Lascuolapossibile numero 22 apreile 2012

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________________________________________________ Rivista telematica www.lascuolapossibile.it realizzata con GT Engine Powered by Innova Servizi – www.innovaservizi.it Pag.1 Pubblicata da Sysform Editore 00131 Roma Via Monte Manno 23 - Direttore Responsabile Manuela Rosci Edizione cartacea della rivista telematica www.lascuolapossibile.it Iscrizione al Tribunale di Roma 63/2010 del 24/02/2010 N.22 aprile 2012 Web Content Manager Maurizio Scarabotti Editoriale Guardando avanti Quando tutto sembra solo urgente ... di Rosci Manuela - Editoriali La scelta di occuparci di web e tecnologia (ma anche di altro!) su questo numero, de- riva dalla inevitabile importanza che oggi assume l'argomento. Mi permetto di segna- lare la differenza tra "importanza" e "ur- genza". E' URGENTE quella cosa che pressa dall'e- sterno, che deve essere fatta perché altri- menti scade, perché rientra nei nostri dove- ri, perché non possiamo rimandarla, perché ne vale della vita ... bisogna interveni- re/fare e basta! Sono IMPORTANTI tutte quelle "cose" inve- ce che vengono da dentro, sono nostre, ci appartengono, ci crediamo, sono gli aspetti che ci danno energia, che sono più in sinto- nia con il nostro modo di essere, di vivere! Ebbene, sinceramente: quante volte ri- spondiamo alle urgenze, trascurando ciò che è importante? Quante volte abbiamo la sensazione di rincorrere gli eventi, le sca- denze, i progetti, i programmi e lamentia- mo la mancanza di tempo per fare ciò in cui crediamo? Poi esistono quelle situazioni, quegli "acca- dimenti" che sono importanti e anche ur- genti: diventa impossibile allora non ri- spondere, non andare verso la direzione in- dicata. E' fatta, abbiamo trovato la giusta intesa! Ritornando quindi all'argomento del mese, è URGENTE che la scuola, i docenti, e gli educatori in genere accettino di includere e fare i conti con la sfera tecnologica nella realtà quotidiana scolastica. Possiamo dire che è ormai diverso tempo che questa ur- genza preme sulla scuola, vista come obso- leta se non dotata di attrezzatura adeguate e strumenti didattici tecnologici pertinenti. Corsi di formazione per docenti (alfabetiz- zazione informatica iniziata circa vent'anni fa), allestimento di laboratori di informatica, inizio di prima utilizzazione dei pc: non di- mentichiamo che i primi "Commodore 64" sono entrati nella scuola negli anni '80. Sebbene sia indiscutibile che la scuola abbia l'urgenza di svilupparsi anche tecnologica- mente, non sembra che questa spinta esterna abbia prodotto tutti questi cambia- menti!! Qualcosa però ha scalfito nell'habi- tus mentale delle persone di scuola, seppu- re con meno urgenza, forse con ... lentezza. Negli ultimi dieci anni (più o meno!?) la spinta interna ha sollecitato tutti, compresi i docenti, a riconoscere esigenze personali nuove che potevano essere soddisfatte me-

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Pubblicata da Sysform Editore 00131 Roma Via Monte Manno 23 - Direttore Responsabile Manuela Rosci

Edizione cartacea della rivista telematica www.lascuolapossibile.it

Iscrizione al Tribunale di Roma 63/2010 del 24/02/2010

N.22 aprile 2012 Web Content Manager Maurizio Scarabotti

Editoriale

Guardando avanti Quando tutto sembra solo urgente ... di Rosci Manuela - Editoriali

La scelta di occuparci di web e tecnologia

(ma anche di altro!) su questo numero, de-

riva dalla inevitabile importanza che oggi

assume l'argomento. Mi permetto di segna-

lare la differenza tra "importanza" e "ur-

genza".

E' URGENTE quella cosa che pressa dall'e-

sterno, che deve essere fatta perché altri-

menti scade, perché rientra nei nostri dove-

ri, perché non possiamo rimandarla, perché

ne vale della vita ... bisogna interveni-

re/fare e basta!

Sono IMPORTANTI tutte quelle "cose" inve-

ce che vengono da dentro, sono nostre, ci

appartengono, ci crediamo, sono gli aspetti

che ci danno energia, che sono più in sinto-

nia con il nostro modo di essere, di vivere!

Ebbene, sinceramente: quante volte ri-

spondiamo alle urgenze, trascurando ciò

che è importante? Quante volte abbiamo la

sensazione di rincorrere gli eventi, le sca-

denze, i progetti, i programmi e lamentia-

mo la mancanza di tempo per fare ciò in cui

crediamo?

Poi esistono quelle situazioni, quegli "acca-

dimenti" che sono importanti e anche ur-

genti: diventa impossibile allora non ri-

spondere, non andare verso la direzione in-

dicata. E' fatta, abbiamo trovato la giusta

intesa!

Ritornando quindi all'argomento del mese,

è URGENTE che la scuola, i docenti, e gli

educatori in genere accettino di includere e

fare i conti con la sfera tecnologica nella

realtà quotidiana scolastica. Possiamo dire

che è ormai diverso tempo che questa ur-

genza preme sulla scuola, vista come obso-

leta se non dotata di attrezzatura adeguate

e strumenti didattici tecnologici pertinenti.

Corsi di formazione per docenti (alfabetiz-

zazione informatica iniziata circa vent'anni

fa), allestimento di laboratori di informatica,

inizio di prima utilizzazione dei pc: non di-

mentichiamo che i primi "Commodore 64"

sono entrati nella scuola negli anni '80.

Sebbene sia indiscutibile che la scuola abbia

l'urgenza di svilupparsi anche tecnologica-

mente, non sembra che questa spinta

esterna abbia prodotto tutti questi cambia-

menti!! Qualcosa però ha scalfito nell'habi-

tus mentale delle persone di scuola, seppu-

re con meno urgenza, forse con ... lentezza.

Negli ultimi dieci anni (più o meno!?) la

spinta interna ha sollecitato tutti, compresi i

docenti, a riconoscere esigenze personali

nuove che potevano essere soddisfatte me-

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glio proprio con l'impiego della tecnologia.

La scoperta della "mail" al posto della spe-

dizione di una lettera ha aperto orizzonti

"temporali" mai sperimentati nel passato.

La possibilità di velocizzare lo scambio co-

municativo attraverso le mail si è affiancata

all'altra scoperta folgorante: scrivere una

relazione (o la programmazione) in word e

salvarla e poter in seguito modificare il te-

sto senza riscrivere tutto dall'inizio ... que-

sto sì che ha avuto una IMPORTANZA fon-

damentale per molti di noi, anche per i più

resistenti a lasciare ... penna e calamaio.

Ed è stata proprio l'importanza riconosciuta

alle tecnologie e al mondo digitale che ha

prodotto un cambiamento nell'atteggiamen-

to mentale di ognuno di noi che oggi si sen-

te in qualche modo debitore verso la rivolu-

zione tecnologica.

Cosa sta quindi accadendo nel mondo

della scuola?

Quella precedente spinta urgente, che ha

pressato la scuola affinché cambiasse e di-

ventasse più moderna e al passo con i tem-

pi, inizialmente ha spaventato i più, anco-

randoli ad atteggiamenti di intransigente ri-

fiuto del mondo digitale, o accettando di in-

trodurre le innovazioni dentro luoghi dedi-

cati (le aule di informatica) o affidando il

compito della lezione sulle tecnologie a po-

chi e sparuti pionieri.

Oggi quell'URGENZA però si incontra con

l'IMPORTANZA che il mondo digitale in ge-

nere ha assunto nella vita quotidiana della

maggior parte delle persone, di tutte le età.

Familiarizzare con Internet ha permesso ai

più di avventurarsi in percorsi impensabili ai

comuni mortali: prenotazioni di voli e va-

canze, ricerca di un oggetto specifico, ven-

dita su e-bay, prenotazioni di visite, paga-

menti di bollettini, banca online, assicura-

zioni online e ... un'infinità di altre cose che

certamente sorprenderanno ancora molti di

noi.

Questo significa che siamo ... nel posto giu-

sto, al momento giusto?

Sarebbe irrealistico da parte mia pensare

ciò ma credo fermamente che la spinta in-

terna -quella personale, quella che ci fa va-

lutare qualcosa "importante" per noi- sia

cresciuta, evoluta; c'è più consapevolezza

che indietro non si torna e anche i difensori

di un pensiero più umanista ... tendono ad

integrare i vantaggi e le opportunità che

web e tecnologia insieme offrono.

Questo il motivo per cui molti articoli di

questo numero sono scritti da chi non è sta-

to/a ammaliata da subito, anzi, ha cercato

di circoscrivere questa spinta all'innovazio-

ne (per noi immigrati digitali) che per le

nuove generazioni (i nativi digitali) , al con-

trario, rappresenta la norma! La capacità di

ironizzare su noi stessi e di non prenderci

troppo sul serio ... permette di accorgersi in

tempo e di porre rimedio.

E con uno staff che crede nella scuola e

guarda con occhio critico al nuovo, senza

subirne solo la seduzione, non potevamo

che interessarci dei social network e il loro

impiego nell'educazione e nella didattica. La

spinta URGENTE viene soprattutto dai nostri

under 14, in gran parte già fruitori di net-

work famosi, sebbene non sempre così ido-

nei per loro. E allora?

Abbiamo cercato di dare una risposta IM-

PORTANTE a questa impellenza (urgenza) di

stare in rete, di condividere, di estendere il

proprio tempo anche dentro un social ...

Leggete quello che possiamo condividere

circa "educare i giovani all'uso dei social

network" negli articoli dedicati a NET for

KIDS, il social network creato per gli

under 14, con tutte le caratteristiche dei

network più famosi.

Un'ultima riflessione: quando è morto Steve

Jobs un alunno di classe quinta che utilizza

le tecnologie per superare le sue difficoltà

motorie - il netbook è il suo quaderno- ha

detto: "Sarò sempre grato a lui perché se

non inventava il portatile ...io come avrei

fatto?"

Ecco perché l'attenzione alla tecnologia ha

assunto per molti di noi un valore aggiunto,

anche se è possibile continuare a testimo-

niare l'importanza della condivisione, della

cooperazione e richiedere l'attenzione per

chi ha più necessità, attraverso una bella

lettera scritta da Luigi Vittorio Berliri "a tutti

gli uomini di buona volontà" ...anche lui ha

utilizzato i canali digitali!

Grazie a tutti

Manuela Rosci

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In questo numero di aprile 2012

Area Tematica Titolo Autore

Guardando avanti Rosci Manuela

Antologia, fantasia e power point Infantino Aminta Pa-

trizia

In palestra e allo specchio Lugaresi Adriana No-

ra

La Storia fatta al PC Carissimi Alessia

Labo-motorio: psicomotricità in

azione Di Clemente Simona

Tecnologia e insegnamento Agolino Simona Lo-

retta

Invito alla presentazione Net for

KIds La redazione

NET for KIDS il social network un-

der 14 La redazione

Perché abbiamo deciso di partire La redazione

Sfoglia l'opuscolo di Net for Kids La redazione

Una scalata da "giurassica" Mirra Giovanna

Il Profumo della scuola nell'era

Monti La redazione

Le "mani" di Valerio Crasso Antonella

Lettera aperta a tutti gli uomini di

buona volontà Berliri Luigi Vittorio

Le ICT nella SCUOLA oggi Riccardi Barbara

Linguaggio a portata di un click Nucera Roberto

Aula informatica: non aprite quella

porta! Cecoro Mena

La scuola e il web: una partita da

giocare Paci Lucia Giovanna

Ministro Profumo: la legge sia la

Sua Road Map Maranzana Enrico

Curiosità e comunicazione Ansuini Cristina

Diventa online anche il "giornali-

no" scolastico Maurizio Scarabotti

Gemellaggi elettronici tra scuole La redazione

La Lavagna Interattiva Multime-

diale come facilitatore dell'inse-

gnamento

Traversetti Marianna

Il rapporto tra scuola e tecnologia Sabatini Roberto

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DDalla prima pagina

Dalla prima pagina

Il rapporto tra scuola e tecnologia Un binomio importante e problematico di Sabatini Roberto - Sotto la lente

La storia della scuola è caratterizzata da di-

versi anacronismi e uno di questi è certa-

mente la sua dotazione tecnologica.

Il sistema formativo è sempre stato in

seconda o terza posizione rispetto alla

tecnologia; fatti salvi pochi luoghi eccel-

lenti e inaccessibili ai più, le aule e i labora-

tori delle nostre scuole, anche le più mo-

dernamente attrezzate, sono sempre state

in forte ritardo sullo sviluppo tecnologico.

Entro certi limiti questo ritardo è però fisio-

logico perché non è possibile a nessuna isti-

tuzione dotarsi degli ultimi e più sofisticati

ritrovati partoriti dalla ricerca tecnologica.

Anzi questa ricerca distribuisce i suoi mi-

gliori risultati alla cittadinanza che li finan-

zia con il suo lavoro solo molto dopo averli

messi a punto per i vertici del potere socia-

le, politico, culturale e militare.

Lo stesso Internet decolla come sistema di

comunicazione tra apparati militari e una

quantità di strumenti e materiali, dalle le-

ghe più resistenti ai materiali più isolanti,

dalle celle solari a più alto rendimento ai si-

stemi di rilevamento e navigazione più ela-

borati, sono stati prima di tutto e con largo

anticipo, studiati, individuati e prodotti per

l'industria bellica, per quella spaziale, per i

servizi segreti, per la ricerca finanziata dai

grandi gruppi multinazionali (pensiamo solo

agli OGM e ai medicinali).

Scontiamo dunque

una distanza ra-

gionevole che non

può mancare, tra

le punte più avan-

zate della ricerca

tecnologica e la

sua fruizione di

massa e conside-

riamo anche che

per conoscere e comprendere gli ultimi pro-

dotti della cultura scientifica è opportuno

ricapitolarne brevemente la storia e che a

scuola non si può perciò evitare di conosce-

re i precursori, le invenzioni, le scoperte e i

dispositivi che sono venuti prima e che

hanno consentito la produzione del presen-

te.

Ammettiamo anche che non sia indispensa-

bile che scuola e università allenino i loro

studenti con gli apparati di ultima genera-

zione perché qualsiasi ditta o istituzione li

assumesse per un compito strettamente

tecnico, dovrebbe e potrebbe formarli e ag-

giornarli nel suo seno, per renderli abili nel

dominio della strumentazione effettivamen-

te in dotazione; inoltre non sarebbe possibi-

le: il ritmo di sviluppo della tecnologia

è così sostenuto che nessuna scuola

potrebbe permettersi un ricambio così

rapido e costoso delle sue attrezzature

didattiche solo per poterle stare dietro.

Pur ammettendo tutto ciò constatiamo che

il ritardo che l'attrezzatura tecnologica

delle nostre scuole e università presen-

ta, persino nei confronti della tecnolo-

gia ordinaria è notevole e, fino a pochi

anni fa non era solo strumentale, ma

anche culturale.

Per fare un esempio della storia recente,

negli anni '70, negli istituti tecnici più quo-

tati, in Elettronica si insegnavano ancora le

valvole termoioniche, mentre da circa 20

anni si erano imposti i transistor e abbiamo

cominciato a studiare i transistor quando

già dilagavano i circuiti integrati.

Non intendo dire che non si dovevano cono-

scere le tecnologie antecedenti, ma che

quelle che si arrivava ad impiegare erano

comunque già obsolete e abbandonate

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dall'industria corrente e che in generale an-

che la teoria presente sui testi era stata su-

perata e di molto dalla ricerca pura sull'ar-

gomento.

Un certo ritardo, anche sulla teoria, è per-

fettamente fisiologico perché occorre del

tempo per trasferire sui testi scolastici l'a-

vanzamento culturale, ma questo divario

era eccessivo; da qualche anno a questa

parte esso si è andato colmando e persino i

testi di storia adesso arrivano quasi ai no-

stri giorni.

Inoltre oggi gran parte delle novità

dell'ultimo momento si possono affron-

tare sui mass media che sono infinita-

mente più elastici e veloci dei testi di-

dattici, e aggiornabili in tempo reale, di-

versificando così i mezzi e le fonti di infor-

mazione.

A differenza della maggior parte della tec-

nologia, l'informatica è invece penetrata

con forza e in quantità massicce nel mondo

scolastico e in quello accademico e costitui-

sce, forse, il settore in cui il ritardo con le

sue punte avanzate è minore e del tutto fi-

siologico.

Tanto che in questo campo sono stati i do-

centi più anziani a risentirne per la loro dif-

ficoltà ad aggiornarsi adeguatamente e a

imparare a sfruttare le potenzialità di que-

sto sofisticato strumento a fini didattici e

cognitivi.

Anzi in questo ambito si è spesso assi-

stito ad una sorta di socializzazione al-

la rovescia dove gli allievi, nativi della

tecnologia, aiutavano l'insegnante,

immigrato disadattato, a usare il mez-

zo.

Molti docenti si sono perciò ritrovati con

tanti contenuti da trasmettere, ma privi del-

le abilità tecniche per farlo adeguatamente

con il PC e con il Web, ad una platea di stu-

denti competenti tecnicamente, ma incapaci

e immotivati a usarli per potenziare i con-

tenuti del loro sapere.

Ricordo ancora i primi corsi di alfabetizza-

zione informatica che inondarono l'offerta di

aggiornamento in servizio: persino i docenti

più preparati del settore misero a disposi-

zione, anche a costo zero, le loro compe-

tenze per iniziare i colleghi di altre discipli-

ne a familiarizzarsi con questo nuovo dispo-

sitivo; allora, anni '80, si parlava di lin-

guaggio macchina, di righe di comando, di

ambienti di programmazione come Fortran,

Cobol, Basic, di hardware, di clock, di bit e

byte, di porte logiche and, or, not e via di-

cendo.

Alcuni insegnanti, quelli più giovani e quelli

più vicini all'area logico-matematica (non

mancarono e non mancano vistose eccezio-

ni, ma in generale questa è stata ed è la

tendenza), virarono prontamente in dire-

zione dell'informatica e familiarizzarono

presto la terminologia anglofona che carat-

terizza questo settore; altri presero quel

minimo di confidenza per sfruttare almeno

le opportunità basilari dello strumento e al-

tri ancora resistettero e lo snobbarono e,

comunque, non lo usarono nemmeno fuori

dall'ambiente di lavoro.

L'ostacolo principale che ravviso nell'impie-

go del computer come strumento didattico

e del Web come rete complessa e ricca di

informazioni e materiali d'ogni genere è la

gigantesca evasività che consente e

che si allea facilmente con la scarsa

motivazione dello studente ad usarlo per

fini cognitivi, classificatori, computazionali

e, più in generale culturali.

Se "fatta la legge, gabbato lo santo" è un

proverbio mai smentito, in questo caso si

può parallelamente affermare che dato un

PC connesso sul web, tutto si può fare, me-

no che usarlo per studiare, conoscere, in-

formarsi, comparare, ecc.; di più, se l'at-

tenzione in aula, durante una lezione fron-

tale, chiama in causa le capacità oratorie e

teatrali del docente, nel laboratorio di in-

formatica la sua influenza si dilegua di fron-

te alla seduzione dello schermo e se il libro

di testo non contiene che il testo, un com-

puter connesso è una finestra sul mondo

intero e, come scriveva J. Prévert, in una

sua celebre poesia a proposito dell'uccello-

lira: "i muri della classe, tranquillamente

crollano.

Durante le lezioni in sala informatica, sono

sufficienti due minuti di pausa o di distra-

zione per veder apparire sugli schermi dei

vari PC del laboratorio le homepage di Fa-

cebook o le icone di qualche gioco, o i re-

port di qualche partita!

E' invece ovvio che man a mano che cresce

la serietà dell'allievo e la sua motivazione a

conoscere, il PC e il Web diventano potenti

alleati e straordinari strumenti di crescita e

divulgazione culturale.

Un discorso simile può essere svolto

per l'insegnamento a distanza e per gli

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e-book.

Ho personalmente visto fallire i corsi online

di preparazione ai test di ingresso che la

Facoltà di Medicina della "Sapienza" di Ro-

ma, diffonde ogni anno agli studenti dell'ul-

timo anno, per l'incostanza e la poca forza

di volontà degli studenti a seguire diligen-

temente le esercitazioni e a impegnarsi nel-

le simulazioni dei test; lezioni ed esercita-

zioni online richiedono una dose di maturità

e di costanza maggiore di quella tradiziona-

le perché viene a mancare la relazione

umana e il suo intrinseco valore come fatto-

re motivante (o anche demotivante, quando

il rapporto docente-allievo è negativo).

Lo studio sugli e-book e l'impiego delle in-

formazioni distribuite nel Web richiedono,

analogamente, motivazione, impegno e

capacità organizzative maggiori di

quelle consuetudinarie, di quelle richie-

ste dagli strumenti e dagli ambienti con-

venzionali: possono dare molto di più, ma

richiedono anche molto di più, senza conta-

re il debole confine che separa, nella rete, i

contenuti didattici da quelli ludici ed evasivi

presenti massicciamente e a portata di un

click!

Bisogna confrontarsi con questa nuova diffi-

coltà pedagogica perché l'impiego delle

nuove strategie comunicative ed editoriali è

ineludibile: o si inverte globalmente il senso

di marcia di questa civiltà nel suo insieme

(una sorta di decrescita felice applicata an-

che al mondo della trasmissione culturale),

o non si può evitare di essere competenti e

di trasmettere competenze digitali e tele-

matiche.

Bisogna vincere la tendenza, rimasta co-

stante nel vissuto di molti studenti, che la

scuola sia noia e inutile impegno, che non

insegni davvero niente di utile e di significa-

tivo, che tutto ciò che viene fatto a scuola

sia solo obbligatorio e privo di interesse. Se

si sconfigge questo pervasivo e resistente

stereotipo, allora i mass media e i nuovi

media, più interattivi e ricchi di prospettive

formative, possono risultare decisivi e col-

mare il tradizionale gap tra i livelli di prepa-

razione e di aggiornamento reperibili nella

scuola e quelli raggiunti nella realtà circo-

stante.

Attenzione però: se le opportunità lavorati-

ve, soprattutto qualificate, continuano a di-

leguarsi, la vacuità della formazione, so-

prattutto in termini professionali, non è più

uno stereotipo, ma una dura e drammatica

realtà!

Ancora due temi da tenere presenti: il pri-

mo è la sempre crescente velocità delle tra-

sformazioni tecnologiche (anche se spesso

solo di facciata) e il conseguente incremen-

to di obsolescenza che minaccia di rendere

superati strumenti, programmi e materiali

acquistati solo l'anno prima; il secondo è la

sempre maggiore velocità con cui si scava

una distanza di cultura tecnologica tra le ul-

time generazioni e quelle precedenti.

Considerandoli succintamente e congiunta-

mente si nota che l'invecchiamento delle

strutture e delle attrezzature sta diventan-

do ingestibile, soprattutto con le esigue ri-

sorse finanziare disponibili e che questa

pressione non ha solo implicazioni consumi-

stiche, ma influisce anche sulla sensazione

di inadeguatezza che viene sperimentata

sempre prima, sempre più spesso e da un

sempre maggior numero di persone.

Gli studenti degli ultimi anni delle seconda-

ria superiore si sentono diversi da quelli del

primo, nonostante siano separati da loro da

un arco di 3-4 anni! Percepiscono che i

nuovi arrivati sono tecnologicamente più

dotati e che hanno concessioni, gadget e

altri apparati di cui loro non hanno goduto.

Se bastano 3 anni per annusare un divario

figuriamoci come possono avvertirlo gli in-

segnanti, in particolare quelli più anziani

(oggi ulteriormente anziani!).

Mentre un tempo l'anziano aveva comunque

uno status rispettabile ed esperienze da

trasmettere e anche i docenti potevano go-

dere di queste considerazioni, oggi gli an-

ziani sono del tutto tagliati fuori dalle

competenze richieste, dalla velocità e

portata delle metamorfosi tecnologiche

e in tal senso hanno sempre meno da

trasmettere alle nuove generazioni e i

docenti non fanno eccezione!

Infine bisogna tenere presente che la tec-

nologia non è politicamente neutra come si

tenta da più parti di farla passare, soprat-

tutto quando si sostiene che i dispositivi che

fornisce possono essere usati pro o contro

l'essere umano indifferentemente e che

questo dipende da noi e non dalla tecnolo-

gia. Più in profondità la tecnologia è una

dimensione culturale ed una visione del

mondo con dei presupposti e degli obiettivi,

favorisce determinati sviluppi, ne inibisce e

impedisce altri, implica costi e conseguen-

ze, impone modelli di esistenza, stili di vita,

modi di lavorare, occupazione, disoccupa-

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zione, sottoccupazione e così via.

Questa consapevolezza non può mancare

nel rapporto pedagogico che offre nuove

tecnologie e che si basa su esse: i docenti

devono saperle usare, ma anche conoscer-

ne l'impatto socioculturale che esse deter-

minano poiché solo così le nuove genera-

zioni potranno essere protagoniste e usarle

come strumenti e non essere passivi utiliz-

zatori finali, soggetti dipendenti dal mezzo

e dal mercato.

Roberto Sabatini,

ha insegnato Scienze Sociali fino a luglio

2011 nel Liceo di Via Asmara di Roma

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NET for KIDS il social network under 14 Apertura delle iscrizioni 8 maggio 2012 di La redazione - Dalla redazione

Carissime/i lettori,

ormai ci conoscete: noi di Sysform (mauri-

zio scarabotti e manuela rosci e lo staff del-

la scuolapossibile) siamo un po' particolari e

ci piace affrontare i problemi ... guardando

alle SOLUZIONI!

Il problema che abbiamo affrontato è il

rapporto dei più giovani con il mondo

della tecnologia, di internet, e nello

specifico il ruolo che hanno assunto

oggi i social network nella vita quoti-

diana anche dei più piccoli. Il social net-

work under 14

Una analisi approfondita del fenomeno ci ha

avvicinati a questa tematica tre anni fa ri-

spondendo ad un bando della Regione Lazio

sulla opportunità di "educare i giovani all'u-

so dei social network". E' nato così il primo

progetto sperimentale con sette scuole ro-

mane: abbiamo costruito un social network

con tutte le caratteristiche dei più famosi -

Netpupils- che ha coinvolto circa 2 mila

alunni delle classi quarta e quinta della

scuola primaria e le tre classi della secon-

daria di primo grado. Diversi articoli sull'e-

sperienza sono apparsi anche sul questa ri-

vista.

E' STATO UN SUCCESSO: bambini e ragaz-

zini -nella maggior parte dei casi già iscritti

a Facebook- hanno utilizzato il circuito de-

dicato soltanto a loro con attività sia spon-

tanee che proposte da noi. Più di duemila

gruppi, sedicimilamila foto inserite,

duemilacinquecento video caricati e ...

tanto altro. Quale il vantaggio? Di avere a

disposizione degli iscritti un circuito ad ac-

cesso regolamentato (con credenziali forni-

te dalla scuola, in quel caso), frequentato

solo da "coetanei" (nove/quattordici anni),

con interessi e condivisioni più adatte

senz'altro alla loro età, senza l'ingerenza di

adulti che rischiano di essere un po' inva-

denti se non a volte pericolosi, purtroppo!

Senza trascurare il messaggio di legalità

inviato: su Facebook non ti puoi iscrivere

se hai meno di tredici anni, quindi se vuoi

farlo ... devi dichiarare un'età falsa! Conse-

guenze? Una esposizione inadeguata per

questa fascia d'età costretta a mentire (di-

chiarando venticinque anni invece di nove,

ad esempio!) e a fare incontri inappropriati.

Ma la rete è attraente e certamente ...

troppo importante per demonizzarla.

Come tutte le cose belle, ma che dipendono

da progetti a termine, anche Netpupils si è

concluso. Sebbene i partecipanti abbiano a

forza richiesto il loro spazio, il diritto di na-

vigare "sicuri" ... il progetto non ha avuto

altri finanziamenti, anche se l'interesse di

molti é stato forte.

Che fare allora? Abbiamo cercato una solu-

zione e ... l'abbiamo trovata!

Dalla prima pagina

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Siamo quindi lieti di

annunciarti che, dopo

un lavoro intenso degli

ultimi mesi, abbiamo

realizzato un nuovo so-

cial network pensato

questa volta senza il

contributo delle Istitu-

zioni ma con il diretto

coinvolgimento dei ge-

nitori che da più parti

lamentano preoccupa-

zione circa la naviga-

zione su internet dei

propri figli ... senza protezione!

NET for KIDS, questo il nome del nuovo

social network per bambini e ragazzi

under 14 aprirà le iscrizioni dal giorno 8

maggio 2012, data in cui verrà presentato

presso il Centro Elsa Morante (EUR).

Condurrà la manifestazione la giornalista

di RAI3 Enza Emira Festa. Testimonial

della manifestazione l'attore comico An-

tonio Giuliani.

Fin da ora sei invitato/a con i figli, se sei

un genitore interessato a questa problema-

tica, o in quanto docente coinvolto, anche

se in maniera diversa, nella educazione e

formazione dei giovani, realtà che oggi

sempre più si intreccia con il mondo virtua-

le.

Puoi fare il download dell'invito cliccando

sulla locandina sulla homepage della rivista.

Ti piace l'idea? Vuoi parlarne con qualcuno

che pensi possa essere interessato?

Bene, ti ringrazio anticipatamente perché la

scommessa è proprio quella di far co-

noscere NET for KIDS a tutti i genitori e

aprire le porte (si fa per dire!) a tutti gli

under 14 desiderosi di "condividere" in rete.

Per approfindire già da ora la proposta edu-

cativa, vi suggeriamo di leggere anche l'o-

puscolo che è presente sulla homepage

della rivista e sarà distribuito in cartaceo il

giorno della presentazione: abbiamo cer-

cato di raccontare la problematica e

come possiamo affrontarla insieme.

Avverto che i siti di riferimento

www.netforkids, il social network e

www.genitoriattenti.it, lo spazio dedicato ai

genitori saranno visibili dal 2 maggio.

Agevolazioni sono previste per gli iscritti a

un Net for Kids POINT (scuola, associa-

zione, ente, cral ...) che stipula una con-

venzione gratuita con noi e fa risparmiare ai

suoi iscritti il 40% della quota associativa

annuale. La quota d'iscrizione: una propo-

sta imperdibile che conoscerai l'8 maggio (i

più curiosi la leggeranno prima sul sito).

Annota la data sulla tua agenda, ti aspet-

tiamo

manuela rosci, maurizio scarabotti

e lo staff di netforkids

logo www.genitoriattenti.it

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Le ICT nella SCUOLA oggi Intervista a Giuseppe Marucci, Ispettore Tecnico, MIUR di Riccardi Barbara - L'intervista

A scuola bisogna essere sempre allerta e

pronti a cogliere le varie opportunità che

arrivano dalle tante Circolari e le tante in-

formative. In una di queste occasioni, si fa

notare alla mia attenzione, "lei": Sabato 10

marzo 2012 presso l'ITIS Galilei di Roma, la

Casa Editrice Anicia propone un incontro di

formazione "LIM e dintorni, una lavagna per

motivare, una lavagna per imparare - Inse-

gnare con i media nella scuola dei nativi di-

gitali " e la presentazione del libro "Il do-

cente multimediale" di Fabrizio Emer.

Ai miei occhi

si rivela da

subito una

proposta al-

lentante e che

per di più si

dimostrerà

una sorpresa

nella sorpresa

per la realiz-

zazione del

prossimo ca-

pitolo del mio libro "L'Arte dell'incontro".

Tra gli interessanti ospiti che sono interve-

nuti al Galilei, l'Ispettore Tecnico del

MIUR Dott.re Giuseppe Marucci, è pro-

prio lui che vado ad approcciare nel viaggio

verso la scoperta dei nativi digitali, argo-

mento tanto caro a Noi Possibili, vista la

nostra esperienza con la nostra Casa Editri-

ce Sysform e i nostri ebook.

Come si sta muovendo la Scuola ri-

guardo la formazione sull'uso delle

nuove Tecnologie dell'Informazione e

della Comunicazione? (TIC - in inglese

Information and Communication Technolo-

gy, il cui acronimo è ICT)

L'introduzione delle ICT nella scuola è molto

ampia e declinabile in una serie di obiettivi

che definiscono un panorama articolato di

attività e contenuti specifici. Da recenti in-

dagini internazionali (Horizon), condotte da

istituzioni statunitensi, e nazionali condotte

per conto della Commissione Europea con

metodologia Delphi, emergono alcuni ele-

menti di fondo e alcune linee di tendenza

che è utile tener presente nel momento in

cui si procede all'elaborazione di una stra-

tegia per l' introduzione delle ICT nella

Scuola.

Alcune indicazioni per l'innovazione conse-

guenti alla pervasività delle ICT nella socie-

tà e nell'educazione sono:

1. globalizzazione dei modelli educativi e

dei curricoli che conducono sempre più ad

una logica di open contents;

2. rifiuto dell'internalizzazione acritica a fa-

vore dell'incremento dei bisogni espressi

dalle comunità e dai decisori locali;

3. accesso facilitato alle risorse di rete per

tutti in una logica di mobile computing di

standardizzazione dei device e delle con-

nessioni anche attraverso gli e-book;

4. life long learning come diritto fondamen-

tale di tutti i cittadini di diverse età compre-

se le abilità di apprendere ad apprendere,

di problem solving e di analisi critica dei da-

ti rappresentati in forma grafica;

5. sviluppo dell'informal learning attraverso

le reti in forte connessioni con i social net-

work;

6. risposta attraverso centri di eccellenza

alla domanda sempre più con dimensione

multidisciplinare, interdisciplinare della co-

noscenza;

7. incremento del partenariato del rapporto

pubblico privato.

Novità e Progetti per la diffusione delle

nuove Tecnologie Informative e della

Comunicazione?

Sono iniziati i Programmi "Competenze per

lo sviluppo" e "Ambienti per l'apprendimen-

to" 2007-2013 nelle sole Regioni dell'obiet-

tivo Convergenza: Calabria, Campania, Pu-

glia e Sicilia. Le azioni dei due programmi,

finanziati rispettivamente dal FSE e dal

FESR, proseguono e arricchiscono le azioni

intraprese nella precedente programmazio-

ne. Particolarmente significative sono le

azioni di formazione sulle competenze digi-

Dalla prima pagina

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tali, rivolte ad allievi e a tutto il personale

delle scuole e gli interventi a favore della

diffusione delle tecnologie finalizzate a in-

crementare le dotazioni tecnologiche e le

reti delle Istituzioni Scolastiche.

Quando si parla di Programma Scuola

Digitale a cosa ci si riferisce?

Con il Piano Nazionale Scuola Digitale ci si

propone di coniugare riflessione pedagogi-

co-didattica e uso delle tecnologie per pro-

muovere l'innovazione nei processi di ap-

prendimento. Le tecnologie, se accompa-

gnate da una adeguata riflessione pedago-

gica, costituiscono infatti strumenti essen-

ziali in grado di influire positivamente sia

sugli ambienti che sui processi di appren-

dimento e possono fornire supporto a prati-

che didattiche innovative. Il Piano Scuola

Digitale si inserisce nel più generale Piano

"Agenda digitale italiana", voluto dall'Unio-

ne Europea e contenente le filiere "Alfabe-

tizzazione informatica" e "Smart city-smart

communities". Nel corso degli ultimi anni il

MIUR, all'interno di questa visione strategi-

ca, ha dato corso ad una serie di azioni, mi-

rate a dare concretezza ad un' idea genera-

le: LIM in Classe; Cl@ssi 2.0; Editoria Digi-

tale Scolastica; Scuol@ 2.0. Il paradigma

su cui si basa l'intero Piano Scuola Digitale

può essere sintetizzato nella massima:

"portare il laboratorio in classe e non la

classe in laboratorio". Creare le condizioni

per portare il laboratorio in classe richiede

un tipo diverso di sforzo da parte delle

scuole, rispetto a quello necessario, e pur

sempre notevole, per creare un laboratorio,

installarlo e utilizzarlo. Tutto questo com-

porta la necessità di ripensare e ridefinire i

due concetti di base sottostanti la creazione

di laboratori didattici, il modello di forma-

zione dei docenti e lo standard delle dota-

zioni tecnologiche, per adattarli a questa fi-

nalità.

Quindi modalità e strategie per rag-

giungere questi obiettivi?

Avviare competenze digitali e la formazione

degli insegnanti. La preoccupazione del Mi-

nistero dell'Istruzione è stata sempre quella

di affiancare l'introduzione nelle scuole delle

attrezzature legate alle ICT con Piani di

formazione dei docenti. Le attrezzature nel-

le scuole sono state acquistate con fondi

nazionali, con fondi europei e con fondi di

istituzioni locali, pubbliche e private. La

formazione ha assunto in genere il caratte-

re di Piani nazionali, anche se può esserci

stato un passaggio attraverso fasi di attua-

zione locale o interregionale. Naturalmente

alla formazione in servizio ha fatto da corri-

spondente istituzionale la formazione inizia-

le degli insegnanti, prima attraverso le SSIS

e ora attraverso il Tirocinio Formativo Attivo

e le Lauree Specialistiche.

In particolare quali attività formative

sono state progettate per i docenti?

Le attività formative che sono state propo-

ste sono le DIDATEC. Le formazioni DIDA-

TEC si dividono in livello base e livello

avanzato, hanno la finalità di promuovere

nei corsisti lo sviluppo della competenza di-

gitale applicata al contesto professionale dei

docenti di scuola primaria e secondaria di I

e II grado. Tale competenza individua:

• aspetti funzionali, come le abilità tecniche

nell'uso delle ICT

• aspetti cognitivi e culturali, quali la cono-

scenza e la comprensione di contenuti, teo-

rie, concetti e conoscenze tacite relative al-

le ICT nei processi culturali ed educativi

• aspetti relazionali ed etici

• aspetti pedagogico-didattici, quali la co-

noscenza di teorie, metodologie, modelli

strategie per l'uso efficace delle ICT in am-

bito educativo e la capacità di progettare

usi significativi ed efficaci delle ICT.

Questi ultimi aspetti, in particolare, rappre-

sentano la dimensione della competenza di-

gitale che più direttamente riguarda le atti-

vità professionali dei docenti, destinatari

delle formazioni DIDATEC.

Al fine di promuovere lo sviluppo di tutti gli

aspetti della competenza digitale professio-

nale dei corsisti, l'INDIRE ha previsto la

realizzazione di contenuti didattici in forma-

to digitale, da fruire nell'ambiente online.

Tali contenuti didattici sono di due tipolo-

gie:

• Materiali di studio

• Attività didattiche per il corsista

Il piano dei contenuti prevede 6 aree tema-

tiche organizzate in percorsi. Ciascun per-

corso contiene almeno un materiale di stu-

dio fondamentale ed una o più attività di-

dattiche.

*******

Questo incontro, un viaggio pieno di novità

dal quale prendo/metto nel mio "trolly", il

valore potenziale della multimedialità e la

necessaria formazione di noi docenti per

seguire da vicino l'evoluzione metodologica

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ed essere al passo con i tempi, rispetto alle

conoscenze tecniche, per assicurare la qua-

lità di una didattica innovativa e di alto va-

lore per i nostri ragazzi. I vari contenu-

ti/mezzi digitali, tra cui le LIM, direi sono un

valore aggiunto per la didattica, per un mi-

glioramento della qualità della comunica-

zione dei contenuti disciplinari, per la moti-

vazione degli studenti e per favorire l'effi-

cienza nell'utilizzo delle risorse e del mate-

riale didattico presente e disponibili nelle

scuole.

A riguardo Noi Possibili dimostreremo la no-

stra capacità di essere al passo con i tempi

con una sorpresa preparata per Voi l'8

maggio al Centro Culturale Elsa Morante a

Roma ... invitati tutti a scartarla insieme a

noi?! ...

Barbara Riccardi,

docente CD 143° "Spinaceto"- Roma

Video sulle Tecnologie a scuole –Media

show 2012

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Una scalata da "giurassica" Non è mai troppo tardi di Mirra Giovanna - Dedicato a te

Insegno ormai da ventisei anni nella scuola

e sono passata attraverso diverse riforme

dei sistemi scolastici, sia quelli della scuola

primaria che quelli della scuola secondaria.

Per quanto aperta al progresso e al cam-

biamento, mi sono sempre dimostrata mol-

to scettica e diffidente nell'uso di tecnologie

nella didattica quotidiana e nella mia vita in

generale.

Saranno stati gli studi classici a condizio-

narmi, ma ho sempre pensato che un libro

e una penna, coniugati ad una mente sve-

glia e recettiva, fossero i miei veri strumen-

ti di vita e di lavoro. Il massimo che mi so-

no concessa in questi anni è stato farmi una

casella di posta elettronica, ma il vero mo-

tivo che mi aveva indotto a tale rivoluzione

era stata la scomparsa del cedolino carta-

ceo e l'obbligo, da parte dell'amministrazio-

ne, ad averne una; ho scritto per molto

tempo su di un'agenda i passi istruzionali

su come accendere il computer e come usa-

re Word o Excell....non sia mai me li fossi

dimenticata... Vivo nell'incubo di premere il

tasto sbagliato e far scoppiare o meglio

scomparire tutto dallo schermo.

Ogni anno precetto il coniuge per le pro-

grammazioni e i lavori da presentare a

scuola. Due anni fa mi ha regalato una

pennetta USB per raccogliere tutto il mate-

riale legato al mio lavoro. La mia vita pro-

fessionale condensata in una specie di mini

scatola di plastica mi ha fatto sentire picco-

la. Me la sono guardata a lungo e l'ho but-

tata al fondo della mia borsa da lavoro...nel

caso mi servisse. Vivo sempre nell'incubo di

perdere i dati ivi raccolti, facendo la mano-

vra sbagliata.

Sono anni che però le mie certezze sulla

non tecnologia venivano minate, vuoi per la

vita trascorsa accanto agli adolescenti, vuoi

per gli stimoli che ricevi dal mondo dei figli

con cui cresci quotidianamente.

Sono anni che ho la sensazione che

qualcosa mi sfugge, contatti, immagini,

video, parole combinate in linguaggi

diversi.

Sono anni che vedo gli studenti perdere in-

teresse per il modo in cui gli vengono pro-

posti gli stessi contenuti di una vita.

Sono anni che fuori della mia borsa da lavo-

ro fatta di penne, fogli e libri, si aggira un

mondo fatto di digitale. Sono anni che ho la

sensazione che i miei ragazzi, figli o alunni

che siano, avessero qualcosa da insegnar-

mi.

In fondo sono una gran curiosa, una

donna che ama sperimentare e metter-

si in discussione, allora un giorno ho ac-

cettato un invito ad un convegno sui "nativi

digitali", non mi piaceva di sapere che ap-

partenevo ormai da tempo alla categoria

dei" giurassici "e volevo risalire la scala

evolutiva di un mondo che mi configurava,

giustamente, nel gradino più basso.

Quel convegno mi ha dato il coraggio di

osare e mi ha fatto capire che mi stavo

perdendo un mondo stimolante, pieno di

sollecitazioni ed immediatezze che rispon-

Dalla prima pagina

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dono alla didattica di oggi come docente e

ai nuovi contatti sociali nella vita.

Ho sempre creduto che un social network

nascondesse più insidie che possibilità, allo-

ra perché non chiedere a Giancarlo mio fi-

glio di insegnarmi come fare un profilo su

Facebook? E' stato bello invertire i ruoli

e vedere che lui a tredici anni avesse

qualcosa da insegnarmi, è stato bello

condividere esperienze e commenti, mi si è

aperto un mondo sconosciuto, ho ampliato i

miei orizzonti sul mondo dei ragazzi, sull'u-

so corretto o sbagliato che fanno di queste

nuove forme di comunicazione.

Ho recuperato rapporti lontani, come se il

tempo passato avesse arricchito la vita di

ognuno, nel bene come nel male.

Da quel giorno ho fatto molti passi avanti in

questa direzione digitale, amo la mia pagina

Twitter che mi permette di commentare si-

tuazioni e fatti in tempo reale con chi ha la

mia stessa opinione o è tanto diversa dalla

mia e si trova in qualsiasi parte del mondo.

Amo le mie dieci dita che hanno imparato a

muoversi sulla tastiera, senza stare tre ore

a ricercare dove si sia nascosta quella de-

terminata lettera. Amo tutte quelle persone

che ho imparato a conoscere dall'angolo del

mio studio, in qualsiasi momento della

giornata.

Poi, è arrivato il mio compleanno e i miei

figli mi hanno regalato un e- reader, "puoi

scaricare i testi che vuoi, mamma!", hanno

gioito "i nativi" di casa... e allora ho provato

anche io. FANTASTICO!!!

Altre finestre si sono aperte sul mio mondo.

Ora, nella mia borsa di scuola c'è il lettore

e- reader, la chiavetta USB, un piccolo

computer portatile per ogni evenienza,

penne, meno fogli e meno libri.

In due mesi ho scaricato molti libri che ho

letto... più di prima e ho salvato tanti testi

che porto sempre con me, senza peso ma-

teriale sulla schiena.

La bella sensazione che ho acquisito è

che ora posso di più, se carico filmati su

DVD, slide sulla chiavetta, condivido con i

ragazzi a scuola con facilità e si è messa in

moto un "mercato " dello scambio molto at-

tivo.

All'ultimo corso di aggiornamento mi sono

sentita finalmente adeguata al livel-

lo....nella cartellina del convegno c'era un

CD ricco di siti e materiale didattico multi-

mediale fruibile da subito... Stavolta non ho

aspettato né il rientro del marito né quello

dei figli, l'ho aperto, letto, scaricato nel

computer di scuola e condiviso.

Certo se a casa c'è uno dei miei figli mi sen-

to più sicura, non è facile la scalata da "giu-

rassica".

Giovanna Mirra,

docente di sostegno, Liceo classico Orazio -

Roma

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Aula informatica: non aprite quella porta! Il web, questo sconosciuto di Cecoro Mena - Orizzonte scuola

Quando il Dirigente scolastico ha deciso di

assegnarmi il ruolo di responsabile del labo-

ratorio d'informatica confesso d'aver prova-

to un brivido di terrore. Affrontare l'allesti-

mento e l'organizzazione di un'aula d'infor-

matica in una scuola elementare, media o

secondaria, richiede scelte tecniche ed eco-

nomiche importanti: come strutturare l'au-

la? Quali sistemi operativi usare? Cosa ser-

ve? Quanto si spende? Cosa ce ne potremo

poi fare?

Mi sono dunque chiesta in quale maniera

IO potessi risollevare le sorti del no-

stro laboratorio visibilmente abbando-

nato a se stesso , colmo di pc obsoleti e

impolverati, contornato da metri e metri di

cavi elettrici attorcigliati, stipato di stam-

panti e scanner in attesa di installazione,

con una connessione Internet praticamente

inesistente, insomma un vero "cimitero del

web ", nel quale solo pochi coraggiosi colle-

ghi osano organizzare una lezione.

Ho comunque accettato l'incarico sfidando

soprattutto me stessa, domandandomi con

ironia e non poco cinismo dove fossero fini-

te le famose tre "I": informatica, inglese,

impresa?!

Il PRIMO PASSO è stato riordinare mate-

rialmente l'aula al fine di renderla più appe-

tibile anche agli occhi di tutte le colleghe

che, pur riconoscendo il valore e l'importan-

za delle nuove tecnologie, si nascondono

dietro la propria scarsa dimestichezza con

gli strumenti informatici ma, ahimè, ho

avuto vita dura.

Parlare con un adolescente di internet è

come parlare ad un cuoco di cucina, te ne

saprà dire una più del diavolo, ma per chi

invece non è nato nell'epoca di internet si

riscontrano notevoli difficoltà nell'utilizzo

del mezzo e nell'accettazione della sua utili-

tà.

Il SECONDO STEP è stato indubbiamente

quello più lungo e complesso: raccordare

l'amministrazione scolastica, tecnici e ope-

ratori telefonici per migliorare le connessio-

ni internet, indispensabili per la realizzazio-

ne di tutte le progettualità online del nostro

Istituto.

Il supporto tecnico ai laboratori delle scuole

viene dato dai centri servizio: tale supporto

è risultato essere prezioso ma comunque

insufficiente, perché le macchine necessita-

no di manutenzione continua e noi "vantia-

mo" invece un solo tecnico che si muove su

sei scuole, senza parlare poi dei tempi ne-

cessari per rendere operativi pc nuovi o ri-

cevuti con le donazioni (formattazioni, si-

stemi operativi, ecc).

Questo rende evidente come gli ostacoli

principali al costruttivo utilizzo dell'au-

la di informatica siano stati da una parte

la carenza di una vera formazione del per-

sonale, molto spesso infatti i laboratori so-

no tenuti in funzione da insegnanti che co-

me me si improvvisano esperti solo perché

posseggono competenze minime; dall'altra,

la limitatezza dei fondi a disposizione.

Trovo superfluo ribadire come e quanto ri-

sultino urgenti e necessari radicali e seri in-

terventi strutturali circa le modalità di ap-

proccio verso questa disciplina.

L'informatica offre strumenti ed E' e DEVE

ESSERE ANCHE una disciplina. Apprenderne

il linguaggio, la logica di base, i processi di

funzionamento, permette di appropriarsi del

suo utilizzo, così da orientarlo in base alle

proprie esigenze.

Ma noi insegnanti siamo davvero pronti

a considerarla tale?

Anche quest'anno, in modalità più che alta-

lenante, siamo riusciti a salvare il salvabile:

i nostri super Inviati Speciali hanno prodot-

to il giornalino online, i Nonni hanno conti-

nuato a navigare su internet e tutte le classi

hanno continuato a "simulare" lezioni di in-

formatica ...

Dalla prima pagina

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In questo periodo nell'Istituto si stanno

svolgendo lavori di ristrutturazione, gli ope-

rai hanno sigillato tutte le porte del primo

piano per evitare danni a supporti e sussidi,

e proprio sulla porta dell'aula di informatica

hanno scritto: "PER FAVORE, NON APRI-

RE QUESTA PORTA!"

Mancava solo questo!

Mena Cecoro, docente, IC Perazzi – Roma

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Curiosità e comunicazione Le grandi possibilità della rete di Ansuini Cristina - Scuola & Tecnologia

Curiosità e comunicazione. Questi sono i bi-

nari su cui ha sempre viaggiato la mia idea

di conoscenza.

Uno sguardo attento e curioso, aperto allo

scambio, è il modo più naturale di approc-

ciare al mondo circostante e di sfruttarne

tutte le possibilità.

Per questo ho una passione irrefrenabile

per la lettura, per gli scambi comunicativi

relativi ad essa, e per la scrittura, che mi

permette di raccontare e di relazionarmi

anche "a distanza".

In questo percorso fatto di ricerca e rela-

zionalità non può non avere un posto spe-

ciale la tecnologia, soprattutto nelle sue

versioni più "socievoli".

L'utilizzo del computer e di internet è

dunque per me uno strumento impa-

reggiabile di crescita professionale, cui

nel nostro importante ruolo di insegnanti

non possiamo prescindere.

Essere esploratori di questo mondo consen-

te di cogliere informazioni, notizie, ma an-

che cambiamenti epocali, sfumature cultu-

rali diverse, approcci nuovi alla nostra real-

tà di cui non possiamo certo fare a meno,

se non vogliamo essere tagliati fuori e, so-

prattutto, se vogliamo continuare ad avere

un rapporto privilegiato con i nostri alunni

che in questo ambito se la cavano benissi-

mo, essendo "nativi digitali".

mettendomi alla prova con i nuovi mezzi e

"navigando in mare aperto" ho scoperto

una gran quantità di cose interessanti -

tecniche, strumenti, schede di lavoro, in-

formazioni utili... - pronti per essere utiliz-

zati in classe o stimolanti per riformulare

situazioni, riorganizzare attività statiche,

arricchire ar-

gomenti.

Il bello è

che poi il

tutto fun-

ziona come

le ciliegie,

una tira l'al-

tra, per cui

da un docu-

mento inte-

ressante si

può accedere

ad un altro ed

aprire così nuovi scenari, nuove opportuni-

tà, come ad esempio la possibilità di entra-

re in contatto con insegnanti che vivono in

altre città ed anche in altri Paesi!

Questo è un aspetto che amo molto, perché

rientra proprio in quel quadro di scambio

comunicativo che porta alla conoscenza ed

anche alla crescita di sé.

Sono una grande frequentatrice di blog e

siti di insegnanti e trovo molto bello questo

mettere in comune esperienze, letture, pro-

getti... questo crescere insieme, che porta

poi a veder in modo diverso quello che fac-

ciamo ogni giorno e che può rischiare di

sembrarci banale! La piacevole sorpresa sta

poi nell'apprezzamento di chi lavora sul

Dalla prima pagina

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Pag.18

campo e che magari dà un valore tutto

nuovo a quello che fai ed in cui credi. Que-

sta condivisione consente di arricchirsi reci-

procamente e di vivere diversamente anche

i momenti critici legati alla nostra profes-

sione.

È proprio grazie a questa condivisione che

ne ho saputo di più sulla LIM, ad esempio,

sulle ultime tecniche da utilizzare nei casi di

dislessia, su varie questioni burocratiche...,

ho conosciuto gli e-book ed ho imparato ad

utilizzarli al meglio, ho imparato a fare ri-

cerche, a saper porre le domande giuste

per trovare quello che mi interessava!

E i social network, come si collocano in

tutto questo?

Sono da snobbare categoricamente o

ancora da sfruttare nelle loro enormi

potenzialità?

Dopo quello che ho affermato sul mio ap-

proccio alla conoscenza è chiaro che l'av-

vento dei social network, mi ha letteral-

mente galvanizzato: non tanto per l'idea di

recuperare persone appartenenti al passa-

to, comunque piacevole, ma proprio per le

grandi possibilità che offrono di entrare in

contatto con persone lontane, magari cono-

sciute solo sui libri, per "raggrupparsi"

all'insegna di un valore o di interesse

comune, per "farsi conoscere" pubblicando

brani, poesie o foto, facendo gli altri parte-

cipi della mia sensibilità, riconoscendosi in

persone lontane, talvolta famose, quasi mi-

tiche, con le quali non si sarebbe mai avuta

l'occasione di entrare in contatto: mi è capi-

tato più volte di leggere un libro, di cercare

e trovare l'autore su Facebook e di avere

modo di avere uno scambio, di parlare del

libro e di altro con l'autore stesso!

Grazie a Facebook ho la possibilità di co-

municare con Loredana Frescura e Nicoletta

Costa, con Romana Petri e Andrea Valente,

tanto per dirne qualcuno! Per non parlare di

Massimo Gramellini, il cui ultimo libro "Fai

bei sogni " mi ha colpito oltre ogni limite - e

gliel'ho detto!! –

Non essere più un'anonima maestra, ma

qualcuno con cui entrare in contatto, qual-

cuno che interloquisce con personaggi che

altrimenti ne avrebbero completamente

ignorato l'esistenza!

Il pensiero di tutto ciò mi riempie di conten-

tezza: anche a distanza si può entrare

in contatto e magari costruire qualcosa

insieme!

Ed è proprio quello che mi è capitato in al-

cuni gruppi di cui faccio parte, scambiando

recensioni di libri o poesie particolarmente

evocative. Ancora meglio, mi è capitato di

chiedere pareri e supporti per portare avan-

ti una certa attività a scuola e di aver trova-

to sostegno e suggerimenti utilli.

È questa dunque un'ulteriore dimostrazione

che la negatività di un mezzo sta proprio

nell'utilizzo che se fa, non nel mezzo stes-

so!

Come sfruttare tutto questo con i bam-

bini, rendendoli attori partecipi e non

fruitori passivi?Facendo in modo che

siano pronti ad evitare e saper affron-

tare tutti i pericoli nascosti nel web?

Innanzitutto istruendoli un po' nella ricerca

e nell'utilizzo delle risorse e poi nel portarli

alla condivisione di materiali diversi.

Le strutture a nostra disposizione non ci

aiutano certo, ma sicuramente l'iniziativa

personale o di team può portare a raggiun-

gere buoni risultati. Insegnando ai bambini

ad inviare e ricevere le email ho potuto

creare una sorta di "rete di classe" che ci ha

consentito di raccogliere i testi, correggerli

e dare loro una veste gradevole, magari

corredata da immagini, mettere insieme

brani differenti per comporre un documento

unico.

Ma dove ho potuto ulteriormente toccare

con mano questa ricchezza di possibilità è

stato prendendo parte all'entusiasmante

avventura di Netpupils, il social network

per ragazzini di cui ho parlato in altri artico-

li.

Il fatto di costruire qualcosa insieme "a di-

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stanza", integrando e completando insieme

il lavoro, è qualcosa di decisamente nuovo

e bello che il web consente di fare senza fa-

tica e con enorme soddisfazione.

Credo che sia proprio questa la sfida per

rendere il nostro lavoro più gratificante e

appagante, viaggiare su quei binari di cu-

riosità e comunicazione per portano così

piacevolmente alla conoscenza, attraverso i

percorsi più variopinti.

Cristina Ansuini,

Psicologa, Docente presso la scuola "2 otto-

bre 1870", I.C. Piazza Borgoncini Duca,

Roma

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Lettera aperta a tutti gli uomini di buona volontà Tagli al sociale, il nazismo del ventunesimo secolo di Berliri Luigi Vittorio - Integrazione Scolastica

La bellissima lettera è stata inviata a "tutti

gli uomini di buona volontà", soprattutto a

quelli che si candidano per responsabilità

politiche. Speriamo che le risposte siano

all'altezza delle questioni poste.

Ti scrivo per condividere ansie e spe-

ranze nel governo della nostra città.

Da tanti anni mi occupo di politiche sociali,

in particolare coordinando le case famiglia

per persone con disabilità a Roma.

Le ansie sono dovute a un logoramento cul-

turale. Mancano spazi di riflessione e di cre-

scita delle idee. E in questo vuoto rischiano

di affermarsi idee spaventose.

Negli anni quaranta, nella Germania nazi-

sta, in un periodo di recessione economica,

questo era un problema di matematica pro-

posto ai bambini delle elementari:

Problema di matematica - Problema n° 97

Un pazzo costa allo Stato 4 marchi al gior-

no, uno storpio 5,50, un criminale 3,50. In

molti casi un impiegato statale guadagna

solo 3,50 marchi per ogni componente della

sua famiglia, e un operaio specializzato

meno di 2. Secondo un calcolo approssima-

tivo risulta che in Germania gli epilettici, i

pazzi, etc. ricoverati sono circa 300.000.

Calcolare: quanto costano complessivamen-

te questi individui ad un costo medio di 4

marchi? Quanti prestiti di 1.000 marchi alle

coppie di giovani sposi si ricaverebbero

all'anno con quella somma?

(Problema riportato in un manuale di ma-

tematica del 1940 fatto studiare nelle scuo-

le elementari del Reich. In BORNER Adolf,

Mathematik in Dienst der nationalpoliti-

schen Erziehung, 1941, traduzione di Ales-

sandro Berlini)

Non ti sembra molto simile a quanto

ancora oggi in tanti dicono?

Eppure lo sai che in Italia si spende appena

lo 0,42% del prodotto interno lordo per le

politiche sociali? Non sono numeri lanciati lì

a caso, li raccontava alla conferenza "Cre-

sce il Welfare Cresce l'Italia" Cristiano Gori,

riportando un articolo uscito sul Sole 24 ore

pochi giorni fa.

Ma torniamo agli anni '40: fu allora che ini-

ziò il "piano T4". Il progetto di eliminazione

fisica di tutti i ricoverati nei manicomi, delle

persone disabili. Furono sperimentate allora

le prime camere a gas, poi usate per lo

sterminio di milioni di persone. Qualche

giorno fa al museo della Casa della Memoria

e della Storia, c'è una mostra agghiaccian-

te, dal titolo: "In Memoriam Aktion T4 - Lo

sterminio nazista delle persone con disabili-

tà.

Cosa c'entra tutto questo settanta anni do-

po?

C'entra, perché chi ha poca memoria ha

meno futuro, e la cultura, le idee che

Dalla prima pagina

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circolavano allora ricominciano a circo-

lare oggi.

Idee come "ci sono pochi soldi, e quindi ta-

gli al welfare e al sociale" stanno circolando

a destra come a sinistra. Senza mai la ca-

pacità di entrare nel merito di decidere le

priorità.

Giustamente il mio amico Pino Bongiorno,

presidente di Legacoop lazio, mi scriveva

stamattina: "Non possiamo assistere inermi

al declino della civiltà. Ogni cedimento ge-

nera culture negative, assuefazioni, degra-

do della vita pubblica. Dobbiamo ricostruire

questo paese. Da questa crisi deve uscire

una società migliore e questo non avverrà

se si continuano a fare i ragionamenti ri-

spetto ai soldi che non ci sono invece che

su quali sono le priorità di spesa."

Vado avanti con la riflessione:

Notizia di questi giorni, addirittura si arriva

ad ipotizzare l'infanticidio per i disabili. Due

bioeticisti, italiani, da Melbourne sostengo-

no che è giusto ammazzare i bambini disa-

bili.

Il testo è pubblicato sul Journal of Medical

Ethics, non su topolino! Spaventoso.

Ti cito solo un passaggio, e leggi quanto è

simile con quella mentalità nazista:

"crescere questi bambini potrebbe essere

una sofferenza insopportabile per la fami-

glia e per la società intera, qualora lo Stato

provveda alle loro cure. [...]Perciò, chie-

diamo che uccidere un neonato sia etica-

mente accettabile in questi casi".

Dobbiamo saper condannare con forza una

cultura incapace di accogliere e di include-

re: sono passati troppi pochi anni da quan-

do un folle teorizzava che per loro era me-

glio morire. Nella Germania (e poi nell'Ita-

lia!) nazista.

Vigiliamo tutti assieme perché questo non

accada. E diciamo con forza che per dire NO

a quell'obbrobrio di pseudo-bioeticisti biso-

gna dire di SI a delle politiche sociali forti e

capaci di dare risposte vere. Indicando le

priorità e usando i soldi dei cittadini per

questo...

Lasciami aggiungere una nota personalissi-

ma, raccontata finora solo agli amici più

stretti. Quando anni fai andai in visita ad

Auschwitz, sono svenuto. Il campo, come

sai, è stato trasformato in museo.

Il block 5 espone tutti gli ausili ortopedici

tolti alle persone mandate alle camere a

gas. Tra questi ho riconosciuto dei tuto-

ri, identici a quelli che per tanti anni ha

usato, per camminare, mio figlio.

Immaginare dunque che settanta anni fa

(non settemila) qualcuno abbia mandato al-

le camere a gas un bimbo come lui, mi ha

sconvolto. Non che non lo sapessi ma ve-

derlo mi fece perdere i sensi.

Immaginare cioè che si possa dire di lui

"meglio che muori" è frutto di una cultura

abominevole.

E allora quando sento quei ragionamenti,

rabbrividisco e credo di avere il dovere, con

tanti, di tenere alta la guarda, di riproporre

con forza l'urgenza di politiche culturali se-

rie...

Una città che sa fare cultura è una città che

pensa e che non genera mostri. Una città

che sa fare politiche sociali serie, è una cit-

tà in cui il candidato sindaco si presenta agli

elettori e dice:

"cari cittadini, per non tornare alle barbarie

del nazismo, ma per accogliere tutte le per-

sone, a prescindere dalle loro difficoltà, ser-

vono risposte concrete, che hanno un costo.

L'assistenza, gli insegnati di sostegno, le

case famiglia. Vi chiederò dunque di desti-

nare per questo la maggior parte del nostro

bilancio, di fare sacrifici e di saper rinuncia-

re ad altro. Condivideremo assieme una li-

sta di priorità del buon governo. Scegliere-

mo assieme, ad esempio, se fare un centro

congressi che costa milioni di euro, se co-

struire inutili opere pubbliche, se regalare

soldi ad associazioni fantasma, a pioggia, o

se concentrare le energie per i disabili, per

la Caritas, per gli anziani, che saremo sem-

pre di più (scusa la non concordanza del

verbo, ma ho la certezza/speranza di diven-

tare anziano, e vista la data di nascita, lo

diventeremo assieme!)".

Questo mi aspetto dal candidato sindaco,

attendo, fiducioso, risposte.

Luigi Vittorio Berliri,

presidente di Spes contra spem

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Linguaggio a portata di un click Parlare attraverso le dita di Nucera Roberto - Long Life Learning

"I buk, ai

pad, i meil, ai

fon, limm"

che sembra-

no far parte

di un lin-

guaggio sco-

nosciuto, so-

no entrati

nella quoti-

dianità di

molti e in

particolare

nella genera-

zione dei

"nuovi" gio-

vani, moderni, tecnologici. Come ogni lin-

guaggio che si rispetti necessita di una fase

di strutturazione, cioè un momento inesau-

ribile in cui si impara (si dovrebbe) la mo-

dalità per utilizzarlo e impiegarlo in maniera

costruttiva, utile e funzionale.

La tecnologia è ormai alla portata di tutti e

anche i più piccoli ne sono attratti e affasci-

nati. I grandi, invece, spesso ne rimangono

impauriti e spaventati, forse in funzione di

quel linguaggio che necessita di essere ca-

pito, spiegato, in qualche modo espresso.

E poi c'è il web, internet, una finestra sul

mondo, a disposizione di tutti. Quasi non

c'è nemmeno più bisogno di uscire da casa;

un click ed eccoci immersi in una realtà

tanto accattivante e coinvolgente,

quanto più preoccupante e rischiosa,

proprio per il suo essere libera, aperta,

senza limiti.

Proprio per questa ragione, noi adulti (geni-

tori, insegnanti, persone che formano) non

possiamo rifiutare questa nuova forma di

comunicazione e di linguaggio che è sempre

più diffuso tra i ragazzi e i nostri alunni.

Abbiamo bisogno di praticarlo, di conoscer-

ne le potenzialità e i rischi. Dobbiamo esse-

re noi le guide (e non le vittime) di questo

nuovo modo di fare e di esprimersi.

Agli inizi della mia esperienza scolastica, la

cosa che mi stupiva particolarmente e che

non capivo, era vedere delle belle aule in-

formatiche all'interno delle scuole comple-

tamente inutilizzate. Si vedeva giusto qual-

che "alieno" aggirarsi, quasi furtivamente,

tra quelle macchine. Ora, a distanza di an-

ni, qualche cosa sta cambiando, l'alieno è

divenuto un comune mortale e non è

più solo.

Forse uno di quegli alieni ero io, curioso e

ho voluto subito sperimentarmi, insieme a

degli alunni di una scuola a creare un gior-

nalino. Eravamo una quarantina e l'idea che

mi era venuta in mente era quella di met-

tersi alla prova e a dare un senso e un

orientamento all'utilizzo (utile!) del compu-

ter e delle sue infinite capacità.

Significava mettersi in discussione, af-

frontare tematiche, entrare nel funzio-

namento della macchina, introdursi in punta

di piedi in un ambiente che non sapevamo

dove poteva portare. L'importante era

non perdere mai di vista dove si voleva

arrivare, cosa si voleva ottenere e produr-

re e, soprattutto, trattare ogni argomenta-

zione dalle diverse angolazioni e con critici-

tà.

Porsi in atteggiamento di rifiuto, evitare al-

cune problematiche anche inerenti al web,

non farebbe che alimentare nei ragazzi

una curiosità insaziabile da colmare da

qualche parte introducendosi in un la-

birinto di "canali" più grande di loro e

rischiando di non uscirne o venirne

fuori diversi.

Feisbuk (facebook!!)che allora era solo uno

spettro, oggi è diventato uno dei mezzi di

comunicazione più utilizzati, poco con-

trollati, libero di muoversi in ogni casa

Dalla prima pagina

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e in ogni dove. Non so se per una fame di

sapere, di incapacità di aprirsi all'altro in

maniera spontanea o di trasgressione e di-

sillusione. Sicuramente resta una porta che

da socchiusa si rischia di non averne più la

forza per serrarla e guardare dal buco della

toppa non basta più.

Il messaggio che deve passare è che la vir-

tualità per quanto possa essere coinvolgen-

te, nella quale possiamo catapultare le no-

stre curiosità e punti interrogativi, a volte è

come il canto di una sirena che amma-

lia, affascina e ci fa perdere l'orienta-

mento. Ci immette in strade che non cono-

sciamo poi più difficili da ripercorrere e ri-

trovare la via richiede uno sforzo di cui non

sempre disponiamo.

Deve rimanere sempre il contatto con la

realtà che noi adulti dobbiamo offrire loro,

in modo che poi da soli possano muoversi.

Questo linguaggio "manuale" deve rimanere

solo uno strumento che ci avvicina agli

altri, ma che non ci allontani da noi

stessi.

Roberto Nucera,

docente I.C. Carlo Levi - Roma

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Le "mani" di Valerio Storia di una "no digi-teacher" pentita di Crasso Antonella - Integrazione Scolastica

Non mi definirei esattamente una Digi-

Teachers, termine con cui si indicano oggi

gli insegnanti digitali.

Forse molti si riconosceranno in questa mia

esperienza: devo confessare che fino a

qualche anno fa il mio rapporto con la tec-

nologia era estremamente difficile, in parti-

colare guardavo al computer come ad un

oggetto alieno,del quale mai sarei riuscita a

penetrare i segreti.

Ripetevo a me stessa, per esorcizzare, che

tanto, tutto sommato, non mi sarebbe ser-

vito, in fondo il mondo se l'era cavata per

millenni senza tecnologia... io poi vengo da

una formazione classica e archeologica, abi-

tuata quindi a considerare con venerazione

papiri, pergamene, parole incise nella pie-

tra... insomma un abito mentale e cultu-

rale che letteralmente per anni mi ha

impedito di prendere in considerazione

anche solo l'idea di imparare a usare il

computer.

Non solo, mi infastidiva anche l'uso dei cel-

lulari che non fosse quello strettamente at-

tinente al loro uso, e tutti gli annessi e con-

nessi dei modelli che uscivano continua-

mente, sempre più aggiornati e con sempre

maggiori accessori.

E intanto, mentre io mi crogiolavo in questa

presa di posizione, in questa "tigna" un po'

romana di non cedere, il mondo intorno a

me cambiava aspetto e l'utilizzo degli stru-

menti digitali dilagava.

I miei figli, come tutti i figli di genitori pre-

sunti paleolitici, mi guardavano con ironia e

commiserazione, loro che praticamente so-

no nati già sapendo usare il computer senza

che nessuno mai abbia spiegato loro come

si faceva, e che mi ripetevano continua-

mente di imparare, almeno di provarci.

Anche a scuola man mano che cresceva la

mia professionalità, con una punta di disa-

gio avvertivo il fatto che saper usare certi

strumenti mi avrebbe aiutato, avrebbe reso

più agile il mio lavoro, aperto i miei orizzon-

ti, semplificato e velocizzato tante delle co-

se che volevo fare.

Ci ho messo anni...ho ceduto alla fine per

pura necessità!

La frequentazione della SSIS, la scuola di

specializzazione per l'insegnamento, mi ha

messo drammaticamente davanti ai miei

limiti: lì bisognava produrre a getto conti-

nuo relazioni, tesine in power point, effet-

tuare ricerche in internet, insomma padro-

neggiare tutto quel mondo dal quale fino a

quel momento mi ero prudentemente tenu-

ta alla larga. Ma in un ambiente estrema-

mente competitivo non potevo rimanere in-

dietro: e poi volevo (e voglio!) essere

una insegnante con i fiocchi, quindi alla

mia preparazione non doveva mancare

più niente.

Così ho cominciato, un po' da sola, un po'

chiedendo aiuto a casa, superando condi-

zionamenti culturali e paure che ora mi

sembrano sciocche, ma che per molto tem-

po sono state causa di un rifiuto che ri-

schiava di tagliarmi fuori dal correre veloce

della storia.

Quando alla discussione finale della tesi del

corso SSIS ho presentato il mio lavoro in

power point mi sembrava di essere andata

sulla luna, il massimo per me!

Dalla prima pagina

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Per non parlare del corso di formazione per

l'immissione in ruolo, solo l'anno scorso,

tutto realizzato in piattaforma, alla presen-

za di tanti colleghi, alcuni ipertecnologici,

altri nella stessa situazione nel quale ero io

qualche anno fa, cioè all'anno zero... con in

più l'ansia di dover imparare velocemente

per espletare tutte le procedure del corso.

Anche il rapporto con i colleghi, infatti, co-

stituisce spesso un motivo di stimolo, che

altrimenti non sarebbe mai arrivato.

Anche se può sembrare ingenuo, che soddi-

sfazione oggi aprire la posta elettronica, in-

viare mail, fare ricerche e tutto quanto può

servire oggi per connettersi al resto del

mondo...davvero si apre un orizzonte scon-

finato: mi piace non tanto il farlo, quanto

l'idea di saperlo fare!

Certo, come si direbbe nel calcio, ho acqui-

sito "i fondamentali" ma c'e ancora tanto da

imparare, tante possibilità da esplorare. Ma

quest'anno, a coronamento degli sforzi fatti,

l'occasione più bella, quella nella quale dav-

vero sto percependo per la prima volta l'uti-

lità di quanto ho imparato a fare, e sto met-

tendo tutte le mie capacità e competenze al

servizio di Valerio, uno degli alunni che se-

guo quest'anno: immaginatevi un ragazzino

di 12 anni, adorabile, con una intelligente

pronta e vivace, simpatico, ironico, sag-

gio...inchiodato su una sedia a rotelle dalla

tetraplegia sopravvenuta alla nascita per

problemi della mamma nell'ultima fase della

gestazione. Gemello identico di un ragazzi-

no sano.

E' una storia che mi ha proprio catturato.

Inutile dirvi quanto questa situazione abbia

modificato tante vite, come sia difficile ogni

giorno per i genitori avere davanti due figli

identici ma dai destini e dai futuri così di-

versi, di come sia difficile per Valerio spec-

chiarsi ogni giorno nel fratello senza farsi la

fatidica domanda "perché io?", e per il fra-

tello farsi la stessa domanda, al contrario...

Paradossalmente però il più sereno di tutti è

proprio lui, che ha imparato ad accettare

questa situazione, è capace di ironizzare su

di sé e soprattutto trova ogni giorno la for-

za e la maturità di affidarsi, l'umiltà di chie-

dere aiuto, a me, con cui ha instaurato un

rapporto splendido, al suo fantastico AEC:

tra noi tre c'è una intesa quasi epidermica.

E cosa c'entra la tecnologia, vi chiederete.

All'inizio della scuola, negli incontri prelimi-

nari, le insegnanti curriculari di italiano e di

matematica mi hanno spiegato che Valerio

studia sul computer e tutte le lezioni in

classe vanno quindi riassunte e riportate sul

suo PC ma che lui non può scrivere e usare

le mani per via della sua patologia. Così io

sono diventata "le mani" di Valerio,

mani che ora corrono veloci sulla ta-

stiera perché lui non perda neanche

una parola delle sue lezioni e a casa

possa ritrovare tutti gli argomenti fatti, ma-

ni che ricercano per lui informazioni su in-

ternet, che preparano compiti, che guidano

ricerche, che contribuiscono a farlo sentire

assolutamente dentro la classe e la sua

programmazione, mai tagliato fuori per la

sua "impossibilità di... ".

E infatti Valerio, grazie anche al suo impe-

gno tenace e alla sua forza di volontà stu-

pefacente, è uno dei più bravi, uno che si

impegna davvero e serve da modello alla

sua classe, ragazzi adorabili ma piuttosto

pigri.

Inutile dire che mai come ora il mio lavoro

mi era sembrato così utile, mai come ora mi

sono chiare le implicazioni e le possibilità e

sono contenta di aver operato quella scelta

che mi è costata tanta fatica, anche menta-

le, per dotarmi di competenze tramite le

quali oggi posso essere per il mio alunno

mani, voce, occhi. E lui quotidianamente mi

ricompensa con il suo sorriso di compren-

sione, di riconoscenza, di affetto. Quando

sorride una fossetta si apre sulla sua guan-

cia destra e vi assicuro che il sorriso di Va-

lerio fa bene all'anima.

Ecco, può darsi che questa mia esperienza

possa essere di aiuto a quelli che, come ero

io, sono scettici e prevenuti nei confronti

delle nuove tecnologie, oppure non ne

comprendono ancora l'utilità: ma la scuola,

oggi, se vuole restare a galla, non può non

ricercare nuove modalità per adottare e uti-

lizzare con efficacia le nuove tecnologie, pur

tenendo conto dei pericoli o dei limiti insiti

nell'uso di esse da parte nostra e dei nostri

alunni.

Ma questa è ancora un'altra storia.

Antonella Crasso,

docente di sostegno, SMS E.Majorana -

Roma

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Il Profumo della scuola nell'era Monti Convegno sabato 12 maggio - Roma di La redazione - Emergenza scuola

Abolizione del valore legale del titolo di stu-

dio; proposta di legge 953 sull'autogoverno

delle scuole; test Invalsi per la misurazione

degli apprendimenti degli alunni come unico

strumento di valutazione delle scuole: men-

tre, negli Stati Uniti, la Commissione del

National Research Council ha stabilto, in un

autorevole report del 1999, che "i test non

sono perfetti" e che "il punteggio di un test

non costituisce una misura esatta delle co-

noscenze o delle capacità di uno studente",

in Italia, la focalizzazione ossessiva sui test

ha prodotto negli ultimi anni la proliferazio-

ne patologica di uno strumento di misura-

zione parziale, inaffidabile, iniquo.

Oggi i nostri studenti, unici in Europa, fanno

test Invalsi in II e V elementare, in I e III

media, nel II anno della scuola superiore e,

infine, per accedere all'università.

Nel contempo, si sottodimensiona la rete

scolastica, si aumenta il numero degli alun-

ni per classe, si riducono i finanziamenti alle

scuole, si dimezzano gli insegnanti di soste-

gno, i fondi per la lotta alla dispersione sco-

lastica, per l'integrazione degli alunni con

bisogni speciali, per il diritto allo studio ga-

rantito dalla Costituzione.

Non è un caso se aumentano le iscrizioni

negli istituti tecnici a più alta vocazione pro-

fessionalizzante e nella formazione profes-

sionale regionale.

Scuola e università, sempre più costose e

dequalificate, e sempre meno garantite dal-

la Repubblica, stanno diventando un lusso

che molte famiglie non possono più permet-

tersi mentre, per gli ultimi governi, si sono

trasformate in un costo improduttivo, in un

'servizio' che va liberalizzato, privatizzato,

dismesso.

L'abolizione del valore legale del titolo di

studio e l'autonomia statutaria delle istitu-

zioni scolastiche, con rappresentanti pubbli-

ci e privati del territorio e partner privati fi-

nanziatori, vanno esattamente in questa di-

rezione: trasformare scuole e università in

aziende "municipalizzate", lasciate in balia

di un libero mercato che genererà, gioco-

forza, attraverso perversi meccanismi de-

terministici, scuole e università di serie A in

contesti socio-economici privilegiati e scuole

e università di serie Z in contesti socio-

economici svantaggiati e deprivati.

Il nostro convegno vuole essere un'occasio-

ne per riflettere insieme sul destino dell'i-

struzione, dello sviluppo, della democrazia

nel nostro Paese.

Vi invitiamo a partecipare.

Anna Angelucci

Associazione Nazionale "Per la Scuola della

Repubblica"

Si allega il programma

Dalla prima pagina

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In palestra e allo specchio Giocare con la psicomotricità a scuola di Lugaresi Adriana Nora - Attività Laboratoriali

Come l'educazione sul piano della motricità,

della percezione e consapevolezza corporea

può contribuire allo sviluppo di abilità psico-

fisiche nei bambini.

La sperimentazione corporea, come abbia-

mo visto nel numero precedente di questa

rivista, può favorire in modo efficace il pro-

cesso di apprendimento del bambino.

A tale scopo, l'educazione psicomotoria

prevede una serie di attività essenziali.

Qui di seguito vengono descritte alcune

pratiche di base che possono essere realiz-

zate anche all'interno di un ambiente scola-

stico. Basta la zona palestra ed uno spec-

chio.

La respirazione ("insegnare a respirare!")

L'educazione psicomotoria mira a dare con-

sapevolezza e controllo dell'atto respirato-

rio. Quest'ultimo risulta associato sia alla

percezione del proprio corpo (gioco del to-

race e dell'addome, della cassa toracica, dei

polmoni) che all'attenzione rivolta verso

l'interno, la quale permette di controllare il

rilasciamento generale e quello segmenta-

rio. Vi è una stretta relazione tra respira-

zione e comportamento, così come tra te-

nuta respiratoria e ansia, tra possibilità di

apnea e capacità di attenzione. L'esistenza

di relazioni funzionali tra il centro respirato-

rio e certe aree corticali e subcorticali del

cervello è ormai provata in modo indiscuti-

bile.

Agli inizi del processo riabilitativo, la respi-

razione viene utilizzata allo scopo di indurre

nel bambino l'apprendimento ed il controllo

dell'espirazione. In tal senso, è necessario

che il bambino sia in grado di soffiare con la

bocca, anche a lungo, per poter infine espi-

rare dal naso ed imparare a soffiarselo.

Esercizi mirati a tale scopo:

a) Uso di una bottiglia con acqua e di una

cannuccia per giocare a fare le bollicine -

Uso di un palloncino e ci si soffia dentro -

Uso delle bolle di sapone (fare bolle grosse

e piccole) - Giocare a calcolare la durata

dell'espirazione - Successivamente: inspira-

zione nasale seguita da espirazione buccale

far ripetere al bambino prima davanti allo

specchio e poi sollecitandolo a farlo con gli

occhi chiusi (la chiusura degli occhi favori-

sce l'attivazione della memoria visiva e del-

la rappresentazione mentale).

b) Emissione di suoni tenuti (O, U, A, E, I),

insegnando a modulare l'emissione, come

da modalità qui di seguito riportate Forte

- Forte e a lungo - Piano - Piano e a lungo -

Piano, poi sempre più forte - Forte, poi

sempre più piano. Stessa attività dopo aver

inspirato profondamente e constatare che,

grazie all'aria inspirata, si può resistere di

più. Le stesse attività sopra riportate pos-

sono essere raffigurate da linee alla lava-

gna: l'insegnante segue la linea con il dito,

il bambino emette il suono.

c) Sentire l'aria sulla mano Soffiare sulla

mano - Soffiare molto forte - Soffiare leg-

germente - Ripetere, più a lungo possibile -

Ripetere con gli occhi chiusi, connettendosi

al sentire.

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d) Altri procedimenti Soffiare e far rotola-

re un palloncino poggiato su un tavolo -

Piccolo pezzo di carta posato sul naso: sof-

fiare e la carta si solleva; poi soffiare e te-

nere la carta in aria più a lungo possibile.

Conoscenza e consapevolezza del pro-

prio corpo

a) Descrizione e poi rappresentazione del

proprio corpo, prima di fronte allo specchio

e successivamente senza specchio:

• Indicare, toccare gli elementi essenziali

(testa, braccia gambe);

• Differenziare;

• Trasferire sugli altri (indicare mano, testa,

ecc. del compagno).

Progressivamente le osservazioni diventano

più fini, si scoprono le sopracciglia, il naso,

le due narici, le ciglia, ecc. Attenzione! Le

stesse attività vanno poi ripetute chiudendo

gli occhi (favorisce l'attivazione della me-

moria visiva e della rappresentazione men-

tale).

b) Coscienza dei diversi elementi. Tutte le

attività, qui sotto descritte, vanno realizzate

stimolando la chiusura degli occhi e la pro-

gettualità del movimento prima di realizzar-

lo ("Prima lo pensi, lo immagini e poi lo rea-

lizzi"). In questo modo si costruisce l'azione

tramite l'immaginazione, sulla base del

principio che la pianificazione deve sempre

precedere il movimento. Favorisce inoltre le

capacità attentive e di concentrazione.

Esercizi mirati allo scopo:

Testa e collo Lasciar cadere la testa,

raddrizzarla - Lasciar cadere la testa a de-

stra, a sinistra, raddrizzarla.

Il petto Peso posato sul torace e tenuto

con le due mani: sollevare, abbassare il pe-

so - Le due mani posate sul torace: gonfia-

re il petto, soffiare. Constatare: il petto si

solleva e si abbassa.

Il ventre Le mani posate sul ventre, tira-

re in dentro il ventre, lasciarlo andare - Sol-

levare e posare le gambe e constatare che

il ventre si indurisce - Ripiegare una gam-

ba, poi l'altra, allungarle entrambe e con-

statare cosa accade.

Il dorso Tenere il dorso aderente alla

spalliera di una sedia o ad una parete, poi

lasciarlo andare - Rivolgere il palmo delle

mani in avanti e constatare che il dorso si

raddrizza.

Movimento e immobilità. Camminare...

stop! Osservare.

Il rilassamento

I movimenti sono particolarmente legati

all'evoluzione della tonicità e diventano ve-

ramente efficienti quando si svincolano

dall'azione tonica frenante. Per questo il ri-

lassamento costituisce un mezzo insostitui-

bile di educazione che conduce progressi-

vamente al controllo dei movimenti ed alla

consapevolezza di tutto l'essere. Permette

al bambino di dominare lo spazio corporeo

e lo prepara all'azione. Esercizi per una pre-

sa di coscienza del rilassamento, da realiz-

zare in posizione supina, piedi leggermente

divaricati, palmo delle mani al suolo, occhi

chiusi (per una interiorizzazione delle sen-

sazioni):

a) Opposizione stringere - allentare Strin-

gere i pugni.. allentare i pugni - Stringere i

piedi .. allentare i piedi - Stringere gli occhi,

corrugare la fronte .. rilasciare gli occhi e la

fronte.

b) Opposizione contrazione - allungamento

Contrarre tutto il corpo .. allungare tutto il

corpo.

c) Caduta dei segmenti del corpo Solleva-

re leggermente una gamba tesa, tenerla

così e sentire che diventa più pesante .. la-

sciarla andare; stessa cosa con le braccia.

Un elemento va educato in modo particola-

re: il rilasciamento, l'indipendenza del brac-

cio in rapporto alla spalla e al tronco. Que-

sta indipendenza braccio-spalla è la condi-

zione di tutte le attività di coordinazione

degli arti superiori, della prensione, dell'e-

ducazione della mano e, di conseguenza,

dei mezzi di espressione grafica. A tale pro-

posito si rivelano molto utili gli esercizi di

coordinazione e precisione qui di seguito

descritti.

Coordinazione e precisione

Indipendenza delle dita. Indicazioni genera-

li: vanno educate tutte le dita di entrambe

le mani, i tratti vanno sempre tracciati da

sinistra a destra. I circoli vanno tracciati in

senso sinistrogiro con la mano destra e,

nell'apprendimento della scrittura, anche

con la mano sinistra.

Esercizi:

a) Alla lavagna Seguire con il dito un

tratto disegnato dall'insegnante - Imparare

a fermarsi ed indicare dove si inizia e dove

si finisce - Successivamente, seguire tratti

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sempre più corti o sempre più lunghi - Indi-

care la linea più corta e quella più lunga -

Stessi esercizi in associazione con l'emis-

sione di suoni tenuti - Seguire con il dito un

cerchio disegnato alla lavagna - Progressi-

vamente seguire in modo sempre più preci-

so dei cerchi sempre più piccoli.

b) Le cinque dita della mano Il pollice è

il papà, l'indice la mamma, il medio il non-

no, l'anulare la nonna, il mignolo il bambino

(o la bambina). Le cinque dita ripiegate:

tutta la famiglia è tornata a casa poi in

associazione con l'espressione verbale: il

papà esce (estensione del pollice) .. che co-

sa farà il papà? ... la mamma esce ... che

cosa farà la mamma? ... il bambino esce ...

dove va il bambino? ... e così via. In questo

modo non solo si possono graduare le diffi-

coltà legate al controllo delle dita delle mani

ma è possibile far immaginare al bambino

tutta una serie di storie. Infine: quante per-

sone ci sono fuori? Quante restano a casa?

c) Il tamburellare Utilizzando tutte le di-

ta, battere colpi sul banco, sulla lavagna

prima con il polso appoggiato e poi con il

polso non appoggiato - Successivamente

battere con ciascun dito alla volta - Battere

in modo alternato con due dita: es., indice

e medio, medio e anulare - Accelerare e ral-

lentare la cadenza.

Educazione della pressione

a) Dito intinto nell'acqua o nel talco o nella

polvere di gesso (far sperimentare le sen-

sazioni che derivano dai diversi elementi)

Tracciare un tratto alla lavagna, meno largo

possibile (a tale scopo, il bambino deve re-

golare tonicamente, sfiorando la lavagna) -

Successivamente, tracciare un tratto alla

lavagna più lungo possibile e, se il bambino

preme con il dito, scoprirà che il tratto si

arresta.

b) Dito intinto nell'acquarello Stessi eser-

cizi sopra riportati da realizzare su un foglio

- Tratti orizzontali e verticali.

c) Con la plastilina Tracciare un solco più

profondo e uno leggero (alternare).

Questa breve panoramica sui giochi psico-

motori permette una verifica pratica di co-

me gli apprendimenti scolastici siano solo

un aspetto dell'azione educativa in genera-

le. Ricordiamo che nel bambino l'attenzione

e la concentrazione partono dal corpo, pri-

ma si passa attraverso una sperimentazione

sul piano motorio per arrivare, nella gra-

dualità, ad uno sviluppo sempre più funzio-

nale di abilità sul piano cognitivo. In tal

senso, se il bambino non impara prima a

tracciare dei segni (per es., un cerchio o

una linea) su uno spazio ampio (come la la-

vagna o il pavimento) potrebbe poi avere

difficoltà a realizzarlo su uno spazio più li-

mitato, come quello del foglio, dove coordi-

nazione e precisione diventano essenziali.

In sintesi, l'educazione psicomotoria, in

quanto migliora il comportamento generale

del bambino, può contribuire efficacemente

a creare nuove condizioni per l'attenzione,

educa le capacità percettive, struttura nel

bambino abitudini motorie e neuromotorie

corrette. Non può, quindi, che favorire l'in-

tegrazione degli elementi che fanno parte

dell'educazione scolastica vera e propria.

Adriana Nora Lugaresi,

Psicologa - Psicoterapeuta, Roma

Bibliografia Formenti L. (a cura di) (2006), Psicomotricità, educazione e prevenzione. La progettazione in

ambito socio educativo, Ed. Erickson. Kurtz, Luisa A. (2006), Disturbi della coordina-zione motoria - Come aiutare i bambini goffi a casa e a scuola, Ed. Erickson. Oliverio A. (2001), La mente, istruzioni per l'uso, Rizzoli.

Picq L. - Vayer P. (2002), Educazione psicomoto-ria e ritardo mentale, Armando Editore.

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Tecnologia e insegnamento Un'occasione per tutti di Agolino Simona Loretta - Attività Laboratoriali

Nessuno dubita ormai che la nostra società

e soprattutto la scuola di ogni ordine e gra-

do debba avvicinarsi al mondo del computer

fin dai primi anni d'età scolare.

I bambini in generale vivono per lo più in

un ambiente molto informatizzato, che lo

diventerà sempre di più in futuro. La scuola

non deve ignorare questa realtà. Negli ulti-

mi anni si è cercato di dare sempre di più

spazio a questo tipo di disciplina, con tutte

le difficoltà che spesso incontra da parte del

corpo docente e dei pochi mezzi messi a di-

sposizione nelle scuole.

Infatti, generalmente gli insegnanti mostra-

no una certa diffidenza per il mondo infor-

matico o lo trovano solo una perdita di

tempo, tolto alle discipline "prioritarie", la-

sciando spesso all'insegnante delle materie

logico-matematiche il compito di informa-

tizzare gli alunni.

Motivo cruciale della non adeguata perce-

zione dell'informatica, sta anche nel fatto

che gli insegnanti stessi hanno punti di vi-

sta diversi a questo riguardo. Molto spesso

sono insicuri delle proprie competenze e di

conseguenza non riescono ad orientare coe-

rentemente i loro allievi.

Il mio modesto parere è che bisogna accet-

tare la sfida che ci viene proposta dai nostri

alunni, anche perché la loro superiorità,

tranne in alcuni casi, è fatta più di apparen-

za che di realtà.

Nell'insegnamento informatico bisogna

guardarsi da ogni facile tecnicismo: la

scuola non deve ridursi a insegnare ad usa-

re materialmente il computer, ad aprire car-

telle e copiare files, questo i bambini lo im-

parano già da soli, con l'aiuto dei più gran-

di.

La scuola deve avere il compito di guidare

gli alunni a formarsi quelle strutture

mentali che rendano possibile la com-

prensione del linguaggio dell'informa-

tica.

Sin da piccoli ho portato i miei alunni nella

sala computer, affrontando da sola mille

difficoltà. La nostra sala informatica si trova

negli scantinati della scuola, lontano dai

bagni, senza la presenza di un collaboratore

scolastico nelle vicinanze a cui poter fare

riferimento e senza l'ausilio di nessuno. Il

più delle volte sistemavo i bambini in piccoli

gruppi, e abbiamo iniziato con i disegni e

pian piano che crescevano le loro compe-

tenze, aumentavano le mie richieste, fino

ad arrivare ad usare il pc come forma di ri-

cerca e di studio.

Devo dire che questo tipo di lavoro è servi-

to molto per creare un clima di collabora-

zione e di fiducia tra di loro.

Anche i bambini in difficoltà si sentivano

con l'ausilio del computer più sicuri ed era-

no parte integrante del gruppo.

Spesso però la mia buona volontà "da sola"

non bastava, perché non funzionava quasi

mai la stampante e sebbene io abbia fatto

richiesta del toner finito da più di due an-

ni... lo sto ancora aspettando!

E così i lavori che facevamo spesso veniva-

no stampati fuori, chiedendo la collabora-

zione di tutti.

Adesso i mei alunni stanno terminando

Attività Laboratoriali

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questo ciclo di studi, sono in grado di usare

il pc sia per comunicare tra di loro ma an-

che utilizzarlo per studio, avendo ben chiaro

tutte le potenzialità che può offrire.

A distanza di tempo e con le difficoltà supe-

rate posso ritenermi "un piccolo giardinie-

re", anche inesperto se vogliamo ma che ha

cercato di seminare comunque nel suo giar-

dino dei piccoli alberi, accettando di lavora-

re in un terreno spesso imprevedibile, ma

accogliendo e sostenendo tutte le varie e

preziose opportunità che venivano anche

dai più piccoli, proprio da coloro che in futu-

ro probabilmente comunicheranno sempre

di più con questi mezzi.

Simona Loretta Agolino,

Giurista, Docente presso la scuola "2 otto-

bre 1870", I. C. Piazza Borgoncini Duca,

Roma

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Labo-motorio: psicomotricità in azione Un progetto per creare insieme il Laboratorio di Psicomotricità di Di Clemente Simona - Attività Laboratoriali

L'esigenza di trovare spazi di accoglienza

privilegiata, per la diversa abilità, era av-

vertita più che mai dal mio team di inse-

gnanti di sostegno della Scuola Primaria

"Giulio Cesare" di Roma.

L'anno scorso con impegno e dedizione, in-

sieme ad un collega abbiamo deciso di arti-

colare una proposta progettuale, volta alla

creazione di un laboratorio di psicomotricità

per agli alunni con disagio d'apprendimen-

to.

Trovandomi a sostenere gli apprendimenti

di una alunna con sindrome di down, che

seguivo da tre anni, mi resi conto delle sue

grandi potenzialità da sviluppare e le possi-

bilità da incentivare diventavano sempre

più concrete e raggiungibili per mezzo di

una didattica tangibile, strutturata su spazi

e materiali pensati.

Il movimento è una grande fonte di aiuto

all'apprendimento e stimola interesse nell'a-

lunno che viene messo in grado di vivere

realmente le conoscenze. Mi domandavo al-

lora (come oggi), come mai la scuola italia-

na ancora non gli avesse riservato l'acco-

glienza che merita, integrandolo appieno

nelle proprie metodologie edificanti.

La nostra è stata una bella esperienza, la

storia di una buona idea e di una buona so-

luzione, se vogliamo, riflettendo sul come,

con tanta genuinità e accoglienza, siamo

riusciti a intraprendere un dialogo spaziale,

un luogo condiviso e condivisibile dove ri-

stabilire delle presenze, ricominciando dal

"qui ed ora" in un'ottica di dinamismo.

Il laboratorio psicomotorio è uno spazio d'a-

zione che accoglie l'individuo in quanto

'persona umana' nella sua totalità. In esso

l'attività psicomotoria consente di mettere

in moto contemporaneamente corpo, emo-

zioni e pensieri in maniera fluida. Il bambi-

no è posto nella condizione di sviluppare

una consapevolezza del proprio corpo in re-

lazione all'altro e all'uso degli oggetti. L'o-

biettivo è di permettergli di esplorare, spe-

rimentare e approfondire la propria relazio-

ne col mondo che lo circonda nella direzione

di uno sviluppo psicofisico armonioso.

Con l'intento di promuovere l'approccio psi-

comotorio come luogo privilegiato di

espressione dell'imparare dall'azione e

per mezzo di essa, l'utilità di un tale

approccio si apre a tutti gli alunni, ab-

bracciando trasversalmente i diversi ambiti

disciplinari.

In quest'ottica la psicomotricità diventa un

utile strumento di supporto alle attività di-

dattiche.

Attività Laboratoriali

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I veri protagonisti della nostra propo-

sta sono stati i bambini con certifica-

zione di handicap, nella convinzione di of-

frirgli un luogo ove esprimersi, conoscersi,

crescere e conseguire risultati per mezzo

dell'agire che si trasforma in esperienza e

quindi conoscenza.

Per tal motivo, il progetto, denominato

"Labo-motorio: psicomotricità in azio-

ne" ha previsto un primo momento dedica-

to all'allestimento vero e proprio dello spa-

zio laboratoriale.

I bambini diversamente-abili della nostra

scuola sono stati chiamati a collaborare at-

tivamente nella concretizzazione del labora-

torio.

Abbiamo pensato di coinvolgerli nella realiz-

zazione di un coloratissimo murales in cui

ciascuno di loro ha avuto l'opportunità di la-

sciare una traccia indelebile del proprio

passaggio.

Ogni bambino accompagnato dal proprio

Insegnante di Sostegno (momento impor-

tante per favorire un'esperienza emotivo-

empatica) ha realizzato un bellissimo albero

colorato, la cui fronda è stata disegnata

partendo dall'impronta del palmo della ma-

no del bambino. Con questa modalità ab-

biamo realizzato un fantastico paesaggio

che, oltre ad abbellire il nostro spazio, ha

reso i bambini interpreti di un percorso che

prende avvio proprio da loro, per accoglierli

e ristabilire nella quotidianità del vivere e

da vivere (insieme), la centralità del proprio

valore.

Tante manine colorate, tutte insieme, a

simbolo dell'unità e della cooperazione,

sempre pronte ad offrire un riferimento

concreto a chiunque gli faccia visita. Cia-

scuno può infatti servirsi del loro aiuto

per compiere semplici calcoli: contare in

avanti ogni singolo ditino permette di addi-

zionare e il retrocedere consente di sottrar-

re. Risolvere moltiplicazioni e addizioni

compiendo salti per le prime e ripartizioni

per le seconde! A colpo d'occhio la numera-

zione del 5 può diventare un gioco in cui la

mano accompagna l'apprendimento logico e

mnemoni-

co.

Una stan-

za per tut-

ti, aperta

all'utilizzo

di molti e

finalizzata

alla presa

di co-

scienza

del "Sé" e

delle pos-

sibilità

motorie e

conosciti-

ve che ha il proprio corpo collocato nello

spazio.

A terra un serpentone di numeri, con scotch

colorati (per identificare decine ed unità),

permette di compiere il percorso per avan-

zare e retrocedere nel contare. Ogni passo

un numero ed ancora tanti giochi si posso-

no inventare per usare concretamente i

procedimenti matematici.

Che meraviglia usare gli oggetti più svariati

per contare e collocare in ogni riquadro la

giusta quantità!

a così preso avvio un nuovo spazio di con-

divisione mirato a facilitare gli apprendi-

menti e a supportare ed esplorare le cono-

scenze.

Una psicomotricità da vivere ogni giorno

per infondere il gusto della scoperta nel

bambino e la voglia di inventare nuove

strategie e possibilità d'azione nell'inse-

gnante.

Simona Di Clemente,

docente di sostegno, C.D. "Giulio Cesare" di

Roma

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La Storia fatta al PC Collaborazione, costruzione e ...restituzione alla classe di Carissimi Alessia - Attività Laboratoriali

Luogo comune o no, sta di fatto che la clas-

se terza della Scuola Primaria viene vista,

da genitori ed alunni, come la più difficile

dell'intero ciclo.

Sicuramente tutto diventa più complesso.

A rendere ardua l'impresa c'è anche lo

"spauracchio" della cosiddetta INTERROGA-

ZIONE. In effetti, in terza, si richiede ai

bambini di leggere e riassumere i concetti

già argo-

mentati

durante le

lezioni,

per poi

esprimerli

oralmente

davanti ai

compagni

e soprat-

tutto di

fronte alla

maestra

che mette

anche il voto!

Se a volte questo può risultare difficile ai

più grandi, si può immaginare quanto possa

esserlo per i bambini che si ritrovano a farlo

per la prima volta.

Se poi pensiamo a quelli che hanno delle

difficoltà d'apprendimento? Cosa si può fa-

re?

Si può avviare un progetto didattico, inter-

disciplinare, integrato, volto ad appassiona-

re, motivare, semplificare lo studio della

Storia con l'uso di letture e mappe concet-

tuali. Inoltre, per facilitare la conseguente

esposizione orale, si può scegliere come

strumento didattico il PC e creare colletti-

vamente un ipertesto.

In questo modo si possono svolgere attività

di piccolo gruppo, dando a tutti l'opportuni-

tà di cimentarsi e prendere confidenza con

tutto ciò che comporta lo studio della storia,

esposizione orale compresa.

Tenendo in considerazione i vari stili di ap-

prendimento e potenziando le capacità di

ogni alunno l'insegnante potrà formare di-

versi gruppi " specializzati": un gruppo per

la scrittura delle didascalie e/o mappe con-

cettuali, un altro per i disegni che altri po-

tranno in seguito scannerizzare e inserire

nell'ipertesto, un altro gruppo ancora pen-

serà alla narrazione orale e al montaggio.

A fine progetto, i lavori dei singoli sotto-

gruppi potranno essere quindi "restituiti" al

grande gruppo-classe e l' obiettivo comune

sarà quello di aver collaborato e costruito

insieme un ipertesto di Storia. Infine, l'iper-

testo potrà essere utilizzato come materiale

di studio e consolidamento per il periodo

delle vacanze estive.

Se vuoi vedere il lavoro completato pupi

scaricare il file (12 Mb) cliccando qui

Alessia Carissimi,

docente di sostegno. IC Perazzi - Roma

Attività Laboratoriali

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Diventa online anche il "giornalino" scolastico Come si può fare scuola dentro una aula-redazione di Maurizio Scarabotti - Scuola & Tecnologia

Nella mia esperienza pluriennale di docente

di tecnologie e informatica nella scuola, ho

sempre cercato di catturare l'attenzione dei

ragazzi utilizzando dei linguaggi che fossero

congeniali ai loro interessi.

Non è stato quindi difficile introdurre i nuovi

media all'interno della lezione, perché mi

sono impadronito prima della "novità" tec-

nologica e poi l'ho tradotta in "strumento

didattico", anzi strumento a supporto

della didattica.

Negli anni ho formato un numero notevole

di docenti ad una "prima alfabetizzazione

informatica" e poi seguendoli in percorsi

formativi più elevati, che ha permesso loro

di padroneggiare e utilizzare il computer e il

web. Ricordo ancora episodi che raccontano

lo stato dell'arte iniziale -circa venticinque

anni fa- quando ancora le dotazioni e le at-

trezzature non erano parte integrante

dell'arredo delle case dei docenti, come lo

sono oggi.

Non mancava chi utilizzasse il mouse diret-

tamente sullo schermo perché avevo dato

l'istruzione "segui la freccia!", oppure chi

parlava direttamente al computer sulla mia

indicazione "digli di spegnere!". Certamente

davo per scontato tante istruzioni per l'uso

che invece hanno avuto bisogno di anni

prima di essere digerite dai più.

Come dicevo, sono passati tanti anni e l'e-

voluzione degli strumenti tecnologici e so-

prattutto la loro pervasività nella vita di tut-

ti i giorni, ha obbligato in qualche modo an-

che la scuola, e i docenti, non solo ad ac-

quistare un pc ma ad imparare a farci qual-

cosa. Dal mio osservatorio credo sia ancora

molto ridotto l'impiego delle tecnologie nella

didattica, tuttavia molti docenti si sono

coinvolti o si sono lasciati coinvolgere, altri

invece si sono appassionati.

Nella mia attività di formatore e anche di

programmatore di siti web e di altri stru-

menti informatici (ad esempio il recentissi-

mo social network NET for KIDS, vedi arti-

coli sull'homepage), sono molto soddisfatto

dell'impiego che alcuni docenti sono riusciti

a fare con i loro studenti del giornale online,

che ha reso "digitale" il tradizionale giorna-

lino scolastico.

Detto così sembrerebbe una semplice tra-

duzione del cartaceo in una versione digita-

le, al contrario i docenti hanno scoperto

come una aula-redazione online- possa

rappresentare un luogo dove gli alunni ap-

prendono e, contemporaneamente contri-

buiscono con le proprie conoscenze tecno-

logiche (spesso più evolute di quelle dei do-

centi) a produrre: articoli, video, foto digi-

tali, fotogallery, ricerche, url. Il tutto ac-

compagnato da una organizzazione del la-

voro caratterizzata da:

• capacità decisionale della redazione nello

scegliere gli argomenti da trattare nel "nu-

mero",

• suddivisione del lavoro per incarichi,

• collaborazione per la realizzazione del

prodotto (articolo, foto, video ..)

• assemblaggio dei "pezzi",

• pubblicizzazione del giornale.

E' ovvio che un docente, o più docenti in-

sieme, che vogliano sperimentare un'au-

la/laboratorio/redazione come ambiente di

apprendimento, debbano avere delle cono-

scenze di base dell'uso degli strumenti tec-

nologici in dotazione (pc, stampante, scan-

ner, macchina fotografica e videocamera

digitale) e delle funzioni che è possibile

eseguire: utilizzo di internet per ricerca di

materiale, invio di mail, utilizzo dei pro-

grammi per trattare le immagini ...

Conoscendo la diffidenza di molti verso la

tecnologia, ma riconoscendo ai docenti la

necessità di stare al passo con l'evoluzione

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della società, soprattutto dei mezzi di co-

municazione, abbiamo realizzato (Sysform

in collaborazione con Innova Servizi e con

la sapiente competenza di Marco Grifoni)

un programma che permette di gestire

un giornale online con difficoltà mini-

me per i docenti e per gli alunni, anche

della scuola primaria. Accompagnati da

una iniziale formazione e da videotutorial

che supportano le tappe del lavoro, alcune

scuole hanno scelto di dedicare spazio e

tempo all'applicazione dell'informatica alla

didattica attraverso la realizzazione del

"giornalino" scolastico in veste digitale.

L'attività che seguo ormai da diversi anni è

all'interno del Progetto teatrale integra-

to Piero Gabrielli, un'esperienza di valore

inestimabile, nata dalla collaborazione del

Comune di Roma con il MIUR - Direzione

Generale del Lazio e con il Teatro di Roma.

All'interno di questo progetto, realizzato in

orario scolastico, attualmente da nove

scuole di ogni ordine e grado, sono attivati

tre laboratori: il laboratorio di recitazione, il

laboratorio di scene e costumi e il laborato-

rio di documentazione.

Quest'ultimo rappresenta la REDAZIONE

della singola scuola, composta da alunni e

docenti che insieme raccontano il progetto

Gabrielli all'interno del loro Istituto: si tratta

appunto di un ambiente di apprendimento

dove si apprende a fare (un giornale onli-

ne), a stare (insieme alunni con competen-

ze e/o difficoltà diverse), a organizzare (il

lavoro), a collaborare (ognuno il suo ruolo),

a condividere (le scelte).

La Redazione "madre" della testata de

"Ilpierino" è composta dai docenti refe-

renti delle nove scuole, che si incontrano

periodicamente con il Coordinamento peda-

gogico del Gabrielli, sotto la guida della

prof.ssa Luigia Bertoletti, per mettere in-

sieme lo spaccato di vita scolastica raccon-

tato da ogni redazione e, nel suo insieme

permette di dare testimonianza di un pro-

getto - il Gabrielli appunto- che mette in-

sieme punti di vista, sguardi sulle attività,

testimonianze ed interviste che arricchisco-

no non solo i singoli e le singole scuole, la-

sciano traccia per sempre, come accade con

tutto ciò che viaggia sul web.

Ma la tecnologia non è magia, non ha da

sola la capacità di progettare, organizzare,

documentare. Tutto ciò che viene realizzato

in una Redazione di un giornale online pas-

sa attraverso la capacità di motivare, di at-

tivare, di promuovere, di rinforzare, di sup-

portare, di orientare che solo un docente sa

e può fare.

Questo è un esempio intelligente del con-

nubio didattica e tecnologia.

Maurizio Scarabotti, docente di informatica,

presidente di Sysform e Sysform Editore

Altri esempi di giornalini online:

L'Arberone realizzato dal CD Belli – Roma

Inviato Speciale realizzato dall'IC Perazzi

– Roma

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La Lavagna Interattiva Multimediale come facilitatore dell'insegnamento Tanti punti di forza, ma anche qualche margine di criticità di Traversetti Marianna - Scuola & Tecnologia

La querelle pedagogica sull'utilizzo delle

nuove tecnologie nella didattica delle disci-

pline ed in quella volta al trattamento delle

difficoltà e dei disturbi specifici di appren-

dimento è, ancora oggi, (nonostante il suo

esordio marcato risalga ormai ad un decen-

nio fa) molto fervida e non priva di contra-

stanti reazioni.

Assistiamo a entusiasmi di tipo estremisti-

co, volti alla pubblicizzazione di pratiche di-

dattiche tecnologiche come risanatori di

problemi grossi e piccoli legati a questioni

di scuola.

Sono presenti, tuttavia, anche atteggia-

menti di cristallizzate forme di rifiuto a prio-

ri della conoscenza e dell'uso del mezzo in-

formatico, multimediale e tecnologico, qua-

le modalità formalizzata di "svilimento" di

un insegnamento considerato più puro, più

naturale ma soprattutto, più universale,

quale è considerato da molti quello tradi-

zionale, basato sulla lezione trasmissiva che

da anni viene praticato e, dunque, ne viene

sancita, in modo indiscusso ed acritico, la

validità sul piano formativo.

Dal punto di vista degli insegnanti, le per-

plessità maggiori sono di due ordini: quello

più individuale e legato alle competenze di

ciascuno e, dunque, ai timori di non es-

sere in grado di "padroneggiare" un

computer od una LIMal cospetto dei

propri alunni; ed un punto di vista più

pragmatico, per il quale risultano assoluta-

mente evidenti i limiti del sistema scuola

che non riesce a stare al passo con le esi-

genze specifiche dei singoli istituti scolastici

e dei singoli allievi, in termini di risorse

economiche e tecnologiche rese a disposi-

zione degli utenti, alunni e docenti.

La crisi politica, del resto (non è un tabù

ormai dirlo), si fa manifesta anche e soprat-

tutto in campo scolastico ed infatti diviene

veramente complesso adoperarsi, come in-

segnanti, per imparare a sfruttare le risorse

che provengono dall'uso di una rete inter-

net, di un computer e di una stampante, di

un touch screen di una LIM o di un Ipad di-

rettamente in classe.

Fa ridere ed arrabbiare nel contempo il fat-

to che, anche laddove vi sono docenti in-

tenti a cimentarsi nell'utilizzo di questi

mezzi informatici (che sicuramente facilita-

no la didattica) e docenti che frequentano

corsi di formazione in tal senso, doversi ri-

durre a fare "le lotte tra colleghi" per acca-

parrarsi l'uso, magari anche solo per un'ora

alla settimana, dell'unica LIM presente nella

scuola.

Su questo, allora, i vari ministri di turno

dovrebbero interrogarsi e, anziché profes-

sare opinioni aleatorie e dichiarare che gli

insegnanti italiani non sono all'altezza di

stare al passo con i tempi e con le richieste

delle giovani generazioni, "farsi un giro"

nelle scuole per verificare in quali situazioni

esse versino.

Ma, del resto, questo lo sappiamo tutti e,

probabilmente, parlarne qui diventa quasi

ridondante; più utile, forse, in questa sede,

sottolineare le potenzialità didattiche

(per l'alunno) e metodologiche (per il

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docente) che l'utilizzo ragionato e pro-

grammato dei diversi strumenti infor-

matici determina a scuola.

Soprattutto nel caso di allievi con bisogni

educativi speciali, il supporto visivo infor-

matico risulta essere uno strumento di

compensazione formidabile. Si pensi, in

prima classe primaria, alle possibilità che

esso offre con l'uso del touch screen di una

LIM: carattere chiaro e grande di una paro-

la scritta, evidenziazione dei gruppi conso-

nantici in colore per la lettura e scrittura,

immediata resa illustrativa di parole o frasi

date attraverso la ricerca in internet di im-

magini evocative...

Potremmo continuare a lungo ad enunciare

le diverse possibilità operative, che non si

esauriscono solo nell'ambito di una didattica

volta all'integrazione ed all'apprendimento

di allievi con disturbi specifici, con difficoltà

apprenditive e con disabilità, ma anche nel

contesto di una didattica per tutti. Pensia-

mo, ad esempio, a quanto è più efficace

la trattazione concettuale di un argo-

mento di qualsiasi disciplina attraverso

una presentazione preparata dall'inse-

gnante in Power Point, piuttosto che l'a-

scolto passivo di una lezione frontale in cui

l'insegnante medesimo parla, ma non ha la

possibilità di fornire simultaneamente la

combinazione di vari e molteplici stimoli di

apprendimento (visivi, uditivi, verbali, non

verbali).

Consideriamo la grande utilità didattica del

collegamento internet e, dunque, dell'uso di

LIM od altro per far studiare ai ragazzi la

scienza, la storia, ma anche la letteratura:

sicuramente, per spiegare cos'è la parafrasi

sarà più agevole e facilitante, per gli allievi,

fare una comparazione tra due testi scritti

resi visibili contemporaneamente sullo

schermo e sui quali gli allievi stessi posso

agire attraverso la manipolazione delle pa-

role, la navigazione in internet per cercare

fonti e notizie su autori ed opere, la video-

scrittura, ecc.

Un altro fattore formidabile, che contraddi-

stingue l'uso delle tecnologie nei processi di

insegnamento e di apprendimento, è costi-

tuito dalla possibilità di provvedere, in

modo agile e duraturo, alla documen-

tazione informatica di ciò che si pro-

getta, si costruisce, si corregge, si tra-

sforma. Il fatto che docenti e discenti pos-

sano trattenere le informazioni attraverso

l'utilizzo di pen drive, di cartelle, di file, di

hard disk, è assolutamente una novità ri-

spetto alla scuola tradizionale. Questo, per

gli allievi, diviene un insostituibile strumen-

to da utilizzare a scopi precisi ed individua-

li: per riascoltare comodamente e quando si

vuole le lezioni registrate, per modificare i

propri elaborati, per aggiornare appunti... E

, per gli insegnanti, è quella possibilità che

permette loro di "non buttare" i lavori pre-

parati per le lezioni, ma piuttosto di conser-

varli per rivederli, riaggiornali, riprogettarli,

riutilizzarli...

Certamente, anche le nuove tecnologie pre-

sentano tuttavia dei punti di criticità; primo

tra tutti quello che queste stesse lasciano

poco margine all'improvvisazione dei

docenti: se un insegnante fa uso dei mate-

riali e dei mezzi informatici nella sua didat-

tica, egli deve necessariamente preparasi

prima e dedicare un tempo sistematico e

stabilito all'elaborazione dei contenuti mul-

timediali che intende presentare agli allievi.

Questo è un dato che assicura qualità e va-

lidità all'insegnamento, ma non dobbiamo

dimenticare che i docenti, dalla loro,

hanno una straordinaria capacità di

improvvisare lezioni e discussioni che,

molto spesso, divengono il fulcro della di-

dattica stessa e che conducono esse stesse

la concettualizzazione e la riflessione meta-

cognitiva di concetti e contenuti ad altri in-

dirizzi, più ampi, più articolati, più interes-

santi, più ricchi. Utilizzando, invece, esclu-

sivamente gli strumenti fin qui indicati,

questa capacità dei docenti non viene solle-

citata al massimo, proprio in virtù del fatto

che essi richiedono una progettazione det-

tagliata a monte.

Marianna Traversetti,

docente, IC Perazzi – Roma

Video per Informazioni base per utilizzare

una lavagna multimediale

.

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Gemellaggi elettronici tra scuole All'Italia miglior progetto europeo 2012 di La redazione - Scuola & Tecnologia

COMUNICATO STAMPA del 6 aprile 2012

Prestigioso riconoscimento durante la ceri-

monia annuale dell'azione comunitaria per i

gemellaggi elettronici eTwinning. Il Capo

Unità Nucci: "Risultato importante che pre-

mia l'impegno dei docenti e conferma la

grande qualità del nostro settore scolasti-

co".

Dopo essersi aggiudicato quattro premi, in

altrettante categorie, il progetto "A taste

of Maths (ATOM)", che ha visto tra i fon-

datori la docente italiana Maria Teresa

Asprella del Liceo Classico "E. Duni" di Ma-

tera, è stato premiato come "miglior pro-

getto eTwinning 2012".

Il riconoscimento è stato conferito alla Con-

ferenza europea eTwinning, svoltasi a Berli-

no dal 29 al 31 marzo 2012, al cospetto dei

rappresentanti istituzionali della Commis-

sione Europea (Direzione Genarale Istruzio-

ne e Cultura). L'evento rappresenta il prin-

cipale appuntamento annuale per quanto

riguarda le attività di eTwinning, azione

comunitaria cha ha dato vita al più attivo

portale europeo per gemellaggi elettronici

tra istituti scolastici, con seminari e work-

shop di formazione e la premiazione dei mi-

gliori progetti di partnership online attivati

lo scorso anno.

Il prestigioso award, attivato per la prima

volta in questa edizione, darà la possibilità

ai docenti vincitori di recarsi a Bruxelles per

visitare la sede del Future Classroom Lab -

presso il consorzio European Schoolnet-. "A

Taste of Maths (ATOM)" si era aggiudicato

anche il primo premio nella categoria di in-

segnamento per gli alunni dai 12 ai 15 anni

in partnership con una classe rumena di

Bucarest, e collaborando anche con Paesi

Bassi, Repubblica Ceca, Grecia e Spagna.

L'inglese è stata la lingua scelta per lo

scambio, ma l'altro linguaggio comune

è stato quello della matematica. "L'o-

biettivo - ha detto la docente Maria Teresa

Asprella - era quello di motivare gli studenti

allo studio della matematica, stimolare la

loro curiosità scientifica ed il loro spirito di

ricerca, attraverso giochi, storie e materiali

multimediali sulla matematica applicata alla

vita quotidiana e a vari aspetti della cultura

del paese di origine".

L'altro riconoscimento nelle categorie uffi-

ciali in concorso è stato quello per la fasce

di età di alunni da 4 a 11 anni, con il pro-

getto "The new adventures of Twinnies

around the world" attivato dalla docente

Marina Screpanti del 3° Circolo didattico di

Chieti. Premiati inoltre, nelle categorie spe-

ciali di lingua, anche il progetto "Carpe

Nuntium: voilà nuestra FrItalianza" at-

tivato dalle docenti Laura Carbonelli e Lau-

rarosa de Luca (Liceo Statale "Niccolò Ma-

chiavelli" di Roma), e quello dell'Istituto

"Ten. Col. G. Familiari" di Melito di Porto

Salvo (Reggio Calabria), ovvero il progetto

in lingua francese "Journalists en herbe",

dei docenti Domenico Marino e Martine

Gaillard.

"Senza dubbio questo risultato europeo

conferma il valore e la qualità di ag-

giornamento della didattica italiana -

ha commentato Donatella Nucci Capo Unità

Nazionale eTwinning -. Siamo consapevoli

che l'impegno delle docenti e dei ragazzi

coinvolti in questi progetti è stato enorme e

siamo felici che sia stato riconosciuto anche

a livello europeo. L'augurio è che queste

eccellenze possano contribuire ad aiutarci

nel promuovere l'utilizzo del portale ed un

nuovo modo di fare didattica, costituendo

esempi pratici delle grandi potenzialità for-

mative e culturali proprie della piattafor-

ma".

Scuola e Tecnologia

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Cos'è eTwinning

Il portale eTwinning offre un servizio gratui-

to a tutti i docenti iscritti l'opportunità di la-

vorare insieme a progetti di gemellaggio

elettronico che, grazie all'utilizzo delle nuo-

ve tecnologie e a partnership attivate a li-

vello europeo, costituisce un'importante

fonte di sperimentazione e innovazione del-

le pratiche di insegnamento tradizionali.

Giunto al suo sesto anno di attività, il porta-

le eTwinning conta oggi oltre 160.000 inse-

gnanti registrati, 90.000 scuole e circa

23.000 progetti di gemellaggio in tutta Eu-

ropa (l'Italia è uno dei paesi più attivi con

circa 11.500 docenti iscritti, 6.000 istituti

registrati e altrettanti progetti avviati).

Il gemellaggio può essere stabilito tra

almeno due insegnanti di scuole pub-

bliche o parificate, facenti parte di due o

più paesi tra quelli dell'Unione Europea, ol-

tre a Croazia (membro dal 2013), Turchia,

Islanda, Norvegia e Svizzera.

L'organizzazione di eTwinning si articola in

una rete di Unità Nazionali coordinate da

Bruxelles, dal consorzio europeo di Ministeri

dell'Istruzione European Schoolnet, su inca-

rico della Commissione Europea, con l'o-

biettivo di favorire un'apertura alla dimen-

sione comunitaria dell'istruzione per contri-

buire a creare e fortificare un sentimento di

cittadinanza europea condiviso nelle nuove

generazioni.

In Italia l'Unità Nazionale eTwinning

ha sede a Firenze presso l'ANSAS - ex

Indire, insieme all'Agenzia Nazionale per il

Programma di Apprendimento Permanente

il cui obiettivo è contribuire allo sviluppo

dell'Europa quale società avanzata basata

sulla conoscenza, riunendo al suo interno

tutte le iniziative di cooperazione europea

nell'ambito dell'istruzione e della formazio-

ne dal 2007 al 2013, periodo di durata

dell'azione.

Maggiori informazioni sui siti (a dx –vers

online).

Unità Nazionale eTwinning

Agenzia LLP - ANSAS (ex Indire)

Via Magliabechi, 1

50122 Firenze Italia

Tel +39 055 2380561

Fax +39 055 2380584

Mail: [email protected]

Web: http://etwinning.indire.it/

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La scuola e il web: una partita da giocare Il punto di vista di un genitore di Paci Lucia Giovanna - Orizzonte scuola

Può un docente - oggi - trascurare gli

aspetti tecnologici della vita quotidiana?

Quale può essere la conseguenza? è la do-

manda traccia per il tema del mese.

Pur dal mio osservatorio di genitore, la mia

risposta è per una volta categorica e sinte-

tica: no, affatto!

Oggi viviamo di tecnologia, in un mondo

reale sempre più mescolato al virtuale, che

parla una lingua nuova, veloce e in continua

evoluzione, in cui l'informazione, dunque il

sapere, si sono fatti circolari, perché on line

il fruitore può essere anche autore e il de-

stinatario di un docente, l'alunno, vive tutto

ciò con tanta naturalità da esserne inconsa-

pevole.

Mi viene normale, pertanto, girare la do-

manda: che tipo di docente vuole essere

dunque quello attuale se non ritiene

importante parlare la stessa lingua dei

suoi alunni, se non usa i suoi stessi stru-

menti di comunicazione e di circolazione

della conoscenza?

E' tanto che ragiono su questo e l'ho più

volte scritto. L'ultima, esattamente un anno

fa, ad aprile 2011, da queste pagine, con

un articolo intitolato SI PUO' EDUCARE AL

DIGITALE , che vorrei riproporre qui pres-

soché integralmente e senza aggiungere

molto altro, perché rispondeva già in pieno

al quesito del mese e perché, magia delle

coincidenze, si riferiva allora al Convegno

su "I Nativi digitali e la nuova sfida per ge-

nitori e docenti" organizzato dalla rivista,

per fare il punto sul progetto NETPUPILS, il

social network per studenti più giovani e

oggi capita a fagiolo con l'imminente lancio

di NET for KIDS, il nuovo social net-

work per bambini e ragazzi under 14,

studiato, elaborato, messo a punto dall'in-

telligenza, la lungimiranza, l'impegno, la

passione e la fede di Manuela Rosci e Mau-

rizio Scarabotti.

"La sensazione che provo quotidianamente,

costantemente stimolata dai miei figli, è

che viviamo dentro a una rivoluzione

che ha pochi altri eguali (magari l'invenzio-

ne della stampa, che ne so, o dell'elettrici-

tà), come fenomeno sociologico, di costu-

me, culturale, di massa, politico e quanti

altri aggettivi si voglia aggiungere, tanto

da far coniare il termine di era digitale:

qualcosa di non reversibile, di epocale, ap-

punto.

Noi, generazione di vecchi, possiamo anche

protestare, opporci, scalpitare, demonizza-

re, possiamo obiettare, teorizzando o prefi-

gurando chissà quali scenari di sciagure,

ma non riusciremo ad arrestare un processo

che ha cambiato, sta cambiando e cambierà

sempre più e per sempre, tanto i compor-

tamenti sociali quanto quelli cognitivi, in-

fluendo sull'evoluzione dello sviluppo cere-

brale, così come fece nella Preistoria la na-

scita del linguaggio verbale!

Oggi, un ragazzo che ha a disposizione un

mondo multimediale di suoni, immagini, co-

lori, sviluppa le cosiddette "abilità mul-

titasking", cioè la capacità di pensare e

fare molte cose insieme: oltre a stimola-

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re aree cerebrali differenti, rendendo l'ap-

prendimento più percettivo e sviluppando

abilità visivo-motorie eccezionali, organizza

la conoscenza in connessioni reticolari.

Questa rete, tra l'altro, non può per sua

stessa definizione essere fissa, statica, ma

è qualcosa di molto mobile, che rende di-

namici e circolari gli stessi rapporti che si

creano all'interno della conoscenza.

Ci si lamenta che i ragazzi oggi non leggono

più, ma non è vero. I miei figli forse leggo-

no meno i libri di carta, ma sperimentano

altre forme di lettura, appunto più "circola-

ri". Attraverso i social network e tutte le al-

tre opzioni che offre Internet, possono es-

sere non solo lettori, ma anche autori, nel

momento in cui commentano, scrivono no-

te, interagiscono col testo e nel momento in

cui condividono i loro scritti con una comu-

nità, aprendo un dialogo tra più parti che

non può non essere considerato come novi-

tà fondamentale, soprattutto da chi fa scuo-

la, oggi.

Come per ogni rivoluzione della Storia, i

fatti e le opinioni su di essi viaggiano più

velocemente delle coscienze e dei costumi,

che ne rappresentano l'attecchimento, l'in-

teriorizzazione, e sono il risultato di un'edu-

cazione lenta, quotidiana, capillare.

E come in ogni rivoluzione che scardina si-

stemi ed equilibri precedenti, ci si aggrappa

per difendere antiche certezze, in questa

rivoluzione digitale , maggiormente i docen-

ti rispetto ai genitori - che per statuto po-

trebbero essere meno preparati - vivono un

"gap generazionale in campo educativo",

come dice Manuela Rosci: non sono, cioè,

spesso pronti a raccoglierne la sfida.

In quante occasioni mi sono sentita dire:

"ma vuoi mettere il piacere fisico nel legge-

re un libro cartaceo, sfogliarlo e sentire l'o-

dore della carta??!!", come se questo po-

tesse essere messo eventualmente in di-

scussione o, comunque, determinante per

arrestare un fenomeno di tale portata.

Quanti insegnanti sono saliti in cattedra a

moralizzare sull'uso di Facebook, semplice-

mente vietando a un ragazzo di chiedere

loro l'amicizia, senza neanche una spiega-

zione razionale e senza nemmeno riflettere

sul legame speciale che questo contatto po-

trebbe produrre!

Una comunità digitale, infatti, "apre il dialo-

go tra chi impara e chi insegna e chi impara

diventa anche chi insegna", come dice Ago-

stino Quadrino (direttore della Garamond,

casa editrice digitale), aggiungendo che "si

fa educazione quando si dà la parola";

in questo modo, inoltre, si ha l'opportunità

di conoscere un ragazzo, in maniera del tut-

to diversa e inaccessibile da altri versanti,

dato, come sostiene la neuropsichiatra Ire-

ne Sarti, che "l'identità virtuale e quella

reale interagiscono nella formazione

della personalità e non sono in opposi-

zione".

"Gli studenti di oggi non sono più quelli per

cui la scuola è stata progettata e questo

cambia il modo di fare scuola", dice ancora

la Sarti, che apre alla "classe reale" e alla

"classe virtuale", puntando sulla "persona-

lizzazione in campo formativo, fondata sui

diversi stili di apprendimento"", scrivevo.

Mio figlio diciannovenne, che fa la Maturità

quest'anno, afferma che nei suoi 5 anni di

Superiori, uno dei professori che ha inciso

più su di lui, più moderno, credibile, moti-

vato, è stato un prof. di chimica- che ha

avuto solo il primo anno, perché poi è an-

dato in pensione- che aveva capito, che per

avere un rapporto di successo con i

suoi ragazzi, doveva parlare la loro lin-

gua, e, dal momento che Facebook e i so-

cial network non erano ancora una realtà

consolidata, lui, signore distinto e apparen-

temente tutto d'un pezzo, continuava il

contatto con loro, fuori dall'aula, attraverso

le mail, che dovevano servire ai ragazzi per

farsi dare spiegazioni aggiuntive, o per qua-

lunque altra esigenza, compresa quella di

allegarsi file per compiti, lavori, approfon-

dimenti. I dischetti del prof. Conti erano un

tesoro irrinunciabile e io non ho mai visto

una simile fila di genitori e di ragazzi stessi

ai colloqui di nessun altro professore!

Oggi, dopo soli 4 anni, i social network sono

una realtà e un insegnante non può per-

dere l'occasione di esserci, con i suoi

studenti, in mezzo a loro, sul loro terreno e

non per ficcanasare- sebbene non sia male

da entrambe le parti avere una visuale di-

versa di chi si ha di fronte- ma proprio per

avere un formidabile strumento di con-

tatto (quello sono facebook e compagni, un

mezzo!)e di intervento , in cui esprimere

la propria intelligenza e la propria sensibilità

di mediatori e formatori.

Del resto, questo ruolo e questa modalità di

rapporto spetterebbe anche ai genitori, che,

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invece, nei sono spesso i grandi assenti nei

social network, sia perché proprio assenti,

sia perché seppur presenti, hanno atteg-

giamenti che vanno dall'imbarazzo al disin-

teresse alla fiera volontà di lasciare al figlio

assoluta libertà di muoversi in un universo

a loro stessi abbastanza sconosciuto, per-

dendo di vista la possibilità di essere guida.

Ben venga allora NET FOR KIDS, che apre

ai genitori, in un contesto che, pur allar-

gando agli ampi orizzonti di una rete, circo-

scrive agli studenti under 14 la partecipa-

zione, proprio per farne un progetto for-

mativo, educativo, ma di questo non sono

io la persona più indicata a parlare, lo fa-

ranno di certo i formidabili ideatori e realiz-

zatori, gente di scuola, che di scuola vi-

ve e nella scuola crede e che non vuole

altro che una certa scuola sia possibile!

Lucia Giovanna Paci,

genitore, IV Municipio – Roma

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Ministro Profumo: la legge sia la Sua Road Map Buon lavoro! di Maranzana Enrico - Orizzonte scuola

Il ministro Profumo ha detto: "Se uno dei

miei nonni si svegliasse, capirebbe poco

degli strumenti con cui funziona la società

italiana .. poi se tornasse a scuola... beh, lì

gli si presenterebbe un panorama sostan-

zialmente uguale .. con gli stessi banchi di

formica verde".

"I nostri ragazzi sono nativi digitali e a

scuola si impara solo il 20%".

"Una scuola che ha bisogno di strumenti di-

versi".

"I libri si spostino sui tablet".

La sostanziale immutabilità del servizio è

stata riconosciuta mentre la direzione della

futura azione del governo non appare con-

vincente in quanto deriva da una visione di

superficie e dalla mancata percezione

dell'origine del male che ammorba l'istitu-

zione scuola.

In questa nota si tratteggeranno alcuni in-

terventi di natura culturale, giuridica, si-

stemica, organizzativa, utili al riallineamen-

to della scuola al mondo contemporaneo.

*****

Il ministro ha ricordato la sua vita profes-

sionale e ha ripercorso le più significative

esperienze da lui vissute a diversi livelli di

responsabilità.

Queste gli hanno consentito di acquisire

una visione ben strutturata e completa delle

problematiche del settore su cui eserciterà

la sua funzione ministeriale.

Si tratta di un'asserzione la cui validità è

limitata ai contesti statici ove le scelte sono

assunte facendo tesoro della conoscenza

del passato. Se invece tutto cambia vortico-

samente e "bisogna correre con tutte le

proprie forze solo per rimanere fermi" la

conoscenza pregressa può essere zavorra e

d'ostacolo al cambiamento.

La legge è la stella polare

Da oltre quarant'anni la legislazione scola-

stica ha concepito la scuola come sistema,

ridisegnandola: gli operatori scolastici han-

no fatto spallucce e hanno continuato a vi-

vere nel passato. Così è avvenuto per i de-

creti delegati del 1974, strutturati in con-

formità ai dettami delle scienze dell'orga-

nizzazione: essi sono stati snaturati e bana-

lizzati. Fatto ancora più sconcertante è l'as-

soluta indifferenza rispetto al loro fallimen-

to: nessuna indagine è stata svolta per in-

dividuare e rimuoverne le cause. L'insuc-

cesso, invece, è stato più volte utilizzato a

sostegno delle argomentazioni sull'inutilità

di ogni ammodernamento e razionalizzazio-

ne del servizio.

Scegliere collaboratori validi

Alla domanda "ci sarà continuità con l'azio-

ne del precedente governo" il ministro ha

risposto che è bene valorizzarla: alcune cor-

rezioni saranno necessarie ma non avver-

ranno rivoluzioni per non perpetuare la

transitorietà.

Principio condivisibile ma, quando si tratta

di provvedimenti irrazionali o illegittimi,

inapplicabile: le decisioni sbagliate sono da

cestinare.

Si prendano a esempio le indicazioni nazio-

nali del maggio 2010 relative alla riforma

delle superiori e le si confrontino con le di-

sposizioni loro sovraordinate: si accerterà la

conflittualità tra norme.

La mancanza d'attenzione alla volontà del

legislatore e la conseguente assenza d'o-

rientamento hanno generato il contrasto

normativo. L'origine dell'anomalia è sinte-

tizzata in figura che presenta due punti di

vista: il primo desunto dalle raccomanda-

zioni del Parlamento Europeo, fondamento

dei regolamenti di riordino (marzo 2010); la

seconda deriva dalla rielaborazione del T.U.

297/94 e della finalità del sistema educati-

Orizzonte scuola

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vo, di istruzione e formazione (legge

53/2003).

Si osservi come le due definizioni, oltre a

collocarsi in posizioni diverse sull'asse del

processo formativo-educativo-

ell'istruzione, nascano dall'assunzione di

punti di vista differenti. Il momento della

progettazione si caratterizza per la sua ge-

neralità e astrattezza mentre quello del

controllo è attento alla specifica situazione

dei singoli studenti. In questo secondo caso

la professionalità docente è fuori scena: l'i-

bernazione delle attività scolastiche ne è la

diretta conseguenza e l'unitarietà del servi-

zio, la sua finalizzazione e il feed-back (1)

sono pratiche rimosse.

Si propone un altro spunto. L'incisività e la

professionalità di molti operatori scolastici

di alto livello è commisurabile al numero

degli errori che hanno viziato la batteria di

test diramati dal ministero per la prima fase

del concorso per dirigenti scolastici. La

comprensione di quanto accaduto è facilita-

ta dalle indicazioni fornite da un membro

del Consiglio Nazionale della Pubblica Istru-

zione agli operatori dei bienni dei tecnici e

dei professionali. Ecco la definizione di due

concetti basilari:

• "Capacità da capio, prendere, compren-

dere in forma potenziale un ampio volume

di conoscenza, atto del saper tradurre in

fatto un costrutto teorico";

• "Competenze: capacità di servirsi di co-

noscenze strumentali pre-strutturate in si-

tuazioni pratiche di lavoro".

Si tratta di due enunciati da cui traspare

un'idea di scuola fondata sui saperi, tra-

smessi ex-catedra, modalità operativa non

idonea al conseguimento della finalità isti-

tuzionale.

Valorizzare la cultura informatica

Tablet, lim, wikipedia, smartphone... sono

strumenti utili ma poco incisivi per favorire

il cambiamento indotto dalla rivoluzione in-

formatica. L'effetto più evidente riguarda la

dilatazione del concetto di disciplina, non

più identificata come la mera sistematizza-

zione delle conoscenze ma come corpo in

movimento. La spirale problemi .. metodi ..

argomenti .. problemi .. metodi .. esprime

la sua dinamica.

Ne consegue che la trasmissione di una fe-

dele e corretta immagine delle discipline

implica un profondo e sostanziale cambia-

mento della didattica: la percezione e la so-

luzione di problemi, la modellazione, l'algo-

ritmizzazione e la formalizzazione sono ca-

pacità che costituiscono l'autostrada della

progettazione educativa.

Signor ministro: buon lavoro!

La questione di fondo ha natura culturale e

riguarda la professionalità dei docenti. L'at-

tività che si svolge nelle aule scolastiche

deve essere correttamente incastonata in

una struttura razionalmente concepita e di-

ventare la fase operativa di un processo che

ha affrontato e sciolto nodi di natura stra-

tegica e tattica.

E' necessario ridare dignità alla funzione

docente, riconoscerne la valenza, specifi-

carne il carattere, differenziarla dall'inse-

gnamento universitario la cui mission ha

pochi punti di contatto con quella della

scuola superiore. In questa, infatti, la cono-

scenza è strumento e occasione per lo svi-

luppo e il consolidamento delle qualità degli

studenti(2).

Enrico Maranzana

(1) CFR Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297 - art. 4 - Il collegio dei docenti " valuta periodicamente l'andamento complessivo dell'azione didattica per veri-ficarne l'efficacia in rapporto agli orientamenti e agli obiettivi programmati, proponendo, ove necessario, opportune misure per il miglioramento dell'attività sco-lastica" (2) Art. 2 legge 53/2003 art. 2 comma a)

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Perché abbiamo deciso di partire L'agenda strategica per la promozione dei diritti online dei

minori di La redazione - Dalla redazione

Per i giovani, Internet e le tecnologie digita-

li rappresentano uno spazio utile per l'ap-

prendimento,per sperimentare la propria

creatività, esplorare differenti aspetti della

propria personalità, esercitare nuove forme

di partecipazione e di libertà di espressione.

Allo stesso tempo, siamo di fronte ad una

realtà complessa e apparentemente priva di

regole, nella quale possono trovare spazio

anche situazioni e comportamenti a rischio.

Il Comitato Consultivo è costituito da circa

50 organizzazioni, tra istituzioni, società

scientifiche,media, industrie ICT (Informa-

tion and Communication Technologies) e di

telefonia mobile, associazioni e università,

attive nella tutela di bambini e adolescenti

online, e che condividono i principi sanciti

dalla Convenzione ONU sui Diritti dell'Infan-

zia e dell'Adolescenza.

Tale condivisione si riflette in modo operati-

vo in tutti gli ambiti di lavoro del Comitato.

Il Comitato Consultivo si inserisce nelle at-

tività del Centro Giovani Online, espres-

sione nazionale del Programma Safer In-

ternet della Commissione Europea,

coordinato da Save the Children Italia e

Adiconsum.

Leggi "L'agenda strategica per la promozio-

ne dei diritti online dei minori"

C'era una volta quando i sassi erano

pane Leggere leggeri

Letture animate di fiabe e racconti dal

mondo accompagnate da musica dal vivo

Teatro Due Roma teatro stabile d'essai

Vicolo dei Due Macelli, 37 Roma

Per bambini da 5 a 12 anni

Appuntamento dalle ore 10 alle 12

Ingresso gratuito

Vedi il programma Leggere Leggeri

20 scuole selezioneranno prototipi per

la didattica digitale

Lanciato progetto del Ministero dell'I-

struzione

(DIRE) Roma, 27 mar. - Scuola sempre piu'

digitale: prosegue il Piano del ministero

dell'Istruzione per la diffusione della didatti-

ca elettronica nelle scuole italiane. Il nuovo

step prevede il lancio di venti richieste d'of-

ferta formativa (prodotti per la didattica, in

sintesi) rivolte agli editori e produttori di

software didattico-pedagogico ...

Per continuare a leggere clicca qui

Esiti del monitoraggio sulle Indicazioni

(art. 1, c.4 DPR 89/2009)

Direzione Generale per gli Ordinamenti

Scolastici e per l'Autonomia Scolastica-

MIUR

... Finalità del monitoraggio e degli esiti che

ne sono derivati era quella di contribuire a

rilevare lo stato di attuazione delle Indica-

zioni nazionali e per il Curricolo, al fine di

concorrere all'obiettivo finale della loro

eventuale revisione ... Si è cercato di cono-

scere, in particolare, il modo con cui la

scuola ha percepito e attuato il cambiamen-

to complessivo intervenuto nel recente pe-

riodo, utilizzando gli strumenti offerti

dall'autonomia scolastica e interpretando le

modifiche legislative delle recenti riforme,

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mediante opportuni adattamenti al proprio

contesto di riferimento. Il questionario ha,

pertanto, privilegiato l'individuazione di in-

dicatori e descrittori relativi agli elementi

fondativi della riforma.

leggi il report "Esiti del monitoraggio sulle

Indicazioni - Formulario A

La redazione