La Settimana n. 17 del 9 maggio 2010

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Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 9 maggio 2010 asta con certi luoghi comuni: «i lavoratori immigrati qui vengono soprattutto a dare, non a prendere: e per questo dobbiamo dirgli grazie». Monsignor Simone Giusti si rivolge così all’assemblea nella chiesa di Ss. Pietro e Paolo. Per il primo maggio, festa di San Giuseppe lavoratore, sulle panche sono seduti tanti rappresentanti delle comunità immigrate (filippini, senegalesi, peruviani) e il messaggio del vescovo non potrebbe essere più diretto. «Non si gestiscono i fenomeni immigratori con la paura – attacca - né semplicemente con misure di polizia, ma con una nuova sintesi culturale». MENO LAVORO PER GLI ITALIANI? BUGIE. «Questa Eucarestia – dice Giusti - vuole essere un segno di accoglienza e gratitudine ai lavoratori immigrati. Perché contribuiscono non poco al benessere della nostra città». Il vescovo va controcorrente: «voglio subito sgombrare il terreno da alcuni equivoci – afferma nell’omelia - fra cui quello che gli immigrati tolgano lavoro agli italiani» e, tirando in ballo le statistiche che affermano il contrario, aggiunge: «occorre anzi affermare che essi svolgono lavori complementari e sono essenziali all’economia come ormai molti studi della stessa Banca d’Italia testimoniano». QUELLO CHE I PREGIUDIZI NON DICONO. Da ormai due anni la crisi economica rimbalza nelle cronache come un’ossessione giornaliera. Non c’è lavoro, le aziende chiudono alla spicciolata: l’etica del «si salvi chi può» rischia di far rimanere stritolati gli immigrati in un indifferenziato pregiudizio xenofobo. Ma il vescovo invita a guardarsi attorno: «il tasso di presenza di anziani nelle case di riposo della nostra città – osserva – è in forte calo. Se molti nostri nonni riescono a finire i loro giorni nel loro letto è proprio grazie a badanti e colf straniere». E ancora il mondo della scuola: «pensate – nota Giusti – a quante insegnanti mantengono il posto di lavoro grazie ai figli degli immigrati che ripopolano molte classi altrimenti B svuotate dal calo demografico degli ultimi anni». I CONTI PUBBLICI QUADRANO GRAZIE AGLI IMMIGRATI. Il vescovo va oltre, allargando l’occhio al quadro nazionale. «In un sistema economico come il nostro – fa notare - in cui il tasso di dipendenza demografica è elevato e destinato ad aumentare notevolmente, il contributo di nuove forze, socialmente e professionalmente integrate, è e sarà di fondamentale importanza per il mantenimento degli equilibri macroeconomici e di finanza pubblica, per il funzionamento del mercato del lavoro, per la disponibilità di servizi alla persona». OGNI LAVORO HA UGUALE DIGNITÀ. Ecco perché quando si parla di lavoro non si possono usare due pesi e due misure. Per i cristiani non esiste un lavoro di serie A (degli italiani) e uno di serie B (per gli immigrati). Il vescovo lo dice chiaro: «Nella prospettiva cristiana anche i lavori degli immigrati che svolgono solitamente le mansioni più umili, sono considerati avere uguale dignità». E il lavoro, ogni lavoro, per la dottrina sociale cristiana è sempre a servizio della persona umana. Mai il contrario: «Si tratta – conclude Giusti - di formare uomini che anche nel lavoro si implichino mettendo in gioco il senso profondo della vita, senza considerare l’ambito lavorativo come una parentesi di essa e senza neanche finire per assolutizzarlo, identificandolo con il valore supremo della vita stessa». « « G G l l i i i i m m m m i i g g r r a a t t i i ? ? F F o o n n d d a a m m e e n n t t a a l l i i p p e e r r l l a a n n o o s s t t r r a a c c i i t t t t à à » » «Per i cristiani non esiste un lavoro di serie A (degli italiani) e uno di serie B (per gli immigrati)». Il vescovo lo dice chiaro: «Nella prospettiva cristiana anche i lavori degli immigrati che svolgono solitamente le mansioni più umili, sono considerati avere uguale dignità». E il lavoro, ogni lavoro, per la dottrina sociale cristiana è sempre a servizio della persona umana «Ma la parità dei diritti sul lavoro è ancora un miraggio» guale dignità sì, ma la parità dei diritti (e dei do- veri) tra lavorato- ri stranieri e italiani è an- cora lontana. Parola di Nircia Shanlatte Moreta, presidente della Consulta degli Immigrati livornesi che ha accolto con grande favore le pa- role usate d a mon- signor Giusti il pri- m o mag- gio. Senza però nascon- dere che c’è anco- ra tanto da lavorare. «Le parole di monsignor Giu- sti – dice Nircia - sono da condividere in pieno e per questo lo ringrazio. Anzi, mi piacerebbe poter ap- profondire con lui questi aspetti, magari organiz- zando un incontro che coinvolga la diocesi». Nir- cia, nativa della Repubbli- ca Dominicana, è arrivata a Livorno nel 1991: «ho fatto tutto il percorso del- l’immigrato-tipo rac- conta – 5 anni nell’infer- no della clandestinità, poi la regolarizzazione, infine il ricongiungimento fami- liare». Da qualche anno è presidente della Consulta degli immigrati, l’organi- smo consultivo di consi- glio e giunta comunale istituito nel 2003. Osser- vatorio ideale per svisce- rare dal di dentro i temi proposti dal Vescovo. «È verissimo che i lavoratori stranieri svolgono lavori il più delle volte comple- mentari a quelli degli ita- U liani. Anche se, proprio negli ultimi mesi, ci sono molte italiane che, per via della crisi, stanno accet- tando mestieri come la badante». Poi un appun- to: «mi piacerebbe – os- serva Nircia – che non si dimenticassero mai, co- me sottolinea il Vescovo, anche i sacrifici di noi im- migrati. Pensate a quante donne straniere si pren- dono cura dei bambini italiani, col cuore strappa- to nel pensare ai loro bambini lasciati nel paese d’origine». Ma Livorno è davvero un’isola felice per gli immigrati? Sono dav- vero pochi i pregiudizi? «Qualcuno che esagera c’è sempre, ma forse meno che altrove. Quello che posso dire di sicuro è che rispetto a quando sono arrivata è cambiato mol- tissimo in termini di ca- pacità di accoglienza di istituzioni e associazioni. Venti anni fa un immigra- to arrivava e la città era to- talmente impreparata. Oggi sa dove andare, c’è un coordinamento delle comunità straniere, una Consulta, e tanti altri or- ganismi e associazioni di supporto». Ma sul fronte dei diritti dei lavoratori, qui come altrove, le disu- guaglianze sono ancora lontane dall’essere colma- te. «Anche qui però – os- serva Nircia – ci sono se- gni di speranza. Con la nascita del movimento “Primo marzo 2010” im- migrati e italiani stanno lottando assieme, in for- ma non violenta, per la parità dei diritti. Qualco- sa di nuovo sta nascen- do». SOLO L’AMORE SALVA «Solo l’amore salva» è questo il titolo del libro appena pubblicato da monsignor Giusti per le Edizioni Paoline. Il Vescovo lo ha presentato alla diocesi nel corso della seconda giornata di aggiornamento pastorale. «Mi piacerebbe – ha detto - che questo libro diventasse il sottofondo culturale dell’anno di riflessione che la diocesi condurrà verso la definizione di un progetto educativo diocesano». Nella seconda pagina presentiamo il libro ai lettori della Settimana. L L e e p p a a r r o o l l e e d d e e l l v v e e s s c c o o v v o o a a l l l l a a m m e e s s s s a a d d e e l l p p r r i i m m o o m m a a g g g g i i o o LA «VOCE» DEGLI IMMIGRATI nella foto Nircia Shanlatte Moreta Presidente della consulta degli immigrati

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Settimanale della Diocesi di Livorno

Transcript of La Settimana n. 17 del 9 maggio 2010

Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/210217

[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAndrea Fagioli

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

9 maggio 2010

asta con certi luoghi comuni: «ilavoratori immigrati qui vengonosoprattutto a dare, non aprendere: e per questo dobbiamo

dirgli grazie». Monsignor SimoneGiusti si rivolge così all’assemblea nellachiesa di Ss. Pietro e Paolo. Per il primomaggio, festa di San Giuseppelavoratore, sulle panche sono sedutitanti rappresentanti delle comunitàimmigrate (filippini, senegalesi,peruviani) e il messaggio del vescovonon potrebbe essere più diretto. «Nonsi gestiscono i fenomeni immigratoricon la paura – attacca - nésemplicemente con misure di polizia,ma con una nuova sintesi culturale».

MENO LAVORO PER GLI ITALIANI?BUGIE.«Questa Eucarestia – dice Giusti - vuoleessere un segno di accoglienza egratitudine ai lavoratori immigrati.Perché contribuiscono non poco albenessere della nostra città». Il vescovova controcorrente: «voglio subitosgombrare il terreno da alcuni equivoci– afferma nell’omelia - fra cui quelloche gli immigrati tolgano lavoro agliitaliani» e, tirando in ballo le statisticheche affermano il contrario, aggiunge:«occorre anzi affermare che essisvolgono lavori complementari e sonoessenziali all’economia come ormaimolti studi della stessa Banca d’Italiatestimoniano».

QUELLO CHE I PREGIUDIZI NON DICONO.Da ormai due anni la crisi economicarimbalza nelle cronache comeun’ossessione giornaliera. Non c’èlavoro, le aziende chiudono allaspicciolata: l’etica del «si salvi chi può»rischia di far rimanere stritolati gliimmigrati in un indifferenziatopregiudizio xenofobo. Ma il vescovoinvita a guardarsi attorno: «il tasso dipresenza di anziani nelle case di riposodella nostra città – osserva – è in fortecalo. Se molti nostri nonni riescono afinire i loro giorni nel loro letto èproprio grazie a badanti e colfstraniere». E ancora il mondo dellascuola: «pensate – nota Giusti – aquante insegnanti mantengono il postodi lavoro grazie ai figli degli immigratiche ripopolano molte classi altrimenti

Bsvuotate dal calo demografico degliultimi anni».

I CONTI PUBBLICI QUADRANO GRAZIEAGLI IMMIGRATI.Il vescovo va oltre, allargando l’occhioal quadro nazionale. «In un sistemaeconomico come il nostro – fa notare -in cui il tasso di dipendenzademografica è elevato e destinato adaumentare notevolmente, il contributodi nuove forze, socialmente eprofessionalmente integrate, è e sarà difondamentale importanza per ilmantenimento degli equilibrimacroeconomici e di finanza pubblica,per il funzionamento del mercato dellavoro, per la disponibilità di servizialla persona».

OGNI LAVORO HA UGUALE DIGNITÀ.Ecco perché quando si parla di lavoronon si possono usare due pesi e duemisure. Per i cristiani non esiste unlavoro di serie A (degli italiani) e uno

di serie B (per gli immigrati). Il vescovolo dice chiaro: «Nella prospettivacristiana anche i lavori degli immigratiche svolgono solitamente le mansionipiù umili, sono considerati avereuguale dignità». E il lavoro, ogni lavoro,per la dottrina sociale cristiana èsempre a servizio della persona umana.Mai il contrario: «Si tratta – concludeGiusti - di formare uomini che anchenel lavoro si implichino mettendo ingioco il senso profondo della vita,senza considerare l’ambito lavorativocome una parentesi di essa e senzaneanche finire per assolutizzarlo,identificandolo con il valore supremodella vita stessa».

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«Per i cristiani non esiste unlavoro di serie A (degliitaliani) e uno di serie B (pergli immigrati)».Il vescovo lo dice chiaro:«Nella prospettiva cristianaanche i lavori degli immigratiche svolgono solitamente lemansioni più umili, sonoconsiderati avere ugualedignità». E il lavoro, ogni lavoro, per ladottrina sociale cristiana èsempre a servizio dellapersona umana

«Ma la parità dei diritti sullavoro è ancora un miraggio»

guale dignità sì,ma la parità deidiritti (e dei do-veri) tra lavorato-

ri stranieri e italiani è an-cora lontana. Parola diNircia Shanlatte Moreta,presidente della Consultadegli Immigrati livornesiche ha accolto con grande

favorele pa-r o l eu s a t ed am o n -signorGiustiil pri-m om a g -g i o .Senzap e r ò

nascon-dere chec’è anco-

ra tanto da lavorare. «Leparole di monsignor Giu-sti – dice Nircia - sono dacondividere in pieno e perquesto lo ringrazio. Anzi,mi piacerebbe poter ap-profondire con lui questiaspetti, magari organiz-zando un incontro checoinvolga la diocesi». Nir-cia, nativa della Repubbli-ca Dominicana, è arrivataa Livorno nel 1991: «hofatto tutto il percorso del-l’immigrato-tipo – rac-conta – 5 anni nell’infer-no della clandestinità, poila regolarizzazione, infineil ricongiungimento fami-liare». Da qualche anno èpresidente della Consultadegli immigrati, l’organi-smo consultivo di consi-glio e giunta comunaleistituito nel 2003. Osser-vatorio ideale per svisce-rare dal di dentro i temiproposti dal Vescovo. «Èverissimo che i lavoratoristranieri svolgono lavori ilpiù delle volte comple-mentari a quelli degli ita-

Uliani. Anche se, proprionegli ultimi mesi, ci sonomolte italiane che, per viadella crisi, stanno accet-tando mestieri come labadante». Poi un appun-to: «mi piacerebbe – os-serva Nircia – che non sidimenticassero mai, co-me sottolinea il Vescovo,anche i sacrifici di noi im-migrati. Pensate a quantedonne straniere si pren-dono cura dei bambiniitaliani, col cuore strappa-to nel pensare ai lorobambini lasciati nel paesed’origine». Ma Livorno èdavvero un’isola felice pergli immigrati? Sono dav-vero pochi i pregiudizi?«Qualcuno che esagera c’èsempre, ma forse menoche altrove. Quello cheposso dire di sicuro è cherispetto a quando sonoarrivata è cambiato mol-tissimo in termini di ca-pacità di accoglienza diistituzioni e associazioni.Venti anni fa un immigra-to arrivava e la città era to-talmente impreparata.Oggi sa dove andare, c’èun coordinamento dellecomunità straniere, unaConsulta, e tanti altri or-ganismi e associazioni disupporto». Ma sul frontedei diritti dei lavoratori,qui come altrove, le disu-guaglianze sono ancoralontane dall’essere colma-te. «Anche qui però – os-serva Nircia – ci sono se-gni di speranza. Con lanascita del movimento“Primo marzo 2010” im-migrati e italiani stannolottando assieme, in for-ma non violenta, per laparità dei diritti. Qualco-sa di nuovo sta nascen-do».

SOLO L’AMORE SALVA

«Solo l’amore salva» è questo il titolodel libro appena pubblicato damonsignor Giusti per le EdizioniPaoline. Il Vescovo lo ha presentatoalla diocesi nel corso della secondagiornata di aggiornamento pastorale.«Mi piacerebbe – ha detto - chequesto libro diventasse il sottofondoculturale dell’anno di riflessione chela diocesi condurrà verso ladefinizione di un progetto educativodiocesano».Nella seconda pagina presentiamo illibro ai lettori della Settimana.

LLLLeeee ppppaaaarrrroooolllleeee ddddeeeellll vvvveeeessssccccoooovvvvoooo aaaallll llllaaaa mmmmeeeessssssssaaaa ddddeeeellll pppprrrriiiimmmmoooo mmmmaaaaggggggggiiiioooo

LA «VOCE» DEGLI IMMIGRATI

nella foto Nircia ShanlatteMoretaPresidente della consultadegli immigrati

LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI9 maggio 2010 V

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«La vera liturgia – scrive ilCardinal Ratzinger in “Cantate alSignore un canto nuovo” – siriconosce dal fatto che è cosmica,non su misura di un gruppo. Essacanta con gli angeli». Sevogliamo davvero viveresoprannaturalmente, dobbiamoessere uniti alla Chiesa: chi èdiviso dalla Chiesa, chi noncanta e non sente con la Chiesa,appunto il «gruppo», è diviso daGesù Cristo, è un membro recisodall’organismo, è un elementoche si decompone, è un tralciomorto che diventa legna daardere.Chi deve raccogliere il pressanteinvito del salmo 150? Solo ilmusicista, il cantore, lostrumentista? L’invito alla lode èrivolto in realtà a tutti coloro chericonoscono nel Signore il fineultimo di ogni attività umana.Infatti l’uso dello strumento èqui indicato solosimbolicamente: il verostrumento, lo strumento pereccellenza, che canta una musicail cui stile non sia relazionabile adeterminati periodi storici eculturali, né sia comprimibile inparticolari confini geografici, è lavita stessa dell’uomo. È l’uomocon la sua vita, infatti, che, inprimis, è tenuto a cantare le lodidel Signore, medianteun’esistenza orientata ai valoricristiani, la cui realizzazionepratica richiede impegno,costanza e correzione continuadelle inevitabili cadute.La vita dell’uomo di oggi e delfirmamento di oggi costituisconola liturgia attuale, che possiamoconoscere e sperimentare.L’uomo e il firmamento, immersinel mistero di Dio, – oggi –«cantano la liturgia» e – oggi –sono strumenti della liturgia.Infatti Dio è costantementepresente nella sua Chiesa, inparticolare nell’azione liturgica,nel sacrificio eucaristico, nellapersona del celebrante e nellespecie eucaristiche. Se l’uomo canta oggi la liturgianel cosmo, è certo che in unfuturo non troppo remotocanterà la liturgia, perfetta einfinita, nel tempio e nel temposenza confini.Afferma il noto liturgistaaustriaco Philipp Harnoncourt:«Delle cose di cui non si puòparlare, si può allora, anzi si deve,cantare e musicare, se non si puòtacere». E infatti l’uomo-artistanon è assolutamente in grado dideterminare ed individuare da sé,cioè unicamente sulla base delproprio gusto ed ingegnopersonali, cosa possa essere belloe degno di Dio. L’atto dellacreazione artistica nell’AnticoTestamento non coincide affattocon il termine di creativitàmodernamente inteso. Percreatività si intende oggi lacapacità dell’artista di produrrequalcosa di nuovo, che nonesisteva prima, assolutamenteoriginale e frutto del proprioindividuale pensiero. Alcontrario, la creazione artisticacom’è intesa in Esodo 31 e 36 è sìun atto umano ma che partecipadell’atto creativo di Dio; è un co-creare insieme, un ri-creare,mediante l’uso dell’intelligenzaconcessa da Dio: «tutti gli uominiesperti, dotati dal Signore diabilità e d’intelligenza, da saperfare tutti i lavori richiesti perl’erezione del Santuario, lieseguiranno secondo tuttoquello che il Signore hacomandato».La musica ci pone in uno stato diprivilegio, poiché maschera,pone un freno e soffoca

mimetizzandola, seppuretemporaneamente, l’attitudinedell’uomo all’esuberanzadissidente e aggressiva che dasempre lo connota allaribellione; la musica cancella,minimizza e spezzal’individualismo di ciascuno dinoi per cementare l’appartenenzaad un’unica collettività. Essarafforza la comunione. Essaesprime l’unità nella diversità. Ogni fedele pur rimanendo sestesso partecipa ad un’unicagrande esecuzione sinfonica: syn= con, insieme, e phonia = voce.La musica, mentre crea un climadi festosa unione comunitaria,contribuisce pedagogicamentead esprimere una più profondapartecipazione alla celebrazione.La musica, nel condensare inun’unica polifonia di voci lesingole melodie, cioè le diversesensibilità di ciascuno, rendel’uomo meno indegno dicelebrare, e rende la lode piùspedita nel raggiungerel’Altissimo. Mi sia consentito, a questopunto, un paragone forse un po’azzardato: la musica è il«paramento liturgico»dell’assemblea orante convocatadallo Spirito Santo per lodare ilPadre. Così come le vesti sacreaiutano il ministro del culto chele indossa a staccarsi dallaquotidianità e dai suoi affanninel momento della celebrazione;così come esse pongono insecondo piano l’individualità dichi le porta, per far risaltare ilruolo liturgico del ministro, cosìcome esse, in definitiva,mimetizzano la persona del

sacerdote, in un certo senso lospersonalizzano, per porre alcentro dell’attenzione edell’azione il vero protagonistadella celebrazione, che è Cristo,così agisce la musica, checontribuisce fortemente efattivamente alla trasformazionedell’uomo affinché egli siaconformato già fin da ora a ciòche egli sarà e vivrà nella grandeLiturgia celeste.Nella Sacrosanctum Concilium,al n. 33 si legge: «Nella liturgia,infatti, Dio parla al suo popolo eCristo annunzia ancora il suoVangelo; il popolo a sua voltarisponde a Dio con il canto e conla preghiera». Dunque il nostro canto liturgicoci omologa e ci unisceintimamente alle milizie celesti.Il canto e la musica non sonoaffatto decorazioni esterneaggiunte ai testi liturgici, macostituiscono l’espressione realedell’uomo trasfigurato e perciòintimamente legato allacomunione dei Santi. O, per dirlacon le parole più autorevoli del“Princìpi e norme per la Liturgiadelle Ore” del 1970, al n. 270:«Non si deve considerare il cantocome un ornamento che siaggiunge alla preghiera, quasidall’esterno, ma piuttosto comequalcosa che scaturiscedall’anima che prega e loda Dio».Solo la liturgia divina nonconosce corruzione, perchè èsinfonia eterna realizzata dallacomunità degli Angeli e deiSanti; solo la liturgia celeste, puressendo sempre nuova e sempredinamica, non necessita diadattamenti o di aggiornamenti,

sgorgante direttamente dal cuoree dall’amore infinito di Dio.Di contro, il nostro linguaggiomusicale, in ogni suo aspetto, èper forza di cose inserito in unprocesso di inarrestabileevoluzione che non bisogna, èevidente, in alcun modosoffocare, bloccare, limitare, ocomprimere. Si correrebbe,altrimenti, il rischio di inibirne ilprincipio fondamentale che poi èil fine ultimo e che giustifica ilricorso al linguaggio: il desideriodi comunicare.Verso questa direzione ci spingel’esortazione della Gaudium etSpes, al n. 62: «Bisogna perciòimpegnarsi affinché gli artisti sisentano compresi dalla Chiesanella loro attività e, godendo diun’ordinata libertà, stabiliscanopiù facili rapporti con lacomunità cristiana. Sianoriconosciute nella Chiesa lenuove tendenze artistiche adatteai nostri tempi secondo l’indoledelle diverse nazioni e regioni.Siano ammesse negli edifici delculto, quando, con modid’espressione adatti e conformialle esigenze liturgiche,innalzano lo spirito».Dato che non ogni musica puòessere considerata adatta econforme alle esigenze liturgiche,ci giunge puntuale il monito diGiovanni Paolo II, che afferma,nel suo Chirografo del 2004 sullamusica sacra, al n. 12: «Solo unartista profondamente imbevutodel sensus Ecclesiae può tentaredi percepire e tradurre in melodiala verità del Mistero che si celebranella Liturgia».Il prestigioso liturgista salesianoJosé Aldazàbal annota nel suo“Dizionario sintetico di liturgia”,LEV, 2001: «[nell’ambito delservizio liturgico musicale] nonoperino amanti della musica oprofessionisti, ma credenti checelebrano essi stessi e inoltreaiutano affinché tutta lacomunità si sintonizzi megliocon ogni momento dellacelebrazione».C’è un’espressione felice di PaoloVI che ben connota la liturgia:«La perenne giovinezza dellaChiesa». Ma è importante enecessario però che i responsabiliveglino affinché la nuova musicadestinata alla liturgia siapienamente aderente e conformealla teologia della celebrazione. Anche il cardinale JosephRatzinger nella rivistaCommunio, n. 41, del 1978, ciammonisce con queste parole:«La determinatezza delle partiessenziali della liturgia è anchegarante della vera libertà deifedeli: solo così [essi] hanno lasicurezza di non essere espostialle invenzioni di un singolo o diun gruppo ma incontrano larealtà che vincola anche ilparroco, il vescovo e il Papa. Delresto bisogna qui anche notareche la – creatività – delle liturgiefatte per conto proprio si muovein un circolo ristretto che ènecessariamente misero inconfronto alla ricchezza dellaliturgia formatasi nei secoli, anzinei millenni; purtroppo icostruttori di liturgia se neaccorgono sempre più tardi deipartecipanti. Invece nella liturgiadella Chiesa formatasi nei secolivi è ampio spazio in cui sonochiamate le forze creative: vi èspazio per la preparazioneartistica, specialmente nel campomusicale». In definitiva, in fatto di musicaliturgica c’è ancora moltaconfusione. E forse non tutti imusicisti di chiesa talvolta sonoin buona fede.

La vera liturgiacanta con gli angeli

ALCUNI BRANI DELLA RELAZIONE DI MONSIGNOR LIBERTUCCI .........

IL CONVEGNO DIOCESANO DI MUSICA SACRAi è svolto presso la Parrocchia di San Luca evangelista, aStagno, il 2° Convegno Diocesano per Animatori

Musicali della Liturgia. Il saluto del Vicario Generale Mons.Ezio Morosi, seguito dall’introduzione e preghiera delDirettore dell’Ufficio Liturgico don Piotr Grajper, ha apertoi lavori del Convegno. Relatore d’eccezione il MaestroGianluca Libertucci, organista della Basilica di San Pietro,della Cappella Pontificia Sistina e delle Udienze Generalidel Santo Padre. Dopo una cena a buffet sono ripresi ilavori del Convegno, con la presentazione del RepertorioNazionale di Canti per la Liturgia, da parte del MaestroSimone Barbieri, Incaricato Diocesano per la Musica Sacra.La prima giornata di lavori si è conclusa con il cantosolenne della compieta. Giovedì 22 aprile si è svolta la seconda giornata delConvegno presso la Chiesa di Santa Giulia. Il VescovoMons. Simone Giusti ha aperto i lavori con un precisointervento circa l’importanza della musica nella Liturgia. IlMaestro Gianluca Libertucci ha poi svolto la secondarelazione in un Incontro di Formazione per Organisti,Strumentisti e Direttori di Coro. Dopo una cena a buffet,alle ore 21.15, presso la Chiesa di Santa Giulia, il MaestroLibertucci ha concluso il Convegno con un meravigliosoConcerto d’organo. Un particolare ringraziamento per lacollaborazione alla Ditta Chichi Organi, che hagentilmente messo a disposizione un organo per la serata,all’Arciconfraternita della Misericordia di Livorno eall’Arciconfraternita di Santa Giulia. Riportiamo di seguito alcuni passi scelti tratti dallarelazione svolta presso San Luca dal Maestro GianlucaLibertucci.

Simone Barbieri

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI9 maggio 2010 ?

Viaggio nelle parrocchie

Una parrocchiacon un fortesenso diappartenenza.Un gruppodevolve ognimese l’ 1%dello stipendioper la carità.Due gruppi dilettura dellaBibbia

UUUUnnnnaaaa ccccoooosssscccciiiieeeennnnzzzzaaaaccccoooommmmuuuunnnniiiittttaaaarrrriiiiaaaa

DI GIANNI

GIOVANGIACOMO

ons.PiergiorgioPaolini èparroco di

Nostra Signora delRosario dal 13 settembre2008, livornese, classe1942, Laureato inBiologia ha conseguito laLicenza in Sacra Scritturanel 1975, sacerdote dal1977 dalle mani diMonsignor AlbertoAblondi. Da tutticonosciuto come Biblista,preparato e competente,ha partecipato a numerosipellegrinaggi in TerraSanta. A lui abbiamoposto alcune domande:QUAL È LAPARTECIPAZIONE DEISUOI PARROCCHIANIALLE MESSE?«Ritengo che lafrequenza all’eucarestiasia abbastanza buona.Tra il sabato e ladomenica i fedeli che vipartecipano vanno daicinquecento ai seicento,quindi circa il 15%della popolazione delterritorio»COME DEFINIREBBE ISUOI PARROCCHIANI? «Li definirei personeche hanno coscienza diessere comunità.Persone chemanifestano il lorosenso di appartenenzacome identità reale,tutto ciò lo si puòvedere nellaarticolazione in cui sidispiega tutta lacomunità»CIOÈ’?

M«La comunità si articolain gruppi di lavoro, adesempio il GruppoCaritas gestisce duecentri d’ascolto, diversioperatori si prodiganoil lunedì per venireincontro alle necessitàdegli extracomunitari, ealtri il martedì per lepersone bisognoselocali, inoltre il martedìsera una “ronda”particolare si reca a Pisaper dar aiuto ai barbonie ai senza tetto. E’ poipresente in parrocchia ilGruppo Missionario

che nutre una fortesensibilità verso i paesidel Terzo mondo, cisono persone chedevolvono l’1% delproprio stipendio peralcuni progetti ediniziative a favore di

quelle popolazioni.Molti fedeli, circa 40,divisi in due Gruppi, il

lunedì pomeriggio alle18 e il mercoledìmattina alle 10,45 sidedicano alla letturadella Bibbia, lariflessione comunitariadi quest’anno riguarda“I Profeti”, a partire da

Amos, è un camminoche richiederà due annidi incontri, infatti i

Profeti rappresentanoun momento culturalenella storiadell’umanità unico nelsuo genere. Inoltre ilmartedì alle 18 unaquindicina di personeprendono parte allaScuola di FormazioneTeologica, lo scopo èquello di approfondiresistematicamente alcuniaspetti della fede, iltema è: Le ragioni delcredere. Qualecristianesimo è ancorapossibile, se è possibileil cristianesimo?»I GIOVANI SONOPRESENTI INPARROCCHIA?«La parrocchia intendeportare i giovani ad unamiglioreconsapevolezza delproprio essere cristianisenza fanatismi néintegralismi e l’interacomunità è chiamata arapportarsi con ibisogni e le necessitàdei giovani. I nostrigiovani sono divisi intre gruppi: il Gruppodel Dopocresima (13-14 anni) comprendeuna ventina di ragazzi,il Gruppo deiGiovanissimi (15-17

anni) è il piùconsistente con circatrenta elementi, mentreil Gruppo Giovani (18-24 anni) è formato dauna decina di personache fanno da animatoriai più piccoli»CI SONO ANCHE GRUPPICULTURALII?«Si, c’è il GruppoCulturale Claudio Mini(era un notocommercialistadeceduto alcuni annifa) che di anno in annoapprofondisce un temaspecifico, quest’anno èincentrato su: “Arte eFede”, si avvale anchedella presenza direlatori esterni, agennaio è previsto unintervento di donSeverino Dianich. Nelsalutarci don Paolini ciconsegna una copia delperiodico dellaparrocchia, si tratta del“Il Giornalino”, vienepubblicatotrimestralmente e ildirettore è Gianlucadella Maggiore, unadelle firme della“Settimana” nonchégiornalista del“Tirreno”, questonumero è dedicatointeramente ai giovani,infatti ha come titolo“Le speranze deigiovani”, su questoargomento interviene ilsociologo AndreaSalvini e vieneinterevistato GiovanniBattocchi, Presidentedella Circoscrizione 3».

INFORMAZIONI SULLA PARROCCHIA DI NOSTRA SIGNORA DEL ROSARIO DIPOMPEI

Appartenenza: Terzo VicariatoVia Mangini 30 . 57126 Livorno Parroco: Mons. Piergiorgio PaoliniCollaboratore: don Remigio Cholatel. - fax: 0586 808577email : [email protected] del giornalino: [email protected] delle messe: Feriali ore 10 e ore 18 (pensionato di Via Baciocchi)Festive: Sabato ore 18 – domenica ore 8.30 – 10.30 – 12 – 18

DA CAPPELLA A CHIESALa storia dell’edificio

attuale chiesa sorge sul terreno diuna precedente piccola Cappella,

edificata nel secolo XVIII° dalla Fami-glia Parenti in onore di Santa Marghe-rita dei Pazzi. In seguito fu acquistatanel 1888 dalla Congregazione Aleppi-na-Libanese e il 6 giugno del 1900 ilVescovo Giulio Matteoli la eresse Par-rocchia nazionale dei cattolici di ritoSiro-Maronita (i Siro-Maroniti perse-guitati dai Musulmani furono collega-ti alla Chiesa cattolica dopo il Conci-lio di Firenze del 1445). La Congrega-zione lasciò Livorno nel 1937 e lachiesa divenne parrocchia di rito ro-mano con decreto del Vescovo Gio-vanni Piccioni in data 8 febbraio 1939e riconosciuta civilmente il 15 maggio1941. Il passaggio alla Diocesi deter-minò l’ampliamento e la ricostruzio-ne della chiesa su un progetto archi-

’L tettonico elaborato dal locale Ufficiodel Genio Civile. Aperta al culto nel1960 fu consacrata alla Vergine delS.Rosario il 9 giugno 1963 da Monsi-gnor Emilio Guano. Ancora oggi i SiroMaroniti mantengono rapporti diamicizia con la nuova chiesa. Nelle vi-cinanze della chiesa hanno sede, e daessa dipendono, il pensionato «Divi-na Provvidenza» di Via Baciocchi, ge-stito dal Comitato Livornese Assisten-za (CLA), un opera fondata dal com-pianto Mons, Roberto Angeli, e l’Asilo«Anna Maria Rosa».

Gi. Gi

LLLLaaaa ppppaaaarrrrrrrroooocccccccchhhhiiiiaaaa ddddiiii NNNNoooossssttttrrrraaaa SSSSiiiiggggnnnnoooorrrraaaa ddddeeeellll RRRRoooossssaaaarrrriiiioooo

Il Vescovo con glioperatori pastoraliCRESCERE DA CRISTIANI INSCUOLE DI PREGHIERA ECARITÀ

a terza tappa del percorso spirituale per operatoripastorali, si è svolta nella Parrocchia di S. Lucia,

domenica 25 aprile, offrendo un momento di riflessione epreghiera incentrato sul tema dell’affidarsi che in questoanno rappresenta il filo rosso nello svolgimento dellelectio affrontate da mons. Giusti. La preghiera del Padrenostro, riletta, approfondita e commentata nei versettiriportati da Matteo (6,9-13), è stata occasione di ricchispunti di meditazione presentati con la profondità,semplicità e passione di sempre. Il Padre dei cieli cheraccoglie nell’infinito la finitudine temporale dell’uomo,apre orizzonti di futuro e dischiude porte di novità gravidadi speranza: la vita non finisce qui, nell’arco di unpezzetto di storia che può racchiudere una vita terrena,ma qui si apre un capitolo che proseguirà oltre la morte.Siamo nati nel cuore di Dio, generati ad una vita terrenanella carne, siamo destinati a vivere in Lui. Il «Padrenostro», è il Dio della vita che dura sempre, che ama lavita a tal punto, da donarla piena e abbondante in Cristo.Il Padre manifesta una Volontà che dovrà realizzarsi«come in cielo, così in terra»: la Parola che si fa Carne.Espressione che indicando l’Incarnazione, trova inGiovanni la caratteristica del linguaggio sensoriale. Dio sirende visibile agli occhi, percepibile ai sensi e per questavia fa passare la rivelazione, comunica la vita divina. E’attraverso i sensi dello spirito che chi l’accoglie la riceve.Vedere e ascoltare: rappresentano i sensi più importanti,e tra i due, l’ascolto, è la via privilegiata. Udire, inGiovanni, vuol dire «ascoltare la voce (di Gesù)»sinonimo di «obbedire» perché alla fine ascoltare la suavoce significa conoscere Cristo. Cristo conosce le suepecore (Gv10, 15) e le sue pecore conoscono lui, «come ilPadre conosce me e io conosco il Padre»: l’ascolto portaalla comunione divina, ad avere in sé la Vita eterna , fapassare dal livello della «fede» al quello del «cuore» doveopera lo Spirito che porta alla verità tutta intera. Cosìascoltare la Parola purifica, fa crescere l’uomo nuovo,insegna interiormente, produce un atteggiamentotutt’altro che intimista: l’amore, si esprime nella gioia.Possiamo dire – ha sottolineato il vescovo – che l’ascoltoe l’interiorizzazione della Parola si esprime comepresenza della Verità nella mente (Cristo) ma questaverità deve entrare nel cuore dell’uomo, per diventare lasua Verità, la nascita alla Vita nuova, alla cristificazionedella propria esistenza.«Il cuore è il luogo naturale dellaverità» Pascal. La preghiera del Padre nostro cosìanalizzata ci rivela un Padre provvidente che è ad untempo «padre e madre», misericordioso di fronte a chisbaglia, che non ci abbandona nelle tentazioni. Questispunti di meditazione riportati nella brevità di unacomunicazione, dicono alla fine una intenzionalità chemons. Giusti ha richiamato in apertura e che per noidiventa un augurio: è importante tornare ad unaprofonda vita di fede, dove l’incontro con Cristo è alprimo posto, dove le scelte sono dettate non dallasintonia o meno con quel parroco o quel gruppo, ma perla convinzione di ascoltare la Sua voce. Il cammino èlungo ma l’attenzione, ha sottolineato il presule, è quelladi far crescere cristiani convinti con una ricca vitainteriore alimentata da esperienze di scuola di preghierae carità. Questo diventa progetto culturale in questanostra città.

M.S.C.

L

l 27° Trofeo Accademia Navale e Città di Livorno (TAN),senz’altro la manifestazione velica più importante del

Mediterraneo per le sue regate internazionali, è statainaugurata al Porto mediceo al Villaggio della Vela,dall’Ammiraglio Rosati, Comandante dell’Accademia Navale,dal Presidente della Provincia, Giorgio Kutufà e dal Sindacodi Livorno Alessandro Cosimi. Poco dopo è stata ancheinaugurata la tradizionale mostra di modellismo statico edinamico, organizzata dal Circolo Sottufficiali della MarinaMilitare, alla mostra fa da cornice una ricca raccolta dicartoline d’epoca a cura del Gruppo Archeologico ePaleontologico Livornese. All’apertura delle gare remiere veree proprie è stato presente anche il Vescovo Monsignor SimoneGiusti. Sia la mostra che il Trofeo si concluderanno il 2 maggiocon l’esibizione della Fanfara dell’Accademia Navale e alleore 11 con il tradizionale concerto della Banda Militare allaTerrazza Mascagni, seguito dalla parata navale che sisvolgerà nelle acque antistanti. Come sempre anchequest’anno il Villaggio della Vela è animato da numerosi standespositivi: vestiario, bigiotteria, gastronomia e luoghi diristoro, e stand istituzionali come quelli dedicati all’Arma deiCarabinieri, alla Guardia di Finanza, alla Polizia penitenziaria,mentre una vasta area espositiva è dedicata alla MarinaMilitare in tutte le sue diverse componenti, sarà inoltrepossibile visitare la Nave Scuola a Vela “Palinuro”ancorata alMolo Mediceo al termine degli stand. Durante il TAN si potràanche entrare all’Accademia Navale per visitare la mostra deidisegni dei ragazzi che hanno partecipato al Concorso «IlMare, le Vele»; si potranno anche ammirare le opererealizzate dai pittori che ritraggono soggetti marinareschi.Anche i filatelici potranno essere soddisfatti dallo specialeannullo postale che il 1° maggio, sempre al Villaggio dellaVela, dalle 14 alle 20, sarà impresso sulle cartoline gratuitedella manifestazione recanti lo slogan: «Nelle tue mani laforza del vento». L’attenzione sociale da parte del TAN, fattoormai tradizionale di questa manifestazione, oltre agli standin favore delle Associazioni Handicappati, si è concretizzatonell’intera giornata ( il 28 ) dedicata ai progetti di solidarietàpresentati dall’UNICEF.Gi. Gi.

I

Non solo VelaIl 27° Trofeo AccademiaNavale

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI9 maggio 2010?

La Caritas cresceUna grande opportunità ma anche una sfida per Livorno

ovembre 2009:il vescovoSimone Giustiaffida la

riqualificazione dell’areadell’ex-villaggio DonNesi alla Caritas. Unnuovo, grande spazio dadedicare alle necessitàdegli ultimi ma ancheuna rifioritura di quelluogo tanto importanteper la comunitàlivornese. Siamo andati,dunque, ad intervistareEnrico Sassano, direttoredella Caritas di Livorno,per conoscere qualeaspetto acquisirà la zona,quali servizi ospiterà equanto tempo dovremoattendere per vederecompletato tutto illavoro.Anzitutto, ha precisatoSassano, questo sarà ilsecondo segno dellaCaritas, complementarealla struttura di Torretta,nella comunità cristianae civile di Livorno. Unampliamento, questo,che giunge in unmomento di grandeaumento delle richiestedi aiuto e dei bisognistessi della gente.Il nuovo centro, infatti,ospiterà:- il servizio raccolta ecernita degli indumentiusati, servizio che alPorto di Fraternità diTorretta non trovava unambientesufficientemente ampio;- il servizio didistribuzione degliindumenti usati che siorganizzerà in manieradifferenziatapermettendo la nascitadi una sorta di «negoziodell’usato», al qualepotranno attingerecoloro che hanno lapossibilità di sostenereun prezzo simbolico(1 ), con lo scopo dieducare al riciclaggio eall’utilizzo consapevoledel vestiario;- il servizio docce eguardaroba veramentenecessario data la scarsità

Ndi spazio dei locali diTorretta e la quantità dirichieste;- l’ufficio Caritas per illavoro che attualmente sitrova presso laparrocchia diSant’Agostino che vederiunirsi ogni giovedì 50-60 persone;- la commissione perl’handicap serviziostoricamente collocatopresso villa Liverani che,spostandosi nel Villaggiodi Corea, lascerebbe lavilla libera per unutilizzo più adeguato.Inoltre la Caritas stavalutando i reali bisognidell’handicap a Livornoper decidere l’apertura diuna ludoteca o di unluogo di accoglienzatemporanea che possaaiutare le famiglie;- la commissione carceree tossicodipendenzeIl nuovo centro Caritasriserverà, poi, ulteriorispazi gestibili dallaCaritas del secondovicariato e a taleproposito vi sono giàdiverse ipotesi diutilizzo: - la sede della Caritasvicariale per incontri diformazione, dipreghiera, per iniziativecomuni, raccolte, ecc.;- la sede della Caritasdella parrocchia diNostra Signora di Fatimagià presente nellestrutture del Villaggio;- una mensa da massimo15 posti per un servizio adimensione familiare edil sostegno a situazionidi nuova povertà;- il servizio didistribuzione degliindumenti usati per gliindigenti dellaparrocchia.Accanto a questi serviziCaritas resterebberoattivi anche i già presentiservizi dell’AssociazioneSais, servizioambulatoriale gratuitogarantito da medicivolontari, e dellaComunità di Sant’Egidio

a sostegno degli anzianie dei minori.Per quanto riguarda

l’andamento dei lavori,ha proseguito EnricoSassano, è importantedistinguere due fasi dilavoro, la prima chevedrà l’adeguamentodelle strutture inmuratura, la seconda cherecupererà, se possibile,le baracche del Villaggio,altrimenti che fonderà,in loro sostituzione, altrestrutture in muratura. Ilavori potrebberoiniziare entro giugno eterminare, per quantoriguarda la prima partedel progetto entro la finedell’anno, permettendocosì l’apertura di tutti iservizi della Caritasdiocesana, mentre, perquanto riguarda laseconda parte delprogetto non ci sonoancora date precise acausa del progettoancora da definire edell’armonizzazione con

i tempi del Comune chesosterrà il progetto. Altermine di questa

seconda fase, però,vedremo attivati tuttiquei servizi di tipovicariale già sopradelineati nelle lineeessenziali.Un progetto importante,un grande segno dellacarità cristiana che sipone anche in continuitàcon la storia del Villaggiodi Don Nesi perchél’accoglienza dellepersone è sempre, spiegaSassano, un fattoculturale e sociale. Al dilà del progetto, poi, tuttoquello che nascerà saràaderente al mandatoproprio della Caritasovvero stimolare lacomunità diocesana avivere la dimensionecristiana della caritàinsieme, comeesperienza comunitariasecondo il disegno delConcilio Vaticano II enon come fatto

personale. I servizi offertidalla Caritas, continuaSassano, sono infatti deisegni e non hanno lapresunzione dirispondere a tutti ibisogni dellapopolazione mapiuttosto perseguonodue scopi: mostrare atutta la comunità comevivere il rapporto con ipoveri e aiutare lacomunità civile aprendere coscienza deimolti servizi chemancano e che invecedovrebbero giungere agliultimi.Una grande opportunità,dunque, quella offertadalla Chiesa attraversoquesto secondo lottogestito dalla Caritas male parole di EnricoSassano, davveromettono in guardia tuttii cristiani e tutte leparrocchie: è unasituazione «provvisoria»,è la chiaramanifestazione dellanostra mancanza, delnostro essere cristiani ametà, ma è anche unostimolo ad incontrareCristo negli ultimi dellaTerra ed un motivo inpiù per amare la MadreChiesa che, ancheattraverso la Caritas,porta per mano i suoifigli verso la santità.Ma è anche un monitoper la società civile, unpost-it attaccato neiquartieri nord di Livornoper ricordare alle autoritàche un programmapolitico non può maidirsi rispettato se,curando gli orpelli, sidimentica proprio dicoloro che, con i lorobisogni, più giustificanoil potere politico.

Flavia Marco

Un «regalo di compleanno» per la Casa Famiglia Borrelli

Un nuovo pulmino per laFondazione Scotto

lla vigilia del diciot-tesimo compleannodella Casa FamigliaBorrelli presso la

Fondazione Luigi Scotto , nel-la struttura nel cuore della fra-zione Stagno nel Comune diCollesalvetti, i ragazzi, il CDAe tutti gli operatori del centro,hanno potuto festeggiare l’ar-rivo di un nuovo pulmino ac-quistato con il contributo del-la Fondazione Cassa di Ri-sparmi di Livorno.Quasi un regalo anticipato peri 18 anni di attività della CasaFamiglia, come tutti comune-mente chiamano, dal 10 mag-gio del 1992; una realtà socia-le che appartiene a tutti noiperché i ragazzi che vi abitanofanno parte della comunitàcittadina, quasi come dei figliai quali la gente vuole bene edè affezionata .Il sindaco di Collesalvetti, Lo-renzo Bacci, Monsignor Simo-ne Giusti, vescovo di Livorno ,con la partecipazione di nu-merosi dirigenti dell’ASL e deiservizi sociali del territorio,del parroco di Stagno e dimolti volontari della Caritas,

A

sono intervenuti alla cerimo-nia di inaugurazione del nuo-vo mezzo a disposizione dellaFondazione Scotto.Il nuovo Opel Vivaro può tra-sportare otto persone ed ha ilposto per una carrozzella conla pedana speciale per farlascendere o salire in caso di ne-cessità.Tutto lo staff del centro ha ac-

colto con grande gioia questoregalo che servirà per agevola-re ulteriormente gli sposta-menti dei ragazzi della struttu-ra, migliorando la qualità delservizio, dell’integrazione edelle attività sociali, ludiche ericreative all’esterno del loroambiente abituale.Il taglio del nastro ed un rin-fresco, in parte offerto dal

Consiglio di Frazione di Sta-gno, hanno visto una nume-rosa partecipazione di auto-rità che si sono impegnate allosviluppo, al miglioramentodelle relazioni sociali e nonsolo , della struttura che potràessere un punto di riferimentoper patologie gravi con possi-bilità di alloggio per personeche ne avranno necessità.Non ha potuto partecipare ilProfessor Luciano Vizzoni, ve-ra anima e creatore di un so-gno diventato realtà tangibile,speranza e sostegno di moltipazienti che possono comun-que usufruire di una adeguataassistenza grazie alla profes-sionalità, l’esperienza e l’amo-re e la passione di molti ope-ratori impegnati sul territorio.Un ringraziamento va inoltrealla signora Monticelli ed alladottoressa Morelli che con illoro impegno, contribuisconoal regolare svolgimento delleattività , e all’avvocato Lucia-no Barsotti oltre a quello ditutti i dipendenti del centro,sia dal punto di vista profes-sionale che emotivo.

Simone Marcis

Raccolta Quaresima di Carità(VERSAMENTI PERVENUTI AL 21 APRILE2010)

S. Benedetto 297,00S. Caterina 100,00SS. Maria, Giulia e Francesco 410,00S. Andrea Apostolo 800,00S. Agostino 500,00S. Elisabetta Anna Seton 1.718,00S. Maria del Soccorso 1.060,00Sette Santi Fondatori 620,00

Unità Pastorale Tre Arcangeli:N.S.. di Lourdes 275,00SS. Annunziata dei Greci 600,00S. MArtino 325,12

S. Anna (Quercianella) 250,00S. Giovanni Bosco 500,00S. Simone 40,00S. Leopoldo (Vada) 230,30SS. Cosma e Damiano (Nugola) 200,00S. Luca (Stagno) 226,00

Atri 50,00

TOT: 8.201,42

L’amore come luogo di evangelizzazioneIl libro del Vescovo per ilprogetto educativo

amore come motore del mondo, legameindissolubile tra gli uomini,

superamento della morte, via privilegiata allasalvezza: in questi due anni di episcopato,monsignor Giusti ha incentrato le sueriflessioni proprio sull’amore.È stato il tema delle sue omelie, ma anche ilperno su cui si sono sviluppati i suoiinterventi in occasioni di assemblee eincontri diocesani ed i suoi messaggi allacittà. E adesso il tema dei temi, cantato estudiato da autori passati e contemporanei,sviluppato secondo il senso del viverecristiano trova la sua collocazione in un testodal titolo emblematico: «Solo l’amore salva»,pubblicato dalle edizioni Paoline.Prendendo spunto dall’enciclica del Papa«Deus Caritas est», il vescovo Simone hariunito le sue riflessioni in un unico scritto acarattere saggistico, che però lascia spazio aindicazioni pastorali e a schede operative perchi vorrà farne uso in parrocchia.Si tratta di un vero e proprio camminomistagogico, che vuole aiutare il lettore,attraverso la descrizione del sentimentodell’amore in tutte le sue forme, ad entrare inrelazione personale con il Mistero di Cristo edella sua Chiesa, per vivere più pienamentela propria fede ed i Sacramenti, in particolarequelli dell’iniziazione cristiana.La manifestazione dell’Amore è opera diCristo ed essa è Cristo stesso che si fapresente nella vita di ogni uomo: questo ilfondamento, questo il senso profondo diogni esistenza, rimedio allo smarrimento,alla solitudine e alla sofferenza dell’uomocontemporaneo, svuotato di ogni valore.È un libro che invita a fare «esperienza diDio, perché ieri come oggi, ogni personadesidera vedere e incontrare Gesù e non siaccontata di chi parla di Lui, vuole il Signore,vuole l’Amore». L’evangelizzazione habisogno dell’esperienza e l’esperienza diCristo non può che essere un’esperienzad’amore. Da una parte c’è l’uomo con la suapersonalità, il suo tempo, i suoi affetti, le sueaspettative e dall’altra la fede cristiana conun Dio che si è fatto uomo ed è morto peramore: due realtà che si incontranonell’esperienza concreta e quotidianadell’amore.Si tratta dunque di un testo da leggere e dameditare, che educa a questa conoscenzadella fede in chiave caritativa e che riportaanche numerose testimonianze, raccolte damonsignor Giusti durante gli anni in cui èstato parroco.Per questo motivo «Solo l’amore salva»potrebbe essere un supporto al progettoeducativo che la Diocesi si appresta a vararenei prossimi mesi, a partire dall’Assembleadel 16 maggio.

c.d.

’L

IL PROGETTO CULTURALE SUL NUOVOOSPEDALE

PER UNA VALUTAZIONEETICA DELL’OPERA

rocede il percorso del ProgettoCulturale della Chiesa livornese. Mercoledì 12 maggio alle 21 inVescovado si terrà la quarta

assemblea plenaria delleCommissioni del Progetto Culturalepresieduta dal Vescovo.Sarà un appuntamento significativoche radunerà i vari componenti delleCommissioni per affrontare laquestione del progetto di costruzionedel nuovo Ospedale. Una riflessione,che è già stata avviata nell’ultimaassemblea di marzo con un’ampiarelazione di monsignor Giusti, che haproposto alcuni criteri di lettura dellaquestione alla luce della recenteenciclica di papa Benedetto XVI«Caritas in Veritate». Nel prossimoappuntamento, dopo un ulterioreapprofondimento del tema, le variecommissioni proporranno i lorocontributi di riflessione alla luce deiprincipi della dottrina sociale dellaChiesa.

n.s.

P

Progetto educativo diocesano,così l’Assemblea del 16 maggio

■ LA LETTERA Le indicazioni del vescovo in vista dell’Assemblea diocesana di domenica 16 maggio

«IL PROGETTOEDUCATIVO

DIOCESANO»Domenica 16 maggio

ore 15.30chiesa di Santa Lucia

in Antignano

Assemblea diocesana

IV TOSCANA OGGI9 maggio 2010

Pubblichiamo il testo della lettera che il vescovo di Livorno, mons.Simone Giusti, ha inviato ai parroci per presentare il programmadella Quinta Assemblea diocesana

arissimo/a,facendo seguito alla mie lettere del scorso 7 e 13 aprile

ricordo che domenica 16 maggio, alle ore 15.30, nella Chiesa diS. Lucia - Antignanoè convocata la quinta Assemblea della diocesi di Livorno.I relatori ed i protagonisti dell’Assemblea, così come già altrevolte saremo tutti noi, sono certo che sia a livello parrocchialeche vicariale il documento preparatorio all’assemblea sia statooggetto di incontro e dibattito, in modo che un rappresentanteper vicariato possa presentare all’Assemblea quanto emerso e dalì far nascere il confronto assembleare.

L’Assemblea si articolerà nel modo seguente:1. PREGHIERA INIZIALE;

2. RIFLESSIONE DEL VESCOVO;

3. INTRODUZIONE A CURA DI DON ANDREA BRUTTO E DON FABIOMENICAGLI;

4. INTERVENTI RAPPRESENTANTI DEI VICARIATI;

5. DIBATTITO;

6. RIFLESSIONE CONCLUSIVA DEL VESCOVO;

7. PREGHIERA DI CONGEDO.

Sono certo della partecipazione di ognuno, come senso diappartenenza e responsabilità nella Chiesa, ricordando che ilcontributo che ogni membro potrà offrire sarà per tuttiricchezza e motivo di crescita, perché provenienti da esperienzediverse, ma con unico obiettivo: comunicare con la propria vitail Suo Amore, è questa la vocazione di tutti noi, popolo di Dio.Vi aspetto, nel ricordo della preghiera, i saluti più fraterni ebuon proseguimento, nella Sua gioia, del tempo pasquale.

Simone, il vostro Vescovo

P.S.: Chiedo ai Parroci di inoltrare, la presente convocazione,ai delegati parrocchiali all’Assemblea diocesana. Grazie.

C

AGENDAdel Vescovo

Il MUSEO DIOCESANO DI LIVORNOpartecipa all’iniziativa promossa

dalla Regione Toscana

AMICO MUSEO 2010 Nell’ambito delle attività che vedono

coinvolti tutti i musei della nostra provincia,il Museo Diocesano

SABATO 15 MAGGIO aderisce alla

NOTTE DEI MUSEIcon apertura straordinaria e gratuita

dalle 21.00 alle 23.30

Attraverso visite guidate,sarà possibile ammirare il prezioso

patrimonio proveniente dalle Parrocchie dellanostra Diocesi, costituito da dipinti, sculture,

libri antichi, raffinati manufatti in argento e pregiate vesti liturgiche