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OTTOBRE 2016 44 NOV-DIC 2016 TAG: #NICCHIE#AUTOMOTIVE #HYGGE #POST-TRUTH #FORAGING #BRANDEDCONTENT #CONVERSATIONALADV #DASHBOTTON #SUPERCONSUMATORI #OVER65 #NEOSPIRITUALE

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OTTOBRE2016

N° 44 NOV-DIC 2016

TAG: #NICCHIE#AUTOMOTIVE

#HYGGE#POST-TRUTH#FORAGING

#BRANDEDCONTENT#CONVERSATIONALADV

#DASHBOTTON#SUPERCONSUMATORI

#OVER65 #NEOSPIRITUALE

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LA VOCE DEL MESEQuesto mese nella sezione MERCATI tracciamo le DIRETTRICI FUTURE di sviluppo strategico di tre mercati: quello CONSUMER, che nei prossimi 15 anni vedrà sempre più una polarizzazione tra low cost e nicchie; il settore AUTOMOTIVE vedrà l’auto non più solo come un mezzo di trasporto ma sarà parte di un ecosistema più ampio. Infine il mercato del FOOD DELIVERY si avvierà verso un consolidamento.

Fra i trend di questo mese, esploriamo tre terminologie straniere: l’arte danese della HYGGE, la POST-TRUTH decretata parola dell’anno 2016 dall’Oxford Dictonary e il FORAGING, ovvero l’arte di raccogliere e mangiare cibo selvatico.

Nella sezione marketing, vi proponiamo un’analisi sull’evoluzione della comunicazione, incentrata sempre di più su CONTENUTI nuovi che sappiamo coinvolgere ed emozionare il consumatore e legarlo a sé. Nel futuro prossimo le CONVERSAZIONI tra marche e consumatori saranno ridisegnate dai chatbot e dalla CONVERSATIONAL ADV.

Sul fronte delle INNOVAZIONI TECNOLOGICHE analizziamo tre fenomeni: i COMANDI VOCALI come nuova frontiera tecnologica per comandare case, telefoni, automobili ed eseguire compiti diversi nello stesso tempo; le innovazioni tecnologiche nel RETAIL da tenere sott’occhio; e infine lo sbarco in Italia di AMAZON DASH BOTTON e le sue implicazioni.

La riflessione di questo mese sui TARGET, è rivolta alla scoperta dei SUPERCONSUMATORI, ovvero i fan più appassionati dei brand, in grado di far crescere le aziende e suggerire nuove idee. Passiamo poi a un’analisi degli ULTRASESSANTENNI e dei 4 cluster in cui di segmentano e infine come target emergente vi presentiamo il NEO SPIRITUALE.

Buona lettura!

Milano, 15 dicembre 2016

Ufficio Studi KB WWW.KNBA.IT TRENDWATCHING NOVEMBRE – DICEMBRE 2016

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MERCATI

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VERSO UNA NUOVA GEOGRAFIA DEI CONSUMI

LA DIGITAL TRANSFORMATION DEL

SETTORE AUTO

HYGGE,L’ARTE NORDICA DEI PIACERI QUOTIDIANI

VIVIAMO NELL’ERA DELLA POST-TRUTH

FORAGING, L’ARTE DI RACCOGLIERE LE PIANTE E MANGIARLE

MARCHI, IL RACCONTO CHE COINVOLGE

LE NUOVE OPPORTUNITA’ DEL CONVERSATIONAL

ADVERTISING

OLTRE IL TOUCH,LA NOSTRA VOCE

IL NEGOZIO INIZIA A PARLARE

CON DASH BOTTON LE AZIENDE ENTRANO

IN CASA

L’IMPORTANZA DEI SUPERCONSUMATORI

TARGET EMERGENTI:IL NEO SPIRITUALE

MERCATI TREND MARKETING TECNOLOGIA TARGET

WWW.KNBA.IT TRENDWATCHING NOVEMBRE – DICEMBRE 2016

PER IL DELIVERY FOODE’ TEMPO DI

CONSOLIDAMENTO

GLI ULTRASESSANTENNIPROTAGONISTI

DELLA VITA SOCIALE

SPOSTARE L’INNOVAZIONE SULLA

CUSTOMER EXPERIENCE

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E172 McKinsey ha recentemente pubblicato «Western Europe Consumer Goods Industry in 2030», uno studio sugli scenari possibili del retail e del settore consumer per i prossimi quindici anni. 

Lo scenario di consumo nel 2030 immaginato da McKinsey prevede la polarizzazione sempre più marcata tra i prodotti di consumo a basso costo e quelli di nicchia per chi potrà permetterselo. Cominciamo dal cambiamento dell’ambiente in cui si troveranno i consumatori. In Europa i consumi di massa stagneranno, il reddito medio scenderà, così come il potere di acquisto di una consistente fetta della popolazione. Per le aziende produttrici per il mass market ci sarà una sola grande strada da seguire, il taglio massiccio dei costi. Sarà il regno dei “no frills player” e degli specialisti delle private label. E dove compreranno i consumatori impoveriti? In negozi vari, ma con una cosa in comune: la scontistica. Non è più un fenomeno prevalentemente tedesco: anche in Italia, Francia, Spagna e Regno Unito i consumatori stanno migrando verso i discount, e continueranno a farlo. Non andremo però tutti al discount. Come già vediamo oggi, quando il mercato di massa si restringe, si crea lo spazio per le nicchie: cibo salutare, prodotti rispettosi dell’ambiente, personalizzazione e comodità. Però le aziende che vorranno seguire queste nicchie dovranno lasciarsi alle spalle i loro processi di produzione, marketing e distribuzione: troppo lenti. Dovranno inventarsi qualcosa di più innovativo e agile. Soprattutto online.

E173 L’industria automobilistica è tra quelle che più decisamente hanno abbracciato la digital transformation. Di seguito 4 linee strategiche per affrontare la mobilità del futuro.

La mobilità evolve con l’evoluzione della società ed è influenzata dalla tecnologia. Il direttore marketing di BMW Italia, Salvatore Nicola Nanni, è dell’idea che stiamo vivendo il passaggio da automobile industry ad automobility industry, ovvero il passaggio dalla produzione di auto all’erogazione di servizi per la mobilità individuale. Il perimetro di questa industry si allarga ed entrano nuovi player con modelli di business disruptive. Per affrontare la mobilità del futuro, le aziende del settore dovranno cercare di seguire 4 linee strategiche:1. AUTONOMOUS DRIVING concepito come tecnologia a supporto della decisione e del libero arbitrio.2. CONNETTIVITA’ intesa non solo come il rapporto tra la persona e la sua auto, ma tra uomo, auto e contesto intorno. L’auto è companion che aiuta e supporta nella vita quotidiana.3. ELETTRIFICAZIONE, oltre la sfida di prodotto, è soprattutto una presa di coscienza per la salvaguardia dell’ambiente. SHARING non solo di auto ma di infrastrutture come parcheggi e colonnine, perché se non c’è l’infrastruttura alla base, l’auto va poco lontano. Nel futuro prossimo, quindi, le auto saranno a guida autonoma, elettriche e connesse. Le aziende automobilistiche non dovranno però dimenticare di salvaguardare il concetto che guidare è passione e che l’auto rimane un oggetto emozionale.

E174 In questi anni il delivery food ha trasformato start up in macchine da soldi. Il cibo a domicilio è diventato abitudine nelle grandi città. Adesso per questo mercato è arrivato il tempo del consolidamento.

L’ultimo miglio della consegna del cibo a domicilio ha un futuro già scritto: il mercato è destinato a due o tre colossi che difficilmente lasceranno spazi vuoti. Vedi la startup PizzaBo finita a suon di milioni nelle mani di JustEat. E’ una delle tante storie di colossi che acquistano realtà minori per espandersi ma anche per soffocare la concorrenza. Solitamente chi arriva per primo ha vantaggi consistenti perché da unico attore del mercato ha la possibilità di crescere e continuare a investire. Ma vediamo i modelli di business che cercano di imporsi nel food delivery. Ultimo arrivato è UBEREATS: nessun legame contrattuale con i bikers, solo una piattaforma che li mette in contatto coi ristoratori. UbertEats applica il modello di Uber al delivery food. Il servizio è arrivato a novembre a Milano. DELIVEROO, nata a Londra, è una delle startup di maggior successo del settore, che ha sposato il modello del take away digitale con due requisiti fondamentali: ristoranti qualificati e consegne in meno di 32 minuti. L’obiettivo è quello di offrire un servizio premium. Di recente è stato introdotto anche un servizio Business, che va a fare concorrenza alle mense aziendali. FOODORA, start up tedesca presente a Torino e Milano, ha avuto un autunno caldo per l’azione sindacale dei suoi corrieri. In principio i riders erano pagati 5,40 euro all’ora, ora si è passati a 2,70 a consegna.

VERSO UNA NUOVA GEOGRAFIA DEI CONSUMI

LA DIGITAL TRANSFORMATION DEL

SETTORE AUTOPER IL DELIVERY FOOD

E’ TEMPO DI CONSOLIDAMENTO

MERCATI

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TRD171 Tutto ciò che trasmette calore, semplicità e gioia di vivere: è il life style che viene dalla Danimarca.

C’è un termine danese, HYGGE, che non ha traduzione in nessun’altra lingua perché rappresenta uno stato dell’anima: il danish hygge è la propensione allo “stare bene” con sé e con gli altri in totale rilassatezza e intimità. Altre culture hanno termini simili: il mondo anglosassone usa cosiness,, la lingua tedesca gemütlichkeit, intendendo quel senso di benessere che danno il buon cibo, un drink e una buona compagnia, che riescono, però, a rendere solo in parte il concetto di hygge. Hygge è qualcosa di più che dice di un’attitudine esistenziale a essere indulgenti con se stessi e con gli altri, senza negarsi i piccoli piaceri della vita. L’Oxford Dictionary l’ha inserita tra le parole dell’anno 2016, su Istagram ci sono 1 milione e mezzo di #hygge, su Pinterest c’è stato un aumento del 285 per cento di «hygge» rispetto al 2015 , il Guardian l’ha definita «la seconda invasione vichinga». Per definirlo basta pensare che cosa non è hygge: l’arroganza, l’intellettualismo, l’egoismo, l’artificiosità, la superbia. Accoccolarsi sulla propria poltrona sorseggiando cioccolata calda, preparare una cena di piatti semplici per gli amici, indossare comodi maglioni, vivere in sintonia con la natura, creare un ambiente armonioso, abbandonarsi alla gioia del momento, dedicarsi a gesti di affetto: tutto questo è molto hygge. In sostanza hygge è un luogo da vedere come un rifugio dal mondo esterno, dove tutti possono rilassarsi e non essere giudicati. Speriamo allora, che la Danimarca ci salvi, visto che la fuori, il mondo pare impazzire.

TRD172 L’Oxford Dictionary ha decretato che la parola del 2016 è post-truth, neologismo ispirato dalla campagna presidenziale USA e dal quella per la Brexit.

Il termine POST-TRUTH «si riferisce a circostanze in cui i dati oggettivi sono meno influenti degli appelli a emozioni e credenze personali nel formare l’opinione pubblica». Potete consultare il breve video che segnala le altre parole prese in esame quest’anno: tutte assieme costituiscono un’interessante rassegna delle tendenze contemporanee. La post-truth, in effetti ha deciso le due elezioni cruciali degli ultimi dodici mesi: il referendum britannico sulla Brexit e le presidenziali americane. Ma il fenomeno è ancora più ampio, va dalla politica alla società, dal pubblico al privato, dall'Occidente ai paesi emergenti. Domina il web, in particolare i social network, come sottolinea il mea culpa di questi giorni di Facebook e Twitter per eliminare o almeno ridurre la falsità dai propri post, ma dilaga anche su altri media, la tivù, i giornali. Viviamo, insomma ai tempi del post verità, in cui il 44% della popolazione si informa tramite Facebook e in cui i social media spesso si trasformano in «camere dell’eco» nelle quali ciascuno cerca e trova solo conferme alle proprie opinioni. In queste camere non esiste la verità dei fatti perché ciascuno ha selezionato e riceve solo notizie con le quali concorda a priori. Per restituire all’opinione pubblica una più fedele e meno post veritiera rappresentazione del reale, ci auguriamo che ciascuno esca dalla propria bolla. Farlo è sgradevole e sono necessari coraggio, realismo e buonsenso, qualità rare ai tempi della post-verità.

TRD173 In Italia Valeria Margherita Mosca è l’esperta assoluta di foraging, fondatrice di Wood*ing Lab, con cui diffonde la cultura del wild food.

FORAGING è il termine inglese che designa l’attività di raccolta in ambienti selvatici di specie vegetali (licheni, bacche, corteccia, erbe) adatte al nutrimento umano, proteggendo l’ambiente che ci circonda in maniera ecosostenibile. Questo concetto è facile da dimenticare, abituati come siamo all’idea che tutto quanto mangiamo sia sempre reperibile sugli scaffali di un supermercato o sul menù di un ristorante. In Italia le nozioni sulla raccolta e l’uso tradizionale del cibo selvatico sono rimaste per decenni solo nella memoria di alcuni anziani. Le persone incuriosite dalla possibilità di cibarsi di piante selvatiche commestibili stanno aumentando e il tema ha perso quella lieve punta di eccentricità che manteneva fino a qualche decennio fa. L'ingrediente selvatico sta rientrando a far parte delle ambizioni e della ricerca della più alta offerta culinaria. Se da un lato questa tendenza può esser vista come il vezzo di un "primitivismo modaiolo", più ottimisticamente potrebbe essere invece espressione delle preoccupazioni ambientali e delle aspirazioni ecologiche dell’ultimo decennio. E, soprattutto, un tentativo di connessione con l’ambiente naturale e con ciò che è selvatico ed originale. Wood*ing Lab aprirà a Milano un cocktail bar solo con cocktail selvatici, e poi un ristorante con menù di soli cibi selvatici cucinati con agenti naturali: fuoco diretto, ghiaccio, vento e fermentazione. Prepariamoci ad andare oltre il bio e il km zero.

HYGGE, L’ARTE NORDICA DEI PIACERI QUOTIDIANI

VIVIAMO NELL’ERA DELLA POST-TRUTH

TREND

FORAGING, L’ARTE DI RACCOGLIERE LE PIANTE E MANGIARLE

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M171 Che si tratti di un cortometraggio, di un magazine, di una piattaforma, i marchi puntano su storie che emozionano e intrattengono, per legare a sé il consumatore.

L’evoluzione dei servizi di marketing e comunicazione è ben riassunta dal branded content. Una volta era sufficiente produrre quattro contenuti l’anno – principalmente per la televisione. Ora quei quattro pezzi sono diventati quattromila, perché oggi il consumatore è alla continua ricerca di nuovi contenuti che sappiano interessarlo e coinvolgerlo, e che quindi parlino esattamente di quello che desidera conoscere in quel preciso istante. Abbiamo assistito così al passaggio da una comunicazione di tipo estensivo a una di tipo intensivo: conoscere quale utente e in quali diversi media sia più ricettivo nei confronti di determinati tipi di messaggio (o come renderlo tale), come raggiungerlo, come comunicare in maniera efficace con lui e come costruire una relazione interattiva con lui, sono i punti chiave che un’azienda deve aver chiaro per raggiungere ciascun consumatore in target al momento giusto e con il messaggio giusto. Contenuti di qualità rilevanti, in grado di emozionare e arricchire il pubblico, esprimendo al contempo i valori a cui la marca vuole associarsi, ma senza il riferimento diretto a un’offerta commerciale: è la tendenza che osserviamo alla base delle iniziative più efficaci di branded content. Tre esempi: Master of Pasta di Voiello, Una proposta da sogno di Tempo, i cortometraggi dal forte impatto emotivo di Wind.

M172 Con lo sviluppo dei chatbot inizia l’era del conversational advertising ed emergono nuove opportunità creative per i brand.

L’idea di utilizzare bot in grado di simulare una conversazione “umana” non è in realtà così nuova se si pensa come fin dai primi anni ’90 diversi standard di instant messaging (chi ha più di 30 anni ricorderà IRC) abbiano permesso lo sviluppo di bot con funzioni di natura diversa all’interno delle chat tematiche. La novità sta piuttosto da un lato nelle dimensioni del mercato potenziale che Messenger permette di raggiungere (più di un miliardo di utenti attivi al mese) e dall’altro nella possibilità di accedere ai dati di chi utilizza questa piattaforma per personalizzare e rendere rilevante la “conversazione” tra consumatori e marca all’interno di una situazione che viene percepita come naturale e spontanea dalle persone. E’ l’inizio dell’era del conversational advertising: messaggi di marca che possono essere allo stesso tempo personali e rilevanti, ma anche capaci di raggiungere un target numericamente significativo. Il conversational advertising rappresenta sicuramente un passo in avanti sia rispetto ai tradizionali siti web che alle mobile app pur sviluppandosi a partire da semplici messaggi di testo. Insieme a search e ai social media, anche i chatbot avranno nei prossimi anni un ruolo cruciale nella definizione del consumer journey assumendo in un certo senso la funzione che una volta era dei browser ovvero di porta d’accesso alle informazioni ed alle esperienze di marca online con in più la capacità di analizzare, comprendere ed interpretare.

M173 Secondo una recente ricerca di Accenture le aziende che stanno concentrando i loro sforzi di innovazione sulla customer experience stanno ottenendo risultati migliori dei concorrenti che puntano solo sul prodotto.

Secondo un nuovo studio di Accenture realizzato su un campione di 351 aziende attive in 8 settori merceologici in nove Paesi, tra cui l’Italia, una focalizzazione distintiva sull’innovazione nella gestione del cliente può generare ricavi tra il 3% e 7% più alti rispetto ai concorrenti. In particolare paga un approccio all’innovazione basato su una customer experience che combini prodotti, servizi, software e hardware. Tradotto: non basta più offrire prodotti innovativi. Le aziende devono offrire una miglior esperienza rispetto ai competitor, dal momento in cui una persona inizia ad interessarsi al prodotto, attraverso la ricerca e l’acquisto per estendersi lungo tutto il periodo di possesso, con una serie di servizi che mantengano il cliente soddisfatto. Nello specifico i leader di mercato – classificati come Early Innovators e Value Makers – si focalizzano sull’innovazione per differenziare risultati, soluzioni ed esperienze a livello strategico e cade in questa categoria solo il 20% delle aziende analizzate. In particolare i Value Makers sono coloro che riescono a trovare nuovi modi di relazionarsi con i clienti attraverso piattaforme ed ecosistemi, nei quali prodotti e servizi sono solo una dimensione di una value proposition più ampia. Le altre aziende – classificate come Market Share Protector e Efficient Executor - sono caratterizzate da un approccio più tattico nella differenziazione dell’esperienza del cliente..

LE NUOVE OPPORTUNITA’ DEL CONVERSATIONAL

ADVERTISING

MARKETING E COMUNICAZIONE

SPOSTARE L’INNOVAZIONE SULLA

CUSTOMER EXPERIENCE

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MARCHI, IL RACCONTO CHE COINVOLGE

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ICT167 E’ la nuova frontiera tecnologica per comandare case, telefoni, automobili ed eseguire compiti diversi nello stesso tempo: i colossi digitali ci stanno lavorando.

All’inizio fu la parola scritta a comandare il processore. Poi abbiamo abbracciato l’era delle icone, del mouse e del puntare e cliccare divenuti paradigma dell’interfaccia tra uomo e macchina intelligente. Infine la necessità di mobilità hanno reso obsoleto il mouse e introdotto gestualità come sfiorare, toccare e sfogliare. Ora però le necessità stanno, ancora una volta, trasformando il modo in cui comandiamo i nostri computer. Nelle auto, in case e in ufficio spesso abbiamo le mani impegnate e abbiamo bisogno dell’immediatezza nel trasferire un comando. Oggi possiamo usare la voce indirizzandola all’intelligenza artificiale per comandare le nostre case, i telefonini o le automobili. Si tratta di sistemi complessi su cui i più grandi gruppi digitali, Amazon e Alphabet in testa, stanno lavorando. Non si tratta solo di dello sviluppo di oggetti intelligenti , come Echo o Home, capaci di accedere in tempi brevissimi a risorse d’intelligenza artificiale o di rispondere a comandi vocali; la complessità sta nel costruire un sistema capace di comandare in un’unica esperienza oggetti diversi prodotti da produttori diversi. La sfida sarà poi combattuta sulla quota di mercato: il sistema vincente sarà, per definizione, quello adottato dal massimo numero di partner esterni. La voce è lo strumento principe su cui si stanno costruendo queste esperienze di comando che per molti versi determineranno il consumo di intrattenimento o informazione nel nostro immediato futuro.

ICT168 La digitalizzazione è un fenomeno che non riguarda solo il virtuale, ma anche e sempre di più il mondo fisico del retail, scenario privilegiato della customer experience.

La spinta del cambiamento attraverso la tecnologia ha creato l’e-commerce e il mondo del retail fisico non sta a guardare. Ecco quali device dobbiamo tenere d’occhio già da ora. 1.BEACON: attraverso la tecnologia Bluetooth interagiscono, passando da un app che invia messaggi push, invitando il cliente a entrare nel punto vendita ,offrendo in cambio punti e, una volta dentro, segnalando promozioni. Già ben presenti in Italia da Feltrinelli, Ovs, Salmoiraghi e Viganò, Gruppo Ve Gè e Iper la grande, utilizzati come strumenti di marketing e sensori di movimento. 2.INVENTORY TRACKING: segnerà la fine dell’antitaccheggio, si tratta di dispositivi che si aprono automaticamente dopo il pagamento. I più evoluti utilizzano anche la indoor mapping per tenere l’inventario sotto controllo in tempo reale. 3.INDOOR MAPPING: costruite estraendo le informazioni da tanti device sotto lo stesso tetto, creano delle mappe particolareggiate di negozi. Le insegne le utilizzano per meglio indirizzare il cliente verso ciò che sta cercando e promozioni. 4.SERVICE ROBOT che funzionano da personale di piano cui chiedere informazioni 5.CAMERINI SMART con specchi interattivi e visione dinamica a 360° grazie alla realtà aumentata; il cliente può vedere anche gli abbinamenti consigliati, richiedere nuovi capi oltre a quelli in camerino. Inoltre, grazie alla tag RFID il camerino «sente» quali capi il cliente ha selezionato e li salva sul suo account online.

ICT169 La seduzione di una vita «mai più senza». Con Amazon Dash Button, la marca non è più sugli scaffali fisici o digitali, ma viene ad abitare da noi.

Dopo il lancio nel 2015 negli USA, Amazon Dash Button a novembre ha debuttato anche nel nostro Paese. Stiamo parlando di piccoli pulsanti che connessi al WiFi permettono di ordinare con un click prodotti di largo consumo come biscotti, fazzoletti, pasta, detersivi, caffè. I pulsanti sono configurati in partenza con le nostre preferenze. Così quando stiamo per terminare il prodotto possiamo riordinarlo premendo semplicemente il pulsante. Ogni pulsante è associato a una marca – per ora sono una trentina, da Barilla a Pellini, da Lines a Dash, da Gilette a Pampers – e costa 4,99 euro. I Dash Buttons chiudono il circuito tra bisogno-soddisfazione, cliente-prodotto in un unico click, eliminando qualunque tipo di esperienza. Il vantaggio per Amazon è quasi scontato: vuol dire assicurarsi di essere sempre la prima opzione per l’acquisto, giocando d’anticipo su tutti i concorrenti. Per i brand invece questo modello ha grandissime opportunità: significa avere il privilegio di entrare nelle nostre case e conoscere le nostre abitudini. Inoltre il Dash Button rappresenta anche un’esposizione ripetuta e costante alla marca. Amazon Dash Button è il segnale di una rivoluzione prossima del settore del Largo Consumo, che riconfigurerà logiche e ruoli della filiera.

OLTRE IL TOUCH, LA NOSTRA VOCE

IL NEGOZIO INIZIA A PARLARE

CON DASH BOTTON LE AZIENDE ENTRANO

IN CASA

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T061 Spesso le aziende trattano i loro fan più appassionati come strambi clienti da evitare. Invece, oltre a essere fonte di guadagno, sono stimolo per nuove idee.

Nel suo libro intitolato «Superconsumers» Eddie Yoon, della società di consulenza Cambridge Group, sostiene che solo un decimo delle persone appartiene a questa categoria, che però da sola è responsabile del 30-70% delle vendite. Queste persone non sono definite tanto dalla quantità di cose che comprano, quanto dall’atteggiamento nei confronti del prodotto. Essi vedono nei prodotti delle risposte ai bisogni emotivi più profondi. Spesso, osserva Yoon, le aziende trattano i superconsumatori come strambi maniaci da evitare. Ma è un errore, perché proprio loro, se presi nel verso giusto, possono aiutare le aziende a crescere. Oltre a comprare grandi quantità di un certo prodotto, possono contagiare con il loro entusiasmo le persone che hanno attorno. Cosa possono fare le aziende per rafforzare il legame con i superconsumatori? Innanzitutto devono conoscerli. Passando più tempo con loro, leggendo le chat in rete, i tweet, andando ai loro raduni. La priorità è identificare i superconsumatori giovani ed attivi. Il secondo compito è ricompensare i superconsumatori per la loro fedeltà.I fan adorano essere riconosciuti dalla fonte del loro investimento affettivo. Infine i superconsumatori sono ossessionati spesso dalla risoluzione dei problemi. Ecco perché queste persone propongono nuove idee e possono suggerire miglioramenti utili ai brand.

T062 Rappresenta il cambiamento più rilevante rispetto a vent’anni fa: l’esercito degli ultrasessantenni è tornato al centro della scena sociale ed economica.

Gli ultrasessantenni sono al centro della scena non solo perché sono tanti ma perché con loro devono confrontarsi istituzioni e aziende. Possono fare i nonni baby sitter, fulcro della famiglia, oppure creare imprese, viaggiare, fare sport. Francesco Morace, nel suo libro «ConsumAutori», sui nuovi nuclei generazionali, li segmenta in quattro cluster: 1.JOB PLAYERS: hanno tra i 65-75 anni, non vogliono andare in pensione e molti fanno progetti per l’apertura di un attività autonoma. Il lavoro per loro è una ragione di vita attiva. Sono anche consumatori critici e informati.2.FAMILY ACTIVISTS: rappresentano il motore della famiglia per figli e nipoti. Per loro l’uscita dal lavoro ha significato rientrare a tempo pieno nei ruoli famigliari. 3.PLEASURE GROWERS: sono gli ultrasessantenni che liberati dagli impegni professionali hanno deciso di godersela, dedicandosi agli interessi che prima non riuscivano a seguire. Sono consumatori di viaggi e attività culturali e riscoprono la cura del corpo dedicandosi ad attività sportive. Sono un nucleo generazionale molto appetibile per il mercato. In Italia sono la punta avanzata dell’84% degli anziani che giudicano positivamente la loro vita. 4.HEALTH CHALLENGERS: rientrano nella fascia di età fra i 75-90 anni. Per conciliare la vitalità intellettuale con i limiti fisici hanno bisogno di soluzioni per la salute e la mobilità.

T063 Si tratta di una persona che cerca una connessione tra corpo e mente e coltiva la propria spiritualità come risposta al sovraccarico di contenuti digitali.

Il neo spirituale nasce in seno a una generazione, quella dei 25-40enni, è poco incline alla religione in senso canonico, ma decide di coltivare una propria spiritualità in modalità «do it yourself». E’ una persona che si impegna attivamente e quotidianamente per raggiungere un’armonia e una serenità, mentre altri pensano che basti un week end nella natura o un massaggio. Il neo spirituale ama praticare yoga e meditazione, odia prender farmaci o dover essere reperibile dopo le 18, infatti la sera spegne il cellulare.Sfrutta le opportunità del web (per esempio le video lezioni di yoga su YouTube o il percorso di mindfullness tramite la app Headspace), ma senza esserne prigioniero. Questo target persegue il benessere attivamente anche attraverso l’alimentazione sana. Sceglie ingredienti naturali, prodotti biologici e ama i superfood. Parlando di medicina, diffida spesso di quella occidentale, che ragiona per compartimenti stagni ma preferisce un approccio olistico. In sintesi il neo-spirituale presenta tre tratti portanti: 1. cerca isole di lentezza per riconnettersi con il suo lato istintivo 2.conduce uno stile di vita sano tra alimentazione naturale e yoga 3. persegue l’armonia tra tradizione e tecnologia moderna.

GLI ULTRASESSANTENNI:PROTAGONISTI

DELLA VITA SOCIALETARGET EMERGENTI:IL NEO SPIRITUALE

TARGET

L’IMPORTANZA DEISUPERCONSUMATORI

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