MAFIA IN MOLISE/ I casalesi, i La Torre, i Bellocco, i catanesi: tutti insieme appassionatamente…

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L'infiltrato "Le Mafie in Molise” I DOSSIER DE: “LE MAFIE IN “LE MAFIE IN MOLISE” MOLISE” 1

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Senza dimenticare la mafia minore, quella Sacra Corona Unita che prova a governare l’area basso molisana ma che in ogni caso dipende dai boss della camorra. Non manca proprio nessuno nell’isola felice – felice per chi? – del centro Italia. Ai Bellocco di Rosarno, una delle famiglie più potenti della Santa, tocca il business della droga; i casalesi gestiscono appalti e rifiuti; la mafia siciliana si occupa di riciclaggio. Scarica il dossier sulle mafie in Molise…

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"Le Mafie in Molise

I DOSSIER DE:

LE MAFIE IN MOLISE

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Molise, ndrangheta, coca e boss: chi Giorgio Sale?Mercoled 23 Giugno 2010 Galloway Tiburon un'inchiesta che, partita nel 2001 dalla Procura di Campobasso come semplice azione di controllo del territorio, cresciuta fino a coinvolgere la Procura di Reggio Calabria, i G.I.C.O. di Milano, la Polizia colombiana e la DEA. Il nome del boss Giorgio Sale, referente della ndrangheta per il narcotraffico di coca, legato al Molise.

Le indagini, durate cinque anni e culminate la notte tra il 21 e il 22 Novembre 2006, hanno colpito il gotha del narcotraffico internazionale generando scossoni nella societ colombiana: 80 arresti tra cui Salvatore Mancuso, erede di Pablo Escobar nonch ex leader paramilitare delle AUC; Alfredo Celso Salazar, braccio operativo di Mancuso; alcuni componenti della famiglia Sale, legati a Mancuso e alla ndrangheta, definiti dalla sociologa Renate Siebert i colletti bianchi del narcotraffico; Francisco Javier Obando Meja, braccio operativo dei Sale. Per tutti laccusa di aver costituito unassociazione a delinquere finalizzata alla produzione di cocaina, al narcotraffico internazionale e al riciclaggio del denaro sporco. Il 13 Maggio 2008 Salvatore Mancuso, detto El Mono, viene estradato negli Stati Uniti, dove decide di collaborare con gli inquirenti rivelando solo in parte quello che tutti sospettavano: sulle sue spalle pendono 10.000 omicidi, negli ultimi dieci anni avrebbe smerciato 30.000 tonnellate di polvere bianca in partnership con la ndrangheta, la mafia che detiene il monopolio mondiale della coca.2

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Le AUC, le Autodefensas Unidas de Colombia, guidate da Mancuso, controllavano tutto il territorio nord del paese, obbligando i contadini a coltivare la coca e disponendo quindi di terre vaste e produttive. Mancuso era il grossista che vendeva ai broker della ndrangheta ad un prezzo massimo di 3.000 dollari al chilo: piazzando solo la met del quantitativo di coca imputatogli, avrebbe incassato circa 45 miliardi di dollari. Luomo delegato al reinvestimento del denaro illecito era Alfredo Celso Salazar, che ha riconosciuto le sue responsabilit e il 28 Marzo 2008 stato condannato a 81 mesi per narcotraffico e riciclaggio di denaro. Salazar operava a stretto contatto con luomo dei Sale, Francisco Javier Obando Meja, anche lui condannato (49 mesi) per narcotraffico e riciclaggio. Ai Sale invece andata meglio. Il PM di Roma Giuseppe Amato, che ha rilevato per competenza le indagini, solo in parte ha confermato le ipotesi investigative del sostituto Procuratore di Campobasso, Rossana Venditti, e del PM di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, i quali sostenevano che il rapporto tra Mancuso e i Sale fosse di tipo criminale, il narcotraffico, e di tipo finanziario, il lavado de dinero. Il 19 Gennaio 2007 vengono depositati gli atti, linchiesta si chiude e parte un processo lampo che porta alla condanna in primo grado di Giorgio e Cristian Sale, rispettivamente a 9 e 14 anni, per associazione a delinquere finalizzata alla produzione e al traffico di sostanze stupefacenti. Laccusa di riciclaggio cade nel vuoto. Ma perch parlare oggi di questioni apparentemente risolte? Mentre in Italia tutto tace, mentre Giorgio Sale si trastulla a Rebibbia in attivit teatrali con alcuni dei peggiori criminali italiani (Giancarlo Porcacchia, Giancarlo Polifroni, Salvatore Pelle, Antonio Bumbaca, Nunzio De Falco e altri..), mentre nel Belpaese linformazione corre dietro a mignotte e fannulloni, la Fiscala colombiana fa tremare il paese e chiama in causa la famiglia Sale. Ma prima di arrivare a questo punto, facciamo un passo indietro e proviamo a ripercorrere le tappe fondamentali dellinchiesta che ha portato agli arresti del Novembre 2006. Loperazione Galloway-Tiburon parte nel 2001, quando il sostituto procuratore di Campobasso Rossana Venditti intuisce che Antonio Anastasio scontata la pena per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti - decide di restare in Molise perch in contatto con un faccendiere di Isernia, tal Di Lemme, che a Londra utilizza unattivit di import-export per coprire movimentazioni finanziarie con la Colombia. Di Lemme non uno qualunque. Non certo un boss, ma lavora per soggetti impegnati a trafficare in Europa, particolarmente in Spagna, ingenti3

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quantitativi di cocaina, e nel far rientrare in Colombia i cospicui profitti, sotto apparenza di liceita`. I soggetti in questione sarebbero i Sale. La famiglia Sale. Giorgio, il padre 65enne, e i figli Cristian, Stefano e Davide - imprenditori romani sconosciuti in Italia e stimati in Colombia - gestiscono diverse attivit commerciali nella zona nord del paese, in un territorio dominato dai paramilitari di Salvatore Mancuso. La Procura di Campobasso decide di intercettare gli uomini legati ai Sale, penetra nei loro computer e svela unintricata matassa di relazioni mafiose sullasse Colombia-Calabria. Ma la mole di lavoro rischia di schiacciare la piccola Procura molisana e la Venditti chiede lappoggio del PM di Reggio Calabria Gratteri che, casualit, gi indagava sui Sale in collaborazione con i G.I.C.O. di Milano. A questo punto tutti i fascicoli giudiziari convergono nelle mani di Gratteri. In Colombia Giorgio Sale proprietario di conti bancari, immobili e societ - tra cui LEnoteca Atlantide Ltd e Made in Italy - e il suo ristorante di Barranquilla frequentato da illustri magistrati, tra cui varie figure della Corte Suprema di Giustizia e del Consiglio Superiore della Magistratura. Sale conduce i suoi affari da Roma. Senza sapere di essere controllato. Il 16 ottobre 2003 invia a Salvatore Mancuso una e-mail dallHotel Pratesi di Roma. Il messaggio di risposta di Mancuso non si lascia attendere:Ti parla il tuo amico di Monteria (citt natale Mancuso, ndr), con il quale faremo la transazione del ristorante, sono pronto, spero che mi chiami. A met 2004 gli investigatori italiani capiscono chi sono i personaggi che rappresentano i due amici:Il contatto di Mancuso Alfredo Celso Salazar, e luomo di Giorgio Sale Francisco Javier Obando Meja. Gli inquirenti affermano che lo stesso Sale ha ospitato in Italia Alfredo Celso Salazar, inviato da Mancuso per realizzare grandi operazioni di riciclaggio. Il rito abbreviato, a cui Obando e Salazar si sono sottoposti, ha dimostrato come Mancuso non abbia mai smesso di trafficare coca e riciclare denaro nonostante la Ley de Justicia y Paz. Solo attraverso lEnoteca Atlantico di Barranquilla, societ di cui facevano parte Giorgio Sale, Stefano Sale e lo stesso Salazar - rappresentante al 50% del Mono - sarebbero stati lavati 600 milioni di euro. Ora le autorit americane hanno una carta in pi da giocarsi nel giudicare Mancuso: la gigantesca

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operazione di riciclaggio che costru con limpresario italiano Giorgio Sale. Le ragioni del profondo rapporto tra i due sono da ricercare nella Ley de Justicia y Paz, approvata dal congresso colombiano nel 2005 con lobiettivo di smilitarizzare e reintegrare in societ le forze paramilitari. La Ley poteva rappresentare linizio di un incubo, vale a dire lestradizione negli Stati Uniti, e Mancuso cercava un modo per farla franca, ad esempio un passaporto italiano che gli garantisse una serena latitanza nel Belpaese. Giorgio Sale viene intercettato mentre spiega al figlio Davide che lui (Mancuso) sta alla fine del processo di pace, sicuramente gli daranno un paio di anni e poi se ne viene in Italia. Dobbiamo preparare la casa, abbiamo una grande opportunitper io non posso lavorare gratis. Sale non lavorava mai gratis, anzi. Pare che prima di mettersi in proprio - grazie allamicizia con Mancuso fosse lo scudiero di Roberto Pannunzi, uno dei peggiori broker del narcotraffico, arrestato a Madrid insieme al figlio Alessandro il 4 Aprile 2004 nelloperazione Igres, secondo la quale Pannunzi stesso era il referente delle famiglie Trimboli-Marando di Plat. Andrea Amato, nel suo reportage Coca Connection, ricorda che secondo loperazione Jumbo, della Procura di Milano, anche Cristian Sale era in contatto con i Trimboli di Plat. Il 16 Agosto 2006 il Presidente Uribe, noto per i suoi rapporti con i paramilitari di destra, mette in scena un arresto farsa, quello di Salvatore Mancuso, prelevato nella sua casa di Monteria alle 11 di mattina e portato in commissariato insieme alla sua scorta personale, alla compagna, alla mamma e a due fratelli. Laccordo preso con Uribe prevedeva una cattura senza incidenti dietro la promessa che la sua estradizione sarebbe stata negata: Mancuso infatti godeva ancora di molti appoggi, tant vero che la sua prigionia fu dorata fino al giorno dellestradizione. Tre mesi dopo larresto del Mono vengono presi tutti gli altri e i beni appartenenti ai Sale e a Mancuso - tra cui LEnoteca Atlantico Ltda, Made in Italy, edifici, locali e 30 conti bancari vengono congelati. Se in Italia la condanna di Giorgio e Cristian Sale (ottobre 2007) resta avvolta da una spessa nube di oscurantismo mediatico, viceversa oltreoceano si d sempre pi risalto alla faccenda e ai rapporti del mafioso italiano con le alte sfere della societ colombiana. I media rivelano lamicizia di Giorgio Sale con Jos Alfredo Escobar Arajo, Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, e con sua moglie Ana Margarita Fernndez de Castro, segretaria generale della Procuradora; spuntano centinaia di intercettazioni che non lasciano

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dubbi sui rapporti tra Sale e Mancuso, le cui connessioni si estendono a Stati Uniti, Messico, Venezuela, Panam, Bolivia, Argentina, Spagna, Olanda, Grecia, Cipro, Germania, Bulgaria, Italia, Inghilterra, lisola di Curazao e Colombia; spunta persino uninformativa del Governo statunitense, datata marzo 2008, che definisce Giorgio Sale a known AUC money launderer, un noto riciclatore di denaro delle AUC. I media colombiani chiudono il 2008 con le parole di Mancuso, che si dice pronto a raccontare dei suoi legami con i Sale, e aprono il 2009 con altre dichiarazioni del Mono, il quale conferma che il suo braccio destro era Alfredo Celso Salazar, ammette daver finanziato Giorgio Sale e ricorda persino i comuni affari nella societ LEnoteca Atlantico Ltd. Mentre in Italia tutto continua a tacere, in Colombia le proteste aumentano. Due mesi fa il direttore della rivista colombiana Cambio ha subito un ordine di arresto e una multa per larticolo El contacto Sale, pubblicato nel Febbraio 2009, in cui definisce il magistrato Jos Alfredo Escobar Arajo aliado di Giorgio Sale. La reazione del Presidente della Federazione Colombiana dei Giornalisti, ripresa dalla stampa internazionale, stata veemente:Escobar vuole mettere a tacere con un atto giuridico una cosa reale: la sua riconosciuta amicizia e i regali ricevuti da un capo della mafia italiana, Giorgio Sale. Quali sono i legami, oggi, tra la famiglia Sale e il Molise? E quanti sono i colletti bianchi molisani che si danno da fare per la famigghia? Ai posteri l'ardua sentenza... SCARICA I DOCUMENTI Informativa della Fiscalia sui rapporti tra Escobar e Sale Dispaccio del Consiglio Superiore della Magistratura sulle 8 visite effettuate da Sale a Escobar **********

Molise-Connection: il clan Bellocco di Rosarno a CampobassoMercoled 23 Giugno 2010

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Persone legate a questa cosca sono attualmente sotto processo a Campobasso - in realt la fase dibattimentale si svolge per esigenze tecniche presso il tribunale di Larino, ma

Il Molise tra ndrangheta, coca e boss... (leggi la prima parte, ndr) partiva da uninchiesta sulla ndrangheta, Galloway-Tiburon, che coinvolgeva la famiglia Sale, legata alle cosche calabresi e soprattutto al nuovo Pablo Escobar, Salvatore Mancuso, estradato negli Stati Uniti nel Maggio 2008. Secondo gli inquirenti, uno dei porti utilizzati dai narcos per fare arrivare la coca in Europa era quello di Gioia Tauro: 8 tonnellate di cocaina in pochi anni, anche se probabilmente la cifra pi alta. Linteresse criminale per lo scalo marittimo di Gioia Tauro e lattigua area di sviluppo industriale compresa tra i comuni di Rosarno, San Ferdinando e la stessa Gioia Tauro - rimane al centro di rilevanti iniziative imprenditoriali e commerciali che da tempo hanno attratto lattenzione delle locali famiglie mafiose dei Piromalli, Mol, Pesce e Bellocco. Il porto diventa lo strumento per la realizzazione dei traffici illeciti. E proprio attorno a una delle ndrine pi importanti della piana di Gioia Tauro - i Bellocco di Rosarno - ruota unaltra inchiesta partita dalla Procura di Campobasso, che sta vivendo ora la fase processuale, seguita dal Sostituto Procuratore Giovanna Di Petti. Nonostante sulla vicenda regni il pi assoluto riserbo, le indagini avviate nel 2002 dallex Procuratore Capo del capoluogo molisano, Mario Mercone, (vedi anche La Voce, Giugno 2007) fanno emergere interessanti contorni internazionali e certificano la presenza della Ndrangheta anche sul territorio regionale. Nellambito della riunione dei procedimenti n. 2246/2002 e n. 2243/2002 della DDA di Campobasso, vengono emesse 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti, tra gli altri, di Alfonso Caldarone e Carmelo Antonucci, accusati di aver costituito unorganizzazione dedita al traffico internazionale di cocaina, operativa in Belgio, Olanda e varie localit del centro7

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sud Italia, tra cui il Molise. Caldarone - titolare del ristorante LEcailer DAlphonso a Bruxelles - e Antonucci, suo socio nella pescheria Fresh Fish sempre a Bruxelles, vengono arrestati in Olanda nel 2001. Erano in frequenti contatti con una rete di autotrasportatori internazionali, con trafficanti in Italia, con un gestore di unarea di servizio autostradale e con un gestore di locali notturni usati come punti di smercio dello stupefacente importato. Eppure i due non si occupavano solo di narcotraffico, ma anche di riciclaggio. Secondo gli inquirenti avrebbero cambiato nel periodo 2000/2001 una somma pari ad oltre 800 milioni di franchi belgi quasi 40 miliardi delle vecchie lire - presso un Eurochange a Bruxelles. Alfonso Caldarone si era fatto strada rispetto al passato, era il 1995, quando venne arrestato perch forniva appoggio ad una banda romana che effettuava rapine in Belgio, acquistava la coca in Olanda e la trasportava a Roma per piazzarla nei quartieri dellAppio e del Tuscolano. Stavolta Caldarone presentava contatti pi qualificati con il mondo della malavita organizzata, che emergono dallospitalit data presso la propria abitazione in Belgio a tale Antonio Ascone, esponente della Ndrangheta calabrese ed anchegli dedito al traffico internazionale di droga. Antonio Ascone legato ai Bellocco di Rosarno, il broker della famiglia che dallestero coordina e gestisce, con altri, i quantitativi di coca giunti dal Sudamerica - via Spagna, Belgio e Olanda - e che si preoccupa poi di reinvestire i proventi del narcotraffico. Da alcune intercettazioni del 2001 tra Rosario Arcuri - anche lui originario di Rosarno e legato ad Ascone - e Francesco Strangio, di Melito Porto Salvo, latitante dal 1993 e ricercato per traffico internazionale di stupefacenti, salta fuori che i Bellocco e gli Strangio operano in joint-venture, creando un cartello criminale. Si tratta di latitanti che dallestero coordinano lattivit di approvvigionamento, di soggetti incensurati che curano i movimenti lungo le rotte e il trasporto dello stupefacente giunto in Europa. Armi e droga sono destinati in parte alla Calabria, dove da lungo tempo ipotizzato avvenga il taglio della cocaina pura che giunge dalla Colombia e dalla Bolivia. Arcuri e Strangio discutono ampiamente degli affari e si confrontano su alcuni problemi riguardanti unoperazione di polizia nel corso della quale erano state arrestate delle persone che si occupavano del cambio di denaro ed erano conosciute, oltre che dallArcuri, anche dallAscone: si tratta proprio di Alfonso Caldarone e Carmelo Antonucci, arrestati nel Novembre 2001, vale a8

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dire qualche giorno prima che Arcuri e Strangio fossero intercettati. Il 4 Marzo 2004 con le operazioni Nasca e Timpano, coordinate dal PM Francesco Mollace della Procura di Reggio Calabria si comprendono meglio le sfaccettature di questo cartello tra i Bellocco e gli Strangio, che secondo gli inquirenti non solo aveva acquistato interi quartieri di Bruxelles ma si era ramificato anche in altre zone del Belgio, ad esempio a Genk, cittadina di 60 mila abitanti a novanta chilometri dalla capitale. La cocaina sbarcata in Belgio dal Sudamerica veniva presa in consegna dai corrieri, che la trasportavano fino in Calabria perch venisse tagliata e poi la smerciavano dove serviva; il ricavato dellillecito business tornava nelle mani dei broker calabresi, referenti delle cosche di Rosarno e San Luca, che a Bruxelles erano capaci di riciclare in un solo giorno anche 30 milioni di euro. Nelle operazioni Nasca e Timpano vengono arrestate 37 persone, ma sia Antonio Ascone che Francesco Strangio riescono, ancora una volta, a sfuggire alla cattura. La loro latitanza finisce nel Luglio 2006 in Olanda, beccati dal GOA della Guardia di Finanza di Catanzaro: cadono nella rete anche Calogero Antonio Costadura, preso a Genk, e Giancarlo Polifroni, lo stesso che a Rebibbia fa teatro con Giorgio Sale, e che stato coinvolto nelloperazione Stupor Mundi insieme a Domenico Trimboli, esponente dellomonima famiglia in contatto con i Sale. Gira e rigira i nomi sono sempre gli stessi, e se non possono incontrarsi in un night olandese perch scontano una condanna dietro le sbarre, trovano comunque il modo di vedersi, prendere accordi e scambiarsi i contatti: qual cosa migliore, per non destare sospetti, che diventare attori di una compagnia teatrale, passare il tempo insieme per provare e riprovare, e tessere nuove strategie? I Bellocco, gli Strangio, i Trimboli, e poi i Sale, i Pannunzi, gli Ascone, i Caldarone, gli Antonucci: da una parte gli ndranghetisti, dallaltra i broker, da una parte sangue e pistole, dallaltra coca e soldi. E il Belgio, che ricorre in tutte le inchieste sul narcotraffico. Perch? Semplice: un ottimo punto dove fare arrivare i carichi dal Sudamerica ma soprattutto il miglior posto al mondo dove riciclare denaro, lunico mercato immobiliare perennemente florido. La costante crescita dellUnione Europea chiama a s un numero sempre maggiore di rappresentanti istituzionali, autisti e portaborse, e questo implica nuove richieste per sedi diplomatiche o partitiche, per appartamenti, alberghi, pensioni, bed&breakfast, bar, locali, centri-commerciali e cotillons.

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I Bellocco e gli altri, molto semplicemente, offrono un servizio completo. Qualcuno potrebbe persino inorridire allidea che persone legate a questa famigerata cosca siano attualmente sotto processo a Campobasso - in realt la fase dibattimentale si svolge per esigenze tecniche presso il tribunale di Larino, ma la Procura di Campobasso ad occuparsene eppure molto tempo passato da quel 30 Luglio 2003, quando la Commissione Parlamentare dInchiesta sul Fenomeno della Criminalit Mafiosa o Similare sentenzi:In Molise risiedono soggetti collegati alla cosca BELLOCCO di Rosarno (ndrangheta). E non una novit nemmeno il fatto che la piccola Bendopoli molisana venga toccata da operazioni sul narcotraffico internazionale. Nel 2006 Castriota e Last Dinner - citate da Altromolise portano alla luce unorganizzazione composta da criminali albanesi e locali, che faceva arrivare la cocaina dal Sud America attraverso tessuti e resine messe a bagno nella droga. I tessuti e gli altri materiali venivano poi lavorati in una sorta di laboratorio chimico allestito a Campobasso per recuperare la droga, che veniva quindi immessa sul mercato. Sembra assurdo che nella dolce Campobasso potesse esistere un laboratorio chimico per estrarre droga da abiti inzuppati di coca liquida. Eppure cos. Le domande che sorgono spontanee sono tante, troppi dubbi sinsinuano. Esistono rapporti in loco tra i Sale e i Bellocco? Quali sono le ragioni che hanno spinto una potente ndrina a radicarsi sul territorio molisano? Esistono rapporti tra la mala albanese e i calabresi di Rosarno? Resta una considerazione da fare, forse la pi importante. Il Molise da un certo punto di vista una regione molto fortunata, perch si vive ancora bene, il tasso di microcriminalit non alto, il territorio ancora piuttosto integro nonostante i numerosi tentativi di distruggerlo. Eppure le grosse mafie da anni si sono infiltrate, dapprima con il sistema del soggiorno obbligato, quando i criminali venivano mandati al confino in zone dove i mezzi di comunicazione erano praticamente inesistenti: un esempio quello di Luigi Giuliano nato nel 1949 (specifico la data di nascita perch purtroppo nella famiglia Giuliano molte persone hanno gli stessi nomi) che in declino ed a Palata. In seguito, dopo aver compreso che per fare ottimi affari si ha bisogno di tranquillit, hanno deciso10

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di trasferirsi in loco. Quattro sono i clan che si spartiscono il territorio molisano: i Casalesi, i La Torre di Mondragone, i Bellocco di Rosarno e i Catanesi. Il Procuratore di Larino Nicola Magrone fa una riflessione chiara e semplice: In una societ dove i conflitti non appaiono, dove non sparano, quindi va tutto bene, bisogna stare allerta perch quelli non sono segnali univoci, ma segnali che vanno analizzati. Cantieri aperti ovunque, esercizi commerciali che aprono e chiudono nel giro di pochi mesi, una quantit di banche e sportelli bancari spropositata per una regione piccola, e ancora piuttosto indietro da un punto di vista economico, come il Molise. In sintesi, colletti bianchi nella Bendopoli molisana. **********

Venafro: storia di pizzo e camorra in MoliseMarted 31 Agosto 2010 Infiltrato.it svela in esclusiva unincredibile storia di pizzo e camorra a Venafro, Molise.

La storia che stiamo per raccontarvi ha dellincredibile, sembra partorita nei rioni della Napoli siamo noi dipinta da Giorgio Bocca e invece ambientata a Venafro, comune della provincia di11

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Isernia ai confini con la Campania che soffre di infiltrazioni camorristiche. In Molise-Connection avevamo gi parlato dei clan che si spartiscono il territorio molisano, ma non mai troppo tardi per ribadire quanto le mafie facciano affari in Molise, cosa che accade oramai da anni nellindifferenza generale. Certo, ancora non sparano, ma cambia qualcosa? Risale a un decennio fa la prima vera rivelazione sullinfiltrazione camorristica nel venafrano. Nel 2000 il Rapporto Annuale sulla Criminalit Organizzata (vedi pag. 58) recitava testualmente: Nelle zone di Venafro e del Matese la criminalit organizzata campana sarebbe inoltre riuscita ad infiltrarsi nel tessuto economico locale mediante il controllo di attivit imprenditoriali. Nello specifico, sono i Casalesi ad avere il controllo del territorio venafrano, in particolare si legge che larea a ridosso dei confini campani risente dellinfluenza del clan La Torre di Mondragone (CE) , parte integrante del cartello casalese. Infiltrato.it si infiltrato nella realt venafrana per poter raccontare, in esclusiva e per la prima volta, una storia di pizzo e camorra come se ne sentono tante in Campania, come non se nerano mai sentite in Molise. Per motivi di sicurezza preserveremo lidentit della nostra fonte, che chiameremo Carlo. Carlo ha unattivit commerciale a Venafro e ha deciso di raccontarci tutto quello che gli successo nei minimi dettagli. A Venafro tantissimi pagano il pizzo, se non lo fai rischi guai seri. La gente preferisce pagare e stare tranquilla, qualcuno ha pure provato a denunciare i fatti alle autorit competenti ma purtroppo non c niente da fare. Cerco di trattenere stupore e curiosit per mettere a proprio agio il mio interlocutore, ma una rivelazione del genere, detta cos a bruciapelo, fa un certo effetto. Mi viene in mente Nichi Vendola che nel 2004 denunciava un preoccupante ed illecito traffico di rifiuti pericolosi nella Valle del Volturno e ricordava una famosa conferenza stampa, tenuta nel 2002 dallallora questore di Isernia Francesco Cioffi, in cui si lanciava un allarme sul rischio di penetrazione della camorra nella zona industriale di Isernia Venafro. Rischio concreto, visto e considerato che gi due anni prima si sapeva dei La Torre a Venafro. Questo il quadro inquietante in cui si inserisce il racconto che Carlo ha fatto a Infiltrato.it .

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Tutti o quasi sanno che la Camorra chiede il pizzo ai negozianti di Venafro, ma nessuno ha il coraggio di parlare, perch si andrebbe incontro a ritorsioni e le forze dellordine non sono in grado di garantire lincolumit per tutti e il fermo a lunga scadenza dei delinquenti. In effetti c poco da obiettare, si pu solo ascoltare - con la bocca chiusa se possibile - lo sfogo di Carlo: Io ho unattivit in centro e ho subito diversi soprusi da parte di questi delinquenti. Non so dirti se fossero dei camorristi o meno, sicuramente erano del giro. Lepisodio che sto per raccontarti risale al 2003/2004, ed la prima volta che ne parlo con qualcuno che non sia uno sbirro. **********

Venafro tra pizzo e camorra: qualcuno ha parlatoGioved 02 Settembre 2010 Infiltrato.it pubblica la seconda parte del racconto di Carlo, un negoziante di Venafro minacciato dalla camorra.

Ieri abbiamo pubblicato la prima parte di Venafro: storia di pizzo e camorra in Molise. Carlo, nome di copertura, per la prima volta ha deciso di raccontare la sua storia di negoziante minacciato dalla camorra. Mi verrebbe da dire grazie dellonore!, ma davvero non so se cera bisogno di regalare proprio a noi di Infiltrato.it questa patata

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bollente. Chiaro che corriamo dei rischi seri a denunciare questa vicenda, ma non saremmo LInfiltrato se ci tirassimo indietro. Quindi continuiamo il racconto. Un giorno entrano in negozio quattro tipi loschi che dopo aver fatto acquisti vanno via senza pagare. Nel momento in cui provo a difendere i miei diritti, si girano, tirano calci alla merce che si trova in negozio, spaccano qualche vetro e mi dicono che se voglio stare tranquillo so quello che devo fare. Non mi ero mai trovato in una situazione del genere e vi confesso che ho avuto molta paura. Probabilmente chiunque avrebbe reagito allo stesso modo. Carlo non svela a nessuno laccaduto, nemmeno alla famiglia, ma ha la testa dura e si ostina a non pagare. Da qui comincia un periodo da incubo, gli episodi intimidatori si susseguono nel tempo con sempre maggior frequenza, finch un giorno i danni fatti al negozio sono talmente elevati che Carlo si trova costretto a chiamare la polizia. Io li capisco se non possono fare nulla. Prendono uno stipendio da fame, sono quattro gatti, perdipi senza i mezzi di contrasto necessari, come potrebbero far fronte ad unemergenza simile? Mi hanno chiesto di denunciare, ma senza assicurarmi niente di concreto. E infatti il giorno dopo quei quattro erano di nuovo in negozio pi incazzati di prima. Quando entravano quei quattro i clienti sparivano di colpo. Sembra di essere a Forcella, e invece siamo a Venafro, nel piccolo Molise, lo stesso che gli astuti politici nostrani si affrettano a definire lisola felice. O sono cos stupidi da ignorare la presenza delle mafie in Regione, oppure c un solo motivo dietro certe dichiarazioni di facciata: far finta di niente, girarsi dallaltra parte, tenere la massa tranquilla e spensierata. Qualche negoziante - lo stesso che quando mentre mi sfasciavano il negozio non alzava un dito e non chiamava aiuto - mi ha invitato a pagare, tanto lo fanno tutti, perch rischiare? Ma io ho la testa dura e non ho voluto cedere di un millimetro. Nonostante avessi una paura fottuta. E se mi avessero fatto un agguato? Se mi avessero dato una lezione come esempio per tutti gli altri? Non semplice per Carlo ricordare quei momenti, anche a distanza di tempo, perch certe cose non si possono dimenticare, nonostante ci sia stato un lieto fine. Non so cosa sia potuto succedere, ma quei quattro hanno rinunciato al loro proposito di farmi pagare il pizzo. Io non ho mollato e per fortuna loro hanno desistito da quegli assurdi propositi.14

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Forse per la prima volta si sono trovati nella situazione di dover decidere se chiudere un occhio senza nessuna ritorsione oppure se rischiare il primo omicidio di camorra in Molise . Diciamo che mi andata bene. Un criminale sa perfettamente che, in un terra come il Molise, ottima piazza per gli affari, chi spara commette il gravissimo errore di creare ammuina, di attirare attenzione mediatica e giuridica sul territorio, rallentando quindi il fiume di denari che scorre tra lisola felice (si, ma per chi?) e le mafie. Carlo, due domande: sono pi tornati in negozio? E perch non hai mai raccontato prima questa storia? Certo che sono tornati, a scadenza pi o meno regolare si fanno rivedere, ma non mi successo pi niente. Prima dora non avevo mai pensato di parlarne a qualcuno che non fosse sbirro, anche perch nessuno mi aveva mai chiesto in maniera diretta se avessi pagato mai il pizzo alla camorra. E certo, chi poteva mai immaginarselo che a Venafro ci fossero certi buontemponi, per giunta da anni? Dove sono nascosti i politici venafrani? Oppure bisogna farsi venire il sospetto che sappiano e non vogliano parlare? E se questo fosse vero, cosa si pu fare per estirpare, anche dalla nostra amata terra, il cancro della criminalit organizzata? Infiltrato.it invita tutti coloro che sono stati vittime di episodi simili a mandarci una segnalazione (scrivi a [email protected] ) e provare a rompere questo muro di gomma che circonda il Molise. Assicuriamo che nessuna fonte verr svelata, garantiamo lanonimato assoluto. Speriamo vivamente che questo appello venga raccolto, che faccia breccia e apra un varco in questo luogo di omert che , purtroppo, il Molise. Infiltrato.it intende diventare un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono denunciare e non trovano il modo di farlo. Un grazie ancora a Carlo per aver trovato il coraggio di raccontare la sua esperienza e un sostegno morale a quelli che ancora subiscono queste angherie. **********

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Presa Diretta sulla 'ndrangheta: Iacona parla dei PannunziLuned 06 Settembre 2010 Nella prima puntata di Presa Diretta su Rai Tre, Riccardo Iacona parla di ndrangheta, con un focus sulla famiglia Pannunzi. Legata indirettamente al Molise. Infiltrato.it pubblica in esclusiva un documento della D.E.A. statunitense riguardo i rapporti tra Roberto Pannunzi e Giorgio Sale.

Ieri sera partita la nuova stagione di Presa Diretta (Rai Tre, Riccardo Iacona), con una puntata sulla ndrangheta che non lascia spazio a dubbi, se ancora ce ne fossero: la Lombardia, cos come il resto dItalia, invasa dalle ndrine, che hanno imparato a spartirsi il territorio creando dei cartelli (Colombia docet) per migliorare gli affari. Una delle inchieste citate, durante la Presa Diretta presso gli uffici del Goa di Catanzaro, Igres, definita da pi parti come uninchiesta madre, perch rivelatrice del nuovo status internazionale delle cosche calabresi. I risultati del procedimento penale denominato Igres, condotta dal G.O.A. della Guardia di Finanza di Catanzaro e coordinata dalla D.D.A. di Reggio Calabria sono al riguardo particolarmente significativi nella parte in cui evidenziano il modo in cui gli uomini della ndrangheta calabrese, a differenza di elementi pur di primo piano di Cosa nostra palermitana, fossero abilitati al prelievo della cocaina a condizione di assoluto favore in Colombia e nella piena fiducia dei fornitori. Gli stretti collegamenti con soggetti operanti nei Paesi produttori hanno agevolato la crescita della ndrangheta sino a renderla punto di riferimento anche per le altre organizzazioni endogene. Non solo questo, a colpire anche un nuovo modus operandi: pi ndrine si uniscono e formano un cartello con lobiettivo di avere maggiore forza contrattuale nei confronti dei narcotrafficanti sudamericani e accaparrarsi cos le partite migliori di cocaina. Il cartello calabrese si affida ad un16

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broker specializzato in questo tipo di operazioni, una persona fidatissima, quasi di famiglia si potrebbe dire, che gestisce la contrattazione e la spedizione in nome e per conto delle cosche. Chiaro che se il broker dovesse fallirema il broker in questione il migliore in assoluto su piazza, con un curriculum immacolato. Roberto Pannunzi infatti un esperto conoscitore della materia ed in contatto con i cartelli colombiani del narcotraffico, con facilita` procede, per conto proprio ovvero fungendo da intermediario, ad acquisiti di ingentissime quantita` di sostanza stupefacente, nella specie cocaina, organizzandone lesportazione verso Italia, dove la droga viene destinata ai vari mercati del territorio nazionale da parte di soggetti legati alla Ndrangheta calabrese. Pannunzi ha conoscenze dirette con i fornitori sudamericani e, dalle risultanze delloperazione Igres, si mosso soprattutto per conto dei Marando, dei Trimboli e dei Barbaro di Plat. Qualcuno, guardando la puntata di Presa Diretta, si sar ricordato di uninchiesta realizzata da Infiltrato.it Il Molise tra Ndrangheta, coca e boss: chi Giorgio Sale in cui si faceva riferimento proprio a Roberto Pannunzi, come il vero maestro di Sale, il cui figlio ha restaurato una farm-house nel piccolo Molise. Per i lettori di Infiltrato.it offriamo in esclusiva un documento della D.E.A. statunitense che prova i rapporti associativi tra Pannunzi e lo stesso Sale. SCARICA I DOCUMENTI Memorandum US Department Drug Enforcement Administration 1 Memorandum US Department Drug Enforcement Administration 2 **********

Molise: tra servizi segreti e mafie, le ragioni della crisi.Gioved 16 Settembre 2010 Il Molise non pi unisola felice. Le ragioni della crisi vanno ricercate in quello che

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(non) fanno i servizi segreti e in quello che invece fanno le mafie.

Fino a qualche tempo fa i politici nostrani dipingevano il piccolo Molise come unisola felice, in cui mafie e corruzione non mettevano piede. La propaganda del potere vendeva, come fumo negli occhi, limmagine di un atollo paradisiaco ben lontano dagli standard nazionali della MalaItalia. Poi qualcosa cambiato, le dichiarazioni di fermezza nellescludere certi fenomeni criminali si sono ammorbidite, lasciando spazio a parole pi ambigue che ruotano sostanzialmente intorno ad un unico concetto: il rischio e la prevenzione dello stesso. Cosa cambia? Nella sostanza nulla, se non che adesso sappiamo ufficialmente che lisola felice a rischio. Certo, diventa tutto pi difficile se le istituzioni - per non creare allarmismo - si limitano a nascondere lo sporco sotto il tappeto e a dare una spolverata superficiale una tantum, ma daltra parte pur vero che le notizie pi facilmente commerciabili sono quelle legate al gossip, a sesso&droga, agli immigrati che ne combinerebbero una pi del diavolo, al suicida di turno o ad una qualunque delle sagre di paese che tanto rallegrano lestate (per fortuna finita) molisana. Parlare di istituzioni come parlare di aria fritta e allora il caso di fare qualche nome, a cominciare dal Presidente della Regione Michele Iorio: come mai dalla sua carnosa bocca non esce mai una parolina forte contro il rischio di infiltrazioni mafiose? Possibile che non ne sappia niente? Possibile che sia cos dannatamente sfacciato da pensare che tutti si creda ancora alla befana? Possibile che la rete di servizi segreti molisani non lo metta al corrente di quanto succeda? O forse il caso di pensar male e credere che questi 007 nostrani servano solo a tirar le fila del teatrino (dei pupi) della politica? Qualcuno potrebbe cadere dalla sedia nello scoprire che, anche in Molise, esiste una rete dei Servizi, ma non c da meravigliarsi: gli spioni italiani non sono tutti di stanza a Roma, per ovvi motivi di sicurezza e controllo del territorio sono presenti in tutte le regioni, persino nellisola

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felice: potremmo definirli i cani da guardia del potere localizzato. Purtroppo per, come la storia nazionale insegna, non sempre svolgono appieno il loro compito, che dovrebbe essere quello di garantire la sicurezza nazionale e non la continuit di un potere ammuffito e logoro da tante lotte clandestine. Sar anche per questo che le mafie sono riuscite a sfondare anche in Molise, una regione mediaticamente invisibile e quindi perfetta per compiere affari loschi, riciclare denaro, comprare, investire: la mafia imprenditoriale, quella bianca come il lenzuolo che copre i morti ammazzati, singrassa alle spalle dei molisani. Qualcuno molto bene informato mette in relazione la crisi economica locale e laccresciuta potenza, non solo di fuoco ma soprattutto di denaro, della criminalit organizzata: si vocifera che, probabilmente, il Nucleo Industriale di Pozzilli-Venafro, oramai un desolante cimitero di aziende perlopi fallite, sia da tempo un luogo utilissimo alla camorra per comprare capannoni in disuso e trasformali in utili investimenti. In sostanza la camorra non fa altro che puntare aziende prossime al fallimento, in certi casi incentivare la chiusura (ogni mezzo lecito) e accaparrarsi per due noccioline quel che resta delle imprese molisane. Secondo il principio della progressivit delle infiltrazioni e secondo la logica della contiguit geografica sarebbe assolutamente deleterio trattare la faccenda in modo limitato e superficiale. Il confine con Puglia e Campania imporrebbe massima attenzione per un territorio appetitoso come il nostro anche perch il clich dellisola felice non corrisponde alla realt, com stato da pi parti urlato e dimostrato. Qualcuno di buona memoria ricorder certamente il nome di Luigi Biscardi, fratello del pi famoso giornalista ed ex senatore della Repubblica, pi volte impegnato nellattivit di contrasto alla criminalit organizzata pronta ad infiltrarsi in Molise. Biscardi, per spazzare via ogni dubbio, amava ricordare come gi allepoca di Tangentopoli vennero fuori gli scheletri che la Regione custodiva gelosamente nellarmadio, ma purtroppo lattenzione della magistratura non fu adeguata alle circostanze. Laspetto pi importante riguarda proprio la mancanza di attenzione preventiva, che sarebbe stata utile allora pi che adesso. Invece non si andati aldil dellepisodicit, soprattutto nelle zone ad alto rischio infiltrazione, come il litorale adriatico o la zona del venafrano. Che fare, quindi, oggi che la situazione piuttosto compromessa?

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Come mai le Istituzioni non proteggono i molisani da questi fenomeni che poi diventano anche causa-effetto di fallimenti e chiusure aziendali, perdita di posti di lavoro, inquinamento e abbassamento della qualit della vita, usura, pizzo, scarsissima qualit nelle infrastrutture etc etc etc? Perch Iorio tace di fronte a tutto questo? Perch Patriciello non ci racconta tutto quello che sa? Forse vero quel che diceva Carlo William Brown: Il segreto per sopravvivere quello di porsi sempre molte domande e allo stesso tempo di non incazzarsi troppo se non si trovano le risposte. Fermo restando che se qualcuno vorr illuminarci saremo ben contenti di pendere dalle sue labbra. **********

Emergenza ndrangheta in Italia: il caso del MoliseLuned 11 Ottobre 2010 Gli affari dei clan in Molise, il processo alla ndrangheta, il riciclaggio: perch Libera Molise non denuncia i Bellocco? Le prospettive progettuali non bastano pi.

Dopo il ritrovamento del bazooka e le minacce al Procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, il Governo ha deciso di inviare lesercito per fronteggiare lemergenza ndrangheta: non siamo ancora ai livelli della Palermo anni 80 (Palermo come Beirut, titolavano i giornali dellepoca in seguito ai continui attentati dinamitardi) ma chiaro che la Santa risulta, ad oggi, una delle mafie pi potenti del mondo. Una struttura familiare che protegge dal pentitismo (e quei pochi che ci sono scompaiono o vengono uccisi, come nel caso di Lea Garofalo); capacit di formare cartelli tra pi ndrine; abilit nellinfiltrare sistemi economici, finanziari e politici; monopolio della cocaina. Queste sono le20

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caratteristiche principali che rendono la ndrangheta al momento invincibile. Senza considerare gli stretti rapporti con massoneria e servizi deviati. In Molise, dove spesso le apparenze ingannano, la 'ndrangheta gestisce attivit imprenditoriali con il solo fine di garantirsi il riciclaggio, come scrive Enzo Romano su Calabria Ora, il quotidiano che un giorno s e laltro pure riceve intimidazioni anonime. Nella spartizione del territorio italiano il piccolo Molise toccato ai Bellocco di Rosarno - una delle cosche pi potenti della ndrangheta - che risiedono a Campobasso e da l fanno affari. Perch proprio loro in Molise? Una spiegazione potrebbe nascondersi dietro la vicinanza geografica tra la Puglia, dove domina la Sacra Corona Unita, e il Molise: fu infatti Umberto Bellocco (con la collaborazione della famiglia Papalia), capobastone indiscusso della cosca fino al suo arresto nel 1993, il vero artefice di quella che allepoca era una nuova organizzazione criminale - la Sacra Corona appunto - da opporre alla NCO di Cutolo. Il Molise, terra di confine tra Puglia e Campania, rientra plausibilmente in unipotesi del genere, anche se nessun magistrato finora ne ha accertato la veridicit giudiziaria. I lati oscuri finiscono qui, perch chiarire quali siano gli affari dei Bellocco in Molise fin troppo semplice: basta leggere Fratelli di Sangue (Ed. Pellegrini, poi acquistato da Mondadori), scritto dal Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri e dal giornalista Antonio Nicaso: In Molise, negli ultimi tempi, sono state segnalate attivit di importazione di ingenti quantit di sostanze stupefacenti e di movimentazione di grosse somme di denaro da impiegare nellacquisto di droga. Ancora riciclaggio quindi, denaro sporco da immettere nei circuiti economici locali per lavarlo e reinvestirlo. Da Histonium, inchiesta madre sulle infiltrazioni mafiose in Abruzzo, si evince che sul litorale adriatico, in particolare a Vasto, la ndrangheta avrebbe condizionato appalti pubblici e privati, gestito il mercato del calcestruzzo e condizionato quello dei rifiuti. Tra Vasto e Termoli non esiste alcuna muraglia cinese tale da impedire lo sbarco dei barbari mafiosi, per cui esiste il rischio concreto che la cittadina molisana abbia potuto vivere una situazione simile a quella del vastese. E proprio qualche giorno fa lAssociazione Libera Molise ha tenuto un incontro a Termoli per parlare di prospettive progettuali, iniziative, educazione alla legalit e via dicendo. Forse sarebbe il caso di concretizzare facendo denunce alla Procura della Repubblica e allAntimafia di Campobasso, forse sarebbe il caso di fare nomi e cognomi di politici molisani collusi con la ndrangheta ammesso che ci siano forse sarebbe il caso di parlare chiaro piuttosto che girare21

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intorno al problema. Mai Libera Molise ha fatto i nomi dei Bellocco, dei La Torre, dei Casalesi o del clan dei Catanesi presenti in Molise: non si sa se per paura, per mancanza di conoscenze pi approfondite (ma esistono documenti pubblici e ufficiali da cui trarre questo tipo di informazioni) o per una precisa scelta strategica. Eppure stiamo parlando di una regione che secondo il primo rapporto del Servizio Anticorruzione e Trasparenza (SAeT) del Ministero della Pubblica Amministrazione ha uno dei maggiori tassi di corruzione ogni mille dipendenti pubblici. Stiamo parlando di una regione con un numero di sportelli bancari da fare invidia alla Svizzera, nonostante lIstat segnali un tasso di povert piuttosto elevato e un alto numero percentuale di fallimenti rispetto al numero di imprese presenti sul territorio. E questo accade non perch i molisani siano pi cretini di altri o meno bravi di altri nel fare business, ma per ragioni che la magistratura dovrebbe non solo approfondire ma gi conoscere da anni. L11 Marzo del 1993 il Corriere della Sera quindi non un giornaletto qualunque raccontava che un clan, legato a note famiglie della ' ndrangheta stanziate nel Milanese (i Papalia e i Morabito), aveva cellule operative anche in Puglia, Sardegna, Marche e Molise. Infiltrato.it riuscito a dare notizia di un processo in corso a Larino, in cui sono imputate persone legate ai Bellocco: purtroppo da ambienti giudiziari lunica cosa che siamo riusciti a sapere, gli inquirenti sono abbottonatissimi e non vogliono dire di pi, ma chiaro che si sta parlando del primo processo in Molise per ndrangheta. Speriamo sia un buon segnale. **********

La Camorra e i camorristi in Molise: affari, clan e quella Ferrari a Pozzilli.Gioved 02 Dicembre 2010 4 sono i clan che si spartiscono il territorio molisano, dai Casalesi ai Bellocco di22

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Rosarno, dai Catanesi fino ai La Torre di Mondragone, finiti allonore delle cronache ad inizio 2010.

Gomorra a Isernia. un titolo ad effetto che circola con sempre maggiore frequenza nella rarefatta aria molisana e solo chi non voleva sapere o far finta di niente pu dirsi stupito. una novit che i clan facciano affari in Molise? Certo che no, anzi chiaro e lampante che una regione con una enorme quantit di sportelli bancari, una bassa densit demografica e quindi tanto verde dove inquinare per citare Cristian Rossi, presidente dellAdat un turnover altissimo di negozi, zone industriali in perenne fallimento dove si possono acquistare facilmente societ e capannoni, tutto questo unito a un mare di fondi europei piovuti sul Molise (pi di un miliardo di dal 2000 al 2007) rende lisola felice il miglior posto dItalia dove riciclare in religioso silenzio. Nel febbraio 2010 l'Operazione Strike rivel la presenza sul territorio molisano del clan La Torre; peccato che da anni, precisamente dal 2003, si hanno notizie ufficiali della presenza sul territorio locale del clan di Mondragone. Forse qualcuno pensava che venissero a svernare in vacanza meglio un turista camorrista e pieno di denaro che un turista eco-sostenibile spiantato - e invece vengono semplicemente a fare il loro lavoro: riciclare denaro nel posto pi vicino geograficamente e pi ospitale, nel senso che fatti i fatti tuoi che campi centanni. Eppure ci sono delle novit da sottolineare. La prima: loperazione non partita da forze dellordine locali, e questo un fatto che va sottolineato. La seconda riguarda il numero delle societ coinvolte nellOperazione Strike con sede in loco: una. Una? Ne esistono decine, per essere ottimisti, il consorzio industriale di Pozzilli pieno di capannoni dove la camorra fa affari sporchi nel massimo riserbo e senza disturbi. Comprano societ e capannoni a prezzi stracciati, possono sempre servire. Una notte di qualche tempo fa giunge a Pozzilli, dal casertano, una luccicante Ferrari testarossa, che entra in uno dei tanti capannoni semi-abbandonati del nucleo industriale. Scende un tizio piuttosto preoccupato e frettoloso, parlotta con il proprietario del capannone, il quale ordina23

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immediatamente ad un suo operaio di spostare la macchina immagino la gioia del ragazzo portarla dentro, schiacciarla nella presa e fonderla. Et voil, la Ferrari non c pi. Gomorra a Isernia, invece, sempre l. **********

RICICLAGGIO/ In Molise? Alta capacit di realizzare profitti da attivit illegaliLuned 06 Dicembre 2010 Lo rivela il Rapporto RES 2010, ripreso da Cesare Fiumi sul Corriere della Sera nell'approfondimento sulla 'ndrangheta al Nord. Se i dati e i fatti registrati non solo da questa ricerca ma anche e soprattutto da investigazioni antimafia e da inchieste giudiziarie mettono in risalto come il Molise sia oramai diventato lEldorado per le mafie che vogliono riciclare capitali illeciti, smaltire rifiuti, investire e comprare perch c ancora qualche sciagurato che parla di rischio infiltrazioni?

Il termine tecnico utilizzato per definire questo aspetto della criminalit organizzata Enterprise Syndicate, che identifica la capacit delle mafie in un determinato territorio - di realizzare profitti da attivit illegali. Altra cosa il Power Syndicate, che invece valuta quanto riescano le mafie a controllare un territorio ed a condizionarne la vita pubblica, sociale ed economica. Power syndicate ed enterprise syndicate sono due dimensioni che si combinano in modo variabile: la prima funzionale alla ricerca e allesercizio del potere, la seconda allaccumulazione della ricchezza. Per farla breve Campania, Sicilia e Calabria hanno un alto Power Syndicate lo Stato non24

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conta niente, chi comanda e controlla il territorio sono le mafie mentre Lombardia, Lazio e Molise hanno un alto Enterprise Syndicate la mafia dei colletti bianchi non spara ma si occupa di far fruttare i proventi dai traffici illeciti. Il Rapporto Res 2010 - presentato dalla Fondazione Res, Istituto di Ricerca su Economia e societ riporta un titolo emblematico: Alleanze nellombra. Mafie e economie locali in Sicilia e nel Mezzogiorno. La ricerca vuole mettere a fuoco la cruciale intermediazione di unarea grigia vasta e assai eterogenea nelle sfumature e nella sua articolazione che risulta composta, in modo variabile, da professionisti, politici, imprenditori, burocrati. Lobiettivo capire come i flussi di denaro provenienti dai traffici della criminalit organizzata riescono ad infiltrare le economie nellItalia del sud. Meno sangue per le strade nonostante la violenza sparata in faccia dai tg nazionali, gli omicidi di stampo mafioso negli ultimi due decenni sono crollati quasi dell80% - sta a significare che le mafie prosperano, che hanno invaso il mercato nazionale e internazionale, che godono di coperture e prestanomi e quindi lavorano prevalentemente con attivit lecite da cui traggono illeciti guadagni. Significa, in buona sostanza, che non c alcun bisogno di ammazzarsi (a parte qualche scaramuccia) e soprattutto sono finiti i tempi della guerra allo Stato. Perch? Ognuno tragga le proprie conclusioni ma il Rapporto piuttosto chiaro: La flessione negli episodi che denotano stati di conflittualit violenta si accompagnata a una progressiva estensione delle mafie nellambito delle attivit economiche formalmente legali che al centro della ricerca presentata con il Rapporto Res 2010 (per attivit formalmente legali si intendono quelle apparentemente caratterizzate dalla produzione di beni e servizi legali con metodi legali). Le aree imprenditoriali maggiormente infiltrate riguardano la grande distribuzione organizzata, gli appalti, la sanit, ledilizia, le infrastrutture, le energie rinnovabili, i trasporti e lo smaltimento dei rifiuti. Dalla leggenda a lato si evince come il Molise sia una delle aree con il pi alto indice di Enterprise Syndicate, in special modo larea della provincia di Isernia, come Infiltrato.it ha avuto modo di evindenziare in diverse inchieste.

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Tutto il Mezzogiorno, e il Molise non fa differenza, vive quello che il rapporto chiama capitalismo politico-criminale, dove gli scambi occulti e gli accordi collusivi diventano un modo per restare sul mercato o per sopravvivere economicamente. In altre parole, in un contesto diventato sempre pi difficile dal punto di vista economico, una schiera crescente di imprenditori cerca forme di adattamento attraverso accordi e accomodamenti di tipo collusivo con il potere politico e nelle zone di mafia con il potere mafioso. Quindi il processo di infiltrazione non si riferisce soltanto ad un processo unidirezionale che va dalle mafie verso gli operatori delle economie legali, ma occorre invece prendere seriamente in considerazione anche il percorso inverso. Linchiesta sul porticciolo di Campomarino, cos come quella sul Cosib, molto probabilmente potrebbero ascriversi a fenomeni di questo tipo: larea grigia dentro cui prosperano le illegalit vede un incontro tra burocrati, politici, imprenditori ed esponenti della criminalit organizzata. La ricerca del RES identifica 3 tipologie di rapporti tra le diverse componenti dellarea grigia e cio: La complicit, caratterizzata da uno scambio economico tra gli attori, che ha generalmente caratteri specifici, limitati nel tempo e nei contenuti; La collusione, cio un modello di relazioni in cui i mafiosi e gli altri attori si mettono daccordo per svolgere affari in comune, ovvero instaurano un tipo di scambio continuativo, che pu assumere concretamente diverse forme: si pu andare dalla funzione di prestanome nei confronti del mafioso fino alla costituzione di vere e proprie societ di fatto; La compenetrazione, caratterizzata da rapporti organici e legami di identificazione rispetto ai mafiosi, ovvero una situazione in cui subentra una logica di appartenenza criminale. Complici, soci e affiliati che possono tuttavia sfumare facilmente luno nellaltro e che spesso riescono a costituire un cartello di malaffare persino pi forte e pervasivo del sistema mafioso. Come nel caso delleolico, dove sono state registrate evidenze in cui il sistema del malaffare, la cordata politico-clientelare pi forte del sistema mafioso. Ora il punto : se i dati e i fatti registrati non solo da questa ricerca ma anche e soprattutto da investigazioni antimafia e da inchieste giudiziarie mettono in risalto come il Molise sia oramai diventato lEldorado per le mafie che vogliono riciclare capitali illeciti, smaltire rifiuti, investire e comprare perch c ancora qualche sciagurato che parla di rischio infiltrazioni?

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Il rischio tratta la sfera delleventualit, di un qualcosa che potrebbe accadere ma che ancora non avvenuto. In Molise non esiste alcun rischio infiltrazione. Le Mafie ci sono e prosperano e chi continua a parlare di rischio o complice o ha paura. Quale delle due? **********

DANIELE POTO/ Le Mafie nel Pallone. Anche in Molise.Domenica 16 Gennaio 2011 La rivelazione di quelle scioccanti: nel libro-inchiesta di Daniele Poto, Le Mafie Nel Pallone si parla anche di Molise, dove ci sono episodi di societ minori che sono ancora sotto la lente della magistratura. Tutte le Mafie sono impegnate nel business pallonaro: hanno capito da tempo come questo sport possa diventare una gallina dalle uova doro per riciclare le enormi quantit di denaro sporco. Con casi limite, come quello di Potenza

Ventanni di giornalismo con Tuttosport sono pi che sufficienti per capire i meccanismi di uno sport il calcio che non riesce proprio a restare fuori dai guai. Anzi, li attrae. E questi guai si chiamano Mafie. Che si portano dietro tutto il kit del perfetto criminale: riciclaggio di denaro, partite truccate, scommesse clandestine, intimidazioni, assunzioni sospette Le Mafie Nel Pallone il titolo del libro inchiesta a firma Daniele Poto - edito dal Gruppo Abele di Don Ciotti. Pochi giorni sono passati dalla notizia di una presunta combine tra Albino Leffe e Piacenza, che avrebbero aggiustato sul 3 a 3 una partita finita sotto inchiesta. E poche settimane fa,27

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a dicembre 2010, la Gazzetta dello Sport raccontava della nuova Gomorra del calcio. Le illegalit, nella sfera rotonda, non passano mai di moda, a cominciare dal primo scandalo del calcio scommesse - nel 1980 che mostr allItalia come calciatori importantissimi del calibro di Paolo Rossi, Albertosi, Wilson e Giordano, potevano truccare le partite. E oggi? Cosa succede allo sport pi amato dagli italiani?

Le mafie nel pallone : il titolo piuttosto esaustivo. Lidea del libro venuta a Don Luigi Ciotti, personaggio carismatico e fondatore di Libera. Inizialmente doveva essere un instant- book, poi diventato un libro perch abbiamo deciso di dare una dimensione pi ampia al fenomeno. E quindi vengono raccontate anche le radici storiche del calcio illegale, che partono dal primo scandalo del calcio scommesse - nel 1980 che mostr allItalia come calciatori importantissimi del calibro di Paolo Rossi, Albertosi, Wilson e Giordano, potevano truccare le partite. Il calcio diventava un gioco truccato. Nell80 erano stati coinvolti personaggi della massima serie, stavolta qual la situazione? Naturalmente i provvedimenti di giustizia ordinaria o di giustizia sportiva avevano pensato di poter mettere un freno a questa metastasi del calcio scommesse; in realt vediamo che ogni 3/ 4 anni c una recrudescenza del fenomeno, anche se non sono stati pi coinvolti giocatori di quel nome ma pi spesso calciatori a fine carriera. Ci sono campionati lontani dalla luce dei riflettori, dove pi facile portare a compimento operazioni di calcio truccato, di match fixing come si dice in inglese. A farne le spese soprattutto la Lega Pro dove molte, troppe, partite non vengono pi quotate, dove si parla di una Juve Stabia Sorrento (5 Aprile 2009: come previsto fin con la vittoria, 1 a 0, dei padroni di casa, ndr) influenzata dalla camorra. A dicembre 2010 si registrato larresto di Cristian Biancone e Vitangelo Spadavecchia, calciatori professionisti che secondo le accuse della DDA di Napoli - hanno contribuito a influenzare lesito delle partite volere della camorra. Quindi il fenomeno tuttaltro che debellato. Nel tuo libro c un caso al limite dellinverosimile. Il caso limite del mio libro Potenza, non a caso una squadra di Lega Pro. Giuseppe Postiglione, un giovane presidente di 27 anni - il pi giovane presidente del calcio professionistico - prese in mano la societ nel 2006 e nel giro di soli 3 anni lha praticamente distrutta, esercitando tutte le possibilit illegali legati al gioco del calcio. Ne enumero alcune: partite truccate, gli stato trovato un tesoretto

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di 600 mila euro depositato nelle banche di Montecarlo; sinergia con il numero uno della mafia lucana, Antonio Cossidente, legato alla ndrangheta; assunzione nella security della squadra di personaggi malavitosi legati al clan di Cossidente; lo sfruttamento della squadra di calcio attraverso agenzie di scommesse che esercitavano giocate su partite regolari e non. Lingresso nel mondo del calcio ha consentito anche a Postiglione di entrare nella loggia di Moggiopoli, conoscere in anticipo i risultati di alcune partite di serie b e incrementare il proprio fatturato. Per non parlare delle intimidazioni che subivano le squadre che venivano a giocare a Potenza. Sono episodi che la giustizia ordinaria ha collezionato, c un capitolo clamoroso di intercettazioni, ci sono 800 pagine di rapporto. Il processo ancora alle prime battute. Quali sono i meccanismi che regolano la Gomorra del calcio? La camorra usa metodi tradizionali. Ti citavo Biancone e Spadavecchia (entrambi ex giocatori del Sorrento, ndr) non a caso. I giocatori chiave, che in una squadra di calcio in genere sono il centravanti e il portiere, cio quello che fa gol e quello che dovrebbe impedirli, sono determinanti per il risultato finale. Biancone era attaccante, Spadavecchia portiere. Postiglione, invece, ricorreva a metodi ancora pi singolari, perch alla vigilia di partite che il Potenza doveva perdere escludeva di forza i giocatori pi rappresentativi, rendendo la squadra vulnerabile. La sconfitta, quindi, poteva avere una sua logica tecnica, tutto sommato risultava plausibile. Naturalmente Postiglione trovava delle scuse: ad esempio, alla vigilia di una partita con una squadra campana, aveva escluso alcuni giocatori dicendo che potevano avere una compromissione con la propria squadra. Quindi depistava completamente, accusando altri di truccare le partite. E invece era lui il manovratore Come hanno reagito gli uomini di calcio di fronte alle intimidazioni e alle esclusioni? Io purtroppo sono arrivato a conclusioni molto deludenti riguardo alla collaborazione degli addetti ai lavori. Il senso comune suggerisce quanto omert ci sia non solo nella tifoseria ma anche nei calciatori, che ricavano un assoluto benessere dalla frequentazione del mondo professionistico, soprattutto se hanno carriere lunghe. Riescono a proiettare questo benessere non solo sulla loro famiglia ma addirittura sulle seconde e terze generazioni. C un flusso di denaro enorme. I calciatori cascano sempre in piedi, ci sono ricchezze talmente grandi che anche alla fine della carriera sar difficilissimo trovare il pentito, un collaboratore di giustizia sportivo calcistico che purtroppo una figura inesistente. Quali sono le mafie coinvolte in questo affare? Tutte. Ma naturalmente c un pericolo che si spinge in regioni apparentemente non contaminate,29

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come la Lucania, definita per errore unarea felix. Quando Chinaglia tent la scalata alla Lazio, era sfruttato dai Casalesi, che misero a disposizione 27 milioni di euro per scalzare Lotito dalla Lazio, piano poi non riuscito. Nel mio libro ci son altre regioni del sud: c il Molise, c lAbruzzo Credo che in futuro dovremo aspettarci che emergano episodi legati al Nord Italia, dove ci sono i grandi capitali. La mafia non entra nel calcio per discorsi moralistici, o perch interessata allo sport o al gioco, ma per fare grandi affari e il Nord in questo senso un obiettivo privilegiato. Che cosa hai riscontrato nella realt cacistica molisana in questo senso? Ci sono episodi di societ minori che sono ancora sotto la lente della magistratura. In Abruzzo c il caso del piccolo club di Pescina Valle del Giovenco, entrato nellorbita di interesse di Federmeccanica, una grande industria del paese per coinvolta in traffico e riciclaggio di denaro. E anche una piccola squadra pu diventare oggetto di interessi criminali, perch il riciclaggio - nel calcio - unoperazione molto gettonata. Tu sei un appassionato di calcio? Come ti rapporti a questo sport, che - da quello che hai scritto - pi simile a un intrigo che altro Onestamente mi riesce difficile appassionarmi, forse lo sono stato anni addietro, ma quando metti locchio dal buco della serratura e vedi il calcio in maniera critica, ti viene la voglia di riaccostarti a sport minori o dilettantistici. Nella nostra storia recente, abbiamo campioni olimpici di Pentathlon lontani dai divismi del calcio, persone che sbarcano il lunario come tantissimi italiani, persone ammirevoli che per diventare medaglia olimpica hanno fatto chiss quanti sforzi rispetto ai calciatori. Purtroppo la verginit del calcio ormai perduta, le cifre si stanno gonfiando sempre pi, gli stadi si svuotano in nome della grande bolla dei diritti televisivi. Stiamo assistendo a una trasformazione antropologica del tifoso, che naturalmente fa i conti con la omologa tessera e con tanti problemi di sopravvivenza e identit. Sei un tifoso o sei stato tifoso? (ride) Andiamo sul personale Sono stato un simpatizzante, non un tifoso, perch per 35 anni ho fatto il giornalista sportivo per Tuttosport e quindi non mi potevo permettere realmente di essere tifoso. Simpatizzavo per la Roma, che per da qualche anno una squadra come tutte le altre. Questo marcio che passa nel calcio transita anche per la societ per cui puoi simpatizzare e che ha un Presidente, Rosella Sensi, dominata pi dallinteresse che dalla passione, se si auto attribuita a suo

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tempo uno stipendio da 1 milione e mezzo di euro. Una passione col beneficio dellinventario E allora quale pu essere la salvezza per questo calcio che in Italia sembra troppo malato? Purtroppo io soluzioni pronte non ne ho e indietro non si torna. Probabilmente un ponte pi efficace tra giustizia sportiva e giustizia ordinaria permetterebbe di controllare meglio il fenomeno. Eppure, anche le istituzioni sonnecchiano: non mi pare che ci sia una grande spinta propulsiva da parte della Federcalcio, che spesso subisce, da fuori, provvedimenti di ordine pubblico, senza avere una propria linea. In questo senso sono piuttosto pessimista per il futuro del calcio. Come non ci si pu aspettare che le mafie si auto-eliminino, cos non ci si pu aspettare che il calcio migliori se qualcuno non ci mette le mani. **********

MAFIA E POLITICA/ Chi il molisano in rapporti con Michele Zagaria e Francesco Madonna?Venerd 25 Febbraio 2011 Secondo i Rapporti Ecomafie 2010 e Cemento Disarmato 2009 entrambi a cura di Legambiente due imprenditori molisani avrebbero rapporti con esponenti criminali, tra cui i boss della camorra Michele Zagaria e Francesco Madonna. Parrebbe che uno dei due imprenditori coinvolti sia diventato poi un noto politico. Legambiente ha per scordato di svelarne i nomi: qualcuno pu aiutarci a capire di chi stiamo parlando?

Il Molise, terra di affari, di infiltrazioni, di discariche abusive, di reti clientelari. Soltanto ieri venivamo a conoscenza che scattata unordinanza di custodia cautelare anche in Molise per linchiesta

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denominata Galatea, la quale ha portato allarresto di cinque persone legate alla Sacra Corona Unita. Ma non un mistero che il Molise sia un terra profondamente appetibile. Ma non da ora. Grossi affari, pare, se ne fanno (da anni) anche nelledilizia. Questo, almeno, quanto emerge analizzando due rapporti. Il primo un Rapporto di Legambiente del luglio 2009, Cemento Disarmato. Storie di un Paese a rischio crollo tra sabbia e cemento (pi sabbia che cemento). Il secondo, invece, il Rapporto Ecomafie 2010. In entrambi i dossier un capitolo interamente dedicato proprio al Molise, per via di una vicenda di cui tutti hanno sentito parlare, ma di cui pochi conoscono i retroscena. Nel Rapporto Ecomafie nel quale, come detto, si riprende buona parte di quanto gi affermato in quello precedente di Legambiente, si legge, appunto, che c pure il Molise tra le regioni coinvolte nellinchiesta sulle opere pubbliche fatte con cemento scadente. Il nome delloperazione tutto un programma, Piedi dArgilla. Ed il nome non casuale: venne denominata in questo modo in quanto i piloni dei viadotti della variante, secondo laccusa, furono costruiti con calcestruzzo scadente (secondo lordinanza del gip di Campobasso, Giovanni Fiorilli, nei cantieri veniva aggiunto materiale vario come fango e legno al calcestruzzo). La vicenda, a grandi linee,viene ricostruita nel dossier: lindagine partita dai Carabinieri di Venafro coordinati dalla Dda di Campobasso per il presunto coinvolgimento di esponenti della ndrangheta calabrese. Ma, ben presto, i carabinieri cominciano ad insospettire riguardo la fornitura di materiale da costruzione per la variante Anas di Venafro, primo lotto della TermoliSan Vittore. La variante in questione una variante di nove chilometri a quattro corsie inaugurati ad ottobre 2008, e finanziata dalla Legge Obiettivo del Primo Governo Berlusconi. E cosa arrivano a scoprire le forze dellordine? Una presunta truffa ai danni dellAnas per il calcestruzzo di scarsa qualit fornito ai cantieri per unopera di 60 milioni di euro (55.669.471,69 di euro per essere precisi, ndr). Nel rapporto non si fa alcun nome, n alcun cenno al gruppo imprenditoriale toccato dallinchiesta. Si parla semplicemente di imprenditori coinvolti. E tali imprenditori coinvolti, secondo gli inquirenti, avrebbero fornito calcestruzzo di scarsa qualit o comunque non conforme alle prescrizioni di contratto e di capitolato (un documento contrattuale che descrive, essenzialmente, cosa si attende il committente dallappaltatore, ndr). E non solo: stando sempre a quanto riportato nei due dossier, avrebbero anche falsificato le prove di laboratorio in modo da

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offrire analisi del tutto in regola per il calcestruzzo. Per questo motivo, come risulta dalle carte, lAnas stata costretta a sostituire il 57% dei pali in calcestruzzo con una spesa aggiuntiva di oltre due milioni di euro. Ad oggi le persone iscritte nel registro degli indagati sono otto, per i quali i reati contestati vanno da frode in pubbliche forniture, a truffa, a falso ideologico. Nel capo dimputazione, infatti, si legge ad esempio che la frode sarebbe consistita nella fornitura di materiale che per qualit e quantit era scadente e non conforme a quello pattuito e comunque al di sotto dei parametri minimi di accettazione. C da precisare una questione. Inizialmente i reati contestati erano maggiori: alcuni di questi, infatti, nel corso del processo sono stati stralciati. La parte che riguardava, ad esempio, i presunti rapporti di due imprenditori coinvolti con alcune famiglie mafiose stata archiviata. C un ma: la Procura si legge sempre nel dossier Ecomafie 2010 - ha allegato al decreto di archiviazione un lungo e dettagliato elenco dei rapporti dei due con esponenti criminali, tra i quali spiccano i boss della camorra Michele Zagaria e Francesco Madonna. Probabilmente molti non conoscono Madonna e Zagaria, ma sono due uomini di spicco della camorra. Francesco Madonna, secondo molti, affiliato al clan camorristico dei Piccolo Letizia, detto anche dei quaqquaroni, operante sullarea di Marcianise. Madonna, tuttavia, a maggio stato arrestato per estorsione aggravata da metodo mafioso: i carabinieri lhanno bloccato proprio mentre usciva da un negozio nel quale era entrato per riscuotere un pizzo da 800 euro. Per quanto riguarda Michele Zagaria (o capastorta), il boss di uno dei clan pi attivi e pericolosi, quello dei Casalesi. E non un caso che Zagaria rientri in questa vicenda di costruzioni, in quanto un criminale che solito fare affari nelledilizia, tant che la Dda di Napoli lo considera il re del cemento a livello nazionale. Sulle sue spalle pendono tre ergastoli (uno dei quali impartitogli nel maxi processo Spartacus nel 2008). Ma latitante e lo da ben 15 anni. Dopo larresto di Bernardo Provenzano, infatti, proprio Michele Zagaria il criminale che conta, per cos dire, latitanza da pi anni ed quello ritenuto pi pericoloso dal distretto antimafia, e questo perch, come detto, si pensa sia a capo della cupola camorristica. Due nomi importanti, dunque, legati al Molise. Ma questo, come detto in apertura, non che una delle tante vicende che vedono il Molise teatro di accordi, favori, illeciti. E mentre la classe politica (buona parte) dorme, assistiamo al depauperamento selvaggio. Nellillegalit pi totale. E i due imprenditori coinvolti? Che fine hanno fatto? Uno dei due pare abbia fatto carriera in33

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politica. E intanto, nellattesa di questo processo, ne ha affrontato anche altri, andando incontro, qualche volta, anche a condanne. **********Tutti i contenuti di questo sito sono pubblicati con licenza Creative Commons 3.0.

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