La Rocca - dicembre 2012

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Periodico di informazione a cura della Fondazione Arnone di Marineo

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L’editoriale

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Immaginate una giornata festivain cui a tutti è assicurato il ripo-

so? Nessuno è pressato per alzarsipresto a causa del lavoro. Mammae papà restano a letto un po’ piùdel solito. I figli piccoli ne appro-fittano per andarli a trovare, esse-re coccolati, far quattro chiacchie-re e giocare sul lettone. Un gruppodi giovani s’incontra per una pas-seggiata in bicicletta. Alcunefamiglie si preparano per unascampagnata. Nel mentre si gustail festoso scampanio che invita adandare a messa. E’ una mattinatalenta ed affascinante in cui ognifamiglia si ritrova, ciascuno ritro-va se stesso senza stressarsi e, nelcontempo, la gioia di interagirecon l’altro. La famiglia si riuniscetutta al momento del pranzo, unpasto preparato insieme, magaricondiviso con altri parenti edamici. E’ un pranzo che non stres-sa né chi lo prepara, né chi lo con-suma. Infatti, quel che conta è lagioia di stare insieme. Anche ilpomeriggio è tempo di distensio-ne: una passeggiata, la visita adamici o parenti, uno spettacolo,ecc. E’ festa per tutti! E’ la giorna-ta degli affetti, dello spirito, delvero riposo, non quell’imbamboli-mento provocato dalla folle notta-ta del sabato, ma un riposo vivo edattivo che dà spazio alla gioia, allerelazioni, alla vita comunitaria. Di contro, pensiamo ad una gior-nata di festa ove è prevista l’aper-tura di negozi ed altro. Chi lavorain un grande magazzino o in unsupermercato deve correre ansio-samente, magari lasciando i figli aletto o portandoli frettolosamentedalla mamma/suocera di turno,per tornare a casa dopo le due delpomeriggio, preparare il pasto infretta, riordinare casa e figli con

l’accompagnamento di qualchescatto di nervosismo. C’è lamamma che riserva alla domenicala pulizia della casa e della bian-cheria, costretta – da novellacameriera – ad esaudire capricci difigli e marito. C’è il fornaio chedeve alzarsi ancora una volta inpiena notte per garantire il panefragrante a tutti. Il fruttivendoloche assicura frutta e verdura sinoad ora di pranzo… E così via.Tutti vogliono tutto in qualsiasiora, trascurando di fatto il dirittodi ogni persona ad una festa chesia tale e che garantisca serenità eriposo! La giornata di festa diven-ta, allora, un inferno. Anche l’an-dare a messa diventa uno stress: siarriva ansiosi e si riparte di fretta,come se si fosse inseguiti da fame-lici cani. Di certo, la liberalizzazione degliorari dei negozi e la scelta di faredel giorno di festa una giornata dilavoro non è una scelta responsa-bile, non tutela la dignità dellepersone, delle donne soprattutto,

e danneggia le famiglie. I valoriin gioco sono tanti. Innanzituttoquello antropologico: senza ilriposo domenicale ogni uomo sifa vuoto e non gusta più le belle ebuone cose che realizza. Il riposo,infatti, è antropologicamentenecessario. In secondo luogo, c'èla ragione familiare, perché igenitori, costretti a recarsi al lavo-ro anche nei giorni festivi, nonhanno la possibilità di seguire iloro figli, soprattutto gli adole-scenti. Invece, rispettando la gior-nata festiva si esalta l’unità fami-liare, facendo così del bene allepersone ma anche all’economia.Ben sappiamo che lo sfascio ditante famiglie produce gravidanni sociali ed economici e lastessa la legge sulle liberalizza-zioni ha, di fatto, abbassato i rica-vi del commercio di ben il due percento.Queste considerazioni hanno datoorigine alla campagna della Confe-sercenti e della CEI per liberare ilriposo domenicale (www.liberala-domenica.it). Non si tratta di unabattaglia "clericale" a difesa delleMesse festive, ma una battaglia asalvaguardia della dignità dell’uo-mo, per evitare nuove schiavitù eper difendere le famiglie, un beneprimario da rispettare. La chiusura degli esercizi com-merciali la domenica non farebbemale a nessuno, né ai datori dilavoro né ai commessi. Si rispar-mierebbe molta energia e si evite-rebbe tanto stress. In fondo, chideve far la spesa può provvedereprima. Il pane del giorno primapuò essere mangiato con gioia,nella consapevolezza che cosìfacendo si garantisce il riposoanche a chi lo prepara. Perché nonprovare!

di Giovanni Perrone

Domenica

è sempre domenica!

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Parrocchia

4 La Rocca

L'11 ottobre scorso, conuna solenne celebrazione

in Piazza San Pietro, si è aper-to ufficialmente l'Anno dellaFede, voluto da Benedetto XVIper riscoprire e valorizzare lafede dei credenti in CristoGesù, Salvatore del mondo.L’inizio dell’Anno della fedeha coinciso con il ricordo rico-noscente di due grandi eventiche hanno segnato il volto dellaChiesa ai nostri giorni: il cin-quantesimo anniversario del-l’apertura del Concilio Vatica-no II, voluto dal beato Giovan-ni XXIII (11 ottobre 1962), e ilventesimo anniversario dellapromulgazione del Catechismodella Chiesa Cattolica, offertoalla Chiesa dal beato GiovanniPaolo II (11 ottobre 1992). Lacoincidenza delle date è statavoluta. L'Anno della Fede,infatti, ha la missione di rivalu-tare il Concilio Vaticano II inquanto ancora non pienamentecompreso ed attuato, e il Cate-chismo della Chiesa Cattolicain quanto compendio della dot-trina cattolica, custodita e svi-luppata lungo tutti i due millen-ni di vita della Chiesa.Detta così, sembrerebbe chel'Anno della Fede sia un annoda dedicare allo studio di docu-menti. E per certi versi sembrache questo sia il messaggio cheè stato recepito da molti,vescovi e parroci compresi.Già si profilano all'orizzontesimposi, conferenze, dibattiti,cineforum, cicli di catechesi…

con tanto di professori di teolo-gia e non solo, a tutti i livelli eper tutte le capacità di com-prensione. E ciò, personalmen-te, ci fa un po’ paura. Per cari-tà, non che non sia importanteapprofondire i contenuti dellanostra fede. Anzi. C'è troppaignoranza al riguardo. Ma ciòche ci preoccupa è che questaabbondante pioggia vivificantevada a cascare sulle solite testegià bagnate oppure su chiancora vive dei retaggi delcatechismo dei fanciulli, con-fondendo la fede con il nozio-nismo puro e semplice.Nel sesto capitolo del Vangelosecondo Giovanni troviamouna delle più belle espressionidi fede che la scrittura ci ha tra-smesso. A Gesù che si rivolgecon tono di sfida ai dodici,dopo che molti discepoli lohanno abbandonato per ladurezza del discorso sul panedi vita, Pietro risponde:"Signore, da chi andremo? Tuhai parole di vita eterna e noiabbiamo creduto e conosciutoche tu sei il Santo di Dio"(6,68-69). Ebbene, Pietro for-mula la sua professione di fedenel Santo di Dio con due termi-ni che si susseguono e che, per-tanto, indicano un percorso pertutti i credenti di tutte le epo-che: credere e conoscere.Benedetto XVI, commentandoquesto brano all'Angelus delloscorso 26 agosto, citò, facen-dolo proprio, il commento diSant'Agostino: «E noi abbiamocreduto e conosciuto. Nondice: abbiamo conosciuto e poicreduto, ma abbiamo creduto epoi conosciuto. Abbiamo cre-duto per poter conoscere; se,infatti, avessimo voluto cono-scere prima di credere, nonsaremmo riusciti né a conosce-re né a credere. Che cosaabbiamo creduto e che cosaabbiamo conosciuto? Che tusei il Cristo Figlio di Dio, cioè

che tu sei la stessa vita eterna, enella carne e nel sangue ci daiciò che tu stesso sei» (Com-mento al Vangelo di Giovanni,27, 9).Ad aggiungere altro a quantoaffermato da Sant'Agostinorischiamo di sminuire la porta-ta delle sue parole: se avessimovoluto conoscere prima di cre-dere, non saremmo riusciti né aconoscere né a credere! Poiché- aggiungiamo noi - conoscereGesù non equivale a credere inlui. Anche satana conosceGesù ed è capace di confessarepubblicamente che Egli è ilSanto di Dio. I vangeli sonoconcordi nel riportare un episo-dio avvenuto all'inizio dellavita pubblica di Gesù. Unuomo indemoniato, all'internodi una sinagoga, grida al suoindirizzo: Io so chi tu sei: ilsanto di Dio! (Lc 4,34). Eppu-re, a differenza di Pietro, anzi-ché dire di credere in Gesù, loallontana da sé. Conosce chi èGesù, ma lo invita a tacere, loallontana da sé!Se sovrapponessimo idealmen-te l'affermazione di Pietro equella dell'indemoniato, com-prenderemo meglio, per con-trasto, cosa significa credere:avvicinarsi a Gesù, anzilasciarlo avvicinare fino adentrare e stravolgere la propriavita. D'altronde il primitivoannuncio missionario che Gesùstesso rivolge alle folle e cheaffida ai suoi primi discepolicosì recita letteralmente: IlRegno di Dio si è avvicinato (avoi); convertitevi e credete alVangelo (Mc 1,15). E noi bensappiamo che il Regno di Dio èla persona stessa di Gesù, cro-cifisso e risorto.Credere, dunque, significaandare incontro a Gesù cheviene, si fa vicino a noi fino acaricarsi di tutto il nostro pec-cato, e accoglierlo nella propriavita come l'unico capace diliberare l'uomo dal peccato edalla morte, l'unico Salvatore,Re e Signore. È questa espe-rienza di fede e di grazia, deri-vante dall'incontro personalecon Gesù, la base di un'autenti-ca conoscenza che si fa Seque-la Christi, discepolato di Cri-

sto. E tale incontro personalenon può non avvenire laddoveGesù è realmente presente,vivo e operante: nella Parola enell'Eucaristia, nella preghierae nella comunione ecclesiale. Pretendere, dunque, di cammi-nare a ritroso, cioè dalla cono-scenza al credere, o metteresullo stesso piano le due cose,quasi che si equivalgano, è unatto ad alto rischio intrinseco difallimento. Il rischio è quelloche più volte sia GiovanniPaolo II sia Benedetto XVIhanno paventato, quello cioè diconfondere Gesù, il suo amoree la sua salvezza, con la dottri-na e la morale cristiana. Infatti"all'inizio dell'essere cristianonon c'è una decisione etica ouna grande idea, bensì l'incon-tro con un avvenimento, conuna Persona, che dà alla vita unnuovo orizzonte e con ciò ladirezione decisiva" (BenedettoXVI, Lett. enc. Deus caritas est,25 dicembre 2005, n. 1).L'Anno della Fede sia, innanzitutto, l'occasione per credere eper far credere - con una evan-gelizzazione costante - in GesùCristo, mediante un forte e per-severante incontro con Lui, lad-dove Egli è ed opera tangibil-mente. E poi sia anche l'occa-sione per approfondire la cono-scenza di Lui, del suo mistero edel suo insegnamento, custodi-to e promosso dal Magisterodella Chiesa lungo i secoli eben sintetizzato nel Catechismodella Chiesa Cattolica.Prima credere e poi conoscere:un percorso da coltivare perso-nalmente e da proporre con lanuova evangelizzazione. Èquesto il migliore contributoche come Chiesa potremo dareal buon fine dell’Anno dellafede. Le occasioni non manca-no: le catechesi sul Credo inMatrice ogni lunedì, la LectioDivina ogni mercoledì in Con-vento, le varie occasioni diAdorazione Eucaristica, gliHappy Hour mensili per i gio-vani. Tutte occasioni per incon-trarsi e confrontarsi a tu per tucon Gesù e per fare come Pie-tro una scelta di parte: dallaparte di Gesù.

fra’ Saverio Benenati

Una fede

vera e viva

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Parrocchia

La Rocca 5

Un Natale per

riscoprire la

propria fede

Il Natale

È natale e la festa più bella dell’annoche si festeggia in tutto il mondo.Sveglia tutti grandi e piccini,si preparano doni e auguri di cuore perché è nato il divino redentore.Suonano a festa tutti i campanili diffondono il suono a tutti vicini e lontani annunziando la lieta novella che oggi per noi è natoil Bambinello.Con tanto amore aspettatutti nel suo povero lettino di foglie

tanto ricco di grazia ed amore.Con la sua parola ti consola,e se lo chiami “Oh mio Signore”ti senti felice dentro il tuo cuore.Anche se triste sei in questo giorno,ricorda che è Natale,festa di pace e giorno di amore.

Francesca Peri

Il Natale contiene un grandemessaggio di pace, di speran-

za e di amore per tutta l’umani-tà. Un bambino che nasce in unamangiatoia a Betlemme, agliocchi del mondo può essere unevento che rientra nell’ordina-rietà della vita. Quanti altri bam-bini anche ai nostri giorni vivo-no la medesima situazionenascendo in condizioni precarie.Ma quel Bambino che nel prese-pe contempliamo in mezzo aMaria e Giuseppe porta un nomeben preciso che contiene e realiz-za tutto il progetto di amore cheDio ha per l’uomo; infatti il nomeGesù significa: Dio salva. In quelBambino indifeso, allora, si rive-la la presenza stessa di Dio cheadesso continua a parlarci permezzo di suo Figlio: «E il Verbosi fece carne e venne ad abitare inmezzo a noi» (Gv 1,14).È un evento straordinario, unDio che decide di farsi vicino anoi per offrirci la salvezza e cheti invita semplicemente ad aprirela porta del cuore per lasciarloentrare. Questa è fede: unarisposta all’amore di Dio che perprimo si è messo in camminoverso ognuno di noi per raggiun-gere soprattutto i più lontani, glisfiduciati, gli abbandonati, idubbiosi, ma anche quanti pen-sano di averlo già incontrato eche hanno bisogno di ricentrarela loro fede in Gesù. In tal senso bisogna accoglierel’invito del Papa Benedetto XVI

che quest’anno ha indetto unanno della fede per aiutarci averificare il nostro cammino dicredenti. Scrive il Santo Padre :“Non possiamo accettare che ilsale diventi insipido e la luce siatenuta nascosta. Anche l’uomodi oggi può sentire di nuovo ilbisogno di recarsi come la sama-ritana al pozzo per ascoltareGesù, che invita a credere in Luie ad attingere alla sua sorgente,zampillante di acqua viva” (Laporta della fede, 3).Questo breve e illuminante pas-saggio legge la situazione del-l’uomo di oggi disposto adascoltare e ad accogliere gliinviti ammalianti di questomondo con le false proposte disalvezza. Un uomo che non rie-sce più a fare silenzio nel pro-prio cuore, per lasciare risuona-re l’unica proposta di salvezza,che consiste nell’accogliere laParola di Dio capace di rinnova-re la fede in Gesù Cristo e cherende capaci di darne testimo-nianza.Un nuovo Natale da celebrarepuò diventare allora occasioneper operare scelte forti e corag-giose, per riprendere in mano lapropria vita e la propria dignitàdi uomini e di cristiani, per nonrischiare di essere derubati delbello che il buon Dio ci ha dona-to, soprattutto della capacità diamarlo e di amare i fratelli.

Auguri dal vostro

parroco don Leo

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Solidarietà

6 La Rocca

Ache serve, fratelli miei,

se uno dice di avere fede

ma non ha le opere? Quella

fede può forse salvarlo? Se

un fratello o una sorella

sono senza vestiti e sprovvi-

sti del cibo quotidiano e uno

di voi dice loro: «Andateve-

ne in pace, riscaldatevi e

saziatevi», ma non date loro

il necessario per il corpo, a

che cosa serve? Così anche

la fede: se non è seguita

dalle opere, in se stessa è

morta. (Gc. 2, 14-17) L’attenzione ai poveri e aibisognosi è una delle princi-pali preoccupazioni dellaChiesa: chi ha fede in GesùCristo e nel Suo Vangelonon può non nutrire unavera attenzione verso ipoveri. La carità è un ele-mento imprescindibile dellafede, come ci ricorda PapaBenedetto XVI nella LetteraApostolica “Porta fidei” conla quale è stato indetto l’an-no della Fede: ”La fedesenza la carità non portafrutto… Fede e carità si esi-gono a vicenda”. E’ sullabase di questa consapevo-lezza e di questa esigenzache il Consiglio Pastoraledella parrocchia di Marineo,nella riunione del 10 mag-gio 2012, ha deliberatol’istituzione del Fondo disolidarietà a favore dellefamiglie e delle personebisognose della nostracomunità. Di cosa si tratta?

Si tratta di uno strumentoche serve a creare una rete

di solidarietà e di prontointervento destinata arispondere a bisogni urgentie concreti di famiglie e per-sone che si trovano in diffi-coltà economica.Perché la scelta di istituire

un Fondo di solidarietà?

L’istituzione del Fondo disolidarietà si è resa necessa-ria a causa della diffusionesempre maggiore di unanuova povertà che derivadalla crisi economica chestiamo vivendo e che com-porta sempre più spesso lamancanza di lavoro o la per-dita improvvisa del lavoroda parte di genitori chehanno a carico bambini pic-coli e che non riescono più asostenere le spese necessa-rie per mandare avanti lafamiglia. Ci sono anche casidi ragazze-madri o di donneseparate che hanno difficol-tà economiche nel mantene-re i loro bambini.Da dove proviene il denaro

del Fondo di solidarietà?

Una parte del denaro che siutilizza proviene dalle entra-te della parrocchia, costitui-te da offerte. Dopo un atten-to discernimento, il parroco,coadiuvato dal Consiglioper gli affari Economici,decide la somma da destina-re favore delle famiglie edelle persone bisognose.Un’altra parte di denaroderiva dai contributi volon-tari di Confraternite, gruppiecclesiali e privati. Nell’am-bito del Consiglio Pastoraleè stato chiesto, alle Confra-ternite che organizzanofeste, di donare una parte deldenaro raccolto al Fondo disolidarietà. Inoltre le Con-fraternite sono state invitatead organizzare delle festesobrie che privileginol’aspetto religioso e, quindi,a fare economia, nel rispettodel difficile momento che lanostra società sta attraver-sando a causa delle crisi

economica. Come viene utilizzato il

denaro del Fondo di soli-

darietà?

In merito all’utilizzazione deldenaro, il parroco ha fattouna scelta ben precisa: quelladi non dare denaro a coloroche chiedono aiuto, ma diacquistare ciò di cui essinecessitano. Questa sceltaderiva dall’esperienza fatta inpassato, in base alla quale cisi è resi conto che, accanto apersone realmente bisognose,togliere a chi ha davverobisogno. Per questo motivo èil parroco stesso che, con lasua esperienza e conoscenzadei singoli casi, discerne a chidestinare il denaro e in chemodo utilizzarlo.Dalle caratteristiche qui deli-neate si comprende che ilFondo di solidarietà costitui-sce uno strumento concretoper mettere in pratica la cari-tà, una carità basata su crite-ri di equità e rispettosa delladignità di chi è nel bisogno.Con questo strumento lanostra comunità si allineaall’invito del Papa a fare del-l’anno della fede “un’occa-sione propizia per intensifi-care la testimonianza dellacarità”. Invitiamo tutti ifedeli, le associazioni, lerealtà parrocchiali e non delnostro paese a contribuire alFondo di solidarietà, perchéstringersi attorno a chi è nelbisogno, è un atto degno diuna comunità non solo cri-stiana ma anche civile.

Linda Trentacosti

Alla ricerca di solidarietà E’ dovere di tutti, cittadini e istituzioni,

prendersi cura di chi ha bisognoI fedeli, le associazioni, le realtà parrocchiali e non del nostro paese possono contribuire, perché stringersi

attorno a chi è nel bisogno è un atto degno di una comunità non solo cristiana ma anche civile.

Raffaello Sanzio,

Pala Baglioni,

Carità (part.),

1507, Roma,

Pinacoteca vaticana

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Solidarietà

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Storie di uomini, personecome tante con una vita

tra le tante. Uomini chevanno incontro ad altri perun momento un po’ speciale;famiglie diverse che si ritro-vano per conoscersi e condi-videre un nonnulla di singo-lare. Esistenze parallele cheper un breve periodo instau-rano un barlume di comu-nanza destinato, già sulnascere, a terminare ma chelascia la gioia nei ricordi; epoi una manciata di nostal-gia per voler ritornare avivere momenti come quelloappena trascorso. Be’ adessosembra proprio arrivata l’oradi raccontare la storia diun’esperienza che ha datouna svolta alla vita di unacoppia. Ho incontrato Rosae Carmelo al loro ritorno daun’avventura durata ben duemesi. Non appena chiesidove avessero passato queisessanta giorni, capii subitoche il loro ideale di viaggionon corrisponde affatto aquello dell’immaginariocomune. Così compresi chela loro scelta di trascorreredue mesi in Africa avrebbecelato qualcosa di affasci-nante. M’interessai e doman-dai a Rosa se fosse stato pos-sibile incontrarci altroveaffinché mi narrasse più det-tagliatamente del perché diquesto viaggio, le sue aspet-tative e quelle del marito masoprattutto se quello che tro-varono al loro arrivo avevasuscitato qualche emozioneo sensazione particolare.

“Figlia mia, noi non siamopiù giovanissimi e il motivoprincipale che credo ci abbiaspinto a dirigerci verso queiluoghi è stata soprattutto lacuriosità di entrare per interonella vita di coloro che liabitano e testare cosa, unagiornata come la loro, potes-se avere in comune con lanostra. D’altra parte miomarito è già stato in Africaun anno addietro ed è rima-sto entusiasta, così ho decisodi provare anch’io”. Dopoesser arrivati al porto di Dares Salaam la nostra coppia sirecò a Mtwango dove adaspettarli c’era suor Rita,una grande donna che sioccupa di una scuola perragazze nel luogo. La festafu grande al momento del-l’arrivo, si respirava aria difelicità e serenità: si notavache quei luoghi non cono-scessero ancora l’affannodelle nostre città. Non appe-na ebbero terminato l’acco-glienza come si conviene peruna coppia di coniugi,cominciò la normalità, una

normalità che Rosa e Car-melo desideravano condivi-dere in maniera attiva. SuorRita, a tal proposito, essen-dole note le competenze disartoria di Rosa, le chieseimmediatamente di cucire,con l’aiuto di due fanciulle,ben 180 divise utili alle sueragazze per lo studio; intantoCarmelo si rendeva disponi-bile a coltivare la terra e acompiere lavori di quotidia-na tenuta. Quei due mesifurono scenario di piùambienti, più comitive, e piùeventi. Si percepiva come lavita fosse guadagnata giornodopo giorno: ogni istante,minuto, ora, erano il simbo-lo di un arricchimento cheprogrediva ad ogni partico-lare, ad ogni elemento inpiù: tutto era nuovo e tuttosembrava un grande dono.Rosa trascorreva il tempocon le sue aiutanti, Bonavitae Maria, cantando canzoniad alta voce e danzando conil kitenge, drappo di diversetinte utilizzato per ogni atti-vità quotidiana, e Carmelo

dava una mano ove necessa-rio e possibile.“Vedi cara, in un tenore divita in cui lo stipendio diun’insegnante è poco più di70 euro al mese e quello diun operaio circa di 48 euroogni trenta giorni, il tempoper i vizi e i capricci di qua-lunque genere rimane benpoco. Le fanciulle e i giova-ni fanno il possibile pergarantire a se stessi ed aimembri della famiglia anco-ra in vita il cibo necessarioper la sopravvivenza e in talsenso l’aiuto delle suore edei sacerdoti diventa moltoproficuo se non addiritturaindispensabile. Ma sai qualè la cosa che ti colpisce dipiù? Una vita di così grandistenti ti rende più consape-vole di ciò che possiedi e tisuggerisce che l’unica cosache ti resta da fare è apprez-zarlo”. Parole piene di sen-timento queste; frasi chelasciano intuire quanta pro-fonda percezione abbianoavuto i due coniugi di quelmondo che a tratti sembramolto lontano dal nostro.Per mettere a tacere deltutto il mio interesse,domandai loro quale fosse ilmotivo reale per tornarenuovamente in quei posti; larisposta fu breve ma coe-rente: “Quelle personehanno fiducia nel futuro puravendo molto meno di noi ese dai loro il tuo cuore sonocapaci di farti ricominciarea sperare!”.

Erika Li Castri

Frammenti di speranzaIl racconto di Rosa e Carmelo

al loro ritorno da un’avventura in Africa A Mtwango le persone hanno fiducia nel futuro pur avendo molto meno di noi, e se dai loro il tuo cuore sono

capaci di farti ricominciare a sperare!

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Attività della Fondazione

Il 2 settembre del 2012rimane scolpito nella

mente e ancor di più nelcuore l'aver partecipatoall'evento di premiazione diuna grande amica, PamelaVilloresi. “Una delle piùversatili attrici di prosa del-l'ultima generazione”, silegge nella motivazionedella commissione giudica-trice. “Rendere omaggioalle grandi capacità interpre-tative di un'artista che hasempre valorizzato la poesiae l'arte in tutte le sueforme”...e “l'apprezzamentodelle sue coraggiose batta-glie per la tutela dei diritticivili delle donne e dellefasce più fragili della socie-tà oggi”. Si potrebbero scri-vere pagine e pagine deiquarant'anni di carriera diPamela, di tutte le opere rea-lizzate. E’, però, limitatoconsiderarla solo dal puntodi vista artistico. Chi scrive,gode il dono della sua ami-cizia, di una conoscenza piùprofonda, di un camminareinsieme da lunghi anni. Cilega un stima reciproca. Ciguida una ricerca continuadel senso profondo del vive-re, di un Dio cercato, risco-

perto e amato, pur tra con-traddizioni e fatiche. Pame-la, attrice, e la sottoscritta,religiosa di una congrega-zione che si occupa di“Buona Notizia” nel mondodella comunicazione. Si,un'attrice e una suora.Un'amicizia fatta di ascolto,di rispetto, di condivisione.In comune anche l'amoreper questa terra di Sicilia,dove ho il privilegio di vive-re dal 2001 e che Pamela miha fatto scoprire. Come c'è il“mal d'Africa” così c'è il“mal di Sicilia”: chi viene inquest'Isola, non se va senzanostalgia. Marineo le offre il Premiointernazionale di Poesia.Pamela ha ricevuto tantipremi ma questo è particola-

re, ha il sapore di una Terravissuta che le ha dato tanto,umanamente quanto profes-sionalmente. Rimane pro-fondamente colpita: vedereun paese, Marineo, e la suagente, per ore ascoltaremotivazioni, versi che can-tano la vita… perché questaè la Poesia, vita, linfa cheaiuta lo scorrere del tempo ea fissarne nel cuore l'esisten-za. La sua forza esplode nelrecitare i versi di grandipoeti siciliani. Da Vittorini -con il romanzo “Conversa-zione in Sicilia”, in cui ilprotagonista narra il ritornonell’isola, come all’originedi quelle forme di vita eterneed antiche per il riscatto del“mondo offeso” e del “gene-re umano perduto” - alla

poesia di Quasimodo, in cuisi riconosce la presenza diuna tematica ricorrente chefa riferimento al mito e allanatura della terra siciliana.Attraverso l’interrogazionedi un paesaggio eterno emisterioso, Quasimodomodula analogie e musicali-tà assolute ed essenziali.Pamela invita il pubblico adeclamare insieme “Ed èsubito sera”. Poi Bufalino,Sciascia, versi del grandeIgnazio Buttita, “Una vota eora”. E la gente applaudeintensamente per l'emozionedei versi e del sentire “unatoscana doc” recitare in sici-liano, con una dizione einterpretazione superba.Grande, Pamela! La suavoce, i suoi gesti a serviziodei poeti, della poesia, arteche guida da 38 anni Mari-neo, che ha come emblema ilvolto femminile di un reper-to archeologico. Marineo chefa tesoro delle sue origini ecostruisce l'oggi valorizzan-do il suo passato e realizzan-do “cultura”. E' il caso didire: Ad multos annos!

Fernanda Di Monte,

Figlia di San Paolo

Giornalista

Un paese pieno di poesiaIl 38° Premio internazionale di Poesia

“Città di Marineo”a Pamela VilloresiPer l’attrice toscana questo premio ha il sapore di una Terra vissuta. Marineo fa tesoro delle sue origini e

costruisce l'oggi valorizzando il suo passato e realizzando “cultura”.

Nel prossimo gennaiosaranno editi il bando dellaXXXIX edizione del Pre-mio Internazionale di Poe-sia “Città di Marineo” e

della IX edizione del Pre-mio di Poesia per Ragazzi.Le opere dovranno perveni-re alla Segreteria delle Fon-dazioni “Gioacchino Arno-

ne” di Marineo entro il 30aprile per il Premio Interna-zionale ed entro il 30 marzoper il Premio Ragazzi . Ibandi saranno pubblicati nel

sito delle Fondazioniwww.fondazionearnone.it opossono essere richiesti allasegreteria: [email protected] – tel 091 726931.

Poesia: premio “Città di Marineo” e premio per Ragazzi

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Attività della Fondazione

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Cinzia Faciano, studentes-sa di Marineo, sposata

con Franco Lo Cascio emamma di due figli, Salvatoredi 15 anni e Francesco di 11anni, a 35 anni si è laureata aPalermo nell’aula magna dellaFacoltà di Economia discuten-do una tesi intitolata “L’even-to culturale: il caso del premiointernazionale di poesia cittàdi Marineo”.È stato un traguardo notevoleper l’allieva marinese in quan-to non sempre è stato facileper lei conciliare gli impegnifamiliari e di lavoro con lostudio. In tal senso la stessaCinzia, come prima cosa, nelcorso del nostro incontro,tiene a ringraziare la propriafamiglia, il marito e i figli chel’hanno spronata a proseguiree completare il corso deglistudi. Alla neo dottoressa abbiamovoluto porre alcune domandesul suo lavoro e sulla suaricerca:Come mai hai proposto il

premio Marineo per la ste-

sura della tua tesi di Lau-

rea?

“Certamente sono stata spintada una forte motivazione,quella di valorizzare una delleiniziative culturali più validedel mio paese, e questa mia

idea, è stata subito condivisasia dai docenti del corso dilaurea in Economia Azienda-le, che dal relatore prof. Gan-dolfo Dominici, anche per lanotorietà della manifestazionemarinese in campo nazionale.Sono molto soddisfatta perchéritengo di aver portato un con-tributo alla mia terra.”Dal 1974 ad oggi si sono suc-

cedute, anno dopo anno, ben

38 edizioni del premio, con

una costanza certamente

positiva per l’affermazione

dell’iniziativa, tu cosa pensi

di tale evento?

“Marineo, in tutti questi anni,proprio grazie al premio lette-rario, ha espresso una fortepotenzialità culturale legata alsuo territorio. Basi pensarecome a settembre la gente sistringe attorno al premioponendosi l’interrogativo disempre: ma chi sono i premia-

ti? Devo ammettere che nel-l’edizioni che fino ad oggihanno avuto luogo, tutte leindicazioni culturali sono statenon soltanto di alta qualità maanche inserite in un contestointernazionale, non possodimenticare il cantautoreFranco Battiato ed il sassofo-nista Francesco Cafiso. In un mondo sempre più

dominato dal web c’è anco-

ra necessità della poesia?

“Purtroppo oggi la poesia silegge poco forse perché nonc’è educazione al libro di poe-sia come opera unica e auto-conclusiva, in quanto mi sem-bra che ci sia l’idea diffusa ditrovarsi davanti a qualcosa di“alto” e difficile che quasi cifa sentire in soggezione. Oggiperò, se c’è la necessità dellapoesia è proprio nel linguag-gio lirico che spesso fa venirefuori l’autenticità dell’essere

umano.”Ho notato, come tu evidenzi

nelle conclusioni della tesi,

alcune criticità che possono

essere tenute in considera-

zione dall’ente promotore

della manifestazione.

“A mio parere per migliorareil patrimonio di informazionedell’evento, si potrebbe for-mulare un questionario di gra-dimento direttamente sul sitointernet per poter conoscere ilproprio pubblico e le sueaspettative, e che potrebberivelarsi molto efficace perpotere gestire in modo piùmanageriale l’iniziativa.Occorrerebbe inoltre poten-ziare il sito del premio, inquanto come ottimo bigliettoda visita, sarebbe utile oltreall’italiano l’accostamento diuna lingua straniera quale l’in-glese o il francese. Infine par-ticolare attenzione deve essereprestata alle tempistiche edalla comunicazione quale veromotore dell’iniziativa. Senzadubbio l’impiego della dimen-sione culturale costituisce unostraordinario volano per losviluppo e l’attrattività diMarineo ed il premio diventaun’occasione preziosa perl’affermazione turistica dellanostra cittadina.”

Ciro Spataro

L’evento culturaleCinzia Faciano: una laurea a 35 anni

discutendo una tesi sul Premio Marineo L’impiego della dimensione culturale costituisce uno straordinario volano per lo sviluppo e l’attrattività di

Marineo ed il premio diventa un’occasione preziosa per l’affermazione turistica della nostra cittadina.

La ‘ROCCA, - Giornale periodico delle Fondazioni Culturali "G. Arnone"

Piazza della Repubblica, 20 - 90035 Marineo - Tel./fax 0918726931 - [email protected] presso il Tribunale di Palermo al n. 4/93 decr. 6.3.1993

DIRETTORE RESPONSABILE: Giovanni Perrone

REDAZIONE & GRAFICA: Nuccio Benanti

SEGRETERIA DI REDAZIONE: Marta Raineri, Giuseppe Taormina

STAMPA: Tipografia Aiello & Provenzano

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE: Mons. Giuseppe Randazzo (presidente), Suor Domenica DiMarco, Dott. Antonino Cutrona, Prof. Giovanni Perrone, Prof. Giuseppe Taormina

REVISORI DEI CONTI: Dott. Roberto Ciaccio, Dott. Ermelindo Provenzani

Per le vostre inserzioni su questo giornale: Fondazione ArnoneTel/fax: 0918726931

[email protected] prossimo numero sarà

stampato nel mese di marzo.Notizie, articoli e foto

dovranno essere concordaticon la Redazione e inviati

entro il 20 febbraio.

Page 10: La Rocca - dicembre 2012

Amarcord

10 La Rocca

L’ acqua arriturnà a campaniari,

dopo una lunghissima ed aridis-

sima estate. Parsi attruvata: “Cci vulia

pi la campagna… m’particulari pi

ll’alivi nca eranu nsiccumuti e avvissi-

ru ittatu picca” sospiravano a la chiaz-

za gli ultimi volontari amanti di la

campagna.

Arripigghià a càdiri acqua comu lu

mmernu sapi fari, cu trona e lampi:

nun si nni senti cchiù lu scrusciu comu

prima però, dentro case moderne con

infissi a prova di isolamento.

Li canalati oi nun si sentinu cchiù.

Prima, da ogni abitazione, al soprag-

giungere delle prime piogge si udiva

l’acqua sbuffare di nta li canalati e poi

scorrere nta lu ghiacatu alimentando li

lavini; allora si sentiva il rumore di li

menzi porti chi si sbarrachiavanu e da

esse donne, uomini, bambini si agita-

vano a ntrummari sutta la canalata

tutti li caputi della magra dotazione

casalinga: bagneri, pignati, lannuna,

tinedda di lignu, lanceddi, quartari e

quartareddi, pili e piliceddi. Tanti cor-

revano sutta li tetta di trava, tavuli e

canali di crita per sistemare sutta li

utteri recipienti di fortuna: nun s’alla-

gava la casa e l’acqua si recuperava.

Tanti si rallegravano a attintari lu

scrusciu di lu puzzu ca s’accuminzaia

a ghinchiri! Si doveva profittare del

regalo provvidenziale della natura e

recuperare quanta più acqua possibile:

che sollievo avere l’acqua necessaria a

cucinare e lavarsi senza illa a ghinchi-

ri , facendo lunghe file, a lu cannolu e

a li funtaneddi !

Certu, a lu cannolu: sistemare la quar-

tara a turno con tutte le altre ed atten-

dere pazientemente la vicenna facennu

passari lu tempu a chiacchiariari, a

assuppari tutti li nuvità di lu paisi e,

parti voti, a sciarriarisi cu li soliti scar-

ti che volevano aggirare il turno.

Donna Rosa Daidone (La Marchisa),

una donna d’altri tempi coraggiosissi-

ma e di grande saggezza, raccontava

che certe sere, trovando turni lunghis-

simi a lu cannolu di la Batia , a La bri-

vatura di lu Crucifissu e a lu Vurghiud-

du, riempiva la sua quartara a la bri-

vatura di la Favarotta, - fora paisi! - se

la caricava sulla spalla e sudisfatta

turnaia a la casa: “accussì la matina

mè maritu e li mè figghi attruvaianu

l’acqua pi lavarisi…”. Immaginatevi

la gioia che si provava dunque nel

recuperare l’acqua di lu celu: si consi-

derava davvero un dono della Provvi-

denza, a quei tempi.

E dunque c’era granni rispettu pi stu

rialu: era scontato il fatto che l’acqua

si risparmiasse, che da essa si traesse

il massimo vantaggio possibile utiliz-

zandola più volte…

E come per l’acqua, pi tanti autri cosi

s’avìa rispettu: pi tutti li cosi che erano

ritenute essenziali per la vita di tutti i

giorni, per la sopravvivenza; il cibo

per esempio: nenti si iccava, né lu pani

ne nessuna altra vivanda. La frutta, la

verdura e gli ortaggi erano “chiddi di

lu tempu”; tutto si riciclava a scinniri

a scinniri: prima tra li cristiani e nel-

l’ultima fase cu l’armali. E la stissa

cosa accapitaia per i pochi capi di

vestiario disponibili.

Erano certamente tempi di scarsizzi: le

privazioni e le scarse disponibilità eco-

nomiche aumentavano di certo lu

rispettu per i doni della natura.

Non è con nostalgia o rimpianto che

ricordo questo, non vorrei ritornare a

quei tempi per certi aspetti; sono con-

tento che oggi tutti campanu megghiu

di prima economicamente, hanno

mezzi migliori: rimpiango invece una

vita a misura d’uomo, in cui l’uomo

era al centro del mondo, del “suo”

mondo sia pure limitato, circoscritto al

paese o poco più, in cui l’uomo viveva

in sintonia con i ritmi della natura

(ogni cosa a ssò tempu, un tempu pi

ogni cosa…) in cui era sanamente

rispettato il ritmo del tempo (c’era lu

lavuranti unni si scanava… ma c’era la

festa: e la festa era na vota ogni tantu:

pi cchissu vinìa aspittata e addisiata e

pi chissu era daveru festa, no comu ora

ca è sempri festa e… nun è mai festa

(quannu li cosi s’hannu sempri

ammatti accussì !)

Nni la vita a misura d’omu vigeva

un’armonia naturale tra l’uomo, la

natura e il soprannaturale che conferi-

va una certa serenità esistenziale e per-

metteva di affrontare efficacemente

situazioni anche difficoltose.

Questa armonia si rifletteva anche sui

rapporti sociali, sull’idea del bene

comune, sui comportamenti personali,

traducendosi infine in una visione del

mondo ed in una filosofia di vita nella

quale il Sacro ed il Profano coesisteva-

no con sufficiente equilibrio.

E la natura dispensatrice delle risorse

e dei beni necessari alla sopravviven-

za veniva a sua volta rispittata, non

violentata: fatta segno addirittura di

riti propiziatori e di ringraziamento dei

quali la tradizione marinese era ric-

chissima e che adaciu adaciu si stan-

no trasferendo in una memoria sterile,

incapace cioè di mettere a frutto

ammaestramenti millenari da trasferi-

re nella vita odierna, pur tanto diversa

di chidda di li tempi passati.

Oggi non siamo più capaci di vivere

con equilibrio il Sacro ed il Profano. Ci

siamo assuefatti al saccheggio delle

risorse naturali, al cattivo utilizzo ed

alla dispersione dei beni primari,

all’idea del “tuttu sempri e subitu”

infischiandocene di cosa e quanto tro-

verà chi verrà dopo di noi ( e poco

conta che si tratti dei nostri figli, dei

nostri nipoti, dei nostri discendenti)

Altro che “misura d’uomo”: è scom-

parsa la misura e rischia di “scompa-

rire” anche l’uomo, risucchiato in una

realtà molto più grande di lui.

Franco Vitali

L’acqua sbuffaia

di nta li canalati…

Page 11: La Rocca - dicembre 2012

La Rocca 11

Attualità

Lo chef Marinese Carmelo Trentacostinasce a Sackingen da genitori marine-si e a due anni si trasferisce a Marineo,dopo la scuola dell’obbligo frequental’istituto alberghiero di Palermo, PaoloBorsellino, e si diploma nel 1995 cometecnico delle attività alberghiere.All’età di dodici anni inizia a lavorarein alcuni locali della zona e successi-vamente in un albergo dell’isola diVulcano (d’inverno studia e in estatelavora). Prima del diploma maturadiverse esperienze lavorative a Mace-rata, Rimini, Vercelli. Dopo il diploma,Carmelo Trentacosti si stabilisce nelVeneto, ove arricchisce la propria for-mazione in diverse strutture alberghie-re a contatto con tanti chef.Grazie alla fidanzata Daniela, oggi suamoglie, la forza dell’amore lo riporta aMarineo e svolge la sua attività lavora-tiva presso il ristorante il Mulinazzodel famoso chef Nino Graziano, cheoggi gestisce diversi locali a Mosca,

forte delle due stelle Michelin. Carme-lo, dopo circa due anni lascia il risto-rante per dedicarsi all’attività didatticae si ritrasferisce al Nord, dove insegnaper diversi anni in vari istituti dellaLombardia e del Veneto. Nell’anno2004 svolge il suo primo incarico dachef al Donna Ina di Cefalà Diana,maturando professionalmente e facen-dosi notare per la bravura.Se per un calciatore professionista lanazionale di calcio diventa un sogno,possiamo dire che Carmelo ha coro-nato il suo sogno. Infatti, dal 2009 atutt’oggi fa parte della Nazionale Ita-liana Cuochi, conquistando prestigio-si riconoscimenti, tra cui le due meda-glie d’argento al mondiale di Lussem-burgo nel 2010, due medaglie d’oropiù titolo di campione europeo aDublino 2011 e in ultimo qualchemese fa un argento olimpico e unbronzo olimpico ottenuti alle Olim-piadi di cucina svoltesi a Erfurth in

Germania.Lo chef marinese lo scorso primomaggio è ospite della trasmissione “Uno Mattina” si Rai Uno per promuo-vere il “cibo di strada palermitano” ealcuni dolci tradizionali siciliani qualile sfinge, i cannoli e la cassata. Nelmese di settembre partecipa alla tra-smissione televisiva di RaiUno “ Laprova del cuoco”, condotta da Anto-nella Clerici, dove ha potuto dimostra-re la sua alta professionalità per lacucina. Attualmente, Carmelo Trentacostiricopre l’incarico di Restaurant Chef al“Donna Franca Florio” nel famosoGrand Hotel “Villa Igea “ di Palermo

Pino Taormina

Chef di Marineo al

Villa Igea di Palermo

Dopo la pausa estiva, sonoriprese le attività del grup-po AGESCI Marineo 1°,un gruppo scout che daben 51 anni è attivo nelnostro paese e che coinvol-ge circa 100 ragazzi di etàcompresa tra gli 8 e i 21anni. Il percorso educati-vo che accompagnerà iragazzi verso la matura-zione degli uomini e delledonne del futuro si caratte-rizza per diversi aspetti: laproposta cristiana, chemira a suscitare una sceltadi fede viva e testimoniatanel quotidiano e invoglia iragazzi a d andare allaricerca della propria voca-

zione; la formazione delcarattere, grazie alla qualei ragazzi creano una pro-pria progettualità, crescen-do secondo i valori dell'es-senzialità, della scopertadei propri talenti e dellacoerenza. Tutto ciò è inse-rito anche in un contesto dipiù ampio respiro, nonrimanendo chiusi sola-mente nell'ambito delgruppo ma cercando difornire occasioni per cono-scere la realtà che ci cir-conda, al fine di promuo-vere l' accoglienza e lasolidarietà concreta.La scelta di educazionedella Comunità Capi segue

un progetto preciso, caratte-rizzato dal metodo scout,nato dalla volontà di orien-tare l'educazione dei giova-ni sulle scelte personali,consapevoli, affinchéragazze e ragazzi diventino,poi, adulti impegnati nellacostruzione di un mondomigliore, perché, come

diceva B.P.: «Lo scoutismoè un allegro gioco all’aper-to dove uomini e ragazzi,possono vivere insiemel’avventura come fratellicrescendo in salute e in feli-cità, in abilità manuale e indisponibilità a servire ilprossimo».

Ester Scarpulla

Scouts: 51° anno di attività

Page 12: La Rocca - dicembre 2012

12 La Rocca

Cultura

Sabato 17 novembre il Comune diMarineo conferirà la cittadinanza

onoraria al professore Salvatore DiMarco. In tal modo l’Amministrazio-ne Comunale e il Consiglio desidera-no evidenziare, a nome dell’interaMarineo, il significativo rapportoculturale e di amicizia che lega lacomunità marinese all’illustre studio-so. Molte sono le benemerenze checostellano l’intera vita del professoreDi Marco. Insegnante prima e poidirettore didattico, ha saputo coniu-gare sensibilità educativa e socialecon il suo amore per la letteratura, inparticolare per la Sicilia e i suoi dia-letti.Fondatore della Rivista Italiana diLetteratura Dialettale e del Giornaledi Poesia Siciliana, Presidente del-l’Accademia di Studi “Cielo D’Alca-mo”, Consigliere della Fondazione“Ignazio Buttitta”, componente di

numerose giurie di premi letterari e divarie istituzioni culturali, cittadinoonorario del Comune di Cianciana(per i suoi studi sul poeta Alessio DiGiovanni), il professore Di Marco èriconosciuto ed apprezzato a livellonazionale per le numerose opere dipoesia e saggistica che pubblica daoltre cinquanta anni.Nel 1986, con l’opera “Cantu d’Amu-ri”, conquista il primo premio “Cittàdi Marineo” per la poesia sicilianaedita. Da allora inizia una fecondacollaborazione con il Premio “Città diMarineo” e con la Fondazione Arnonee partecipa a numerose iniziative cul-turali promosse dalle istituzioni edalla comunità marinese. Nel 1993entra a far parte della Giuria del Pre-mio Internazionale, succedendo algrande poeta Ignazio Buttitta. Da ottoanni presiede la Giuria del Premio diPoesia Ragazzi. I suoi numerosi scrit-

ti sul Premio sono raccolti nell’opera“Discorsi brevi di poesia”, un’operadedicata a Marineo.

Cittadino “marinese”Il Comune di Marineo conferisce la

cittadinanza onoraria a Salvatore Di Marco

Salvatore Di Marcopoeta, critico letterario,

animatore culturale, perso-nalità di primo piano delmondo letterario siciliano,con la sua prolungata colla-borazione nell’ambito delPremio Internazionale diPoesia “Città di Marineo”,ha contribuito a dar lustroal concorso letterario e allacittà di Marineo, alla qualeè molto legato, elevandoneil prestigio ed apportandoun arricchimento culturalealla comunità tutta.Il professore Di Marco èuna personalità di elevatolivello culturale ed educati-vo, e da sempre è stato

apprezzato da tutte le per-sone che lo hanno cono-sciuto. Si è distinto per lebattaglie umane e civili, perla valorizzazione della poe-sia e del patrimonio lingui-stico siciliano, divenendoun punto di riferimento – alivello nazionale- per lapoesia dialettale e per inumerosi poeti che neltempo hanno partecipato alPremio Marineo. La suaautorevole attenzione per lacomunità marinese è testi-moniata dalla sua frequentepresenza agli eventi cultu-rali della nostra città e, inparticolare, dalla pubblica-zione di “Discorsi brevi di

poesia” e de “La cetra e ilsalice” in cui raccoglie isuoi molteplici scritti sulPremio di Poesia sin dal1994. Noti sono, inoltre, al grandepubblico i convegni, le suenumerose opere di poesia edi saggistica, le riviste let-terarie che hanno alimenta-to un dibattito produttivonell’ambito letterario sici-liano ed italiano. Di Marconella sua carriera ha giàricevuto innumerevolidichiarazioni di stima daparte di intellettuali ed enti,che riconoscono il suo ele-vato impegno culturale e lasua apertura ai temi politici

della coesistenza, dellapace, del dialogo, senzamai trascurare le urgenzerelative alla ricerca di unnuovo umanesimo. In considerazione dellaviva amicizia con la comu-nità marinese e dell’altovalore dell’attività svolta aMarineo nel campo lettera-rio da Salvatore Di Marco,nell’anno del suo ottantesi-mo compleanno, il Comunedi Marineo si fa portavocedei numerosi attestati digratitudine conferendo laCittadinanza onoraria.

Francesco Ribaudo

Sindaco di Marineo

Autorevole e frequente è stata la presenza del professore Di Marco agli eventi culturali di Marineo

Il Sindaco: «Ha dato lustro alla nostra comunità»

Page 13: La Rocca - dicembre 2012

La Rocca 13

Cultura

Qualcuno – non importa chi – tragli oratori ufficiali che si sono

succeduti al microfono davanti al pub-blico convenuto, come ogni anno, alcastello Beccadelli in Marineo – haaffermato decisamente, nell’introdurrela celebrazione del XXXVIII Premiodi Poesia “Città di Marineo” 2012, cheoggi più che nel passato anche recente,vi è nelle società del mondo un fortis-simo bisogno di poesia, del suo canto edei suoi messaggi. In effetti, se non nuova, è stata affer-mata un’idea giusta e condivisibilesenza riserve. Infatti, rispetto alla gra-vità dei piccoli e grandi mali cheincombono sui tempi amari che dura-mente viviamo anche in Italia, la poe-sia rappresenta veramente una vocepulita e generosa, un valore rigeneran-te di civiltà e un soffio fresco per lospirito dell’uomo. Credo, peraltro, chesotto questo profilo nessuno possa sot-tovalutare il ruolo alternativo e diriscatto che, in generale, assume lapoesia. E non soltanto la poesia, per laverità; ci si ricordi che altre risorseparimenti indispensabili sono – adesempio – la musica, l’arte, la lettera-tura, il teatro, il cinema, il canto, e ognialtra espressione libera e autentica del-l’umana creatività la quale concorra arender migliore la vita delle società, avalorizzare e mettere a buon profittoquel prezioso patrimonio comune.Tuttavia, il passaggio dalle visioniideali alla quotidianità è molto duro edeludente. Abbiamo, innanzitutto, par-lato di poesia, ma soltanto la vera poe-sia è salutare; le sue contraffazioni, lemalformazioni genetiche e quelle pro-curate dall’imperizia dell’autore odalla sua vena arida e sterile, sonomolto dannose. E – si sappia senzailludersi – la poesia autentica è rara,spesso messa in ombra dai falsi poeti

vocati alla vanagloria. Inoltre, talvolta ottimi poeti si conce-dono – in cambio dei trenta denarispendibili in notorietà e corone d’allo-ro – ai potenti di qualsiasi campo, eriempiono i libri con poesia inganne-vole. Perciò, in questi casi, quei librisono nocivi, inquinano la cultura el’immagine della poesia stessa.Infine, si pone un’altra questione nien-t’affatto di poco conto: se tutto ciò chefinora s’è detto qui, è vero, se gli uomi-ni hanno bisogno di poesia e il mondone ha necessità, perché allora la poesia,l’arte, la musica, e così via, sembranodestinate a restare il cibo eletto deipochi, pur essendo invece dei beni pertutti? Posta così la questione – e cosìmi pare che debba correttamente esserposta – tutto il ragionamento alla ricer-ca d’una o più risposte assume unaperto carattere sociale, sicché invocaun’impostazione politica e non lettera-ria. Infatti, la prima risposta mi pareessere che ai più non viene data comefruibile la cultura necessaria per stima-re quali valori importanti la poesia,l’arte, il bel canto e così via. Si tratta divalori emarginati, socialmente consi-derati inessenziali e voluttuari. La con-seguenza immediata, quasi automati-ca, è che i linguaggi di tutte questeforme di espressione umana non sonofacilmente comprensibili ai più, i qualisi escludono dal fruirne. Perché, dun-que, le cose vanno in codesta maniera?La risposta è complessa. Ma qui vienedata in sintesi essenziale: i valori dellacultura, il diritto non solo all’istruzionema anche ad accedere ai saperi dellamodernità e alla conoscenza, la curaattenta e fertile della crescita civile,culturale, morale, spirituale, e –insomma – di tutti gli aspetti della per-sona umana e della sociale collettivitàsono mortificati dalla barbarie di que-

sto “progresso” disumanizzante, alie-nante.E’, quindi, scontato che la maggiorparte dei cittadini pensi, alfine, chel’accesso a questo tipo di beni non sianecessario rispetto a più pressanti prio-rità che investono le elementari condi-zioni materiali di vita. Così ci si per-suade in modo generalizzato che sol-tanto il possesso di quantità sempremaggiori di beni materiali possa assi-curare all’uomo di oggi e alle famigliecertezza del domani.E allora? C’è e resta insoluto, il biso-gno sociale di poesia. Scriveva il poetaprovenzale Teodoro Aubanel (1829-1886): “La poesia è come il sole:risplende sul mondo e lo riscalda, lo favivere. Dovunque, tutti possono berloquel sole dei giovani, dei forti e deibelli” (T. Aubanel, La Melagrana aper-ta, trad. italiana di M. Grasso, StudioEditoriale , Catania, 1926, pag. 59).C’è, quindi, bisogno di poesia che,come il sole, tutti possono “berne”dovunque, ma qui e adesso c’é bisognoancor prima di una società che recupe-ri tal bisogno nella sua valenza educa-tiva, stimoli la consapevolezza di gua-dagnarlo a tutti per tutti, e crei perciò lecondizioni politiche per soddisfare pie-namente quel bisogno. In tal modo, lasocietà cresce, matura, sviluppa ancheeconomicamente, diventa migliore.Ma è quella politica che manca, emanca soprattutto il cittadino che viaspiri.

Salvatore Di Marco

L’insoluto bisogno

sociale di poesia“La poesia è come il sole: risplende sul mondo e lo riscalda, lo fa vivere.

Dovunque, tutti possono berlo quel sole dei giovani, dei forti e dei belli”

Page 14: La Rocca - dicembre 2012

Associazioni

14 La Rocca

Si chiude un altro anno diattività di volontariato per

l’Associazione MarineoSoli-dale ONLUS, impegnata nelduplice fronte, locale e Suddel mondo, a sostegno dellefamiglie più bisognose e deigruppi più emarginati. Unimpegno cominciato nel 2003e che continua grazie alla col-laborazione dei volontari, socie simpatizzanti dell’Associa-zione, che in diverse occasionihanno messo a disposizioneun po' del loro tempo per dareuna mano nella realizzazionedelle iniziative di solidarietà. Nella primavera di quest’annosi è concluso il Progetto dicontrasto alle povertà localiche ha visto impegnati ivolontari nella distribuzionedi alimenti, vestiario, attrezza-ture per la casa a 80 famiglie,dunque a oltre 300 nostri con-cittadini, in difficoltà chehanno integrato, in alcuni casi,il loro reddito mediante la par-tecipazione alle borse lavoroistituite da MarineoSolidalecon il contributo Regionale.L’attività di sostegno a queste

famiglie è continuata con ilBanco Alimentare che consen-te di distribuire circa una ton-nellata di beni di prima neces-sità ogni mese. I volontari(circa trenta) hanno partecipa-to alla raccolta annuale orga-nizzata dal Banco AlimentareOnlus il 24 novembre scorso.Con il centro di Ascolto del-l’associazione quest’anno èstata realizzata una attività disocializzazione e di educazio-ne alimentare rivolta soprat-tutto agli immigrati. La cucinaetnica ha appassionato nonsolo gli immigrati ( rumeni,marocchini, tailandesi) maanche le famiglie locali in unaapprezzatissima esperienza diintegrazione. Lo stesso gruppoperaltro è stato promotore eprotagonista nella realizzazio-ne di uno dei quadri dell’ulti-ma infiorata durante la festadel SS. Sacramento, superan-do steccati e barriere religiose.In favore della Missione deipadri rogazionisti in Kerala (India) prosegue la campagnadi sostegno alle famiglie pove-re e degli orfani con le adozio-

ni a distanza. Grazie al contri-buto di una nostra concittadi-na, inoltre, è stata costruitauna casa per una famigliasenza tetto.In Burkina Faso oltre all’arre-do per tre aule della scuolamaterna di Dorì gestita dallaCaritas locale rivolta ai bam-bini orfani e poveri dellaregione del Sahel, abbiamoacquistato, grazie ai proventidel 5xmille e alle donazionidei benefattori, delle attrezza-ture sportive, già recapitate,per il costruendo oratorio sale-siano nel quartiere Bellevilledella capitale Ouagadougou.Con gli stessi salesiani siamocoinvolti nella realizzazionedi un campo sportivo poliva-lente in favore dei giovanidella parrocchia. Continua ilnostro impegno in favore deilebbrosi per i quali stiamoacquistando del materiale

sanitario da inviare a Fra Vin-cenzo Luise, il camorrista diDio come lui ama definirsi,per aiutarlo nella cura deimalati del lebbrosario diOuaga. Ciò che è stato fatto è solo unagoccia nel mare del bisogno.Occorre che più persone siimpegnino come volontari peralleviare i bisogni e le soffe-renze del prossimo. Invitiamoquanti condividono le nostrescelte e le nostre attività afarsi avanti, con noi o conaltre realtà, purché si mettanoin gioco, per misurare il valo-re della loro scelta di fede cri-stiana in concrete attività disolidarietà. Nella nostra Asso-ciazione c’è spazio per quantovogliono realmente impegnar-si nelle cose che stiamo realiz-zando o in altre che possonoessere proposte.

Marineo Solidale

Una goccia nel mare del bisogno

Sabino Cangialosi, chef originario diMarineo e titolare del ristoranteL’Antica Hostaria di Sassari, ha rice-vuto il prestigioso riconoscimento“Discepoli di August Escoffier2012”. La cerimonia di intronizzazio-ne dei nuovi discepoli di Escoffier siè svolta a Sciacca, all’interno dell’exchiesa di Santa Margherita. Ventidueambasciatori della cucina nel mondohanno ricevuto la fascia simbolo delfamoso cuoco creatore della modernacucina francese. L'iniziativa è stataorganizzata da Giovanni Montemag-gire, segretario regionale dell'associa-zione. Presenti anche il nipote di

Escoffier, presidente della stessa Fon-dazione, che ha sede a Nizza, ed il

past-president internazionale Jean-Claude Guillon.

Cucina: Premio “Discepoli di Escoffier”

Page 15: La Rocca - dicembre 2012

La Rocca 15

L’Angolo dello Psicologo

Roccapalumba. 13 Agosto 2012.Festa patronale. Nel paese delle

stelle arriva l’atteso momento dell’esi-bizione dell’artista famosa. Sentiamouna breve cronaca che ci descrive l’ac-caduto: “…aveva appena cantato il suonuovo singolo, La Luna, scritto per leida Vasco Rossi, quando improvvisa-mente l’icona della musica italiana,Patty Pravo, ha abbandonato il palco.La cantante era arrivata in paese inmattinata ed aveva poi svolto le provenel pomeriggio di fronte ai primi fanarrivati da tutta la Sicilia. L’atteso con-certo si è ridotto, però, a sole tre canzo-ni. Prima di scendere dal palco e salirein macchina, Patty Pravo ha motivatol’incredibile abbandono con il fastidioprovocato dalle luci riflesse…”.Non era così. Era una motivazione noncorrispondente al vero. E le successiveipotesi ed illazioni mortificano quelloche rappresenta il senso più vero e pro-fondo di tutta la vicenda. Patty Pravonon è andata via per capriccio, non havoluto deliberatamente mancare dirispetto ai suoi numerosi fan. È stata“solamente” assalita e sopraffatta daquel terrore che immobilizza migliaiadi persone ed un numero cospicuo dipersonaggi famosi.Proprio quest’ultimi ci appaiono invul-nerabili, quasi avvolti in un contestofiabesco. Ebbene, Martina Stella, Ales-sandro Gasmann, Giovanni Allevi,Federica Pellegrini, Madonna, BritneySpears, Casey Stoner, Arrigo Sacchi,Carlo Verdone, Belen Rodriguez, Joh-nny Depp, Barbara Berlusconi, AlexBritti, Carolina Kostner non la pensa-no allo stesso modo.Anche loro e, ripeto, migliaia di perso-ne hanno provato, hanno vissuto unaesperienza simile a quella che hacostretto Patty Pravo ad abbandonare ilpalco a Roccapalumba.L’attacco di panico è un episodio di

intensa paura o disagio, associato aduna serie di sintomi somatici e cogniti-vi, che è in genere inaspettato, insorgeall’improvviso, ha una durata breve(da pochi minuti a mezz’ora) ed èaccompagnata da un senso di pericoloo catastrofe imminente o urgenza diallontanarsi. Nello specifico i sintomidell’attacco di panico sono: palpitazio-ni, sensazioni di svenimento, dolori alpetto, sensazione di soffocamento,paura di morire.Quindi il panico è, alla fine, “nient’al-tro” che paura. Paura intensa, incon-trollabile di modificare fino a distrug-gerlo l’equilibrio che tiene in piedi lecertezze soggettive, quindi la normali-tà dell’io.Il nostro equilibrio mentale poggia sul-l’asse di un sistema di valori, sullaconvinzione che si possa e si debbavivere solo in un certo modo. I valoriche ci guidano li abbiamo appresiall’interno di una famiglia e di unasocietà e li abbiamo rafforzati con lanostra personale esperienza.Eppure, allo stesso tempo, abbiamoimpulsi opposti, antagonisti, vissuticon profondo disagio. È COSÌ CHEENTRIAMO IN CRISI. Talvolta il fat-tore che scatena la crisi è rappresenta-to da episodi traumatici come il con-flitto con una persona importante, l’ab-bandono da parte di una persona amataoppure una morte; altre volte, il fattorescatenante è lo schiaffo morale diun’esclusione da una amicizia o da ungruppo, oppure è una sconfitta nelcampo del lavoro, un crollo economi-co, il fallimento di un progetto: vergo-gne sociali che ci fanno sentire impo-tenti ed inadeguati. Altre volte ancora,sembra non esserci alcun fattore scate-nante; eppure viviamo stati di confu-sione nei quali siamo preda diun’esplicabile angoscia.L’esplodere di simili eventi può provo-

care una FRATTURA NEL SENSODELLA VITA. Ci suggerisce senzamezzi termini che la nostra esistenza èun bene instabile, che la nostra identi-tà è un’entità soggetta alla contraddi-zione. E se dapprima ci sentivamosolidi nelle nostre convinzioni, eccoche improvvisamente ed in modo ina-spettato avvertiamo affiorare dentro dinoi i segni di una mutazione: un carat-tere diverso e contrario, una diversaparte di noi, un DIVERSO IO rispettoa quello che pensavamo di possedereva insinuandosi nella nostra anima.Si sviluppa una ribellione interna tra leparti, le caratteristiche di noi di cuiabbiamo consapevolezza, e le parti chemeno conosciamo, che meno accettia-mo, che consideriamo più immorali edalle quali non diamo voce. Il nostromodo consueto di sentire, pensare edagire viene contraddetto da un altro, chesi impossessa di noi. Da una prima vagaconfusione, emerge – nella delusione enella rabbia- la tensione verso unamorale diversa da quella che abbiamosempre professato. Entriamo in crisi.In una società che va di corsa, caratte-rizzata da relazioni liquide ed instabili,diviene fondamentale rallentare perascoltare e riflettere sulle ALTREPARTI DI NOI, probabilmente quellepiù incettabili, ma quelle che possonodire tantissimo sulla nostra rabbia, sulnostro odio, sulle nostre frustrazioni.Ascoltare e riflettere per dotare questisentimenti di un valore integrabile inun ordine psicologico sano e coerenteè l’evento cardine della trasformazionedella crisi psichica in una autenticaoccasione di rinnovamento. È l’occa-sione per conoscerci meglio. È L’OC-CASIONE PER EVITARE IL PANI-CO.BUON NATALE!

Michele De Lucia

Psicologo e Psicoterapeuta

La frattura del senso della vita: l’attacco di panico

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16 La Rocca

Scuola

Dall’1 settembre 2012 inostri tre segmenti di

scuola di base - cioè Infan-zia, Primaria e Secondariadi primo grado - sonodiventati Istituto compren-sivo e si avviano ad inte-grarsi in una struttura dina-mica ed unitaria. Tale processo, scaturitodalla recente normativacostituisce per il paese diMarineo una “finestra diopportunità” per due ragio-ni: La prima è che l’I.C.diviene la scuola di unacomunità che si riconoscein un territorio, contribuen-do in tal modo a costruiresenso di appartenenzad’identità e di responsabili-tà nel rapporto tra le gene-razioni. In secondo luogol’I.C. mette al centro delproprio progetto l’allievo elo accompagna lungo losviluppo dall’infanzia all’a -do lescenza; il suo valoreaggiunto è, a medio termi-ne, la predisposizione delcurricolo in verticale per

integrare i diversi segmentidell’istituto scolastico. Nella consapevolezza delladifficoltà di tale progetto,gli Organi collegiali e tuttele figure presenti nell’asset-to organizzativo dell’ICsono chiamati a dare il lorocontributo fattivo perché sipossano mettere in relazio-ne competenze professio-nali, risorse strumentali,risorse finanziarie, Entilocali. Associazioni ed altrerisorse del territorio ai finidel miglioramento del pro-cesso di insegnamento eapprendimento e, in sintesi,della continua crescitadella qualità dell’offertaformativa di questa Istitu-zione scolastica. L’unitarietà del nostro I.C.si realizzerà non solo nel-l’unicità della dirigenza enella composizione degliorgani collegiali, ma ancheattraverso l’incontro pro-fessionale e culturale tradocenti della scuola dell’in-fanzia, primaria e seconda-

ria che stanno già lavoran-do insieme per realizzarevia via le mete delineate sinda questo primo anno.La scuola di Marineo è con-sapevole che sia gli allievicon problematiche socio-familiari, sia quelli siavivono l’infanzia e la prea-dolescenza in modo serenoe costruttivo hanno un biso-gno “forte” di esperienzepositive, di interagire conadulti capaci di risolvere leloro difficoltà e di metterliin comunicazione conl’ambiente, e di esserericettivi e propositivi alivello culturale ed umano. La nostra scuola, a tal fine,perseguirà costantementel’obiettivo di costruireun’alleanza educativa con igenitori per le comuni fina-lità educative.Nel mese di novembre sisono svolte le elezioni per ilConsiglio d’Istituto che siinsedierà il prossimo 3dicembre.I componenti del neo eletto

Consiglio d’Istituto sono:Butera Luigi, D’AmatoRosalba, Oltremare Anna,Palermo Ciro, PecoraroVincenza, Pernice Caterina,Realmonte Ciro, Scrò Ireneper la componente genitori;Rosa Baio, Inglima Elisa,Calderone Francesca,Salerno Maria, SclafaniAntonina, Spataro MariaGrazia, Butera Maria,Matraxia Elisa per la com-ponente docenti; BrandiFrancesca, Scrò Antoninoper il personale A.T.A.La presenza numerosa deigenitori per la partecipazio-ne al voto è un forte segna-le di crescita per il nostroterritorio oltre che premessafondamentale per la costru-zione di una forte identitàdella scuola. Ringraziamole famiglie: con il loro aiutoè meno faticoso raggiunge-re negli anni obiettivi sem-pre più alti.Auguri di un buon lavoro alnuovo Consiglio d’Istituto.

Cira Di Silvestre

L’Istituto comprensivoDa quest’anno unica struttura per le scuole

dell’infanzia, primaria e secondariaNel mese di novembre si sono svolte le elezioni per il Consiglio d’Istituto. La presenza numerosa dei

genitori per la partecipazione al voto è un forte segnale di crescita per il nostro territorio.

Lunedì 5 novembre, la Scuola dell’infanzia di Marineo ha festeggiato i colori edi sapori dell’autunno con la “castagnata”. Novembre ha regalato ai bambini unabellissima giornata di sole per festeggiare, nell’atrio antistante alla scuola, lafesta della “castagnata”, voluta ed organizzata nei minimi particolari da tutte lemaestre del plesso. Riunitisi tutti alle 9.30, i bambini hanno atteso con gioia ecuriosità l’arrivo del “castagnaro”, che giunto puntuale ha preparto il fuoco ecastagne: tutti hanno degustato le deliziose caldarroste. Si è aperta, infine, lafesta con canti, degustazione del pane ed olio, torte e frutti dell’autunno. La festasi è conclusa dando ai bambini il cosìddetto “cuppiteddu cu i castagni”, chehanno portato alle loro famiglie, come ricordo della festa della “castagnata”.

Caldarroste e frutti d’autunno

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Scuola

La Rocca 17

Il due ottobre, da diversi anni, è lagiornata destinata alla valorizzazio-ne di un ruolo unico e difficilmentesostituibile: quello dei nonni.Porta-tori di un patrimonio di tradizioni edesperienze, l’apporto considerevoledei nonni alla crescita dei nipoti rap-presenta un dato acquisito dalla cul-tura non solo del nostro tempo. Leesigenze della società moderna e, inparticolar modo della famiglia, ren-dono oggi ancora più prezioso l’ap-porto dei nonni all’educazione deibambini. La scuola dell’infanzia diMarineo si è resa interprete di taliconsiderazioni realizzando, in occa-sione della giornata nazionale deinonni, un’apposita festa: invitandononni e nipoti a vivere un’esperienzacondivisa, una giornata scolasticaintessuta di scambi e reciprociomaggi. Una giornata che ha visto inostri intrepidi festeggiati fare daspettatori prima ed attori poi nel-

l’ambito di attività di spettacolazio-ne e laboratori creativi. I piccolialunni, guidati dalle insegnanti, sisono esibiti in brevi momenti di reci-ta, cantando in poesia e musica quelrapporto tenero e affettuoso che liunisce ai nonni. Subito dopo è tocca-to ai festeggiati lasciare un segnotangibile della loro presenza: insie-

me, nonni e nipoti hanno piantatonegli spazi esterni della scuola pian-te ed alberi, mentre le nonne realiz-zavano in un contesto laboratorialegiocattoli di pezza: bambole, pallonie pupazzi di stoffa. Torte e biscottiartigianali hanno addolcito una gior-nata densa di emozioni per nonni enipoti.

Festa dei nonni alla scuola dell’infanzia

Quest’anno siamo inquinta e… finalmente

andiamo in Francia, a Sain-te Sigolène. Di questa inte-ressante esperienza neabbiamo tanto sentito parla-re dai nostri genitori, dainostri fratelli e dagli inse-gnanti che l’hanno già vis-suta. Anche la rivista “LaRocca” ha pubblicato diver-si articoli. Così anche den-tro di noi è nata la voglia dipartire. Siamo contenti enon vediamo l’ora di prepa-rare le valigie. Avremo lapossibilità di conoscere

paesi della Francia con lin-gua, cultura e tradizionidiverse dalla nostra. Siamoimpazienti di fare questoviaggio anche per andare a

conoscere i nostri coetaneifrancesi, visitare la loroscuola, vedere come studia-no e giocare con loro.Anche a noi spetterà ospita-

re, per cinque giorni, i fran-cesi e con molto piacere glifaremo conoscere la nostrascuola, il nostro paese e lenostre tradizioni. Speriamodi instaurare autentici rap-porti di amicizia e di com-prenderci perché é bello.Imparare lingue diverse econoscere culture diversedalla nostra. Riteniamo fon-damentali queste esperienzeper promuovere l’unione trai popoli d’Europa.

Le classi V sez. A-B-C

della Scuola Primaria

di Marineo

Il 28° anno di gemellaggioUn viaggio per imparare il francese e

conoscere culture diverse dalla nostra Anche a noi spetterà ospitare, per cinque giorni, i francesi e con molto piacere gli faremo conoscere la

nostra scuola, il nostro paese e le nostre tradizioni.

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Libri

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La biblioteca del Risorgimento siarricchisce con due nuovi volumi

che indagano sui passaggi fondamenta-li della questione unitaria in Sicilia. Leindagini si svolgono in una vivace cit-tadina della provincia di Palermo,Marineo, ad opera di due attenti eappassionati studiosi: Ciro Spataro eAldo Calderone. Il primo ha dato allestampe Garibaldi a Marineo con il Dia-rio di Antonino Salerno (Isspe, Palermo2010); l’altro ha pubblicato Il 1800secolo maledetto per Marineo (Provin-cia Regionale di Palermo, Palermo2012). Spataro segue le tracce lasciatea Marineo da Garibaldi durante la rivo-luzionaria impresa del 1860; Calderoneanalizza i fatti sanguinosi che accadde-ro a Marineo durante le rivoluzioni del1820, del 1837, del 1848.Pur soffermandosi sui risvolti localidelle grandi rivoluzioni che sconvolse-ro l’Ottocento italiano ed europeo, idue libri colgono i significati nascostitra le pieghe delle vicende risorgimen-tali. Ne vengono fuori notizie, stimoli esollecitazioni che consentono di inter-pretare in maniera meno passiva e piùconsapevole il Risorgimento in Sicilia;la storia locale, del resto, aiuta nonpoco a capire i problemi legati all’inter-pretazione della storia globale.I due libri presentano il Risorgimentocome problema storico e non come rac-conto epico. E se Spataro sottolinea leconseguenze politiche della stupefa-cente impresa militare garibaldina, Cal-

derone evidenzia il ruolo avuto dalleclassi dirigenti locali nel movimentorivoluzionario.Il punto di forza del volume di Spataroè dato dalle vicende del marinese Anto-nino Salerno, rivoluzionario nel '48 egaribaldino nel '60. Spataro documentache Antonino Salerno fu tra coloro chedissero no a Garibaldi nel 1862 quandoil Generale tornò in Sicilia per organiz-zare la famosa spedizione per la libera-zione di Roma drammaticamente fer-mata in Aspromonte dal Regio Eserci-to. Cosa c’era dietro quel gran rifiuto?L'amarezza e la delusione per gli esitidell’unificazione: il centralismo, l’op-pressione fiscale, la piemontesizzazio-ne. Il no di Salerno è il no del Risorgi-mento tradito, del Risorgimento deivinti: le masse contadine, il ceto medio,il basso clero che avevano sperato nel1860 di cominciare una nuova storia.La delusione letteraria del Pirandello,del De Roberto, del Tomasi di Lampe-dusa trova una conferma storica nelgesto di questo marinese deluso.Calderone, invece, dimostra come laclasse dirigente di Marineo, aristocrati-ca e borghese, abbia sfruttato le granditensioni ideali e morali delle rivoluzio-ni e le speranze del proletariato brac-ciantile e del ceto medio per egoisticiinteressi di potere nella città. Calderonerecupera dagli archivi le carte che rico-struiscono le faide tra le più ricchefamiglie marinesi camuffate da scontropolitico. Quali conseguenze trarre dalla

storia narrata da Calderone? Che inSicilia non abbiamo avuto una aristo-crazia veramente conservatrice e unaborghesia veramente rivoluzionaria equesta mancanza ha influito sugli esitirisorgimentali.Vi è, infine, un personaggio che com-pare nei due libri; un protagonista dellavita politica e religiosa di Marineo: donGiuseppe Calderone. Una figura auten-tica di prete rivoluzionario, giobertia-no, popolare, protagonista nel 1848 enel 1860; un protagonista del Risorgi-mento a Marineo attraverso la cui sto-ria è possibile riscoprire il senso dellapartecipazione dei tanti cattolici, laici enon, al Risorgimento siciliano e italia-no. Potrebbe essere l’argomento di unnuovo libro sul Risorgimento a Mari-neo.

Michelangelo Ingrassia

Docente di storia contemporanea Università Palermo

Il Risorgimento a

Marineo in 2 libri

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Libri

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“Con gli occhi e con il cuore. Leimmagini della Rocca di Marineo”

è il titolo del libro con il quale Franco Vita-li seguita il suo “viaggio” nella memoriamarinese all’interno di quelle “struttureprofonde” che sono all’origine della mari-nesità: di quel particolare modo di pensareed intendere il mondo che è all’originedella identità individuale e collettiva dellacomunità marinese. Dopo “Tempo delsacro, tempo del profano. La vita sociale aMarineo” in cui Franco Vitali passava inrassegna significati e valori che animavanotutto un anno di feste sacre e profane edopo “Li canti di la Rocca” , raccolta dipoesie in dialetto marinese nelle quali laRocca restituiva la memoria sedimentatadi sentimenti, avvenimenti e linguaggiopaesano, Franco Vitali con la sua nuovapubblicazione ha messo la Rocca al centrodel mondo marinese.L’autore è “nato sotto la Rocca” e da semprel’ha osservata con gli occhi e col cuore: gliocchi dello studioso ed il cuore del “figlio diMarineo” e del poeta: adesso cerca di capir-la meglio la sua Rocca e di aiutare i suoicompaesani a meglio comprendere comemai La Rocca, elemento della Natura, siacosì capace di restituire la memoria sedi-mentata dei marinesi. Perché mai la Roccaconcorre a creare un “sentimento del luogo”ed imporsi come contrassegno identificanteper la comunità marinese?A queste domande Franco Vitali prova adare una risposta. L’autore “osserva” laRocca dal punto di vista antropologico,poetico, sociale, religioso, fotografico ememoriale; per quest’ultimo aspetto – laraccolta delle leggende e dei miti sullaRocca – egli si è basato sul recupero dellamemoria orale degli anziani del paese.

Alla fine del suo “viaggio intorno allaRocca” l’autore si augura di capire a fondo“ come mai la Rocca è così saldamenteinfissa negli occhi, nella mente e nel cuoredi tutti i marinesi di ogni tempo ed incom-be sulla vita di tutti i marinesi residenti nelpaese e nel resto del mondo, marcandonela loro identità”.Il libro è stato presentato nell’ambito dellaGiornata dei Marinesi nel mondo 2012, il18 agosto – presenti moltissimi marinesiresidenti all’estero che hanno particolar-mente gradito il fatto che il libro è tradottointegralmente in Inglese, a beneficio dellenuove generazioni marinesi residentiall’estero – , ed il 21 ottobre, per la comu-nità marinese residente, presente numero-sa. Non è affatto casuale poi che il libro siastato realizzato con il sostegno di marinesiresidenti in America – Marco Cangialosi,Mimmo Puccio e Cosimo Sanicola – e conil contributo concesso dal sindaco di Mari-neo, Francesco Ribaudo.In questa ultima occasione, la presentazio-ne è stata curata dal Prof. Giovanni Ruffi-no, docente di Linguistica e Dialettologiadell’Università di Palermo, direttore delCentro Studi Filologici e Linguistici sici-liani ed autore dell’introduzione al librostesso, e dal Prof. Salvatore Di Marco,poeta e critico letterario.Il primo ha sottolineato, tra le tante pecu-liarità del libro, la capacita di quest’ultimodi “far capire ai marinesi che la loro è unacomunità “felice” perché non ha smarrito ilsentimento dei luoghi”. Il secondo ha sot-tolineato come il libro si ponga nell’ambi-to delle “storie paesane” che formano –tutte insieme – la vera storia della Sicilia.Nella presentazione ultima Franco Vitaliha poi integrato il “viaggio intorno alla

Rocca” con l’ aspetto etnomusicologico:ha curato un percorso tematico avente laRocca al centro dell’attenzione – la Roccatutto osserva, tutto registra, tutto rimanda- nel quale artisti locali si sono esibiti.Nino Pepe al pianoforte, Pino Taormina alviolino, Katia Raineri voce solista, hannofatto rivivere canzoni tradizionali paesa-ne; Ciro Di Salvo e Ciro Princiotta hannorievocato il suono dolcissimo dell’orga-netto; Nino Tuzzolino ha suonato la Fisar-monica; Ciro Lo Proto ha fatto commuo-vere i presenti cantando brani della Pas-sione del Giovedì Santo; Ciro Viola eChiara Lo Faso hanno recitato alcunepoesie di Franco Vitali aventi come moti-vo ispiratore la Rocca. La serata – gradi-tissima dagli ospiti – è stata conclusadalle note di “La storia di Marinè”: untesto poetico di Franco Vitali nel quale LaRocca racconta a tutti “cu sunnu pi dave-ru li marinisi” musicato da Nino Pepe. Lacanzone, divenuta ormai un CD musicaledella tradizione paesana, è stata interpre-tata da Nino stesso e da Katia Raineri, coni presenti a scandirne il ritornello.

Le immagini della

Rocca di Marineo

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Libri

In questi ultimi anni varie ricerchehanno evidenziato il forte emergere

di egoismo nei comportamenti indivi-duali e sociali. Infatti, forme più omeno gravi di autoreferenza e diaffannosa -e talora sfacciata- ricercadel bene personale costellano edinquinano vari angoli della nostrasocietà. Abbiamo fatto di tutto perrimuovere il desiderio vitale di stareinsieme. Tutto é ruotato intorno all'io,escludendo il noi. L'egoismo, perònon può funzionare come bussola diuna civiltà. La grave crisi che attana-glia il nostro mondo e ne ostacola losviluppo ci spinge alla ricerca dinuovi stili di vita e modelli di svilup-po che non siano solo economici."L'egoismo e finito!' scrive AntonioGaldo nella sua recente opera. GiàAristotele avvertiva che non si puòessere felici da soli. Recenti ricerchehanno scoperto che ogni essereumano nasce con il gene dell'altrui-smo. Ad ogni buona azione, ad ogniatto di generosità il gene dell’altrui-

smo' rilascia neurotrasmettitori comela dopamina, associati a sentimentipositivi. Insomma, ogni buona azioneci fa sentire bene. Il nostro dna contie-ne la generosità; l'egoismo è frutto diuna mutazione genetica. Le ricerchedel neuroscienziato Jean Decety evi-denziano che l’altruismo è nel dnadell’uomo: empatia, altruismo emoralità hanno basi biologiche, cheperò debbono essere sviluppate dal-l’educazione. Nel suo agile e piacevo-le volumetto il giornalista e scrittoreGaldo (autore di varie opere su fatti emisfatti della vita pubblica) ci presen-ta i segni che preannunciano un futu-ro roseo basato su stili di vita chevedono l'interazione di persone edistituzioni per la costruzione del benecomune. Sono storie di persone altrui-ste, di città pensate per condividerespazi e trasporti; concezioni nuovedell'abitare, attraverso le frontiere delcohousing o dell'housing sociale;nuove concezioni del lavoro attraver-so il coworking. Le storie di questo

libro raccontano una nuova civiltàdello stare insieme e forniscono ai poli-tici, agli amministratori, ai semplici cit-tadini idee e suggerimenti adatti amigliorare la qualità del viver persona-le, familiare e sociale. Ne consigliamola lettura a tutti coloro che hanno acuore il bene comune. (gp)

Antonio Galdo, L’egoismo è finito. La

nuova civiltà dello stare insieme,

Einaudi, ottobre 2012, pagg. 110, € 12

L’egoismo è finito:

fare il bene fa bene

Nei primi di dicembre ungruppo di giovani marinesiè stato ospite degli amicisigolenesi. Il viaggio haavuto un duplice obiettivo,quello di sensibilizzare lacittadinanza nei confrontidel gemellaggio in Francia,che si prepara a festeggiarei suoi ventotto anni di attivi-tà, ma anche quello di farconoscere ai nostri concitta-dini francesi i prodotti tipicidell’artigianato e del rac-colto biologico marinese.I giovani hanno esposto iloro prodotti nella fiera di

Natale di Ste Sigolène svol-tasi il 1° e 2 dicembre. Isigolenesi hanno moltoapprezzato i vari prodotti:le arance e i limoni prove-nienti dall’agrumeto delgiovane imprenditoreAlberto Cangialosi, i dolciprodotti dalla pasticceriaNamio, l’olio provenienteda molti degli uliveti dellazona, nonché i pregiati sala-mi di cinghiale, asina e“vacca cinisara”, offerti dalsalumificio S. Filippo. Iprodotti sono stati moltoapprezzati e si sono esauriti

subito. Molto entusiasmoc’è stato sia da parte deisigolenesi sia da parte deigiovani marinesi.In un momento economicocome quello che stiamoattraversando, in cui siamo

soprattutto noi nuove gene-razioni ad avvertirne lapressione, i nostri giovanihanno sentito il dovere divalorizzare il gemellaggioper incrementare gli scambitra le due comunità.

Arance, limoni, olio, salumi e dolci siciliani nella fiera di Natale

Prodotti marinesi a Sainte Sigolene

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Libri

Possiamo collocare l’ultimo saggio diRosario Giuè nel solco di un virtuoso

percorso che, all’insegna della coerentecontinuità, aggiunge una importante tesse-ra all’opera divulgativa dello studiosomarinese. Autore di numerosi testi diapprofondimento teologico e sociale, Giuèvanta anche importanti collaborazioni conperiodici come il quotidiano la Repubbli-ca e il mensile Mosaico di pace.Il volume che oggi recensiamo, edito dallePaoline, ha per titolo “Ernesto Balducci –La parola di Dio nella storia”, e si apre conl’autorevole prefazione di Raniero LaValle. Il saggio è incentrato sulla figura di Erne-sto Balducci, sacerdote fiorentino e perso-nalità di riferimento della vita culturale ereligiosa italiana della seconda metà delsecolo scorso. Nato nel 1922, in un umile famiglia, aSanta Fiora, paese di minatori sul monteAmiata, si trasferì ancora ragazzo a Firen-ze per completare gli studi. Fu ordinatosacerdote nel 1944 e divenne ben prestoanimatore della vita intellettuale fiorentina.Fu uno dei più fidati collaboratori di Gior-gio La Pira, sindaco democristiano diFirenze molto attivo nel sociale e fautoredi interventi politici mal tollerati dal suopartito e dalla curia fiorentina. Questa ami-cizia gli causò l’allontanamento da Firenzeper alcuni anni. Al suo ritorno in Toscanavenne assegnato alla Badia di Fiesole dovesvolse il suo ministero sacerdotale finoalla morte avvenuta nel 1992 in un inci-dente d’auto.Balducci fu autore di una ventina tra saggie biografie. Fondatore nel 1958 della rivi-sta “Testimonianze” collaborò alla suaredazione con centinaia di articoli.Oggetto del lavoro di Rosario Giuè, però,non sono né l’opera saggistica né quellaeditoriale di padre Balducci, bensì le ome-lie che il sacerdote tenne nella Badia diFiesole dal 1974 al 1992. Si tratta di mol-tissimi testi registrati, trascritti e rivisti dal-l’autore prima di essere pubblicati. Esseformano un corpus di tre opere, ognunaformata da tre volumi secondo l’anno litur-gico: “Il mandorlo ed il fuoco”, “Il Vange-lo della pace” e “Gli ultimi tempi”. Leomelie dall’Avvento del 1991 alla Pasquadel 1992 sono invece contenute in un deci-

mo libro dal titolo “Il tempo di Dio”. Cheal rigore dello studioso si sia affiancata, inGiuè, anche la passione per l’opera delsacerdote fiorentino, lo esprime egli stessonella Premessa riconoscendo come le ome-lie di Balducci siano state “alimento, soste-gno, compagnia per andare avanti e cam-minare nella Chiesa italiana e nel Paese,[…] compagnia nella strada, forza per resi-stere, alleate per non retrocedere.” Tutte le tematiche balducciane sono pre-senti nella sua opera omiletica, dall’uomoplanetario all’impossibilità della guerra,dalla comunione delle tribù della terraall’avvento di una società di pace, comeperaltro ben evidenziato da Raniero LaValle nella prefazione. Tutti questi temiaffiorano nelle omelie arricchite da unacarica profetica che scaturisce dalla Paroladi Dio proclamata dall’ambone della Badiafiesolana, ed il messaggio non rimane maivago richiamo, fuori dal tempo e dalla con-temporaneità, ma si proietta subito su quelpresente e contingente da richiamare l’ur-genza di una prassi che renda credibilel’accoglienza della Parola. Lo spazio di una recensione non può con-tenere la ricchezza e, a tratti, la complessi-tà dei temi trattati, approfondirò pertantol'argomento che più di frequente ritorna nelsaggio di Rosario Giuè e che presentaun'attualità dirompente: il legame tra Paro-la e Storia."Capire i tempi è segno di saggezza. Capir-li: non solo dunque misurarne l'immutabi-le spessore di malizia ma soprattutto inten-derne il messaggio, scritto nei modi stessidel mutamento." Così esordiva padre Bal-ducci nel primo editoriale scritto per larivista Testimonianze. Era il 1958 ed ilchiaro invito ad incontrare la storia, lasecolarità, il mondo, doveva suonare quasieretico; erano ancora da venire le conqui-ste conciliari eppure il pensiero balduccia-no era già orientato "a una più profondaimmersione nel mondo, fino a toccare edinvestire le sue radici." Come precisa Giuè,però, la secolarità non è un'accettazionepassiva del secolo, del modo di essere dellavita del mondo, bensì "un attraversamentocritico delle sue dimensioni," un farsi total-mente uomini per andare oltre l'uomo.La chiave di lettura del mondo non può cherisiedere nella Parola, che va letta, medita-

ta e compresa, tessendo l'ordito che ne legai fili al presente, ad ogni presente, perchéil Verbo "chiede di farsi carne continua-mente", e realizza il suo progetto salvificoin ogni tempo, in ogni luogo, parlandoall'uomo con il linguaggio a lui più fami-liare. Ecco perché Balducci arriva a misu-rare i limiti di una chiesa che "si preoccu-pa di essere coerente con quello che dice-va un secolo fa, cinque secoli fa, diecisecoli fa", perpetuando i dogmi con una"continuità meccanica" noncurante deitempi e della mutabilità dell'umana realtà.L'immutabilità dogmatica, invece, chedegenera ben presto in dogmatismo è lapremessa ed il fulcro dell'autoritarismo,essa origina ortodossia e, cristallizzando ilpotere dell'istituzione sull'uomo, bandisceogni dissenso. Il "severo servizio dellaParola" , come egli definiva il suo impegnonell'annuncio è invece impastato di umani-tà. Anche la tradizionale celebrazione dellaliturgia non può consistere in una fugaverso il cielo, "né rifugiarsi nel miracoli-smo o nella ricerca di santuari costruiti damano d'uomo per ammaliarci e, catturando-ci, estraniarci gli uni agli altri e, tutti insie-me, dal mondo." In questa prospettiva "lafede è alienazione pericolosa, perché dis-suade coloro che ne hanno la responsabili-tà dall'impegno di cambiare il mondo." Sitratta di annunci che prendono oggi corpo esostanza nella crisi che l'umanità attraversa,crisi che, ancor prima che economica, èetica e morale. Un appello profetico pertutti gli uomini di buona volontà a reinven-tare, tornando all'essenzialità evangelica,nuovi modi di fare comunità e società.

Nino Di Sclafani

Quando la fede

incontra la storia

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22 La Rocca

Sport

Rinato dalle proprieceneri. Proprio come

una fenice, il Marineo, o permeglio dire,”l’Oratorio sanCiro e Giorgio”, ritorna acalcare i campi del calciodilettantistico dopo molti(troppi) anni d’astinenza.Tantissimo l’entusiasmodegli addetti ai lavori: alle-namenti quotidiani, corsa,fatica e voglia di tornare inalto nel panorama calcisticosiciliano, fanno da spinta aigiovani che, a partire dal-l’esordio in campionato del3 novembre contro il PolizziGenerosa, indossano lamaglia bianco-rossa. Unritorno “benedetto dalSignore”, visto che il presi-dente della formazionemarinese, il sacerdote donLeoluca Pasqua, ha subitoaccettato con gioia la caricapiù importante della societàdando una mano ai giovani

promotori di questa nobileiniziativa: rifondare il calciomarinese partendo quasi dazero. Senza un campo doveallenarsi, senza finanzia-menti, ma con grande vogliadi superare questi “piccoligrandi” ostacoli insieme, igiovani del Marineo, guida-ti da due uomini di rilevantespessore calcistico e umano,quali Nino Barbaccia eFrancesco Tantillo, portanocon orgoglio, di paese inpaese, i propri colori. Unprogetto, come detto, finan-ziato dai giovani stessi e dacoloro i quali, tramite l’ar-duo lavoro dei dirigenti,hanno dato qualcosa per larealizzazione di quello cheda molti, ormai, veniva defi-nito come un “sogno irrea-lizzabile”. Sogno che, inve-ce, si è avverato a partire dalfischio d’inizio della primagiornata del campionato del

girone B di terza categoria;e che esordio! La squadrabianco-rossa ha inanellato 5vittorie consecutive, rag-giungendo la vetta solitariadella classifica a punteggiopieno. Polizzi Generosa (0-4), San Giorgio Vicari(4-1),S. Ambrogio Cefalù (7-0),Cartagine 2000 (0-1), RealCasale (3-0) le “vittime”mietute dal gruppo marine-se, che, nelle prime uscitestagionali ha mostrato ungioco spumeggiante e ungrande atteggiamento siadentro che fuori dal campo,proprio come il presidentepadre Leo aveva auspicatonella messa\presentazionedella rosa di inizio stagione.Notevole il supporto daparte dei tifosi marinesi che,dopo anni di “astinenza”,hanno riempito gli spalti delComunale di Bolognettache, in seguito all’indisponi-

bilità dell’impianto di Mari-neo, ospita le gare casalin-ghe della formazione bian-co-rossa e lodevole il servi-zio della Misericordia diMarineo che ad ogni garaassicura la presenza dell’au-toambulanza con il defibril-latore. Si spera che il trenddei risultati continui a esserepositivo e che i giovani“leoni” dell’oratorio possa-no portare, partita dopo par-tita, il nome di Marineo inalto, sia dal punto di vistacalcistico che umano, ricor-dando che lo sport è primadi tutto lealtà, amicizia edivertimento: rendeteciorgogliosi di voi! ForzaMarineo! Segui la squadradell’Oratorio San Ciro eGiorgio su MarineoWeblog: calendario degliincontri, risultati, classifica,commenti e pagelle.

Tommaso Salerno

Calcio, il volo dell’OratorioRinato come una fenice,

il Marineo torna sui campi di calcio Un sogno che si è avverato a partire dal fischio d’inizio della prima giornata del campionato del girone B

di terza categoria. L’Oratorio san Ciro e Giorgio ha esordito con cinque vittorie consecutive.

Foto di Marzia Scaglione

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Nino Oliveri, Nino Tuzzolino, Cettina

Tuzzolino e Flavio Trentacosti sono

stati per un mese in Tanzania al fine di

completare l’impianto elettrico della

scuola superiore di Mtwango, guidata

dalle suore collegine, ove opera suor

Rita Lo Faso. In gennaio sarà dato l’av-

vio alle lezioni. Già si sono iscritte 80

ragazze provenienti da varie parti della

Tanzania. Le ragazze saranno ospitate

nella stessa scuola.

(Foto di Ciro Oliveri)

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