MemOria - Dicembre 2012

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ANNO VII numero 6 Dicembre 2012 distribuzione gratuita APPUNTI DI MEMORIA Provaci ancora, Maria di Nazareth! VOCE DEL VESCOVO Cristo “si forma” in noi MEMORIA DIOCESANA Avvento Fraternità 2012 mensile di informazione della Diocesi di Oria MemOria IL VOLTO DELLA SPERANZA E NON DELL’ANGOSCIA SPECIALE

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MemOria - Mensile di informazione della Diocesi di Oria - Dicembre 2012

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ANNO VII numero 6 Dicembre 2012 distribuzione gratuita

APPUNTI DI MEMORIAProvaci ancora,Maria di Nazareth!

VOCE DEL VESCOVO Cristo “si forma” in noi

MEMORIA DIOCESANAAvvento Fraternità 2012

mensile di informazione della Diocesi di Oria

MemOria

IL VOLTO DELLA SPERANZA E NON DELL’ANGOSCIASPECIALE

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anno VII n. 6 Dicembre 2012MemOria

Sommario

MemOria

MemoriaMensile di informazione della Diocesi di Oria - Periodico di informazione Religiosa

Direttore editoriale:✠ Vincenzo PisanelloDirettore Responsabile:Franco Dinoi

Redazione:Gianni CaliandroFranco CanditaAlessandro MayerFrancesco SternativoPierdamiano Mazza

Progetto graficoimpaginazione: ProgettipercomunicareEDIZIONI E COMUNICAZIONEwww.progettipercomunicare.it

In copertina:Natività (Stefano da Putignano - XV sec)Chiesa di Gallana, OriaFoto: Claudio Matarrelli

Stampa:ITALGRAFICA Edizioni s.r.l.Oria (Br)

Curia Diocesana: Piazza Cattedrale, 9 - 72024 OriaTel 0831.845093www.diocesidioria.it e-mail: [email protected] al Tribunale di Brindisi n° 16 del 7.12.2006

ANNO VII numero 6 Dicembre 2012

mensile di informazione della Diocesi di Oria

3VOCE del VESCOVOCristo “si forma” in noi

26MEMORIA IN... VERSI... con Madeleine Delbrêl

24MEMORIA CULTURALEIl custode della Bellezza

4APPUNTI DI MEMORIAProvaci ancora, Maria di Nazareth!

MEMORIA DIOCESANA13La fede: dialogo tra Creatore e creatura14Speciale Caritas20Attività del Centro Diocesano Vocazioni22“Andate, fate discepoli tutti i popoli”

7Agenda pastorale dicembre 2012PRO-MEMORIA

MemOria

9MEMORIA SPECIALEIl volto della speranza e non dell’angoscia

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MemOria

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✠ Vincenzo Pisanello

Cristo “si forma” in noi

“L’Unigenito Figlio di Dio, volendo che noi fossimo partecipi della sua divinità, assunse la nostra natura, affi nché,

fatto uomo, facesse gli uomini dei” (San Tommaso d’Aquino, Offi cium de festo Corporis Christi).Ecco svelato, in queste poche ma incisive parole del Dottore Angelico, il senso del Natale, del mistero adorabile dell’Incarnazione del Verbo di Dio. Il desiderio di Dio è sempre stato quello di off rire all’uomo una condizione che gli permettesse di godere della Sua stessa vita divina. Nel libro della Genesi leggiamo che il vertice della creazione è proprio l’uomo (cfr. Gen 1, 31), e a lui Dio affi da tutto il creato perché ne goda (cfr. Gen 2, 15) e renda lode al Creatore. E Dio si bea anche di passeggiare nell’Eden con il gioiello della Sua creazione. Il peccato ha posto un freno a questo slancio di amore di Dio verso l’uomo, a questa divina volontà comunionale. Ma il volere iniziale di Dio non si è spento, il Creatore non cambiò idea circa il Suo rapporto con l’uomo: era stato e continuava ad essere Suo volere vivere in una situazione che permettesse all’uomo, sebbene creatura, di relazionarsi col Creatore partecipando della Sua natura. E così ha assunto la nostra natura, si è fatto uomo, si è fatto bambino: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” (Lc 2, 12).

Quando questo mistero si compie in noi e Cristo “si forma” in noi (Gal 4,19), allora è il nostro Natale, allora l’uomo è deifi cato, si è realizzato quel “meraviglioso scambio” che cantiamo nell’ottava del Natale, per cui “Il Creatore ha preso un’anima e un corpo, è nato da una Vergine; fatto uomo senza opera d’uomo, ci dona la sua divinità”.Miei carissimi Amici, ecco cosa ha fatto la bontà di Dio per noi! Questo mistero sublime possiamo conoscerlo e crederlo solo attraversando la “porta della fede”: non si può credere a un Dio che si fa uomo per rendere l’uomo dio solo con l’umana ragione! È necessario compiere l’umile atto di fede, il solo capace di aprirci gli occhi sulle realtà soprannaturali, di farci vedere Dio bambino, e di farci credere che questo è avvenuto per puro amore verso l’uomo!Amatissimi Figli, per il Natale vi esorto a sfuggire dal rischio di tenere gli occhi puntati su ciò che non è quel “bambino avvolto in fasce”: vi prego di fermarvi a contemplare solo Lui perché Egli, che già vi contempla, vi trasformi in Se stesso. Compiendo quest’atto di fede, godrete la gioia eterna e sarà per voi il canto angelico: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama” (Lc 2, 14). È il mio augurio per le vostre famiglie e per ciascuno di voi.

VOCE del VESCOVO

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APPUNTI DI

Nel salone d’ingresso della grande pinacoteca degli affreschi e quadri della vita di Gesù ci sono i Vangeli dell’Infanzia (Matteo e Luca),

che fungono - secondo la ricerca biblica recepita dal papa nel suo ultimo libro “L’Infanzia di Gesù” (p.66) - da illustrazione teologica dei pochissimi frammenti storici dell’Infanzia di Gesù, su cui sono stati proiettati i fatti della Passione, morte e resurrezione del Cristo. Anche il testo di Paolo ai Galati è uno dei frammenti: “quando giunse la pienezza dei tempi, Iddio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affi nché noi ricevessimo l’adozione di fi gli” (4,4-5). 1) Cos’è questa pienezza dei tempi? Ha forse a che fare con le condizioni sociali migliori per l’incarnazione del Figlio di Dio? Stento a crederlo. Le condizioni della Palestina – soggetta a Roma - non erano ottimali sotto il profi lo politico né sotto quello sociale. La visione teologica del potere (di Roma e di Gerusalemme) negli episodi dell’Infanzia è negativa. Lo stesso imperatore Augusto si proclama dio, e benchè sia artefi ce della creazione dell’ «ecumene» è l’invasore della terra dei patriarchi. Sono fi gure scialbe i personaggi di contorno: Erode, Pilato, i tetrarchi, Quirino. Da questi fu messa in crisi la famiglia del carpentiere Giuseppe e della casalinga Maria di Nazaret, prossima al parto, obbligandola a

censirsi (forse) a Betlemme, dove “non c’era posto” per la partoriente, e poi mettersi in fuga verso l’Egitto. Dopo mesi di emigrazione, la famiglia ritornò in Palestina, ma scelse la Galilea per stare lontano da Archelao.La Palestina era un groviglio contraddittorio di gruppi religiosi, in lotta tra loro anche in nome della religione: c’erano gli Esseni, la cui spiritualità forse infl uì sul Battista e su Gesù, gli Zeloti «una setta giudaica che rappresentava il nazionalismo fanatico portato all’estremo, la cui tattica era quella dei moderni terroristi politici» (L.McKenzie). “La Giudea era piena di briganti, ognuno poteva farsi re, capobanda di ribelli” (G. Flavio). C’erano gli Erodiani, i Farisei, i Sadducei, le caste dei sommi Sacerdoti, dei Dottori della legge, degli Scribi. Costoro non sapendo distinguere il tempo “opportuno, di grazia” (kairos) dal tempo cronologico (Kronos, dio che divora i fi gli degli dei e degli uomini), furono apostrofati da Giovanni per la loro ipocrisia con le parole: «Razza di vipere, chi vi ha insegnato a sfuggire all’ira imminente?»” (Lc 3,7). Provaci ancora, Maria, in Te è “la pienezza dei tempi”!

2) “Nato da donna”.Nella pienezza dei tempi la rivelazione del Padre nel Figlio prende corpo, carne nel grembo di Maria, col suo assenso totale e pieno (“Fiat voluntas tua”). I battiti del cuore che si forma nel grembo di una donna segnano sia il tempo della donna, che diviene madre, sia il tempo di Dio che è vita. Il “microcosmo” in gestazione nel grembo, a lei correlato ombelicalmente, è assoluto e adatto a relazionare moglie e marito tra loro e ambedue al fi glio; a relazionare l’attesa della coppia ai primi bisogni del neonato e il futuro ideato dai genitori alla libertà nascente nel fi glio. Nella corporeità c’è un destino di dignità e di gloria degne dell’Incarnazione. È sempre valido il discorso sullo sviluppo coerente della

Provaci ancora, Maria di Nazareth!

Franco Candita

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APPUNTI DI

personalità del bambino che cresce in casa, dove si fanno tanti importanti ragionamenti o superfl ue comunicazioni. Quali discorsi, preoccupazioni e affanni hanno coinvolto Giuseppe, Maria e Gesù, ragazzo di bottega, negli anni di vita comune? Se decifriamo l’Infanzia alla luce del ministero in Galilea, lo sviluppo di Gesù “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e davanti agli uomini” (Lc 2,52) come decrittarlo? È diffi cile convincersi che Lui abbia maturato solo a Gerusalemme la contestazione delle tradizioni farisaiche. In casa, in famiglia si apprende o ad essere omologati da stereotipi correnti e consuetudini pregiudizievoli, oppure ad essere profeti contro gli scribacchini di codici e i legulei puritani strizzacoscienze, come si rivelarono gli scribi e i farisei nell’episodio dell’adultera (Gv 8,1ss). A Nazaret Gesù è cresciuto Profeta. È credibile che l’ansia e il furore gli vennero solo al vedere i mercanti traffi care nel Tempio senza aver mai mostrato, adolescente o giovane, riluttanza a quel traffi co cultuale (Gv 2,15ss)? In verità, la fi ne del Tempio, delle belle pietre e dei doni votivi (Lc 21,5ss.) cominciò da quando Maria divenne “l’arca del Dio vivente”, e da quando Lui, Gesù, sentì se stesso come il tempio di Dio che, distrutto, risorge il terzo giorno. Dio è Spirito creatore in Gesù risorgente e in Maria generante, la prima adoratrice del Padre in Spirito e verità. Infi ne, da dove tirò fuori Gesù le invettive contro i dottori e gli scribi che in abiti svolazzanti con lunghe frange e capienti fi latteri passeggiavano pavoneggiandosi? Li aveva visti già a 12 anni così paludati!

3) Maria, donna e profuga insieme con milioni di donne appartenenti al popolo sempre minacciato (Israele) o al popolo umiliato (Palestinese), con le donne di tante regioni del mondo che rivendicano il riconoscimento della propria dignità, i diritti all’istruzione, all’ autonomia delle scelte cui vengono oppressivamente negati; regioni dove la velleità di giustizia si scontra coi dittatori che spadroneggiano sui loro cittadini, proclamandosi tutori della legalità! I soldati e le bighe romane, simili a carretti siciliani in esposizione, miniature nei nostri presepi, non fanno paura; purtroppo, neanche i moderni F-35, i missili, i carri armati e ogni altro armamentario. Tutto è ferocemente moderno: lo status di essere, al tempo stesso, vittime e

carnefi ci; la morte, procurata da governanti presuntuosi che non hanno imparato a “forgiare le spade in vomeri e le lance in falci, e a non esercitarsi più nell’arte della guerra” (Isaia 2,4), è moderna, orribile, data in diretta televisiva.La modernità non sempre nobilita l’uomo né mobilita per l’uomo. Oggi, il fragile bimbo ustionato dalle bombe, mutilato dalle schegge di un’autobomba scoppiata davanti ad una scuola, una chiesa, una moschea, o la donna che piange i suoi bimbi morti sotto le macerie d’una casa sventrata dai bombardamenti, tutti insieme gridano: Non potete farci questo, noi non siamo differenti da voi! La serialità dei cadaveri che riempiono i cimiteri, non può farci indugiare a gridare: stracciate, abolite le vostre leggi ingiuste, oppressive. Shalòm, Maria, donaci un Natale di pace!

4) “Nato sotto la Legge”.La cultura pagana induceva a pensare che è Destino nascere schiavo (senza la proprietà di se stessi) o libero (cittadino e possidente), uomo (privilegiato) o donna (senza diritti), fanciullo (senza diritti) o adulto; il Diritto e la Religione se ne appropriarono, negando la redenzione e il riscatto, assecondando: “il desiderio ricorrente di differenziazione, per cui le politiche si affrontano per difenderla o contrastarla” (M.Walzer). Nella Palestina dei profeti era stato detto più di qualcosa contro i regimi

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APPUNTI DI

fondativi di società e gruppi sociali sperequati in base alla Legge.La Legge obbligava gli Ebrei: “Non molesterai il forestiero né l’opprimerai, perché siete stati forestieri nel paese d’Egitto” (Es. 22,23); oppure: “quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti; li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dio” (Lev. 19,10). Il Decalogo è per l’uomo; ma l’ottusità umana, la sclerocardia ovunque e in ogni tempo trasformano l’identità religiosa in nazionalismo escludente e moltiplicante le leggi (cultuali, di identità tribale, di diritto civile e penale, di organizzazione sociale). Sicchè, sul popolo ebreo il carico giuridico divenne insopportabile, inoculando rassegnazione e prostrazione. Gesù ne farà un falò dicendo: “Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero» (Mt 11,30).L’imput a realizzare quanto Paolo ha scritto: “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,28)) si perde nella foschia della strada del mutamento di mentalità e degli ordinamenti statuali! Nonostante lo sprone di un altro testo paolino “Non c’è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, ma Cristo è tutto in tutti” (Col 3,11), i credenti fanno fatica a passare dalle idee e dai princìpi alla pratica politica, culturale. Finanche “la circoncisione” è annullata come discriminante rimanendo un’opzione per gli ebrei cristiani. La storia dolorosa delle discriminazioni in nome della religione, della razza, è storia di odio e di vendette atroci. Per superare questo tragico quadro la lettera agli Ebrei afferma: “Cristo, entrando nel mondo, dice: Non hai voluto né sacrifi cio né offerta, un corpo mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifi ci per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà” (10,5-10). Per quella volontà noi siamo stati santifi cati, per mezzo “dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre”. Dichiarata fi nita per i cristiani l’epoca dell’etica cultuale sacrifi cale sia quanto al volere divino (“Tu non hai voluto né sacrifi cio né offerta”), che al gradimento: (“Non hai gradito olocausti né sacrifi ci per il peccato”), s’apriva la strada a un vero universalismo ecumenico.

5) Provaci ancora, Maria, a darci un fi glio impregnato di “Spirito”, che offra il culto defi nitivo a Dio, un Uomo “spirituale” che dia scacco al legalismo, riscattandoci: A) dal suo ingiusto e insopportabile ònere: «Guai a voi, dottori della legge, caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi non li toccate nemmeno con un dito” (Lc11,46); B) dal suo stravolgimento: «Mosè disse: Onora tuo padre e tua madre. Voi invece dicendo: Se uno dichiara al padre o alla madre: è Korbàn, offerta sacra, quello che ti sarebbe dovuto da me, non gli permettete più di fare nulla per il padre e la madre, annullando così la parola di Dio con la tradizione che voi avete tramandato. E di cose simili ne fate molte» (Mc 7,11); C) Dalla sua violenza: «Abbiamo una legge, secondo questa legge deve morire, si è fatto Figlio di Dio» (Gv 19,7). Gesù obbedendo al Padre instaura l’unica Legge, quella dell’Amore. Ma evitiamoci la dose di oppiacei o sonniferi; dicendo “Amore”, evitiamo richiami al sentimentalismo, al puerilismo tutto “tulle e organza” intorno alla culla di Gesù e al luccichio delle palle lucenti sull’albero natalizio. Prova a darci tuo Figlio, Maria, per ricevere “l’adozione a Figli”! Solo Lui può farci sentire fi gli perché Figlio, uomini perché Uomo, profeti perché Profeta, peccatori e santi perché Santo. Solo Lui continua a dirci oggi: «”Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”… “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”» (Mc 3, 33-35).È quanto ci basta per vivere un Natale vero!

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PRO

sabato 1 dicembre 2012 Francavilla Fontana,Parrocchia S. Eligio, Santa MessaOre 18:30

mercoledì 19 dicembre 2012 Ceglie Messapica,ospedale San Raff aele, Santa MessaOre 15:00Benedizione del presepe realizzato dal C. S. MOre 17:00

lunedì 17 dicembre 2012 Latiano,santuario Madonna di Cotrino,Santa Messa con la CISL di BrindisiOre 16:00

Oria,Cattedrale, rappresentazione del presepe con i bambini della scuola materna “Giardino d’infanzia”Ore 10:00

giovedì 13 dicembre 2012 Erchie,santuario S. Lucia, Santa MessaOre 17:30

Manduria,Suore Compassioniste, Santa MessaOre 19:30mercoledì 5 dicembre 2012

Torre Santa Susanna,convento dei Padri Carmelitani, S. MessaOre 17:30

venerdì 7 dicembre 2012 Torre Santa Susanna,Parrocchia S. Maria e S. Nicola: festa dell’adesione AC e mandato ai catechisti Ore 18:00

martedì 11 dicembre 2012 Latiano,santuario Madonna di Cotrino, formazione permanente: il rapporto tra Fede e Ragione, Mons. Mario Pangallo, Ore 19:00

sabato 8 dicembre 2012 Francavilla Fontana,Parrocchia Maria Immacolata,Santa Messa ed incoronazione BVMOre 11:00

Ceglie Messapica,Parrocchia Maria Immacolata, Santa MessaOre 18:30

domenica 16 dicembre 2012 Molfetta,Santa Messa per ilconferimento dei ministeriOre 16:00

Agenda pastorale dicembre 2012

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PRO

COMPLEANNI

3 dicembreMons. Franco de Padova

10 dicembreSac. Francesco di Noi

18 dicembreSac. Antonio Longo

20 dicembreSac. Giuseppe QuartoMons. Salvatore Gennari

30 dicembreMons. Antonio Marinotti

ANNIVERSARI

22 dicembreSac. Vitantonio Cavallo

28 dicembreSac. Daniele Giangrande

lunedì 24 dicembre 2012 Oria,Cattedrale, Santa MessaOre 6:00

Oria,Cattedrale, VegliaOre 22:00

martedì 25 dicembre 2012 Oria,Cattedrale, pontifi caleOre 11:00

domenica 23 dicembre 2012 Ceglie Messapica,Parrocchia san Rocco, Santa MessaOre 11:00

Latiano,Chiesa Madre, Santa MessaOre 18:00

venerdì 21 dicembre 2012 Latiano,Maria SS. Della Neve, Santa MessaOre 16:30

sabato 22 dicembre 2012 Francavilla Fontana,visita agli ammalati in ospedaleOre 10:00

Sava,parrocchia Sacra Famiglia, festa di Natale della pastorale GiovanileOre 16:00

giovedì 20 dicembre 2012 Francavilla Fontana,Chiesa di Sant’Anna, Santa MessaOre 17:00

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Agenda pastorale dicembre 2012

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1. Lo scenario socio-culturalePer cominciare, dò voce a chi si attende da noi, oltre il dolore, l’annuncio della fede. Una voce laica che dovrebbe farci rifl ettere:“Credo che per i sacerdoti offi ciare un funerale sia veramente diffi cile, e non solo perché hanno a che fare con un dolore spesso cocente, talvolta imprevisto, di fronte al quale non è facile trovare parole veramente consolatorie. E neppure perché la morte di un essere umano mette tutti i presenti di fronte alla propria morte, aprendo ansie e timori che di solito vengono rimossi. […] Dal momento che i matrimoni religiosi sono sempre meno frequenti - non parliamo poi dei battesimi -, i funerali sono ormai l’unico rito che si celebra con una certa frequenza e che vede presenti anche persone che hanno abbandonato la fede cristiana. I funerali si apprestano così a divenire l’unico momento in cui la Chiesa si presenta a persone che non la conoscono, l’unica occasione di evangelizzazione […] Siamo di fronte, almeno nei Paesi occidentali molto secolarizzati, a una delle ultime occasioni che la Chiesa ha di farsi conoscere, e di trasmettere la sua ‘buona novella’, la risurrezione, la vita dopo la morte. Eppure nelle omelie dei funerali, a cui ormai mi capita di partecipare spesso, non sento niente del genere. […] Si parla in generale di perdono, di bontà di Dio, di dolore che bisogna accettare con rassegnazione: frasi generiche che direbbe anche la portinaia alla vedova o al vedovo. Niente fa capire quale sia la vera ragione dell’essere cristiani, la speranza che si apre dopo la morte. Niente che faccia sentire la presenza di un Dio vicino e amorevole, vero e forte. […] I sacerdoti dovrebbero prepararsi, ed essere aiutati ad aff rontare un momento così cruciale, considerandolo uno degli step verso la ‘nuova evangelizzazione’, nonché il cuore della loro missione. Nell’istante in cui i presenti sono disorientati e presi dal terrore della morte, oltre che dalla morsa del dolore, è molto probabile che siano più disponibili ad ascoltare ciò che Gesù può loro off rire. L’importante è che il sacerdote lo sappia spiegare bene, con chiarezza e passione” (Lucetta Scaraffi a).Si assiste oggi a un fenomeno strano. Da una parte la rimozione o tabuizzazione della morte. La società non è più mortale, anzi “la società post-mortale” ha messo a tacere la morte, grazie alla scomparsa dalla coscienza degli individui di questa esperienza1. La morte, in realtà, è rimossa dall’orizzonte della vita quotidiana anche dal punto di vista

percettivo. I malati terminali stanno negli hospice, si muore per lo più in ospedale, ai bambini non si fa vedere la salma dei nonni perché potrebbe turbarli, e così si resta analfabeti e muti di fronte a un evento che è parte della vita. Una civiltà, la nostra, che assiste al declino del culto dei morti, perché è diff erente il modo di pensare alla fi ne di una vita. È in atto in essa una sottile ma progressiva anestesia, intenta ad attutire se non a occultare e addirittura a rimuovere il fatto della morte. In questo processo di censura e di vero processo di rimozione nei confronti della morte, ogni segno esteriore riconducibile al morire deve essere bandito. Bisogna uscire di scena in punta di piedi, perché lo spettacolo della vita deve continuare. Si pensi, a questo proposito, ai luoghi del morire. Questa anestesia delle coscienze agisce togliendo la visibilità al dato della fi ne corporale, ovattandone le circostanze e i riti, facendo calare su di essa un silenzio che non è il silenzio orante davanti all’enigma e al mistero (cfr. GS n. 18), il silenzio compassionevole del raccoglimento, della condivisione della pietas, bensì quello imbarazzato con cui si circonda ciò che scandalizza e sgomenta.A questo processo di rimozione della morte dalla vita reale si accompagna l’eccesso nella sua rappresentazione mediatica, che serve a far perdere il senso della sua gravità. Segno ineludibile della creaturalità dell’uomo era, ed è, troppo frequente, doloroso, drammatico, perché lo si possa ignorare. Esso è l’unico evento prevedibile con sicurezza nel futuro di ciascuno. Eppure, oggi, sembra proprio che l’umanità del morire si sia inevitabilmente perduta, cancellando perfi no il ricordo della persona, essendosi fatto strada il crescente fenomeno della cremazione, che contribuisce decisamente alla cancellazione del nostro essere stati. Alla radice di questa fenomenologia c’è un processo di privatizzazione della morte in cui ogni segno esteriore non deve intralciare la normale vita della famiglia o della città. Si considerino, in tal senso, le manifestazioni di lutto - i cortei funebri - oramai soppresse nelle città per ragioni di viabilità e di traffi co. Non si deve, infi ne, dimenticare il fenomeno della secolarizzazione, fenomeno che, a poco a poco, ci ha separati dal mistero del trascendente, nella cui sfera la distinzione tra morte e morire è d’obbligo, perché prima della morte c’è per l’uomo il morire. E l’uomo d’oggi muore in un clima di desacralizzazione del

Il volto della speranza e non dell’angoscia

SPECIALE

Presentazione del nuovo Rito delle Esequie - Oria 26 ottobre 2012

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✠ Felice di Molfetta*

1 Cfr. C. LAFONTAINE, Il sogno dell’eternità. La società postmortale. Morte, individuo e legami sociali nell’epoca delle tecnoscenze, Medusa, Milano 2009.

2 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA - COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA LITURGIA, Proclamiamo la tua risurrezione. Sussidio pastorale in occasione della celebra-zione delle esequie, Roma, 2007.

3 RITUALE ROMANO riformato a norma dei Decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Papa Paolo VI, Rito delle Esequie, Conferenza Episcopale Italiana, Libre-ria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1974 (d’ora in poi RE/1974).

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mondo e di perdita di evidenze religiose.Nello stesso tempo si assiste però a quella che viene chiamata “la risurrezione della morte”. Non si contano, infatti, le pubblicazioni sulla morte dal punto di vista della fi losofi a, della fenomenologia della religione, dell’antropologia, della sociologia, della psicologia, della teologia; tant’è che gli stessi novissimi vengono ad assumere il volto della speranza e non dell’angoscia. Per usare un’espressione di von Balthasar: il Maranatha riprende il posto che gli era stato usurpato dal Dies irae.

2. La risposta della lex orandi alla grande domandaCome si pone la lex orandi della Chiesa di fronte a questi fenomeni e, soprattutto, come si pone di fronte alla problematicità della morte, al defunto e a coloro che piangono per la separazione a volte terribilmente tragica? Consapevole che il rito funebre ha la funzione di accompagnare chi è direttamente colpito dal lutto, e di preparare chi lo sarà in seguito, in un cammino collettivo e comune, nel Rito delle esequie rinnovato ritroviamo una grammatica e una sintassi in grado di dar voce alla morte, anzi di farne una parola che interpella la vita di tutti. E se l’atteggiamento verso il morire e la morte ha subìto decisivi e pesanti mutamenti generando un forte disagio culturale, nondimeno proclamare e celebrare il mistero cristiano della morte e della risurrezione rimane pur sempre compito fondamentale della Chiesa. Anzi, proprio perché la morte e i morti sono considerati fattori di disturbo dall’attuale stile di vita, la Ecclesia resurgentium è chiamata a proclamare l’evento pasquale del suo Sposo e Signore, crocifi sso e risorto. È nato di qui il titolo dato al sussidio pastorale pubblicato il 15 agosto 2007 a cura della Commissione Episcopale per la liturgia in occasione della celebrazione delle esequie: Proclamiamo la tua risurrezione2. In esso e alla luce della Rivelazione e della vivente, orante tradizione della Chiesa, i Vescovi hanno recepito l’urgenza di off rire una risposta alla grande domanda insita nell’enigma della morte, proiettandola alla luce della fede pasquale che canta la risurrezione di Gesù Cristo da morte. La proposta del sussidio voleva semplicemente off rire un aiuto per quelle situazioni non contemplate dal libro liturgico RE3, nelle quali il ministro ordinato o il laico erano di fatto invitati a esprimere la sollecitudine della comunità cristiana verso la famiglia colpita dal lutto. Di qui l’urgenza di dare vita alla Seconda Edizione italiana del RE4 procedendo a un processo di adattamento5, tenendo conto di una duplice coppia di verbi, conservare-valorizzare, inculturare-creare. La seconda Edizione del Rito delle Esequie, con gli adattamenti concordati con la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina

dei Sacramenti è stata approvata il 23 luglio 2010 ed entrerà in vigore il 2 novembre 2012. Di essa diamo alcune chiavi di lettura6.

3. Conservare-valorizzareLa seconda edizione italiana del RE non poteva non avvalersi di quanto la tradizione vivente della Chiesa ci ha consegnato, secondo la quale la morte ha sempre avuto un carattere pubblico, normale, domestico. Alla luce di quanto la storia ci ha lasciato, le esequie infatti assumevano il valore di un gesto simbolico. Il funerale era occasione per riunire, mettere insieme, i pezzi spezzati della vita umana, troppo spesso separata, e così, inaspettatamente, si ritrovava unita in quella particolarissima circostanza. E così, il piccolo mondo familiare veniva ad aprirsi al grande mondo di una comunità più ampia; il presente al passato; la memoria alla speranza di un’altra vita; e fi nalmente, il corpo individuale del defunto al corpo sociale della comunità che lo accoglieva. È questa la grande lezione che ci viene dal passato.Tra le caratteristiche del nuovo rituale è da segnalare la raff orzata insistenza sulla celebrazione comunitaria che raccoglie i familiari, i parenti, gli amici anche se tante volte non credenti7. Il rito vuole favorire e facilitare in ogni modo l’accompagnamento del defunto e dei suoi cari nelle varie fasi: visita alla famiglia8; veglia9; chiusura della bara10; processione in chiesa11; celebrazione delle Esequie nella Messa12 o nella Liturgia della Parola; processione al cimitero, sepoltura13. Pur avvertendo che il contesto urbano oggi spesso non consente la realizzazione delle tre stazioni: in casa, in chiesa e al cimitero, il rituale le conserva come forma tipica, ossia come modello di riferimento e criterio d’interpretazione. In eff etti, la ritualità cristiana come sistema signifi cativo coerente, possiede ancora per una larga parte della popolazione europea un posto importante. Il rito infatti evidenzia il ruolo della comunità che accompagna un suo fi glio all’estrema dimora e lo consegna all’abbraccio dell’assemblea celeste. Spinge e coinvolge la comunità, sviluppando una variegata ministerialità (presbitero, diacono, lettori, cantori, ministranti) e inducendola ad esercitare il ministero della consolazione, che va al di là della celebrazione e mira a sostenere i familiari nell’elaborazione del lutto14. Tant’è che se i cambiamenti sociologici e ideologici verso la morte rifl ettono l’aumentato senso di individualismo e spersonalizzazione del soggetto, il vero problema è lo svuotamento del senso dei riti e la frantumazione dell’universo simbolico. In tal senso, il corpo non è più sentito immediatamente come luogo simbolico, luogo di senso, di legami, di storia, ma come “macchina” che ha i suoi guasti e che, fi no ad un certo punto, si può riparare. Va da sé che un atteggiamento di eccessiva medicalizzazione della vita e della morte rischia di impoverire - come di fatto avviene - il valore esistenziale

SPECIALE

4 RITUALE ROMANO riformato a norma dei Decreti del Concilio Ecumenico Vaticano II e promulgato da Papa Paolo VI, Rito delle Esequie, Conferenza Episcopale Italiana, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2011 (d’ora in poi RE/CEI 2011).5 Cfr. SC, De aptationibus, nn. 37-39; Varietates legitimae, IV Istruzione sull’inculturazione della liturgia romana (25 gennaio 1994), n. 58.6 Cfr. F. DI MOLFETTA, Celebrare la speranza nel rito delle esequie. Relazione al 53° Convegno liturgico-pastorale dell’Opera della Regalità, Roma, Casa Tra Noi, 15 febbraio 2012.

7 RE/CEI 2011, Presentazione, n. 5, p. 13.8 Ivi, nn. 26-29, pp. 35-43.9 Ivi, nn. 30-41, pp. 44-58.10 Ivi, nn. 42-46, pp. 59-62.

11 Ivi, nn. 60-63, pp. 83-87.12 Ivi, nn. 67-87, pp. 89-108.13 Ivi, nn. 88-98, pp. 109-126.14 Cfr. P. SORCI, Presentare il nuovo rito delle Esequie nelle diocesi, in La Vita in Cristo e nella Chiesa, 2 (2012), p. 37.

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del soff rire e del morire, riducendolo a una prospettiva esteriore e insignifi cante.

4. Inculturare-creareAlla luce di questo principio il nuovo RE/CEI 2011 off re una più ampia e articolata proposta celebrativa a partire dal primo incontro con la famiglia appresa la notizia della morte, fi no alla tumulazione del feretro. Perciò, vanno studiati e valorizzati i suoi contenuti e le sue modalità, utilizzando tutte le sue componenti15 e sottolineati la ricchezza e la varietà dei testi16. Esso nella sua articolata struttura celebrativa costituisce infatti un vero e proprio itinerario educativo attraverso la sua stessa celebrazione perciò, pur conservando lo stesso tradizionale programma rituale, “valorizza tre luoghi particolarmente signifi cativi: - la casa, luogo della vita e degli aff etti familiari del defunto; - la chiesa parrocchiale, dove si è generati nella fede e nutriti dai sacramenti pasquali; - il cimitero, luogo del riposo nell’attesa della risurrezione”17. Sarà, perciò, a partire dalla presentazione liturgico-teologica di queste “stazioni” e soprattutto dalla loro pratica pastorale che sarà possibile fare del libro rituale un autentico strumento di educazione alla vita buona del Vangelo, suscitando e alimentando la speranza dei cieli nuovi e della nuova terra. A ricordarcelo è il Santo Padre che, nel messaggio inviato all’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana in Assisi (9-12 novembre 2009), ebbe a scrivere: “Il momento delle esequie costituisce un’importante occasione per annunciare il Vangelo della speranza e manifestare la maternità della Chiesa. Il Dio che ‘verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti’, è Colui che ‘asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né aff anno’ (Ap 21,4). In una cultura che tende a rimuovere il pensiero della morte, quando addirittura non cerca di esorcizzarla riducendola a spettacolo o trasformandola in un diritto, è compito dei credenti gettare su tale mistero la luce della rivelazione cristiana, certi ‘che l’amore possa giungere fi n nell’aldilà, che sia possibile un vicendevole dare e ricevere, nel quale rimaniamo legati gli uni agli altri con vincoli di aff etto’ (Spe salvi, 48)”.

5. Celebrare per i defunti e annunciare il Vivente in attesa della sua venutaLa seconda edizione del Rito delle Esequie in lingua italiana, pubblicata alcuni decenni dopo la prima edizione (1974), risponde alla diff usa esigenza pastorale di annunciare il Vangelo della risurrezione di Cristo in un contesto culturale ed ecclesiale caratterizzato da signifi cativi mutamenti. “La celebrazione cristiana dei funerali è celebrazione

del mistero pasquale di Cristo Signore”. Questa aff ermazione posta nell’incipit delle Premesse generali al Rito delle Esequie è la ragione di un aggiornamento che recepisce i profondi cambiamenti intercorsi nella società e nell’atmosfera culturale. È sempre stato diffi cile rappresentare la morte e la speranza della risurrezione sulle nostre tombe e l’escaton nelle nostre chiese, nondimeno il sepolcro vuoto è l’annuncio di fondo della prima predicazione cristiana, il fondamento della nostra fede, della novità cristiana e della nostra speranza. E se è pur vero che il sepolcro vuoto non è una prova della vittoria pasquale di Cristo sulla morte, esso è “un segno” molto forte; come tale dice, ora come allora, che la morte non ha più l’ultima parola, e che la pasqua di Gesù Cristo è il cuore e il fondamento, “il nucleo e il centro della nostra fede”. Pertanto, “i riti delle esequie cristiane, lo spirito di fede e di speranza che le anima sono da vivere e dal comprendere nell’ottica della Pasqua del Signore”.18

L’attestazione biblica dell’evento pasquale di Cristo Signore dovrà essere perciò proclamata e ridetta nella celebrazione rituale, quale celebrazione della fede in atto. La fede infatti vuole che non è possibile dire, per via di conoscenza intellettuale, “Gesù è risorto”. Per questo, “i pastori siano premurosi nell’aiutare i fedeli a cogliere il senso profondo del funerale cristiano; scelgano tra i formulari proposti dal Rituale quelli più adatti alla situazione; utilizzino con sapienza la varietà dei testi biblici proposti dal Lezionario; sappiano utilizzare con intelligenza e discrezione il momento dell’omelia per infondere consolazione e speranza cristiana e per condurre i fedeli a una più consapevole professione di fede nella risurrezione e della vita eterna”.19

Dal momento in cui la morte, alla luce della Rivelazione, non è un estuario nel nulla ma l’incontro per eccellenza con Dio nel suo Regno, il RE/CEI 2011, con modi diversi e continui, proclama che il Crocifi sso-Risorto ha rivoluzionato il senso della morte, aff rontandola Lui stesso. Infatti esso si è fatto sensibilmente attento alle nuove situazioni di morte, come quella della cremazione, off rendo agli operatori pastorali una straordinaria ricchezza di testi della Parola di Dio; testi che vanno ad incrementare l’attuale Lezionario e che hanno il compito di alimentare la speranza e aiutare ad alzare lo sguardo verso un profi lo lontano di cui nella umana fi nitezza non si riesce a cogliere compiutamente tutti i contorni.La nuova edizione off re la grande opportunità di rifl ettere teologicamente, a partire dai testi e dalle sequenze rituali, sul signifi cato della celebrazione delle esequie e sulla maniera migliore e pastoralmente più effi cace di celebrarle, in modo che esse risultino annuncio della speranza che scaturisce dalla pasqua di Cristo per gli uomini e le donne del nostro tempo, e vera consolazione in momenti di dolore e di fragilità come sono quelli del lutto. Il RE si

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15 Letture brevi, lezionario, l’omelia, la professione di fede, che può essere proposta in casa, nella celebrazione o presso il sepolcro, il canto, i ministeri, i simboli rituali (il velo posto sul volto del defunto al momento della deposizione nella bara - n. 44, p. 60 -, croce, il cero pasquale presso il feretro, l’aspersione con l’acqua benedetta memoria del battesimo, l’incenso del corpo tempio dello Spirito, il sepolcro che richiama quello lasciato vuoto dal Signore risorto).

16 Monizioni, orazioni, preghiere dei fedeli per le diverse situazioni: giovane, adulto, persona anziana, impegnata nella vita cristiana, morte improvvisa, incidente tragico, sacerdote, religioso, religiosa (nn. 79-80, pp. 97-103; pp. 157-166).17 RE/CEI 2011, Presentazione, n. 4, p. 13.18 RE/CEI 2011, Presentazione, n. 1, p. 11.19 Ivi, Precisazioni, n. 3, p. 29.

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mostra altresì attento alle persone in lutto e presenta belle orazioni per la veglia in casa del defunto e nel rito per un bambino battezzato o non ancora battezzato. Esemplari sono da questo punto di vista, e fonte di ispirazione i rituali francese e tedesco. Nel rituale italiano l’espressione di questa attenzione resta affi data alla preghiera dei fedeli alla sensibilità di chi presiede la celebrazione e di chi la prepara.Strettamente legato a questo tema è quello della diversità delle situazioni. Il rituale delle esequie riprende dal messale le orazioni per il presbitero, il diacono, il religioso, la religiosa, una persona consacrata, il padre e la madre, un giovane, per uno che ha speso la vita per il vangelo, per una persona morta dopo lunga malattia, per un giovane, per una persona deceduta improvvisamente o anche tragicamente, per i coniugi, e aggiunge per questi casi formulari per il commiato e per la preghiera dei fedeli.

6. Le esequie in caso di cremazioneLa seconda edizione del Rito delle esequie presenta come novità più rilevante l’appendice “Esequie in caso di cremazione”.20 Nonostante la scelta della cremazione sia in crescita soprattutto nei contesti urbani delle regioni settentrionali del nostro Paese, la cremazione è tuttavia comunemente avvertita come un’operazione che contraddice la dignità del corpo, come un modo “inumano” di distruggere il corpo umano, di provvedere al suo “smaltimento”. Antropologi, psicologi e teologi si interrogano circa le implicazioni etiche e le sue conseguenze psicologiche che questo volontario atto di distruzione del corpo comporta. Lo psicologo e psicanalista Michel Hanus si domanda: Perché distruggerlo? Ci è voluto tempo per costruirlo e tante cure da parte dei nostri cari, ci ha accompagnato e servito lungo tutta la vita anche se ha potuto farci soff rire e, verso la fi ne, si è mostrato debole: perché eliminarlo? È diffi cile non intravedere in questo gesto, in questa pratica, il desiderio di vederlo sparire, il desiderio di sbarazzarsene unito a un’indiff erenza nei suoi confronti, se non perfi no di una certa aggressività.21

Nella cultura occidentale la cremazione non ha praticamente alcuna tradizione rituale, e di conseguenza uno dei problemi posti da questa prassi è la mancanza di parole e gesti ritualmente istituiti da compiersi prima dell’operazione tecnica della cremazione. Da ciò si evince che non è umanamente sostenibile non dire una parola e non compiere un gesto prima di un atto di tale valore antropologico e di tale impatto psicologico.22 I tre formulari proposti in appendice della nuova edizione del Rito delle Esequie23 mostrano infatti di aver compreso che l’esigenza di una celebrazione o di brevi preghiere e monizioni che precedono la cremazione del corpo è quella di rispondere a una necessitas anzitutto umana.

Nelle preghiere e monizioni in caso di cremazione la Chiesa italiana propone dei testi nei quali si prega per il defunto e si rivolgono parole di umano conforto ai familiari presenti nel luogo della cremazione, senza tuttavia attribuire un senso specifi co e tanto meno un contenuto di fede all’atto della cremazione, perché la cremazione non ha alcun contenuto di fede. L’appendice “Esequie in caso di cremazione” presenta monizioni e preghiere per la celebrazione esequiale dopo la cremazione alla presenza dell’urna, da farsi solo in casi eccezionali. Questa parte è introdotta da una serie di “disposizioni pastorali”24 che hanno come scopo quello di creare un ethos celebrativo comune e adeguato alla particolarità della celebrazione. È oltremodo signifi cativa la disposizione di omettere l’aspersione e l’incensazione delle ceneri contenute nell’urna cineraria al momento dell’ultima raccomandazione e commiato.

7. ConclusionePer essere un autentico annuncio del Vangelo della morte e della risurrezione di Cristo un funerale cristiano deve essere autenticamente umano. Deve cioè esprimere e signifi care tutto lo spessore umano della morte della persona e del dolore dei suoi cari. Lo spessore umano della morte è, infatti, il solo luogo dove la parola della fede, quando è accolta, risuona e agisce effi cacemente. È dunque nella sua verità umana che sta la verità pasquale di un funerale cristiano.25 Per questo, la liturgia cristiana dei funerali è un autentico atto di profezia compiuto, in nome del Vangelo, dalla Chiesa nei confronti della società e della cultura contemporanee.26 Il funerale cristiano è memoria permanente che la questione della morte e dei suoi riti sta al cuore dell’idea stessa di umanità.Di fronte alla progressiva trasformazione delle consuetudini secolari legate ai riti funebri, la seconda edizione del Rito delle Esequie ha intenzionalmente confermato e riproposto la struttura, le singole tappe, la loro successione, i tempi e i luoghi tradizionali della liturgia funebre. Per questa ragione, i riti funebri cristiani sono un atto di diaconia nei confronti della società e un’istanza critica alla cultura, e saranno chiamati a esserlo in forma ancora più decisiva nei prossimi decenni. I funerali cristiani si rivelano così come un autentico servizio di umanità alla comunità umana che, a volte, giunge a fare del morire e della morte qualcosa di inumano. Ciò ha inteso assolvere la nuova edizione del RE, posta ora nelle nostre mani, perché sia strumento di annuncio della perenne vitalità della Pasqua del Crocifi sso-Risorto per la nostra giustifi cazione.

*Vescovo di Cerignola-Ascoli SatrianoPresidente del CAL

SPECIALE

20 RE/CEI 2011, pp. 205- 246.

21 M. HANUS, Enjeux éthiques de la crémation: l’importance de bonne pratique, in Les rites autour du murir, a cura di M.-J. THIEL, Presse Universitaire de Strasbourg, Strasbourg 2008, pp. 205-216, p. 213.22 Cfr. J.D. DAVIES, Cremation Today and Tomorrow, Alcuin/GROW Liturgical Study 16, Nottingam 1990.

24 RE/CEI 2011, pp. 231-232.25 Cfr. G. BOSELLI, Umanità della liturgia e umanizzazione della morte, cit., p. 89.26 Cfr. Ivi, p. 91.

23 “Nel luogo della cremazione” (Cap. I), pp. 209-227; “Monizioni e preghiere per la celebrazione esequiale dopo la cremazione in presenza dell’urna” (Cap. II); pp. 229-236; “Preghiere per la deposizione dell’urna” (Cap. III), pp. 237-246.

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La fede: dialogo tra Creatore e creatura

DIOCESANA

Lo scorso 22 novembre nel Santuario della Madonna di Cotrino in Latiano la comunità diocesana ha vissuto l’incontro di formazione

sul tema “La fede nel catechismo della Chiesa cattolica”; relatore è stato don Guido Benzi, direttore dell’Uffi cio catechistico nazionale. L’appuntamento, promosso dall’Uffi cio catechistico diocesana, ha visto la massiccia partecipazione dei sacerdoti, dei Consigli pastorali, di catechisti e di molti fedeli. Nel corso del suo intervento don Benzi ha trattato della ricerca, del discernimento e della fede attraverso lo strumento del catechismo della Chiesa Cattolica, accennando alle valide occasioni off erte al riguardo dal corrente Anno della Fede. E riguardo la fede lo stesso don Guido Benzi ha aff ermato: “La fede si confi gura dunque come un «dialogo» tra il Creatore e la sua creatura: dal Suo amore voluta chiamata, cercata, alimentata, sostenuta e redenta, continuamente perdonata e inscritta da

sempre e per sempre con la sua libertà in un cammino di pienezza. Ed anche quando l’uomo si dimentica o rifi uta col peccato tale apertura all’assoluto, Dio «non si stanca di chiamare ogni uomo a cercarlo perché viva e trovi la felicità» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 30). Ed è proprio per la natura libera e assoluta di questo dialogo che ognuno è chiamato a rispondere con tutto se stesso: con il cuore, con la mente, con la vita, imparando a conoscere la grandezza della sua dignità”.

Pierdamiano Mazza

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DIOCESANA

Continua l’impegno della Caritas Diocesana di Oria nell’animazione della comunità cristiana alla carità, obiettivo primario e ragion d’essere di Caritas.

Lo sforzo in questa parte dell’anno è volto al con-solidamento e alla formazione della nuova equipe diocesana ed al contempo alla stesura di un progetto – che sarà operativo dai primi mesi del 2013 – per l’apertura s tabile del Centro di Ascolto Diocesano e soprattutto dell’Osservatorio delle Povertà e Risor-se (OPR). L’OPR è uno strumento indispensabile per tutta la chiesa diocesana, che prima ancora di proget-tare qualsiasi intervento pastorale è chiamata a cono-scere le vere necessità e le reali risorse del suo territo-rio. Come ha avuto modo di dire il vescovo durante la Messa di apertura dell’Anno della Fede “La testi-monianza della carità nella nostra Diocesi diverrà più intensa soprattutto con un cammino di discernimento delle povertà per le quali è affl itta la nostra gente”.

Nel prossimo numero di Memoria daremo maggio-ri chiarimenti sulle modalità con cui sarà eff ettuato questo “censimento” delle nostre comunità parroc-chiali e sui tempi di apertura del CDA diocesano ad Oria e – a breve – anche a Francavilla Fontana.

Nel frattempo off riamo rendicontazione delle raccol-te di off erte eff ettuate nell’Avvento del 2011, a favore del Fondo Antiusura; della Quaresima di carità 2012, per la costruzione della casa canonica a Barbullush (Albania); dell’emergenza terremoto in Emilia Ro-magna.

Per l’Avvento di fraternità 2012, si è pensato, in sin-tonia con molte Caritas d’Italia, di ascoltare l’appello dei cristiani di Siria e Terra Santa (cf. riquadro con comunicato stampa di Caritas Italiana).

Da questo numero di Memoria, Caritas off re uno spazio di comunicazione anche alle Caritas parroc-chiali, a partire da Maruggio, la parrocchia più di-stante geografi camente dal centro diocesi. La comu-nicazione delle buone prassi può essere un prezioso aiuto reciproco per un maggior impegno a favore dei poveri, destinatari della buona notizia del Vangelo.

Alessandro MayerDirettore Caritas diocesana

Spec

iale

Car

itas

DALLE CARITASPARROCCHIALIMaruggio

Dopo la pausa estiva, il gruppo parrocchiale della Caritas di Maruggio, allargato a nuove presenze giovanili, ha programmato per il nuovo anno pa-storale un calendario fi tto di iniziative. La prima azione è stata la riapertura settimanale del centro d’Ascolto. Ogni martedì pomeriggio alcuni volontari sono a disposizione di quanti vogliono re-carsi presso la sede Caritas per incontrare ed ascol-tare. Subito dopo ci si è dati da fare per la raccolta viveri con carrelli Caritas all’ingresso dei più grossi supermercati del paese, in occasione della Festa del Ringraziamento dei Frutti della terra e del lavoro dell’uomo, il 10 novembre. L’iniziativa ha riscos-so un enorme successo sia per la quantità di viveri raccolti, sia per l’azione educativa della Caritas che, come sappiamo, è fi nalizzata alla diff usione di una cultura della carità. Per la festa della Madonna del Verde del 21 novem-bre, una ricorrenza molto sentita dalla comunità di fedeli maruggesi, il gruppo parrocchiale dei volon-tari Caritas ha organizzato, invece, una Sagra della pettola servita in tutte le salse. Nei giorni scorsi è partita inoltre un’iniziativa ine-dita nella nostra parrocchia: il posizionamento di alcuni contenitori presso i frantoi del paese per la

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Caritas

raccolta di olio da destinare ai bisognosi della nostra comunità. Per il nuovo anno, invece, la prima iniziativa volta esclusivamente all’autofi nanziamento della Caritas parrocchiale, è l’organizzazione di una Lotteria di solidarietà con tantissimi premi che saranno messi in palio dalle attività commerciali del paese molto sensibili a questo tipo di appuntamenti. A Pasqua ci aspetta la consueta e più che collaudata raccolta viveri tramite gli alunni della nostra scuola, grazie ai quali è possibile fare “incetta” di provviste

da distribuire alle famiglie che ne hanno bisogno .L’anno pastorale si conclude con l’organizzazione, prima dell’estate, di un torneo di calcio tra le asso-ciazioni e i club sportivi di Maruggio, disponibili a devolvere gli incassi in benefi cenza alla Caritas par-rocchiale.

Angelo PronteraCaritas Parrocchiale Maruggio

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Alessandro Mayer

Avvento Fraternità 2012

MemOria anno VII n. 6 Dicembre 2012

DIOCESANA

MEDIO ORIENTE: SITUAZIONE SEMPRE PIÚ DRAMMATICA Un nuovo urgente appello di Caritas Italiana per la Terra Santa e la Siria

In Terra Santa aumenta il numero delle vittime, mentre si cerca di raggiungere un cessate il fuoco tra israeliani e palestinesi. Dopo gli appelli di Claudette Habesch, diret-trice di Caritas Gerusalemme che la scorsa settimana ha incontrato il direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu, la situazione si è ulteriormente aggravata. La cli-nica mobile a Gaza ha dovuto interrompere il servizio e anche il centro sanitario non riesce ad operare a pieno ritmo, per i rischi che corrono operatori e pazienti e per la carenza di medicinali. Nonostante tutto Caritas Geru-salemme si sta organizzando e, oltre ad acqua e cibo, con-ta di fornire kit medici a 180 persone che hanno ricevuto formazione specifi ca e possono fornire le prime cure ai feriti nelle diverse comunità locali. Per poter proseguire c’è però bisogno di un sostegno urgente da parte dell’in-tera rete Caritas.Ma nel già fragile e martoriato Medio Oriente, anche la situazione della Siria diventa sempre più drammatica. Un confl itto che causa mortiPurtroppo il tentativo di inviare una delegazione di Padri Sinodali per sostenere la via della pace non si è potuto

realizzare, ma il Papa ha comunque mandato in Libano una delegazione di Cor Unum, guidata dal Cardinale Sa-rah, per sollecitare ogni sforzo per la pace, portare un contributo della Santa Sede e raff orzare il coordinamento degli aiuti. Sono ormai più di 400.000 i rifugiati nei Paesi limitrofi e continuano ad aumentare a ritmi esponenziali, gli sfollati arrivano a 1,2 milioni e si stima che 2 milio-ni e mezzo di siriani (il 15% della popolazione) abbiano bisogno di aiuti. Tutte le Caritas locali moltiplicano gli sforzi, ma non possono sostenere da sole il peso di questa

emergenza. Caritas Italiana ha già inviato un contribu-to ma rilancia l’appello per poter far fronte alle nuove, pressanti richieste. La giovane Caritas Siria è riuscita ad organizzare una prima rete di soccorsi di urgenza, grazie alla rete delle parrocchie, delle congregazioni e dei centri di accoglienza. “Soff erenza e paura attraversano tutto il paese” ha detto Mons. Audo, vescovo di Aleppo e Pre-sidente di Caritas Siria che ha lanciato un appello di cir-ca 600.000 euro per poter assistere per i prossimi 5 mesi 1600 famiglie, circa 10.000 persone a Damasco, Aleppo, Homs, Hassakeh, Litorale. Caritas Giordania nei campi di Mafraq, Zarka, Irbid, dopo i pacchi viveri ha distribu-ito buoni acquisto alle 650 famiglie assistite. Negli stessi campi sono state aperte le prime scuole, dove sono se-guiti 219 bambini e 50 giovani. Grazie poi a una serie di centri sanitari fi nora sono state curate oltre 8.000 perso-ne. A Caritas Italiana è stato rivolto un appello, con la ri-chiesta di 160.000 euro per aiuti a 4.000 persone. Caritas Libano, tra i rifugiati distribuiti nel nord del paese, nella valle della Bekaa e a Beirut stessa raggiunge una media di 300/400 famiglie al mese, ma si comincia a temere l’ar-rivo del freddo. Da fi ne ottobre si off rono anche cure a 15.000 rifugiati, con l’aiuto di due cliniche mobili e di un centro sanitario nel nord del Paese. Caritas Libano ha già lanciato due appelli di emergenza per poter continuare a dare aiuti ai rifugiati.

Vista la gravissima situazione in Medio Oriente , a causa dei recenti avvenimenti di guerra e di conseguente esodo, la Caritas di Oria indice la raccolta dell’Avvento di fraternità 2012 a favore della Terra Santa e della Siria.

A seguire una parte dell’ultimo comunicato stampa di Caritas Italiana del 20/11/2012

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Caritas

Comune Parrocchia Importo in €

AVETRANA Parrocchia San Giovanni Battista Parrocchia Sacro Cuore

8050

TORRE SANTA SUSANNA Parrocchia S. Maria e S. NicolaParrocchia Cristo Re

11020

ORIA Parrocchia Maria SS. AssuntaParrocchia San Domenico

1080

LATIANO Parrocchia S. Maria della NeveParrocchia Sacro Cuore

100135,50

ERCHIE Parrocchia Natività di Maria Vergine 150

MARUGGIO Parrocchia SS. Natività di Maria Vergine 90

UGGIANO MONTEFUSCO Parrocchia Maria SS. Assunta 40

VILLA CASTELLI Confraternita Immacolata 40

CEGGLIE MESSAPICA Parrocchia Maria SS. AssuntaParrocchia San RoccoParrocchia Maria ImmacolataParrocchia San Lorenzo da Brindisi

800210150150

SAVA Parrocchia San Giovanni BattistaParrocchia Sacra FamigliaParrocchia SS. MediciSantuario Madonna di Pasano

10030

14083

FRANCAVILLA FONTANA Parrocchia Spirito SantoParrocchia Maria SS. Del CarmineParrocchia Maria SS. Della CroceParrocchia Sant’EligioParrocchia San Lorenzo MartireParrocchia Santa Maria GorettiParrocchia Maria SS. Del RosarioConfraternita Buona Morte e Orazione

1002001004550404060

MANDURIA Parrocchia SS. TrinitàParrocchia S. Maria di CostantinopoliParrocchia S. GemmaParrocchia S. Giovanni BoscoParrocchia Madonna del RosarioParrocchia San Michele ArcangeloParrocchia San Paolo della Croce

1004020

175802020

OFFERTE AVVENTO DI FRATERNITÀ 2011 destinate al Fondo Antiusura

TOTALE 3658,50

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Comune Parrocchia Importo in €

AVETRANA Parrocchia San Giovanni Battista Parrocchia Sacro Cuore

10070

TORRE SANTA SUSANNA Parrocchia S. Maria e S. NicolaParrocchia Cristo Re

13525

ORIA Parrocchia Maria SS. AssuntaParrocchia San DomenicoParrocchia S. Francesco d’Assisi

108522

LATIANO Parrocchia S. Giueseppe LavoratoreParrocchia Sacro Cuore

20240,40

ERCHIE Parrocchia Natività di Maria Vergine 100

MARUGGIO Parrocchia SS. Natività di Maria Vergine 100

UGGIANO MONTEFUSCO Parrocchia Maria SS. AssuntaMons. Gennari

11050

CEGGLIE MESSAPICA Parrocchia San RoccoParrocchia Maria ImmacolataParrocchia San Lorenzo da Brindisi

320100270

SAVA Parrocchia San Giovanni BattistaParrocchia Sacra FamigliaParrocchia SS. MediciSantuario Madonna di Pasano

155220223143

FRANCAVILLA FONTANA Parrocchia Spirito SantoParrocchia Maria SS. Del CarmineParrocchia Maria SS. Della CroceParrocchia Sant’EligioParrocchia San Lorenzo MartireParrocchia Santa Maria GorettiParrocchia Maria SS. Del RosarioConfraternita Buona Morte e Orazione

1503001005080504010

MANDURIA Parrocchia SS. TrinitàParrocchia S. Maria di CostantinopoliParrocchia S. GemmaParrocchia S. Giovanni BoscoParrocchia Madonna del RosarioParrocchia San Michele ArcangeloParrocchia San Paolo della CroceMpnache Clarisse

165103060803020

200

TOTALE 3868,40

OFFERTE QUARESIMA DI CARITÀ 2012

DIOCESANA

Page 19: MemOria - Dicembre 2012

DIOCESANA

Comune Parrocchia Importo in €

AVETRANA Parrocchia San Giovanni Battista Parrocchia Sacro Cuore

15085

TORRE SANTA SUSANNA Parrocchia S. Maria e S. Nicola 350

ORIA Parrocchia Maria SS. AssuntaParrocchia San DomenicoParrocchia San Francesco di PaolaSantuario “San Cosimo alla Macchia”Liceo Classico-Scientifi co “V. Lilla”Don Daniele Conte

7010550

5003050

LATIANO Parrocchia Sacro CuoreParrocchia Santa Maria della NeveParrocchia San Giuseppe LavoratoreConfraternita SS. RosarioConfraternita ImmacolataConfraternita SS. SacramentoConfraternita dei Morti

241,1560050402590

120

ERCHIE Parrocchia Natività di Maria VergineParrocchia SS. Salvatore

200185

MARUGGIO Parrocchia SS. Natività di Maria VergineParrocchia Maria SS. Assunta- Campomarino

160180

UGGIANO MONTEFUSCO Parrocchia Maria SS. Assunta 140

VILLA CASTELLI Parrocchia San Vincenzo De’ PaoliConfraternita Immacolata

1190136

CEGGLIE MESSAPICA Parrocchia San RoccoParrocchia Maria ImmacolataParrocchia Maria SS. AssuntaParrocchia San Lorenzo da Brindisi

935400700130

SAVA Parrocchia San Giovanni BattistaParrocchia Sacra FamigliaParrocchia SS. Medici Cosma e DamianoSantuario Madonna di Pasano

100150400215

FRANCAVILLA FONTANA Parrocchia Maria SS. Del CarmineParrocchia Maria SS. Della CroceParrocchia Sant’EligioParrocchia ImmacolataParrocchia San Lorenzo MartireParrocchia Santa Maria GorettiParrocchia Maria SS. Del Rosario

1500400200350730100575

MANDURIA Parrocchia SS. TrinitàParrocchia Santa Maria di CostantinopoliParrocchia Santa GemmaParrocchia San Giovanni BoscoParrocchia Madonna del RosarioParrocchia dell’Annunciazione - Torre ColimenaParrocchia San Pietro in BevagnaChiesa dell’AssuntaConvento San FrancescoMonache Clarisse

60120050

40020090

20019

350200

TOTALE 13942,15

OFFERTE EMERGENZA TERREMOTO EMILIA ROMAGNADestinate agli aiuti di Caritas Italiana per i terremotati in Emilia

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“Ci sarò”. Ho seccamente replicato così quando in un autunnale pomeriggio di fi ne ottobre don Alessandro Mayer mi sventolò sul muso l’invito per la festa di San Carlo Borromeo, patrono della comunità del Seminario Vescovile di Oria. E così la sera del 4 novembre, seppur con un po’ di ritardo, ho osservato l’impegno raggiungendo piazza San Giustino de Jacobis e infi landomi nella gremita chiesa dei Sacri Cuori, vero e proprio “diadema” della maestosa Casa della Missione che ospita la comunità del Seminario. Dopo la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Vincenzo Pisanello, la piccola folla convenuta si è riversata nell’ampio teatro annesso alla struttura. Qui ad attendere gli amici presenti una vera e propria sorpresa: i seminaristi in formazione “allargata” hanno off erto la gustosissima commedia “L’eredità di zio Mustafà”, coordinati egregiamente dall’animatore Giuseppe Leporale e sostenuti dall’ottima interpretazione di Vittorianna Delle Grottaglie. Applausometro al massimo per gli attori che hanno saputo calcare la scena con consapevole capacità, suscitando il sincero sorriso e apprezzamento dei presenti; sorriso e apprezzamento “consolidato” da un successivo momento di convivialità (si dice così – vero? – quando c’è da gustare un gradito rinfresco) l’intera comunità del Seminario assieme al Vescovo hanno salutato gli ospiti.Una quercia. Quest’immagine mi è balzata in mente volendo descrivere la comunità del Seminario oritano. Secoli di storia e di storie in cui migliaia di volti e nomi si sono succeduti e – spero per il bene della Chiesa oritana – potranno continuare a succedersi.

Pierdamiano Mazza

San Carlo, festa in Seminario

DIOCESANA

È pronto il calendario delle pro-poste di pastorale vocazionale a cura del Centro Diocesano Vo-cazioni, che quest’anno ha quasi completamente rinnovato la sua equipe, con l’ingresso di nuovi elementi! L’iniziativa principale è quella del gruppo SeM: Samuel e Ministranti. Per ragazzi e ragazze dagli 11 ai 14 anni. In seminario dalle 15.30 alle 18.30.Tema: un brano vocazionale del Vangelo in-terfacciato alla vita di un santo o beato. Con-divisione e gioco insieme.Il primo appuntamento del SeM, il 17 novem-bre, ha visto la partecipazione di oltre 100 ra-gazzi e ragazze da 7 paesi diversi. Date previste: 15 dicembre - 19 gennaio - 23 febbraio - 16 marzo

Anche quest’anno è previsto poi il Grande Raduno Ministranti, festa per tutti i ministranti della diocesi: domenica 28 aprile, in seminario, dalle 10.00 alle 18.00.

A grande richiesta, si svolgerà poi quest’anno un Campo Scuola Vocazionale per ra-gazzi e ragazze che hanno partecipato al SeM durante l’anno e che hanno il desiderio di ap-profondire il tema della vocazione.24-27 giugno, a Stella Maris (Programma e dettagli da defi nire).

In questo anno speciale, dedicato in partico-lare al tema della Fede, anche la tradizionale Giornata Diocesana della Gioventù, per giovanissimi e giovani, avrà un taglio vo-cazionale. A Villa Castelli, Sabato 20 aprile.

Page 21: MemOria - Dicembre 2012

DIOCESANA

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Attività del Seminario Vescovile

È ricominciata con entusiasmo la vita della piccola comunità del Seminario Vescovile “S. Carlo Borromeo”.La comunità quest’anno è composta da “solo” quattro seminaristi. Ad essi si affi anca però il gruppetto degli “Amici del Seminario”, 6 ra-gazzi che condividono la vita della nostra co-munità una volta al mese, per verifi care pian piano il desiderio di farne parte un giorno in maniera più stabile.

Una delle iniziative di quest’anno è il Seminario in Parrocchia. L’intera comu-nità del Seminario vescovile, con il gruppo Amici del Seminario, trascorre l’intera mat-tinata della domenica in una parrocchia del-la diocesi. La prima giornata si è svolta con grande partecipazione nella parrocchia Nati-vità di Maria Vergine in Erchie. Le prossime date previste sono: 16 dicembre - 20 gennaio - 24 febbraio - 17 marzo - 12 maggio.

Prosegue poi dall’anno scorso il Calcetto in Seminario. Tutti i mercole-di dell’anno - salvo imprevisti - dalle 19 alle 20, la comunità del seminario ospita gruppi di adolescenti per una partita di calcetto a 5 contro i seminaristi. Dopo la partita si consu-ma qualcosa insieme negli ambienti del semi-nario. Per prenotarsi contattare direttamente l’equipe.

Dopo il grande successo dello scorso anno, che ha visto la partecipazione di oltre 50 squa-dre da 22 parrocchie diverse, anche quest’an-no si organizzerà in maggio il Torneo Sansone, per squadre di calcetto a 5 di adolescenti e giovanissimi.

Attività delCentro Diocesano

Vocazioni

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Oggi non pochi giovani dubitano profondamente che la vita sia un bene e non vedono chiarezza nel loro cam-mino. Più in generale, di fronte alle diffi coltà del mon-do contemporaneo, molti si chiedono: io che cosa pos-so fare? La luce della fede illumina questa oscurità, ci fa comprendere che ogni esistenza ha un valore inestima-bile, perché frutto dell’amore di Dio. Egli ama anche chi si è allontanato da Lui o lo ha dimenticato: ha pazienza e attende; anzi, ha donato il suo Figlio, morto e risorto, per liberarci radicalmente dal male. E Cristo ha inviato i suoi discepoli per portare a tutti i popoli questo annun-cio gioioso di salvezza e di vita nuova.

Benedetto XVI, dal Messaggio ai giovani per la GMG 2013

Anche quest’anno il Servizio diocesano di Pastorale Giovanile a piccoli passi cammina attraverso alcune proposte. Ma prima delle iniziative ci sta a cuore che il nostro servizio possa suscitare atteggiamenti nuo-vi nei confronti della Pastorale Giovanile. Primo atteggiamento. Crescere in una reciproca col-laborazione, a partire dal lavoro prezioso e continuo dell’équipe. Un’équipe nuova, allargata e sempre più motivata. Auspichiamo una maggiore collaborazio-ne con i movimenti e le associazioni presenti nella nostra Diocesi.Secondo atteggiamento. Passare da una Pastora-le Giovanile che sforna iniziative ad una Pastorale Giovanile che fa riscoprire la gioia e la bellezza di condividere e portare agli altri il Vangelo. I giovani che evangelizzano i giovani. Pertanto la nostra proposta annuale, in sintonia con le Linee Pastorali del nostro Vescovo, prevede alcuni appuntamenti importanti ed intensi:

ATTO DI FEDE,Festa di Natale dei giovani con il Vescovo22 dicembre, presso la Parrocchia Sacra Famiglia di Sava

Partecipazione alla Marcia Nazionale della Pace 31 dicembre 2012, Lecce

CORSO BASE DI FORMAZIONE alla nuova evangelizzazione15-17 marzo 2013

GIORNATA DIOCESANA DELLA GIOVENTÙ, in concomitanza con Giornata di Preghiera per le Vocazioni (in collaborazione con il CDV) 20 aprile 2013

GMG, Rio de Janeiro20 luglio – 4 agosto 2013

MISSIONE dei giovani ai giovani09-11 agosto 2013, Campomarino

Percorso di fede nelle scuoleDate da concordare

“Andate, fate discepoli tutti i popoli”

DIOCESANA

(Mt 28,19)

MemOria anno VII n. 6 Dicembre 2012

Page 23: MemOria - Dicembre 2012

23

anno VII n. 5 Novembre 2012MemOria

Annunciare il Vangelo della Famiglia

DIOCESANA

Cos’è la Pastorale Familiare?

È l’azione di tutta la Chiesa e quindi anche degli sposi e delle famiglie che, guidata dallo Spirito Santo, ha come fi ne l’annunciare, celebrare e servire l’autentico “Vange-lo del Matrimonio e della famiglia”, con la consapevolez-za di proporre anche una visione e un’esperienza profeti-ca e umanizzante. I nostri Pastori, dopo aver indicato le ragioni di un rinnovato impegno ecclesiale a favore della famiglia e con essa (considerate sia l’urgenza della situa-zione attuale sia la perenne missione evangelizzatrice della Chiesa), ci off rono la seguente “defi nizione”, abba-stanza chiara e semplice, di pastorale familiare:<La pastorale familiare è una determinazione particola-re della pastorale generale della Chiesa, di cui condivide il fi ne dell’evangelizzazione> (DPF: n.9).Già da queste semplici espressioni ci si può rendere conto quanto sia costitutiva la pastorale familiare per la nuova evangelizzazione e la promozione umana (o, se si vuo-le, iniziazione cristiana dei propri fi gli): non è forse nel-la famiglia e mediante essa che viene signifi cativamente rifatto il tessuto umano ed ecclesiale della Chiesa e della società? Nelle parole dei nostri Vescovi mi sembra chia-ro l’appello rivolto a tutto il popolo di Dio (in capite et in membris) di “riappropriarsi” di un suo preciso dovere: evangelizzare la famiglia. Finalità della pastorale fami-

liare è infatti:accompagnare la coppia e la famiglia a sco-prire e vivere la loro vocazione (alla santità) e missione (alla vita ecclesiale e sociale); contribuire a far crescere la famiglia come chiesa domestica perché, di ritorno, que-sta possa aiutare la parrocchia ad essere sempre più una “famiglia di famiglie”; avviare una pastorale familiare missionaria sulla base di un progetto che sia d’insieme: pastorale integrata, lavorare cioè per progetti pastorali delineando obiettivi, strumenti e contenuti, tempi o tap-pe, risorse…

Gaetano e Francesca Mascolo

Il Movimento per la Vita italiano ha promosso un’ iniziativa denominata “Uno di noi”.L’articolo 11 del Trattato di Lisbona, prevede che un milione di cittadini europei di almeno 7 Paesi dell’Unione, possano ottenere che le istituzioni europee discutano una proposta che sale dalla base popolare. Il Movimento per la Vita propone che l’Unione Europea riconosca l’estensione della protezione giuridica della dignità e del diritto alla vita di ogni essere umano fi n dal concepimento. È possibile fi rmare attraverso il sito internet www.mpv.org al link Uno di Noi.

Franco e Mariella Galiano

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La relazione tra fede e arte, nella storia del cristianesimo e non solo, è stata sempre un intreccio di ispirazioni e condizionamenti. L’arte fi gurativa

pittorica e scultorea, soprattutto nella nostra Europa e in modo particolare nella nostra Italia, è stata sempre un ancella della teologia, della catechesi e della predicazione. Tante sono le opere d’arte che hanno esplicitato e spiegato in maniera sublime il mistero di Dio, e che hanno ispirato e sostenuto in maniera forte la preghiera dei credenti in Cristo Signore. Paolo VI così si rivolgeva agli artisti nella Cappella Sistina il 7 Maggio del 1964: «Il Nostro ministero ha bisogno della vostra collaborazione perché, come sapete, il Nostro ministero è quello di predicare e di rendere accessibile e comprensibile, anzi commovente, il mondo dello spirito, dell’invisibile, dell’ineff abile, di Dio. E in questa operazione, che travasa il mondo invisibile in formule accessibili, inintelligibili, voi siete maestri. È il vostro mestiere, la vostra missione; e la vostra arte è proprio quella di carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forma, di accessibilità. E non solo una accessibilità quale può essere quella del maestro di logica, o di matematica, che rende, si, comprensibili i tesori del mondo inaccessibile alle facoltà conoscitive dei sensi e alla nostra immediata percezione delle cose. Voi avete anche questa prerogativa, nell’atto stesso che rendete accessibile e comprensibile il mondo dello spirito: di conservare a tale mondo la sua ineff abilità, il senso della sua trascendenza, il suo alone di mistero, questa necessità di raggiungerlo nella facilità e nello sforzo allo stesso tempo».Sempre Paolo VI, a chiusura del Concilio Vaticano II rivolgendosi agli artisti dice che: «Da lungo tempo la Chiesa ha fatto alleanza con voi. Voi avete edifi cato e

decorato i suoi templi, celebrato i suoi dogmi, arricchito la sua liturgia. L’avete aiutata a tradurre il suo messaggio divino nel linguaggio delle forme e delle fi gure, a rendere comprensibile il mondo invisibile». L’anno della fede, indetto dal nostro papa Benedetto XVI, ci sprona a rivalutare e approfondire questo legame intimo, forte, tra fede e cultura, fede e arte, fede e vita dell’artista. In una mia intervista, il prof Cosimo Giuliano, noto artista latianese, relativamente alla considerazione del rapporto tra vita spirituale e vita dell’artista, asserisce che Spirito e arte sono due aspetti inscindibili dell’animo di un artista. L’arte, egli sostiene, non è mai fi ne a se stessa e non scaturisce dal nulla, ma procede sempre dalla fonte inesauribile dei sentimenti e delle passioni, l’Assoluto, per esprimersi poi nei prodotti artistici, nel suo caso scultorei. In eff etti, scrive Giovanni Paolo II nella lettera agli artisti del 1999: «ogni autentica intuizione artistica va oltre ciò che percepiscono i sensi e, penetrando la realtà, si sforza di interpretarne il mistero nascosto. Essa scaturisce dal profondo dell’animo umano, là dove l’aspirazione a dare un senso alla propria vita si accompagna alla percezione fugace della bellezza e della misteriosa unità delle cose. Un’esperienza condivisa da tutti gli artisti è quella del divario incolmabile che esiste tra l’opera delle loro mani, per quanto riuscita essa sia, e la perfezione folgorante della bellezza percepita nel fervore del momento creativo: quanto essi riescono ad esprimere in ciò che dipingono, scolpiscono, creano non è che un barlume di quello splendore che è balenato per qualche istante davanti agli occhi del loro spirito».L’infl uenza della fede rispetto alla creatività artistica è, secondo il prof Giuliano, una profonda simbiosi, una continua compenetrazione dell’una nell’altra.

Francesco Sternativo

Il custode della BellezzaFede e arte in relazione.

CULTURALE

MemOria anno VII n. 6 Dicembre 2012

Page 25: MemOria - Dicembre 2012

L’espressione delle proprie capacità artistiche nasce, nel suo caso, dalla fede, ma allo stesso tempo attraverso l’arte sacra sente che la fede si fortifi ca, si irrobustisce sempre di più. Le sue doti artistiche sono opera della mano di Dio, affi nate poi dal suo genio artistico, dal suo estro creativo, e soprattutto dal suo impegno. L’arte, egli sostiene, nasce dal profondo dell’io; è la fonte dei pensieri umani, e per chi, come lui, è profondamente cristiano, questa fonte non può che essere Dio. Certamente l’esperienza e la pratica affi nano un sentire profondo che si esplicita, come si evince da tutte le sue opere, nell’arte, che è comunicazione con il sacro. Proprio in questo canale di comunicazione, la fragilità umana si fortifi ca e diventa tensione verso Dio. In defi nitiva, l’arte ci pone in comunicazione con Dio e nell’arte si scopre la Sua impronta. Questa scoperta induce l’artista al trasporto emotivo, quasi estatico; l’arte diventa espressione della propria vita di fede. Quanto si riesce ad esprimere della propria vita di fede nelle proprie creazioni artistiche? Relativamente alla sua esperienza personale il nostro caro amico artista confessa: «La tensione verso l’Assoluto mi porta ad esprimere visibilmente questo affl ato, che è profondo e sentito. Ogni mia opera è parte di un percorso più profondo, tappa di un cammino di fede; ogni mia opera è contemporaneamente un unicum e parte di questo

percorso più ampio, nel senso che è capace di esprimere il senso della ricerca sia della dimensione umana che della dimensione divina, che è in ogni essere umano. Ogni opera compiuta diventa testimonianza di questa dimensione interiore, ma proprio perché universale, diventa parte del percorso interiore di ogni essere umano che vi si accosta. Insomma, la mia arte testimonia la mia fede che è anche la fede di tanti che vi si rispecchiano e la fanno propria». Sant’Agostino, cantore innamorato della bellezza, dice Benedetto XVI nel discorso agli esponenti di tutte le arti il 21 novembre 2009, nella Cappella Sistina, rifl ettendo sul destino ultimo dell’uomo così scriveva: «Godremo, dunque di una visione, o fratelli, mai contemplata dagli occhi, mai udita dalle orecchie, mai immaginata dalla fantasia: una visione che supera tutte le bellezze terrene, quella dell’oro, dell’argento, dei boschi e dei campi, del mare e del cielo, del sole e della luna, delle stelle e degli angeli; la ragione è questa: che essa è la fonte di ogni altra bellezza». Così conclude il papa Benedetto XVI: « Auguro a tutti voi, cari Artisti, di portare nei vostri occhi, nelle vostre mani, nel vostro cuore questa visione, perché vi dia gioia e ispiri sempre le vostre opere belle».

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anno VII n. 6 Dicembre 2012MemOria

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a cura di Francesco Sternativo

IN...VERSI

... con Madeleine Delbrêl

e saremo contagiosi della gioiaPoiché le tue parole, mio Dio, non son fattePer rimanere inerti nei nostri libri,ma per possederci e per correre il mondo in noi,permetti che, da quel fuoco di gioiada te acceso, un tempo, su una montagnae da quella lezione di felicità,qualche scintilla ci raggiunga e ci possegga,ci investa e ci pervada.Fa che come “fi ammelle nelle stoppie”Corriamo per le vie della cittàE fi ancheggiamo le onde della folla,contagiosi di beatitudine, contagiosi della gioia..

i nostri desertiQuando ci si ama, si vuol stare insiemee quando si è insieme ci si desidera parlare.Quando ci si ama, è penosoavere sempre gente intorno.Quando ci si ama, si vuole ascoltare l’altro,solo,senza che voci estranee ci vengano a turbare.Per questo coloro che amano Diohanno sempre sognato il deserto,per questo a coloro che l’amano

Dio non può rifi utarlo.E sono sicura, mio Dio, che Tu mi amie che in questa vita così ostacolata,stretta tutt’intorno dalla famiglia,dagli amici e da tutti gli altri,non può mancare quel desertoin cui ti si può incontrare.Non si arriva mai al desertosenza avere attraversato molte cose,senza essere aff aticati da una lunga strada,senza strappare i propri occhi al loro orizzonte abituale.Si guadagnano i deserti, non si regalano.I deserti della nostra vita, noi li strapperemoal segreto delle nostre ore umane,se non faremo violenza alle nostre abitudini,alle nostre pigrizie.E’ diffi cile,ma essenziale al nostro amore.Lunghe ore di sonnolenza non valgono dieci minutidi sonno vero. Così è della solitudine con Te.Ore di quasi solitudinesono per l’anima un riposo minoreche un tuff o istantaneo nella Tua presenza.Non si tratta di imparare l’ozio.Bisogna imparare a essere soli

MemOria anno VII n. 6 Dicembre 2012

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ogni volta che la vita ci riserva una pausa.E la vita è piena di pause,che noi possiamo scoprire o sprecare.Nella più pesante e grigia giornata,quale splendida gioia per noi la previsionedi tutti questi incontri sgranati...Quale gioia sapere che noi potremo al tuo solo voltolevare gli occhi, mentre la farinata diventerà densa,mentre crepiterà il telefono occupato,mentre, alla fermata, attenderemo l’autobus in ritardo,mentre saliremo le scale,mentre andremo a cercare,in fondo al viale del giardino,ciuffi di prezzemolo per condire l’insalata.Che straordinaria passeggiata,sarà per noi questa serail ritorno in metrò,quando s’intravedranno appenale persone incrociate sul marciapiede.Quali “vantaggi” per te sono i nostri ritardi,quando si attende un marito, degli amici e dei fi gli.Ogni fretta di ciò che non arriva è molto spessoil segno di un deserto.Ma i nostri deserti hanno rudi divieti,non fossero che le nostre impazienzeo le nostre fantasticherie vagabondeo il nostro torpore.Perché noi siamo fatti così,che non possiamo preferirti senza un minimo di lotta,e Tu, nostro Diletto,sarai sempre messo da noi sulla bilanciacon questo fascino,con questa ossessione logorantedelle nostre quisquilie.

il ballo dell’obbedienza… Signore, vieni ad invitarci. Siamo pronti a danzarti questa corsa che dobbiamo fare, questi conti, il pranzo da preparare, questa veglia in cui avremo sonno. Siamo pronti a danzarti la danza del lavoro, quella del caldo, e quella del freddo, più tardi. Se certe melodie sono spesso in minore, non ti diremo che sono tristi; Se altre ci fanno un poco ansimare, non ti diremo che sono logoranti. E se qualcuno per strada ci urta, gli sorrideremo: anche questo è danza.

Signore, insegnaci il posto che tiene, nel romanzo eterno avviato fra te e noi, il ballo della nostra obbedienza.

Rivelaci la grande orchestra dei tuoi disegni: in essa, quel che tu permetti dà suoni strani

nella serenità di quel che tu vuoi. Insegnaci a indossare ogni giorno la nostra condizione umana come un vestito da ballo, che ci farà amare di te tutti i particolari. Come indispensabili gioielli.

Facci vivere la nostra vita, non come un giuoco di scacchi dove tutto è calcolato, non come una partita dove tutto è diffi cile, non come un teorema che ci rompa il capo, ma come una festa senza fi ne dove il tuo incontro si rinnovella, come un ballo, come una danza, fra le braccia della tua grazia, nella musica che riempie l’universo d’amore. Signore, vieni ad invitarci.

solitudineA noi gente della strada sembrache la solitudine non sia l’assenza del mondoma la presenza d i Dio.E’ l’incontrarlo dovunque che fa la nostra solitudine.Essere veramente soli è, per noi,partecipare alla solitudine di Dio.Egli è così grande che non lascia posto a nessun altro,se non in lui.Il mondo intero è come un faccia a faccia con luidal quale non possiamo evadere.Incontro della sua causalità vivadove le strade si intersecano accese di movimento.Incontro con la sua orma sulla terra.Incontro della sua Provvidenza nelle leggi scientifi che.Incontro del Cristo in tutti questi «piccoli che sono suoi»:quelli che soff rono nel corpo, quelli che sono presi dal tedio,quelli che si preoccupano, quelli che mancano di qualcosa.Incontro con il Cristo respinto, nel peccato dai mille volti.Come avremmo cuore di deriderli o di odiarli,questi infi niti peccatori ai quali passiamo accanto?Solitudine di Dio nella carità fraterna:il Cristo che serve il Cristo; il Cristo in colui che serve,il Cristo in colui che è servito.L’apostolato come potrebbe essere per noiuna dissipazione o uno strepito?

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IN...VERSI

MemOria

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