Insieme - Febbraio 2013

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FATTI PER SPERARE Mariapia Bonanate e padre Ugo Sartorio, i due protagonisti del Premio Euanghelion 2013 FEBBRAIO 2013 N. 2 ANNO VIII - € 2,00

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Mensile della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno. In questo numero: Fatti per Sperare, Premio Euanghelion 2013; Messaggio per la Quaresima; Scuola e Università; Il Vescovo e le aggregazioni laicali; Notizie dalle Parrocchie; Vita Diocesana.

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FATTI PER SPERARE Mariapia Bonanate

e padre Ugo Sartorio, i due protagonisti

del Premio Euanghelion 2013

FEBBRAIO 2013 N. 2 ANNO VIII - € 2,00

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insieme

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7 QUANDO LA PAROLA CAMBIA LA VITA

8 “HO SCELTO UNA CATTEDRA DI CARTA”

12 IL MONDO DI PADRE UGO

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febbraio 2013

FATTI PER SPERARE Mariapia Bonanate

e padre Ugo Sartorio i due protagonisti

del Premio Euanghelion 2013

FEBBRAIO 2013 N. 2 ANNO VIII - € 2,00

PRIMO PIANOa cura di Antoniett a Abete e Salvatore D’Angelo

EDITORIALEScendere in campo: perché e per chidi Silvio Logobardi

L’ABC DELLA FEDEE se la Madonna avesse dett o no? risponde mons. Giudice

VITA NELL’AGRONoti zie dall’Agro-nocerinoa cura di Salvatore D’AngeloLa festa dei giornalisti

SCUOLA & UNIVERSITÀL’azienda universitaria si faràdi Marti na Grimaldi

MONTE TABOR“Ecco, sto alla porta e busso”di p. Matt eo Ferrari

VITA ECCLESIALEMessaggio per la Quaresimadi mons. Giuseppe Giudice

Il vescovo Giudice incontra le aggregazione laicalidi Mariarosaria Petti

IN DIOCESIUffi ci diocesani e associazionia cura della Redazione

BACHECAI nostri auguria cura della Redazione

NEWS DALLE PARROCCHIENoti zie dalle parrocchiea cura di Mariarosaria Petti

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IN PARROCCHIAPagine parrocchiali

CULTURALibri, storia e artea cura della Redazione

LE RUBRICHESuore di San Giovanni Batti sta Il legale rispondea cura dell’avv. Gianni Severino

LE PAROLE DELLA CRISISaluti e buona educazionedi Peppe Iannicelli

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BuongustaioRestaurant & pizza

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Fino al

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Mai come quest’anno le elezioni politiche hanno visto un vasto movimento del mondo cattolico, non solo delle sigle impegnate nel sociale ma anche delle ag-gregazioni laicali impegnate nel versante

della formazione alla fede. Il gruppo di Todi, per intenderci, cioè quelle diverse realtà ecclesiali che si sono date appunta-mento nella cittadina umbra per verificare le condizioni di una nuova e più incisiva presenza cattolica. C’è di che essere con-tenti. Da tempo il Papa chiede una presenza cattolica in poli-tica, personaggi al di sopra di ogni sospetto, amanti del bene comune e nutriti di una riconosciuta competenza. Nei tempi di crisi, quando sono in gioco i destini della storia, è bene, anzi indispensabile essere presenti per contribuire a orientare il cammino del Paese verso obiettivi degni dell’uomo. Ogni tornata elettorale è caricata di attese esagerate, soprat-tutto dai partiti che si presentano – tutti! – come portatori di riforme capaci di dare una svolta decisiva alla vita pubblica. In tutto questo, lo sappiamo, c’è una buona dose di ingenuità. Ma anche di calcolata ipocrisia. I protagonisti della politica che oggi si presentano sono gli stessi che negli ultimi anni hanno promesso una serie di riforme che poi non hanno attuato, a cominciare dalla riduzione del numero dei parlamentari e delle province. Tante promesse, fatte quando monta l’indignazione dell’opinione pubblica per il malaffare della politica, restano poi nel cassetto.

Qual è il ruolo dei cattolici? Perché e per chi scendono in campo? Quali sono gli obiettivi che realisticamente pensano di raggiungere? Non sono domande inutili. Esiste un’evidente sproporzione tra una presenza capillare del cattolicesimo nella vita sociale – attraverso la fitta rete di parrocchie e strutture di

volontariato diffuse in ogni angolo del Paese – e una plateale assenza nei luoghi in cui vengono elaborati e trasmessi i va-lori che ritmano la vita di una Nazione. Di fatto nell’agenda della vita politica e sociale non c’è spazio per la famiglia e per tutti quei valori che appartengono al nostro patrimonio ideale, non si parla della vita nascente né della libertà educa-tiva. Il tema dei diritti delle persone omosessuali appartiene ormai al pubblico dibattito, tutti i partiti intervengono per dire se e come vogliono legiferare in materia. Tutti parlano delle coppie di fatto e delle garanzie giuridiche che dobbiamo loro concedere ma nessuno parla della famiglia e di tutto quello che occorre fare per sostenere un’istituzione basilare per la convivenza sociale.

Entriamo in politica, dunque, ma per fare cosa? Benedetto XVI ha richiamato tante volte i valori non negoziabili, quelli che strutturano la vita di una società. Non sono valori confes-sionali – checché ne dicano gli oppositori incalliti – ma obiet-tivi che promuovono il bene comune e intendono innalzare la qualità della vita sociale. Su questi valori – o quanto meno a partire da questi principi – si gioca la presenza cattolica in politica. Ma su questi temi c’è un’evidente afasia, anche nel mondo cattolico. Il problema è che la presenza e l’attività po-litica sono lo specchio fedele di quella sociale. Il mondo cat-tolico è diviso in tanti rivoli, manca un laboratorio comune dove intrecciare pensieri e progetti che riguardano la vita della Nazione. Andiamo in politica in ordine sparso. La ricchez-za di idee viene così dispersa, non si traduce in un comune progetto capace di influenzare l’agenda politica del Paese. Ad essere sincero, nonostante i proclami riformatori, non ripongo molte attese in queste elezioni, la mia speranza è che i cattolici riprendano a dialogare. Per il bene di tutti.

EDITORIALEdi Silvio Longobardi

Scendere in campo: perché e per chi

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È una domanda bellissima alla quale cerco di rispondere, sulla scia di tanti testimo-ni, con molta attenzione.C’è una pagina stupenda di San Bernardo

che leggiamo durante l’Avvento proprio su que-sto tema.L’Arcangelo Gabriele è dinanzi a Maria e aspet-ta la risposta per tornare da Dio. Tutto il mondo aspetta, a cominciare da Adamo. Dio ha legato l’incarnazione e la salvezza alla libertà di Maria.

«Tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia. (…) Perché tardi? Perché temi?” (Dalle “Omelie sulla Madonna” di San Bernardo, Abate e dottore della Chiesa).

È costretta Maria, o può rispondere diversamente?Maria è una donna libera, attenta, intelligente,

cresciuta nella fede del popolo di Israele. Dio ci lascia sempre lì e attende con rispetto la nostra risposta. Maria sicuramente avrebbe potuto ri-spondere in modo diverso e a Dio non sarebbe-ro mancate altre strade per portare la salvezza all’uomo.

Ma la storia, anche quella della salvezza, non si fa con i se e i ma.Maria ha risposto in modo affermativo e noi la ringraziamo perché ha permesso al Verbo di Dio di farsi carne nella sua carne. Maria, nella fede, non ha risposto ad un sogno, ma a Dio, a quale tutto è possibile. Al suo sì, ora manca il nostro, sempre in ritardo e bisognoso di integrazione. E l’Angelo ancora attende dinanzi alla porta del nostro cuore.

Mons. Giuseppe Giudice

L’ABC DELLA FEDE

La domanda di un bambino ci invita a riflettere sul mistero dell’incarnazione e della salvezza, guidati dal vescovo Giuseppe

E se la Madonna avesse detto no?

risponde mons. Giuseppe Giudice

E se la Madonna avesse detto no?

Eccellenza,cosa sarebbe accaduto se Maria non avesse risposto sì all’angelo?

Un lupetto del gruppo Scout Pagani 1

GIORNALI Amato AntonioEDICOLA DiodatoEDICOLA Ruocco BrunaEDICOLA Attianese VincenzoEDICOLA Auletta Gambilongo EnricoEDICOLA Ferro FrancescaCARTOLIBRERIA CorintoCENTRO EDICOLAEDICOLA De Bartolomeis AntonioEDICOLA LambiaseSARDO ARTEDICOLA Daniele Raff aelaEDICOLA D’Andria GiuseppeEDICOLA Zambrano ValentinoTUTTO srl di Bello M. RosariaMIR MIR MIRBLOB di Celentano Carolina CARTOLIBRERIA Archimede

Via Dei Goti, 11 Via Dei GotiPiazza DoriaC.so Vitt. Eman., 42 via M. Nonio Balbo Via Roma, 79 Via Loria, 31Via RussoVia Pecorari, 125Piazza ZanardelliVia CesaranoVia g. Marconi Via GramsciC.so Umberto I, 11Via Roma, 50Via Roma, 85-87Lavorate di SarnoVia Dante Alighieri

ANGRIANGRIANGRINOCERA INFERIORENOCERA INFERIORENOCERA INFERIORENOCERA INFERIORENOCERA SUPERIORENOCERA SUPERIOREROCCAPIEMONTEPAGANIPAGANISAN MARZANO/SARNOSAN VALENTINO TORIOSARNOSARNOSARNOPOGGIOMARINO

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IN PRIMO PIANOdi Antonietta Abete e Salvatore D’Angelo

Quando la parola cambia la vita VIII edizione del Premio Euanghelion

I mezzi di comunicazione non sempre raccontano la realtà, spesso le informazioni sono filtrate, a volte manipolate, le buone notizie sono pressoché assenti. Tanti giornalisti, anche e soprattutto i più famosi, sono quelli che usano il pregiudizio a tutto spiano, quelli che fanno della denun-

cia sociale il loro pane quotidiano, quelli che alzano la voce, sempre e comunque, perché sanno che questa è la legge per trovare audience.

Il cardinale Bagnasco, arcivescovo di Genova e Presidente del-la CEI, incontrando gli studenti di un Liceo, ha dato una severa stoccata ai media: «La rappresentazione di un mondo in sface-lo, sfasciato, non è rispondente alla realtà perché il male, che viene messo in evidenza, non è la realtà nella sua interezza». Anzi «la stragrande maggioranza è una realtà di bene, di dove-re compiuto giorno per giorno, di famiglie che portano avanti la vita con fatica e sacrificio ma con estrema serietà». La realtà non è solo quella scritta con la violenza, le furberie, le lotte di potere. È anche quella scritta con la carità e la gene-rosità di quanti spendono la vita per dare gioia e speranza agli altri. Militi ignoti dell’unica battaglia che vale la pena combat-tere, quella che serve a vestire di umanità la vita sociale.

La rivista Insieme, in collaborazione con il Servizio diocesano per il progetto culturale, ha istituito nel 2006 il Premio Euanghe-lion per dare ogni anno un pubblico riconoscimento ad una persona o ad un’istituzione che si è particolarmente distinta nel mondo dei mass-media.

Euanghelion è un termine greco, significa buona notizia. In ge-nere lo traduciamo con Vangelo. Vogliamo sottolineare il le-game tra quella Parola eterna che da duemila anni risuona in ogni parte del mondo e quella parola fragile ed effimera che ogni giorno appare sulla carta stampata. Fare anche della co-municazione mediatica una buona notizia è un desiderio, anzi un impegno.

I giornalisti che ogni anno vengono premiati credono ancora che la parola sia ponte che mette in dialogo uomini e civiltà. È questa la ragione che motiva il nostro impegno. In questo dossier abbiamo intervistato Mariapia Bonanate e padre Ugo Sartorio, i premiati di quest’anno, per conoscere il loro percor-so professionale, prima di ascoltare dal vivo la loro esperienza il prossimo 11 marzo, alle ore 19,00, presso la Curia diocesana.

La redazione

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Ha lasciato la scuola per il giornalismo. Cosa l’ha spinta a fare questo salto?È stata una chiamata. Mi piaceva molto l’insegnamento, avevo un ottimo rapporto con i miei allievi e avevo iniziato la carriera universitaria come assistente di Letteratura italiana. Ad un certo punto avvertii un profondo, insostenibile distacco fra la cultura astratta che praticavo, soprattutto all’Università, e la realtà del-le persone e delle situazioni che vivevo. Quando venni invitata ad andare a “Il Nostro Tempo “, il glorioso settimanale nazionale, fondato da un sacerdote profetico, Mons. Carlo Chiavazza, sco-prii come attraverso un giornalismo rispettoso ed attento ai fatti, indirizzato a cercare la verità, praticato in prima persona nelle re-altà che mi circondavano, si poteva saldare cultura e vita, pensie-ro, riflessione e realtà. Rendere un servizio utile al bene comune. Decisi allora di lasciare la scuola e di immergermi in quella forma di comunicazione che mi permetteva di avere una “cattedra di carta” in grado di raggiungere un vastissimo pubblico e testimo-niare un giornalismo che scarseggiava.

Si è mai pentita?No, non mi sono mai pentita, ma ogni volta che passo davanti

ad una scuola, vengo sommersa da un’onda di malinconia per-ché è stupendo insegnare.

Qual è il suo scrittore preferito? Il giornalista a cui si è maggiormente ispirata? Il mio scrittore preferito, colui che più ha influenzato la mia scrittura è stato Mario Pomilio. Per quasi vent’anni la nostra è stata una profonda amicizia di anime. Ho visto nascere Il Quinto Evangelio e il Natale del 1833, ma soprattutto da uno scambio reciproco di esperienze culturali ed umane, di con-fronti e di lavori fatti insieme, ho imparato da lui il valore sa-cro della parola. Di una scrittura che corrisponde sempre ad un pezzo di vita, di una ricerca letteraria che, pur nel travaglio e nella libertà della creazione, va al di là delle apparenze per raggiungere il cuore delle cose. Per unire il cielo alla terra, il quotidiano all’Assoluto. La sua lezione di vita è stata per me una luce che tuttora brilla. È stato lui ad introdurmi alla ricer-ca delle “buone notizie”. Il giornalista che più amo è stato il grande repoter Kapuscinski che ha saputo vivere la sua pro-fessione con un cuore caldo, immergendosi nelle situazioni che incontrava con una partecipazione, uno stupore e un’u-

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I PROTAGONISTI DEL PREMIO EUANGHELION 2013

“Ho scelto una cattedra di carta”

Intervista a Mariapia Bonanate, giornalista e scrittrice

Ha lasciato la scuola per il giornalismo. Condirettore de “Il nostro Tempo”, il settimanale fondato da don Carlo Chiavazza, Mariapia Bonanate insegna il mestiere ai giovani, rimanendo in prima linea. «La femminilità e la maternità - racconta - mi hanno portato dove c’era necessità di dare un volto e la parola a chi aveva bisogno di speranza». Il libro a cui è più legata è “Io sono qui” nel quale racconta la malattia del marito: un viaggio faticoso per intravedere la luce in mezzo a tanto buio

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manità che riusciva a trasmetterne gli aspetti più inediti e più veri, più autentici. Lei è mamma di tre figli. Cosa aggiungono la femminilità e la maternità alla penna del cronista?Prima di essere una giornalista mi sono sempre sentita una donna e una madre. Questa identità ha dato alla mia profes-sione una’attenzione particolare per tutte quelle realtà che sono di solito frequentate dalle donne, dal mondo dei bam-bini a quello dei giovani e degli anziani, alle donne stesse. Ma anche per tutti quei problemi ai quali non viene mai data voce, per le persone e le situazioni che si incontrano nei sot-terranei della storia, nelle pieghe della società. Come se la femminilità e maternità, che sento fortemente, mi portassero là dove c’era necessità di dare un volto e la parola a chi veniva ignorato ed aveva bisogno di amore, di tenerezza di fiducia. Di speranza.

Ha collaborato con molte riviste, è condirettore del setti-manale Il Nostro Tempo di Torino fondato da Mons. Carlo Chiavazza. Quale di queste esperienze ha maggiormente contribuito alla sua formazione di giornalista e scrittrice.Il partecipare sin dagli inizi della mia professione di giornali-sta alla creazione settimanale de “Il Nostro Tempo”, dalla rac-

colta delle notizie alle esperienze fatte sul campo per scrivere un articolo, alla “cucina” del giornale, alle riunioni redazionali fatte con un maestro unico quale era don Carlo, è stato fonda-mentale per la mia formazione. Quando poi mi è stata affidata la condirezione è stato molto importante insegnare ai giova-ni, che sempre si avvicendano nel nostro settimanale. Questo incarico mi ha obbligata a rimanere sempre in prima linea, a cercare di vedere quello che gli altri non vedevano, ad arriva-re un momento prima nelle situazioni e nei problemi, a vivere giorno e notte con la mente e il cuore, gli occhi, spalancati sul mondo. Il rimanere sempre in piedi è stato il segreto della mia giovinezza di giornalista.

Ha firmato tantissime inchieste: sul mondo giovanile, femminile, sulla terza età, sul disagio, droga, alcol, follia, carcere, handicap, sanità. Qual è il ruolo del giornalista: semplice denuncia o comunicatore di speranza?Innanzitutto il ruolo del giornalista è quello di vivere in prima persona queste situazioni, abitandole in pieno. Se entri in una situazione per quanto amara e crudele sia, complessa, se vi entri con tutto te stesso, viene spontaneo andare al di là del-la pura denuncia, fatta sempre con molto rispetto, senza mai giudicare. Devi cercare spiragli di speranza, inseguire quella luce che c’è sempre anche nella tenebra più fitte. Ha scritto molti libri. L’ultimo (Io sono qui. Il mistero di una vita sospesa) è nato nell’intimità della mura domesti-che quando suo marito si è ammalato della sindrome di Locked-in, un raro genere di coma che lascia la persona cosciente, ma come murata nel silenzio e nella immobilità. Com’è cambiata la sua vita con l’avvento della malattia?A differenza dei miei libri precedenti che ho pur sempre scrit-to con molta passione, “ Io sono qui” è il libro che più amo perché va al di là di un libro. È carne, è spirito, è ribellione, è speranza. È ferita aperta e curata, e poi di nuovo aperta e di nuovo curata. Da quando sono entrata nello spazio di questa malattia, nella “stanza sulla piazza” tutto è cambiato. Quanto prima era in cima ai desideri quotidiani è retrocesso. Perché solo l’essenzialità della vita e delle cose è diventata importan-te. Sono entrata in una dimensione dove tutto, a cominciare dalla stessa scrittura, veniva messo in discussione. Ogni ge-

Il Premio Euanghelion e le scuole

L’edizione 2013 del Premio Euanghelion si apre alle scuole coinvolgendo alcuni studenti dell’Agro nocerino-sarnese. Giovani giornalisti per un giorno. A loro il compito di animare il dibattito con i protagonisti della serata di premiazione.

Mariapia Bonanante e suor Rita Giaretta, direttrice di Casa Rut. La struttura a Caserta accoglie ex prostituite straniere

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sto, ogni parola, ogni desiderio passava attraverso la griglia di quel mistero che vivevo, si purificava attraverso il fuoco di quella sofferenza, assumeva un profilo nuovo che mi faceva scoprire la presenza tangibile dell’Invisibile. Convivere con questa Presenza è diventata la mia scommessa quotidiana. Che differenza c’è tra il raccontare la malattia (come gior-nalista lo aveva fatto molte volte in precedenza) e vivere la malattia?È stata un’esperienza totalmente diversa. Non ero più la gior-nalista che scriveva, ma innanzi tutto che viveva, fino nelle fibre più intime quanto scriveva. Per questo ho indugiato molto a farlo. Mi sembrava di espormi a nudo. Ogni mia paro-la, ogni virgola raccontava una storia segreta. Quando poi ho deciso di farlo perché si sapesse che cosa vivono le persone che si trovano in questa situazione, ho sentito che il “mestie-re” che avevo consolidato come giornalista, ormai di lungo corso, doveva essere dimenticato. Adesso chi parlava e scri-veva era solo il cuore e quella realtà misteriosa che vivevo da oltre sette anni. Per questo non mi sono mai messa a tavolino con un piano di scrittura in testa, ma ho aperto il computer soltanto quando l’urgenza di un momento mi chiedeva di tra-sferirlo in scrittura. Ci sono voluti quattro anni perché questo percorso a singhiozzo, a lacrime e con qualche sorriso, arri-vasse al traguardo.

Le è capitato di pensare perché a me?Più che chiedermi perché a me, mi chiedevo: come può acca-dere un fatto simile da un momento all’altro, senza preavvisi? Poi non me lo sono più chiesto perché quando si accetta il mistero della vita e, nel mio caso, quello di una sospensione assurda di vita, si impara che queste non domande non hanno risposta. L’unica risposta è la scelta di un amore gratuito dato di continuo, senza limiti e riserve, senza esclusioni.

Ha scelto di curarlo a casa. Quali sono i problemi più do-lorosi in cui si imbatte una famiglia alle prese con una di-sabilità grave?La solitudine e l’indifferenza che sale come un muro altissimo che ti separa da tutto e da tutti. La mancanza di una cultura della vita che non ritenga questi ammalati soltanto dei vuoti

a perdere e li consideri invece delle persone vive a tutti gli ef-fetti, con tutti i diritti che prima avevano, a cominciare da una qualità di vita che risponda alle loro esigenze. Che contempli la loro malattia come occasione di conoscenza e di discesa nel senso più profondo del vivere e del morire. E poi c’è l’assenza quasi totale delle strutture pubbliche che diano un sostegno sia economico che sanitario, la mancanza di partecipazione della comunità ad una condizione di esclusione che diventa ancora più difficile quando è spinta, ogni giorno, in una zona grigia che non disturbi le certezze e le sicurezze dei “sani” e dei “normali”.

La sua casa è piena di amici, volontari, infermieri che vi aiutano ad assistere giorno e notte suo marito. Qual è il valore della solidarietà e dell’amicizia quando il dolore bussa alla porta di una famiglia?Bisogna avere il coraggio di spalancare le porte del nostro do-lore agli altri. Rinchiudersi in esso lo rende insopportabile e disperante. Abbiamo aperto le porte della nostra casa dove si è formata una piccola comunità di persone che hanno impa-rato a capirsi, ad accogliersi, a condividere le piccole azioni di ogni giorno, arricchendoci a vicenda. Abbiamo imparato insieme ad amare, sperare e scommettere sulla vita. Di qui è nata quella solidarietà che in queste situa-zioni è la linfa vitale di ogni giornata, che compie una catena di “piccoli miracoli”. La “stanza sulla piazza” ha iniziato ad at-trarre tanti amici, quelli vecchi e quelli nuovi, che sostando in quella che ho definito “la mia piccola chiesa domestica”, at-torno all’altare di quel letto, divenuto una mensa eucaristica, hanno ricevuto luce e coraggio per affrontare i propri proble-mi e continuare a camminare in piedi, con quella gioia che giunge dalla scelta di una vita piena con gli altri.

Il tema del nostro convegno è Fatti per sperare. Quanto è difficile sperare nel dolore? Lei e i suoi figli a cosa vi ag-grappate per continuare a sorridere e sperare?Situazioni come la nostra sono una fonte continua di vita, di emozioni, di stupori, di possibilità di inventare la vita. Perché la terra estrema che abitiamo è ricca di sorprese. Il dolore, per l’assurdità di quanto accade, permane lancinante, ma più for-te è quella meraviglia che esplode ad ogni passo nell’intrave-

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Cenni biograficiSposata con tre fi gli e sei nipoti, si è laureata in materie letterarie con una tesi sugli scrit-tori illuministi del Settecento. Dopo avere in-segnato, anche all’Università, si è dedicata al giornalismo ed alla scrittura. Ha collaborato a quotidiani nazionali, con in-chieste sull’emarginazione, sugli anziani, sul-le donne, sulla disabilità. Nei suoi libri e nella sua attività giornalistica ha sempre cercato di “dare voce a chi non ce l’ha”, d’inseguire “le buone notizie”, di riferire i fatti, verifi cati direttamente, nella loro completezza.

Su questo versante ha raccolto il testimone di Mario Pomilio, autore de “Il quinto evangelio” di cui il libro “Suore” (ed. Rizzoli) vuol essere un po’ la prosecuzione, attraverso le storie di “donne di Dio” che incarnano in modo radica-le il Vangelo nei luoghi delle Beatitudini. Fra gli altri suoi libri: “Invito alla lettura di Mario Pomilio”; “Il Vangelo secondo una donna” (ed. Paoline); “Suore vent’anni dopo” (ed. Paoli-ne); “Donne che cambiano il mondo” (Monda-dori); “Una lampadina per Kimbau” dove ha raccolto le lettere di Chiara Castellani, mis-sionaria laica (ed. Mondadori) e “Io sono qui” (Mondadori) dove racconta la sua esperienza di vita accanto al marito colpito dalla Sindro-me di Lokched - in.

dere in mezzo a tanto buio una luce. Questa luce, insieme a quella di una fede rivisitata nel mistero della resurrezione e di un anticipo di eternità, me l’ha donata ogni giorno Etty Hille-sum, la ragazza ebrea scomparsa ad Auschwitz con la quale dialogo nel mio libro. La conoscevo da tempo, ma da quan-do mio marito si è ammalato, è venuta ad abitare fisicamente con le pagine del suo “Diario” con noi ed io ho riscoperto nel suo percorso spirituale specularità che mi sono state di aiuto decisivo. Con il suo amore verso tutti, nemici compresi, con la sua passione per la bellezza del creato, con la sua scelta di condividere le sorti del suo popolo e di non sottrarsi al comu-ne destino, mi ha insegnato che l’amore vince ogni ostacolo, la morte stessa. È questo genere di amore che ci permette di continuare a sorridere.

Ha ancora un sogno nel cassetto, un articolo che vorrebbe scrivere o un libro da pubblicare?Il mio sogno nel cassetto è quello di poter vivere per sempre nella luce cosmica che mi ha avvolta quando sono salita con Etty Hillesum nella bellezza sconfinata di Cetrella ad Anaca-pri. Una luce dalla quale mi arriva il coraggio dell’esistere e dello sperare. Dell’amare.

Antonietta Abete

Mensile di attualità e cultura dell’AgroEspressione della comunità ecclesiale nocerino-sarnese

Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06.

Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici,

Associato Unione Stampa Periodica Italiana

EditoreAssociazione Editrice InsiemeLuciano Vastola (presidente)

Direttore ResponsabileAndrea Annunziata

Direttore EditorialeSilvio Longobardi

RedazioneSalvatore D’Angelo, Martina Grimaldi Mariarosaria Petti

CoordinatriceAntonietta Abete

Segreteria di redazioneMaria Luisa Franco

MarketingSofi a Russo

Amministrazionedon Gaetano Ferraioli

Hanno collaboratoMons. Giuseppe Giudice, Mariangela Giudice, Peppe

Iannicelli, p. Matteo Ferrari, Gabriella Calenda, Giovanni

Severino, Maria Ermelinda Di Lieto, Danilo Sorrentino,

Franco Silvestri, Salvatore prof D’Angelo, Giovanna

Pauciulo, Giovanna Abbagnara, don Natalino Gentile,

Marilena De Angelis, Concetta Mainardi, Franco Silve-

stri, Filomena Civale, Maria Bonfi glio, Antonio Padova-

no Sorrentino, Maria Sessa, Fabio De Simone, Antonio

Emanuele Villani, Alfredo Forino, Francesca Anna Crispo,

Mariano Rotondo, Enrichetta Tramontano Guerritore,

Angela Schiavo, Nunzia D’Antuono, Maria Teresa Base-

lice, Isabella Cascone, Francesco Aufi ero

AmministrazioneVia Adriana, 18 - 84012 Angri (SA)Tel/Fax 081 5134504 [email protected]

Progetto grafi co e impaginazioneSalvatore Alfano

StampaGrafi ca Metelliana s.p.a. - Cava de’ Tirreni (SA)

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Questo numero è stato chiuso in redazione lunedì 28 gennaio 2013

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Le foto, salvo diversa indicazione, sono dell’Archivio Insieme

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Associato Unione Stampa Periodica Italiana

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Cosa significa essere giornalisti cattolici oggi?Fare il giornalista oggi è forse più complicato di ieri. Se le tecno-logie sono indubitabilmente un’acquisizione irrinunciabile, esse hanno reso – se possibile – ancor più accelerato un lavoro già frenetico: è stato Umberto Eco, quando ancora non esistevano le piattaforme multimediali, a definire il giornalista «gazzella dell’istante». Il fatto di essere un giornalista cattolico, poi, mette spesso di fronte a situazioni nelle quali si deve dimostrare, cosa magari non richiesta ad altri, una più alta professionalità.

Quanto è difficile parlare di Cristo a chi non l’ha incontrato e come è possibile farlo? Per parlare di Cristo si deve innanzitutto aver frequentato il Sog-getto, si deve cioè avere confidenza con Lui. Generalmente parla bene di Cristo chi parla, intimamente, nella preghiera, con Cristo stesso. I cristiani non sono piazzisti di un prodotto, ma intendo-no aiutare altri a incontrare Gesù nella propria vita, per cui pro-pongono una vita buona e bella da vivere, non solo regole da osservare e gioghi morali da portare, come spesso semplifica e deforma un certo sentire comune. Stranamente, parlare di Cristo è più facile se qualcuno non ne ha mai sentito parlare. Sul come parlare di Cristo posso dire che prima del dire viene l’ascolto delle domande, sulle quali bisogna saper sostare a lungo sen-za intonare subito il rosario delle risposte. Queste vanno cercate insieme, con cura, ed è bene non forzare nessuno ad assumere

una verità che sente ancora troppo lontana o troppo estranea. L’evangelizzazione deve infatti rispettare i tempi dell’uomo per poterli sincronizzare, quando possibile, sui tempi di Dio.

La sua rivista ha più di 500 mila abbonati in tutto il mondo. Quali storie raccontate, qual è la linea editoriale che sceglie-te per avere così tanti lettori? Dirigendo il «Messaggero di sant’Antonio» ho scoperto che il fascino del Santo non ha confini. Il nostro intento di gior-nalisti è di parlarne con pertinenza, con professionalità, co-niugando la passione per il Vangelo, propria di Antonio, con le attese dei nostri giorni. E come sant’Antonio è stato pie-namente uomo della Chiesa del suo tempo, la nostra rivista vuole leggere il mondo e la Chiesa dei nostri giorni. Ricordo che ogni anno giungono in redazione almeno 30mila let-tere alle quali, più spesso in privato, i frati danno risposta. La linea editoriale si riassume in tre parole: Ascolto, Vangelo e Carità. L’ascolto è il dialogo con i lettori. Il Vangelo è il cuore dell’annuncio, declinato naturalmente dentro le situazioni. La Carità consiste nelle campagne di solidarietà a sostegno di situa-zioni di forte disagio soprattutto al Sud del mondo e a favore di donne e bambini.

Le storie che l’attualità ci presenta sono molto varie. Ultima-mente ci si ritrova spesso a parlare di crisi, come si fa a non

Il mondo di padre Ugo

Il direttore del Messaggero di Sant’Antonio racconta l’esperienza di dirigere il più popolare periodico cattolico del mondo e il rapporto con il new media. Il religioso definisce la speranza «il respiro della fede» e rispetto al dialogo afferma che «è già dentro al Vangelo», il punto di incontro con i non credenti deve essere la «comune fragilità»

Padre Ugo Sartorio

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scadere nel sensazionalismo e nel pietismo?Parlare della crisi è inevitabile, perché tutti sperimentiamo in pri-ma persona che morde e che non è possibile abbassare la guar-dia. Il nostro tentativo, come giornale, è di individuare ciò che di positivo resiste o che di nuovo nasce nonostante la pesantezza della sfavorevole condizione economica. Il dossier di gennaio, ad esempio, è stato dedicato a molti extracomunitari che nel nostro Paese hanno aperto piccole imprese dando lavoro anche a ita-liani. Un fenomeno sempre più esteso e che rimanda al supera-mento di troppo facili stereotipi xenofobi.

Le difficoltà economiche influiscono sulla fede o aiutano a riscoprire l’essenziale? A volte questo, a volte quello. Non c’è una regola che valga per tutti, perché ognuno reagisce alle difficoltà secondo la sua indo-le. Io penso, ma è una posizione del tutto personale, che la crisi penalizzi la fede nella misura in cui penalizza i rapporti di fiducia tra le persone, tra e verso le istituzioni.

L’Italia, così come tutta l’Europa, è profondamente segnata dal secolarismo. Quali sono gli scenari della fede che ci at-tendono?Siamo passati dal vecchio ateismo, che in fondo era una religio-ne alla rovescia, impegnata a dimostrare che Dio non esiste, a un clima diffuso di indifferenza, non solo religiosa, per cui niente è importante, niente fa la differenza. Dalla fede, dalla Chiesa, ci si allontana a piccoli passi senza sbattere la porta, senza ragioni particolari e tanto meno bellicose. Rimontare l’indifferenza è ben più difficile che dialogare con l’ateismo, perché dall’altra parte c’è un non-interlocutore, qualcuno che non è interessato al dia-logo. Sta bene così e vuole essere lasciato in pace.

L’Anno della Fede ci aiuterà a riacquistare fiducia? L’Anno della Fede è stata una grande intuizione di Benedetto XVI, come lo fu di Paolo VI nel lontano 1967. L’invito è innanzi-tutto a prendersi cura della propria fede di cristiani spesso tie-

pidi e incostanti nel credere. L’invito esplicito del Papa è quello di non dare per scontata la fede, di non diluirla o occultarla nelle sue conseguenze sociali e culturali. Noi tutti lo facciamo spesso quando parliamo genericamente di valori. Ma, chiediamoci, che ne è di un valore cristiano quando è totalmente sganciato da Gesù Cristo?

Il tema del nostro convegno è “Fatti di speranza”. Ritornare a sperare può aiutare credenti e non credenti ad intravedere la luce in fondo al tunnel? La speranza è il respiro della fede, è la fede che dura nel tempo, che supera le prove anche difficili della vita. Quando si finisce di sperare, si finisce di vivere. Per questo la virtù teologale della speranza oggi è diventata centrale, perché dentro il tunnel della crisi bisogna esercitarsi a cogliere germogli di futuro e tracce di Vangelo vissuto. Vanno valorizzati anche i frammenti, i sentieri appena delineati, le intuizioni di pochi.

Lei gira parecchio il nostro Paese. Come reagirà l’Italia al dopo elezioni? Nutro a proposito una speranza, molto ardita. Che la politica tutta torni ad essere arte nobile di servire la società. Gli italiani hanno sopportato troppo a lungo una situazione di stravolgi-mento della politica e sono stati espropriati del diritto di scelta dei propri candidati alle Camere. La prima, dico la prima cosa da fare in assoluto è cambiare la legge elettorale, chiunque vada al governo.

Oltre al giornale, le Edizioni del Messaggero pubblicano decine di titoli. Tra questi c’è la collana “Cortile dei Gentili”. Questo per dire che il dialogo è fondamentale?Il dialogo non è un’aggiunta al Vangelo, che viene dopo e dall’e-sterno. Il dialogo è già dentro il Vangelo: Dio si rivela entrando in dialogo con gli uomini; l’incarnazione è una forma sublime di dialogo; nei Vangeli Gesù dialogando rivela il volto del Padre. L’i-niziativa del Cortile dei Gentili vuole raggiungere chi, pur senza

Messaggero di Sant’Antonio, una rivista per la famiglia

Il Messaggero di sant’Antonio nasce nel 1898 come bollettino devozio-nale, collegamento tra la Basilica e i

devoti del Santo. Con gli anni si trasfor-merà in rivista moderna, agile, adatta a dibattere idee e stimoli che segnano il Paese, tenendo sempre come punto di riferimento il messaggio evangelico, la

Dottrina della Chiesa nelle linee segna-te dal Magistero, coerente con quanto fatto da sant’Antonio. La rivista è diffu-sa in tutto il mondo con 1 milione di copie per 8 edizioni in 7 lingue.

Dopo più di un secolo di vita, l’anto-nianità, motivo ispiratore e animato-

re della pubblicazione, è diventata una concreta maniera di trasmettere il messaggio evangelico con la stessa passione, amore e attenzione ai pro-blemi degli uomini che hanno anima-to il santo di Padova. In questo solco si inserisce il Messaggero dei Ragazzi che nel 2013 compie i suoi primi 50 anni.

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credere, ha in qualche modo nostalgia di Dio e dice: «Se ne può parlare». Questa ricerca va accompagnata e supportata, per cui ha bisogno di luoghi e di condizioni che vanno creati.

Per la Chiesa, il dialogo con i non credenti rappresenta la sfi-da futura o la sfida del presente? Direi che è la sfida di sempre. A partire, però, dal non creden-te che è in noi. Se attribuiamo la non credenza solo a chi ci sta di fronte, a chi non appartiene alla Chiesa, non facciamo che ri-muovere un problema che ci riguarda. L’incredulità è pane quo-tidiano anche per i cristiani, e solo consapevoli di questo essi potranno andare ad altri come evangelizzatori credibili.

Quale può essere il punto di incontro? La comune fragilità, per cui non è vero che qualcuno ha una fede piena e la trasmette a un altro che è del tutto una tabula rasa. La grazia già agisce in ogni cuore e perciò l’annuncio evangelico è anche sempre svelamento di una grande ricchezza già presente nel destinatario del nostro annuncio.

Il ruolo della rete in tutto questo? Parafrasando il Vangelo, si può dire che «oggi la buona notizia va annunciata fino agli estremi confini della rete». La rete non va però intesa come strumento ma pensata come ambiente, e in questo ambiente anche i cristiani devono abitare in maniera creativa.

Evangelizzare attraverso internet – anche voi avete un sito interessante, dove è possibile trovare numerosi riferimenti – rappresenta l’ultima frontiera? L’ultima frontiera per ora, perché la comunicazione diventerà

sempre più crossmediale, mettendo in sinergia i diversi media. Ormai si è perennemente connessi per cui internet sarà lo sfon-do di un comunicare multiplo e pluridirezionale, sempre più ipertuoch.

Un modo sicuro per affascinare e avvicinare i giovani, che leggono sempre meno. Ma preferendo le piazze virtuali a quelle reali non si rischia? I rischi ci sono tanto on line quanto off line. Non è corretto defini-re l’on line come virtuale. Di fatto virtuale si oppone ad attuale, non a reale. E una buona quota di virtuale è entrato nella nostra realtà di ogni giorno, che ci piaccia o meno. Se da una parte ci sono i web pessimisti, coloro che parlano di internet solo in ter-mini negativi, e dall’altra i webbizzati, coloro che sono inebriati dal mondo della rete, credo che sia bene stare nel mezzo.

Salvatore D’Angelo

Cenni biograficiUgo Sartorio è nato a Gambara (Brescia) il 3 novembre 1958, è un religioso francesca-no conventuale. Dopo aver insegnato Teolo-gia fondamentale presso l’Istituto teologico sant’Antonio dottore di Padova e presso la Fa-coltà Teologica dell’Italia Settentrionale, dal 2005 è Direttore editoriale e dal maggio 2010 Direttore generale del Messaggero di sant’An-tonio. Dal 1988 al 1997 e di nuovo dal 2006 è alla direzione della rivista di aggiornamen-to teologico Credere Oggi. Ha curato diversi volumi e pubblicato numerosi libri, ultimo in ordine temporale è Scenari della fede. Credere in tempo di crisi (EMP) 2012.

Copertina del Messaggero di Sant’Antonio

Padre Ugo Sartorio con il Santo Padre

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ha una nuova sede

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Redazione Insieme, via Vescovado (c/o palazzo vescovile), 84014 Nocera Inferiore (SA)

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VITA NELL’AGROa cura di Salvatore D’Angelo

Cronisti, operatori tv e fotografi si sono incontrati nella Cattedrale di San Prisco per celebrare il loro santo patrono. Il Vescovo, dopo averli accolti, ha augurato loro di essere «buoni seminatori di speranza, la voce di quanti testimoniano che la vita è un dono»

Giornalisti a raccolta lo scorso 24 gennaio per la festa del santo patrono, San Francesco di Sales. Ad accoglier-li in Cattedrale, a Nocera Inferiore, è stato il vescovo, monsignor Giuseppe Giudice. L’incontro è stato orga-

nizzato dall’Uffi cio Comunicazioni Sociali, diretto da don Andrea Annunziata, in collaborazione con l’Assostampa “Valle del Sarno”. Una celebrazione durante la quale il Pastore della Chiesa nocerino – sarnese non ha fatto mancare la sua parola di incoraggiamento e sostegno. Il Vescovo ha innanzitutto richiamato alla riscoperta della vocazione che sta alla base dell’essere giornalista: racconta-re. «Compito del giornalista – ha detto – è raccontare la storia, la vita», così come ha fatto San Francesco di Sales, un vescovo saggio «scelto per la sua passione nell’annunciare il Vangelo». Il passaggio centrale dell’omelia è stato riservato alla oggettività e soggettività degli articoli: «C’è sempre una lotta – ha aff erma-to monsignor Giudice –, innanzitutto bisogna tener conto che la gente attende ciò che voi giornalisti raccontate e su questo si forma un’opinione. Se siamo persone oneste dobbiamo giudicare non guardando al colore della pelle, alla condizione economica e alla sessualità. È necessario essere obiettivi, onesti intellettual-mente. Avere quell’attenzione che ci insegna il Grande Comuni-catore: il Signore». Ai cronisti di nera ha detto: «In questi casi è necessaria una grande coscienza. Occorre rispettare la dignità anche di chi vive un mo-mento diffi cile».

Infi ne l’augurio: «Siate buoni seminatori di notizie che possano raggiungere il terreno buono. Siate buoni seminatori di speranza, la voce di quanti testimoniano che la vita è un dono».

IL RICORDODurante la celebrazione e prima del momento conviviale a Palaz-zo vescovile sono stati commemorati due decani del giornalismo salernitano scomparsi nel 2012: Carmine Manzi e Gennaro Cor-vino.Manzi è scomparso lo scorso aprile, era originario di Mercato San Severino, è stato fondatore e presidente, dal 1949, dell’Accade-mia di Paestum per lo sviluppo delle lettere e delle arti, scienze, archeologia e giornalismo. Ha ricevuto sette volte il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Gennaro Corvi-no è morto, invece, lo scorso ottobre. Storico corrispondente de Il Mattino, è stato direttore di RTA, tra le prime e più importanti esperienze di televisione locale in Campania. Ha dettato i suoi ar-ticoli fi no a qualche giorno prima di morire. Si è trattato di un momento emozionante, vissuto alla presenza delle famiglie dei due giornalisti. Commosso Salvatore Campitiel-lo, presidente dell’Assostampa locale: «Ricordiamo due pilastri del giornalismo. Non bisogna avere la memoria corta, anche per que-sto penseremo ad ulteriori momenti di riconoscimento e ricordo».

Salvatore D’Angelo

LA FESTA DEI GIORNALISTI

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“Riprendiamoci il filo” A Striano, un cenone con i meno abbienti Grazie ai compensi di sindaco e assessori anche Striano ha avuto il cenone della solidarietà. Piatti tipici, musica e allegria per allietare le feste di chi non se la passa proprio bene. Una bella iniziativa fortemente voluta dal sindaco Antonio Del Giudice. È stato un modo per prestare attenzione ai meno abbienti, ma anche a quanti vivono la solitudine familiare, specialmente nella vecchiaia.

È stato ripristinato il Servizio di onde d’urto presso il reparto di Ortopedia dell’ospedale “Um-berto I”, diretto dal dottor Gian

Paolo Troisi. Una terapia che consente di trattare numerose patologie a carico dell’apparato muscolo scheletrico ap-portando grandi benefici. L’osteotris-sia, infatti, che consiste nell’emissione di onde acustiche ad alta energia, è indicata in patologie molto comuni e diffuse, come ad esempio tendinopatie della spalla e del gomito, fascite plan-tare, sperone calcaneare, ritardi di con-solidazione delle fratture, e tante altre.Il servizio, svolto dal medico ortopedi-co Michele Cioffi e dal medico fisiatra Monica Gambacorta, prevede una se-

duta settimanale della durata di pochi minuti, per un massimo di tre sedute. Il tutto, ovviamente, si gestisce in base alla patologia di cui è affetto il paziente. La riduzione dell’infiammazione e, di conseguenza, dei dolori, facilita il re-cupero del movimento e della funzio-ne dell’arto colpito. I risultati ottenuti, supportati anche da autorevoli lavori scientifici, sono estremamente positivi al punto che si cerca di utilizzare que-sta metodica in ambiti clinici sempre più vasti. Per le modalità di accesso al Servizio, rivolgersi al Centro Unico Prenotazioni dell’ospedale “Umberto I” chiamando ai numeri 081 92 13 482 - 483 - 484.

Sa. D’An.

Ritornare alle origini e riscopri-re le tradizioni sartoriali del territorio. È questo lo scopo

dei due corsi attivati dal comune di Roccapiemonte. Sono partiti da qualche settimana i corsi di “taglio e cucito” e di “merletto a fusello”. Si tratta della prima esperienza in tal senso fortemente voluta dal sinda-co Andrea Pascarelli e dall’assessore Luisa Trezza. Entrambe le iniziative si svolgeran-no presso il Centro sociale di via

della Fratellanza. Il corso di “mer-letti a fuselli” si tiene la domenica dalle ore 15:00 alle ore 18:00 fino al prossimo 2 luglio. Il corso di “taglio e cucito” si tiene il giovedì dalle ore 16:00 alle ore 20:00 e si concluderà il prossimo 30 giugno.Per ulteriori informazioni gli inte-ressati possono consultare il sito internet del Comune, www.comune.roccapiemonte.sa.it, oppure recarsi al Centro sociale negli orari di svol-gimento dei corsi.

È operativo il servizio di osteotrissia all’ospedale “Umberto I” di Nocera Inferiore, una riconquista per l’eccellente reparto di ortopedia

Onde d’urto ok

A Roccapiemonte attivati un corso di “taglio e cucito” e uno di “merletto a fusello”

L’ospedale Umberto I

Foto Salvatore Alfano

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Poggiomarino, al via la nuova

mensa scolastica

Inaugurata la nuova sede della protezione civile “La Folgore” di Striano, presie-

duta da Emilio Carbone. La ce-rimonia si è svolta nel piazza-le dell’ex scuola elementare di piazza D’Anna. A benedire la struttura è stato il parroco, don Michele Fusco.

Tante le autorità presenti, tra cui il sindaco Antonio Del Giu-dice.

Il presidente del consiglio co-munale, Francesco D’Andrea, ha voluto sottolineare che «no-nostante Striano non sia mai stata teatro di gravi emergen-

ze, è importante avere un cor-po preparato che sia in grado di coordinarsi con la Regione».C’è da scommettere che questo è solo il primo tassello di un più articolato mosaico che l’ammi-nistrazione sta costruendo per mettere in sicurezza il territo-rio.

È stata espletata la gara per l’affidamento del servi-zio mensa nelle scuole di Poggiomarino. Il servizio è stato affidato per un triennio ad una ditta locale. Molte le novità, la più rilevante riguarda l’equità del

pagamento del servizio. La quota che dovranno pagare le famiglie di Poggiomarino, infatti, dal prossimo anno sco-lastico non sarà la stessa per tutti, ma varierà a seconda del reddito. Nello specifico, saranno individuate tre fasce sulla base delle dichiarazioni Isee: in questo modo saranno avvantaggiate le famiglie meno abbienti, che pagheranno meno.La ditta, inoltre, metterà a disposizione 65 buoni pasto, che

l’amministrazione comunale distribuirà ai più bisognosi, secondo criteri improntati alla solidarietà, all’equità e alla trasparenza. Ancora, verrà istituita una commissione tecni-ca, che avrà il compito di verificare il cibo distribuito e valu-tarne la qualità. «Io stesso pranzerò alla mensa delle scuole di Poggiomarino, per verificare di persona che il servizio sia efficiente e il cibo di qualità», garantisce l’assessore all’i-struzione Gerardo Aliberti.Soddisfatto per il buon esito della gara il sindaco Leo An-nunziata: «Mettiamo a disposizione degli alunni di Poggio-marino un servizio importante e lo facciamo con una gara trasparente e per molti aspetti innovativa».

Unire equità e qualità del servizio è stato l’obiettivo dell’amministrazione comunale Annunziata. La ditta che si è aggiudicata l’appalto metterà a disposizione 65 buoni per i bambini di famiglie disagiate

Striano e la sicurezza del territorio

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Festival del folkloreIl Comune di Sarno e la Federazione Italiana Tradizioni Popo-lari hanno dato vita ad una due giorni di grande magia e tra-volgenti ritmi. Il Centro sociale di Sarno è stato trasformato in palcoscenico delle grandi occasioni. Canti, balli, strumenti artigianali e vestiti d’epoca, nulla è mancato per onorare le tradizioni italiane. Durante la prima serata, il 4 gennaio scor-so, è stato consegnato il riconoscimento di “Padre del Folk-lore-Personalità Benemerita del FITP” a Rosario Altadonna, Nicolino Pasquale, Lavinia Fanini, Fausto Moscardi, Domenico Gialluisi, Antonio Scalas, Luigi Scola, Ettore Santoro, Luigi Sara e Ugo Maiorano. Quest’ultimo vive a Sarno e dirige il cele-bre gruppo folk “La Paranza dell’Agro”. Il 5 gennaio l’evento è stato interamente dedicato alla musica, con la VI Edizione della “Rassegna Nazionale della Musica popolare”. Strabilianti le esibizioni dei gruppi provenienti da tutta Italia. Sono stati premiati i “Re Pambanelle” di Bitonto, i “Serra Folk” di Cermi-gniano e i “Calabria Citra” di Morano Calabro per la categoria gruppi folkloristici, per la categoria gruppi etnici sono stati premiati i “Sudterranea” di Foglianise e i “Tracc Insèma- bè” di Bergamo. A presiedere la giuria è stato il professor Mario Atzori dell’Università di Sassari, presidente della consulta scientifica della FITP.

Il Presepe riciclatoIl 21 dicembre scorso si è tenuto il vernissage della rassegna d’arte intitolata “Il Presepe ri...ciclato”. Un’iniziativa ideata ed organizzata dalla Ass. “Penelope”, in collaborazione con il Co-mune di Sarno e con la Soprintendenza ai Beni Archeologici. Sono state apprezzate tutte le opere: sia quelle realizzate dagli studenti delle scuole sarnesi, sia quelle create da artisti affer-

mati. Diversi i materiali usati, per un risultato sempre eccel-lente. La straordinaria location del “Piano Nobile” del Museo Archeologico di Sarno, sito a Palazzo Capua, è stata valorizzata dalla bella performance del soprano Gloria Mazza, accompa-gnata dal maestro Di Gennaro. La scelta dell’Associazione “Pe-nelope”, dunque, di puntare sul Museo è risultata vincente. A coordinare l’iniziativa è stata l’avvocato Filomena Amato, coa-diuvata da due architetti: Claudia Milone e Mariagrazia Agovi-no. Preziosissimo l’aiuto e la collaborazione di tutto il persona-le del Museo, sempre partecipe e attento agli eventi.

Arte in vetrinaSi sono chiuse con la premiazione del Concorso “Arte in Vetri-na” le festività natalizie nella città di Sarno. Il concorso è stato organizzato dall’assessorato attività produttive, retto da Fran-cesco Squillante, e diretto dagli Artisti Lorenzo Basile e Bruno Pagliarulo. Tantissimi i premiati. Per quanto riguarda i nego-zi, prima classificata Daniela Caruso, secondo posto Vincenzo Landi, terzo per Maurizio Mancuso. Menzione speciale per Nu-dols di Mario Squillante, Gloss di Mauro Corrado e Il Cigno di Anna Maria Giordano. Sono stati premiati anche diversi artisti: primo classificato Vincenzo Piatto, seconda classificata Danie-la Cutolo, terza classificata Letizia Pizzarelli. Un premio alla carriera artistica è stato dato rispettivamente a Salvatore De Angelis e a Pietro Crescenzo. Gli organizzatori hanno voluto anche riconoscere la disponibilità della giuria con un attestato a Giovanni Boccia, Salvatore De Angelis, Rossella Liguori, Susy Pastore e Gabriele Musco. L’iniziativa, che ha come obiettivo la valorizzazione dell’arte e delle attività commerciali sarnesi, ha dato molteplici soddisfazioni e convinto tutti che bisogna continuare a puntare su questa strada.

Sarno punta sulla cultura

Tre importanti iniziative hanno caratterizzato gli ultimi mesi della città di Sarno. Eventi su cui continuare a scommettere: Festival del folklore, Presepe riciclato e Arte in vetrina

REDAZIONALE A CURA DELL’UFF. STAMPA

DEL COMUNE DI SARNO

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Si torna in scena all’Oratorio San Domenico Savio: dal 10 febbraio al 19 maggio sette spettacoli d’autore accompagneranno gli amanti del teatro. L’iniziativa, alla sua quarta edizione, è organizzata dalla com-

pagnia teatrale La Quarta Scena, in profonda sinergia con la comunità di San Bartolomeo Apostolo, grazie alla preziosa vicinanza di don Vincenzo Ruggiero. L’educatrice ACR della parrocchia, Patrizia Lamberti, ha dichiarato: «La compagnia sta valorizzando la struttura dell’Oratorio, promuovendola come punto in cui è possibile fare teatro e richiamando l’at-tenzione ad uno dei quartieri più antichi e grandi di Nocera, Piedimonte, spesso dimenticato».Nata nel 2008, La Quarta Scena diffonde una cultura sana di amore e di impegno per il teatro a tutto tondo: far par-te dell’associazione non significa solo recitare, ma entrare in una grande famiglia in cui ciascuno, secondo le proprie atti-tudine, può fornire il suo prezioso contributo. A spendere la propria dedizione per la compagnia vi sono anche costumi-sti, scenografici, fonici.«La conferenza stampa di presentazione del cartellone 2013 è stata l’occasione per raccontare la bellezza dell’avventura di una compagnia che fortifica sempre più le sue radici con il territorio, esprimendo la passione per il teatro», ha affer-mato Francesca Bruno. La presidente dell’associazione ha continuato: «Crediamo che il teatro sia di tutti e per tutti, in questa direzione va la scelta di mantenere basso il costo del biglietto e dell’abbonamento (6 euro e 35 euro) e di permet-tere l’entrata gratis ai bambini. Una sensibilità per riunire le

famiglie intorno all’amore per il palcoscenico».Presente all’appuntamento con la stampa anche il vice sinda-co di Nocera Inferiore, Maria Laura Vigliar, che ha espresso l’apprezzamento dell’amministrazione comunale per il pro-getto de La Quarta Scena e ha precisato: «Una rassegna come questa non è in concorrenza con quanto propone il Comune, anzi è complementare, perché dove c’è teatro c’è cultura».

GLI APPUNTAMENTIIl sipario si aprirà il 10 febbraio con lo spettacolo di Roberto Nisivoccia “Ho detto tutto! (o quasi niente…)”; il 23 feb-braio sarà la volta della compagnia di Castel San Giorgio Il futuro siamo noi, con “È asciuto pazzo o’ parrucchiano” di G. Di Maio; il 10 marzo calcheranno le assi del palcoscenico gli Amici di Gaetano, compagnia casertana che presenterà “O’ medico d’è pazze” di E. Scarpetta; il 16 marzo l’Associazio-ne teatrale Cangiani di Napoli, metterà in scena la commedia scarpettiana “Li’ nepute de lu sinneco”; il 7 aprile Gli antichi vituosi di San Potito si esibiranno nel musical “C’era una vol-ta…Scugnizzi” di N. Loy; infine, il 20 aprile La Quarta Scena proporrà “Non ti pago” di E. De Filippo. Ad arricchire la ras-segna, il 5 maggio una serata intitolata “Pianoforte e voce: viaggio nella lirica napoletana” a cura de La Quarta Scena e il 19 maggio il saggio del laboratorio dei bambini della com-pagnia organizzatrice, con la premiazione degli spettacoli e degli interpreti partecipanti alla kermesse. Non resta che dire: «Su il sipario!».

Mariarosaria Petti

Al via la rassegna “Teatro… che passione!”

Dal 10 febbraio in scena all’Oratorio San Domenico Savio

di Nocera InferioreLa compagnia La Quarta Scena

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In questo numero di Insieme parleremo di un cane di ta-glia media: il beagle. In pochissimi anni questa razza da caccia è divenuta una delle più diff use nei nostri appar-

tamenti. Nonostante sia un cane che dorme tranquillo ed in casa non è troppo ingombrante, è pur sempre un cane da caccia ed in lui è sempre vivo l’istinto atavico di seguire piste o puntare cose.Dal suo nome, pensate, nasce il termine inglese “beagling” che sta ad intendere un tipo di caccia alla lepre!Per quanto riguarda il carattere, il beagle è molto sportivo ed attivo. Il padrone deve essere dotato di molta pazienza e di polso fermo poiché siamo di fronte ad un cane che a volte è poco ubbidiente, ma al contempo tanto dolce ed aff ettuoso. Il beagle si lega in simbiosi col padrone e, quindi, chiede di essere ricambiato. Ai cani di questa razza vanno concesse lunghe passeggiate e giochi stimolanti, tutto questo per far sfogare l’esuberanza innata. Il beagle è un’ottima razza da far crescere con i bambini, perché equilibrato e per nulla mordace. È resistente alle malattie, ma attenzione alle orecchie, sono il suo tallone di Achille.Un’altra curiosità : lo sapevate che Snoopy, il cagnolino di Charlie Brown, era un Beagle? Il disegnatore Schulz era molto legato a questa razza.Per qualsiasi domanda sono sempre reperibile all’indirizzo e.mail: [email protected] saluto a tutti!

*Medico veterinario

Parliamo di… beagledi Gabriella Calenda*

A Ravello concorso pubblico, per titoli ed esami, per la coper-tura a tempo pieno e indeterminato, di un posto di agente di polizia municipale. Per  informazioni consultare il sito www.comune.ravello.sa.it.

Euronics, una delle principali catene di vendita al dettaglio di prodotti per l’elettronica di consumo, sta cercando nuovo personale con il quale ricoprire diversi ruoli aperti all’interno di alcuni megastore italiani. Cassieri, magazzinieri, addetti alle vendite, store manager e tante altre posizioni ancora. Il personale sarà indirizzato in diverse regioni: Emilia Romagna, Veneto, Abruzzo e Puglia.

La Croce Rossa Italiana ha indetto una procedura selettiva pubblica, per titoli e colloquio, per il reclutamento, con con-tratto di lavoro a tempo determinato, in regime di conven-zione, di 7 unità di personale, profilo professionale ammi-nistrativo – contabile, in qualità di operatore/assistente di amministrazione, assistente contabile, ragioniere. Le unità assunte andranno ad essere impiegate nel comitato locale di Bassano del Grappa, Valdagno, Thiene, Schio e Treviso.

Monte dei Paschi di Siena, uno dei principali istituti di credi-to italiani, sta cercando nuovi gestori. Cento professionisti da inserire nel ruolo di private banker. La rete dei private banker, che nei prossimi mesi si espanderà con altri sei uffici, può oggi contare su 82 centri private e 11 centri family.

QVC Italia è un noto operatore televisivo che gestisce un ca-nale dedicato allo shopping. La società è oggi alla ricerca di una lunga serie di nuove professionalità, come senior buyer fashion, lead planner, operatori call center, planner, junior web developer, network & telecommunications specialist, quality inspector textile, web developer/system engineer, fashion stylist, supervisor e tanto altro.

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Una Facoltà nuova con un cuore antico. Salerno, che fu sede di una delle prime scuole di me-dicina dell’Occidente, ha ag-

giunto al suo campus il percorso forma-tivo in Medicina e Chirurgia nel 2005. La neonata Facoltà non ha avuto vita facile, infatti, manca tutt’ora il polo ospedaliero di riferimento. Per raggiungere questo obiettivo il percorso è stato arduo e l’iter burrascoso, sfociato nei cortei di protesta che hanno caratterizzato le strade del ca-poluogo lo scorso autunno.

Ad aiutarci ad inquadrare la travagliata lotta affrontata dai circa 1200 studenti delle sede di Lancusi è Cosimo Cosimato, classe ’87, studente dell’ultimo anno. Si capisce subito, dalla chiarezza con cui espone il succedersi dei fatti, che Cosimo, come tanti futuri camici bianchi dell’UniSa, ci crede nella svol-ta positiva per la sua Facoltà. Punto cardine della questione è la necessaria trasformazio-ne dell’Azienda Ospedaliera di Salerno, il San Leonardo, in Azienda Universitaria. Tale conversione, per essere attuata, esige un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e l’ok dei Ministri dell’Università, della Salute e dell’Economia.

Essenziale è pure il parere della Confe-renza Stato-Regioni, arrivato il 24 gen-naio scorso. Ogni Facoltà di Medicina italiana, infatti, possiede un polo ospe-daliero in cui alunni e professori degli “anni clinici” (dal terzo al sesto anno didattico) sono autorizzati ad esercitare il tirocinio e a mettere in pratica tutte le nozioni apprese, collaborando con i medici dell’ospedale che dovrebbe-ro avere una completa apertura verso quelli che saranno i loro futuri colleghi. Finora non è stato così per gli studenti della Facoltà salernitana che, vuoi per

una inefficiente pianificazione, vuoi per mancata organizza-zione e discrepanze interne, si ritrovano senza una struttura adeguata per proseguire gli studi. I rischi sono quelli di essere trasferiti in altre Facoltà d’ Italia, di veder chiudere la sede di Lancusi in cui questi giovani avevano riversato le loro speran-ze per sette anni.La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la chiusura della aule all’interno del San Leonardo ad opera della mana-ger ospedaliera Elvira Lenzi. La rivolta è stata, dunque, ine-vitabile. Cosimo racconta con quanta intraprendenza i mol-tissimi studenti si sono organizzati per esprimere a gran voce

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di Martina GrimaldiSCUOLA&UNIVERSITÀ

Sette anni di promesse e alla fine, dopo la battagliadegli studenti della Facoltà di Medicina, arriva l ’ok della Conferenza Stato-Regioni

Dopo l’ok del Ministero dell’Economia, del Ministero dell’Università e di quello della Salute e il parere favorevole della Conferenza Stato-Regioni si attendono a breve risultati concreti

L’azienda universitaria si farà

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il loro malessere didattico: «Tra le varie manifestazioni posso ricordare i cortei organizzati a Salerno e Napoli ad ottobre». E ancora Cosimo parla di tutti i mezzi che gli studenti hanno utilizzato per far sentire la propria voce: giornali, televisioni locali, social network. Non sono mancati i raduni: «Ben riusci-to è stato, ad esempio, il flash mob organizzato il 18 dicembre sotto Palazzo Santa Lucia a Napoli; tutti, con i camici bian-chi, siamo rimasti immobili per dimostrare come la Facoltà sia completamente ferma e non riesca ad avanzare verso un miglioramento».

Un primo incontro trai ministri si è tenuto lo scorso 19 dicem-bre presso il Ministero della Salute. Un meeting fra i ministri Profumo e Balduzzi, il Presidente della Regione Caldoro ed il Rettore dell’Università Pasquino. La riunione è stata precedu-ta da un’attività di ricognizione e valutazione del protocollo d’intesa per una deliberazione finale fra Regione e Ministero della Salute.Le discussioni erano tutte in merito all’organizzazione interna delle strutture e dei servizi ospedalieri. Alla fine è arrivato il parere favorevole di ognuno, anche del Ministero dell’Eco-nomia. Il 24 gennaio, poi, è arrivato pure l’avallo della Confe-renza Stato-Regioni. Non resta, ora, che recuperare il tempo perduto ed evitare che questi ritardi non siano un bastone tra le ruote alla Facoltà salernitana. Ogni ulteriore ritardo potrebbe avere ripercussioni gravi per la Facoltà che ha dimostrato di poter diventare un polo di as-soluta qualità ed eccellenza. Non è possibile concedere altro tempo. I giovani studenti, i nostri futuri medici, non ne hanno più voglia.

Martina Grimaldi

Solidarietà al Liceo “T. L. Caro”

“Il pianeta delle pigotte”: questo è il nome che gli studenti del Liceo “T. L. Caro” di Sarno hanno scelto per il progetto targato Unicef, da anni impegnato contro la mortalità infantile. 150 ragazzi hanno realizzato 120 pigotte

Se volessimo scegliere una parola per sintetizza-re il significato e il valore della PIGOTTA UNICEF essa sarebbe senza ombra di dubbio “VITA”. Re-

alizzando una PIGOTTA, una bambola di pezza, si salva un bambino in fin di vita. L’Unicef lotta da anni contro la mortalità infantile nei paesi in via di sviluppo. Recen-temente una delegazione UNICEF, guidata dal Direttore Lake, è stata ricevuta al Quirinale dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per il lancio della cam-pagna “VOGLIAMO ZERO” mortalità infantile. “Il Pianeta delle Pigotte” è il nome che abbiamo deciso di dare quest’anno al progetto targato UNICEF parafra-sando il film “Il pianeta delle scimmie”. Si tratta di un vero e proprio “pianeta” popolato da circa 120 Pigotte e da circa 150 volontari. La nostra mascotte è una pigo-scimmia. Questa scelta ha un valore metaforico, vuole sottolineare quell’intelligenza animale e istintiva che a volte supera, in qualche modo, quella umana, focalizza-ta sulla ragione. Da diversi anni la nostra scuola è impegnata nell’inizia-tiva di “pigottari”, divenuta un vero e proprio “fenome-no” che ha coinvolto il cuore di 150 ragazzi dell’indirizzo scientifico, tecnologico e classico i quali, armati di ago e filo, hanno realizzato 120 pigotte. Non solo gli alun-ni ma anche tante altre persone, affascinate da questa meravigliosa iniziativa, confezionano la loro pigotta con il materiale offerto gratuitamente dall’Unicef. An-che quest’anno tutto il nostro lavoro è stato coordi-nato dalla straordinaria forza organizzatrice della Prof.ssa Giovanna Vaccaro che, con il suo esempio, invoglia i suoi alunni a fare sempre di più e a puntare sempre più in alto.

Francesco Aufiero

Cosimo Cosimato

Francesco Aufiero, classe V D, in pochi giorni ha realizzato la sua pigotta. Si chiama “Jack il marinaio”. Egli naviga sulle acque del presente e intravede da lontano la terra colorata da un futuro migliore. Perché il bene genera bene.

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Natale è la mia storia

Una scuola intera è scesa in campo, coinvolgendo ben 670 famiglie: mettendo in “sce-na” la nascita di Gesù, come

tassello fondamentale nella storia della salvezza, abbiamo voluto raccontare un amore eterno che “qui e ora” ci tocca, ci coinvolge, ci interpella: “Natale è la mia storia”. Un Natale non vissuto all’insegna di pubblicità e regali, spese affannose, viaggi last minute ma come realizza-zione di un progetto che coinvolge in profondità la mia vita, che porta il mio nome, che mi guarda negli occhi.In cinque “quadri” i bambini hanno rappresentato la Creazione, Il Peccato Originale, l’Attesa Messianica, l’Annun-ciazione e la Nascita di Gesù portando sul “palco” uomini e donne la cui storia riflette la storia di ognuno di noi. Dalla Creazione, opera grandiosa di un Dio che chiama all’«essere» ogni creatura ad Adamo ed Eva, il dramma della scelta del bene e del richiamo del male, sottoline-ato dal balletto “il bene e il male” in cui i gesti e le musiche esprimono l’eterna lotta a cui nessuno può sottrarsi. Poi l’At-tesa della Salvezza annunciata al popolo d’Israele dai grandi profeti e rappresen-tata nel balletto “Hava Naghila” su musi-ca originale ebraica.L’incedere solenne della “Vergine” cir-condata dagli angeli e accompagnata dalle voci del coro Doremi junior con il brano “La vergine degli angeli” di G. Ver-

di. I personaggi che hanno attraversato la storia d’Israele: Noè, stufo del tempo incerto, Giobbe impaziente per il chias-so del mondo moderno, Mosè, severo di-fensore della legge morale, i costruttori della Torre di Babele, col loro linguaggio confuso tra il politichese e il pubblicita-rio.E ancora l’Annunciazione in cui Maria spalanca col suo “Sì” la strada per il “ri-torno a casa” di tutti noi, e la gioia degli angioletti che in cielo festeggiano, bal-lando, la loro regina. La nascita di Gesù coi doni dei pastori e la loro danza, gli angeli e lo stupore cosmico dell’univer-so che si inchina al Bambino nella man-giatoia.Il coro Doremi junior, diretto dalle ma-estre Maria Concetta Buongiovanni, Nunzia D’Antuono e Rita Tedesco, ha sottolineato coi suoi canti i momenti più significativi della rappresentazio-ne impegnandosi con brani da “grandi”. Insomma un impegno straordinario da parte di tutti gli “attori” e non solo.Un grazie corale va al Parroco Mons. Vin-cenzo Leopoldo, alla preside dottoressa Maddalena Pellegrini, alle insegnanti Nunzia D’Antuono, ideatrice del proget-to, Maria Concetta Buongiovanni per la colonna sonora e Rita Tedesco per i costumi, alle insegnanti del I circolo, al personale ATA, alla signora Rosaria che ha realizzato i costumi.

Nunzia D’Antuono

Nella stupenda cornice della collegiata di S. Giovanni Battista in Angri si è svolta nei giorni 17, 18 e 19 dicembre una manifestazione natalizia che ha coinvolto tutti i 670 bambini della scuola primaria del I circolo di Angri

La chiesa di San Giovanni Battista ad Angri

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La flessibilità a scuola

Negli ultimi tempi, soprat-tutto nel mese di dicembre 2012, nelle scuole di tutta la Campania si sono verifi-

cate numerose occupazioni e manife-stazioni di protesta. Non c’è molto da stupirsi: a causa dei disagi sociali che la crisi ha determinato (posti precari per i professori, classi sovraffollate…) si è creato un grande scompiglio.Anche il Liceo classico G. B. Vico di Nocera Inferiore, durante la settimana dal 17 al 21, ha partecipato a questa protesta, ma in modo pacifico! Infatti, si è pensato di attuare la “flessibili-tà”. Con questa iniziativa la dirigente scolastica De Caprio ci ha consentito di svolgere alcune ore della giornata in maniera alternativa. Dal lunedì 17,

dopo l’appello iniziava la pausa di-dattica che consisteva in approfondi-menti delle lezioni e consolidamenti nelle varie materie. Dalle 10.15, inve-ce, si dava inizio alla flessibilità. I cor-si, diretti da alunni maggiorenni, era-no vari e ben assortiti: dagli sportelli di lingua al corso sull’autostima, dalla pasta di sale all’amore per la lettera-tura. Si passava da un’aula all’altra, senza nessuna fatica. Ai corsi si pote-va partecipare solo su prenotazione in lista; ogni laboratorio poteva essere seguito al massimo da venti alunni e durava dalle 2 alle 3 ore. Alcuni organizzatori dei corsi hanno chiamato esperti esterni per diriger-li e insegnare cose nuove agli alunni non servendosi di libri e quaderni, ma

solo di fantasia e ingegno. Tra questi, ricordiamo l’intervento della dotto-ressa Antonietta Abete che ha te-nuto per noi un corso di giornalismo. Accolta con entusiasmo e anche un po’ di emozione, si è confrontata su-bito con i ragazzi che avevano deciso di partecipare al corso, raccontando la sua storia e come era entrata a far parte del mondo del giornalismo. La sua lezione, come si poteva notare, ha catturato l’attenzione di molti, perché nell’aula c’era un religioso silenzio. Dalle sue parole, dal racconto della sua vita, abbiamo capito che ognuno può realizzare i propri sogni. E abbia-mo anche appreso l’abc per scrivere un articolo di giornale.

Isabella Cascone

Protesta costruttiva al Liceo G. B. Vico di Nocera Inferiore. Tra i diversi laboratori realizati, anche uno di giornalismo nel quale è stata presentata la rivista Insieme

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SCUOLA&UNIVERSITÀ

A volte penso al percorso universitario come ad una cor-sa ad ostacoli. Non c’è tempo per fermarsi ad ammirare il paesaggio intorno, quello che conta è correre, supe-rare l’intralcio, anche se non sei preparato al massimo e

arrivare – il più presto possibile – alla meta. Spesso si studia esclusivamente per superare l’esame e il nozioni-smo in questo caso diviene quasi d’obbligo. L’importante è aver memorizzato tutto per il fatidico giorno in cui si saprà se le nostre fatiche saranno ripagate. «Bisogna continuamente rendersi conto di ciò che si sta imparando, di ciò che si sta assimilando», con que-ste parole Paolo VI ci vuole risvegliare dal meccanicismo che ha invaso ogni aspetto della nostra vita, per invitarci a fare di tutto un dono. Il percorso universitario è una tappa importante della cre-scita interiore di una persona: non si studia più per dovere e non c’è nessuno ad imporre argomenti di studio, né orari o frequenze. L’Università è il posto in cui la libertà di una persona è interamen-te espressa, fi nalmente siamo noi i protagonisti della nostra vita, a scegliere di voler lavorare sodo per qualcosa che risponde alle nostre attitudini e ai nostri interessi.Una lettura superfi ciale di un paragrafo non basta, bisogna entra-re in ogni aff ermazione e comprendere che non descrive altro che la realtà che è intorno a noi. La formula di un composto chimico non è un insieme di sigle e numeri, ma ci descrive la reale organiz-zazione di quel composto, ci dice “com’è fatto”, e questo vale per lo studio di qualsiasi disciplina, sia essa umanistica o scientifi ca.I libri non sono un mondo a parte, ma studiare ci aiuta a crescere e a ragionare, per rivolgerci con uno sguardo più consapevole e competente nei confronti di ogni aspetto della realtà che ci cir-

conda. Libro e vita si intrecciano e il legame è indissolubile. Entrare in questa dimensione è come imparare ad apprezzare un quadro di Kandinsky: come le opere musicali anche le sue tele non possono essere guardate con un solo sguardo. Sarebbe come ascoltare un concerto in un solo istante, tutte le note si sovrappor-rebbero senza creare melodia. Facciamone tesoro: non un’occhia-ta su nozioni diverse per memorizzarle, ma il tempo e la pazienza di assimilare tutte le conoscenze.

Filomena Civale

Siamo al sesto appuntamento con il nostro spazio dedicato alla rifles-sione di studenti a partire da opere d’arte e testi di canzoni, poesie e libri. Questo mese vi proponiamo un’opera di Wassily Kandinsky (Composizione VII, 1913, Gallerie Statale Trejakov) insieme allo stralcio di Giovanni Battista Montini, tratto dal libro “Co-scienza universitaria”.

IN-CANTO

Memorizzare o assimilare?

Filomena Civale: 21 anni, studentessa alla facoltà di Medicina e Chirurgia della Seconda Università degli Studi di Napoli. È socio junior dell’Arfacid Onlus, segretario dell’associazione La rana e il rio e membro della Fraternità di Emmaus (Comunità Giova-ni Poggiomarino 1).

«Non bisogna mai assopirsi in una passiva ac-cettazione di qualsiasi insegnamento; bisogna continuamente rendersi conto di ciò che si sta imparando, di ciò che si sta assimilando».

Coscienza universitaria, Edizioni Studium 1930,

Giovanni Battista Montini

di Mariarosaria Petti

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&UNIVERSITÀ

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28 Insieme - Febbraio 2013

CHIESANELMONDOO

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La linea politica della Chiesa

L’obbedienza non è più una virtù, scriveva don Lorenzo Milani a metà degli anni ’60 del secolo scorso. Egli difendeva il diritto all’o-

biezione di coscienza che allora non aveva ancora trovato un adeguato riconoscimento nell’ordina-mento giuridico italiano. Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti e tanti passi sono stati fatti. Ma il tema non perde la sua attualità, tant’è vero che Benedetto XVI gli ha dedicato un passaggio del suo annuale discorso al Corpo Diplomatico ac-creditato presso la Santa Sede (7 gennaio 2013). Ha detto il Papa: «Per salvaguardare effettivamen-te l’esercizio della libertà religiosa è poi essenzia-le rispettare il diritto all’obiezione di coscienza. Questa “frontiera” della libertà tocca dei principi di grande importanza, di carattere etico e religio-so, radicati nella dignità stessa della persona uma-na. Essi sono come i “muri portanti” di ogni società che voglia essere veramente libera e democratica. Pertanto, vietare l’obiezione di coscienza indivi-duale ed istituzionale, in nome della libertà e del pluralismo, paradossalmente aprirebbe invece le porte proprio all’intolleranza e al livellamento for-zato». Il tema è terribilmente concreto se pensia-mo alla vicenda della signora Ladele, dipendente comunale di Londra, licenziata in tronco perché si è rifiutata di celebrare il matrimonio di coppie omosessuali. È solo un caso, uno dei tanti di quel-la sbandierata libertà che produce nuove forme di intolleranza.

Intervenendo alla presentazione del libro del car-dinale Angelo Bagnasco - La porta stretta - Tar-cisio Bertone, Segretario di Stato di Benedetto

XVI, ha ribadito la posizione della Chiesa in materia politica: “Tra chi vorrebbe che i pastori rimanessero silenti in una neutralità asettica che non disturbi, e chi invece chiede che la Chiesa si pronunci in favore dell’uno o dell’altro schieramento, si profila la porta stretta dell’esortazione e del discernimento, perché prevalgano in tutti le istanze veritative… anche in questo delicato frangente della vita nazionale oc-corre richiamare la perenne urgenza dei valori irri-nunciabili fondati sulle istanze della ragione illumi-nata e potenziata dalla fede”.

I cristiani in Medio Oriente

Scrivo nel giorno della memoria. Sono stato ad Au-schwitz, ho visto le tracce dell’orrore. Ho visitato il museo dell’olocausto a Gerusalemme con le sue

immagini scioccanti. Ho parlato con ebrei che ancora oggi sentono sulla pelle quel dramma, lo sentono come se davvero quel genocidio potesse di nuovo accadere. Capisco il loro dolore e condivido l’impegno a tenere viva la memoria. Ma vorrei che la stessa attenzione fosse riservata ai cristiani che sono vittime della persecuzione e del silenzio. A metà del Novecento in Medio Oriente i cristiani rap-presentavano il 20% della popolazione. Oggi sono il 4%. Una lenta emorragia che gli eventi degli ultimi anni - la guerra in Iraq prima e quella siriana oggi, il crescente fondamentalismo islamico - hanno reso ancora più acu-ta. I cristiani sono sempre più minoranza proprio nella terra dove sono nati. Tutto questo accade sotto gli occhi di tutti. Ma il sangue dei cristiani non fa notizia. Neppure - è triste dirlo - nella comunità cattolica.

Fa un po’ tenerezza vedere un prete che al termine della Messa, ancora vestito con i paramenti liturgi-ci, nella stessa chiesa dove ha celebrato i misteri del

Cielo, sventolando una sciarpa rossa canta O bella ciao. Il video spopola su You Tube. Fa tenerezza non solo per la veneranda età del soggetto (85 anni) ma anche per la tenacia con cui ripropone l’antica battaglia per la libertà. Protagonista è don Andrea Gallo, il prete più amato dalla sinistra, secondo Il Fatto quotidiano, che di queste cose se ne intende. La Chiesa è la casa di tutti, mi chie-do però se quello era il luogo e il momento più adatto - era la festa dell’Immacolata - per ce-lebrare le proprie idee. Non credo che sia solo una questione di gusti.

O bella ciao

di Silvio Longobardi

don Andrea Gallo

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CHIESALOCALE

A conclusione della Settimana per l’unità dei Cri-stiani, il 25 gennaio si è tenuta, nella parrocchia di San Teodoro, una Celebrazione Ecumenica della

Parola di Dio.Oltre ai parroci di Sarno erano presenti: don Carmine Vitolo, delegato diocesano per l’Ecumenismo, il Pastore della Chiesa Evangelica Battista di Sarno, Carmine Pap-pacena, il Pastore della Chiesa Cristiana Pentecostale di Angri, Egidio Annunziata, p. Nicola Budui della Chiesa Ortodossa di Romania e p. Andriy Jevchuk della Chiesa Ucraina Cattolica di Rito Bizantino.

m. g.

“Come se vedesse l’invisibile. Via Crucis Itinerarium fidei”

Alle spalle è rimasta la Croce./Nell’ora vespertina un pianto di Madre./(…)/. Oggi hanno ucciso Dio. È uno dei testi poetici che arricchisce la Via Crucis com-

mentata che il vescovo Giuseppe ha pubblicato con la Li-breria Editrice Vaticana, in distribuzione dallo scorso 8 feb-braio. Simbolo di un’esperienza universale di dolore e di morte, di fede e di speranza, la Via Crucis commemora l’ultimo tratto del cammino percorso da Gesù durante la sua vita terrena ed esprime l’essenza dell’esperienza cristiana: “Se qualcuno vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mc, 8,34). «Dinanzi ai dolori di Gesù - scri-ve il cardinale Vallini nell’introduzione al testo - si può rima-nere indifferenti, come spesso succede dinanzi ai dolori di tanti crocifissi della terra o essere provocati, domandando-si il perché». Il dolore è la chiave di lettura dell’esperienza umana di Gesù che incarnandosi ha scelto il linguaggio del-la sofferenza per poter dialogare con tutti. Lo schema della Via Crucis è quello classico: si è invitati a meditare una stazione, fotografata da un’opera d’arte della nostra diocesi e da un testo poetico del vescovo Giusep-pe. «Può essere questa una prima sosta di preghiera per-sonale - spiega l’autore nell’introduzione -. Per il cammino

comunitario, di una fa-miglia, una parrocchia o un gruppo - aggiun-ge - il testo prevede la recita di una preghiera per iniziare il cammino, l’annuncio della stazio-ne, l’ascolto della Paro-la, la meditazione che si conclude con una pre-ghiera riassuntiva». Poi c’è il silenzio, ingredien-te indispensabile per interiorizzare il mistero, la preghiera del Padre nostro e dell’Ave Maria. La Quindicesima stazione è collocata dopo la benedizione finale. «È come un invito a meditare, spiega il vescovo, per fare una pausa in attesa del giorno di Pasqua, aiutati a recuperare i vari momenti del Mistero pasquale senza fretta e sovrapposizioni».Il testo, 88 pagine, è disponibile dall’8 febbraio al prezzo di 4,50 euro in tutte le librerie cattoliche. È possibile trovarlo anche presso la Curia diocesana e in tutte le parrocchie ad un prezzo scontato.

Antonietta Abete

A Sarno celebrazione foraniale per l’unità dei cristiani

a cura della Redazione

La Via Crucis pubblicata dal vescovo Giuseppe per la Libreria Editrice Vaticana

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Come testimoniare la fede in Cristo con la freschezza della gioventù

“Ecco, sto alla porta e busso”

MONTE TABOR

Il vescovo Giuseppe negli Orientamenti pastorali cita l’Apo-calisse: “Ecco, sto alla porta e busso”. Come possiamo rin-tracciare la presenza di Cristo alla porta del nostro cuore?Scopriamo la presenza di Gesù che bussa alla nostra porta quotidianamente e nella sequela: un cristiano si defi nisce per essere discepolo di Gesù. Seguendo Cristo entriamo in dialogo con Dio, con noi stessi e con gli altri. In altre parole, un cristiano impara da Gesù a vivere pienamente da uomo e donna. Nella seconda lettura della notte di Natale abbiamo ascol-tato un bellissimo testo tratto dalla Lettera a Tito, nel quale si dice che la grazia di Dio, cioè il Figlio che si è fatto carne, si è manifestata per insegnarci a vivere.

Mons. Giudice aff erma ancora che: “la fede si propone e si dona, mai si impone”. Da cristiani come possiamo testimo-niare la nostra fede in una società sempre più secolarizzata?Possiamo dare la nostra testimonianza da cristia-ni tenendo unite due dimensioni. Innanzitutto, non dobbiamo dimenticare che il primo soggetto da cura-re per dare testimonianza del Vangelo di Gesù siamo noi stessi. La tentazione è sempre quella di partire dagli altri e studiare le strategie per convincere ed at-tirare. Tuttavia, se non ci prendiamo cura prima della nostra fede non saremo mai signifi cativi per nessuno.In secondo luogo, credo che dobbiamo imparare a guardare con simpatia il mondo in cui viviamo. Spes-so i cristiani vengono identifi cati come i guastafeste o come i grandi accusatori, pronti solo a lamentarsi di chi vive accanto a loro. Invece, sarebbe bello che chi incontra un cristiano potesse innanzitutto trovare un atteggiamento di ascolto e di accoglienza. Questo non signifi ca accettare tutto e non poter mai affermare le

proprie convinzioni. Anzi, è la condizione per poterlo fare veramente. Anche Gesù faceva così: incontrava uomini e donne, buoni e cattivi, giusti ed ingiusti. A tutti sapeva mostrare un volto libero da pregiudizi e accogliente. Questo sguardo positivo ci deve portare, infi ne, a non arroccarci e a non sentirci assediati. Ac-quistando questa apertura e libertà potremo parlare alle donne e agli uomini del nostro tempo.

In che modo i giovani, secondo la bellezza della stagione di vita che vivono, sono chiamati a raccontare la freschez-za del Vangelo?I giovani potranno raccontare la freschezza del Van-gelo innanzitutto – vale per loro ciò che vale per tutti – curando la propria fede e la propria umanità. Non dimentichiamo che una vita umanamente bella è il primo annuncio del Vangelo. Poi, se cureranno la loro fede, la loro spiritualità e la loro formazione, potran-no testimoniare la freschezza del Vangelo se avranno il coraggio di ridirlo con le loro parole, con il loro lin-guaggio. Nessuno si può sostituire ai giovani in que-sto lavoro indispensabile perché la corsa del Vangelo continui oggi e sappia diventare sale per gli uomini e le donne del nostro tempo.

P. Matteo Ferrari osb

di p. Matteo Ferrari

Padre Matteo Ferrari, monaco benedettino camaldolese della Comunità di Camaldoli. Licenziato in liturgia presso l’Istituto di Liturgia Pastorale “S. Giustina” di Padova, ha proseguito i suoi studi in ambito biblico presso il PIB di Roma.

«Innanzitutto siamo posti dinanzi alla Presen-za del Risorto, che non è sparito, ma sta alla porta e bussa ed abbiamo bisogno di Fede per percepirne la Presenza».

Dagli Orientamenti pastorali, n. 8

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31Insieme - Febbraio 2013

VITA ECCLESIALE

Il tempo sacro della Quaresima

è tutto proteso alla Pasqua. “Disarmati nel cuore, con le mani

in alto, lasciamoci riconciliare con Dio”,

scrive il vescovo Giudice che invita tutti

a riscoprire il gesto liturgico

dello scambio della pace

Sorelle e Fratelli,

il tempo sacro della Quaresima è tutto proteso alla Pasqua, alla celebrazione del Mistero pasquale nel quale siamo immersi, per grazia e per fede, dal giorno del nostro Battesimo. Tempo forte, tempo favorevole, tempo opportuno per compie-re almeno qualche passo in più nel cammino di fede: protesi alla gioia pasquale, sulle orme di Cristo Signore, seguiamo l’austero cammino della santa Quaresima (dalla Liturgia delle Ore).

Ci chiediamo, come può avvenire il nostro cammino? E la Liturgia ci rispon-de: Sia parca e frugale la mensa, sia sobria la lingua ed il cuore; forti nella fede vigiliamo contro le insidie del nemico: è tempo di ascoltare la voce dello Spirito (dalla Liturgia delle Ore).E, nella preghiera, insistiamo: Perdona i nostri errori, sana le nostre ferite, guidaci con la tua grazia alla vittoria pasquale (dalla Liturgia delle Ore). Ed ancora: Risplenda la tua lampada sopra il nostro cammino, la tua mano ci guidi alla mèta pasquale (dalla Liturgia delle Ore).

Sì, è tempo di ascoltare la voce dello Spirito! E, attraverso la voce di Paolo, lo Spi-rito ci ripete: Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio! (2Cor 5,20).

Ascoltiamo questa supplica rivolta ad ognuno di noi e, disarmati nel cuore, con le mani in alto, lasciamoci riconciliare con Dio; solo così potremo riconciliarci con i fratelli e le sorelle, con i quali ci scambiamo un gesto di pace, divenendo nuova creatura. Sì, Sorelle e Fratelli, in questo tempo quaresimale vi ripeto: Scambia-tevi un segno di pace!Questo gesto liturgico, posto nel cuore della Messa e prima di ricevere la Comu-nione, ritorni ad essere vero e sincero, non solo nella celebrazione, ma nella nostra vita per imparare nuovamente, senza presunzione, la grammatica delle relazioni.Riconciliati con Dio, ascoltando solo Lui, possiamo iniziare un cammino di ricon-ciliazione con tutti, a cominciare da quelli che abitano con noi, che sono accanto a noi, ai quali, non distrattamente, diamo la mano.

Il tempo di Quaresima ci guarisca e ci rinnovi nelle relazioni familiari, fraterne ed amicali e così, con gesti di carità, attenzione, tenerezza, benevolenza, sincerità, facendo digiuno da ciò che non serve e pregando nel silenzio del cuore e dell’as-semblea, ci incamminiamo verso la Pasqua del Signore che, nella fede, in questo Anno di Fede, può diventare la nostra.

Vi benedico!† Giuseppe, Vescovo

Il Messaggio del Vescovo

per la Quaresima

Scambiatevi un segno di pace

«Tutto parte dall’umile accoglienza della fede (“il sapersi amati da Dio”), ma deve giungere alla verità della carità (“il saper amare Dio e il prossimo”), che rimane per sempre, come compimento

di tutte le virtù (cfr 1Cor 13,13)».Benedetto XVI,

Messaggio per la Quaresima 2013

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32 Insieme - Febbraio 2013

LO SPECIALE

Il Forum delle Associazioni Familiari è nato nella prima metà degli anni Novanta, nel solco di quel progetto di impegno culturale promosso dal cardinale Camillo Ruini. Un tavolo di confronto che raccoglie l’ampio e variegato associazionismo

cattolico. Ad oggi le associazioni che aderiscono al Forum Na-zionale - tra cui Progetto Famiglia nato nel nostro Agro - sono più di cinquanta e rappresentano tre milioni di cittadini. È un laboratorio culturale, un tavolo di confronto del mondo cattoli-co e un valido interlocutore del mondo politico. Il Forum segue con costante attenzione la vita sociale e politica, interviene sui grandi temi che riguardano o hanno una ricaduta sull’universo familiare. Le elezioni politiche rappresentano un passaggio si-gnificativo ed è ovvio far sentire la propria voce, non attraverso manifestazioni di tipo rivendicativo ma proponendo un manife-sto da sottoporre a tutti i candidati (il testo completo in www.forumfamiglie.org).

Gli estensori presentano il Manifesto politico come una “busso-la per la costruzione di un’Italia più a misura di famiglia, quin-di più umana, solidale, capace di restituire fiducia e speranza al nostro Paese”. È un documento che ha il pregio di raccogliere in estrema sintesi - e con un linguaggio chiaro e comprensibile - ragionamenti più complessi. La famiglia è una risorsa per l’Italia, più spazio diamo alla famiglia, più costruiamo il futuro dell’Ita-lia. Senza una famiglia stabile, la crisi economica avrebbe avuto conseguenze più disastrose. Ma la famiglia non può farcela se manca degli aiuti necessari. Di qui l’esigenza di rendere attivo quel Piano Nazionale per la Famiglia che, per la prima volta nella lunga storia repubblicana, il Governo italiano ha approvato nel 2012.

Il manifesto è un utile contributo al dibattito culturale, in un tempo in cui si insiste moltissimo sui diritti individuali, forse vale la pena ricordare che solo la promozione della famiglia – prima fondamentale esperienza di solidarietà – può costruire e custo-dire una vita sociale dove la condivisione e il sostegno reciproco sono la regola aurea.

Silvio Longobardi

Io corro per la famigliaLa famiglia è una risorsa per l’Italia, più spazio diamo alla famiglia, più costruiamo il futuro dell’Italia. Il manifesto del Forum delle Associazioni Familiari elaborato per le prossime elezioni politiche

1. SÌ ALLA CITTADINANZA DELLA FAMIGLIALa responsabilità e l’assunzione di diritti e doveri di reciprocità e di solidarietà sono legge fondativa e dinamica irrinunciabile dell’esperienza familiare, di quella “socie-tà naturale” che la Costituzione riconosce “fondata sul matrimonio” (art. 29), cui at-tribuisce specifici compiti di rispetto e reciprocità tra i coniugi, di responsabilità educativa verso le nuove generazioni, di costruzione dei legami di solidarietà inter-generazionali. Quindi è la famiglia costru-ita su un progetto di vita, amore e cura re-ciproca tra un uomo e una donna, aperta alla genitorialità, fondata su un esplicito impegno pubblico quale è il matrimonio, ad essere una risorsa insostituibile per la costruzione di un Paese più moderno, più solidale, più accogliente, più capace di uscire dalla crisi.

2. SÌ ALLA CENTRALITÀ DELLA FAMIGLIALa centralità della famiglia nello sviluppo del nostro Paese passa soprattutto attra-verso tre questioni decisive: a) [...] allegge-rire la pressione fiscale sulle famiglie attra-verso una congrua no tax area familiare. b) Occorre sanare lo spread tra le risorse per le politiche familiari italiane rispet-to agli altri Paesi europei. [...] Chiediamo quindi che nel prossimo quinquennio “un punto di Pil in più per la famiglia” sia l’obiettivo concreto per il bilancio delle politiche familiari del nostro Paese. c) La valutazione di impatto familiare (VIF) deve garantire che per ogni provvedimento agito siano valutate ex ante le conseguen-ze dirette e indirette sulle concrete condi-zioni di vita delle famiglie. SE

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3. SÌ AL SOSTEGNO ALLA VITA, ALLA NATALITÀ, ALLE FAMIGLIE GIOVANIL’inverno demografico del nostro Paese è il primo ostacolo allo sviluppo e al fu-turo del Paese. Occorre un investimento strategico in sostegni economici diretti alla maternità e in nuovi servizi di soste-gno per l’armonizzazione famiglia-lavoro, per rilanciare la natalità nel nostro Paese, consentendo ai coniugi di avere il nume-ro di figli desiderato. Particolare attenzio-ne dovrà inoltre essere dedicata anche alle politiche previdenziali di sostegno alla maternità e alla cura dei figli, incenti-vando altresì l’accoglienza familiare adot-tiva ed affidataria.

4. SÌ ALLO SVILUPPO CON PIÙ LAVORO IN ARMONIA CON CURA E RELAZIONIArmonizzare nei tempi e nelle modalità di vita l’esperienza lavorativa e le reti fa-miliari è quindi il primo obiettivo strate-gico per progettare un piano per l’occu-pazione capace di includere i giovani, le donne e le famiglie, con i loro progetti di vita. [...] Un Piano straordinario di soste-gno alla condizione lavorativa e familiare delle donne, capace di offrire strumen-ti di libertà di scelta tra lavoro in casa e lavoro fuori casa, non limitando gli inter-venti di politica del lavoro al pur necessa-rio sostegno alle donne che lavorano, ma promuovendo esplicita valorizzazione, riconoscimento e sostegno anche del la-voro familiare non retribuito.

5. SÌ A UN PAESE SUSSIDIARIOOccorre costruire un welfare abilitante, che “aiuti le famiglie ad aiutarsi” e a risco-prire le proprie potenzialità. Il futuro del Paese esige un forte sistema di welfare,

non una sua cancellazione o un radica-le ridimensionamento; esso dovrà però essere costruito valorizzando e promuo-vendo la responsabilità sociale di ogni attore sociale, dal privato cittadino alle famiglie, fino alle imprese e alle forze so-ciali.

6. SÌ ALLA LIBERTÀ DI EDUCARE NELLA SCUOLA PER TUTTI Per combattere la grave emergenza edu-cativa con cui si confronta il nostro Paese occorre rafforzare l’impegno formativo della scuola e le irrinunciabili responsa-bilità che la Costituzione attribuisce alla famiglia (“È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”, art. 30). Per questo è sempre più urgente ri-costruire un’alleanza tra famiglia, scuola e tutti gli altri attori sociali che hanno responsabilità educative verso le nuove generazioni. [...] La presenza di un’offerta

formativa “libera”, a gestione non statale, da parte di soggetti di società civile, è fattore di positivo e virtuoso confronto, all’interno di un sistema formativo poli-centrico, plurale, integrato fra scuola ed extrascuola. Occorrono quindi politiche di reale pari-tà, che non si contrappongono al siste-ma a gestione statale: unica è la scuola pubblica, e la diversità di enti gestori è ricchezza e valore per tutti.

7. SÌ AD UN’EUROPA CHE RICONOSCE E PROMUOVE LA FAMIGLIANon è possibile costruire un’Europa dei popoli senza domandarsi quale ruolo la famiglia può avere in questo processo. [...] Non possiamo accettare un approc-cio individualistico-privatizzato, dove la famiglia venga assimilata a qualunque forma di vita privata, fino a farle perdere la consistenza di “cellula della società”.

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FORUM DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARILungo Tevere dei Vallati 10, 00186 RomaTel. 06 68309445 - Fax 06 [email protected]

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L’incontro con l’Azione Cattolica

Il vescovo Giuseppe all’Azione Cattolica: «Fatevi artigiani di comunione»

L’apertura dell’anno associativo ha significato per l’Azione Cattolica diocesana l’avvio di un rinnovato percorso, con la nomina dei nuovi assistenti spirituali dei tre settori dell’as-sociazione. In questa occasione, mons. Giuseppe Giudice ha voluto incontrare i componenti del consiglio diocesano. La presenza del Pastore della Diocesi è stata segno di salu-to e ringraziamento per gli assistenti uscenti e accogliente benvenuto ai neoeletti. A don Raffaele Ferrentino (ACR) si è avvicendato don Carmine Vitolo; don Roberto Farruggio (settore giovani) ha consegnato il testimone a don Antonio Cuomo; a don Piercatello Liccardo (settore adulti) si è al-ternato don Antonio Mancuso. A ciascuno di loro l’invito a vivere gli avvicendamenti come opportunità di crescita per aiutare laici e sacerdoti a riscoprire - nei diversi incarichi - la bellezza di servire la Chiesa, sapendo trafficare con i propri talenti.«Siamo incoraggiati ad essere artigiani di comunione, come mons. Giudice ha scritto nella lettera Tantum aurora est», ha affermato Giovanna Civale, presidente diocesana dell’as-sociazione. Farsi artigiani di comunione nell’oggi della no-stra chiesa locale - ha continuato - è dunque l’aspettativa che il Vescovo si attende dall’AC diocesana, riprendendo la sfida educativa e operando in grande comunione con tutti»; perché - prendendo in prestito le parole stesse del vescovo Giuseppe - «l’AC non può restare tra le cose belle del passa-to ma è invitata a comprendere sempre meglio l’originalità e la peculiarità del suo carisma».

La visita al Cammino Neocatecumenale Mons. Giudice alle comunità neocatecumenali: «Rimanete in comunione con tutte le realtà ecclesiali»

Il 12 novembre 2012 mons. Giuseppe Giudice ha incontrato i giovani, gli adulti e le famiglie delle comunità neocatecu-menali della Diocesi, nella parrocchia di San Giovanni Bat-tista di Angri. All’incontro erano presenti i catechisti regio-nali: Kuka Hernandez, Nazareno Cometto e Alessandro Del Principe, che hanno presentato le peculiarità del Cammino Neocatecumenale. Un’aggregazione laicale presente in mol-

I MOVIMENTI

Il vescovo Giudice incontra le aggregazione laicali

«Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono di-versità di ministeri, ma uno solo è il Signore; […] uno solo è Dio, che opera tutto in tutti» (1Corinzi, 12). Come spiegare meglio di Paolo il mosaico di associazioni e movimenti laicali che animano la nostra

Diocesi? Tante membra di uno solo Corpo, che vivono e arricchiscono il cammino di fede dell’Agro: ciascuno evangelizzando nei luoghi in cui è chiamato a servire la Chie-sa. Dall’inizio del suo episcopato, mons. Giudice ha mostrato particolare attenzione alle aggregazioni laicali, partecipando e condividendo i momenti più importanti di ogni realtà, donando a ciascuno un orientamento da seguire per continuare il cam-mino di fede in comunione fraterna.

Dall’inizio dell’episcopato un continuo camminare insieme ai movimenti e alle associazioni cattoliche

Il consiglio diocesano di A. C. con il Vescovo Giuseppe

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te città dell’Agro: Nocera Inferiore, Pagani, Angri, Striano e Poggiomarino. «La prima esperienza in Diocesi è partita nella parrocchia del Santissimo Corpo di Cristo a Nocera Inferiore da Nazareno Cometto» – ha spiegato Aristide Torre, responsabile della stessa comunità. Al vescovo Giuseppe è stato consegnato lo Statuto approvato dalla Santa Sede e un quadro di Kiko Arguello, il fondatore del Cammino Neocate-cumenale, raffigurante la Sacra Famiglia. Mons. Giudice, dopo la lettura del Vangelo, ha esortato all’ascolto della Parola di Dio, perché possa nascere la fede che fa diventare sale e luce del mondo. «Rimanete in comu-nione con le realtà ecclesiali della Diocesi», così il Pastore ha invitato i catecumeni a sperimentare ancora di più la co-munione ecclesiale, attraverso anche la proposta concreta di creare un’equipe diocesana di riferimento.

La vicinanza al Rinnovamento nello Spirito Santo

L’appello al movimento: «Non spaventiamoci delle Chiese vuote, ma delle strade senza cristiani che gridano l’amore di Dio»

Tante le occasioni per rendersi guida costante del Rinno-vamento nello Spirito Santo diocesano: per la trentaquat-tresima convocazione regionale del 9 ottobre 2011, presso il Consorzio di Bonifica di Pagani, con oltre sei mila par-tecipanti provenienti da tutta la Campania; ancora, il 20 maggio 2012, per la settima convocazione diocesana; infine, per il quarantesimo anniversario della nascita della realtà ecclesiale, il 15 ottobre 2012, in occasione dell’esperienza di Adorazione Eucaristica, denominata Roveto Ardente.Al Rinnovamento nello Spirito Santo il vescovo Giudice ha indirizzato questa riflessione: «La crisi del cattolicesimo oggi non deriva dal fatto che le chiese sono vuote, ma dalla circo-stanza che non si vedono più cattolici per le strade. Nessuno grida più che Dio, con la potenza del suo amore, perdona i nostri peccati e cambia il cuore e la vita». Ha affermato Giuseppe Contaldo, membro del comitato regionale della Campania: «C’è un Vangelo che dalla Palestina, per migliaia

di anni, ha attraversato le strade del mondo. E oggi, più che mai, è necessario che questo Vangelo torni ad essere an-nunciato». I membri del Rinnovamento nello Spirito Santo hanno accolto con fervore l’invito di mons. Giuseppe Giu-dice a sperimentare la bellezza di una preghiera autentica.

A colloquio con la Fraternità di Emmaus

Per l’inaugurazione della Cappella Martin: «Risuoni oggi la fantasia della carità, qui i fidanzati imparino l’amore cristiano, qui le coppie vengano per formarsi alla fedeltà»

Quattro le occasioni per la Fraternità di Emmaus per incon-trare il vescovo Giuseppe dall’inizio del suo episcopato ad oggi. «Tutti gli incontri sono stati una provvidenza e un’e-sperienza di radicamento nella nostra chiesa locale» ha di-chiarato Tonino e Giovanna Ciniglio, responsabili diocesani del movimento.Tra tutti gli incontri, l’inaugurazione della Cappella Martin è annoverata tra le ricorrenze speciali per il movimento. Ha continuato Giovanna: «Le parole pronunciate da mons. Giu-dice all’inizio dell’Eucarestia hanno saputo leggere nell’inti-mo dei nostri cuori e presentare il carisma della Fraternità e la finalità del luogo orante». Mons. Giudice accompagna la Fraternità accogliendo una tradizione iniziata con mons. Illiano: l’inizio del tempo d’Avvento – primo passo del nuovo anno liturgico – è occasione per fare visita al vescovo, come un annuale pellegrinaggio in sede episcopale, segno visibile dell’unità.Mons. Giudice è sempre intervenuto nell’ambito di celebra-zioni eucaristiche, «la sua parola è sempre stata eco della Parola», come chiarisce Tonino Ciniglio. Non sono manca-te parole d’incoraggiamento al carisma della Fraternità per radicare il proprio servizio nella Chiesa locale, guidando in particolar modo la famiglia e i fidanzati nello spirito di san-tità di Teresa del Gesù Bambino e dei suoi Beati genitori.

Mariarosaria Petti

20 maggio 2012, il Vescovo incontra il Rinnovamento nello Spirito Santo in occasione della settima convocazione diocesana

26 marzo 2012, inaugurazione della Cappella Martin. Nella foto il vescovo Giuseppe, il Cardinale Josè Saraiva Martins e il vescovo emerito Mons. Gioacchino Illiano

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ILPANEDELLADOMENICASussidio liturgico

dalla I alla IV domenica di Quaresima Commenti a cura di Mons. Giuseppe Giudice

Le letture

“Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”

Prima lettura: Dt 26,4-10Salmo: Sal 90Seconda lettura: Rm 10,8-13Vangelo: Lc 4,1-13

Il Vangelo

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.(cfr Lc 4,1-2.13)

Colore liturgico: VIOLA

I DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)

17 f

ebbr

aio

2013

Riprendiamo il cammino quaresimale e ripetiamo al Signore: Re-sta con noi, Signore, nell’ora della prova.La quaresima è un tempo forte di prova. Tutta la vita è una prova.Siamo sempre provati, ma non sempre approvati. Tutta la vita è

una croce.Siamo sempre tentati e non sempre attenti. Tutta la vita è un cammino.Siamo sempre pellegrini e spesso va-gabondi. Rimanendo nella sua Paro-la, sul nostro cammino il Tentatore si allontana. Non possiamo vivere il tempo quaresimale se non abbiamo il coraggio di vivere il deserto. Se ri-maniamo nella Parola, il Male si al-lontana. Ma tornerà e sarà la prova fi nale e decisiva: la mia o la tua vo-lontà? È questa la grande prova delle fede, che si gioca nella nostra vita.

Cercare la volontà di Dio

La forza del perdono

Signore,ricordati non solo degli uomini di buona volontàma anche di quelli di cattiva volontà.Non ricordartidi tutte le sofferenze che ci hanno infl itto.Ricordati invecedei frutti che noi abbiamo portatograzie al nostro soffrire:la nostra fraternità, la lealtà, il coraggio,la generosità e la grandezza di cuoreche sono fi oriti da tutto ciò che abbiamo patito.E quando questi uomini giungeranno al giudiziofa che tutti questi fruttiche abbiamo fatto nasceresiano il loro perdono!

(Preghiera scritta da uno sconosciuto prigioniero del campo di sterminio di Ravensbruch)

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Le letture

“Se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”

Prima lettura: Es 3,1-8.13-15Salmo: Sal 102Seconda lettura: 1Cor 10,1- 6.10-12Vangelo: Lc 13,1-9

Il Vangelo

Gesù diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercar-vi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».(cfr Lc 13,6-9)

Colore liturgico: VIOLA

III DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)

3 m

arzo

201

3

Chiamati al cammino di fede, dobbia-mo condurre il bestiame oltre il deser-to per arrivare al monte di Dio, l’Oreb. Qui appare il Signore. Noi non possia-mo avvicinarci con i sandali, con la pesantezza del cuore, ma dobbiamo toglierci i sandali per calpestare e ri-manere su un luogo santo.A loro (i nostri antenati) tutto accadde come esempio; ma a noi, che abbia-mo la roccia che è Cristo, è chiesto di stare attenti per non cadere, perché il tempo dell’esempio è passato.Chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere. La presunzione ostacola il cammino di fede e, mentre siamo caduti, continuiamo a dire di essere in piedi. Siamo invitati alla conversione, sapendo che il Padrone ha pazienza con l’albero di fi chi. Egli, il signore del campo, attende nel tempo della Quare-sima il nostro cambiamento, la primavera della nostra vita.

La pazienza del vignaiolo

Le letture

“Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto”

Prima lettura: Gen 15,5-12.17-18 Salmo: Sal 26Seconda lettura: Fil 3,17- 4,1Vangelo: Lc 9,28-36

Il Vangelo

Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre ca-panne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!». (cfr Lc 9,33-35)

Colore liturgico: VIOLA

II DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)

24 f

ebbr

aio

2013

Egli credette al Signore. Per credere, Abramo ha bisogno di essere condotto fuori da Dio. Per credere, Abramo deve usci-re fuori da sé, dal suo mondo, dal suo modo di pensare e di gestire la vita. Per credere, Abramo deve guardare in cie-lo e cercare di contare le stelle. Crede, si fi da e per questo par-te e ci riesce, perché permette alla sua vita di passare attra-verso un braciere fumante.Per credere, Paolo ricorda con le lacrime agli occhi che la no-stra cittadinanza è nei cieli. Per credere, Pietro, Giovanni e Giacomo si lasciano portare sul monte da Gesù. È la loro Pasqua e tutto, sul monte con Gesù, si trasfi gura.

Credere è lasciarsi condurre

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IL VANGELO CHE SI INCARNA

È arrivato il momento: i ragazzi devono scegliere la scuola superiore. Per alcuni è una scelta facile,

maturata da tempo, verso la quale esiste una disposizione positiva, persino di entusiasmo. Per altri è un’ora angosciosa dove tutto rischia di apparire uguale e indiff erente, dove la paura di sbagliare toglie lucidità e blocca la decisione. Da adulti possiamo aiutare i ragazzi in molti modi. Anzitutto resistendo alla ten-tazione di far percorrere loro la stessa stra-da che abbiamo fatto noi o proprio quella che invece ci è stata preclusa. Stiamo at-tenti a non mettere sulle loro spalle il peso della realizzazione dei nostri sogni. Non devono soddisfare le nostre ambizioni, semmai identifi care le loro. Se c’è un reale aiuto che possiamo off rire ai nostri ragazzi in questo momento riten-

go sia proprio l’invito a essere ambiziosi. E questo nonostante il lemma «ambizione» circoli da tempo attorniato da un immo-tivato e irragionevole alone di sospetto, e nonostante le orecchie di molti siano con-fuse dalla sua assonanza con presunzione e forse arroganza. Essere ambiziosi signifi -ca per i più giovani, ma anche per noi, sa-per identifi care un ambito e disporsi bene nei confronti del lavoro. Sapere identifi ca-re un ambito, nella specifi ca circostanza della scelta della scuola, ha a che fare col concetto e con la pensabilità stessa di una meta. In secondo luogo l’ambizione è sempre amica della modestia, per sua natura lon-tana anni-luce dalla presunzione. Quan-do uno è ambizioso si mette al lavoro, perché ha fi nalmente trovato un ambito e una meta: non dà niente per scontato,

non attende che siano gli altri a costruire per lui. In quest’ottica saprà impegnarsi di suo e saprà anche cercare chi, coetaneo o adulto, sappia diventare collaboratore di questa impresa. Un ambizioso si muove, e si muove con profi tto. Se hanno mete che ci sembrano troppo alte, non mortifi chia-mo mai i ragazzi con «cosa ti sei messo in testa!». Questa espressione li schiaccia, fa credere loro che hanno fatto male a pensare certe cose, che sono stati degli stupidi. Se invece tendono ad abbassarsi, magari sfi duciati da esperienze che non hanno permesso di comprendere ancora ciò che possono fare, prestiamo loro un po’ di energia, e proponiamo fi ducia. Per osare a volte hanno bisogno anche del no-stro incoraggiamento.

Luigi Ballerini(Da Avvenire del 21 gennaio 2013)

Educhiamo i nostri figli ad una giusta ambizioneLe famiglie alle prese con la scelta delle scuole superiori

Le letture

“Si avvicinavano a Gesù tutti i pubbli-cani e i peccatori per ascoltarlo”

Prima lettura: Gs 5,9-12Salmo: Sal 33Seconda lettura: 2Cor 5,17-21Vangelo: Lc 15,1-3.11-32

Il Vangelo

Ma il fi glio rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.(cfr Lc 15,29.31-32)

Colore liturgico: VIOLA O ROSACEO

IV DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)

10 m

arzo

201

3

Finisce la manna, ma non il dono di Dio che passa sempre attraverso la nostra libertà. La libertà, nel camino di fede, costa e chiede di sa-per non solo accogliere ma trovare il pane. Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove. Il cammino della Quaresima ci porta a nascere nuovamente ed è la gioia della nascita, che la liturgia celebra nella domenica Lae-

tare. C’è gioia ogniqualvolta si nasce, e tutte le volte che si rinasce. Il fi glio se ne va non per paura, per perdersi, ma per attestare la sua libertà e per rina-scere. Bisogna lasciare a Dio la libertà di accoglierci e riconciliarci. Bisogna ritornare disarmati dinanzi a Lui per poter permettere alle sue braccia di stringerci. Se si rimane nella casa sen-za amore, si è lontani dalla casa.Così si nasce, nel travaglio della lonta-nanza, si rinasce nella nostalgia della casa, si diventa nuova creatura, che torna dai sentieri del prodigo.

Dal pentimento nasce l’amore

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11 febbraio, ore 18:00, Via Crucis per la Giornata del malato all’ospedale “Umberto I” di Nocera Inferiore12 febbraio, ore 9:00, ritiro del clero presso la parrocchia San-ta Maria delle Grazie di Angri13 febbraio, ore 20:00, Liturgia delle Ceneri diocesana presso la parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore14 febbraio, ore 19:00, celebrazione eucaristica presso la par-rocchia San Giacomo Maggiore di San Valentino Torio15 febbraio, ore 16:00, Via Crucis per la Giornata del malato all’ospedale “Martiri del Villa Malta” di Sarno17 febbraio, ore 11:00, celebrazione eucaristica presso la par-rocchia San Teodoro di Sarno18/22 febbraio, Esercizi spirituali con i Vescovi della Conferen-za Episcopale Campana24 febbraio, ore 11:00, celebrazione eucaristica presso la par-rocchia Santa Maria del Carmine di Angri26 febbraio, ore 9:30, assemblea del clero e dei loro familiari presso la parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore26 febbraio, Sosta Ecclesiale con Lectio di don Roberto (luogo da definire), aggiornamenti sul sito www.diocesinocerasarno.it

1 marzo, ore 19:00, incontro con i separati e divorziati presso la parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore3 marzo, ore 10:00, celebrazione eucaristica presso la parroc-chia Sant’Anna in Fiano di Nocera Inferiore4/6 marzo, convegno Ufficio catechistico diocesano (luogo e orari da definire)5 marzo, ore 19.30, incontro con i Priori e i commissari delle Confraternite in Curia10 marzo, ore 11:00, celebrazione eucaristica presso la parroc-chia Santa Maria delle Grazie di Roccapiemonte; ore 17:00, riti-ro delle religiose al Monastero di Sant’Anna di Nocera Inferiore11 marzo, ore 19:00, Premio Euanghelion in Curia12 marzo, ore 9:30, ritiro del clero presso la parrocchia Santa Maria delle Grazie di Angri 13 marzo, ore 20:00, Lectio del Vescovo presso la parrocchia Corpo di Cristo di Pagani14 marzo, ore 20:00, Giornata mondiale del rene a Lavorate di Sarno17 marzo, ore 11:00, celebrazione eucaristica presso la parroc-chia Santa Maria delle Grazie di Pagani

INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI

Per maggiori info consulta il sito www.diocesinocerasarno.it

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Antonella e Nunzio sono a casa con i nonni. Giocano come tutti gli altri pomeriggi e non si informano sul motivo dell’assenza dei genitori. Quando mamma e papà rinca-sano, ecco la novità! Si radunano tutti in salotto per un

annuncio: «Sta per arrivare un fratellino o una sorellina!» È la mam-ma a parlare ma lo sguardo compiaciuto del papà rivela tutta la sua condivisione. Nunzio, il più piccolo, chiede: «Ma da dove deve arri-vare questo fratellino o sorellina?». «Dal pancione di mamma che per i prossimi mesi sarà la casa in cui Dio Padre formerà il fratellino o sorellina». Un annuncio semplice ma carico di mistero, per i bambi-ni come per gli adulti. Una risposta che, da un lato, rivela la paternità di Dio, dall’altro, la collaborazione umana. L’attesa di un figlio è un’esperienza intrisa di grazia e di mistero, an-che quando il bambino non è desiderato. L’indisponibilità dei ge-nitori o della madre non toglie dignità a quel figlio che ha il diritto di nascere. I veri poveri del nostro tempo sono i bambini, quelli a cui non è data la possibilità di nascere, che non possono urlare e affermare il loro diritto alla vita in nome di una presunta libertà del-la madre. «Finché sarà permesso ad una madre di uccidere il figlio non ci sarà mai la pace», disse con coraggio Madre Teresa quando le consegnarono il premio Nobel per la pace. Avrebbe potuto parlare di tanti conflitti, eppure, di fronte all’attenzione mondiale, scelse di ricordare questa silenziosa ma devastante guerra.

Come combattere questa guerra che giunge fin nelle nostre case se non con le armi della fede e della preghiera? Anche in questo tempo di crisi generale è possibile far trionfare la vita e ricominciare a sperare. Facciamo risuonare tra le mura domestiche la fiducia in un Dio Provvidenza, in un Dio Creatore e Padre che non abbandona i suoi figli. Riportiamo nelle nostre case la gratuità dell’amore, fac-ciamola emergere e sferreremo un attacco alla cultura della morte. Ai genitori il compito di trasmettere l’amore per la vita, la speranza

nel futuro e di fare della propria dimora la casa in cui abita il Dio della vita.

Alcuni suggerimenti: Nell’Anno della Fede i genitori possono rac-contare ai bambini le gravidanze vissute, consegnando a ciascun figlio una parola di sintesi. Ci si può impegnare a dare un respiro di fede agli eventi che coinvolgono la famiglia - compleanni, ono-mastici, promozioni scolastiche, momenti di malattia e di difficoltà - andando a Messa tutti insieme oppure vivendo un momento di preghiera in casa. Infine, per parlare del dramma dell’aborto si può proporre la visione del filmato dell’urlo silenzioso e del miracolo della vita, disponibili in rete. Infine, assicurare un tempo di preghie-ra personale o familiare per affidare al Dio misericordioso le madri che hanno sperimentato il dramma dell’aborto.

Giovanna Pauciulo

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IN DIOCESI UNA CASA PER DIOA CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE FAMILIARE

Questa nuova rubrica, giunta al secondo appuntamento, desidera accompagnare le famiglie a vivere l’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI. Riflessioni e piccoli con-sigli per declinare in chiave domestica un tempo speciale che ha lo scopo di sostenere la fede di tanti credenti, an-che quella dei genitori.

L’attesa di un figlio è un’esperienza intrisa di grazia e mistero. Ai genitori il compito di trasmettere l’amore per la vita e la speranza nel futuro

Celebrare la vita

«Generare la vita vince la crisi», questo è il tema della 35esima Giornata nazionale per la vita (3 febbraio 2013).

Nel messaggio preparato dal Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana leggiamo: «Il mo-mento che stiamo vivendo pone domande serie sullo stile di vita e sulla gerarchia di valori che emerge nella cultura diffusa. Abbiamo bisogno di riconfermare il valore fondamentale della vita, di riscoprire e tutelare le primarie relazioni tra le persone, in particolare quel-le familiari, che hanno nella dinamica del dono il loro carattere peculiare e insostituibile per la crescita della persona e lo sviluppo della società».

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A CURA DELLA CARITAS DIOCESANA

Aumenta il fenomeno dell’usura e del racket. I tassi di interessi superano il 200 per cento. La Caritas va incontro alle vittime con l’istituzione di uno sportello e di un numero verde dedicato

“Riprendiamoci la serenità”

Campania da record anche nell’usura, come se non bastassero i già tristi primati raggiunti con la di-soccupazione, la malavita e la spazzatura. I dati sono chiari: più 194,8 per cento di casi rispetto al

recente passato. Un aumento sopra la media, in Italia si assi-ste ad un più 172,6 per cento, che fa intendere bene quanto sia grave la situazione. Per andare incontro alle esigenze di quanti si trovano in dif-ficoltà e non vogliono finire nelle mani dei cravattari, ma an-che per educare ad una cultura di rispetto ed uso responsa-bile dei denaro, nasce il progetto “Riprendiamoci la serenità”.

L’iniziativa è promossa dalla Caritas diocesana, in collabora-zione con la cooperativa “L’Onda”, l’associazione “Porta aper-ta Onlus” e la parrocchia Santa Maria delle Grazie di Casatori. Gli interventi sono realizzati grazie al sostegno di Caritas ita-liana tramite in fondi dell’8xmille.Un progetto necessario per un territorio dove i tassi usurai superano il 200 per cento: «L’Agro riserva non poche sorpre-se – ha spiegato don Alessandro Cirillo, direttore della Cari-tas diocesana – qui un prestito usuraio va dal 38 per cento di interessi al 270 per cento. Il fenomeno, inoltre, non lo si può certo circoscrivere ai soli comuni con più alta densità abita-tiva, anche i piccoli centri sono interessati da questi reati sia per numero di vittime che di carnefici».

GLI ORARI DELLO SPORTELLOAppare perciò importantissima l’istituzione dello sportello e di un numero verde dedicato. 800134906 è il numero da comporre in caso di emergenze, mentre il front office sarà

aperto il martedì e giovedì, dalle ore 9:30 alle ore 12:30, presso la sede della cooperativa “L’Onda” in via Toria a Casa-tori di San Valentino Torio.In questo progetto un ruolo importante lo svolgeranno i giovani. Infatti è previsto un percorso di formazione struttu-rato in sei incontri, l’1 febbraio c’è stato il primo, che servirà a creare coscienze mature e responsabili capaci di gestire eventuali situazioni di illegalità. Ad oggi non è facile tracciare il profilo delle vittime perfette. Tutti rischiano, dal negoziante all’imprenditore, dal single alla famiglia. Nell’ultimo periodo a finire tra le grinfie degli strozzini sono soprattutto degli insospettabili, persone che in passato non se la cavavano male e avevano fatto ricorso alle finanziarie. Hanno però perso il contatto con la realtà e l’arrivo della crisi li ha trovati spiazzati.L’ultima spiaggia, purtroppo, per alcuni è stata l’usura, stra-da consigliata finanche dalle famiglie: «I più pericolosi – ha spiegato Franco Casillo, presidente di “Porta aperta onlus” – sono proprio i prestiti familiari o consigliati dai familiari. Qui scatta l’effetto fiducia, che in alcuni casi si rivela mal ri-posta». Attenzione dunque.Il vescovo diocesano, monsignor Giuseppe Giudice, inter-venendo sull’argomento ha detto: «Oggi siamo di fronte all’homo economicus, non più al saggio homo sapients. Come Chiesa dobbiamo educare a non vivere al di sopra delle nostre possibilità, ma dobbiamo uscire noi per primi dalla cultura del comprare e consumare, solo così potremmo creare uno stile nuovo». “Riprendiamoci la serenità” sembra andare in tal senso.

Salvatore D’Angelo

Immagine di repertorio

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DAVANTI A DIO PER IL MONDOA CURA DELL’U.S.M.I. (UNIONE DELLE SUPERIORI MAGGIORI D’ITALIA) DIOCESANO

Abitano in un appartamento, sono in due. Aprono la porta di casa e ad accogliere è l’o-stensorio con Gesù Eucare-

stia. Sono le Suore del Bambino Gesù, a Episcopio di Sarno, in viale Margherita. Il primo impatto non restituisce la figura di suora dell’immaginario collettivo: non in-dossano il velo, non vivono in un conven-to e non sono una comunità numerosa. Bastano poche parole, però, per capire che sono spose di Cristo.

IL CARISMA. L’entusiasmo di suor Ga-briella e la determinazione di suor Luigi-na permettono di comprendere in poche battute il carisma dell’Istituto: evangeliz-zare, istruire ed educare. Come le prime consorelle, le suore del Bambino Gesù dedicano totalmente la loro vita per far conoscere a tutti la buona novella, invitan-do ognuno a rispondervi secondo i propri doni, con una particolare attenzione ai bambini e ai giovani. «Dio ha tanto amato il mondo da mandare suo Figlio»: questo l’inciso, contenuto nel Vangelo di Giovanni (3, 16), che ha guida-to sin dall’inizio la comunità religiosa.

ALLE RADICI. La congregazione nasce in Francia, ad Amiens per volontà di Nicola Barré, minimo di San Francesco di Paola. Dopo un insegnamento a Parigi, la salute lo costringe a rientrare nella città natia, dove intuisce la condizione disagiata di molte persone e la diffusa distanza dalla pratica religiosa. Con qualche giovane ra-gazza inizia l’opera di evangelizzazione di donne e bambini: ben presto si diffondo-no “piccole scuole”, al gruppo di maestre il fondatore propone di vivere “in unione di spirito, cuore e missione”, senza pren-dere voti, né vivere la clausura. Bisognerà aspettare circa duecento anni per il rico-noscimento della congregazione.Dal 1662 le suore del Bambino Gesù ra-mificano la loro presenza in tutto il mon-do: in Malesia dal 1852, in Giappone dal 1872, in Perù dal 1967, nella Repubblica Ceca dal 1998, ricordando soltanto alcuni Paesi.

I VOLTI. «Ad Episcopio abbiamo trovato una comunità operosa, giovani che non temono di assumersi in prima persona in-carichi e responsabilità per vivere la loro fede», racconta suor Gabriella, da otto

anni nella nostra Diocesi, alle spalle espe-rienze forti, al fianco di bambini prima e tossicodipendenti dopo. Per lei prepon-derante è stata la passione per i giovani: oggi si dedica alla formazione di catechi-sti e genitori. A condividere con lei la vita di fraternità è suor Luigina, che sfoglia un album dei ricordi diverso, ma ugualmente intenso. Trent’anni in missione in Africa: ha assistito migliaia di donne, aiutandole a partorire. Ha visto cambiare gli scenari, dall’emergenza alla prevenzione, un lavo-ro volto alla formazione totale dell’uomo. Oggi vive accanto alle persone di Episco-pio. Infatti, ha raccontato: «qualche gior-no fa ero con un gruppo che lavorava alla raccolta delle noci. Appena sono arrivata, si sono fermati e insieme abbiamo recita-to il Rosario».

Stare con le persone, uscire per raggiun-gerle, vivere con loro esperienze semplici e quotidiane: è questo che porti a casa dopo aver incontrato le suore del Bambi-no Gesù. Loro scelgono di investire la loro passione pastorale, perché il desiderio di infiammare il mondo non si spenga mai.

Mariarosaria Petti

Una piccola comunità religiosa per un grande ardoreIn ascolto di suor Gabriella e suor Luigina, sulle orme del fondatore, beatificato nel 1999 da Giovanni Paolo II

DAVANTI A DIO PER IL MONDO

Questa rubrica è una finestra sul mondo vocazionale per

scoprire la ricchezza della vita religiosa femminile

presente nella nostra diocesi

Suor Luigina e suor Gabriella

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Giovani, Vangelo e Lavoro: sono questi i principi fon-danti del Progetto Policoro, una realtà della Chiesa italia-

na presente da diversi anni anche nella nostra Diocesi.Un’occasione per educare e formarsi sulle tematiche del lavoro, ma soprat-tutto un modo per accompagnare i gio-vani che vogliono investire su se stessi e sul territorio di origine. Il 2013 è cominciato con il rinnovo dei responsabili. Ad occuparsi del progetto come tutor è padre Giuseppe Ferraioli, direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale del lavoro, insieme al direttore Caritas, don Alessandro Cirillo, e al direttore di Pastorale Giovanile, don Antonio Cuo-mo. Punto di connessione sul territorio è l’animatore di comunità. A ricoprire questo ruolo è Salvatore D’Angelo, che grazie alla presenza del centro diocesa-no Progetto Policoro accoglie i giovani, e non solo, che intendono approcciarsi al mondo del lavoro. Tutti insieme for-mano l’Equipe diocesana, di cui fa parte anche l’ex animatrice di comunità Anna Chiara Desiderio.

Gli appuntamenti. Per il 2013 sono stati pensati una serie di appuntamenti utili ad incontrare i giovani delle parrocchie e, più in generale, quanti sono sensibili alle tematiche del lavoro. A partire da febbraio saranno, infatti, promossi degli incontri con i gruppi giovanili delle par-rocchie a cui sarà presentato il Progetto

Policoro e le opportunità che offre. Da marzo, invece, si attiveranno incon-tri bimestrali sulla Dottrina Sociale della Chiesa. Un argomento che sta molto a cuore al vescovo, monsignor Giuseppe Giudice, tanto da essere richiamato ne-gli orientamenti pastorali consegnati a inizio anno. Progetto Policoro è anche sostegno concreto per lo start up di impresa. Gra-zie al microcredito diocesano, infatti, è possibile accedere ad un fondo che so-stiene nella prime essenziali spese per l’avvio di un’attività. Il fondo per il microcredito diocesano è stato attivato ad inizio anno presso la fi-liale di Banca Prossima a Salerno, grazie all’economo diocesano, don Piercatello Liccardo, che ha seguito l’iter proce-durale. Quest’opportunità sarà meglio illustrata nelle prossime settimane e du-rante gli incontri con i gruppi giovanili.Il Progetto Policoro, dunque, non è solo teoria, sostegno allo start up grazie ai consigli e al sostegno delle associazio-ni che compongono la filiera, ma pure concretezza.Ora la parola, l’azione, passa ai giovani che vogliono investire su se stessi e sul territorio. Ci sono tante cose su cui pun-tare: la riscoperta dell’agricoltura, la for-nitura di servizi alle persone, piuttosto che la creazione di vere e proprie picco-le imprese. La crisi è forte, ma bisogna recuperare la speranza, perciò la Chiesa italiana dà queste opportunità che van-no sfruttate al meglio.

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A CURA DELL’UFFICIO PER LA PASTORALE GIOVANILE

I CONTATTIIl Centro diocesano del Progetto Policoro è ubicato presso il com-plesso parrocchiale Santa Maria del Ponte di Roccapiemonte. Si riceve per appuntamento. Per informazioni consultare il sito www.progettopo-licoro.it o scrivere all’indirizzo mail [email protected].

L’idea nasce nel 1995, a proporla don Mario Operti. A 17 anni di distanza in tanti hanno colto le opportunità offerte dai centri diocesani. Anche la nostra Diocesi è in prima linea

Progetto Policoro, speranza per i giovani

Salvatore D’Angelo

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Auguri di buon compleanno:

Padre Giuseppe Ferraioli (San Giovanni Battista e Santa Maria del Ponte, Roccapiemonte) ha fe-steggiato il 2 febbraio 38 anni; don Ciro Scarpetta (cappellano del cimitero di Nocera Inferiore), com-pie 71 anni il 5 febbraio; mons. Ernesto Giove (ca-nonico cantore della Cattedrale) soffia 91 candeli-ne, il 12 febbraio; mons. Antonio Calabrese (San Bartolomeo Apostolo, Corbara) festeggia 67 anni, il 16 febbraio; don Vincenzo Califano (Santa Maria delle Grazie, Lavorate di Sarno) compie 56 anni, il 28 febbraio.Affinché l’ideale di imitazione di Cristo vi faccia guide sicure e accompagnatori fecondi delle vo-stre comunità. Auguri!

IN BACHECAa cura della Redazione

IL NOSTRO CORDOGLIO

«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti post». (cfr Gv 14, 1- 2).Ci uniamo con lo sguardo fisso sulla resurrezione di Gesù al dolore che ha colpito Mons. Giovanni Iaquinandi, Vicario generale della nostra Diocesi, per la perdita del fratello Giorgio che è ritornato alla casa del Padre lo scorso 29 dicembre. Alla fa-miglia e al caro don Giovanni assicuriamo la nostra preghiera e il nostro affetto.

Una augurio speciale a:

Padre Natalino Rauti (Sant’Alfonso, Pagani) per le 50 candeline del 19 febbraio. Con l’augurio di vi-vere il ministero sacerdotale nello zelo pastorale e nella sollecitudine al prossimo.

I NOSTRI REFERENTI

Auguri di buon complean-no ad Enrico Annunziata (San Sebastiano, Sarno) che il prossimo 18 febbraio com-pie 38 anni. Prezioso collabo-ratore della rivista, i migliori auguri dall’intera redazione!

Enrico Annunziata San Sebastiano Sarno

Padre Natalino Rauti

Padre Giuseppe Ferraioli

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a cura di Mariarosaria Petti

NEWS DALLE PARROCCHIE

Il presepe, simbolo per eccellenza del Natale, è amato da tutti, grandi e piccini, che nel prepararlo trovano un mo-mento di unità familiare. Lo stesso desiderio di condivisione

ha spinto gli educatori dell’Azione Cattolica della parrocchia Regina Pacis a dare vita, per la prima volta, al presepe vivente. Il 29 e 30 dicembre scorso, dunque, nello spazio accanto all’O-ratorio S. Filippo Neri, i ragazzi, dal gruppo 6/8 ai giovanissi-mi, hanno messo in scena la Natività di Cristo, insieme ai loro educatori. Nella prima fase di preparazione i giovani, aiutati da un volenteroso papà, Aniello Longobardi, hanno creato le strutture con legno, palme e olio di gomito, mentre le ragazze, hanno curato l’allestimento e coordinato tutti i partecipanti. Il sacerdote, don Romualdo, i genitori e la comunità hanno dato il loro contributo nel migliore dei modi e così questa occasio-ne è stata momento di unità e collaborazione. L’atmosfera è diventata davvero magica quando una coraggiosa mamma ha offerto il suo bambino di appena venti giorni per la Nati-vità e gli zampognari hanno intonato le famose note di “Tu scendi dalle stelle”. A disposizione del pubblico – per offrire un contributo gustoso – c’erano il cuoppo di pesce fritto, pasta e fagioli e pane con la sugna, prelibatezze molto apprezzate. La responsabile ACR, Antonella Salvati, ha aggiunto: «É stato un lavoro impegnativo, ma bello, momento che ha anche raffor-zato l’unione dell’equipe educatori. Abbiamo l’intenzione di replicare e migliorare per il prossimo anno».

Concetta Mainardi

Regina Pacis Angri

Pastorelli e angioletti intorno alla capannaPresepe vivente con i bambini protagonisti

Giunta alla sua ottava edizione, la sera del 5 gennaio scor-so, si è svolta la Cavalcata dei Re Magi, manifestazione che fa rivivere ogni anno l’evento straordinario dell’Epi-

fania del Signore. Contando su più di cento figuranti, il corteo si è snodato per le principali strade della città di Nocera Inferiore, con partenza dal-la Casa Comunale, fino a giungere alla Cattedrale di San Prisco, accolto da numerosi cittadini e richiamando anche l’attenzione delle autorità civili locali. Pastori, centurioni, angeli e Re Magi a cavallo seguivano la stella cometa e dopo un lungo cammino si sono ritrovati in adorazio-ne davanti al Bambino nella capanna allestita nel piazzale della Cattedrale, manifestando gioioso stupore per la nascita del Sal-vatore. Il suono caratteristico delle zampogne e la folla festante hanno contribuito a rendere verosimile la rappresentazione. La serata ha previsto poi la degustazione di piatti tipici locali e si è conclusa con l’arrivo in volo di un ospite d’eccezione: la Be-fana che si è calata dal campanile sotto gli occhi stupiti e un po’ spaventati dei bambini presenti, distribuendo caramelle a tutti.Distogliendo lo sguardo dalla frenesia del consumismo, ormai legato a questa festività religiosa e mirando alla riscoperta della sua sacralità, la Cavalcata dei Re Magi si propone come appun-tamento immancabile tra le attività parrocchiali, che all’insegna della semplicità, tenta di risvegliare nel cuore la meraviglia e la fede più pura davanti al mistero di Dio e alla nascita di Cristo.

Marilena De Angelis

San Prisco Nocera Inferiore

La Cavalcata dei Re MagiUna manifestazione per rivivere l’Epifania

Il presepe vivente I Re Magi

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L’8 gennaio, in occasione della solennità di San Severino Aba-te, Apostolo del Norico e Patrono della città di Striano, è sta-ta inaugurata la nuova casa canonica della parrocchia San

Giovanni Battista, nel comune napoletano.Danneggiata dal terremoto del 1980, dopo anni di incuria e ab-bandono da parte delle autorità, il 18 dicembre del 1996 ne crol-lò una parte. Nei giorni seguenti, per pericolo di ulteriori crolli e danni agli edifici adiacenti, venne completamente abbattuta. Dopo 10 anni, durante i quali sono stati presentati vari progetti di ricostruzione, sottoposti al parere della Soprintendenza per i Beni Architettonici e Artistici di Napoli, finalmente nel 2006 sono co-minciati i lavori di ricostruzione della casa canonica e dell’oratorio parrocchiale, grazie alla volontà del parroco, p. Michele Fusco, al contributo del Comune di Striano, della C.E.I. e  del popolo stria-nese. Il 6 gennaio i festeggiamenti per San Severino e per la casa canonica sono stati anticipati con il concerto dell’Effetto Flauto Or-chestra, diretta dal maestro Vincenzo Vincenti del Centro Happy Music. La cerimonia d’inaugurazione ha avuto inizio l’8 gennaio, alle ore 17.00, con la solenne Celebrazione Eucaristica in onore del Santo Patrono, presieduta dal vescovo diocesano, mons. Giu-seppe Giudice, dal vescovo emerito, mons. Gioacchino Illiano, dal parroco, padre Michele Fusco e da numerosi sacerdoti della nostra diocesi. Alla celebrazione, animata dal coro parrocchiale Cantate Domino Canticum Novum, hanno preso parte il Sindaco di Striano, Antonio Del Giudice, l’Amministrazione Comunale e alcuni com-ponenti della Giunta Regionale.Al termine sono stati presentati i lavori di ricostruzione. Sono in-tervenuti l’architetto Salvatore Carbone, direttore dei lavori, mons. Giuseppe Giudice, Antonio Del Giudice e p. Michele Fusco.Alle ore 19.30 il vescovo Giudice ha solennemente benedetto la nuova Casa Canonica e gli annessi locali parrocchiali.“Opere di questo tipo fanno trasparire l’unità d’intenti tra politica, chiesa e cittadini – ha affermato mons. Giudice – e ciò è la ricetta giusta per permettere la crescita sociale e civile di un territorio”.

Raffaele Massa

Dopo il successo ottenuto presso la Basilica di Pompei, l’orchestra diretta dal maestro Alberto Barba si è esibita nella parrocchia della SS. Annunziata di Angri, regalando

ai numerosi fedeli presenti un’abbondante ora di lieta armonia.Il repertorio eseguito ha spaziato dalla musica classica di Giusep-pe Verdi alla musica rock di Mariah Carey e si è concluso con la fresca voce della giovanissima Giulia Mauro, che ha dedicato alla Madonna una personale interpretazione dell’Ave Maria.     L’orchestra è formata da circa ottanta elementi tra musicisti e coro. La particolarità di questo gruppo è l’età media: dodici anni.Al maestro Barba e ai suoi giovani orchestrali auguriamo sempre maggiori affermazioni e successi.

Franco Silvestri

San Giovanni Battista Striano

SS. Annunziata Angri

Festeggiamenti per San Severino Abate a Striano

Le performance del giovane coro

Inaugurata la nuova casa canonica nella ricorrenza della solennità del Santo Patrono

Cantori dodicenni per un repertorio eclettico

Il coro alla Basilica di Pompei

Alcuni momenti dei festeggiamenti

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Nel convento alcantarino di Santa Maria Occorrevole di Piedimonte Matese, il Servo di Dio, padre Berardo Atonna da Sarno, custodiva una bella statuetta lignea

settecentesca raffigurante Gesù Bambino in piedi. Si sa che egli lo venerava ardentemente, tanto che nei suoi momenti mistici avrebbe persino parlato con Lui, come sant’Antonio. Si racconta pure che lo avrebbe trovato spesso davanti a sé nei corridoi e nel giardino del convento.Nel 2012, questa statuetta, conservata lì con la targhet-ta “Gesù Bambino venerato da p. Berardo da Sarno”, è stata restaurata grazie alla devozione e alle generose offerte di numerosi fedeli sarnesi, molti dei quali hanno partecipato con gioia e fede alla sua benedizione, avvenuta domenica 13 gennaio a Napoli. Infatti, a chiusura del tempo di Natale, cioè nella ricorrenza della festa del Battesimo di Gesù, nella trecentesca basilica francescana di S. Chiara, è stata celebrata una solenne Santa Messa con la benedizione del Bambinello di p. Berardo. Ac-compagnato dall’ottimo coro di San Francesco di Sarno, ha presieduto la celebrazione p. Salvatore Vilardi, che ha ben evidenziato nell’omelia «la fede e l’umiltà fervente dell’amo-re di Dio di p. Berardo». Erano presenti in chiesa, tra tanti fedeli, cento sarnesi, giunti a Napoli con due pullman.

Salvatore prof. D’Angelo

In occasione del Natale, il 22 dicembre, in parrocchia è stato orga-nizzato un incontro con i cento bambini che frequentano il cate-chismo. L’intero pomeriggio è stato scandito dalla preghiera, dai

canti, dall’animazione, e dal gioco. Un momento di convivialità gui-dato da don Rosario e coadiuvato dalle catechiste. In un’atmosfera di così grande trasporto emozionale ognuno si è sentito coinvolto in quest’esperienza così festosa che ha arricchito tutti, centrando in pieno lo scopo dell’incontro: preparare i bambini spiritualmente all’evento più importante dell’anno liturgico. É stato rivolto ai bam-bini l’invito ad amare Gesù attraverso la propria esistenza, la propria condizione di vita e di famiglia, nell’impegno in casa, a scuola, in parrocchia o in associazione. È stato sottolineato come Dio non ci lasci soli nel nostro cammino, facendosi bimbo e accettando di es-sere uno di noi, compagno di strada e di fatica. Per guidare ulterior-mente i bambini nel loro percorso di riflessione sulla Parola di Dio è stato proiettato anche un cartone animato sulla nascita di Gesù, che ha proposto splendide meditazioni, arricchite da vivaci stimoli per approfondire il messaggio evangelico, intervallato da vari canti natalizi. Un pomeriggio significativo, ricco di gioia e molto sentito da tutti i presenti, vissuto all’insegna della fratellanza e del dialogo, che si è concluso con un regalo delle catechiste a tutti i bambini in segno di affetto e di augurio: un Babbo Natale di cioccolato.

Maria Bonfiglio

San Francesco Sarno

S.S. Simone e Giuda Nocera Inferiore

La benedizione della statuetta di padre Berardo

Un pomeriggio da ricordare

Cento fedeli sarnesi a Napoli per il Gesù Bambino del Servo di Dio, padre Atonna

Un momento di allegria con i bambini del catechismo

La statuetta di Gesù Bambino

Il Carnevale a Nocera InferioreIl comitato di quartiere “Sant’Anna Di Fiano” per il nono anno consecutivo organizza il Carnevale nocerino. Tante le novità: ol-tre al carro allegorico preparato dai ragazzi di Fiano, quest’anno si unirà anche il comitato di Fosso Imperatore. Un’edizione che vedrà la partecipazione degli oratori presenti su tutto il territo-rio nocerino, con la collaborazione del gruppo Movimentiamoci. Il Carnevale avrà inizio sabato 9 febbraio con la sfilata dei carri dalla periferia di Fiano e Fosso Imperatore fino a piazza Diaz. Domenica 10 febbraio, il comitato vi attende per una serata culinaria di chiacchiere e… polpette! Martedì il gran finale in piazza degli eventi, in compagnia di ballerine brasiliane.

Mariarosaria Petti

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È bastato un sms, l’amore e la dedizione di tanti parrocchiani per dar vita ad un pranzo di Natale tutto speciale. Una ta-vola per i poveri e per chi cercava un po’ di compagnia nel

giorno di festa per antonomasia.L’iniziativa è stata promossa dalla parrocchia San Giacomo Mag-giore. L’intuizione è venuta al parroco don Alessandro Cirillo, probabilmente anche per il suo essere direttore della Caritas diocesana e, quindi, ancora più sensibile alla tematica della so-lidarietà.«Pranzo di Natale. Martedì 25 dicembre alle ore 13.00 presso Chiesa Maria Ss.ma della Consolazione in San Valentino Torio, pranzo x i nostri fratelli poveri! Se conosci qualcuno che vivrà nella solitudine il Natale invialo da noi, oppure se vuoi aiutar-ci in questo stando con noi! Gesù: i poveri li avrete sempre con voi! Saluti», questo il testo del messaggino inviato ai telefoni dei parrocchiani da don Alessandro, che ha riscosso tanto successo.Decine le persone che hanno raggiunto la cappella allestita a salone delle feste nel centro della cittadina dell’Agro. Tutto era stato preparato a puntino da don Alessandro e dai volontari di San Giacomo Maggiore. Tovaglie rosse e centro tavola con candele, poi il pranzetto con i fiocchi offerto a chi non avrebbe potuto festeggiare meglio o diversamente, extra comunitari in particolare.

San Giacomo Maggiore San Valentino Torio

Un sms per un Natale differenteBuona volontà, tanta solidarietà e un pizzico di altruismo: gli ingredienti di un pranzo speciale

Uno spettacolo per sostenere i progetti del Movimento dei Focolari

«Essere sempre famiglia». Questa l’eredità lascia-taci da Chiara Lubich e questa realtà abbiamo voluto rivivere lo scorso 29 dicembre presso il

teatro San Domenico Savio di Nocera Inferiore, ospitando la compagnia CosìComeSiamo con la commedia “More cun-tent” di Aniello Procino. Con questa gradevolissima rappresentazione abbiamo vo-luto sostenere la Scuola Fraternità in Nigeria, in difficoltà dopo una recente alluvione, nonché altri progetti di coope-razione territoriale. Questo abbraccio al mondo è stato esposto anche con l’au-silio di immagini video, prima dello spettacolo. Un’occasione propizia per la presentazione di uno nuovo progetto: “Let’s Bridge... now a Scampia!”. Infatti, i giovani dei Focolari si sono rimboccati le maniche in uno dei quar-tieri più difficili di Napoli per riparare una baracca fatiscente, ripulire un parco, creare momenti ricreativi per i bambini. Per salutare e ringraziare per la partecipazione è stato of-ferto un cioccolatino con una piccola pergamena augurale!

Maria Teresa Baselice

«Nel giorno in cui il Signore si fa bambino – ha detto don Ales-sandro – abbiamo voluto accogliere Gesù che si fa vivo nel volto dei più disagiati. È stato bello soprattutto vedere come la comu-nità si sia attivata al solo invio dell’sms». Talmente grande è stata la mobilitazione che non è stato neces-sario chiamare alcun catering. Tutto è stato frutto dei volontari parrocchiali.E del cibo è pure avanzato, così che sono stati preparati dei cesti-ni e portati a casa di quanti non avevano saputo del pranzo della solidarietà o avevano avuto vergogna a presentarsi. Una bella iniziativa, dunque, da ripetersi, pure prima che ritorni Natale, semmai in scala maggiore, mettendo insieme più parroc-chie.

Salvatore D’Angelo

Don Alessandro Cirillo con i volontari della parrocchia

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Tra gli impegni natalizi dell’Abbazia di Santa Maria Maddalena in Armillis di Sant’Egidio del Monte Albi-no, si è svolto in tre giorni il campo-scuola invernale

per i ragazzi dei vari gruppi parrocchiali di catechesi dopo-comunione. Dopo la precedente esperienza del campo scuo-la estivo, anche in quest’occasione i ragazzi hanno accolto con entusiasmo la proposta di trascorrere alcuni giorni di vacanza, caratterizzati dalla vita comune, in fraternità, da momenti di svago e preghiera. Accompagnati dai loro educatori, il gruppo parrocchiale è partito giovedì 27 dicembre per Monte Faito ed ha alloggia-to presso il caratteristico Hotel Sant’Angelo. A momenti di formazione legati al tema della solitudine interiore e dell’af-fettività si sono alternate tombolate ed altri giochi di grup-po. Altrettanto intensi e profondi i momenti di preghiera e le occasioni individuali di confronto e ricerca intima di Gesù. Il campo-scuola si è rivelato un modo attraverso cui i ragaz-zi hanno scoperto nel Natale l’occasione per cancellare le incomprensioni e l’indifferenza, che purtroppo affannano la vita di molti, lasciando posto ad una grande apertura di cuore. I ragazzi sono tornati ricaricati: hanno portato a casa il pro-fondo senso di comunità che rimane addosso al termine di ogni Campo parrocchiale!

Maria Ermelinda Di Lieto

Una serie d’iniziative finalizzate alla costruzione del nuovo complesso parrocchiale, la cui inaugurazione è prevista per gli inizi della prossima estate. È quanto sta

mettendo in atto la parrocchia di Gesù Risorto a Pagani, che già da alcuni anni (da quando sono cominciati i lavori) sta pro-ponendo alcune iniziative sul territorio, non solo parrocchiale. Ultima, in ordine cronologico, quella portata avanti per tutto il periodo dell’Avvento e che, grazie al notevole successo avuto, è stata riproposta anche nelle settimane successive. Un mer-catino il cui ricavato è stato interamente devoluto alla causa. Sugli scaffali, allestiti per tutte le domeniche prenatalizie da giovani ed adulti dell’Azione Cattolica, si poteva trovare di tut-to. Da oggetti per la casa, talvolta offerti dalle persone della parrocchia, a generi alimentari, come dolci, biscotti, prodot-ti agricoli. Oltre al mercatino, allestito a turno sul sagrato di quasi tutte le parrocchie paganesi, durante le Messe sono stati raccolti anche dei fondi. Grazie alla disponibilità dei sacerdoti e delle comunità parrocchiali liguorine, è stato possibile posa-re un piccolissimo mattoncino per la costruzione della nuova Chiesa. Altre iniziative non mancheranno. Oltre alla cena-spet-tacolo dello scorso 25 gennaio (che ha visto la partecipazio-ne anche di famiglie non frequentanti la parrocchia), è già in preparazione la sagra del prossimo giugno, ormai giunta alla sesta edizione.

Danilo Sorrentino

S. M. Maddalena in Armillis S. Egidio del M. Albino

Gesù Risorto Pagani

Il Natale tra solitudine e amore cristiano

Un mattone per la nuova parrocchia

A Monte Faito, il campo scuola invernaleRicco programma d’iniziative per finanziare la costruzione del nuovo complesso parrocchiale

Monte Faito innevato

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IN PARROCCHIA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE

SANT’ANTONIO DA PADOVA ORTA LORETO

Si rinnova di anno in anno la gioia di vivere insieme come comunità parrocchiale i tempi forti dell’anno litur-

gico. Sospinti dal desiderio di con-dividere la fede, di spezzare l’unico pane, di adoperarsi per curare i fra-telli più poveri, di trasformare questi giorni santi in tempo di grazia, ab-biamo deciso di vivere il tempo di Av-vento e del Natale in una prospettiva di gioia e di comunione. Il momento più intenso è stato vissuto la notte di Natale. Poiché la Chiesa parroc-chiale non riesce a contenere i tanti fedeli che con viva fede partecipano alle celebrazione, il parroco, don Gerardo Coppola, in accordo con il Consiglio Pastorale, ha deciso di celebrare in un capannone messo a disposizione da Giuseppe Esposito, un imprenditore del luogo che per una settimana ha messo da parte il suo lavoro per accogliere al meglio la santa celebrazione. Un secondo momento, che ha visto tutti impegnati in giorni di lavoro e allestimento, è stato la preparazione del presepe vivente che si è svol-to in una zona molto caratteristica della frazione ortaloretana. Bambini, giovani, adulti hanno dato il meglio per far rivivere ai numerosissimi vi-sitatori lo splendore e lo stupore del-la santa notte di Betlemme. Con una natività molto particolare e un buon profumo di castagne arrosto e zep-pole deliziose!

La Comunità parrocchiale

Lo spirito del Natale

Le immagini dei momenti più intensi che hanno accompagnato l’Avvento e il Natale

Celebrazione della Notte di Natale

Alcuni membri del Presepe vivente insieme al parroco

Il coro che ha animato la Messa della Notte di Natale

Partecipanti al presepe vivente

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A CURA DELL’UNITÀ SINODALE SAN SISTO II E SAN FRANCESCO DI PAOLA - PAGANI

COORDINATORE DI REDAZIONE MICHELE RAIOLA

Nella serata dello scorso 15 dicembre è giunta, per la prima volta a Pagani, la Luce della Pace da Bet-lemme. Ad accoglierla il Vescovo Monsignor Giu-seppe Giudice, con don Andrea Annunziata, don

Salvatore Fiore, il gruppo scout Agesci Pagani 1 e i genitori dei “lupetti” riuniti presso l’ex chiesetta di Montevergine in via S. Erasmo.Quello che sembrava essere un appuntamento riserva-to esclusivamente all’inaugurazione della nuova sede degli scout, l’ex chiesetta di Montevergine, appunto, messa a di-sposizione dalla parrocchia di San Sisto II in Barbazzano, ha riservato, invece, delle emozionanti sorprese: l’arrivo di Mons. Giudice, prima, e della Luce della Pace, poi, condotta a Pa-gani proprio da esponenti del locale gruppo scout. Questa specialissima “luce”, simbolo di fratellanza, amicizia, carità e speranza, giunge dalla chiesa della Natività di Betlemme. Qui c’è una lampada che arde perennemente da molti secoli, ali-mentata dall’olio donato a turno da tutte le nazioni cristiane della Terra. Durante la serata, Mons. Giudice, dialogando con i “lupetti”, si è soffermato sul significato della Luce e ha detto:«Vi do un

compito: essere una piccola luce». Ma, per illuminare, ha sot-tolineato il Vescovo, bisogna impegnarsi direttamente e non delegare sempre agli altri...La Luce della Pace è stata presentata alla comunità domenica 16 dicembre, presso la chiesa di San Sisto II, durante la mes-sa delle ore 10.30. Qui è arsa sino all’Epifania.

Enrichetta Tramontano Guerritore

Vi hanno partecipato tutti gli ani-matori, gli educatori e le catechi-ste che durante l’anno pastorale

si dedicano con entusiasmo all’educa-zione dei bambini delle scuole elemen-tari e dei ragazzi delle scuole medie. Scoprire l’importanza e la bellezza del gioco, ecco la finalità di questa tre gior-ni sarnese: una parrocchia deve saper accogliere e intrattenere i bambini e i ragazzi che settimanalmente si rivol-gono ad essa e vi ritornano ogni volta con accresciuto ardore. Perché possa verificarsi questo obiettivo, occorrono persone valide e preparate, aggiornate sulle più recenti novità in campo socio-pedagogico.

“Il gioco è una cosa seria”, ha precisato con accorata sollecitudine don Salvato-re, “e va vissuto con semplicità”; infatti esso permette a chi ci sta di fronte di conoscerci meglio e di instaurare un rapporto di simpatia e di fattiva colla-borazione. E, se si lavora bene, ecco che i ragazzi dimostreranno il loro “stare bene insieme”, facendo trasparire anche un accentuato affetto nei confronti del-la persona (educatore o educatrice) che si prende cura di loro.“Io sono animatore (educatore) – si può affermare in maniera aforistica – nella misura in cui so giocare con i miei bam-bini e con i miei ragazzi”.

Angela Schiavo

“Siate luce”È giunta a Pagani lo scorso 15 dicembre la Luce della Pace dalla chiesa della Natività di Betlemme. Ad accoglierla c’era anche il vescovo Giuseppe

È il titolo che don Salvatore ha dato al campo invernale

che si è svolto a Sarno, dal 27 al 29 dicembre scorso

“Giocare per credere”

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE

SANT’ANTONIO DI PADOVA POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Ottocento alunni con fiaccole e spille a led lumi-nosi hanno dato vita, giovedì 20 dicembre, alla terza edizione della “Marcia della pace”, insieme alle Istituzioni scolastiche, alle autorità cittadine

e alle associazioni del territorio.Dopo l’introduzione e i saluti della prof. Carmela Prisco, Dirigente Scolastico e il toccante intervento di padre Aldo D’Andria, il corteo con i bambini in testa si è snodato per Piazza De Marinis, via Vittorio Emanuele, via Tenente Losco, via Giovanni Iervolino, sino ai gradoni di via Roma, into-nando le parole di Roberto Vecchioni, Sogna ragazzo sogna. Grande commozione per le centinaia di fiaccole dei bambini che hanno illuminato nella notte la “Marcia della pace”. Vi-sibile anche l’emozione dei genitori e di tutti i presenti.

Un bel momento di solidarietà e di sinergia tra le diverse istituzioni. Luci nella notte: un messaggio di pace e di spe-ranza, nonostante il difficile momento economico che sta at-traversando il nostro Paese. La pace è il cuore di luce di un bambino che pulsa lungo le strade della città.

Memoria del Battesimo

Sabato 12 gennaio, in concomitanza con la festa liturgi-ca del battesimo di Gesù, si è svolto in parrocchia una celebrazione gioiosa ed emozionante che ha visto pro-tagonisti i 180 bambini iscritti al catechismo in prepa-

razione al sacramento della riconciliazione. Guidati dal parroco, bambini, genitori e catechisti hanno rivissuto il sacramento che illumina la vita di ogni cristiano e lo rende figlio di Dio, membro della Sua Famiglia. Intercalati dai canti scelti ad hoc per i diversi simboli liturgici, sono stati evidenziati e vissuti i segni battesi-mali: nome, olio, acqua, luce, veste bianca, promesse battesimali e popolo di Dio. C’è stata grande emozione non solo per il rinnovo delle promesse, ma anche per la reimposizione della vestina bian-ca (moltissimi avevano ancora quella originale tra le loro mani) e l’accensione personale della candela al Cero pasquale. I genitori hanno vissuto questo bel momento insieme ai figli che li ha aiuta-ti a comprendere ancora meglio la responsabilità e la bellezza del dono ricevuto con il sacramento del Battesimo. Padre Aldo ha già in programma altre iniziative per aiutare i ragazzi a celebrare la fede e a stimolare una viva e gioiosa testimonianza.

Laura (catechista)

180 bambini con i loro genitori hanno rivissuto il dono del Battesimo

Una “tre giorni” per l’Anno della Fede

“Dialoghi sulla Fede: Fede dono ereditato, dono da trasmettere”, un’iniziativa

concreta per aiutare la comunità par-rocchiale a vivere l’Anno della Fede. Nel primo appuntamento, monsignor Lino D’Onofrio, Vicario generale della Diocesi di Nola, ha relazionato sul tema della fede quale dono di Dio e rispo-sta dell’uomo. L’incontro tra il divino

e l’umano valorizza i doni personali: la libertà, l’intelligenza, la conoscenza, il discernimento. Dio si pone in un con-tinuo dialogo salvifico con l’uomo at-traverso fatti e parole, eventi e lettura sapienziale. Il giorno successivo è stata la volta di Giovanna Pauciulo, impegna-ta nella pastorale familiare della nostra diocesi. La riflessione si è spostata sulla fede vissuta in famiglia: la relatrice ha

posto l’accento sugli atteggiamenti sal-vifici da assumere a livello relazionale tra marito, moglie e figli per permette-re a Dio di operare. Ultimo punto toc-cato, la fede nel contesto della cultura contemporanea, con particolare riferi-mento alla situazione socio-culturale e religiosa di Poggiomarino. Relatrice la docente Carmela Filosa.

Mariano Rotondo

Luci nella notteLa terza edizione della Marcia della pace

I piccoli che hanno preso parte all’incontro

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE

SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI

In un mondo in cui per giocare non c’è più tempo, per sognare non si inventano storie, per ridere e cor-rere inseguendo un pallone non

c’è spazio né fiducia, ogni bambino è un po’ prigioniero della televisione, della sua casa, e se è obeso, del suo corpo. “Obesità”, parola che nella no-stra cultura è sottovalutata, non ci fa ancora paura. Eppure di paura do-vrebbe farcene, perché è una malattia, terribile come tutte, forse dura più di altre perché subdola, che non mostra sintomi se non nel momento in cui il danno è già creato. La situazione è allarmante, peggiora di anno in anno, eppure quasi non se ne parla. L’unica arma per contrastarla è invece cominciare a discuterne, a co-noscerne le cause e le conseguenze, ad acquisire la consapevolezza che è una patologia che ci circonda, forse ci ap-partiene addirittura, e nuoce al nostro corpo e alla nostra mente. Proprio allo scopo di sensibilizzare e informare i cittadini del nostro territorio, il nostro parroco, don Enzo, giovedì 17 genna-io ha ospitato nella nostra parrocchia l’incontro culturale “Disturbi alimen-tari. Obesità nell’età pediatrica”, orga-nizzato dalla dott.ssa Luisa Cesarano. I relatori della serata, il dott. Domeni-co Viggiano, responsabile FIMP (Fede-razione Italiana Medici Pediatri) rete nazionale di gastroenterologia e il dott. Osvaldo D’Amico, responsabile ambu-latorio obesità infantile di Nocera In-feriore, hanno fatto emergere dati al-

larmanti: il mito dell’Italia, culla della cucina mediterranea sana e salutare, si frantuma: oggi sono almeno quattro milioni le persone obese e oltre sedi-ci milioni gli adulti in sovrappeso; un bambino su quattro soffre di questa patologia. Con la lente di ingrandimen-to puntata sulla nostra Regione la si-tuazione non migliora: sono 50mila i bambini obesi di età compresa tra i 6 e i 14 anni. Alcune delle patologie che l’obesità comporta sono ipertensione, insulino-resistenza, diabete, steatosi epatica. Inoltre un bambino obeso su due lo sarà anche da adulto, con con-seguenze sulla salute ancora peggiori, che possono portare anche alla morte.

Ma perché un bambino diventa obe-so? Le cause, analizzate durante la relazione dei due medici ed emerse du-rante il dibattito tenutosi subito dopo, sono molteplici: cattiva alimentazione, sedentarietà, mentalità, povertà. Le

prime due cause sono di facile intuizio-ne, in un mondo in cui i bambini vivono bombardati da spot pubblicitari di me-rendine, bevande gassose, cibi-spaz-zatura e in cui i genitori hanno poco tempo ormai per occuparsi dei loro pasti. La mentalità è un altro fattore molto importante: i genitori il più del-le volte sono inconsapevoli dell’obesità dei propri figli e dei danni che essa può creare. La povertà, infine, costringe le famiglie a comprare cibi a basso costo, quali sono anche gli spuntini ipercalo-rici, e poca frutta, verdura, carne, pe-sce. Dunque, diventare obesi da piccoli è cosa facile, ma per fortuna sono tan-te le iniziative e i supporti che i pedia-tri danno alle famiglie, consigliandoli sull’alimentazione da far svolgere ai bambini, spiegando il modo in cui de-vono rapportarsi a loro, organizzando progetti nella scuole. “Crescere felix” è uno dei tanti progetti, di cui anche il dott. D’Amico e il dott. Viggiano fanno parte, organizzati dai pediatri campani per le scuole e le famiglia, per educare i bambini, giocando, ad un’alimenta-zione sana e completa. Un bambino obeso è limitato in molte cose, impacciato nei movimenti, affati-cato dal peso che deve sostenere con le sue piccole ossa, depresso quando comincia ad acquisirne consapevolez-za. “Imprigionato in ogni obeso c’è un magro che fa segnali disperati implo-rando di essere liberato”. Aiutiamo i nostri bambini. Liberiamoli.

Martina Nacchio

Obesità infantile

Per sensibilizzare i cittadini, lo scorso 17 gennaio, la parrocchia Santa Maria del Carmine ha ospitato l’incontro “Disturbi alimentari. Obesità nell’età pediatrica”. Dalle relazioni sono emersi dati allarmanti: un bambino su quattro soffre di questa patologia

I due relatori: il dott. Domenico Viggiano, responsabile della Federazione Italiana Medici Pediatri e il dott. Osvaldo D’Amico, responsabile ambulatorio obesità infantile di Nocera Inferiore

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE

MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI NOCERA SUPERIORE

Continua la missione parroc-chiale con le catechesi del no-stro parroco, i rosari animati

dai vari gruppi parrocchiali, l’Adora-zione Eucaristica con le confessioni e il rosario meditato insieme agli abitan-ti dei quartieri e la gioia che riempie i cuori di quanti ospitano la Madonna e i fedeli nelle loro case. Le feste natalizie non hanno fatto sce-mare il desiderio di attingere, anzi, l’at-tesa di riprendere il cammino è stata grande e, con il passare del tempo, sempre più persone si uniscono al pe-regrinare della Vergine. C’è chi sta rafforzando il proprio cam-mino di fede, chi ha riscoperto la bel-

lezza della fede dopo un tempo di lon-tananza, chi scopre in questi giorni il vero volto del vivere da credenti: sono tanti coloro che restando coinvolti in questa splendida avventura di grazia

mettono le radici per una esperienza ecclesiale più intensa nella comunità parrocchiale, a partire dalla Messa do-menicale. “Aprite le vostre case, ma soprattutto i vostri cuori, perché quest’Anno sia occa-sione privilegiata per condividere quel-lo che il cristiano ha di più caro: Cristo Gesù, Redentore dell’uomo, Re dell’U-niverso, «autore e perfezionatore della fede» (Eb 12, 2). (Indicazioni Pastorali per l’Anno della Fede - Dalla lettera di indizione della missione Parrocchiale nell’Anno della Fede, don Roberto Far-ruggio). Ebbene, questo invito si sta concretizzando giorno dopo giorno.

Antonio Padovano Sorrentino

Gesù è tornato sulla Terra!

Il recital dei bambini del catechismo

È il titolo del recital natalizio tenutosi lo scorso 22 di-cembre che ha coinvolto tutti i bambini del cate-chismo della nostra parrocchia. Non si è trattato del

consueto ricordo della nascita di Gesù. La scena si apriva in Paradiso: Dio era arrabbiato per tutto quello che accade nel mondo e perché tutti danno a Lui la colpa delle sciagure umane. Con l’intercessione di Angeli e Santi, il Padre decide di mandare ancora suo Figlio sulla Terra, ma non piccolo e in una capanna, ma come un barbone che porta con sé una valigia di cartone… Pesante perché piena di tutti i peccati del mondo. Tuttavia, nel momento in cui sarà riconosciuto, il bene trionferà sul male. È stato un evento emozionante sia per i fanciulli più grandicelli che si sono cimentati nella reci-tazione, sia per i più piccoli che hanno animato il recital con alcuni canti natalizi. “Il Natale deve farci riflettere sul mo-mento storico che stiamo vivendo”: è questo il messaggio che i catechisti hanno voluto trasmettere con le parole e gesti dei fanciulli.

Maria Sessa

Sono ormai 2 anni che la nostra parrocchia organizza nell’antico borgo di Uscioli il Presepe vivente. Anche quest’anno la manifestazione ha riscosso molto succes-

so grazie all’attiva partecipazione degli abitanti del posto che hanno aperto le loro case e condiviso con tanti della parrocchia l’impegno e il lavoro per un evento che ci ha fatto crescere nella fraternità e nella comunione. Tanti visitatori, nonostante il freddo, sono arrivati da tutta la Regione; non ci aspettavamo questo grande successo della manifestazione. I personaggi, in vestiti d’epoca, le case anti-che di Uscioli, i cortili e gli scorci, la riproposizione di antiche scene di vita, ma soprattutto la grotta, la natività, i Magi che attraversando il paese con i loro cavalli giungono ad adorare il Bambino… Quel bel bambino che ha sorriso e ha dormito intenerendo il cuore di chi è entrato nella stalla avvicinandosi alla mangiatoia. Un’atmosfera suggestiva che ha certamente aiutato ogni visitatore a contemplare il mistero e la bellezza della nascita di Gesù.

Fabio De Simone

Il cammino della vergine Maria che accompagna la missione parrocchiale

Coinvolti dalla grazia di DioContinua a produrre numerosi frutti la missione parrocchiale

Il fascino del Presepe vivente

Nella sezione IN PARROCCHIA vi sono le pagine di quelle parrocchie che hanno scelto la rivista diocesana come strumento per comunicare con la propria comunità parrocchiale. Queste pagine sostituiscono giornali parrocchiali o fogli di collegamento.Se desideri anche tu prendere uno spazio fisso o in occasione di un evento particolare, contattaci allo 081 513 45 04 o su [email protected]

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COORDINATORE DELLA REDAZIONE PARROCCHIALE CARLO ATTANASIO

Indimenticabile NataleL’esperienza del piccolo Antonio Emanuele

DOMENICA 20 OTTOBRE 2013PELLEGRINAGGIO A ROMA

L’artistico Presepe in Chiesa, a grandezza naturale

Mi chiamo Antonio Emanuele e ho otto anni. Quest’anno il mio Natale in par-rocchia è stato il più bello in assoluto

perché ho partecipato a tutte le funzioni da Mini-strante. In particolare ho vissuto  per la prima volta la Messa di mezzanotte. È stato bellissimo! Anche se ero molto stanco e la funzione lunga, il tempo è volato perché l’ho trascorso insieme a tanti altri Ministranti piccoli, come Ismaele, e grandi, come Fabio, Domenico e Adriano, ognuno con un com-pito da svolgere. La Chiesa era piena di luce e di persone, c’era il coro che ha animato la Messa con tanti bei canti, ma il momento per me più bello è stato quando tutti, insieme a don Roberto, siamo entrati in Chiesa all’inizio della celebrazione. Devo dire che ero un po’ emozionato! A fi ne Messa ci siamo scambiati gli auguri ed era-

vamo felici perché avevamo appena ricordato la nascita di Gesù che viene a donarci amore e pace e  ci fa sentire più sereni. Anche la Messa del 31 dicembre per me è stata una  scoperta perché quest’anno ho capito il signifi cato del ringrazia-mento a Dio  per un anno che termina. Durante tutto il periodo di Natale le attività in parrocchia sono state  numerose e tra queste mi è piaciuto partecipare al pranzo di solidarietà, il 6  gennaio al centro sociale di Nocera Superiore. C’era tanta gente, adulti e bambini, e per me è stato bello sta-re insieme a loro, soprattutto con i bambini con i quali ho giocato tutto il tempo. Posso dire che questo Natale per me sarà indimenticabile perché ho capito ancora meglio com’è bello essere amici di Gesù.

Antonio Emanuele Villani

La cavalcata dei magi

La natività

Percorreremo l’itinerario della Fede verso la tomba di S. Pietro, tra le Vie della Fede proposte a Roma che conducono al Sepolcro del Principe degli Apostoli Ore 9.00 - Basilica Santa Croce in Gerusalemme: La Fede pregata. Rifl essione sul tema della FedeOre 10.00 - Basilica SS. Salvatore e S.S. Giovanni Battista e Giovanni Evangelista in Laterano. La Fede celebrata: Celebrazione EucaristicaOre 12.00 - Piazza S. Pietro, Angelus del Santo Padre e Basilica S. PietroLa Fede professata: Pellegrinaggio alla Tomba di San Pietro e alla Sede ApostolicaOre 15.00 - pranzo a sacco nel parco di Castel S. AngeloOre 15.30 - Chiesa di Santo Spirito in Sassia, Santuario della Divina Misericordia. La Fede vissuta. L’incontro con i Santi, testimoni della fede e la loro spiritualità: Santa Faustina Kowalska e il Beato Giovanni Paolo II

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE

MARIA SS. DELLE TRE CORONE SARNO

Da tre anni nella nostra comunità parroc-chiale si avverte la necessità e l’urgenza di accompagnare con un percorso di ca-techesi i genitori, il padrino e la madrina

dei piccoli che si preparano a ricevere il sacramento del Battesimo. Battesimo, Eucaristia e Confermazione sono i tre sa-cramenti dell’Iniziazione cristiana, periodo della du-rata di più anni nei quali la Chiesa si prende cura prima del bambino, poi del giovane e dell’adulto che desidera diventare cristiano. Si tratta di un ambito fondamentale nel quale è in gioco la missione essen-ziale della Chiesa, la sua ragione di essere che con-siste nell’annunciare Gesù Cristo, unico Salvatore, renderlo presente e introdurre le persone all’incontro salvifico con Lui.Nella Chiesa, d’altra parte, si accede per la porta del-la fede e si diventa membra vive con i sacramenti dell’iniziazione cristiana, per cui, con l’iniziazione cristiana, la Chiesa rigenera se stessa. L’iniziazio-ne cristiana non è pertanto un aspetto secondario e

marginale, ma centrale e prioritario della vita e della missione della Chiesa perché «cristiani non si nasce, ma si diventa». Nel Battesimo Gesù ha ricevuto la pienezza dello Spi-rito Santo che ha condiviso con noi rendendoci fi-gli dello stesso Padre, amati, raggiunti e trasformati dalla sua misericordia. Il padrino e la madrina nel giorno del Battesimo si assumono la responsabilità di aiutare i genitori nella crescita spirituale del bambi-no e sono anch’essi bisognosi di formazione per avere piena consapevolezza del loro ruolo.Gli incontri con i genitori, padrini e madrine sono tenuti due giorni prima del Battesimo da Alfredo Fo-rino e Anna Maria Scoppetta. La coppia aiuta anche a comprendere i diversi segni del rito del Battesimo e la responsabilità di testimoniare la propria fede che ogni battezzato ha in famiglia e nella società. L’inizia-tiva, accolta con grande favore, si sta poco alla volta trasformando in un percorso di incontri periodici per tutte le famiglie.

Alfredo Forino

Riscoprire il Battesimo

Un percorso di catechesi per accompagnare genitori,

padrini e madrine dei bambini che si preparano a ricevere

il sacramento del Battesimo Il fonte battesimale

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE

SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI SAN VALENTINO TORIO

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PAGINE DELLA NOSTRA STORIAdi Silvio Longobardi

Il primo miracolo di Lourdes

Il cielo si aprì e una ragazzina ignorante, vide quello che i sapienti di questo mondo non possono vede-re e comprese misteri inaccessibili alla ragione. Una ragazzina condannata ad essere emarginata fu posta

dalla Provvidenza al centro di una rivoluzione spirituale che ha scosso la Francia dell’800 e continua a portare frutti. Sono le opere di Dio! Lourdes è la città della sofferenza redenta, il luogo dove risuona la buona notizia sul valore salvifico del dolore umano. È dunque una città universale perché parla a tutti.

Qualche anno fa anche Papa Benedetto si è recato a Lou-rdes per celebrare il 150° anniversario di quell’evento così straordinario che ha segnato un’epoca. Per gli scettici del tempo tutto poteva essere spiegato: erano le suggestioni di una ragazzina e la superstizione di un popolo. Ma quel-le suggestioni ebbero la capacità di coinvolgere tutta la nazione, Lourdes divenne ben presto il centro spirituale del cattolicesimo. Quante persone in questi 150 anni sono andati in quel piccolo paese nascosto tra i Pirenei, anche quando non c’era ancora la ferrovia né strade adatte, af-frontando le fatiche del viaggio e il freddo di quel luogo poverissimo e dimenticato da tutti. Dio si diverte a cam-biare la geografia.

Sono passati 150 anni dal giorno in cui la luce di Dio brillò con potenza. Era l’inizio di un’avventura che in tutti questi anni ha generato abbondati frutti di santità a cominciare proprio da Bernadette che non è stata solo l’u-mile testimone della grazia ma il segno visibile e luminoso di Dio, la sua vita santa è la conferma che davvero la Vergi-ne ha manifestato il suo volto. I veggenti non sono solo

ambasciatori di un messaggio, neutrali e asettici delegati dal Cielo, sono i primi testimoni di quello che annunciano. L’autorità delle parole è tutta di Dio, ma è accompagnata dalla fortezza di una vita santa. Quella di Bernadette è stata studiata fin nei minimi particolari, scandagliata in tutti i dettagli. Il primo miracolo di Lourdes è la sua vita, la sua straordinaria umiltà. Leggere la biografia di questa ragazza è commovente. Cresce in una famiglia molto povera dove non manca però la felicità: “mio padre e mia madre si ama-vano”, testimonia con semplicità. Ed era questa la prima grazia che ha fatto di lei una persona serena ed equilibrata, anche e soprattutto nel momento delle prove.

Nel 1858, quando riceve le apparizioni, Bernadette ha 14 anni ma non ha ancora fatto la prima Comunione né ha potuto studiare a causa della miseria familiare. Com’è gran-de Dio! Sceglie i più umili, i piccoli, quelli a cui nessuno guarda, quelli che non hanno credito. Dio non guarda l’ap-parenza ma il cuore. La Francia e il mondo hanno bisogno di un messaggio forte, capace di scuoterli dal torpore e di prepararli alle grandi prove. Le apparizioni sono come una luce per la giovane fanciulla, ogni volta ella gusta tutta la dolcezza del cielo. Attorno a sé vede tanta curiosità e scet-ticismo. Il più ostile sembra il parroco, l’abbé Peyramale, che chiede di sapere il nome della Signora. La Madonna esaudisce la richiesta solo il 25 marzo. Bernadette affronta con evangelica semplicità tutte le accuse, la certezza che la guida è più grande di ogni scetticismo. Non aggiunge nulla alle rivelazioni, non rivela i segreti che la Madonna le ha confidato. Accetta di allontanarsi da Lourdes per seguire la vocazione religiosa. Morirà a Nevers, lontana da Lourdes, il 16 aprile 1877. Aveva 33 anni.

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Una ragazzina condannata ad essere emarginata fu posta dalla Provvidenza al centro di una rivoluzione spirituale che ha scosso la Francia dell’800 e continua a portare frutti. La vita straordinaria di Bernadette Soubirous

Bernadette Soubirous (Lourdes, 7 gennaio 1844 – Nevers, 16 aprile 1879)

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CULTURA

Arte... rischidi don Natalino Gentile

I giovani preti non le hanno mai usate e se le conosco-no si tratta di archeologia liturgica. Infatti da mezzo secolo non si usano più. Sugli altari, ma sono sempre

appetibili, e come, dagli antiquari e da quanti hanno il gusto del pezzo raro. Parliamo delle Carteglorie, questi trio di quadretti o tabelle (due uguali e quello centrale il doppio di misura) che serviva ad aiutare il celebrante nelle preghiere della Messa. La cartagloria centrale ripor-ta il Canone, altre formule e preghiere come il Gloria in excelsis Deo.La cartagloria posta in cornu Epistulae (sulla destra guar-dando l’altare) riporta, tra l’altro, il salmo Lavabo che il sacerdote recita durante l’abluzione, mentre l’altra ta-bella, al lato opposto, cioè in cornu Evangelii, l’inizio del Vangelo di Giovanni.

Le carteglorie servono quindi a recitare formule, senza spostare il Messale per leggerle. Dopo il Concilio Vati-cano II, essendo stato creato il Novus Ordo Missae - e quindi essendo cambiato il Messale - esse sono diventate inutili perché contenenti testi in larghissima parte non più presenti nel nuovo Messale. Ma le cornici sono una

miniera di inventiva e di stile, di materiali pregiati, nor-malmente in argento, metallo dorato o bronzo. Che fine hanno fatto? Qualche parroco stranamente le conserva ancora chi sa dove; qualche altro le ha ancora sull’altare antico, come arredamento naturale. Ma la maggior parte sono state perse, alienate o rubate. Di dimensioni me-die, non ingombranti più di tanto, sono diventate cornici particolari, specchi barocchi per salottini, portaritratti eccezionali. Fortunatamente molti esemplari sono con-servati negli antichi monasteri, nei musei diocesani dove la solerzia di un Vescovo ha voluto traslocarli e quindi si sono salvati. Gli altri, come le bollicine di sapone, si sono dissolti nell’aria, in maniera irreversibile. Recuperarli? Come trovare l’ago in un pagliaio.

Le carteglorie

Non solo paroledi Francesca Anna Crispo

S i avvicina il tempo di Quaresima, momento car-dine dell’anno liturgico durante il quale la comu-nità cristiana si prepara a vivere il mistero della

passione, morte e resurrezione di Gesù. Dal latino qua-drigèsima dies, l’espressione fa riferimento al periodo di tempo che precede la Pasqua ma richiama soprattutto i quaranta giorni del deserto che, secondo gli evangelisti, hanno segnato l’inizio del ministero pubblico di Gesù.

La quaresima è strettamente legata alla festa di Carnevale, segnata da un’ebbrezza festaiola in evidente opposizione al successivo periodo penitenziale. Finora, esistono versioni leggermente divergenti sull’etimologia di quest’ultima parola nella misura in cui secondo alcuni derivi dall’espressione carne-levàmen o carnes-levàre (togliere la carne) e secondo altri da carne vale!, dove “vale” sta per addio (quindi addio alla carne!). Entrambe le ipotesi fanno riferimento ad una delle pratiche penitenziali proprie della quaresima: il digiuno (dal lat. ieiunium, fame,magrezza,aridità, anche in senso figurato) necessario, come leggiamo in San Leone Magno,

ad estinguere la concupiscenza della carne. L’osservanza del digiuno è solitamente accompagnata dall’invito al pentimento (dal lat. pœnitère se, a sua volta dal sostantivo lat. pœna, castigo, quindi offrirsi spontaneamente all’espiazione) alla preghiera (dal lat. præcàri, la cui radice risale al sanscrito pracch-ati, chiedere, domandare) e alla conversione (dal participio passato lat. convèrsus del verbo convèrtere, volgere, trasformare). In ultimo, ma non per ultimo, l’invito al perdono (per, particella rafforzativa indicante compimento e donàre, da dònum, regalo, quindi concedere ad altri senza ricompensa), in memoria di quel perdono che Gesù aveva chiesto a Dio per coloro i quali lo avevano crocifisso.

La quaresima prepara alla celebrazione della Pasqua, la grande festa che secondo la liturgia cattolica è il centro e il cuore dell’anno liturgico. Questo termine deriva dall’ebr. pesàch e significa liberazione, passaggio. Fa pensare al passaggio del Mar Rosso, celebrato nella Bibbia come la Pasqua d’Israele. Ma anche e soprattutto al definitivo passaggio dalla morte alla vita di Gesù.

Le parole della Quaresima

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Congregazione delle Suore di San Giovanni BattistaCasa Madre e Casa del Padre

Associazione “Granello di Senapa” Onlus

Siamo nel 1978. Come ogni opera d’arte, anche questa nasce da un gesto di amore. Mai amore fu più puro e profondo di quello di una figlia per il padre. O meglio delle Figlie per il loro Padre fondatore. La generazio-

ne nella carne è un fatto fisiologico ed è il desiderio di per-petuarsi nella nuova generazione. Quella spirituale, che non ha fondamenta nella corporeità, s’innesta direttamente in quel flusso interiore che tocca le radici dell’essere.Nasce così l’opera della memoria e del ricordo, che attraver-so segni specifici vuole congiungere tempo ed eternità, ieri e oggi, passato e presente in una simbiosi fatta di molecole spirituali e di atomi esistenziali.Ci troviamo di fronte ad una ripresentazione e quindi ad un vero e proprio memorial del fondatore: Alfonso Maria Fusco (Angri 1839-1920).Le suore, figlie spirituali di tanto Padre, hanno voluto racco-gliere, con amore e meticolosità – direi con gelosia – quanto di fisico e tangibile di colui che le aveva generate alla Congra-gazione.Con la stessa cura e delicatezza, con cui, secondo la leggen-da, una donna pietosa raccoglieva, lungo la via dolorosa della croce, i sassolini macchiati del sangue innocente. E quando – continua la leggenda – la donna aprì il suo lino, vi scoprì, pre-zioso e dissetante, quel frutto che ancora oggi desta la nostra meraviglia, il melograno!

UN MUSEO COME SACRARIOImmagino così la consorella o le consorelle che hanno raccolto le testimonianze di don Alfonso Maria Fusco, raccogliendole in quel contenitore che più che chiamare museo dovremmo chia-mare sacrario. Un luogo che ancora oggi irradia la santità ed il sacrificio, le lacrime ed il sangue di chi ha vissuto come Cristo, la sua consacrazione integrale e il suo martirio, per obbedire alla vocazione.Ed ecco allora i ricordi che si fanno vivi: il calice delle sue cele-brazioni, i Santi di cui era devotissimo, le pantofole della sua stanza, la sua camera da letto ricostruita, gli scritti, la biblio-teca, il grande confessionale, gli effetti personali, i ricordi di infanzia, i suoi genitori, la sua terra, fino a quella fulminante espressione materna riportata accanto alla foto della sua pri-ma comunione: «Và e fatti santo».E si rimane ammirati per tanta bellezza e semplicità, per la disposizione elegante dei documenti esposti, per il profumo di pulizia che si respira, come quando la sposa ordina la casa nell’attesa dello sposo. Ma soprattutto siamo affascinati dalla facondia cordiale e suadente di chi accompagna nella visita e, con slancio e nostalgia, elenca gli oggetti, racconta la storia di questo miracolo che ci tocca e commuove. E ti accorgi che, nel luccichio dei suoi occhi e nell’emozione della sua voce, il miracolo continua.

Don Natalino GentileResponsabile Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici

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Visitando il museo religioso “Beato Alfonso M. Fusco” La vita del beato custodita nel museo situato presso la Casa Madre di Angri, in via Maddalena Caputo, 17

Corso TrinitySono ancora aperte le iscrizioni del corso Trinity per l’approfondimento della lingua inglese. Il corso, di trenta ore, si terrà nelle ore extrascolastiche, in modo da poter accogliere anche bambini non iscritti presso l’istituto di Casa Madre.Sorelle battistine

L’interno del museo

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Caro avvocato,sono un cittadino disoccupato da diversi anni e abito ad Angri in un’abitazione condotta in affitto, sita in un condominio di sei piani. Premesso che reputo il mio amministratore poco compe-tente in materia, mi ha fatto notificare un decreto ingiuntivo per delle quote condominiali. Non nascondo che a volte mi manca-no i soldi per mangiare, per cui sarebbe per me impensabile con-ferire mandato ad un avvocato per la difesa, ma sarei curioso di sapere se ci sono possibilità di avere almeno in astratto un’ ido-nea difesa che mi eviti di pagare il notificato decreto ingiuntivo.

Silvio

Caro Silvio, lo Stato garantisce la difesa in giudizio attraverso il gratui-to patrocinio per le persone con reddito inferiore ad euro 10.766,33. Comunque, è stata emessa di recente una senten-za del Tribunale di Torino che tratta di un episodio simile al tuo caso. Nello specifico, un’anziana inquilina aveva proposto opposizione avverso il decreto ingiuntivo emesso nei suoi confronti per il mancato pagamento delle quote condomi-niali, chiedendo, nel merito, la sua carenza di legittimazione passiva, non essendo né proprietaria di alcuna unità immobi-liare nel condominio opposto, né titolare di altro diritto. Con la sentenza del 21 novembre 2012 n. 6755, il Tribunale di To-rino ha giudicato l’opposizione fondata e meritevole di acco-glimento. Durante il procedimento giudiziario è emerso che l’opponente non era proprietaria di alcuna unità immobiliare facente parte del condomino resistente. Pertanto, l’anziana ri-sultava estranea al rapporto giuridico sostanziale dedotto in giudizio, essendo priva di legittimazione passiva. Secondo il condominio resistente, invece, l’anziana signora si presentava agli altri condomini del palazzo come effettiva proprietaria dell’immobile, per cui legittimata passiva nel ricevere l’in-giunzione di pagamento. In realtà, in tema di ripartizione del-

le spese condominiali, secondo la Suprema Corte di Cassazio-ne, solo l’effettivo proprietario dell’immobile è passivamente legittimato rispetto all’azione giudiziaria per il recupero della quota di competenza del condominio, e non anche chi possa apparire tale.

LA SENTENZAIn particolare, occorre riportare la pronuncia della Corte di Cassazione, che, a Sezioni Unite, ha così disposto: «Nel caso del rapporto tra condominio (che pacificamente è ente di gestione) e il singolo condomino (proprietario esclusivo di determinate porzioni di piano o di unità immobiliari dello stabile condominiale) in ordine al pagamento, da parte di quest’ultimo, della sua quota di spese, sostenute per la con-servazione e per il godimento delle parti comuni dell’edificio, per la prestazione di servizi nell’interesse comune e per le in-novazioni deliberate dalla maggioranza, una esigenza di tu-telare al riguardo l’affidamento incolpevole del condominio (che terzo non è) e, quindi, di dare a tal fine corpo e sostanza ad una situazione apparente per non pregiudicare il condo-minio medesimo, non si pone affatto” (sentenza n.5035 del 08.04.2002).

Avv. Giovanni Severino

IL LEGALE RISPONDE

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Il diritto di difesaL’esperienza di Silvio con l’amministratore di condominio e la possibilità di ricevere gratuito patrocinio

L’avv. Severino Giovanni è laureato in Giurisprudenza ed è iscritto all’albo degli avvocati di Nocera Inferiore. Ha uno studio a Pagani (Sa), in Via Taurano, tel. 081 91 59 56 e uno a Mercato San Severino (Sa), in via Ferrovia n.44, cell. 328 94 92 322.

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Gli impiegati non rispondono al saluto dei clienti. Il barista porge la tazzina senza nean-che un prego. Gli alunni non

si alzano in piedi quando il professore entra in classe. Non si salutano i colle-ghi di stanza al principio ed alla fine della giornata di lavoro. Al telefono pochi si presentano, esclamano buon-giorno o domandano – prima d’iniziare la conversazione – se non stanno per caso disturbando. E sui bus nessun gio-vane cede il posto ad una persona an-ziana. Trionfa la maleducazione in ogni momento e in ogni occasione della no-stra vita quotidiana. Sento persino dire che il nuovo galateo sconsiglierebbe, prima di mettersi a mangiare, di dire “buon appetito” agli interlocutori e che si debba mettersi a trangugiare la minestra come un cane davanti ad una ciotola.La scostumatezza mi infastidisce. La cattiva educazione mi indigna e peg-giora il mio umore. Ci ho pensato qual-

che minuto orsono mentre ero in bus. Ad una fermata è salita una combric-cola di ragazzi. Risate, spintoni, tele-fonini a manetta ed anche biglietti ed abbonamenti a portata di mano. Tut-to in regola, tutto normale salvo che nessuno – dico nessuno – salendo sul bus ha salutato il conducente. Hanno preso comodamente posto e quando l’automezzo si è affollato nessuno ha pensato di cedere il posto a qualche si-gnora o a qualche persona più anziana. La scena è stata avvilente. Dei ragaz-zoni grandi e grossi ben spaparanzati sui sedili e fragili vecchine in precario equilibrio costrette a restare in piedi. Io il mio posto l’ho ceduto, ma l’esempio non è stato per nulla contagioso.La buona educazione è ancora materia d’insegnamento nelle famiglie italia-ne? Se mi fossi comportato in questo modo, mamma Gioconda mi avrebbe mollato un bel ceffone. Temo che nel tinello domestico il vi-vere civile sia stato ormai accantonato

come un inutile elettrodomestico, una modalità barocca della quale liberarsi. Eppure io che sono una persona ben educata saluto e rispondo al saluto, cedo il passo in ascensore, entro in un ufficio salutando con un buongiorno e quando vado via esclamo un arriveder-ci. Questa naturale attitudine – diven-tata evidentemente merce rara – viene sempre apprezzata dagli interlocutori. Spesso anche le situazioni più ostiche diventano più gestibili con un pizzico di buona educazione. Cominciando la conversazione con un sorriso e più probabile che le questioni possano ap-pianarsi e che il colloquio giunga ad un esito positivo. Se l’impiegato è gentile diventa più semplice lo svolgimento della pratica.Proviamo a spargere, allora, semi di buona educazione. Proviamo a sorride-re di più nei riguardi del prossimo. Non costa nulla, non fa perdere tempo, non offende nessuno. Faremo così fiorire un mondo più gentile, educato. Migliore.

La buona educazione è diventata merce rara.

Perché non essere più gentili con il prossimo?

LE PAROLE DELLA CRISIdi Peppe Iannicelli

Siamo giunti al tredicesimo appuntamento con la nostra rubrica, uno spazio per riflettere attraverso le parole sul periodo sociale e politico che stiamo vivendo. La parola che vi proponiamo questo mese è: saluti

Saluti e buona educazione

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Vi sono fatti che offuscano la speranza sotto una coltre di parole e fatti che svelano la speranza restituendole la sua intima bellezza.Media che calpestano la speranza e media che la fanno sgorgare attraverso il racconto di fatti e storie intrise di gioia, ma anche di dolore.

IntroduceDon Silvio LongobardiDirettore editoriale di Insieme

IntervengonoMariapia Bonanate, giornalista e scrittrice Padre Ugo Sartorio, direttore Messaggero di sant’Antonio

ConcludeMons. Giuseppe GiudiceVescovo della Diocesi di Nocera Inferiore - Sarno

ModeraSalvatore D’Angelo, giornalista di Insieme

Diocesi Nocera-Sarno

PREMIO EUANGHELION

VIII edizione

Lunedì 11 marzo 2013 ore 19,00

CURIA VESCOVILEvia Vescovado 4 - Nocera Inferiore

Convegno annuale sulla comunicazione promosso dalla rivista Insieme

Servizio diocesanoper il Progetto Culturale

Ufficio Comunicazioni Sociali

Mensile di attualità e cultura dell’Agro

Fatti per Sperare

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