comunita insieme 2 2013

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Le Comunità Insieme Parrocchia della Trasfigurazione in Rosciano Parrocchia di SS. Alessandro e Vincenzo in Ponteranica Parrocchia di S. Michele Arcangelo e Madonna del Carmine in Ramera di Ponteranica Periodico interparrocchiale a cura delle Comunità di Ponteranica Aprile-Maggio 2013

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Le ComunitàInsieme

Parrocchia della Trasfigurazione in Rosciano

Parrocchia di SS. Alessandro e Vincenzo in Ponteranica

Parrocchia di S. Michele Arcangeloe Madonna del Carmine

in Ramera di Ponteranica

Periodico interparrocchiale a cura delle Comunità di Ponteranica

Aprile-Maggio 2013

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Ci è parso che la preparazione del Conclaveed il Conclave stesso fosse un po’ in mano

all’opinione pubblica mondiale. Ad un certopunto sembrava quasi che l’elezione del Papafosse decretata dai mille sondaggi, dalle millerichieste, dalle speranze del mondo. Siamo statitutti spiazzati. Abbiamo avuto l’ennesima provache Dio guida la sua Chiesa. E fa ciò non concriteri umani. I suoi pensieri non sono i nostripensieri. Sempre è stato così e sempre lo sarà.Papa Francesco apre un percorso inedito. Lasacra Scrittura, nel primo Libro dei Re, narrache la scelta del re Davide avviene non conmetri di misura umani bensì “divini”: “L’uomoguarda l’apparenza Dio guarda il cuore”. Gesù ha affidato, consegnato la sua Chiesa agliApostoli. Essi la consegnano a noi. Alla nostraumanità. È dono e mistero. È un regalo prezio-sissimo che va valorizzato ed accresciuto conforza, coraggio, generosità, impegno, lavoro ala-cre.Papa Francesco si è presentato “vescovo diRoma”. Stupendo! Il suo pensiero è perfettamentecoerente con la visione della Chiesa presentatadal Concilio ecumenico Vaticano II nella Lumengentium. Il Papa si presenta vescovo tra i vescovi.La Chiesa cattolica universale esiste semprequale comunione tra le Chiese locali: la Chiesadi Roma, la Chiesa di Manila, la Chiesa di Bergamo,la Chiesa di Nairobi, ecc. Il Papa è il papà chevuole tenere unite tutte le Chiese locali. È im-magine del papà di Gesù che è pure il nostro,per grazia sua. La collegialità episcopale, tantoauspicata da decenni, sarà rafforzata nei prossimianni. Ed in realtà noi tutti siamo chiamati aservire la Chiesa, con l’amore a cui Dio ci chiamafatto di rispetto del valore e della identità irri-petibile di ciascuno. Ciò faremo se saremo scevri

da interessi umani par-ticolari che di frequen-te prevalgono sulbene comune.Siamo destinatari diun regalo immenso,che potremo com-prendere pienamen-te tra parecchio tem-po. Sì, perché la sceltadi Papa Benedetto XVIci offre uno spaccatoincredibilmente commovente di cosa significhiamare la Chiesa e non il proprio ruolo.Poco più di un mese, un tempo psicologico lun-ghissimo, è l’intervallo di tempo trascorso tral’11 febbraio ed il 13 marzo 2013.Sono state scritte tante parole: abbiamo imparatotanto. Per questo motivo ci aggiungiamo som-messamente alla folta schiera dei sinceri ammi-ratori ed estimatori del Papa emerito. L’amorealla Chiesa di Gesù ha trovato espressione as-solutamente non prevedibile. Ci mostra un at-teggiamento preciso: occorre, o meglio, è pos-sibile passare il testimone con umiltà, coraggio,distacco da se stessi. La Chiesa di Gesù è amoreche può da solo riempire la vita: la Chiesa diGesù è portatrice della sacra Scrittura, ed inessa dei Vangeli, ossia della Parola che attendedi prendere carne nella nostra carne. Ognigiorno. Questo esempio sublime ci appassiona,ci riempie il cuore.Vorremmo essere capaci di non scordarcelotroppo frettolosamente in ordine a non lasciarcadere uno stimolo più unico che raro.“Dopo aver fatto tutto quanto dovevate fare,dite: Siamo servi inutili”.

don Flavio, don Sergio, don Cristian

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In copertina:Lo scorso anno l’artista di

Atlanta noto come HENSE si èvisto commissionare

probabilmente il lavoro deisogni: gli è stato chiesto di far

diventare un’opera d’arte,una chiesa di Washington...

SommarioChiesa aperta al mondo pag. 3Nuove ComunitàLumen gentium 4Famiglia 7Comunità Ramera 9Anagrafe delle parrocchie 16I Sacramentini 17Comunità Ponteranica e Rosciano 18Le Associazioni 25Vicariato 26

Registrazione Trib. di Bergamo n° 17 del 1/07/2010.

Direttore responsabile: Agazzi Davide

In Redazione:Enrico, Franco, Margherita, Simona, Vincenzo, don Cristian,don Flavio, don Sergio.

Stampa:Centro Grafico Stampa Tel. 035 29 50 29

Articoli e files possono essere spediti a: [email protected]

Il prossimo numero uscirà il il 31 maggio.Gli articoli dovranno essere consegnati entro il 17 maggio.

Editoriale

LeComunitàInsiemeParrocchia della Trasfigurazione

in RoscianoParrocchia di SS. Alessandro

e Vincenzo in PonteranicaParrocchia di S. Michele Arcangelo

e Madonna del Carmine in Ramera di Ponteranica

Periodico interparrocchiale a cura delle Comunità di Ponteranica

Aprile-Maggio 2013

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Dopo l’Assunzione di Gesù in cielo assistiamo al-l’esplosione dei doni dello Spirito Santo nella

Chiesa primitiva dal giorno di Pentecoste, Luca nelsuo libro degli Atti, ci dà esempi concreti e partico-larmente incisivi degli interventi dello Spirito Santoil cui dono ha cambiato la comunità degli apostoli.Le azioni dello Spirito Santo nella Chiesa nascentesono numerose, inattese ma ancora oggi indicanoche è lo Spirito che conduce il gioco, che animacome con gli Apostoli la comunità dei fedeli e per-mette a tutti di sentirsi fratelli col superare la diversitàdelle lingue.Dopo l’effusione dello Spirito i Dodici si mettono aparlare e i giudei e gli osservanti di “ogni nazioneche è sotto il cielo” presenti a Gerusalemme sentonoparlare la propria lingua, questa è la potenza di Dioche nella forza dello Spirito rende Pietro capace diannunziare Cristo a tutti perché ognuno possacapire la Parola e aderire al Signore della storia.Tremila presenti attratti dal discorso di Pietro ricevonolo Spirito e chiedono cosa fare, la pronta rispostadell’Apostolo è “lasciatevi salvare” cioè lasciate agireDio, è questa la strada da seguire: adeguare lanostra vita alla Sua volontà, cioè seguire la Suavoce, cambiare mentalità, accogliere e far nostraquella di Gesù; la vera salvezza inizia quando l’uomorisponde alla Parola con la sua disponibilità e lorende partecipe alla comunità di Cristo.Fin dall’inizio della predicazione di Pietro è lo SpiritoSanto che indica la strada e guida i suoi testimoninell’azione missionaria da compiere , li riveste dellaSua potenza santificandoli in modo da rendere ope-rante la Sua presenza nella Chiesa sulle strade delmondo.Il Concilio Vaticano II conferma e riconosce nellaLumen Gentium al n° 12 che lo Spirito Santo santificail popolo di Dio e dispensa i suoi doni come vuolerendendo i fedeli capaci di assumersi varie opere euffici utili al rinnovamento e alla maggior espansionedella Chiesa, e sottolinea anche che ogni credenteè chiamato ad impegnarsi, anche con i doni piùsemplici, per il bene degli uomini e delle donne adedificazione della Chiesa, sia al suo interno che nelmondo.Alla fine del suo Vangelo Marco propone con chia-rezza il compito del popolo di Dio nella missioneindicata da Gesù agli Apostoli: “Andate in tutto ilMondo”, queste parole valgono anche per noi oggie indicano il compito di portare e di annunciare atutti ciò che abbiamo ricevuto e in cui crediamofermamente, cioè la salvezza operata per tutti daGesù Cristo con la Sua morte e Resurrezione.La nostra presenza nel mondo non sia mai unapresenza vergognosa ed umiliante, ma sia una te-stimonianza coraggiosa che trova la sua forza in

Gesù sempre convinti che è Lui la risposta decisivaai problemi del mondo, è Lui e la sua Parola chedobbiamo seguire senza però rinunciare a iniziativedi collaborazione con tutti, per costruire una societàpiù rispettosa dell’uomo fondata sulla giustizia, sullalibertà e sulla solidarietà.L’impegno dell’evangelizzazione forse spaventa elimita, ma per evitare lo scoramento è importantecredere che anche nella nostra piccolezza possiamocompiere grandi cose per grazia di Dio.Il Concilio Vaticano II, attento lettore dei tempi mo-derni, dà grande valore all’azione dei laici e ai diversicarismi operanti nella Chiesa e sprona ogni cristianodi buona volontà a contribuire alla realizzazionedel disegno divino di salvezza per raggiungere tuttii popoli della terra, per questo siamo tutti chiamatia testimoniare con la nostra vita e le

nostre azioni Gesù almondo.

Auguri a tuttiGiovanna

Chiesa apertaal mondo

“Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavanotutti insieme nello stesso luogo. Venne improvviso dalcielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, eriempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero lorolingue di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascunodi loro; ed essi furono pieni di Spirito Santo e cominciaronoa parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il poteredi esprimersi (Atti, 2,1-4).Allora Pietro levatosi in piedi con gli altri undici parlò avoce alta così: Uomini di Giudea per voi infatti è la promessae per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quantine chiamerà il Signore Dio Nostro. Con molte altre paroleli scongiurava e li esortava: Salvatevi da questa generazioneperversa. Allora quelli che accolsero la sua parola furonobattezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremilapersone.” (Atti 2,14; 39 – 41)

Gesù disse loro”Andate in tutto il mondo e predicate ilvangelo ad ogni creatura”. (Mc. 16,15)

La Parola

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La Chiesa si riformaRinnovare l’evangelizzazione in unmondo profondamente cambiato— questo era il compito di fondodel Concilio — voleva dire riformarela Chiesa, quella comunità struttu-rata sulla Parola e sul Sacramento,nella quale il Vangelo di Gesù Cristoresta vivo, si istituisce nel mondo.La forma che la Chiesa assume è,appunto, relativa a ciò che il Vangelole dice di essere — senza che essariesca mai a esserlo perfettamente— e alla storia, al «mondo» nelquale si impianta e al quale si rivolge

il Vangelo. Quando la Chiesa – superando la ten-tazione dell’autodifesa e dell’autocompiacimento- si stacca in qualche modo da sè e si mette difronte e a servizio del Vangelo e della sua volontàdi salvare la storia degli uomini, è la riforma: il ri-trovamento di una forma più originaria e più fe-dele.La crisi della società tradizionale portava con séla crisi della forma che la Chiesa in essa aveva as-sunto. Erano tanti i segni che i modi di evange-lizzare tradizionali non erano più adeguati alleesigenze dei tempi moderni. Del resto, moltiaspetti della Chiesa s’erano andati modificandoe riformando gradualmente negli anni precedentiil Concilio: il modo di leggere la Bibbia, che avevafaticosamente acquisito il metodo critico storico;il rinnovamento liturgico; l’impegno apostolicodei laici nelle realtà sociali; i mutamenti pastoraliintrodotti per far fronte all’incredulità e alladistanza dalla fede... Ma tutti questi cambiamentiparziali non bastavano a dare alla Chiesa la co-scienza dei profondi mutamenti avvenuti nelmondo moderno e dell’esigenza da parte sua diriscoprire una nuova e più radicale immagine disè alla luce di Cristo e del suo Vangelo: di questo,andava rendendosi conto lentamente il Concilio. La società tradizionale nella quale per secoliaveva vissuto, aveva dato alla Chiesa un posto

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Lumen Gentium

Nuove comunità

A 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II

Continuiamo conquesto numero delNotiziario un per-corso che si propo-ne di aiutarci a nondimenticare cosafu e cosa significòil Concilio VaticanoII, nella convinzio-ne che “vive” enell’impegno per-ché “viva”.

Qual’era l’idea di Chiesa che avevamo prima del Concilio?

E quale ideale di Chiesa ci viene proposto?

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centrale: nelle istituzioni, nel pen-siero, nei simboli e nei riti, nel-l’aggregazione, la religione stavaal centro e al culmine. Il suo com-pito primario era quello di soste-nere la forza di un’istituzione chegarantisse queste funzioni. La modernità — con il processodi secolarizzazione che essa com-porta — indebolisce l’autorità isti-tuzionale della Chiesa ed emarginasocialmente la religione. La Chiesaviene a trovarsi in situazione dimissione: deve costruirsi come co-munità specifica all’interno della più ampia societàumana. Deve inoltre, ripensare e riformulare imodi di significare la fede, di fronte alle richiestedella soggettività dell’uomo, della sua storia, deisuoi linguaggi e delle sue culture. Si trova, così,spinta a trattare diversamente le fonti della suafede, a ammodernare i riti, la predicazione, leforme pastorali... E, più profondamente, a ridefinirese stessa di fronte al mondo. Non le basta più — come quando la sua funzioneera indiscussa — dire come funzionava: ora devedire chi è (ed è la costituzione sulla Chiesa «LumenGentium»). L’implicita consapevolezza di questo compitoepocale spiega le vicende di questo documento.Il documento preparatorio, bocciato nella primasessione dell’autunno del 1962, rispecchiava lavecchia ecclesiologia che non aveva avuto l’op-portunità di elaborarsi nella libertà di un ripen-samento evangelico, ma si era costruita soprattuttocome difesa dell’istituzione nel momento di com-petizioni tra Chiesa e Stato e come apologia dellastessa istituzione di fronte alla riforma protestante.Ora la Chiesa del Concilio non doveva difendereun’istituzione minacciata, ma ridire il nocciolodel suo mistero. Il nuovo documento nacque tra molte fatiche,preso in mezzo alle due ovvie mentalità — la cui

mediazione arrivò alcune volte solo a un com-promesso —, tra lunghe discussioni durante tuttala seconda sessione dell’autunno 1963. Ma nacque — con l’approvazione nella terza sessione il 21novembre 1964 — come il documento centraledi tutto il Concilio, quello che sorregge e disegnal’ossatura di tutto l’edificio.

Il movimento interno del documento La Chiesa trae la sua origine e la sua natura pro-fonda dalla Trinità. Essa è — nel mondo di cui èSacramento — il nuovo popolo di Dio, popolodella fede, della speranza, della carità. E’ il Corpodi Cristo vivo sotto l’azione dello Spirito Santo. E’Dio che fa crescere questo popolo con l’azionedei sacramenti e dei ministeri, specialmente delministero episcopale. Dio ne fa un popolo santonel quale tutti i membri, ministri ordinati, religiosi,laici, sono incaricati di annunciare la buona notiziadella salvezza; ciascuno avendo nella Chiesa unaresponsabilità propria. Questo popolo è in cam-mino verso il suo compimento nella gloria ed hacome modello la Vergine Maria.

Il mistero di un popolo Come si vede, di questa Chiesa che camminanelle vicende del mondo moderno, il Conciliocerca il «mistero», il suo volto segreto rivelato nel

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Costituzione dogmatica sulla Chiesa («Lumen Gentium»). Si compone di otto capitoli.

1. Il mistero della Chiesa. 2. Il popolo di Dio. 3. La costituzione gerarchica della Chiesa e in particolare

l’episcopato. 4. I laici. 5. Universale vocazione alla santità nella Chiesa. 6. I religiosi. 7. Indole escatologica della Chiesa e sua unione con la

Chiesa celeste 8. La Beata Vergine Maria Madre di Dio nel mistero di

Cristo e della Chiesa.

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Vangelo di Gesù Cristo. Solo a partire dall’alto —dalla Trinità —, da dentro — dall’intimità divina— si può cogliere la realtà profonda della Chiesa.Essa è un’azione di Dio tra gli uomini, per lasalvezza egli uomini. Nel suo disegno di fare delmondo il suo Regno d’amore, il Padre invia ilFiglio, il quale raduna in sè tutti gli uomini e —come segno e sacramento — un popolo animatodalla potenza del suo Spirito (la Chiesa). La Chiesa,tenda di Dio tra gli uomini, vive nella comunionecon la Trinità. La Chiesa è perciò popolo che Dio raduna eforma. Popolo eletto da Dio per realizzare ilsuo disegno di salvezza. Popolo santo. Popolounito e fraterno, dove tutti hanno la stessa di-gnità. Popolo vivace, arricchito da servizi oministeri che fanno crescere i doni che Dio glidà. Popolo che cammina nella storia come pel-legrino verso la patria celeste. Questo popolo è segno e strumento dell’intimaunione con Dio e dell’unità di tutto il genereumano. Sacramento di salvezza, la Chiesa èchiamata in qualche modo a dimenticarsi, per

essere serva del

suo Signore e a servizio degli uomini. E’ qui ilfondamento della sua povertà — di cui si èparlato tanto al Concilio —. Povertà che si ma-nifesta in una dipendenza totale dal Signore.Povertà che si esprime nella scelta di mezzispirituali piuttosto che nella ricerca degli ap-poggi umani. Povertà che è interesse radicaleal mondo e cura di annunciare il Vangelo aipiù poveri e agli esclusi. La Chiesa è «segno» di ciò che Dio compie nelmondo attraverso la testimonianza e l’azionedi tutti i cristiani. E lo è anche attraversol’azione e i servizi di ministeri particolari. Questinon si aggiungono al ministero globale dellaChiesa: sono al servizio del suo compimento.Tra questi diversi «servizi» ce n’è uno, il ministeroapostolico, ricevuto con l’ordinazione, la cuispecificità consiste nell’essere segno che laChiesa non si richiude su sè stessa, non vive disè, ma viene da un Altro, dal quale trae origine,vita, missione. La Chiesa ha bisogno di questoministero per sentirsi convocata e mandatanel nome di Cristo, vivente di una fede e diuna comunione che essa accoglie come dono.

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Nuove comunità Questo mistero di comunione vive nella Chiesa sparsa in tutto ilmondo e in ogni comunità che in un dato luogo suscita con laScrittura, con il Sacramento e con il Ministero un popolo fedele.Nella visibilità sociale delle nostre comunità — nell’istituzione— si rende presente il mistero di comunione.

Il passaggio Come si vede la svolta conciliare è profonda: essa segue il passaggio da un’ecclesiologia so-prattutto istituzionale fondata sul potere, sul diritto, sull’autorità a un’ecclesiologia fondatasulla comunione e sul servizio. Viene così dato il primato all’elemento mistico e spirituale. E tra gli elementi istituzionaliviene restituita la preminenza alla Parola e al Sacramento. La comunità ecclesiale vieneprima di ogni diversità di compiti e carismi. I ministeri vengono reintegrati all’interno delpopolo di Dio, a servizio della sua missione. Il ministero dei vescovi viene riscoperto earticolato con l’ufficio del Papa, dei preti e dei diaconi, ma anche con la Chiesa universale ele Chiese particolari grazie alla sacramentalità e collegialità dell’episcopato. Ai laici si ridà ladignità intera di cristiani e se ne afferma il ruolo costitutivo e attivo nel popolo di Dio.Vengono rivalutate le Chiese locali, definite come la presenza e la manifestazione dellaChiesa universale in un dato luogo. Vengono affermati la volontà ecumenica e il riconoscimentodelle altre Chiese considerate pure come «mezzi di salvezza». Si propone un nuovo stile dipresenza e di azione nel mondo, sotto il segno del servizio evangelico alla giustizia, all’amore,alla pace... Cosa sta avvenendo di fatto nelle nostre parrocchie? Come entra l’idea di comunità? Cheposto ha la Parola? Come si esprimono i rapporti clero-laici? I servizi e i ministeri nellacomunità vengono valorizzati? Qual è il nuovo volto istituzionale che stanno assumendo lenostre parrocchie: nuovi organismi, nuove strutture? Il posto e l’identità dei laici qualisono?...

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Emotivamente il termine autorità mi fa tor-nare ad una spiacevole situazione nella

quale, con un figlio che mi piangeva disperatoin braccio, un’infermiera, guardandomi consguardo tagliente, mi disse: “Ma lei non riesce

a calmare suo figlio?”, che tradotto era: “Lei

non è in grado, non ha il potere di calmare

suo figlio?!?”. Una spada non avrebbe affondatocon meno dolore.Viene spontaneo pensare ad un genitore comea colui che viene ascoltato appena parla, “faro”

per ogni bambino, almeno fino all’adolescen-za.Per i genitori viene altrettanto spontaneopensare che i bambini magicamente zittiscanodi fronte ad un’insegnante della scuola del-l’infanzia. Al battito delle mani ed al richiamodi “bambini sistemate”, 25 bambini tra i tre edi cinque anni dovrebbero lasciare un giocoche a loro piace molto per andare ad “obbedire”

alle proposte dell’insegnante. Tra quei 25 bam-bini ci sono gli stessi bambini che, quando acasa viene chiesto di spegnere la tv, si attivanosolo se si alza la voce o se si va a prenderli fi-sicamente. La cosa incredibile è che questopuò realmente accadere! Capita di vedere checlassi delle medie di quelle “incontrollabili”,agitate, si ammutoliscano di fronte a specificheproposte. Tra le proposte penso anche a quellapoco scolastica della partita di calcio o del-l’ascolto di musica di un gruppo noto1.Quando capita è perché la persona che sta at-tirando la loro attenzione non la dà per scontatae non la pretende per un esercizio di autoritàintesa come posizione di forza. Sì, capita chel’autorità sia legata alla forza che una personapuò esprimere. Accade. Quando è questo iltipo di autorità esercitata e riconosciuta, lo sicapisce dal fatto che appena la persona che ri-copre il ruolo di autorità è assente, ritorna loscompiglio. Esempio banale: se c’è il vigilenon parcheggio in divieto di sosta2. Se autorità fosse solo questo, non si capisceallora come sia possibile che un bambino ditre anni, od un ragazzino di dieci, possa conuna battuta mettere in scacco un adulto. Il

bambino non ha il potere di mettere note, difar saltare la visione della televisione.Eschenburg, in Über Autorität (1965)3, affermache l’“auctoritas” (autorità) “determina unaspontanea accettazione del volere di unaltro a causa della fiducia nellasuperiorità riconosciuta di que-sto, di modo che l’autoritàdiventa una forma parti-colare di dipendenza daaltri uomini, che ha lasola caratteristica di es-sere, originaria-mente, accettata in-teriormente, per poi di-ventare un’abitudine edare origine a una di-pendenza costante.”Spontanea accettazionea causa della fiducianella superiorità. Dueelementi entrano simul-taneamente in gioco:da un lato un’effettivasuperiorità intesacome capacità di of-frire qualcosa di più,o di far vivere unasituazione che midarà qualcosa che mifarà sentire “di più”, inteso come piacere,come sapere, come curiosità, come relazio-ne,…Dall’altro lato deve esserci un gesto di fiducia(che ha la stessa radice etimologica di fede!),di accettazione (ovvero di capacità di dire disì, che un bambino impara passando attraversola capacità di dire di no) da parte di colui chesi fa guidare.In altre parole: ci si può fare guidare se c’èuna guida, e la guida deve essere una personadi cui mi posso fidare perché ho sperimentato(anche mettendolo alla prova con dei bei no),che al di là di quello che accade attorno e chegli altri dicono o fanno, sa dove andare e cosafare, e soprattutto sa cose che io non so.Auctoritas deriva da augere, che vuol dire ac-crescere, far crescere. Condivide l’etimologia4

“con auxilium (aiuto che viene dato da unapotenza superiore), augurium (termine anch’esso

Famiglia...

Autorità

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1 “sempre che non si creino fazioni op-

poste”, penserà un insegnante…!2 Il tema è complesso, e questa è una

semplificazione. E’ ovvio che il non

parcheggiare in divieto di sosta non

deve dipendere dalla presenza o meno

del vigile, così come il passare con il

semaforo rosso, ma un giro in strada

ci dice del contrario… segnale anche

questo della carenza di esperienze di

vita con persona autorevoli.3 La citazione è in www.treccani.it/enci-

clopedia/autorita_(Enciclopedia_Novecen-

to)/, con autore Augusto del Noce, a

cui si rinvia per un interessante ap-

profondimento del tema.4 Citazione nello stesso brano di Augusto

del Noce5 O.Poli, Non ho paura a dirti di no,

San Paolo edizioni

di origine religiosa: voto per una cooperazionedivina all’accrescimento). Se si prendono inconsiderazione altre lingue, si constata unastruttura ideale comune. Così il tedesco auch(anche) è l’imperativo del gotico aukan (ac-crescere).”I bambini ed i ragazzi sentono se siamo guidericche e sicure. Ogni tanto hanno bisogno ditestare se continuiamo ad essere affidabili. Inadolescenza, avendo a disposizione anche stru-menti cognitivi e saperi nuovi rispetto allaprima infanzia, devono… “rifarci il taglian-

do”!

La guida, per utilizzare questa metafora da gi-tanti, per essere tale non può procedere senzaascoltare le persone che sta guidando. Unaguida capace sa anche cambiare programma,modificarlo, ma senza perdere il filo deldiscorso. L’equilibrio tra ascolto e decisioneautonoma è delicato, ed è quello che fa del-l’educare un arte. Non solo: è quello che rendedifficile trovare persone autorevoli.Perché ci venga riconosciuta un’autorità dob-biamo essere autori di un pensiero, di un’idea,di un agire. La motivazione “fanno tutti così”,o “lo hanno tutti”, non è da autore, ma da co-pista. Sono i copisti che rendono famosi gliautori, perché rendono noto, quindi più facil-mente riconoscibile, l’idea che hanno avuto laforza di raccontare. Non serve che sia partico-

larmente originale o brillante, serve che ci sicreda e la si agisca non perché lo fanno anchealtri, ma perché ci ho pensato e secondo me èmeglio fare così rispetto ad altre scelte. Non ci sono tecniche dietro alle quali nascon-dersi. Non ci sono saperi che tutelano. Servepassionalità, serve emozionarsi, serve credere,serve avere la forza di sbagliare come di diredi no ed eventualmente di chiedere scusa e didire ho sbagliato. Serve anche la forza di con-tinuare quando sembra che tutti vogliano unacosa diversa, serve la forza di cambiare ideaquando ascoltare gli altri ci fa capire che po-tremmo agire in un altro modo.Serve avere il coraggio di non giustificaresempre, ma anche di dire cose che possonoessere dolorose, come “stai sbagliando” o“stai approfittando di me” o “mi sta menten-

do”

Serve avere il coraggio di essere se stessi. Questo ci rende credibili. Magari non perfetti, ma credibili, quindi auto-revoli.Vi lascio con una frase di Osvaldo Poli5 checredo rassereni, nella forza del suo contenuto:“La fermezza non è originata dalla forza del ca-

rattere, ma dalla intima convinzione che le

richieste avanzate o i limiti imposti al figlio sono

realmente conformi al suo bene educativo”.Simona Colpani

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Siamo giunti ad una tappa felice del nostrocammino cristiano, che ogni anno, nella liturgia,

ci fa respirare il mistero inestimabile di un Dioche non si chiude egoisticamente nella ricchezzainfinita del suo amore ma passa e rinnova lafaccia della terra!Ed è per questo che è nuovamente Pasqua! E’ an-cora tempo e fortuna per noi di poter gustare ilsuo passaggio. Ci auguriamo che la Quaresimache, ha aperto le porte alle sorprese e ai germoglidella risurrezione, possa regalarci il coraggio di

correre e gridare la gioia della fede, la gioia diessere Chiesa e di sederci alla tavola del Suoamore che si rinnova gratuitamente nei sacramentie nelle vicende della vita.

A Don Flavio, a Don Sergio, alla comunità deipadri Sacramentini, a tutta la nostra comunità,alle nostre famiglie, ai ragazzi e ai sofferentiauguro una BUONA E SANTA PASQUA nell’Annodella fede!

Don Cristian

Parrocchia S. Michele Arcangelo e Madonna del Carmine

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Ra

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Oratorio San Giova

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Non possiamo non dedicare alcune righe di questa nostra pagina dell’oratorio per dire graziea un uomo e a un grande Papa che ha ravvivato la fede della Chiesa e ha brillato per amore

all’uomo e alle sfide del suo tempo. Questo pontefice non rimarrà nella storia solamente perl’atto finale del suo mandato petrino, ma specialmente per ciò che questi otto anni hannosignificato per credenti e non credenti.La sua parola, chiara e lineare, ha illuminato i passi dei discepoli di Cristo e ha spinto altri adaffacciarsi alla fede. Ricordandoci che Dio è Amore, ci ha confermati nel cammino di adesione alfiglio Gesù, perché potessimo trovare speranza e forza nell’amare la vita, la creazione e i fratelli ele sorelle che incrociano la nostra strada.Ringraziamo questo amato padre e pastore per i segni di simpatia con cui si è fatto familiare adogni uomo e donna del nostro tempo.Offriamo al Papa emerito la nostra preghiera che non vuole venire meno, affinché possa trovareserenità e pace nel tempo futuro che lo vedrà pellegrino verso l‘eternità.

Grazie Benedetto XVI!Hai rinvigorito la nostra fede

È La Pasqua del Signore!

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Èun connubio particolare: pareche denaro e comunità cristiane

non possano stare insieme. Tutt’alpiù: devono. Siamo raggiunti datante critiche sulla ricchezza dellaChiesa che ci vergogniamo di par-larne.È sempre rischioso il denaro: siamod’accordo. Ma è pur sempre ne-cessario. Ne abbiamo bisogno: atutti i livelli. Anche in parrocchia.Il lavoro che si realizza in parrocchia

e nella scuola materna è enormeed è frequentemente mediato daisoldi: risorse finanziarie vengonoposte in atto per far fronte allespese, alle continue manutenzioni,ai pagamenti di tanti acquisti.Tutto ciò è possibile poiché tantepersone nascostamente, laborio-samente, generosamente, regalanoil proprio denaro, tempo, idee, or-ganizzazione in ordine a reperirele risorse finanziarie necessarie

allo svolgimento delle attività pa-storali, catechetiche, caritative, li-turgiche, ricreative.Nella riunione di presentazionedel Bilancio 2012, svoltasi in par-rocchia mercoledì 6 marzo, ho evi-denziato una mia costante: con-sapevole della fatica che facciamotutti a sostenere il peso della crisifinanziaria che stiamo vivendo,talvolta drammaticamente, nonchiedo denaro o risorse finanziarie.

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Parrocchia S. Michele Arcangelo e Madonna del Carmine R

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Rendiconto entRate

Soldi e parrocchia

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Insieme con tante collaboratrici ecollaboratori mi impegno convin-tamente a gestire in modo asso-lutamente responsabile e corretto,con enorme rispetto delle inten-zioni degli offerenti, e soprattuttocon grande atteggiamento di ri-sparmio, laddove è possibile. Pertanto, pure nel prossimo futuromi atterrò a questo atteggiamentodiscreto di non chiedere in modoesorbitante o esagerato. Certa-

mente ringrazio e ringrazierò divero cuore tutti coloro che per-mettono alla nostra parrocchia diessere tra le poche in diocesi chenon hanno difficoltà finanziarie,debiti o mutui. Accanto a ciò sonoconvinto che è necessario seguireil dettato costituzionale per il qualesi possono affrontare spese nellamisura del denaro che è stato ri-sparmiato. Pure la nostra parroc-chia spende soltanto il denaro che

ha. E nulla di più. E finalmente,ma non secondariamente: da one-sti cittadini paghiamo sempre letasse. E ciò non è un vanto. È me-ramente il nostro dovere civico diappartenenza ad una collettivitàampia che è l’Italia, che in ognicaso è valore assoluto, forse so-prattutto quando non viene ri-spettata da tutti.

Vostro parroco, don Flavio

Parrocchia S. Michele Arcangelo e Madonna del Carmine

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Rendiconto UScite

Soldi e parrocchia

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CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE (CPaP)Giovedì 24 gennaio, convocato dal Parroco don Flavio, si è riunito per la prima riunione il Consiglio pastorale(CPaP) della nostra parrocchia composto da: Bassanelli Veronica, Bega Ornella, Guastaldi Dragoni Margherita,Lazzarini Luisa, Mismetti don Cristian, Rosa don Flavio, Signorelli Enrico, Togni Dario, Vitali Paola. Sono assentigiustificati: Gamba Ornella e Tarchini Paolo.I motivi della scelta sono stati motivati dal sostegno, vicinanza e spirito di collaborazione col parroco.Si è evidenziato come il Concilio ecumenico Vaticano II e il 37° Sinodo diocesano ci indicano il percorso e le lineeguida della pastorale parrocchiale. Si evidenziano i punti più significativi ed in modo particolare si approfondisceil tema della formazione.Obiettivo fondamentale: trasformare la Scrittura in ParolaÈ importante che tutti coloro che sono chiamati a cooperare si possano incontrare per una condivisione dellefinalità. Occorre cominciare a impostare un progetto per poter avvicinare le persone alle iniziative e determinarele priorità o urgenze da tener presente, perché ogni scelta pastorale orienti la comunità verso le mete stabilite.Il prossimo incontro sarà il 9 aprile; l’ordine del giorno: Ricerca di spazi, tempi e modalità per l’approfondimento dellaScrittura.

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Ecco un nuovo spunto di riflessione per noi genitori. Argo-mento “vecchio” ma allo stesso tempo così contemporaneo

alla nostra vita, i comandamenti.Quante riflessioni abbiamo fatto su questo argomento, quantevolte facciamo fatica a ricordarli, poi arrivano i nostri figli, edoggi, come allora, li imparano durante la catechesi, e noi conloro. Ma perché in un tempo così proteso alla conquista della co-noscenza, in un tempo in cui l’uomo sembra non aver più bi-sogno dell’aiuto del suo Dio, si ripropongono i comandamenti?Dopo tutto forse quest’uomo alla continua ricerca di se stessonon ha più bisogno di regole che limitino le sue ricerche, lasua libertà. Forse oggi non c’è più bisogno di questo decalogo;sono cose risapute: non si ruba, non si uccide, sono regole dibuon comportamento, non è più necessario studiarle e so-prattutto rispettarle?Anche il popolo di Mosè sapeva bene quali erano le buoneregole per vivere nel deserto, ma dato che l’uomo è per suanatura insoddisfatto e sempre alla ricerca di qualche cosa inpiù di ciò che possiede, non era così semplice condividere econvivere negli stessi spazi. Forse proprio Mosè che era ogni giorno in mezzo a loro spe-rimentandone le debolezze, contrapposte all’amore ed alvolere di Dio, in cuor suo conosceva quali fossero i rimedi perquesto popolo.Sapeva bene Mosè che Dio voleva che il suo popolo simettesse nuovamente in ascolto, che si ricordasse di qualegrande alleanza li legava, che si operasse per agire nel giustoe nella piena fiducia del suo amore.Ci piace immaginare Mosè che supportato dalla grazia diDio, stremato dalle difficoltà del suo popolo, abbia scrittodieci piccole-grandi indicazioni per il bene del suo popolo,per donargli la vera libertà e per fargli riscoprire il desideriodi Dio, poi pronto per fare il suo discorso si sia fermato a ri-flettere.Chi mi ascolterà? Chi penserà che agisco per il loro bene e

nel nome di Dio?Mosè conosce molto bene il popolo, ciò di cui ha bisognoma anche ciò che lo rende sospettoso, e così mette le tavolenel suo “zaino” e sale verso il monte. Il silenzio, la preghiera, la riflessione e Dio lo aiuteranno aritornare fra la sua gente con le “tavole sacre”.Anche oggi abbiamo bisogno di qualcuno che ci dica che icomandamenti sono il passaggio verso la libertà e l’amore opensiamo che non ci riguarda più?Spesso Gesù nelle Scritture fa riferimento ai Comandamenti,quindi non li ha dimenticati, e allora noi, non siamo piùcapaci di trasmetterli ai nostri figli senza studiarli ma sempli-cemente attraverso il nostro comportamento?Siamo dotati di tanta intelligenza ma spesso abbiamo timoredi sperimentare l’amore di Gesù e farlo percepire ai nostrifigli, di insegnare loro che la regola fondamentale è viverenell’amore.Dopo tutto siamo brava gente, gente che non uccide, nonruba. Dobbiamo quindi essere in grado di spiegare ai nostrifigli che dire ad un amico cose spiacevoli, offenderlo nelproprio intimo, è certamente quasi ucciderlo; che diffonderefalsità su una persona, togliergli la dignità è senza dubbio lostesso che mettere fine alla sua esistenza.Il Libro dell’Esodo riporta il decalogo così come lo si potevainterpretare in quel contesto storico, dove parlare di schiavio bestiame era comune e comprensibile. Lo sforzo che dob-biamo fare per tradurre nel nostro linguaggio di oggi questiriferimenti, deve essere fatto anche per interpretare il campod’azione di ogni comandamento.Allora forse capiremo che il rispetto del decalogo non limitala libertà dell’uomo, anzi lo rende più vero e quindi veramentepiù libero, e che questo rispetto rinnova ogni volta l’alleanzacon Dio, l’amore che ci rende immagine e somiglianza diGesù.

Mario e Daniela

I comandamenti10Pubblichiamo un interessante riflessione che due genitori di un ragazzo di V elementare

hanno scritto, a partire dall’incontro loro riservato insieme con gli altri genitori una domenica pomeriggio nel nostro oratorio san Giovanni Bosco

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Sabato 23 20,45 Elevazione Coro Jubilate presso padri SacramentiniCommenti scelti in preparazione della settimana santa

Domenica 24 DOMENICA DELLE PALME - PASSIONE DEL SIGNORE - Memoria dei missionari martiri15,00 Celebrazione di 1a confessione in sala Itineris20,30 Veglia diocesana giovani in Seminario

Lunedì 25 15,00-18,00 Confessioni 1a e 2a media21,00 Don Fabio Carminati ci introduce alla settimana autentica

Martedì 26 15,00-18,00 Confessioni 3a media e superiori20,30 Confessioni nella chiesa dei padri Sacramentini

Mercoledì 27 15,00-16,30 Incontro gruppo biblico17,00 la 4a elementare prepara il pane azzimo per la S. Messa in Coena Domini

Giovedì 28 GIOVEDì SANTO - Inizio esercizi spirituali 18-20enni col Vescovo8,00 Ufficio delle letture e Lodi mattutine9,30 S. Messa crismale in cattedrale

17,00 Prove chierichetti21,00 S. Messa in Coena Domini con lavanda dei piedi e riposizione del Santissimo Sacramento22,30 Adorazione notturna della chiesa Sant’Antonio

Venerdì 29 VENERDì SANTO - digiuno e astinenza - Giornata mondiale per la Terra Santa8,00 Ufficio delle Letture e Lodi mattutine9,00-12,00 Adorazione eucaristica 15,00 Via Crucis solenne

16,00 Prove chierichetti 16,00-19,00 Confessioni adulti21,00 Azione liturgica della passione del Signore processione e bacio al Cristo morto24,00 Adorazione vicariale della Croce nella chiesa dell’oratorio di Almenno San Salvatore

Sabato 30 SAbATO SANTO

8,00 Ufficio delle Letture e Lodi mattutine9,00-12,00 Confessioni 10,30 Prove chierichetti14,30 Benedizione delle uova 15,30-18,30 Confessioni21,00 Solenne veglia pasquale

Domenica 31 PASquA DI RISuRREzIONE

S. Messe come orario festivoLunedì 1 LuNEDì DELL’ANGELO

9,00 S. MessaMercoledì 3 Ritiro preti Vicariato15,00-16,30 Incontro gruppo biblicoVenerdì 5 16,00-18,00 Adorazione eucaristica

16,30 Incontro 3a media17,00 Catechesi medie

Domenica 7 2A DOMENICA DI PASquA IN ALbIS, della Divina Misericordia10,30 Battesimi Presentazione CRE in Seminario - Festa diocesana Azione Cattolica

Martedì 9 14,15 Pulizie dell’oratorio (3a media)15,00 Incontro catechiste Cresima21,00 2° incontro Consiglio pastorale parrocchiale (2° piano oratorio)

Mercoledì 10 15,00-16,30 Gruppo biblico17,00 Catechesi elementari

Giovedì 11 20,45 1° incontro fidanzati presso padri SacramentiniVenerdì 12 Congresso internazionale: I papi del Concilio (fondazione Giovanni XXIII)

16,00-18,00 Adorazione eucaristica 16,30 Incontro 3a media17,00 Catechesi medie20,00-21,00 Alla scuola materna consegna abito bianco prima comunione

Sabato 13 Congresso internazionale: I papi del Concilio (fondazione Giovanni XXIII)6° pellegrinaggio vocazionale

Domenica 14 3A DOMENICA DI PASquA

14,30-19,30 Pellegrinaggio delle tre parrocchie di Ponteranica a Sotto il Monte Giovanni XXIII20,30 1° incontro formazione animatori del CRE

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Senza un cambiamento deciso ditanti aspetti della vita della Chiesa

e delle sue istituzioni, la ripresa del-l’evangelizzazione non può decollare,perché in molti Paesi della terra, para-dossalmente, proprio certi aspetti delvolto della Chiesa ostacolano quell’ap-proccio simpatetico con il mondo, lareciproca stima, la disponibilità al dia-logo, indispensabili per comunicare lafede agli uomini.«Liberata dai privilegi materiali epolitici». Papa Benedetto XVI, che oraha lasciato il suo ministero, consegnaal suo successore, irrisolto, il problemache egli coglieva perfettamente, quan-do nel suo discorso del 25 settembre2011, rivolto nella Konzerthaus di Frei-burg in Germania ai «cattolici impegnatinella Chiesa e nella società», guardavaa una Chiesa finalmente «liberata daifardelli e dai privilegi materiali e politici».Ponendosi implicitamente questo in-terrogativo, il papa guardava alle vi-cende della storia nelle quali la Chiesaveniva «liberata» forzatamente e cosìle giudicava: «Le secolarizzazioni infatti- fossero esse l’espropriazione di benidella Chiesa o la cancellazione di privi-legi o cose simili - significarono ognivolta profonda liberazione della Chiesada forme di mondanità: essa si spoglia,per così dire, della sua ricchezza terrenae torna ad abbracciare pienamente lasua povertà terrena».La riforma interiore non basta. Lasantità personale di coloro che operanoa capo delle istituzioni ecclesiastichenon risolve il problema, perché coloroche non sperimentano da dentro lavita della Chiesa ne scorgono il voltosolo dalle sue manifestazioni pubbliche,attraverso i mezzi di comunicazione, ededucono il loro giudizio dalle immaginiche ne percepiscono. L’uomo contem-poraneo non è più disponibile, in nessunambito della vita comune, ad approvarea priori tutto ciò che si decide e si fa inalto: l’emancipazione da ogni forma di

autocrazia fa parte ormai dell’animodell’uomo contemporaneo. (...). L’an-nuncio cristiano è che Gesù, e lui solo,è il Signore, per cui nemmeno alla Chie-sa conviene esercitare una signoriasulle coscienze: il suo linguaggio, purnel dovuto esercizio del suo magistero,che ha il carisma dell’annuncio auto-revole della parola del Signore, dovràessere sempre segnato da forte sensodi sottomissione a Dio e presentarsi almondo come espressione di «un pen-siero umile».L’imprescindibile povertà della formaChristi. Da questo atteggiamento diumile condivisione del travaglio delmondo deriva per la Chiesa anche ilbisogno di abbracciare la povertà, laforma Christi, di cui Cristo si rivestì,egli che «da ricco che era, si è fatto po-vero» perché noi diventassimo «ricchiper mezzo della sua povertà» (2 Cor 8,9). L’uomo d’oggi, che abbiamo l’im-mane compito di evangelizzare, è abi-tuato alle forme di una vita pubblicamarcata da spirito democratico e ugua-

litario. Le stesse autorità civili si sonospogliate delle forme barocche che in-tendevano esaltarne il potere. Ma so-prattutto, di fronte allo spettacolo im-pressionante della spaventosa miseriadi masse enormi di uomini, nessunooggi è più capace di tollerare manife-stazioni di ricchezza là dove si predicail Vangelo.Verso un’ampia sinodalità. Già An-tonio Rosmini, a metà dell’Ottocento,considerava una piaga della Chiesa ladistanza tra i fedeli e i pastori. Che ladistanza si sia molto raccorciata è sottogli occhi di tutti. Restano però due fon-damentali aspetti dell’ecclesiologia con-ciliare, che ancora chiedono alcune ri-forme strutturali per portare i loro frutti.Tutti nel Battesimo hanno ricevuto unafondamentale consacrazione sacerdo-tale, che comprende la grazia e il com-pito di essere mediatori fra Dio e gliuomini. Ebbene questa forma ecclesialedel popolo cristiano, non destinatarioma soggetto della missione, per di-ventare da ideale reale, esigerebbe l’at-

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aPubblichiamo l’articolo scritto da don Severino Dianich. La passione per la Chiesa, che anima questo pre-

sbitero toscano, mi convince circa la possibilità che la sua riflessione venga colta non come imposizione

di un percorso ma sollecitazione a riflettere sulle grandi urgenze che animano questa fase assai delicata

del passaggio da Papa Benedetto XVI al nuovo Papa. Sono convinto che verrà interpretata tale disanima

non come critica nei riguardi di Papa Benedetto bensì quale orizzonte ampio aperto peraltro da tutto il

suo servizio petrino assai prezioso.

Don Flavio

Rinnovare nella continuità

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tuazione del principio della sinodalità.Al livello più alto sta il problema dellacollegialità episcopale e, agli altri livelli,quello dell’attribuzione ai fedeli di unaeffettiva partecipazione alle decisioniriguardanti la vita della comunità. Collegialità episcopale. La collegialitàepiscopale non può attendere la stra-ordinaria convocazione di un concilioecumenico per essere attuata piena-mente. L’esercizio della collegialità in-termedia che determinasse autorevol-mente l’andamento comune delle Chie-se di una certa regione, colmerebbe ilvuoto oggi esistente fra l’autorità delsingolo vescovo e quella del papa, dalquale deriva una situazione di solitudinedell’uno e dell’altro. Manca al singolovescovo il conforto sufficiente di unadecisione collegiale presa al livello piùalto e di una decisione sinodale presaal livello più basso all’interno della suaChiesa. (...). Una condizione, però, affin-ché la collegialità possa mettersi inmoto con quelle sue vivaci e fecondedialettiche che hanno sempre animato

i concili, apportando preziosi frutti perla Chiesa, è che la composizione delcollegio episcopale rappresenti davverola varietà delle Chiese. L’elezione deivescovi dovrebbe tendere quindi acreare un collegio episcopale che nonsia semplicemente esecutivo della linearomana, ma la possa arricchire con pro-spettive diverse. quale forma di esercizio del primato?Infine merita ricordare la preoccupa-zione di Giovanni Paolo II, il qualevoleva si cominciasse a progettare, invista della sospirata unità dei cristiani,una vera e propria nuova «forma diesercizio del primato che, pur non ri-nunciando in alcun modo all’essenzialedella sua missione, si apra a una situa-zione nuova», in vista della sospirataunità delle Chiese. Così ci si apre davantiun altro grande spazio nel quale laChiesa può desiderare che il nuovopapa sia coraggioso riformatore.Con libertà e fiducia. Oltre a questicomplessi ambiti della vita della Chiesa,nei quali il rinnovamento promosso

dal Vaticano II ha bisogno di essereproseguito con coraggio, nuovi pro-blemi dentro la vita vissuta nel quoti-diano dal popolo cristiano sono diven-tati drammatici e stanno mettendo incrisi il rapporto di molti con la Chiesa,quando non addirittura la loro fede. InItalia, Paese nel quale la tradizione cri-stiana è ancora abbastanza condivisa,solo un terzo delle coppie, che inau-gurano la loro convivenza di tipo fa-migliare, lo fa chiedendo alla Chiesa ilsacramento del matrimonio. E’ evidentel’urgenza di una riforma della disciplinacanonica, che non tradisca il dettatoevangelico, ma renda la Chiesa capacedi affrontare positivamente, e non solocon divieti, il problema. (...). Tutti i papiprecedenti hanno sentito con forza lagravità di questa situazione: essa stapassando ora nelle mani del nuovopapa, il quale potrà aprire nuove pro-spettive, perché molte sofferenze pos-sano essere lenite e la fede di moltinon sia messa in pericolo.

Severino Dianich

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Frequenta la seconda elementare; ascuola se la cava abbastanza bene,

anche se le maestre lamentano che nonsvolge i compiti in maniera accurata.Giovanni ha un mamma ed un papà;entrambi lavorano tutto il giorno. Lamamma termina di lavorare alle quattrodel pomeriggio, il papà arriva a casaper cena. Quando Giovanni frequenta la scuolaanche il pomeriggio, la sua mamma lova a prendere, se esce puntuale dal la-voro… ma quando Giovanni non hascuola nel pomeriggio, dopo la mensaesce e torna a casa da solo. Ha le chiavi di casa Giovanni.. i suoigenitori gliele hanno date.. I nonni di Giovanni non ci sono più e glizii abitano lontano, così nessun parentepuò restare insieme con lui nel tempoche i suoi genitori non sono a casa.Così Giovanni torna a casa e resta solo

fino al rientro della sua mamma. Dasolo svolge i compiti e fa merenda…Giovanni è bravo, non combina disastriin casa.. finora… però è un bambino..sarebbe meglio che insieme con lui cifosse qualcuno a casa.. o forse sarebbebello che avesse un luogo dove andarein quel tempo..La storia di Giovanni è la storia ditanti bambini che abitano nel nostroterritorio; alcune famiglie, spesso pernecessità economiche, sono costrette adare priorità ai tempi del lavoro e nonai tempi dei propri figli.A volte però capita che un vicino di casao la mamma di un compagno di classeoffra il suo aiuto e decida di tenere consé quel bambino nel tempo in cui i gen-itori lavorano.. a volte si tratta di unpaio d’ore, fare merenda insieme ed aiu-tarlo nei compiti…Ed in questi casi quanto è felice il nostro

Giovanni!!!Chiunque può dare una mano a queibambini.. mamme, papà, nonni, figli..con poco tempo e un po’ di solidarie -tà… per aiutare le famiglie che fannofatica a conciliare i tempi di una vitafrenetica ma inevitabile per “arrivare afine mese”…Sul nostro territorio ci sono già alcunefamiglie che si sono rese disponibili perbrevi accoglienze a sostegno di altrefamiglie in momentanea difficoltà;queste famiglie stanno da tempo facen-do un percorso insieme di crescita e for-mazione per essere più consapevoli, piùcapaci, più sicure… Il progetto è promosso dal ServizioMinori e Famiglie dei Comuni di Tor-re boldone, Orio al Serio, Pontera-nica e Sorisole.

Per info: Servizio Affidi e Mutualità Familiaritel. 035 574225 d. profes. Silvia Guadagni 392 1308650

La storia di Giovanni…Giovanni ha sette anni. È un bambino vivace e simpatico

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Giovanni Pietro SonzogniAnni 65

† 16 febbraio 2013

Maria Clara LocatelliAnni 50

† 27 febbraio 2013

Amelia Facchinetti Ved. SuardiniAnni 89

† 24 febbraio 2013

Alessandro NavaAnni 76

† 27 gennaio 2013

bramina bonetti ved. TrivellaAnni 84

† 6 marzo 2013

Maria Rubis Ved. CarminatiAnni 76

† 17 febbraio 2013

Piletti Rosa ved. Cattaneo Anni 87

† 14 dicembre 2012

Sono tornati alla casa

del Padre

Hanno ricevuto il Battesimo

Ponteranica e Rosciano

Telefonare a:

don Sergio 035 57 18 67

sagrista 338 67 20 902

don Flavio 035 57 11 40

segreteria 035 57 57 89

AssociAzione

AiutiAmoli A vivere

di PonterAnicA

Realizza da 11 anni progetti di accoglienza di bambini bielorussiprovenienti dalla regione di Gomel, ancora portatori

delle conseguenze dell’incidente nucleare di Chernobyl del 1988.

Info: Resp. Pellegrinelli Ettore - Tel 035 57 03 90 via Valbona, 34/b - Ponteranica

Il 3 marzo 2013MANGILI SIMONEdi Enzo e Rota Flavia

Il 17 febbraiobASSANELLI EMMAdi Davide e Personeni Veronica

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La vita e l’attività di san PierGiuliano Eymard (1811-1868)

è tutta centrata sul sacramentodell’Eucaristia. Gradualmente,egli si libera dell’aspetto devo-zionale e intimistico nel quale simuove in modo quasi esclusivola pietà eucaristica del suo secolo,e giunge a vedere l’Eucaristiacome “forza di rinnovamento”della Chiesa e della società.

La presenza del Signore «Il SS. Sacramento ha sempredominato», così scrive nel suoultimo ritiro personale, pochimesi prima della morte, riper-correndo tutta la sua vita. Eymardsottolinea fortemente la veritàdella presenza di Cristo nel Sa-cramento e il suo carattere unico,nella convinzione che nell’Euca-ristia vi è la persona di Gesù Cri-sto. Da qui le sintetiche affer-mazioni con cui esprime la suafede, come questa: «La santa Eu-caristia è Gesù passato, presentee futuro». Ma, pur sottolineandoquesto aspetto personale, inte-riore, il padre Eymard comprendeanche che la presenza di Cristonell’Eucaristia è l’origine di undinamismo, è legata alla missio-ne: «Grazia di apostolato: fedein Gesù. Gesù è là, dunque a Lui,per Lui, in Lui».

Il pane per la vitaEymard è un promotore infati-cabile della “comunione frequen-

te”. Il santo rompe con la prassidella sua epoca quando, con ilpretesto del “rispetto” al Sacra-mento, molti pastori impedisco-no ai fedeli di accostarsi allamensa eucaristica. La comunione,invece, deve diventare il pernodella vita cristiana. Così scrivenel 1865: «La santa comunionedeve essere il fine della vita cri-stiana... Ogni esercizio che nonha rapporto con la santa comu-nione è fuori dal suo migliorfine». Comunicarsi fruttuosamen-te all’Eucaristia è un gesto checambia la vita, perché: «NostroSignore viene sacramentalmentein noi, per vivervi spiritualmente».E, alcuni mesi prima di morire,annota: «Colui che non si comu-nica, non ha altro che una scienzateorica. Egli non conosce altroche dei termini, delle parole,delle teorie; ignora ciò che essesignificano... L’anima che si co-munica, invece, prima aveva soloun’idea di Dio; ma ora lo vede,lo riconosce alla santa mensa».

La sorgente di un mondo nuovo«Una vita puramente contem-plativa non può essere piena-mente eucaristica: il fuoco hauna fiamma»: così scrive Eymardnel 1861. Adoratore, egli è ancheun apostolo appassionato del-l’Eucaristia. Gli Istituti religiosida lui fondati sono chiamati avivere di quello spirito d’amore

di cui l’Eucaristia è il Sacramento,dando vita a comunità plasmatedall’amore: «Che questo amoreeucaristico di Gesù sia per i nostrila legge sovrana della virtù, chesia il soggetto del loro zelo e lanota dominante della loro san-tità», scrive nelle Costituzioni. L’ideale che affida ai suoi figli èquello di «mettere il fuoco del-l’amore eucaristico ai quattroangoli della terra». E a loro rac-comanda «che il Signore Gesùsia adorato nel suo sacramentoe sia glorificato socialmente nelmondo intero». Questo è il sensodell’espressione «regno dell’Eu-caristia», che ritorna spesso nelleparole dell’Eymard. Così, in unsuo articolo intitolato “Il secolodell’Eucaristia”, scrive: «Il grandemale del nostro tempo è chenon si va a Gesù Cristo come alproprio Salvatore e al proprioDio. Si abbandona il solo fonda-mento, la sola legge, la sola graziadi salvezza... Che fare dunque?Risalire alla fonte della vita, enon tanto al Gesù storico né alGesù glorificato nel cielo, mapiuttosto a Gesù nell’Eucaristia.Bisogna farlo uscire dal suo na-scondimento, perché possa dinuovo mettersi alla testa dellasocietà cristiana... Che vengasempre più il regno dell’Eucari-stia... Adveniat regnum tuum».

p. Flavio Fumagalli

Sacramentini

Il cammino di un santo

Il sacramentodella PasquaL’Eucaristia è il dono del Signore che, ogni volta, ci fa entrare in comu-nione con il suo mistero pasquale e rinnova profondamente la nostravita. Da qui deriva l’importanza di accostarsi con frequenza alla mensadel Signore, come ci insegna il padre Eymard, apostolo dell’Eucaristia.

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Centri di Preghiera nelle Famiglie e Oratorio.Le riflessioni del Consiglio PastoraleDall’ultimo notiziario è trascorsopoco più di un mese, la cronacadella vita della comunità non è dun-que affollata come accade spesso,e ci regala un po’ di spazio per co-noscere un po’ più approfondita-mente non solo quello che si fa, maanche cosa frulla nel “pensatoio”della comunità che è il ConsiglioPastorale.Il Consiglio è stato impegnato inqueste ultime sedute anzitutto avalutare l’esperienza dei Centri diPreghiera nelle famiglie fatta lo scor-so dicembre. La decisione di tentarel’esperienza dei Centri nelle famiglienasceva dall’impegno di realizzareil Progetto Pastorale per il triennio20012/15, imperniato su tre parole

“chiave”: COMuNIONE, FOR-MAzIONE, MISSIONARIETA’.L’iniziativa dei Centri rispondeva allapromozione della prima delle nostre“attenzioni”, la COMUNIONE ma, erachiaro: i Centri erano un’esperienzache non solo favoriva la comunionefra le persone, ma contribuiva a sus-citare anche un atteggiamento mis-sionario, ad entrare nelle case enella vita quotidiana, promuovendoe richiedendo la formazione dellepersone che animavano la preghiera.A confortare questa scelta c’era an-che la lettera pastorale scritta allaDiocesi dal Vescovo Francesco nelloscorso settembre, nella quale trattavaproprio di questa proposta, incor-aggiandone la diffusione. Già l’annoprecedente il Vescovo aveva scritto:“Mi piace immaginare la Chiesacome una casa. All’inizio era propriocosì: la comunità dei cristiani nonaveva luoghi propri, ma si riunivanelle case: le case della Chiesa”.

L’esperienza di dicembre, varata congrande prudenza dal Consiglio Pas-torale per due serate, aveva il meroobiettivo di valutare l’accoglienza ela praticabilità dell’iniziativa. L’idealesarebbe stato di raggiungere uncerto numero di Centri, fino a copriretutte le diverse zone della comunità,ma la scelta del Consiglio è stataquella di limitarsi – una volta pro-posta l’iniziativa - ad accogliere larisposta delle famiglie disposte adospitare e degli animatori per coor-dinare. Così è stato: i centri sonostati sette e nelle due serate, con-temporaneamente, hanno ospitatogruppi di persone e famiglie che sisono incontrate per pregare e ri-flettere sulla Parola di Dio. CiascunCentro disponeva di uno/due coor-dinatori che si sono preparati nellesettimane precedenti secondo unatraccia comune per animare lapreghiera. La partecipazione è statadiversificata secondo le zone e laloro “socialità”: dalle oltre trenta per-sone di un centro alle sette/otto diqualche altro. Ma nella valutazionefatta dal Consiglio Pastorale, al di làdei numeri che non erano l’obiettivodi questa prima proposta, si è evi-denziato soprattutto il clima positivoe la buona accoglienza da parte ditutti i protagonisti: le famiglie ospi-tanti, i coordinatori, i partecipanti.Vinta la tentazione di riproporresubito, dopo Pasqua, in modo piùcorposo una nuova serie di incontri,il Consiglio ha così deciso di istituireun piccolo gruppo di lavoro che in-sieme con don Sergio raccogliesse

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Parrocchia della trasfigurazione in RoscianoParrocchia di SS. Alessandro e Vincenzo in Ponteranica

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Vita dellaComunità

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le indicazioni emerse e pre-disponesse la nuova proposta. I Cen-tri riprenderanno con il prossimoanno pastorale: a settembre ci saràil lavoro di sensibilizzazione dellacomunità e di preparazione del-l’iniziativa. Si terranno poi quattroserate, ogni venerdì per quattro set-timane nel mese di ottobre. Dalmese di novembre i Centri si riat-tiveranno per una serata ogni mese.Da qui a settembre il Consiglio ha

invitato a sensibilizzare la comunitàed a favorire una più capillare ac-coglienza dei Centri nelle famiglie.Il Consiglio è poi passato a riflet-tere sull’esperienza dell’oratorio,registrando la buona partecipazionealle iniziative legate alla catechesi,la scarsa risposta alle altre iniziative,la poca disponibilità a collaborarenella sua gestione. Don Sergio haaperto la riflessione ponendo sultappeto due concrete necessità: il

rinnovo del Consiglio dell’Oratorioe l’urgenza di nuove figure educa-tive, in particolare di una figura diriferimento che si faccia carico delleiniziative oratoriane. Dalle prime battute nella riflessioneè emersa la preoccupazione di “con-dividere” l’oratorio con tutta la co-munità, in particolare le famigliedei ragazzi. Don Sergio ha sottolin-eato il rischio che i genitori nonavvertano l’oratorio come un valoreaggiunto, un’opportunità preziosaper arricchire la rete educativa cheavvolge i ragazzi nel nostro territorio.Si avverte spesso – ha sottolineatocon forza - l’odiosa sensazione diessere considerati “erogatori diservizi” e non collaboratori nell’ed-ucazione: “All’oratorio – come allealtre realtà educative come la scuola,le realtà sportive ecc. – si chiedespesso lo stesso servizio che sipotrebbe chiedere ad un distributoredi bibite: si inserisce la moneta(meglio ancora se è gratis…) e sichiede l’erogazione di un prodotto,diverso per ogni erogatore; l’oratoriodeve insegnare il catechismo epreparare ai sacramenti, e basta; poic’è chi deve insegnare a tirare calcial pallone, la scuola deve insegnarel’inglese, la matematica ecc… Ma anessuno è riconosciuta davvero lavalenza della cooperazione educativache la famiglia tende a tratteneresolo per sé, invitando gli altri a fareil loro dovere e a non intromettersinell’educazione dei propri figli. Ter-minata la sua ora di servizio, l’oratorioscompare dai pensieri di molti gen-itori. Passarvi una serata insieme (laproposta della cena delle famiglie,il terzo sabato del mese), unadomenica pomeriggio (la propostadelle merende, dei film…), “investirvi”tempo, interesse, passione… èdavvero di pochi. Non si avverte l’o-ratorio, la comunità, come unafamiglia nella quale immergersi evivere – e far vivere ai figli – un trattodel loro cammino. Che è la vera sfida,il vero apporto che può dare. È unpeccato che non si comprenda chenon si educa da soli, che una rete

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educativa sul territorio è ricchezzaper ciascuno. E soprattutto che sidevono investire energie per arric-chire questa rete: presenza, collab-orazione, disponibilità, interesse. Senon interessa alle famiglie, e nonsono loro a prendersene cura, pos-siamo anche chiudere l’oratorio”. Daqueste provocatorie considerazionisi è aperto un dibattito intenso, ag-giornato alla prossima riunione difine marzo.

un po’ di contiAl 31 dicembre 2012 la parrocchiaaveva saldato quasi tutte le fatturerelative ai lavori del Centro PastoraleParrocchiale (ex-casa parrocchiale).Attenzione, non significa che abbi-amo pagato i nostri debiti. Significasolo che abbiamo saldato tutti i nos-tri creditori (con i tempi che corronoci siamo davvero impegnati a nonfar attendere chi aspettava dei paga-menti da noi), e non avendo soldiabbastanza li abbiamo chiesti inprestito alla banca. I costi, preventivati in 790.000 euro,si solo dilatati fino ad un saldo dicirca 840.000 euro (non molto dipiù visto che - dato lo stato di con-

servazione di solette e muri - le soleopere murarie si sono rivelate parec-chio più onerose del previsto). Oltre440.000 euro sono già stati effetti-vamente pagati. Altri 60.000 eurocirca ci sono venuti dai prestiti fidu-ciari di persone che li hanno prestatialla comunità senza interessi e limitidi tempo. Per pagare la rimanenzail 31 dicembre 2012 ci siamo indeb-itati con la banca, aprendo un mutuodi 8 anni per un importo di 400.000euro, qualcosa in più rispetto al nec-essario, per avere un minimo didisponibilità di fronte ai continui la-vori di manutenzione ordinaria: pro-prio nei mesi scorsi abbiamo iniziatoa rinnovare anche l’impianto micro-fonico della chiesa, sempre più de-teriorato e inadeguato.Il periodo si conferma economica-mente difficile, e dunque non pos-siamo che ringraziare le personeche ci stanno aiutando ad affrontarequesto impegno oneroso per i contidella nostra comunità. Approfittiamoper ricordare che destiniamo al paga-mento di questo debito le offerteche raccogliamo nelle S. Messe dellaprima domenica del mese.Anche la parrocchia di Rosciano si

avvia a ristrutturare la sua casa par-rocchiale per ospitare la Comunitàdelle Beatitudini. Sul prossimo nu-mero illustreremo in linea di massimaquesto lavoro. Sempre sul prossimonumero pubblicheremo una sintesidei bilanci e della situazione fi-nanziaria delle nostre comunità.

Le carte di Alice nel paese delle meraviglie…Quest’anno per la sfilata di carnevaleabbiamo deciso di creare un mazzodi carte. La cosa più interessante ebella è stato il lavoro di preparazioneche abbiamo fatto con i bambini inoratorio per due domeniche; sem-brava un vero e proprio “cantiere”con operai di tutte le età… Il giornodella sfilata c’era davvero una bellagiornata calda e di sole che ha con-tribuito a rendere bello e allegro ilcorteo di carnevale. Al nostro arrivoall’oratorio della Ramera ci siamoritrovati tutti insieme per una buonis-sima merenda e un bel bicchiere dithè caldo. Un pomeriggio all’insegnadel divertimento, musica e tanta al-legria che ha coinvolto tutti grandie piccini.

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LA SETTIMANASANTA

Sono i giorni nei quali la Liturgiasegue passo passo gli ultimi eventidella vita terrena di Gesù

LA DOMENICA DELLE PALMEDa questa domenica ha inizio la Setti-mana santa.In questo giorno la Chiesa fa memoriadell’ingresso di Cristo in Gerusalemmeper compiervi il suo Mistero pasquale.

LA MESSA DEL CRISMALa Messa crismale viene celebratasotto la presidenza del Vescovo nellacattedrale la mattina del Giovedì san-to.Nella stessa messa sono benedetti: ilCrisma (l’olio profumato utilizzato nelBattesimo, nella Cresima e nell’Ordine),l’Olio dei catecumeni e l’Olio degliinfermi.

LA PASquA CELEbRATA IN TRE GIORNI“Il Triduo pasquale della Passione eResurrezione del Signore ha iniziodalla Messa in cena domini, ha il suofulcro nella Veglia pasquale e terminacon i Vespri della Domenica di Re-surrezione.”Questo triduo è la realtà stessa dellaPasqua del Signore celebrata in tregiorni: il venerdì celebra la morte, ilsabato la sepoltura, la domenica laResurrezione. Ogni giorno del triduorichiama l’altro e si apre sull’altro. Ilcentro di gravitazione dei tre giorniè la Veglia pasquale con la celebra-zione eucaristica.

GIOVEDI’ SANTOLA MESSA “IN CENA DOMINI”Nella Messa “in cena domini” la Liturgiaricorda l’istituzione dell’Eucaristia, ce-lebrando il memoriale dell’ultimacena.In questo contesto va visto il ritodella “lavanda dei piedi” che in tuttele chiese si può celebrare dopo l’ome-lia della “Messa in Cena Domini”.Il rito deve aiutare a comprenderemeglio il grande e fondamentale pre-cetto cristiano della carità fraterna.

VENERDI’ SANTOIl venerdì santo non è consideratodalla Liturgia un giorno di lutto e dipianto, ma un giorno di amorosa con-templazione del sacrificio di Gesù.L’elemento fondamentale e universale

della Liturgia di questo giorno è laproclamazione della Parola: possibil-mente celebrata alle tre pomeridiane,ora della morte di Gesù, in cui vieneletta la Passione secondo Giovanni.Il venerdì santo è giorno di digiuno,da protrarsi possibilmente anche alsabato santo, come segno esterioredi partecipazione interiore al Sacrificiodi Cristo.

SAbATO SANTOIn questo giorno la Chiesa sosta pressoil sepolcro del Signore, meditando lasua Passione e Morte, astenendosidal celebrare la Messa.La ragione del carattere notturnodella VEGLIA PASQUALE sta nel si-gnificato del passaggio dalle tenebrealla luce come passaggio di Israeledalla schiavitù alla libertà, passaggiodi Cristo dalla morte alla vita gloriosa,

passaggio dei credenti in Cristo dallamorte del peccato alla vita divina.Liturgia della luceIl cero viene portato processional-mente verso l’altare. Il senso di questaprocessione è: siamo il nuovo popolodi Dio, seguiamo Cristo risorto, lucedel mondo.Seguono:la Liturgia della Parolala Liturgia battesimalela Liturgia EucaristicaL’Eucaristia di questa notte è l’azionedi grazie più alta e significativa resadalla Chiesa al Padre, per averci datoil suo Figlio morto e risorto. Tutto ciòche la Chiesa compie durante l’interoAnno Liturgico converge in questaMessa e parte da questa Messa pa-squale.

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CALendARIo PAStoRALeDomenica 24 Domenica Delle palme - inizio Settimana Santa

10,30 S. Messa - animazione 5a primaria

18,30 S. Messa a San Rocco Castello

Martedì 26 20,30 Confessioni di Pasqua per adulti padri Sacramentini

Venerdì 29 24,00 Adorazione della Croce - Iniziativa vicariale

Domenica 31 paSqua Di ReSuRRezione

8,00 - 10.30 - 18,30 S. Messe Ponteranica

9,00 - 17,00 S. Messe Rosciano

lunedì 1 luneDì Dell’angelo

8,00 S. Messa Ponteranica

17,00 S. Messa Rosciano

Domenica 7 2a Domenica Di paSqua Gita a Verona

Lunedì 8 annunciazione del Signore

20,45 Incontro catechisti

Giovedì 11 20,30 Inizio itinerario preparazione al matrimonio Padri Sacramentini

Sabato 13 7,00 Pellegrinaggio mensile vocazionale padri Sacramentini

Rosciano

Domenica 14 3a Domenica Di paSqua pellegRinaggio a Sotto il monte

18,30 S. Messa Costa Garatti

Giovedì 18 20,30 Itinerario preparazione al matrimonio padri Sacramentini

Sabato 20 19,30 Cena delle famiglie - Sono invitate particolare

le famiglie dei ragazzi di 2a media Oratorio

Domenica 21 4a Domenica Di paSqua - Giornata mondiale vocazioni

15,30 Battesimi comunitari

20,00 GVG5 - Vicariato padri Sacramentini

Mercoledì 24 20,30 Itinerario di preparazione al matrimonio padri Sacramentini

Domenica 28 5a Domenica Di paSqua pRime comunioni

raccolta viveri per il Centro di 1° ascolto

18,30 S. Messa a S. Rocco Castello

Mercoledì 1 20,30 apertura del mese di maggio

Giovedì 2 20,30 Itinerario di preparazione al matrimonio padri Sacramentini

Sabato 4 17,00 Incontro padrini della Cresima Ponteranica

Domenica 5 6a Domenica Di paSqua Festa della mamma

Raccolta per il centro parrocchiale

11,30 Battesimi comunitari

Lunedì 6 20,15 Rosario

20,45 Incontro dei catechisti

Martedì 7 20,15 Rosario

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eAPPUntAMentI SettIMAnALIVenerdì, ore 20: Ufficio per i defunti a Ponteranica.

Gli orari per le Sante Messe sono consultabili nell’ultima di copertina.

nel Calendario Pastorale vengono segnalate solo le eventuali modifiche.

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Mercoledì 8 20,15 Rosario

Giovedì 9 20,15 Rosario

20,30 Itinerario di preparazione al matrimonio padri Sacramentini

Sabato 11 7,00 Pellegrinaggio mensile vocazionale p. Sacramentini

Rosciano

Domenica 12 aScenSione Del SignoRe

15,00 Prime Confessioni

18,30 S. Messa Costa Garatti

Lunedì 13 20,15 Rosario

Martedì 14 20,15 Rosario

Mercoledì 15 20,15 Rosario

Giovedì 16 20,15 Rosario

20,30 Itinerario fidanzati padri Sacramentini

Domenica 19 pentecoSte

15,30 Sante Cresime

20,00 GVG5 - Vicariato padri Sacramentini

Lunedì 20 20,15 Rosario

Martedì 21 20,15 Rosario

Mercoledì 22 20,15 Rosario

Giovedì 23 20,15 Rosario

20,30 Itinerario fidanzati padri Sacramentini

Venerdì 24 20,30 Pellegrinaggio mariano vicariale Sombreno

Domenica 26 SS. tRinità conclusione dell’anno catechistico

raccolta viveri per il Centro di 1° ascolto

18,30 S. Messa a S. Rocco Castello

Lunedì 27 20,15 Rosario

Martedì 28 20,15 Rosario

Mercoledì 29 20,00 Conclusione del mese di maggio

Giovedì 30 20,30 apertura giornate eucaristiche padri Sacramentini

Venerdì 31 16,00-17,00 Adorazione guidata Parrocchiale

17,00-18,00 Adorazione silenziosa Parrocchiale

Sabato 1 16,00-17,00 Adorazione guidata Parrocchiale

17,00-18,00 Adorazione silenziosa Parrocchiale

Domenica 2 11,30 Battesimi comunitari

20,00 S. Messa e processione

Lunedì 3 Celebrazione in ricordo della morte di Papa Giovanni XXIII

Venerdì 7 cuore di gesù - Giornata mondiale santificazione sacerdotale

20,45 Consiglio pastorale salone dell’Angelo

Sabato 8 7,00 Pellegrinaggio mensile vocazionale p. Sacramentini

Rosciano

Domenica 9 10a Domenica Del tempo oRDinaRio

18,30 S. Messa Costa Garatti

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CALendARIo PAStoRALe

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Pellegrinaggio a Lourdescon la Fraternità delle Beatitudini

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Page 25: comunita insieme 2 2013

Il 15 febbraio, nella Sala Itineris, l’associazionePonteranica Attiva ha organizzato un incontro

con la popolazione dal tema: “Il cittadino puòinfluenzare il comportamento dei politici” conrelatori i professori Claudio Buttinoni, giurista, eDario Nicoli, sociologo.Ha aperto l’incontro il prof. ClaudioButtinoni che ha trattato dell’eticadella cittadinanza, evidenziandoin modo particolare i seguentiaspetti:La cittadinanza è l’insiemedei diritti e dei doveri dellepersone che vivono all’in-terno dello stesso Stato. Di-venire o essere cittadinoitaliano significa acquisiree poter esercitare quei diritti,ma anche assumere l’obbligodi adempiere ai doveri previsti.Il termine “cittadino” venne usatoin maniera politicamente consapev-ole già nella Francia rivoluzionaria del1789. Quando i francesi iniziarono a chiamarsil’un l’altro citoyen, “cittadino”, significò l’abolizionedi tutti i titoli nobiliari, con iconnessi privilegi: giuridica-mente i francesi erano diven-tati tutti uguali. La cittadi-nanza venne, poi, associataall’acquisizione del diritto divotare e, quindi, alla gradualeespansione della democrazia. A fronte dei diritti riconosciutie garantiti, la cittadinanza comporta l’impegno adadempiere doveri inderogabili di solidarietà: quellastessa società politica che assicura ai suoi membridiritti e protezione, ha bisogno a sua volta del con-tributo di ciascuno di essi; solo in questa reciprocasolidarietà il corpo sociale può vivere e svilupparsi.Ciò viene espresso, ad es-empio, nell’Articolo 4,secondo comma: Ogni cittadino ha il do-vere di svolgere, secondole proprie possibilità e lapropria scelta, un’attivitào una funzione checoncorra al progresso

materiale o spirituale della società.Non ci sentiamo più cittadini di uno Stato perchénon avvertiamo più la sua presenza,non ci sentiamopiù membri di un gruppo, di una classe sociale checome tale rivendica diritti di parte.Al tempo stesso

le trasformazioni sociali fanno sorgere nuovenecessità, non più legate al singolo ma

a gruppi carenti di diritti, donne,detenuti, immigrati, bambini,

anziani, poveri, disabili, tossi-codipendenti, alcolisti, ecc...

Sorgono nuovi bisogni, chenon sempre trovano im-mediata risposta da partedegli organi politici, madi chi è la colpa chi è il re-sponsabile? Non sempre il

maggiordomo è il colpevolequasi mai viene però ritenuto

innocente, ovvero… Lo Statoè visto il responsabile delle caren-

ze, bisogni non soddisfatti, esigenzesociali spesso disattese., Ma chi è lo

Stato? Chi ha il compito di decidere in modoconsapevole?

Il cittadino, e non per ragionemorale o etica ma per doverecostituzionalmente garantito.È nostro compito, infatti, agireper il benessere materiale ospirituale della società. Agirecon consapevolezza significaessere cittadino.Il prof. Dario Nicoli ha ap-

profondito la situazione politica italiana eviden-ziando come la crisi ha colpito non solo l’Italia,ma tutto il mondo e come oggi sono necessaririconversione e cambiamento nello stile di vita.Gli argomenti sono stati sviluppati anche grazie

ai numerosi interventi del pub-blico.

Ponteranica Attiva contin-uerà la sua attività di for-

mazione socio-politicaorganizzando incontri

su temi di attualità egià fin d’ora invita icittadini a parteciparenumerosi.

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“Il cittadino può influenzare il comportamento

dei politici?”

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Identità, ruolo, appartenenza, responsabilità sonostate le parole poste al centro di un interessante

incontro sulla corresponsabilità dei laici nella Chiesa,svoltosi giovedì 31 gennaio presso il Centro Emmausdi Almè. L’incontro, promosso dal Consiglio pastoralevicariale per tutti gli operatori parrocchiali, ha vistouna buona partecipazione di preti e laici, special-mente in rappresentanza dei ConsigIi pastorali par-rocchiali ed aggregazioni presenti nelle nostre co-munità. Per sottolineare con maggiore forza il valore dellacorresponsabilità nella Chiesa tra laici e presbiteri,l’approfondimento del tema è stato affidato a Pier-giorgio Confalonieri già Presidente dell’Azione Cat-tolica diocesana e segretario nazionale del SettoreAdulti ed a mons. Silvano Ghilardi, Assistente dio-cesano dell’Azione Cattolica ed Assistente spiritualedei seminaristi di Teologia.Nel suo intervento introduttivo, Piergiorgio Con-falonieri, rifacendosi ai documenti del Concilioecumenico Vaticano II, tra i quali la Lumen Gentium,nonché a Giuseppe Lazzati, ha messo in evidenza itratti essenziali dell’identità del laico. Essa si originadal Battesimo in virtù del quale la vita del “fedelelaico”, innestata in Cristo, partecipa alla missionedel popolo cristiano nella Chiesa e nel mondo: an-nunciare e testimoniare la buona notizia del Van-gelo.Ne deriva che per ogni laico è fondamentale sentirsichiesa, vivere un’appartenenza piena, attraverso laquale anch’egli diventa soggetto corresponsabilepartecipando alla sua azione missionaria, insiemecon gli altri. Con tale coscienza, il laico trova anzituttonelle realtà quotidiane: famiglia, lavoro, professione,arte, cultura, tempo libero, i luoghi dove esprimerela sua vocazione, il proprio apostolato, la propria

indole secolare. Queste realtà sono infatti l’elementoqualificante del modo di essere nel mondo da partedei laici.Rifacendosi ad un intervento del Vescovo mons.Beschi al Consiglio pastorale diocesano del giugno2010, Piergiorgio Confalonieri ha successivamentetoccato l’argomento dei Consigli pastorali, all’internodei quali, laici e presbiteri sono chiamati, in spiritodi comunione, ad esercitare la partecipazione e lacorresponsabilità di tutti i battezzati all’unica missionedella Chiesa, mediante l’azione del consigliare.Dentro tale azione, secondo il Vescovo, “sta fortissimoil senso di responsabilità di ciò che si dice e di ciòche comporta ciò che si dice”. Il consigliare nellaChiesa presuppone dunque un sentire ecclesialecomune, specie in questi organismi pastorali, luoghiin cui si dovrebbe imparare a fare discernimentocomunitario. Nella sua conclusione, il relatore ha ricordato chepartecipazione e corresponsabilità nella Chiesa enel mondo non sono “imperativi morali” ma elementicostitutivi dell’identità dei laici e quindi espressionevera della loro fedeltà alla propria vocazione ed alfine apostolico della Chiesa.Mons. Silvano Ghilardi, riprendendo alcuni passaggidella relazione di Confalonieri, ha esordito rilevandocome il Concilio Vaticano II, nel decreto dedicatoall’apostolato dei laici Apostolicam Actuositatem,abbia molto parlato dei laici e delineato con grandespessore la figura del laico richiamando le grandipersonalità e le opere sociali dei cattolici, realizzatetra la fine dell’Ottocento ed i primi anni del Novecento.Nonostante ciò a distanza di 50 anni, la nostraChiesa risulta essere piuttosto “clerocentrica” conun laicato più defilato in ambito ecclesiale e menoincisivo in ambito sociale. Il risultato è una presenza

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Vicariato

La corresponsabilità dei laicinella vita e missione della Chiesa

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cospicua di laici generosi attivi nelle nostre comunitàparrocchiali, pressoché assenti a livello sociale, negliambiti di vita feriale che sono i luoghi della missionestessa della Chiesa.In questi ultimi decenni, non è certo mancato ilprotagonismo dei laici nella vita delle nostre par-rocchie, caratterizzato:da grande generosità accompagnata spesso dacompetenza, intuizione e impegno per qualificareal meglio il proprio servizio;dalla disponibilità alla collaborazione con i pretidella parrocchia, riconosciuti ultimi responsabili deidiversi ambiti di vita ed iniziative a cui spetta ogniscelta o decisione, rischiando tuttavia la subalternitàe la deresponsabilizzazione del laico nei confrontidel clero.dalla tendenza in molti alla “specializzazione” delproprio ruolo e della propria presenza nella comunitàattraverso un particolare servizio (es. catechista),ma di limitarsi a considerare il proprio ambito diimpegno, dimenticando “il benessere” complessivodella propria comunità.Alla luce di queste considerazioni sul protagonismodei laici, sulla necessità che assumano sempre piùin maniera consapevole e responsabile il proprioruolo nella missione della comunità cristiana, mons.Ghilardi ha invitato laici e sacerdoti a favorire lapresenza delle associazioni laicali nelle parrocchie

per aiutarle con le proprie peculiarità e carismi, a“maturare forme più consone di condivisione e cor-responsabilità”.La corresponsabilità laicale, inoltre, non può pre-scindere dall’azione pastorale. Essa potrebbe esserepensata azione propria del pastore (il Vescovo, ipresbiteri da lui posti a capo delle singole parrocchie)che con la collaborazione di molteplici laici conducela comunità cristiana, a lui affidata, a testimonianzaevangelica credibile ed efficace. Più profondamente l’azione pastorale, alla luce delConcilio, può essere definita l’impegno complessivocon cui la Chiesa edifica se stessa “popolo radunatonell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito santo”(Lumen Gentium 4).Ma “un’autentica azione pastorale è anzitutto corri-spondere all’azione dello Spirito”, all’azione stessadi Dio, ha affermato mons. Ghilardi. “Qui – haconcluso – si radica la corresponsabilità di tutti ifedeli laici: non la suddivisione dei compiti, ma lacostante e comune ricerca di tutti i credenti percorrispondere al progetto e all’iniziativa di Dio”. Epertanto, il primo passo con il quale si riconosce ilprimato dell’iniziativa di Dio è accogliere e valorizzarei carismi e le vocazioni che lo Spirito suscita all’internodi una comunità.

Maurizio Mazzocchi

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Agenda di Ponteranica

e Roscianodon Sergio Scotti Parroco

Casa Parr. Ponteranica tel. 035 57 18 67

[email protected]

www.parrocchiediponteranica.it

Silvano Ceruti tel. 338 67 20 902

Scuola dell’Infanzia tel. 035 57 41 53

fax. 035 41 29 232

orari SS. Messe a Ponteranica Chiesa Parrocchiale

Prefestiva: ore 18.30

Festiva: ore 8.00 – 10.30

Feriale: ore 17.00

(lunedì, mercoledì e giovedì)

ore 8.00

(martedì, venerdì e sabato)

ore 20.00

ufficio per i defunti (venerdì)

(sospeso nella Quaresima)

Chiesa di San Rocco al Castello

Festiva: ore 18.30

(la quarta domenica del mese)

Chiesa di San Girolamo Emiliani

(alla Costa Garatti)

Festiva: ore 18.30

(la seconda domenica del mese)

orari SS. Messe a Rosciano

Chiesa Parrocchiale

Prefestiva: ore 19.00

Festiva: ore 9.00 (no luglio-agosto)

ore 17.00

Feriale: ore 18.00

(giovedì - no luglio-agosto)

Grotta della B.V. di Lourdes

Festiva: ore 17.00

(da maggio a fine settembre)

S. Marco in Maresana

Festiva: ore 11.00 (luglio e agosto)

Agenda di Ramera

don Flavio Rosa Parroco tel. 035 57 11 40

Casa Parr. Ramera cell. 340 66 53 939

don Cristian Mismetti tel. 035 57 01 81

cell. 347 88 94 972

Scuola dell’Infanzia tel. 035 57 13 85

Segreteria parrocchiale Ramera:

Aperta da lunedì a venerdì ore 14.30 – 17.30

Per certificati, anagrafe, abbonamenti,

informazioni, prenotazioni Cineteatro,

iniziative varie… tel. 035 57 57 89

e mail: [email protected]

Pratiche Cisl Inas (lunedi mattino) ore 9.00-11.30

Ponteranica Attiva e mail:

[email protected]

orari SS. Messe a Ramera Chiesa Parrocchiale

Prefestiva: ore 18.00

Festiva: ore 7.30 – 9.00

(alla Chiesina di S. Giorgio alla Petos)

10,30 - 18,00

Feriale 8.00 – 16.30

venerdì ore 16.00

adorazione eucaristica

segue messa 18,00

orari SS. Messe Padri SacramentiniPrefestiva ore 17,30

Festiva ore 8,30 - 11,00 -

17,30

Feriale ore 7,00 - 17,30

Padri Sacramentini tel. 035 57 10 15

[email protected]

orari SS. Messe alla Madonna dei CampiPrefestiva ore 18,00

Festiva ore 9,30

Gruppo diocesano

LA CASAInContRI di ASCoLto e di PReGHIeRA

per persone SePARAte, dIVoRzIAte o RISPoSAte,

ogni primo martedì del mesealmenno san salvatore

presso il chiostro vicino all’oratorio - via cappuccini n.3.