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Pubblicata da Sysform Editore 00131 Roma Via Monte Manno 23 - Direttore Responsabile Manuela Rosci
Edizione cartacea della rivista telematica www.lascuolapossibile.it
Iscrizione al Tribunale di Roma 63/2010 del 24/02/2010
N.22 aprile 2012 Web Content Manager Maurizio Scarabotti
Editoriale
Guardando avanti Quando tutto sembra solo urgente ... di Rosci Manuela - Editoriali
La scelta di occuparci di web e tecnologia
(ma anche di altro!) su questo numero, de-
riva dalla inevitabile importanza che oggi
assume l'argomento. Mi permetto di segna-
lare la differenza tra "importanza" e "ur-
genza".
E' URGENTE quella cosa che pressa dall'e-
sterno, che deve essere fatta perché altri-
menti scade, perché rientra nei nostri dove-
ri, perché non possiamo rimandarla, perché
ne vale della vita ... bisogna interveni-
re/fare e basta!
Sono IMPORTANTI tutte quelle "cose" inve-
ce che vengono da dentro, sono nostre, ci
appartengono, ci crediamo, sono gli aspetti
che ci danno energia, che sono più in sinto-
nia con il nostro modo di essere, di vivere!
Ebbene, sinceramente: quante volte ri-
spondiamo alle urgenze, trascurando ciò
che è importante? Quante volte abbiamo la
sensazione di rincorrere gli eventi, le sca-
denze, i progetti, i programmi e lamentia-
mo la mancanza di tempo per fare ciò in cui
crediamo?
Poi esistono quelle situazioni, quegli "acca-
dimenti" che sono importanti e anche ur-
genti: diventa impossibile allora non ri-
spondere, non andare verso la direzione in-
dicata. E' fatta, abbiamo trovato la giusta
intesa!
Ritornando quindi all'argomento del mese,
è URGENTE che la scuola, i docenti, e gli
educatori in genere accettino di includere e
fare i conti con la sfera tecnologica nella
realtà quotidiana scolastica. Possiamo dire
che è ormai diverso tempo che questa ur-
genza preme sulla scuola, vista come obso-
leta se non dotata di attrezzatura adeguate
e strumenti didattici tecnologici pertinenti.
Corsi di formazione per docenti (alfabetiz-
zazione informatica iniziata circa vent'anni
fa), allestimento di laboratori di informatica,
inizio di prima utilizzazione dei pc: non di-
mentichiamo che i primi "Commodore 64"
sono entrati nella scuola negli anni '80.
Sebbene sia indiscutibile che la scuola abbia
l'urgenza di svilupparsi anche tecnologica-
mente, non sembra che questa spinta
esterna abbia prodotto tutti questi cambia-
menti!! Qualcosa però ha scalfito nell'habi-
tus mentale delle persone di scuola, seppu-
re con meno urgenza, forse con ... lentezza.
Negli ultimi dieci anni (più o meno!?) la
spinta interna ha sollecitato tutti, compresi i
docenti, a riconoscere esigenze personali
nuove che potevano essere soddisfatte me-
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glio proprio con l'impiego della tecnologia.
La scoperta della "mail" al posto della spe-
dizione di una lettera ha aperto orizzonti
"temporali" mai sperimentati nel passato.
La possibilità di velocizzare lo scambio co-
municativo attraverso le mail si è affiancata
all'altra scoperta folgorante: scrivere una
relazione (o la programmazione) in word e
salvarla e poter in seguito modificare il te-
sto senza riscrivere tutto dall'inizio ... que-
sto sì che ha avuto una IMPORTANZA fon-
damentale per molti di noi, anche per i più
resistenti a lasciare ... penna e calamaio.
Ed è stata proprio l'importanza riconosciuta
alle tecnologie e al mondo digitale che ha
prodotto un cambiamento nell'atteggiamen-
to mentale di ognuno di noi che oggi si sen-
te in qualche modo debitore verso la rivolu-
zione tecnologica.
Cosa sta quindi accadendo nel mondo
della scuola?
Quella precedente spinta urgente, che ha
pressato la scuola affinché cambiasse e di-
ventasse più moderna e al passo con i tem-
pi, inizialmente ha spaventato i più, anco-
randoli ad atteggiamenti di intransigente ri-
fiuto del mondo digitale, o accettando di in-
trodurre le innovazioni dentro luoghi dedi-
cati (le aule di informatica) o affidando il
compito della lezione sulle tecnologie a po-
chi e sparuti pionieri.
Oggi quell'URGENZA però si incontra con
l'IMPORTANZA che il mondo digitale in ge-
nere ha assunto nella vita quotidiana della
maggior parte delle persone, di tutte le età.
Familiarizzare con Internet ha permesso ai
più di avventurarsi in percorsi impensabili ai
comuni mortali: prenotazioni di voli e va-
canze, ricerca di un oggetto specifico, ven-
dita su e-bay, prenotazioni di visite, paga-
menti di bollettini, banca online, assicura-
zioni online e ... un'infinità di altre cose che
certamente sorprenderanno ancora molti di
noi.
Questo significa che siamo ... nel posto giu-
sto, al momento giusto?
Sarebbe irrealistico da parte mia pensare
ciò ma credo fermamente che la spinta in-
terna -quella personale, quella che ci fa va-
lutare qualcosa "importante" per noi- sia
cresciuta, evoluta; c'è più consapevolezza
che indietro non si torna e anche i difensori
di un pensiero più umanista ... tendono ad
integrare i vantaggi e le opportunità che
web e tecnologia insieme offrono.
Questo il motivo per cui molti articoli di
questo numero sono scritti da chi non è sta-
to/a ammaliata da subito, anzi, ha cercato
di circoscrivere questa spinta all'innovazio-
ne (per noi immigrati digitali) che per le
nuove generazioni (i nativi digitali) , al con-
trario, rappresenta la norma! La capacità di
ironizzare su noi stessi e di non prenderci
troppo sul serio ... permette di accorgersi in
tempo e di porre rimedio.
E con uno staff che crede nella scuola e
guarda con occhio critico al nuovo, senza
subirne solo la seduzione, non potevamo
che interessarci dei social network e il loro
impiego nell'educazione e nella didattica. La
spinta URGENTE viene soprattutto dai nostri
under 14, in gran parte già fruitori di net-
work famosi, sebbene non sempre così ido-
nei per loro. E allora?
Abbiamo cercato di dare una risposta IM-
PORTANTE a questa impellenza (urgenza) di
stare in rete, di condividere, di estendere il
proprio tempo anche dentro un social ...
Leggete quello che possiamo condividere
circa "educare i giovani all'uso dei social
network" negli articoli dedicati a NET for
KIDS, il social network creato per gli
under 14, con tutte le caratteristiche dei
network più famosi.
Un'ultima riflessione: quando è morto Steve
Jobs un alunno di classe quinta che utilizza
le tecnologie per superare le sue difficoltà
motorie - il netbook è il suo quaderno- ha
detto: "Sarò sempre grato a lui perché se
non inventava il portatile ...io come avrei
fatto?"
Ecco perché l'attenzione alla tecnologia ha
assunto per molti di noi un valore aggiunto,
anche se è possibile continuare a testimo-
niare l'importanza della condivisione, della
cooperazione e richiedere l'attenzione per
chi ha più necessità, attraverso una bella
lettera scritta da Luigi Vittorio Berliri "a tutti
gli uomini di buona volontà" ...anche lui ha
utilizzato i canali digitali!
Grazie a tutti
Manuela Rosci
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In questo numero di aprile 2012
Area Tematica Titolo Autore
Guardando avanti Rosci Manuela
Antologia, fantasia e power point Infantino Aminta Pa-
trizia
In palestra e allo specchio Lugaresi Adriana No-
ra
La Storia fatta al PC Carissimi Alessia
Labo-motorio: psicomotricità in
azione Di Clemente Simona
Tecnologia e insegnamento Agolino Simona Lo-
retta
Invito alla presentazione Net for
KIds La redazione
NET for KIDS il social network un-
der 14 La redazione
Perché abbiamo deciso di partire La redazione
Sfoglia l'opuscolo di Net for Kids La redazione
Una scalata da "giurassica" Mirra Giovanna
Il Profumo della scuola nell'era
Monti La redazione
Le "mani" di Valerio Crasso Antonella
Lettera aperta a tutti gli uomini di
buona volontà Berliri Luigi Vittorio
Le ICT nella SCUOLA oggi Riccardi Barbara
Linguaggio a portata di un click Nucera Roberto
Aula informatica: non aprite quella
porta! Cecoro Mena
La scuola e il web: una partita da
giocare Paci Lucia Giovanna
Ministro Profumo: la legge sia la
Sua Road Map Maranzana Enrico
Curiosità e comunicazione Ansuini Cristina
Diventa online anche il "giornali-
no" scolastico Maurizio Scarabotti
Gemellaggi elettronici tra scuole La redazione
La Lavagna Interattiva Multime-
diale come facilitatore dell'inse-
gnamento
Traversetti Marianna
Il rapporto tra scuola e tecnologia Sabatini Roberto
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DDalla prima pagina
Dalla prima pagina
Il rapporto tra scuola e tecnologia Un binomio importante e problematico di Sabatini Roberto - Sotto la lente
La storia della scuola è caratterizzata da di-
versi anacronismi e uno di questi è certa-
mente la sua dotazione tecnologica.
Il sistema formativo è sempre stato in
seconda o terza posizione rispetto alla
tecnologia; fatti salvi pochi luoghi eccel-
lenti e inaccessibili ai più, le aule e i labora-
tori delle nostre scuole, anche le più mo-
dernamente attrezzate, sono sempre state
in forte ritardo sullo sviluppo tecnologico.
Entro certi limiti questo ritardo è però fisio-
logico perché non è possibile a nessuna isti-
tuzione dotarsi degli ultimi e più sofisticati
ritrovati partoriti dalla ricerca tecnologica.
Anzi questa ricerca distribuisce i suoi mi-
gliori risultati alla cittadinanza che li finan-
zia con il suo lavoro solo molto dopo averli
messi a punto per i vertici del potere socia-
le, politico, culturale e militare.
Lo stesso Internet decolla come sistema di
comunicazione tra apparati militari e una
quantità di strumenti e materiali, dalle le-
ghe più resistenti ai materiali più isolanti,
dalle celle solari a più alto rendimento ai si-
stemi di rilevamento e navigazione più ela-
borati, sono stati prima di tutto e con largo
anticipo, studiati, individuati e prodotti per
l'industria bellica, per quella spaziale, per i
servizi segreti, per la ricerca finanziata dai
grandi gruppi multinazionali (pensiamo solo
agli OGM e ai medicinali).
Scontiamo dunque
una distanza ra-
gionevole che non
può mancare, tra
le punte più avan-
zate della ricerca
tecnologica e la
sua fruizione di
massa e conside-
riamo anche che
per conoscere e comprendere gli ultimi pro-
dotti della cultura scientifica è opportuno
ricapitolarne brevemente la storia e che a
scuola non si può perciò evitare di conosce-
re i precursori, le invenzioni, le scoperte e i
dispositivi che sono venuti prima e che
hanno consentito la produzione del presen-
te.
Ammettiamo anche che non sia indispensa-
bile che scuola e università allenino i loro
studenti con gli apparati di ultima genera-
zione perché qualsiasi ditta o istituzione li
assumesse per un compito strettamente
tecnico, dovrebbe e potrebbe formarli e ag-
giornarli nel suo seno, per renderli abili nel
dominio della strumentazione effettivamen-
te in dotazione; inoltre non sarebbe possibi-
le: il ritmo di sviluppo della tecnologia
è così sostenuto che nessuna scuola
potrebbe permettersi un ricambio così
rapido e costoso delle sue attrezzature
didattiche solo per poterle stare dietro.
Pur ammettendo tutto ciò constatiamo che
il ritardo che l'attrezzatura tecnologica
delle nostre scuole e università presen-
ta, persino nei confronti della tecnolo-
gia ordinaria è notevole e, fino a pochi
anni fa non era solo strumentale, ma
anche culturale.
Per fare un esempio della storia recente,
negli anni '70, negli istituti tecnici più quo-
tati, in Elettronica si insegnavano ancora le
valvole termoioniche, mentre da circa 20
anni si erano imposti i transistor e abbiamo
cominciato a studiare i transistor quando
già dilagavano i circuiti integrati.
Non intendo dire che non si dovevano cono-
scere le tecnologie antecedenti, ma che
quelle che si arrivava ad impiegare erano
comunque già obsolete e abbandonate
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dall'industria corrente e che in generale an-
che la teoria presente sui testi era stata su-
perata e di molto dalla ricerca pura sull'ar-
gomento.
Un certo ritardo, anche sulla teoria, è per-
fettamente fisiologico perché occorre del
tempo per trasferire sui testi scolastici l'a-
vanzamento culturale, ma questo divario
era eccessivo; da qualche anno a questa
parte esso si è andato colmando e persino i
testi di storia adesso arrivano quasi ai no-
stri giorni.
Inoltre oggi gran parte delle novità
dell'ultimo momento si possono affron-
tare sui mass media che sono infinita-
mente più elastici e veloci dei testi di-
dattici, e aggiornabili in tempo reale, di-
versificando così i mezzi e le fonti di infor-
mazione.
A differenza della maggior parte della tec-
nologia, l'informatica è invece penetrata
con forza e in quantità massicce nel mondo
scolastico e in quello accademico e costitui-
sce, forse, il settore in cui il ritardo con le
sue punte avanzate è minore e del tutto fi-
siologico.
Tanto che in questo campo sono stati i do-
centi più anziani a risentirne per la loro dif-
ficoltà ad aggiornarsi adeguatamente e a
imparare a sfruttare le potenzialità di que-
sto sofisticato strumento a fini didattici e
cognitivi.
Anzi in questo ambito si è spesso assi-
stito ad una sorta di socializzazione al-
la rovescia dove gli allievi, nativi della
tecnologia, aiutavano l'insegnante,
immigrato disadattato, a usare il mez-
zo.
Molti docenti si sono perciò ritrovati con
tanti contenuti da trasmettere, ma privi del-
le abilità tecniche per farlo adeguatamente
con il PC e con il Web, ad una platea di stu-
denti competenti tecnicamente, ma incapaci
e immotivati a usarli per potenziare i con-
tenuti del loro sapere.
Ricordo ancora i primi corsi di alfabetizza-
zione informatica che inondarono l'offerta di
aggiornamento in servizio: persino i docenti
più preparati del settore misero a disposi-
zione, anche a costo zero, le loro compe-
tenze per iniziare i colleghi di altre discipli-
ne a familiarizzarsi con questo nuovo dispo-
sitivo; allora, anni '80, si parlava di lin-
guaggio macchina, di righe di comando, di
ambienti di programmazione come Fortran,
Cobol, Basic, di hardware, di clock, di bit e
byte, di porte logiche and, or, not e via di-
cendo.
Alcuni insegnanti, quelli più giovani e quelli
più vicini all'area logico-matematica (non
mancarono e non mancano vistose eccezio-
ni, ma in generale questa è stata ed è la
tendenza), virarono prontamente in dire-
zione dell'informatica e familiarizzarono
presto la terminologia anglofona che carat-
terizza questo settore; altri presero quel
minimo di confidenza per sfruttare almeno
le opportunità basilari dello strumento e al-
tri ancora resistettero e lo snobbarono e,
comunque, non lo usarono nemmeno fuori
dall'ambiente di lavoro.
L'ostacolo principale che ravviso nell'impie-
go del computer come strumento didattico
e del Web come rete complessa e ricca di
informazioni e materiali d'ogni genere è la
gigantesca evasività che consente e
che si allea facilmente con la scarsa
motivazione dello studente ad usarlo per
fini cognitivi, classificatori, computazionali
e, più in generale culturali.
Se "fatta la legge, gabbato lo santo" è un
proverbio mai smentito, in questo caso si
può parallelamente affermare che dato un
PC connesso sul web, tutto si può fare, me-
no che usarlo per studiare, conoscere, in-
formarsi, comparare, ecc.; di più, se l'at-
tenzione in aula, durante una lezione fron-
tale, chiama in causa le capacità oratorie e
teatrali del docente, nel laboratorio di in-
formatica la sua influenza si dilegua di fron-
te alla seduzione dello schermo e se il libro
di testo non contiene che il testo, un com-
puter connesso è una finestra sul mondo
intero e, come scriveva J. Prévert, in una
sua celebre poesia a proposito dell'uccello-
lira: "i muri della classe, tranquillamente
crollano.
Durante le lezioni in sala informatica, sono
sufficienti due minuti di pausa o di distra-
zione per veder apparire sugli schermi dei
vari PC del laboratorio le homepage di Fa-
cebook o le icone di qualche gioco, o i re-
port di qualche partita!
E' invece ovvio che man a mano che cresce
la serietà dell'allievo e la sua motivazione a
conoscere, il PC e il Web diventano potenti
alleati e straordinari strumenti di crescita e
divulgazione culturale.
Un discorso simile può essere svolto
per l'insegnamento a distanza e per gli
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e-book.
Ho personalmente visto fallire i corsi online
di preparazione ai test di ingresso che la
Facoltà di Medicina della "Sapienza" di Ro-
ma, diffonde ogni anno agli studenti dell'ul-
timo anno, per l'incostanza e la poca forza
di volontà degli studenti a seguire diligen-
temente le esercitazioni e a impegnarsi nel-
le simulazioni dei test; lezioni ed esercita-
zioni online richiedono una dose di maturità
e di costanza maggiore di quella tradiziona-
le perché viene a mancare la relazione
umana e il suo intrinseco valore come fatto-
re motivante (o anche demotivante, quando
il rapporto docente-allievo è negativo).
Lo studio sugli e-book e l'impiego delle in-
formazioni distribuite nel Web richiedono,
analogamente, motivazione, impegno e
capacità organizzative maggiori di
quelle consuetudinarie, di quelle richie-
ste dagli strumenti e dagli ambienti con-
venzionali: possono dare molto di più, ma
richiedono anche molto di più, senza conta-
re il debole confine che separa, nella rete, i
contenuti didattici da quelli ludici ed evasivi
presenti massicciamente e a portata di un
click!
Bisogna confrontarsi con questa nuova diffi-
coltà pedagogica perché l'impiego delle
nuove strategie comunicative ed editoriali è
ineludibile: o si inverte globalmente il senso
di marcia di questa civiltà nel suo insieme
(una sorta di decrescita felice applicata an-
che al mondo della trasmissione culturale),
o non si può evitare di essere competenti e
di trasmettere competenze digitali e tele-
matiche.
Bisogna vincere la tendenza, rimasta co-
stante nel vissuto di molti studenti, che la
scuola sia noia e inutile impegno, che non
insegni davvero niente di utile e di significa-
tivo, che tutto ciò che viene fatto a scuola
sia solo obbligatorio e privo di interesse. Se
si sconfigge questo pervasivo e resistente
stereotipo, allora i mass media e i nuovi
media, più interattivi e ricchi di prospettive
formative, possono risultare decisivi e col-
mare il tradizionale gap tra i livelli di prepa-
razione e di aggiornamento reperibili nella
scuola e quelli raggiunti nella realtà circo-
stante.
Attenzione però: se le opportunità lavorati-
ve, soprattutto qualificate, continuano a di-
leguarsi, la vacuità della formazione, so-
prattutto in termini professionali, non è più
uno stereotipo, ma una dura e drammatica
realtà!
Ancora due temi da tenere presenti: il pri-
mo è la sempre crescente velocità delle tra-
sformazioni tecnologiche (anche se spesso
solo di facciata) e il conseguente incremen-
to di obsolescenza che minaccia di rendere
superati strumenti, programmi e materiali
acquistati solo l'anno prima; il secondo è la
sempre maggiore velocità con cui si scava
una distanza di cultura tecnologica tra le ul-
time generazioni e quelle precedenti.
Considerandoli succintamente e congiunta-
mente si nota che l'invecchiamento delle
strutture e delle attrezzature sta diventan-
do ingestibile, soprattutto con le esigue ri-
sorse finanziare disponibili e che questa
pressione non ha solo implicazioni consumi-
stiche, ma influisce anche sulla sensazione
di inadeguatezza che viene sperimentata
sempre prima, sempre più spesso e da un
sempre maggior numero di persone.
Gli studenti degli ultimi anni delle seconda-
ria superiore si sentono diversi da quelli del
primo, nonostante siano separati da loro da
un arco di 3-4 anni! Percepiscono che i
nuovi arrivati sono tecnologicamente più
dotati e che hanno concessioni, gadget e
altri apparati di cui loro non hanno goduto.
Se bastano 3 anni per annusare un divario
figuriamoci come possono avvertirlo gli in-
segnanti, in particolare quelli più anziani
(oggi ulteriormente anziani!).
Mentre un tempo l'anziano aveva comunque
uno status rispettabile ed esperienze da
trasmettere e anche i docenti potevano go-
dere di queste considerazioni, oggi gli an-
ziani sono del tutto tagliati fuori dalle
competenze richieste, dalla velocità e
portata delle metamorfosi tecnologiche
e in tal senso hanno sempre meno da
trasmettere alle nuove generazioni e i
docenti non fanno eccezione!
Infine bisogna tenere presente che la tec-
nologia non è politicamente neutra come si
tenta da più parti di farla passare, soprat-
tutto quando si sostiene che i dispositivi che
fornisce possono essere usati pro o contro
l'essere umano indifferentemente e che
questo dipende da noi e non dalla tecnolo-
gia. Più in profondità la tecnologia è una
dimensione culturale ed una visione del
mondo con dei presupposti e degli obiettivi,
favorisce determinati sviluppi, ne inibisce e
impedisce altri, implica costi e conseguen-
ze, impone modelli di esistenza, stili di vita,
modi di lavorare, occupazione, disoccupa-
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zione, sottoccupazione e così via.
Questa consapevolezza non può mancare
nel rapporto pedagogico che offre nuove
tecnologie e che si basa su esse: i docenti
devono saperle usare, ma anche conoscer-
ne l'impatto socioculturale che esse deter-
minano poiché solo così le nuove genera-
zioni potranno essere protagoniste e usarle
come strumenti e non essere passivi utiliz-
zatori finali, soggetti dipendenti dal mezzo
e dal mercato.
Roberto Sabatini,
ha insegnato Scienze Sociali fino a luglio
2011 nel Liceo di Via Asmara di Roma
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NET for KIDS il social network under 14 Apertura delle iscrizioni 8 maggio 2012 di La redazione - Dalla redazione
Carissime/i lettori,
ormai ci conoscete: noi di Sysform (mauri-
zio scarabotti e manuela rosci e lo staff del-
la scuolapossibile) siamo un po' particolari e
ci piace affrontare i problemi ... guardando
alle SOLUZIONI!
Il problema che abbiamo affrontato è il
rapporto dei più giovani con il mondo
della tecnologia, di internet, e nello
specifico il ruolo che hanno assunto
oggi i social network nella vita quoti-
diana anche dei più piccoli. Il social net-
work under 14
Una analisi approfondita del fenomeno ci ha
avvicinati a questa tematica tre anni fa ri-
spondendo ad un bando della Regione Lazio
sulla opportunità di "educare i giovani all'u-
so dei social network". E' nato così il primo
progetto sperimentale con sette scuole ro-
mane: abbiamo costruito un social network
con tutte le caratteristiche dei più famosi -
Netpupils- che ha coinvolto circa 2 mila
alunni delle classi quarta e quinta della
scuola primaria e le tre classi della secon-
daria di primo grado. Diversi articoli sull'e-
sperienza sono apparsi anche sul questa ri-
vista.
E' STATO UN SUCCESSO: bambini e ragaz-
zini -nella maggior parte dei casi già iscritti
a Facebook- hanno utilizzato il circuito de-
dicato soltanto a loro con attività sia spon-
tanee che proposte da noi. Più di duemila
gruppi, sedicimilamila foto inserite,
duemilacinquecento video caricati e ...
tanto altro. Quale il vantaggio? Di avere a
disposizione degli iscritti un circuito ad ac-
cesso regolamentato (con credenziali forni-
te dalla scuola, in quel caso), frequentato
solo da "coetanei" (nove/quattordici anni),
con interessi e condivisioni più adatte
senz'altro alla loro età, senza l'ingerenza di
adulti che rischiano di essere un po' inva-
denti se non a volte pericolosi, purtroppo!
Senza trascurare il messaggio di legalità
inviato: su Facebook non ti puoi iscrivere
se hai meno di tredici anni, quindi se vuoi
farlo ... devi dichiarare un'età falsa! Conse-
guenze? Una esposizione inadeguata per
questa fascia d'età costretta a mentire (di-
chiarando venticinque anni invece di nove,
ad esempio!) e a fare incontri inappropriati.
Ma la rete è attraente e certamente ...
troppo importante per demonizzarla.
Come tutte le cose belle, ma che dipendono
da progetti a termine, anche Netpupils si è
concluso. Sebbene i partecipanti abbiano a
forza richiesto il loro spazio, il diritto di na-
vigare "sicuri" ... il progetto non ha avuto
altri finanziamenti, anche se l'interesse di
molti é stato forte.
Che fare allora? Abbiamo cercato una solu-
zione e ... l'abbiamo trovata!
Dalla prima pagina
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Siamo quindi lieti di
annunciarti che, dopo
un lavoro intenso degli
ultimi mesi, abbiamo
realizzato un nuovo so-
cial network pensato
questa volta senza il
contributo delle Istitu-
zioni ma con il diretto
coinvolgimento dei ge-
nitori che da più parti
lamentano preoccupa-
zione circa la naviga-
zione su internet dei
propri figli ... senza protezione!
NET for KIDS, questo il nome del nuovo
social network per bambini e ragazzi
under 14 aprirà le iscrizioni dal giorno 8
maggio 2012, data in cui verrà presentato
presso il Centro Elsa Morante (EUR).
Condurrà la manifestazione la giornalista
di RAI3 Enza Emira Festa. Testimonial
della manifestazione l'attore comico An-
tonio Giuliani.
Fin da ora sei invitato/a con i figli, se sei
un genitore interessato a questa problema-
tica, o in quanto docente coinvolto, anche
se in maniera diversa, nella educazione e
formazione dei giovani, realtà che oggi
sempre più si intreccia con il mondo virtua-
le.
Puoi fare il download dell'invito cliccando
sulla locandina sulla homepage della rivista.
Ti piace l'idea? Vuoi parlarne con qualcuno
che pensi possa essere interessato?
Bene, ti ringrazio anticipatamente perché la
scommessa è proprio quella di far co-
noscere NET for KIDS a tutti i genitori e
aprire le porte (si fa per dire!) a tutti gli
under 14 desiderosi di "condividere" in rete.
Per approfindire già da ora la proposta edu-
cativa, vi suggeriamo di leggere anche l'o-
puscolo che è presente sulla homepage
della rivista e sarà distribuito in cartaceo il
giorno della presentazione: abbiamo cer-
cato di raccontare la problematica e
come possiamo affrontarla insieme.
Avverto che i siti di riferimento
www.netforkids, il social network e
www.genitoriattenti.it, lo spazio dedicato ai
genitori saranno visibili dal 2 maggio.
Agevolazioni sono previste per gli iscritti a
un Net for Kids POINT (scuola, associa-
zione, ente, cral ...) che stipula una con-
venzione gratuita con noi e fa risparmiare ai
suoi iscritti il 40% della quota associativa
annuale. La quota d'iscrizione: una propo-
sta imperdibile che conoscerai l'8 maggio (i
più curiosi la leggeranno prima sul sito).
Annota la data sulla tua agenda, ti aspet-
tiamo
manuela rosci, maurizio scarabotti
e lo staff di netforkids
logo www.genitoriattenti.it
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Le ICT nella SCUOLA oggi Intervista a Giuseppe Marucci, Ispettore Tecnico, MIUR di Riccardi Barbara - L'intervista
A scuola bisogna essere sempre allerta e
pronti a cogliere le varie opportunità che
arrivano dalle tante Circolari e le tante in-
formative. In una di queste occasioni, si fa
notare alla mia attenzione, "lei": Sabato 10
marzo 2012 presso l'ITIS Galilei di Roma, la
Casa Editrice Anicia propone un incontro di
formazione "LIM e dintorni, una lavagna per
motivare, una lavagna per imparare - Inse-
gnare con i media nella scuola dei nativi di-
gitali " e la presentazione del libro "Il do-
cente multimediale" di Fabrizio Emer.
Ai miei occhi
si rivela da
subito una
proposta al-
lentante e che
per di più si
dimostrerà
una sorpresa
nella sorpresa
per la realiz-
zazione del
prossimo ca-
pitolo del mio libro "L'Arte dell'incontro".
Tra gli interessanti ospiti che sono interve-
nuti al Galilei, l'Ispettore Tecnico del
MIUR Dott.re Giuseppe Marucci, è pro-
prio lui che vado ad approcciare nel viaggio
verso la scoperta dei nativi digitali, argo-
mento tanto caro a Noi Possibili, vista la
nostra esperienza con la nostra Casa Editri-
ce Sysform e i nostri ebook.
Come si sta muovendo la Scuola ri-
guardo la formazione sull'uso delle
nuove Tecnologie dell'Informazione e
della Comunicazione? (TIC - in inglese
Information and Communication Technolo-
gy, il cui acronimo è ICT)
L'introduzione delle ICT nella scuola è molto
ampia e declinabile in una serie di obiettivi
che definiscono un panorama articolato di
attività e contenuti specifici. Da recenti in-
dagini internazionali (Horizon), condotte da
istituzioni statunitensi, e nazionali condotte
per conto della Commissione Europea con
metodologia Delphi, emergono alcuni ele-
menti di fondo e alcune linee di tendenza
che è utile tener presente nel momento in
cui si procede all'elaborazione di una stra-
tegia per l' introduzione delle ICT nella
Scuola.
Alcune indicazioni per l'innovazione conse-
guenti alla pervasività delle ICT nella socie-
tà e nell'educazione sono:
1. globalizzazione dei modelli educativi e
dei curricoli che conducono sempre più ad
una logica di open contents;
2. rifiuto dell'internalizzazione acritica a fa-
vore dell'incremento dei bisogni espressi
dalle comunità e dai decisori locali;
3. accesso facilitato alle risorse di rete per
tutti in una logica di mobile computing di
standardizzazione dei device e delle con-
nessioni anche attraverso gli e-book;
4. life long learning come diritto fondamen-
tale di tutti i cittadini di diverse età compre-
se le abilità di apprendere ad apprendere,
di problem solving e di analisi critica dei da-
ti rappresentati in forma grafica;
5. sviluppo dell'informal learning attraverso
le reti in forte connessioni con i social net-
work;
6. risposta attraverso centri di eccellenza
alla domanda sempre più con dimensione
multidisciplinare, interdisciplinare della co-
noscenza;
7. incremento del partenariato del rapporto
pubblico privato.
Novità e Progetti per la diffusione delle
nuove Tecnologie Informative e della
Comunicazione?
Sono iniziati i Programmi "Competenze per
lo sviluppo" e "Ambienti per l'apprendimen-
to" 2007-2013 nelle sole Regioni dell'obiet-
tivo Convergenza: Calabria, Campania, Pu-
glia e Sicilia. Le azioni dei due programmi,
finanziati rispettivamente dal FSE e dal
FESR, proseguono e arricchiscono le azioni
intraprese nella precedente programmazio-
ne. Particolarmente significative sono le
azioni di formazione sulle competenze digi-
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tali, rivolte ad allievi e a tutto il personale
delle scuole e gli interventi a favore della
diffusione delle tecnologie finalizzate a in-
crementare le dotazioni tecnologiche e le
reti delle Istituzioni Scolastiche.
Quando si parla di Programma Scuola
Digitale a cosa ci si riferisce?
Con il Piano Nazionale Scuola Digitale ci si
propone di coniugare riflessione pedagogi-
co-didattica e uso delle tecnologie per pro-
muovere l'innovazione nei processi di ap-
prendimento. Le tecnologie, se accompa-
gnate da una adeguata riflessione pedago-
gica, costituiscono infatti strumenti essen-
ziali in grado di influire positivamente sia
sugli ambienti che sui processi di appren-
dimento e possono fornire supporto a prati-
che didattiche innovative. Il Piano Scuola
Digitale si inserisce nel più generale Piano
"Agenda digitale italiana", voluto dall'Unio-
ne Europea e contenente le filiere "Alfabe-
tizzazione informatica" e "Smart city-smart
communities". Nel corso degli ultimi anni il
MIUR, all'interno di questa visione strategi-
ca, ha dato corso ad una serie di azioni, mi-
rate a dare concretezza ad un' idea genera-
le: LIM in Classe; Cl@ssi 2.0; Editoria Digi-
tale Scolastica; Scuol@ 2.0. Il paradigma
su cui si basa l'intero Piano Scuola Digitale
può essere sintetizzato nella massima:
"portare il laboratorio in classe e non la
classe in laboratorio". Creare le condizioni
per portare il laboratorio in classe richiede
un tipo diverso di sforzo da parte delle
scuole, rispetto a quello necessario, e pur
sempre notevole, per creare un laboratorio,
installarlo e utilizzarlo. Tutto questo com-
porta la necessità di ripensare e ridefinire i
due concetti di base sottostanti la creazione
di laboratori didattici, il modello di forma-
zione dei docenti e lo standard delle dota-
zioni tecnologiche, per adattarli a questa fi-
nalità.
Quindi modalità e strategie per rag-
giungere questi obiettivi?
Avviare competenze digitali e la formazione
degli insegnanti. La preoccupazione del Mi-
nistero dell'Istruzione è stata sempre quella
di affiancare l'introduzione nelle scuole delle
attrezzature legate alle ICT con Piani di
formazione dei docenti. Le attrezzature nel-
le scuole sono state acquistate con fondi
nazionali, con fondi europei e con fondi di
istituzioni locali, pubbliche e private. La
formazione ha assunto in genere il caratte-
re di Piani nazionali, anche se può esserci
stato un passaggio attraverso fasi di attua-
zione locale o interregionale. Naturalmente
alla formazione in servizio ha fatto da corri-
spondente istituzionale la formazione inizia-
le degli insegnanti, prima attraverso le SSIS
e ora attraverso il Tirocinio Formativo Attivo
e le Lauree Specialistiche.
In particolare quali attività formative
sono state progettate per i docenti?
Le attività formative che sono state propo-
ste sono le DIDATEC. Le formazioni DIDA-
TEC si dividono in livello base e livello
avanzato, hanno la finalità di promuovere
nei corsisti lo sviluppo della competenza di-
gitale applicata al contesto professionale dei
docenti di scuola primaria e secondaria di I
e II grado. Tale competenza individua:
• aspetti funzionali, come le abilità tecniche
nell'uso delle ICT
• aspetti cognitivi e culturali, quali la cono-
scenza e la comprensione di contenuti, teo-
rie, concetti e conoscenze tacite relative al-
le ICT nei processi culturali ed educativi
• aspetti relazionali ed etici
• aspetti pedagogico-didattici, quali la co-
noscenza di teorie, metodologie, modelli
strategie per l'uso efficace delle ICT in am-
bito educativo e la capacità di progettare
usi significativi ed efficaci delle ICT.
Questi ultimi aspetti, in particolare, rappre-
sentano la dimensione della competenza di-
gitale che più direttamente riguarda le atti-
vità professionali dei docenti, destinatari
delle formazioni DIDATEC.
Al fine di promuovere lo sviluppo di tutti gli
aspetti della competenza digitale professio-
nale dei corsisti, l'INDIRE ha previsto la
realizzazione di contenuti didattici in forma-
to digitale, da fruire nell'ambiente online.
Tali contenuti didattici sono di due tipolo-
gie:
• Materiali di studio
• Attività didattiche per il corsista
Il piano dei contenuti prevede 6 aree tema-
tiche organizzate in percorsi. Ciascun per-
corso contiene almeno un materiale di stu-
dio fondamentale ed una o più attività di-
dattiche.
*******
Questo incontro, un viaggio pieno di novità
dal quale prendo/metto nel mio "trolly", il
valore potenziale della multimedialità e la
necessaria formazione di noi docenti per
seguire da vicino l'evoluzione metodologica
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ed essere al passo con i tempi, rispetto alle
conoscenze tecniche, per assicurare la qua-
lità di una didattica innovativa e di alto va-
lore per i nostri ragazzi. I vari contenu-
ti/mezzi digitali, tra cui le LIM, direi sono un
valore aggiunto per la didattica, per un mi-
glioramento della qualità della comunica-
zione dei contenuti disciplinari, per la moti-
vazione degli studenti e per favorire l'effi-
cienza nell'utilizzo delle risorse e del mate-
riale didattico presente e disponibili nelle
scuole.
A riguardo Noi Possibili dimostreremo la no-
stra capacità di essere al passo con i tempi
con una sorpresa preparata per Voi l'8
maggio al Centro Culturale Elsa Morante a
Roma ... invitati tutti a scartarla insieme a
noi?! ...
Barbara Riccardi,
docente CD 143° "Spinaceto"- Roma
Video sulle Tecnologie a scuole –Media
show 2012
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Una scalata da "giurassica" Non è mai troppo tardi di Mirra Giovanna - Dedicato a te
Insegno ormai da ventisei anni nella scuola
e sono passata attraverso diverse riforme
dei sistemi scolastici, sia quelli della scuola
primaria che quelli della scuola secondaria.
Per quanto aperta al progresso e al cam-
biamento, mi sono sempre dimostrata mol-
to scettica e diffidente nell'uso di tecnologie
nella didattica quotidiana e nella mia vita in
generale.
Saranno stati gli studi classici a condizio-
narmi, ma ho sempre pensato che un libro
e una penna, coniugati ad una mente sve-
glia e recettiva, fossero i miei veri strumen-
ti di vita e di lavoro. Il massimo che mi so-
no concessa in questi anni è stato farmi una
casella di posta elettronica, ma il vero mo-
tivo che mi aveva indotto a tale rivoluzione
era stata la scomparsa del cedolino carta-
ceo e l'obbligo, da parte dell'amministrazio-
ne, ad averne una; ho scritto per molto
tempo su di un'agenda i passi istruzionali
su come accendere il computer e come usa-
re Word o Excell....non sia mai me li fossi
dimenticata... Vivo nell'incubo di premere il
tasto sbagliato e far scoppiare o meglio
scomparire tutto dallo schermo.
Ogni anno precetto il coniuge per le pro-
grammazioni e i lavori da presentare a
scuola. Due anni fa mi ha regalato una
pennetta USB per raccogliere tutto il mate-
riale legato al mio lavoro. La mia vita pro-
fessionale condensata in una specie di mini
scatola di plastica mi ha fatto sentire picco-
la. Me la sono guardata a lungo e l'ho but-
tata al fondo della mia borsa da lavoro...nel
caso mi servisse. Vivo sempre nell'incubo di
perdere i dati ivi raccolti, facendo la mano-
vra sbagliata.
Sono anni che però le mie certezze sulla
non tecnologia venivano minate, vuoi per la
vita trascorsa accanto agli adolescenti, vuoi
per gli stimoli che ricevi dal mondo dei figli
con cui cresci quotidianamente.
Sono anni che ho la sensazione che
qualcosa mi sfugge, contatti, immagini,
video, parole combinate in linguaggi
diversi.
Sono anni che vedo gli studenti perdere in-
teresse per il modo in cui gli vengono pro-
posti gli stessi contenuti di una vita.
Sono anni che fuori della mia borsa da lavo-
ro fatta di penne, fogli e libri, si aggira un
mondo fatto di digitale. Sono anni che ho la
sensazione che i miei ragazzi, figli o alunni
che siano, avessero qualcosa da insegnar-
mi.
In fondo sono una gran curiosa, una
donna che ama sperimentare e metter-
si in discussione, allora un giorno ho ac-
cettato un invito ad un convegno sui "nativi
digitali", non mi piaceva di sapere che ap-
partenevo ormai da tempo alla categoria
dei" giurassici "e volevo risalire la scala
evolutiva di un mondo che mi configurava,
giustamente, nel gradino più basso.
Quel convegno mi ha dato il coraggio di
osare e mi ha fatto capire che mi stavo
perdendo un mondo stimolante, pieno di
sollecitazioni ed immediatezze che rispon-
Dalla prima pagina
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dono alla didattica di oggi come docente e
ai nuovi contatti sociali nella vita.
Ho sempre creduto che un social network
nascondesse più insidie che possibilità, allo-
ra perché non chiedere a Giancarlo mio fi-
glio di insegnarmi come fare un profilo su
Facebook? E' stato bello invertire i ruoli
e vedere che lui a tredici anni avesse
qualcosa da insegnarmi, è stato bello
condividere esperienze e commenti, mi si è
aperto un mondo sconosciuto, ho ampliato i
miei orizzonti sul mondo dei ragazzi, sull'u-
so corretto o sbagliato che fanno di queste
nuove forme di comunicazione.
Ho recuperato rapporti lontani, come se il
tempo passato avesse arricchito la vita di
ognuno, nel bene come nel male.
Da quel giorno ho fatto molti passi avanti in
questa direzione digitale, amo la mia pagina
Twitter che mi permette di commentare si-
tuazioni e fatti in tempo reale con chi ha la
mia stessa opinione o è tanto diversa dalla
mia e si trova in qualsiasi parte del mondo.
Amo le mie dieci dita che hanno imparato a
muoversi sulla tastiera, senza stare tre ore
a ricercare dove si sia nascosta quella de-
terminata lettera. Amo tutte quelle persone
che ho imparato a conoscere dall'angolo del
mio studio, in qualsiasi momento della
giornata.
Poi, è arrivato il mio compleanno e i miei
figli mi hanno regalato un e- reader, "puoi
scaricare i testi che vuoi, mamma!", hanno
gioito "i nativi" di casa... e allora ho provato
anche io. FANTASTICO!!!
Altre finestre si sono aperte sul mio mondo.
Ora, nella mia borsa di scuola c'è il lettore
e- reader, la chiavetta USB, un piccolo
computer portatile per ogni evenienza,
penne, meno fogli e meno libri.
In due mesi ho scaricato molti libri che ho
letto... più di prima e ho salvato tanti testi
che porto sempre con me, senza peso ma-
teriale sulla schiena.
La bella sensazione che ho acquisito è
che ora posso di più, se carico filmati su
DVD, slide sulla chiavetta, condivido con i
ragazzi a scuola con facilità e si è messa in
moto un "mercato " dello scambio molto at-
tivo.
All'ultimo corso di aggiornamento mi sono
sentita finalmente adeguata al livel-
lo....nella cartellina del convegno c'era un
CD ricco di siti e materiale didattico multi-
mediale fruibile da subito... Stavolta non ho
aspettato né il rientro del marito né quello
dei figli, l'ho aperto, letto, scaricato nel
computer di scuola e condiviso.
Certo se a casa c'è uno dei miei figli mi sen-
to più sicura, non è facile la scalata da "giu-
rassica".
Giovanna Mirra,
docente di sostegno, Liceo classico Orazio -
Roma
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Aula informatica: non aprite quella porta! Il web, questo sconosciuto di Cecoro Mena - Orizzonte scuola
Quando il Dirigente scolastico ha deciso di
assegnarmi il ruolo di responsabile del labo-
ratorio d'informatica confesso d'aver prova-
to un brivido di terrore. Affrontare l'allesti-
mento e l'organizzazione di un'aula d'infor-
matica in una scuola elementare, media o
secondaria, richiede scelte tecniche ed eco-
nomiche importanti: come strutturare l'au-
la? Quali sistemi operativi usare? Cosa ser-
ve? Quanto si spende? Cosa ce ne potremo
poi fare?
Mi sono dunque chiesta in quale maniera
IO potessi risollevare le sorti del no-
stro laboratorio visibilmente abbando-
nato a se stesso , colmo di pc obsoleti e
impolverati, contornato da metri e metri di
cavi elettrici attorcigliati, stipato di stam-
panti e scanner in attesa di installazione,
con una connessione Internet praticamente
inesistente, insomma un vero "cimitero del
web ", nel quale solo pochi coraggiosi colle-
ghi osano organizzare una lezione.
Ho comunque accettato l'incarico sfidando
soprattutto me stessa, domandandomi con
ironia e non poco cinismo dove fossero fini-
te le famose tre "I": informatica, inglese,
impresa?!
Il PRIMO PASSO è stato riordinare mate-
rialmente l'aula al fine di renderla più appe-
tibile anche agli occhi di tutte le colleghe
che, pur riconoscendo il valore e l'importan-
za delle nuove tecnologie, si nascondono
dietro la propria scarsa dimestichezza con
gli strumenti informatici ma, ahimè, ho
avuto vita dura.
Parlare con un adolescente di internet è
come parlare ad un cuoco di cucina, te ne
saprà dire una più del diavolo, ma per chi
invece non è nato nell'epoca di internet si
riscontrano notevoli difficoltà nell'utilizzo
del mezzo e nell'accettazione della sua utili-
tà.
Il SECONDO STEP è stato indubbiamente
quello più lungo e complesso: raccordare
l'amministrazione scolastica, tecnici e ope-
ratori telefonici per migliorare le connessio-
ni internet, indispensabili per la realizzazio-
ne di tutte le progettualità online del nostro
Istituto.
Il supporto tecnico ai laboratori delle scuole
viene dato dai centri servizio: tale supporto
è risultato essere prezioso ma comunque
insufficiente, perché le macchine necessita-
no di manutenzione continua e noi "vantia-
mo" invece un solo tecnico che si muove su
sei scuole, senza parlare poi dei tempi ne-
cessari per rendere operativi pc nuovi o ri-
cevuti con le donazioni (formattazioni, si-
stemi operativi, ecc).
Questo rende evidente come gli ostacoli
principali al costruttivo utilizzo dell'au-
la di informatica siano stati da una parte
la carenza di una vera formazione del per-
sonale, molto spesso infatti i laboratori so-
no tenuti in funzione da insegnanti che co-
me me si improvvisano esperti solo perché
posseggono competenze minime; dall'altra,
la limitatezza dei fondi a disposizione.
Trovo superfluo ribadire come e quanto ri-
sultino urgenti e necessari radicali e seri in-
terventi strutturali circa le modalità di ap-
proccio verso questa disciplina.
L'informatica offre strumenti ed E' e DEVE
ESSERE ANCHE una disciplina. Apprenderne
il linguaggio, la logica di base, i processi di
funzionamento, permette di appropriarsi del
suo utilizzo, così da orientarlo in base alle
proprie esigenze.
Ma noi insegnanti siamo davvero pronti
a considerarla tale?
Anche quest'anno, in modalità più che alta-
lenante, siamo riusciti a salvare il salvabile:
i nostri super Inviati Speciali hanno prodot-
to il giornalino online, i Nonni hanno conti-
nuato a navigare su internet e tutte le classi
hanno continuato a "simulare" lezioni di in-
formatica ...
Dalla prima pagina
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In questo periodo nell'Istituto si stanno
svolgendo lavori di ristrutturazione, gli ope-
rai hanno sigillato tutte le porte del primo
piano per evitare danni a supporti e sussidi,
e proprio sulla porta dell'aula di informatica
hanno scritto: "PER FAVORE, NON APRI-
RE QUESTA PORTA!"
Mancava solo questo!
Mena Cecoro, docente, IC Perazzi – Roma
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Curiosità e comunicazione Le grandi possibilità della rete di Ansuini Cristina - Scuola & Tecnologia
Curiosità e comunicazione. Questi sono i bi-
nari su cui ha sempre viaggiato la mia idea
di conoscenza.
Uno sguardo attento e curioso, aperto allo
scambio, è il modo più naturale di approc-
ciare al mondo circostante e di sfruttarne
tutte le possibilità.
Per questo ho una passione irrefrenabile
per la lettura, per gli scambi comunicativi
relativi ad essa, e per la scrittura, che mi
permette di raccontare e di relazionarmi
anche "a distanza".
In questo percorso fatto di ricerca e rela-
zionalità non può non avere un posto spe-
ciale la tecnologia, soprattutto nelle sue
versioni più "socievoli".
L'utilizzo del computer e di internet è
dunque per me uno strumento impa-
reggiabile di crescita professionale, cui
nel nostro importante ruolo di insegnanti
non possiamo prescindere.
Essere esploratori di questo mondo consen-
te di cogliere informazioni, notizie, ma an-
che cambiamenti epocali, sfumature cultu-
rali diverse, approcci nuovi alla nostra real-
tà di cui non possiamo certo fare a meno,
se non vogliamo essere tagliati fuori e, so-
prattutto, se vogliamo continuare ad avere
un rapporto privilegiato con i nostri alunni
che in questo ambito se la cavano benissi-
mo, essendo "nativi digitali".
mettendomi alla prova con i nuovi mezzi e
"navigando in mare aperto" ho scoperto
una gran quantità di cose interessanti -
tecniche, strumenti, schede di lavoro, in-
formazioni utili... - pronti per essere utiliz-
zati in classe o stimolanti per riformulare
situazioni, riorganizzare attività statiche,
arricchire ar-
gomenti.
Il bello è
che poi il
tutto fun-
ziona come
le ciliegie,
una tira l'al-
tra, per cui
da un docu-
mento inte-
ressante si
può accedere
ad un altro ed
aprire così nuovi scenari, nuove opportuni-
tà, come ad esempio la possibilità di entra-
re in contatto con insegnanti che vivono in
altre città ed anche in altri Paesi!
Questo è un aspetto che amo molto, perché
rientra proprio in quel quadro di scambio
comunicativo che porta alla conoscenza ed
anche alla crescita di sé.
Sono una grande frequentatrice di blog e
siti di insegnanti e trovo molto bello questo
mettere in comune esperienze, letture, pro-
getti... questo crescere insieme, che porta
poi a veder in modo diverso quello che fac-
ciamo ogni giorno e che può rischiare di
sembrarci banale! La piacevole sorpresa sta
poi nell'apprezzamento di chi lavora sul
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campo e che magari dà un valore tutto
nuovo a quello che fai ed in cui credi. Que-
sta condivisione consente di arricchirsi reci-
procamente e di vivere diversamente anche
i momenti critici legati alla nostra profes-
sione.
È proprio grazie a questa condivisione che
ne ho saputo di più sulla LIM, ad esempio,
sulle ultime tecniche da utilizzare nei casi di
dislessia, su varie questioni burocratiche...,
ho conosciuto gli e-book ed ho imparato ad
utilizzarli al meglio, ho imparato a fare ri-
cerche, a saper porre le domande giuste
per trovare quello che mi interessava!
E i social network, come si collocano in
tutto questo?
Sono da snobbare categoricamente o
ancora da sfruttare nelle loro enormi
potenzialità?
Dopo quello che ho affermato sul mio ap-
proccio alla conoscenza è chiaro che l'av-
vento dei social network, mi ha letteral-
mente galvanizzato: non tanto per l'idea di
recuperare persone appartenenti al passa-
to, comunque piacevole, ma proprio per le
grandi possibilità che offrono di entrare in
contatto con persone lontane, magari cono-
sciute solo sui libri, per "raggrupparsi"
all'insegna di un valore o di interesse
comune, per "farsi conoscere" pubblicando
brani, poesie o foto, facendo gli altri parte-
cipi della mia sensibilità, riconoscendosi in
persone lontane, talvolta famose, quasi mi-
tiche, con le quali non si sarebbe mai avuta
l'occasione di entrare in contatto: mi è capi-
tato più volte di leggere un libro, di cercare
e trovare l'autore su Facebook e di avere
modo di avere uno scambio, di parlare del
libro e di altro con l'autore stesso!
Grazie a Facebook ho la possibilità di co-
municare con Loredana Frescura e Nicoletta
Costa, con Romana Petri e Andrea Valente,
tanto per dirne qualcuno! Per non parlare di
Massimo Gramellini, il cui ultimo libro "Fai
bei sogni " mi ha colpito oltre ogni limite - e
gliel'ho detto!! –
Non essere più un'anonima maestra, ma
qualcuno con cui entrare in contatto, qual-
cuno che interloquisce con personaggi che
altrimenti ne avrebbero completamente
ignorato l'esistenza!
Il pensiero di tutto ciò mi riempie di conten-
tezza: anche a distanza si può entrare
in contatto e magari costruire qualcosa
insieme!
Ed è proprio quello che mi è capitato in al-
cuni gruppi di cui faccio parte, scambiando
recensioni di libri o poesie particolarmente
evocative. Ancora meglio, mi è capitato di
chiedere pareri e supporti per portare avan-
ti una certa attività a scuola e di aver trova-
to sostegno e suggerimenti utilli.
È questa dunque un'ulteriore dimostrazione
che la negatività di un mezzo sta proprio
nell'utilizzo che se fa, non nel mezzo stes-
so!
Come sfruttare tutto questo con i bam-
bini, rendendoli attori partecipi e non
fruitori passivi?Facendo in modo che
siano pronti ad evitare e saper affron-
tare tutti i pericoli nascosti nel web?
Innanzitutto istruendoli un po' nella ricerca
e nell'utilizzo delle risorse e poi nel portarli
alla condivisione di materiali diversi.
Le strutture a nostra disposizione non ci
aiutano certo, ma sicuramente l'iniziativa
personale o di team può portare a raggiun-
gere buoni risultati. Insegnando ai bambini
ad inviare e ricevere le email ho potuto
creare una sorta di "rete di classe" che ci ha
consentito di raccogliere i testi, correggerli
e dare loro una veste gradevole, magari
corredata da immagini, mettere insieme
brani differenti per comporre un documento
unico.
Ma dove ho potuto ulteriormente toccare
con mano questa ricchezza di possibilità è
stato prendendo parte all'entusiasmante
avventura di Netpupils, il social network
per ragazzini di cui ho parlato in altri artico-
li.
Il fatto di costruire qualcosa insieme "a di-
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stanza", integrando e completando insieme
il lavoro, è qualcosa di decisamente nuovo
e bello che il web consente di fare senza fa-
tica e con enorme soddisfazione.
Credo che sia proprio questa la sfida per
rendere il nostro lavoro più gratificante e
appagante, viaggiare su quei binari di cu-
riosità e comunicazione per portano così
piacevolmente alla conoscenza, attraverso i
percorsi più variopinti.
Cristina Ansuini,
Psicologa, Docente presso la scuola "2 otto-
bre 1870", I.C. Piazza Borgoncini Duca,
Roma
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Lettera aperta a tutti gli uomini di buona volontà Tagli al sociale, il nazismo del ventunesimo secolo di Berliri Luigi Vittorio - Integrazione Scolastica
La bellissima lettera è stata inviata a "tutti
gli uomini di buona volontà", soprattutto a
quelli che si candidano per responsabilità
politiche. Speriamo che le risposte siano
all'altezza delle questioni poste.
Ti scrivo per condividere ansie e spe-
ranze nel governo della nostra città.
Da tanti anni mi occupo di politiche sociali,
in particolare coordinando le case famiglia
per persone con disabilità a Roma.
Le ansie sono dovute a un logoramento cul-
turale. Mancano spazi di riflessione e di cre-
scita delle idee. E in questo vuoto rischiano
di affermarsi idee spaventose.
Negli anni quaranta, nella Germania nazi-
sta, in un periodo di recessione economica,
questo era un problema di matematica pro-
posto ai bambini delle elementari:
Problema di matematica - Problema n° 97
Un pazzo costa allo Stato 4 marchi al gior-
no, uno storpio 5,50, un criminale 3,50. In
molti casi un impiegato statale guadagna
solo 3,50 marchi per ogni componente della
sua famiglia, e un operaio specializzato
meno di 2. Secondo un calcolo approssima-
tivo risulta che in Germania gli epilettici, i
pazzi, etc. ricoverati sono circa 300.000.
Calcolare: quanto costano complessivamen-
te questi individui ad un costo medio di 4
marchi? Quanti prestiti di 1.000 marchi alle
coppie di giovani sposi si ricaverebbero
all'anno con quella somma?
(Problema riportato in un manuale di ma-
tematica del 1940 fatto studiare nelle scuo-
le elementari del Reich. In BORNER Adolf,
Mathematik in Dienst der nationalpoliti-
schen Erziehung, 1941, traduzione di Ales-
sandro Berlini)
Non ti sembra molto simile a quanto
ancora oggi in tanti dicono?
Eppure lo sai che in Italia si spende appena
lo 0,42% del prodotto interno lordo per le
politiche sociali? Non sono numeri lanciati lì
a caso, li raccontava alla conferenza "Cre-
sce il Welfare Cresce l'Italia" Cristiano Gori,
riportando un articolo uscito sul Sole 24 ore
pochi giorni fa.
Ma torniamo agli anni '40: fu allora che ini-
ziò il "piano T4". Il progetto di eliminazione
fisica di tutti i ricoverati nei manicomi, delle
persone disabili. Furono sperimentate allora
le prime camere a gas, poi usate per lo
sterminio di milioni di persone. Qualche
giorno fa al museo della Casa della Memoria
e della Storia, c'è una mostra agghiaccian-
te, dal titolo: "In Memoriam Aktion T4 - Lo
sterminio nazista delle persone con disabili-
tà.
Cosa c'entra tutto questo settanta anni do-
po?
C'entra, perché chi ha poca memoria ha
meno futuro, e la cultura, le idee che
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circolavano allora ricominciano a circo-
lare oggi.
Idee come "ci sono pochi soldi, e quindi ta-
gli al welfare e al sociale" stanno circolando
a destra come a sinistra. Senza mai la ca-
pacità di entrare nel merito di decidere le
priorità.
Giustamente il mio amico Pino Bongiorno,
presidente di Legacoop lazio, mi scriveva
stamattina: "Non possiamo assistere inermi
al declino della civiltà. Ogni cedimento ge-
nera culture negative, assuefazioni, degra-
do della vita pubblica. Dobbiamo ricostruire
questo paese. Da questa crisi deve uscire
una società migliore e questo non avverrà
se si continuano a fare i ragionamenti ri-
spetto ai soldi che non ci sono invece che
su quali sono le priorità di spesa."
Vado avanti con la riflessione:
Notizia di questi giorni, addirittura si arriva
ad ipotizzare l'infanticidio per i disabili. Due
bioeticisti, italiani, da Melbourne sostengo-
no che è giusto ammazzare i bambini disa-
bili.
Il testo è pubblicato sul Journal of Medical
Ethics, non su topolino! Spaventoso.
Ti cito solo un passaggio, e leggi quanto è
simile con quella mentalità nazista:
"crescere questi bambini potrebbe essere
una sofferenza insopportabile per la fami-
glia e per la società intera, qualora lo Stato
provveda alle loro cure. [...]Perciò, chie-
diamo che uccidere un neonato sia etica-
mente accettabile in questi casi".
Dobbiamo saper condannare con forza una
cultura incapace di accogliere e di include-
re: sono passati troppi pochi anni da quan-
do un folle teorizzava che per loro era me-
glio morire. Nella Germania (e poi nell'Ita-
lia!) nazista.
Vigiliamo tutti assieme perché questo non
accada. E diciamo con forza che per dire NO
a quell'obbrobrio di pseudo-bioeticisti biso-
gna dire di SI a delle politiche sociali forti e
capaci di dare risposte vere. Indicando le
priorità e usando i soldi dei cittadini per
questo...
Lasciami aggiungere una nota personalissi-
ma, raccontata finora solo agli amici più
stretti. Quando anni fai andai in visita ad
Auschwitz, sono svenuto. Il campo, come
sai, è stato trasformato in museo.
Il block 5 espone tutti gli ausili ortopedici
tolti alle persone mandate alle camere a
gas. Tra questi ho riconosciuto dei tuto-
ri, identici a quelli che per tanti anni ha
usato, per camminare, mio figlio.
Immaginare dunque che settanta anni fa
(non settemila) qualcuno abbia mandato al-
le camere a gas un bimbo come lui, mi ha
sconvolto. Non che non lo sapessi ma ve-
derlo mi fece perdere i sensi.
Immaginare cioè che si possa dire di lui
"meglio che muori" è frutto di una cultura
abominevole.
E allora quando sento quei ragionamenti,
rabbrividisco e credo di avere il dovere, con
tanti, di tenere alta la guarda, di riproporre
con forza l'urgenza di politiche culturali se-
rie...
Una città che sa fare cultura è una città che
pensa e che non genera mostri. Una città
che sa fare politiche sociali serie, è una cit-
tà in cui il candidato sindaco si presenta agli
elettori e dice:
"cari cittadini, per non tornare alle barbarie
del nazismo, ma per accogliere tutte le per-
sone, a prescindere dalle loro difficoltà, ser-
vono risposte concrete, che hanno un costo.
L'assistenza, gli insegnati di sostegno, le
case famiglia. Vi chiederò dunque di desti-
nare per questo la maggior parte del nostro
bilancio, di fare sacrifici e di saper rinuncia-
re ad altro. Condivideremo assieme una li-
sta di priorità del buon governo. Scegliere-
mo assieme, ad esempio, se fare un centro
congressi che costa milioni di euro, se co-
struire inutili opere pubbliche, se regalare
soldi ad associazioni fantasma, a pioggia, o
se concentrare le energie per i disabili, per
la Caritas, per gli anziani, che saremo sem-
pre di più (scusa la non concordanza del
verbo, ma ho la certezza/speranza di diven-
tare anziano, e vista la data di nascita, lo
diventeremo assieme!)".
Questo mi aspetto dal candidato sindaco,
attendo, fiducioso, risposte.
Luigi Vittorio Berliri,
presidente di Spes contra spem
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Linguaggio a portata di un click Parlare attraverso le dita di Nucera Roberto - Long Life Learning
"I buk, ai
pad, i meil, ai
fon, limm"
che sembra-
no far parte
di un lin-
guaggio sco-
nosciuto, so-
no entrati
nella quoti-
dianità di
molti e in
particolare
nella genera-
zione dei
"nuovi" gio-
vani, moderni, tecnologici. Come ogni lin-
guaggio che si rispetti necessita di una fase
di strutturazione, cioè un momento inesau-
ribile in cui si impara (si dovrebbe) la mo-
dalità per utilizzarlo e impiegarlo in maniera
costruttiva, utile e funzionale.
La tecnologia è ormai alla portata di tutti e
anche i più piccoli ne sono attratti e affasci-
nati. I grandi, invece, spesso ne rimangono
impauriti e spaventati, forse in funzione di
quel linguaggio che necessita di essere ca-
pito, spiegato, in qualche modo espresso.
E poi c'è il web, internet, una finestra sul
mondo, a disposizione di tutti. Quasi non
c'è nemmeno più bisogno di uscire da casa;
un click ed eccoci immersi in una realtà
tanto accattivante e coinvolgente,
quanto più preoccupante e rischiosa,
proprio per il suo essere libera, aperta,
senza limiti.
Proprio per questa ragione, noi adulti (geni-
tori, insegnanti, persone che formano) non
possiamo rifiutare questa nuova forma di
comunicazione e di linguaggio che è sempre
più diffuso tra i ragazzi e i nostri alunni.
Abbiamo bisogno di praticarlo, di conoscer-
ne le potenzialità e i rischi. Dobbiamo esse-
re noi le guide (e non le vittime) di questo
nuovo modo di fare e di esprimersi.
Agli inizi della mia esperienza scolastica, la
cosa che mi stupiva particolarmente e che
non capivo, era vedere delle belle aule in-
formatiche all'interno delle scuole comple-
tamente inutilizzate. Si vedeva giusto qual-
che "alieno" aggirarsi, quasi furtivamente,
tra quelle macchine. Ora, a distanza di an-
ni, qualche cosa sta cambiando, l'alieno è
divenuto un comune mortale e non è
più solo.
Forse uno di quegli alieni ero io, curioso e
ho voluto subito sperimentarmi, insieme a
degli alunni di una scuola a creare un gior-
nalino. Eravamo una quarantina e l'idea che
mi era venuta in mente era quella di met-
tersi alla prova e a dare un senso e un
orientamento all'utilizzo (utile!) del compu-
ter e delle sue infinite capacità.
Significava mettersi in discussione, af-
frontare tematiche, entrare nel funzio-
namento della macchina, introdursi in punta
di piedi in un ambiente che non sapevamo
dove poteva portare. L'importante era
non perdere mai di vista dove si voleva
arrivare, cosa si voleva ottenere e produr-
re e, soprattutto, trattare ogni argomenta-
zione dalle diverse angolazioni e con critici-
tà.
Porsi in atteggiamento di rifiuto, evitare al-
cune problematiche anche inerenti al web,
non farebbe che alimentare nei ragazzi
una curiosità insaziabile da colmare da
qualche parte introducendosi in un la-
birinto di "canali" più grande di loro e
rischiando di non uscirne o venirne
fuori diversi.
Feisbuk (facebook!!)che allora era solo uno
spettro, oggi è diventato uno dei mezzi di
comunicazione più utilizzati, poco con-
trollati, libero di muoversi in ogni casa
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e in ogni dove. Non so se per una fame di
sapere, di incapacità di aprirsi all'altro in
maniera spontanea o di trasgressione e di-
sillusione. Sicuramente resta una porta che
da socchiusa si rischia di non averne più la
forza per serrarla e guardare dal buco della
toppa non basta più.
Il messaggio che deve passare è che la vir-
tualità per quanto possa essere coinvolgen-
te, nella quale possiamo catapultare le no-
stre curiosità e punti interrogativi, a volte è
come il canto di una sirena che amma-
lia, affascina e ci fa perdere l'orienta-
mento. Ci immette in strade che non cono-
sciamo poi più difficili da ripercorrere e ri-
trovare la via richiede uno sforzo di cui non
sempre disponiamo.
Deve rimanere sempre il contatto con la
realtà che noi adulti dobbiamo offrire loro,
in modo che poi da soli possano muoversi.
Questo linguaggio "manuale" deve rimanere
solo uno strumento che ci avvicina agli
altri, ma che non ci allontani da noi
stessi.
Roberto Nucera,
docente I.C. Carlo Levi - Roma
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Le "mani" di Valerio Storia di una "no digi-teacher" pentita di Crasso Antonella - Integrazione Scolastica
Non mi definirei esattamente una Digi-
Teachers, termine con cui si indicano oggi
gli insegnanti digitali.
Forse molti si riconosceranno in questa mia
esperienza: devo confessare che fino a
qualche anno fa il mio rapporto con la tec-
nologia era estremamente difficile, in parti-
colare guardavo al computer come ad un
oggetto alieno,del quale mai sarei riuscita a
penetrare i segreti.
Ripetevo a me stessa, per esorcizzare, che
tanto, tutto sommato, non mi sarebbe ser-
vito, in fondo il mondo se l'era cavata per
millenni senza tecnologia... io poi vengo da
una formazione classica e archeologica, abi-
tuata quindi a considerare con venerazione
papiri, pergamene, parole incise nella pie-
tra... insomma un abito mentale e cultu-
rale che letteralmente per anni mi ha
impedito di prendere in considerazione
anche solo l'idea di imparare a usare il
computer.
Non solo, mi infastidiva anche l'uso dei cel-
lulari che non fosse quello strettamente at-
tinente al loro uso, e tutti gli annessi e con-
nessi dei modelli che uscivano continua-
mente, sempre più aggiornati e con sempre
maggiori accessori.
E intanto, mentre io mi crogiolavo in questa
presa di posizione, in questa "tigna" un po'
romana di non cedere, il mondo intorno a
me cambiava aspetto e l'utilizzo degli stru-
menti digitali dilagava.
I miei figli, come tutti i figli di genitori pre-
sunti paleolitici, mi guardavano con ironia e
commiserazione, loro che praticamente so-
no nati già sapendo usare il computer senza
che nessuno mai abbia spiegato loro come
si faceva, e che mi ripetevano continua-
mente di imparare, almeno di provarci.
Anche a scuola man mano che cresceva la
mia professionalità, con una punta di disa-
gio avvertivo il fatto che saper usare certi
strumenti mi avrebbe aiutato, avrebbe reso
più agile il mio lavoro, aperto i miei orizzon-
ti, semplificato e velocizzato tante delle co-
se che volevo fare.
Ci ho messo anni...ho ceduto alla fine per
pura necessità!
La frequentazione della SSIS, la scuola di
specializzazione per l'insegnamento, mi ha
messo drammaticamente davanti ai miei
limiti: lì bisognava produrre a getto conti-
nuo relazioni, tesine in power point, effet-
tuare ricerche in internet, insomma padro-
neggiare tutto quel mondo dal quale fino a
quel momento mi ero prudentemente tenu-
ta alla larga. Ma in un ambiente estrema-
mente competitivo non potevo rimanere in-
dietro: e poi volevo (e voglio!) essere
una insegnante con i fiocchi, quindi alla
mia preparazione non doveva mancare
più niente.
Così ho cominciato, un po' da sola, un po'
chiedendo aiuto a casa, superando condi-
zionamenti culturali e paure che ora mi
sembrano sciocche, ma che per molto tem-
po sono state causa di un rifiuto che ri-
schiava di tagliarmi fuori dal correre veloce
della storia.
Quando alla discussione finale della tesi del
corso SSIS ho presentato il mio lavoro in
power point mi sembrava di essere andata
sulla luna, il massimo per me!
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Per non parlare del corso di formazione per
l'immissione in ruolo, solo l'anno scorso,
tutto realizzato in piattaforma, alla presen-
za di tanti colleghi, alcuni ipertecnologici,
altri nella stessa situazione nel quale ero io
qualche anno fa, cioè all'anno zero... con in
più l'ansia di dover imparare velocemente
per espletare tutte le procedure del corso.
Anche il rapporto con i colleghi, infatti, co-
stituisce spesso un motivo di stimolo, che
altrimenti non sarebbe mai arrivato.
Anche se può sembrare ingenuo, che soddi-
sfazione oggi aprire la posta elettronica, in-
viare mail, fare ricerche e tutto quanto può
servire oggi per connettersi al resto del
mondo...davvero si apre un orizzonte scon-
finato: mi piace non tanto il farlo, quanto
l'idea di saperlo fare!
Certo, come si direbbe nel calcio, ho acqui-
sito "i fondamentali" ma c'e ancora tanto da
imparare, tante possibilità da esplorare. Ma
quest'anno, a coronamento degli sforzi fatti,
l'occasione più bella, quella nella quale dav-
vero sto percependo per la prima volta l'uti-
lità di quanto ho imparato a fare, e sto met-
tendo tutte le mie capacità e competenze al
servizio di Valerio, uno degli alunni che se-
guo quest'anno: immaginatevi un ragazzino
di 12 anni, adorabile, con una intelligente
pronta e vivace, simpatico, ironico, sag-
gio...inchiodato su una sedia a rotelle dalla
tetraplegia sopravvenuta alla nascita per
problemi della mamma nell'ultima fase della
gestazione. Gemello identico di un ragazzi-
no sano.
E' una storia che mi ha proprio catturato.
Inutile dirvi quanto questa situazione abbia
modificato tante vite, come sia difficile ogni
giorno per i genitori avere davanti due figli
identici ma dai destini e dai futuri così di-
versi, di come sia difficile per Valerio spec-
chiarsi ogni giorno nel fratello senza farsi la
fatidica domanda "perché io?", e per il fra-
tello farsi la stessa domanda, al contrario...
Paradossalmente però il più sereno di tutti è
proprio lui, che ha imparato ad accettare
questa situazione, è capace di ironizzare su
di sé e soprattutto trova ogni giorno la for-
za e la maturità di affidarsi, l'umiltà di chie-
dere aiuto, a me, con cui ha instaurato un
rapporto splendido, al suo fantastico AEC:
tra noi tre c'è una intesa quasi epidermica.
E cosa c'entra la tecnologia, vi chiederete.
All'inizio della scuola, negli incontri prelimi-
nari, le insegnanti curriculari di italiano e di
matematica mi hanno spiegato che Valerio
studia sul computer e tutte le lezioni in
classe vanno quindi riassunte e riportate sul
suo PC ma che lui non può scrivere e usare
le mani per via della sua patologia. Così io
sono diventata "le mani" di Valerio,
mani che ora corrono veloci sulla ta-
stiera perché lui non perda neanche
una parola delle sue lezioni e a casa
possa ritrovare tutti gli argomenti fatti, ma-
ni che ricercano per lui informazioni su in-
ternet, che preparano compiti, che guidano
ricerche, che contribuiscono a farlo sentire
assolutamente dentro la classe e la sua
programmazione, mai tagliato fuori per la
sua "impossibilità di... ".
E infatti Valerio, grazie anche al suo impe-
gno tenace e alla sua forza di volontà stu-
pefacente, è uno dei più bravi, uno che si
impegna davvero e serve da modello alla
sua classe, ragazzi adorabili ma piuttosto
pigri.
Inutile dire che mai come ora il mio lavoro
mi era sembrato così utile, mai come ora mi
sono chiare le implicazioni e le possibilità e
sono contenta di aver operato quella scelta
che mi è costata tanta fatica, anche menta-
le, per dotarmi di competenze tramite le
quali oggi posso essere per il mio alunno
mani, voce, occhi. E lui quotidianamente mi
ricompensa con il suo sorriso di compren-
sione, di riconoscenza, di affetto. Quando
sorride una fossetta si apre sulla sua guan-
cia destra e vi assicuro che il sorriso di Va-
lerio fa bene all'anima.
Ecco, può darsi che questa mia esperienza
possa essere di aiuto a quelli che, come ero
io, sono scettici e prevenuti nei confronti
delle nuove tecnologie, oppure non ne
comprendono ancora l'utilità: ma la scuola,
oggi, se vuole restare a galla, non può non
ricercare nuove modalità per adottare e uti-
lizzare con efficacia le nuove tecnologie, pur
tenendo conto dei pericoli o dei limiti insiti
nell'uso di esse da parte nostra e dei nostri
alunni.
Ma questa è ancora un'altra storia.
Antonella Crasso,
docente di sostegno, SMS E.Majorana -
Roma
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Il Profumo della scuola nell'era Monti Convegno sabato 12 maggio - Roma di La redazione - Emergenza scuola
Abolizione del valore legale del titolo di stu-
dio; proposta di legge 953 sull'autogoverno
delle scuole; test Invalsi per la misurazione
degli apprendimenti degli alunni come unico
strumento di valutazione delle scuole: men-
tre, negli Stati Uniti, la Commissione del
National Research Council ha stabilto, in un
autorevole report del 1999, che "i test non
sono perfetti" e che "il punteggio di un test
non costituisce una misura esatta delle co-
noscenze o delle capacità di uno studente",
in Italia, la focalizzazione ossessiva sui test
ha prodotto negli ultimi anni la proliferazio-
ne patologica di uno strumento di misura-
zione parziale, inaffidabile, iniquo.
Oggi i nostri studenti, unici in Europa, fanno
test Invalsi in II e V elementare, in I e III
media, nel II anno della scuola superiore e,
infine, per accedere all'università.
Nel contempo, si sottodimensiona la rete
scolastica, si aumenta il numero degli alun-
ni per classe, si riducono i finanziamenti alle
scuole, si dimezzano gli insegnanti di soste-
gno, i fondi per la lotta alla dispersione sco-
lastica, per l'integrazione degli alunni con
bisogni speciali, per il diritto allo studio ga-
rantito dalla Costituzione.
Non è un caso se aumentano le iscrizioni
negli istituti tecnici a più alta vocazione pro-
fessionalizzante e nella formazione profes-
sionale regionale.
Scuola e università, sempre più costose e
dequalificate, e sempre meno garantite dal-
la Repubblica, stanno diventando un lusso
che molte famiglie non possono più permet-
tersi mentre, per gli ultimi governi, si sono
trasformate in un costo improduttivo, in un
'servizio' che va liberalizzato, privatizzato,
dismesso.
L'abolizione del valore legale del titolo di
studio e l'autonomia statutaria delle istitu-
zioni scolastiche, con rappresentanti pubbli-
ci e privati del territorio e partner privati fi-
nanziatori, vanno esattamente in questa di-
rezione: trasformare scuole e università in
aziende "municipalizzate", lasciate in balia
di un libero mercato che genererà, gioco-
forza, attraverso perversi meccanismi de-
terministici, scuole e università di serie A in
contesti socio-economici privilegiati e scuole
e università di serie Z in contesti socio-
economici svantaggiati e deprivati.
Il nostro convegno vuole essere un'occasio-
ne per riflettere insieme sul destino dell'i-
struzione, dello sviluppo, della democrazia
nel nostro Paese.
Vi invitiamo a partecipare.
Anna Angelucci
Associazione Nazionale "Per la Scuola della
Repubblica"
Si allega il programma
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In palestra e allo specchio Giocare con la psicomotricità a scuola di Lugaresi Adriana Nora - Attività Laboratoriali
Come l'educazione sul piano della motricità,
della percezione e consapevolezza corporea
può contribuire allo sviluppo di abilità psico-
fisiche nei bambini.
La sperimentazione corporea, come abbia-
mo visto nel numero precedente di questa
rivista, può favorire in modo efficace il pro-
cesso di apprendimento del bambino.
A tale scopo, l'educazione psicomotoria
prevede una serie di attività essenziali.
Qui di seguito vengono descritte alcune
pratiche di base che possono essere realiz-
zate anche all'interno di un ambiente scola-
stico. Basta la zona palestra ed uno spec-
chio.
La respirazione ("insegnare a respirare!")
L'educazione psicomotoria mira a dare con-
sapevolezza e controllo dell'atto respirato-
rio. Quest'ultimo risulta associato sia alla
percezione del proprio corpo (gioco del to-
race e dell'addome, della cassa toracica, dei
polmoni) che all'attenzione rivolta verso
l'interno, la quale permette di controllare il
rilasciamento generale e quello segmenta-
rio. Vi è una stretta relazione tra respira-
zione e comportamento, così come tra te-
nuta respiratoria e ansia, tra possibilità di
apnea e capacità di attenzione. L'esistenza
di relazioni funzionali tra il centro respirato-
rio e certe aree corticali e subcorticali del
cervello è ormai provata in modo indiscuti-
bile.
Agli inizi del processo riabilitativo, la respi-
razione viene utilizzata allo scopo di indurre
nel bambino l'apprendimento ed il controllo
dell'espirazione. In tal senso, è necessario
che il bambino sia in grado di soffiare con la
bocca, anche a lungo, per poter infine espi-
rare dal naso ed imparare a soffiarselo.
Esercizi mirati a tale scopo:
a) Uso di una bottiglia con acqua e di una
cannuccia per giocare a fare le bollicine -
Uso di un palloncino e ci si soffia dentro -
Uso delle bolle di sapone (fare bolle grosse
e piccole) - Giocare a calcolare la durata
dell'espirazione - Successivamente: inspira-
zione nasale seguita da espirazione buccale
far ripetere al bambino prima davanti allo
specchio e poi sollecitandolo a farlo con gli
occhi chiusi (la chiusura degli occhi favori-
sce l'attivazione della memoria visiva e del-
la rappresentazione mentale).
b) Emissione di suoni tenuti (O, U, A, E, I),
insegnando a modulare l'emissione, come
da modalità qui di seguito riportate Forte
- Forte e a lungo - Piano - Piano e a lungo -
Piano, poi sempre più forte - Forte, poi
sempre più piano. Stessa attività dopo aver
inspirato profondamente e constatare che,
grazie all'aria inspirata, si può resistere di
più. Le stesse attività sopra riportate pos-
sono essere raffigurate da linee alla lava-
gna: l'insegnante segue la linea con il dito,
il bambino emette il suono.
c) Sentire l'aria sulla mano Soffiare sulla
mano - Soffiare molto forte - Soffiare leg-
germente - Ripetere, più a lungo possibile -
Ripetere con gli occhi chiusi, connettendosi
al sentire.
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Pag.28
d) Altri procedimenti Soffiare e far rotola-
re un palloncino poggiato su un tavolo -
Piccolo pezzo di carta posato sul naso: sof-
fiare e la carta si solleva; poi soffiare e te-
nere la carta in aria più a lungo possibile.
Conoscenza e consapevolezza del pro-
prio corpo
a) Descrizione e poi rappresentazione del
proprio corpo, prima di fronte allo specchio
e successivamente senza specchio:
• Indicare, toccare gli elementi essenziali
(testa, braccia gambe);
• Differenziare;
• Trasferire sugli altri (indicare mano, testa,
ecc. del compagno).
Progressivamente le osservazioni diventano
più fini, si scoprono le sopracciglia, il naso,
le due narici, le ciglia, ecc. Attenzione! Le
stesse attività vanno poi ripetute chiudendo
gli occhi (favorisce l'attivazione della me-
moria visiva e della rappresentazione men-
tale).
b) Coscienza dei diversi elementi. Tutte le
attività, qui sotto descritte, vanno realizzate
stimolando la chiusura degli occhi e la pro-
gettualità del movimento prima di realizzar-
lo ("Prima lo pensi, lo immagini e poi lo rea-
lizzi"). In questo modo si costruisce l'azione
tramite l'immaginazione, sulla base del
principio che la pianificazione deve sempre
precedere il movimento. Favorisce inoltre le
capacità attentive e di concentrazione.
Esercizi mirati allo scopo:
Testa e collo Lasciar cadere la testa,
raddrizzarla - Lasciar cadere la testa a de-
stra, a sinistra, raddrizzarla.
Il petto Peso posato sul torace e tenuto
con le due mani: sollevare, abbassare il pe-
so - Le due mani posate sul torace: gonfia-
re il petto, soffiare. Constatare: il petto si
solleva e si abbassa.
Il ventre Le mani posate sul ventre, tira-
re in dentro il ventre, lasciarlo andare - Sol-
levare e posare le gambe e constatare che
il ventre si indurisce - Ripiegare una gam-
ba, poi l'altra, allungarle entrambe e con-
statare cosa accade.
Il dorso Tenere il dorso aderente alla
spalliera di una sedia o ad una parete, poi
lasciarlo andare - Rivolgere il palmo delle
mani in avanti e constatare che il dorso si
raddrizza.
Movimento e immobilità. Camminare...
stop! Osservare.
Il rilassamento
I movimenti sono particolarmente legati
all'evoluzione della tonicità e diventano ve-
ramente efficienti quando si svincolano
dall'azione tonica frenante. Per questo il ri-
lassamento costituisce un mezzo insostitui-
bile di educazione che conduce progressi-
vamente al controllo dei movimenti ed alla
consapevolezza di tutto l'essere. Permette
al bambino di dominare lo spazio corporeo
e lo prepara all'azione. Esercizi per una pre-
sa di coscienza del rilassamento, da realiz-
zare in posizione supina, piedi leggermente
divaricati, palmo delle mani al suolo, occhi
chiusi (per una interiorizzazione delle sen-
sazioni):
a) Opposizione stringere - allentare Strin-
gere i pugni.. allentare i pugni - Stringere i
piedi .. allentare i piedi - Stringere gli occhi,
corrugare la fronte .. rilasciare gli occhi e la
fronte.
b) Opposizione contrazione - allungamento
Contrarre tutto il corpo .. allungare tutto il
corpo.
c) Caduta dei segmenti del corpo Solleva-
re leggermente una gamba tesa, tenerla
così e sentire che diventa più pesante .. la-
sciarla andare; stessa cosa con le braccia.
Un elemento va educato in modo particola-
re: il rilasciamento, l'indipendenza del brac-
cio in rapporto alla spalla e al tronco. Que-
sta indipendenza braccio-spalla è la condi-
zione di tutte le attività di coordinazione
degli arti superiori, della prensione, dell'e-
ducazione della mano e, di conseguenza,
dei mezzi di espressione grafica. A tale pro-
posito si rivelano molto utili gli esercizi di
coordinazione e precisione qui di seguito
descritti.
Coordinazione e precisione
Indipendenza delle dita. Indicazioni genera-
li: vanno educate tutte le dita di entrambe
le mani, i tratti vanno sempre tracciati da
sinistra a destra. I circoli vanno tracciati in
senso sinistrogiro con la mano destra e,
nell'apprendimento della scrittura, anche
con la mano sinistra.
Esercizi:
a) Alla lavagna Seguire con il dito un
tratto disegnato dall'insegnante - Imparare
a fermarsi ed indicare dove si inizia e dove
si finisce - Successivamente, seguire tratti
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sempre più corti o sempre più lunghi - Indi-
care la linea più corta e quella più lunga -
Stessi esercizi in associazione con l'emis-
sione di suoni tenuti - Seguire con il dito un
cerchio disegnato alla lavagna - Progressi-
vamente seguire in modo sempre più preci-
so dei cerchi sempre più piccoli.
b) Le cinque dita della mano Il pollice è
il papà, l'indice la mamma, il medio il non-
no, l'anulare la nonna, il mignolo il bambino
(o la bambina). Le cinque dita ripiegate:
tutta la famiglia è tornata a casa poi in
associazione con l'espressione verbale: il
papà esce (estensione del pollice) .. che co-
sa farà il papà? ... la mamma esce ... che
cosa farà la mamma? ... il bambino esce ...
dove va il bambino? ... e così via. In questo
modo non solo si possono graduare le diffi-
coltà legate al controllo delle dita delle mani
ma è possibile far immaginare al bambino
tutta una serie di storie. Infine: quante per-
sone ci sono fuori? Quante restano a casa?
c) Il tamburellare Utilizzando tutte le di-
ta, battere colpi sul banco, sulla lavagna
prima con il polso appoggiato e poi con il
polso non appoggiato - Successivamente
battere con ciascun dito alla volta - Battere
in modo alternato con due dita: es., indice
e medio, medio e anulare - Accelerare e ral-
lentare la cadenza.
Educazione della pressione
a) Dito intinto nell'acqua o nel talco o nella
polvere di gesso (far sperimentare le sen-
sazioni che derivano dai diversi elementi)
Tracciare un tratto alla lavagna, meno largo
possibile (a tale scopo, il bambino deve re-
golare tonicamente, sfiorando la lavagna) -
Successivamente, tracciare un tratto alla
lavagna più lungo possibile e, se il bambino
preme con il dito, scoprirà che il tratto si
arresta.
b) Dito intinto nell'acquarello Stessi eser-
cizi sopra riportati da realizzare su un foglio
- Tratti orizzontali e verticali.
c) Con la plastilina Tracciare un solco più
profondo e uno leggero (alternare).
Questa breve panoramica sui giochi psico-
motori permette una verifica pratica di co-
me gli apprendimenti scolastici siano solo
un aspetto dell'azione educativa in genera-
le. Ricordiamo che nel bambino l'attenzione
e la concentrazione partono dal corpo, pri-
ma si passa attraverso una sperimentazione
sul piano motorio per arrivare, nella gra-
dualità, ad uno sviluppo sempre più funzio-
nale di abilità sul piano cognitivo. In tal
senso, se il bambino non impara prima a
tracciare dei segni (per es., un cerchio o
una linea) su uno spazio ampio (come la la-
vagna o il pavimento) potrebbe poi avere
difficoltà a realizzarlo su uno spazio più li-
mitato, come quello del foglio, dove coordi-
nazione e precisione diventano essenziali.
In sintesi, l'educazione psicomotoria, in
quanto migliora il comportamento generale
del bambino, può contribuire efficacemente
a creare nuove condizioni per l'attenzione,
educa le capacità percettive, struttura nel
bambino abitudini motorie e neuromotorie
corrette. Non può, quindi, che favorire l'in-
tegrazione degli elementi che fanno parte
dell'educazione scolastica vera e propria.
Adriana Nora Lugaresi,
Psicologa - Psicoterapeuta, Roma
Bibliografia Formenti L. (a cura di) (2006), Psicomotricità, educazione e prevenzione. La progettazione in
ambito socio educativo, Ed. Erickson. Kurtz, Luisa A. (2006), Disturbi della coordina-zione motoria - Come aiutare i bambini goffi a casa e a scuola, Ed. Erickson. Oliverio A. (2001), La mente, istruzioni per l'uso, Rizzoli.
Picq L. - Vayer P. (2002), Educazione psicomoto-ria e ritardo mentale, Armando Editore.
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Tecnologia e insegnamento Un'occasione per tutti di Agolino Simona Loretta - Attività Laboratoriali
Nessuno dubita ormai che la nostra società
e soprattutto la scuola di ogni ordine e gra-
do debba avvicinarsi al mondo del computer
fin dai primi anni d'età scolare.
I bambini in generale vivono per lo più in
un ambiente molto informatizzato, che lo
diventerà sempre di più in futuro. La scuola
non deve ignorare questa realtà. Negli ulti-
mi anni si è cercato di dare sempre di più
spazio a questo tipo di disciplina, con tutte
le difficoltà che spesso incontra da parte del
corpo docente e dei pochi mezzi messi a di-
sposizione nelle scuole.
Infatti, generalmente gli insegnanti mostra-
no una certa diffidenza per il mondo infor-
matico o lo trovano solo una perdita di
tempo, tolto alle discipline "prioritarie", la-
sciando spesso all'insegnante delle materie
logico-matematiche il compito di informa-
tizzare gli alunni.
Motivo cruciale della non adeguata perce-
zione dell'informatica, sta anche nel fatto
che gli insegnanti stessi hanno punti di vi-
sta diversi a questo riguardo. Molto spesso
sono insicuri delle proprie competenze e di
conseguenza non riescono ad orientare coe-
rentemente i loro allievi.
Il mio modesto parere è che bisogna accet-
tare la sfida che ci viene proposta dai nostri
alunni, anche perché la loro superiorità,
tranne in alcuni casi, è fatta più di apparen-
za che di realtà.
Nell'insegnamento informatico bisogna
guardarsi da ogni facile tecnicismo: la
scuola non deve ridursi a insegnare ad usa-
re materialmente il computer, ad aprire car-
telle e copiare files, questo i bambini lo im-
parano già da soli, con l'aiuto dei più gran-
di.
La scuola deve avere il compito di guidare
gli alunni a formarsi quelle strutture
mentali che rendano possibile la com-
prensione del linguaggio dell'informa-
tica.
Sin da piccoli ho portato i miei alunni nella
sala computer, affrontando da sola mille
difficoltà. La nostra sala informatica si trova
negli scantinati della scuola, lontano dai
bagni, senza la presenza di un collaboratore
scolastico nelle vicinanze a cui poter fare
riferimento e senza l'ausilio di nessuno. Il
più delle volte sistemavo i bambini in piccoli
gruppi, e abbiamo iniziato con i disegni e
pian piano che crescevano le loro compe-
tenze, aumentavano le mie richieste, fino
ad arrivare ad usare il pc come forma di ri-
cerca e di studio.
Devo dire che questo tipo di lavoro è servi-
to molto per creare un clima di collabora-
zione e di fiducia tra di loro.
Anche i bambini in difficoltà si sentivano
con l'ausilio del computer più sicuri ed era-
no parte integrante del gruppo.
Spesso però la mia buona volontà "da sola"
non bastava, perché non funzionava quasi
mai la stampante e sebbene io abbia fatto
richiesta del toner finito da più di due an-
ni... lo sto ancora aspettando!
E così i lavori che facevamo spesso veniva-
no stampati fuori, chiedendo la collabora-
zione di tutti.
Adesso i mei alunni stanno terminando
Attività Laboratoriali
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questo ciclo di studi, sono in grado di usare
il pc sia per comunicare tra di loro ma an-
che utilizzarlo per studio, avendo ben chiaro
tutte le potenzialità che può offrire.
A distanza di tempo e con le difficoltà supe-
rate posso ritenermi "un piccolo giardinie-
re", anche inesperto se vogliamo ma che ha
cercato di seminare comunque nel suo giar-
dino dei piccoli alberi, accettando di lavora-
re in un terreno spesso imprevedibile, ma
accogliendo e sostenendo tutte le varie e
preziose opportunità che venivano anche
dai più piccoli, proprio da coloro che in futu-
ro probabilmente comunicheranno sempre
di più con questi mezzi.
Simona Loretta Agolino,
Giurista, Docente presso la scuola "2 otto-
bre 1870", I. C. Piazza Borgoncini Duca,
Roma
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Labo-motorio: psicomotricità in azione Un progetto per creare insieme il Laboratorio di Psicomotricità di Di Clemente Simona - Attività Laboratoriali
L'esigenza di trovare spazi di accoglienza
privilegiata, per la diversa abilità, era av-
vertita più che mai dal mio team di inse-
gnanti di sostegno della Scuola Primaria
"Giulio Cesare" di Roma.
L'anno scorso con impegno e dedizione, in-
sieme ad un collega abbiamo deciso di arti-
colare una proposta progettuale, volta alla
creazione di un laboratorio di psicomotricità
per agli alunni con disagio d'apprendimen-
to.
Trovandomi a sostenere gli apprendimenti
di una alunna con sindrome di down, che
seguivo da tre anni, mi resi conto delle sue
grandi potenzialità da sviluppare e le possi-
bilità da incentivare diventavano sempre
più concrete e raggiungibili per mezzo di
una didattica tangibile, strutturata su spazi
e materiali pensati.
Il movimento è una grande fonte di aiuto
all'apprendimento e stimola interesse nell'a-
lunno che viene messo in grado di vivere
realmente le conoscenze. Mi domandavo al-
lora (come oggi), come mai la scuola italia-
na ancora non gli avesse riservato l'acco-
glienza che merita, integrandolo appieno
nelle proprie metodologie edificanti.
La nostra è stata una bella esperienza, la
storia di una buona idea e di una buona so-
luzione, se vogliamo, riflettendo sul come,
con tanta genuinità e accoglienza, siamo
riusciti a intraprendere un dialogo spaziale,
un luogo condiviso e condivisibile dove ri-
stabilire delle presenze, ricominciando dal
"qui ed ora" in un'ottica di dinamismo.
Il laboratorio psicomotorio è uno spazio d'a-
zione che accoglie l'individuo in quanto
'persona umana' nella sua totalità. In esso
l'attività psicomotoria consente di mettere
in moto contemporaneamente corpo, emo-
zioni e pensieri in maniera fluida. Il bambi-
no è posto nella condizione di sviluppare
una consapevolezza del proprio corpo in re-
lazione all'altro e all'uso degli oggetti. L'o-
biettivo è di permettergli di esplorare, spe-
rimentare e approfondire la propria relazio-
ne col mondo che lo circonda nella direzione
di uno sviluppo psicofisico armonioso.
Con l'intento di promuovere l'approccio psi-
comotorio come luogo privilegiato di
espressione dell'imparare dall'azione e
per mezzo di essa, l'utilità di un tale
approccio si apre a tutti gli alunni, ab-
bracciando trasversalmente i diversi ambiti
disciplinari.
In quest'ottica la psicomotricità diventa un
utile strumento di supporto alle attività di-
dattiche.
Attività Laboratoriali
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I veri protagonisti della nostra propo-
sta sono stati i bambini con certifica-
zione di handicap, nella convinzione di of-
frirgli un luogo ove esprimersi, conoscersi,
crescere e conseguire risultati per mezzo
dell'agire che si trasforma in esperienza e
quindi conoscenza.
Per tal motivo, il progetto, denominato
"Labo-motorio: psicomotricità in azio-
ne" ha previsto un primo momento dedica-
to all'allestimento vero e proprio dello spa-
zio laboratoriale.
I bambini diversamente-abili della nostra
scuola sono stati chiamati a collaborare at-
tivamente nella concretizzazione del labora-
torio.
Abbiamo pensato di coinvolgerli nella realiz-
zazione di un coloratissimo murales in cui
ciascuno di loro ha avuto l'opportunità di la-
sciare una traccia indelebile del proprio
passaggio.
Ogni bambino accompagnato dal proprio
Insegnante di Sostegno (momento impor-
tante per favorire un'esperienza emotivo-
empatica) ha realizzato un bellissimo albero
colorato, la cui fronda è stata disegnata
partendo dall'impronta del palmo della ma-
no del bambino. Con questa modalità ab-
biamo realizzato un fantastico paesaggio
che, oltre ad abbellire il nostro spazio, ha
reso i bambini interpreti di un percorso che
prende avvio proprio da loro, per accoglierli
e ristabilire nella quotidianità del vivere e
da vivere (insieme), la centralità del proprio
valore.
Tante manine colorate, tutte insieme, a
simbolo dell'unità e della cooperazione,
sempre pronte ad offrire un riferimento
concreto a chiunque gli faccia visita. Cia-
scuno può infatti servirsi del loro aiuto
per compiere semplici calcoli: contare in
avanti ogni singolo ditino permette di addi-
zionare e il retrocedere consente di sottrar-
re. Risolvere moltiplicazioni e addizioni
compiendo salti per le prime e ripartizioni
per le seconde! A colpo d'occhio la numera-
zione del 5 può diventare un gioco in cui la
mano accompagna l'apprendimento logico e
mnemoni-
co.
Una stan-
za per tut-
ti, aperta
all'utilizzo
di molti e
finalizzata
alla presa
di co-
scienza
del "Sé" e
delle pos-
sibilità
motorie e
conosciti-
ve che ha il proprio corpo collocato nello
spazio.
A terra un serpentone di numeri, con scotch
colorati (per identificare decine ed unità),
permette di compiere il percorso per avan-
zare e retrocedere nel contare. Ogni passo
un numero ed ancora tanti giochi si posso-
no inventare per usare concretamente i
procedimenti matematici.
Che meraviglia usare gli oggetti più svariati
per contare e collocare in ogni riquadro la
giusta quantità!
a così preso avvio un nuovo spazio di con-
divisione mirato a facilitare gli apprendi-
menti e a supportare ed esplorare le cono-
scenze.
Una psicomotricità da vivere ogni giorno
per infondere il gusto della scoperta nel
bambino e la voglia di inventare nuove
strategie e possibilità d'azione nell'inse-
gnante.
Simona Di Clemente,
docente di sostegno, C.D. "Giulio Cesare" di
Roma
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Pag.34
La Storia fatta al PC Collaborazione, costruzione e ...restituzione alla classe di Carissimi Alessia - Attività Laboratoriali
Luogo comune o no, sta di fatto che la clas-
se terza della Scuola Primaria viene vista,
da genitori ed alunni, come la più difficile
dell'intero ciclo.
Sicuramente tutto diventa più complesso.
A rendere ardua l'impresa c'è anche lo
"spauracchio" della cosiddetta INTERROGA-
ZIONE. In effetti, in terza, si richiede ai
bambini di leggere e riassumere i concetti
già argo-
mentati
durante le
lezioni,
per poi
esprimerli
oralmente
davanti ai
compagni
e soprat-
tutto di
fronte alla
maestra
che mette
anche il voto!
Se a volte questo può risultare difficile ai
più grandi, si può immaginare quanto possa
esserlo per i bambini che si ritrovano a farlo
per la prima volta.
Se poi pensiamo a quelli che hanno delle
difficoltà d'apprendimento? Cosa si può fa-
re?
Si può avviare un progetto didattico, inter-
disciplinare, integrato, volto ad appassiona-
re, motivare, semplificare lo studio della
Storia con l'uso di letture e mappe concet-
tuali. Inoltre, per facilitare la conseguente
esposizione orale, si può scegliere come
strumento didattico il PC e creare colletti-
vamente un ipertesto.
In questo modo si possono svolgere attività
di piccolo gruppo, dando a tutti l'opportuni-
tà di cimentarsi e prendere confidenza con
tutto ciò che comporta lo studio della storia,
esposizione orale compresa.
Tenendo in considerazione i vari stili di ap-
prendimento e potenziando le capacità di
ogni alunno l'insegnante potrà formare di-
versi gruppi " specializzati": un gruppo per
la scrittura delle didascalie e/o mappe con-
cettuali, un altro per i disegni che altri po-
tranno in seguito scannerizzare e inserire
nell'ipertesto, un altro gruppo ancora pen-
serà alla narrazione orale e al montaggio.
A fine progetto, i lavori dei singoli sotto-
gruppi potranno essere quindi "restituiti" al
grande gruppo-classe e l' obiettivo comune
sarà quello di aver collaborato e costruito
insieme un ipertesto di Storia. Infine, l'iper-
testo potrà essere utilizzato come materiale
di studio e consolidamento per il periodo
delle vacanze estive.
Se vuoi vedere il lavoro completato pupi
scaricare il file (12 Mb) cliccando qui
Alessia Carissimi,
docente di sostegno. IC Perazzi - Roma
Attività Laboratoriali
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Diventa online anche il "giornalino" scolastico Come si può fare scuola dentro una aula-redazione di Maurizio Scarabotti - Scuola & Tecnologia
Nella mia esperienza pluriennale di docente
di tecnologie e informatica nella scuola, ho
sempre cercato di catturare l'attenzione dei
ragazzi utilizzando dei linguaggi che fossero
congeniali ai loro interessi.
Non è stato quindi difficile introdurre i nuovi
media all'interno della lezione, perché mi
sono impadronito prima della "novità" tec-
nologica e poi l'ho tradotta in "strumento
didattico", anzi strumento a supporto
della didattica.
Negli anni ho formato un numero notevole
di docenti ad una "prima alfabetizzazione
informatica" e poi seguendoli in percorsi
formativi più elevati, che ha permesso loro
di padroneggiare e utilizzare il computer e il
web. Ricordo ancora episodi che raccontano
lo stato dell'arte iniziale -circa venticinque
anni fa- quando ancora le dotazioni e le at-
trezzature non erano parte integrante
dell'arredo delle case dei docenti, come lo
sono oggi.
Non mancava chi utilizzasse il mouse diret-
tamente sullo schermo perché avevo dato
l'istruzione "segui la freccia!", oppure chi
parlava direttamente al computer sulla mia
indicazione "digli di spegnere!". Certamente
davo per scontato tante istruzioni per l'uso
che invece hanno avuto bisogno di anni
prima di essere digerite dai più.
Come dicevo, sono passati tanti anni e l'e-
voluzione degli strumenti tecnologici e so-
prattutto la loro pervasività nella vita di tut-
ti i giorni, ha obbligato in qualche modo an-
che la scuola, e i docenti, non solo ad ac-
quistare un pc ma ad imparare a farci qual-
cosa. Dal mio osservatorio credo sia ancora
molto ridotto l'impiego delle tecnologie nella
didattica, tuttavia molti docenti si sono
coinvolti o si sono lasciati coinvolgere, altri
invece si sono appassionati.
Nella mia attività di formatore e anche di
programmatore di siti web e di altri stru-
menti informatici (ad esempio il recentissi-
mo social network NET for KIDS, vedi arti-
coli sull'homepage), sono molto soddisfatto
dell'impiego che alcuni docenti sono riusciti
a fare con i loro studenti del giornale online,
che ha reso "digitale" il tradizionale giorna-
lino scolastico.
Detto così sembrerebbe una semplice tra-
duzione del cartaceo in una versione digita-
le, al contrario i docenti hanno scoperto
come una aula-redazione online- possa
rappresentare un luogo dove gli alunni ap-
prendono e, contemporaneamente contri-
buiscono con le proprie conoscenze tecno-
logiche (spesso più evolute di quelle dei do-
centi) a produrre: articoli, video, foto digi-
tali, fotogallery, ricerche, url. Il tutto ac-
compagnato da una organizzazione del la-
voro caratterizzata da:
• capacità decisionale della redazione nello
scegliere gli argomenti da trattare nel "nu-
mero",
• suddivisione del lavoro per incarichi,
• collaborazione per la realizzazione del
prodotto (articolo, foto, video ..)
• assemblaggio dei "pezzi",
• pubblicizzazione del giornale.
E' ovvio che un docente, o più docenti in-
sieme, che vogliano sperimentare un'au-
la/laboratorio/redazione come ambiente di
apprendimento, debbano avere delle cono-
scenze di base dell'uso degli strumenti tec-
nologici in dotazione (pc, stampante, scan-
ner, macchina fotografica e videocamera
digitale) e delle funzioni che è possibile
eseguire: utilizzo di internet per ricerca di
materiale, invio di mail, utilizzo dei pro-
grammi per trattare le immagini ...
Conoscendo la diffidenza di molti verso la
tecnologia, ma riconoscendo ai docenti la
necessità di stare al passo con l'evoluzione
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della società, soprattutto dei mezzi di co-
municazione, abbiamo realizzato (Sysform
in collaborazione con Innova Servizi e con
la sapiente competenza di Marco Grifoni)
un programma che permette di gestire
un giornale online con difficoltà mini-
me per i docenti e per gli alunni, anche
della scuola primaria. Accompagnati da
una iniziale formazione e da videotutorial
che supportano le tappe del lavoro, alcune
scuole hanno scelto di dedicare spazio e
tempo all'applicazione dell'informatica alla
didattica attraverso la realizzazione del
"giornalino" scolastico in veste digitale.
L'attività che seguo ormai da diversi anni è
all'interno del Progetto teatrale integra-
to Piero Gabrielli, un'esperienza di valore
inestimabile, nata dalla collaborazione del
Comune di Roma con il MIUR - Direzione
Generale del Lazio e con il Teatro di Roma.
All'interno di questo progetto, realizzato in
orario scolastico, attualmente da nove
scuole di ogni ordine e grado, sono attivati
tre laboratori: il laboratorio di recitazione, il
laboratorio di scene e costumi e il laborato-
rio di documentazione.
Quest'ultimo rappresenta la REDAZIONE
della singola scuola, composta da alunni e
docenti che insieme raccontano il progetto
Gabrielli all'interno del loro Istituto: si tratta
appunto di un ambiente di apprendimento
dove si apprende a fare (un giornale onli-
ne), a stare (insieme alunni con competen-
ze e/o difficoltà diverse), a organizzare (il
lavoro), a collaborare (ognuno il suo ruolo),
a condividere (le scelte).
La Redazione "madre" della testata de
"Ilpierino" è composta dai docenti refe-
renti delle nove scuole, che si incontrano
periodicamente con il Coordinamento peda-
gogico del Gabrielli, sotto la guida della
prof.ssa Luigia Bertoletti, per mettere in-
sieme lo spaccato di vita scolastica raccon-
tato da ogni redazione e, nel suo insieme
permette di dare testimonianza di un pro-
getto - il Gabrielli appunto- che mette in-
sieme punti di vista, sguardi sulle attività,
testimonianze ed interviste che arricchisco-
no non solo i singoli e le singole scuole, la-
sciano traccia per sempre, come accade con
tutto ciò che viaggia sul web.
Ma la tecnologia non è magia, non ha da
sola la capacità di progettare, organizzare,
documentare. Tutto ciò che viene realizzato
in una Redazione di un giornale online pas-
sa attraverso la capacità di motivare, di at-
tivare, di promuovere, di rinforzare, di sup-
portare, di orientare che solo un docente sa
e può fare.
Questo è un esempio intelligente del con-
nubio didattica e tecnologia.
Maurizio Scarabotti, docente di informatica,
presidente di Sysform e Sysform Editore
Altri esempi di giornalini online:
L'Arberone realizzato dal CD Belli – Roma
Inviato Speciale realizzato dall'IC Perazzi
– Roma
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La Lavagna Interattiva Multimediale come facilitatore dell'insegnamento Tanti punti di forza, ma anche qualche margine di criticità di Traversetti Marianna - Scuola & Tecnologia
La querelle pedagogica sull'utilizzo delle
nuove tecnologie nella didattica delle disci-
pline ed in quella volta al trattamento delle
difficoltà e dei disturbi specifici di appren-
dimento è, ancora oggi, (nonostante il suo
esordio marcato risalga ormai ad un decen-
nio fa) molto fervida e non priva di contra-
stanti reazioni.
Assistiamo a entusiasmi di tipo estremisti-
co, volti alla pubblicizzazione di pratiche di-
dattiche tecnologiche come risanatori di
problemi grossi e piccoli legati a questioni
di scuola.
Sono presenti, tuttavia, anche atteggia-
menti di cristallizzate forme di rifiuto a prio-
ri della conoscenza e dell'uso del mezzo in-
formatico, multimediale e tecnologico, qua-
le modalità formalizzata di "svilimento" di
un insegnamento considerato più puro, più
naturale ma soprattutto, più universale,
quale è considerato da molti quello tradi-
zionale, basato sulla lezione trasmissiva che
da anni viene praticato e, dunque, ne viene
sancita, in modo indiscusso ed acritico, la
validità sul piano formativo.
Dal punto di vista degli insegnanti, le per-
plessità maggiori sono di due ordini: quello
più individuale e legato alle competenze di
ciascuno e, dunque, ai timori di non es-
sere in grado di "padroneggiare" un
computer od una LIMal cospetto dei
propri alunni; ed un punto di vista più
pragmatico, per il quale risultano assoluta-
mente evidenti i limiti del sistema scuola
che non riesce a stare al passo con le esi-
genze specifiche dei singoli istituti scolastici
e dei singoli allievi, in termini di risorse
economiche e tecnologiche rese a disposi-
zione degli utenti, alunni e docenti.
La crisi politica, del resto (non è un tabù
ormai dirlo), si fa manifesta anche e soprat-
tutto in campo scolastico ed infatti diviene
veramente complesso adoperarsi, come in-
segnanti, per imparare a sfruttare le risorse
che provengono dall'uso di una rete inter-
net, di un computer e di una stampante, di
un touch screen di una LIM o di un Ipad di-
rettamente in classe.
Fa ridere ed arrabbiare nel contempo il fat-
to che, anche laddove vi sono docenti in-
tenti a cimentarsi nell'utilizzo di questi
mezzi informatici (che sicuramente facilita-
no la didattica) e docenti che frequentano
corsi di formazione in tal senso, doversi ri-
durre a fare "le lotte tra colleghi" per acca-
parrarsi l'uso, magari anche solo per un'ora
alla settimana, dell'unica LIM presente nella
scuola.
Su questo, allora, i vari ministri di turno
dovrebbero interrogarsi e, anziché profes-
sare opinioni aleatorie e dichiarare che gli
insegnanti italiani non sono all'altezza di
stare al passo con i tempi e con le richieste
delle giovani generazioni, "farsi un giro"
nelle scuole per verificare in quali situazioni
esse versino.
Ma, del resto, questo lo sappiamo tutti e,
probabilmente, parlarne qui diventa quasi
ridondante; più utile, forse, in questa sede,
sottolineare le potenzialità didattiche
(per l'alunno) e metodologiche (per il
Scuola e Tecnologia
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Pag.38
docente) che l'utilizzo ragionato e pro-
grammato dei diversi strumenti infor-
matici determina a scuola.
Soprattutto nel caso di allievi con bisogni
educativi speciali, il supporto visivo infor-
matico risulta essere uno strumento di
compensazione formidabile. Si pensi, in
prima classe primaria, alle possibilità che
esso offre con l'uso del touch screen di una
LIM: carattere chiaro e grande di una paro-
la scritta, evidenziazione dei gruppi conso-
nantici in colore per la lettura e scrittura,
immediata resa illustrativa di parole o frasi
date attraverso la ricerca in internet di im-
magini evocative...
Potremmo continuare a lungo ad enunciare
le diverse possibilità operative, che non si
esauriscono solo nell'ambito di una didattica
volta all'integrazione ed all'apprendimento
di allievi con disturbi specifici, con difficoltà
apprenditive e con disabilità, ma anche nel
contesto di una didattica per tutti. Pensia-
mo, ad esempio, a quanto è più efficace
la trattazione concettuale di un argo-
mento di qualsiasi disciplina attraverso
una presentazione preparata dall'inse-
gnante in Power Point, piuttosto che l'a-
scolto passivo di una lezione frontale in cui
l'insegnante medesimo parla, ma non ha la
possibilità di fornire simultaneamente la
combinazione di vari e molteplici stimoli di
apprendimento (visivi, uditivi, verbali, non
verbali).
Consideriamo la grande utilità didattica del
collegamento internet e, dunque, dell'uso di
LIM od altro per far studiare ai ragazzi la
scienza, la storia, ma anche la letteratura:
sicuramente, per spiegare cos'è la parafrasi
sarà più agevole e facilitante, per gli allievi,
fare una comparazione tra due testi scritti
resi visibili contemporaneamente sullo
schermo e sui quali gli allievi stessi posso
agire attraverso la manipolazione delle pa-
role, la navigazione in internet per cercare
fonti e notizie su autori ed opere, la video-
scrittura, ecc.
Un altro fattore formidabile, che contraddi-
stingue l'uso delle tecnologie nei processi di
insegnamento e di apprendimento, è costi-
tuito dalla possibilità di provvedere, in
modo agile e duraturo, alla documen-
tazione informatica di ciò che si pro-
getta, si costruisce, si corregge, si tra-
sforma. Il fatto che docenti e discenti pos-
sano trattenere le informazioni attraverso
l'utilizzo di pen drive, di cartelle, di file, di
hard disk, è assolutamente una novità ri-
spetto alla scuola tradizionale. Questo, per
gli allievi, diviene un insostituibile strumen-
to da utilizzare a scopi precisi ed individua-
li: per riascoltare comodamente e quando si
vuole le lezioni registrate, per modificare i
propri elaborati, per aggiornare appunti... E
, per gli insegnanti, è quella possibilità che
permette loro di "non buttare" i lavori pre-
parati per le lezioni, ma piuttosto di conser-
varli per rivederli, riaggiornali, riprogettarli,
riutilizzarli...
Certamente, anche le nuove tecnologie pre-
sentano tuttavia dei punti di criticità; primo
tra tutti quello che queste stesse lasciano
poco margine all'improvvisazione dei
docenti: se un insegnante fa uso dei mate-
riali e dei mezzi informatici nella sua didat-
tica, egli deve necessariamente preparasi
prima e dedicare un tempo sistematico e
stabilito all'elaborazione dei contenuti mul-
timediali che intende presentare agli allievi.
Questo è un dato che assicura qualità e va-
lidità all'insegnamento, ma non dobbiamo
dimenticare che i docenti, dalla loro,
hanno una straordinaria capacità di
improvvisare lezioni e discussioni che,
molto spesso, divengono il fulcro della di-
dattica stessa e che conducono esse stesse
la concettualizzazione e la riflessione meta-
cognitiva di concetti e contenuti ad altri in-
dirizzi, più ampi, più articolati, più interes-
santi, più ricchi. Utilizzando, invece, esclu-
sivamente gli strumenti fin qui indicati,
questa capacità dei docenti non viene solle-
citata al massimo, proprio in virtù del fatto
che essi richiedono una progettazione det-
tagliata a monte.
Marianna Traversetti,
docente, IC Perazzi – Roma
Video per Informazioni base per utilizzare
una lavagna multimediale
.
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Gemellaggi elettronici tra scuole All'Italia miglior progetto europeo 2012 di La redazione - Scuola & Tecnologia
COMUNICATO STAMPA del 6 aprile 2012
Prestigioso riconoscimento durante la ceri-
monia annuale dell'azione comunitaria per i
gemellaggi elettronici eTwinning. Il Capo
Unità Nucci: "Risultato importante che pre-
mia l'impegno dei docenti e conferma la
grande qualità del nostro settore scolasti-
co".
Dopo essersi aggiudicato quattro premi, in
altrettante categorie, il progetto "A taste
of Maths (ATOM)", che ha visto tra i fon-
datori la docente italiana Maria Teresa
Asprella del Liceo Classico "E. Duni" di Ma-
tera, è stato premiato come "miglior pro-
getto eTwinning 2012".
Il riconoscimento è stato conferito alla Con-
ferenza europea eTwinning, svoltasi a Berli-
no dal 29 al 31 marzo 2012, al cospetto dei
rappresentanti istituzionali della Commis-
sione Europea (Direzione Genarale Istruzio-
ne e Cultura). L'evento rappresenta il prin-
cipale appuntamento annuale per quanto
riguarda le attività di eTwinning, azione
comunitaria cha ha dato vita al più attivo
portale europeo per gemellaggi elettronici
tra istituti scolastici, con seminari e work-
shop di formazione e la premiazione dei mi-
gliori progetti di partnership online attivati
lo scorso anno.
Il prestigioso award, attivato per la prima
volta in questa edizione, darà la possibilità
ai docenti vincitori di recarsi a Bruxelles per
visitare la sede del Future Classroom Lab -
presso il consorzio European Schoolnet-. "A
Taste of Maths (ATOM)" si era aggiudicato
anche il primo premio nella categoria di in-
segnamento per gli alunni dai 12 ai 15 anni
in partnership con una classe rumena di
Bucarest, e collaborando anche con Paesi
Bassi, Repubblica Ceca, Grecia e Spagna.
L'inglese è stata la lingua scelta per lo
scambio, ma l'altro linguaggio comune
è stato quello della matematica. "L'o-
biettivo - ha detto la docente Maria Teresa
Asprella - era quello di motivare gli studenti
allo studio della matematica, stimolare la
loro curiosità scientifica ed il loro spirito di
ricerca, attraverso giochi, storie e materiali
multimediali sulla matematica applicata alla
vita quotidiana e a vari aspetti della cultura
del paese di origine".
L'altro riconoscimento nelle categorie uffi-
ciali in concorso è stato quello per la fasce
di età di alunni da 4 a 11 anni, con il pro-
getto "The new adventures of Twinnies
around the world" attivato dalla docente
Marina Screpanti del 3° Circolo didattico di
Chieti. Premiati inoltre, nelle categorie spe-
ciali di lingua, anche il progetto "Carpe
Nuntium: voilà nuestra FrItalianza" at-
tivato dalle docenti Laura Carbonelli e Lau-
rarosa de Luca (Liceo Statale "Niccolò Ma-
chiavelli" di Roma), e quello dell'Istituto
"Ten. Col. G. Familiari" di Melito di Porto
Salvo (Reggio Calabria), ovvero il progetto
in lingua francese "Journalists en herbe",
dei docenti Domenico Marino e Martine
Gaillard.
"Senza dubbio questo risultato europeo
conferma il valore e la qualità di ag-
giornamento della didattica italiana -
ha commentato Donatella Nucci Capo Unità
Nazionale eTwinning -. Siamo consapevoli
che l'impegno delle docenti e dei ragazzi
coinvolti in questi progetti è stato enorme e
siamo felici che sia stato riconosciuto anche
a livello europeo. L'augurio è che queste
eccellenze possano contribuire ad aiutarci
nel promuovere l'utilizzo del portale ed un
nuovo modo di fare didattica, costituendo
esempi pratici delle grandi potenzialità for-
mative e culturali proprie della piattafor-
ma".
Scuola e Tecnologia
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Cos'è eTwinning
Il portale eTwinning offre un servizio gratui-
to a tutti i docenti iscritti l'opportunità di la-
vorare insieme a progetti di gemellaggio
elettronico che, grazie all'utilizzo delle nuo-
ve tecnologie e a partnership attivate a li-
vello europeo, costituisce un'importante
fonte di sperimentazione e innovazione del-
le pratiche di insegnamento tradizionali.
Giunto al suo sesto anno di attività, il porta-
le eTwinning conta oggi oltre 160.000 inse-
gnanti registrati, 90.000 scuole e circa
23.000 progetti di gemellaggio in tutta Eu-
ropa (l'Italia è uno dei paesi più attivi con
circa 11.500 docenti iscritti, 6.000 istituti
registrati e altrettanti progetti avviati).
Il gemellaggio può essere stabilito tra
almeno due insegnanti di scuole pub-
bliche o parificate, facenti parte di due o
più paesi tra quelli dell'Unione Europea, ol-
tre a Croazia (membro dal 2013), Turchia,
Islanda, Norvegia e Svizzera.
L'organizzazione di eTwinning si articola in
una rete di Unità Nazionali coordinate da
Bruxelles, dal consorzio europeo di Ministeri
dell'Istruzione European Schoolnet, su inca-
rico della Commissione Europea, con l'o-
biettivo di favorire un'apertura alla dimen-
sione comunitaria dell'istruzione per contri-
buire a creare e fortificare un sentimento di
cittadinanza europea condiviso nelle nuove
generazioni.
In Italia l'Unità Nazionale eTwinning
ha sede a Firenze presso l'ANSAS - ex
Indire, insieme all'Agenzia Nazionale per il
Programma di Apprendimento Permanente
il cui obiettivo è contribuire allo sviluppo
dell'Europa quale società avanzata basata
sulla conoscenza, riunendo al suo interno
tutte le iniziative di cooperazione europea
nell'ambito dell'istruzione e della formazio-
ne dal 2007 al 2013, periodo di durata
dell'azione.
Maggiori informazioni sui siti (a dx –vers
online).
Unità Nazionale eTwinning
Agenzia LLP - ANSAS (ex Indire)
Via Magliabechi, 1
50122 Firenze Italia
Tel +39 055 2380561
Fax +39 055 2380584
Mail: [email protected]
Web: http://etwinning.indire.it/
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La scuola e il web: una partita da giocare Il punto di vista di un genitore di Paci Lucia Giovanna - Orizzonte scuola
Può un docente - oggi - trascurare gli
aspetti tecnologici della vita quotidiana?
Quale può essere la conseguenza? è la do-
manda traccia per il tema del mese.
Pur dal mio osservatorio di genitore, la mia
risposta è per una volta categorica e sinte-
tica: no, affatto!
Oggi viviamo di tecnologia, in un mondo
reale sempre più mescolato al virtuale, che
parla una lingua nuova, veloce e in continua
evoluzione, in cui l'informazione, dunque il
sapere, si sono fatti circolari, perché on line
il fruitore può essere anche autore e il de-
stinatario di un docente, l'alunno, vive tutto
ciò con tanta naturalità da esserne inconsa-
pevole.
Mi viene normale, pertanto, girare la do-
manda: che tipo di docente vuole essere
dunque quello attuale se non ritiene
importante parlare la stessa lingua dei
suoi alunni, se non usa i suoi stessi stru-
menti di comunicazione e di circolazione
della conoscenza?
E' tanto che ragiono su questo e l'ho più
volte scritto. L'ultima, esattamente un anno
fa, ad aprile 2011, da queste pagine, con
un articolo intitolato SI PUO' EDUCARE AL
DIGITALE , che vorrei riproporre qui pres-
soché integralmente e senza aggiungere
molto altro, perché rispondeva già in pieno
al quesito del mese e perché, magia delle
coincidenze, si riferiva allora al Convegno
su "I Nativi digitali e la nuova sfida per ge-
nitori e docenti" organizzato dalla rivista,
per fare il punto sul progetto NETPUPILS, il
social network per studenti più giovani e
oggi capita a fagiolo con l'imminente lancio
di NET for KIDS, il nuovo social net-
work per bambini e ragazzi under 14,
studiato, elaborato, messo a punto dall'in-
telligenza, la lungimiranza, l'impegno, la
passione e la fede di Manuela Rosci e Mau-
rizio Scarabotti.
"La sensazione che provo quotidianamente,
costantemente stimolata dai miei figli, è
che viviamo dentro a una rivoluzione
che ha pochi altri eguali (magari l'invenzio-
ne della stampa, che ne so, o dell'elettrici-
tà), come fenomeno sociologico, di costu-
me, culturale, di massa, politico e quanti
altri aggettivi si voglia aggiungere, tanto
da far coniare il termine di era digitale:
qualcosa di non reversibile, di epocale, ap-
punto.
Noi, generazione di vecchi, possiamo anche
protestare, opporci, scalpitare, demonizza-
re, possiamo obiettare, teorizzando o prefi-
gurando chissà quali scenari di sciagure,
ma non riusciremo ad arrestare un processo
che ha cambiato, sta cambiando e cambierà
sempre più e per sempre, tanto i compor-
tamenti sociali quanto quelli cognitivi, in-
fluendo sull'evoluzione dello sviluppo cere-
brale, così come fece nella Preistoria la na-
scita del linguaggio verbale!
Oggi, un ragazzo che ha a disposizione un
mondo multimediale di suoni, immagini, co-
lori, sviluppa le cosiddette "abilità mul-
titasking", cioè la capacità di pensare e
fare molte cose insieme: oltre a stimola-
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Pag.42
re aree cerebrali differenti, rendendo l'ap-
prendimento più percettivo e sviluppando
abilità visivo-motorie eccezionali, organizza
la conoscenza in connessioni reticolari.
Questa rete, tra l'altro, non può per sua
stessa definizione essere fissa, statica, ma
è qualcosa di molto mobile, che rende di-
namici e circolari gli stessi rapporti che si
creano all'interno della conoscenza.
Ci si lamenta che i ragazzi oggi non leggono
più, ma non è vero. I miei figli forse leggo-
no meno i libri di carta, ma sperimentano
altre forme di lettura, appunto più "circola-
ri". Attraverso i social network e tutte le al-
tre opzioni che offre Internet, possono es-
sere non solo lettori, ma anche autori, nel
momento in cui commentano, scrivono no-
te, interagiscono col testo e nel momento in
cui condividono i loro scritti con una comu-
nità, aprendo un dialogo tra più parti che
non può non essere considerato come novi-
tà fondamentale, soprattutto da chi fa scuo-
la, oggi.
Come per ogni rivoluzione della Storia, i
fatti e le opinioni su di essi viaggiano più
velocemente delle coscienze e dei costumi,
che ne rappresentano l'attecchimento, l'in-
teriorizzazione, e sono il risultato di un'edu-
cazione lenta, quotidiana, capillare.
E come in ogni rivoluzione che scardina si-
stemi ed equilibri precedenti, ci si aggrappa
per difendere antiche certezze, in questa
rivoluzione digitale , maggiormente i docen-
ti rispetto ai genitori - che per statuto po-
trebbero essere meno preparati - vivono un
"gap generazionale in campo educativo",
come dice Manuela Rosci: non sono, cioè,
spesso pronti a raccoglierne la sfida.
In quante occasioni mi sono sentita dire:
"ma vuoi mettere il piacere fisico nel legge-
re un libro cartaceo, sfogliarlo e sentire l'o-
dore della carta??!!", come se questo po-
tesse essere messo eventualmente in di-
scussione o, comunque, determinante per
arrestare un fenomeno di tale portata.
Quanti insegnanti sono saliti in cattedra a
moralizzare sull'uso di Facebook, semplice-
mente vietando a un ragazzo di chiedere
loro l'amicizia, senza neanche una spiega-
zione razionale e senza nemmeno riflettere
sul legame speciale che questo contatto po-
trebbe produrre!
Una comunità digitale, infatti, "apre il dialo-
go tra chi impara e chi insegna e chi impara
diventa anche chi insegna", come dice Ago-
stino Quadrino (direttore della Garamond,
casa editrice digitale), aggiungendo che "si
fa educazione quando si dà la parola";
in questo modo, inoltre, si ha l'opportunità
di conoscere un ragazzo, in maniera del tut-
to diversa e inaccessibile da altri versanti,
dato, come sostiene la neuropsichiatra Ire-
ne Sarti, che "l'identità virtuale e quella
reale interagiscono nella formazione
della personalità e non sono in opposi-
zione".
"Gli studenti di oggi non sono più quelli per
cui la scuola è stata progettata e questo
cambia il modo di fare scuola", dice ancora
la Sarti, che apre alla "classe reale" e alla
"classe virtuale", puntando sulla "persona-
lizzazione in campo formativo, fondata sui
diversi stili di apprendimento"", scrivevo.
Mio figlio diciannovenne, che fa la Maturità
quest'anno, afferma che nei suoi 5 anni di
Superiori, uno dei professori che ha inciso
più su di lui, più moderno, credibile, moti-
vato, è stato un prof. di chimica- che ha
avuto solo il primo anno, perché poi è an-
dato in pensione- che aveva capito, che per
avere un rapporto di successo con i
suoi ragazzi, doveva parlare la loro lin-
gua, e, dal momento che Facebook e i so-
cial network non erano ancora una realtà
consolidata, lui, signore distinto e apparen-
temente tutto d'un pezzo, continuava il
contatto con loro, fuori dall'aula, attraverso
le mail, che dovevano servire ai ragazzi per
farsi dare spiegazioni aggiuntive, o per qua-
lunque altra esigenza, compresa quella di
allegarsi file per compiti, lavori, approfon-
dimenti. I dischetti del prof. Conti erano un
tesoro irrinunciabile e io non ho mai visto
una simile fila di genitori e di ragazzi stessi
ai colloqui di nessun altro professore!
Oggi, dopo soli 4 anni, i social network sono
una realtà e un insegnante non può per-
dere l'occasione di esserci, con i suoi
studenti, in mezzo a loro, sul loro terreno e
non per ficcanasare- sebbene non sia male
da entrambe le parti avere una visuale di-
versa di chi si ha di fronte- ma proprio per
avere un formidabile strumento di con-
tatto (quello sono facebook e compagni, un
mezzo!)e di intervento , in cui esprimere
la propria intelligenza e la propria sensibilità
di mediatori e formatori.
Del resto, questo ruolo e questa modalità di
rapporto spetterebbe anche ai genitori, che,
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invece, nei sono spesso i grandi assenti nei
social network, sia perché proprio assenti,
sia perché seppur presenti, hanno atteg-
giamenti che vanno dall'imbarazzo al disin-
teresse alla fiera volontà di lasciare al figlio
assoluta libertà di muoversi in un universo
a loro stessi abbastanza sconosciuto, per-
dendo di vista la possibilità di essere guida.
Ben venga allora NET FOR KIDS, che apre
ai genitori, in un contesto che, pur allar-
gando agli ampi orizzonti di una rete, circo-
scrive agli studenti under 14 la partecipa-
zione, proprio per farne un progetto for-
mativo, educativo, ma di questo non sono
io la persona più indicata a parlare, lo fa-
ranno di certo i formidabili ideatori e realiz-
zatori, gente di scuola, che di scuola vi-
ve e nella scuola crede e che non vuole
altro che una certa scuola sia possibile!
Lucia Giovanna Paci,
genitore, IV Municipio – Roma
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Ministro Profumo: la legge sia la Sua Road Map Buon lavoro! di Maranzana Enrico - Orizzonte scuola
Il ministro Profumo ha detto: "Se uno dei
miei nonni si svegliasse, capirebbe poco
degli strumenti con cui funziona la società
italiana .. poi se tornasse a scuola... beh, lì
gli si presenterebbe un panorama sostan-
zialmente uguale .. con gli stessi banchi di
formica verde".
"I nostri ragazzi sono nativi digitali e a
scuola si impara solo il 20%".
"Una scuola che ha bisogno di strumenti di-
versi".
"I libri si spostino sui tablet".
La sostanziale immutabilità del servizio è
stata riconosciuta mentre la direzione della
futura azione del governo non appare con-
vincente in quanto deriva da una visione di
superficie e dalla mancata percezione
dell'origine del male che ammorba l'istitu-
zione scuola.
In questa nota si tratteggeranno alcuni in-
terventi di natura culturale, giuridica, si-
stemica, organizzativa, utili al riallineamen-
to della scuola al mondo contemporaneo.
*****
Il ministro ha ricordato la sua vita profes-
sionale e ha ripercorso le più significative
esperienze da lui vissute a diversi livelli di
responsabilità.
Queste gli hanno consentito di acquisire
una visione ben strutturata e completa delle
problematiche del settore su cui eserciterà
la sua funzione ministeriale.
Si tratta di un'asserzione la cui validità è
limitata ai contesti statici ove le scelte sono
assunte facendo tesoro della conoscenza
del passato. Se invece tutto cambia vortico-
samente e "bisogna correre con tutte le
proprie forze solo per rimanere fermi" la
conoscenza pregressa può essere zavorra e
d'ostacolo al cambiamento.
La legge è la stella polare
Da oltre quarant'anni la legislazione scola-
stica ha concepito la scuola come sistema,
ridisegnandola: gli operatori scolastici han-
no fatto spallucce e hanno continuato a vi-
vere nel passato. Così è avvenuto per i de-
creti delegati del 1974, strutturati in con-
formità ai dettami delle scienze dell'orga-
nizzazione: essi sono stati snaturati e bana-
lizzati. Fatto ancora più sconcertante è l'as-
soluta indifferenza rispetto al loro fallimen-
to: nessuna indagine è stata svolta per in-
dividuare e rimuoverne le cause. L'insuc-
cesso, invece, è stato più volte utilizzato a
sostegno delle argomentazioni sull'inutilità
di ogni ammodernamento e razionalizzazio-
ne del servizio.
Scegliere collaboratori validi
Alla domanda "ci sarà continuità con l'azio-
ne del precedente governo" il ministro ha
risposto che è bene valorizzarla: alcune cor-
rezioni saranno necessarie ma non avver-
ranno rivoluzioni per non perpetuare la
transitorietà.
Principio condivisibile ma, quando si tratta
di provvedimenti irrazionali o illegittimi,
inapplicabile: le decisioni sbagliate sono da
cestinare.
Si prendano a esempio le indicazioni nazio-
nali del maggio 2010 relative alla riforma
delle superiori e le si confrontino con le di-
sposizioni loro sovraordinate: si accerterà la
conflittualità tra norme.
La mancanza d'attenzione alla volontà del
legislatore e la conseguente assenza d'o-
rientamento hanno generato il contrasto
normativo. L'origine dell'anomalia è sinte-
tizzata in figura che presenta due punti di
vista: il primo desunto dalle raccomanda-
zioni del Parlamento Europeo, fondamento
dei regolamenti di riordino (marzo 2010); la
seconda deriva dalla rielaborazione del T.U.
297/94 e della finalità del sistema educati-
Orizzonte scuola
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vo, di istruzione e formazione (legge
53/2003).
Si osservi come le due definizioni, oltre a
collocarsi in posizioni diverse sull'asse del
processo formativo-educativo-
ell'istruzione, nascano dall'assunzione di
punti di vista differenti. Il momento della
progettazione si caratterizza per la sua ge-
neralità e astrattezza mentre quello del
controllo è attento alla specifica situazione
dei singoli studenti. In questo secondo caso
la professionalità docente è fuori scena: l'i-
bernazione delle attività scolastiche ne è la
diretta conseguenza e l'unitarietà del servi-
zio, la sua finalizzazione e il feed-back (1)
sono pratiche rimosse.
Si propone un altro spunto. L'incisività e la
professionalità di molti operatori scolastici
di alto livello è commisurabile al numero
degli errori che hanno viziato la batteria di
test diramati dal ministero per la prima fase
del concorso per dirigenti scolastici. La
comprensione di quanto accaduto è facilita-
ta dalle indicazioni fornite da un membro
del Consiglio Nazionale della Pubblica Istru-
zione agli operatori dei bienni dei tecnici e
dei professionali. Ecco la definizione di due
concetti basilari:
• "Capacità da capio, prendere, compren-
dere in forma potenziale un ampio volume
di conoscenza, atto del saper tradurre in
fatto un costrutto teorico";
• "Competenze: capacità di servirsi di co-
noscenze strumentali pre-strutturate in si-
tuazioni pratiche di lavoro".
Si tratta di due enunciati da cui traspare
un'idea di scuola fondata sui saperi, tra-
smessi ex-catedra, modalità operativa non
idonea al conseguimento della finalità isti-
tuzionale.
Valorizzare la cultura informatica
Tablet, lim, wikipedia, smartphone... sono
strumenti utili ma poco incisivi per favorire
il cambiamento indotto dalla rivoluzione in-
formatica. L'effetto più evidente riguarda la
dilatazione del concetto di disciplina, non
più identificata come la mera sistematizza-
zione delle conoscenze ma come corpo in
movimento. La spirale problemi .. metodi ..
argomenti .. problemi .. metodi .. esprime
la sua dinamica.
Ne consegue che la trasmissione di una fe-
dele e corretta immagine delle discipline
implica un profondo e sostanziale cambia-
mento della didattica: la percezione e la so-
luzione di problemi, la modellazione, l'algo-
ritmizzazione e la formalizzazione sono ca-
pacità che costituiscono l'autostrada della
progettazione educativa.
Signor ministro: buon lavoro!
La questione di fondo ha natura culturale e
riguarda la professionalità dei docenti. L'at-
tività che si svolge nelle aule scolastiche
deve essere correttamente incastonata in
una struttura razionalmente concepita e di-
ventare la fase operativa di un processo che
ha affrontato e sciolto nodi di natura stra-
tegica e tattica.
E' necessario ridare dignità alla funzione
docente, riconoscerne la valenza, specifi-
carne il carattere, differenziarla dall'inse-
gnamento universitario la cui mission ha
pochi punti di contatto con quella della
scuola superiore. In questa, infatti, la cono-
scenza è strumento e occasione per lo svi-
luppo e il consolidamento delle qualità degli
studenti(2).
Enrico Maranzana
(1) CFR Decreto Legislativo 16 aprile 1994, n. 297 - art. 4 - Il collegio dei docenti " valuta periodicamente l'andamento complessivo dell'azione didattica per veri-ficarne l'efficacia in rapporto agli orientamenti e agli obiettivi programmati, proponendo, ove necessario, opportune misure per il miglioramento dell'attività sco-lastica" (2) Art. 2 legge 53/2003 art. 2 comma a)
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Perché abbiamo deciso di partire L'agenda strategica per la promozione dei diritti online dei
minori di La redazione - Dalla redazione
Per i giovani, Internet e le tecnologie digita-
li rappresentano uno spazio utile per l'ap-
prendimento,per sperimentare la propria
creatività, esplorare differenti aspetti della
propria personalità, esercitare nuove forme
di partecipazione e di libertà di espressione.
Allo stesso tempo, siamo di fronte ad una
realtà complessa e apparentemente priva di
regole, nella quale possono trovare spazio
anche situazioni e comportamenti a rischio.
Il Comitato Consultivo è costituito da circa
50 organizzazioni, tra istituzioni, società
scientifiche,media, industrie ICT (Informa-
tion and Communication Technologies) e di
telefonia mobile, associazioni e università,
attive nella tutela di bambini e adolescenti
online, e che condividono i principi sanciti
dalla Convenzione ONU sui Diritti dell'Infan-
zia e dell'Adolescenza.
Tale condivisione si riflette in modo operati-
vo in tutti gli ambiti di lavoro del Comitato.
Il Comitato Consultivo si inserisce nelle at-
tività del Centro Giovani Online, espres-
sione nazionale del Programma Safer In-
ternet della Commissione Europea,
coordinato da Save the Children Italia e
Adiconsum.
Leggi "L'agenda strategica per la promozio-
ne dei diritti online dei minori"
C'era una volta quando i sassi erano
pane Leggere leggeri
Letture animate di fiabe e racconti dal
mondo accompagnate da musica dal vivo
Teatro Due Roma teatro stabile d'essai
Vicolo dei Due Macelli, 37 Roma
Per bambini da 5 a 12 anni
Appuntamento dalle ore 10 alle 12
Ingresso gratuito
Vedi il programma Leggere Leggeri
20 scuole selezioneranno prototipi per
la didattica digitale
Lanciato progetto del Ministero dell'I-
struzione
(DIRE) Roma, 27 mar. - Scuola sempre piu'
digitale: prosegue il Piano del ministero
dell'Istruzione per la diffusione della didatti-
ca elettronica nelle scuole italiane. Il nuovo
step prevede il lancio di venti richieste d'of-
ferta formativa (prodotti per la didattica, in
sintesi) rivolte agli editori e produttori di
software didattico-pedagogico ...
Per continuare a leggere clicca qui
Esiti del monitoraggio sulle Indicazioni
(art. 1, c.4 DPR 89/2009)
Direzione Generale per gli Ordinamenti
Scolastici e per l'Autonomia Scolastica-
MIUR
... Finalità del monitoraggio e degli esiti che
ne sono derivati era quella di contribuire a
rilevare lo stato di attuazione delle Indica-
zioni nazionali e per il Curricolo, al fine di
concorrere all'obiettivo finale della loro
eventuale revisione ... Si è cercato di cono-
scere, in particolare, il modo con cui la
scuola ha percepito e attuato il cambiamen-
to complessivo intervenuto nel recente pe-
riodo, utilizzando gli strumenti offerti
dall'autonomia scolastica e interpretando le
modifiche legislative delle recenti riforme,
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mediante opportuni adattamenti al proprio
contesto di riferimento. Il questionario ha,
pertanto, privilegiato l'individuazione di in-
dicatori e descrittori relativi agli elementi
fondativi della riforma.
leggi il report "Esiti del monitoraggio sulle
Indicazioni - Formulario A
La redazione
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