27 gennaio 2012 giornata della memoria

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27 GENNAIO GIORNATA DELLA MEMORIA Alessandra Pastò 1

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27 GENNAIO GIORNATA DELLA MEMORIA

Alessandra Pastò 1

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Questo lavoro è pensato per le classi del secondo ciclo della scuola primaria: un percorso

trasversale per non dimenticare i fatti tragici successi e per evitare

che si ripetano ancora

Alessandra Pastò 2

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Il Parlamento Italiano con la Legge 211 del 20 luglio 2000, ha istituito la

GIORNATA DELLA MEMORIA in ricordo dello sterminio e delle

persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei

campi nazisti.

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Ma che cosa è successo?

Nel 1918 era terminata la prima guerra mondiale, una guerra che aveva coinvolto molti popoli e aveva provocato un numero elevato di morti. La Germania era uscita sconfitta dalla guerra, con enormi debiti da pagare alle nazioni che avevano vinto.

Molte industrie avevano chiuso e molta gente era a casa dal lavoro.

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Regnava la miseria, la delusione anche perché tutti ricordavano la Germania quando era una nazione ricca e potente.

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Di questa situazione approfittò il partito nazionalsocialistail cui capo era Adolf Hitler

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Hitler basso di statura aveva la capacità di infiammare gli animi, aveva un carattere autoritario e promise di far tornare la Germania ricca e potente come un tempo.

Egli individuò negli ebrei i principali responsabili dei problemi della Germania e su di loro iniziò a dire molte falsità. Li accusava di essersi procurati i lavori più redditizi, di aver tolto il lavoro ai tedeschi, che erano la razza più pura del mondo.

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Hitler diede inizio al suo piano per eliminare gli ebrei.

All’inizio li fece schedare secondo un ordine alfabetico, la professione, l’indirizzo e la nazionalità e poi li fece chiudere nei ghetti, quartieri dove gli ebrei erano completamente isolati dal resto della popolazione, ammassati in case alte e strette, dove si viveva in molte persone dentro a stanze piccole.

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Nel ghetto entravano pochi viveri, si pativa spesso la fame e il tifo, una malattia trasmessa dalle pulci, faceva morire moltissime persone.

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Veduta del Ghetto di Venezia

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Anche in Italia, che a quel tempo era alleata della Germania, furono emanate le leggi razziali contro gli Ebrei, precisamente nel 1938.

Queste stabilivano che la “razza ebraica” era inferiore e prevedevano:

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Espulsione degli Ebrei dalle scuole.Divieto dei matrimoni tra Ebrei e non Ebrei.Espulsione degli Ebrei dagli impieghi pubblici.Limitazione del diritto di proprietà a vantaggio

dello Stato, che così poteva appropriarsi dei loro beni.

Espulsione degli Ebrei dall’esercito.Impedimento per gli Ebrei di trovare lavoro.

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Non molto tempo dopo iniziarono le deportazioni nei campi di concentramento e poi nei campi di sterminio.

Dai ghetti venivano prelevati gli Ebrei, caricati su carri-bestiame e dopo un viaggio di alcuni giorni in condizioni igieniche spaventose arrivavano al campo di concentramento dove avveniva la selezione tra coloro che potevano essere “abili al lavoro” e coloro che erano da inviare ai campi di sterminio.

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Treno dei deportati Entrata del campo

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Arrivo al campo Baracche di legno

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Interno di una baracca Interno-baracca con Ebrei

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In questi campi venivano spogliati di tutto e fatti rivestire con una divisa a righe, simile ad un pigiama.Veniva tatuato un numero e da quel momento non erano più uomini, ma numeri.

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Tra il 1942 e il 1944 Terezin (presso Praga) diventò il ghetto dell’infanzia.

Tra le sua mura a forma di stella vennero ammassati 15mila bambini e adolescenti, strappati dalle famiglie e destinati al campo di sterminio di Auschwitz.

Dei 15mila, solo 100 scamparono alla morte.Di loro non sapremmo nulla se, alla fine della guerra, non

si fossero ritrovati in quei luoghi pochi fogli di poesia e circa 4mila disegni: i bimbi sotto la guida di qualche maestro, che faceva loro scuola di nascosto, scrivevano, dipingevano e cantavano.

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La farfalla

L’ultima, proprio l’ultima,di un giallo così intenso, cosìassolutamente giallo,come una lacrima di sole quando cadesopra una roccia biancacosì gialla, così gialla!l’ultima,volava in alto leggera,aleggiava sicuraper baciare il suo ultimo mondo.Tra qualche giornosarà già la mia settima settimanadi ghetto:i miei mi hanno ritrovato quie qui mi chiamano i fiori di rutae il bianco candeliere di castagnonel cortile.Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.Quella dell’altra volta fu l’ultima:le farfalle non vivono nel ghetto. Pavel Friedman (1921 – 1944)

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Il giardino

E’ piccolo il giardinoprofumato di rose,è stretto il sentierodove corre il bambino:un bambino graziosocome un bocciolo che si apre:quando il bocciolo si apriràil bambino non ci sarà.Franta Bass (1930 – 1944)

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A Olga

Ascolta,già fischia la sirena della nave.Su, partiamoper porti sconosciuti!Ecco,è già l’ora.Navigheremo lontano,i sogni diventeranno realtà.Oh, dolce nome del Marocco!Ecco,è già l’ora.Il vento ci porta canzonidi paesi lontani.Guarda il cieloe pensa soltanto alle violette.Ecco,è già l’ora.Alena Synková (1926 sopravvisuta)

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Per non ripetere gli stessi errori è necessarioRICORDARE!

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