La Voce (dicembre 2011)

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la voce giornale studentesco del liceo scientifico einstein NUMERO 1 · ANNO IX · DICEMBRE 2011 lse.te.it

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La Vice, giornalino scolastico del Liceo Scientifico "Albert Einstein" - Teramo, num. 1 Anno IX, a.s. 2011-2012

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la voce

giornale studentesco del liceo scientifico einstein

NUMERO 1 · ANNO IX · DICEMBRE 2011 lse.te.it

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NUMERO 1 · ANNO IX · DICEMBRE 2011

SOMMARIO

Editoriali3 Una stanza piena di gente · marz

La scelta universitaria4 Bussando alle porte dell’università · jacopo

5 “EX” Files · b.f.c.

Uno sguardo sul mondo6 7 Miliardi · flavia cantoro

6 La quiete dopo la. . . primavera? · ceccho b.s.

7 Tutti insieme appassionatamente. . . · erni

8 L’Europa ce lo chiede · marco

8 Pasta e pizza, politica e mafia · cassarà

Oltre noi stessi9 Conoscete la felicità? · abau

10 Passi di danza · gloria plebani

10 Anno 2011: verso la fine del mondo? · antonio

11 Il secondo sesso · kyra

Forza Albert12 Il neutrino piú veloce del West · debora

13 John Nash · fiore

Intervista doppia15 Di Bonaventura vs. Di Curzio · shid & antonio

I colori della letteratura15 Racconto · daph

16 Racconto in un atto unico · dtt. johann faustus

17 Le ombre del passato · mrs hyde

Io c’ero!18 I’m With You - Red Hot Chili Peppers · stefano

Recensioni e spettacoli20 Spegni la musica, e seguimi · fava

21 Beyond the real: stravaganze d’artista · shid

21 Why John, Why? · moody

Parsley, Sage, Rosemary and Thyme22 Pepatelli e Caggionetti · benedetta & giulia

TEXnologia24 Vent’anni di www · cristian

Curiosità26 Gli “HeroRats” · serena

Enigmistica28 Parole crociate e altri giochi

REDAZIONE

CoordinatoreProf. Nando (Igor ["aIgO:*]) Cozzi

CaporedattoreFabiana (Fava) Di Mattia

CopertinaGaia Babbicola

Codifica LATEXIgor ["aIgO:*]

Vignettisti e disegnatoriPamela Primula, Ludovica Palucci, Francesca Chionchio,Dario Marconi

Enigmistica e giochiFrancesca Di Marco, Giuseppe Fichera, Caterina Trimarelli,Patrick Serafini

FotografiGloria Plebani, Serena Cipolletti, Laura (Leire) Di Antonio

RedattoriAlessandra (Marjane) Pierantoni, Alice (Moody) Francioni,Amedeo Gramenzi, Annika (Mrs Hyde) Oliverio, Antonella(Elliot) Troiani, Antonio (Mr Everything) Sposetti, BarbaraFrancesca (B.F.C.) Cicconetti, Benedetta Ettorre, Cecilia Lupi-netti, Cristian Di Pietrantonio, Daniel (Abau) Di Febo, Danila(Fiore) Migliozzi, Dario Marconi, Diana (Daph) Petrescu, Er-nesto (Erni) Consorti, Fabiana (Fava) Di Mattia, Federica(Fede) Goderecci, Flavia (Bas^^) Cantoro, Francesca Chion-chio, Gianluca Di Egidio, Giorgia Piccioni, Giulia De Febis,Guerino Toppi, Jacopo Ambrosini, Ludovica Palucci MarcoMatani, Massimo (Ceccho B.S.) Cecchini, Matteo Della Noce,Mattia (Dtt. Johann Faustus) Brizzi, Sara Santarelli, SerenaCipolletti, Sharon Rubini, Simone (Hank Moody) Stranieri,Stefania (Kyra) Standoli, Stefano Mazzagatti

ColophonRealizzato all’interno del Liceo Scientifico “Albert Einstein”, ViaLuigi Sturzo 5, 64100 Teramo. Composto in LATEX con le famigliedi font Palatino di Hermann Zapf e Iwona di Małgorzata Budyta.Questa rivista è disponibile on-line nel sito web del liceo.

Sito web del liceolse.te.it

CC© 2011− 2012 Liceo Scientifico “Albert Einstein” · Teramohttp://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it/legalcode

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Editoriali Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

Editoriali

la nona

di FABIANA DI MATTIA

eccoci giunti al nono complean-no de la voce. D’altronde, chi l’a-vrebbe mai detto? Contro ogni prono-stico siamo ancora qui, più attivi chemai.

Purtroppo, durante lo scorso an-no scolastico sono insorte delle pro-blematiche piuttosto gravi che hannoportato a non poter stampare le copiedel nostro amato giornalino. Tuttala redazione aveva ormai perso ognisperanza ma, grazie al lavoro del-l’infaticabile ex-caporedattore, MarcoDi Marcantonio, e del prezioso aiu-to del coordinatore del progetto, ilprof. Nando Cozzi, le tre copie arre-trate de La Voce sono state stampate edistribuite a tutti gli studenti in tem-po per l’ultima settimana di scuola.Nonostante credevamo di esserci but-tati dietro le spalle queste complica-zioni, ce le siamo di nuove viste sorge-re davanti anche quest’anno. Tuttavia,grazie all’aiuto di redattori, fotografie disegnatori sempre più volenterosi etalentuosi, sono sicura che riusciremoad aggirare gli ostacoli che, per il mo-mento, incombono ancora minacciosisu la voce.

Dopo questi doverosi ringrazia-menti, vi auguro buona lettura e, atutta la redazione, buon lavoro!

democrazia al

peperoncino

di NANDO COZZI

nel porgervi il consueto saluto

natalizio non posso non accennare aidrammatici e perfino catastrofici sce-nari che sembrano profilarsi intornoa noi.

Dopo il downgrade umiliante daparte delle agenzie di rating finanzia-rie di vari paesi europei (cosiddettipiigs, tra i quali anche l’Italia, ahimè)mi chiedo se non debbano esistereanche delle agenzie per valutare ledemocrazie.

Nel momento in cui, anche gra-zie ai nuovi mezzi di comunicazione(e saremo sempre grati per gli smart-phone, per twitter e per YouTube), neipaesi con regimi dispotici, cresce l’i-dea che l’oppressione sia ormai uni-versalmente inammissibile e istanzeper società piú democratiche lenta-mente emergono, nelle autocompia-ciute e smemorate democrazie occi-dentali queste stesse idee sembranoaffievolirsi.

È per questo che voglio dedica-re questo numero del nostro gloriosogiornalino scolastico al Ten. John Pike,l’agente che si è meritato una notici-na nel libro della Storia Universalefacendosi immortalare mentre corag-giosamente irrorava di spray al pepe-

roncino giovani e meno giovani nelcorso di una manifestazione di prote-sta pacifica presso l’Università dellaCalifornia.

Si può dissentire, talvolta si deveanche litigare (e c’è metodo perfinonel litigio), ma non dobbiamo maitemere un’opposizione scomoda o ac-contentarci di una democrazia “pa-cificata” e arrendevole. Non abbia-mo davvero piú pazienza per chi cipromette immutabili certezze o futuriradiosi e progressivi in risposta allerichieste, magari assurde, dei giovani;viviamo infatti solo un presente fu-gace. Buon Natale, quindi, a voi tut-ti e soprattutto ai tanti Scrooge se sa-pranno prestare l’orecchio al propriofantasma.

il vaso di pandora

di GIOVANNA SPINOZZI

marco esposito, alunno della

classe 1G, ha scritto il suo primo ro-manzo dal titolo Il vaso di Pandora.Ha partecipato al premio letterario “IHave a Dream – sogni nel cassetto” or-ganizzato dall’associazione culturaleteramana Kiwi e si è classificato primonella sezione narrativa-romanzi.

Nel prossimo numero de la vo-ce verrà pubblicato l’incipit delromanzo.

Una stanza piena di gente

di Marz

Un saluto a tutti, amici. Di recen-te mi è stato chiesto di scrivere un

articolo sul giornale del liceo, cosí hodeciso di utilizzare questo spazio perraccontarvi una storia.

Una storia poco conosciuta cheparla di un ragazzo e delle personeche vivevano con lui, o meglio dentrodi lui. Una storia che, ancora oggi, la-scia a bocca aperta chi l’ascolta. Già,perché neanche gli agenti di polizia diColumbus (Ohio) quando arrestaronoBilly Milligan avevano idea di avere

di fronte il caso mediatico che di lí apoco avrebbe sconvolto l’America.

Il 27 Ottobre 1977 il giovane Billyviene arrestato per aver rapito, violen-tato e rapinato tre studentesse univer-sitarie; ma durante la perizia psichia-trica, richiesta dai difensori, emergeuna verità sconcertante: Billy Milli-gan soffre di un grave disturbo dis-sociativo d’identità. Nella sua menteconvivono ben 10 personalità distinte.

La dottoressa Wilbur, la psichia-tra che si occupa del caso, riesce adentrare in contatto con ciascuno deisoggetti della mente di Milligan e a

parlare con loro.Conosce Arthur, 22 anni, londine-

se, il quale legge e scrive perfettamen-te l’arabo e possiede conoscenze dimedicina e biologia. Poi Ragen, 23 an-ni, jugoslavo, che parla correntemen-te serbo-croato, con una forza fuoridal comune. Anche Tommy, 16 an-ni, mago dell’elettronica e genio dellafuga. Christine, 3 anni, sa scriveree disegnare. David che prendeva ilcontrollo del corpo di Billy solo neimomenti di sofferenza. E come loroanche gli altri: Danny, Allen, Adala-na, Christopher. La psichiatra scopre

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la voce Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

che due di queste (Arthur e Ragen)sono le personalità dominanti, le qua-li stabiliscono le regole, controllano lasituazione e decidono chi può o nonpuò interagire col mondo.

Cosí, per la prima volta nella sto-ria giudiziaria americana, il tribunaleemette una sentenza di non colpevo-lezza (per reati gravi) per infermitàmentale. Tuttavia Billy rimane un re-bus irrisolto fino a quando, duranteil ricovero in un istituto specializza-to, a poco a poco non affiorano altre14 identità autonome. Tredici di que-

ste sono gli “Indesiderabili”, ovvero isoggetti che Arthur ha escluso dallacoscienza per non aver rispettato leregole imposte. L’ultima, la ventiquat-tresima, è quella che tutti chiamano“Il Maestro”. Il Maestro, 26 anni. Èla fusione di tutte le personalità, pos-siede i talenti e i ricordi ognuna diesse. È un autodidatta dai moltepliciinteressi: tutte le conoscenze vanta-te dalle varie personalità provengo-no dai suoi studi condotti in manieraautonoma. È il vero Billy Milligan.

Secondo la descrizione delle varie

identità esse si trovano in una stan-za buia al centro della quale vi è unfascio di luce. «Chiunque faccia unpasso dentro la luce prende il control-lo della coscienza ed esce fuori, nelmondo reale. Questa è la personache gli altri – quelli fuori – vedonoe sentono e a cui reagiscono. Chi re-sta dentro può continuare a fare lesolite cose, studiare, dormire, parlareo giocare. Ma chi è fuori, chiunquesia, deve fare molta attenzione a nonrivelare l’esistenza degli altri. È unsegreto di famiglia»

La scelta universitariaBussando alle porte dell’università

di Jacopo

“Nella maggior parte dei casi,avete scelto di accettare la deci-

sione di qualcun altro. Questo è verosoprattutto nelle questioni importanti.In effetti quanto piú la questione è im-portante, tanto meno è probabile chediate retta alla vostra stessa esperien-za, e tanto piú sembrate pronti a farevostre le idee di qualcun altro.” Cosidice lo scrittore statunitense DonaldWalsch ed è ciò che accade spesso airagazzi quando, passata la maturità,si apprestano a scegliere l’università.E nelle loro menti non si chiedono co-me scegliere il corso di laurea giustoo l’ateneo migliore in cui studiare; siva dove c’è piú “movida” , dove pernon sentirsi degli sfigati rimanendoin piccole città si presta attenzione aciò che dicono gli amici, i genitori espesso anche i professori che incita-no ad andare il piú lontano possibili,perché secondo loro è meglio andarea studiare nelle grandi città, solo líuno può fare nuove esperienze no?E questa superficialità spesso vieneproprio dal liceo dove nessuno si pre-occupa di orientare gli studenti e sealcuni hanno idee chiare altri no eproprio di questi altri ci si dovrebbepreoccupare.

E di questa maggiore sinergia chedovrebbe esserci tra Scuola Superioree Università ne ho parlato col Profes-sore Piero Sandulli, Docente di Proce-dura Civile alla Facoltà di Giurispru-

denza di Teramo, autore di numerosepubblicazioni ed ex Presidente del-la corte federale durante la vicenda“calciopoli “.

Professore quale preparazione ri-leva negli studenti che provengonodalla scuola secondaria? Criticità epunti di forza si compensano ? Leicrede che lo sviluppo della tecnolo-gia abbia accentuato quel decadimen-to culturale che in tanti professanoesserci in Italia?

Premessa: ritengo che in tutti i Li-cei e gli Istituti debba essere reintro-dotto lo studio dell’educazione civica;ogni ragazzo deve conoscere le for-me di governo di una cittadinanza, lacostituzione, il rispetto, stipulare unpatto con le istituzioni. Già questosarebbe un grandissimo passo avantiper la nostra società. Tornando allapreparazione dei ragazzi devo direche è abbastanza scadente in quantonon si ha piú il gusto, la passione perla scoperta, per il leggere. Oggigiornoviene prima internet che il leggere unlibro, il giornale, una rivista storica opolitica che sia. Ma solo quest’ultimiinsegnano a saper scrivere, ad ave-re un bagaglio lessicale tale da poterreplicare a tutti. E non sempre ap-prendere mille informazioni con unclick significa essere piú informato.

Quindi lei sta criticando l’oggi e ilfuturo della nostra società.

In parte. Ma se la scuola vienevista come un dovere e non come un

piacere non è tutta colpa della pla-tea scolastica; la cultura, di qualsiasidisciplina parliamo, può essere an-che un divertimento, basta saperlainsegnarla.

La riforma della scuola strutturatada Berlinguer prevedeva uno scam-bio tra le due istituzioni scolastiche (Scuola superiore e Università ) , os-sia insegnanti che tenevano lezioniall’Università e viceversa. A Teramoè stata attuata?

Purtroppo in misura ridottissima.Ecco perchè si può e si deve fare dipiú. Le porgo una domanda: ma neiragazzi c’è la voglia di orientarsi e co-noscere la realtà dell’università primaancora che venga terminata la scuo-la? No e la superficialità fa da padro-na. Come Facoltà di GiurisprudenzaTeramo offre periodi di studio in 20

Paesi diversi (Erasmus), moltissimicorsi di specializzazione e master. Espesso l’ignoranza o meglio la scarsadocumentazione porta i ragazzi e chiconsiglia loro a ritenere l’Ateneo diTeramo e,nel caso specifico, la Facoltàdi Giurisprudenza inferiore a quelladella grandi città. Dato che vi pia-ce tanto andare su internet con pochiclick si può scoprire che non è cosíe le classifiche Censis di certo non lefaccio io.

Inoltre la politica recententemen-te, evidenziando sempre piú i suoilimiti, si è vista costretta ad accoglie-re Tecnici alla guida del Governo e tra

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La scelta universitaria Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

questi spicca la figura del PROFESSO-RE MARTANO, docente presso que-sta Facoltà, ed attualmente vice mi-nistro del Lavoro; e non dimentichia-mo il Professore Ornaghi, anch’essoin tempi non tanto remoti è stato unmembro del nostro Ateneo.

Ma è ovvio che i professori licea-li dovrebbero svolgere un interventopiú pregnante sui giovani per aiutarlinell’orientamento.

E per quanto riguarda l’orienta-mento in uscita? L’Università è in gra-do di preparare i giovani al mondodel lavoro?

Purtroppo poco, come con le isti-tuzioni secondarie anche col mondodel lavoro non c’è abbastanza siner-gia e l’Università deve aprirsi di piú;

spesso ci si lamenta che non si trovalavoro, ma forse se si facesse capirea questi ragazzi che non si ha biso-gno tanto di avvocati, che abbondanofin troppo, ma di magistrati, cancel-lieri, giuristi di impresa, il problemapotrebbe parzialmente essere risolto.

Inoltre L’Ateneo ha un Ufficio diOrientamento e Formazione dedicatoproprio a mettere in contatto i gio-vani laureati con il mondo del la-voro ( Aziende, Enti pubblici, Ban-che. . . ). poponendo stage che spes-so si trasformano in veri contratti dilavoro.

Una figura che pochi studentidella mia età conoscono è quelladel Tutor. Lei crede che nell’Ate-neo teramano Il Turo risponda ap-

pieno al suo compito di “facilita-tore“ oppure sia una mera figuraburocratica-amministrativa?

Ritengo che una Facoltà di mediedimensioni come quella di Teramoconsenta al Tutor di realizzare appie-no il proprio ruolo, vivendo un rap-porto piú diretto con gli studenti, aiu-tandoli nella programmazione dellostudio ed appunto nell’orientamentoin uscita.

Grazie Professore per la sua di-sponibilità; sono certo che dalle sueparole sia io che i miei coetanei trarre-mo spunti per cercare di affrontare idubbi e le incertezze che sono propriedella nostra generazione.

“EX” Files

Gli ex alunni ci aiutano a orientarci per il post-diploma

di B.F.C.

Potremmo definire questo articoloun’“analisi sociale”, troppo asetti-

co? Si tratta di una serie di domandeproposte ad ex alunni del nostro liceo,attraverso le quali abbiamo la possibi-lità di condividere ricordi di ragazziche, come noi, hanno trascorso mo-menti indimenticabili tra queste mu-ra. Ringrazio tutti coloro che hannocollaborato!

descrivi con una parola gli anni

trascorsi al liceo. (1) Fantastici!(Andrea Bonomo) (2) Indimenticabili!(Alessandro Tertulliani) (3) Spettaco-lo! (Gianluca Di Giacinto) (4) Latino.(Lorenzo Addazi)

cosa ti manca di piú di quegli an-ni? (1) La mia classe, era la mia fami-glia. (Alessandra Catalogna) (2) Tantecose. . . Il fatto è che una volta fuoricominci a dimenticare o a sminuiregli aspetti negativi del liceo e resta-no solo i ricordi migliori. (Marco DiMarcantonio)

e il giorno dopo del tuo esame ora-le? (1) Partita per un trekking acavallo di tre giorni. (Anna Cozzi)Mi sono ubriacato sotto il bar di ca-sa mia e ho pianto come un cretinopensando al futuro. (MassimiliamoMucciarelli) La voglia di urlare e di

sfogarmi era tanta, ma probabilmen-te avrò passato la giornata in letargo.(Ugo Di Carlo)

il ricordo piú bello del liceo?(1) Senza dubbio l’interrogazione difilosofia dove io muovevo le labbra eun mio compagno dietro ripeteva. Vo-to 6! (Alessandro Tertulliani) (2) For-se il momento piú bello è proprio ilricordo che ne ho ora. (Dario Vale-rii) (3) Il compito di matematica al-l’esame di stato. (Davide Di Curzio)(4) Pinooooooooo! (Stefano Cipriani)

la scena piú divertente che ricor-di? (1) A. si infila in un cappot-to appeso alla parete e rimane lí pertutta la lezione, senza che la prof sene accorga. (Alessandra Catalogna)(2) M.G. Si presenta in classe, davan-ti alla professoressa, in accappatoio.(Daniele Trubiani) (3) Un giorno lamia prof di filosofia, Giacomina, micacciò dall’aula urlando, con lo sguar-do esterrefatto. Era convinta, non soin base a quale atteggiamento, che fos-si completamente ubriaco. Sono statoun’ora fuori con un compagno chedoveva “aiutarmi a smaltire”, mi ave-va dato perfino 2 euro per prendermiun paio di caffè. (Lorenzo Addazi)(4) Beh, diciamo che entrare in clas-se ubriachi l’ultimo giorno di scuolaè stato abbastanza divertente! (Mar-

co Di Marcantonio) (5) L’alunno G.,in preda al delirio, comincia a strap-pare il libro e a mangiarlo, la profrichiama tutta la classe che sta riden-do e non nota l’alunno in questione.(Francesco Lattanzi)

cosa hai fatto la notte prima de-gli esami? (1) Giocato alla playfino alle due di notte con mio fra-tello, ho sempre vinto! (DanieleTrubiani) (2) Abbiamo visto il film“Notte prima degli esami” e poi gi-ro in macchina cantando “Non saràun’avventura”. (Giulio Piotti)

anche tu hai lasciato la tua firma

sui muri della scuola?(1) Durante i primi anni, qualche

cagata l’ho scritta ma non ricordo,mentre le frasette patetiche del tipo“anch’io ho finito!” ve le ho risparmia-te. (Edoardo Di Pietro) (2) Ho scritto“In questa scuola ho lasciato piú diuna scritta sul muro”. (Giacomo DiFrancesco) (3) “ed un sorriso avrò pertutti voi” (Ingrid Filippini) (4) “L’Egit-to è stato qui” e “Agnello di Dio tuttomio!” (Marco Di Egidio) (5) Ahahah!questa me l’avete scritta apposta, mirifiuto di rispondere! Non riveleròla mia identità! (Marco Di Marcan-tonio) (6) Non mi chiamo Marco DiMarcantonio alias “Marz”. (SabrinaVallarola) (7) Non ho fatto scritte ma

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ho lasciato una dichiarazione d’amo-re alla bidella, dentro il cassetto dellacattedra del corridoio. Vale lo stesso?(Stefano D’Onofrio)

quale consiglio ti senti di dare

a coloro che stanno ancora fre-

quentando il liceo? (1) Non fossi-lizzatevi sui voti come fanno la mag-gior parte dei liceali, fuori da quel-le quattro mura a nessuno importamolto con quanto siete usciti, ma co-me ragionate! Don’t worry be happy!(Claudio Patta) (2) Studiate poco che

fa male! (Daniele Trubiani) (3) Per imaturandi: all’esame si copia, tran-quilli. Per tutti gli altri: tenete duro!(Federico Eugeni) (4) Uscite di lí pri-ma possibile! (Giacomo Di Francesco)

Uno sguardo sul mondo7 Miliardi

di Flavia Cantoro

Inizialmente sulla Terra gli abitantierano, per chi ci crede, 2. Poi nel

1500 sono diventati 500 mila, nel 1800

sono arrivati a un miliardo, e il 31 ot-tobre 2011 (data simbolica, in realtà)la popolazione della Terra ha raggiun-to i 7 miliardi, con una nascita mediadi circa 5 bambini al secondo, e, con-tando anche i morti, un aumento dicirca 200 mila persone all’anno.

Questa improvvisa crescita demo-grafica è dovuta al miglioramento del-le condizioni di vita, giacché l’igiene ela sanità sono progredite: per questomotivo nel 1960 l’aspettativa di vitaera di 53 anni, mentre ora è di 69. No-nostante la popolazione sia sempre inaumento, per ogni madre il numerodei figli è diminuito, tant’è che nel

1950 in ogni famiglia c’erano quattrofigli, mentre adesso c’è una media didue figli e mezzo. Secondo calcolistatistici, ciò in futuro porterà gli abi-tanti della Terra a diminuire: nel 2040

la popolazione sarà di 9 miliardi, enel 2100 scenderà a meno di sette.

Il boom demografico a cui stia-mo assistendo, nonostante porti a unamaggiore domanda di beni materia-li e quindi a una crescita economica,ha anche conseguenze negative. Unadi queste è l’incremento dell’inquina-mento sulla Terra. Ciò avviene poi-ché occorre una maggiore produzioneenergetica e di conseguenza a una piúgrande emissione di gas.

Per cercare di ridurre la produzio-ne di questi gas, come la CO2, nel2005 è entrato in vigore il “Protocollodi Kyoto”: ogni Stato aderente a ta-

le accordo doveva cercare di ridurredi cinque punti percentuali l’emissio-ne di gas tossici. Gli USA, la Cina el’India, che ne erano (e sono) i mag-giori “produttori”, si sono estraniatidal protocollo. La Cina in questi ul-timi anni ha addirittura aumentatol’immissione di gas nocivi nell’atmo-sfera, a differenza degli usa e del-l’India, la cui “produzione” è rimastapressappoco invariata.

Per sensibilizzare la popolazio-ne ai problemi che dà la cifra di7 miliardi, nella relazione unfpa

(United Nations Population Fund)è stato scritto in italiano: «Invecedi chiedersi “Siamo troppi?” do-vremmo invece chiederci “Cosa pos-so fare per rendere il nostro mondomigliore?”».

La quiete dopo la. . . primavera?

di Ceccho B.S.

Dopo le sconfitte subíte da Ghed-dafi a Misurata (che è stata, come

avevamo “predetto” l’anno scorso, laStalingrado delle truppe lealiste, pro-sciugando le ultime energie che an-cora avevano dopo gli attacchi con-giunti di ribelli e aviazione NATO) ea Tripoli (grazie all’appoggio dei Ser-vizi Segreti Inglesi e Francesi e deiribelli berberi del deserto), sconfittecostate al Grande Dittatore africanoprima i suoi sostenitori, poi il Paese,poi Sirte sua ultima roccaforte, infi-ne la vita, molti ritengono che la faserivoluzionaria della Primavera Ara-ba sia finita. Per molti versi è cosí,visto che in Tunisia e in Egitto sonogià state fatte le prime elezioni dopo

la fine delle rispettive dittature plu-ridecennali; queste hanno sancito inentrambi i Paesi la vittoria delle forzemoderate musulmane (i “Fratelli Ara-bi”), ma l’attenzione occidentale restaalta per il timore che dietro i “Fratelli”si nascondino i Kalashnikov dei solitinoti terroristi che abbiamo imparato aconoscere bene, purtroppo, in questidieci anni.

Nonostante ciò, ancora in questoperiodo il già citato Egitto scende inpiazza contro gli ex-pretoriani del dit-tatore Mubarak: questi ultimi si sonorivelati non meno repressivi dell’extiranno e non hanno avuto un atti-mo di esitazione a sparare sulle folleche avevano aiutato a “liberare” pochimesi prima. Notevoli sviluppi stanno

susseguendosi in Siria: il tiranno delluogo, Bashar Assadr, continua, nono-stante le numerose rivolte che si sonosuccedute quest’anno, a far reprimereogni tentativo insurrezionale. E i fattigli danno ragione: sebbene i ribelliabbiano molti alleati tra i paesi con-finanti, come la Turchia democratica,sebbene la Lega Araba abbia isola-to a livello internazionale la nazione,sebbene sia scoppiata come in Libiauna vera e propria guerra civile tralealisti e ribelli, il regime riesce a re-spingere ogni attacco sia estero cheinterno, contrattaccando a livello in-ternazionale i “pezzi grossi” USA edEuropa, e uccidendo e arrestando tut-ti gli insorti che può. Infine, dubbiaè la situazione iraniana: Il regime dei

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Uno sguardo sul mondo Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

pasdaran è diviso a livello di opinio-ne pubblica “via Web” tra sostenitoridel regime e simpatizzanti occidenta-li. Diversamente da quanto è avvenu-to in passato, al momento desta piúscalpore la notizia della distruzionedell’Ambasciata Britannica per manodei simpatizzanti del regime piutto-sto che le proteste della fetta dellapopolazione giovanile favorevole allademocrazia.

Come si può ben vedere, il Me-diterraneo è tutt’altro che in pace esotto la cenere del fuoco rivoluziona-

rio c’è ancora qualche tizzone arden-te. Possiamo finora dire, noi Italiani,che ci siamo liberati di vicini scomodi(quanto mancheranno ai giornalisti acaccia di scoop le frequenti e farse-sche visite di Gheddafi all’amico Ber-lusconi?), ma in cambio abbiamo laconcorrenza piú serrata di Francesied Inglesi. Una cosa è certa: i Paesiche piú hanno guadagnato dalla Pri-mavera sono state le “vecchie volpi”Francia e Inghilterra, ormai in pie-no revival colonialista. Soprattutto laFrancia di Sarkozy, giorno e notte a

caccia di “grandeur”, aggressiva ne-gli affari esteri (è stata la prima diogni nazione occidentale, persino pri-ma degli usa, a bombardare Ghed-dafi) e impelagata con la Germanianel risanamento economico Europeo,è stata la vera protagonista di questavicenda sul fronte europeo e occiden-tale. Che Sarko voglia emulare unconnazionale, figlio di stranieri comelui, alto pressapoco come lui e con lastessa smania di arricchire le casse inpericolo della Francia?

Tutti insieme appassionatamente. . .

(. . . verso il baratro)

di Erni

Negli ultimi mesi abbiamo assisti-to a dei veri e propri stravolgi-

menti all’interno delle politiche euro-pee, in particolare nei paesi denomi-nati piigs

1, dove sono cambiati tregoverni su cinque.

Questo è accaduto perché la crisiche gravava su queste nazioni, dovutaa una crescita esponenziale del debi-to pubblico, è peggiorata e l’Europastessa ha imposto dei cambiamenti alivello economico.

Occorre quindi analizzare megliola situazione partendo dal nostro pae-se. Per quanto riguarda l’Italia, infatti,con l’avvento del governo tecnico diMario Monti, abbiamo subíto una du-ra manovra per raggiungere la paritàdi bilancio, basata principalmente suquattro principali pilastri: la lotta fi-scale, introducendo leggi piú severe(un esempio è il limitare il pagamen-to in contanti solo per cifre inferioria mille euro, riducendo cosí i paga-menti in nero, senza la ricevuta), l’au-mento delle tasse, in particolare diquelle sugli immobili come l’ici macolpendo anche l’iva, ossia l’impostasull’acquisto delle merci; altro prov-vedimento è la riforma pensionistica,che prevede l’innalzamento della etàmedia per andare in pensione (in par-ticolare, per le donne) aumentando

anche il valore dei versamenti contri-butivi, ossia delle tasse che vanno acostituire le future pensioni; inoltreè previsto un taglio delle spese dellapolitica italiana, eliminando l’organodella provincia, e di conseguenza tuttigli stipendi dei vari consiglieri.

Anche la Grecia ha attuato una po-litica di tagli, ha aumentato il valoredelle imposte, in particolare su alcoole sigarette e ha licenziato oltre 30 milaimpiegati statali; simili provvedimen-ti sono stati attuati da altri paesi dellazona euro.

Tali soluzioni però non rassicura-no affatto il mercato, anzi contribui-scono a creare un clima di tensione,poiché nessuno di questi accorgimen-ti punta ad accrescere lo sviluppodelle singole nazioni, che puntano acolmare il debito pubblico prelevan-do immediatamente il contante, sen-za effettivamente trovare un sistemache abbia una prospettiva futura, os-sia che aiuti ogni singolo paese adaumentare il proprio guadagno e di-mezzarne le spese, impedendo cosíche una situazione del genere si ripe-ta. Questa politica, se non migliorata,rischia di portare la maggior partedegli stati in una situazione di reces-sione, dove il pil

2 di ogni nazioneavrà un andamento calante, creandocosí una spirale autodistruttiva che

coinvolgerà in primis l’Euro e succes-sivamente l’Europa intera e, magari,perfino il resto del mondo.

Proprio nell’Europa è da trovarsila causa principale di questa situazio-ne, poiché è venuta a mancare unalinea guida e una leadership che con-ducesse le strategie dei vari compo-nenti, che invece si sono trovati adaffrontare quasi da soli questa crisi,arrivando cosí a dubitare della valen-za dell’Unione Europea e del suo ruo-lo. Può dunque essere una rispostala fine dei legami fra gli stati euro-pei? Eppure la storia ci insegna chefin quando non c’è stata un unione,l’Europa ha sempre vissuto periodi diguerre e conflitti.

Quindi pare che come l’Europasia la causa della crisi, possa ancherappresentarne la soluzione, e in taleorbita sembrano ben auguranti alcu-ni provvedimenti come il fondo salvastati, un fondo stanziato per investiresu nazioni piú deboli e dare una pos-sibilità di ripresa, anche perché, forse,i grandi Europei si son accorti che seanche un singolo cade giú nel baratro,saranno loro a seguire subito dopo.

note

1Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna.2Prodotto interno lordo di ogni nazione (os-

sia la somma di tutto quello che si produce inuno Stato).

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la voce Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

L’Europa ce lo chiede

di Marco

In questi tormentati giorni di unacrisi che non sembra piú voler tro-

vare fine, ci è spesso capitato di pren-dere quotidiani o di accendere radioe televisioni, ansiosi di trovare un mi-nimo barlume di speranza per un’u-scita dalla tragica situazione, trovan-doci però sempre dinanzi alla stessaformula: l’Europa ce lo chiede.

Ponendoci con un briciolo di cu-riosità verso quella che sembra es-sere la causa della politica econo-mica di “lacrime e sangue” dei no-stri governanti, potrebbero sovvenircidelle domande: che cosa ci chiedeesattamente l’Europa?

L’idea di un’Europa Unita nascesostanzialmente nel secondo dopo-guerra, quando qualcuno pensò chedopo secoli di guerre forse era oppor-tuno metterci una pietra sopra e dareal Vecchio Continente una parvenzad’unità.

Siamo quindi una comunità e, co-me si suol dire, l’unione fa la forza.La “nostra forza” dimostra però unparticolare, anzi potremmo dire esclu-sivo, interesse nel campo economico.Del resto, quando si tratta di politi-ca internazionale, è difficile pensaread un reale coordinamento. La Fran-cia non ha certo chiesto l’opinione dinessuno per iniziare a bombardarela Libia, e abbiamo potuto constatarequale deprecazione sia stata rivolta alprecedente governo italiano non appe-na fiutata un’opportunità nel campo

energetico in Russia.Nonostante gli sforzi profusi da

tutti i Paesi membri per far sí chel’euro regga, compresa la scena in cuiBerlusconi si reca ad esporre la ma-novra all’ue come uno scolaretto conil suo compitino, la moneta comunecontinua ad apparire barcollante. Giàl’idea originaria di una comune poli-tica economica porta con sé, senz’al-tro assieme a una certa equiparazionetra i vari mercati e un incentivo agliscambi, la notevole incrinatura dellaconsulta di tutti i membri, la qualerichiede tempi estesi, tempi di cui glispeculatori sono liberi di approfittare.

Ma a questo punto sembra oppor-tuno sviscerare il funzionamento del-la moneta europea. L’articolo 105 deltrattato di Maastricht afferma che “labce ha il diritto esclusivo di autoriz-zare l’emissione di banconote all’in-terno della comunità”. Questa Banca,a cui è riservato un “diritto esclusivo”,risulta essere una federazione dellebanche centrali nazionali : infatti nelConsiglio dei governatori, ovvero ilvertice dell’organizzazione, siedonoi rappresentanti delle banche appar-tenenti all’Eurosistema, vale a dirsidelegati di banche private. A que-sto Consiglio sono stati costituzional-mente affidati il raggiungimento de-gli obiettivi conferiti all’Eurosistema,la definizione degli indirizzi necessa-ri alla loro esecuzione e quella del-l’orientamento generale della politicamonetaria dell’area euro, compresi itassi d’interesse di riferimento. Al

Presidente della bce, nominato in-vece di comune accordo dai governidell’eurozona, spetta l’attuazione del-la politica monetaria conformementealle decisioni del Consiglio dei gover-natori e, nell’ambito di tale quadro,impartire alle banche centrali nazio-nali le necessarie istruzioni nell’eser-cizio dei poteri delgati da parte delConsiglio dei governatori.

Con tali presupposti, quello in cuisiamo entrati non può che essere vi-sto come un tenebroso circolo vizioso.Quindi non sembra strano chiederci:ma chi ce l’ha fatto fare? Il quesitopotrebbe rimanere irrisolto , ma perchi è piú curioso, forse possiamo direpiú malizioso, si potrebbe far caso acome, in un cosí duro periodo di cri-si, mai una voce di politico, e se viaggrada nemmeno di tecnico, si sialevata per azzardare a supporre chequesto sistema, l’Eurosistema, non èstato messo in piedi troppo bene; mainessuno che abbia accennato non al-la crisi nel sistema, di cui penso or-mai ne abbiamo tutti fino al collo, madel sistema. I piú maliziosi potrebbe-ro affermare che un sistema il qualesubordina uno Stato, inteso come or-ganizzazione democratica, alle deci-sioni di organizzazioni riconducibilialla finanza, entità nata dal desideriodi guadagno di privati, sia sempli-cemente inconcepibile. Infine, i piúmaliziosi di tutti, leggendo il titolodi questo articolo, potrebbero sugge-rire che, talvolta, qualche richiesta èmeglio lasciarla lí dov’è.

Pasta e pizza, politica e mafia

di Cassarà

Se il mondo guarda al nostro Paesepensando alla pasta, alla pizza e

alla mafia, non ha tutti i torti. Se pen-sate ancora che la mafia sia solo unaquestione del Sud, dovete ricredervi!

Quello che magistrati e procura-tori denunciano da anni senza essereascoltati, ora è certo: in Lombardiaesiste una cupola della ’Ndranghetache si è infiltrata nel tessuto impren-ditoriale e istituzionale. Questo è il

verdetto con cui il 19 novembre 2011 ilgup di Milano Roberto Arnaldi, do-po 32 ore di camera del consiglio, hacondannato 110 affiliati alla mafia ca-labrese. Il tutto a termine di uno deimaxi-processi con il maggior numerodi imputati (ben 119) e, considerandole 9 assoluzioni, una delle quali permorte del reo, sono stati inflitti piú dimille anni di carcere.

Nel 2003 i pm (Pubblici ministeri)Alessandra Dolci e Paolo Storari, coor-

dinati dal procuratore aggiunto delladda Ilda Boccasini, avevano iniziatole indagini su una partita di drogaproveniente del Sudamerica. Con ilpassare dei giorni, però, le indagini sierano spostate in Calabria e in segui-to a Milano, dove i pm sono riuscitia ricostruire la tela degli affiliati cala-bresi, arrivando cosí al maxi-blitz delluglio 2010, denominato “Infinito”.

Dopo un lavoro sovrumano (siparla di piú di 300 faldoni), sono fini-

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Oltre noi stessi Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

ti dietro le sbarre: per 16 anni, Ales-sandro Manno, capo della locale diPioltello; per 14 Vincenzo Mandala-ri, Pasquale Varca e Cosimo Barranca,capo locale di Milano. Solo 12 annisono stati inflitti a Pasquale Zappia,l’uomo che è passato alle cronache co-me il “capo dei capi” nel corso del fa-moso summit svolto nel centro deglianziani di Palerno Dugnano intitola-to a Falcone e Borsellino. Il “povero”mafioso alla lettura della condannanon ha retto il colpo ed è stato tra-sportato fuori dall’aula bunker di viaUccelli di Nemi, poiché colto da ma-lore (tipico escamotage per sfuggireagli insulti dei presenti). Questi bossinsieme ai loro affiliati erano riuscitiad infiltrarsi nel mondo dell’impren-ditoria milanese, in primis nel settoreedile e del movimento terra e in unsecondo momento nell’ambito dellasanità pubblica e della politica, sia alivello locale che regionale.

Sapete perché tutto questo è sta-to possibile? Purtroppo in Italia ilbinomio mafia-Stato gode ancora diottima salute; non a caso tra gli im-putati al maxi processo ci sono duepolitici: Pasquale Valdes, il “grande”ex sindaco di Borgarello (in provin-cia di Pavia), condannato a un annoe quattro mesi di reclusione, e Anto-nio Oliviero, ex assessore provincialemilanese che se l’è cavato con unamulta di soli 25 mila euro. Graziea quest’operazione dell’antimafia so-

no stati confiscati beni per 15 milionidi euro, parte dei quali verranno oradati come risarcimento ai comuni ealla regione Lombardia, per essersicostituiti parte civile.

Le pene, seppur severe, non han-no del tutto soddisfatto i pm che do-po anni di lavoro, sono riusciti sí afar riconoscere l’associazione mafiosaper la maggior parte degli imputati,ma non a far valere l’art. 41bis, cheprevede il carcere a vita per tutti imafiosi.

La speranza è riposta nella corted’Appello che dovrebbe confermarele pene, a meno che non ci siano, co-me al solito, errori “involontari” do-vuti a qualche mazzetta o a qualcheordine dalla cupola.

Come nei migliori film che rappre-sentano l’Italia nel mondo, l’udienzanon si poteva concludere se non conl’edificante spettacolo dei mafiosi, chedalle gabbie hanno iniziato ad insulta-re tutti, perfino i loro legali, urlandoe sputando al grido di “Buffoni”.

Questo processo è senza dubbioil piú grande successo della giustiziaai danni delle associazioni mafioseinfiltrate al Nord, e ha dimostrato al-l’Italia che la ’Ndrangheta non è so-lo una questione della Calabria, mamondiale, dato che ad oggi è ritenutala mafia piú ricca d’Europa, grazie alcontrollo del traffico di cocaina, conla “collaborazione” della Colombia.

Glossario essenziale

GUP (Giudice dell’Udienza Prelimina-re) È la figura preposta a decidere,durante l’udienza preliminare, sullarichiesta del Pubblico Ministero, dirinviare a giudizio l’indagato.

DDA (Direzione distrettuale antimafia)È costituita nell’ambito delle procuredella Repubblica, ed è quindi un orga-no giudiziario. La dda e la dia (Di-rezione Investigativa Antimafia) sononate dall’intuito di Giovanni Falcone,che aveva compreso come le comples-se organizzazioni criminali non pos-sano essere efficientemente combattu-te dalle singole procure della Repub-blica o dai singoli reparti di Polizia.Occorreva dunque un organo coordi-nato a livello nazionale, che potessespostarsi agevolmente tra le provincee monitorare l’andamento criminalesu tutto il territorio italiano.

LOCALE (Locali in calabrese) Indical’insieme di piú ‘ndrine in un pae-se, molte delle quali con collegamentiin tutta Italia e all’estero. La ‘ndri-na è sinonimo di cosca (organizza-zione) malavitosa nel gergo calabre-se della ‘Ndrangheta; essa è compo-sta da una famiglia – termine da in-tendersi nel significato comune, os-sia di consanguinei – che controllaun determinato territorio, di solitoun paese o un quartiere di una cit-tà. Il capo di ogni ‘ndrina viene detto“capubastumi” (capobastone).

Oltre noi stessiSe conoscete la felicità contattatemi, desidero conoscerla anch’io

“Cosa vuoi essere da grande?” “Felice da far schifo.” – Peanuts

di Abau

C’è chi ci impiega 50 anni per tro-varla e chi ce l’ha per 50 anni

accanto e non se ne è mai accorto. Macosa?

Semplice, la felicità.Che cos’è la felicità? A dire il vero

non lo so neanche io, ma so per certoche esista, me lo ha detto mio nonno.

Siamo nell’epoca dei velocisti, do-ve la nostra anima è collegata ad una

presa usb e non siamo piú padronidel nostro pensiero. Questo è il pro-blema, il nostro pensiero è finito total-mente su Facebook. Tutti uguali que-sti umani, non nell’aspetto, ma perciò che sta dietro gli occhi. Tutti conun futuro certo, tutti sulle spalle del-la propria famiglia, senza la minimavergogna.

Gli anziani di oggi dicono che noisiamo il futuro, senza dubbio, ma ana-

lizzando a pieno il significato, si com-prende il rovescio della medaglia. In-fatti noi sí, siamo il futuro, ma unfuturo condizionato dagli errori delpassato e dell’attuale presente. Saràun futuro pieno di idioti. Dove chiè laureato farà il barbone e i barbo-ni saranno disoccupati. L’avvenirenon si costruisce guardando avanti,si fa guardando l’oggi. “Ieri è sto-ria, domani un mistero, ma oggi è un

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Passi di danza

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dono per questo si chiama Presente.”(Kung Fu Panda). Fermiamoci. Fer-miamo l’abitudine, fermiamo il tem-po e cambiamo tutto, ora o mai piú.Sono un ladro, sono un bugiardo, so-no quello che avete creato, sono l’evo-luzione. Ora ragazzo, vuoi la felicità?Cerca su un altro vocabolario.

Ecco cos’è la felicità oggi, un pen-siero astratto, solo un pensiero. Ciòche si nasconde nel piccolo, quelloche si nasconde dietro la sofferenzad’un parto che cosa sarebbe?

Non è uno stato d’animo, non èun emozione. La felicità non è nullaed è tutto, è un attimo ed è una vita.

Sta a noi e solo a noi saperla coglierlae custodirla.

La felicità è un istante, dura pro-prio pochissimo, quel poco che nonriesci a realizzare. Come tutte le cosebelle, che si avvertono solo quando so-no concluse. Forse dovremmo esserepiú ricettivi, e piú semplici. Dovrem-mo evitare di pretendere sempre altro,rispetto a quello che ci troviamo da-vanti. A volte ciò che vediamo è tuttociò che vogliamo in quel momento. Sirischia di essere insoddisfatti peren-nemente. Forse non esiste un’idea difelicità, avete presente quelle personecon quelle vite perfette, che sembrano

non aver mai subíto nessun attimo didolore, stanchezza mentale e delusio-ne? Forse, piú che felici, sono sod-disfatti con una leggera e velata ras-segnazione ed a noi, eroici depressi,fanno quasi astio.

«C’è un’ape che se posasopr’un botton de rosa:l’annusa, e se ne va. . .In fonno, la felicitàè una piccola cosa.»

di Trilussa

Anno 2011: verso la fine del mondo?

di Antonio

Generalmente quando si pensa al-la fine del mondo, alla gente ven-

gono in mente i luoghi comuni dellacittà in fiamme, della terra che tre-mando apre voragini sotto i piedi, delcielo plumbeo, dei meteoriti che ca-dono e cosí via: insomma tutte quel-le scene da film americano a bassocosto. E se per “Fine del mondo”si intendesse invece “Fine-di-ciò-che-conosciamo?” D’altronde chi ci diceche il cosí temuto Armageddon non

sia invece un lento e inesorabile cam-biamento dell’economia, dell’assettopolitico degli stati, di tanti mutamen-ti insomma che porterebbero ad unanuova era? Ma veniamo al dunque:se davvero è cosí, non pensate che siagià iniziato?

Riflettiamo. In realtà “qualchetempo” fa erano stati i Maya a predirela fine del mondo, i calcoli dei quali,secondo alcuni terribilmente sicuri, laporrebbero il 21-12-2012, esattamentetra un anno, poi si sa, le masse hannosubito abboccato all’amo e i ferma-

mente convinti del presagio si sonoprecipitati a costruire bunker, a pre-notare viaggi nello spazio e cosí via.Anche i piú scettici, comunque, pen-serebbero che qualcosa stia davveroaccadendo se solo si fermassero adesaminare ciò che è successo quest’ul-timo anno; infatti di eventi importantie aggiungerei nefasti ce ne sono statiabbastanza e per di piú anche di di-mensioni alquanto ingenti. Iniziamoda quelli di carattere naturale.

L’11-01 nello stato di Rio de Janei-ro allagamenti e frane uccidono piú

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di 800 persone, il 22-02 un terremo-to di magnitudo 6.3 della scala Rich-ter colpisce la città di Christchurchin Nuova Zelanda provocando oltre160 morti e 200 dispersi, per non par-lare poi dell’11-03 quando un altroterremoto con epicentro in mare dimagnitudo 9.0 colpisce la regione diTohoku in Giappone e provoca on-de anomale che causano circa 11.000

morti accertati, circa 17.000 dispersie incidenti alla centrale nucleare diFukushima tali da provocare la fuo-riuscita di materiale radioattivo. Maproseguiamo. Si susseguono altri di-sastrosi terremoti in Birmania il 24

marzo, Lorca (Spagna) l’undici mag-gio e in Turchia il 23 ottobre; il vulca-no Puyehue in Cile non poteva trova-re momento piú adatto per “svegliarsidal suo sonno” il 4 giugno costringen-do oltre 3.000 persone ad evacuare lezone limitrofe e per di piú ci si mettepure il cielo che, non soddisfatto dilasciare sul campo di battaglia pro-tagonista incontrastata solo la terra,con l’uragano Irene causa migliaia didanni sulla costa orientale degli Sta-ti Uniti, allaga mezza Thailandia e“spazza” letteralmente via le CinqueTerre in Liguria.

Anche la politica e l’economia non

sono messe meglio. Le guerre in Egit-to e in Libia e le rivolte in Grecia van-no a gravare ancora di piú sui paesi,non solo europei, che, con una crisieconomica di dimensioni gigantescheche dilaga, annaspano e si aggrappa-no gli uni agli altri per non annegarenei debiti e per restare uniti. Insom-ma un disastro su tutti i fronti. E allo-ra forse la fine del modo si avvicina?Non resta altro che tirare a camparefinché si può e se l’anno prossimo inquesto periodo non staremo qui a rac-contarcelo non resterà altro che dire,magari in un altro mondo per chi cicrede: i Maya ci avevano avvertiti!

Il secondo sesso

di Kyra

Pensando alla questione della don-na come figura da sempre in lot-

ta per la propria emancipazione, miviene in mente un’espressione un po’volgare e spesso ricorrente che le con-cede gentilmente gli attributi maschi-li, a definirla in gamba e coraggio-sa. Ma come? Sarebbe questo il pre-mio affibbiato ad una donna con dellequalità che vadano oltre l’apparenzaestetica? Credo possa tranquillamen-te essere restituito, con i dovuti rin-graziamenti. Il fatto che, per lodarepositivamente una donna, a questavengano attribuite caratteristiche ma-schili, fa riflettere su quanto nell’im-maginario collettivo vi sia tutt’ora ungrande dislivello tra i due sessi, trop-pe volte considerati uno debole, quel-lo femminile appunto, e l’altro quellovincente.

È il risultato di una mentalità tuttapropensa ad enfatizzare l’uomo nel-la sua fisicità, che trasborda potenzada tutti i pori, ma anche nel suo latorazionale, che mira a spiegare i mi-steri del mondo, mentre la consorteattende fedele tessendo un’infinita enoiosa tela (vedi il bello-e-impossibileOdisseo, e la devota moglie Penelo-pe). Ma tutto ciò non le pesa, affat-to. È l’immagine della donna mite erispettosa, felice cosí com’è: ai margi-ni. Nella tradizione di una letteraturamaschilista, infatti, la donna apparesullo sfondo, quasi un cameo. An-che Dante nella “Divina Commedia”

esaltava il lato rinunciatario e paca-to della donna, tutta presa nel suoruolo angelico. A difesa del celebrepoeta fiorentino, però, vi è la giustifi-cazione del contesto storico: egli visseinfatti nel Medioevo, in un’epoca de-finita spesso “buia” e dominata dalcaos. Ah, ecco svelato il mistero. Inrealtà nel Medioevo, come in tutte leepoche storiche, si possono evincereaspetti negativi ed altri positivi. Perquanto riguarda la considerazione delruolo della donna nella società, essoera ridotto a madre, allevatrice dellaprole, custode della casa. Ma era il di-ritto del “pater familias” che contavadavvero. Ciò non vuol dire che nonvi siano state eccezioni. Eroine comeGiovanna D’Arco erano amate e loda-te dal popolo e, esempio ancora piúlampante, la figura della Madonna ve-niva venerata e adorata, consideratafondamentale in un periodo in cui al-la religione era affidata un’importan-za centrale. Beatrice, inoltre, guida diun Dante spaesato e confuso, sorridedi fronte all’ingenuità dell’uomo nelnon comprendere il consacrato ordinedel Paradiso, dunque alla donna intal caso è affidato un compito rilevan-te, ed una posizione considerevole:il suo stato di beatitudine, infatti, leporta saggezza, sapienza. La sua èuna funzione chiave e indispensabi-le, seppur confinata nella dimensioneceleste e non terrena. Torniamo co-munque alla metafora del sacro e deldivino, della visione angelica: guai a

conferire ad una donna meriti terreni,valenze tangibili. Siamo nella civiltàdei macho-men!

L’autocoscienza della donna ini-ziò davvero con il movimento fem-minista, all’incirca durante l’Ottocen-to: esso era finalizzato a stabilire laparità dei sessi in ogni ambito, recla-mando pari diritti e dignità tra donnee uomini. Senza dubbio un percor-so impervio, ma le strade intrapresefurono molte ed eterogenee, tutte pe-rò a partire da uno stesso strumento:l’arte. Dalla letteratura (basti pensa-re a Mary Wollstonecraft, con il suomanifesto “Rivendicazione dei dirittidella donna”) alla pittura (ad esem-pio la sovversiva Frida Kalho la quale,nonostante il tragico incidente che lacoinvolse e che le negò di conoscerela maternità, fu capace – altro che at-tributi maschili – di esprimere quelsuo rincorso principio di “VIVA LAVIDA” che da sempre andava ad im-primere nei suoi dipinti tra arcaicitàe stupefacente modernità), le donnemanifestarono la loro salda presa diposizione contro i preconcetti medie-vali e i cliché che la vedevano nellasua classica veste di madre e angelo,mentre il maschio se la spassava albar-alcova. Ma si tratta di una storiavecchia, si sa. Ormai l’uomo si è resoconto, vedendo la sua dolce metà sca-valcare i cancelli dell’emancipazione,chiusi con il catenaccio dai meno fidu-ciosi, che la figura della donna è oggimolto diversa, rinnovata, vincente. Sí,

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Il neutrino piú veloce del West

magari. La lotta (ebbene sí, una don-na deve combattere per il semplicefatto di essere tale!) è ancora in cor-so, e se agli esordi era esclusivamentecontro gli “uomini confusi”, i qualiclassifica(va)no la femmina in due ca-tegorie: o sante o. . . ci siamo capiti,oggi possiamo osservare tante donneche, stufe di vedere frainteso il loroobiettivo di libertà ed emancipazione

(sessuale ed intellettuale), paradossal-mente trovano un muro anche da par-te delle donne stesse, “confuse” ancheloro poverine, ché invece di pretende-re rispetto e dignità umana, innalzanoaltarini a Belen Rodriguez. Dovreb-bero invece dare un’occhiata indietroed evitare di ridicolizzare cosí tuttigli sforzi di quelle che combatteronocontro l’asservimento a cui erano sot-

toposte, degno delle peggiori condi-zioni di schiavitú, ed avere presente iltipo di società che si sta contribuendoa creare, nella quale “è l’insieme dellastoria e della civiltà a elaborare quelprodotto intermedio tra il maschio eil castrato che chiamiamo donna”1.

note

1Simone De Beauvoir

Forza AlbertIl neutrino piú veloce del West

di Debora

Maggio 2011, segnatevi bene que-sta data perché, dopo l’atterrag-

gio dell’uomo sulla Luna (20 luglio1969), un nuovo evento ha scosso lascienza mondiale: Infatti dopo un at-tenta analisi delle misurazioni effet-tuate nel corso di 3 anni di lavoro, ifisici italiani hanno registrato qualco-sa di anomalo, infatti i neutrini co-privano i 730 km di distanza tra illaboratorio del cern di Ginevra equello del Gran Sasso, a una velocitàmaggiore di ben 60,7 metri al nanose-condo (m/ns) rispetto a quella dellaluce.

Questi risultati sono emersi, in

modo del tutto inaspettato, grazie alprogetto opera, nato per lo studio el’osservazione di tutt’altro fenomeno,quello dell’oscillazione del neutrino.Infatti, opera aveva il compito di di-mostrare sperimentalmente come ilfascio di neutrini muonici, che venivadeflesso da Ginevra in direzione delGran Sasso percorrendo la distanzadi 730 km,arrivava ai rivelatori a scin-tillazione del laboratorio abruzzesesotto forma di neutrini Tau anzichémuonici. Quest’esperimento, oltre adaver dimostrato sperimentalmente lacaratteristica dell’oscillazione del neu-trino, è riuscito a portare alla luce unaltro aspetto (finora sconosciuto) di

questa misteriosa particella, ovverola possibilità di viaggiare ad una ve-locità superiore a quella della luce.Inizialmente, dato che opera è unprogetto molto complesso, si pensavaad un errore di metodo nell’analisi enell’estrapolazione dei dati. Tuttavia,dopo un accurato ricontrollo delle mi-surazioni effettuate e da ulteriori ripe-tizioni dell’esperimento, è stato effet-tivamente confermata questa nuova estraordinaria ipotesi.

Bisogna dire che questa scopertanon avrà nessun impatto sulla nostravita quotidiana che si svolge all’inter-no della meccanica newtoniana, maassumerà grande importanza soprat-

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Forza Albert Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

tutto per branche della fisica comequella astronomica. Infatti ora, conla conferma di questa scoperta, lospazio-tempo con le 4 dimensioni (3di spazio e una di tempo) non bastapiú per descrivere ciò che abbiamofinora capito sulla logica che reggel’universo, tanto è vero che, dopo lascoperta del neutrino piú veloce del-la luce, i fisici ipotizzano l’esistenzadi ben 43 dimensioni. Inoltre gra-zie a tale rivoluzionaria scoperta saràpossibile studiare ed analizzare la ve-ra natura della materia oscura e deibuchi neri. Molti, soprattutto gior-nalisti, sostengono erroneamente chela teoria einsteiniana vada demolita,ma come è noto la scienza lavora peraffinazioni successive.

Prima della teoria di Einstein, ciòche spiegava meglio il funzionamen-to del cosmo era la teoria della gra-vitazione universale di Isaac Newton.Poi si è scoperto che la sua validitàera confinata entro certi limiti, e chepoteva essere considerata come unaspetto particolare della Teoria dellaRelatività Generale.

È possibile che ora si vada oltre laconcezione einsteiniana e che questanon sia che una situazione partico-lare nell’ambito di una teoria piú va-sta. Esistono già teorie del genere, peresempio la Teoria delle Stringhe checontempla la relatività proprio comeun caso particolare, prevedendo an-che un universo con molte dimensio-ni e diversi piani della realtà. Per orasono soltanto teorie, prive di riscontrisperimentali, anche se l’esperimentodel cern potrebbe essere un passoavanti in quel senso. Ad ogni mo-do,secondo molti fisici, in futuro sarà

possibile, grazie a questa importantescoperta, costruire astronavi adatte al-l’esplorazione dell’universo lontano,al di fuori del Sistema Solare. Tutta-via questa è ancora fantascienza datoche il passare dalle proprietà, ancoranon del tutto chiare, del neutrino allacostruzione di astronavi non è certouno scherzo!

Glossario essenziale

Neutrino: è una particella priva di ca-rica e dalla massa molto piccola (da100.000 a un milione di volte inferio-re a quella dell’elettrone). Si posso-no distinguere tre tipologie di neutri-no: quello elettronico νe (che vieneemesso, ad esempio, a seguito del de-cadimento β+); quello muonico νµ(presente nei raggi cosmici e che puòessere prodotto in laboratorio median-te il decadimento di particolari par-ticelle chiamate mesoni π+ ottenutea sua volta dall’interazione di proto-ni ad alta velocità); quello tauonicoo piú semplicemente neutrino tau ντ(emesso dal decadimento della parti-cella tau). Grazie alle teorie del fisicoBruno Pontecorvo si poté osservareche questa divisione cosí netta in trefamiglie di neutrini era strettamentevalida solo se i neutrini avessero avu-to massa nulla, ma data la confermasperimentale del fatto che queste par-ticelle sono dotate di massa, alloraegli poté affermare che un neutrinodotato di massa è un “miscuglio” fraun neutrino elettronico, muonico otau.

Deflettere: letteralmente significa de-viare da una direzione, dirigere versoqualcos’altro.

Oscillazione del neutrino: grazie al-la teoria di Pontecorvo, essendo ilneutrino dotato di massa, si ipotiz-zò che questa particella fosse in gra-do di oscillare, cioè di passare dauna specie all’altra in base allo spaziopercorso in funzione del tempo.

CERN (Conseil Européen pour la Recher-che Nucléaire) L’organizzazione euro-pea per la ricerca nucleare. È il piúgrande laboratorio al mondo di fisicadelle particelle e si trova al confine traSvizzera e Francia alla periferia ovestdella città di Ginevra.

Fascio di neutrini muonici: si ottienemediante un complesso processo cheavviene all’interno dell’lhc (LargeHadron Collider) che è il piú potenteacceleratore di particelle fin ora co-struito dall’uomo. Come prima cosabisogna accelerare i protoni attraver-so il passaggio in elettromagneti ingrado di deflettere i protoni sia oriz-zontalmente che verticalmente (oriz-zontalmente perché l’acceleratore sitrova su un piano orizzontale, verti-calmente perché la terra è ricurva).Questi interagendo fra loro produco-no, particolari particelle note con ilnome di mesoni che successivamente,dopo esser passati attraverso due lentimagnetiche, diventano un fascio pa-rallelo che dopo il passaggio attraver-so il tunnel di decadimento sottovuo-to, decadono, dando luogo proprio alfascio di neutrini muonici.

Fonti consultate

http://goo.gl/xj09g

http://goo.gl/skcLv

http://goo.gl/gUpna

John Nash

di Fiore

Un uomo straordinario, un genioassoluto, un matematico incredi-

bile. Non basterebbe un’infinità diparole per descriverne la grandezza,l’intelligenza, l’unicità. Doti questeche John Nash ha dimostrato di pos-sedere anche nei momenti piú difficilidella sua vita, durante i quali si èscontrato con la violenza e l’insidiadella schizofrenia. Tuttavia ciò non ha

impedito alla sua eccentrica e brillan-te personalità di affermarsi nel campodella matematica e dell’economia a li-vello internazionale. Nel 1994 Nashè vincitore del Premio Nobel per l’E-conomia, conferitogli in seguito all’e-laborazione della sua rivoluzionaria“Teoria dei giochi”. Quest’ultima ap-profondisce e amplia la precedente“Theory of Games and Economic Be-havior” di John Von Neumann e ri-

guarda i cosiddetti “giochi non coope-rativi”, cioè quelle situazioni in cui igiocatori non possono accordarsi congli altri giocatori, ma sono in compe-tizione con loro. Nash dimostra mate-maticamente che in queste situazioniesiste sempre un equilibrio (il famo-sissimo “equilibrio di Nash”). Allabase dell’equilibrio, sostiene il mate-matico, sta il fatto che ogni giocato-re si comporta in maniera razionale,

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cioè sceglie la strategia che massimiz-za, ovvero aumenta il proprio gua-dagno. Pertanto l’equilibrio risultaessere la soluzione del gioco, in quan-to nessuno dei giocatori ha interessea cambiare strategia. È doveroso pe-rò precisare che l’equilibrio di Nashnon è sempre la miglior soluzionepossibile per tutti. Il singolo gioca-tore, infatti, modificando solo la pro-pria strategia non può massimizzareil suo guadagno, tuttavia tutti i gioca-tori, collaborando attraverso l’intera-zione delle proprie strategie, possonoottenere un guadagno allontanandosidall’equilibrio.

Il “dilemma del prigioniero” èuno degli esempi piú chiari e rappre-sentativi dell’equilibrio di Nash. Ilmodello è cosí articolato: due prigio-nieri, reclusi in due celle separate enon comunicanti possono decidere diconfessare o di non confessare. Que-ste due alternative rappresentano ledue possibili strategie da adottare daiprigionieri. Questi ultimi sono consa-pevoli del fatto che se entrambi nonconfessano subiranno una pena di un

anno di reclusione; se entrambi con-fessano saranno condannati a diecianni di reclusione; se uno confessae l’altro no, al primo verrà riservatoil trattamento come collaboratore digiustizia pari a tre mesi di reclusione,mentre all’altro sarà inflitta la penamassima, venti anni di reclusione. Sideduce immediatamente, guardandoi pay-off, ovvero i guadagni derivantidalle strategie, che converrà sempread entrambi confessare, non potendotra di loro collaborare.

In termini matematici: posto Ui =pay-off (guadagno che deriva dal-la strategia adottata) e posto c =

confessare, n = non confessare siavrà Ui(c, c) > Ui(n, c) e Ui(c,n) >Ui(n,n).

La scelta di confessare corrispon-de al concetto di equilibrio di Nash.Tuttavia è evidente che la strategia“confessare” non è la migliore in as-soluto poiché se i due avessero po-tuto accordarsi avrebbero ritenutopiú conveniente per entrambi “nonconfessare”.

“Il dilemma del prigioniero” è

estremamente interessante ma è digran lunga piú divertente un altroesempio dell’equilibrio, rappresenta-to nel film A Beautiful Mind, ispiratoalla vita di Nash. La scena si svolgein un bar dove si trovano Nash e isuoi amici. Ad un tratto entra unaragazza bellissima seguita da alcuneamiche meno belle di lei. Tra i ra-gazzi inizia subito la competizioneper conquistare la piú bella, tuttaviaNash rifiuta di corteggiarla perché al-la fine la ragazza potrebbe non con-cedersi a nessuno di loro. In quelcaso tutti allora userebbero le ami-che come ripiego, ma quest ultimeferite nel profondo per essere statescartate in un primo momento se neandrebbero. Risulta chiaro che in que-sta situazione è molto piú razionalecooperare che competere, allontanadosi dall’equilibrio.

Quindi ragazzi ascoltate il buonvecchio Nash, è meglio trascurare lapiú bella e concentrasi subito sullealtre!

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I colori della letteratura Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

Intervista doppiaSerafino Di Bonaventura vs. Paolo Di Curzio

Serafino Nome? Paolo51 Età? 50 anni. Il 16 febbraio 2012 (quindi 49), ma

ne dimostro 18. A dito. Esigo il regalo(ne) alcompleanno.

Scienze (tutti lo sanno cos’è). Materia insegnata? Mah, chi sa, dicono Scienze, a volte però lodefinisco “Minestrone”.

Scienze, tant’è che ho portato Astronomia e Sto-ria al posto di Italiano agli esami; sai, una vol-ta si portavano solo quattro materie. . . (poi siperde nei ricordi).

Qual era la sua materia preferita al liceo? Tedesco, lo conosco benissimo. Scherzo, nonavevo una materia preferita, forse Filosofia. Sí,la Filosofia mi affascinava un sacco.

Non lo posso dire. Ve lo dico dopo l’intervista. La materia piú odiata? Il LATINO! Latino e Storia dell’Arte (facciaschifata). Latino di piú però!

Ah. . . Aspetta! Una volta ordinammo un vasso-io di paste per ogni ora scolastica a nome delprofessore di turno. Chi si rifiutava di pagarericeveva una pasta in faccia. (Vittima – guardacaso – il professore di Scienze!)

Un episodio divertente di quando andava alliceo.

(Ci pensa e poi esclama) Lo scherzo a “quel-la” di Filosofia! Lo scherzo consisteva nel farlaspaventare con un “BU” (suono onomatopeico).Decidemmo allora che a farlo sarebbe stato ilpiú bravo della classe (che non ero io) che ac-cettò di fare il gesto goliardico. All’entrata del-la prof lui tutto convinto urlò “BU!” e lei guar-dandolo dall’alto in basso disse “DEFICIENTE!”(poi scoppia a ridere).

Io da bambino volevo fare l’astronomo, ma poimi sono iscritto a Scienze Agrarie!

Qual era il suo sogno professionale da bambi-no?

Da bambino? Non ricordo di avere avuto sogni.Non l’insegnante comunque!

Beh, qualcosa sí. Ecco, seguirei di meno il cuoree piú la ragione.

Se potesse tornare indietro cambierebbe alcu-ne scelte nella sua vita?

No. Per fortuna no.

Questa è dura. . . mmm forse tettonica, vulca-nismo e terremoti! La Terra come pianetadinamico insomma!.

L’argomento che le piace di piú insegnare? Ehm. . . Ce ne sono diversi. . . I composti aroma-tici! Sí mi piace!.

Che tante persone non soffrano piú. Che ibambini meno fortunati possano trascorrere unsereno Natale con i loro genitori.

Cosa vorrebbe sotto l’albero? Serenità! Anche se è banale!

Sono tutti speciali e li ricordo uno per uno,ognuno con le proprie particolarità.

C’è uno studente che le è rimasto particolar-mente impresso?

È un ragazzo che è morto a L’Aquila, si chiama-va Gabriele Di Silvestre. Porto la sua foto nelmio libro.

In classe no! Fuori C***O! L’imprecazione piú usata? C***O, anzi no Porco Diogene! (?)Zia Marilena! Una parola per descrivere la preside. Volubile.Poesia. . . Una parola per descrivere il suo lavoro. Bellissimo.I Dodici Apostoli! Una parola per descrive l’isotopo di Carbonio

12.Questa è di Annachiara, mia nipote! (E infattiera sua!) Mmmh. . . vediamo. . . Diamante!

Coraggio, ce la farete! (È una frase!) Una parola per descrivere gli studenti. Bravi e belli. (Ne avevamo chiesta solo una!)

A cura di Shid & Antonio

I colori della letteraturaRacconto

di Daph

Tutte le stagioni sono meraviglio-se se viste nel modo giusto ma ciò

che affascina di piú sono i momentidi transizione; l’inverno finisce per-ché la vita possa sbocciare di nuovoo è la primavera che arriva per por-re fine all’inverno? L’estate tramontaper mettere in risalto la transitorie-tà delle cose oppure l’autunno sta asimboleggiare che tutto prima o poi èdestinato a finire?

Era autunno. Proprio come ades-so. Ricordo quando a malapena riu-sciva a camminare poggiando i suoi

piedini scalzi sull’erba ancora verdee si aggrappava ai miei vestiti per re-stare in equilibrio. Nei suoi bellissimiocchietti, brillanti come il cielo dopola tempesta, vi era riflessa l’innocenzadella fragile età, la gioia di arrivarea conoscere un mondo fino a quelmomento a lui estraneo. Ogni picco-lo dettaglio era per lui qualcosa distraordinario e particolare che riusci-va facilmente a catturare la sua atten-zione. Guardava incuriosito come lanatura seguisse il suo corso senza sa-pere che un giorno sarebbe arrivatoa conoscerla e a capirla cosí tanto. Il

suo viso era illuminato dai raggi delsole che riuscivano a penetrare attra-verso le foglie multicolori degli alberi.Il vento, che soffiava con una straor-dinaria leggerezza, muoveva i suoicapelli ricci e fini come la seta. Men-tirei se dicessi che è tutto quello chericordo. I ricordi, belli e brutti che sia-no, rimangono per sempre. Non sonocome delle parole buttate a caso su unfoglio; queste possono essere cancella-te dal tempo, i ricordi no. Cosí ancheil piccolo Mark. Nonostante siano giàpassati ventisette anni è ancora pre-sente nella mia vita. E lo sarà sempre.

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Ero solo una bambina quando, qua-si senza accorgersene, mi costrinseroad andare in quel maledetto posto.Era enorme, simile ad un labirinto,con sopra una nuvola di sofferenzache non faceva altro che appesanti-re l’aria. I raggi deboli del sole nonavevano alcun effetto. Mi dispiaceammetterlo, ma provai un odio pro-fondo verso quel posto. Lo detestavopiú di quanto soffrissi nell’addormen-tarmi senza il mio peluche preferitotanto che non ci tornai piú. E non me

ne pento. Mi sembrava una cosa pocosensata tornare in un posto dove nonavrei trovato nulla. Tutto quello dicui avevo bisogno era dentro di me.

Senza guardare indietro, pur por-tando nel cuore la cicatrice della suascomparsa prematura, decisi di aiu-tare gli altri e in particolar modo ibambini. Non c’è gioia piú grandedel poter guardare il mondo attraver-so i loro occhi. Apprezzare tutte lecose cariche di magia che ci circon-dano è un pregio che non dura per

sempre. Solo pochi sono in grado dicrescere senza diventare vecchi, di at-traversare questa vita senza lasciarsiinfluenzare dalle regole, dai pregiu-dizi, dalla falsità. In tutti questi annidi lavoro come pediatra mi sono tro-vata ad affrontare diversi casi. Hovisto differenti volti, tutti particolarima mai nessuno come il suo. Era lapersona piú dolce che avessi mai vi-sto, non per altro ma perché era miofratello.

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Racconto in un atto unico

Atto I, scena I, il palco è vuoto ed il teatro in silenzio

di Dtt. Johann Faustus

Una città uggiosa è sullo sfondo,tetra in qualche angolo. I tetti

nerastri la fanno sembrare piú bassae piú ampia di quanto non sia real-mente. Un sobborgo alto e strettoche conta mille anime durante le fe-ste, millecinquecento se è bel tempoe circa settecento i restanti giorni del-l’anno. In media mille anime, ognunacon la propria storia noiosa ed insi-gnificante, come quella di Anne, lastracciona tarchiatella che fa l’elemo-sina lí, fra il fioraio ed il fornaio; ilmarito, Oscar lavora in miniera e, nelcaso in cui non si trovi in miniera aspaccarsi la schiena, si trova in unpub a due passi dal fornaio a spaccar-si il fegato. Quando i lamenti del suofegato si fanno assordanti lo puoi ve-dere uscire dal pub barcollante per

rastrellare i soldi raccolti da Anne(d’altronde una donna dalle taschetintinnanti non può fare l’elemosina),tornare dentro per pagare il conto, an-dare a casa, picchiare suo figlio Lestered andare a dormire, una pausa pia-cevole dopo una lunga giornataccia.In effetti a noi cosa importa del vi-scido Oscar, o della stracciona Anne,o meglio ancora del suonato Lester,che ancora si chiede per quale moti-vo abbia la faccia gonfia. No, questafamiglia non ci interessa, non ci inte-resserebbe nemmeno se Oscar venissebrutalmente ammazzato, la moglie ve-nisse stuprata (sorte a lei piú graditarispetto al fare l’elemosina, forse) eLester fosse indagato, ingiustamente,per omicidio; non ci interesserebberoe non ci interessano, far luce su que-sta storia sarebbe come accendere unacandela vicino ad un barilotto pieno

di polvere da sparo in una minieraabbandonata.

Cosí, in un bel giorno di pioggia,Oscar va a fare compagnia a degliubriaconi nel pub di Andrej, una per-sona affabile, dotata di un caratteremite, di una dolcezza forse esagera-ta e generosamente accompagnata dauna buona dose di cattive manierein stile gangster americani del dopo-guerra. Meglio evitare risse nella sualocanda, non che non ci sia piú spazioal cimitero per i cadaveri, ma il san-gue non si lava tanto facilmente dalbancone e ne resta l’olezzo per troppotempo. La stupidità è infinita negliuomini e coloro che frequentano quel-la locanda di certo non sono dotati digrande acume: a portare la bandierain prima fila c’è il beneamato Oscarche, vista la noia che lo perseguita,pensa bene che sia il giorno giusto

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I colori della letteratura Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

per riscuotere il danaro che un pove-raccio gli deve da quattro settimane.Niente, la stupidità è un pregio chela natura non si riserva di regalare apochi eletti, volano parole pesanti emazzate a destra e a manca. I primiad aver scatenato la rissa vengono pre-si da Andrej in persona, riempiti dibotte e gettati fuori dall’entrata prin-cipale sul fango morbido ed acquoso.Entrambe le figure sono sdraiate a fac-cia in giú in due pozze di sangue efango. Passano una decina di minutiprima che uno dei due inizi a rialzar-si: è il creditore, Oscar, che si ritrova

stordito e barcollante ad appoggiarsiad una parete per non perdere l’e-quilibrio; Fra rantoli sordi e strozzatianche il debitore, un certo Gerald, ini-zia a rialzarsi. Potremmo fermare quila narrazione e far calare il sipario,dopotutto non è di grande importan-za e non ci interessa chiederci comeandrà a finire, poiché tanto lo scono-sciuto Gerald morirà a causa di unbuon colpo ben assestato all’altezzadella nuca, solo dopo però aver resoun colabrodo lo stomaco di Oscar conun coltellaccio arrugginito.

La morte sotto la pioggia è davve-

ro poetica, sembra che entrambi ab-biano il volto rigato dalle lacrime sca-tenate dalla rabbia per la vita vissu-ta. Le loro smorfie, poetiche quantomacabre, sembrano essere state egre-giamente dipinte da un principiantepittore su quei volti.

Sotto la pioggia si conclude questaprima scena, cala il sipario sul palco,giusto il tempo per cambiare ambien-tazioni, e vengono spenti i riflettoriper ricreare la giusta atmosfera, unaqualsiasi.

Le ombre del passato

di Mrs Hyde

Beth si trovò davanti il portale chel’avrebbe condotta nel posto in cui

lei avrebbe voluto essere; all’inizio eramolto titubante, ma ora, finalmentesi era decisa a voltare pagina, a rico-minciare tutto dal principio, in fondoaveva solo diciannove anni, e, nono-stante gli eventi accaduti di recentel’avessero provata non solo nel corpo,ma anche nella mente, non voleva la-sciarsi andare, non voleva che tuttoandasse perduto, e cosí lo fece. Dopoaver attraversato quella luce, ora co-sí calda e familiare, arrivò all’internodella grotta illuminata dal chiaro diluna. Rimase qualche minuto a con-templarla in silenzio, finché, con ilvolto rigato dalle lacrime e un sorriso,si incamminò verso un nuovo futuro.

Tre anni prima. . .“Basta, sono stufa delle tue rego-

le! Non ce la faccio piú ad indossarequesta maschera; io non sono cosí enon lo sarò mai! Non riuscirai a farmidiventare come te!” urlò Beth a suamadre, alzandosi da tavola e corren-do nella sua camera. Cathrine rimaseallibita da quella reazione e dentrodi sé pensò che nonostante la figliaaffermasse il contrario, erano piú si-mili di quanto si potesse immagina-re, e sorridendo disse: “È arrivato ilmomento. . . ”.

All’epoca Beth, o meglio Elizabe-th Ann Morgan, aveva sedici anni edera la figlia di uno dei piú ricchi in-dustriali della città, Edward Morgan,e di una delle docenti piú richieste ad

Oxford, Cathrine Wood.Sfortunatamente, oltre ad essere i

suoi genitori, erano anche le due per-sone che Beth detestava piú di qual-siasi altra. Non riusciva a condividereil loro atteggiamento, il loro modo dipensare e persino il modo di vestire.Lei desiderava davvero compiacerli,ma non riusciva a trovare nessun pun-to d’incontro; era decisamente stranoe per un certo periodo iniziò a crederedi essere stata adottata.

Quel giorno Beth aveva deciso diparlare ai suoi genitori del suo deside-rio di partire per poter scoprire comefosse la vita negli Stati Uniti; tutta-via loro, in particolar modo la madre,non volevano sentire ragioni, cosí ini-ziarono a trovare una serie di scusecontro le quali la ragazza non avevala minima chance di poter replicare:“Tu sei ancora troppo piccola”, “Nonsei come tutte quelle ragazzine scial-be che partono senza un perché e siritrovano a dormire sulle panchine”,“È pericoloso, non se ne parla” disseinfine la madre, da qui la sfuriata.

Beth si rifugiò nella sua stanza epianse, pianse di rabbia per l’espres-sione vuota di “quella donna” men-tre infrangeva per l’ennesima volta isuoi sogni; questo le fece ribollire ilsangue nelle vene, le mani iniziaro-no a tremare e le tempie a pulsare,si sentí come mai prima d’ora, comese potesse esplodere da un momen-to all’altro, quasi come se qualcosadentro di lei volesse uscire, ma appe-na si accorse di una presenza in pie-

di di fianco alla porta la sensazionesvaní in un attimo. Voltandosi videl’unica persona che fosse in grado diconsolarla anche nei momenti peggio-ri: sua sorella Alice. Si avvicinò aBeth e le sussurrò: “Ti prego smet-ti di piangere. . . sai che non riesco avederti cosí! Nemmeno io sopportopiú questa situazione ma non posso-no incatenarci qui per sempre e ognigiorno è un piccolo passo verso la li-bertà. A te ormai non manca moltoper realizzare questo sogno, pensa ame invece. . . quando tu andrai via erimarrò sola, inizierò a fumare, bere,ad ascoltare musica blasfema, e la miacompagnia si trasformerà in un grup-po di tossicodipendenti e motociclistiultraquarantenni con baffi e treccine,e per motivi che non sto qui a dirti,me li farò crescere anch’io, rimarròincinta a diciassette anni e mamma epapà mi abbandoneranno in qualchecentro di recupero. . . ”. Non riuscí acompletare la frase che scoppiaronoentrambe a ridere. . . era sempre cosícon Alice, riusciva a farle dimenticareogni cosa e, nonostante fosse piú pic-cola, trovava sempre il modo di farlasorridere. Mentre stavano ancora ri-dendo, la porta si aprí di nuovo edentrò Cathrine; istintivamente le dueragazze assunsero un atteggiamentoquasi militare e nella stanza si diffuseun’aura inquieta. Quando lei parlòle due sorelle sussultarono: “Alice,lasciaci sole”. La piccola uscí subi-to dalla stanza, ma rimase silenziosa-mente fuori dalla porta ad origliare.

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“Elizabeth, so che tu ormai sei cresciu-ta, stai diventando una ragazza intra-prendente e orgogliosa proprio comeero io alla tua età. . . capisco che potràsembrare assurdo, ma non sono sem-pre stata cosí, ma di questo parlere-mo un’altra volta, rimane il fatto checomprendo come ci si sente a vedere ipropri sogni dipendenti da qualcunoche non sia tu, per questo ho deciso

che sia gusto lasciarti andare, a unacondizione. . . Dovrai stare da lei. . . ”.Beth, ancora frastornata dalle paro-le di sua madre, che non sembravapiú l’odiosa dittatrice di poco fa, rin-saví dopo quest’ultima affermazione:“Lei?” chiese, “Sí, Lei. . . . Mia madre,Bonnie Cooper”, a questo punto Bethnon sapeva piú cosa pensare e riu-scí soltanto a dire “La nonna? Mi hai

sempre detto che è morta ancor primache io nascessi. . . Perché? Non capi-sco. . . ”, si sedette portando le manial viso, e ancora quella strana sensa-zione la pervase da capo a piedi. Al-lora Cathrine, mentre si incamminavaverso la porta, con tono irremovibi-le annunciò: “Prepara i bagagli. . . siparte domattina”.

To be continued. . .

Io c’ero!I’m With You - Red Hot Chili Peppers

Voto HHHHI

di Stefano

È uscito il 30 Agosto 2011, il suonome è I’m With You ed è il

nuovo album dei Red Hot ChiliPeppers (abbreviati rhcp), gruppoFunk-rock/Rap-rock formatosi a LosAngeles nel lontano 1983. La storiadella nascita del titolo dell’album èinteressante. Secondo la stampa sa-rebbe stato “Dr. Johnny Skinz’s di-sproportionately rambounticous po-lar express machine-head”, cosa chefu smentito dal gruppo e dallo stes-so Kiedis, il frontman, che aveva in-tenzione di scegliere il titolo da unadelle tracce. Josh Klinghoffer, attualechitarrista, scrisse su un foglio le pa-role “I’m With You” e lo mostrò allaband che se n’è innamorata. Durantela loro carriera i rhcp hanno sfor-nato un totale di 10 album. I primicon sonorità molto Rap e testi sfac-ciati, i piú recenti tendenti al Funk-rock con riff di chitarra coinvolgentie testi che parlano di droga, alcoli-smo, solitudine, angoscia adolescen-ziale, amore e della California. I rh-cp, tuttavia, hanno affrontato ancheperiodi di crisi, come quando il loroex-chitarrista John Frusciante lasciòper la prima volta il gruppo nel 1992,per poi tornare a farne parte nel 1997,e insieme, pubblicare nuovi succes-si. Dopo Stadium Arcadium qualcosava storto e nel 2010 Frusciante decidedi abbandonare nuovamente la bandper dedicarsi alla carriera solista. Ec-co dunque come con questo albumdimostrino non solo di aver ancora

voglia di fare musica come solo lo-ro sanno fare, ma anche di sapersiriprendere dall’ennesima fuoriuscitadi Frusciante, grazie anche al nuovochitarrista Josh Klinghoffer, che li ave-va seguiti in tour precedentemente eaveva collaborato con Frusciante neisuoi progetti solisti, oltre ad esserneamico ed allievo. Josh ha dimostratodi essere la migliore alternativa per irhcp. Infatti l’album è un successo-ne. Il pezzo di apertura è Monarchy ofRoses, che inizia con una parte voca-le dove è piacevole ascoltare la vocedistorta di Kiedis, le cui doti canoresono nettamente migliorate nonostan-te il progredire degli anni. L’albumsi chiude con Dance, Dance, Dance cheè probabilmente il brano piú pop deldisco. A mio parere si sarebbe potutascegliere una traccia migliore, anchese in fin dei conti risulta funzionale alsuo ruolo. Mi sento in dovere di con-sigliare alcune canzoni in particolare:Factory of Faith, Did I let you know, Hap-piness loves company, Even you Brutus,Brendan’s Death Song e Annie Wants ABaby. In conclusione, I’m With You èsenza ombra di dubbio un ottimo al-bum sotto ogni punto di vista. È frut-to di un cambio nel genere musicalee di un rinnovo stilistico della band,al pari di pietre miliari come Califor-nication o By The Way. Assolutamenteda ascoltare!

Red Hot Chili Peppers live @Milano

Quest’anno i rhcp si sono esibitiin Italia per 2 date; a Torino e a Mila-

no. Io ho avuto la fortuna di assistereal loro show di Milano l’11 dicembre.“Standing in line to see the show to-night”. Comincia cosí la canzone Bythe way dei rhcp, ed io ero ormai infila da 9 ore quando alle 6.30 vengonoaperti i cancelli, e dopo aver aspettatoil mio turno finalmente sono dentro.Il forum di Assago è gremíto di genteproveniente da tutta italia per vederlisuonare stasera dal vivo, dopo unalunghissima attesa di 5 anni. Il con-certo è stato aperto dal loro gruppo disupporto per questo tour, i Foals, unaband Indie-rock/Math-rock formatasiad Oxford.

Durante la loro esibizione, l’au-dience era in trepidante attesa per l’ar-rivo dei rhcp che si sono fatti aspet-tare, ma ne è valsa la pena. Quandosalgono sul palco sono le 21.20 e le lu-ci sono basse. Di solito non sono mol-to scenici, ma questa volta sono staticapaci di coinvolgere pienamente ilpubblico con i loro successi suonatiuno dietro l’altro, talvolta intervallatida piccole jam musicali. Ed io ero lí.Tra la folla. Inutile dire che la calcascalpitava per l’entusiasmo dato dal-la magica atmosfera del concerto. Èstata una sensazione fantastica senti-re come tutte quelle persone presentifossero unite da una passione comu-ne, la passione verso quella musicache è in grado di trasmetterci emozio-ni e ci fa riaffiorare alla mente bellissi-mi ricordi. Il concerto si è aperto conMonarchy of Roses, pezzo estratto dalloro ultimo album, subito seguito daDani California, una delle loro hit di

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la voce Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

sempre, che durante il ritornello scate-na un pogo che proveniva dagli animidi tutti noi che eravamo lí sul parter-re, e cosí è stato per tutto il concerto.L’apice della serata è stato raggiuntoquando di colpo si è fatto buio, un fa-ro dall’alto ha illuminato Josh e la suachitarra, e si sono incominciati a senti-re i primi versi di Io sono quel che sonodi Mina, che tutti conosciamo, e la fol-la, me compreso, è rimasta senza fiatonell’ascoltare la voce di josh cantarealla perfezione le parole del testo diMina in un’italiano praticamente per-fetto, entrando nel cuore di tutti i fan.Il palco e gli effetti luci erano a dir po-co straordinari, è stata la prima voltache ho visto i rhcp esibirsi su un pal-

co cosí all’avanguardia, la scenografiaè stata impeccabile, cosí come le lu-ci, perfettamente sincronizzate con lamusica. Quando sono uscito dal fo-rum erano circa le 23.30, ero comple-tamente sudato, stanco, senza voce econ qualche livido di troppo ma pie-namente soddisfatto dalla loro perfor-mance. I rhcp hanno dato prova chedopo 70 milioni di dischi venduti intutto il mondo, dopo 30 anni di con-certi e dopo essere entrati nella cele-bre “Rock ’n’ Roll Hall of Fame” nonsono ancora stanchi di sconvolgere learene di tutto il mondo con la loromusica mozzafiato. Semplicementesublimi.

Scaletta

(1) Monarchy of Roses (2) Dani Cal-ifornia (3) Charlie (4) Around theWorld (5) Otherside (6) The Adven-tures of Rain Dance Maggie (7) Break-ing The Girl (8) Me & My Friends(9) Throw Away Your Television(10) Look Around (11) Under theBridge (12) Higher Ground (StevieWonder cover) (13) Did I Let YouKnow (14) Californication (15) By theWay (16) Io sono quel che sono (Minacover) (Josh solo) (17) Can’t Stop(18) Meet Me at the Corner (19) GiveIt Away (20) Jam finale

Recensioni e spettacoliSpegni la musica, e seguimi

di Fava

Vieni con me, ti porterò dove nonsei stato mai. O forse dove ti han-

no obbligato ad andare fin troppe vol-te per i motivi piú sbagliati. Dài, nonè lontano! La vedi quell’insegna? Sia-mo arrivati. C’è in vetrina il nuovolibro di Alessandro Baricco, Mr Gw-yn. Che fai, lo compri? Con questacrisi? Ah, dici che è irresistibile. Loconosci? Baricco, intendo. Dicono chesia lo scrittore dei sogni. Sí, in realtàlo so perché. Apri il libro, comincia aleggere. E capirai.

Pronto? Ah, sei tu. Sono conten-to che abbia letto Mr Gwyn, non misbagliavo vero? Sai, è bellissimo im-mergersi in un libro che riesce ad im-porsi. Noi lettori siamo fin troppoegocentrici: ci aspettiamo sempre chela storia si adatti a noi, al nostro stato

d’animo. Piangiamo, e desideriamoun ritmo lento. Fremiamo, e cerchia-mo un tempo veloce, incalzante. MrGwyn invece no, ci sconfigge. Nonche non abbia provato a combatterloall’inizio. Un libro che impone la suavolontà a me? Non sia mai detto! Einvece. . . Ah, anche tu ci hai provato.Beh, possiamo dirci sconfitti. Ma ba-da bene, essere sconfitti da un avver-sario valoroso è una disdetta solo permetà! E poi, sai com’è quel detto. tie-niti stretti gli amici e ancor piú strettii nemici. Secondo me vale proprio lapena di tenercelo stretto. Sí, propriocosí. Mr Gwyn sa imporsi. Ha unasua anima, va al suo tempo. Non gliimporta niente di te, di me. E’ la sto-ria che prende vita da sola, e tu puoistare solo lí, immobile, ad assistereche il miracolo si compia e ti convertaal culto del Dio narratore. Dici che

sembra quasi una composizione perpianoforte? Sí, credo anche io. Sebbe-ne l’esperto di musica tra noi sia tu.Adagio, andante, adagio, allegretto.Proprio quello che pensavo.

E non credi che anche Mr Gwyn,lo scrittore, il protagonista, sappia im-porsi? Non dev’essere una decisionefacile abbandonare il lavoro di unavita per cominciare qualcosa di total-mente diverso. Sí, anche a me nondispiacerebbe smettere di lavorare eandarmene a fare l’insegnante di holaalle Bahamas. Però pensaci bene: sefai lo scrittore che decide di comin-ciare a fare il copista immagino chesia tutta un’altra storia. . . .Poi con unamico che è anche il tuo agente, le co-se si complicano ancora di piú. Pensase volessi farlo io, non proveresti adissuadermi? Dici che non lo farestimai? Ebbene, considera le cose nel

Soluzioni dei giochi

1.LeparolesonoOTTO,IO,EMO-2.49,sisommanoinumeripoisiaggiunge1-3.9,ilprodottoèsempre120-4.Ilcondannatodisse“MORIRÒBOLLITO”.Sequestafrasefossevera,ilcondannatodovrebbemorireavvelenato.Peròinquestocasodiventerebbefalsaequindieglidovrebbemorirebollito,cosacherenderebbelafraseveritiera.-5.17Qd8Kd818Ba5Kc8(or18...Ke8)19Rd8-6.STE,RE,STA-7.6,ilnumeroinbassoèugualealprodottodeinumeriinaltodiviso3-8.STAGIONE,PRIMAVERA,COLORI,SERA,MAGLIONE-9.REBUSREgolaMOLtoriGOrosa=Regolamoltorigorosa.-9.REBUSMAGICORUBartigliOCCHI=Rubartigliocchi.-

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Recensioni Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

loro insieme. Devi ammettere che seun bel giorno pubblicassi anche io,che so, sul Corriere della Sera, le 52 co-se che non ho piú intenzione di farenella mia vita, tra cui scrivere, e deci-dessi di fare il copista, avresti anchetu il tuo bel daffare a convincermi ditornare in me. Ah, non mi diresti nul-la? Aggiungiamo anche che vorreiscrivere dei ritratti. Crederesti come

minimo che io sia completamente rin-cretinito. Come si fanno a scriveredei ritratti, mi chiederesti. E se ioper tutta risposta affittassi un appar-tamento, e assumessi la tua assistentecome modella per il mio primo ritrat-to scritto, come la prenderesti? Nonsolo. La modella dovrebbe venire nel-l’appartamento e spogliarsi, semprealla stessa ora, alla luce infantile di 18

lampadine. E che lampadine! Model-lo Caterina de’ Medici, prodotte a ma-no da un vero artigiano. Che ne pensi,eh? Vedi, ho ragione io, come sem-pre. Adesso però devo scappare, miafiglia ci ha sentiti parlare al telefonoe vuole andare in libreria. Come dici?Anche tua moglie? Perfetto, allora civediamo lí. Chissà se riusciremo atrovarlo, un libro migliore.

Beyond the real: stravaganze d’artista

di Shid

Trenta disegni, alcune foto e la sto-ria di una personalità stravagan-

te e particolare: l’artista e fotografoHenri Cartier-Bresson è il protagoni-sta della mostra organizzata dall’as-sociazione culturale teramana arca,in collaborazione con la FondazioneHenri Cartier-Bresson di Parigi e l’Ac-cademia Raffaello di Urbino. La mo-stra si basa soprattutto sui disegnidell’autore, ma non si può non rima-nere affascinati dalla sua storia e dal-le foto che lo ritraggono: una storiadi avventura e viaggio, caratterizza-ta da avvenimenti stupefacenti e daincontri con personalità imponenti co-me Gandhi (che si racconta sia statofotografato da Cartier-Bresson pocoprima di essere assassinato), Fidel Ca-stro, Che Guevara e tantissimi altri;le foto appaiono pregne di atmosferaquotidiana, di serenità, immerse nelbianco e nero di un’epoca passata.

Henri nasce a Chanteloup-en-Brie,un comune francese di meno di 2000

abitanti, nel 1908. Lo zio, Luis Cartier-Bresson, pittore di successo, lo avevaavvicinato all’arte facendolo assistereal proprio lavoro, nel proprio studio:è qui che Henri sentí “il respiro dell’o-dore magico della pittura”, come lochiama lui stesso. Inizialmente, Car-tier Bresson era un appassionato fo-tografo, inseparabile dalla sua Leica,che lo ha accompagnato in giro per ilmondo per rendere immortali eventistorici di importanza non trascurabi-le, come la liberazione di Parigi nel1944 o l’incoronazione di Giorgio IVa Trafalgar Square nel 1937. Con l’ar-rivo della vecchiaia abbandonò la fo-tografia per dedicarsi completamenteal disegno. Mai si fece commercializ-zare dal mondo: lui immortalava eraffigurava qualsiasi cosa lo colpisse,per pura passione.

“Fotografare e disegnare, momen-ti paralleli: la fotografia è un’azioneimmediata, il disegno una meditazio-ne” dice l’artista. Infatti i suoi disegnisarebbero da contemplare per ore, eapparirebbero nuovi in ogni istante.

Nelle sue opere è impossibile noncogliere la particolarità del suo carat-tere e la stravaganza del suo stile. Car-tier Bresson utilizza delle sfumaturetalmente singolari che i suoi disegniriescono a dare un’impressione di di-namicità, nonostante i soggetti sianoil piú delle volte elementi immobilinello spazio, tanto che sembra quasidi trovarsi a passeggiare negli scena-ri ritratti. E cosí, grazie alla matitadi Henri, i paesaggi e i panorami digrandi città, i ritratti e perfino il dise-gno in grafite su carta di un soggettosobrio e disadorno quale può esse-re una semplice credenza, assumonoun’aura magica e inaspettata che licondanna a rimanere eterni. Come illoro autore che, morto alla venerandaetà di novantacinque anni, ha passatola vita a rendersi immortale, affidan-dosi alla sua Leica e alla sua matita,alle sue foto e ai suoi disegni, per con-servare ogni cosa attraversasse la suavita, per mettere una firma sul mondoe nella storia.

Why John, Why?

di Moody

John Mayer. A pochi in Italia que-sto nome dice qualcosa, ma poi,

perchè? Florida carriera alle spalle, 10

milioni di copie del suo ultimo albumvendute negli Stati Uniti, 20 milioniin tutto il mondo, splendide canzonie poi, è da dirlo, bella presenza.

Il chitarrista e cantante america-no pop-rock e blues-rock John Mayersi avvicina per la prima volta al suostrumento a 13 anni, già appassiona-to al blues, dopo aver ricevuto una

musicassetta di Stevie Ray Vaughan edopo due anni, ancora alla scuola su-periore, inizia a suonare nei bar dellasua città.

Comincia a farsi sentire a livellointernazionale nel 1999 con la pubbli-cazione del suo primo ep Inside Wan-ts Out da parte di una casa discogra-fica indipendente, per poi affermarsinel mondo della musica nel 2001, fir-mando un contratto con la ColumbiaRecords che gli permette di pubbli-care il suo primo vero album Room

For Squares contenente le famosissime“Your body is a wonderland” e “WhyGeorgia”.

Da questo momento per John ini-zia tutta una serie di conquiste, uscitedi album, nomine e vincite ai Gram-my Awards che gli permettono di di-ventare uno dei piú affermati artistiin America e nel mondo.

Dopo un breve periodo con il JohnMayer Trio formato con Pino Palladi-no al basso e Steve Jordan alla bat-teria, con i quali pubblica l’album

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la voce Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

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Live Try!, ritorna alla carriera solistacon Continuum (2006), Where the lightis-live in Los Angeles (2008) e BattleStudies (2009).

Nel Maggio 2011 John annuncial’uscita del suo nuovo album, Bornand Raised, per l’autunno dello stessoanno.

Purtroppo però a settembre nelsuo blog scrive di avere un granulo-ma vicino alle corde vocali, e che ilsuo album sarà posticipato al 2012,provocando quindi la preoccupazionedei suoi numerosissimi fan.

Per fortuna un mese dopo rassicu-ra tutti i suoi ammiratori: l’intervento

ha avuto buon esito e dopo un me-setto di riposo sarà di nuovo in gra-do di registrare le canzoni mancan-ti. . . Ora aspettando Born and Raisednon possiamo far altro che dire: “VaiJohn!”.

Parsley, Sage, Rosemary and ThymePepatelli e Caggionetti

di Benedetta & Giulia

Salve a tutti, giovani cuochi! Per Natale abbiamo pen-sato di preparare qualcosa di speciale, per non farvi

trovare a mani vuote alle prossime feste, per dimostrare aivostri vecchi che anche voi siete capaci di mettere insiemequalche ingrediente senza bruciare casa e senza avvele-nare nessuno! La scelta non è stata difficile, soprattuttoperché ci eravamo proposte di presentare dolci semplici

ma gustosi, non troppo impegnativi nella preparazionee soprattutto a tema! Vi assicuriamo la riuscita dei dolci,perché come potete vedere dalle foto, sono stati preparatida noi in precedenza. Per evitare che uno di voi parta conil piede sbagliato, credendo che sono ricette da libro dicucina, abbiamo personalmente impiegato il nostro tem-po nel servizio fotografico alle due celebrità. A questopunto. . . “corciate le maniche” e a lavoro!

Pepatelli

Ingredienti

(a) 1kg di miele (b) 1kg di farina 00 (c) 1kg di mandorle (d) 1 arancia (e) 1 cucchiaino di cacao (f) Olio q.b.

Preparazione

1. Versare il miele in una pentola capiente e far cuo-cere senza far bollire; intanto tritare finemente labuccia d’arancia e mescolare il cucchiaino di cacao

con la farina.

2. Togliere il miele dal fuoco ed aggiungere la buc-

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Parsley, Sage, Rosemary and Thyme Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

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cia d’arancia tritata precedentemente, aggiungerela farina e mescolare fino ad ottenere un impastoomogeneo color bronzo.

3. Solo a questo punto aggiungere le mandorle (sel’impasto sembra troppo duro, porre su una tegliaoliata e maneggiare l’impasto con mani ben unte).

4. Preparare con l’impasto ottenuto dei “biscottoni”(alti 1.5 cm – lunghi 30 cm e larghi 6 cm. Dovrebberouscire circa 8 biscottoni con queste dosi).

5. Mettere in forno a 180-190 gradi per 10-15 minuti,poi girare per far cuocere l’altro lato per altrettanti

10 minuti (capirete che sono cotti quando inizie-ranno ad assumere un colorito dorato, non fatelibruciare!).

6. A cottura terminata cacciare dal forno e imme-diatamente passare alla fase successiva senza farraffreddare il biscottone: TAGLIO!

7. Prendere un panno ed avvolgere il biscottone perevitare ustioni, tagliare il biscottone a fette, non piúspesse di mezzo centimetro (utilizzate un coltello aseghezzo per facilitare il taglio).

8. Beh. . . a questo punto, buon appetito!

Caggionetti

Ingredienti per l’impasto

(a) 500 g di farina 00 (b) 1 uovo (c) 1 cucchiaio di zucchero(d) 1 pizzico di sale (e) 1 bicchiere di vino bianco(100 ml

circa) (f) ½ bicchiere di olio di semi (50 ml circa)

Ingredienti per il ripieno: circa 500 g

Molte solo le varianti per il ripieno di questi dolcettiabruzzesi dovute alle diverse culture che si sono intreccia-te nella nostra regione, ma soprattutto, visto che questodolce era tipico delle generazioni precedenti, che cerca-vano di sfruttare i prodotti del territorio, le varianti sononate anche dalla presenza o meno di certi ingredientinelle dispense. La variante piú conosciuta, definita anche“montana”, è caratterizzata dalla presenza delle castagne.L’impasto viene ottenuto sgusciando e lessando le casta-

gne e poi passandole, aggiungendo zucchero (circa 100 g),canditi d’arancia, mandorle (100 g) e cacao (100 g circa).Non definiamo accuratamente le quantità poiché varianoda famiglia a famiglia, chi preferisce piú cacao, chi piúcanditi, chi piú zucchero. Aggiungiamo anche un gocciodi marsala per chi desidera.

Altra variante è quella di ceci, che pur sembrandoun’abbinamento stonato, si rivela sempre gradito a gran-di e piccini. I ceci vengono messi a bagno per circa 12 ore,

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la voce Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

poi vengono lessati e prima che si freddano si passanocon il famoso passaverdure. Aggiungiamo dello zucchero,cacao, un po’ di mosto cotto e canditi d’arancia.

L’ultima variante che proponiamo è quella tipica dellezone piú esterne dell’Abruzzo, ottenuta con una farcitu-

ra di marmellata d’uva, rigorosamente Montepulciano,arricchita da mandorle tostate e cioccolato tritato. Per ipiú esigenti è possibile arricchire questa farcitura con delmosto cotto, che va aggiunta in minime quantità.

Preparazione per l’impasto

1. Disporre la farina a fontana su un piano eporre l’uovo al centro della fontana e sbattereleggermente.

2. Aggiungere il pizzico di sale, lo zucchero l’olio edil vino.

3. Iniziare ad incorporare la farina con attenzione sen-za far uscire gli altri ingredienti, se avete paura chefuoriescono, utilizzate una ciotola.

4. Continuare ad impastare fino ad ottenere un pa-netto liscio e morbido (se l’impasto sembra troppoduro aggiungere del vino).

5. Stendete la massa prima con il mattarello e poi conla macchinetta per la pasta fino ad ottenere unasfoglia molto sottile. Tagliare a forma di ravioli

6. Sulla sfoglia stesa ponete l’interno (l’impasto cheavete scelto, di ceci, di castagne o di marmellata) acucchiaini.

7. Dopo aver posto il ripieno, ricoprire la sfoglia comenei ravioli.

8. Fate aderire bene le due sfoglie con all’internol’impasto e tagliate i bordi con la rotella dentata.

9. Disporre su dei vassoi cosparsi con una spolvera-ta di farina e friggere in abbondante olio di se-mi (assicuratevi che non si aprano, cacciare quan-do assumono un colore dorato e porre su cartaassorbente).

10. Cospargere di zucchero a velo e. . . . Bon apétit!

TEXnologiaVent’anni fa la libertà di espressione si fece virtuale, ed ha funzionato

di Cristian

Esistono certi strumenti che hannorivoluzionato le nostre vite quoti-

diane ma, o perché ci vengono pro-posti in modo semplicistico o perchél’abitudine “corrode” il nostro entu-siasmo, dimentichiamo cosa li rendeimportanti. Colgo, allora, l’occasio-ne offertami dal suo ventennale perparlare del Web e della sua storia.

Web non è sinonimo di Internet!

Cos’è il Web? Se la domanda pa-re scontata, la risposta assolutamentenon lo è: lo dimostrano espressioniquotidianamente usate come “cerca-re su Internet” riferendosi all’uso deimotori di ricerca, quali ad esempioGoogle. L’errore piú comune che sipuò fare in materia è confondere In-ternet con il Web; iniziamo, quindi,esponendo la differenza tra questedue parole, erroneamente da molticonsiderate interscambiabili.

Internet, che nasce da un progettodel ministero della Difesa usa, è l’in-

sieme di tutti i computer connessi tradi loro a livello mondiale tramite sva-riati mezzi trasmissivi, quali possonoessere linee telefoniche e onde radio.

Il World Wide Web, chiamato sem-plicemente Web, è uno dei tanti ser-vizi Internet che permette di condivi-dere e usufruire di dati, memorizzatiin speciali computer chiamati web ser-ver e connessi alla Rete, tramite unsoftware chiamato web browser.

Nascita e funzionamento del www

Possiamo, però, trovare una scu-sante per chi confonde i due concetti.Prima dell’invenzione del World Wi-de Web, Internet non era ancora benconosciuto e diffuso tra la gente co-mune ed era utilizzato per lo piú daautorità statali e gruppi di ricerca: ve-niva impiegato solo il minimo di tuttoil suo potenziale.

La svolta decisiva avvenne nel1989 quando il fisico Tim Berners-Lee, al tempo dipendente presso ilcern, iniziò a lavorare ad un proget-

to per rendere piú facile la condivisio-ne di documenti scientifici all’internodella rete dell’organizzazione. Pensòad uno spazio comune virtuale dovechiunque avesse accesso a tale rete po-teva pubblicare, usufruire, modificarecontenuti tramite un determinato soft-ware. Con l’approvazione dei suoisuperiori, Lee si mise subito all’ope-ra, sviluppando il primo web browsere parallelamente iniziò a definire de-gli standard e protocolli per scambia-re documenti attraverso la rete: nac-que il linguaggio html e il protocol-lo http (Hyper Text TransmissionProtocol).

All’inizio questi standard dettava-no che i principali contenuti del weberano composti da testo e grafica, ele-menti che un web browser, per potersidefinire tale, deve saper interpretare.Questo contenuto è organizzato nellecosiddette pagine web, ovvero docu-menti digitali formattati con l’html,che a loro volta compongono i sitiweb; poi lo scienziato ideò ciò che

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TEXnologia Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

ha determinato il successo del Web,ovvero il link, porzioni di testo e/oimmagine che permettono all’utente,mediante un click, di passare da unapagina ad un’altra, anche appartenen-te a un altro sito addirittura presentesu un altro server web. Per essererintracciati dal web browser, i siti webe i suoi contenuti devono essere resiidentificabili univocamente: ciò avvie-ne grazie all’attribuzione di un indi-rizzo web o URL (Uniform ResourceLocator) ad ogni risorsa sul Web.

Diffusione ed evoluzione

Questa innovativa tecnologia re-sta a sola disposizione del cern fi-no al 1991, quando quest’ultimo de-cide di distribuirla in modo gratui-to, con licenza open source, in mo-do tale da poter essere perfezionatae utilizzata dalla comunità mondiale.Tim Berners-Lee si ritira dal cern

per fondare il w3c (World Wide WebConsortium), l’associazione che si oc-cupa di definire e aggiornare gli stan-dard e protocolli del Web, traccian-do le linee guida dell’evoluzione diquest’ultimo.

È facile intuire che tale strumento,cosí potente ma cosí semplice, ancoranon maturo ma funzionante, rivolu-zionò il modo in cui la società con-divideva conoscenze e comunicava;grazie a questo sevizio, Internet ini-ziò ad ampliarsi, a divenire semprepiú grande e capillare, diffondendo-si anche tra la gente comune. Tuttivolevano approfittare del Web per dif-fondere le proprie idee, per il solopiacere personale ma anche per sco-pi commerciali: difatti, poco a poco,le imprese e società iniziarono a “far-si presenti” con i loro siti web nel

mondo virtuale per raggiungere unpubblico molto piú vasto e lontano.

Il punto chiave è che l’utenza nonsi limitò solo ad utilizzare il Web; inmolti, privati e gruppi di persone, ini-ziarono ad elaborare e a sviluppareprogetti che potessero migliorare laqualità del servizio offerto. In primoluogo si lavorò per rendere dinami-co il modo di esporre il contenuto.Da un lato, cosi, vediamo la nascitadei linguaggi di scripting come Java-Script che permette di creare piccoliapplicativi incorporati nella paginaed eseguiti sul computer dell’utente,dei plug-in che ampliano le funziona-lità dei web browser permettendo divisualizzare contenuti avanzati qualivideo, animazioni, applicazioni, ecc.web browser sempre piú veloci, coninterfacce intuitive e accattivanti. Dal-l’altro linguaggi di programmazionecome il php che permettono di crea-re script eseguiti dal server web stessoche, combinati alla potenza dei data-base, permettono di definire un sitoweb di migliaia di voci, link e paginecon pochi documenti html realmentepresenti sul server.

La cosa piú importante da sotto-lineare è che alla base di questo pro-gresso vi è il grande spirito di col-laborazione tra i diversi utenti dellaRete, uniti dalla consapevolezza checiò che stavano creando e miglioran-do avrebbe rivoluzionato il modo dicondividere la conoscenza dell’uma-nità intera e allo stesso tempo le ideee le opinioni dei singoli. L’importan-za data al Web, e in un certo senso la“missione assegnatagli”, ha reso que-sto strumento di un valore inestima-bile: si proseguí, quindi, la filosofiadi Berners-Lee e il Web e i suoi servizi

hanno continuato ad essere gratuiti.In questo frangente emergono societàNo-Profit come Mozilla Foundation,madre del browser Firefox, ma anchecompagnie commerciali come Googlee Yhaoo, che si sono fatte strada re-galando agli utenti del World WideWeb gli omonimi motori di ricerca,oltre che a fornire servizi avanzati siagratuiti sia a pagamento.

Il prossimo passo che ora il w3c

vuole effettuare è di passare dal webstatico al web semantico. Nonostan-te tutto questo progresso, infatti, an-cora oggi cercare contenuti sul Webpuò risultare un po’ ostico dato cheil i motori di ricerca non “intendono”che contenuto sia quello che propon-gono all’utente, ma si basano sem-plicemente su comparazioni e corri-spondenze di sequenze di caratteri;ad esempio non viene colta la diffe-renza che c’è tra “Rossi” e “rossi”: ilprimo è un nome di persona mentre ilsecondo è un aggettivo. Molto spessoci vengono proposti come risultati diuna ricerca, contenuti inutili al nostroscopo; molti si sono già messi a la-voro concentrandosi sull’evoluzionedell’html (siamo alla versione 5) esull’utilizzo di tag e metadati, ovveroinformazioni aggiuntive inserite nellepagine che permetteranno al web bro-wser e ai motori di ricerca di saperecosa sia il contenuto che elaborano.Quando sarà superato questo handi-cap penso, citando Richard Stallman,importante informatico e sostenitoredel software libero, che: « Il WorldWide Web ha le potenzialità per svi-lupparsi in un’enciclopedia universa-le che copra tutti i campi della cono-scenza e in una biblioteca completadi corsi per la formazione. »

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Page 26: La Voce (dicembre 2011)

la voce Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

CuriositàGli “HeroRats”

di Serena

Chi ha detto che Tom e Jerry nonpossono essere amici? Un repar-

to speciale della polizia colombianaha chiuso topi in gabbia con gatti nelquadro di un progetto per addestrarei roditori a fiutare le oltre 100mila mi-ne terrestri disseminate in gran parte

dai ribelli. A differenza dei cani, i topipesano molto meno e perciò non in-nescano esplosioni. Ai roditori vieneinsegnato a bloccarsi di fronte alle mi-ne, ma hanno difficoltà a mantenerequesta posizione per paura di essereattaccati dai predatori. Mettere i topifaccia a faccia con un nemico consen-te loro di essere piú concentrati una

volta lasciati liberi: lo ha spiegato ilveterinario Luisa Mendez, che lavoracon gli animali da due anni. «Qui igatti giocano con i topi invece di at-taccarli», ha spiegato Mendez, «I gattiindossano scudi sugli artigli per nonprovocare ferite e di conseguenza itopi si sentono a loro agio a giocarecon loro».

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12. Sudoku

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Appendice ai giochi Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

Appendice ai giochi (Le soluzioni sono a pag. 20.)

6. In ognuno dei tre casi trova le lettere che, unite allelettere di destra e di sinistra, formano due parole.

tri (. . . ) loamo (. . . ) gola

a (. . . ) nza

7. Trova il numero mancante.

5− 3− 1 6− 2− 2 3− 2− 3

5 8 ?

8. Risolvi gli anagrammi.

Passano i mesi, cambia NIGATESO,in un momento è già RAMIRVAPE.Cambiano i CIROLO, s’appresta la RESAMamma che freddo, occorre un LEONIGMA!

A cura di Francesca Di Marco

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9. REBUS (6 - 5 - 8)

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10. REBUS MAGICO (7 - 3 - 8)

7 1 2 61

8 2 5 3 7 96 3 2 7 81 9 8 5

6 97 2 1

4 5 33 5 8 4 6 2

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11. Sudoku

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Page 28: La Voce (dicembre 2011)

la voce Numero 1 · Anno ix · Dicembre 2011

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13

14 15 16 17 18 19 20 21

22 23 24��

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ORIZZONTALI: 1. L’angelo degli Inferi - 9. Il monarca - 10. C’è chi se la dà sui piedi - 14. Il figlio di Anchise - 15. La centesimaparte del metro - 16. Il miglior amico dell’uomo - 18. Residenza Universitaria Internazionale - 21. Ha inventato una legge fisicasull’elettricità - 22. X - 23. Cosí inglese - 25. Lo si mette alle foto su facebook - 26. Esenzione da un obbligo - 28. La scuolavicina - 30. Lo era quella dei diritti del 1628 - 33. L’inizio di arpa - 34. il nome del prof. Falini - 36. Pietra di quarzo viola -37. Congiunzione - 38. Fondo Sociale Europeo - 39. A Trento nel 1545 - 40. Persona interessata all’estetica - 44. Physical AddressExtension;45-esclamazione di sorpresa - 46. Adesso, subito - 48. Sinonimo di talvolta - 52. Prefisso che indica ripetizione -53. Diritto in latino - 56. Olindo e Rosa Bazzi vi hanno consumato la loro strage - 58. Di solito chiude le preghiere - 60. Il coloredel lutto - 62. A te - 63. È il simbolo di Civitella - 66. Quello superiore è il braccio, quello inferiore la gamba - 67. Aveva un’arcapiena di animali - 68. Negazione - 69. Sigla di Torino - 70. Produttrice di miele.VERTICALI: 1. Essa, ella - 2. Ce lo aveva il capitano di Peter Pan - 3. Gli studenti cercano di centrarlo con le cartacce - 4. IntelligenzaArtificiale - 6. Un famoso scrittore di nome Umberto - 7. Roma - 8. Di solito hanno la mina di grafite - 9. Il lavoro di Kubrick e diSpielberg - 10. Il fratello del padre - 11. Il famoso Edgar, poeta gotico inglese - 12. Frase inglese - 13. Il sentimento piú romantico -17. Seguace del nazionalsocialismo - 18. Zero cantante - 19. L’uso dell’inglese - 24. Osso della coscia - 27. Nanometro - 29. Gesto diriverenza - 30. Due scarpe ne formano uno - 31. Teramo - 32. Opera shakespeariana, un personaggio è Jago - 35. L’inizio e la finedi orpelli - 39. Comune in provincia di Ravenna, famoso per le ceramiche - 40. Ne sono fatti i nostri quaderni - 43. Con l’aratroil contadino ha...il campo - 47. Dicono di impararla e metterla da parte - 50. La fine del reame - 51. Affermazione - 54. UnioneEuropea - 55. Siracusa - 57. Business Intelligente - 59. Si ripetono in “pezze” - 63. Contrario di off - 63. Dario che vinse il Nobelper la letteratura - 64. In mezzo all’orto.Le caselle cerchiate formeranno la minaccia preferita dai professori. . .

1. Ci sono tre parole che danno un senso compiuto a queste lettere. Qualisono?

dscr (. . . )tr

2. Trova il numero mancante.

2 1 4 6 11 18 30 ?

3. Trova il numero mancante.

5− 3− 1 6− 5− 2 2− 4− 5

8 2 ?

4. Un esploratore fu imprigionato da una tribú di cannibali e gli fuproposto di scegliere se morire bollito in una pentola o avvelenato. Perquesto gli fu chiesto di pronunciare una frase che, se vera, lo avrebbefatto morire avvelenato, altrimenti bollito. Come riuscí l’esploratore adavere salva la vita?

A cura di Francesca Di Marco

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5. Il bianco matta in 3 mosse.

Le soluzioni sono a pag. 20.

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