COMUNITA' INSIEME - Sant'Anna - Luglio 2013

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COMUNITÀ INSIEME GRIGNANO SANT’ANNA 2013 NUMERO XII

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Edizione multimediale della rivista periodica della comunità di Grignano in occasione della festa di Sant'Anna. www.grignano.bg.it [email protected]

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COMUNITÀ INSIEME

GRIGNANOSANT’ANNA 2013

NUMERO XII

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COMUNITÀ INSIEMEPeriodico della comunità di Grignano

Redazione:

Don Roberto PlebaniAlbani SilvioBonetalli VeronicaCarminati GennaroCornelli EmanuelaGambirasio PetraMonzani SaraMorra MarcelloPaganelli ElenaPlati Emily

SANT’ANNA 2013

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In copertina: Particolare di affresco romanico, Autore ignoto, Diocesi di Bergamo, Museo e tesoro della Cattedrale

STUDIO GRAFICO & COMUNICAZIONECONSULENZA GRAFICA

DIGITAL PUBLISHING & WEB

STAMPA DIGITALE e OFFSETDECORAZIONE VETRINE

E AUTOMEZZI

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SOMMARIO

• Editoriale

• La preghiera della manodi Papa Francesco

• Lettera di Papa Francesco ai pellegrini bergamaschi

• Padre Giuseppe ci scrive

• Associazione San Vincenzo

• Associazione Daniele Onlus

• Fotografie di vita di Parrocchia

• Sport – Scuola calcio Atletico Grignano

• Recensione dell’affresco in copertina

• Mostra di pittura a Grignano

• Bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi

• “La congiura della torri” – Libro

• Calendario liturgico e programma della sagra

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EDITORIALE

“Io li amo e loro mi amano”

Sono le ultime parole che Giovanni XXIII ha detto al suo segretario, quando gli ha comunicato che la piazza san Pietro era piena di pellegrini che pregavano per lui. Papa Giovanni XXIII è entrato nel cuore della gente, per la “semplicità del suo animo”. Con un linguaggio semplice e comprensibile dettato dal cuore, ha conquistato le persone, parlando al mondo di pace, di dialogo, di amicizia e di misericordia. L’amore verso ogni essere umano, quale che sia la sua storia, la sua cultura, il colore della sua pelle o il tenore delle sue idee, ha caratterizzato il suo pontificato. Il 31 maggio 1963 Roncalli scriveva: “Nelle mie conversazioni notturne ho sempre avuto davanti a me questo Gesù crocefisso, con le braccia aperte per ricevere tutti”.

In tante case era presente l’immagine di papa Giovanni. Non era una semplice devozione, era la necessità di sentirsi amati, benedetti dal quel Papa buono perché accompagnasse il cammino di ogni persona. Tanta gente l’ha invocato come un santo ancor prima della sua beatificazione! A cinquant’anni dalla sua morte resta anzitutto il calore di quella carezza che l’11 ottobre 1962

mandò ai bambini di tutto il mondo a chiusura della prima giornata del Concilio Vaticano II.

L’attenzione agli ultimi, ai poveri, è sempre stato un assillo per Papa Giovanni: due mesi dopo dall’elezione, il 28 ottobre 1958, volle recarsi in visita al carcere romano Regina Coeli. Lì disse ai detenuti: “Non potete venire da me, così io vengo da voi. Dunque eccomi qua, sono venuto, mi avete visto; io ho fissato i miei occhi nei vostri, ho messo il cuor mio vicino al vostro cuore”.

Di papa Giovanni resta anche l’intuizione profetica del Concilio Vaticano II. A chi gli diceva di essere avanti con gli anni, per portare avanti una riforma della Chiesa, diceva: “Tu dimentichi che le cose non si fanno per fare bella figura, ma per obbedire a Dio. È solo quando avrai messo il tuo io sotto i piedi che potrai dirti davvero un uomo libero!”. Ha voluto un Concilio, perché aveva capito che una Chiesa chiusa in se stessa, non sarebbe stata più credibile nell’annunciare il Vangelo. Era animato dall’idea di una Chiesa che doveva “uscire” per cercare nuova vita, di una chiesa che doveva essere come “la fontana del villaggio”, dove tutti potevano andare a prendere un po’ di acqua. Un cambiamento per dialogare con la modernità. “Aprirsi al dialogo vuol dire necessariamente abbassare le difese: un rischio per molti inaccettabile. E invece è proprio quel rischio che alimenta le possibilità della pace universale, della fratellanza fra gli uomini”.

Espressiva è una frase del discorso di apertura, dove ricordava che il mondo non ha bisogno di profeti di sventura, che vedono il male dappertutto e aspettano il giudizio di condanna da parte di Dio. Il mondo, ha bisogno di una Buona Parola, della certezza di essere ogni giorno benedetti dal Padre, per essere buona parola per gli altri.

Papa Giovanni cinquant’anni fa ha regalato al cuore di tanti che, pur lontani dalla vita e dalla prassi ecclesiale, la bontà di Dio e da lui si sono sentiti presi per mano e capiti. E soprattutto, voluti bene.

Don Roberto

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Il pollice è il dito più vicino a te.Così inizia a pregare per chi ti è più vicino. Sono le persone che più facilmente tornano nei nostri ricordi. Pregare per le persone a noi care è “un dolce obbligo”.

Il dito seguente è l’indice. Prega per chi insegna, educa e medica, quindi per maestri, professori, medici e sacerdoti. Questi hanno bisogno di sostegno e saggezza affinchè possano indicare la via giusta agli altri.

Non dimenticarli mai nelle tue preghiere.

Il dito seguente è il più alto. Ci fa ricordare i nostri governatori. Prega per il presidente, per i parlamentari, per gli imprenditori e per i dirigenti. Sono loro che dirigono il destino della

nostra patria e che guidano l’opinione pubblica. Hanno bisogno della guida di Dio.

Il quarto dito è il dito anulare.Nonostante possa sorprendere i più, è questo il nostro dito più debole, e qualunque insegnante di pianoforte lo può

confermare. Bisogna ricordarsi di pregare per i più deboli, per coloro che hanno tanti problemi da affrontare o che sono affaticati dalle malattie.

Hanno bisogno delle tue preghiere di giorno e di notte. Non saranno mai troppe le preghiere per queste persone. Inoltre ci invita a pregare per i

matrimoni.

E per ultimo c’è il nostro dito mignolo, il più piccolo tra tutte le dita, piccolo come bisogna

sentirsi di fronte a Dio e agli altri. Come dice la Bibbia “gli ultimi saranno i

primi”. Il mignolo ti ricorda che devi pregare per te stesso. Solo quando

avrai pregato per gli altri quattro gruppi, potrai vedere nella

giusta ottica i tuoi bisogni e pregare meglio per te.

UNA PREGHIERA PER OGNI DITO DELLA MANO

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LETTERA DI PAPA FRANCESCO AI PELLEGRIGNI BERGAMASCHI

Lunedì 3 giugno Papa Francesco ha incontrato i pellegrini bergamaschi in occasione del Pellegrinaggio Diocesano a Roma nel giorno del cinquantesimo anniversario della morte del Beato Papa Giovanni XXIII.

Questo il suo discorso ai fedeli:

“Cari amici della Diocesi di Bergamo,

sono lieto di darvi il benvenuto qui, sulla tomba dell’Apostolo Pietro, in questo luogo che è casa per ogni cattolico. Saluto con affetto il vostro Vescovo, Mons. Francesco Beschi, e lo ringrazio per le gentili parole che mi ha rivolto a nome di tutti.

Esattamente cinquant’anni fa, proprio in quest’ora, il Beato Giovanni XXIII lasciava questo mondo. Chi, come me, ha una certa età, mantiene un vivo ricordo della commozione che si diffuse ovunque in quei giorni: Piazza San Pietro era diventata un santuario a cielo aperto, accogliendo giorno e notte fedeli di tutte le età e condizioni sociali, in trepidazione e preghiera per la salute del Papa, il

mondo intero aveva riconosciuto in Papa Giovanni un pastore e un padre Pastore perché padre. Che cosa lo aveva reso tale? Come aveva potuto arrivare al cuore di persone così diverse, persino di molti non cristiani? Per rispondere a questa domanda, possiamo richiamarci al suo motto episcopale, Oboedientia et pax: obbedienza e pace. «Queste parole - annotava Mons. Roncalli alla vigilia della sua consacrazione episcopale sono un po’ la mia storia e la mia vita» (Giornale dell’Anima, Ritiro di preparazione per la consacrazione episcopale, 13-17 marzo 1925).

Vorrei partire dalla pace, perché questo è l’aspetto più evidente, quello che la gente ha percepito in Papa Giovanni: Angelo Roncalli era un uomo capace di trasmettere pace; una pace naturale, serena, cordiale; una pace che con la sua elezione al Pontificato si manifestò al mondo intero e ricevette il nome della bontà. È tanto bello trovare un sacerdote buono. Sant’Ignazio da Loyola – qui faccio un po’ di pubblicità – quando parlava ai gesuiti delle qualità che doveva avere un Padre Superiore ne elencava sempre molte e alla fine diceva “...se queste non le ha, che abbia almeno molta bontà...».

Fu questo indubbiamente un tratto distintivo della sua personalità, che gli permise di costruire ovunque solide amicizie e che risaltò in modo particolare nel suo ministero di Rappresentante del Papa, svolto per quasi tre decenni, spesso a contatto con ambienti e mondi assai lontani da quell’universo cattolico nel quale egli era nato e si era formato. Proprio in quegli ambienti egli si dimostrò un efficace tessitore di relazioni ed un valido promotore di unità, dentro e fuori la comunità ecclesiale, aperto al dialogo con cristiani di altre Chiese, con esponenti del mondo ebraico e musulmano e con molti altri uomini di buona volontà. In realtà, Papa Giovanni trasmetteva pace perché aveva un animo profondamente pacificato, frutto di un lungo e impegnativo lavoro su se stesso, lavoro di cui ci è rimasta abbondante traccia nel Giornale dell’Anima.

Lì possiamo vedere il seminarista, il sacerdote, il vescovo Roncalli alle prese con il cammino di progressiva purificazione del cuore. Lo vediamo, giorno per giorno, attento a riconoscere e mortificare i desideri che provengono dal proprio egoismo, a discernere le ispirazioni del Signore, lasciandosi guidare da saggi direttori spirituali e ispirare da maestri come san Francesco di Sales e san Carlo Borromeo, Leggendo quegli scritti assistiamo veramente al prendere forma di

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un’anima, sotto l’azione dello Spirito Santo che opera nella sua Chiesa.

E qui veniamo alla seconda e decisiva parola: “obbedienza”. Se la pace è stata la caratteristica esteriore, l’obbedienza ha costituito per Roncalli la disposizione interiore: l’obbedienza, in realtà, è stata lo strumento per raggiungere la pace. Anzitutto essa ha avuto un senso molto semplice e concreto: svolgere nella Chiesa il servizio che i superiori gli chiedevano, senza cercare nulla per sé, senza sottrarsi a nulla di ciò che gli veniva richiesto, anche quando ciò significò lasciare la propria terra, confrontarsi con mondi a lui sconosciuti, rimanere per lunghi anni in luoghi dove la presenza di cattolici era scarsissima. Questo lasciarsi condurre, come un bambino, ha costruito il suo percorso sacerdotale che voi conoscete bene, da segretario di Mons. Radini Tedeschi e insieme insegnante e padre spirituale nel Seminario diocesano, a Rappresentante pontificio in Bulgaria, Turchia e Grecia, Francia, a Pastore della Chiesa veneziana e infine a Vescovo di Roma. Attraverso questa obbedienza, il sacerdote e vescovo Roncalli ha però vissuto anche una fedeltà più profonda, che potremmo definire, come lui avrebbe detto, abbandono alla divina Provvidenza. Egli ha costantemente riconosciuto, nella fede, che attraverso quel percorso di vita apparentemente guidato da altri, non condotto dai propri gusti o sulla base di una propria sensibilità spirituale, Dio andava disegnando un suo progetto. Era un uomo di governo, un conduttore condotto dallo Spirito Santo.

Ancor più profondamente, mediante questo abbandono quotidiano alla volontà di Dio, il futuro Papa Giovanni ha vissuto una purificazione, che gli ha permesso di distaccarsi completamente da se stesso e di aderire a Cristo, lasciando così emergere quella santità che la Chiesa ha poi ufficialmente riconosciuto. «Chi perderà la propria vita per me, la salverà» ci dice Gesù (Lc 9,24), Qui sta la vera sorgente della bontà di Papa Giovanni, della pace che ha diffuso nel mondo, qui si trova la radice della sua santità: in questa sua obbedienza evangelica.

E questo è un insegnamento per ciascuno di noi, ma anche per la Chiesa del nostro tempo: se sapremo lasciarci condurre dallo Spirito Santo, se sapremo mortificare il nostro egoismo per fare spazio all’amore del Signore e alla sua volontà, allora troveremo la pace, allora sapremo essere costruttori di pace e diffonderemo pace

attorno a noi. A cinquant’anni dalla sua morte, la guida sapiente e paterna di Papa Giovanni, il suo amore per la tradizione della Chiesa e la consapevolezza del suo costante bisogno di aggiornamento, l’intuizione profetica della convocazione del Concilio Vaticano II e l’offerta della propria vita per la sua buona riuscita, restano come pietre miliari nella storia della Chiesa del XX secolo e come un faro luminoso per il cammino che ci attende.

Cari bergamaschi, voi siete giustamente orgogliosi del “Papa buono”, luminoso esempio della fede e delle virtù di intere generazioni di cristiani della vostra terra.

Custodite il suo spirito, approfondite lo studio della sua vita e dei suoi scritti, ma soprattutto, imitate la sua santità. Lasciatevi guidare dallo Spirito Santo: non abbiate paura dei rischi. Docilità di spirito e amore verso la Chiesa: il Signore farà il resto. Dal Cielo Egli continui ad accompagnare con amore la vostra Chiesa, che ha tanto amato in vita, ed ottenga per lei dal Signore il dono di numerosi e santi sacerdoti, di vocazioni alla vita religiosa e missionaria, come anche alla vita familiare e all’impegno laicale nella Chiesa e nel mondo.

Grazie della vostra visita!

Di cuore vi benedico.”

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PADRE GIUSEPPE CI SCRIVE

Vale la pena

«La giovinezza – ha detto papa Francesco – bisogna metterla in gioco per i grandi ideali» (21 aprile 2013). Rivolgendomi ai giovani che seguo, ma nello stesso tempo facendo un esame di coscienza della mia scelta di vita, ho chiesto: «L’ideale missionario è grande al punto da sentire che per esso vale la pena spendere la vita?»

Era l’ideale stesso di Gesù, venuto sulla terra per fare in modo che gli uomini e le donne, in disaccordo tra loro, lacerati da odi e divisioni, si riconoscessero per quello che veramente sono, fratelli e sorelle, figli e figlie di uno stesso Padre. È venuto per abbattere i muri di separazione tra popoli e culture diverse e fare di tutti una sola famiglia. È venuto per dare senso alla vita di persone senza più speranza, senza più futuro. È venuto per far volgere in alto il volto di gente che guarda solo in basso, presa da bramosia di potere, di soldi, e dedita a violenze e guerre. È venuto a trasfigurare la convivenza umana con l’amore reciproco e a metterla in cammino verso il Cielo.

La vocazione di tutti i cristiani è condividere la missione di Gesù, nei modi che sono propri a ogni persona, e questo ci permette di vivere una perenne “giovinezza”. In particolare vi sono ambiti specifici, come quello della politica, della cultura, dell’imprenditoria, dei media… Perché non

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prepararsi seriamente nelle scienze, nelle comunicazioni, nella politica, nell’economia? Non possiamo permettere che i figli delle tenebre siano più scaltri dei figli della luce. A tutti è chiesto di impegnarsi nel proprio ambiente per portarvi i germi del Vangelo.

Quale il modelloa cui ispirarci per questa “missione” nel mondo? Rivivere l’esperienza dellaprima comunità cristiana di Gerusalemme: rendere attuali gli esempi che i primi cristiani donavano al mondo della nascita del cristianesimo: trattarsi reciprocamente come dei fratelli, all’imitazione dei primi cristiani. Concretamente vuol dire aiutarsi reciprocamente nelle varie situazioni o circostanze nelle quali ci si può trovare come la malattia, la povertà, illavoro o lo studio …

Madre Teresa di Calcutta diceva: “Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo

l’oceano avrebbe una goccia in meno”.

Sono alcune riflessioni che ho fatto qui con i giovani e che condivido con la comunità parrocchiale di Grignano, per animarci a testimoniare la gioia di essere discepoli di Gesù, partecipi di una stessa famiglia: la Chiesa. Papa Francesco ce lo sottolinea: “Non si è cristiani ‘a tempo’, soltantoin alcuni momenti, in alcune circostanze, in alcune scelte. Non si può essere cristiani così, si è cristiani in ogni momento! Totalmente! La verità di Cristo, che lo Spirito Santo ci insegna e ci dona, interessa per sempre e totalmente la nostra vita quotidiana”.

La celebrazione della festa di Sant’Anna, in questo anno della fede, sia per tutti un rinnovato impegno a testimoniare con la vita quanto professiamo. Così sperimenteremo la grandezza di chiamarci “cristiani” e realizzeremo la missione di Gesù: “andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura”.

Annunciare il Vangelo è un “onore, una “responsabilità” e un “dovere”.

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ASSOCIAZIONE SAN VINCENZO

Federico Ozanam 1813 -2013 Duecento Anni Di Carita’ E Servizio

Nel 2013 si celebra il bicentenario della nascita del beato Antonio Federico Ozanam, che nel 1833 insieme ad altri sei giovani studenti universitari diede vita alla Conferenza di Carità, il nucleo originario di quello che sarebbe diventata la Società di San Vincenzo de Paoli.

Giovanni Paolo II ci ha invitato a guardare a quest’uomo non solo come figura storica, ma come ad un contemporaneo capace di parlare all’uomo d’oggi. Federico, modello per i laici e soprattutto per i giovani, fu capace di comunicare con la parola e soprattutto con la vita la novità che Gesù ha portato nel mondo: l’amore per tutti, fino alla fine.

Il modo migliore per celebrare questo importante anniversario è quello di far conoscere il suo pensiero e la sua azione, ma soprattutto mostrare la validità e l’attualità del suo messaggio attraverso la vita delle Conferenze Vincenziane, come vere comunità di amici che si amano.

Stare a fianco di chi è fragile, di chi ha perso il lavoro, di chi è ammalato, di chi non ha affetti,

di chi non ha cibo per sfamarsi né un tetto dove rifugiarsi, di chi è oppresso da debiti e da dipendenza da gioco questo è l’impegno della San Vincenzo. Condividere l’ascolto di chi conduce una vita faticosa e cercare di trovare soluzioni innescando un lavoro di rete.

In questo momento storico di grave crisi economica dove il problema quotidiano e dilagante è proprio la perdita di posti di lavoro, la San Vincenzo si è più volte interrogata su cosa fare.

Le pagine dei giornali parlano quotidianamente di aziende che chiudono i battenti, di cassa integrazione e mobilità, di esodati o di persone che per la loro età matura non riusciranno a ricollocarsi nel prossimo futuro ma ci si è resi conto del fatto che dalla grande fascia dei disoccupati, rimangono dimenticate tutte quelle persone con fragilità fisiche o psicologiche o che per i propri trascorsi si trascinano un conto da pagare in termini di reintegrazione sociale. Di questa fascia non se ne parla, sono gli assenti che non trovano spazio tra le colonne dei giornali.

Se per un giovane laureato con un curriculum di tutto rispetto, reperire un posto di lavoro oggi è impresa ardua, per questi “soggetti fragili” è pressoché una pura fantasia.

Da qui l’idea di porre un “segno” dentro la comunità:“CREARE OPPORTUNITA’ DI LAVORO

PER SOGGETTI FRAGILI”

La San Vincenzo gestisce da tempo con i propri volontari un importante magazzino di generi alimentari, provenienti dal Banco alimentare e destinati ai poveri della nostra città di Bergamo e Provincia. Dentro questa gestione, che comporta alcune fasi laboriose quali scarico delle merci dai camion, stoccaggio in magazzino, preparazione dei bancali da distribuire alle Conferenze, sono stati inseriti progetti socio-occupazionali e minori che a fronte di piccoli reati, si trovano nel circuito del processo penale minorile, da cui possono riscattarsi attraverso la realizzazione di progetti che inducano il minore a prendere coscienza del reato e l’avvio del processo di responsabilizzazione. In caso di esito positivo della prova il Giudice “dichiara estinto il reato” ed il minore imputato viene prosciolto dai fatti addebitatigli.

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I Soggetti inseriti in questi progetti sono affiancati da un Educatore, affinché l’esperienza sia educativa nelle singole fasi e per poterli preparareall’autonomia e ad un futuro inserimento nel mercato del lavoro. Questa nuova esperienza ha raccolto molto consenso e partecipazione da parte di molti volontari della San Vincenzo, per i quali tutto ciò significa essere presenza attiva e concreta a fianco degli ultimi.

Questo è un percorso che si è reso possibile grazie al cammino di dialogo e di relazione con i Servizi del Territorio e grazie al finanziamento da parte di varie Fondazioni bancarie.

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ASSOCIAZIONE DANIELE ONLUS

La Storia di Daniele

Daniele fin dalla sua nascita è stato un bambino che non ha dato problemi: un carattere dolce e sereno e la sua crescita era pari ai suoi coetanei.A 9 mesi sentivamo già che si sperimentava nell’abbozzare le più semplici paroline come mamma o papà, tentava di riprodurre parole o suoni, era sempre incuriosito da chi attirava la sua attenzione ed era socievole con tutti; cresceva bello e sano come tutti i bimbi,arrivando così ai 15 mesi, quando lo sottoponiamo al vaccino trivalente.Subito dopo un mese abbiamo tutti notato una sua chiusura e un regredire di ogni cosa appresa, i suoi comportamenti erano strani, giocava sempre isolandosi e ruotava ogni cosa, non ci guardava più negli occhi e le prime parole erano sparite, uscivano solo suoni dalla sua bocca, nel frattempo i miei dubbi che fosse autismo aumentavano,e, impaurita da ciò che era evidente, lo spronavo a dire qualche parolina, facendogli sempre dei disegni e lui piano piano apprendeva semplici parole.

Dopo poco tempo vengo ricoverata insieme a Daniele in un centro di neuropsichiatria e dopo 15 giorni di esami e incontri con molti medici,

ricevo la diagnosi tanto temuta di autismo! Mi dicono di accettare il fatto che l’autismo è un male incurabile e noi, che sicuramente un po’ faticavamo ad accettare la cosa, appena rientriamo a casa cominciamo a fare ricerche sulla correlazione vaccini-autismo e trovo il sito www.emergenzautismo.org dove trovo testimonianze di bambini recuperati al 100%, bambini migliorati grazie a un protocollo biomedico chiamato DAN.Mi metto in contatto con il medico e faccio una prima visita il giugno dello stesso anno; mi prescrive per Daniele una dieta molto drastica all’iniziopriva di glutine,latte e derivati, poi esami delle urine per verificare un’intossicazione da metalli pesanti e vari supplementi da somministrare a Daniele. La dieta dà subito ottimi risultati, lo sentiamo ancora, dopo tanto tempo, dire papà e mamma con lo scopo di richiamare la nostra attenzione; la nostra gioia è immensa nel risentire ancora quella vocina dolce di nostro figlio, quindi non ci abbattiamo per le grosse difficoltà che troviamo nell’alimentazione e continuiamo questa terapia.E da qui Daniele riprende il controllo giorno dopo giorno della parola, ricomincia a giocare e anche se con fatica a relazionarsi con le persone della sua famiglia; anche per noi genitori non è affatto semplice attraversare il muro dell’autismo che si è messo in mezzo a noi.

Passa il tempo e Daniele cresce bene e migliora giorno dopo giorno, facendo terapie e circondato dall’amore di tutta la sua famiglia.

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Ci sono stati momenti davvero difficili, dove lo sconforto di non riuscire a continuare prendeva il sopravvento; ma ecco che spuntava qualche impercettibile progresso agli occhi di tante persone che lo osservavano incuriositi, segnali che i progressi non erano ancora finiti e che tenendo duro potevano arrivarne ancora! E così è stato.

Ora Daniele è un bimbo di 7 anni che continua a migliorare, con l’aiuto di tante persone che ogni giorno si impegnano insieme a noi a renderlo più autonomo e consapevole del mondo che lo circonda.Consapevole anche che ha molte capacità e che, con un po’ di impegno, può riuscire a crescere insieme ai suoi coetanei:ora parla, canta e si relaziona molto di più con le persone, e gioca con i suoi coetanei divertendosi molto!

Il prossimo settembre cominceràla grande avventura alla scuola primaria, e io e il papà siamo più che fieri di lui, perché insieme a noi Daniele lotta ogni giorno per riuscire a sconfiggere l’autismo in tutte le sue sfumature.Siamo molto grati a tante persone che fanno parte della nostra comunità, perché ci sentiamo meno soli rispetto a quando tutto questo è cominciato; grati alle persone che sorridono a Daniele, grati alle persone che ci chiedono costantemente come sta, grati perché anche nelle piccole manifestazioni che la nostra associazione organizza sono sempre presenti.

La storia di Daniele, violentemente cambiata dopo un vaccino, può far pensare oppure può destare qualche dubbio; eppure non è un caso isolato, anzi i casi di autismo aumentano in maniera vertiginosa ed è angosciante pensare a quante famiglie soffrano come è stato per noi in passato.Certo, non diciamo di aver trovato la cura “miracolosa” ma, sicuramente, con un approccio multidisciplinare adeguato si può fare molto per alleviare le sofferenze e le difficoltà di questi bambini; ecco perché è nata la nostra associazione, per poter condividere la nostra esperienza con le famiglie che si trovano ad affrontare la stessa situazione.

I genitori di Daniele

Filippo e Federica

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FOTOGRAFIE DI VITA DI PARROCCHIA

ASIA

ANDREA

CHIARA

NOEMIDIEGO

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ALICE E LEONARDO

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SPORT

Scuola Calcio Atletico Grignano

Tutti insieme nel pallone

La stagione appena passata la società sportiva Atletico Grignano ha riproposto a Grignano una Scuola calcio aperta a tutti i bambini e bambine del paese.

Questo progetto è rivolto a bambini e bambine dai 5 agli 8 anni che vogliono praticare questo sport in una società in cui possano crescere in armonia divertendosi. L’attività è strutturata e orientata ad

una formazione non fondata soltanto sullo sviluppo tecnico-tattico e fisico, ma ricercando attraverso la pratica calcistica una completa formazione umana: dal rispetto delle regole, al vivere in un gruppo, all’impegno costante nell’allenamento e di conseguenza nello studio, alla collaborazione e alla condivisione di momenti di difficoltà, il tutto in un ambiente accogliente e stimolante, che renda i piccoli atleti pronti a rapportarsi in una “Micro Società”, a condividere, a lavorare in team, a divertirsi in modo sano, per poi trasferire tutta questa esperienza alla vita reale e far si che lo sport torni ad essere, insieme alla scuola, divulgatore di valori positivi.

Un sentito ringraziamento va a tutti i genitori per l’illimitata fiducia e l’attiva collaborazione, che ha contribuito a rendere esclusiva questa esperienza, pronta a riprendere a settembre per svariate stagioni...

“Tutto quello che so della vita l’ho imparato dal calcio”

(A.Camus)

Questa frase è dello scrittore-filosofo, francese, A.Camus, morto all’età di 47 anni in un incidente automobilistico. Portiere dilettante, grande passione per il calcio, costretto a smettere di giocare giovanissimo per seri problemi di salute (tubercolosi).

Questo AFORISMA per testimoniare la dimensione educativa globale con cui la società Atletico Grignano vuole affermare la pratica sportiva calcistica del proprio settore giovanile e del settore SCUOLA-CALCIO in particolare.

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RECENSIONE DELL’AFFRESCO IN COPERTINA

Un esempio di arte romanica

L’arte Romanica nasce in dipendenza diretta con l’ambiente naturale, come testimonia l’abbazia di Mont-Saint-Michel (Normandia), sollevata tra terra ed acqua in un isolotto roccioso.

Il panorama dell’intera nostra penisola risulta alquanto diversificato: i grandi capolavori dell’architettura romanica di possono trovare nell’antica chiesa di Sant’Ambrogio o nella basilica di San Michele a Pavia o lungo i percorsi che conducono a Roma.

Rinnova prevalentemente l’architettura e la grande scultura (integrata all’architettura come ornamenti di portali, lunette, chiostri, capitelli ecc.)

La pittura romanica appartiene alle forme artistiche presenti in Europa tra la metà del secolo XI e la metà del secolo XII, subendo evidenti variazioni tra una zona e l’altra. A cavallo dei due secoli sopra considerati, questo nuovo linguaggio, ormai divenuto quasi unitario, inizia a subire un processo disgregativo e dirimozione nei contenuti con periodi ed aspetti caratteristici, dipendenti dalle tradizioni dei vari Pesi.

La pittura romanica italiana è assai diversificata, tuttavia si riconoscono due aree principali: il sud, dove prevale lo stile di matrice bizantina e il nord, dove continua la tradizione carolingia e ottoniana.

Ci restano principalmente affreschi poiché ben poco sopravvive della pittura su tavola.

Abbiamo qui un esempio di tali affreschi: trattasi di un’opera ritrovata nella bergamasca, di autore ignoto raffigurante Sant’Anna, Maria e Gesù bambino.

Tipico della pittura romanica fu infattiil culto delle icone, cioè delle immagini sacre che erano considerate una sorta di autorivelazione divina.

Per la realizzazione di questo affresco sono stati usati colori naturali di terra ottenuti con le materie prime del territorio; altro elemento caratterizzante è la linea di contorno scura e molto marcata.

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MOSTRA DI PITTURA A GRIGNANO18-28 luglio 2013

In occasione della Sagra di Sant’Anna, presso il salone dell’oratorio di Grignano si terrà una mostra di pittura, con accesso libero al pubblico ogni sera dalle ore 21 alle ore 23.

Di seguito una breve presentazione dei due artisti che esporranno le proprie opere.

Laureatosi a Milano presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera, presenta così la propria pittura:

“Ogni ruga, ogni piega, ogni imperfezione sul volto umano nasconde un mondo infinito di emozioni, sensazioni, stati d’animo che la pittura da secoli ha cercato di raccontare in ogni modo possibile.

Ðalla nascita della fotografia questo linguaggio artistico è andato scemando, ma non l’amore e il piacere di descrivere ciò che un viso sa narrare. Cambiano i tempo e cambiano gli strumenti, si modificano i caratteri e mutano gli eventi, così da Modigliani e le sue ispirazioni africane, Francis Bacon con i suoi visi deformati, le celebrità fotografate da Avedon e le fotografie quasi rinascimentali di Bill Viola, si giungerà a una fusione tecnica e stilistica tra pittura e fotografia.

La mano “strumento” di Michelangelo si camuffa in un obbiettivo meccanico e macchinico creato dall’uomo al solo scopo di catturare la natura nel suo momento più topico: la spontaneità.

Rimarrà sempre l’ideologia michelangiolesca e plotiniana che la vera opera d’arte non sarà mai sulla tela, ma nella mente dell’artista cercando e ricercando l’opera d’arte perfetta che, per problematiche materiali nonchè umane, non sarà mai possibile rappresentare.”

(tratto da www.andreaghirardi.it)

ANDREA GHIRARDI

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Nasce a Bergamo il 6 gennaio 1968 e frequenta l’istituto d’Arte Andrea Fantoni di Bergamo.

Nel corso degli anni si appassiona alla realizzazione di quadri dando valore alla figura umana accentuando sempre più l’espressività del volto soprattutto degli occhi e della bocca.

Inizia la sua attività di pittrice partecipando al primo concorso di pittura all’età di 14 anni ed ottiene il primo premio.

Per diversi anni espone in numerose rassegne ottenendo molte medaglie di merito.

Nel 1992 partecipa alla Mostra Internazionale presso la Galleria la Sfinge di Novara (classificandosi 3a tra i MAGNIFICI DIECI); nel 1993 conquista la targa di Riconoscimento di Merito e nello stesso anno viene premiata tra le prime tre nel Concorso Primavera a Milano presso la Galleria Eustachi.

Dopo diversi anni di inattività artistica ritorna con una nuova tecnica personale di pittura nella quale l’intensità dei volti è messa in luce da colori accesi e figure geometriche.

Nella primavera del 2011 espone a Osio Sotto presso il “Bar Vecchio Tram” e in luglio dello stesso anno e successivamente nel 2012 a Sarnico nella “Torretta Civica” con il Patrocinio della Pro Loco della stessa località lacustre.

Nell’anno in corso ha partecipato a concorsi vari di pittura con lusinghiere menzioni.

MONICA DAMINELLI

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BICENTENARIO DELLA NASCITA DI GIUSEPPE VERDI

Pur essendo passati oramai 200 anni dalla nascita del grande maestro Giuseppe Verdi, il suo ricordo è ancora vivo anche ai nostri tempi grazie alle magnifiche opere che egli ha composto durante il corso del Diciannovesimo secolo.

Nato in un piccolo paese chiamato Busseto, situato nella provincia di Parma, Verdi inizia ad avvertire la propria passione verso la musica e dopo aver studiato alcuni anni presso il suo paese d’origine, si trasferisce a Milano, dove acquisterà la fama di cui ancora gode. Egli compone complessivamente 28 opere, tra cui La Traviata, Il Rigoletto, l’Aida e il Nabucco; nelle proprie opere Verdi oltre ad utilizzare innovative forme compositive tipiche del periodo romantico, tratta temi anticonvenzionali molto scomodi che interessano l’intera Europa.

Verdi è sicuramente una delle personalità più importanti dell’intera storia italiana, non solo per le incredibili innovazioni portate nel campo musicale, ma anche per l’ardito spirito patriottico che lo portò a divenire un senatore del primo governo del Regno Unito d’Italia. A dimostrazione di quanto Verdi fosse rispettato dai propri concittadini, la notte del 28 Gennaio del 1901, tutte le strade di Milano vicine all’abitazione del maestro, il quale era in punto di morte, vennero ricoperte di fieno affinché’ le carrozze non facessero rumore per non disturbare il riposo di Verdi.

Verdi è stato quindi un personaggio dal sensibile e profondo intelletto che tramite la sua indiscutibile vena artistica ha contribuito ad espandere in tutto il mondo l’arte italiana.

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“LA CONGIURA DELLE TORRI”

Recensione del libro

di Francesco Fadigati

“Cambiavano i tempi, ma il cuore dell’uomo rimaneva lo stesso testardo, sordo, chiuso. Eppure nuovi lacci sembravano sorti per ingannarlo:quanta più gente chiedeva potere e quanti credevano di trovare in esso rimedio all’afa del cuore! Quanti stranieri della dolcezza di Dio!”

Ambientato nella Bergamo del XII sec., “La congiura delle torri” racconta le vicende e gli intrighi delle potenti famiglie bergamasche che sembrano avere una momentanea tregua quando ad essere eletto vescovo è Gregorio, un semplice monaco che mette d’accordo tutte le parti. Oltre alle lotte intestine che la dilaniano, Bergamo deve far fronte all’imminente attacco di Brescia, pronta alla conquista. In questo clima, si crea un manipolo di giovani valorosi che, seguendo gli insegnamenti di Bernardo di Chiaravalle, si vota alla protezione del vescovo. Tra questi, vi è anche il giovane Folco dei Lamberti, che incontriamo appena ragazzo subito dopo la morte di suo padre, all’inizio della sua vicenda di cavaliere e di uomo che continuerà poi negli anni a venire.

Romanzo storico d’esordio di Francesco Fadigati, professore di lettere ed esperto di storia e letteratura medievale, “La congiura delle Torri” è un libro interessante che coniuga la storia di Bergamo con il coraggio, l’amore, l’amicizia e il tradimento. Il fascino del Medioevo locale che traspare da queste pagine colpisce tanto il lettore appassionato di storia quanto il lettore che ama un bel racconto.

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SOLENNITÀ DI S. ANNA 2013Mercoledì 17 luglio: ore 20.30 messa al santuarioGiovedì 18 luglio: ore 20.30 messa al santuarioVenerdì 19 luglio: ore 20.30 messa al santuarioSabato 20 luglio: ore 18.00 messa in parrocchiaDomenica 21 Luglio: ore 08.00 messa in parrocchiaore 10.30 messa in parrocchia e celebrazione anniversari di matrimonioLunedì 22 Luglio: ore 20.30 messa al santuario Martedì 23 luglio: ore 20.30 messa al santuarioMercoledì 24 luglio: ore 20.30 messa al santuarioGiovedì 25 luglio: ore 20.30 messa al santuario

VENERDÌ 26 LUGLIO: FESTA DI S. ANNAMesse al SantuarioOre 08.30 Celebrata dalla Parrocchia di Marne e BrembateOre 10.30 Celebrata dalla Parrocchia di Grignano

Messe nella Chiesa Parrocchiale Ore 15.30: S. Messa in parrocchia per gli anziani e ammalati Ore 18.00: S. Messa solenne presieduta dal vicario generale di Bergamo Pelucchi mons. DavideAccompagna la Corale di Capriate.Al termine, processione per le vie del paese con la statua della Santa.Accompagna il Corpo Bandistico di Brembate.

PROGRAMMA SAGRA DI S. ANNA GIOVEDÌ 18 LUGLIO: SPETTACOLO DEL C.R.E.

VENERDÌ 19 LUGLIO: COMPLESSO SWEET GUITARS.

SABATO 20 LUGLIO: COMPLESSO IL DUO DEL DIAVOLO

DOMENICA 21 LUGLIO: COMPLESSO ZONA LISCIO

LUNEDÌ 22 LUGLIO: LUCA - ANNA

MARTEDÌ 23 LUGLIO: COMPLESSO ANGELO E VALERIA

PREMIAZIONE CONCORSO FOTOGRAFICO

MERCOLEDÌ 24 LUGLIO: MUSIC SHOW CON DJ SNIPER

GIOVEDÌ 25 LUGLIO: COMPLESSO NON SOLO LISCIO

VENERDÌ 26 LUGLIO: SPETTACOLO PIROTECNICO MUSICALE

SABATO 27 LUGLIO: ORCHESTRA PAOLA FABIANI

DOMENICA 28 LUGLIO: LA BAND DEI PRETI

• Tutte le sere funzionerà un accurato servizio di BAR – RISTORAZIONE• Tutte le sere tante cartelle super fortunate per allegre tombolate