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Pubblicazione trimestrale del servizio volontario internazionale - Anno XXIX - Novembre 2016 - Sped. in abb. post.art. 20/c. - L. 662/96 - Fil. di Brescia Autorizz. del Tribunale di Brescia n° 64/89 del 12/02/1989 In caso di mancata consegna rinviare all’UFFICIO POSTALE DI BRESCIA CMP detentore del conto per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa. A COME AFRICA 02 esserci S ervizio Volontario I nternazionale

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LE MICROUGANDA - Kapedo, Kathile e Kawalokol“Creazione di una serra produttiva e dimostrativa per affrontare la stagione arida in Karamoja” – 3000 euroIn una regione semiarida come la Karamoja, in cui lo SVI opera, durante i lunghi mesi secchi diventa introvabile alcun tipo di vegetale. In anna-te straordinarie come il 2015, in cui la stagione delle piogge è stata ine-sistente, l’assenza assoluta di verdure nella dieta causa non indifferenti problemi di salute a tutta la popolazione. L’idea di creare una serra na-sce quindi da queste oggettive problematiche della zona ed avrà non solo finalità produttive, ma anche un utilizzo dimostrativo e formativo per i contadini locali che parteciperanno ai nostri corsi agricoli.

ZAMBIA – Kamano“Realizzazione di una piccola struttura adibita alla realizzazione di corsi di alfabetizzazione per la popolazione locale” – 3000 euroNella comunità di Kamano, regione di Matebo, il tasso di analfabetismo è tra i più elevati dell’area e non sono disponibili programmi ministeriali per coloro che desiderano migliorare le proprio abilità. La realizzazione di una piccola struttura, dedicata ad iniziative formative, aperte a tutta la popolazione, permetterebbe di attuare corsi di alfabetizzazione per portare anche la comunità di Kamano a livelli di istruzione accettabili.

VENEZUELA – San Felix“Implementazione di un mulino manuale per macinare i cereali per l’alimentazione infantile” – 1000 euroNella comunità di San Felix, come in gran parte del Venezuela, la grave crisi economica ha reso molto difficile reperire molti alimenti e medi-cinali. Ciò ha portato ad un’alimentazione profondamente squilibrata che ha aggravato notevolmente la malnutrizione infantile e ha provo-cato il ritorno di alcune malattie precedentemente debellate. L’imple-mentazione di un mulino per la macinazione di cinque cereali integra-tivi permetterebbe di realizzare, per i bambini malnutriti, un alimento in grado di combattere efficacemente la malnutrizione e rafforzare nel contempo le loro difese immunitarie.

ITALIA – Brescia “Un anno di abbonamento a ‘Esserci’, per continuare a restare in-formati sulle novità dai progetti SVI” – 10 euro Esserci si rinnova e si colora! Assicurati tutti i numeri con un piccolo contributo di dieci euro annuali.

Modalità per sostenere le micro di questa pagina:• Bollettinopostale-utilizzandoilbollettinoall’internodi“Esserci”in-

dicando nella causale il titolo della micro che hai scelto di sostenere;• BonificoBancario intestatoaSVIServizioVolontario Internazionale

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SVI: PROTAGONISTI DI UN MONDO IN EVOLUZIONEA pochi giorni dall’assemblea del rinnovo cariche so-ciali dell’organismo, mi sembra doveroso cercare di tracciare un breve resoconto di quanto fatto in questi tre anni, evidenziando soprattutto gli obiettivi, dati dal mandato assembleare, e traguardati.

Indubbiamente il trasferimento nella sede di via Col-lebeato, assieme a Mmi e Scaip, è stato propedeutico a tutti gli altri risultati. La creazione della nuova sede comune, infatti, ha di fatto accelerato l’attivazione processi di condivisione e relazione che si sono poi sca-tenati in progettualità efficace e complementare sia in Italia, in modo particolare sul territorio bresciano con azioni di sensibilizzazione e promozione (come l’incon-troconlemammedi“Noigenitoriditutti”dellaTerradei Fuochi di Napoli), che all’estero, più precisamente in Mozambico,AlbaniaeKenya(ancorainapprovazione).

La creazione quindi di No One Out, con Mmi, Scaip e Mlfm di Lodi, nuovo contenitore di sviluppo e integra-zione che diventerà onlus a partire da gennaio 2017, è l’incarnazione perfetta della volontà politica e gestio-nale di voler costruire ponti che ci portino al di fuori della brescianità, catapultandoci in un contesto di azio-ne e visibilità nazionale che ci permetterà di rafforzare il nostro lavoro nei paesi in via di sviluppo.

Questa nuova strategia è stata anche da stimolo alla creazione in Uganda, della prima impresa sociale dello Svi, Cheesvi, che ha tra gli obiettivi, non solo il finanzia-

mento delle progettualità dell’organismo in Africa, ma anche e soprattutto la creazione di una rete economica che sostenga le numerose cooperative di produzione presenti nel territorio ugandese.

Numerosissime azioni quindi, raggiungimento di obiettivi chiari dettati dal documento programmatico, redatto da tutto l’organismo nel corso di diversi mesi di lavoro ed approvato all’unanimità dall’assemblea del febbraio 2015.

Credo pertanto che il prossimo consiglio di amministra-zione debba continuare il lavoro fin qui svolto, raffor-zando sempre più la rete creata con gli altri organismi, che è oggi l’unico vero strumento di rilancio e sviluppo per le nostre attività. Parimenti sarà indispensabile cre-are strumenti di partecipazione attiva, volti a costruire e condividere in modo più fluido le scelte strategiche e gli obbiettivi dell’organismo, a tutti i livelli.

Dobbiamoessereunarealtàchenonsiaavulsadallasocietà in cui agisce, ma che sia protagonista attenta di un mondo in continua evoluzione.

Nuove esigenze e nuove risposte quindi, per dare una continuità coerente alla vita dello Svi.

Il presidente,Paolo Romagnosi

il presidente SVI Paolo Romagnosi (@ph Cmd Brescia)

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esserci02 Micro

03 Editoriale SVI: protagonisti di un mondo in evoluzione

04 Sommario

05 Terre d’Africa Chi ha colorato le zebre?

06 Progetti Uganda - Kapedo 2.0 Zambia – Piedi, mani e cuore a Mutanda: i primi mesi da SVItata

10 Non solo SVI Run Out

StayinAction

12 Servizio Civile I Fantastici 13 del Servizio Civile SVI 2016

14 Mondo La natura e sociale e politica dell’economia

16 Natale A Natale fai un regalo speciale: regala solidarietà

17 Parole Me stessa, allo specchio

18 Suggestioni CD–SongsAroundTheWorld Libro - Armi, acciaio e malattie Film – Neruda Web-http://www.carbonsink.it/

esserci a cura delServizio Volontario Internazionale

S.V.I.Via Collebeato, 2625127 Bresciatel. 030 6950381 – 030 3367915

SeguitecianchesuFacebooknellapaginaSVI – Servizio Volontario Internazionale e su Twitter: @SVIBrescia

www.svibrescia.itE-mail:[email protected]@svibrescia.it

Numero chiuso in redazione il 10 novembre 2016Il prossimo numero uscirà in Aprile 2016.

Gino Filippini (28 novembre 2008 – 28 novembre 2016 )“L’impatto con l’Africa ha messo in discussione tutta la mia vita e mi ha portato a ripensare a me stesso,a quel che era importante per me e a quale significato volevo dare alla mia esistenza. E piano piano la decisione è stata per un cammino a tempo indeterminato.”

Gruppo di redazioneDirettoreResponsabile:ClaudioDonneschiCoordinamento di Redazione: Lia Guerrini, Claudia FerrariGruppo di Redazione: Irene Lorandi, Francesca Belotti, Maria Sole Monolo

Photo Copertina: @ph Pedercini

Realizzazionegrafica:DanielaMena,ElenaViscardi (Progetto grafico); Lia Guerrini (immagini)

Tipografia:GAM - Rudiano (Bs)

5 per milleIl codice fiscale di SVI è 80012670172

Come collaborare:CCP: 10236255CC bancario n° 000000504030Banca Etica - filiale di BresciaIBAN: IT02L0501811200000000504030

Stampato su carta riciclata ecologicaRevive Pure Natural Offset,usando energia pulita.

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CHI HA COLORATO LE ZEBRE?

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“Ben oltre le idee di giusto e di sbagliato. C’è un campo. Ti aspetterò laggiù”

J.Rumi

Appunti di viaggio:“Il viaggiatore vede solo ciò che cono-sce”. Proverbio africano.

Cosa rimane dopo un viaggio, oltre le aspettative e le attese, aldilà dei ricordi e delle fotografie, insieme ai bilanci del dare e del ri-cevere, del perdere e guadagnare, oltre le lacrime e i sorrisi, i chilome-tri percorsi, le strette di mano, lo stupore, il tornare a casa e il sentirsi estranei, il riconciliarsi e la scoperta.

Le domande. Restano le domande e noi in cerca di risposte.“Chihacoloratolezebre?”.“Perchéil soleci seguesempre?”. “Quandosiamoarrivati?”…“Dormi. Sogna che sei ancora lì, che la tua vita ha ancora il mio in-dirizzo. In sogno ci potrai tornare sempre”.E.deLuca

La Savana è grande, è maestosa, semplice e ingegnosa, vittima e car-nefice, maestra e giudice.La Savana è ordine e perfezione , spazio e tempo, finito e infinito.La Savana è Natura e la Natura è Madre. Madre che genera, accoglie e sa attendere.Più ci si allontana da ciò che è ma-

dre, più si prendono le distanze dal generare, dall’accogliere e dall’at-tendere.Nella Savana regna il tempo della vita e della morte. Il tempo del gior-no e della notte. Le ore sono del sole i minuti della luna.La fretta è per la sopravvivenza il re-sto è attesa e contemplazione.Nella Savana la generosità e l’ab-bondanza sono delle piogge, la so-brietà e il necessario della stagione secca. Nella Savana non c’è mancanza, trovi il poco che basta. Nella savana alberi e ombra, frutta e semi, prate-rie, fiumi e deserti, rocce e sabbia, caldo e freddo, vento, pioggia e sic-cità.Sopra la savana: una coperta di stelle, il cielo e l’orizzonte infinito, la fiducia dell’eternità, del per sem-pre tangibile, la sensazione del non essere soli, “Dov’è il cielo, là c’è anche Dio”. La Savana è spirito e spiriti. I bao-bab sono pieni di vita hanno gran-di rami rivolti al cielo: abbracciano, pregano, aspettano, implorano. La savana non è liquida.Nella Savana, in Africa l’attesa.L’Africa sa offrire sempre situazioni di attesa, qui puoi coltivare il saper attendere, qui il “tutto e subito” èlontano, anche se non si sa ancora per quanto. C’è sempre qualcosa o qualcuno

che attende e da attendere in un circolo vizioso di solitudine e com-pagnia dove le lancette dell’orolo-gio danzano al ritmo dei tamburi.Nella savana il silenzio e i suoni del mondo. Melodie floreali e sinfonie faunistiche. Il fruscio delle foglie mosse dal vento. Il ruggito del le-one, i rami spezzati dagli elefanti. Passi leggeri. Voci discrete e movi-menti furtivi. Paesaggi da favola im-pressi nella realtà.La libertà del movimento, del sen-tire, dell’essere. Senza condiziona-menti se non quelli della Natura. Il sentirsi vicini, stretti nello stesso luogo. La lontananza che amplifica l’essenza e le emozioni. La consa-pevolezza che “Le emozioni passa-no, i sentimenti vanno coltivati” ,Bau-man.

E allora che si torni a viaggiare sen-za paura. Uno dieci cento giorni. Uno, dieci, mille passi con la fiducia nel cuore, il desiderio dell’altro, la voglia dell’incontro. “Non si fa un viaggio. Il viaggio ci fa e ci disfa, il viaggio ci inventa.”.La Natura è Madre, Madre che ge-nera, che accoglie e che sa attende-re,“Ciò che l’occhio ha visto, il cuore non dimentica”.

Irene Lorandi5

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PROGETTI

Aggiornamenti dalla Karamoja: nuovi inizi e strade già battute.

KAPEDO 2.0Con l’inizio della primavera 2016 per il progetto SVI nel nord del-la Karamoja è iniziata la secon-da fase, grazie all’approvazio-ne del finanziamento da parte della Conferenza Episcopale italiana. Dopounprimo triennio incui si èlavorato per far partire tutte le at-tività (agricoltura, agro-forestry,apicoltura) e dopo una analisi dei risultati positivi e negativi, delle difficoltà, delle virtuosità e degli ostacoli, è ora giunto il momento di consolidare le basi create e raffor-zare il messaggio di autosviluppo in cui crediamo fortemente e che è sempre poco scontato.Il nuovo triennio si è quindi aper-to con la felice notizia del rinnovo del finanziamento, garantito fino a febbraio 2019, e del il mio arrivo in Karamoja, direttamente dal Bu-rundi. C’è stato quindi un periodo di sovrapposizione tra me e Fabio Poli, volontario SVI che ha termina-to il servizio all’inizio di quest’anno e che ha provveduto al doveroso passaggio di consegne, importan-tissimo per poter proseguire sulla

strada intrapresa evitando scossoni alla comunità. Kapedo 2.0: siamo a fine ottobre mentre scrivo e posso dire che questo primo periodo mi ha visto impegnato tanto nello stare con i nostri animatori, nel lavorare con loroesudiloro,affinchédiventinosempre più i promotori, non solo delle attività specifiche, ma anche della consapevolezza che stiamo cercando di far maturare in loro, della convinzione che l’autosvilup-po è possibile e la sostenibilità (al-tra parolina magica) è perseguibile. Il primo corso di formazione che è stato organizzato si è perciò dedi-cato agli animatori; tra le temati-che affrontate non solo l’agricoltu-ra, l’agro-forestry, l’apicoltura, maanche tante riflessioni sul signifi-cato di essere animatori, dell’ap-proccio, dell’esempio, del credere nelle attività del progetto per uno sviluppo duraturo e non nel vede-re, solo superficialmente, l’oppor-tunità di ricevere da seduti a mano aperte qualsiasi cosa possa piovere dal cielo.

Credo fortemente in quello che ho scritto e credo che uno dei ruoli importanti di noi volontari SVI sia proprio quello di studia-re bene i nostri collaboratori, per scoprire le loro qualità, aiu-tandoli a valorizzarle, e i loro difetti, aiutandoli a migliorare. Noi prima o poi ce ne an-dremo, loro resteranno. L’esempio di Moses a Iriir, ex staff coordinator dell’equipe di animato-ri, è un segnale forte che una strada è percorribile: non sto parlando di un santo, ma di una persona nor-male che in certe dinamiche ci sta ancora credendo, provando, pur nelle difficoltà, a portarle avanti alla sua maniera.Parlavo di corsi di formazione: ne sono stati programmati molti in tutti i campi, dall’agricoltura all’a-picoltura, dalla silvicoltura al cor-so dedicato ai para-veterinari, da quello dedicato alla trazione ani-male, a quelli di alfabetizzazione. A mio avviso la formazione più importante è quella che si fa ogni giorno nei campi, con i gruppi di

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Chiusura attività agroforestry scuola Lokial (@ph Fabio Poli)

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Incontro con gli apicoltori di Komolicher (@ph Fabio Poli)

lavoro creati nel primo triennio. In quell’ambito, ho ripetuto ogni giorno ai nostri animatori, abbiamo l’occasione di trasmettere le basilari tecniche di coltivazione che già da sole sono un primo e forte passo verso il miglioramento dei raccolti: semina in linea, corretta spaziatu-ra tra le colture, rotazione annuale, concime organico.Non possiamo pretendere che dall’oggi al domani tutti i nostri agricoltori seguano a casa le nostre indicazioni, ma nei campi comuni-tari sì, ed è lì che il ruolo dell’anima-tore diviene fondamentale.Bisogna poi tener conto della na-tura, che a volte prende a schiaffi

tutto e tutti: a volte è la pioggia che non arriva, o le termiti, o le capre che si mangiano tutto. Tutto sem-braorganizzatoinstilebiblico…in-fatti dimenticavo un’altra pestilenza da Antico Testamento: le cavallette multicolore giganti, bellissime da vedere, ma dannose e puzzolenti come i miei piedi dopo una giorna-ta di lavoro. E non possono neppu-re essere mangiate!Ed allora, quando sono un po’ sco-raggiato da chiedermi come si pos-sa parlare di agricoltura in questo posto, rattristato tanto da rimpian-gere perfino le verdi colline burun-desi, dove qualsiasi cosa tocca terra poi germoglia, mi preparo e, nono-

stante temperature improponibili, me ne vado a correre tra distese senza fine, mandrie di animali che ritornano dal pascolo, donne con un bidone d’acqua sulla testa, uo-mini rachitici dondolanti per la trop-pa birra locale e il sole all’orizzonte che diventa ogni minuto sempre più gigante e rosso. Ed allora, la fatica mentale del giorno lascia il posto al sorriso e mi ricarica di nuove energie e della consapevo-lezza che, sarà masochismo forse, ma nella mia capannina africana in fondo non si sta poi così male.

Francesco Lancini

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PROGETTI

Le tante “prime volte” di Nadia e Alessandro, nuovi volontari in Zambia

PIEDI, MANI E CUORE A MUTANDA: I PRIMI MESI DA SVItata

DaquattromesimiomaritoAlessan-dro ed io siamo a Mutanda, un vil-laggio nel Nord Ovest dello Zambia. È la nostra prima esperienza di vo-lontariato. E’ la nostra prima espe-rienza di Africa. Sono i nostri primi mesi da marito e moglie (ci siamo sposati 3 giorni prima della partenza per questa immensa terra dalla ban-diera verde, rossa, nera e arancio). Sono innumerevoli le prime vol-te che stiamo affrontando, alcune soli, altre con Valentina (la volonta-ria che ci ha preceduto per due anni e mezzo), altre ancora con Maria, i collaboratori locali, le persone che incontriamo. Sempre mi sento pervasa da forti emozioni che mi fanno vibrare dalla testa ai piedi passando per il cuore. Ogni volta scorgo qualcosa da sco-prire ed imparare captando movi-

menti, azioni, sguardi, canti, odori e profumi. Sebbene certe situazioni si ripeta-no di continuo e Valentina e Maria abbiano cercato di spiegarmi il per-chéed ilpercome, rimaneancoralo straniamento e la poca capacità di comprendere cosa stia davvero accadendoesoprattuttoperché.La diversità è davvero una ric-chezza, e qui più che mai seppure nella complessità della compren-sione reciproca. Ogni giorno sorgo-no molte domande e pensieri ed il silenzio che mi circonda è una cassa di risonanza. Qui la vita è altra rispetto a ciò che si possa pensare guardando qual-cosa tramite i media, ascoltando esperienze di volontari rientrati o leggendo esperienze di vita di altri. “Solo se ci passi lo puoi capire”,

sì: è proprio così.Mi sento fortunata per poter con-dividere con mio marito la quotidia-nità ricca di emozioni, di incontri e di attività. Mi sento fortunata per avere avuto a fianco Valentina che ci ha introdotto in alcune dinami-che culturali, nelle comunità e nel-le attività. Mi sento fortunata per avere a fianco Maria, una donna dal cuore immenso, con una capacità di ascolto davvero rara e la pazien-za tipica delle nonne. Mi sento for-tunata per avere avuto questa op-portunità di vita. Mi sento fortunata perché,sebbeneapiùdi6.000Kmdi distanza dalle Basse, riesco a par-lareconchiportonelcuore: “ben-venutaeramultimediale!”Credo che nei prossimi mesi man-ciate di emozioni mi terranno com-pagnia e mi faranno sentire sem-

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“Sempre mi sento pervasa da forti emozioni che mi fannovibrare dalla testa ai piedi passando per il cuore”

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pre più viva. Sono curiosa di vedere la trasfor-mazione del paesaggio durante la stagione delle piogge, vedere cre-scere le sementi che distribuiremo a breve ai contadini, raccogliere il miele nei sei villaggi in cui lavoria-mo. L’inaspettato continuerà a te-nermi compagnia ed io sono qui ad accoglierlo a braccia aperte. Vi lascio un passaggio scritto da Claudio (Chiappa ndr) durante la visita ricevuta nel mese di Ottobre. A me ha fatto riflettere molto e mi auguro che anche a voi possa dire qualcosa su questa magnifica realtà che sto attraversando.“C’è tanta magia in Africa, in tutto ciò che rende totale il coinvolgimento in quella terra sconfinata, così uguale a se stessa ovunque ci si trovi, eppu-re così diversa nelle sue particolarità umane, nella sensualità del suo farsi appartenere agli elementi che la cir-condano e che insistono sui suoi sen-si: la terra che produce copiosa, l›aria calda e piena di profumi, la pioggia torrenziale scrosciante che ne ampli-fica il vigore vegetativo, il paesaggio

grandioso della savana asciutta, ma anche quello limitato del villaggio, i corpi, soavi dalle vesti leggere e dalla delicatezza del parlare, l›essenzialità dei lineamenti, l›idealità o la con-cretezza quotidiana, la tensione di rapporti impossibili, lo struggersi di sentimenti reali, il peregrinare della mente nei sogni passati e presenti, il riemergere delle tensioni cognitive, l›aria furtiva di azioni individuali e collettive, i segreti e la comunione dei pensieri o l›affinità elettiva, la com-plicità di una condivisione, la forza della visione globale che supera il pa-ternalismo, il riconoscimento quale fonte di insegnamento della terra, il suo valore quale fonte di tutto, fonte della materia, dei sensi, dello spirito. La bellezza e forza del legame – fisico e morale – con essa.”

Un grazie a tutti quelli che mi sup-portano e sopportano...anche a distanza...ognuno coi propri modi, ognuno coi propri tempi, ognuno col proprio cuore.

Nadia Roncali

Nella foto Nadia, Alessandro e Valentina

Uno dei campi dimostrativi dello SVI in Zambia

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Una prima bella esperienza di condivisione e sport solidale

RUN –OUTLo scorso 22 settembre, attraverso RUN OUT, la corsa solidale promos-sa da SVI, SCAIP e MMI e patrocina-ta da NO ONE OUT, si è raggiunto più di un traguardo. La strada della condivisione, di iniziative e raccol-te fondi per obiettivi comuni, è senz’altro ancora lunga e soprattut-to migliorabile, ma al termine della corsa podistica solidale, dedicata all’Albania, si può tracciare un bi-lancio senz’altro positivo. L’iniziati-va, largamente partecipata da circa 400 podisti e dalle loro famiglie, ha raggiunto l’obiettivo più importan-te, cioè dare supporto al villaggio albanesediBurreldoveDonRober-to Ferranti, missionario fidei donum bresciano, in loco da oltre un de-cennio, ha potuto coordinare la re-alizzazione di un’opera fondamen-tale per la comunità, la costruzione di un impianto idrico per portare finalmente l’acqua potabile anche in quell’area. Il risultato più sorpren-dente è stata l’attiva partecipazione della comunità stessa nel reperire i fondi mancanti, da aggiungere a quelli raccolti attraverso RUN OUT,

per completare l’opera. Venendo ai dettagli dell’evento ci sono certamente altri elementi che sottolineano i preziosi risultati raggiunti. La collaborazione con il partnertecnico“Corrixbrescia”,giàconsolidata dalle passate edizioni di“AltraguardoconSCAIP”,èstatasenza dubbio unica ed ha permes-so ai molti sportivi presenti di cor-rere e divertirsi in totale sicurezza. Il coinvolgimento degli allegri colun di“RisvegliatiVIP”havalorizzatolapartecipazione dei più piccoli, con-sentendogli di avere uno spazio, divertente e originale, per giocare, correre e condividere appieno lo spirito della festa. L’intera organiz-zazione dell’iniziativa è stata sup-portata dall’Oratorio Santo Spirito, non solo attraverso la messa a di-sposizione dei propri spazi, ma an-che attraverso l’attiva partecipazio-ne alla serata, con la realizzazione di un ricco stand gastronomico finale. L’”esperimento” più interessante èstato però certamente quello che ha visto come protagonisti i volon-tari delle tra ong (SVI, SCAIP E MMI),

che in collaborazione con quelli di Corrixbrescia hanno partecipato alla serata, impegnandosi nei più disparati compiti, dall’allestimento alla smobilitazione, dalle iscrizioni degli atleti al ristoro, dalle segna-lazioni sul percorso al supporto durante le premiazioni. Anche da questo punto di vista la partecipa-zione è stata molto buona, con il coinvolgimento di una quarantina di volontari appartenenti alle tre ong ma la sfida ora va ben oltre la partecipazione. La vera collabora-zione tra le tre ong bresciane, già consolidata a livello progettuale e valorizzata attraverso la condivisio-ne della casa comune, può darsi un nuovo ed importante obiettivo, che RUN OUT mostra raggiungibile, ed è la collaborazione tra volontari, per condividere nel profondo le azioni quotidiane e costruire, giorno dopo giorno, obiettivi perseguibili solo insieme!

Claudia Ferrari

Pronti, partenza via!

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Da poche settimane è ufficiale l’approvazione del progetto “Stay in Action” che si sviluppanel quartiere Urago Mella, area cittadina in cui sorge la sede comune di SVI, SCAIP e MMI.

STAY IN ACTION,PRIMA AZIONE CONCRETACON I GIOVANI DELLACOMUNITÀ LOCALE

Era da molto che si auspicava un’a-zione progettuale locale e final-mente le idee, i pensieri e gli ideali possono prendere forma e tramu-tarsi in azioni concrete, finalizzate a riattivare la partecipazione gio-vanile a livello locale. Stay in Action, progetto cofinan-ziato dalla Fondazione ASM, vede la collaborazione delle tre ONG bresciane, SVI, SCAIP e MMI e della cooperativa sociale “IlCalabrone”,da tempo impegnata con i giovani del quartiere attraverso le nume-rose attività proposte (corsi forma-tivi, web radio, gruppi di writers, orti cittadini ecc) nello spazio loca-le“LaPiastraPendolina”.Le attività che interesseranno SVI e le altre ONG bresciane, nell’ambito di tale progetto territoriale, sono sostanzialmente tre e sono tutte dedicate ai giovani.La prima vedrà come protagonista la web radio, gestita dai giovani de “LaPiastraPendolina”ediventeràquindi uno degli spazi privilegiati per diffondere e far conoscere l’e-sperienza di servizio civile interna-

zionale, attraverso una trasmissio-ne dedicata e gestita direttamente dai volontari in servizio civile all’e-stero che, grazie a delle registra-zioni e alla preziosa collaborazione con i ragazzi in servizio civile a Bre-scia, potranno raccontare i dettagli della loro esperienza, dando luce alle attività promosse dalle ong in quei contesti, promuovendo il ser-vizio civile come esperienza for-mativa giovanile.La seconda attività territoriale ve-drà invece come protagonisti i giovani writers che, nel quartiere, potranno dare sfogo alla loro arte dipingendo un muro, apposita-mente destinato a tale scopo dal Comune di Brescia, utilizzando come fonte d’ispirazione un con-cetto, una tematica o un pensiero che riporti all’impegno delle ong nel Sud del Mondo, così da dare luce a questioni spesso poco cono-sciute e poco valorizzate a livello locale. La terza attività sarà invece più corposa e coinvolgente e coniu-gherà il concetto di mobilità soste-

nibile e quello di rappresentazio-ne grafica di alcune tematiche. Si tratterà infatti della realizzazione di una manifestazione dedicata alla fotografia e alla bicicletta. L’e-vento vedrà il coinvolgimento di giovani e adulti bresciani che ga-reggeranno in sella alla propria bi-cicletta per scattare fotografie che verranno poi giudicate a fine gara da una giuria costituita per l’occa-sione. La competizione si terrà su alcuni temi selezionati dai ragazzi e si svolgerà sia singolarmente che a squadre secondo un preciso re-golamento redatto per l’occasione. Le fotografie migliori saranno poi stampate ed esposte presso una mostra fotografica realizzata suc-cessivamente.StayinActionèquindicertamenteun’opportunità per iniziare a cono-scere e sperimentare il territorio, non dimenticando, ma valorizzan-do gli ideali e le tematiche proprie del nostro modo di fare coopera-zione allo sviluppo.

Claudia Ferrari

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I FANTASTICI 13 DEL SERVIZIO CIVILE SVI 2016

SERVIZIO

CIVILE

Per il secondo anno consecutivo Brescia è stata polo formativo per Focsiv,accogliendo,oltreai “nostriragazzi” anche altri 36 provenien-ti da diverse ong italiane. Per una settimana i 50 civilisti sono stati im-pegnati in una formazione genera-le, coordinata dalle ong bresciane MMI, SCAIP , SVI con Fondazione Tovini, che ha trattato temi come la gestione dei conflitti interperso-nali, l’intercultura, la comunicazio-ne e la storia che dall’obiezione di coscienza ci ha portato fino al Ser-vizio Civile. Una settimana intensa, coordinata, tra gli altri, dalle nostre responsabili per il servizio civile per le 3 ong bresciane, Claudia Ferrari e Lia Guerrini, che ha visto l’avvicen-darsi di diversi formatori, molti dei quali provenienti dallo SVI, come MarioPiazza, SandroDeToni, Fe-derica Nassini, Irene Lorandi e Clau-dia Marini. Anche per quest’anno il sindaco diBrescia, EmilioDelBono,hade-dicato del tempo a tutti i volontari in Servizio, incontrandoli in Loggia,

Il 10 ottobre 2016 è iniziato il nuovo anno di Servizio Civile, per 13 giovani,dai 18 ai 28 anni, bresciani e non, che hanno scelto i progetti dello SVI.

per, l’ormai consueto, lancio dei CA-SCHI BIANCHI, simbolo, per i civili-sti, di portatori di pace!Matteo, Marta, Fabio, Laura, Ivana, Andrea, Giulia, Valeria, Sergio, Ste-fania, Paola, Anna e Letizia, ecco i nomidei nostri “fantastici 13”, chehanno iniziato il loro cammino per i nostri progetti in Italia e all’estero.Finita la formazione generale, han-no partecipato ad un’altra settima-

na di formazione specifica, presso la sede dello SVI, dove hanno avuto modo di approfondire le attività dei progetti per i quali sono stati scelti, oltre che ha conoscere più da vicino come lavora una ong. Ora qualcuno è già partito (destinazioni: Uganda, Brasile, Venezuela, Colombia e Ro-mania), altri stanno sbrigando le formalità burocratiche per ottene-re i visti, mentre chi rimane in Italia

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SERV

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ha già trovato posto nelle scrivanie della nostra sede. Ad attendere tutti un anno di Ser-vizio, nel quale, oltre alle attività da svolgere previste dai progetti, avranno un compito molto impor-tante: continuare a camminare sulle orme di chi li ha preceduti, di chi ha permesso loro, lottando e sacrifi-cando talvolta la propria vita, di po-ter godere oggi di questa enorme opportunità.Noi auguriamo loro di poter sentir-si sempre parte di un progetto più grande e di riuscire a superare ogni possibile difficoltà in nome di un ideale più alto.Buon viaggio, perciò, auguriamo ai salpanti, sia quelli che rimarran-no qui, sia quelli che valicheranno frontiere e attraverseranno oceani!

Pietro Pinna Nato a Finale Ligure, di origine sar-da, Pinna viveva a Ferrara quando, alla fine del 1948, fu chiamato alle armi. Diventato fortemente anti-militarista dopo aver vissuto gli orrori della Seconda guerra mon-diale, decise di rifiutare di presta-re il servizio di leva, passando alla storia come il primo obiettore di coscienza d’Italia per motivi politici. Processato per disobbedienza, fu condannato al carcere una prima volta per dieci mesi, e successiva-mente per altri otto, venne infine ri-formato per problemi di salute. Ma fu solo il primo episodio di reclusio-ne: nel corso della vita, più volte le sue scelte nonviolente lo portaro-no dietro le sbarre, come nel 1975 fu condannato per vilipendio (per un’affissione contro la celebrazione delle Forze armate). In sua difesa ci furono volantinaggi, raccolte di firme, lettere e telegrammi alle au-torità interessate, finché fu accoltadal presidente della Repubblica la sua istanza di grazia. La collabora-zione con Capitini, il cui pensiero lo aveva sempre ispirato, lo portò a organizzare, nel 1961, la prima Marcia per la Pace Perugia-Assisi e le tre successive. ‘Pacifista com-battente’, come lo definirono mol-

ti, fu protagonista del Movimento Nonviolento, diventandone segre-tario nazionale dal 1968 al 1976. Nel 2008 è stato insignito del Premio Nazionale Nonviolenza e nel 2012 la facoltà di Giurisprudenza dell’U-niversità di Pisa gli ha conferito la laurea honoris causa in Scienze per la Pace. Pinna è morto ad aprile di quest’anno, ad 89 anni e, come per usare le parole del Movimento Non-violento “ in questo impegno perla nonviolenza specifica – fatto di disobbedienze civili, marce antimi-litariste, azioni dirette nonviolente

per il disarmo unilaterale – ha speso ogni momento della sua esistenza, coerente e rigoroso soprattutto con se stesso, sempre aperto all’incon-tro con l’ altro nella tensione e fami-liarità della ricerca della verità. Oggi, i giovani, che tanto a cuore stavano a Piero, che si affacciano all’espe-rienza del servizio civile, sanno – o dovrebbe sapere – che la loro espe-rienza di difesa civile non armata e nonviolenta è possibile soprattutto grazie all’impegno di una vita di Pie-troPinna.“

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LA NATURA SOCIALE E POLITICA DELL’ECONOMIA

dalla sua filiera produttiva. Le azio-ni oscillano dal rispetto degli stan-dard di sostenibilità a vere e pro-prie iniziative volte a generare del valore condiviso. L’impresa ha una serie di strumenti per rendicontare il suo impegno etico: certificazioni da enti esterni e istituzionalmen-te riconosciuti, codici etici (codice di condotta interno all’imprese) e bilanci di sostenibilità pubblica-ti generalmente sul sito aziendale (veri e propri bilanci in cui l’impresa rende pubblico il suo impegno nei confronti dei suoi portatori di in-teresse principali: dipendenti, am-biente, comunità di riferimento). Ad esempio, si finanziano progetti so-ciali nei paesi in cui si delocalizza la produzione (costruzione di ospeda-li e scuole, programmi di formazio-ne al lavoro), si attivano programmi a sostegno dei dipendenti (welfare aziendale), si garantisce un ciclo produttivo sostenibile e non impat-tante sull’ambiente o non violante i diritti umani.

Perché l’impresa è chiamata a ri-spondere a questa responsabilizza-zione? Si risponde facilmente pen-sando allo scenario mondiale degli ultimi decenni: c’è stato uno spo-stamento significativo delle deci-sioni economicamente più rilevanti dallo Stato alle imprese. La globaliz-zazione, intesa come apertura dei confini e abbattimento delle barrie-

Facendo una camminata per il centro città o una semplice pas-seggiata virtuale su internet, è inevitabile non accorgersi della nuova offerta che i commercianti e, su un ramo più alto dell’albero, le grandi imprese multinazionali ci propongono. Un vero e proprio cambiamento di paradigma in cui la parola che fa da traino è sostenibilità: abbigliamento rea-lizzato in tessuti recuperati prima ancora che alla moda, mobili in legno riciclato prima ancora che resistente, non più arance fresche maarance“bio”achilometrozero.

Ma di che cosa ci sta parlando que-sta nuova offerta? Ci racconta di una nuova attenzione, sia da parte delle imprese sia da parte dei consuma-tori, agli impatti extra economici chel’economiaportaconsé,sianoessi impatti sociali o ambientali. Si tratta di una consapevolezza che la crisi economica ha risvegliato e che si sta fortificando sempre più. Dopolamiopiaeconomicadegliul-timi anni, quella della crescita sen-za misura e dell’espansione senza confini delle grandi multinazionali, sta diventando sempre più nitida la dimensione sociale dell’agire eco-nomico. Si riscopre la natura socia-le e politica dell’economia, cioè la presenza in essa anche di fini civili. L’attività economica sembra final-mente intrecciarsi alla persona e

a tutto quello che la sua struttura antropologica genera: il bisogno di relazione e condivisione (la tan-to dibattuta sharing economy), di gratitudine nei confronti del bene comune che si traduce in un agire economico rispettoso per l’ambien-te e per gli altri esseri umani.

Diverse questioni rendono questoargomento di massima priorità: la globalizzazione con gli squilibri di distribuzione di reddito e risorse che ha creato a livello mondiale, una nuova consapevolezza che na-sce nel consumatore (grazie all’ac-cesso facilitato all’informazione che internet permette), l’allarme per l’esaurimento delle risorse che induce a prestare sempre maggior attenzione alla sostenibilità degli impatti, le incertezze diffusesi dopo gli scandali finanziari. L’economia prova a riacquistare credibilità.La riflessione introspettiva che la società ha fatto sui suoi usi e co-stumi in seguito alla crisi, ha por-tato sia il pubblico sia il privato ad interrogarsi sul loro ruolo e ad una responsabilizzazione senza prece-denti storici.Le organizzazioni internazionali come UE e OCSE e hanno mani-festato una grande attenzione a questo tema incentivando com-portamenti etici e sostenibili delle imprese. La sostenibilità d’azione è infatti oggettivabile in certificazio-ni nazionali e internazionali, che le imprese possono richiedere per ve-rificare la propria conformità ai re-quisiti richiesti dalla normativa.

L’impresa, da parte sua, si sta pro-attivando, facendo della respon-sabilità sociale d’impresa uno dei suoi maggiori perni d’azione. Per responsabilità sociale d’impresa si intende l’insieme delle iniziative che l’impresa implementa volte a ridurre e/o compensare l’impatto ambientale e sociale che scaturisce

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re spazio-temporali (pensiamo ad internet, che ha permesso di essere ovunque e in qualunque momento) ha favorito il boom di una nuova economia, più fluida, meno control-labile e indirizzabile a livello centra-le dallo Stato, caratterizzata dalla finanziarizzazione dell’economia.

Anche dal punto di vista cultura-le, la globalizzazione ha dischiuso nuovi orizzonti di significato, valori e idee diversi dai propri ai quali l’offerta economica si è subito adattata (si pensi all’offerta nei supermercati: possiamo scegliere il cibo di qualsiasi parte del mondo). Un’offerta illimitata e sempre più veloce da parte delle imprese che, spesso, per stare al passo con l’on-da inarrestabile, hanno chiuso un occhio sull’etica della loro azione.

Così, da una parte, il potere econo-mico è sempre più periferico e de-centralizzato; dall’altra, paradossal-mente, sempre più accentrato nel cuore delle grandi multinazionali che non sempre hanno agito etica-mente. In questo momento storico,

in cui le grandi imprese multina-zionale hanno una massa critica e un potere d’azione tale da riuscire a dettare trend sociali, l’impresa è chiamata ad interrogarsi sulla qualità della propria azione.Tuttavia, come ci ricorda A. Smith, non è certo dalla benevolenza del bir-raio, del macellaio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo ma dal fatto che essi hanno cura del proprio interesse (Smith, La Ricchezza delle Nazioni, 1776). Parole di secoli fa, ma da non dimen-ticare mai. Infatti, accanto al recu-pero sicuramente positivo di questa dimensione sociale, va ben tenuto a mente che l’impresa non fa volon-tariato, fa profitto. Non mancano di sicuro delle ragioni strumentali alla scelta di fare responsabilità so-ciale d’impresa. In primis, per stare al passo con i suoi interlocutori più importanti: i consumatori. Grazie al diffondersi e al moltiplicarsi dei ca-nali di informazione, i consumatori hanno acquisito grande capacità critica di giudizio. La sostenibilità di un prodotto diventa un requisi-to essenziale per la sua eleggibilità.

Un’importante ragione di questa preferenza etica da parte dei consu-matori è che il prodotto non è solo merce: le imprese tramite il mar-keting costruiscono un significatoculturale intorno al prodotto che vendono, e acquistare un prodotto sostenibile ci rende consumatori re-sponsabili, buoni cittadini. Il grande sviluppo della legislazione a tutela del consumatore che è avvenuto negli ultimi anni poi, rafforzando il potere dei consumatori, spinge maggiormente l’impresa a rispon-dere alle loro aspettative. L’impre-sa, comportandosi eticamente, migliora la propria immagine e con una buona reputazione riesce ad attirare i lavoratori più talentuosi e l’interesse degli investitori. Una gestione sostenibile, inoltre, è una vera e propria prevenzione per il rischio di disastri naturali dovuti ad un’azione impropria e anticipa le normative sempre più vincolanti in questo senso, evitando i costi dei riadattamenti strategici alla nuova normativa.

I benefici extra-economici, in-somma, sono tanti. Che la respon-sabilità sociale d’impresa generi del buono non è in dubbio. Quello su cui non dobbiamo smettere di in-terrogarci è quello che le imprese ci raccontano,perchéessere aziendesostenibili è di moda e, come tutte le mode, è scritta a caratteri cubi-tali su ogni cartellone pubblicita-rio dell’immaginario collettivo per indurci a leggerla meglio, anche quando non c’è. Come consumatori responsabili dobbiamo imparare a leggere la vera sostenibilità di un’impresa, e leggerla in modo critico, informan-doci sugli strumenti oggettivi di cui dispone per certificare la sua soste-nibilità. A quel punto, grazie a dei consumatori non ipnotizzati dal vanto che le imprese fanno della loro etica, ma realmente informati e consapevoli, si potrà chiudere il cerchio della responsabilizzazione. I soggetti economici potranno essere cellule dello stesso orga-nismo in relazione viva tra loro, piuttosto che isole.

Maria Sole Monolo

Per il quarto anno consecutivo MMI, SCAIP e SVI presentano una mostra fotografica unica nelsuogenere:“photographer.Donnechefo-tografano ledonne”. Inmostra,nelloSpazioContemporanea di Corsetto Sant’Agata a Bre-scia, ci saranno gli scatti di una sessantina di fotografe di fama internazionale provenienti da collezioni e prestigiose gallerie di Brescia, Napoli, Milano, Lucca, Treviso, ecc.Ammireremo capolavori delle più grandi foto-grafe internazionali, da quelle storiche come JuliaMargaretCameron,RuthBernard,DianeArbus, alle più conosciute artiste contempo-ranee,comeMarinaAbramovich,CindySherman,ShirinNeshat,AnnieLeibovitz. A sostegno delle donne delle Comunità Resilienti del Mozam-bico ci sarà una sezione con opere acquisibili su offerta minima delle fotografe Ilaria Facci, Cinzia Battagliola, Antonella Monzoni, Carla Cinelli, RenzaGrossi,SerenaGallini,ManuelaMetelli,SilvanaWilhem,AlejandraMendez, Piera Cavalieri, Chiara Boschi. La mostra è curata dalla fotogra-fa bresciana Cinzia Battagliola, in collaborazione con Lucio Merzi.Inaugurazione:Venerdì 25 novembre 2016 ore 19:00SPAZIO CONTEMPORANEA - Corsetto Sant’Agata 22 ,BresciaORARI di APERTURA - da giovedì a domenica dalle 15:30 alle 19:00Fino all’ 8 gennaio 2017

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Lo SVI (inisieme alle Ong bresciane Scaip e Medicus Mundi Italia) propone per Natale buonissimi panettoni con un offerta minima di 10 euro che andrà a sostenere il progetto a favore delle donne delle comunità resi-lienti del Mozambico, promosso dalle 3 ong bresciane.Quest’anno puoi scegliere tra: panettone artigianale da 500 gr della “PasticceriaAndreoni”diSanZeno(BS)

panettoneclassicoda1Kgprodottoda“LaTorinese”di Torino

I panettoni solidali saranno disponibili in sede dal 25 novembre 2016.Che cosa aspetti a prenotarli per te o per la tua azienda?Per info e prenotazioni: 030 6950381

A NATALE FAI UNREGALO SPECIALE:REGALA SOLIDARIETÀ

E perché non pensare ad un buon libro da mettere sotto l’albero?“Dentro una cornice di personaggi di piena fantasia,ecco due grandi vere figure bresciane: Mons. Luigi Fos-sati e la madre Amelia. Loro animano il nuovo romanzo uscito dalla penna di Aldo Ungari, intitolato «Un cam-mino». Quindi un pizzico di reale fra tanta immagina-zione nel libro che è il seguito di un precedente lavoro: «Unpretediperiferia».[…]Ungariraccontaunastoriache si sviluppa dal ’25 al ’45. Finale quindi con la Resi-stenza e la liberazione della città del giogo, a costo di sacrificiedisangue.[…]”L’autore, già presidente dello SVI, ha deciso di devolve-re il ricavato del libro alle tre ong bresciane MMI, SCAIP e SVI.Il libro è disponibile presso la nostra sede.Per info: [email protected] o 0306950381

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ME STESSA,ALLO SPECCHIO

Specchiarsi negli altri è conoscersi… è vestirsi di nuove vesti, nuovi colori, nuovi profumi.Queste sono le parole di Chiara, incontrata quasi per caso, che mi ritraggono nella spontaneità di un incontro,

nella gestualità di un istante, nella profondità di uno sguardo, nell’intimità di una lacrima antica.

In Africa sono nata due volte. Quan-do sono venuta al mondo e quan-do ho deciso di venire al mondo, di cercare il mio mondo.Il luogo in cui nasciamo fa parte di noi, anche se non sempre ne siamo consapevoli. Puoi ignorare il richia-mo per un po’, ma arriva sempre un punto in cui ti ritrovi a chiederti: cosa mi manca? Cos’è questo senso di inadeguatezza? Il lavoro ce l’ho, i miei studi li ho fatti, le esperienze pure...ealloraperchénonmisentocompleta?Dareunnomeaquestesensazioniè difficile. Ancor più difficile è capire come affrontarle, e cercare di risol-verle. Poi l’opportunità arriva, con gli inevitabili dubbi e perplessità, e all’improvviso, quasi senza accor-gertene, inizia la ricerca di te stesso.

In Africa sono nata due volte: come bambina, tabula rasa che ha una

vita da riempire, e come persona, che un po’ ha già vissuto ma non sa bene come. L’Africa mi ha regalato me stessa. Mi ha dato la vita, e poi mi ha in-segnato a viverla. Mi ha insegnato a respirare: a pieni polmoni, con gusto, perché respirare è un miodiritto. Mi ha insegnato ad assa-porare (l’aria, il cibo, le persone, i viaggi). Ho viaggiato da sola, e l’ho fatto per me: con mete ideali, non sempre definite, talvolta cambiate duranteilpercorso.PerchéinAfricavivi, non subisci la vita ed il tempo. Puoi aspettare cinque ore immersa nel nulla e sentirti in pace, vederla come un’occasione di conoscenza e non come un limite.

Quanto è diverso, qui, il tempo. Com’è affannoso il mio respiro, com’è difficile vivere coinvolgendo completamente il cuore e la mente.

Non voglio ricadere in questa quo-tidianità che mi fa paura, in questa società che non mi appartiene. Non mi interessa acquistare, passare ore inmacchina,farecertecose“perchévannofatte”.Voglio ascoltare. Voglio ascoltarMI. E scrivermi. E capirmi.Voglio vivere secondo il tempo del-la Natura, e non essere vincolata da cose che, in fondo, sono lontane dall’essenza dell’essere umano.Voglio essere consapevole di tutto ciò che mi circonda, e di me stessa. Perchéèquestalaverarealtàuma-na, non la tanto decantata civiltà moderna.

Questa non è che una storia… una come tante altre. Non è un elogio alla persona che sono, quanto a quelle di chi ho incontrato.

Francesca Belotti

“ritrovarsi allo specchio e fare paceè la più grande forma d’arte…”

Zibba

@ph by Banksy

PARO

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NAVIGARE

SUGGESTIONI

ASCOLTARE

LEGGERE

JARED DIAMON Armi, acciaio e malattie Breve storia degli ultimi tredicimila anniEINAUDI-1997

Il libro è incentrato sulla ricerca di una ri-sposta alla domanda che Yali, un abitante della Nuova Guinea, fece all’autore nel lu-gliodel1972:“Comemaivoibianchiavetetutto questo cargo e lo portate qui in Nuo-va Guinea, mentre noi neri ne abbiamo così poco?”,doveperCargosi intendono tuttiquei beni tecnologici di cui i guineani erano privi prima dell’arrivo dei coloni. In pratica l’autore cerca di rispondere alle seguenti domande:perchésonostatiglieuropeiegli americani del nord a sviluppare una ci-viltà tecnologicamente avanzata e non, ad

esempio,icinesioisumeri?Perchéglieu-ropei sono partiti alla conquista degli altri popoli (ottenendo evidenti successi, spesso contragicheconseguenzeperi“conquista-ti”), e non è avvenuto il contrario? Comemai i fieri guerrieri nativi americani sono stati spodestati dall’invasione di un popo-lo di agricoltori? Riunendo in un unico libro cognizionidallepiùsvariatediscipline,Dia-mond sviluppa un quadro d’insieme sulla storia delle varie società umane a partire dalla fine dell’ultima glaciazione, avvenuta circa 13000 anni fa. Per la prima volta, si riu-nisce nella visione storica un quadro forma-to da archeologia, antropologia, biologia molecolare, ecologia, epidemiologia, ge-netica, linguistica e scienze sociali, per non parlare della teoria del caos. Il libro ha vinto il Premio Pulitzer per la saggistica nel 1998.

da Wikipedia

PLAYING FOR CHANGEPlaying for Change 3: Songs Around The WorldPlayingforchangeRecords-2014

Ispirare e mettere in collegamento tra di loro musicisti di tutte le etnie per por-tare un messaggio di pace nel mondo attraverso la musica: l’obiettivo che nel 2004hadatovitaalprogettoPlayingFor Change, il supergruppo formato da artistidistradadivarieetnie,eallaPlay-ing For Change Foundation, l’organizza-

zione no profit che si è data la missione di edificare scuole di musica destinate all’infanzia nei luoghi più disparati del mondo, mette a segno con questo nuo-vo album un altro colpo significativo. 185 musicisti di 31 differenti nazioni, rockstaracclamateesemplicisuonatoridi strada, reinterpretano insieme, in curiose versioni tendenti alle forme più meticce di world music, i classici della musicapopolare,reggaeerock(daKeithRichardsaBobMarley,daManuChaoaMarvinGaye).

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LEGGERE

VEDERE

www.carbonsink.it

CarbonSinkèunasocietàdiconsulen-za altamente specializzata nello sviluppo di strategie di mitigazione del cambia-mento climatico e nella compensazione delle emissioni di CO2. Grazie al rico-noscimento come spin-off accademica dell’Università degli Studi di Firenze e le competenze del proprio team Carbon-Sinkriesceaconcentrarsiprincipalmen-

te su progetti di mitigazione volti a ri-durre e compensare le emissioni di gas serra (GHG) nell’atmosfera. Inoltre, Car-bonSinksupportaorganizzazionieONGsia private che pubbliche a sviluppare progetti di carbonio, molti dei quali han-no generato crediti di carbonio di alta qualità in grado di fornire importanti co-benefici sociali, economici e ambientali.

L. G.

PABLO LARRAINNerudaGood Films – 2016Cile

Consapevole di avere tra le mani una grande sceneggiatura e desideroso di rendere omaggio a Neruda, Pablo Lar-raín tira fuori un film straordinario. È quanto di più lontano a un report reali-stico degli ultimi mesi di vita di Neruda cipossaessere,perché rendeomaggioal suo protagonista trasformando la sua biografia in una sua opera letteraria. Ne-ruda è un film sottilmente ambiguo e sensuale, trasformista, immaginifico, ep-pure radicato nelle convenzioni dell’epi-

ca classica. Abbiamo un eroe ambiguo e molto bravo a nascondersi e a trasfor-marsi, Neruda, e poi abbiamo un cat-tivo, o forse un buono, il poliziotto che lo insegue. Gael García Bernal si affida a Larraín e tira fuori la sua miglior perfor-mance da molti anni a questa parte. Il le-game che si crea tra i due in un contesto alla Prova a Prendermi dall’odio sconfina nell’ammirazione e nell’amore, fino a creare un intrigo tra il romantico e il tra-gico, che sfocia in un finale western: in Neruda c’è una delle rarissime sequenze in cui il realismo magico sudamericano è sbarcato indenne al cinema.

Elisa Giudici (MondoFox)

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Non vivere su questa terra come un inquilino,o come un villeggiante stagionale.

Ricorda: in questo mondo devi vivere saldo,vivere come nella casa paterna.

Credi al grano, alla terra, al mare, ma prima di tutto all’uomo.Ama la nuvola, il libro, la macchina, ma prima di tutto l’uomo.

Senti in fondo al tuo cuore il dolore del ramo che secca,della stella che si spegne, della bestia ferita,

ma prima di tutto il dolore dell’uomo.Godi di tutti i beni terrestri, del sole, della pioggia e della neve,

dell’inverno e dell’estate, del buio e della luce,ma prima di tutto godi dell’uomo.

(Nazim Hikmet)

Buon Natale e sereno anno nuovo dallo Svi