Informare Novembre 2014 | Renato Natale, il sindaco di tutti i Casalesi onesti

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ANNO 9° - NUMERO 139 - NOVEMBRE 2014 edito da: Un uomo, una storia, un simbolo Il sindaco di tutti i Casalesi onesti Ritira la tua copia gratuita nei migliori bar Seddio www.informareonline.com Renato Natale DISTRIBUZIONE GRATUITA Antonio Tessitore intervistato da Filomena Diana Intervista esclusiva rilasciata a Fabio Corsaro Testimonianza rilasciata dal giornalista Nunzio De Pinto Intervista al noto giornalista TV realizzata da Salvatore De Marco da pagina 7 da pagina 10/11 da pagina 19 da pagina 22 SLA COME GABBIA, ANTONIO COME LEONE GIANNI MADDALONI: “LA CAMORRA LA SCONFIGGI TOGLIENDO I RAGAZZI DALLA STRADA” I DUE MARÒ ED I BARBARI INDIANI LUCA ABETE E L’IMPORTANZA DELLA DENUNCIA SCARICA LA RIVISTA

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Intervista a Renato "Natale il sindaco di tutti i casalesi onesti" SLA come gabbia, Antonio come leone. Intervista a Gianni Maddaloni "La camorra la sconfiggi togliendo i ragazzi dalla strada".

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ANNO 9° - NUMERO 139 - NOVEMBRE 2014

edito da:

Un uomo, una storia, un simbolo

Il sindaco di tutti i Casalesi onesti

Ritira la tua copia gratuitanei migliori bar Seddio

www.informareonline.com

RenatoNatale

DISTRIBUZIONE

GRATUITA

Antonio Tessitore intervistato da Filomena Diana

Intervista esclusiva rilasciata a Fabio Corsaro

Testimonianza rilasciata dal giornalista Nunzio De Pinto

Intervista al noto giornalista TV realizzata da Salvatore De Marco

da pagina 7

da pagina 10/11

da pagina 19

da pagina 22

SLA COME GABBIA, ANTONIO COME LEONE

GIANNI MADDALONI: “LA CAMORRA LA SCONFIGGI TOGLIENDO I RAGAZZI DALLA STRADA”

I DUE MARÒ ED I BARBARI INDIANI

LUCA ABETE E L’IMPORTANZA DELLA DENUNCIA

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Editorialista:Angelo Morlando

Responsabile Organizzativo: Fabio Paradisone

Fotografia:Francesca Pignatelli Valentina PanettaPeppe De Muro

Collaboratori:Alessandro Ciambrone(Direttore Artistico e Responsabile Culturale)Filomena DianaAda Marcella PanettaValeria VitaleFulvio MeleMartina GiuglianoSalvatore De MarcoRossella BiccoBarbara GiardielloGiovanni ImperatriceSalvatore DeodatoDaniele Marasca

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Fondato nel 2002Registratro al Tribunale

di Santa Maria Capua Vetere N° 678 del 03.04.2007

Periodico edito dall’Associazione Centro Studi Officina Volturno.

PresidenteGiancarlo Palmese

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INDICE

INTERVISTE

SPECIALI

TURISMO

EVENTI

RUBRICHE

RENATO NATALE: IL CLICHÈ È CAMBIATO 4-5 G. MADDALONI: LA CAMORRA È VIGLIACCHERIA 5-10O. ORVITTI: 175 ANNI DELLA NAPOLI PORTICI 14 D. SANZONE: CAMORRA? NO GRAZIE 20 L. ABETE: L’IMPORTANZA DELLA DENUCNIA 22A. FORGIONE: ORGOGLIO E NAPOLETANITÀ 23F. SALVATORE: MEDICINA E RICERCA 24M.GUARNIERI: LA SUN SI RINNOVA 25

I.T.C.G. “V.PARETO” (34)ENTE RISERVA FISCO NEWSIL DIRITTOSALUTE E BENESSEREVIVERE IL VERDE

SLA COME GABBIA, ANTONIO COME LEONE 7AMBIENTE 8-9TUTTO TRANNE LA PIZZA 12

LA RADIAZZA 11LO SPAZIO VUOTO 12GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE 15

RIVIERA DOMITIA

CASTEL VOLTURNO 28-33 MONDRAGONE 29-30-31

PROMOZIONE DEL TERRITORIOCAPUA E MAC TERRA DI LAVORO 16-17-18

SPORTDA VARRICCHIO A MAREK HAMSIK... 36 LA PRIMA VOLTA NON SI SCORDA MAI 36

VILLA CASTELLI 35

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Ama definirsi un “autentico casalese”, ama ri-conoscersi frutto ed espressione di quella storia che gli appartiene, che lo ha formato, che tuttora lo forgia, temprandolo nel suo essere uomo, pa-dre, marito, medico, volontario, ed ovviamente, sindaco. Lo scorso 9 giugno, infatti, a Casal di Principe, dopo una lunga campagna elettorale, Renato Franco Natale assume il titolo di primo cittadino, esprimendo fin da subito l’orgoglio e l’onore di amministrare la sua Casal di Principe che non ha mai abbandonato, anche nei periodi più bui della sua esperienza politica. Così, reduce di tante lotte sociali, Natale e la sua giunta cominciano quest’avventura di amminis-trare un territorio difficile, dove si fatica a vedersi sbiadire sotto gli occhi quegli strascichi di diffi-coltà che, nel tempo, la criminalità organizzata è stata capace di sedimentare nell’ambiente, così come nelle mentalità. Noi di Informare lo abbia-mo incontrato e lo ringraziamo per la disponibil-ità mostrataci nel rilasciarci questa interviste in esclusiva.Tu non sei un sindaco di partito bensì sei il sindaco di una rivolta sociale, dei cittadini. Cosa significa oggi amministrare Casal di Principe e poter dare delle risposte concrete? «Certamente non è facile, in quanto ci troviamo in una situazione di dissesto finanziario che impone dei limiti operativi. Io e la mia giunta abbiamo deciso di rinunciare ai nostri sti-pendi fin quando non elimineremo il dissesto finanziario. Oggi, ci sono cittadini che, con le proprie buone intenzioni, si prendono cura della città e queste opere di volontariato ci sono di grande aiuto. Infatti, grazie ad essi, riapriremo per esempio il campo sportivo. Fondamentale è anche la collaborazione di assessori e consiglieri comunali: c’è una partecipazione notevole alla gestione diretta da parte di chi ha partecipato alla campagna elettorale. Purtroppo, ci sono problemi nella struttura e per quanto concerne gli strumenti operativi. Il dramma è la mancanza di personale. Secondo i parametri nazionali, qui dovremmo avere circa 160 persone. La pianta organica approvata a suo tempo dal comune di Casal di Principe conta 114 persone ma noi ne abbiamo in servizio solo 52, di cui circa 10 andranno in pensione da qui ad un anno. Rias-sumere poi non è semplice perché bisogna tener conto di pratiche burocratiche ed economiche di lunga durata. In tal senso, si rischia di chiudere alcuni uffici importanti come quello del geometra,

Il nuovo volto di Casal di Principe, Renato Franco Natale: “Il cliché è cambiato”

dei lavori pubblici, dell’urbanistica, dell’ecologia e anche per quanto riguarda i servizi sociali. Per mancanza di risorse e personale, purtroppo non riesco ad aiutare quei cittadini che mi chiedono un aiuto concreto. Ciò non significa però che molliamo tutto e andiamo via. Io sono un ottimista per natura e insieme alla mia giunta ci mobilitiamo per risol-levare Casale da questo periodo di difficoltà. Siamo riusciti ad avere 2 milioni di euro per la rete idrica, in quanto il 35% della popolazione non è servito dalla rete pubblica. Siamo riusciti a sbloccare 1,4 milioni di euro per un progetto per la scuola materna e recuperato alcuni fondi che ci permettono di fare degli interventi. Abbiamo sbloccato le licenze di richieste edilizie. Abbiamo imposto un fondo di solidarietà per chi ha un reddito ISEE al di sotto di €5.000. Queste ed altre operazioni siamo riuscite a farle con il lavoro stressante di assessori e consiglieri co-munali, gratuitamente. Siamo riusciti a dare lus-tro mediatico a questa città: il The Guardian, tel-evisioni francesi, nazionali si interessano a noi e SKY sta girando un documentario sulla mia am-ministrazione che nei primi mesi del 2015 andrà in onda. Questa esposizione mediatica ci serve e ci aiuta nei rapporti con gli altri. Firmeremo con istituzioni importanti un protocollo d’intesa per quanto riguarda iniziative culturali e intrise di val-ori di legalità. Ultimo dato positivo che ci riempie di orgoglio: a breve ospiteremo la mostra “Città degli Uffizi”, secondo una promessa fattaci da parte del direttore del museo fiorentino, opere che non sono esposte lì a Firenze e lo saranno per la prima volta al di fuori di Firenze. Ciò sig-nifica che ci sarà un movimento dell’economia locale e una boccata d’aria per Casale. Difficoltà e problemi saranno superati tutti quanti».Concretamente, che tipo di cambiamento di mentalità hai riscontrato da parte dei giovani, in particolare, e nelle persone che incontri sia sul territorio locale che nazionale?«I casalesi sono una cittadinanza attiva. In Italia, e oltre i suoi confini, vengo chiamato per parte-cipare ad una serie di conferenze dove rappre-sento Casal di Principe, e l’immagine della città è cambiata. Casale va portato come un esempio e non come il vecchio luogo del demonio. Il cli-ché è decisamente cambiato».Ti senti spesso con Saviano?«Contrariamente da ciò che la gente pensa, io Saviano l’ho conosciuto una sola volta, alla pre-

sentazione del suo libro ma non era ancora quel Saviano. Poi ci siamo sentiti tramite e-mail e ha parlato di noi in alcune occasioni e gli abbiamo dato la tessera onoraria della Jerry Masslo per-ché i suoi diritti d’autore sulle prefazioni li versa-va alla nostra associazione. Può darsi che venga prima della fine dell’anno, finalmente, a Casal di Principe».Di fronte alla problematica degli abusi edilizi come ti poni?«Il problema abusivismo non è un problema di legalità ma un problema sociale ed economico. Secondo i nostri calcoli, ci sono circa 4.000 ab-itazioni abusive. L’abbattimento è stupido per-ché ci vorrebbero anni ed anni per completare questa operazione. Si ha un concetto diverso dell’abusivismo. In tal senso, programmeremo un piano urbanistico, abbiamo preparato una delibera per l’acquisizione al patrimonio comu-nale delle case abusive con la prospettiva di una vendita, dando la priorità di chi abitava dentro queste case. Contemporaneamente, abbiamo preparato una proposta di emendamento al de-creto legge salva-Italia la questione di elimin-are la doppia conformità. Se facciamo passare questa modifica, potremmo salvare e recuper-are tutto. Sono anni che presti gratuitamente servizio di assistenza agli extracomunitari nel Centro Fernandes e a Casale...Nel mio ambulatorio di medico di base, il 60% dell’utenza sono immigrati e non percepisco nulla curando loro. Con l’associazione Jerry Masslo siamo attivi sui nostri territori e continu-eremo ad esserlo». Ai nostri giovani, e alla gente del territorio, cosa gli consigli?«Rassegnazione e pessimismo sono gli alleati dei potenti. L’ottimismo, invece, è fondamentale. Non bisogna perdere mai la razionalità. Guardare in faccia alla realtà non significa bloc-care l’avanzata e il cambiamento. Ad ogni cadu-ta bisogna reagire. In ognuno di noi c’è il lato oscuro della forza ma in ognuno di noi, anche nella persona peggiore, c’è una luce di positività. Bisogna cogliere questo lato per creare rapporti

Da sx verso dx: Filomena Diana, Fabio Corsaro, Renato Franco Natale, Giancarlo Palmese

foto di: Peppe De Muro

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Nelle ultime settimane sono stati diffusi, a livello internazionale, dei dati allarmanti sullo stato di salute dell’ambiente e sulla prossima e immi-nente estinzione della vita sulla Terra. L’accusa più importante è stata rivolta contro la mancan-za di un sistema di prevenzione e monitorag-gio adeguato (tali lacune si sono platealmente verificate anche nella gestione del virus Ebola). Prevenzione... Solo una parola sulla carta in quasi tutti i settori... E laddove fosse applicata, a cosa servirebbe “prevenire” se nell’agire quo-tidiano non c’è controllo?Monitoraggio... Assoluta fantasia... A oltre un anno dalla creazione mediatica dello slogan “Terra dei Fuochi” non ci sono assolutamente risposte concrete. Perché ??? Perché degli in-competenti - incapaci, a tutti i livelli, non hanno minimamente idea di cosa fare, anche perché non hanno informazioni minime adeguate. Quanti metri quadrati di terreni sono già inqui-nati? Quanti lo potrebbero essere ancora nei prossimi anni ? Quante bonifiche sono state av-viate soprattutto sui grandi depositi incontrollati (So.GE.RI., Resit, Parco Saurino, etc. etc. ) ?Sono mesi che chiediamo risposte, ma... Silenzio, silenzio, silenzio, appuntamenti spostati, appuntamenti cancellati, etc. etc. Un ultimo accenno, obbligato, al pentimento di Setola e alle dichiarazioni di Valente del CE4. È per noi fondamentale esprimere, ancora una

volta e sempre più forte, il nostro affetto e la nostra totale vicinanza alla famiglia di Mimmo Noviello. Siamo con voi nell’unico modo a noi possibile: non vi lasceremo mai soli attraverso il ricordo e la memoria. Solidarietà ovviamente anche a tutte le altre vittime di questi gruppi di vigliacchi - cocainomani che hanno imperver-sato per anni e che oggi sembrano addirittura essere premiati. Dove era lo Stato mentre ciò accadeva? Dove era lo Stato mentre Valente e compagnia facevano ciò che volevano festeggiando e brindando sui nostri morti e svendendosi la nostra salute? Sono episodi del 2004, di dieci anni fa... La Magistratura, pur-troppo, arriva sempre in ritardo, e non certo per colpe proprie. Si apriranno nuovi procedimen-ti, avremo nuovi pentiti, e passeranno ancora anni prima di qualche condanna definitiva; quei politici, corrotti e collusi, continuano ad infan-gare, impuniti, il nostro territorio e i pentiti, uni-camente per evitare il carcere duro che non gli permette di drogarsi, mentono anche quando sognano angeli e Papi e NON meritano nessun perdono. Noi siamo con gli uomini dello Stato, quelli veri, quelli che rischiano la vita solo per ipotizzare di indagare. Basterà la Magistratura a distruggere il Sistema ? Forse sì, ma dovranno essere guidati e seguiti costantemente dalla Giustizia a cui consigliamo, sinceramente, di strapparsi la millenaria benda...

ed alleanze, che non significano compromessi, con altre persone. Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà».

di: Tommaso Morlando Fabio Corsaro

Filomena Diana

L’editorialedi Angelo Morlando

In quale direzione???

E’ entrato ad abitare i pensieri e i cuori delle per-sone facendosi fautore di legalità e di quei valori che uno sport comporta e richiede per essere praticato. Gianni Maddaloni ha una storia che lo premia come oro di Scampia. Ha voluto esserci sempre tra quelle vele, come fosse il capitano di una barca spesso fin troppo oscillante tra il pre-giudizio ed una cruda realtà. Non ha desistito alle numerose provocazioni della camorra. Ha lottato, ha vinto. Nella vita come nel judo, la sua ragion d’essere. Ha insegnato a vincere, soprattutto a suo figlio Pino che, tra i tanti successi, vanta l’oro alle Olimpiadi di Sidney 2000 e a Mosca nel 2002 in occasione dei Mondiali. Gianni è amareggiato per come le istituzioni napoletane non si siano mosse con lui per dar vita ad un progetto sano, di sport e legalità. Sa che la legalità si costruisce col tempo e soprattutto creando una squadra di uomini di cuore, di idoli, che non sono boss, che qualsiasi ragazzo dovrebbe seguire ed emulare.

Dal film “L’oro di Scampia”, a te ispirato, si capisce come molti ragazzi si lasciano spesso trascinare, per inerzia sociale, in mancanza di opportunità, dalla malavita… «Loro hanno bisogno di esempi e “L’oro di Scampia” è stato un esempio. Io mi sento un profeta non in patria e, dopo il film, sono stato chiamato da campione in Svizzera, a Pistoia, a

GIANNI MADDALONI: «Sono un narratore di sto-rie vere ma non mi sento un profeta in patria. La camorra è pura vigliaccheria!»

Matera, a Castellaneta e in altre parti d’Italia per dare quella che è l’espressione del film, ben inter-pretato da Fiorello, che è stato un grande, ma ben architettato da Marco Pontecorvo. Hanno fatto un miracolo perché è stata una storia vera, anche se con qualche piccola cosa romanzata: ad esempio il ragazzo morto non c’è mai stato, così come la palestra bruciata. Posso dire che io il rispetto me lo sono guadag-nato con l’amore e con l’affetto, con la mia pre-senza, con il mio modo di dire. Se tu non parli la gente non ti capisce; se alla chiacchiere fai anche proseguire i fatti allora vieni preso come esem-pio e come modello, proprio come succede qui, perche questo non è solo un avamposto sociale ma un avamposto legale. Qui abbiamo la settima e l’ottava municipalità: ti parlo dei servizi sociali che mi tengono come punto di riferimento per i raga-zzi più terribili, sia nelle scuole che nelle case. Ra-gazzi, anche molto piccoli, che hanno fatto delle rapine e, non avendo genitori alle spalle, vengono mandati qui come percorso formativo: quindi sono diventato un riferimento dello Stato. Perché dico lo Stato siamo noi? Perché noi siamo lo Stato nello Stato. Come per esempio agli assistenti sociali del territorio sento il dovere di dare una mano perché con la mia età e la mia esperienza sento che sono in grande difficoltà anche se loro hanno la laurea, un posto che possono gestire, ma non hanno purtroppo la capacità di avere queste credenziali territoriali. Le chiamo credenziali perché se un ra-gazzo difficile viene avvicinato da un assistente so-

ciale non ha credito qui; se viene avvicinato da un poliziotto, anch’egli non ha credito. Si è seminato male da parte delle istituzioni della vecchia Repubblica e chi semina male purtroppo raccoglie frutti privi di speranza. Allora qui entrano in gioco Gianni Maddaloni, Ciro Corona, Don Fabrizio Valletti, Vincenzo Vanacore, Chiara Mammut... ti parlo di una rete molto forte a Scampia, ti sto facendo dei nomi che sono in trincea però siamo singoli perché bisogna essere singoli per essere forti . E’ vero che ad essere insieme si fa squadra però il territorio è troppo vasto. Ognuno deve avere dei riferimenti ben chiari: Don Fabrizio Valletti con la sua religione, Vincenzo Vanacore con l’arte e il mestiere, Chiara Mammut con il suo modo di fare con i rom, io attraverso dei modelli ben specifici sportivi, ragazzi che hanno fatto le Olimpiadi (alle quali partecipiamo ogni quattro anni) e le hanno vinte, come mio figlio Pino. Noi siamo una squad-ra, tra di noi c’è armonia, non c’è discussione, ma siamo forti nella nostra singolarità e abbiamo un’unica e comune meta: quella di fare del bene per il nostro territorio. Penso che nel momento in cui io e mio figlio ab-biamo vinto le Olimpiadi, per noi si sono aperte delle strade che prima erano serrate e questo mi fa male perché io quello che faccio ora lo sto facendo dall’Ottanta e fin quando non vincevo le Olimpiadi, guarda caso, nessuno mi dava retta e questo è stupido da parte del sistema»

continua a pagina 10

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6INCHIESTA GIORNALISTICA

FANCULO LA LEUCEMIA !!!

Premessa di Vittorio Iervolino*

Aprire la pagina di Facebook con il messaggio più gioioso:

“...il bello di combattere una battaglia è vincerla.

FANCULO LEUCEMIA, HO VINTO IO !!! “

Questo bellissimo messaggio lo ha scritto una mia piccola amica; si chiama Mary e forse la con-osci anche tu che leggi questo articolo, perché probabilmente sei uno degli oltre 6 milioni di per-sone che nei mesi scorsi ha visto il video “Happy in Oncologic Pediatric”, un video stupendo che ha “scassato” in rete, perché riprende, sia i de-genti, sia i pazienti di Oncologia Pediatrica coin-volti in un balletto esilarante e commovente.Ho riletto la nota di Mary, pesando ogni parola e ho provato ad immedesimarmi in una 15enne che da mesi ha passato le pene dell’inferno, lottando tra mille difficoltà per la sua stessa vita. E’ quasi impossibile comprendere appieno cosa stia provando la ragazzina in questo momento o che esplosione di gioia abbia invaso i cuori dei genitori o di Raffaele e Chiara, i suoi fratelli. Chiara, di tre anni più piccola di Mary, è il grande miracolo di questa storia, perché è lei che ha do-nato il suo midollo osseo alla “sorellona”. Questa bellissima storia mi consente di fare un approfondimento sulla donazione di midollo os-seo, perché vi assicuro che ci sono solo notizie vaghe e distorte.

PER DIVENTARE DONATORE DI MIDOLLO OSSEO

DEVI SEMPLICEMENTE FARE UN PRELIEVO DI SANGUE !!!

Ti “codificano” (in gergo si dice “tipizzazione”) e ti inseriscono in un database mondiale. Se nel mondo trovano una persona con le tue stesse caratteristiche (la statistica dice uno su centomila) allora puoi fare la donazione vera e

propria e salvare la vita a qualcuno (o tramite trasfusione o con un’anestesia totale). La storia di Mary è a lieto fine, ma la realtà è ben diversa, soprattutto in Campania che da quasi un anno ha chiuso tutti i centri che si occupavano delle tipizzazioni. Da quasi un anno centinaia di po-tenziali donatori di midollo sono stati bloccati da un servizio che non funziona, niente inserimento nel database mondiale e ovviamente ancora meno possibilità di sopravvivere per chi è malato di leucemia e aspetta un donatore.Abbiamo inviato lo stesso scritto alla Procura della Repubblica per denunciare questa gravis-sima violazione dei diritti e della salute, con la speranza che i responsabili paghino e che sia risolta a breve una situazione vergognosa. * Vittorio Emanuele Iervolino è il fondatore di DiamoUnaManoOnlus e volontario al reparto di Oncologia Pediatrica della SUN Napoli.

Ulteriori approfondimenti di Angelo Morlando Non dobbiamo fare scoop, ma dare solo in-formazioni ufficiali e attendibili.Con tale spirito, abbiamo inviato una prima mail alla Dr.ssa Nicoletta Sacchi, Direttore S.C. Lab-oratorio di istocompatibilità e IBMDR (Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo) - Dip. Area delle scienze genetiche e IBMDR - E.O. Ospedali Galliera - Genova, che riteniamo possa essere la persona più informata in merito.Abbiamo ricevuto la risposta dopo poche ore, pertanto, ringraziamo la dott.ssa Sacchi per la cortesia, disponibilità e sollecitudine.La domanda della nostra prima mail è stata la seguente: “Sono giunte delle segnalazioni che denunciano che da mesi in Campania non è operativo un centro di tipizzazione “per gravi errori procedurali dove non è stata tutelata la salute dei pazienti”. Sarebbe molto utile una risposta in merito...”La prima risposta della dott.ssa Sacchi è stata:«Le disposizioni relative alla sospensione del

Registro donatori campano discendono dalla necessità di riorganizzazione della rete con il coinvolgimento delle Autorità competenti re-gionali e nazionali, alle quali La invito a rivolgersi per ulteriori chiarimenti».Abbiamo inviato una seconda mail, con due domande specifiche e dirette alle quali è stato dato immediatamente riscontro:

Domanda: Le faccio una prima domanda secca: in questo momento è possibile essere tipizzati in Campania ?Risposta: «No, non è possibile».

Domanda: Da quanto tempo non è possibile essere tipizzati e per quanto tempo (som-mariamente) non sarà possibile ?Risposta: «La situazione di stallo è a decorrere dal marzo scorso, la data di ripresa non la con-osciamo perchè dipende appunto dalle autorità di cui sopra».

La dott.ssa Sacchi ci ha anche fornito il riferi-mento del Centro Nazionale Trapianti, al quale abbiamo scritto immediatamente.Il Centro Nazionale Trapianti dipende dall’Istituto Superiore della Sanità (ISS) e abbiamo parlato al telefono con il dott. Alessandro Nanni Costa, responsabile del Centro Nazionale e, in un ruolo che avremo modo di chiarire in seguito, del-egato del Commissario Straordinario della Re-gione Campania per il settore sanitario. Siccome l’argomento è delicato, preferiamo attendere la nota ufficiale del dott. Nanni, onde evitare im-precisioni. Abbiamo anche contattato l’ADMO e abbiamo parlato telefonicamente con il sig. Michele Franco, che fa parte del Consiglio Na-zionale. Ci ha comunicato telefonicamente che a breve ci sarà una riunione nazionale con un verbale ufficiale che ci girerà appena disponibile; inoltre, a breve ci verrà a trovare alla ns. sede in Castel Volturno. Invitiamo tutti gli interessati a scriverci sull’argomento.

La storia stupenda di una piccola che ha sconfitto una malattia terribile e l’assurdità di un sistema per le donazioni che non funziona...

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7INCHIESTA

Ogni volta che chiudo gli occhi: sogni e incubi di un leone nella gabbia della SLA, questo il titolo del libro scritto da Antonio Tessitore, un raga-zzo di Villa Literno che nel 2003 scopre di es-sere affetto da una grave malattia degenerativa conosciuta da molti ma per la quale la medicina ancora vacilla su zone d’ombra: si tratta della SLA, una patologia ormai vecchia di un secolo ma che ancora oggi resta incurabile. Tuttavia, di fronte a questa diagnosi che lui defi-nisce una sentenza, Antonio reagisce in modo assolutamente sorprendente: battendosi fin da subito per la conquiste di alcuni diritti costituzi-onali dei malati fino a pensare di trarre, della sua esperienza, un libro che rimarca quel suo prin-cipio secondo cui «Ognuno di noi ha dentro un leone, e ognuno di noi ha dentro una gabbia» ,e poi aggiunge , «la mia gabbia si chiama SLA». L’amico di Tessitore, giornalista e coautore del libro, Pietro Cuccaro, ci spiega come la gabbia nel caso di Antonio sia la malattia, ma come in realtà essa possa facilmente configurarsi con altri tipi di malesseri, palesi o oscuri, che im-pediscono all’animo di esprimersi e di venirne fuori.Antonio, da leone quale è, non ha esaurito le sue parole, i suoi sentimenti ed è per questo che ha voluto fortemente mettere quelle parole e quei sentimenti in un libro, che come ci ricor-da ancora Cuccaro «non sembra scritto da un malato, in quanto non è un libro sulla SLA, ma piuttosto un libro in cui la SLA è il pretesto per parlare di altro: di sogni, paure, sconfitte, vitto-rie, sensazioni, e quella che in una parola, ampia e bellissima, si definisce vita».Una vita che dimostra di essere tanto più forte quanto più la gabbia tenta di comprimerla e, let-teralmente, paralizzarla; una vita che Tessitore sa associare ad un ruggito di un leone, ad una battaglia dello spirito contro le strettezze della

realtà, ad una vera e propria forza interiore che irrompe in lui, attraverso i suoi occhi: l’unica parte del suo corpo che riesce a muovere ma nella quale si concentra tutta la sua intelligenza, il suo essere un Rambo- come scherzosamente lo definisce Pietro- e il suo essere come chi non si arrende, portando sempre avanti le sue batt-aglie. E di battaglie Antonio ne ha fatte molte, a partire dalla denuncia di quella politica sani-taria che ancora oggi si dimostra incapace di rispondere alle reali esigenze dei pazienti con delle patologie neurodegenerative. Si è impegnato nel continuo dialogo con le is-tituzioni per avanzare proposte che vadano fi-nalmente in contro ai cittadini malati di SLA e, tra le richieste, in primis l’istituzione di almeno un presidio in ogni provincia di un pronto soc-corso abilitato ad accogliere persone non au-tosufficienti in modo che queste non vengano più trattate da vegetali ma che possano essere assistiti e affiancati dai propri comunicatori. Un punto importante della battaglia di Antonio concerne soprattutto la grande campagna di sensibilizzazione che attualmente porta avanti per far conoscere questa patologia, le cui car-atteristiche sono in parte ancora drammatica-mente ignorate persino dal personale medico. Al di là del profilo istituzionale di Antonio che lo ha visto referente regionale di importanti as-sociazioni come la Coscione e la Icomm e che oggi lo designa presidente della sezione pro-vinciale di Aisla Napoli-Caserta, il libro ci svela anche un suo lato molto più intimo. “Ogni volta che chiudo gli occhi” nasce dalla vo-lontà di Antonio di far verbalizzare le sue sedute di psicoterapia e, da quegli appunti abbozzati, grazie soprattutto all’opera di sistemazione di Pietro Cuccaro, ne viene fuori un bellissimo e toccante ritratto di Antonio e della vita in ge-nere. A colpire di “Ogni volta che chiudo gli occhi”, difatti, è la sua universalità: il fatto che ogni let-tore riesca a riconoscere se stesso nelle espe-rienze dolorose e gioiose di Antonio tanto che

alla fine la sensazione è quella che il libro parli di noi e che la gabbia e il leone siano delle meta-fore capaci di abbracciare, nello loro densità semantica, tutto quello che ci ruota intorno e che marca profondamente la nostra esistenza. Dando uno sguardo al libro e alla sua struttura sintattica si percepisce come i periodi si susse-guano rapidi e sintetici, a tratti persino nervosi, affinché, anche nello stile, si possa riprodurre quella gabbia dell’incomunicabilità, della fretta nell’esprimersi di chi, per parlare, ha bisogno di affidarsi ad un computer. Ma poi, leggendo le sue parole o guardando semplicemente negli occhi Antonio, si cap-isce immediatamente che si è ben lontani dall’autocommiserazione, ed è allora che la forza da lui è trasmessa a chiunque lo legga o lo incontri, dispiegandosi meravigliosamente in questo libro che è un inno alla vita e alla speran-za, e che si costruisce tutto sulla forza interiore che ognuno ha dentro di sè. Infine, la metafora del leone non è certo racchiu-sa solo nel suo libro, ma divampa nella sua casa, dove anche i mobili, i quadri affissi alle parerti, le incisioni riportate su delle tavolette di acciaio, rimandano continuamente a quell’immagine, a quella forza, a quella speranza che, pur muov-endosi nella sofferenza, non smette di battere negli occhi di Antonio.

di Filomena Diana

SLA come gabbia, Antonio come LEONE: l’equazione che elogia la vita

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8SPECIALE AMBIENTE

La nuova strategia europea a sostegno del tu-rismo costiero e marittimo in tutta Europa ha un obiettivo comune: “rilevare le potenzialità di crescita sostenibile del turismo costiero e marittimo e creare posti di lavoro, garantendo contemporaneamente la difesa delle coste e la tutela del mare”. L’Italia ha uno sviluppo costiero di circa 7.500 km, quindi, potrebbe ricavare i maggiori ben-efici da tale iniziativa e le istituzioni dovrebbero raccogliere la sfida per consolidare la posizione del settore (è giusto ricordare che l’Italia eccelle nel settore portuale e turistico costituendo, di fatto, una delle prime “economie blu” a livello europeo e mondiale).La strategia si svilupperà tramite 14 azioni in cui tutte le istituzioni, nazionali e locali, unitamente agli operatori del settore, avranno un ruolo fon-

damentale nell’attuazione degli interventi, con la possibilità di integrarli con ulteriori iniziative pubbliche e private. La nuova strategia va al passo con l’approvazione della Pianificazione dello Spazio Marittimo (PSM) che è un ulteriore tassello per la “economia blu” e per la politica marittima in-tegrata dell’Unione europea. Il Piano consentirà di comprendere pienamente la reale distribuzi-one delle risorse marine e offrire agli investitori maggiori certezze in merito alle prospettive di sviluppo economico, soprattutto perché è re-centissima la buona notizia che le riserve ma-rine di pesce siano circa 10 volte superiori alle stime più ottimistiche fatte negli ultimi anni. Ciò non significa che bisogna abbassare la guardia...

fonte: arpacampania

Potrebbe essere un articolo un pò troppo tec-nico, ma siccome riguarda le acque sotterra-nee e di falda (LE PIU’ PREZIOSE E QUELLE REALMENTE PRIVATIZZATE) chiedo a tutti voi un piccolo sacrificio. Cosa è cambiato ? Il primo punto fondamentale è legato alla prec-edente direttiva (2006) che aveva la necessità di normare alcuni aspetti fondamentali, ma non lo aveva fatto. Tra gli aspetti più gravi c’era la mancanza di collaborazione a fornire dati at-tendibili da tutti gli Stati Europei.La nuova Direttiva (2014) presenta sicuramente delle significative modifiche, ma ci sono ancora troppi “condizionali”. Si potrebbe fare decisa-mente di più e questo lo potrebbero fare i sin-goli Stati.Le direttive sono delle linee guida, ma i singoli Stati devono impegnarsi a fare di più e a non fare solo il compitino... Le acque sotterranee

sono a rischio e in Campania, ad esempio, si rilasciano concessioni macroscopiche senza studi idrologici e sistemi di monitoraggio ade-guati all’importanza delle risorse prelevate e che non garantiscono la durabilità delle stesse risorse a medio / lungo periodo. Il sistema attuale è tale che ci sono domande semplici a cui nessuno, in questo momento, saprebbe rispondere: quanta acqua viene complessivamente estratta dal sottosuolo per l’imbottigliamento? Quanta ne viene ri-caricata e con quale qualità? Quale è il bilancio idrico complessivo delle acque sotterranee in Campania? Se si pensa che nella Legge Regionale della Campania si parla delle acque sotterranee come “giacimenti”, è chiaro che, ancora ad oggi, si punta solo a garantire posizioni con-solidate e privilegiate.

E’ l’ultima pubblicazione dell’ISPRA nella quale siamo lieti di citare anche il contributo del dott. Tommaso Di Meo dell’Arpa Cam-pania.La pubblicazione si sviluppa su cinque capito-li: “Fiumi”, “Laghi”, “Acque di Transizione”, “Acque marino costiere” e “Acque Sotter-ranee” e tratta argomenti specifici ai quali ri-mandiamo per gli appassionati e specializzati.Si definiscono le tipologia della rete di moni-toraggio delle acque comprese le analisi de irischi e la classificazione della qualità dei corpi idrici. La situazione attuale italiana non è delle peggiori, ma bisogna fare di più e meg-lio per la classificazione, l’analisi dei rischi e il monitoraggio. Questa pubblicazione potrà essere certamente un’utile guida per colmare queste lacune.

AZIONI EUROPEE PER LA DIFESA DELLE COSTE E DEL MARE

L’EUROPA PROVA A DIFENDERE LE ACQUE SOTTERRANEE

Reti di monitoraggio

delle acque

(Direttiva 2000/60/CE)

di: Angelo Morlando

Commento alla nuova direttiva n. 2014/80

La prima mappatura dell’uso del mare

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9NEWS

CONTINUA IL PROGETTO “RI-ADOTTIAMO L’AMBIENTE”…

Il progetto “Ri-adottiamo l’ambiente”, nato nel 2013 sulla scia del percorso di riqualifica e pro-mozione dell’Oasi Naturalistica dei Variconi, continua a dare grandi risultati.Si rafforza la già consolidata rete di sinergie pos-itive tra A.R.CA., Ente Riserva Foce Volturno- Costa di Licola- Lago Falciano e le associazi-oni castellane: Centro Studi Officina Volturno, Le Sentinelle dei Variconi e Centro Laila. Lo scopo è restituire a Castel Volturno e a tutti i suoi cittadini una risorsa naturale unica nella sua specie, infatti, è giusto ricordare che l’Oasi dei Variconi è l’ultima zona umida in Campania e primo punto di un itinerario di birdwatching di tutto il Mezzogiorno.Il primo passaggio è stato concluso e sono stati eseguiti tutti gli interventi necessari per com-pletare il ripristino del punto di osservazione ornitologica, grazie alla progettazione gratuita a cura dell’ing. Angelo Mauriello dell’Associazione Officina Volturno. Grazie all’impegno costante delle associazioni locali, l’Oasi si trova in buone condizioni ed è risultata immediatamente fruibile dai destinatari del progetto, infatti, il 5 e il 12 gi-ugno si sono tenute le prime due visite guidate, curate dalla dott.ssa Marianna Savarese, guida esperta, coadiuvata dai volontari delle asso-ciazioni della rete, che hanno coinvolto i minori del centro di aggregazione diurno attivo presso l’Associazione A.R.CA., gli utenti dell’Unità Op-erativa di Salute Mentale (UOSM), i minori del Centro Laila.

Il giorno 25 ottobre 2014 le guardie giurate ambi-entali, zoofile e venatorie del WWF (Fondo Mon-diale per la Natura) e dell’EMPA (Ente Mediterra-neo Protezione Animali) si sono recate a fare un servizio di vigilanza ambientale nel territorio del comune di Lusciano (Caserta). Siamo usciti alle ore 6:00 – dichiara Alessandro Gatto, coordinatore del nucleo delle guardie WWF della Provincia di Caserta – per scongiurare che altri criminali sversassero rifiuti o peggio ancora li dessero alle fiamme come spesso accade. In prima mattinata abbiamo eseguito anche un con-trollo entrando in via Torre Pacifico ed abbiamo constatato la presenza del pericoloso amianto ac-catastato in terra ed esposto agli agenti atmos-ferici, le coordinate GPS rilevate per questo sito sono: 40°57’09,2”N; 14°11’20,3”E. Continuando a percorrere questa strada – dichiara Domenico Mottola, Guardia Giurata WWF - in direzione del territorio di Giugliano in Campania siamo arrivati in via Scipione ed al di sotto del cavalcavia abbiamo rilevato una vera e propria discarica molto peri-colosa, con segni recenti di incenerimento e con altri rifiuti di abbandono recente. Le coordinate GPS per questo secondo sito sono: 40°57’12”N; 14°11’03,4”E. La situazione è davvero drammati-ca perché purtroppo ad ogni angolo di stradine di campagna ci sono cumuli di rifiuti a volte anche pericolosi. Il tutto poi diventa ancora più perico-loso quando gli stessi rifiuti vengono inceneriti. Le guardie del WWF e dell’EMPA, comunque, non fermeranno il loro lavoro volontario di vigilanza ambientale per tentare di frenare e scongiurare al-tri sversamenti ed ulteriori incenerimenti.

di Alessandro Gatto

A tutti è stato distribuito materiale informativo e si è avuta un’attiva partecipazione al laboratorio di disegno naturalistico e photo-voice, realizzan-do disegni sul posto e immortalando le bellezze esistenti con le macchine fotografiche. Nei prossimi mesi proseguiranno le visite, grazie anche alla disponibilità della Preside dell’I.T.C.G. “Vilfredo Paredo” di Pozzuoli, la dott.ssa Dona-tella Mascagna, che, ha reso possibile ai propri alunni di poter visitare l’Oasi dei Variconi.

di: Vania Di Matteo

Insieme e uniti si vince

VASTA OPERAZIONE DI VIGILANZA AMBIENTALE DELLE GUARDIE WWF ED EMPA

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10ESCLUSIVA

Penso alla nostra intervista a Patrizio Oliva, il quale ci ha detto che nelle carceri non serve un sistema punitivo, bensì costruttivo, di formazi-one, che non avviene tramite un professore che va lì ad impartire lezioni ma tramite un Patrizio Oliva, un Massimo Ranieri e tanti personaggi famosi, in modo tale da avvicinare i ragazzi a questi idoli e non a quelli della camorra.«Io ci tengo a precisare che ci sono due criminal-ità; una è quella del gregario, della maggior parte dei delinquenti e si può fare qualcosa. Ma per i veri criminali serve solo il carcere duro. Io sono stato uno di loro da bambino: io fino all’età adolescenziale ero al Rione S. Gaetano e i miei amici facevano parte del clan Lo Russo, dei Bev-ilacqua, Costantino Sarno era un mio compagno di giochi. All’interno del carcere ci vogliono uomini come Patrizio Oliva, Massimo Ranieri, Gianni Maddaloni o Ciro Corona sul territorio che quando vanno all’interno del carcere parlano di storie, di vittorie e di speranze»

Si può costruire una società civile attraverso questi esempi che nel loro campo sono “eroi”, ma devono rappresentare persone normali e di-mostrare che tutti possono essere di diventare un Gianni Maddaloni, un Patrizio Oliva o chi al-tro?«Mi parlavi di Massimo Ranieri, ma lui è uno scugnizzo che ha avuto l’opportunità e Dio gli è stato vicino. Io credo molto in Dio e ammiro molto Papa Francesco: un Papa esempio che ha gli at-tributi di carità e di passione e li dimostra nel mo-mento in cui tocca i disabili, bacia i bambini e nel momento in cui non ha paura prendendo il taxi o camminando a piedi tra la gente. Lì esce fuori il carisma di chi è capace di impressionare folle a

Il “Maestro” di Scampia: «Ho conquistato il rispetto attraverso l’amore e l’affetto. La camorra la sconfiggi togliendo i ragazzi dalla strada.

Sono stato uno di loro da bambino ma ho incontrato le persone giuste che mi hanno salvato.

Giro l’Italia e il mondo per portare ovunque testimonianze di legalità e forti esperienze ma Napoli non mi considera anche se sono un punto di riferimento per lo Stato»

differenza di chi con lo stesso potere, non ha im-pressionato nemmeno una pecora. Ritornando al discorso di prima, dopo il 2000 e dopo il film “L’oro di Scampia” si sono aperte le porte. Sono stato invitato dai sindaci di moltissime città italiane, nelle scuole e nei teatri per far guardare “L’oro di Scampia”, film che tramanda speranza e dà qual-cosa di particolare. Napoli però non fa questo. Le nostre istituzioni ci prendono a calci in culo. Chiunque vuole fare qualcosa di buono in questa città viene definito un rompiscatole mentre viene osannato in altri luoghi e questo mi fa male»

Cosa dice ai suoi ragazzi, soprattutto ai più pic-coli, per quanto riguarda lo sport e il judo che possono dare opportunità diverse da quelle che una società potrebbe garantire in maniera più veloce ma illegale. Quali sono le parole che di solito usa con un bambino?«Orami sono 40 anni che pratico judo e lo insegno da 34. Con i bambini uso un linguaggio molto sem-plice; giocate! Ma parlo soprattutto con i genitori, perché essi sono il mattone. Qui il bambino sta in un ambiente simile all’oratorio, proprio come tanti anni fa. Quasi tutti i bambini che vengono qui por-tati dalle mamme e dai papà, escono sorridendo e io dico ai genitori: “Avete fatto bingo! Con soli €20 avete dato ai vostri figli la possibilità di fare sport.” Inoltre se una famiglia ha quattro figli non paga nemmeno i €20. Da me è venuto anche Sky Spagna che addirittura mi ha detto: “Combatti la camorra”. Io non com-batto nessuno, io dò un’alternativa. Combatti con-tro la camorra, ne stendi due ma poi stendono te. Li stendi bene, invece, nel momento in cui strappi i bambini dalla strada. Loro sono vigliacchi e io li conosco bene. Quando ero bambino avevo degli amici che prendevano in giro un ragazzino gay che non sapeva difendersi, allora lo difendevo io, non-ostante fossi un bullo, e mi chiamavano traditore, picchiandomi. A quattordici anni però ho trovato l’amico giusto al momento giusto. Ho praticato boxe per tre anni, quando avevo 16 anni morì mio padre e io stavo ricominciando a fare il cretino con la moto, correndo e scommettendo, ma a 18 anni ho incontrato, di nuovo, l’uomo giusto al momento giusto; il mio maestro, che mi ha insegnato le cose che ora ti sto dicendo»

Oggi il maestro è Gianni Maddaloni…«Il maestro oggi è Gianni Maddaloni ma il maestro ha perso l’uomo, il mentore e un secondo padre, però ha trovato un altro grande uomo: l’ex procuratore capo Giovandomenico Lepore che mi dà una mano. Qua ci vogliono settantamila euro all’anno e in tutto ciò in cui non mi aiutano le istituzioni, mi supporta Lepore, altrimenti avrei già chiuso da un bel po’»

Dal 1980 al 2014 come è cambiata la situazione, se è cambiata?

«Tra politica di destra e di sinistra ci sono sem-pre stati buoni politici che mi hanno anche aiutato anche se, a causa della crisi economica, non riesco ad avere una mano dalla politica. Inoltre, io sono convinto che usciremo da questa situazione di crisi: è sbagliato dire che la politica di destra è migliore di quella di sinistra o viceversa. Io dico che è una questione di uomini e di donne di cuore»

Negli anni, la crescita del progetto Maddaloni, l’importanza della legalità da lei trasmessa, non si è mai potuta concretizzare in un progetto da esportare al di fuori di Scampia, in tutta la re-gione, in tutta Italia e, perché no, con la visibilità che avete, anche all’estero?«Il percorso Maddaloni vive a Scampia ma è aperto a tutta la cittadinanza. Per quanto riguarda l’esterno, a Città del Messico, a Bogotà, a Cali si compie il percorso Maddaloni. Su Sky Spagna probabilmente documenteranno il percorso Maddaloni, L’Horizons University di Pari-gi, le periferie francesi sono venute qui a fare un cortometraggio e un’intervista per portare questa validità nelle periferie francesi dove si soffre proprio come Scampia. Quindi, non si è mai profeti nella propria città. Possiedo anche un incarico del CONI molto bello: il narratore di storie vere, affidatomi dal mio amico Sergio Roncelli, Presidente provinciale del CONI. Per me è importante essere intervistato da un gio-vane come te, perché dovete capire che per farvi strada dovete dare pugni a quest’indifferenza is-tituzionale. Si può cambiare e il cambiamento deve partire da voi giovani»

Cosa si sente di dire a chi non è a contatto e non conosce Gianni Maddaloni?«Di dare il meglio di se stessi, di dare anche quel poco che si sa fare e di scoprire il piacere che si prova nel farlo. Dare è molto più importante di avere e se si riesce a scoprire il piacere di dare si avrà anche, questo bisogna dire ai giovani, di essere ottimisti, di non redimersi, di lottare e di mettere in campo la nostra eccellenza di essere italiani»

di Fabio Corsaro

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GARANZIA GIOVANI CAMPANIA: UN PROGETTO POSSIBILE O SOLO FUMO NEGLI OCCHI ?

11ESCLUSIVA

Raccogliamo un fiore dopo l’altro e poi lo lan-ciamo in uno dei tanti roghi che ci ritroviamo davanti, in qualche cassonetto sotto qualche palazzo pericolante. E’ quello che facciamo spesso a Napoli senza dire niente, non una pa-rola. La corrente opposta invece denuncia, ci passa una vita a raccontare quello che non va in questa città (oltre a promuovere le eccellenze sia chiaro). Croce e delizia da sempre, raccon-tata in mattinate alla “Radiazza”, un programma di radio Marte in onda tra le 09:20 e le 12:30 dal lunedì al venerdì. La voce si chiama Gianni Simeoli ed è un mostro sacro dell’ascolto radi-ofonico, la mano si chiama Francesco Borrelli, sempre in prima linea nei fatti che avvengono a Napoli e provincia. Il live room di questa radio è un via vai di voci di Napoli, il posto giusto per la voce di tutti. Si è sentita sicuramente l’esigenza di lavorare con i mezzi con cui il mondo sta pro-gredendo. Facebook, WhatsApp, Twitter. Da qui vengono raccolti gossip e notizie gener-iche. Per tutto il resto vale solo la tempestività con cui Borrelli riesce a denunciare o raccon-tare. Quello che non manca mai è la tensione, denunciare significa responsabilità, responsa-bilità significa pressione. E’ proprio il caso di Francesco Borrelli nei giorni in cui siamo stati ospiti del suo operato. Querelato dopo aver denunciato “il parcheggio abusivo” all’interno di Palazzo Reale (vedi in foto 1) dalla sovrain-tendenza di Cozzolino. Un ciocco di legno nel meccanismo di questa radio che di sicuro non cancellerà l’ottimo lavoro svolto sul territorio. Abbiamo seguito il lavoro di questa radio, ab-biamo seguito Borrelli nelle sue dirette. Il ter-ritorio, è questo il tema che ha a cuore “il mec-canismo”. Non mancano, sia chiaro, le iniziative musicali. In questo periodo è stato lanciato un progetto per dare VOCE a chi sta emergendo nella musica, una sorta di promozione per chi non se la può permettere. Questa iniziativa si chiama #Alpostodirocco. Sulla scia dell’incontro avvenuto in radio con Rocco Hunt, noto rapper salernitano, ormai nell’elite della musica Campana. Quando un progetto così seguito vive di apertura e di con-fronto verso chi ascolta non può che essere un successo, un avanguardia, un eccellenza, per-chè è dai quartieri e dai posti in cui si denuncia che si da il via all’appartenenza e al senso del dovere. di Giovanni Imperatrice

NON RINUNCIO ALLA DENUNCIA

Viaggio nella trasmissione radiofonica “La Radiazza” di Radio Marte

La redazione di INFORMARE sarà periodicamente ospite de “La Radiazza” per presentare mensilmente il giornale.

“GARANZIA GIOVANI è un importante program-ma europeo per l’avvicinamento dei giovani al mercato del lavoro. Offre opportunità di orien-tamento, formazione e inserimento lavorativo: dobbiamo per questo credere nelle istituzioni e ancor di più nei giovani, dando loro i giusti stru-menti con i quali proiettarsi in un futuro miglio-re”. Queste le parole utilizzate dall’assessore Antonio Ambrosino, delegato alle Politiche Gio-vanili, all’apertura del dibattito tenutosi nell’ Aula Consiliare del Comune di Saviano lo scorso 16 ottobre. All’evento hanno preso parte diverse personalità politiche: dal Sindaco di Saviano Carmine Sommese all’ Assessore al Lavoro - Formazione e orientamento professionale - Re-gione Campania Severino Nappi, tutti concordi nell’analizzare e spiegare ai numerosi presenti in sala lo scopo ultimo di questo nuovo progetto promosso dalla regione Campania. A tal prop-osito, il programma posto in essere si integra con gli altri provvedimenti di politica attiva del lavoro già avviati sul territorio come “Campania al Lavoro”. Tutte le altre misure previste nel pro-gramma nazionale “Garanzia Giovani” sono at-tivate per condurre circa 400 mila giovani, di età compresa tra i 15 e 29 anni, verso la formazione specialistica e l’inserimento lavorativo. Nel dettaglio, le risorse finanziarie assegnate alle diverse misure offerte dalla Campania sono state così ripartite: Accoglienza, presa in carico, orientamento: 45.600.000,00 euro Formazione: 24.410.955,00 euro

Accompagnamento al lavoro: 39.000.000,00 euroA p p r e n d i s t a t o : 3.000.000,00 euroTirocinio extra cur-riculare, anche in mobilità geografica: 30.000.000,00 euroServizio civile regionale: 30.000.000,00 euroSostegno all’auto-imp-iego e all’auto-impren-ditorialità: 9.600.000,00 euro

Mobilità professionale transazionale e territoriale: 10.000.000,00 euro. SONO SOLO NUMERI O C’E’ QUALCO-SA DI PIU’ CONCRETO? Interrogativo questo che ha mosso le coscienze dei numerosi pre-senti in sala. Tutti hanno ascoltato i discorsi che si sono susseguiti in tre ore di presentazione. Dopo aver prestato attenzione anche ai discorsi retorici di Giovanna Del Giudice - Assessore alle Politiche Giovanili della Provincia di Napoli- e quelli da comizio politico di Pasquale D’Acunzi - Presidente ARLAS Campania (Agenzia per il Lavoro e l’Istruzione)- c’è stato chi dalla platea si è alzato per esprimere il proprio assenso o dissenso nei confronti di parole piene di buoni propositi ma che spesso sono risultati nel corso del tempo inconcludenti. C’è chi non è molto en-tusiasta del programma esposto in sede come M.S che dichiara: “Il progetto appena illustrato mi lascia a dir poco perplesso in quanto sono stufo di questi programmi promossi dallo Sta-to e dalla Regione che inseriscono ragazzi in aziende per qualche mese per poi rispedirli a casa poco dopo l’inizio. Detto ciò avrei preferito ascoltare altri discorsi che avessero davvero come punto centrale l’interesse e la crescita pro-fessionale di giovani ragazzi dando loro un vero e proprio lavoro con contratti indeterminato. Per quanto riguarda l’amministrazione comunale sa-vianese, credo che viva in un’ immobilità totale: il Comune, dietro la scusa della crisi e della spending re-view, non sta facendo nulla su tutti fronti quindi ad oggi le parole del Sindaco, così come quelle

dell’Assessore Am-brosino, mi sembrano l’ennesima presa in giro fatta ai danni dei cittadini in quanto non si può pensare di dare l’avvio a questi progetti se non si cercano di ri-solvere in primo luogo i numerosi problemi in cui oggi versa Saviano e i molti altri paesi della provincia” .

di Martina Giugliano

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12EVENTI

TUTTO TRANNE LA PIZZA

Vuota, come il deserto lasciato nel cuore della famiglia Romano. La piazza che ha ospitato la commemorazione della morte del giovane Lino Romano per opera della camorra era tris-temente vuota. Ci si aspettava una fila che in-tasasse la piccola stradina dove Lino Romano fu ammazzato. Niente. Lino era un operaio di trent’anni, trivellato da quattordici colpi di pistola poco distante dalla sua abitazione il 15 ottobre 2012. Un figlio legittimo di Napoli e dei suoi pro-cessi di automutilazione giovanile. Ad ammazzarlo fu Salvatore Baldassarre, un affiliato degli “scissionisti”, per un errore nella faida contro il Clan “girati”. Sono passati or-mai due anni. Presenti alla manifestazione De Magistris, il presidente della municipalità Pisani, l’assessore comunale Moxedano, inviati della Rai, l’associazione Libera che si occupa della lotta contro le mafie attraverso la diffusione della cultura e della legalità. Mentre volavano belle parole e grandi aspettative da chiacchiere al comune mi sono chiesto: Perchè non è stata informato il quartiere di questa manifestazi-one? E’ questo il modo di svegliare le co-scienze di cui vi state riempendo la bocca? Lo chiedo a tutte le attività antistanti la piazza dove si sta parlando di legalità in questo mo-mento e la risposta è univoca e ripetitiva: “NOI NON SAPEVAMO NIENTE”. Per un paradosso in quella piazza c’è una statua per le vittime di tutte le guerre (vedi foto 1) su cui siedono tre ragazzini a cui chiedo cosa stesse accadendo in questo posto. La loro risposta è assonnata, una risposta che ha la stessa dis-tanza che divide la statua dal tavolo dove si sta tanto parlando. Sono lontani. De Magistris nel frattempo sta parlando di quanto questo suo impegno sia da cittadino a cittadino, chiede a gran voce una rivoluzione culturale che possa contrastare la criminalità. Il momento più alto arriva con le parole del portavoce comunale di Marianella rivolte al sindaco e a tutta la giunta comunale: “l’invito è sicuramente quello a non abbandonarci. Si sta parlando di un impegno civile, è come quando questa strada che porta a Piazza Marianella è tutta buia perchè nessuno se ne è occupato... se siamo al buio c’è più perico-lo”. E’ stato detto più di quanto si voleva lasciar intendere, le strade a Napoli a volte sono buie perchè nessuno se ne occupa e io spesso mi chiedo se quella sera del 15 ottobre di due anni fa la strada dove Lino è morto era ben illuminata o meno e se magari con la luce si può realmente denunciare tutto quello che di cattivo ha questa città. di Giovanni Imperatrice

Tutto tranne la pizza. Mi capita spesso di tornare da lunghi viaggi e desiderare un pranzo con la pizza della mia città: Napoli. L’attacco sfron-tato con cui Report, il programma di Rai Tre condotto da Milena Gabanelli, ha criticato la pizza napoletana è stato una forchetta in un mare di perchè. Spolpando il servizio e analiz-zando quello che più interessa il nostro territorio sono venute fuori cose che la gente di Napoli conosce già, ma in parte. Il giornalista Bernardo Iovene ha analizzato in toto la lavorazione della pizza napoletana. Da un’analisi tossicologica è venuto fuori che i forni, se non puliti costante-mente, porterebbero all’aumento di sostanze tossiche nella cottura. Le pizzerie analizzate sono state: pizzeria TRIANON, l’antica pizzeria DA MICHELE, pizzeria PORT’ALBA e la pizze-ria 50 KALO’. Nel filmato sono presenti scene in cui uno strac-cio viene passato all’interno del forno tirando fuori tutta la fuliggine. Nella critica del servizio ci si chiedeva come mai il forno non venisse pulito più volte al giorno e quanto fosse pulito. La mia domanda invece è questa: quando è stato passato il panno nel forno in tutte le pizzerie analizzate?Se fosse uscito dal forno in alcune a fine giornata lavorativa? Quando sappiamo che il forno cumula più fuliggine. Di fatto una scena del servizio viene girata in una pizzeria che non vuole far riprendere all’interno del forno perchè “adesso non si può stiamo lavorando”. Lasciamoci prendere, ogni tanto, anche noi dal senso critico. Cominciamo a rispondere con una domanda a questi servizi. Dopo gli attacchi fortissimi alla mozzarella (con la diossina) e al caffè killer adesso arriva l’attacco alla pizza napoletana. Immagino sp-esso un qualsiasi cittadino non napoletano che osservando questi servizi comincia a far macinare nella propria testa pregiudizi che si cumulano, proprio come quella fuliggine che

difficilmente andrà via. Viviamo costantemente domandandoci se questo denunciare osses-sivo e questa fuliggine sia utile solo quando fa clamore o lo è sempre. Quando, per dirla tutta, l’Italia si indigna sembra che tutto giri bene a questo giornalismo. Quando invece la notizia viene accantonata, magicamente si smette di denunciare e indagare (vedi i roghi e il capitolo della terra dei fuochi). Stiamo parlando di cose come il pesce che viene esportato dall’estero e viene spacciato per nostrano, stiamo parlando di rifiuti che per anni sono stati gentilmente e profumatamente offerti alle nostre discariche tramite i casalesi da città come Parma o magari proprio da qual-che città di qualcuno di questi giornalisti tanto attivi sul territorio campano (nota bene non è il caso di Iovene che è campano). Tutto documen-tato dalle dichiarazioni di alcuni pentiti come Gaetano Vassallo ad esempio, ministro dei rifiuti del clan dei casalesi. Cosa vuole dimostrare tutto l’accanimento mediatico sulle piccole e grandi difficoltà di Napoli, chi o cosa c’è dietro queste apparenti indignazioni, cosa si sta facendo per risol-vere le problematiche più che raccontarle?

di Giovanni Imperatrice

In piazza Marianella la commemorazi-one della morte di Lino Romano, vittima innocente della camorra, tra assenteismo e poca informazione

Ancora un attacco mediatico contro Napoli: stavolta tocca al prodotto per eccellenza

LO SPAZIO VUOTO

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13CULTURA

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La Napoli borbonica è stata capitale di arte e cultura grazie alle innumerevoli innovazioni tec-nologiche e scoperte in ogni campo della con-oscenza. Tra le principali maestranze operative dell’epoca, l’opificio reale di Pietrarsa si ritaglia uno spazio importante nella storia del Paese.Infatti, questa officina che si affaccia sul mare a Portici, in provincia di Napoli, fu adibita alla costruzione di locomotive e all’assemblaggio del materiale rotabile ed era pratico esempio di uso di lavorazioni e tecnologie di avanguardia. Oggi vi sorge il Museo di Pietrarsa e, in occa-sione del 175° anniversario della Napoli-Portici, prima linea ferroviaria costruita in Italia, abbi-amo incontrato il responsabile del Museo ap-partenente alla Fondazione Ferrovie dello Stato Oreste Orvitti.Da qui è partita la storia dei mezzi di tras-porto ferroviari italiani. Che spazio si ritaglia la storia tranviaria del Paese nella cultura italiana?La storia delle ferrovie è la storia di questo Paese. I collegamenti tra i paesi che non erano raggiungibili sono stati resi possibili proprio at-traverso il sistema ferroviario e la storia delle ferrovie ha permesso lo sviluppo italiano ma ne ha permesso anche la ricostruzione dopo le grandi guerre. L’1% del PIL di questo Paese è legato proprio al sistema di trasporto delle fer-rovie. Gli investimenti in materia ferroviaria, volti a rendere più agevole e veloce il trasporto, ad abbreviare le distanze, hanno permesso uno sviluppo economico dell’Italia. Non possiamo pensare che sia un elemento culturale isolato da tutti gli altri elementi culturali del paese in quanto parte fondamentale dello sviluppo italiano e noi ne siamo protagonisti al 100%.La Fondazione Ferrovie dello Stato Italiane nasce il 6 marzo 2013 con l’impegno di tute-lare e valorizzare il patrimonio storico, tec-nico, ingegneristico e industriale del Gruppo Ferrovie dello Stato. Sorta il 6 marzo 2013, in un periodo in cui non sono stati risparmiati

neanche i tagli alla cultura, la nascita della fondazione è da considerarsi una necessità per una mancanza d’attenzione dello Stato oppure va inteso come un “gesto d’amore” del Gruppo Ferrovie?La Fondazione nasce per volontà del vertice di Ferrovie dello Stato e alla direzione generale viene posto l’ingegnere Luigi Cantamessa che ha una passione per il sistema di trasporto in genere, quindi parliamo di persone che hanno un amore. In questo momento qualsiasi azien-da che ritiene di dover fare mercato, business, non trascura quelli che possono essere gli as-petti culturali. La scelta di Ferrovie dello Stato è stata quella di salvaguardare il proprio patrimo-nio, perché attraverso il patrimonio culturale ha ottenuto lo sviluppo di cui oggi possiamo van-tare. In una famiglia si tende a salvaguardare la tradizione da trasmettere e in modo tale da far capire agli altri cosa è stata quella famiglia. Noi oggi siamo persone che hanno studiato e lavorato ma lo siamo grazie ai nostri nonni e genitori. La fondazione Ferrovie si propone so-prattutto di essere la casa dei ferrovieri e noi riteniamo che attraverso la fondazione ognuno possa riconoscersi in questa famiglia, in questo gruppo che è tra i più importanti del mondo per quanto riguarda il trasporto ferroviario. Per risorgere da queste ere difficili, la val-orizzazione del proprio patrimonio culturale potrebbe essere per un Paese come l’Italia fonte di ingenti ricchezze con la possibil-ità di monetizzare e permettere lo sviluppo del turismo e la crescita delle proprie città. Secondo lei, lo Stato tutela le ricchezze che l’Italia può vantare?Io ritengo che lo Stato debba tutelare le pro-prie ricchezze. E’ probabilmente il modo di gestire e i meccanismi che devono essere riguardati ma lo Stato ha rispetto per le proprie ricchezze non potrebbe essere altrimenti. Leg-gevo un’intervista del ministro qualche giorno fa, dove ritiene che gli strumenti culturali di questo Paese sono fonte di ricchezza se gestiti

in maniera manageriale. Ci sono degli esempi importanti che riportano alla luce quanto i siti culturali sono strumenti che riescono ad autofi-nanziarsi per la loro stessa gestione e soprav-vivenza. Grazie ai numerosi investimenti, alla riorganizzazione degli orari, alla comunicazi-one e ai miglioramenti nelle gestione, in questo anno abbiamo ottenuto il doppio dei visitatori. Il museo di Pietrarsa è diventato un riferimento e meta della cultura internazionale: ci seguo-no dal Giappone, dall’Australia, grazie al lus-tro non indifferente che siamo riusciti a dare a questo bene della cultura. Bisogna scindere le due posizioni, le due anime; quella dell’amante da quella che garantisce la sopravvivenza del bene materiale facendone strumento di ritorno economico. Non potrà mai un bene culturale fare business, ma deve almeno assicurarsi di sopravvivere . Vogliamo che la gente usufruisca della cultura senza spendere grosse somme di denaro in quanto in questa terra la cultura è un patrimonio.Per chi non conoscesse ancora questo mu-seo, spieghi brevemente perché debba ve-nire qui a visitare il museo di Pietrarsa.Prima di tutto perché qui ci sono le radici della storia di un Paese. Pietrarsa rappresenta la sto-ria, il momento in cui inizia la narrazione del sud Italia e da qui comincia anche quello che è lo sviluppo ferroviario di un intero Paese. Perché siamo sul mare e abbiamo un’esposizione mer-avigliosa, perché ci sono trentaseimila metri quadri di esposizione, il materiale esposto è patrimonio unico e soprattutto perché ci stiamo evolvendo. Vogliamo che questo museo diventi interattività, avremo un treno che porterà in giro le persone per il museo, avremmo degli atelier dove gli studenti potranno ricostruire i modellini e un sistema di pompe di moto. Si vive quella che è la ferrovia e ritengo che questi siano gli elementi per cui le persone ci debbano scegliere.

di Fabio Corsaro

QUANDO NAPOLI FACEVA LA STORIA... 175° ANNIVERSARIO DELLA PRIMA LINEA FERROVIARIA ITALIANA

“L’inaugurazione della Ferrovia Napoli-Portici” di Salvatore Fergola

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15NEWS

Mostra d’Oltremare, nell’ambito delle Cel-ebrazioni Ufficiali Italiane per la Giornata Mon-diale dell’Alimentazione (World Food Day-GMA) indetta ogni anno dalla FAO, il MIUR CAMPANIA e il Dipartimento di Architettura e Disegno Indus-triale Seconda Università degli Studi di Napoli hanno promosso di concerto con EXPO 2015 Padiglione Italia la “Giornata ali-ment-azione 2014”. La giornata, che quest’anno ha avuto come tema l’agricoltura sostenibile e familiare ha visto l’affluenza di studenti dalle scuole di ogni ordine e grado della Campania con i loro docenti e i dirigenti scolastici, circa 200 studenti del Di-partimento di Architettura e Disegno Industriale della Seconda Università degli studi di Napoli, numerosi docenti degli altri Atenei Campani e rappresentanti di Enti ed Aziende. Il prof. Carmine Gambardella, Direttore del Dipar-timento e la Dott.ssa Luisa Franzese - Direttore MIUR CAMPANIA, hanno presentato le attività del Progetto di Ricerca Applicata “Diaeta Medi-terranea: Landesign/ali-ment-azione” rivolto alle scuole di ogni ordine e grado, la Prof. Sabina Martusciello e Maria Dolores Morelli, respon-sabili scientifici del Progetto che promuove la filiera università - scuola - aziende - enti, hanno illustrato i risultati già raggiunti e le azioni in cor-so, che saranno portate al PADIGLIONE ITALIA EXPO 2015. Sono intervenuti il Prof. Luca Ras-trelli, Direttore del Laboratorio LICA del Dipar-timento di Farmacia dell’Università degli Studi di Salerno, il Dott. Pierluigi Pecoraro consigliere dell’Ordine Nazionale dei Biologi, il dott. Marco Elhardo referente Actioned Campania, l’arch. Francesco Langella coordinatore regionale della

“Città dei bambini e delle bambine”. Saluti e au-guri per i lavori della giornata sono stati dati dai dirigenti della Mostra d’Oltremare, di Legacoop Campania, dal vicesindaco di Salerno prof.ssa Eva Avossa, dall’assessore alla Pubblica Istruzi-one di Torre del Greco prof.ssa Romina Stilo, dal Direttore della Nuova Scuola Medica Salernitana dott. Carlo Montinaro. Nell’ambito della manifestazione il dott. Leon-ardo Massa, Commercial Manager di MSC, il dott. Aldo Savarese, CEO dell’Azienda Sab-ox hanno premiato con una crociera e stage presso le Aziende i gruppi di studenti univer-sitari che con le scuole hanno partecipato alle precedenti edizioni dei Concorsi “Landesign/Ali-ment-azione”. Orti di famiglia per nutrire il mondo e preservare il pianeta, è questo lo slo-gan scelto dalla FAO per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione. Napoli, città che ha una grossa tradizione per quanto riguarda la cucina locale risponde all’appello e non manca di sen-sibilizzare tutti noi, dai più piccoli ai più grandi ad un minore spreco delle risorse e una corretta educazione alimentare con un ritorno alla terra.

di Rossella Bicco

LA GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE IN MOSTRA D’OLTREMARE

A’ canzonVersi di Libero Bovio. Musica di Gaetano Lama. (1928)

Reginè’, quanno stive cu mico,nun magnave ca pane e cerase...Nuje campávamo ‘e vase, e che vase!Tu cantave e chiagnive pe’ me!E ‘o cardillo cantava cu tico:“Reginella ‘o vò’ bene a stu rre!”

T’aggio vuluto bene a te!Tu mm’hê vuluto bene a me!Mo nun ce amammo cchiù,ma ê vvote tu,distrattamente,pienze a me!...La canzone parla di un amore ormai passato per una ragazza di nome Reginella che un tem-po conduceva una vita molto semplice, come quando mangiava solo “pane e cerase” , mentre ora è diventata una sciantosa: frequenta ambi-enti raffinati, veste scollata e parla francese. La figura della sciantosa (storpiatura napoletana della parola francese chanteuse, che significa cantante) è strettamente collegata ai chafè-chantan, locali dove si eseguivano spettacoli di arte varia, durante i quali si poteva mangiare e bere seduti a un tavolo.

O’ pruverbioChi cagna penzata a ogne mumento, fatica sen-za concluderedere mai niente.Chi cambia continuamente pensiero, lavora senza concludere nulla.

O’ sapevi ?!La canzone di cui abbiamo trattato sopra è sta-ta scritta da Libero Bovio. La sua fama fu tanto grande che molti credono che Piazza Borsa, detta anche Piazza Bovio, sia a lui dedicata. In realtà la piazza è in memoria di Giovanni Bovio, padre di Libero e illustre filosofo e politico del Regno d’ Italia, e ciò è dovuto al fatto che vi si trova il palazzo in cui egli è vissuto.

di Fulvio Mele

CORE NAPULITANO

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ARTE E IMPRESA IL MUSEO DEL CANE FOOF

Straordinario successo per la festa al FOOF (www.foof.it). Domenica 19 ottobre, centinaia di bam-bini, genitori, rappresentanti istituzionali, giornal-isti e simpaticissimi amici a quattro zampe, hanno festeggiato la “Menzione speciale della Giuria” al Premio internazionale “La Fabbrica nel Paesag-gio” organizzato delle Federazione Italiana dei Club e Centri Unesco e dall’Osservatorio Europeo del Paesaggio, con il patrocinio della Federazione Europea e della Federazione Mondiale dei Club, Centri e Associazioni UNESCO, dell’ICOMOS Italia e del Ministero dell’Ambiente. L’arch. Gino Pellegrino, ideatore e general manager di FOOF, ha ricevuto il prestigioso premio il 26 settembre nell’ambito delle Giornate Europeo del Patrimonio 2014, alla Certosa di Padula. Particolarmente sod-disfatta la Presidente del Club Unesco di Caserta, docente di Estetica del Paesaggio alla SUN e As-sessore alla Cultura del Comune di Capua, Jolanda Capriglione, che aveva presentato la candidatura del FOOF alla competizione. Per il Secondo anno consecutivo la “Menzione speciale della Giuria” della competizione è attribuita alle strutture presen-tate dal Club di Caserta. Nel 2013, infatti, il prestigi-oso premio era stato assegnato all’Eco-parco del Mediterraneo di Castel Volturno. Non manca l’arte vera e propria la FOOF: “Oreste Zevola ha realiz-zato un’opera unica per il museo e da non perdere sono i tre cani giganti di Paolo Tamburella, che sono stati donati alla struttura dopo essere stati esposti in piazza del Plebiscito” (Corriere del Mezzogiorno, 17 ottobre). In occasione della festa è stata anche esposta l’opera Cave Canem di Gerardo Di Fiore. Numerosi sono i riconoscimenti nazionali e interna-zionali che questo museo d’impresa sta ricevendo, grazie a una visione innovativa e geniale in un terri-torio, come quello del Comune di Mondragone, ric-co di problematiche sociali, economiche e ambien-tali. I dati testimoniano che questo progetto durerà nel tempo. I visitatori all’anno sono circa 45.000, di cui un terzo studenti. Parte del successo è con-fermato e allo stesso tempo favorito dal contributo e dalle recensioni dei visitatori come elemento di crescita e miglioramento: Facebook, 41 mila fan e 2500 recensioni positive. Attualmente il FOOF per qualità di recensioni su Tripadvisor è posizionato al primo posto tra tutte le attrazioni della provincia di Caserta e al secondo posto tra i musei della Cam-

Arch. Alessandro Ciambrone (vice Presidente) [email protected] Arch. Ludovico Mascia (graphic and communication) [email protected]

CLUB UNESCOCASERTA

ETICA E INFANZIA UN IMPORTANTE

CONVEGNO A CAPUA

Venerdì 17 ottobre 2014 è stato presentato nella splendida Chiesa di San Salvatore a Corte, via Principi Longobardi, il libro di Daniela Casula “Etica e infanzia. Una sfida per la riflessione bioetica” (Apes, Roma 2014), finalista del Pre-mio “M.R. Saulle” promosso dall’Istituto “San Pio V” per tesi di dottorato in Diritti Umani. L’evento è stato organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Capua, dall’Istituto di Studi Politici S. Pio V, e dall’Associazione C.R.E.S.O. Cultura e civiltà. Hanno introdotto il dibattito Jolanda Capriglione, Assessore alla Cultura del Comune di Capua e don Gianni Branco, Arcidiocesi di Capua. Sono interve-nuti: Antonio Affinita, Direttore generale MOIGE (Movimento Italiano Genitori); Antimo Cesaro, Commissione per l’Infanzia e l’Adolescenza alla Camera dei Deputati; Antonio Iodice, Presi-dente dell’Istituto di Studi Politici “San Pio V”; e Vincenzo Spadafora, Presidente dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza. La Prof. Capriglione, per denotare l’importanza delle tematiche sull’infanzia, ha messo in evidenza come tutte le culture e i linguaggi del mondo siano caratterizzati da un principio che non è mai stato messo in discussione, a prescindere dalle differenze religiose e ideologiche, ovvero che le donne e i bambini vengono prima di tutto e tutti. Numerose e significative sono state le tematiche affrontate e relative all’infanzia, fra cui, l’educazione ambientale, la possibilità di creare un osservatorio permanente contro il bullismo, le misure di protezione e di integrazi-one per i minori stranieri non accompagnati e residenti in Italia, l’inserimento dell’educazione motoria nella scuola primaria, la necessità di in-vestire nella scuola e nelle attività sportive per i disabili. Gli illustri relatori hanno ringraziato la Consigliera Prof. Annamaria Fusco, il Sindaco Dr. Carmine Antropoli, l’Amministrazione e la Cittadinanza per l’impegno profuso nella real-izzazione della Ludoteca, inaugurata il 16 ot-tobre, nel magnifico Chiostro dell’Annunziata. L’evento si è concluso con un aperitivo presso il caffè letterario Ex Libris Palazzo Lanza, riuscito esempio di intervento architettonico contempo-raneo in una prestigiosa sede storica, che ospita l’Associazione C.R.E.S.O. Cultura e civiltà.

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1. Maurizio Fraissinet, Gerardo Di Fiore, Gino Pellegrino, Jolanda Capriglione, Bijoux

2. Gino Pellegrino, Jolanda Capriglione, Bijoux, Alessandro Ciambrone (foto: Rosangela Musone)

3. Museo FOOF, sala espositiva

4. Parco del Museo FOOF (foto: Rosangela Musone)

5. Arte contemporanea al FOOF

pania. È preceduto solo dalla Cappella San Severo con il Cristo Velato. Queste sono le NEWS che - per lo sviluppo sostenibile del territorio - ci riempiono il cuore di gioia.

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1717Arch. Alessandro Ciambrone (direttore artistico) [email protected]

Arch. Ludovico Mascia (graphic and communication) [email protected]

L’Assessorato alla Cultura del Comune di Capua e il Museo Civico di Arte Contemporanea e Cit-tadella dell’Arte Terra di Lavoro (MAC Capua) in partnership con la Comunità locale, parteci-pano attivamente al progetto collettivo avviato dall’Amministrazione per restituire alla città il ruolo di rilevanza mondiale dovuto al suo evi-dente Valore Universale Eccezionale custodito in monumenti, architetture e paesaggi del suo straordinario patrimonio storico, culturale e im-materiale. Come sostengono l’Unesco e la Banca Mondiale, la cultura, se avvertita come un bene prezioso dalle collettività locali, non solo può di-venire il motore trainante dell’economia locale, ma può migliorare notevolmente le condizioni di vita dei cittadini, in una ricerca del bello non fine a se stesso, ma inteso come elemento di coesione e crescita sociale e relazionale. In questa logica è stato organizzato il concorso internazionale di fo-tografia “I Paesaggi della bellezza della provincia

COMUNE di CAPUA

CLUB UNESCOCASERTA

CAPUA E MAC TERRA DI LAVORO PROMOZIONE TERRITORIALE E

INTERNAZIONALE

di Caserta” e attribuito il Premio fotografico “Città di Capua” nel corso della manifestazione che si è tenuta il 20 settembre 2014 nello splendido chi-ostro del MAC. La mostra è stata portata anche all’Eco-parco del Mediterraneo domenica 26 ot-tobre 2014 con il patrocinio del Comune di Castel Volturno. 90 strepitosi scatti di 22 fotografi profes-sionisti: Essia Arous (Tunisia), Margarita Ivanova (Moldavia), Ahmad Neshan (Iran), Gaetano Andre-ozzi, Dario Canciello, Vincenzo Capasso, Giovanni Cianci, Bruno Dovere, Antonio Ferraro, Germano Ferraro, Luciano Masini, Luigi Natale, Massimo Scatola, Gino Spera, Chiara Perna, Rossella Bicco, Giuseppe Caprio, Francesco Cucciardi, Eliano Im-perato, Ludovico Mascia e Matteo Schiavone. L’8 novembre nel chiostro del MAC a Capua si terrà la mostra-mercato d’artigianato d’arte “Le mani delle donne” con la partecipazione di giovani e bravis-sime artiste campane. Nell’ambito delle attività di internazionalizzazione, il MAC ha siglato un accor-

do di cooperazione con il Museum of Modern Art di Dubrovnik in Croazia. La Prof. Jolanda Capriglione, Assessore alla Cultura di Capua, a l’artista Mitra Kavian hanno avviato un progetto di partenariato con un network di Musei d’arte moderna in Iran. Sono inoltre in progress gli accordi con Le Palais de Tokyo a Parigi, e The Istanbul Modern, che è il museo d’arte contemporanea più grande della città e lo spazio privato dedicato all’arte moderna più grande in Turchia. Al MAC sarà anche inaugurata a breve la biblioteca del Museo. Ci sono già state le prime donazioni da parte dell’artista Alessandra Torricelli e del web designer Leandro Avolio. Grazie di cuore

Tutte le immagini proposte sono parte del nuo-vo piano di comunicazione in progetto per il Comune di Capua (Assessorato alla Cultura) e il MAC Terra di Lavoro (design and communica-tion Arch. Ludovico Mascia)

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18EVENTI

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Conosco e leggo da anni il collega Nunzio De Pinto che, dalla Gazzetta di Caserta, ha sem-pre riportato notizie dal territorio con grande competenza e passione. Di grande rilievo i suoi articoli sulle Forze Armate e la presentazione di eventi. Per questo mese ho deciso di fare un pezzo sui nostri Marò per tenere sempre ac-cesa la luce su questi ragazzi che da troppo tempo vivono una situazione assurda e inac-cettabile. Pertanto, la persona più idonea per scrivere circa questo argomento poteva es-sere unicamente Nunzio. Tuttavia, con grande sorpresa, ricevo questa risposta (che pubblico interamente perché, con grande generosità, ha acconsentito a rendere nota la sua storia per poter essere d’aiuto anche ad altri). Non aggi-ungo altro per non cadere nella retorica e per-ché in casi del genere non credo che esistono parole adatte. Lo ringrazio, gli voglio bene e gli siamo vicini.

di Tommaso Morlando

«Caro Tommaso, mi pi-acerebbe molto essere d’aiuto, ma, tu forse non lo sai, dallo scorso mese di luglio 2013 soffro di un LINFOMA NONHODGKIN, proprio

quello di cui sono vittime i nostri militari che hanno servito in Afghanistan e Balcani. Ho fatto cinque cicli di chemioterapia, oltre due diversi richiami. Al momento, anche se la malattia è in stand-by soffro di una bronchite cronica che non riesco a debellare perché sono allergico alle penicilline. Comunque, farò di tutto per dar-ti ciò di cui hai bisogno per la tua rivista.

Ciao, Nunzio».

...«scusami amico mio, non sapevo. Posso solo dirti di ritenermi a dispo-sizione... e se riuscirai a fare questo pezzo sarà un ulteriore atto di cor-aggio nei confronti del nostro Paese e dei nostri militari. Mi fermo perché

sono rimasto senza parole... se credi che possa essere utile anche per altri... raccontare in parte la tua storia sarebbe il minimo che si possa fare per uno come te che ha sempre dato. Ti voglio bene». Tommaso

19INCHIESTA

Dall’inizio della crisi dei marò ad oggi, non dai primi mesi in cui il caso annegava nella non-curanza, ma da quando s’è capito che il pro-cesso non solo non si risolveva in fretta, ma non accennava proprio a iniziare, è nata una nuova categoria di arrabbiati: quelli che cercano di interpretare ogni notizia in arrivo dall’India per dimostrare quanto ingiusto sia il trattamento subito dai due fucilieri di marina italiani. E quelli che pensano che penalizzare o met-tere pressione sui cittadini indiani che vivono in Italia possa aiutare in qualche modo a far sì che l’esecutivo faccia pressioni sul sistema gi-udiziario indiano. È indubbio che il trattamento sia irrispettoso di un giusto processo e che il pasticcio sia grave e che a farne le spese siano i diritti dei due marò. Ma serve davvero abbrut-tirsi e incaponirsi contro i cittadini indiani resi-denti in Italia? Serve denigrare un intero paese e i suoi abitanti a causa del suo sistema giudiziario? Il 15 feb-braio 2012 i due fucilieri della Marina Massi-miliano Latorre e Salvatore Girone, in servizio antipirateria sulla petroliera Enrica Lexie, ven-gono accusati di aver sparato a due pescatori al largo delle coste del Kerala (India). Dopo processi, rinvii e polemiche i due fucili-eri sono ancora in India e su di loro pende la legge antipirateria che per Nuova Delhi pre-vede anche la pena di morte. I due pescatori indiani furono uccisi da colpi di arma da fuoco sulla loro barca al largo delle coste del Kerala la sera del 15 febbraio 2012. Il giorno seguente, su sollecitazione della guardia costiera indiana, e qualcuno in Italia dirà che partì un ordine dall’Italia, il comandante della petroliera italiana entrò nel porto di Kochi. Qui i due marò vennero accusati di avere uc-ciso i pescatori, un’accusa che venne subito respinta affermando che a essere sparati quella sera furono solo dei colpi d’avvertimento. Da questo punto in poi la vicenda ha assunto toni kafkiani. La politica italiana, con partico-lare riferimento al Ministero degli Esteri e della

I DUE MARÒ ED I BARBARI INDIANI

Difesa, ha raggiunto il suo livello più basso. In Italia c’è chi dice che se fosse capitato agli Sta-ti Uniti (come è in effetti accaduto), gli ameri-cani avrebbero mandato in India i Navy Seal e si sarebbero ripresi i loro uomini. L’Italia, invece, dall’alto del suo “buonismo” fuori luogo, pensa che la strada della politica sia quella più gius-ta. Intanto dal febbraio 2012 i nostri due marò sono ancora in India, anche se uno dei due è riuscito a rientrare in Italia per curarsi dagli esiti di una ischemia. Circa il rapporto fra il Governo italiano e la gi-ustizia indiana, il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha precisato: «Non abbiamo modificato l’impianto che abbiamo sempre sostenuto.I nostri due fucilieri erano in missione per l’Italia e come tutti i militari in missione sono coperti da immunità funzionale. La collaborazione con-siste nel fatto che abbiamo riconosciuto questo gesto, che la Corte Suprema si è riunita in tem-po brevissimo e ha dato un giudizio positivo. E’ un segnale - ha concluso - ma questo non cambia i termini della questione». I Delegati del Cocer hanno chiesto di “… Coinvolgere le Is-tituzioni Europee, affinché supportino con maggiore energia e convinzione l’Italia nella risoluzione del caso, consci che la problem-atica sulla immunità funzionale del person-ale dello Stato che opera in scenari interna-zionali è un problema comune”. È sufficiente ricordare quanto accadde il 17 luglio del 2012 e la petroliera militare statu-nitense «Rappahannok» stava attraversando le acque del Golfo Persico. Un peschereccio indiano di nove metri si avvicinò alla riforni-trice di squadra della flotta statunitense. Dalla petroliera partirono, come di rito, segnalazioni acustiche e luminose per intimare alla barca di restare a distanza. Invano. A questo punto i «security team» della Us Navy non esitarono: aprirono il fuoco. E non lo fecero, come accaduto sulla Lexie, con armi leggere, ma con una mitragliatrice pesante Browning calibro 12,7. Il risultato non cambiò di molto: un pescatore, Thiru A, Sekhar, di 25 anni, rimase ucciso, altri due feriti seriamente. Mentre il peschereccio raggiunse il porto di Dubai, la nave americana proseguì tranquillamente nel suo viaggio. Gli Stati Uniti espressero il loro rammarico per l’episodio e l’ambasciatrice a Nuova Delhi Nancy Powell porse telefonicamente le condoglianze del suo Paese al segretario indiano agli Esteri Ran-jan Mathan. Certo, l’India chiese l’apertura di un’inchiesta agli Emirati Arabi Uniti e le autorità del Tamil Nadu, la zona da dove proveniva la vittima, un indennizzo in denaro per i familiari del pescatore morto. Non ci furono, però, trabocchetti o trappole. Nessun militare Usa venne fatto prigioniero. E anche se fosse avvenuto, Hollywood a parte, probabilmente gli americani avrebbero subito spedito sul posto a liberarli una squadraccia di forzuti e temerari marines. Ogni commento è superfluo.

di Nunzio De Pinto

«Caro Tommaso non ho alcun problema a far conoscere il mio caso, anzi potrebbe essere d’aiuto ad altri che si trovano in condizioni sanitarie serie e il morale è sotto i tacchi. Il fatto che continuo a scrivere mi aiuta molto, anche se i contatti per forza di cosa si sono un po’ diradati. Comunque ti invio ciò che di getto sono riuscito a buttare giù» .

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canzoni». Quale è stata la più diffusa giustifica-zione a questa “assenza” da parte dei tuoi in-terlocutori?«La camorra è un fenomeno complesso che cam-bia nel tempo, quella degli anni ‘70 è sicuramente molto diversa da quella degli anni ‘80 o ‘90 e dei nostri giorni. Nello stesso tempo sono cambiati la percezione del fenomeno criminale, lo stile della musica impegnata napoletana e l’urgenza comu-nicativa. Ciò che ha accomunato quasi tutti gli in-terventi è stata l’identificazione della camorra con lo Stato. Negli anni ‘70, ad esempio, la camorra era essenzialmente contrabbando di sigarette. Un fenomeno giustificato e tollerato dalle stesse Istituzioni, perché dava da mangiare a 50.000 famiglie. Allora non si capiva bene cosa fosse e il nemico era rappresentato soprattutto dallo Stato che abbandonava Napoli a se stessa, costringendo i napoletani, ieri come oggi, ad emigrare per trovare lavoro. Se, però, negli anni ‘70 tale giustificazion-ismo aveva una ragione, negli anni ‘80 il terremoto, Cutolo, gli enormi conflitti sociali e politici, la spec-ulazione edilizia, la faida tra NCO e Nuova Famiglia nella spartizione del territorio per lo spaccio di stu-pefacenti, che ha prodotto circa 1.500 morti in 3 anni, hanno reso tale comportamento inaccettabile. Naturalmente le responsabilità restano politiche, ma considero il peso della musica importante, per-ché a Napoli la canzone è lo strumento culturale per eccellenza, attraverso il quale la città si auto-rappresenta, registrandone cambiamenti, umori, dinamiche».Tra i brani degli ‘A67 ed il tuo libro-inchiesta ap-pare esservi un fil rouge.«Assolutamente sì. Questo libro rappresenta la chi-usura di un cerchio aperto 10 anni fa. Ho sempre vissuto a Scampia, questo quartiere negli anni mi ha posto delle domande a cui ho cercato di dare risposte. Nel 2004 usciva il nostro primo ep, ‘A67, che anticipava di un anno il nostro primo album, ‘A camorra song’io (2005), uscito un anno prima di Gomorra. Siamo quindi stati i primi a dedicare un concept album al cancro camorra. Dopo 10 anni di riflessioni ed esperienze la chiusura di un percorso, in cui con non poche difficoltà vivo un ‘conflitto di interessi’, analizzando un fenomeno di cui faccio parte».I fans degli ‘A67 corrono il rischio che la pas-sione verso la scrittura possa prendere il so-pravvento sulla musica?«Chiariamo subito, io nasco cantante e scrivo per la musica. Amo scrivere e questo libro mi sta dando grandi soddisfazioni: il 20 ottobre riceverò il Premio Paolo Borsellino, poi volerò in Belgio. Forse verrà un altro libro, ma il fulcro della mia vita resta la mu-sica».Puoi anticiparci la vostra prossima produzione discografica?«Stiamo lavorando su un disco per noi rivoluzion-ario, quasi esclusivamente in italiano, con un sound quasi del tutto elettronico. Dunque un nuovo linguaggio che presto potrete as-coltare in un singolo che anticiperà il disco».

di Barbara Giardiello

20CULTURA E SOCIETA’

Daniele Sanzone è nato a Napoli nel 1978.Aveva solo due anni quando l’atroce terremoto dell’Irpinia scosse Napoli, causando il crollo del palazzo di Poggioreale, adiacente al suo, che di-ventò inagibile. Pur essendo legittimi assegnatari, i genitori, con tre bambini, furono costretti ad occu-pare una delle abitazioni di Scampia, dove Daniele ha sempre vissuto.Laureato in filosofia, è fondatore, autore e cantante della rock band di Scampia ‘A67.Dopo aver scritto diversi racconti e curato due antologie (Scampia Trip - 2010 e Naples Power - 2012), approda al suo primo libro, Camorra Sound. Noi di Informare lo abbiamo incontrato ed interv-istato in esclusiva. Daniele, cosa ti sei preposto con Camorra Sound?«Pensando a Camorra Sound, la prima associazi-one potrebbe essere con i neo-melodici. In realtà, c’è un solo capitolo sulla mala-musica.Questo libro è un viaggio dagli anni ‘70 ad oggi, un viaggio nella criminalità organizzata e nella can-zone popolare napoletana per comprendere come e quando la camorra è entrata nella canzone popo-lare. In questa associazione mi sono chiesto dove fosse la cosiddetta musica impegnata, quella che avrebbe potuto e dovuto prendere una posizione contro la camorra e non l’ha fatto. Nella storia mu-sicale vi sono artisti che hanno parlato di desapare-cidos, Vittorio Arrigoni, Palestina, tutte battaglie rispettabilissime, senza mai avvertire l’esigenza di parlare di una guerra “sotto casa”, che fa in media 100 morti l’anno. Così ho pensato di chiederne la ragione ad amici e colleghi: Raiz degli Almame-gretta, Eduardo Bennato, Caparezza, Teresa De Sio, ‘O Zulù dei 99 Posse, Dario Fo, Giancarlo De Cataldo, Enzo Gragnaniello. A tutti ho rivolto la stessa domanda, a cosa fosse dovuta questa assenza di mafia e camorra in musica. C’è chi ha reagito anche in modo violento, come riportato nel libro. Una cronistoria della camorra e della canzone napoletana, arricchita da interviste di artisti ed op-eratori sociali ed intervallata da analisi testuali delle

MUSICA IMPEGNATA:“CAMORRA? NO, GRAZIE”

IL NUOVO CAFFE’ BISTROT DEL TEATRO

BELLINI PRESENTA IL GIALLO DI

PEPPE LANZETTALo scorso 4 ottobre al Teatro Bellini di Napoli è stato inaugurato il più grande caffè letterario del sud Ita-lia. Il progetto ‘Sottopalco’ è stato curato dal noto teatro in collaborazione con la Marotta&Cafiero editori, dei ragazzi di Voci di Scampia. E’ a questi ragazzi, infatti, che Tommaso Marotta ha deciso di lasciare la casa editrice prima di trasferirsi definiti-vamente a Parigi.Tre sale da 120, 50 e 30 posti per dibattiti, read-ing, convegni, presentazione di libri, una libreria per editoria indipendente, un’area per mostre fo-tografiche, uno spazio in musica per showcase, un ‘equobar’, un bistrot con 50 posti a sedere che propone rigorosamente prodotti a chilometro zero ed eccellenze gastronomiche campane. Unico bistrot a Napoli ad offrire il ‘Caffè Lazzarelle’ delle detenute del carcere di Pozzuoli, affida la sua cuci-na allo chef Pietro Parisi, cuoco-contadino.Sottopalco ha avviato due importanti collaborazi-oni, con Legambiente Campania e con l’Istituto Alberghiero Vittorio Veneto di Scampia.Il giorno 10 ottobre alle ore 18.00 il Caffè on the Road Bistrot del Teatro Bellini ha inaugurato uffi-cialmente la sua attività con la presentazione del libro di Peppe Lanzetta, ‘Il cavallo di ritorno. La prima indagine del commissario Peppenella’. Con una suggestiva prefazione di Maurizio de Giovan-ni, il libro è stato edito per la collana Arcobaleno della casa editrice Cento Autori. Alla presentazi-one, al fianco dell’istrionico Peppe Lanzetta, un frizzante Tonino Scala, scrittore, ed un’entusiasta Anna Copertino, giornalista Road Tv Italia.La platea non ha assistito solo alla presentazione di un libro, ma ad un breve momento di spetta-colo, vivace ed ilare.Dire che è il primo ‘giallo’ di Lanzetta sarebbe ridu-ttivo. E’ una lettura a tratti pungente, cruda, sfor-nita di orpelli. A tratti spassosa, di quella comicità napoletana leggera eppure amara. Una rappresen-tazione scenica di personaggi (non a caso il libro inizia con l’elenco dei protagonisti, segnati per nome e caratteristica identificativa) che, sovrap-ponendosi, esprimono una sconcertante varietà di emozioni, realtà, peculiarità umane e sociali. Lanzetta trae la sua ispirazione dalla realtà, da epi-sodi di vita o di cronaca e li trasforma, rendendoli adattabili a ciascun lettore come un abito no-size. Una lettura dal sapore intenso, che si legge con voracità. Il maggior merito dell’autore è la sua arte. Lanzetta non è solo uno scrittore, è un attore e un drammaturgo e ad ogni rigo questa ‘ampiezza’ si respira attraverso frasi, battute, metafore. Un intreccio di omicidi, di ‘cavalli di ritornò su ogni genere di ‘bene’ (persino defunti e monumenti), di intrecci tra bande e razze, nel caldo torrido di una Napoli cupa eppure colorata, che vede il povero Commissario Peppenella allo stremo. Non spicca-no in modo significativo buoni o cattivi, tutti sono vittima del male.Un libro consigliato.

di Barbara Giardiello

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21EVENTI

Per info:

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22ESCLUSIVA

Denuncia e speculazione, sono queste le due facce dell’informazione. Facce che convivono e talvolta si mescolano creando fenomeni mediatici che at-traversano le nostre case per interi periodi. Questo è il caso della nostra città. Noi di INFORMARE abbiamo deciso di intervistare una delle persone che, come altri, cerca di denunciare le vere prob-lematiche che attanagliano il nostro territorio ac-chiappando, talvolta, anche qualche bastonata: Luca Abete, inviato di Striscia La Notizia.Anche tu, come altri, mostri i difetti del nostro territorio, ma la tua denuncia è diversa. Perché?«Facendo Clown therapy ho lavorato tanti anni con i bambini e proprio da loro ho imparato una cosa importante: pormi tante domande sulle cose: caratteristica che, a volte, gli adulti dimenticano. Ci sono situazioni che si ripetono da tanto tempo e per questo non vengono notate più, diventano “abituali”. I bambini mi hanno insegnato la curiosità e l’osservazione, caratteristiche fondamentali per poter guardare oltre le cose abituali. E’ necessario guardare, approfondire, dimostrare e soprattutto raccontare, mettendo in contatto l’utenza con coloro che possono risolvere il de-terminato problema. Ad oggi ho realizzato più di cento servizi ma la linea rimane sempre quella: cer-care di mostrare il problema a chi può risolverlo, creando una connessione diretta».Una denuncia talvolta ironica. Quanto è impor-tante affrontare tali questioni con ironia?«La linea dell’ironia è indirizzata direttamente da Antonio Ricci. Per noi è fondamentale fare in-formazione giocando con noi stessi e senza pren-derci troppo sul serio, così cerchiamo di arrivare dritti al cuore delle notizie che riportiamo. Il fatto, accompagnato dal gioco, viene fuori evidente. E’ proprio questa la peculiarità di Striscia la No-tizia: un telegiornale che rilascia informazioni con ironia ma facendo sul serio. Sono molti oggi a riproporre questo nostro stesso format, ricreando quello che alla nascita di Striscia fu un vero e pro-prio esperimento, non solo nell’ironia ma anche nelle modalità (uso di telecamerine nascoste, at-tori e attrici, ecc.). Alcuni di questi utilizzano queste tecniche per fare anche del giornalismo “serio”, ma hanno imparato da un programma che, nella forma, serio non è».

LUCA ABETE E L’IMPORTANZA DELLA DENUNCIA

Altri tante volte usano Napoli e la Campania per “fare notizia”. Come mai il nostro territorio ha un tale riscontro mediatico?«Questo è un argomento di cui potremmo parlare per ore. E’ ovvio che Napoli vive una realtà critica ed è una caratteristica che si è consolidata nel tempo. Vi sono zone dove il confine tra legalità e il-legalità è molto labile, posti in cui l’anarchia è quasi una regola di vita. Con i nostri servizi siamo rius-citi ad entrare in molti argomenti considerati tabù. Oggi, molti che non vivono e che, soprattutto, non conoscono determinati meccanismi si sono but-tati in queste realtà senza la minima cultura che queste meriterebbero. Io li chiamo avventurieri dell’informazione. Un esempio palese è la terra dei fuochi. Io faccio servizi in quelle zone dal 2008, conosco tutti quei territori e la maggior parte delle persone che ci abitano. Più volte mi è stato det-to “tu danneggi i prodotti e l’immagine di queste terre” quando per me era impossibile respirare in quelle zone e impensabile non denunciare queste mie preoccupazioni. Nel 2013, invece, scoppia il fenomeno mediatico e, ovviamente, comincia la disinformazione degli avventurieri. Questi hanno iniziato a speculare sulle disgrazie spaventando sia gli interlocutori economici che gli abitanti di queste terre. Ecco come un fenomeno “inventato” da Luca Abete e da Striscia nel 2008 qualche anno dopo è diventato “la terra dei fuochi”! La gente deve distinguere l’informazione dalla dis-informazione. Non parlare più di Napoli significher-ebbe abbandonarla, e questo, in una società dove vince la disonestà, la condannerebbe a morte».Tu hai parlato di conoscere i meccanismi di una città. Quanto è importante vivere questi mec-canismi per poterli raccontare?«Conoscere la realtà dei fatti è alla base dell’informazione. Puoi raccontare quando conosci la realtà perché la vivi. Il problema è che Napoli viene giudicata da fuori, da persone che non pos-sono capirne gli ingranaggi proprio perché non la vivono. Tante volte io la definisco “la terra degli alibi”. Ogni volta che intervisti qualcuno questo ti rimanda da qualcun altro che secondo lui è re-sponsabile. Quest’ultimo avrà sicuramente un alibi che lo scagionerà a danno di un ennesimo personaggio che viene tirato in ballo, e così via…

tutti hanno un motivo per scaricare sugli altri la responsabilità. Però, mentre la responsabilità gira da una parte all’altra, la gente continua a stare nell’accampamento/ospedale. Un plauso va agli operatori che riescono ad operare in questi con-testi malgrado tutte le difficoltà, a loro va il nostro rispetto».Le tue sono denunce costruttive. In cosa, sec-ondo te, si distingue una critica costruttiva da una critica fine a se stessa?«Non c’è una chiave di lettura scientifica, purtrop-po non sempre la denuncia porta alla soluzione vincente. In questi anni ho imparato che la cosa più bella è mettere a confronto tutte le realtà che appartengono ad un grande insieme. Il dare voce a tutti, strumento fondamentale di striscia, crea un confronto decisamente costruttivo fatto di persone che con la loro voce possono realmente spiegare il perché di un dato fenomeno. Poi se la situazione si riesce a risolvere siamo fortunati e contenti.La cosa più bella di Striscia sai qual è? Il dialogo con la cittadinanza. Io dico sempre che Striscia ha la redazione più grande del mondo perché è for-mata dagli stessi spettatori, i quali interagiscono con noi grazie ai video e alle lettere che ci inviano. Il reale valore è nel connubio tra inviati e spettatori, persone che vogliono cambiare le cose che non vanno bene, gente che fa di questo programma un vero punto di riferimento da 26 anni. SCRIVICI SEMPRE».

di Salvatore De Marco

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23ESCLUSIVA

ORGOGLIO E NAPOLETANITÀ, CE NE PARLA ANGELO FORGIONE

“Si parla sempre di Napoli!”Questa è una delle frasi più dette degli ultimi tempi, dovuta soprattutto a ciò che i media hanno mostrato in merito ai più recenti avvenimenti. Sono tante le voci che si alzano in merito alla difesa del nostro ter-ritorio, ma ce n’è una che grida più delle altre. Una voce che da anni porta avanti la sua protesta con tutti i mezzi disponibili: Angelo Forgione.

Tempo fa creasti il movimento VANTO, in cosa consiste?«Lo dice stesso la parola: Valorizzazione Autentica Napoletanità a Tutela dell’Orgoglio. E’ una filosofia che sto cercando di diffondere soprattutto nei più giovani per dare una consapevolezza e una visione della città diversa rispetto a ciò che i media sostanzi-almente propongono di Napoli. Tutta questa visione distorta non fa altro che influenzare anche la visione dei napoletani stessi. Diffondere questa filosofia mira da una parte a combattere gli stereotipi, senza di-menticare quali sono le brutture della città, dall’altra di plasmare la mentalità dei napoletani stessi e la loro visione della città».Cos’è per te la napoletanità?«Un universo assolutamente complesso che io ho cercato di concentrare nel mio libro “Made in Na-ples”. Poi se vogliamo considerare napoletanità quella parte folcloristica che pure ne fa parte siamo costretti a vedere la Napoli vivace e colorata metten-do da parte quella che è insieme alla sua produzione culturale e intellettuale, che è stata imponente e an-cora non si è arrestata. La cultura napoletana è stata

massiccia e ha avuto una pressione massiva in Eu-ropa e nel mondo ma non è una cultura morta, anzi è assolutamente viva, di cui tutto il mondo si ciba quotidianamente ed è bene che lo sappiano tutti».Secondo te socialmente cosa porta all’esasperazione della volgarità e dell’ignoranza, nemici della napoletanità?«La mancanza di una dovuta istruzione. Antonio Genovesi, nella metà del 700, capì che c’era il bi-sogno di una nuova struttura, di una nuova econo-mia e di nuovi strumenti da elargire al popolo che, insieme ad una nuova cultura, gli permettessero di usufruire dello stato e non il contrario. Oggi siamo nella stessa condizione: Grandi potenzialità di un popolo che purtroppo ha perso la sua istruzione. Purtroppo se non si parte da qui la nostra città non si risveglia».Un altro titolo di cui disponi è “ammazziamo pul-cinella” di cosa si tratta?«E’ un filone che porto avanti sotto il profilo della produzione audio-video. La filosofia è: confutare e smontare tutti questi teoremi su una città nega-tiva. Ovviamente se vai in zone abbandonate dallo Stato è naturale che la gente non mette il casco e ti risponde in maniera irriverente, ma se tu giri per la città e vedi di passare la gente sul motorino il casco ce l’ha. Far vedere solo quella parte della città sig-nifica distorcere l’informazione e dare una visione di Napoli assolutamente sbagliata. Con Ammazziamo pulcinella usufruisco della possibilità che ci dà in-ternet di poter parlare. Gli stessi giornalisti nazionali non hanno capito che la rete è potentissima, farne un buon uso è fondamentale. Io con questo filone non faccio altro che integrare il mio lavoro per smon-tare questi teoremi negativi».E’ vero che vi è un accanimento mediatico, ma è anche vero che le zone a rischio che fanno ve-dere in tv esistono realmente. Secondo te come si può bilanciare il rapporto tra la Napoli che fan-no vedere e quella che non fanno vedere?«L’importante è dare l’esatta dimensione non del fenomeno ma dell’origine del fenomeno. Un prob-lema si risolve individuando la causa non le con-seguenze. Nei dibattiti nazionali, quando si parla di Napoli, si discutono gli effetti non la reale causa: lo Stato che non interviene in determinate zone. Prob-abilmente vi è una volontà di non intervenire perché evidentemente la lotta è difficile e costa tanto per uno stato in crisi in cui le forze di polizia non godono

di buoni finanziamenti. Si cerca di nascondere ques-to dato ma è fondamentale capire che il problema nasce dallo Stato centrale».Perchè Napoli è un fenomeno mediatico?«Perché è una città altamente espressiva e unica nel suo genere. Produce arte cultura e grande ignoran-za, un contrasto che colpisce l’immaginario collet-tivo. L’opinione pubblica è molto attratta da tutto ciò che fa notizia in negativo. Trovandoci di fronte ad una città che dà molto sotto il profilo intellettuale e, nello stesso tempo, dà molto anche sotto il profilo dell’ignoranza, è chiaro che l’opinione pubblica è at-tratta dal secondo aspetto».Tu porti avanti da tempo una lotta per la verità storica sulla nostra città. Secondo te qual è la verità?«La verità è quella che sta uscendo fuori negli ultimi anni grazie al lavoro del filone del meridionalismo in-tellettuale. Questo filone è stato ripreso soprattutto con l’esplodere del fenomeno internet, il quale va preso con le pinze. La verità è che l’unità d’Italia è stata fatta in una maniera sbagliata, ha occultato la cultura e il ruolo di questa città, che era la più grande d’Europa e la più importante d’Italia, in giusta con-trapposizione alla discesa demografica e alla deser-tificazione industriale odierna».Ti ritieni un sudista?«Sicuramente mi ritengo un meridionalista, ma è un discorso diverso. Meridionalista non vuol dire essere fazioso o essere leghista, significa conoscere la re-altà della questione meridionale, essere coscienti di quello che è accaduto e cercare di riprendere quei fili che sono stati spezzati, riannodarli e cercare di proporre qualcosa alla gente che faccia capire cosa sia successo. E’ importante trasmettere un messag-gio che non sia sterile, cioè capire cosa è successo per poi non ricommettere gli stessi errori in futuro».Quali sono i tuoi prossimi progetti?«In questo momento sto completando la scrittura di un secondo libro. E’ un saggio che mette le mani in quelli che sono gli intrecci tra il mondo del cal-cio, la politica e l’alta finanza, i famosi poteri forti. Questi nodi dimostrano che la questione meridion-ale è anche calcistica. Nessuno è andato a fondo sul motivo per cui il Nord ha vinto 102 scudetti e il sud solo 8? Ho fatto un’indagine approfondita. Non è un libro che parla solo di calcio, quest’ultimo è solo un pretesto per sviluppare determinati argomenti che riguardano l’Italia intera». di Salvatore De Marco

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24MEDICINA

Ebbene sì, la storia della nostra città non vanta solo nomi di grandi scrittori e poeti ma anche di luminari scienziati, uomini che trasformarono, grazie alle ricerche, la teoria scientifica da “lucif-era” a “fruttifera”. Oggi, di fronte ai grandi istituti di ricerca mondiali, sembra che i problemi della malasanità offuschino le strutture e non mostrino il viso costruttivo della ricerca napoletana, ricerca che vanta avanguardia e risultati più che positivi. Noi di INFORMARE siamo riusciti ad incontrare il Prof. Francesco Salvatore, direttore dell’istituto di ricerca CEINGE.Quando nasce il CEINGE e che cos’è?«Il CEINGE è un centro di ricerca che nasce come società consorzile 30 anni fa. Diventa operativo, come sede propria, dieci anni fa, infatti, ad aprile, ne abbiamo festeggiato il decennale. In realtà, nei precedenti anni c’è stata tutta una lunga istrutto-ria sia per il finanziamento che per la costruzione del centro. Siamo stati attivi, comunque, in locali dell’università Federico II, che rappresenta, inoltre, una dei soci di questa società concertile insieme ad altri enti pubblici».Dal convegno ricerca scientifica e innovazione è emerso che è stato proprio il CEINGE uno dei primi enti a far partire lo studio sulle cellule staminali. Perché questo studio è così impor-tante? Quali sono ad oggi le scoperte e inno-vazioni in questo campo?«Lo studio è molto importante essenzialmente per-ché le staminali possono offrire un enorme contrib-uto per la medicina rigenerativa, ovvero ricostruire un tessuto ammalato o leso e ripristinare le fun-zioni dell’organo stesso. Alcuni degli esperimenti più celebri sono stati finora effettuati nel cuore da

equipe cliniche, le quali hanno isolato dallo stesso paziente le cellule e le hanno moltiplicate in quan-tità molto elevata, reinserendole, in seguito nella zona dell’infarto. Stiamo cercando anche di farlo nel campo dei tessuti nervosi e abbiamo grande speranza di poter pervenire a risultati clinici positivi. Comunque tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, questi studi vanno continuati fervidamente. Questi studi sono già attivi per quanto riguarda la pelle e l’occhio. Un famoso centro di medicina rigenerativa si trova a Modena, di cui voglio ricordare il prof De Luca e la prof Pellegrino che lavorano molto attiva-mente nel settore della rigenerazione e hanno rag-giunto risultati molto positivi. Anche qui al CEINGE abbiamo fatto molti studi di livello sperimentale sia per l’osso, quindi la ricostituzione delle fratture in tempi più rapidi di quanto sia possibile, sia per la trasformazione delle staminali in tessuti muscolari, cardiaci e nervosi».Quali sono le nuove tecnologie che porteranno allo sviluppo della biologia molecolare e cellu-lare?«Questi studi sono già attivi da molto tempo in queste due grandi branche. Gli sviluppi sono con-tinui e sono dovuti a due fenomeni: l’avanzamento delle tecnologie, che fa fare tutto più velocemente ed in misura meno costosa, e gli avanzamenti degli studi clinici nei vari campi delle patologie umane, che permettono di poter agire, conoscendo i mec-canismi della patologia, nella prevenzione e nella soluzione dei problemi che nascono. Siccome le patologie che nascono nei nostri organi dipende dalle cellule e dalle molecole al loro inter-no è chiaro che la biologia cellulare e la biologia molecolare sono le due branche che ci danno con-oscenza di ciò che avviene nelle patologie e come curarle».In cosa consiste la tecnologia del Dna ricom-binante? Con essa cosa si spera di ottenere?«La tecnologia del dna ricombinante, che viene anche volgarmente chiamata ingegneria genetica (antico nome della materia), sostiene che manipo-lando il DNA si possono avere varie modifiche: un esempio è la terapia genica, cioè inserire attraverso dei vettori geni buoni o geni cattivi in una cellula. In questo modo possiamo anche curare una malat-

MEDICINA E RICERCA, CE NE PARLA FRANCESCO

SALVATORE

tia».Attualmente in che modo il CEINGE si sta impegnando nel campo delle scienze per la sa-lute?«Presentemente ci stiamo attivando con una quin-dicina di gruppi di ricerca, che stanno lavorando at-tivamente alle frontiere delle conoscenze. Ciò è dimostrato dal fatto che molti di essi ricevono Grants (borse di studio, ndr) di euro da parte degli enti finanziatori, che si configurano in charitas ed in enti pubblici, ministeri e regioni».Quale scopo si prefigge il CEINGE con la ricerca nel settore della biologia avanzata?«Dunque, noi ci proponiamo, con il nostro impegno, di fare la diagnosi delle malattie a livello dei geni e, quindi, a livello della biologia molecolare applicata alla clinica, chiamata anche genetica di laboratorio applicata alla clinica. Oggi Noi riusciamo a diag-nosticare tutte le malattie genetiche, che non sono solo quelle ereditarie ma anche quelle rare tumorali, dovute a meccanismi che sregolano il funziona-mento regolare dei geni. Quindi, come puoi notare, i geni sono sempre coinvolti o per mutazioni o per cambio di espressione. Per cui l’analisi degli acidi nucleici può portare a diagnosi e indirizzi terapeuti-ci. Oggi, grazie alle diagnosi sulle malattie tumorali, siamo già in grado di indirizzare un medico ad us-are un farmaco piuttosto che un altro».Quali sono i prossimi progetti del CEINGE?«I prossimi progetti riguardano lo sviluppo di quan-to le ho detto in precedenza. Ci sono varie linee di ricerche e c’è anche la necessita di operare dal punto di vista delle tecnologie più avanzate in modo da attirare ricercatori e collaborazioni di ricerca. Perché nel CEINGE è molto più facile fare ricerca rispetto ad altri posti, proprio per la con-centrazione di competenze che si creano intorno alle tecnologie. Per esempio nel CEINGE è venuta a lavorare per diversi anni, e ci lavora tutt’ora, una piccola company fatta da un manipolo di ricercatori che hanno iniziato e hanno portato avanti con suc-cesso tutte le basi su cui è fondato questo nuovo vaccino per l’ebola, che è stato prodotto proprio nel CEINGE e in seguito verrà sviluppato dalle mul-tinazionali farmaceutiche».La ricerca è ciò che permette il progresso. Senza di essa non potrebbero essere salvate o migliorate milioni di vite, per questo va appoggiata e finanzia-ta. Avere un istituto del genere sul nostro territorio deve solo essere motivo di vanto e orgoglio, ancor di più lo deve essere la consapevolezza che da qui provengono cure e soluzioni a malattie che fanno il giro del globo. Vedi Napoli e poi? GUARISCI.

di Salvatore De Marco

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25POLITICA E SOCIALE

I giorni 19 e 20 novembre la Seconda Università di Napoli rinnoverà i suoi organi di rappresentanza attraverso le elezioni del Senato Accademico, Del Consiglio di Amministrazione e del Consiglio Degli studenti.La competizione elettorale di quest’anno vedrà la partecipazione di un nuovo gruppo Universitario composto da forze democratiche. Nascono così le liste “Adesso Sun” e “Assieme Sun” che sos-terranno al Senato Accademico la Candidatura di Mario Guarnieri, studente di Ingegneria, Laureato al corso triennale , già consigliere di dipartimento di Ingegneria Meccanica.Abbiamo incontrato Mario per qualche semplice domanda. Alla Sun una campagna elettorale tor-tuosa e difficile per un nuovo gruppo come il tuo. Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto in questo percorso?«La SUN ha un potenziale incredibile, strutture valide, Docenti molto preparati, piani di studio com-petitivi , ma nonostante tutto questo corre il rischio di apparire sempre come una seconda scelta. Con i ragazzi abbiamo deciso che restare a guardare non poteva contribuire in alcun modo a migliorare le cose». Ed eccoci qui in campo per quella che è una campagna di rivoluzione culturale più che elet-torale.Cosa si intende per rivoluzione culturale?«Noi immaginiamo un Ateneo che abbia una funzi-one precisa,cioè quella di essere centro di aggre-gazione culturale e sociale e luogo di formazione di una classe dirigente del Paese. Tutto questo non può avvenire mediante la ricorsa al punto di credito bonus, alla festa delle matricole o esclusivamente con card convenzionate con attività private».

ASSOCIAZIONE ALESSANDRO PELUSOPROGETTO DI RISANAMENTO ONCOLOGICO

La vostra proposta quindi come si articola?«La nostra proposta è semplice, ma concreta. Partiamo dalla rinuncia del gettone di presenza, crediamo che la rappresentanza sia un più alla vita dello studente e che quei soldi, tanti, possano es-sere utilizzati per sostenere spese e costi prioritari. Continuando con un potenziamento dell’orientamento in entrata e in uscita, che possa seguire i ragazzi all’inizio del loro percorso ma che non li lasci soli appena terminato il ciclo di studi. Proseguendo con la possibilità di avere aperte le facoltà, le aule studio fino alle 24, per trasformare come avviene negli altri atenei l’università un vero e proprio luogo di aggregazione culturale. E tanto al-tro ancora che potrete seguire anche su un’apposita pagina face book: Mario Guarnieri al Senato Acca-demico.

Un piccolo appello ai lettori.Spesso diciamo che le cose devono cambiare. Di-ciamo che nulla funziona, spesso ci tiriamo indietro, abbandonando o meglio facendo abbandonare la speranza ai pochi di cambiare le cose per davvero. Noi non chiediamo il semplice consenso, chiediamo un gesto di fiducia, un atto di fiducia da parte di chi ha ancora una forte speranza e verso chi non vuole mollare e insieme a me, in modo diretto o indiretto ci mette la faccia.Ho scelto uno slogan, “Senatore io, Senatore tut-ti”. In questo slogan raccolgo la mia idea di base, insieme si possono compiere grandi rivoluzioni cul-turali e insieme si possono raggiungere traguardi spesso inaspettati». di Daniele Marasca

L’Associazione “Alessandro Peluso Onlus” nasce dalla triste esperienza che ha segnato la famiglia Peluso, che ha deciso di portare avanti quello che Alessandro aveva promesso di fare il giorno che avesse sconfitto per sempre la sua malattia.L’associazione nasce nel 2009 per donare un sor-riso, una speranza a chi soffre, a chi ne ha bisogno con diverse iniziative e progetti, tra cui “Sorrido grazie a te” un pro-getto di risanamento oncologico rivolto al sostegno, nella fase post- terapie, (fase di “remissione”), dei bambini che hanno avuto problemi ematologici, in particolare la leuce-mia. Il progetto prevede l’ospitalità, nel periodo estivo, presso la nostra struttura sita a Pinetamare in Viale delle Acacie 12, di un gruppo di 10 bambini oncologici leucemici bielorussi in “remissione”, per facilitare e fornire loro le migliori opportunità e condizioni (clima sa-lubre, aria marina, sana alimentazione, vita all’aria aperta, supporto psico-affettivo) per una efficace convalescenza. Per conseguire tali obiettivi siamo da sempre proiettati ad interagire con persone, enti, aziende, adottando la linea operativa della sensibilizzazione con iniziative per la divulgazione di materiale informativo inerente le finalità della nostra Associazione. In occasione del Natale 2014, scenderemo in pi-

azza nel mese di Dicembre 2014 con i nostri volontari e un primo stand di 0.90 cm x 0.90, per promuovere e divulgare le finalità dei nostri progetti, attraverso la

sensibilizzazione e la raccolta fondi con le piantine tipiche del periodo: le “stelle di Natale”. Attendiamo in piazza tutti quelli che vorranno sapere di più sulla nostra realtà, e che vorranno credere nelle finalità dei nostri progetti impegnan-dosi a donare con gioia un sorriso a chi ne ha ve-ramente bisogno. Un grazie in anticipo a tutti quelli che ci sosterranno.

L’associazione è in cerca di volontari per la zona di Castel Volturno - per info: 3477122593

Il Presidente - Antonella Balestriere

LA SUN SI RINNOVA CON MARIO GUARNIERI

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26TURISMO

Regia di:Giuseppe Mazzone

Trucco e Parrucco:Alessandra D’Andrea

Fotografia:Pino Caprio

ALESSIA CONTE

LUCIA SAVASTANO BERNARDO

MARIANO VARRIALE PAOLO DE ROSA PASQUALE CATENA SILVANA NOZZOLILLO

EMILIO CATENA GENESIO D’AMATO LELLO PERNA

KARINA

MARIA CHE GUEVARA NDO’ ETTORE OLGA SUITE

VANIGLIA ISPETTORE CACACE

TONINO CARDAMONE

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27RIVIERA DOMITIA

Informare questo mese ha incontrato il Respon-sabile della sezione di Castel Volturno del Partito Fratelli d’Italia.Da quanto tempo si occupa di politica? E da quanto è Segretario di questo partito per la sezione di Castel Volturno?«La mia prima esperienza in politica risale al 2006, mentre la nomina di segretario di questo partito l’ho ricevuta da un mese e mezzo circa. La sezione di ‘Fratelli d’Italia’ a Castel Volturno è in fase di strutturazione, e nonostante ciò il par-tito ha ottenuto ottimi risultati alle scorse elezioni, arrivando al 12-13% mentre a livello nazionale raggiunge il 3%. Contiamo di avere presto una sede a Pinetamare, oltre a quella situata al centro storico del paese. Ringrazio chi ha creduto in noi, e assicuro che ci troveranno sempre attivi sul territorio, è il modo migliore in cui credo si possa fare politica, cono-scendo realtà e problematiche del luogo in cui si vive: trovo giusto dedicarsi alla politica più quan-do si perde che quando si vince. A volte si tende ad abbandonare il campo dopo una sconfitta, ma è sbagliato».A proposito delle scorse elezioni, come vede la situazione e l’amministrazione attuale?«Dopo quasi 3 anni di commissariamento, e l’accumulo di problematiche lasciate dalle 2 precedenti amministrazioni, credo che occor-ra aspettare almeno un anno e mezzo prima di poter valutare il lavoro degli attuali dirigenti co-munali. Noi abbiamo un approccio oggettivo verso quest’amministrazione, la priorità è il bene di Castel Volturno, al di là dei partiti: se faranno

bene, li sosterremo e li ap-plaudiremo. Al contrario, esprimeremo il nostro pensi-ero e ci auguriamo che in tal caso l’eventuale errore venga riconosciuto. Ci proponiamo anche di portare in Consiglio proposte concrete che la maggioranza possa approvare».Secondo Lei, quali sono le priorità per Castel Volturno? «Castel Volturno deve innanzitutto avere la sua dignità, la riqualificazione del territorio parte dai piccoli segnali. Si devono creare opportunità di lavoro, che nascono nel momento in cui sorgono strutture imprenditoriali. Si pensi che qui abbiamo 110 stabilimenti balneari che, opportunamente sostenuti, potrebbero assumere tanti cittadini in difficoltà, anche solo stagionalmente. C’è poi la questione immigrati, che sono davvero in nume-ro eccessivo rispetto ai residenti… questo è un problema dello Stato, va al di là del nostro Co-mune: in tal senso ho chiesto all’Onorevole Gior-gia Meloni, che ci è stata vicino in campagna elet-torale, una maggiore presenza a Castel Volturno. Ritengo che i rappresentanti del popolo, votati ed eletti da esso, debbano unirsi, organizzarsi, essere di esempio anche manifestando tutti in-sieme, seguiti sicuramente poi dalla gente, af-finché problematiche come immigrazione e pros-tituzione ricevano la giusta attenzione da parte dello Stato…si otterrebbe in questo modo la ri-soluzione dei problemi che tutti coloro che amano questo territorio auspicano da tempo».

di Valeria Vitale

Abbiamo incontrato l’Assessore Paola Coen per conoscere gli aspetti di questi primi mesi di lavoro in relazione alle molte-plici deleghe da lei ricevute (Attività produttive; Polizia Municipale; Protezione Civile; Agricoltura; Attività portuali; Ciclo integrato delle Acque; Enti strumentali e Società partecipate), e all’importante questione del Porto di Pinetamare.Cominciamo dalla questione Porto: ci può par-lare della situazione attuale e dello sviluppo fu-turo del progetto?«Si, ovviamente l’attenzione su tale questione è sempre stata elevatissima. Ci sono stati svariati cambi di società di gestione dei lavori che ne hanno bloccato la partenza. Da un mese la situazione si è finalmente sbloccata e definita, i lavori sono uf-ficialmente partiti e l’opera verrà completata in 40 mesi. C’è un crono-programma che dovrà essere rispettato, attraverso delle periodiche relazioni sullo svolgimento dei lavori: la prima verterà sui primi 6 mesi, le altre si avranno con maggiore frequenza. Nei primi 6 mesi sarà inclusa la pulizia dell’area dei lavori, i rilievi fotografici e l’impianto che servirà agli operai per lavorare. L’Amministrazione Comu-nale fungerà da ‘sentinella’, al fine di garantire che l’imprenditore porti a termine il progetto nei tempi stabiliti. La Società “Marina di Castello” si occupa dei lavori, mentre la gestione futura del porto è stata affidata alla Società inglese “Camper e Nicholsons Mari-nas ltd”, cui abbiamo chiesto una collaborazione anche per quanto riguarda la preparazione delle figure professionali che saranno impegnate al por-to: vorremmo creare dei corsi di formazione e far capire ai giovani l’importanza di quest’ultima, della prospettiva di un lavoro qualificato che passi ob-bligatoriamente attraverso un percorso formativo».Quali sono le iniziative principali del suo Asses-sorato in questi primi 4 mesi di lavoro?«Innanzitutto posso dire che stiamo attuando una riorganizzazione in alcuni campi, le deleghe saran-

(Castel Volturno)

INTERVISTA A FLAVIO IOVENE DI F.LLI D’ITALIA

L’ASSESSORE COEN RELAZIONA SUL PORTO E ALTRO...

no ridistribuite. Ho trovato una situazione ingarbu-gliata per quanto concerne il Ciclo integrato delle acque: una delle prime iniziative è stata chiarire la posizione del Comune riguardo crediti e debiti con il Consorzio ‘Terra di Lavoro’ e con la Multiutility. Ab-biamo fatto in modo che quest’ultima prorogasse il Servizio idrico fino al 31-12-2014. Dopo questa data si avrà un unico nuovo gestore: la gestione ‘doppia’, a 2 parametri avuta finora è intollerabile. La gestione di questo Servizio è Regionale, ma noi abbiamo deciso di riorganizzarne l’assetto, di con-certo con la Regione, in attesa che essa subentri effettivamente…si parla di 3 anni di gestione tem-poranea. Per quanto riguarda la Protezione Civile, ci stiamo muovendo affinché si abbia un piano di emergenza, che non esiste ancora: il territorio ha

molte criticità ed è fondamentale che abbia ques-to piano in tempi brevi. Anche e soprattutto per il personale della Protezione Civile occorre una pre-parazione adeguata».Le priorità in Agenda quali sono? E le maggiori difficoltà?«Le difficoltà sono indubbiamente legate alla caren-za di personale, ad esempio nella Polizia Munici-pale, e a una disorganizzazione generale cui il Sin-daco sta cercando di rimediare riorganizzando gli uffici. La priorità ora per me è garantire al territorio un Servizio Idrico unico, corretto ed efficiente».

di Valeria Vitale

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28RIVIERA DOMITIA (Castel Volturno)

Nel mese di Ottobre presso il CineTeatro “Bris-tol” di Pinetamare, si è tenuta la presentazione del nuovo piano sulla raccolta differenziata per il Comune di Castel Volturno. A moderare i vari interventi Joannis Chantzis. A occuparsi da un po’ di tempo di tale progetto è un vero e proprio team, il cui responsabile è il Presidente del Con-siglio Comunale Nicola Oliva. E’ proprio di Nicola Oliva è il primo intervento della presentazione, un riassunto tecnico sulla problematica rifiuti a Castel Volturno, un’illustrazione delle caratteris-tiche del servizio raccolta oggi, fino al momento in cui questo servizio venne affidato alla ditta SENESI, vincitrice della gara d’appalto del 2009 per 5 anni, quindi prossimo alla scadenza (pre-vista nel settembre 2015). Oliva pone in evidenza il fatto che i rifiuti possono e devono diventare una risorsa, anche economica, per il territorio. «Abbiamo messo in campo delle strategie e tanto entusiasmo…l’educazione ambientale è la prima cosa, bisogna poi senza dubbio fornire attrezza-ture per riuscire nell’intento, e forniremo buste e contenitori attraverso dei kit bimestrali gratuiti. Il supporto di cittadini e Associazioni sarà fonda-mentale, e i risultati saranno la riduzione delle tar-iffe per i cittadini, e dei danni ambientali, il decoro urbano, il recupero dell’immagine della città. Siamo sempre ottimisti e sicuri che raggiunger-emo il nostro obiettivo». La proiezione di un inter-essante video sulla tematica prelude all’intervento della Consigliera Comunale Anastasia Petrella, la quale entra nel vivo della presentazione: «Sarà attuata una campagna di sensibilizzazione anche casa per casa, la data di partenza per il nuovo pi-ano raccolta è il 1°Novembre - spiega- per moni-torare tutto al meglio, il territorio è stato suddiviso in macroaree. E’ importante poi sottolineare che si ragionerà in base ai giorni di deposito indicati nella brochure, e spiegare la sigla R.U.M.C.V. Il kit bimestrale di cui parlava Nicola Oliva si può riti-rare agli eco-distributori siti presso il Comune in P.zza Annunziata e presso l’Ufficio Anagrafe in via A.Scalzone a Pinetamare, e per farlo è necessaria la tessera sanitaria dell’intestatario della bolletta. Il kit sarà gratuito, il secondo all’occorrenza a pagamento. Sarà introdotta la raccolta porta a porta del vetro, e saranno distribuiti, contattando il numero preposto, i contenitori degli stessi colori delle buste, per rendere la differenziazione quanto più precisa e funzionale. Gli eventuali disservizi potranno essere segnalati al numero verde e per ogni informazione è possibile consultare il sito www.castelvolturnodifferenzia.it». Dopo un saluto a Vincenzo D’Alessio, che si oc-cupa della gestione operativa della SENESI qui a Castel Volturno, interviene Arianna De Martino, dell’Ufficio Comunicazione e Relazioni Pubbliche della stessa ditta, la quale pone l’accento sul pro-getto di sensibilizzazione che verrà attuato nelle scuole. L’ultimo intervento della Presentazione è del Sindaco Dimitri Russo (che ha riservato per se la delega all’ecologia), innanzitutto ringrazia chi è intervenuto prima di lui e continua: «La dif-ferenziata la devono fare i cittadini. Noi possiamo dare informazioni, strumenti, ma la differenza la fate voi! Dal 1°Novembre tutte le zone del Co-

Nell’ambito della presentazione del nuovo piano sulla raccolta differenziata, abbiamo intervista-to la Consigliera Comunale Anastasia Petrella, un’esponente di spicco del ‘team differenziata’, per conoscere i dettagli del progetto:Ci può illustrare cronologicamente il nuovo pi-ano sulla differenziata? Precisamente quando entrerà in vigore?«La data ufficiale è il 1°Novembre, e il primo mese sarà di ‘rodaggio’, ci saranno ammonizioni ma non sanzioni per chi non lo rispetterà…Bisogna comunque abituarsi e seguirlo scrupo-losamente fin da subito, perché a partire dal 1°Dicembre le infrazioni verranno sanzionate, ci sarà tolleranza zero al riguardo, quindi è impor-tante ‘andare a regime’ entro tale data».Il controllo del territorio dunque rivestirà un ruolo centrale al fine di individuare e sanzionare le infrazioni…«Si, i dispositivi di controllo saranno implementati e potenziati: avremo guardie ambientali, sistemi di videosorveglianza, e nell’immediato ci sarà un dipendente SENESI indicato come responsabile dell’area a Sud del Giolì, prima macroarea individu-ata appunto al fine di controllare meglio il territorio, il quale avrà 12 dipendenti che faranno capo a lui informandolo dettagliatamente sulla situazione.

Ci sarà così un’importante prima fase di controllo capillare del territorio che condurrà a una nuova iniziativa creata per favorire al massimo la corretta attuazione del nuovo piano raccolta».Di cosa si tratta?«Attraverso tale sistema di controllo potranno es-sere individuate le case e le attività virtuose, che effettuano meglio la raccolta differenziata, le quali riceveranno il bollino “civico differenziato”: la pa-rola ‘civico’ indicherà e ricorderà anche il ‘senso civico’, che è la base di ogni azione consapevole e positiva per la collettività. Vorrei sottolineare al-tri due aspetti che caratterizzano il nostro team di lavoro».Certo, quali sono?«Il team è composto interamente da risorse interne all’Amministrazione Comunale: abbiamo lavorato senza alcuna consulenza esterna, a costo zero, e ne siamo orgogliosi. Inoltre creeremo un gruppo di coordinamento su Whatsapp, in cui ci sarà tutto il ‘team differenziata’, i Presidenti delle Associazioni e i cittadini più attivi che vorranno rappresentare la propria zona…il loro coinvolgimento è stato e sarà prioritario. Il supporto di Associazioni come ‘Le Sentinelle’, ‘I Love Pinetamare’ e ‘Officina Volturno’ è prezioso e irrinunciabile».

di Valeria Vitale

PRESENTATO IL NUOVO PIANO RACCOLTA DIFFERENZIATA

INTERVISTA ALLA CONSIGLIERA COMUNALE ANASTASIA PETRELLA

mune saranno coinvolte, nessuno deve scorag-giarsi ma tutti devono fare la propria parte, oserei dire in maniera scientifica. Occorre fare squadra, nel caso segnalando cosa non va, denunciando. Stiamo mettendo in atto degli strumenti di con-trollo: avremo le Guardie Ambientali, che dappri-ma saranno poche unità, mentre da Gennaio sa-ranno in numero più elevato. Lo strumento che dovrebbe chiudere il cerchio sul controllo del territorio è la videosorveglianza am-bientale: tramite il decreto “terra dei fuochi” ab-biamo 400.000 euro da spendere con il comune di Mondragone a tal fine. Ribadisco il dovere civico di rispettare questo piano raccolta, faremo una campagna di sensibilizzazione anche per gli oper-atori commerciali, per far eliminare dagli scaffali le buste dai colori inutilizzabili. Sottolineo infine che il “team differenziata” sarà permanente, saremo quotidianamente impegnati su questo obiettivo.

Se ci coordiniamo tutti, entro la primavera 2015 avremo un paese pulito, più decoroso, più vivi-bile, più bello che innescherà un processo per cui i proprietari delle seconde case torneranno in es-tate e le cose cambieranno, unitamente al proget-to del porto, al progetto Bandiera Blu e a quello legato al nuovo depuratore dei Regi Lagni».

di Valeria Vitale

Il sindaco di Castel Volturno Dimitri Russo

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Vincenzo Sperlongano, in arte Bles, classe 1990, approda verso la cultura HIP HOP e la musica RAP nel 2007. Dal continuo allenamento nel FreeStyle alla nascita del suo Home Studio, il rapper mon-dragonese partecipa a svariate Battle di FreeStyle in tutta la regione Campania e sforna due video-single per il Web: “Oh Mama” e “Ancora No”. Attualmente impegnato nella registrazione di un nuovo progetto musicale, Bles è riuscito ad ar-rivare fino al palco del PEPSI BEAT Tour nella tappa ufficiale di Napoli, e ad essere supporter di artisti come Rocco Hunt, Clementino, Salmo, Gue Pequeno e Snoop Dogg. La sua costanza e l’amore per le rime lo portano all’ MTV SPIT Napoli dove risulta essere il vincitore della data regionale, e alla finale di Milano svoltasi presso “MAGAZZINI GEN-ERALI” nel 2014.Quando e come nasce la tua passione per il rap?«Tutto è cominciato tra il 2004 e il 2005, sono un pischello (ride ndr)… mi sono ispirato ad Eminem che era sempre in tv e su tutti i media, da li ho cominciato a “giocare” con le rime, riuscivo ad in-castrarle molto bene e il tutto mi divertiva. Da quel momento ho cercato di perfezionare la tecnica e non ho più smesso di perseguire questa passione».Dopo tanti sacrifici, grazie alla tua determina-zione, sei riuscito ad arrivare a MTV e dal 5 ot-tobre sei nella gabbia dello SPIT. Cosa rappre-senta per te questa esperienza? Quali sono le tue emozioni?«Rappresenta davvero tanto se solo penso che fino a qualche mese fa SPIT lo guardavo dal divano. E’ un’esperienza importante anche per la visibilità che porterà al nome Bles, al mio rap e a FlavaNapoli che mi sta supportando. E’ davvero un’emozione

fortissima, adrenalina allo stato puro, poi mi rende felice, è quello che voglio fare e quando si fa qual-cosa che ti soddisfa tutto il resto sembra leggero».Una bella responsabilità la tua a MTV SPIT: rap-presenti la Campania e più in particolare Mon-dragone. Cosa senti di dire a coloro che hanno creduto in te? «Innanzitutto grazie! Anche se so di partire da un piccolo paesino, dare il mio massimo per una re-gione intera è il minimo che io possa fare. Grazie davvero a chi crede in me e a chi mi guarda con oc-chi critici, siete la mia motivazione per sferrare colpi alla Hulk quando sono al microfono (ride ndr)».Quali sono i tuoi progetti per il futuro?«Momentaneamente sono fuori con 2 brani nuovi prodotti dai FlavaNapoli intitolati “Non E’ Cosi” e “La Luna”, che anticipano il nuovo progetto disco-grafico. Sarò presente in “NA BOMB” compilation, sono impegnato in diverse collaborazioni ..... ma non posso svelarvi tutto! Ho in riservo tante sorprese!»

La sua nomina risale alla fine di settembre. Come ha trovato la situazione a Mondragone? «Mondragone è la mia città, dove vivo e lavoro. La conosco bene. Io sono ottimista di natura e per scelta. Mondragone ce la può e ce la deve fare, ma non basta l’ottimismo, bisogna ripartire con umiltà da una programmazione seria. Dobbiamo smettere di piangerci addosso e capire che non è sempre colpa degli altri. Dobbiamo lavorare tanto, camminare insieme, e collaborare, tutti. Perché se non ci sarà un proget-to, condiviso, di sviluppo per la nostra città, difficil-mente si attueranno quelli legati alla cultura». Quali sono le misure urgenti da adottare? Quali le priorità? Quali i suoi progetti?«Il mio progetto principe è avere buone scuole, ambienti accoglienti, una buona qualità della vita, che deriva anche dal luogo in cui il tutto si innesta. Riconosco la cultura come attività di preminente importanza sociale e intendo promuovere e sos-tenere ogni iniziativa volta a rendere sempre più accessibili, e fruibili, a tutti i cittadini, ed in modo particolare ai giovani, i contenitori culturali presenti sul territorio (cinema, teatro, sale di lettura, rac-colte museali civiche, edifici di culto) quale mezzo di educazione e formazione personale e sociale, di tutela e miglioramento della propria condizione, di sano impiego del tempo libero».La scuola è parte integrante della società. Lei oltre ad essere Assessore all’istruzione è anche un’insegnante. Quali pensa che siano le man-canze del sistema scolastico italiano e in parti-colare del nostro territorio?«Ritengo la scuola elemento propulsivo di crescita strettamente connesso con le dinamiche di pro-mozione e sviluppo del territorio locale. La fotogra-fia della nostra scuola emerge dalle considerazioni degli insegnanti, dei genitori e dei ragazzi. Pur-troppo c’è un peggioramento, più o meno grave, imputato alla carenza di fondi, che si ripercuote, ovviamente, sulla manutenzione delle strutture scolastiche e sui servizi. Dobbiamo smettere di parlare solo della crisi e ini-ziare a parlare di progresso. Dobbiamo imparare a valorizzare ciò che abbiamo, e pensare positivo, coniugando verbi come col-laborare, sensibilizzare, contribuire, tutelare, valor-izzare, controllare…»Quali sono, invece, i suoi progetti per quanto riguarda le pari opportunità?«Mi piace pensare alla possibilità, mediante la pro-mozione di percorsi formativi, di attuare progetti che abbiano come scopo la promozione del prin-cipio della democrazia paritaria come elemento di valore, progetti che considerino l’equa partecipazi-one di donne e uomini ai diversi livelli e nelle diverse sfere del convivere sociale, quale condizione di ac-crescimento del processo di democratizzazione della nostra società. Quel processo che consente alle diverse parti di esprimere e di trovare delle ris-poste adeguate ai rispettivi interessi».Mondragone, come del resto tutta l’Italia, sta vivendo un momento di grave crisi economica che si ripercuote anche sulla società. Come

TALENTO MONDRAGONESE NELLA GABBIA DI MTV SPIT

INTERVISTA A LUCIA SMIRNE ASSESSORE ALL’ISTRUZIONE, PARI OPPORTUNITÀ E POLITICHE SOCIALI

pensa affrontare le problematiche che riguarda-no condizione sociale del territorio?«La crisi economica ha avuto evidenti conseguen-ze sui consumi e sullo stile di vita, e tale ricaduta incide anche sulla salute. Infatti, salute e buone abitudini appaiono correlate: gli stili di vita meno salutari, quali scarso esercizio fisico e un’ alimentazione poco sana, spesso sono legati a minore reddito e scolarità. Il nostro impeg-no sarà quello di creare occasioni e luoghi di ag-gregazione e di crescita.. Quello che serve realmente è un cambio culturale e un patto tra amministrazione e cittadini, che devo-no conoscersi meglio, per potere,i cittadini, otte-nere benefici a costi più bassi e, l’amministrazione, conservare e preservare il benessere della città. Gli amministratori devono capire che va messo più im-pegno nelle opere pubbliche e di interesse comu-nitario: perché più collettivo è l’interesse e più le iniziative sono destinate al successo. E gli stessi cittadini dovrebbero essere assai inter-essati alla crescita della città».

RIVIERA DOMITIA (Castel Volturno, Mondragone, Lago Patria, Licola, Varcaturo)

a cura di: Ada Marcella Panetta

foto di: Valentina Panetta

BLES:

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perare ansietà, impegnarsi in un ruolo specif-ico, acquisire responsabilità, componenti che formano sicuramente il cittadino comune».

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Pietro Ciriello, oltre ad essere un docente, è un attore e regista teatrale. Ha fondato in città, ormai venti anni fa, una scuola di recitazione per teatro e musical e tiene corsi per bambini, ragazzi e giovani su tecniche di marionette, clowneria e arte di strada oltre a corsi sulla commedia dell’Arte e Actor’s studio sul meto-do Stanislavskij. Tiene corsi di cinema e teatro in molte scuole della provincia di Caserta e di Napoli, da almeno dieci anni; ha vinto per tre anni di seguito a Napoli, presso il teatro Politea-ma, la rassegna campana di teatro scolastico e di pedagogia teatrale.Quando è nata la sua passione per il teatro?«A sedici anni, come tanti, in Chiesa, il parroco dava la possibilità a noi ragazzi di partecipare a delle iniziative teatrali nel periodo pasquale e natalizio, cominciò così a nascere questa passione che porto avanti ormai da tantissimi anni. La prima regia l’ho curata a 18 anni, ho viaggiato molto e ho avuto la fortuna di studiare e perfezionarmi presso alcuni professionisti nel mondo del teatro, come Maurizio Casagrande al teatro Cilea di Napoli. Sono stato attore e regista a partire dal 1997 presso il Teatro Speri-mentale di Napoli diretto da Lucio Colle». Tante le opere teatrali da lei messe in scena. Qual è quella a cui è più affezionato?«Quella che più mi ha entusiasmato è sicura-mente “L’eredità”, un lavoro molto vicino al modello “eduardiano”, un vero e proprio punto di riferimento per i giovani che si affacciavano al mondo del teatro. Oggi, invece, sono molto più vicino ai Musical, che ritengo siano più con-geniali ai giovani di oggi».Oltre ad aver interpretato opere importanti del calibro di Eduardo De Filippo, è stato anche autore e regista di opere inedite. Ci vuole parlare di questa esperienza?«L’idea di scrivere, all’inizio, fu più orientata alla riscrittura in napoletano dei classici, come Ber-toldo Bertoldino e Cacasenno da Giulio Cesare Croce e Romeo e Giulietta da Shakespeare. Oggi ho realizzato lavori inediti come “La Napo-li del Beato Ludovico”: ritengo che sia un lavoro importante per la formazione dei giovani perché riportiamo alla memoria la figura di un person-aggio positivo. Questo rappresenta un vero e proprio dovere morale».Oggi lei si occupa della formazione dei gio-vani attraverso il teatro. Quale consiglio si sente di dare ai giovani che vogliono intra-prendere la carriera di attore?«Andare via dalla provincia, che purtroppo non offre molto in questo campo. Chi vuole in-seguire questa passione deve spostarsi nelle grandi metropoli». Il teatro è importante anche per formare i giovani all’interno di una società?«Il teatro è fondamentale per la formazione di chiunque, perché permette ad esempio di su-

Giuseppina Casapulla, dirigente scolastico dell’ISISS di Mondragone dal 1° settembre 2014, ha risposto alle nostre domande circa la questione della formazione degli studenti, i qua-li, grazie all’intervento di docenti qualificati e a progetti istituiti dalla scuola stessa, sono mag-giormente coinvolti in iniziative che favoriscono la loro socializzazione e l’aggregazione. L’ISISS “N. Stefanelli”, grazie ai docenti e alla sua presidenza, è sempre impegnato in inizi-ative importanti, come il Premio Poesia Prof.ssa “Anna de Martino”. Secondo lei queste iniziative, oltre a favorire l’aggregazione e la socializzazione, favoriscono anche la formazione degli studenti?«Come no! E’ sempre un’occasione di crescita, di misura dello studente con se stesso e con dei temi importanti, in questo caso parliamo di un tema importantissimo come quello dell’amicizia e per lo studente rappresenta un momento di riflessione».Gli studenti dell’ISISS sono spesso coinvolti in progetti che riguardano il teatro, la danza e la musica. L’Istituto vanta premi importanti come il Premio Regionale a Napoli vinto per ben tre volte, più di venti spettacoli messi in

scena., l’ultimo dei quali il musical “La Napoli del Beato Ludovico” alla Mostra D’oltremare di Napoli. Queste arti performative influis-cono positivamente sugli studenti?«Quello che ho potuto imparare prima inseg-nando e poi facendo il dirigente è che tutto quello che riguarda l’espressione del corpo per i ragazzi è importantissimo! Rispetto al passato, oggi i giovani hanno più opportunità di confron-tarsi con queste arti e quello che noto è che molti di loro scoprono, attraverso l’espressione corporale, tanti altri aspetti non solo di sé ma anche degli altri. Trovo che i settori teatro, dan-za, musica siano fondamentali per la crescita degli studenti». La crisi economica ha colpito, purtroppo, anche i sistemi scolastici. L’istruzione, la formazione e in particolare la cultura che ruolo hanno nella società odierna?«La scuola è da considerarsi al primo posto. La scuola è sicuramente prioritaria per formare gli studenti e prepararli non solo alla vita sociale, ma soprattutto al mondo del lavoro». La scuola ieri e la scuola oggi. Quali sono le maggiori differenze?«C’è una grande differenza che, a mio parere, non va ricercata tanto nella scuola quanto nella società che è cambiata e si è rivoluzionata, uno dei nodi fondamentali, probabilmente, è che la scuola non è riuscita a stare al passo di questi mutamenti sociali. Naturalmente ci stiamo la-vorando. Il nostro Istituto, per esempio, anche a livello tecnologico è abbastanza attrezzata. La tecnologia è importante perché diventa un mezzo di comunicazione, e comunque i docenti non possono prescindere , per poter comu-nicare con i propri alunni, dal conoscere tutti i mezzi di comunicazione».

“Il dovere di ricordare il passato per salvare il futuro” 17° anniversario dell’Eccidio delle Cementare. Martedì 28 ottobre presso la Par-rocchia di San Michele Arcangelo di Mondrag-one sono state ricordate le 17 vittime che pers-ero la vita atrocemente il 28 ottobre del 1943. L’Associazione Quartiere Sant’Angelo, organ-izzatrice dell’evento, ha instituito un premio let-terario “Martiri delle Cementare” indirizzato agli studenti mondragonesi, di ogni ordine e grado, per favorire e promuovere la cultura della soli-darietà, dell’antifascismo e della democrazia.“Durante l’occupazione nazista del 43-45, alle Cementare, sulla antica via Appia, strada che all’epoca conduceva a Falciano del Massico si consumò uno degli episodi più atroci e vergog-nosi della storia di Mondragone: un autentico eccidio da parte dei nazisti. Molti Mondrago-

INTERVISTA AL PROFESSOR CIRIELLO

RIVIERA DOMITIA a cura di: Ada Marcella Panetta (Castel Volturno, Mondragone, Lago Patria, Licola, Varcaturo)

Antonio Taglialatela ricorda…

foto di: Valentina Panetta

INTERVISTA AL DIRIGENTE SCOLASTICO DELL’ISISS “NICOLA STEFANELLI” DI MONDRAGONE GIUSEPPINA CASAPULLA

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Il 15 ottobre, presso il teatro Ariston di Mon-dragone, si è svolta la VI Edizione del Premio Poesia Prof.ssa “Anna De Martino” indetto dalla Fondazione “Vito Bisecco”, con l’immancabile presenza dei ragazzi dell’ISISS “N.Stefanelli” e delle scuole Medie Statali “Buonarroti-Vinci”. Una giornata importante che testimonia l’incontro dei giovani con la poesia e con le arti, ma soprattutto un momento di vera e pro-pria aggregazione non solo tra studenti, ma anche tra docenti e le Istituzioni del territorio. Il tema del concorso letterario di quest’anno riguardava “L’amicizia”; i candidati si sono misurati con questo tema attraverso la poesia e la prosa. Ad aprire il concorso sono stati i saluti della Dott.ssa Maria Bisecco, Presidente Onorario commissione giudicatrice, che ha di-chiarato: “Sono felice nel vedere la presenza di tantissimi ragazzi, sono sicura che la pro-fessoressa De Martino sarebbe stata con-tentissima di essere ancora presente tra voi, vi ringrazio a nome della mia famiglia e della Fondazione Vito Bisecco”. Presenti anche i dirigenti scolastici Giuseppina Casapulla dell’ISISS “N.Stefanelli” e Lucia Razzino del-

A distanza di un mese dal Musical “La Napoli del Beato Ludovico”, messo in sce-na alla Mostra D’oltremare di Napoli, si parla ancora del successo raggiunto dai ragazzi dell’ISISS “N.Stefanelli” di Mondragone du-rante “Isolimpia” Giochi Olimpici Partenopei 2014. La manifestazione prende origine dai giochi che si svolgevano a Neàpolis, ogni cinque anni , simili alle gare che si tenevano ad Ol-impia. Gli Isolimpia erano noti e richiama-vano l’attenzione perché al nucleo sportivo, adottato da Olimpia, i Partenopei avevano aggiunto qualcosa di totalmente nuovo, os-sia una serie di gare teatrali e musicali. Fiammetta Miele, Presidente “Isolimpia”, in-tende ripresentare, in chiave attualizzata, tali Giochi, riproducendo la tipicità del doppio ambito sportivo e artistico. Insomma, un vero e proprio appuntamento sportivo e artistico per la città di Napoli. La partecipazione dell’Istituto “N.Stefanelli” rappresenta un vero e proprio motivo di or-goglio per la città di Mondragone e per tutti i docenti ed istruttori che hanno lavorato al Musical. Ricordiamo la direzione artistica di Pietro Ciriello e le coreografie di Marcella e Valen-tina Panetta. Durante la manifestazione sono intervenuti i dirigenti scolastici Giuseppina Casapulla (ISIS “N.Stefanelli”) e Lucia Razzi-no (Scuola media statale “Buonarroti-Vinci”), le Suore di Casoria della Casa nativa di Pa-dre Ludovico da Casoria che il 24 Novembre sarà proclamato Santo da Papa Francesco, il Padre Provinciale dei Frati Minori di Napoli Fra Agostino Esposito, infine Padre Giovanni Siciliano superiore del Convento Frances-cano di Mondragone che ha consegnato il Premio “Francesco” 2014 al Presidente del-la Corte Costituzionale Giuseppe Tesauro. Quest’ultimo ha insistito sul valore di Padre Ludovico da Casoria, esempio di integrazi-one e integrità morale.

RIVIERA DOMITIA (Castel Volturno, Mondragone, Lago Patria, Licola, Varcaturo)

a cura di: Ada Marcella Panetta

“L’AMICIZIA… ALCHIMIA MISTERIOSA TRA DUE O PIÙ PERSONE”

ARTE E SPORT PROTAGONISTI

A“NEÀPOLIS”

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nesi furono costretti a rifugiarsi a Falciano del Massico per scampare alle barbarie della guerra e alle deportazioni, visto che Mondragone era teatro di azioni militari. Alcuni regolarmente tor-navano in città, pur tra mille pericoli per rifornirsi di viveri e per controllare le loro case abbando-nate. La mattina del 28 ottobre del 1943 i nazisti trovarono un loro commilitone ucciso presso la

“Starza”. Subito scattò la rappresaglia: dicias-sette giovani, altri più fortunati avevano scelto un’altra strada, che cercavano di ritornare a Falciano ove erano sfollati i loro familiari furono fermati e condotti in una cava. Addossati ad una parete di tufo furono fucilati. La loro tomba fu la cava che, minata, crollò sui giovani corpi. Questa fu una giornata tremenda. Non servono cerimonie sfarzose ma una piccola e semplice per dare dignità alla morte di questi giovani che non hanno commesso alcun reato. In questi momenti forti di emozioni vi racconto i dolori e lo strazio dei familiari per i riconosci-menti. Basciotti Luca fu riconosciuto perché addosso portava sempre con se una foto di un suo amico vicino di casa che si chiamava Mira-glia Egidio. Francesco Bisiesto, amico di Razza Giuseppe, che chiamato in sogno diceva: “Ven-iteci a prendere…”. Falcone Angelo e Tartaglia Antonio, furono trovati insieme abbracciati ma non si poté separarli perché le loro ossa erano incrociate. Furono seppelliti in una sola bara. Manzillo Salvatore fu riconosciuto perché aveva con sé la cagnetta. Crocco Antonio fu ricon-osciuto per le chiavi di casa...”

foto di: Valentina Panetta

foto di: Valentina Panetta

la Scuola media statale “Buonarroti-Vinci”, il Consigliere Provinciale Francesco Lavanga e infine l’Assessore all’istruzione Lucia Smirne che ha portato i saluti dell’intera Amministrazi-one comunale. Una selezione dura per la commissione giudi-catrice, composta dai docenti: Maria Palmieri, Giovanna Nardella, Antonietta Turco, Maria Miraglia, Giuseppina Taglialatela, Enza No-lletti. Il Primo premio nell’ambito della prosa è stato vinto da Elisa D’Angelo dell’ISISS, che ha emozionato tutto il pubblico presente: ri-portiamo una frase dal suo tema:“…silenzi e distanze costituiscono la trama del tessuto di ogni vera amicizia…”; ex aequo al secondo posto prosa per Nicola Di Domenico e Mirko Guerra dell’ISISS, nell’ambito Poesia si è ag-giudicato il Primo posto Michele Consales dell’ISISS. Per quanto riguarda le Scuole medie i vincitori sono stati: Annamaria D’annolfo (primo posto prosa), Federica Pellegrino(secondo posto prosa), Claudia Sarnataro (primo posto poesia) e infine Maria Vigorito (secondo posto poesia). I primi premi si sono aggiudicati 300,00 euro mentre i secondi premi 200,00 euro. Il con-corso è stato presentato dal professore Pietro Ciriello che ha ricordato un passo tratto dal li-bro “Il Piccolo Principe” di Antoine De Saint Exupéry : “Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercati le cose già fatte. Ma siccome non esistono mer-cati di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami”.

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RIVIERA DOMITIA (Castel Volturno, Mondragone, Lago Patria, Licola, Varcaturo)

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a cura di: Ada Marcella Panetta32

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33RIVIERA DOMITIA

Rumore, tanto rumore. E’ questa la prima sen-sazione che ogni cittadino di Caste Volturno ha provato il giorno dopo la manifestazione “Stop Razzismo” degli extracomunitari, tenutasi in concomitanza alla manifestazione promossa dalla Lega Nord “Stop Invasione”. Diciamo sin da subito che simili manifestazioni ed espressioni di pensiero non sono di certo una novità per il nostro comune, sono ormai diversi anni che Castel Volturno è al centro di questo tipo di polemiche. Quasi come se il tema dell’immigrazione fosse diventato il principale biglietto da visita agli occhi dei quotidiani nazi-onali e dei cittadini che operano al di fuori del confini locali. Ma perché tanto rancore da parte di alcune frange di cittadini? Chi fomenta tanto odio? Chi per un ritorno elettorale aizza una guerra tra poveri? La colpevolezza va attribuita anche alla disin-formazione divulgata dai media locali e nazionali che amano gli scoop e non come sarebbe cor-retto, riportare la notizia.Il problema, però a Castel Volturno va ben oltre il semplice mal contento popolare, ci troviamo di fronte un comune che non è mai riuscito a gestire gli irregolari, principalmente per la grande dis-ponibilità di immobili presenti sul territorio e fuori da qualsiasi circuito immobiliare. Gli extracomu-nitari superano il 50% della popolazione e spesso operano attività illecite come il traffico di droga e degli esseri umani, gestiti direttamente dalla ma-fia Nigeriana e che ogni giorno occupano le prin-cipali pagine dei quotidiani locali. In una situazi-one del genere ogni forma di integrazione risulta impossibile. La manifestazione “Stop Razzismo” è stata pacifica ed ordinata. La manifestazione se pur “pacifica e ordinata” non è stata ben vista dai cittadini castellani, quasi come se le richieste de-gli extracomunitari fossero un presa in giro, una burla nei confronti della gente che da anni cerca di risollevare il territorio. La verità è che ogni individuo (anche se irregolare) secondo la nostra costituzione è libero di esprim-ere il proprio pensiero in modo pacifico ,per di più se l’evento e il suo tema principale ha caratura nazionale .Il vero problema sta nel modus oper-andi di alcuni mezzi d’informazione che spesso colgono l’occasione per “pompare” notizie allo scopo di attirare l’attenzione sulle prime pagine dei giornali, basti pensare alla notizia dei 10 im-migrati assunti dalla Senesi per la raccolta rifiuti a Castel Volturno, notizia che non ha fatto di certo piacere ai tanti cittadini italiani disoccupati e in-

occupati che ogni giorno cercano lavoro in lungo e in largo, notizia che comunque è stata diffusa senza spiegare che tali assunzioni sono frutto di un progetto proposto da un associazione il cui tema principale è l’integrazione e che tali “posti di lavoro” erano accessibili solo ad extracomuni-tari per un tempo limitato e nessun altro cittadino poteva in alcun modo beneficiarne. Di certo saranno stati molti i cittadini che avranno inveito contro il sindaco Dimitri Russo e la giunta comunale, un ulteriore pubblicità negativa nei confronti di una giunta giovane che si trova ad operare in uno dei comuni più difficili d’Europa e personalemente sono sempre più convinto che chi abbia almeno una volta amministrato Cas-tel Volturno, e naturalmente abbia avuto risultati positivi, sia in grado di poter amministrare le più grandi capitali d’Europa se non del mondo. Per quanto possano essere bravi e competenti i nuovi amministratori del territorio in certe situazioni han-no comunque le mani legate, quello che manca a Castel Volturno è la presenza dello Stato, e non mi riferisco affatto alle forze dell’ordine, bensì a concreti interventi da parte del governo centrale. Castel Volturno necessita di decreti-legge ad hoc e non di regolamenti normativi che trovano dif-ficile applicazioni nei rapporti di vita tra individui. Il problema immigrazione deve essere assoluta-mente risolto, nel senso che il solo ente locale non può far fronte ad una cosi massiccia presen-za di extracomunitari. Un plauso va fatto, invece , all’ottimo lavoro che svolgono quotidianamente le numerose asso-ciazioni no-profit del territorio. La prova vivente che Castel Volturno non è razzista, la prova che i cittadini sono vicini ai meno fortunati, vicini ai bisogni, ma è anche un popolo che ha il diritto di vivere una vita nella normalità, con il rispetto delle regole da parte di tutti. Castel Volturno deve essere l’esempio nazionale di cittadinanza attiva , ma da sola è senza futuro.

di Vincenzo Lo Cascio

Nella primavera del 2010 il vescovo della curia di Capua di allora, in visita a Castel Volturno pro-pose il permesso di soggiorno per tutti gli immi-grati della Domiziana. L’unica risposta a questo progetto rivoluzionario arrivò da un amministra-tore pubblico del tempo, che non cito solo per-ché lo ritengo letame e non permetto alla mia tastiera di abbassarsi a tanto, durante la presen-tazione pubblica del suo partito per l’imminente campagna elettorale. Il quale disse in maniera fragorosa sputacchiando nel microfono (e scrivo testualmente): “IL VESCOVO CI HA ROTTO IL CAZZO”. E non era l’unico che la pensava in questo modo, perché a questa sua espressione ebbe uno scroscio d’applausi da gran parte della gente accorsa in sala, compreso da un senatore della repubblica presente al comizio. Per fortuna, in quattro anni e mezzo a Castel Volturno son cambiate molte cose. E determinati personaggi, se non annientati dalla magistratura, sono implo-si nella loro stessa triste e ingloriosa storia per-sonale. La classe politica, nel frattempo è matu-rata. E con essa, sono cresciti anche i cittadini. A prescindere un piccolo nucleo d’imbecilli, la cui presenza è fisiologica in qualsiasi centro ur-bano, finalmente non è più un tabù affrontare de-terminati argomenti, come appunto il permesso di soggiorno per gli stranieri irregolari. Una prat-ica del genere, permetterebbe nel giro di poche settimane di alleggerire il territorio di almeno seimila unita (il 25% dell’intera popolazione) che grava sul territorio utilizzando i suoi servizi (seppur scarsi) e non corrispondendo le dovute tasse. Perché, seppur volessero farlo (pagare le tasse comunali), non potrebbero proprio a causa della loro posizione d’irregolarità voluta e impos-ta non dal governo locale, ma quello nazionale. Inutile sottolineare che con il 25% di presenze in meno, il territorio sarebbe molto più control-labile e sicuro. E avrebbe maggiore possibilità

L’URLO DELL’IRREGOLARE LA DELUSIONE DEL CASTELLANO

PERMESSO DI SOGGIORNO A TUTTI GLI IMMIGRATI...SOLUZIONE... NON PROVOCAZIONE!

di successo qualsiasi azione, politica, sociale e imprenditoriale. Ovviamente, il piano va strutturo e disegnato ad hoc sulla realtà di Castel Volturno. Si deve impedire, ad esempio, che nell’attesa si materializzi, aumenti il peso e il numero degli immigrati irregolari sul territorio. E che una volta andati via, non ne ritornino di nuovi. Ma a questo ci deve lavorare la classe politica unita, che sep-pur maturata, come scrivevo sopra, per riuscire

nel progetto deve fare un ulteriore passo avanti. E vale a dire, deve riuscire a mettere da parte ideologie e eventuali rancori personali e sotto-scrivere tutti insieme una sorta di tregua, tale da permettere una vera e propria rivoluzione, attesa in questa striscia d’Italia da quasi trenta anni. I tempi e le persone sono quelle giuste: insomma, UNITI SALVAIAMO CASTEL VOLTURNO

di Vincenzo Ammaliato

(Castel Volturno, Mondragone, Lago Patria, Licola, Varcaturo)

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Castel Volturno

PRIMO PIATTO SECONDO PIATTO

PIZZERIA APERTA ANCHE A PRANZO

DAL 1941

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34SCUOLA

Costruzioni Ambiente e Territorio (C.A.T)

Sulla Gazzetta Ufficiale del 15 giugno è stato pubblicato il d.P.R. inerente al regolamento per il riordino degli Istituti Tecnici, attraverso il quale il numero complessivo degli Istituti passa dai precedenti 10 settori e 39 indirizzi agli attuali 2 settori e 11 indirizzi. La durata complessiva sarà impostata secondo lo schema 2 + 2 + 1: durante il primo biennio si studiano materie comuni; nel secondo biennio si studiano materie dell’indirizzo specif-ico prescelto; nell’ultimo anno si affrontano i tirocini. Quest’ultimi servono ad avere una massiccia integrazione tra il mondo scolastico e quello lavorativo. Due mondi completamente diversi. Avere una prospettiva prima di trovarsi già den-tro è di gran lunga migliore. Tornando all’aspetto formativo della norma, ci soffermeremo su un settore rilevante: il settore tecnologico, indirizzo Costruzione Ambiente e Territorio (C.A.T.).Cos’è l’indirizzo C.A.T.? In sintesi, sostituisce il “vecchio” diploma di geometra, pertanto la figura di “geometra” è oggi formalmente equiparata a quella di “Perito delle Costruzioni Ambiente e Territorio”. Come un fiammifero acceso nel buio, alla luce emer-gono vari dubbi su questa nuova figura. Ad esempio, l’entrata in vigore della norma al-tera le condizioni di accesso agli albi profes-sionali? Assolutamente no !!! A darne estrema

chiarezza sono stati i Direttori Generali del Min-istero, spiegando che non essendo cambiate le leggi professionali non sono neppure cambiate le regole di accesso agli albi.

I nuovi titoli di studio devono essere con-siderati solo come mezzi per accedere all’Università? Assolutamente no ! La stessa lettera del Decreto smentisce una simile inter-pretazione e tende a mettere in evidenza che il diplomato di un istituto tecnico è libero di

ALCUNI CHIARIMENTI NORMATIVI SULL’INDIRIZZO

Premessa Grazie alla disponibilità e cortesia della Preside Donatella Mascagna dell’I.T.C.G. “V. Pareto” della vicina Pozzuoli, da questo mese inizierà una costruttiva collaborazione con i ragazzi dell’Istituto. Un ringraziamento sincero al gio-vane Salvatore Deodato che da subito si è mostrato disponibile e volenteroso. Invitiamo tanti altri ragazzi a partecipare a quest’iniziativa, certi di poter raccogliere tante testimonianze in un percorso lungo e costruttivo.

di Angelo Morlando

LA RUBRICA DELL’ISTITUTO “V. PARETO” DI POZZUOLI

scegliere se proseguire gli studi o entrare nel mondo del lavoro, incluso ovviamente quello professionale.

Come si consegue l’abilitazione profes-sionale? L’abilitazione all’esercizio della libera professione è subordinata al compimento di un periodo di pratica di 18 messi presso uno studio professionale abilitato (geometra, ingeg-nere e architetto).

di Salvatore Deodato

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TURISMO

VILLA CASTELLI - A CAVALLO DI DUE PROVINCE E DI DUE MARI“Olio, vino e mandorla, paesaggi e sapori della Dieta Mediterranea e Grandi Feste di tradizione”, questo l’itinerario alla scoperta dei colori autunnali e degli antichi sapori di Villa Castelli. Il Sindaco Vitantonio Caliandro è un vulcano di idee e di iniziative, «sul territorio c’è un “mare verde” - egli dice - fatto di alberi di ulivo, di vigneti a filari e frutteti, che invitano al relax e alla meditazione, in sintonia con i ritmi della terra». La cittadina salentina si estende in una zona collinare e buona parte del centro abi-tato poggia su un orlo di una scarpata, tra i colli Fellone, Scotano e Castello. Il corso d’acqua più importante, nasce dalla sorgente del Cana-le Reale sita in contrada Antoglia, detta Fonte Strabone, ma nota nella documentazione antica come Fonte dei Grani. La vegetazione si com-pone di oliveti e querceti alternati a tratti di mac-chia mediterranea. La gravina, facente parte del parco naturale regionale “Terra delle Gravine”, costituisce il giardino botanico comunale. Negli anni Trenta la gravina venne superata da un pon-te a nove arcate in pietra, realizzato da maestranze locali con l’obiettivo di aprire un nuovo fronte di urbanizzazione alla città. Il sito archeologico più studiato è quello in local-ità Pezza Petrosa, cor-rispondente al toponimo di Pezza Le Monache, dove è stata rinvenuta a seguito di lavori di tras-formazione agraria, una necropoli con oltre trenta tombe, datata al IV-III secolo a.C., con corredi funerari, costituiti da 200 reperti di ceramica decorata, statuette della dea dell’agricoltura Demetra, oggetti in bronzo, che sono collocati presso il museo civico co-munale. Gli scavi hanno identificato nei pressi del sito, resti di un abitato, con possibili tracce di mura difensive in blocchi, datati a dopo la metà del IV secolo a.C. che potrebbe riferirsi ad un villaggio dei Messapi divenuto, dopo la conquista da parte di Taranto, un avamposto militare. È in età normanna che compare per la

prima volta negli atti notarili il nome di “Castel-lum Caeje”, indicante un territorio fortificato tra Oria e Ostuni, l’attuale Ceglie Messapica, che comprendeva anche gran parte di Villa Castelli. Fu nel diciassettesimo secolo che emerge il toponimo Monte Castelli e poi nel diciottesimo secolo Castelli, a cui si è aggiunta la parola Villa, nel senso di borgo, già prima dell’indipendenza da Francavilla Fontana. L’economia del borgo si fondava in quegli anni prevalentemente sulla pastorizia e sull’agricoltura e ruotava intorno a masserie fortificate. Siamo in una terra che reca impressi i segni di importanti presenze, in un continuo alternarsi di domini e popolazioni che con le loro culture, le espressioni artistiche ed architettoniche hanno arricchito i luoghi di un patrimonio di incommen-surabile valore, segnando lo spirito e il carattere degli abitanti, custodi di culture e tradizioni.Sulla scia della tradizione contadina si organiz-zano anche oggi varie fiere. La Festa Grande di Villa Castelli, istituita come

Comune nel 1926 con la consegna dello stem-ma araldico, ha avuto luogo tra il primo e il 4 ottobre in onore della Madonna della Fon-tana e il Cuore di Gesù, tra bande, luminarie, fuochi d’artificio e dolci tipici. La Festa (detta “ La festa Bona”) segna la fine della vendemmia e l’inizio della raccolta

delle olive. Bancarelle colorate si sono snodate ai lati delle vie del paese, presentando le ultime novità degli attrezzi agricoli, ma anche abbiglia-mento, oggetti per la casa. In serata largo alle luminarie tra la piazza e il corso principale e si è ballata la pizzica, mentre agli angoli dei bar e dei ristoranti si accendevano i tipici fornelli per arrostire sulla legna: salsicce, agnello, bombette (gustosi involtini di carne di maiale e fegatini), chiamati anche in altre zone del Salen-to turcinieddhi o gnomarieddhi, preparati con le interiora di agnello, condite con prezzemolo e

limone. La storia è fatta anche di coraggio e fu il 12 gennaio 1818 proprio nel territorio dei “Cas-telli” che il prete brigante Ciro Annicchiarico, anche noto come Papa Ciro, fu promotore di una “Repubblica Salentina” e fondatore della “setta dei decisi”, una società armata in veste repub-blicana e massonica, che disarmò i fucilieri reali che si recavano ad Ostuni. I briganti di quell’epoca, uomini e donne hanno lottato in difesa della loro terra, delle loro famiglie, della loro dignità. Le forze militari messe in campo contro di loro li condannarono alla sconfitta.L’oleificio Giovanni Cassese dal canto suo è ben posizionato sui mercati esteri con il suo olio extravergine di oliva, lavorato con macchinari ultramoderni, che garantiscono l’estrazione a freddo. Rappresenta un fiore all’occhiello in Italia per tecnologia e qualità dell’olio prodotto anche l’azienda Domenico Cassese, che si è dotata da poco più di un anno di macchinari di ultima gen-erazione per la lavorazione delle olive, che grazie al sistema di computerizzazione permettono al frantoio di gestire con estrema accuratezza tutte le fasi della lavorazione. Inserite nell’ambiente sono anche la piscina “Bi-oNoca”, che ha la funzione di un lago naturale, dal momento che in un laghetto accanto sono state messe a dimora delle piante che aiutano la purificazione dell’acqua che viene effettuata in vasche di rigenerazione separata.

di Harry di Prisco

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CALCIO NAPOLI

Certe esperienze sono così forti da scaldarti il cuore e rappresentano, in certi casi, la con-sacrazione di tanti sacrifici. Per la prima volta, INFORMARE presenzia in tribuna stampa allo Stadio San Paolo, dove il Napoli consuma vittorie e grandi sofferenze. È un piccolo tra-guardo per una realtà editoriale come la nostra che, fino a qualche tempo fa, era di interesse locale. Col tempo, le esigenze, le ambizioni, gli apprezzamenti di molti voi lettori e la richiesta di ulteriori copie, ci hanno indotti a crescere ul-teriormente, quantitativamente e qualitativamente parlando.

DA VARRICCHIO A MAREK HAMSIK:

QUANDO IL NAPOLI SEGNA SOTTO LE STELLE

Si dice che la notte abbia nel suo essere qualcosa di speciale, magico, incantato. È affascinante come le stelle possano “cadere”, come dietro un velo blu puntellato di luci bianche si nasconda l’infinito inesplorato. È vero che di notte tutto è suggestivo, a volte tenebroso, ma quasi sempre roman-tico ed eccitante. La notte condiziona, influenza e, a molti, dà la carica. E se sotto un cielo stellato ci mettete un palcosce-nico chiamato San Paolo, magari gremito, magari in una partita importante, o semplicemente contro la Juventus, in un attimo il fascino della notte e del gioco del calcio si fondono in un tem-pio, purtroppo caduco ma retto dalle fondamenta della storia, dove lo sport diventa ragione di vita. A Napoli tutto è diverso e più bello di notte. Anche il Napoli si trasforma quando il tra-monto si completa e inizia la sera. Nella partita contro il Verona del 26 ottobre 2014, il Napoli di De Laurentiis ha giocato la not-turna numero 135 allo Stadio San Paolo, accumulando così 86 vittorie, 35 pareggi e 14 sconfitte. La prima rete agli scaligeri di Marek Hamsik ha rappresentato il gol numero 250 (la media di 1,85 gol a partita) segnato agli avversari venuti finora nell’arena di Fuorigrotta. La “croce” simbolica (e non solo, visto il risultato finale) è capitata al Verona che ha risposto inutilmente con due

reti, rappresentati i gol subiti dal Napoli numero 115 e 116. La prima firma in notturna, dall’inizio dell’era di DeLa, fu quella di Massimiliano Varricchio in Napoli Soccer-Vis Pesaro, vinta dagli azzurri per 1-0 proprio grazie al gol al 92’ dell’ex attaccante azzurro. Oggi Varricchio fa parte di una categoria di calciatori ricordati a Napoli per tempi bui e, parallelamente, per anni che hanno segnato l’ascesa di una piazza che ha sempre meritato la A e i più grandi palcoscenici europei. E’ una squadra, il Napoli, strana che fa soffrire ed imprecare, se sei in C o in Champions League. Ma basta un attimo, un rete, un gol al novantesimo che la città cambia, gioisce, festeggia come nessuno può capire. A Napoli il calcio è un avamposto sociale, dove scaricare le pressioni di chi, meschinamente, tenta di screditare questa città. A Napoli basta un gol, che sia di Massimiliano Varricchio o di Marek Hamsik, di Francesco Montervino o Gokhan Inler, di Trotta o Insigne, Pià o Mertens, Sosa o Cavani, De Zerbi o Lavezzi, Calaiò o Higuain... Insomma, a questa città basta poco per impazzire; in questa squadra basta dare il cuore per essere ricordato.

Fabio Corsaro

Il nostro esordio è datato 26 ottobre 2014, in occasione della gara contro il Verona vinta da-gli azzurri per 6-2 (Ma portassimo bene!?). Una data, ed una partita, che la nostra redazione difficilmente dimenticherà. Essere lì tra i banchi di quella tribuna non placa la nostra “fede” partenopea. E l’amore per la squadra lo tras-formiamo in commenti (oggettivi), interviste e speciali sia su questa rivista che sul nostro sito www.informareonline.com. Basta credere in se stessi e amare quello che si fa. Fate seguire sempre i fatti alle parole! Ed è proprio vero che la prima volta non si scorda mai.

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37RUBRICHE

ENTE RISERVA VIVERE IL VERDE SALUTE E BENESSERE

Una porzione della Riserva di cui non ci siamo ancora occupati è quella relativa alla costa e alla pineta di Licola: tale pineta, come le altre che si estendono lungo tutta la linea costiera fino a Castel Volturno, insiste su una fascia pianeggiante costituita da sedimenti di origi-ne alluvionale con rilievi dunali. Questi ultimi sono “colonizzati” da specie vegetali di mac-chia mediterranea bassa quali lentisco, erica, cisto, ginepro, rosmarino, corbezzolo, e anche da esemplari di leccio. Si tratta insomma di un ambiente naturale ricco e variegato grazie ai cordoni dunali, che permette all’area di rivestire un notevole interesse ecologico. Tra le specie boschive si ritrova il pino d’Aleppo, il pino do-mestico, e il pino marittimo. Diversi specchi d’acqua salmastra di dimensioni variabili punt-ellano il territorio e rappresentano fondamentali siti di sosta, svernamento e nidificazione per l’avifauna. Il lago di Patria, del perimetro di 6,5 km, è ciò che resta di una zona paludosa un tempo anche molto più estesa, situata poco più a Nord di Licola. In generale, quella compresa tra l’estuario del fiume Volturno e la pineta di Licola è un’area di grande interesse naturale ed archeologico da tutelare: a livello normativo, ciò si è concretiz-zato con la legge regionale n.33/1993, che in ottemperanza ai principi sanciti dalla legge-quadro n.394/1991, istituisce le aree protette regionali. La Riserva “Foce Volturno- Costa di Licola” è stata però perimetrata in modo defini-tivo con Delibera della Giunta Regionale della Campania del 2/2/99 n. 65. La salvaguardia del patrimonio naturalistico è stata poi integrata con quella dei valori antropologici, archeolog-ici, storici ed architettonici nonché con quella delle attività agro-silvo-pastorali tradizionali. Questi cenni storico-legislativi evidenziano quanto lavoro sia stato fatto negli ultimi anni per rendere sempre più adeguata la tutela e la valorizzazione della Riserva Naturale, e quanti passi avanti stia muovendo, non senza dif-ficoltà, l’attuale Presidente dell’Ente Riserve Alessio Usai, con il quale l’appuntamento, come per questa rubrica, è fissato al prossimo mese. Ricordiamo che si può visitare il sito re-centemente rinnovato www.riservevolturnolico-lafalciano.it.

Quando l’estate si congeda e le giornate diven-tano più corte comincia la vendemmia. A quel punto i primi grappoli hanno raggiunto il grado di maturazione desiderato, determinato sulla base di parametri tra cui contenuto di zuccheri, acidità e ph. La raccolta dell’uva rappresenta per il viticoltore la ricompensa per tutto il la-voro svolto durante l’anno, a cominciare dalla potatura delle viti. La vendemmia è il momento culminante dell’anno per i viticoltori, infatti un autunno caratterizzato da tempo stabile, con giornate soleggiate e notti fresche, permette ai viticoltori di posticipare la raccolta, ottenendo così una qualità di uva migliore; invece, in caso di pioggia prolungata la vendemmia viene an-ticipata, altrimenti i grappoli potrebbero marcire sulla pianta. Anche i grappoli per i vini di base dello spumante vengono raccolti molto presto, quando non hanno ancora raggiunto un numero elevato di gradi e possiedono ancora un’acidità frizzante. La vendemmia principale inizia gener-almente a metà settembre, ma in base alle vari-età a maturazione tardiva delle diverse viti, l’uva è raccolta fino alla seconda metà di ottobre, a volte anche fino all’inizio di novembre. Per mo-tivi economici i viticoltori utilizzano vendemmi-atrici integrali nella maggior parte delle super-fici viticole, tuttavia la tradizionale vendemmia a mano permette una selezione dei grappoli an-cora migliore, i grappoli marci vengono tagliati via, mentre quelli non ancora maturi vengono lasciati sulla pianta, così nei cesti finiscono solo quelli di migliore qualità. Molti produttori di vini di primissima qualità effettuano la ven-demmia esclusivamente a mano: i grappoli rac-colti devono giungere velocemente, e possibil-mente intatti, nel locale di torchiatura. Qui l’uva per la produzione di vino bianco o rosato viene spremuta molto rapidamente. Le varietà rosse sono invece lasciate a macerare alcuni giorni sulle bucce, anche per estrarre da queste le sostanze coloranti. Il periodo della vendemmia è il momento migliore per trascorrere qualche giorno di vacanza e spensieratezza, cogliendo l’occasione per curiosare dietro le quinte di un’azienda vitivinicola, dove si può assaggiare l’uva e al momento della pausa, bersi anche un sorso di vino che fa sempre bene.

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Ormai siamo in autunno: l’orto e il frutteto di questo mese sono una miniera di vegetali, ric-chi di fibre, sali minerali, vitamine che prepara-no l’organismo all’inverno. Privilegiamo gli ortaggi del mese: bietole, broc-coli, carote, patate, rape e zucche che sono utili per l’intestino e ricche di vitamina A. Bi-sogna scegliere sempre gli alimenti di stagione più vitali e nutrizionalmente più ricchi di quelli conservati. Ravanelli, cavolfiori, funghi, porri, topinambur, verze; in particolare le verze e i cavolfiori ricchi di zolfo e i funghi ricchi di sali, velocizzano lo smaltimento degli acidi urici. Per evitare adipe e cellulite, bisogna con-servare attivo il metabolismo, le insalate amare sono molto disintossicanti, specie i carciofi, il tarassaco, il radicchio, l’indivia da consumare per tutto il mese, almeno una volta al giorno. Stimolano le funzioni del fegato, rinnovano la bile. Nel cuore dell’autunno, la Natura ci viene in aiuto offrendoci la frutta più adatta a conser-varci in salute e a soddisfare la nostra voglia di dolce. Non dimentichiamoci che novembre è il mese dei cachi. Sono molto energetici, grazie ai zuccheri che contengono, per cui sono molto indicati per chi fa attività fisica. Lassativi, diuretici, ricchi di potassio, fosforo, magnesio, calcio, beta carotene e vitamina C . Il sole di novembre fa maturare gli agrumi, suc-cosi e ricchi di vitamine rivitalizzanti, eliminano i radicali liberi e risvegliano il metabolismo. Tutte le mattine, basta con cappuccino e bri-oche! Non facciamoci mancare una spremuta di agru-mi misti a base di arance e pompelmi che ten-gono sotto controllo il colesterolo. Questo, è anche il mese delle castagne, ricche di amidi e di calorie. Sono molto benefiche per la funzionalità intestinale grazie alla fibra insolu-bile, potassio e vitamine B1,B6 e C. Le caldarroste sono molto caloriche, da prefer-ire la cottura a vapore o bollite. Evitare le creme o marmellate di castagne, che contengono grosse quantità di zuccheri ( circa 60% ), veri killer per la linea.

Pagina FB: Curiamoci mangiando

PINETA DI LICOLA: AMBIENTE NATURALE RICCO E VARIEGATO

E’ ARRIVATO IL MOMENTO DELLA VENDEMMIA

COME ATTIVARE IL METABOLISMO IN AUTUNNO

di Valeria Vitale di Rosario Maisto di Daniela Contessa

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38RUBRICHE

IL DIRITTO FISCO NEWS

Spesso accade che la giustizia adotti decisioni che colpiscono la sensibiità dell’opinione pubbli-ca. Questo accade perchè il magistrato, asettica-mente, quindi senza valutazioni moralistiche, deve applicare la legge. Ma in questa sua funzione un ruolo primario l’assume l’interpretazione che egli da del dato obiettivo suggellato in una norma, e la discrezionalità nel propendere per un orienta-mento piuttosto che per un altro. Parlare di dis-crezionalità, in altre parole, significa riconoscere che il giudice è comunque un uomo che ha le sue idee, la sua preparazione normativa, e sulla base della sua formazione può dare ad una norma un’interpretazione ed un peso diverso rispetto ad altro giudice, Ciò spiega anche perchè spesso assistiamo a decisioni quasi antitetiche adottate da due giudici rispetto a situazioni simili, se non identitche. La legge è una, ma molteplici possono essere i modi di decifrarla e di applicarla. Così accade che la Corte di Cassazione ha re-centemente ammesso che un imputato per un reato di violenza sessuale, uno stupratore per in-tenderci, possa godere di alcune attenuanti lad-dove abbia commesso un fatto “di minore grav-ità”, anche nel caso di violenze carnali “complete” ai danni delle donne. Secondo i supremi giudici è necessaria “una disamina complessiva, con rif-erimento alla valutazione delle ripercussioni delle condotte, anche sul piano psichico, sulla persona della vittima”. Questa sentenza capovolge la decisione di secon-do grado che aveva condotto la Corte d’Appello di Venezia a stabilire che lo stupro completo non è mai, né può essere, di “minore gravità”. La Supre-ma Corte, invece, sottolinea che la circostanza attenuante “deve considerarsi applicabile in tutte quelle volte in cui - avuto riguardo ai mezzi, alle modalità esecutive ed alle circostanze dell’azione - sia possibile ritenere che la libertà sessuale della vittima sia stata compressa in maniera non grave”.Personalmente, rispetto, ma non condivido ques-to orientamento, perchè alcune condotte, per la loro gravità, dovrebbero rendere inoperanti le attenuanti. Se i giudici di legittimità sanciscono principi poco convincenti, è data la possibilità al singolo magistrato di dissattendere quella deci-sione, e dare prevalenza alla sua discrezionalità ed indipendenza, sopratutto in casi come quello su descritto.

INAIL: sconti importanti per le aziende in regola con la sicurezzaLe imprese artigiane in regola con le disposizioni sulla sicurezza del lavoro potranno godere di uno sconto assicurativo del 7,99%, in luogo del 7,08% finora previsto. La novità è contenuta nel-la Determina INAIL del presidente n. 278/2014, attualmente in via di definizione. L’agevolazione è rivolta alle aziende che abbiano effettuato in-terventi di prevenzione nell’ambito di piani plu-riennali concordati con le parti sociali e che, in regola con gli adempimenti contributivi e con le norme del TU sicurezza, non abbiano denuncia-to infortuni nell’ultimo biennio.IVA in edilizia: novità dallo “sblocca Italia”Si punta a dare una scossa all’edilizia con il decreto “sblocca Italia” attualmente in discus-sione alla Camera. Si parla di ridurre l’IVA dal 10 al 4% sui lavori di ristrutturazione edilizia in caso di lavori finalizzati al risparmio energetico dell’immobiile. Per compensare la misura l’IVA per acquisto di immobili prima casa passerebbe dal 4 al 10%. Inoltre, la deduzione IRPEF sugli acquisti di case destinate alla locazione si ap-plicherà genericamente a tutti acquisti di case nuove o ristrutturate o soggette a restauro, non solo a quelle legate all’affitto per 8 anni. La nor-ma sembrerebbe però indirizzata solo agli im-mobili nuovi rimasti invenduti alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto. Bolletta elettrica più leggeraIl Ministero dello Sviluppo economico ha fir-mato tre decreti attuativi volti alla riduzione dei costi della bolletta elettrica, in particolare per le PMI. E’ un primo passo di un intervento di più ampio respiro, che comprende misure per ren-dere più efficiente il mercato elettrico e ridurre il peso di alcuni altri oneri gravanti sulla bolletta dell’energia.

Fonte: Notizie fiscali

LA DISCERZIONALITÀ DEL MAGISTRATO

INAIL, IVA E BOLLETTE MENO CARE

di Fabio Russo di Antonella Morlando

RUBRICA CURATA DALLO STUDIO DI COMMERCIALISTI DI

ANTONIETTA MORLANDO

PIAZZA VITTORIA, 680121 NAPOLI

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ORDINE INGEGNERI

È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Bando “Inail Fipit”, iniziativa finalizzata alla con-cessione di contributi a fondo perduto a favore di imprese del settore edile, agricolo e lapideo che investono in progetti di innovazione tecno-logica, mirati al miglioramento delle condizioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di la-voro. Per la Campania sono disponibili risorse finanziarie pari a 3 milioni di euro. Il bando verrà illustrato nel corso di un evento formativo in programma giovedì 13 novembre alle ore 14.30, organizzato congiuntamente dell’Ordine degli ingegneri di Napoli, presieduto da Luigi Vinci, e dal Comitato paritetico territoriale per la sicurezza in edilizia (in sigla Cpt, presieduto da Paola Marone, vice presidente dell’Ordine di Napoli). Il convegno si svolgerà nella sede del Cpt, in Napoli, alla via Leonardo Bianchi.Si discuterà di demolizioni, ma anche di incen-tivi alla sicurezza nel corso del convegno sul tema “Demolizioni: aspetti tecnici generali con riferimento particolare anche agli aspetti dei Coordinatori Csp e Cse. Implicazioni ed aspetti anche di natura giudiziaria”. Il convegno farà luce quindi anche sulle procedure da seguire per gli interventi di demolizione di opere edili abusive. “L’incontro ci è sembrato un’ottima oc-casione – spiega Paola Marone – per illustrare ai colleghi le opportunità offerte dal Bando Fipit”. Le domande di accesso al bando, possono es-sere presentate a partire dal 3 novembre 2014 mediante procedura telematica disponibile nella sezione servizi online del sito www.inail.it. Beneficiarie del contributo a fondo perduto sono le piccole e micro imprese, iscritte alla Camera di Commercio territorialmente com-petente, operanti nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia e dell’estrazione e lavorazione dei materiali lapidei.

LUCI SUL BANDO INAIL

Dott. Ing. Luigi Vinci, Presidente Ordine Ingegneri Napoli

di Giovanni Capozzi

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