La Radice 15 giugno 2010

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“Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c legge 662/96 DCI Sicilia, Prov. CL” ORGANO DI FORMAZIONE CIVICA E DI INFORMAZIONE DELLA COMUNITÀ VALLELUNGHESE Anno XI - N. (3+29) 15 Giugno 2010 Per le P.I. anno VII num. 1 “Amore mio che vuoi mangiare”? E ra questa la doman- da che mia madre mi faceva ogni volta che le dicevo: ”mammina, vengo a mangiare a casa tua”. Io le rispondevo che a me piace tutto e che poteva decidere lei. Ma non era la stessa cosa, perché se le esprimevo un desiderio era più contenta e, dopo molte telefonate ai suoi fornito- ri di fiducia e consultazioni con la sua cuoca, poteva sod- disfare la mia richiesta specifica: i timbaletti di capellini o il merluzzo fresco, o il filetto più tenero. Procurarmi il cibo che più gradivo era il massimo segno di interessamento per darle la felicità di quell’attimo che era Criccu dice a Cruaccu: Era il 2008. Un articolo del “Giornale di Sicilia“ riportava esternazioni del Vescovo di Calta- nissetta Mons. Russotto che invitava i politici ad andarsene a casa, quando non avessero avuto la capacità di soddisfare i bisogni dei loro ammini- strati. Ho cercato - continua Criccu, insolitamente in italiano - in tutti i modi, di ritrovare l’articolo, interes- sando anche le redazioni dei due quotidiani siciliani, ma senza fortuna. Criccu, Cruaccu e manicu di sciascu 4 La moglie del “pizzo” (Due soddisfazioni che non avrei mai voluto avere!) Finalmente! Superiora Generale Laura Gaeta e fratello Maurizio della Congregazione “Servi dei Poveri” C arissimo Capitano, erano passati solo pochi giorni dal momento in cui tu mi avevi chiesto notizie riguardanti la vita di due miei zii apparte- nenti alla congregazione del “Boccone del Povero” che ci arriva la notizia, un po’ ina- spettata, della morte dell’ulti- ma zia ancora in vita. L’altro Bocconista era stato ricevuto, in precedenza, nella gloria di Nostro Signore. Il suo nome era Laura Gaeta ed era nata a Vallelunga il 27 Maggio 1927. A soli 16 anni, nel 1943, subisce il fascino del carisma del Beato Giacomo Cusmano ed entra nella congregazione L a Fiat Cinquecento correva pimpante e decisa lungo la vecchia e tortuosa statale 121, attraversava i campi primaverili ammantati di verde, saliva e scendeva dalle dolci colline e ad ogni curva il paesaggio si rinnovava offrendo a sprazzi ora la vista idilliaca dei man- dorli fioriti, ora un corposo gregge di pecore che attraver- sava l’asfalto per dirigersi ai pascoli, ora facce rugose di esperti contadini che fino ai bordi della carreggiata affon- davano la zappa in mezzo ai lunghi e promettenti filari di Cominciò così di Loreto Noto (segue a pagina 2) (segue a pagina 6) (segue a pagina 4) Come sempre, L’Asso- <ciazione Culturale “La Radice”, anche questa volta si è impegnata per lo sviluppo della cultura a Vallelunga presentan- do “Il diadema di pie- tra”, il secondo noir del giornalista e scrittore Roberto Mistretta che, come ne “Il canto del- l’upupa” del 2008, trat- ta tematiche delicate ed attuali. Il nuovo romanzo, infatti, porta l’attenzio- ne del lettore su importanti temi di rilevanza sociale tra cui anche lo sfruttamento ignobile dei minori. (segue a pagina 8) - Cuscì, la INTC 3 è tracciata – Disse al telefonino mio Cugino - Cuscì chi beni a dire? – Ho chiesto di rimando - Veni a dire ca su signali fatti ‘nterra da li geometra e sicura - menti fra non molto inizieranno i lavori. Comunque fida- di Pino Piraino Prestigioso incarico per Padre Vincenzo Nuara (nato a Vallelunga) FRATE NISSENO ALLA SANTA SEDE di Pino Piraino (segue a pagina 3) di Maria Grazia La Paglia L’osso che canta, continua a cantare... di V. Insinna Ritratto di mia mamma di R.M. Tasca d’Almerita (segue a pagina 3) Socio onorario Carmen Parra D ue parole sulla simpatica socia onoraria della nostra associazione culturale La Radice: Carmen Parra. Carmen è mia amica dal 1961, l’ho conosciuta in Messico durante il mio viaggio di nozze. Suo padre è stato il più grande e famoso archi- tetto del Messico, le cui case sono rinomate in tutta l’America Latina ed anche in USA. Carmen è nata in Messico e vive lì da sempre, ma è una grande viaggiatrice, ha vis- di R.M. Tasca d’Almerita di Piero Spera (segue a pagina 9) Dal Quotidiano “La Sicilia” – Mercoledì 13 Gennaio 2010 – pag.30 C o l l a b o r e r à all’Ecclesia Dei, commissione che si occupa dell’ap- plicazione del Motu Proprio. Il Comitato per l’applicazione del Motu Proprio “Summorum Pontificum” di Pino Piraino (segue a pagina 10) E bbene si! L’osso che canta con- tinua a cantare, grazie alla memo- ria della Sig.ra Maddalena La P a g l i a , Va l l e l u n g h e s e , che il 24 Aprile, nell’ambito della ricerca condotta dal Prof. Sergio Bonanzinga, docente di Etnomusicologia all’Università di Palermo, ha ricordato questa antichissima e mitica storia agro-pastorale. Una storia, che si pensa abbia molto in comune con il (segue a pagina 10) PRESENTAZIONE DEL ROMANZO “Il diadema di pietra” Bivio tra la S.P. 112 ex S.S. 121 e la Intercomunale n. 3 (INTC 3) “Le fondamenta” di Pino Piraino “Villalba si ferma a ricordare Gianni Messina” di Silvia Dentico P AGINA 11

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La Radice 15 giugno 2010

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“Poste Italiane - Spedizione inabbonamento postale art. 2comma 20/c legge 662/96 DCISicilia, Prov. CL”

ORGANO DI FORMAZIONE CIVICA E DI INFORMAZIONE DELLA COMUNITÀ VALLELUNGHESEAnno XI - N. (3+29) 15 Giugno 2010 Per le P.I. anno VII num. 1

“Amore mio che vuoimangiare”?

Era questa la doman-da che mia madremi faceva ogni

volta che le dicevo:”mammina, vengo amangiare a casa tua”. Iole rispondevo che a mepiace tutto e che potevadecidere lei. Ma non erala stessa cosa, perché se leesprimevo un desiderio

era più contenta e, dopo molte telefonate ai suoi fornito-ri di fiducia e consultazioni con la sua cuoca, poteva sod-disfare la mia richiesta specifica: i timbaletti di capellinio il merluzzo fresco, o il filetto più tenero.Procurarmi il cibo che più gradivo era il massimo segno diinteressamento per darle la felicità di quell’attimo che era

Criccu dice a Cruaccu:Era il 2008. Un articolodel “Giornale di Sicilia“riportava esternazionidel Vescovo di Calta-nissetta Mons. Russottoche invitava i politiciad andarsene a casa,quando non avessero

avuto la capacità di soddisfare i bisogni dei loro ammini-strati. Ho cercato - continua Criccu, insolitamente initaliano - in tutti i modi, di ritrovare l’articolo, interes-sando anche le redazioni dei due quotidiani siciliani, masenza fortuna.

Criccu, Cruaccue manicu di sciascu 4

La moglie del “pizzo”(Due soddisfazioni che non avrei mai voluto avere!)

Finalmente!

Superiora Generale Laura Gaetae fratello Maurizio

della Congregazione “Servi dei Poveri”

Carissimo Capitano,erano passati solopochi giorni dal

momento in cui tu mi avevichiesto notizie riguardanti lavita di due miei zii apparte-nenti alla congregazione del“Boccone del Povero” che ciarriva la notizia, un po’ ina-spettata, della morte dell’ulti-ma zia ancora in vita. L’altro

Bocconista era stato ricevuto, in precedenza, nella gloriadi Nostro Signore.Il suo nome era Laura Gaeta ed era nata a Vallelunga il 27Maggio 1927.A soli 16 anni, nel 1943, subisce il fascino del carisma delBeato Giacomo Cusmano ed entra nella congregazione

La Fiat Cinquecento correva pimpante e decisa lungola vecchia e tortuosa statale 121, attraversava icampi primaverili ammantati di verde, saliva e

scendeva dalle dolci colline e ad ogni curva il paesaggio sirinnovava offrendo a sprazzi ora la vista idilliaca dei man-dorli fioriti, ora un corposo gregge di pecore che attraver-sava l’asfalto per dirigersi ai pascoli, ora facce rugose diesperti contadini che fino ai bordi della carreggiata affon-davano la zappa in mezzo ai lunghi e promettenti filari di

Cominciò cosìdi Loreto Noto

(segue a pagina 2)

(segue a pagina 6)

(segue a pagina 4)

Come sempre, L’Asso-<ciazione Culturale “LaRadice”, anche questavolta si è impegnata perlo sviluppo della culturaa Vallelunga presentan-do “Il diadema di pie-tra”, il secondo noir delgiornalista e scrittoreRoberto Mistretta che,come ne “Il canto del-l’upupa” del 2008, trat-ta tematiche delicate edattuali. Il nuovo romanzo,infatti, porta l’attenzio-

ne del lettore su importanti temi di rilevanza sociale tracui anche lo sfruttamento ignobile dei minori.

(segue a pagina 8)

- Cuscì, la INTC 3 è tracciata – Disse al telefonino mioCugino- Cuscì chi beni a dire? – Ho chiesto di rimando- Veni a dire ca su signali fatti ‘nterra da li geometra e sicura -menti fra non molto inizieranno i lavori. Comunque fida-

di Pino Piraino

Prestigioso incarico perPadre Vincenzo Nuara

(nato a Vallelunga)FRATE NISSENO ALLA SANTA SEDE

di Pino Piraino

(segue a pagina 3)

di Maria Grazia La Paglia

L’osso che canta, continua a cantare...di V. Insinna

Ritratto di mia mammadi R.M. Tasca d’Almerita

(segue a pagina 3)

Socio onorario Carmen Parra

Due parole sulla simpatica socia onoraria dellanostra associazione culturale La Radice: CarmenParra.

Carmen è mia amica dal 1961, l’ho conosciuta in Messicodurante il mio viaggio dinozze. Suo padre è stato ilpiù grande e famoso archi-tetto del Messico, le cuicase sono rinomate in tuttal’America Latina ed anchein USA.Carmen è nata in Messico evive lì da sempre, ma è unagrande viaggiatrice, ha vis-

di R.M. Tasca d’Almerita

di Piero Spera

(segue a pagina 9)

Dal Quotidiano “LaSicilia” – Mercoledì 13Gennaio 2010 – pag.30

C o l l a b o r e r àall’Ecclesia Dei,commissione chesi occupa dell’ap-plicazione delMotu Proprio. IlComitato per

l’applicazione del Motu Proprio “Summorum Pontificum”

di Pino Piraino

(segue a pagina 10)

Ebbene si!L’osso checanta con-

tinua a cantare,grazie alla memo-ria della Sig.raMaddalena LaP a g l i a ,Va l l e l u n g h e s e ,che il 24 Aprile,nell’ambito della

ricerca condotta dal Prof. Sergio Bonanzinga, docente diEtnomusicologia all’Università di Palermo, ha ricordatoquesta antichissima e mitica storia agro-pastorale.Una storia, che si pensa abbia molto in comune con il

(segue a pagina 10)

PRESENTAZIONE DEL ROMANZO

“Il diadema di pietra”

Bivio tra la S.P. 112 ex S.S. 121e la Intercomunale n. 3 (INTC 3)

“Le fondamenta”di Pino Piraino

“Villalba si ferma a ricordareGianni Messina” di Silvia Dentico

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il mangiare insieme. Dopo di ché me neandavo via a fare le mie cose per la città,la lasciavo ai suoi pensieri, ai suoi proget-ti per la prossima occasione di incontrifamiliari come poteva essere il giorno diNatale, o il Battesimo dell’ultimo proni-pote arrivato.Questa era mia madre ancora poche setti-mane fa, e negli ultimi anni della suavita. Seduta su una poltrona della suabella casa che affacciava sul mare, circon-data da rose bellissime in giardino chefaceva piantare ogni anno da anni, e cheandava puntualmente ad osservare conimpazienza nell’attesa che spuntassero iprimi boccioli, circondata da quelle stesserose in casa, poi fiorite e recise, per deco-rare il suo salotto dove io, mio fratello, lemie sorelle, i suoi nipoti e pronipoti, cialternavamo tutti per andarle a racconta-

re le ultime vicende allegre o meno delle nostre vite… ed in tanti che eravamo ne senti-va di ogni specie, di ogni colore. Lei ascoltava con attenzione e sembrava sempre che lacosa che le raccontavi era la più importante per lei. Quando non andavamo a trovarla, lachiamavamo al telefono e lei rispondeva sempre subito, anche se era assopita, era prontaad ascoltare. Se non le telefonavamo per due giorni ci telefonava, come se quei due gior-ni fossero stati troppo lunghi senza ricevere notizie. Mia madre si è sposata a 17 anni con mio padre che ne aveva 22. Hanno vissuto insieme63 anni. Hanno avuto una vita piena di tutto, compresa la terribile seconda guerra mon-diale. Mia madre e mio padre hanno costruito una grande famiglia: 4 figli, 12 nipoti contutti i loro congiunti, 21 pronipoti. Intorno a loro eravamo una quantità enorme e lorone andavano fieri e felici. Mio padre e mia madre insieme hanno costruito tutto quelloche oggi è un’azienda come Regaleali. Mio padre e mia madre hanno avuto un’intesastraordinaria che poche e rarissime coppie hanno la fortuna di avere e mia madre ne eraprofondamente consapevole, diceva di sé: “sono stata molto fortunata”, specialmentevedendo le nostre vite per tante cose meno fortunate della sua, più difficili, piùtormentate.Io sono nata durante quella terribile seconda guerra mondiale mentre la mia famiglia erasfollata a Regaleali in quel periodo in cui Palermo veniva bombardata a tappeto. Miamadre doveva partorire me e doveva subire un cesareo. Ero la quarta, dopo due sorelle eun fratello. Dovevo nascere in campagna con pochissima attrezzatura per un importanteintervento chirurgico, di quelli che oggi si fanno con facilità da routine. Non si trovavaneanche l’anestetico, e per addormentare mia madre dovettero usare un elmetto militarebucherellato, imbottito di ovatta e di etere. Da soffocare! Ma mia madre, dopo moltepli-ci tentativi, venne stordita quanto bastava, e io nacqui in una stanzetta della nostra casadi Regaleali. Sopravvivemmo felicemente a quella difficile prova di coraggio, sia di miamadre, sia del chirurgo che l’aveva sotto i ferri, sia di mio padre che assisteva all’inter-vento, sia mio che volevo vivere a tutti i costi. La nostra infanzia si è divisa tra Palermoe Regaleali, dove io vivo attualmente la maggior parte del mio tempo, ed è qui a Regalealiche mio padre e mia madre hanno vissuto tanto, specialmente negli ultimi vent’anni dellavita di mio padre. A Regaleali mio padre e mia madre hanno lanciato la più brillante ideaimprenditoriale della Sicilia del 20° secolo: il vino siciliano imbottigliato ed etichettato.Mio padre con il suo palato insieme a mia madre con le sue capacità manageriali, hannofatto Bingo vinificando le nostre uve autoctone che fino a quel momento nessuno o pochiconoscevano. Avendo tutti e due gusti raffinati, abituati a viaggiare ed a degustare sem-pre vini di grande prestigio, hanno poi cercato e scelto professionisti specializzati, ini-ziando a produrre vini di alta qualità. Tutti e due insieme sono stati davvero i pionieri delwine-making in Sicilia, seguiti, poi, negli anni, da tanti altri produttori dell’isola.

Nel corso della sua vita mia madre si è occupata di beneficienza, di organizzare la vitasociale in casa, le serate con i parenti, con gli amici che amavano molto andare a cena daimiei genitori dove la tavola e le prelibatezze erano conosciute in tutta la città ed anchealtrove nel mondo. Organizzare le feste di famiglia, i compleanni, i battesimi, era per leiun gioco da ragazzi, era un divertimento qualunque fosse il numero degli invitati: da 6 a600, con la massima disinvoltura. Mia madre cucinava benissimo, aveva gusto, prima dimandare le portate in tavola passava sempre in cucina dal nostro storico cuoco Mario, ochi per lui, per un ultimo assaggio per accertarsi che ci fosse abbastanza sale nella pasta,che la cottura fosse quella giusta, che nella salsa di pomodoro ci fosse quella dose di zuc-chero sufficiente perché non fosse troppo agra, che le patatine fossero fritte e dorate alpunto giusto, se necessario ci metteva un ultimo pizzico di sale. Assaggiava di tutto, amavamolto mangiare.Quando era giovane e bellina io ero piccola, non la vedevo quasi perché vivevo con le

tate, e lei usciva sempre con mio padre; più tardi, lei più grande ed io grande, non la vede-vo perché vivevo a Roma; quindi l’immagine più viva e recente che ho di lei è quella diquesti ultimi dodici anni in cui io mi sono trasferita in Sicilia. Era golosa e adorava le meringhe con le fragoline e la panna montata.Mia madre era il caposaldo della famiglia, il perno intorno a cui tutto girava, la persona

alla quale si poteva affidare un segreto, alla quale si raccontavano le nostre situazioni piùdifficili, i nostri più brillanti risultati di lavoro, le problematiche con i nostri figli. La vitale scorreva intorno attraverso di noi che le raccontavamo sempre qualcosa. Quando inostri racconti si esaurivano c’erano lunghi momenti di silenzio, a volte un po’ noiosi, masenza tempo, si aspettava che passassero, poi si andava a tavola e poi ci si appisolava sulsuo divano guardando uno spettacolo di attualità in TV. Mia madre non faceva conver-sazione. Non aveva studiato, ma avrebbe potuto scrivere un manuale di vita umana, aveva

un sesto senso che le permetteva di percepire tutto di una persona a prima vista, avevaun’intelligenza intuitiva rara, ma non esprimeva mai giudizi non richiesti, non interferi-va nelle nostre vite, si limitava a dare delle opinioni, dei consigli che esprimeva senza farepressione, senza insistenza, senza mai pretendere che poi si facesse come diceva lei. Lamaggior parte delle volte aveva ragione. Era molto riservata nell’esprimere le sue emo-zioni, ed anche il suo affetto, ma chi voleva capire capiva e tutti, davvero tutti le voleva-mo bene, anzi benissimo. Aveva un grande buon senso, semplice. Rideva di gusto rara-mente, ma quando rideva, pur sempre contenuta, il suo viso s’illuminava ed era solare.Mia madre se n’è andata senza soffrire, senza una malattia, senza nessun presentimento,

come sperava e come non se lo sarebbe mai aspettato neanche lei, è scivolata via senzadolore, senza rendersene conto, senza trauma; la sua si chiama “morte elettrica”, pratica-mente un corto circuito.Nel suo letto di sposa sembrava dormisse il sonno della Grande Pace, aveva raggiunto ilsuo amato Giuseppe, mio padre, perduto 12 anni prima, durante i quali lo ha rimpiantoogni giorno. Se n’è andata nella notte tra l’1 Gennaio e il 2 Gennaio 2010. Non riescoa capacitarmi che non sia più nella sua poltrona, che non possa più chiamarla al telefonoper dirle cosa vorrei mangiare domani da lei, che cosa ho fatto ieri e oggi, che non michieda come stanno i miei figli, se ho parlato con loro, se tutto va bene, come avevamofatto fino alla sera prima, la sera di Capo d’Anno, in cui ci siamo fatte gli auguri ed io leho detto ancora una volta, l’ultima: “buona notte mamma”. Questo è un ritratto di mia madre strettamente filiale, pensato da me che sono la sua ulti-ma figlia, da me che ho vissuto fuori dalla Sicilia per 35 anni, da me che sono ritornata avivere a Palermo 12 anni fa, da me che ho ritrovato mia madre dopo tanta distanza geo-grafica. Non sopporto parlarne all’imperfetto, credevo che non potesse succedere, ma lamorte ha afferrato anche lei che aveva tanti anni, 92, che è rimasta lucida fino all’ulti-mo momento, che fino all’ultimo ci ha riuniti tutti intorno a lei ancora questo Natale2009, quasi 50 di noi, grandi, piccoli e piccolissimi, e lei seduta a capotavola che presie-deva la sua progenie con fierezza ma anche con tanta stanchezza. Mi manca, mentre scrivo, di poterle telefonare per raccontarle della sua partenza inaspet-tata, così senza un preavviso, un cenno di stare male, vorrei raccontarle quanto sgomen-to mi ha lasciato, e lei mi direbbe: “Rosina, sono stata fortunata anche questa volta, nonho sofferto neanche un attimo e ora sono nella pace e nella tranquillità agognata datempo e sono felice per sempre”. Ed io le risponderei: “sì, sono d’accordo, mamma, ma iosono molto triste”.

Umberto Galimberti (Nato a Monza nel 1942 è stato dal 1976 professore incaricato di AntropologiaCulturale e dal 1983 professore associato di Filosofia della Storia). Dice: “L’amore non si estingue conla morte della persona amata, ma la persistenza di questo amore è la vera eternità con -cessa agli uomini”.

DALLA PRIMA PAGINA

Donna Franca Tasca dʼAlmerita

Donna Franca Tasca dʼAlmerita

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PAGINA 3

DALLA PRIMA PAGINA - SUPERIORA LAURA GAETA

femminile del“Boccone delP o v e r o ” .Dopo esserestata nellecase di Cefalù,Alimena eSan Cataldoviene inviatain Messico edera lì che sitrovava quan-do nelSettembre del1969 vienee l e t t aS u p e r i o r a

Generale della sua congregazione, carica che manterràfino al 1993, contribuendo all’espansione dell’istituto nelBrasile, Camerum, India, Filippine, e Romania.Completato questo incarico si trasferisce ad AquillaraSabbazia (Roma) dove c’è il centro psicoterapeutico per ilrecupero di tossicodipendenti gestito dalle suore. Infine vanella casa di Bagheria prima e dopo in quella di SantaMarinella (Roma), dove conclude il suo cammino terrenoil 2 Aprile 2010 a 83 anni. Per avere più notizie aspettia-mo il curriculum vitae che ci verrà inviato dalle suore.Il sabato di Pasqua, mia cugina ed io, ci siamo recati aSanta Marinella nella sede dell’Istituto dove ci comunica-no che ci saranno due funerali, uno a Santa Marinella el’altro a Roma, quello ufficiale, nella loro sede centrale.Il feretro era stato composto nella sua stanza e non erasigillato, quindi abbiamo potuto vederla. E’ rimasta cosìper quattro giorni fino a Martedì 6 Aprile con un procedi-mento tecnico che non so descriverti e comunque, credo

fosse esclusa la refrigerazione.Lunedì dopo Pasqua viene celebrato il funerale privato aSanta Marinella dal vicario del Vescovo di Civitavecchiae la salma viene trasferita a Roma dove, il giorno successi-vo viene celebrato il funerale ufficiale alla presenza didiversi Vescovi e molti preti in un clima di commozionegenerale.In queste cose, caro capitano, la Chiesa Cattolica è insu-perabile: le vetrine colorate, le maestose cadenze latine, iparamenti scintillanti dei concelebranti a cui si unisconoi canti delle suore nelle varie lingue spagnolo, portoghese,indio e vari idiomi africani. Il fatto che eravamo lì per darel’addio ad una sorella di mia madre ci ha commosso parec-chio.Dopo la sepoltura nel Cimitero romano di Prima Portasiamo ritornati in aeroporto a Fiumicino da dove ci siamoimbarcati per fare ritorno a casa.Caro capitano, ti dirò che avevamo pensato di riportarla aVallelunga e seppellirla accanto a mia nonna, però lì cisiamo resi conto che mia zia apparteneva alla suaCongregazione, in vita come in morte. E’ stata donata allaChiesa e alla Chiesa viene restituita, anche se nel momen-to del trapasso è di nuovo la famiglia di origine ad avere lagiurisdizione su tutto.Adesso si chiude, credo per sempre, una pagina aperta nel1927 con l’incontro tra mio nonno materno FilippoGaeta e il Generale dei Bocconisti Padre Vitale Bruno(descritto da mia nonna Muscarella Michela come uomodi grande carisma e altissima dirittura morale) che deter-minò l’entrata di mio zio Salvatore Gaeta nella congrega-zione dei Servi dei Poveri. Mio zio, Gaeta Salvatore Calogero divenuto FratelloMaurizio Gaeta dei missionari Servi dei Poveri nacque aVallelunga il 2 Giugno 1909, rimase a Palermonell’Istituto di via Pindemonte (traversa di Corso

Calatafimi) fino al 1960. In seguito fu trasferito a Roma aTor Vergata prima e dopo a Torre Gaia, dove morì circon-dato dall’affetto e dalle cure dei suoi confratelli, il 12Agosto 1990 a 81 anni.La salma traslata a Palermo è stata sepolta nel cimitero deiCappuccini.Tra i meriti maggiori raccontatoci dai suoi confratelli tracui P. Giorgio, c’è quello, non indifferente, di avere salva-to dai bombardamenti della seconda guerra mondiale chesubì la città di Palermo, decine di giovani seminaristi tra-sferendoli nell’entroterra siciliano e procurando lorovestiario e cibo.Noi lo ricordiamo per il suo carattere affabile e per i suoiracconti. Diverse generazioni di bambini nella mia fami-glia sono cresciuti con i racconti dello “Zio Totò”.Adesso aspettiamo, anche per lui, altre notizie che loriguardano pro-venienti dagliarchivi della suaCongregazione. Ad oggi sonoqueste le notiziein possesso diquesti due, fra-tello e sorella, dicui mi onoro diessere nipote. Tiringrazio di aver-li voluto anno-verare tra leradici di questanostra comunitàv a l l e l u n g h e s enel period i c o“La Radice”. Fr. Maurizio Gaeta

DALLA PRIMA PAGINA - FINALMENTE

ti di mia. E’ accussì, pua stari tranquillo. ‘Nsumma su signali che indicano il profilo longi-tudinale e sezioni trasversali della strada, che in parole povere significano AMMODER-NAMENTO DELLA STRADA, e perciò è imminente l’inizio dei lavori.- Cuscì, veramenti…! (incredulo, molto incredulo) Comunchi si lu dici tu!- Ti salutu!- Ciao.Mio cugino, un geometra in pensione, era costretto a fare quel pezzo di strada per andarea prendere l’autostrada Palermo - Catania e andare a Catania dove risiede. Quando eravenuto, qualche settimana prima, invece, per l’ennesima volta mi aveva chiesto come eraandata a finire quella pratica che da due anni avevamo iniziato con la provincia diPalermo per riuscire a togliere dall’isolamento viario non solo il comune di Vallelunga maanche quello degli altri comuni limitrofi. Non potevo che rispondere che avevamo avutoa suo tempo assicurazione che questa volta il risultato sarebbe stato positivo e anzi che,proprio a Dicembre 2009, telefonicamente, il Presidente Avanti, aveva dato al nostro exsindaco, la massima assicurazione che presto sarebbero iniziati i lavori.Tenni questa comunicazione telefonica di mio cugino solo per me, per circa un’altra set-timana, poi mi armai di macchina fotografica ed invitai a venire con me la Sig.raRosemaria Tasca. Dovevo assolutamente andare a vedere di persona!

Giorno 30 Marzo 2010 martedì arrivammo all’INTC 3 in un quarto d’ora: Finalmentele ruspe, gli scavi, i grossi autocarri, transenne, sbancamenti, terrazzamenti e via discor-rendo. Finalmente operai e capi cantieri in un pezzo di strada che non ne aveva visti mai, nean-che per scherzo.Finalmente quei segnali per terra!

La sig.ra Rosmarì si dilettò a fare le fotografie, ma era già ora di pranzo e gli operatori suun furgone se ne erano andati.La INTC 3 è quel pezzo di strada che inizia qualche km. dopo Borgo Vicaretto percor-rendo la SP 112 Provincia di Palermo, la ex SS 121 che porta a Santa Caterina, dopoavere scalato il monte Landro (Lannaru). Da quel punto la INTC porta prima a Tudia epoi a Resuttano che per noi di Vallelunga, Villalba, Marianopoli, ma anche Mussomeli eperfino San Giovanni Gemini e Cammarata rappresenta la porta per entrarenell’Autostrada PA-CT – A19. Sui documenti si legge: strada Intercomunale 3- Prov.Palermo- “di Borgo Vicaretto” – zona di Tudia e contrada Campanella (fino a qualcheKm da Resuttano) – Importo dei lavori Euro 1.250.000- Conclusione prevista entroun anno.

Grazie a tutti,alla provincia di Palermo, al Presidente Avanti, al Presidente che lo ha precedutoMusotto, ai Sindaci del Vallone, al Vescovo Russotto, ai settecentosessantotto cittadini diVallelunga che hanno fondato il C.L.I. (Comitato di Liberazione dall’Isolamento – ter-ritoriale ed economico)

il 9 Novembre 2003e poi firmato la petizione, prima presso la tenda in Piazza Umberto I° e poi presso i seguen-ti esercizi commerciali: bar Sanfratello, bar Fiorella, bar Ministeri, bar Granatella, Bar Sport Granatella, barNazional pub, salone Cancilla, alimentari Cavarretta Vincenzo che, ringrazio di verocuore e ancora una volta.

(segue a pagina 5)

Superiora Generale Laura Gaeta

LʼIntercomunale 3 il 30 marzo 2010

LʼIntercomunale 3 il 30 marzo 2010

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DALLA TERZA PAGINA - COMINCIÒ COSÌ

fave seminate in autunno. Si era lascia-ta alle spalle l’altura con il Santuario diBelici e la Stazione ferroviaria diVillalba, e di curva in curva era ormaigiunta alle porte dell’abitato diVallelunga Pratameno. Entrando inpaese la piccola autovettura, provenien-te da Caltanissetta e diretta a Palermo,rallentava la sua corsa per non rischiaredi investire i muli e i loro padroni cheandavano e venivano lungo la strada ole numerose galline che scorazzavano inassoluta libertà, quindi procedeva su peri due tornanti del Calvario sotto la pir-rera. Ma ad un tratto si fermava acco-standosi ad un lato della strada. Dallavettura scendevano due preti, rigorosa-mente in tonaca nera, che da quellapostazione elevata, ai bordi della statalesi misero ad osservare il paese che, conle sue strade diritte e parallele, apparivacome pigramente sdraiato tra i colliabbondantemente punteggiati di man-dorli e ulivi. Il più giovane dei due,Padre Giuseppe, disse all’altro che era ilsuo superiore: «Veda, Padre Francesco,quell’edificio nuovo che appare isolatolassù in alto dovrebbe essere la casa dicui tanto ci ha parlato l’Arciprete DonOgnibene. Che ne dice se ne approfit-tiamo per andare a dare un’occhiata?».Padre Francesco non appariva moltoconvinto come non lo era stato ancheprima, quando Don Calcedonio era ripe-tutamente andato a trovarlo nella CasaGeneralizia dei Missionari Servi deiPoveri in Via Pindemonte a Palermo.Ma alla fine cedette alle sollecitazionidell’appena ventiseienne novello sacer-dote Giuseppe Giorgio, risalirono sullaCinquecento e tornarono indietro perrientrare in paese. Imboccarono la Via

Cavour, giunsero in Piazza e, chiedendo informazioni, arrivarono finalmente lassù in con-trada Giglio trovandosi subito di fronte all’edificio. Ridiscesero dalla vettura e si miseroad osservare curiosamente la nuova costruzione; vi girarono attorno interessati e soddi-sfatti mentre nel frattempo la voce del loro arrivo giunse inaspettata alle orecchie di DonCalcedonio che immediatamente si precipitò sul posto e, felicissimo della improvvisa cir-costanza, aprì le porte della casa a Padre Giuseppe ed al giovane neosuperiore Generaledella Congregazione dei Servi dei Poveri Padre Francesco Spoto.

Iniziò così, secondo il racconto fornito da Padre Giorgio, l’avventura dei PadriBocconisti di San Giacomo Cusmano a Vallelunga. Era il 1960 e fu proprio sul finire diquello stesso anno che la Casa del Fanciullo aprì ufficialmente i suoi battenti, a seguito ditutti i contatti che seguirono a quel fortuito passaggio di quella Fiat 500.

Ma prima di questo episodio Don Calcedonio Ognibene aveva in verità insistito moltevolte presso il Padre Generale. I primi contatti diretti con il Boccone del Povero li avevaavuti grazie alla mediazione del compaesano Don Giovanni Gulino, che era un sacerdotedella Congregazione, e da allora non aveva mai mollato la presa. Incontrò in svariateoccasioni Padre Francesco Spoto che poi ebbe anche come ospite a casa sua in ViaBattisti. Sembrava che l’affare non avesse speranze di giungere in porto ed invece alla finel’attesa divenne realtà. Tra Padre Francesco e Don Calcedonio maturò un’intesa moltosolida sulla base di un obiettivo comune: riuscire a fornire un’assistenza materiale ecristiana agli adolescenti più bisognosi di Vallelunga e non solo. Su questa lunghezzad’onda i due si trovarono perfettamente accordati. Tutto rientrava in quella donazione

totale di se stessi a Dio che entrambiavevano promesso nel momentodell’Ordinazione Sacerdotale. I santi avolte si riconoscono a pelle e, a chiun-que avesse avuto a che fare con i duesacerdoti, non sarebbe occorso moltotempo per scoprirlo. Probabilmente ilprimo impatto avrebbe sconcertatoquanti tra noi siamo abituati a sceltefacili e ad una vita più accomodanteanche in tema di fede; ma, esaurito losconcerto, avremmo dovuto riconosce-re la loro grandezza di spirito.Confesso che inizialmente l’accosta-mento di queste due figure di sacerdo-ti mi è sembrato azzardato, tanta era ladistanza che credevo ci fosse tra loro,ma poi mi sono completamente ricre-duto e, proprio a partire dalla lorovolontà di donarsi e dalla unità diintenti, mi sono persuaso che ci tro-viamo di fronte, anche se con modali-tà differenti, a due altissime testimo-nianze cristiane che Vallelunga haavuto la fortuna di conoscere. Duepersone, diremmo oggi, che facevanosul serio e non certo la banale passe-rella per avere motivo di essere ricor-dati dai posteri. Erano entrambi dueostinati cercatori di Dio e di fronte atale obiettivo tutto il resto, anche lapropria vita, passava in secondo ordi-ne. Padre Spoto in particolare, quattroanni dopo, mise il sigillo alla sua dona-zione, bagnando con il proprio sanguele aride zolle africane del Congo e rice-vendo da Dio la palma della vittoria inlegittima compagnia del copioso elencodei martiri cristiani del XX secolo.

A Don Calcedonio invece fu dato divivere una lunga esistenza terrenanella testimonianza quotidiana dellapropria fede attuata con estrema

coerenza e dedizione.Ricorre quest’anno il 50° anniversario dell’apertura della Casa del Fanciullo e della

lodevole presenza cusmaniana a Vallelunga. E’ sotto gli occhi di tutti come in molti diquesti anni la Casa ha funzionato brillantemente e a pieno regime seminando tanto bene,in altri, per svariate e non volute concause, un pò meno. Credo che prima o poi qualcu-no dovrà stilare un bilancio onesto e realistico di tutti questi decenni. Personalmente,contro ogni pessimistico fatalismo che troppe volte ho sentito in giro, sono convinto diun fatto. Se la Provvidenza ha voluto per Vallelunga una nobile realtà come questa e l’hafatta nascere non senza pesanti sacrifici, di sicuro indicherà, a tempo debito, il modo incui potrà riprendere a servire Vallelunga, anche più di quanto non lo abbia fatto in que-sto mezzo secolo.

Padre Francesco Spoto

Sac. Giovanni Gulino

Padre Giuseppe Giorgio

La Casa del Fanciullo

Padre Calcedonio Ognibene

SI RINGRAZIANOtutti coloro che hanno donato

l’8 PER MILLE della lorodichiarazione dei redditi alla nostra

Associazione Culturale “La Radice”,

numero di codice fiscale

92039650855e i Signori

che ci hanno inviato offerte:Luigi Paone e Domenico Vinci

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DALLA PRIMA PAGINA - FINALMENTEA futura memoria:- Il 12 Novembre2003 prima riunio-ne presso il BarSanfratello per lacostituzione delC.L.I.- il 14 Novembre2003 si chiede rego-lare permesso alSindaco per istallarela tenda in piazzaper la raccolta dellefirme.- 18 Novembre2003 – Quotidiano

“La Sicilia”- Vallelunga. Appello per non fare «morire di inedia il territorio». Alle euro-pee non voteremo. COMITATO CONTRO L’ISOLAMENTO. - «Lontani dalle grandivie di comunicazione e siamo penalizzati anche dal punto di vista economico: rischiamodi scomparire».- 25 Novembre 2003 - Quotidiano “La Sicilia”- Mussomeli – Il Sindaco e il Presidentedel Consiglio prendendo spunto dal Comitato di Vallelunga fissano per giovedi 27 lariunione dei sindaci del Vallone per discutere in merito all’isolamento.- 26 Novrembre 2003 – Lettera del C.L.I. al sindaco di Mussomeli perché la lotta siaportata avanti ad oltranza perché proprio in questi giorni l’isolamento è totale. Infatti: «èdi oggi la notizia della chiusura al traffico della SP 235 (Montedoro-Mussomeli), della SP148 (Case Spinnato- Garzizzetti), SP 231; - (Villalba –Marianopoli), si aggiunga che a seguito deragliamento del treno presso la sta-zione ferroviaria di Marianopoli l’andatura procede a vista con notevoli ritardi e disagi».

- 27 Novembre 2003 – “La Sicilia” «ISOLAMENTO» del Vallone stamani sindaci araccolta.- 28 Novembre 2003 – “La Sicilia” – Le proposte dei sindaci del Vallone riuniti a

Mussomeli contro iso-lamento e viabilitàcarente. «BASTAOPERE FA R A O N I-CHE, RIPA R I A M OLE STRADE ESI-STENTI».- Stessa data, stessoquotidiano: Adesioneal Comitato diLiberazione delC OVASA diCaltanissetta, firmatoAngelo Morello, ilPresidente.

- 2 Dicembre 2003 Lettera dei giovani di Vallelunga di adesione al Comitato firmata daGranatella Giuseppe, Vullo Cosimo, Giuseppe Gaeta.- 6 Dicembre 2003 – “La Sicilia” - «L’ISOLAMENTO VIARIO DEL VALLONE CON-TINUA» - Dopo le abbondanti piogge dei giorni scorsi i disagi non sono cessati.Interrogazione di An e critiche all’assessore Ap.- 9 Dicembre 2003 – “La Sicilia” – NUOVO SOLLECITO DAI COMUNI DEL VAL-LONE «Trasferite la proprietà della strada del Landro».Si tratta di una richiesta di “un nutrito gruppo di consiglieri provinciali” perchè laProvincia acquisisca i tratti di strada che appartengono alla Provincia di Palermo.- 12 Dicembre 2003 – Giornale di Sicilia – Trasporti. Scatta la mobilitazione contro lascelta del presidente della provincia di Palermo – RESUTTANO, «abolita» la linea Sais.SANTA CATERINA. Il Sindaco: Senza Collegamenti economia in crisi».- Il Conitato di Liberazione scrive una lettera di solidarietà ai Sindaci Mazzaresi diResuttano e Fiaccato di Santa Caterina e protesta contro la decisione della provincia diPalermo di chiudere la strada INTC 3, come da tempo ormai era avvenuto e, di abolirela linea Sais di Resuttano. La lettera conclude che:

“Vogliono indurci a comprare elicotteri”.- 14 Dicembre 2003 – “La Sicilia” - FIRMA PER LE STRADE - «Non isolate ilVallone» Petizione a Vallelunga.(Riprende la lettera ai due Sindaci di Resuttano e Santa Caterina)- LA LINEA MUSSOMELI – BOMPENSIERE - MILENA. Bus soppresso, disagi perstudenti.“Giornale di Sicilia” – Scuola. Proteste dei dirigenti didattici – LINEA MUSSOMELI -MILENA – CRITICATA LA SOPPRESSIONE.- 19 Dicembre 2003 – “Giornale di Sicilia” – Due foto, quella del vescovo Russotto equella del Presidente Ciampi. - E’ l’invito che Mons. Mario Russotto ha rivolto al presidente della Repubblica nel corsodella recente visita al Quirinale. Il presule, che sa cosa vuol dire viaggiare sulle strade delnisseno, ha già rimproverato gli amministratori locali.

STRADE DISSESTATE. IL VESCOVO A CIAMPI «VENGA A CONTROLLA-RE DI PERSONA»- 20 Dicembre 2003 - “Giornale di Sicilia” – CIAMPI NEL NISSENO. PROMESSALA VISITA. Sopra il titolo una fotografia del Vescovo Mario Russotto mostra il volumecon dedica ricevuto dal Presidente Ciampi durante l’incontro al Quirinale.

“Quarantacinque minuti di colloquio col vescovo Mario Russotto il quale ha elencato i«mali» della provincia. Il Presidente ha detto che verrà nell’autunno prossimo a render-si personalmente conto di quali sono i problemi.”

Il vescovo Mario Russotto si era insediato il 27 Settembre 2003 ed “in due mesi ha per-corso in lungo e in largo la provincia, incontrando forze produttive e mondo del lavoro,rendendosi conto delle «storture» di una parte della provincia”. Si era già lamentato con il presidente della provincia per lo stato delle infrastrutture spe-cialmente della zona Vallone. “Un tasto sul quale Russotto ha battuto forte anche conCiampi: «Venga a vedere lo stato disastroso delle nostre strade, handicap penalizzante peragricoltori e imprenditori».- 20 Dicembre 2003 – LA SICILIA - «CIAMPI VERRA’ NEL 2004» Una foto delvescovo Mario Russotto ed un’altra del Presidente Azeglio Ciampi.“…Scendendo piu nei particolari – ha continuato il vescovo – gli ho parlato della stra-da che collega Caltanissetta a Mussomeli, dove c’è un bellissimo castello che non puòquasi essere visitato dai turisti e dagli studenti a causa della pessima viabilità, e dellastrada che collega Caltanissetta a Santa Caterina che ad un certo punto quasi si inter-rompe, delle difficoltà che hanno i vitivinicoltori di Vallelunga, i quali devono fare la«staffetta» con i loro furgoncini per fare un collegamento con i tir che si fermano sul-l’autostrada e che non possono arrivare in paese senza danneggiamenti. Senza stradebuone ed infrastrutture non ci può essere sviluppo, ed è per questo che ho chiesto alPresidente di venire a vedere, non in elicottero, quelle che ci sono attualmente e diaiutarmi a migliorarle in maniera tale da impedire ai giovani di continuare ad emigra-re…”

Lettera del Comitato di Liberazione dall’Isolamento Territoriale ed Economico dell’altoNisseno.- Vallelunga Pratameno.Il Comitato sorto a Vallelunga il 9 Novembre 2003 che si propone di liberare il territo-rio dell’Alto Nisseno dall’Isolamento in cui versa per le pessime condizioni di viabilitàche impediscono la possibilità di sviluppo, la promozione del turismo e quello delle azien-de agricole RINGRAZIA Sua Eccellenza il Vescovo Mario Russotto per essersi, in cosìpoco tempo, reso conto dell’estremo disagio in cui versa tutto il “Vallone” e per averlosaputo rappresentare con forza e determinazione al Capo dello Stato C. A. Ciampi.Questo Comitato si sente onorato di mettersi a Sua completa disposizione nella battagliadi grande civiltà intrapresa fino al raggiungimento degli obbiettivi di rinascita sociale edeconomica.Firmato: Per il Comitato - Pino Piraino.21 Dicembre 2003 - “Giornale di Sicilia”- Da Vallelunga – Grazie al vescovo Russottoper l’impegno verso il Vallone.“La Sicilia” – Vallelunga. Isolamento: Il comitato ringrazia il vescovo.

28 Luglio 2004 - Pino Piraino, in una richiesta di incontro rivolta al Vescovo, comuni-cava a nome del Comitato che in data 20 Dicembre 2003 aveva inviato presso la CuriaVescovile di Caltanissetta un fax a cui non era stato mai dato alcun riscontro e che si erasicuramente verificato qualche inconveniente. Inviava, pertanto, copia di quel fax, ilquaderno originale della raccolta firme, rinnovando la richiesta d’incontro in una data,possibilmente prima della venuta del Capo dello Stato.Rinnovava i sentimenti di stima e ammirazione per l’opera svolta a beneficio della pro-vincia, ricordava che qualche mese prima anche il nostro caro Padre Giorgio, ex PadreGenerale della Congregazione “Boccone del Povero”, correttore della Misericordia diVallelunga, in occasione della benedizione di una nuova ambulanza, aveva osservato, allapresenza del Presidente della Provincia Collura che: “se il traguardo dell’ambulanza erastato raggiunto, il tutto diventava vano e quasi inutile perché le strade per raggiungereMussomeli, Caltanissetta, Agrigento o Palermo erano assolutamente impraticabili.”Successivamente nasceva il C.L.I. con l’ambizione di diventare il Comitato di tutto l’al-to Nisseno ma rimaneva circoscritto a Vallelunga, tuttavia aveva provocato le riunionidei Sindaci del Vallone a Mussomeli. A questo punto si era innestata l’alta opera meritoria di Sua Eccellenza con l’invito,richiesto ed ottenuto dal Capo dello Stato.Chiedeva, infine: Possiamo fare qualcosa di veramente importante?

6 Marzo 2006 Raccomandata a Sua Eccellenza Rev.ma Mons. Mario Russotto Vescovodi Caltanissetta da parte di Pino Piraino.Nel mese di Febbraio il Vescovo si trovava a Vallelunga per la visita pastorale, chiesi unincontro e giorno 25 ebbi modo di esporre personalmente le mie lamentele per non averemai avuto risposte alle mie varie richieste. Mi disse che non era a conoscenza di nulla emi suggerì il modo di fargli avere tutta la documentazione. Lo feci e chiusi la raccoman-data con queste parole: “L’impegno dell’Ecc. Vostra e della chiesa diocesana, sono determinanti al fine di pro-grammare e realizzare una manifestazione ordinata e civile. Tutta la Comunità diVallelunga ha avuto un sospiro di sollievo, in occasione della Sua Visita Pastorale eripone in Sua Eccellenza il massimo della fiducia e della Speranza.Ripropongo, cortesemente, sempre che sia possibile, un incontro tra il Comitato diLiberazione dall’Isolamento e sua Eccellenza, quando e come vorrà disporre.Se me lo permette, un abbraccio di cuore, veramente sentito.”

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Da li a qualche mese una risposta, tutta burocratica: aveva ricevuto la documentazionee ricambiava gli abbracci. Ma di un incontro con me e gli operatori commerciali, artigiani e contadini che, datempo avevo preparato… silenzio, silenzio assoluto e fino ad oggi.

(segue a pagina 6)

LʼIntercomunale 3 il 30 marzo 2010

LʼIntercomunale 3 il 30 marzo 2010

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DALLA QUINTA PAGINA - FINALMENTEOra, la notizia che la Intercomunale 3 è prossimaall’Ammodernamento!Nei circa 14 mesi di effettiva operatività della ex AmministrazioneMontesano dal Maggio 2007 all’Agosto 2009 ci siamo attivati, concaparbia e determinazione, con la provincia di Palermo essendo, prima,Presidente Musotto e poi, dopo le elezioni regionali del 2008, ilPresidente Avanti.Che dire? Chi è della zona, cioè del Vallone, sa benissimo che la Intercomunale3 è una goccia d’acqua nel mare di strade che è meglio chiamare traz -zere. Vi lascio immaginare in quali condizioni pietose si trovano attual-mente dopo le abbondantissime piogge di questo inverno appena tra-scorso! E poi, lasciatemelo dire: a “uacchiu e cruci” e senza bisogno diessere geometra o ingegnere, con 1.250.000 euro non credo si possafare un granchè. Tuttavia: meglio di niente!

Che dire? Dovrei gongolare di gioia per quest’inizio di lavori? Neanche a parlar-ne! Osservate i tempi biblici! Osservate come i nostri paesi stanno let-teralmente morendo! E che, “stiamo morendo”, lo RIPETIAMO daalmeno 20 anni, per cui sarebbe più giusto dire che “siamo già morti”e che, in un ultimo ed estremo sussulto di vita, sarebbe più giusto dire:“vorremmo risuscitare”.Ma che cosa si deve fare per essere ascoltati e per smuovere questacappa di piombo che grava pesantemente su questa zona dell’alto nis-seno?Si, il Capo dello Stato è venuto. Si, si è attivato perfino il Vescovo.Sette anni fa. Si, abbiamo avuto governi di destra e di sinistra, addirittura abbiamoavuto un 61 a zero. Abbiamo presidenti di Camera, una miriadi diMinistri, sottosegretari, deputati e senatori Siciliani che si sono via,via, succeduti ed alternati, minimo da trent’anni ad oggi, da quando,cioè, è iniziato l’isolamento e il declino economico e sociale di questanostra zona.Ma di che cosa si sono occupati? Ma chi sono andati a rappresentare?La Regione? Dov’è la Regione? Dov’è la Provincia? E’ possibile che mainessuno si ricordi di questo territorio? Porca miseria! “Ora si, ca ci voli!”-: Non abbiamo avuto neanche la(fortuna, si fa per dire!) che la mafia abbia fatto degli investimenti didenaro sporco, a Vallelunga. E dire che di mafia ne abbiamo avuto e diquella di alto rango! Lo dico con tutta l’amarezza, la rabbia e la provocazione che un uomopossa avere in corpo, con la consapevolezza di dire la più grande dellebestemmie e dopo essere stati allontanati dallo Stato, SindacoMontesano, Giunta e tutta l’Amministrazione, come se fossimo statidei delinquenti e veramente al servizio della mala vita organizzata.Quali servizi avremmo reso è ancora tutto da capire, considerato chel’economia agricola, artigiana, commerciale e di impresa è inesistentee, quella che c’è, è misera che più misera non si può!? Per questo abbiamo chiesto alla Giustizia Amministrativa di farciradiografia, tac e, se non basta, anche la risonanza, dalla testa ai piedie dentro il cervello. Ora, aspettiamo che le cose si chiariscano, perché,malgrado tutto, non abbiamo mai perso la fiducia negli organi inqui-renti e giudicanti. Siamo, quindi, in attesa di giudizio. Passano i decenni e tutto rimane come prima e si lasciano deteriorarequelle ormai misere risorse economiche e morali che rimangono e quel-lo che è peggio, è l’incenerimento di un minimo, minimo di speranzadi riscatto. In queste condizioni, come si può essere contenti che finalmente laIntercomunale 3 di Borgo Vicaretto sarà ammodernata? E dove stanno le nostre colpe in tutto questo? Faccio male se gli unici interlocutori con cui scambio chiacchiere,indignazione, amarezza e rabbia sono solo e soltanto Criccu, Cruaccu eManicu di sciascu?

Non avevo avuto mai esperienza di amministrazio-ne pubblica ma sempre ero stato appassionato dipolitica e sempre nel mio piccolo l’avevo praticata. Nel 2008 stavo, invece, maturando alcuni mesi di“amministrazione” e mi ero reso subito conto delledifficoltà che hanno le piccole amministrazioni direperire denaro per alleviare almeno i piccoli biso-gni: buchi nelle strade, munnizza, ecc... ecc… Quell’articolo, sul quotidiano di Palermo o “LaSicilia” di Catania, che riportava le esternazioni disua Eccellenza, mi rimase in mente (il titolo acaratteri cubitali diceva proprio: Andatevene acasa!), rivolto ai politici e, più ci pensavo e, piùnon mi andava giu. Bada che, non è che io avessiuna opinione contraria, anzi! Però, ora che avevotoccato con mano cosa vuol dire “amministrare” eche avevo potuto pesare al milligrammo che, unacosa è “fare politica” e un’altra cosa è “amministra-re”, mi trovavo, come si suol dire in una fase di pro-fonda riflessione e di rivisitazione delle mie stesseidee. Inoltre, avevo notato, ma non solo io, cheproprio le chiese ricevevano finanziamenti in ognidove, nella nostra provincia e, di una certa consi-stenza. (Grazie, forse, al 1929-Mussolini e al 1985-Craxi?). C’era, insomma, una evidente contraddi-zione con le famose “sette camice” che le ammini-strazioni pubbliche devono sudare per ottenereanche un minimo di finanziamento e la facilità concui lo ottengono le chiese!»- Cumpà, oi, parrati ‘ntalianu e unnè sempri ca vi via -gnu appriassu! - disse corrucciato Cruaccu- Tu ascutami ‘un ti pigliari pena!- disse Criccu,avendo fretta di continuare il discorso e proseguì:- In quel 2008, manco a farlo apposta, altri pro-blemi di carattere nazionale attanagliavano la mia”cultura” politica e l’altro osso che mi si era messodi traverso riguardava Veltroni.Veltroni pontificava chi doveva e chi non dovevaentrare nel suo calderone e come doveva entrarciper le imminenti votazioni nazionali. Addiritturaaveva avuto la sfacciataggine di imporre agli eredidel Partito Socialista Italiano che, se dovevanoentrare nella sua lista, dovevano farlo a condizionedi abiurare al loro simbolo. Questi ultimi avevanosdegnosamente rifiutato e alla fine sappiamo tutticome è finita: gli eredi del Partito SocialistaItaliano sono scomparsi dal Parlamento Nazionale.A questo punto devo assolutamente parlare dellamia posizione politica. - Addumannu scusa, Cumpà! – fece Criccu inVallelunghese- Ppi carità di Dia, faciti, faciti, cumpà – risposeCruaccuSarò brevissimo - continuò Criccu - Sono diSinistra, Socialista, del filone storico, esclusiva-mente Italiano. Ho cercato sempre di distinguere ilSocialismo dal Comunismo da quando, a diciottoanni, capii quello che era successo in Ungheriacinque anni prima quando invece ne avevo tredicie, per la stessa ragione, ma con vari distinguo,entravo in conflitto con mio padre che era, inve-ce… parole sue: “…Sono diventato fascista del Movimento SocialeItaliano passando prima dall’Uomo Qualunque, inoccasione dell’entrata degli Americani a Vallelunga,quando ho visto alcune persone, le coppole storte diallora, mettersi la bandiera Italiana sotto i piedi e spu -tare su di essa…”

Questo, un bel giorno, mi aveva confessato miopadre. Successivamente, molti anni dopo, Il Compagnosocialista Giovanni La Duca, buonanima, con ilquale mi ero aperto, e già mio padre non era più, midisse sull’argomento: “Durante il periodo fascista,mentre anche io, e tutti quanti, pigliavamo parte allevarie manifestazioni fasciste compreso il ”Sabato fasci -sta”, non vidi mai tuo padre e puoi quindi credergli”.Lo avevo già fatto per conto mio, tuttavia, lo stes-so, apprezzai l’onestà intellettuale del mio compa-gno di partito che aveva fondato il PSI aVallelunga, nel lontano 1947/8 ed aveva, anche,preso parte all’occupazione delle terre, pagandoregolarmente di persona, con qualche annetto dicarcere nell’isola di Ustica. Ricordo sempre, il Compagno Giovanni La Duca,con grande stima ed affetto. Quando morì, un 10 diAgosto di tanti anni fa, mentre era Vice Sindaco,essendo Sindaco il Dott. Biondo, piansi chi riusci-va a fare capire a me e a tutti i suoi amici, la“Politica”, con il suo modo di partire da quellamondiale per arrivare, via via, a quella locale pas-

sando da quellanazionale, regiona-le e provinciale.Mangiava giornal-mente i quotidianipiù importanti, lui,ch’era stato giorna-l i s t a d e l l ’ A D NKRONOS di Ro-ma! Tornando a me, tiprego di ascoltarmiancora un pò, caroCruaccu!-Chi bene a dire,cumpà, faciti cu

comodo, comu si fussitu a casa tua - rispose pronta-mente Cruaccu. - Eca propria a casa mia nun sugnu! Comunchi, iamuavanti!- Osservò Criccu e continuò. Primo: non presi mai alcuna tessera di partito eneanche quella del Partito Socialista fino a quan-do con Craxi, il partito smise, finalmente, di esserefilocomunista. Secondo: Socialista o no, sono cresciuto conmamma e papà sinceramente cattolici cristiani,rispettosi delle autorità ecclesiastiche. Perciò, nonposso farci niente se a proposito del VescovoRussotto e del suo bacchettare i politici e i Sindaci,non sono stato capace, come sto facendo ora, didire il mio pensiero. Così, da vero e proprio coniglio, nell’articolo chescrissi e pubblicato su “La Radice” nel mese diDicembre dello stesso anno, con il titolo “Criccu,Cruaccu, Manicu di sciascu 3 “accennai in duerighe, quel fatto, concludendo che si voleva ritor-nare a prima del 1860 quando la chiesa e i prelatierano padroni assoluti, non solo della Sicilia interama anche di quasi tutta l’Italia centrale. Ma lo dissiin maniera velata, senza volutamente, fare capireche cosa veramente volessi dire. Lo scrissi quasisolo e soltanto per me stesso. Ecco perché coniglio!Tenevo di più al rispetto della educazione ricevutadai miei genitori. Ho fatto male! Ho fatto millevolte male! Crù ti ricordo quello che scrissi: “…Lasciamo perdere! Non so se qualcuno abbia fattocaso che ho usato due volte la parola pipì, scrittura epronuncia identica, ma con due significati assoluta -mente diversi: tacchino e urina. Il siciliano è così, piac -cia o no, come è così che le chiese, “nsicilia” possonooccupare strade, marciapiedi e traverse, essere in con -tinuo rifacimento, cantieri in eterno, ed invece non siriesce a trovare un soldo per togliere i buchi dalle stra -de cittadine. L’ho detto, Amen! Ma se io ho detto quel -lo che ho detto, qualche altro invece, dalle tribunedi quotidiani ha invitato i politici ad andare acasa quando non riescono a fare il loro dovere. Vabene, i politici vadano a casa così rimarrebbe solo

DALLA PRIMA PAGINA L CRICCU, CRUACCU...

(segue a pagina 7)

Il Presidente della Repubblica Ciampia Caltanissetta

La moglie del pizzo

Il compagnoGeom Giovanni La Duca

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DALLA PRIMA PAGINA - CRICCU, CRUACCU...Lui a realizzare le cose, esatta -mente come era prima del 1860.Lo so. La Storia si ripete e si staripetendo…”Oggi, caro Cruaccu, ne abbiamo 7,sette Maggio 2009. Quattro giorni

fa il tre maggio, al Santuario di Belìce, Mons. Russotto ilVescovo di Caltanissetta ha letteralmente mortificato edumiliato sette Sindaci, quello di Vallelunga, Villalba,Marianopoli, Santa Caterina, Resuttano, Petralia e quel-lo di Castellana Sicula, i quali si erano presentati all’ap-puntamento, per rendere onore al Vescovo, e lo avevanofatto ognuno con la loro fascia tricolore che, ricordiamoa tutti, quella fascia tricolore con i colori Verde, Bianco

e Rosso è il distintivo che ogni sindaco deve portare atracolla, essendo il Sindaco, Ufficiale del Governo e che,in senso lato, significa che rappresenta lo Stato Italiano.Crù, attento! Giornale di Sicilia, Lunedì 4 Maggio 2009,pagina n.19 provincia di Caltanissetta, si legge: Titolo“-Cerimonia. In occasione del Signore del Belice –Vescovo contro i sindaci. E’ polemica a (Mussomeli?)”(Leggi Marianopoli al posto di Mussomeli essendo Belìce conl’accento sulla i, in una contrada del comune di Marianopoli.Da non confondere con Belice con l’accento sulla prima e, chesarebbe invece la valle del famoso terremoto-)Crù, ascolta il testo:“Amarezza e delusione tra i sindaci del Vallone per viadei toni polemici che il Vescovo di Caltanissetta,Monsignor Mario Russotto, avrebbe assunto nei loroconfronti nel corso della cerimonia religiosa in onore del«Signore di Belìce», svoltasi ieri nel santuario di CastelBelìce, a pochi chilometri da Marianopoli. L’attesissimafesta, che il 3 maggio raccoglie migliaia di fedeli e pelle -grini provenienti da tutto il Vallone, si è trasformata,quest’anno in un terreno di polemica senza precedentitra il Vescovo e i sei (invece sono sette) Sindaci presenti,Giuseppe Montesano di Vallelunga, Eugenio Zoda diVillalba, Lillo Vaccaro di Marianopoli, Antonio Fiaccatodi Santa Caterina, Salvatore Mazzarisi di Resuttano,Santo Ingaggiato di Petralia e Giuseppe Intrivice diCastellana Sicula, infatti, il Vescovo non avrebbe esita -to a riferirsi con toni aspri al modus operandi dei sinda -ci, tant’è che due di loro, Fiaccato e Intrivici, hannolasciato il Santuario prima che la messa si concludesse,rifiutandosi di partecipare alla processione, come previ -sto. “Non ci spieghiamo – commentano alcuni dei primicittadini rimasti sino alla fine – il perché di tanto acca -nimento contro la politica da parte del Vescovo”, ilquale, fra l’altro, si è rifiutato di fare una foto finaleinsieme a loro. “Ma siamo profondamente amareggiati –concludono- per il trattamento del tutto fuori luogo eimmotivato che ci è stato riservato”.

Fin qui l’articolo che, intanto, è una conferma di quell’al-tro articolo di un anno fa che ho cercato senza fortuna esenza esito, inoltre, caro Cruaccu, con tutto il rispetto perciò che rappresenta il Vescovo, con tutto il rispetto dell’e-ducazione ricevuta dai miei genitori, malgrado abbia tenu-to ben chiuso, nel cassetto delle cose che non si devonodire, quanto stai ascoltando, devo assolutamente dirti chenon ce la faccio a tenermi sullo stomaco quanto sto peraffermare: il Vescovo non ha umiliato le persone che

indossavano quella fascia. Il Vescovo ha umiliato loStato Italiano che quella fascia rappresenta. Non ne comprendo le motivazioni e non chiedo neanchespiegazioni. Ci mancherebbe altro! Chi sono io? Sono sol-tanto o Criccu o Cruaccu oppure Manicu di sciascu. UnItaliano qualsiasi. Tuttavia, per me, quello che è successo è talmente graveche se precisazioni e puntualizzazioni devono venire,devono venire di spontanea volontà da parte di chi è statoirrispettoso dello Stato Italiano.Quello che posso aggiungere e testimoniare è la sinceracosternazione del Sindaco di Vallelunga, il quale, anchelui cresciuto con autentica fede cristiana, da sempre, poli-ticamente democratico cristiano, da sempre rispettoso

delle autorità ecclesiastiche, si è sentitoangosciato e veramente mortificato. Per chiudere: non avrei mai volutoavere la soddisfazione di avere vistolontano nell’aprile o marzo del 2008.Chi tinni pari, cumpà? – Chiese Criccu aCruaccuChi bua ca ti dicu, Cumpà? – RisposeCruaccu con un’altra domanda che isiciliani usano quando non hanno nien-te da dire. Allura ascutami natra anticchia, cumpà!-Concluse Criccu.

Un’ultima osservazione e una domanda,e chiudo veramente: Il Sindaco diVallelunga (tra l’altro eletto nel 2007con 1500 voti su 2500, circa), la suaGiunta di cui mi onoro di far parte e l’in-tero Consiglio Comunale non hannocorsie preferenziali per reperire denaro

pubblico e, sbattiamo la testa contro muri di cementoarmato, alcuni dei quali hanno un nome e cognome: - Muro n.1 - ATO Munnizza, che ci è stato imposto per

legge. Soltanto per spese di impiegati ci costa 45 mila euroogni anno, senza contare che la nostra munnizza quandova bene, va a finire a Siculiana, dopo vari passaggi di manoe di Autocompattatori, ma a volte è andata a finire nien-te meno che a Motta Santa Anastasia (Catania), dopo, sicapisce, i soliti passaggi e dopo aver circumnavigato laSicilia con relativa visita alla Valle dei templi. -Muro n.2 - ATO Acqua. Imposto, anch’esso, come l’ATOMunnizza e, a cui bisogna assicurare un utile di 20.000.000di euro ogni anno, costi quel che costi, alla faccia della piùbecera privatizzazione. Ma che privatizzazione è, se nonc’è l’assunzione del rischio anche della perdita da partedel privato?

Qualcuno me lo spieghi. Mi spieghi anche, che senso hasbandierare con orgoglio da parte della Dirigenza ATO-Acqua che, gli evasori (quelli che non pagavano le bollet-te) sono in diminuzione, se si lascia la libertà alla priva -tizzazione di staccare i contatori senza neanche avvertireil malcapitato? Non tenendo conto se in quell’utenza nonci sia, per caso, un malato allettato? Fottendosene letteral-mente di mettere in crisi, nell’angoscia e nel dramma tuttoun sistema familiare ed una abitazione che è più simile adun ospedale che ad una casa di civile abitazione? Tutto si sarebbe dovuto privatizzare tranne l’acqua che èun bene essenziale di primaria importanza e che non si può

negare neanche al nemico più acerrimo, esattamentecome per legge, nei paesi civili, nessuno deve toccarecaino e la pena di morte non si deve comminare anessuno!

Intanto, poiché quei 20 milioni di euro sono blindati, que-sto anno 2009 i cittadini si sono beccati un aumento del7% mentre per le amministrazioni e quindi anche quellacomunale, l’aumento è stato del 100%, (scelta, questa,presa dai sindaci, dopo non poche resistenze e polemicheda parte di alcuni di essi) evitando così, un aumento mag-giore agli utenti normali. Eppure bastava che quei 20 milioni di euro di utile blin-dato, fossero scesi a 19 milioni e mezzo! Eppure bastavache si fossero riparate le perdite di acqua che sfiorano il50%! Eppure sarebbe bastato fare un po meno di “assun -zioni a sbafo”! Altro che tagliarci, volutamente, le indennità di caricaSindaco, Giunta, Presidente del Consiglio e relativo vicedel 50%, realizzando, con nostra stupida soddisfazione,circa 50 mila euro ogni anno di risparmio! Con questorisparmio abbiamo, si e no, pagato gli impiegati ATOMUNNIZZA! E quelli dell’ATO Acqua? E a che serverisparmiare se gli altri, i nostri risparmi, se li fregano alle-gramente? Questa era l’osservazione mentre la domanda è: che cosasta succedendo? Vi sembra che in tutto questo ci sia un siapur minimo di logica? Eppure secondo il Vescovo Russottodobbiamo andare a casa! Questo non significa che ilVescovo abbia tutti i torti, perché so bene che non è cosìin altre realtà amministrative! Punto.Anzi, no, facciamo punto e virgola perché, è giusto che ioriporti l’intero articolo di precisazione che soltanto ilSindaco di Santa Caterina Antonio Fiaccato ha sentito difare sull’accaduto:Giornale di Sicilia Domenica 17 Maggio 2009, pag. 38Provincia di Caltanissetta-Titolo: La cerimonia a Castel Belice. «Piena sintonia col

vescovo Russotto».Santa Caterina, il sindaco «NessunaPolemica».Testo:Santa Caterina*** Il sindaco AntonioFiaccato, effettua alcune precisazioniper quanto riguarda i fatti accadutidurante la cerimonia in onore del«Signore del Belice», svoltasi nel san -tuario di Castel Belice a qualche chilo -metro da Marianopoli. Durante la fun -zione officiata dal vescovo MarioRussotto, che avrebbe stigmatizzato ilmodo di far politica dei sindaci delVallone presenti, sembra che Fiaccatoinsieme al sindaco di CastellanaSicula, Giuseppe Intrivici, abbianoabbandonato il santuario prima che lafunzione religiosa si concludesse insegno di protesta. Un fatto che secondo

il sindaco Antonio Fiaccato è stato travisato da alcunipresenti. «Io sono rimasto fino alla fine della messa offi -ciata dal vescovo Russotto- dichiara il primo cittadino diSanta Caterina- subito dopo mi sono dovuto allontanareper motivi strettamente personali e familiari. Io mi pre -gio di avere un buon rapporto di amicizia con il vescovoMario Russotto e non mi sarei mai permesso di allonta -narmi nel pieno di una funzione religiosa. Se avessi volu -to protestare lo avrei fatto in pubblico come è nel miostile, logicamente dopo la messa. Non è stato così nonavevo nulla per cui protestare ma delle impellenze fami -liari. Ritengo che la sintonia instaurata tra me e il pre -sule vada oltre questi piccoli pettegolezzi di paese».

Andiamo, ora, all’altra soddisfazione che non avrei maivoluto prendere e, non c’è bisogno che mi dilunghi molto.Riguarda il Signor Veltroni: tutto avrei potuto immagina-re tranne che la sua reggenza non fosse arrivata neanche aotto mesi, scatasciando letteralmente e, quello che in cuormio avevo desiderato e scritto in quell’articolo (Criccun.3), fosse veramente diventata realtà. E’ la seconda volta che mi sbaglio. La prima volta riguar-dò la fine del Comunismo in Unione Sovietica. Pensavo,ma non solo io, che per estinguersi occorreva almeno un

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Il Crocifisso ligneoportato in processione il 3 maggio di ogni anno

Unʼaltro momento della processione

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DALLA SETTIMA PAGINA - CRICCU, CRUACCU...

altro secolo. Ed invece!...Ma, ripeto, anche questa soddisfazione nonavrei mai voluto prendermi, perché, in fondo,Veltroni, mi era stato simpatico, specialmentequando, come due scolaretti erano andati, lui eDalema a lezione da Craxi, il quale li aveva

ricevuti dentro un camper.Vedi, caro Cruaccu, come sono complicato? Ma è vero. Quello che èsuccesso, al di là, degli uomini politici, va tutto a scapito e a dannodelle classi più umili e bisognosi, ed è per questo che non avrei maivoluto, malgrado tutto, prendere una simile soddisfazione.Soltanto una osservazione. Con molta umiltà, da semplice socialistaconvinto: ci sono tre anni di tempo prima delle nuove elezioni nazio-nali e, anzicchè correre dietro alle varie storielle private e non, diBerlusconi, sarebbe meglio fare quello che già nel 1990 si sarebbedovuto fare e cioè: visto che erano caduti tutti i punti di divisione san-citi a Verona (1921) tra Socialisti e Comunisti, in occasione dellanascita del Partito Comunista Italiano; visto che era caduto il muro diBerlino che sancisce la fine del Comunismo, ebbene, ci si doveva sede-re allo stesso tavolo, in posizione paritaria, Socialisti ed ex Comunistie, ridefinire il significato di essere di sinistra alla luce della nuovasocietà. Una società dinamicamente velocissima ed in evidente con-trasto non dico con la velocità di cinquant’anni prima ma addiritturadel decennio trascorso. Farsi trovare, quindi, pronti dal nuovo millen-nio a rappresentare i veri e i sempre nuovi bisogni di quella parte disocietà di cui ci siamo sempre fatti carico.(Questo, forse, si proponeva di fare Craxi ma non si fece). Risultato: Dal 1990 ad oggi, vent’anni quasi: Una fase caotica ed inter-minabile di transizione sta sgretolando quelle minime ma fondamenta-li regole di democrazia che faticosamente avevamo acquisito in qua-rant’anni di Repubblica: Unità della Nazione, rispetto per l’altro nonpiù nemico ma avversario politico ecc… Non si è fatto allora, si faccia oggi. In posizione paritaria, senza esclu-dere nessuno, neanche quelli che si ostinano con la falce e il martello,chiamando a raccolta tutte le varie teste nobili che la sinistra ha sapu-to, da sempre, esprimere, in particolare il mondo universitario, gli stu-diosi, i rappresentanti dei nuovi operai, i rappresentanti dei pensiona-ti, delle piccole imprese, degli immigrati e, insomma, della societàattuale, quella che è. Del resto la proposta non prevede spartizione di potere ne posti inparadiso, ma soltanto, studio, studio e ancora studio: bisogna ridefini-re che cosa vuol dire essere di sinistra, oggi, tenendo conto che la velo-cità della trasformazione della società non è più quella del secolo scor-so e che tutto o quasi è cambiato.Coraggio! Non è mai troppo tardi! Noi sappiamo farlo! Oppure… Attenti!... Fra non molto, potrebbe essere veramente trop-po tardi!E… ricominciare da capo… francamente, sarebbe veramente un pec-cato! E’ ancora troppo caldo il significato di Fascismo e diComunismo…!Cumpà, ‘na cosa – disse timidamente Cruaccu a questo punto.Si, Cumpà parrati senza problemi e senza scantu, si t’haiu dinchiutu la testaè picchì vulissi la tua opinioni. T’ascutu, sugnu tutt’aricchi.‘nfunnu- Cominciò Cruaccu - tu t’attacchi a du cosi ca su senza sustanza.Unu è lu stemma di lu Partitu Socialista e l’autru è lu tricculuri. ’Nsummami pari ca è tuttu fumu e nenti arrustu.Veru è, Cumpà, forsi e senza forsi aviti arragiuni vistu li tiampi ca currinu!Ma ‘un ci puazzu fari nenti si ia, a ssi du cosi senza sustanza comu dici tu,ancora ci cridu.

Cruaccu, non si aspettava una simile conclusione da parte di Criccu e,rimase con la sua espressione incredula e perplessa ma anche soddi-sfatta per avere avuto, vera o falsa che fosse, l’approvazione. Dovendo, comunque, dire qualcosa disse:- Fai come credi! – anche lui, insolitamente ‘ntaliano e, anche se quel“fai come credi” non c’entrava per niente. O forse, volendo anticiparela risposta alla domanda di Criccu se doveva o no rendere pubblico ilsuo pensiero. Manicu di sciascu non aveva capito assolutamente nulla, lo stesso,però, non aspettava altro che di intervenire per una pinsata che gliaveva rimuginato nel cervello. Considerato, quindi, che il discorso diCriccu era già terminato anche con il sigillo di Cruaccu, decise che eraarrivato il suo momento e senza esitazione sparò:Haiu pinsatu, carù, ca mentri quarcunu addumanna lu “pizzu” a licommercianti, nuatri, stasira, ammeci, amagghiri addumannari lamuglieri di lu “pizzu”. Chi nni pinsati, carù?E cu fussi la muglieri di lu pizzu?- chiesero Criccu e CruaccuLa pizza – rispose serafico Manicu di sciascuBona è la pinsata! – risposero in una sola voce Criccu e Cruaccu.Ma cu paga? – Chiese Manicu di sciascuCumpà, c’aviti dubbi? Cu ha pagatu, di chi munnu è munnu, suluppi vuliri diri chiddru ca si pensa? Ia. – Concluse e chiuse Criccu.

Il diadema di pietra si impernia in un intreccio di due storie, diverse apparen-temente l’una dall’altra, ma che hanno in comune tutta la malvagità di cui“l’uomo” è capace, sia che si tratti di sentimenti traditi (ambiente Villaboscoossia Mussomeli, ossia Sicilia), sia che si tratti del più grande orrore che dasempre è stata la ”guerra” (ambiente Kossovo – smembramento della exJugoslavia). L’epilogo delle due storie avviene ad Agrigento.In entrambe le situazioni l’Uomo ritorna ad essere quella “bestia” che fadimenticare di essere comunque figlio di Dio.L’evento che, si è svolto sabato pomeriggio 6 Marzo nei locali (Ministeri) divia Garibaldi, si è aperto con l’intervento della presidente dell’AssociazioneAngela Polizzano.Relatori dell’incontro sono stati il Dirigente scolastico dell’IstitutoComprensivo di Vallelunga – Villalba Prof. Vincenzo Nicastro, che ha analiz-

zato il linguaggio del romanzo dello scrittore di Mussomeli ricco di frasi siciliane intraducibili in Italianoed ha fornito alcuni dati interessanti su quello che è il fenomeno negativo dello sfruttamento dei mino-ri, e Grazia la Paglia, laureanda in giornalismo, che ha parlato dei personaggi della storia drammatica, del-l’inutilità dello spargimento di sangue e dell’indifferenza della società moderna di fronte a tragedie comela guerra, la schiavitù dei minori e gli effetti tragici della estrema gelosia siciliana.La Sig.ra Rosemarie Tasca d’Almerita ha anche letto alcuni brani del romanzo ed è stata la moderatricedell’incontro che si è concluso con un intervento dello stesso autore.

Roberto Mistretta ha voluto presentare un personaggio chiave del suo nuovo lavoro: Agatina la catanisaed ha risposto alle domande del pubblico che ha riempito la sala dimostrandosi sensibile ed interessatoagli argomenti, trutti delicati ed importanti.L’Associazione, infine, ha fatto dono all’autore di una targa “ per ringraziare lo scrittore, che ha semprecollaborato negli anni alle iniziative del gruppo culturale”, ha puntualizzato Angela Polizzano. La targa èstata consegnata dal Dott. Giuseppe Monte-sano.Tra il pubblico, oltre ai componenti dell’Associazione, erano presenti cittadini di Vallelunga, giovani,insegnanti di Vallelunga e Villaba, ospiti provenienti da Palermo e Caltanissetta.La serata si è conclusa con un cocktail presso l’accogliente “Locanda Tanarizzi” della Sig.ra RosemarieTasca, a cui sono stati invitati tutti gli intervenuti.

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DALLA SETTIMA PAGINA - PRESENTAZIONE DEL ROMANZO

Relatore Prof. V. Nicastro, Rosemaria Tasca,Roberto Mistretta, M.G. La Paglia

Relatore M.G. La Paglia laureanda in giornalismo

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DALLA PRIMA PAGINA - CARMEN PARRA DALLA PRIMA PAGINA - PRESENTAZIONE DEL ROMANZO

suto a lungo inEuropa dove ha com-pletato la sua culturaartistica e filosofica. Carmen Parra è unafamosa artista messi-cana, è una pittricenota ed in particolareper l’arte sacra. IlMessico è un paesedove il barocco spa-gnolo ha lasciato deimonumenti straordi-nari che Carmen habevuto nel latte findalla nascita. Hadipinto cappelle,angeli, arcangeli, elascia anche lei un

segno di grande arte sacra barocca in tutte le sue espressioni pittorichee scultoree.Carmen dipinge angeli, arcangeli, ma anche farfalle… perchéCarmen è un’amante di tutto quello che ha a che fare con l’ ”aria”, nona caso la sua galleria a Città del Messico si chiama “El AIRE”. Lei ed io siamo più che sorelle, la nostra amicizia, collaudata e fortissi-ma, si è mantenuta forte a solida malgrado la grande distanza che cisepara: un oceano e un continente.Poi lei mi ha proposto di venire dal Messico a decorare la mia LocandaTanarizzi a Vallelunga, provincia di Caltanissetta, ed è venuta, è statadue mesi con me ed ascoltando musica, ridendo e scherzando insieme,ha letteralmente affrescato tutte le pareti delle stanze da letto e deibagni, con angeli e farfalle e uccellini di colori diversi che danzano,s’inseguono sulle pareti in un intreccio di ghirlande, fiori e allegria. Sipuò averne un’idea andando sul sito: www.tanarizzi.itIo ho un piccolo quadro dipinto da lei nella mia stanza da letto che rap-presenta soltanto due piccole ali azzurre con una scritta che dice tuttodella sua filosofia di pensare e vivere: “Felicidad, una palabra con alas” (felicità, una parola con le ali).

Per la RadiceCittà del Messico, 1 Febbraio 2010Cari amici de La Radice,Ricevo e leggo sempre il vostro giornale ed ho appena ricevuto il vostroultimo numero. Conservo ancora il gusto di quella cena indimenticabile che mi aveteofferto in occasione della mia nomina a socio onorario della vostraAssociazione Culturale, serata in cui abbiamo assaggiato il vostro cibosquisito con sapori essenziali e locali come: pane, olive, olio d’oliva,formaggi, carne, tutti prodotti a Vallelunga.Io vivo in una delle città più grandi del mondo, Città del Messico, dovenulla di ciò che si mangia è del luogo: viviamo nella più profonda eferoce globalizzazione: arrivi di notte a Città del Messico e le luci in

Cara Angela,con la presente, che ti pregodi estendere agli amici de “LaRadice”, desidero farvi perve-nire i miei più sentiti ringra-ziamenti per la bellissimaserata trascorsa insieme aVallelunga lo scorso 6 marzo.Incontrarsi è ogni volta piùbello, si sente il calore e lavostra sincera partecipazionealle altrui esperienze, in que-sto caso la mia come scrittoreche dai nostri borghi natii,comincia a farsi conoscere edapprezzare sia in Italia cheall’Estero. Esperienze che,seppure in ambiti diversi,mantengono in comune lapassione e l’amore per la nostra terra, un tesoro di ricordi, sapori e profumi, che ci portiamo dentro eche mai nessuno potrà toglierci.E chi come noi vive in questi luoghi, credo sappia apprezzare e cogliere con spirito sincero e ricettivo,gli sforzi di chi si impegna giorno dopo giorno nella speranza di migliorare il nostro ambiente sociale.Nei miei libri oltre a raccontare storie di vita ed umane nefandezze, cerco sempre o soprattutto di fareconoscere la nostra terra e la sua cultura, non fosse altro che Villabosco è Mussomeli così comeVallevera è identificato con Vallelunga.Personalmente credo molto ad un progetto futuro finalizzato alla valorizzazione turistica dei nostri luo-ghi, ma finora quaggiù non ci sono stati molti segnali incoraggianti, ritengo a causa della nostra inna-ta ignavia, per quanto mi riguarda però sono convinto che chi la dura la vince e continuo a scrivere eraccontare nei miei libri del Vallone, dei suoi pregi ma anche dei suoi difetti.Spero di poter trascorrere ancora insieme a voi serate interessanti all’insegna della cultura come quel-la di sabato.Un doveroso e caloroso ringraziamento anche a Rosemarie che nella sua deliziosa locanda/dimora diTanarizzi ci ha accolti come amici di vecchia data, predisponendo un’atmosfera in perfetta sintonia con lasua classe innata.Un grazie di cuore quindi a tutti voi.Mussomeli lì 8 Marzo 2010 Roberto Mistretta

Intervento della Prof.ssa Arcuri di Palermo, Dott. Pulvino,A. Polizzano, le due figle dellʼautore e la sorella

Roberto Mistretta riceve la targa dellʼAssociazionedal Dott. G. Montesano

Il pubblico

Carmen Parra

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nella Diocesi di Caltanissetta, con unanota di Tonino Torregrossa, ha annunciatoieri che il frate domenicano nissenoVincenzo Nuara è stato chiamato a lavora-re nella Santa Sede come collaboratoredell’Ecclesia Dei. Padre Nuara è diventatoda qualche giorno Officiale della CuriaRomana, nominato nella Pontificia

Commissione “Ecclesia Dei” della SacraCongregazione per la Dottrina della fede.L’Ecclesia Dei è quella commissione vati-cana che si occupa del Motu Proprio“Summorum Pontificum” sulla messa inlatino, il cui segretario è mons. GuidoPozzo ed è presieduta dal cardinaleWilliam Levada, prefetto dellaCongregazione per la Dottrina della Fede(ex Sant’Uffizio).

Nato il 13 Maggio 1966 a VallelungaPratameno in provincia di Caltanissetta,padre Nuara è entrato nell’Ordine deiFrati Predicatori (Domenicani) nel 1986dopo essere stato alunno del SeminarioVescovile di Caltanissetta e avervi conse-guito il diploma di maturità classica. Dopo aver ricevuto l’ammissione agliOrdini sacri da mons. Alfredo Garsia(allora vescovo di Caltanissetta) è entratonel noviziato dei domenicani a Milano nelconvento di Santa Maria delle Grazie.Ha frequentato gli studi teologici in Romanella Pontificia Università San Tommaso(Angelicum) dove ha conseguito ilBaccellierato e la Licenza in SacraTeologia (dogmatica), facendo anche studispecialistici sul fenomeno della Nuova

Religiosità e delle Sette religiose nellaPontificia Università Gregoriana in Roma.Ordinato sacerdote da Mons. Garsia nellaCattedrale di Caltanissetta nel 1991 ecelebrata la prima messa a Vallelunga, suopaese natale, ha dedicato i primi anni delsacerdozio alla Predicazione popolare, riti-ri ed esercizi spirituali e alla promozione ealla cura delle vocazioni domenicane e allaformazione dei candidati all’Ordine nelpostulandato di Palermo.Ha insegnato teologia dogmatica aMonreale, Palermo e ad Acireale. Cura da quasi dieci anni una trasmissioneradiofonica su Radio Maria sulle sfide dellanuova evangelizzazione.

-----------------------------L’articolo non firmato riporta a fianco unafoto di uno scorcio di Piazza San Pietro, inVaticano.Dovendomi documentare sul significatodel Motu Proprio – SummorumPontificum, ho letto un libretto di cuiriporto la copertina. Della lettura effettua-ta che, tra parentesi non è di facile com-prensione per chi non è addetto ai lavori,desidero riportare un brano della LETTE-RA DEL SANTO PADRE BENEDETTOXVI AI VESCOVI DI TUTTO ILMONDO PER PRESENTARE IL«MOTU PROPRIO» SULL’USO DELLALITURGIA ROMANA ANTERIOR EALLA RIFORMA DEL 1970.“… Nella storia della Liturgia c’è crescita eprogresso, ma nessuna rottura. Ciò che perle generazioni anteriori era sacro, ancheper noi resta sacro e grande, e non puòessere improvvisamente del tutto proibitoo, addirittura, giudicato dannoso. Ci fabene a tutti conservare le ricchezze chesono cresciute nella fede e nella preghieradella Chiesa, e dar loro il giusto posto.Ovviamente, per vivere la piena comunio-ne anche i sacerdoti delle Comunità ade-renti all’uso antico non possono, in lineadi principio, escludere la celebrazionesecondo i libri nuovi. Non sarebbe infatticoerente con il riconoscimento del valoree della santità del nuovo rito l’esclusionetotale dello stesso. … ”Mi pare d’aver capito che Messa in Latino(uso antico) oppure in lingua attuale (usom oderno), il problema religioso fonda-mentale è sempre lo stesso: avere fede.Pertanto niente rotture, probabilmentetrasformazione graduale e quindi rispettoreciproco.

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DALLA PRIMA PAGINA - VINCENZO NUARA DALLA PRIMA PAGINA - L’OSSO CHE CANTA

DALLA NONA PAGINA - CARMEN PARRA

mondo celtico (*), solo che nel nostro caso si racconta la nascita del friscaletto, inambiente celtico la medesima storia narra la nascita dell’arpa.La storia raccontata dalla Sig.ra La Paglia appare molto chiara e ancora ben viva nellasua memoria. Il “cuntari” e abilmente alternato col “cantare” che è presente all’inter-no della narrazione.Un re aveva tre figli e non sapeva a chi fare ereditare il suo regno, allora decide di met-terli alla prova dicendo che il primo che avrebbe portato la piuma di cucurucù avrebbeereditato il regno. Partirono alla ricerca e la piuma venne trovata dal più piccolo. Ilfratello maggiore accortosene gli prese la piuma e lo uccise mentre la sorella venne but-tata a mare. Il fratello scellerato tornò dal padre con la piuma ed ereditò il regno. Permolto tempo non si seppe più niente dei due fratellini, fino al giorno in cui un pastore,mentre pascolava il gregge, trovò un bell’osso.Decise di farsi un friscaletto. Appena terminò di lavorarlo lo iniziò a suonare e manmano che usciva il suono il pastore udiva la voce di un bambino che “cuntava” comeavvenne la sua fine. Il pastore riconobbe la voce e andò dal re. Il re incredulo volleprovare a suonare quell’osso e la voce che usciva gli raccontava che era stato il fratel-lo ad ucciderlo. Il re chiamò il figlio maggiore e lo fece rinchiudere per il criminecommesso.Questa è una delle tante storie ancora presente nella nostra Vallelunga. E’ una raritàtrovarle ancora in vita. Nella maggior parte dei comuni della Sicilia, dove un tempoquesta storia veniva “cuntata” adesso è pressochè sconosciuta. La nostra caraVallelunga non ha grandi monumenti o importanti opere artistiche e architettonichema possiede un patrimonio di “cultura immateriale” che in altri luoghi non esistonoda decenni.Il nostro paese è ricco di opere “monumentali immateriali” che ancora devonoessere documentate e approfondite.Ringrazio sentitamente il Prof. Piraino per la gentile collaborazione senza la quale“l’osso che canta” non sarebbe stata relazionata, spiegata e ascoltata dagli allievi delCorso di Etnomusicologia dell’Università di Palermo.

Palermo 15 Aprile 2010 Vincenzo Insinna(Allievo del Prof. Bonanzinga)

(*) Mondo celtico I Celti furono antichissime popolazioni che si stanziarono inFrancia - Spagna - Inghilterra - Germania e che ebbero grande influsso nella for-mazione degli antichi popoli italici.

terra, che si vedono dall’alto non hanno confini, siestendono a perdita d’occhio; sembra che atterri sopraun gigantesco gioiello, un brillante prezioso, poi, inveceti ritrovi in un delirio di cemento, su strade e arterie dicomunicazioni mostruose che s’incrociano e si sovrap-pongono in un disordine urbano delirante, l’una sopral’altra, in un continuo movimento di automobili e dipersone che si spostano da un luogo all’altro in questademografia demenziale. Poi, attraversando questo labi-rinto, arrivi finalmente a casa tua, un vero miracolo!Nel centro del Messico, la domenica, passeggiano duemilioni di persone, abitano in quartieri dalle mille cul-

ture: dai resti degli aztechi, la Cattedrale barocca, le vestigia dei Viceré Spagnoli,l’Indipendenza, la Rivoluzione, il secolo XX° ed il secolo XXI°: sei circondato da auto,da rumori e da motori, dalla metropolitana e dalla pubblicità abusiva, qui sei bombar-dato da un’attività compulsiva.La mia casa, però, è situata in un giardino che racchiude un angolo di pace, lontanadal mondo reale, un luogo di resistenza, dove vivo trincerata facendo vivere insiemea mio figlio Emiliano, questo mio centro culturale d’arte che si chiama: “L’Aria”. Equi io mi ricordo continuamente di essere stata nella Sicilia degli Dei delMediterraneo, con gli amici de La Radice e con la mia cara sorella Rosemarie.Felicità è una parola con le ali.Qui io vi invito e vi aspetto, sognando continuamente l’occasione che mi riporti nuo-vamente in Sicilia. Carmen Parra

La signora Maddalena La Paglia “filmata e registrata” dal prof. SergioBonanzinga, docente di Etnomusicologia dellʼUniversità di Palermo

Padre Vincenzo Nuara

Il Vaticano

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Le fondamenta

Giorno 5 giugno 2010, alle ore 20,30, in piazza Umberto I°, a Vallelunga, si sono esibiti65 (sessantacinque) alunni dell’Istituto Comprensivo Vallelunga-Villalba, sul palco, comeuna vera e propria orchestra musicale formata dal gruppo di violini, da quello delle chi-tarre, dei pianoforti, dal gruppo flauti e da altri singoli strumenti. Tutto in piena regola ediretti dai docenti del corso di strumenti musicali.E’ soltanto incredibile come 65 ragazzi abbiano potuto suonare in sintonia!Il corso di strumento musicale iniziato 3 anni fa ed ormai ben consolidato, fu nel 2007finanziato dal Ministero della Pubblica Istruzione, voluto con caparbia dal DirigenteScolastico Prof. Vincenzo Nicastro.Ascoltavo in silenzio la musica munito di macchina fotografica ma il pensiero andò lon-tano, lontano nel tempo, nel 1974, 36 anni fa.Mi trovavo a Sciacca, un pomeriggio, dove mi recavo tre volte la settimana con la mia128 fiat per insegnare, presso la scuola professionale ad indirizzo marinaro, la mia materiaprofessionale di Esercitazione Marinaresca.Quel pomeriggio mi trovavo seduto su una panchina della villetta vicino l’istituto e cometante altre volte era capitato in quell’ora di buco, vedevo passare tanti piccoli ragazzi conchitarre e altri strumenti musicali. Avevo notato che andavano nel palazzo accanto la miascuola.Da sempre, avevo avuto la curiosità di capire cosa fossero quei cinque righi orizzontali etutte quelle virgole sottosopra ed altri segni che per me erano soltanto scrittura araba oegiziana. La scuola media fatta da me negli anni ‘50 non prevedeva l’insegnamento dellamusica.La mia passione per la musica contrastava, però, con quello che mi diceva mio padre ecioè che la musica piace soltanto a chi non ha voglia di lavorare ed era “roba per lagnusi”,anche se aveva un fratello che era suonatore di chitarra e assieme ad altri suonatori difisarmonica e mandolino allietavano le notti insonni delle fanciulle da marito con“Notturne” o “Serenate”.Quel pomeriggio, a Sciacca, mi alzai dalla panchina e mi misi in mano un foglietto cheavevo preparato da tempo, seguii quei ragazzi e salii con loro forse al secondo piano. Iragazzi suonarono il campanello e venne ad aprire una signora esile, esile, bassina, bassi-na, avanti negli anni e quasi trasparente. Fu salutata Signora Maestra.La signora rispondeva ma il suo sguardo interrogativo era fisso su di me.

- Stia tranquilla Signora, sono un insegnante della scuola professionale, questa accan-to al suo palazzo, mi chiamo Piraino. Questo è il numero di telefono della scuola conil nome del Preside ed il mio. Si informi su di me, insegno esercitazione marinaresche– dissi io tutto questo e tutto d’un fiato, porgendo il bigliettino che avevo preparato.

- Dopodomani – continuai - verrò di nuovo a questa ora perché devo chiederle unacortesia.

La signora maestra prese il foglietto di carta e già io avevo girato i tacchi e salutato, quan-do prima di sparire nelle scale mi richiamò dicendo:

- Va bene. Telefonerò al suo Preside. Ma Lei mi dica, qual è la cortesia che deve chie-dermi?

- Vorrei prendere un po’ di lezioni di musica soltanto per capire quelle che io pensosiano delle note musicali. Non ho altro interesse - risposi.

La signora accennò un sorriso incredulo e poi salutando mi disse: l’aspetto dopodomani.Per abbreviare ricordo un libro che mi fece comprare con il titolo: Metodo Bona.

Frequentai in quell’ora pomeridiana “buca” una diecina di lezioni di musica. Pagai e sod-disfeci così quella mia curiosità. Avevo 31 anni.Per abbreviare ancora di più, perchè le considerazioni sarebbero molto lunghe e non sofino a che punto interessanti, dico subito che tolta la banda musicale nata nel 1950 e toltii suonatori di notturne, contrariamente per esempio, al paese di Cammarata che annove-ra famiglie intere di musicisti e maestri di musica, Vallelunga non ha mai avuto alcunatradizione in questo campo e la mentalità di mio padre doveva essere sicuramente la men-talità di quasi tutta la comunità.In conclusione credo che 65 ragazzi guidati dai docenti: Alessandro Messina (Flauto),Floriana Gallo (Pianoforte), Oriana Pignatone (Chitarra), Mariangela Lampasone( Violino) e dal Dirigente scolastico Prof. Vincenzo Nicastro abbiano gettato le“Fondamenta” nella Comunità di Vallelunga di un palazzo che si chiama “Vocazionemusicale”.Anche se non darà frutti reali economicamente, come diceva mio padre, sicuramente daràfrutti che non si vedono, che non si toccano, ma che avvicinano l’Uomo a quel grandeMaestro che riesce a far suonare all’unisono quell’immenso universo che ci sta intorno,quell’infinito che, come per miracolo, “la musica” riesce a catturare e contenere nel pic-colo cuore dell’Uomo e di ogni essere vivente.

di Pino Piraino

Un dolore che diventa gioia, sorrisi, canti. Una morte che diventa vita. E’ que-sto il clima che si respira ogni anno a Villalba durante la “Giornata dello sport”dedicata alla memoria di Gianni Messina: il giovane che a soli 16 anni morì inun incidente stradale, e i cui organi vennero donati per volere dei familiari.Centinaia di alunni dell’”Istituto comprensivo di Vallelunga e Villalba”, marte-dì 25 maggio, si sono ritrovati assieme alla famiglia Messina nel cortile dellascuola media “Mulè - Bertolo”, per ricordare un ragazzo che non hanno maiconosciuto, ma a cui hanno scritto “Ciao Gianni” su di un manifesto legato a deipalloncini colorati, lasciati poi volare al cielo. E nel seguire il volo lieve e leg-gero di quei palloncini è stato come sentire che Gianni fosse li, in alto, a racco-glierli, a sorridere ancora e a dire “grazie”. Con la stessa dignitosa commozionecon cui i suoi genitori, di anno in anno, ringraziano tutti i presenti per un mani-festazione che diventa sempre più bella e partecipata. Quest’anno sono stati bencinque gli alunni premiati con la borsa di studio “Gianbattista Messina” istitui-ta dalla famiglia: Desirè Greco e Clarissa Pace, della quinta elementare diVallelunga, che si sono aggiudicate a pari merito il primo posto nella prova gra-fico - pittorica; Giacinto Civiletto e Matteo Guarino, della scuola primaria diVillalba, che hanno vinto a pari merito la prova di lettura e infine Silvia Scinta,della terza media di Vallelunga, alla quale è andato il primo premio di 500 europer la prova letteraria. Alla loro premiazione da parte del dirigente scolasticoVincenzo Nicastro, ha fatto seguito l’intervento dell’assessore alla cultura diVillalba, Giuseppe Favata, e dei genitori del ragazzo. Poi l’inaugurazione di unamostra, all’interno della scuola, dove sono stati raccolti tutti i disegni realizzatidagli alunni nelle cinque edizioni della “Giornata dello sport” e che accoglieràanche i lavori futuri. A tagliare il nastro della mostra, la mamma di Gianni,Carmelina Loggia e il figlio, il piccolo Alessandro Messina.

Villalba si ferma a ricordareGianni Messina

di Silvia Dentico

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Anno X n. 63-64 (3+28)21 Dicembre 2009

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N° 165 del 19 Gennaio 1999

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Page 12: La Radice 15 giugno 2010

PAGINA 12

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INTERCOMUNALE N. 3

ASILO NIDO

Nei primi di maggio 2010 l’AssessoratoRegionale alla Famiglia conferma cheVallelunga è stato incluso nel finanziamentodi circa 500.000 euro per l’implementazionedel servizio di asilo nido.

A metà aprile 2010 sono iniziati i lavori di sban-camento per la preparazione delle piattaformedove sorgeranno le pale eoliche in contradaGarcia, ovvero “haarcia”.

Primo l’intercomunale n. 3 Borgo Vigaretto-Resuttano (vedi articolo “Finalmente”.

Secondo le pale eoliche inizio lavori metà aprile.Terzo l’asilo nido. Se questo significa che abbiamo seminato bene in soli 14 mesi di effettivaamministrazione, è pure vero e sacrosanto che, con l’amaro in bocca, nonpossiamo che esclamare: “LA BEFFA CONTINUA!”.

QUINDI: