello stessotempo una sconfitta personale, una sconfittaper la speranza che ha in se il lavoro, masoprattutto una sconfitta per la dignità dellapersona e della famiglia.

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Posso con orgoglio affermare che, assiemealle persone che mi hanno seguito fin dallaprima ora della nascita della Sezione di OrtaNova e con i collaboratori più validi di oggi,si è stabilita una nuova realtà interpersonalee collaborativa estesa ai Comuni dei 5 RealiSiti.

Stiamo realizzando l’Accademia di culturache si traduce nell’attenzione a porre in essereun programma di divulgazione di conoscenzein tutti i rami del sapere, attraverso una co-stante sensibilità all’elaborazione e alla spe-rimentazione di metodologie didattiche ade-guate ai diversi livelli cognitivi, d’istruzionee d’interesse generale. Tutto ciò si sta con-cretando nell’apertura a quanti concepisconola cultura come fusione di conoscenza, con-fronto permanente di opinione e di pensiero.La partecipazione, infatti, non si esauriscenella presenza agli incontri o nell’ascolto,ma presuppone lo scambio d’idee e l’iniziativapersonale: il superamento dell’atteggiamento,da parte di ciascuno, di spettatore, per dive-nirne protagonista.

L’accademia di umanità, propria dell’Uni-tre, in questo senso diviene una sorta d’inge-gneria sociale al servizio dell’uomo durantetutta la sua esistenza, in un quadro di educa-zione permanente rivolta a tutti. Viviamo,infatti, l’era post scolastica dell’educazione(televisione, internet, biblioteche virtuali, ini-ziative private), ossia un tipo di società inte-gralmente educativa ove le attività dell’inse-gnare e dell’apprendere non sono più delegatealle istituzioni tradizionali, né limitate allasola età scolastica.

Nella nostra nuova sede abbiamo già rea-lizzato altre due importanti iniziative. La pri-ma, seguita con attenzione da un pubblicodi esperti e appassionati, riguarda la cerimoniaper l’apertura dei corsi dell’anno accademico2010-2011, che ha avuto luogo sabato 18dicembre c.a. presso la Sala Consiliare delComune di Carapelle. Questi i corsi: Tecnichepittoriche, Chitarra, Informatica, Ballo di grup-

po, Etica comportamentale, Laboratorio dichiacchierino.

L’evento è stato programmato nelle ma-nifestazioni di apertura della nuova Sede;tema questo, che è stato introdotto dall’inter-vento del Presidente dei 5 Reali Siti, Rag.Vito Monaco.

Carapelle è da qualche tempo attiva, haraggiunto indicativi traguardi e sta operandoper migliorare le proprie linee d’attuazione,come ha detto il Prof. Alfonso Palomba, Sindacodi Carapelle, il quale si è soffermato anchesulle caratteristiche degli interventi futuri.

L’Assessore alla cultura, Prof.ssa NunziaTarantino, ha proposto la vicinanza delle isti-tuzioni alle iniziative dell’Associazione. Daparte sua il Vice Presidente dell’Unitre, Rag.Annito Di Pietro, ha descritto la propria espe-rienza diretta in questo commino, che ha por-tato alla nascita della nuova Sede. Dopo ilsaluto della Presidente, Prof.ssa Rina Di Gior-gio Cavaliere, il compito di terminare gli in-

Dott.ssa Rachele Sessa.Il Coro Polifonico dell’Accademia Musi-

cale “A. Chénier” di Foggia è stato direttodal M° Carmen Battiante, alla quale si devonoanche la maggior parte delle elaborazioni mu-sicali dei brani natalizi eseguiti.

Presenti il Presidente dell’Unione dei 5Reali Siti e Sindaco di Stornarella, Rag. VitoMonaco, l’Assessore alla cultura del Comunedi Stornarella Dott. Franco Luce, il Sindacodi Stornara, Dott. Matteo Silba, il ParrocoDon Rosario, la Presidente dell’Unitre dei 5Reali Siti, la Prof.ssa Rina Di Giorgio Cava-liere con il Vice Presidente, Rag. Annito DiPietro, con il Segretario, Sig. Francesco Gia-gnotti e il Tesoriere, Sig. Carlo Dalla Zeta.

Il Coro, unitamente alle straordinarie vocisoliste, ha interpretato il repertorio propostodi motivi natalizi tradizionali con grande pro-fessionalità e con lo spirito giusto che con-traddistingue la grande festa cristiana del Na-tale. Nella splendida chiesa seicentesca si ècreata subito un’atmosfera di grande sugge-stione religiosa per l’ascolto delle sublimiarie natalizie, che il pubblico ha molto apprez-zato con lunghi applausi.

La serata si è conclusa con lo scambiodegli auguri di rito.

terventi al convegno è stato affidato al Diret-tore dei corsi, Prof. Antonio De Carolis.

L’altra iniziativa riguarda il Concerto diNatale, tenutosi lo scorso giovedì 30 dicembre2010 alle ore 19,30 presso la Chiesa “SantaMaria della Stella” in Stornarella (FG). Èstata una serata all’insegna della musica na-talizia, voluta dall’Unitre per contribuire,dal punto di vista culturale, alla crescita dellacomunità dei 5 Reali Siti, nonché all’elimi-nazione dell’indifferenza, del disimpegnoe della mancanza di collaborazione.

Il Concerto è stato realizzato con il pa-trocinio dell’Unione dei Comuni dei 5 RealiSiti, la fattiva collaborazione del Parroco DonRosario Lofrese e la gentile disponibilità dellaPresidente del Coro Polifonico “Jubilate Deo”,

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Guardando i tetti di Bovino la cosache più colpisce sono le centinaia di can-ne fumarie, la maggior parte di esse an-cora in eternit, materiale usato nei decenniscorsi per camini, coperture, contenitoridi acqua eccetera. Venivano denominatieternit, dal nome dell’azienda che li pro-duceva, i manufatti ottenuti con la me-scola di cemento e fibre di amianto, conuna forte resistenza alla trazione, all’usurae al fuoco. Trovarono quindi facile elarghissimo impiego nelle costruzionisoprattutto nel quarantennio dal 1950 al1990 anche perché venivano prodotticome coperture piane e ondulate, lastreperimetrali, tubazioni, canne fumarie eserbatoi per acqua. Purtroppo da appro-priati studi e ricerche, risultò la perico-losità dell’amianto come materiale for-temente cancerogeno e apportatore ditumore ai bronchi e alla pleure nel casodi inalazione di fibre e con la legge n.257 del 27 marzo 1992 veniva vietatoin Italia l’estrazione, l’esportazione, l’im-portazione, il commercio e la produzionidi manufatti o altro contenente amianto.

La stessa legge conteneva le direttiveper la difesa e il risanamento di aree,fabbriche, edifici e quanto altro interes-sato dall’amianto.

In particolare il comma 1 dell’articolo12 recita così:

1. Le unità sanitarie locali effettuanol’analisi del rivestimento degli edificidi cui all’articolo 10, comma 2, lettera

l, avvalendosi anche del personale degliuffici tecnici erariali e degli uffici tecnicidegli enti locali.

A circa 20 anni dall’entrata in vigoredella suddetta legge, Bovino in provinciadi Foggia uno dei borghi più belli d’Italia,è imbottito completamente di amianto.I tetti sono cosparsi di camini in eternit.E se contano a centinaia, molte cannefumarie si innalzano lungo le pareti didiverse case e, tante sono ancora le casericoperte completamente di tegole in eter-nit, in molte abitazioni esistono ancorai serbatoi di riserva acqua in cemento

amianto.Bovino rispetto ai centri vicini è

senz’altro il paese dove tale materialeabbonda almeno il triplo in quanto neglianni cinquanta venne largamente impie-gato da alcune ditte che costruirono ilprimo nucleo fuori della cinta muraria eoperarono anche nella ristrutturazione dialtri fabbricati soprattutto installando lenuove canne fumarie che apparivano mol-to più funzionali.

Sappiamo che allo stato di buona con-servazione non esistono pericoli gravima è anche certo che allo stato di sfibra-mento l’amianto significa morte... e lolo sfibramento è facile a causa del tempo,delle intemperie, delle vibrazioni, sia purminime, degli edifici al passaggio di autoe soprattutto dell’azione del vento che aBovino non è certamente un dolce zefiroprimaverile. Ma poi, basta guardarsi in-torno per vedere lo stato fatiscente ditanti manufatti in amianto esistenti nellecase di Bovino.

Ma quello che più preoccupa è la ma-nipolazione selvaggia che in questi periodista avvenendo da parte di privati e ope-ratori edili che rimuovono manufatti incemento amianto senza sicurezza alcunané per chi opera né per chi risiede neidintorni e la manipolazione di tale mate-riale significa sfibramento e liberalizza-zione nell’aria delle micidiali fibre peri-colo che aumenta in quanto poi tali rifiutispeciali non vengono smaltiti come pre-visto dalle norme in vigore ma abbando-nate in decine di discariche abusive che

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stanno sorgendo intorno al nucleo abitatocostituendo così un gravissimo pericolomortale per chiunque.

È da tener presente che le fibre diamianto o abesto che dir si voglia, nondanno immediatamente gli effetti, mal’incubazione dura dai 15 ai 20 anni,quindi inalare una fibra adesso significaaccorgersene fra 20 anni e questo forseè quello che fa prendere a tutti la cosasotto tono e quasi non credere alla no-cività.

Inoltre sembra che la maggior parteignori tali pericoli sarebbe quindi neces-saria una campagna di sensibilizzazionein materia e per cittadini e per gli ope-ratori del settore.

Come mai dopo tanti anni chi predi-

sposto non ha mai effettuato un censi-mento degli edifici interessati o qualchemonitoraggio ambientale per controllarela situazione? La salute pubblica non èforse un’obbiettivo primario?

Come mai non viene effettuato alcuncontrollo sulle decine di discariche abu-sive che ogni giorno aumentano lungole strade appena fuori il centro abitato?

Come mai nei permessi o licenze diristrutturazione degli edifici non si è mes-sa la condizione di rimozione dell’amian-to?

La mortalità per cancro a Bovino (co-me altrove) è elevata e non sappiamose inconsciamente qualcuna sia avvenutaappunto per questi motivi...

Non vogliamo con questo creare al-

larmismo ma soltanto sollecitare chi com-petente a prendere al più presto le dovutemisure di sicurezza prima che sia troppotardi.

Quanto sopra è da mesi ormai cheviene trito e ritrito sul Web da partedi “Ventoamico blog” e gran parlarene hanno fatto anche i “Bovinesi Doc”su Facebook.

Anche un quotidiano di Foggia neha parlato a lungo l’estate scorso ripor-tando anche un’intervista al sindacodi Bovino Michele Dedda che si dichia-rava pronto a parlarne seriamente, maa distanza di mesi nulla si è mosso:le uniche cose a farlo sono state sol-tanto le foglie degli alberi cadute inautunno.

Giovedì 2 dicembre scorso, presso lasala della “Rimembranza” del Palazzo Ex-Gesuitico di Orta Nova è stato presentatoal pubblico il libro di Eletta SantoPietrointitolato “Sotto le ali dell’Angelo”, unlibro colmo di sentimenti nostalgici scaturitidalla lontananza dal proprio paese natio.

Sulla copertina del libro è raffiguratoun angioletto posto su di una casa ruraledi inizi ‘900, che indica la direzione delvento. Quest’immagine, tanto cara all’au-trice, racchiude tutto il senso dell’operae l’angelo rappresenta, in maniera metafo-rica, il protagonista di un cambiamentodei tempi ma con la fedeltà dei valori an-tichi.

Eletta SantoPietro è nata ad Orta Novae ci ha vissuto sino alla maggiore età; poila strada della sua vita l’ha portata a com-piere un percorso doloroso ma ineludibileper quei tempi: lasciare il suo amato paese,Orta Nova.

“L’ultima mia volta qui ad Orta Nova”,afferma l’autrice con un pizzico di com-mozione “è stata circa 10 anni fa; possoaffermare tranquillamente che d’allora OrtaNova è cambiata in meglio, ma la sua ariae le sue tradizioni mi fanno emozionaresempre alla stessa maniera, portando allamia memoria ricordi che non cancelleròmai!”.

La manifestazione si è aperta con i sa-luti del Sindaco Peppino Moscarella, checi ha tenuto a sottolineare con quanta pas-sione e dedizione l’autrice ha saputo de-scrivere Orta Nova nei suoi affascinantie rustici costumi.

“Eletta SantoPietro - continua il Sindaco- torna nella sua città con un bellissimodono per la comunità ortese, sottoponendoall’attenzione dei lettori il forte attaccamen-to alle proprie origini e l’amore per il pro-prio paese”.

A questo punto della serata, la respon-sabile della casa editrice, Falina Marascaha dato un giudizio tecnico-letterario del-l’opera: “Il libro è un romanzo psicologico,autobiografico e introspettivo a carattereepistolare; un libro in grado di parlare alpresente di questa terra, ribadendo il con-cetto che più sono forti le radici culturalie sociali di una comunità più questa comu-nità riesce a volare alto”.

Poi è toccato al Sindaco di CarapelleAlfonso Palomba, che dà una chiave dilettura duale del libro: una chiave di letturadi “superficie”, in cui l’autrice narra levicende e le avventure della sua vita quo-tidiana; e quella “introspettiva”, dove lascrittrice, come, un fiume carsico, scavanel suo animo portando alla luce sentimentiche invocano il motivo del ritorno nellasua città natale.

Il Sindaco Palomba afferma che: “La“facilità-difficile” di lettura del testo portai lettori a leggere il romanzo in poco tempoma a pensarci e rifletterci per il resto deiloro giorni e, addirittura, per affrontare lavita in maniera diversa e più propositiva.

Al termine di una serata emozionante,l’autrice Eletta SantoPietro si rivolge alpubblico, cercando (e riuscendoci moltobene, ndr) di far capire le motivazioni chel’hanno indotta a scrivere questo romanzo:“Il libro è dedicato soprattutto ai giovaniper cercare spunti da cui capire e trovarele proprie radici. L’identità “continua laSantoPietro” è un valore che assolutamentenon si può perdere col tempo”.

E, infine, se gli si chiede qual è il veromotivo che la spinge a ritornare ad OrtaNova, Eletta, con semplicità risponde:“Perché amo il mio paese”.

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Il 21 e 22 dicembre nella Sala Teatrodel Secondo Circolo Didattico tutti glialunni delle classi Prime hanno vissutocon docenti e famiglie momenti di festa

Questo è l’obiettivo che si proponeda sempre la scuola Primaria del 2° Cir-colo Didattico di Orta Nova, i docentisempre più impegnati in questo ambitoformativo, realizzano percorsi diversi,per stimolare i bambini alla lettura.

Quest’anno per l’occasione della festadella lettura sono stati inaugurati la bi-blioteca e il laboratorio musicale. Tuttosi è concluso in una bellissima giornata,vissuta intensamente da grandi e piccolidove giochi, mimo, personaggi fantasticie reali aiutano a farci capire che il libroè un CARO AMICO, che regala emozio-ni. A gennaio per gli alunni di I, II eIII comincerà la rassegna “Cinema ascuola” in collaborazione con il CircoloCulturale Ulisse di Foggia. Il film trattodal libro “Nat e il Segreto di Eleonora”di Rèbecca Dautremer narra la storia diuna bambina che riceve in eredità, dazia Eleonora, una biblioteca davvero biz-zarra. Ogni opera è un pezzo originalee, la notte, i protagonisti delle storie chehanno fatto sognare generazioni di bam-bini escono dai loro libri... Nat cominciaa fare la conoscenza e si vede designatoa succedere alla sua antenata: dovrà pro-teggerli. Se, per disgrazia dovessero la-sciare quella biblioteca, le loro storieverrebbero dimenticate per sempre... Edè proprio quando i suoi genitori decidonodi vendere i libri, che l’avventura comin-cia! Nat farà tutto il possibile per salvarei suoi amici e le loro storie: Alice, Gul-liver, Cappuccetto Rossso, Pinocchio ,

che, come è stato sottolineato dalla Di-rigente Dott.ssa Immacolata Conte, ciauguriamo diventino in tutti gesti concretiper una vita migliore.

In occasione del Santo Natale glialunni di Prima e Seconda classe hannogenerosamente donato giocattoli allaCaritas parrocchiale che li ha distribuitiai bimbi poveri del nostro paese.

Peter Pan…Riuscirà a portare a buon fine questa

missione? Lo scopriremo solo guardandoil film.

e di grande emozione, inneggiando alNatale con canti, poesie e simpatici dia-loghi. Grandi applausi ai piccoli cantorie ai loro messaggi di pace e di fratellanza

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Entro timidamente nel Cinema Cicolelladi viale XXIV Maggio a Foggia, una seradel novembre scorso. Il profumo dei pop-corn è fortissimo, inebriante. Mi indicano lastrada per arrivare nello studio di FrancescoPaolo Cicolella. Mi passano in mente le no-tizie che maggiormente mi hanno colpito sulsuo conto e sulla storia della fondazione delSuper Cinema Cicolella di Orta Nova. Ricordol’opera del padre di Francesco Paolo che hafatto tanto per la popolazione ortese compran-do, nel 1947, il suolo dell’attuale cinema ecostruendo una fabbrica di pomodori in sca-tola, dando così ai tantissimi disoccupati ortesiuna possibilità di riscatto; la rapidità dei lavoridi costruzione (soli sette mesi); le memoriedello stesso Francesco Paolo che raccontale sue avventure a bordo dell’auto usata perla pubblicità dei film e i suoi escamotageper incuriosire i passanti (una scimmiettaper il film “Tarzan” e l’imitazione al micro-fono delle voci di Stanlio ed Ollio). Entro,mi presento. La stanza è molto piccola mapiena di foto, fogli, ricordi. Il sig. Cicolellami fa accomodare e comincio.

Domanda: Al momento dell’apertura delcinema Cicolella a Orta Nova, nel ’47, sap-piamo che c’era già il cinema Roma dei fra-telli Capolongo. Qual è stato il motivo del-l’investimento da parte di suo padre? Nonsi temeva il fallimento data la concorrenzadi una sala già avviata, per di più in un centrocosì piccolo?

Risposta: Quello era un momento di evo-luzione, il mercato del cinema era in crescita.Mio padre voleva investire nel cinema e,avendo il commercio di generi alimentari,frequentava anche la piazza di Orta Nova.Gli sarebbe sicuramente piaciuto aprirne unoa Foggia ma non voleva mettersi in concor-renza con il fratello. Pensò quindi alla pro-vincia e in particolare a Orta Nova, una piazzavicina e diciamo “scoperta” perché c’era soloil cinema Roma, sala di piccole dimensioniche quindi non spaventava.

D.: E quale è stata la risposta del pubblico?R: La risposta è stata enorme perché era

la prima volta che la gente si trova in unlocale con tante sedie, date le dimensionidell’altra sala. Il posto aveva tutti i comforttra cui il riscaldamento che per l’epoca erauna gran cosa. Ricordo che l’inaugurazioneci fu il 20 dicembre 1947, con il film “Ilgigante di Boston”, di Frank Tuttle, con GregMcClure nelle vesti di John Sullivan, cam-pione del mondo dei pesi massimi.

D.: L’affluenza del pubblico è cambiatanel tempo?

R.: C’è stato un crescendo fino agli anni‘70. Immagina che nei dintorni del cinemac’erano tre famiglie che vivevano con il par-cheggio delle biciclette. Molta gente venivadai paesi vicini con la bicicletta perché eral’unico mezzo di locomozione. Poi nel tempoè venuta sempre meno.

D.: Quanto è stata controproducentel’apertura del multisala?

R.: Lo è stato per Foggia, Orta Nova,Lucera, Manfredonia e per tutte le città col-legate. San Giovanni Rotondo ne ha risentitopochissimo, Vieste per niente.

D.: Qual è il futuro del cinema a OrtaNova? Quali sono le sue intenzioni dato chesi vocifera di un’eventuale chiusura?

R.: Le pressioni e le richieste che mi fan-no, per poter trasformare il cinema, sonotante. Effettivamente il cinema è grande, an-drebbe diviso in più sale ma non mi conver-rebbe data la vicinanza con Foggia e soprat-tutto con il multisala. Le richieste allettantiper poter fare del palazzo una bella costru-zione ci sono, però io, al momento, non misento ancora di tradire la memoria di miopadre.

D.: C’è, secondo lei, un modo per smuo-vere la gente?

R.: Sono pessimista a riguardo. Prima ilcinema costituiva l’unico svago, oggi ce nesono tanti: la televisione prima, adesso ilmultisala.

D.: Secondo lei il film nei multiplex, doveci sono altre attrattive, diventa secondario?I ragazzi vanno lì per il film o per altro?

R.: Vanno lì con la scusa del film. Man-giano la pizza, giocano a bowling. A mioparere il guadagno del multisala non vienedal cinema ma dal resto, da tutto ciò che c’èattorno

D.: Sappiamo che nelle sue sale ospitaassemblee d’istituto dei vari licei foggianie la possibilità di vedere film gratis. C’è statarisposta da parte dei ragazzi? Lo fa per edu-care i ragazzi al buon cinema?

R.: Lo faccio sicuramente per educare,anche perché i professori me lo chiedono.Il fine è quello di istaurare un dibattito afilm terminato, anche se i ragazzi dovrebberoessere preparati e conoscere il film prima divederlo. Quando il dibattito avviene a mefa piacere perché significa che i giovani sonointeressati. Spesso, però, sono superficiali,non prestano attenzione, durante la visione,nemmeno alla trama. Capita che durante laproiezione vadano a fumare.

D.: Ha mai pensato di proiettare film me-no noti, d’autore per far conoscere alla gente,non solo ai ragazzi, il cinema di qualità?

R.: Quelle sono rassegne da fare con uncerto “rumore”. Le fanno qualche volta inItalia ma in locali specializzati. Qui non c’èun pubblico abbastanza numeroso per coprirele spese minime. Per vedere vecchi film c’èbisogno di grandi finanziamenti, forse piùdi quanto ce ne vogliano per i film nuovi.

D.: Ci parli dei suoi gusti personali infatto di cinema.

R.: Apprezzo specialmente i registi italianiperò come addetto ai lavori non vedo filmnelle mie sale. Ci passo solo per controllareche tutto sia in ordine. Nelle mie strutturenon riesco a vedere un film perché magariarriva una telefonata o qualcuno che mi cercae quindi preferisco vederlo fuori.

D.: Cosa pensa del cinema di oggi rispettoa quello di ieri?

R.: I film del passato, come Ladri di bi-ciclette di Vittorio De Sica o Roma città aper-ta di Roberto Rossellini, hanno una lorovalenza storica. Sono pellicole diverse daquelle di oggi poiché raccontano l’Italia diquegli anni, la nostra storia. Apprezzo ugual-

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mente il cinema di oggi che comunque restaben diverso da quello degli anni ’50.

D.: Qual è il criterio di scelta dei filmin programma nelle sue sale?

R.: Scelgo compatibilmente con il mer-cato. Purtroppo c’è il monopolio del mercatocinematografico, anche se non ci dovrebbeessere. Il mercato cinematografico ha questaanomalia: è un mercato di “esclusiva”, nonposso comprare i film da chiunque, mi devorivolgere per forza a certi fornitori. Per quantoriguarda Foggia ci sta ancora un’altra ano-malia: i fornitori di film nella Puglia sonorimasti in due. Quindici anni fa ne eranooltre venti. Quando si andava a Bari non siriusciva a visitare tutti i 20 fornitori. Oggic’è stata una concentrazione dei fornitoriche si sono ridotti a due di cui uno è coin-teressato alla programmazione del multiplex,cioè fa la sua programmazione prendendouna percentuale sull’incasso oltre al pagamen-to del canone per l’uso del film (l’uso delfilm comporta un pagamento al distributoredel 45% al 50% dell’incasso). Ad esempiose volessi programmare un determinato filmdi cui ci sono poche pellicole da distribuiredovrei aspettare una quindicina di giorni,cioè il tempo della programmazione di quelfilm al multiplex. Non conviene più, quindi,farlo vedere nelle mie sale dato che la genteha già avuto modo di visionarlo nei giorniprecedenti. Sarebbe uno spreco di denaro.

D.: In passato al Cicolella di Orta Novavenivano presentati spettacoli teatrali. Comemai questo non avviene più?

R.: La stagione più bella fu quella deglianni 50, periodo in cui si esibiva Sena An-

tonio , i l magoincantatore na-poletano il cuinome d’arte era‘Chambernot’ .Ricordo ancora leparole con cuiiniziava lo spet-tacolo: “Io vi in-canto con le pa-r o l e e c o n l em a n i ” . C i f umolta affluenza,ho ancora il bor-derò dell’epoca(elenco per iden-tificare l’orga-n i z z a t o r e , l acompagnia ese-c u t r i c e e l aquantità dei bi-glietti venduti per un determinato spettacoloo per una determinata manifestazione). Glispettacoli teatrali furono organizzati grazieal comune che ha collaborato con il TeatroPubblico Pugliese. Questo è durato per diversianni poi l’amministrazione comunale ha or-ganizzato gli spettacoli teatrali con l’OdaTeatro di Foggia, ma la collaborazione è du-rata due anni con pochissimo pubblico. Inpassato il comune dava il suo contributo peril mantenimento della sala, ora non più. Ilcomune faceva una sorta di convenzione connoi: affittava il teatro per 10/15 giornate du-rante l’anno durante le quali si svolgevanosaggi di danza o di fine anno scolastico, ma-nifestazioni di associazioni. Questo aiutava

Ancora una volta Orta Nova confermail suo straordinario feeling con il biliardosportivo, rappresentando uno dei comuni dellaprovincia che vanta il maggior numero digiocatori professionisti.

Infatti, a pochi mesi di distanza dall’im-presa vincente di Giovanni Triunfo nel com-battutissimo primo Memorial Vito Procaccino,un altro ortese conquista il primo posto inuna Gara Interprovinciale di Biliardo Sportivo,organizzata presso l’accogliente Sala Biliardi“Professional” dei fratelli Laddaga.

A spuntarla su 128 agguerriti giocatoriprovenienti dalle province di Foggia, Bat eBari, è stato il padrone di casa Giovanni Lad-daga, che al termine di un’entusiasmante fi-nale contro il compaesano Nicola Caldarisi,si è aggiudicato il primo premio, pari a 800euro.

A Caldarisi è andato il montepremi di400 euro, mentre a tutti i finalisti è statoconsegnato un premio ricordo.

Il torneo, giunto alla sua terza edizionee intitolato alla memoria del compianto An-tonio Ruggiero, si è disputato dal 25 al 31ottobre sotto l’attenta direzione del foggianoAdriano Maselli, coadiuvato dall’arbitro Del-l’Oglio di Cerignola.

Sul tavolo verde, nelle specialità Goriziana500 p.ti T.D. e Italiana 100 p.ti, davanti aun pubblico ogni giorno più numeroso, sisono confrontate, dapprima in un girone ini-ziale e poi in scontri a eliminazione diretta,le migliori stecche delle categorie 1A - 1ª- 2ª e 3ª, in regola col tesseramento Fibis2010/2011.

Tutti gli incontri dell’evento, che ha difatto aperto la stagione sportiva nella provinciadi Foggia, sono stati molto tirati ed equilibratifin dall'inizio: infatti gli atleti delle categorieinferiori, pur non partendo coi favori del pro-nostico, hanno dimostrato grandi qualità e

possesso di valide tecniche di gioco sin daiprimi incontri.

In semifinale sono così giunti due braviatleti di 2ª categoria, Stoduto di Foggia eFioritoni di Margherita di Savoia, che hannosuperato nei quarti due giocatori iscritti nella1ª categoria, Manfredi e Rendina, quest’ultimoCampione Provinciale in carica.

Entrambi hanno poi dovuto cedere in pas-so ai più esperti e quotati Caldarisi e Laddaga,Campioni Italiani di 1ª categoria, che peròhanno dovuto faticare non poco per averela meglio sugli indomiti sfidanti.

In finale, la vittoria è andata a GiovanniLaddaga, che ha dimostrato, rispetto all’av-versario, maggior freddezza e concentrazionedurante tutta la gara.

Da noi interpellato, Laddaga ha ringra-ziato il numeroso pubblico intervenuto checon calore ed entusiasmo ha seguito ognigara, nonché tutti i giocatori per la grandeprofessionalità e correttezza dimostrata nellepartite.

“Il nostro obiettivo è di organizzare peril prossimo anno un nuovo torneo con unmontepremi ancor più cospicuo, in modo daaumentare il numero degli iscritti”.

il cinema /teatro a sopravvivere. L’anno scorsoscrissi ai sindaci dei Cinque Reali Siti facendopresente che il cinema stava correndo il rischiodi chiusura. Si dovrebbe capire che il cinemaè un bene prezioso e senza di esso il comunenon è più una città. Il privato non ce la fapiù ad andare avanti e se chiuderò defini-tivamente la colpa non è mia, ma degli am-ministratori.

L’amarezza e il dispiacere che trasmet-tono gli occhi e le espressioni di FrancescoPaolo fanno riflettere. Mi trovo di frontead un uomo che ha dedicato tutta la suavita al cinema e che con amara rassegna-zione ma anche con dolce nostalgia ci rac-conta la sua storia.

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Antonio aveva cominciato a lavorare neicampi, al fianco di suo padre, a undici anni,vale a dire appena terminata la scuola elemen-tare. A ventisei si era sposato con Nunzia,apprendista sarta, figlia unica di un piccoloagricoltore, aveva cominciato a lavorare colsuocero e lo aveva fatto fino all’età di trentaseianni divenendo, nel frattempo, padre di duebambini. Poi, un brutto giorno, aveva avutoun incidente col trattore, riportando fratturein varie parti del corpo e la lesione permanentedi una gamba. Gli era stata riconosciuta unapercentuale di invalidità insufficiente per ot-tenere una pensione, ma sufficiente per acce-dere all’elenco degli “invalidi civili” e quindiad una corsia preferenziale per eventuali as-sunzioni nell’Amministrazione pubblica. Coni soldi dell’assicurazione aveva ristrutturatoil locale prima adibito a magazzino e depositodegli attrezzi agricoli adibendolo a negoziettodi maglieria e abbigliamento per bambini,intestandolo a sua moglie. Gli affari non an-davano male, ma Antonio, che non potevapiù lavorare nei campi, non era contento distare in ozio. Aveva impiegato il tempo dellaconvalescenza e della riabilitazione, riuscitasolo in parte perché era rimasto claudicante,frequentando un “Corso serale per lavoratori”,organizzato dai Sindacati e aveva conseguitola licenza media. Dopo di che aveva presentatodomanda di assunzione come “applicato disegreteria” nelle scuole. Nella nostra Provincianon c’erano posti disponibili e l’attesa si pro-spettava lunga e allora, su consiglio di Mi-chele, un suo vecchio compagno d’infanzia,divenuto Preside di una scuola media di Faen-za, egli aveva presentato la domanda proprioa quella scuola ed era stato assunto comesupplente annuale. Nunzia non era stata con-tenta, ma egli l’aveva rassicurata dicendole:“Staremo lontani solo per due o tre anni, giustoil tempo per acquisire il punteggio necessarioper essere assunto in ruolo e poi chiederel’avvicinamento, come hanno fatto tanti me-ridionali. Farò l’impiegato e non più il con-tadino e potremo contare su un reddito sicuro.I nostri ragazzi potranno andare all’Universitàe fare dei buoni matrimoni!”.

Fu proprio il pensiero di cambiare statosociale a persuadere Nunzia la quale, da quan-do aveva aperto il negozio, si sentiva ormaiuscita da quella dei contadini.

Antonio era partito da Orta, all’alba del2 settembre e, durante il viaggio aveva dor-mito fino a poco prima di arrivare a desti-nazione perché aveva trascorso la notte pre-cedente abbracciato alla sua Nunzia. Erala prima volta che si separavano, erano gio-vani e ardenti (Nunzia lo era quanto e forsepiù di lui) e in quella notte avevano volutocolmarsi di reciproche tenerezze, che sareb-bero dovute bastare per tre mesi circa, finoalle vacanze natalizie. A Faenza Antonioaveva conosciuto Nazario, un bidello prove-niente da Sannicandro Garganico, il qualeprestava servizio da tre anni nella sua stessascuola e, insieme, avevano affittato un mo-nolocale, dividendosi le spese. Così entrambiriuscivano a mandare circa la metà dei loro

stipendi alle rispettive famiglie.Nunzia era stata contenta di ricevere quei

vaglia, che considerava una sorta di risarci-mento per la separazione dal marito. Il pen-siero di Antonio, il bisogno di averlo vicinol’assaliva soprattutto la sera, dopo la chiusuradel negozio, quando i ragazzi erano andatia letto. Per fortuna, a farle compagnia finoall’ora della chiusura c’era Concetta, unamaestra di quarantatre anni, separata dal ma-rito e senza figli, la quale abitava poco lon-tano, in fondo alla strada, nell’ultima casa,sul retro della quale c’era una porticina chedava sull’orto ampio e recintato. Il recintoin muratura, alto più di due metri e che avevaun piccolo cancello di ferro nella parte oppostaalla casa, isolava quest’ultima dalla campagnacircostante, una grande superficie coperta daulivi secolari. Concetta e Nunzia si conosce-vano da molti anni, ma la frequentazioneera diventata più intensa dopo la morte delmarito di Concetta e la partenza di Antonioper Faenza. Antonio, per la verità, da temposi prendeva cura dell’orto, potava gli alberida frutta e lo faceva gratuitamente. Concettasi disobbligava regalandogli parte della ver-dura e buona parte della frutta raccolta di-cendo: “Io sono sola e tutto quel ben di Dioandrebbe sprecato. Voi siete in quattro e lafrutta fa bene ai bambini”.

“È proprio una buona vicina” - dicevaNunzia al marito, quando lo vedeva tornarea casa col cesto pieno di frutta e verduraappena raccolte - “e , come dice il proverbio,Buona vicina, buona mattina” (una buonavicina è come una giornata bella).

Nunzia e Concetta, dopo la chiusura delnegozio, si salutavano per andare a dormire.Nunzia, dopo cena e dopo aver messo a lettoi bambini, si addormentava presto, mentreAntonio, da qualche tempo, smaniava a lungoprima di prender sonno e presto ne compreseil motivo: le due telefonate alla settimanache egli faceva a Nunzia dalla cabina telefo-nica a gettoni della stazione ferroviaria diFaenza, non gli bastavano più; mentre glipesava ogni giorno di più, dopo oltre duemesi, la condizione di forzata castità. Così,alle undici meno un quarto di un venerdì dimetà novembre, egli era entrato nella Presi-denza e aveva detto al Preside: “Preside, midovete dare due o tre giorni di permesso!”.

Michele, il Preside nonché suo amicod’infanzia, si era accorto che egli era teso,ma aveva risposto: “Due o tre giorni di per-messo? Sei al primo anno, anzi ai primi mesidi servizio e non posso darteli. E poi, scusa,a che ti servono? È morto qualcuno dellatua famiglia?”.

“No, Preside” - aveva risposto Antonioconcitato - “morirò io se non torno a casasubito. Non sono mai stato tanto tempo senzamia moglie, prima d’ora, e non fatemi diredi più!”.

“Ho capito!” - aveva risposto il Presideridendo - “ Succedeva anche a me, nei primitempi. Poi ho fatto venire su la famiglia. Vabene, per una volta ti voglio accontentare.Prima di partire, però, procurati un certificato

medico per una gastroenterite e portameloprima di partire. Lunedì mattina, però, dovraistare davanti al portone alle otto meno unquarto. Se ritarderai di un solo minuto ti li-cenzio. Siamo intesi?”.

“Grazie, sei un vero amico!” - aveva dettoAntonio, il quale citando un vecchio prover-bio, aveva aggiunto: “Visto che hai fatto tren-ta, fai trentuno!”.

“Che altro vuoi?”.“Dammi il nome del medico al quale pos-

so rivolgermi per ottenere il certificato dimalattia!”.

Il Preside aveva telefonato al suo medicodi famiglia, gli aveva spiegato il motivo dellarichiesta ed entrambi avevano riso a lungo.

Poi aveva dato l’indirizzo ad Antonio ilquale, alle dodici e mezza gli aveva conse-gnato il sospirato pezzo di carta e si era direttoverso la stazione ferroviaria.

Aveva fatto il biglietto “di andata eritorno”, consultato l’orario delle partenzeper Foggia e poi era andato a telefonare aNunzia. Aveva composto il numero del tele-fono del negozio di Nunzio, in uno stato dicrescente esaltazione e quando aveva sentitola parola “Pronto?!”, aveva detto, tutto d’unfiato, quasi gridando: “Nunzia, ascoltami!Arriverò a casa stasera alle otto e non voglioperdere tempo. Chiudi il negozio e corri acasa, manda a letto i bambini e fatti trovaregià pronta nel letto.

Fino a domenica sera intendo uscire dallacamera da letto solo per la colazione, il pranzoe la cena!”.

Poi, non udendo alcuna risposta, avevaaggiunto: “Non dici niente? Non è un belprogramma?”.

“Il programma è senz’altro ottimo e iopersonalmente ne sarei più che felice. Maio non sono Nunzia. Sono Concetta, la vostravicina! - “aveva risposto la vedova, la qualesi era sentita rimescolare tutta dentro nell’udirele parole di Antonio, il quale aveva rispostoimbarazzato: “Scusate, signora Concetta, cre-devo che foste Nunzia. Ma lei dov’è?”.

“Nunzia è di sopra, in casa. Sono passatadal negozio all’uscita dalla scuola e lei miha pregato di stare qui fino al suo ritorno.

È salita per andare a… “ - aveva fattouna pausa. Poi, vinto l’imbarazzo, aveva con-cluso: “Insomma è indisposta!”.

“Ah!” - aveva esclamato Antonio e ladelusione traspariva nettamente dal tono dellasua voce - “Allora farei un viaggio a vuoto.Forse è meglio rimandare”.

“Non dire così! A Nunzia e ai bambinifarà piacere rivederti e anche a te farà benetornare al paese e ti spiego perché. Se, primadi andare a casa tua, passerai dall’uliveto eaprirai il cancello dell’orto, che io lasceròsocchiuso come la porticina sul retro, chiu-dendo poi tutto alle tue spalle, vedrai chenon avrai fatto un viaggio a vuoto!”.

“Allora parto adesso e farò come hai dettotu. Dì a Nunzia, quando tornerà, che io ar-riverò domani sera. Per stasera, però, sai giàciò che devi fare, vero?”.

“Si,” - aveva risposto lei, bruciante didesiderio e divenuta improvvisamente impu-dica - “Quando ti sentirò chiudere la porta,mi toglierò la vestaglia e correrò a infilarminel letto! Un bacio, ciao!”...

Si sentiva felice la “buona vicina”, mentreposava il ricevitore del telefono; felice comenon le capitava da molto tempo. Da due anni,cinque mesi e otto giorni, per la precisione.

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Continua la pubblicazione dellecomposizioni di autori pugliesi, pre-sentate nel “Convegno d’Autunno“dell’A.N.PO.S.DI., svoltosi a Po-mezia nell’ottobre 2010.

PRIMU AMMOREdi Biagio Congedo

Telicata è stata la manu toaca n’carizzao la facce mia…Iou cussì carusu me sentii ulare.N’cignaiu cussì lu primu amore…Inda all’ecchi ndi vardammu, senzache dicimu niente…Cu lu scuernu li musi toi baciaie cittu cittu te dissi.“Te ogghiu bbene!”Quanti anni ane passati de tandu…Ma la manu toa, intra lu sennu,la facce mia n’carizza ancora.

PRIMO AMORE

Delicata fu la tua mano / che acca-rezzò il mio viso… / Io così giovanemi sentii volare. / Cominciò così ilmio primo amore… / Negli occhi ciguardammo, senza parlare... / Timi-damente le tue labbra baciai. / E sus-surrando ti dissi: / “Ti voglio bene!”/ Quanti anni sono passati da allora…/ Ma la tua mano, nel sogno, / il mioviso accarezza ancora! /

AUTUNNUdi Erminio Giulio Caputo

Se scattano le site de risatecalandu cu lli dienti de rubbinunu cùcaru de sule a llu mmasùnu.Gnetta lu ientucapiddi lunghi de sarmiènti all’ignastisa ssarmatasusu na manta fràceta de rùggia.An cima a nu ceppune calinutunu raciuppieddu ca se jundulìsciasunciru ncajuppatu tuttu sucuMe ride e ddice:- e ccuègghime, cce spietti, pizzuli-scìame -.Urtimi àceni comu siti duci…

AUTUNNO

Scoppiano le melegrane di risate (mordendo con denti di rubino / unospicchio di sole al tramonto. / Pettinail vento / lunghi capelli di sarmentialla vigna / stesa sfinita / su una co-perta fradicia di ruggine. / In cimaad un tralcio ignudo / un racimoloche si dondola / schietto turgido suc-coso / mi ride e dice / - e coglimi,che aspetti, piluccami - / Ultimi acinicome siete dolci…/.

U PRANZEdi Mario Gravina

Sott’a nu cile d’èståtena tàvele èje ståte apparecchiåtee li cafone affategåteatturn’a èsse s’ànn’assettåte.

Da li pjatte chjinechjine de maccaruneèsse na nùvele de fume:quiss’èje u pranze d’i cafune.

Che la facce rossee i mmåne tostepure papà s’èj’ assettåte.

Che l’ucchje sicchee li spangedde sfasciåteidde pènze: “quande m’aggestangåte”.

IL PRANZO

Sotto un cielo d’estate / una tavolaè stata imbandita // e i cafoni stanchi/ attorno ad essa si sono seduti. //Dai piatti pieni / pieni di pasta /

s’alza una nuvola di vapore: / cosìè il pranzo dei cafoni. // Con il visorosso / e le mani dure / anche miopadre si è seduto. // Con gli occhisofferenti / e con le ossa rotte / pensa:“come mi sono stancato”.

‘U CELU CRI’GGIUdi Giuseppe Greco

‘U celu crìggiu è ccomu‘e madreperlese vite cchiui te jernu quando ‘u verdete l’àrbuli t’ulie ete cchiu’vverdee cquandu ‘u celu crìggiuse strazza ‘sutta ‘mmaree dduma tanti russi e gialli e rrosadisegna le nuveje vacabbondenui fuscimu a ssusu ‘ i monti erticu bbitinu’ i quatri t’u Signoree nne nguacchiamu te luce te tantalucea lla nchianata.Ma a ttie ci nu tte piace‘u celu crìggiupija t’intr’a ttienu picca te celeste edanni ‘na llappata.

IL CIELO GRIGIO

Il cielo grigio ha il colore di una ma-dreperla / si vede di più d’invernoquando il verde / degli alberi d’ulivoè più verde / e quando il cielo grigio/ si lacera lontano vicino al mare /e accende tanti rossi e gialli e rosa/ disegna le nuvole vagabonde. / Noiandiamo correndo sopra i monti alti/ per ammirate i quadri del Signore/ e c’imbrattiamo di luce di tanta luce/ alla salita. / Ma a te se non piace/ il cielo grigio / prendi da dentrodi te / un po’ di celeste / e dagli unapennellata.

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La festa del MaialeSan Daniele o quello di Faeto sono

le icone del buon prosciutto, ma alcunilustri fa, nell’economia agro-familiare diDeliceto, come in tutti i paesi della pro-vincia di Foggia, il maiale occupava unaposizione importante per l’utilizzo dellesue carni, sia fresche che conservate. Eral’intera famiglia ad occuparsi della curadel maiale ospitandolo in campagna onell’aglomerato urbano in un luogo per-sonalizzato “lu juse”. Il maiale venivaacquistato nei mesi di febbraio-marzoper crescerlo fino al periodo natalizio.C’era invece chi lo acquistava quasi adultonella fiera della festa padronale del 29agosto di Bovino o quella nostrana del22 settembre. Un’altra tradizione che hacaratterizzato la collettività delicetana èquella della Confraternita di S. Roccoiniziata nel lontano 1867, meglio cono-sciuta come “lu porche re sandrocche”.

Alcuni fedeli offrivano al Santo, deimaialini lattanti, perché venissero allevatidalla congregazione e poi venduti al mag-giore offerente prima della macellazione.I confratelli, purtroppo, non avevano lerisorse finanziarie per allevarli, quindi lilasciavano per le vie cittadine, non primadell’asportazione del lobo dell’orecchioper renderli riconoscibili. I buoni delicetanili mantenevano con un buon pastone algiorno fatto di crusca ammorbidita conl’acqua bollente avanzata dalla cotturadi pasta e verdura. E così in autunno inol-trato erano pronti per essere venduti al-l’asta e il ricavato devoluto alla chiesadi S. Rocco. Purtroppo nel 1952, per mo-tivi igienici, la tradizione fu soppressa.

L’alimentazione quotidiana per questoanimale era abbastanza strutturata quindiessenzialmente a base di ghiande (re cer-ze), di crusca (la caniglie) e di avanzi difrutta e verdura. La macellazione avvenivanel mese di dicembre ed era occasioneper festeggiare. Parenti e amici erano in-vitati all’evento, non mancava l’espertomacellaio. Ho scelto alcune delle ricetteche la cucina popolare dedica al maiale,in particolare il soffritto di maiale conpeperone sotto aceto, che era il piattoprincipe della serata del maiale.

Fagioli con le coticheIngredienti per 4 persone: gr. 500 di

fagioli cannellini secchi, gr. 200 di co-tenne di maiale, gr. 300 di pomodori pe-lati, gr. 50 di prosciutto crudo; 1 mazzettodi prezzemolo; 1 spicchio d’aglio; 1 ci-polla; olio di oliva extravergine; sale e

pepe q.b.Questo è uno dei tanti piatti che la

cucina delicetana conserva gelosamente.Mettete in ammollo i fagioli per 12

ore, poi sgocciolateli e lessateli in acquafredda non salata per 2 ore.

Nel frattempo raschiate le cotenne dimaiale e lessatele per 15 minuti. Sgoccio-latele, tagliatele a listarelle, poi mettetelein acqua pulita, salatele e proseguite lacottura fino a quando non risulterannotenere.

Preparate un trito con il prosciutto,l’aglio e la cipolla sbucciate e lavate.

Soffriggetelo in un tegame con l’olio,quindi unite i pelati a pezzetti, sale e pepee cuocete per 20 minuti.

Unite i fagioli sgocciolati e le cotichecon un poco della loro acqua, portare acottura per 15 minuti ed infine servite.

Sfresciedde re puorche che li cuppulunesott'acite (soffritto di maiale con pepe-roni sotto aceto)

Ingredienti per 4 persone: gr. 600 dimisto di polmone, fegato, cuore e carnedi maiale, 4 peperoni tondi sott'aceto,vino, olio di oliva extravergine, pepe (pe-peroncino), sale.

Lavare con cura il misto di maiale

(polmone, fegato, cuore e carne), asciu-garli ed affettarli. In una padella ampiasoffriggere in olio di oliva extraverginela cipolla, aggiungendo un po' di vino equando è sfumato unire il trito di peperonisott'aceto, aggiungendo un pizzico il sale,poi calare il misto di maiale: mescolarepiù volte e fare cuocere a fiamma allegra.Appena cucinati, servire.

Pizza con le sfregole (céchele)Ingredienti: Kg. 1 di farina, gr. 25

di strutto, gr. 250 di sfregole (céchele),olio di oliva extravergine, sale.

Versare sulla spianatoia la farina apertaa fontana, aggiungere l’olio, lo strutto ele sfregole. Impastare fino ad ottenereun composto liscio, elastico e morbidoassottigliarlo con il matterello.

In una teglia versare l’olio ed estenderela pasta distribuendo le sfrecole, quindipassare al forno (caldo a 180°) lasciandodorare.

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Telemarketing, in attesa della Robinsonlist

Dopo oltre sei mesi di attesa, pubbli-cato in Gazzetta Ufficiale il decreto isti-tutivo del Registro delle opposizioni,ma bisognerà attendere ulteriori tre mesiper realizzare l'elenco.

La normativa in derogaRipercorrendo in breve la normativa

in materia di telemarketing, si ricordache il 25/05/10 è cessato di avere effettoil decreto Ronchi (decreto c.d. millepro-roghe, d.l. 25/09/09, n. 135), il qualeaveva concesso la possibilità di fare te-lemarketing senza alcuna autorizzazionepreventiva dell'abbonato telefonico. Ciòin palese deroga al principio di consensopreventivo ed espresso (c.d. opt-in) delnostro Codice sulla privacy.

In quel decreto, però, era stata pre-vista anche l'introduzione di un Registroper le opposizioni in cui dovranno iscri-versi coloro che non vogliono essere di-sturbati dalle chiamate dei call centre(c.d. opt-out).

In un'ottica di rispetto dei tempi le-gislativi, dunque, alla scadenza di maggio2010 avrebbero dovuto essere poste lefondamenta per l'istituzione di tale regi-stro da parte del Ministero dello sviluppoeconomico. In questo modo non si sareb-be creata confusione né incertezza nor-mativa qualora non fosse stato istituitonei tempi. In realtà, il decreto per l’isti-tuzione del Registro delle opposizioniè stato approvato il 9 luglio scorso dalConsiglio dei Ministri, emanato a settem-

bre (Dpr 07/09/10, n. 178), ma pubblicatoin Gazzetta Ufficiale solo il 2 novembre.

Il notevole ritardo comporta il ripri-stino della normativa del consenso espli-cito (opt-in) nel periodo transitorio.

Il Registro delle opposizioniDalla pubblicazione in Gazzetta scatta

il conto alla rovescia per istituire il re-gistro. Il Ministero dello sviluppo eco-nomico ha trenta giorni di tempo persvolgere e concludere la consultazionedei principali operatori del settore; ses-santa giorni per redigere le modalità tec-niche e operative di funzionamento eaccesso al registro da parte degli opera-tori; novanta giorni, infine, per renderetutto attivo e operativo.

Dovremo attendere, dunque, ancoraentro il 02/02/11 per capire le modalità

di funzionamento di tale registro e, so-prattutto, per sapere a quale soggettodovremo rivolgerci per essere esclusidalle telefonate indesiderate. Secondouna norma del decreto Ronchi, infatti,il registro verrà istituito da un ente oorganismo pubblico, supervisionato dalGarante della privacy, ma di cui ancoranon si conosce il nome.

Telefonate vietate fino alla partenzadella Robinson list

A causa di questi slittamenti temporalinell'adozione di normative e, infine, dellastessa Robinson list (così chiamano ilregistro oltralpe), dunque, si ritorna alregime del preventivo consenso. Fino aquando non entrerà in vigore il Registrodelle opposizioni, ogni telefonata dimarketing potrà essere fatta solo sel'abbonato abbia acconsentito a riceverla“preventivamente”.

Operatori scorrettiLa realtà delle cose, invece, è total-

mente diversa. Il telemarketing selvaggiocontinua quotidianamente, tartassandocidi insistenti e ripetute telefonate a qua-lunque orario della giornata, con buonapace di Robinson list, decreti, normativeda rispettare, e buon senso.

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IN SEGNO DI PACE

Due colombebianche ed agili,nel cielo limpidodi maggio,volano feliciuna accanto all’altra,cinguettandoe confidandosisconosciuti segreti;sembrano sorelle,sono amiche,sono portatricidi pacein un paeseprivo d’amore.

È SERA

Quando il crepuscolocede il passoall’incipiente sera,ogni mamma cullae protegge il suo bimbocon amoresconfinato.

Ma c’è sempreun bimbo infelice:è la vittimadella guerra.

RaccontoL’OLMO, IL PIOPPO,

IL SALICE

Per il matrimonio di Era e di Zeus,la dea della terra di nome Gaia, avevaregalato un albero che produceva pomo

d’oro. A guardia stavano le Esperidi(Egle, Egizia, Aretusa) e un ferocissimodrago.

Di giorno il drago mangiava chiunque

si fosse avvicinato all’albero, di nottele Esperidi facevano fluttuare intornoall’albero un vento gelido. Eracle chedesiderava quei pomi, addormentò leEsperidi e tagliò la testa al drago.

Zeus punì le Esperidi e le trasformòin olmo, pioppo, salice.

Rocchina Morgese

Potito Mele (Ascoli Satriano) Euro 30,00Lucia D’Agostino (Torino) Euro 60,00Vittorio Tumolo (Genova Quarto) Euro 30,00Gerardo Attino (Torino) Euro 50,00Luigi Carvelli (Torino) Euro 20,00Antonia Ardito (Torino) Euro 30,00Cosimo Del Ninno (Milano) Euro 50,00

Antonio Ciarallo (Torino) Euro 50,00Giuseppe Simone (Torino) Euro 25,00Antonio De Carolis (Orta Nova) Euro 40,00Serafina Dedda (Carapelle) Euro 25,00Pasquale La Rovere (Milano) Euro 50,00Antonio Di Corato (Torino) Euro 30,00Elena Tarallo (Torino) Euro 20,00

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