ANNO XXIX N° 13 - 8 Aprile 2012

10
ANNO XXIX N° 13 - 8 Aprile 2012 1.00 Associato all’USPI SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Finestra sulla Parola Se ci recassimo presso i nostri fratelli cristiani ortodossi la mattina di Pasqua o i giorni successivi, ci sentiremmo gioiosamente salutare con queste parole: «Christós anésti!», cioè “Cristo è risorto!”; e noi dovremmo prontamente rispondere: «Alīthòs anésti!», ovvero “E’veramente risorto!”. Anche in Polonia, come ci spiegava la nostra sorella proveniente da quella nazione, queste sono le prime parole che ci si scambia, perfino al telefono, per farsi gli auguri di Pasqua e mi sembra molto bella questa con- suetudine che ci riporta, ancora oggi, a quel “primo giorno dopo il sabato”, in cui le donne, recatesi al sepolcro per ungere il corpo di Gesù, secondo l’usanza, ricevettero dall’an- gelo l’annuncio della resurre- zione e il mandato di portare la “buona notizia” ai discepoli. Già, l’evangelo è affidato in prima battuta a delle donne, visto che gli ultimi “atti” della vita di Gesù sono caratterizzati, per lo meno nei sinottici, dal- l’uscita di scena degli uomini, quegli stessi che, dal giorno della loro chiamata, avevano costituito la comunità/famiglia dei discepoli riunita attorno al Maestro venuto da Nazaret. Nessuno di loro ha visto Gesù morto, sepolto, risorto e apparso vivo il mattino dopo il sabato. Non solo, ma, ancora Marco, sottolinea la loro ostinata incredulità rispetto alla resurrezione, per la quale, infine, vengono rim- proverati proprio dallo stesso Gesù (Mc 16,14). Eppure, proprio ad essi, allora, come a noi, oggi, Gesù si era totalmente consegnato, corpo e sangue, nella cena pasquale, predicendo loro la sua passione e la sua resurrezione e ricevendo, dalla bocca di Pietro, la promessa di una fedeltà incrollabile (Mc 14,22-29). Le donne, invece, non erano state “chiamate” da Gesù, ma, sempre nei sinottici, erano state “guarite” da Lui (cfr. 16,9) e lo avevano spontaneamente seguito e servito dalla Galilea a Gerusalemme e dal Calvario fino al sepolcro, dove si apprestavano a compiere quello che pensavano essere l’ultimo gesto di amore, di gra- titudine e di venerazione nei confronti di Colui che, risa- nandole, aveva fatto sgorgare in loro, nuovamente, la vita. Leggo in un giornale l’intervista ad uno scienziato italiano, uno dei fisici che hanno a che fare con i neutrini, il quale, richiesto, dichiara di non credere in Dio, e, rileggendo il vangelo della Pasqua, penso che è più difficile credere per chi non ha fatto l’esperienza d’essere stato “guarito” da Gesù, per chi non si riconosce, giorno dopo giorno, assetato e affa- mato di quella Vita sgorgata per tutti dal suo costato; lo stesso costato da cui, in principio, fu tratta la donna, portatrice di una sapienza che ben conosce nella sua carne come la gioia nasce dal dolore, la vita dalla morte. Le sorelle Clarisse della Santa Speranza Messaggio alla Diocesi per la Santa Pasqua del nostro Vescovo: un invito ad avere una fede maggiore e una speranza più certa C arissimi, in occasione delle festività pasquali è mio vivo desiderio formulare i migliori auguri a tutti voi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, fedeli laici. Vorrei che questi auguri non fossero generici e solo formali, anche se possono essere sempre molto graditi, ed allora mi chiedo quali siano i bisogni più profondi che abbiamo e quali le esigenze più urgenti che stiamo vivendo. Sono a conoscenza delle fatiche quotidiane di molte famiglie a causa della mancanza di lavoro o per le difficoltà educative dei figli. Conosco le delusioni di tanti giovani che non trovano lavoro e le tristezze degli adolescenti alla ricerca di risposte vere ai loro problemi di crescita. So pure di tante aspirazioni, che vorrebbero trovare una realizzazione e che invece rimangono inascoltate, causando sofferenza e talvolta anche ribellione. Ebbene, la festa di Pa- squa può darci qualcosa di cui abbiamo veramente bisogno? Può essere una risposta a quanti stanno vivendo una qualche crisi? Quando Gesù è risorto in quel mattino di Pasqua di duemila anni fa, le persone a lui vicine, i suoi amici, vissero in modo contraddittorio quella esperienza unica, impensabile, traumatica: rimasero tremen- damente spaventati e insieme furono contenti. L’evangelista Marco narra che le donne andate al sepolcro, trovandolo vuoto, “furono piene di spa- vento e di stupore e non dissero niente a nessuno perché erano impaurite (16,8). Anche Matteo regi- stra il medesimo atteggiamento contrastante: “Ab- bandonarono il sepolcro in fretta, con timore e gioia grande” (28,8). E Luca: “Sconvolti e pieni di paura credevano di vedere un fantasma” (24,37), mentre Giovanni sottolinea l’atteggiamento della gioia: “I discepoli gioirono al vedere il Signore” (20,20). Timore e stupore, paura e gioia: ecco in sintesi l’esperienza pasquale dei primi discepoli di Gesù. Né poteva essere diversa la loro reazione di fronte ad una novità impensabile seguita a quanto era avvenuto il Venerdì santo.Penso che quella espe- rienza abbia un valore emblematico, perchè rispecchia la nostra vita di discepoli di Cristo oggi: coltiviamo delle speranze, ma poi siamo tentati dalla delusione, vorremmo guardare al futuro con serenità, ma sentiamo che la fatica del presente ci frena con il suo carico di sofferenza. È possibile uscire da questa situazione contraddittoria? Ci è dato di superare questa esperienza ambivalente? L’infelicità umana che talvolta ci attanaglia ha uno sbocco positivo? Il grande scrittore inglese G.K. Chesterton nel 1910 ha scritto un saggio dal titolo provocatorio secondo il suo stile: Ciò che non va nel mondo. Nel volume ci aspetteremmo un lunghissimo elenco di cose che non vanno, come noi sappiamo ben fare, ed invece egli scrive che c’è una sola cosa sbagliata: “Non ci domandiamo che cosa è giusto”. Ed aggiunge: questo non interrogarci è la cosa più dannosa che esista, è la vuota e comoda abitudine di descrivere i mali della società e della Chiesa, per cercare i rimedi, ma senza conoscere che cosa sia la salute. “Sul male siamo tutti d’accordo, è riguardo al bene che ci caviamo gli occhi”. Egli definisce questa abitudine “la nuova e gigantesca eresia”, perchè impedisce di guardare al positivo per migliorarlo e soprattutto perché non ha fiducia nella potenza redentrice della Pasqua del Signore. Non è accumulando idee nuove che scaturiscono le giuste terapie, commenta Chesterton, ma è la vita in un grande ideale, l’esistenza in Cristo risorto e Salvatore, che permette di migliorare anche il nostro mondo. Questo è astrazione, idealismo, utopia? Se ci vengono in mente queste parole, allora dobbiamo riconoscere di avere poca fede nella concreta potenza del Signore. Gesù risorto è quanto di più caro abbiamo noi cristiani, come ha scritto Solov’ev, e con questa fede nella sua risurrezione possediamo enormi possibilità, se ap- pena essa diventa viva, si fa matura e viene concretamente vissuta in noi. Quindi, la Pasqua ci chiede una fede maggiore in Gesù, il Salvatore del mondo, come nor- malmente siamo abituati a dire. Ma l’abitudine a dire non basta. Da lui deve scaturire anche una speranza più certa, che si fa motore di un deciso impegno di vita concreta, capace di tra- sformare le persone e la società. Dunque la Pasqua non è solo una festa religiosa, la prima festa cristiana da ogni punto di vista, ma è anche la possibile occasione di un rinnovamento umano, in grado di migliorare il mondo. La Pasqua è la metamorfosi dell’universo. Dalla fede in Gesù vivo scaturiscono motivi di speranza e di gioia, partono direttive di condivisione e di solidarietà, derivano ideali di giustizia e di pace. Nasce un modo nuovo di vedere la vita e di vivere, sia per- sonalmente che in famiglia e nella società. Ed il mondo con la sua storia acquista una nuova to- nalità. Non è utopia. E’ invece possibilità reale, è concretezza realizzabile, è ideale di stupenda trasformazione, per chi veramente crede. Ed allora ecco l’augurio: guardiamo al Signore e lasciamoci guidare da Lui! “Questo è il giorno che ha fatto il Signore, rallegriamoci ed in esso esultiamo!” (Ps 117, 24). Auguri di buona Pasqua! Di cuore tutti benedico. + Gervasio Gestori Vescovo Santa Pasqua 2012 Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno “Dalla fede in Gesù vivo scaturiscono motivi di speranza e di gioia, partono direttive di condivisione e di solidarietà, derivano ideali di giustizia e di pace. Nasce un modo nuovo di vedere la vita e di vivere, sia personalmente che in famiglia e nella società. Ed il mondo con la sua storia acquista una nuova tonalità”. Solo in Gesù, come ci suggerisce il nostro Vescovo, gli Auguri si fanno concreti e sono quelli che noi della Redazione intendiamo rivolgere ai nostri Lettori. Auguri! Auguri! Auguri! Gesù è Risorto! Alleluia Avvertiamo che il nostro settimanale non uscirà domenica 15 aprile a pag. 4

description

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Transcript of ANNO XXIX N° 13 - 8 Aprile 2012

Page 1: ANNO XXIX N° 13 - 8 Aprile 2012

ANNO XXIX N° 13 - 8 Aprile 2012 € 1.00

Associato all’USPI

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Finestra sulla ParolaSe ci recassimo presso i nostri fratelli cristiani ortodossila mattina di Pasqua o i giorni successivi, ci sentiremmogioiosamente salutare con queste parole: «Christósanésti!», cioè “Cristo è risorto!”; e noi dovremmoprontamente rispondere: «Alīthòs anésti!», ovvero“E’veramente risorto!”. Anche in Polonia, come cispiegava la nostra sorella proveniente da quellanazione, queste sono le prime parole che ci si scambia,perfino al telefono, per farsi gli auguri di Pasqua e misembra molto bella questa con-suetudine che ci riporta, ancoraoggi, a quel “primo giornodopo il sabato”, in cui le donne,recatesi al sepolcro per ungereil corpo di Gesù, secondol’usanza, ricevettero dall’an-gelo l’annuncio della resurre-zione e il mandato di portarela “buona notizia” ai discepoli.Già, l’evangelo è affidato inprima battuta a delle donne,visto che gli ultimi “atti” dellavita di Gesù sono caratterizzati,per lo meno nei sinottici, dal-l’uscita di scena degli uomini,quegli stessi che, dal giorno della loro chiamata,avevano costituito la comunità/famiglia dei discepoliriunita attorno al Maestro venuto da Nazaret. Nessunodi loro ha visto Gesù morto, sepolto, risorto e apparso

vivo il mattino dopo il sabato. Non solo, ma, ancoraMarco, sottolinea la loro ostinata incredulità rispettoalla resurrezione, per la quale, infine, vengono rim-proverati proprio dallo stesso Gesù (Mc 16,14).

Eppure, proprio ad essi, allora, come a noi, oggi,Gesù si era totalmente consegnato, corpo e sangue,nella cena pasquale, predicendo loro la sua passionee la sua resurrezione e ricevendo, dalla bocca diPietro, la promessa di una fedeltà incrollabile (Mc14,22-29). Le donne, invece, non erano state “chiamate”da Gesù, ma, sempre nei sinottici, erano state “guarite”da Lui (cfr. 16,9) e lo avevano spontaneamenteseguito e servito dalla Galilea a Gerusalemme e dal

Calvario fino al sepolcro, dovesi apprestavano a compierequello che pensavano esserel’ultimo gesto di amore, di gra-titudine e di venerazione neiconfronti di Colui che, risa-nandole, aveva fatto sgorgarein loro, nuovamente, la vita.Leggo in un giornale l’intervistaad uno scienziato italiano, unodei fisici che hanno a che farecon i neutrini, il quale, richiesto,dichiara di non credere in Dio,e, rileggendo il vangelo dellaPasqua, penso che è più difficilecredere per chi non ha fatto

l’esperienza d’essere stato “guarito” da Gesù, per chinon si riconosce, giorno dopo giorno, assetato e affa-mato di quella Vita sgorgata per tutti dal suo costato;lo stesso costato da cui, in principio, fu tratta ladonna, portatrice di una sapienza che ben conoscenella sua carne come la gioia nasce dal dolore, la vitadalla morte.

Le sorelle Clarisse della Santa Speranza

Messaggio alla Diocesi per la Santa Pasqua

del nostro Vescovo: un invito ad avere

una fede maggiore e una speranza più certa

C arissimi,in occasione delle festività pasquali è mio vivo desiderio formulare

i migliori auguri a tutti voi, sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, fedelilaici. Vorrei che questi auguri non fossero generici e solo formali, anchese possono essere sempre molto graditi, ed allora mi chiedo quali sianoi bisogni più profondi che abbiamo e quali le esigenze più urgenti chestiamo vivendo.

Sono a conoscenza delle fatiche quotidiane di molte famiglie a causa dellamancanza di lavoro o per le difficoltà educative dei figli. Conosco le delusioni di tanti giovaniche non trovano lavoro e le tristezze degli adolescenti alla ricerca di risposte vere ai loro problemidi crescita. So pure di tante aspirazioni, che vorrebbero trovare una realizzazione e che invecerimangono inascoltate, causando sofferenza e talvolta anche ribellione. Ebbene, la festa di Pa-squa può darci qualcosa di cui abbiamo veramente bisogno? Può essere una risposta a quantistanno vivendo una qualche crisi? Quando Gesù è risorto in quel mattino di Pasqua di duemilaanni fa, le persone a lui vicine, i suoi amici, vissero in modo contraddittorio quella esperienzaunica, impensabile, traumatica: rimasero tremen-damente spaventati e insieme furono contenti.L’evangelista Marco narra che le donne andate alsepolcro, trovandolo vuoto, “furono piene di spa-vento e di stupore e non dissero niente a nessunoperché erano impaurite (16,8). Anche Matteo regi-stra il medesimo atteggiamento contrastante: “Ab-bandonarono il sepolcro in fretta, con timore e gioiagrande” (28,8). E Luca: “Sconvolti e pieni di pauracredevano di vedere un fantasma” (24,37), mentreGiovanni sottolinea l’atteggiamento della gioia: “Idiscepoli gioirono al vedere il Signore” (20,20).

Timore e stupore, paura e gioia: ecco in sintesil’esperienza pasquale dei primi discepoli di Gesù.Né poteva essere diversa la loro reazione di frontead una novità impensabile seguita a quanto era avvenuto il Venerdì santo.Penso che quella espe-rienza abbia un valore emblematico, perchè rispecchia la nostra vita di discepoli di Cristo oggi:coltiviamo delle speranze, ma poi siamo tentati dalla delusione, vorremmo guardare al futurocon serenità, ma sentiamo che la fatica del presente ci frena con il suo carico di sofferenza. Èpossibile uscire da questa situazione contraddittoria? Ci è dato di superare questa esperienzaambivalente? L’infelicità umana che talvolta ci attanaglia ha uno sbocco positivo? Il grandescrittore inglese G.K. Chesterton nel 1910 ha scritto un saggio dal titolo provocatorio secondoil suo stile: Ciò che non va nel mondo. Nel volume ci aspetteremmo un lunghissimo elenco dicose che non vanno, come noi sappiamo ben fare, ed invece egli scrive che c’è una sola cosasbagliata: “Non ci domandiamo che cosa è giusto”. Ed aggiunge: questo non interrogarci è lacosa più dannosa che esista, è la vuota e comoda abitudine di descrivere i mali della società edella Chiesa, per cercare i rimedi, ma senza conoscere che cosa sia la salute. “Sul male siamotutti d’accordo, è riguardo al bene che ci caviamo gli occhi”. Egli definisce questa abitudine “lanuova e gigantesca eresia”, perchè impedisce di guardare al positivo per migliorarlo e soprattuttoperché non ha fiducia nella potenza redentrice della Pasqua del Signore.

Non è accumulando idee nuove che scaturiscono le giuste terapie, commenta Chesterton, maè la vita in un grande ideale, l’esistenza in Cristo risorto e Salvatore, che permette di migliorareanche il nostro mondo. Questo è astrazione, idealismo, utopia?

Se ci vengono in mente queste parole, allora dobbiamo riconoscere di avere poca fede nellaconcreta potenza del Signore. Gesù risorto è quanto di più caro abbiamo noi cristiani, come hascritto Solov’ev, e con questa fede nella sua risurrezione possediamo enormi possibilità, se ap-pena essa diventa viva, si fa matura e viene concretamente vissuta in noi.

Quindi, la Pasqua ci chiede una fede maggiore in Gesù, il Salvatore del mondo, come nor-malmente siamo abituati a dire. Ma l’abitudine a dire non basta. Da lui deve scaturire ancheuna speranza più certa, che si fa motore di un deciso impegno di vita concreta, capace di tra-sformare le persone e la società. Dunque la Pasqua non è solo una festa religiosa, la prima festacristiana da ogni punto di vista, ma è anche la possibile occasione di un rinnovamento umano,in grado di migliorare il mondo. La Pasqua è la metamorfosi dell’universo. Dalla fede in Gesùvivo scaturiscono motivi di speranza e di gioia, partono direttive di condivisione e di solidarietà,derivano ideali di giustizia e di pace. Nasce un modo nuovo di vedere la vita e di vivere, sia per-sonalmente che in famiglia e nella società. Ed il mondo con la sua storia acquista una nuova to-nalità. Non è utopia. E’ invece possibilità reale, è concretezza realizzabile, è ideale di stupendatrasformazione, per chi veramente crede.

Ed allora ecco l’augurio: guardiamo al Signore e lasciamoci guidare da Lui! “Questo è ilgiorno che ha fatto il Signore, rallegriamoci ed in esso esultiamo!” (Ps 117, 24).

Auguri di buona Pasqua! Di cuore tutti benedico.+ Gervasio Gestori

VescovoSanta Pasqua 2012

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

“Dalla fede in Gesù vivo scaturiscono motivi di speranza e di gioia,

partono direttive di condivisione e di solidarietà, derivano ideali

di giustizia e di pace. Nasce un modo nuovo di vedere la vita

e di vivere, sia personalmente che in famiglia e nella società.

Ed il mondo con la sua storia acquista una nuova tonalità”.

Solo in Gesù, come ci suggerisce il nostro Vescovo, gli Auguri si fanno

concreti e sono quelli che noi della Redazione intendiamo

rivolgere ai nostri Lettori.

Auguri! Auguri! Auguri!

Gesù è Risorto! Alleluia

Avvertiamo

che il nostro settimanale

non uscirà

domenica 15 aprile

a pag. 4

Page 2: ANNO XXIX N° 13 - 8 Aprile 2012

Anno XXIX

8 Aprile 20122

PAG

Più che le parole, intense e profonde, la visitain Messico è stato un incontro di gioia e difesta. Il Papa è diventato “messicano” e nonpoteva non essere così, per il trabocchevoleaffetto della folla. Ma anche perché questogrande Paese è il segno di un cammino dicrescita che si vuole intraprendere e che ne-cessariamente poggia su fondamenta cri-stiane, che Benedetto XVI ha ripreso esviluppato.Nella cerimonia di commiato, lunedì 26marzo, il Papa ha rinnovato il suo “invito alpopolo messicano ad essere fedele a sé stessoe a non lasciarsi intimorire dalle forze delmale, ad essere coraggioso e lavorare affin-ché la linfa delle sue radici cristiane facciafiorire il suo presente ed il suo futuro”. Ri-torna l’appello alla fede, alla speranza ed allacarità, ai fondamenti insomma della vita cri-stiana, per guardare avanti, nonostante i pro-blemi, la violenza, le crisi. Benedetto XVIcosì profila uno “sforzo solidale che permettaalla società di rinnovarsi dalle sue fonda-menta per realizzare una vita degna, giustaed in pace per tutti”. E precisa: “Per i catto-lici, questo contributo al bene comune èanche un'esigenza di quella dimensione es-senziale del Vangelo che è la promozioneumana ed una espressione altissima della ca-rità”.Ma sono i gesti, l’affetto travolgente e spon-taneo, che accompagnano le parole e le ren-dono più efficaci, disegnano quel movimentodi sviluppo che sta davanti al Messico e a

tutta l’America Latinacome un orizzonte e unasfida.È una sfida da vincerecon le proprie risorse, etra queste il cristiane-simo, il cattolicesimo vis-suto ed autentico. Non cisono infatti scorciatoie,non ci sono illusorie ideo-logie, che si sono rivelatesolo un lungo binariomorto. Ai vescovi di tuttal’America Latina riunitinella cattedrale che ha il nome emblematicodella Madre Santissima della Luce, a León,ha ribadito che Dio è capace di aprire nuovispazi ad una speranza che non delude. Chenon è una citazione consolatoria dalla letteradi Paolo ai Romani, ma l’indicazione di unastrada, che le grandi folle che hanno accom-pagnato il Papa hanno ben presente e versola quale in qualche modo sospingono. Con questa doppia spinta, di un movimentoverso il bene e del dissolvimento delle ideo-logie, dal Messico così Benedetto XVI passaa Cuba, tappa più intrigante dal punto di vistadell’attenzione mediatica, ma che non si puòcogliere fino in fondo se non alla luce dellafesta in Messico. Il collegamento è molto evi-dente ed è proprio nel senso profondo del-l’anno della fede che il Papa ha ribadito aivescovi latino-americani: “Condurre gli uo-mini a Cristo, la cui grazia permetterà loro di

lasciare le catene del peccato che li rendeschiavi e di avanzare verso la libertà auten-tica e responsabile”.

Francesco Bonini

PAPA IN MESSICOUna sfida da vincereIl richiamo di Benedetto XVI all’impegno per il bene comune

Il Papa in Messico e Cuba, il

vero grande incontro: editoriale

di padre Lombardi

Tanti i commenti che ancora appaiono sui media internazionali in

riferimento al viaggio del Papa in Messico e Cuba. Una visita sto-

rica, l’hanno definita alcuni osservatori. Ma c’è anche chi ha cri-

ticato l’assenza di alcuni incontri. Sui significati di questo 23.mo

viaggio apostolico internazionale del Pontificato di Benedetto XVI,

ascoltiamo il direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale

per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo

Vaticano: Un incontro personale e diretto fra il Papa e i popoli delMessico e di Cuba, idealmente tutti i popoli ispanici dell’AmericaLatina; questo è certamente uno dei significati più importanti delviaggio appena concluso. Agli occhi delle centinaia di milioni dicattolici del continente americano un passo decisivo - oltre la par-tecipazione all’Assemblea di Aparecida del 2007 - per confermaree in certo senso equilibrare l’attenzione di questo pontificato neiloro confronti. Un messaggio chiarissimo di incoraggiamento allaChiesa nei due Paesi, un’esplicita richiesta di spazi più larghi di pre-senza e di libertà religiosa, non come tutela di privilegi, ma comepossibilità di servizio, di contributo efficace per il bene di tutti, perla costruzione di una società più fraterna, più giusta, riconciliata epacifica. Il Papa è il pastore della Chiesa cattolica e attraverso diessa e della sua vitalità passa anzitutto il servizio della fede alla vitadei popoli. Non per nulla, il cuore spirituale del viaggio lo abbiamo

compreso vedendoPapa Benedetto pelle-grino davanti alla Vir-gen de la Caridad delCobre. Ci sarà chicontinuerà a dire chevi sono stati degli in-contri mancati: la visita a Guadalupe, i dissidenti cubani, le vittimedi Maciel… Il Papa non può sempre fare tutto ciò che vorrebbenello spazio brevissimo di un viaggio, ma chi lo ascolta capisce ilsuo spirito e le sue intenzioni, chi lo segue sa la coerenza e il co-raggio dei suoi messaggi. Il vero grande incontro, che comprendeidealmente tutti gli incontri particolari, è avvenuto, ed è stato pro-fondo, spontaneo, sincero. Quel servizio alla fiducia, alla speranza,che il Papa desiderava offrire. © Copyright Radio Vaticana

«Mi sento particolarmente vicino a questa inizia-tiva, perché è sempre vivo nel mio animo il ricordodella visita che ho compiuto nel carcere di Rebibbiapoco prima dello scorso Natale; ricordo i volti cheho incontrato e le parole che ho ascoltato, e che

hanno lasciato in me un segno profondo». Lo ha scritto Benedetto XVI, in un messaggio cheè stato letto durante la Via Crucis nella casa circon-dariale di Rebibbia, presieduta dal card. AgostinoVallini, con la partecipazione di detenuti, operatoripenitenziari e gruppi di fedeli da varie parrocchiedella città. «Mi unisco spiritualmente alla vostrapreghiera - ha sostenuto il Papa -, e così posso darecontinuità alla mia presenza in mezzo a voi, e diquesto ringrazio in particolare i vostri cappellani».«So - ha aggiunto - che questa Via Crucis vuole es-sere anche un segno di riconciliazione. In effetti,come disse uno dei detenuti durante il nostro incon-tro, il carcere serve per rialzarsi dopo essere caduti,per riconciliarsi con se stessi, con gli altri e con Dio,e poter poi rientrare di nuovo nella società».Quando, nella Via Crucis, vediamo Gesù che cadea terra, ha sottolineato il Pontefice, «comprendiamoche Lui ha condiviso la nostra condizione umana, ilpeso dei nostri peccati lo ha fatto cadere; ma per trevolte Gesù si è rialzato e ha proseguito il camminoverso il Calvario».

Con l'aiuto di Gesù, ha evidenziato il Santo Padre,«anche noi possiamo rialzarci dalle nostre cadute, emagari aiutare un altro, un fratello, a rialzarsi». Mache cosa dava a Gesù la forza di andare avanti? «Erala certezza - ha chiarito Benedetto XVI - che ilPadre era con Lui. Anche se nel suo cuore c'era tuttal'amarezza dell'abbandono, Gesù sapeva che ilPadre lo amava, e proprio questo amore immenso,questa misericordia infinita del Padre celeste lo con-solava ed era più grande delle violenze e degli ol-traggi che lo circondavano. Anche se tutti lodisprezzavano e lo trattavano non più come unuomo, Gesù, nel suo cuore, aveva la ferma certezzadi essere sempre figlio, il Figlio amato da DioPadre». Questo, ha spiegato il Papa, «è il grandedono che Gesù ci ha fatto con la sua Via Crucis: ciha rivelato che Dio è amore infinito, è misericordia,e porta fino in fondo il peso dei nostri peccati, per-ché noi possiamo rialzarci e riconciliarci e ritrovarela pace». «Anche noi, allora - ha osservato il Pon-tefice -, non abbiamo paura di percorrere la nostra‘via crucis', di portare la nostra croce insieme conGesù. Lui è con noi». Con noi, ha concluso, «c'èanche Maria, sua e nostra madre. Lei rimane fedeleanche ai piedi della nostra croce, e prega per la no-stra risurrezione, perché crede fermamente che,anche nella notte più buia, l'ultima parola è la lucedell'amore di Dio». © Copyright (Sir)

E.Tì.

Il viaggio di papa Ratzinger sull’isola di Cuba, ci fa tornare alla me-moria quello di quattordici anni prima, del carismatico Papa Wojtyla.

Quello che fu, a nostro av-viso, uno dei viaggi impossi-bili di un pontificato che loaveva visto presente in tantis-sime parti del mondo. Unviaggio in cui il Papa trovò ilvolto sofferente di un popoloche, nonostante tutto, nonaveva mai perso la propria di-gnità e una Chiesa sfinita,anche se mai doma, per averdovuto resistere a una lunga

dittatura atea. Un viaggio che vide un testimone di casa nostra e di cuiavemmo un fedele rendiconto nel corso di una serata dedicata alla co-municazione. Fu, infatti, in occasione della Festa dei giornalisti del-l’anno 1998 che il nostro Vescovo Gestori, nell’Hotel San Giacomo diMonteprandone, ci parlò della sua partecipazione a quell’incontro sto-rico a cui era stato invitato dal Cardinale dell’Avana, Jaime Lucas Or-tega Y Alamino, conosciuto allorché ricopriva l’incarico di Presidentedel comitato per gli interventi caritativi a favore del terzo Mondo coifondi dell’8 per mille. Un’esperienza eccezionale, unica, irripetibile dicui ci narrò i momenti e le emozioni, le aspettative e le sensazioni. E lagioia immensa di trovarsi in quel mare di fedeli osannanti raccolti in-torno al Papa nella piazza della Rivoluzione. Poi la foto con il leadermaximo Fidel Castro, tra gli sguardi benevoli e compiaciuti dei nume-rosi presenti. Un ricordo che non s’è perso lungo la via del tempo, mache rimane tra le cose belle degli ultimi anni.

BENEDETTO XVI

AI DETENUTI DI REBIBBIA:

POSSIAMO RIALZARCI

DALLE NOSTRE CADUTE

L’angolo dei ricordi

Page 3: ANNO XXIX N° 13 - 8 Aprile 2012

3Anno XXIX

8 Aprile 2012 PAG

La riforma del lavoro non può prescindere dal periodo di crisi.Questo il parere dell’economista Luigi Campiglio, docente al-l’Università Cattolica, che ne dà una lettura in chiaroscuro: intempi “normali” sarebbe accolta diversamente, con meno criti-che. Ma ora, appunto, non è un tempo “normale”.I tempi rapidi con cui si sta muovendo il Governo nel rifor-

mare il mercato del lavoro sono lodati da alcuni, biasimati

da altri. Cosa ne pensa? Qual è, a suo avviso, la logica che

anima l’esecutivo? La filosofia della riforma è favorire gli in-gressi, specialmente a tempo indeterminato, e consentire leuscite. Ciò premesso, arriva in un momento giusto se si consideral’esigenza di dare una risposta alle perturbazioni dei mercati fi-nanziari, sbagliato se si tiene conto del periodo di crisi. Una ri-forma di questo genere in tempi normali avrebbe avutoun’accoglienza diversa e migliore. Il modello messo a punto dalgoverno Monti funziona se creiamo un mercato del lavoro mo-bile, nel quale chi esce - con il sostegno di una rete sociale diqualche tipo - è in grado di trovare una nuova occupazione intempi ragionevoli.Ma i dati sulla disoccupazione sembrano darci un diverso

quadro della situazione...

Appunto. Siamo più vicini al modello statunitense che a quellotedesco, e in un momento di crisi epocale. Il problema è che que-sta crisi anche negli Usa ha creato una frattura senza precedentinel mercato del lavoro, con la disoccupazione di lunga duratache ha raggiunto livelli mai visti dalla seconda guerra mondiale.In condizioni normali, con un’economia dinamica, invece, sa-rebbe nell’interesse comune spostare i lavoratori da settori in de-clino ad altri in ascesa.

Nel medio periodo quali saranno gli effetti di questa ri-

forma?

L’interrogativo di fondo è se questo modello, che oggi permetteal governo di essere un interlocutore forte al tavolo degli inve-stitori internazionali, consente pure la cre-scita. In altre parole, la tempesta ora è stataplacata e se tra 18 mesi l’economia europea,e quella italiana in particolare, avranno ri-preso a crescere, allora i creditori esteri con-fermeranno la loro fiducia. In caso contrario,rischiamo di tornare al punto di partenza.Questa riforma stimola la crescita? Non èscontato. Adesso è prioritario ridare ossigenoalle piccole e medie imprese italiane per farlevivere, dare loro possibilità di accedere alcredito, sbloccare i fondi degli enti locali ecosì via. È qui, prima ancora che sulla ri-forma del lavoro, che si gioca il successo del-l’esecutivo.La riforma si propone di superare diverse

tipologie contrattuali, a favore di un con-

tratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato. Un passo

in avanti o, viceversa, una retrocessione rispetto a forme la-

vorative che hanno visto la luce di recente?

Secondo l’Eurostat in Italia un lavoratore su 5, il 20% del totale,è in proprio: una percentuale abnorme, in larga parte dovuta aforme di lavoro instabili, precarie. Ora, la proposta del governoin condizioni normali potrebbe portare in luce situazioni d’irre-golarità e trasformare i rapporti precari in contratti a tempo in-

determinato. Ma non dimentichiamo la crisi, e la difficoltà delleaziende. Il rischio che si trovino scappatoie è reale, come pureche la produttività non venga incentivata.Come vede i rapporti tra governo e sindacati?

Dobbiamo trovare modalità nuove:abbiamo bisogno di responsabilitàsindacale, forme di solidarietà traimprese e lavoratori. Per la tradi-zione sindacale italiana un clima dicondivisione fatica a emergere: isindacati restano più facilmente ar-roccati in una posizione di contrap-posizione anziché aprirsi al dialogo.Ognuno deve fare il suo dovere e laresponsabilità del sindacato non stasolo nel difendere il lavoratore atutti i costi, quanto piuttosto nel san-zionare lui per primo comporta-menti dei singoli contrari all’eticadel lavoro, che alla fine si ripercuo-tono e danneggiano tutti.

L’articolo 18 continua a essere motivo di scontro... Ormai èdiventato un fatto politico, mentre gli imprenditori che incontromi raccontano che sono ben altre le difficoltà. L’idea che cidebba essere una ragionevolezza nei licenziamenti è fondamen-tale, ma va al di là dell’articolo 18. Pensiamo a tutte quelle pic-cole-medie imprese, che hanno fino a 15 dipendenti: lì la giustacausa si applica nei fatti, non per una norma.

L’associazione culturale Homo Via-

tor e la redazione di Nel Fram-

mento, la rivista di collegamentodel Movimento Fides Vita, stannoorganizzando un ciclo di incontridal titolo Nella crisi…la Speranza

con l’intento di dare un giudiziosulla presente crisi economica chesta travolgendo l’Italia, l’Europa eil mondo intero. Il 15 dicembre2011 presso l’Auditorium comu-nale di San Benedetto del Tronto èintervenuto Luigi Amicone, diret-tore del settimanale “Tempi”, che ci ha aiutato acapire meglio, giudicando in maniera consapevole,le difficoltà del periodo che stiamo vivendo. Comesiamo arrivati a questa situazione? Quali errori divalutazione sulla realtà sono stati commessi equale distorsione delle cose sottende una crisi dicosì larga scala e di così grave impatto? Come su-perare questo momento e su cosa e chi avere spe-ranza? Ciò che ci preme di più è non distogliere losguardo sull’uomo, su ciascuno di noi che, inevi-tabilmente e quotidianamente, si trova a fare iconti, a mettere in gioco la propria responsabilità,con quanto sta accadendo. Questa iniziativa, inol-tre, ha voluto sottolineare anche un altro elemento,altrettanto inevitabile e importante: la certezza chein ogni circostanza – e dunque anche nella crisiche stiamo attraversando – vi è la speranza di unvero e profondo cambiamento, certamente econo-mico, ma soprattutto personale e sociale, che potrànascere anche grazie a questo tempo. Il Papa Be-nedetto XVI, nell’enciclica Caritas in veritate, af-ferma che “la crisi ci obbliga a riprogettare il

nostro cammino, a darci nuove regole e a trovare

nuove forme di impegno, a puntare sulle espe-

rienze positive e a rigettare quelle negative. La

crisi diventa così occasione di discernimento e di

nuova progettualità. In questa chiave, fiduciosa

piuttosto che rassegnata, conviene affrontare le

difficoltà del momento presente”. Giovedì 29marzo scorso, sempre nell’Auditorium comunaledella città, si è svolto un nuovo incontro con l’edi-tore e scrittore Eugenio Dal Pane che sul finire del1989 ha fondato Itaca, società editrice e di promo-

zione culturale. Sono stata edificata dalla testimo-nianza di questo amico imprenditore sia per la suastoria personale che per il prezioso aiuto a rimet-tere a tema del “presente, anche un presente fati-coso” – come lo definisce Benedetto XVI – laquestione umana, di cosa io sono certa nella vita.Desidero riportare alcuni tratti di questo incontroche hanno particolarmente provocato la mia libertàa verificare se veramente quello che ho di più caro,in qualsiasi circostanza, nella gioia e nel dolore, èCristo stesso. Diceva infatti Dal Pane che nel mo-mento in cui viene meno qualcosa, qualsiasi cosa,c’è un Bene di cui posso essere certo e di questodobbiamo rendere testimonianza al mondo. Nellacrisi, nelle difficoltà, l’importante è incontrare unosguardo buono su di sé che ti permetta di affrontarela realtà qualunque essa sia. Il lavoro ha a che farecon il mio desiderio di felicità perché se la miagiornata è scandita da diverse ore in ufficio, ascuola, in azienda, è proprio lì, in quell’ambito lì,che si compie il mio desiderio di felicità, nella do-nazione di me a Colui da cui vengo e verso cuivado. Solo così il presente, anche un presente fa-ticoso, può essere vissuto ed accettato. Solo nellacertezza di una meta tanto grande da giustificarela fatica del cammino, può essere vissuto ed accet-tato un tempo di crisi, anche economico, che la no-stra comunità nazionale, il mondo intero puòritrovarsi a vivere. Questa è l’unica concretezza acui possiamo attaccarci, ce lo dice la nostra espe-rienza di fede, ce lo dice il nostro amore a Cristo,ce lo dice il nostro primo custode della fede: ilPapa. Moina Maroni

La riforma tra due fuochiLa pesantezza della crisi e l’urgenza della crescita: due aspetti che non si possono scindere nell’analisi dell’economista Luigi Campiglio, docente all’Università Cattolica a cura di Francesco ROSSI (incrocinews)

Nella crisi… la SperanzaUn giudizio sulla presente crisi economica mondiale

Il 27 marzo 2012 Camera dei Deputati Palazzo Marini

Presentazione del libro “Il Fiore del Deserto”

di Vittoria Quondamatteo e Saverio Allevato(Riportiamo alcuni stralci della presentazione di Sr. M. Mabel Spagnuolo Superiora generale

Piccole Suore Missionarie delle Carità (Don Orione)

Appena ho avuto il libro fra le mani, i miei occhi si sono fermati non tantonel titolo “Il fiore del deserto”, nome tanto familiare e anche tanto caro, masul sottotitolo: Storia di Vicky e di giovani che cercano di uscire dall’inferno. Un sottotitolo veramente sconvolgente e forte, che mi ha subito mossa a se-guire il contenuto con una combinazione di interesse e curiosità, sbocciate,senza indugio, in sentimenti di stupore e di riconoscenza. Così questo mio intervento si è quasi “auto impostato” su due chiarissimie distinti movimenti interiori, non opposti, ma intrecciati e collegati, corri-spondenti alle due parti del sottotitolo del libro: - il movimento del cuore… “Storia di Vicky…” - il movimento dei fatti… “e di giovani che cercano di uscire dall’inferno”. Dando uno sguardo a questo primo movimento, quello del cuore, nonposso non vedere la progressiva crescita e lo sbocciare di una donna con-vinta e propositiva… Risalgo così con la memoria all’anno 1993, domenica delle Palme, Anzio… lì trovai per la primavolta una giovanissima ragazza, piena di entusiasmo e di esuberante intraprendenza; il suo nome,semplicemente, Vicky; insieme a lei, suo padre, un gruppo stretto di Suore e un gruppo di ragazzi eragazze; poi l’evento: dopo una serata di canto e preghiera, nasceva l’AINA (Associazione ItalianaNomadi dell’Amore)(di fatto ero capitata lì per aiutare con i canti e la chitarra). A partire da questo provvidenziale “incontro” si iniziò un progressivo cammino di conoscenza e direlazione con Vicky e con le sue, spesso sorprendenti, iniziative. Un lungo cammino dove, ovviamente,non sono mancate delle esperienze svariatissime, nel rapporto con le “Suore del Don Orione”, comelei stessa più volte lo descrive lungo le pagine del libro... Vicky non si è messa al di fuori, come chi vuole solo “offrire” assistenzialisticamente un aiuto, leistessa ha ripercorso insieme alle ragazze il loro stesso cammino, dal di dentro, trovando in sé stessale medesime sfide di superamento, di autoformazione e di promozione. Vicky lo esprime attraversouna parola chiave: “condividere”. Così naturalmente entro nel secondo movimento, quello dei fatti… la storia di Vicky è strettamentelegata alla storia di quei “giovani che cercano di uscire dall’inferno”, perché è una “storia condivisa”.Scorrendo le pagine del libro diventa sempre più difficile “separare” la storia di Vicky, dalla storiadei “giovani”; la rigenerazione avverrà solo scendendo in questi “inferi”, assaggiando il dramma elo smarrimento di chi si trova dentro dell’inferno...

Considero di grande importanza anche l’integrazione ed interazione con le varie istituzioni pubblichee private, con le associazioni, i gruppi e le singole persone che formano la rete del Fiore del Deserto.In questo senso, vedo il Fiore del Deserto, quasi come un “albero del deserto”, un albero dai varirami, dai vari colori, tutti portanti la stessa linfa: quella della difesa della vita e quella del ridare di-

gnità e offrire alla società persone responsabili, positive, costruttrici di nuove forme di convivenzaumana pacifica, giusta, solidale. E così, ogni azione piccola o grande, civile o religiosa, fatta da unaassociazione di promozione sociale o da un Ente pubblico, che superi la dispersione, agglutinando

le forze, la collaborazione, gli obiettivi e le iniziative, nel dialogo e nello scambio delle propriecompetenze, potrà essere una concreta risposta alla instaurazione di una civiltà più alla misura del-l’uomo, la “civiltà dell’amore” proclamata da Giovanni Paolo II. Il deserto sarà meno deserto, l’infernomeno inferno, la persona più persona, la società e l’umanità più umane.

Page 4: ANNO XXIX N° 13 - 8 Aprile 2012

4 Anno XXIX

8 Aprile 2012PAG

Villarosa - Chiesa di San Gabriele

COMPLETATO IL GRANDE TRITTICOOpera di Giuliano Pulcini

Due grandi tele si aggiungono a quella collocatal’anno scorso sulla parete absidale della chiesaparrocchiale di Villarosa di Martinsicuro, dedi-cata a San Gabriele dell’Addolorata di cui pro-prio quest’anno, il 27 febbraio si é ricordato il150° anniversario della morte. L’opera cosi com-pletata è dunque un trittico che copre complessi-vamente una superficie di ben 40 metri quadrati.I dipinti, in acrilico su tela, sono opera di Giu-liano Pulcini, artista ben noto, al quale il ParrocoMons. Federico Pompei ha affidato il compitodi un lavoro cosi impegnativo per volume e svol-gimento illustrativo. Vista adesso, alla immediatapercezione di una globalità cosi complessa sulpiano realizzativo, non può non seguire l’im-pulso ad una lettura sistematica e da questa nonpuò non scaturire una forte emozionalità. Si po-trebbe dire che l’artista ed il parroco abbianoquasi con univoca concordanza, ben letto le pa-

role rivolte da PapaBenedetto XVI agliartisti convocati inCappella Sistina il 21novembre 2009 e cosidottamente spiegate echiarite dal CardinaleRavasi: "L’arte, intutte le sue espres-sioni, nel momento incui si confronta con igrandi interrogatividell’esistenza, con itemi fondamentali dacui deriva il senso delvivere, può assumereuna valenza religiosa etrasformarsi in un per-

corso di profonda riflessione interiore e di spiri-tualità". Richiamo fortissimo questo del Papa allaleggibilità dell’opera d’arte e alla sua finalizza-zione di elevatezza ai valori dello spirito. Il mae-stoso trittico di San Gabriele di Villarosa ècertamente in coerenza con così elevate indica-zioni.Del quadro centrale si è parlato a suo tempo etuttora desta l’ammirato plauso di tutti poichél’artista ha saputo proporre una lettura chiara eglobalmente immediata pur nella scansione an-tologica che gli é solita e che riconduce a singolimomenti di attuazione figurale. Questa è anziuna caratteristica dominante che assume signifi-cazioni profonde in questa e in molte opere diPulcini come, ad esempio, quelle che lo stessoMons. Pompei volle da lui per la "Regina Pacis”di Centobuchi, o come, con marcata evidenza,nei vari monumenti scultorei di ispirazione civileo religiosa a Ripatransone, San Benedetto delTronto, Milano ecc., in chiese o siti pubblici diassoluto prestigio.Le due tele ora aggiunte sono pure ispirate al-l’Ordine dei Passionisti di San Gabriele e si co-ordinano in un insieme di grande organicità ecoerenza tematica grazie alla intensità con cuil’artista è capace di cogliere i due fatti eclatantie determinanti della cattolicità, vale a dire lamorte e la resurrezione di Gesù Cristo. I due mo-menti sono appunto emblematicamente propostidai due grandi angeli messaggeri che dominanole rispettive scene. Uno, quello di sinistra, reca isimboli della Passione con uno sguardo mesto ri-volto verso il basso dove il sacrificio si è consu-mato ma non spento poiché il volo dei colombiva verso in Golgota lontano immerso nella lucee non nella tenebra della morte. L’altro, quello di

destra, s’innalza dalla tomba vuota. Lì é visibilela pietra rovesciata e un lino bianco che non av-volge più un cadavere mentre le parole annun-cianti il grande evento spiccano in caratteri d’oro.Si noterà che gli occhi luminosi di questa figuraseguono sempre lo sguardo dell’osservatorequale che sia la sua posizione, come a sintoniz-zare in una visione ideale tutta l’umanità versola rivelazione di cui è latore: ”E’ risorto". Fattocenno a questi motivi ispiratori, peraltro di cosìchiara evidenza, appare quasi superfluo soffer-marsi sulla capacità realizzativa dell’artista. Imovimenti, le anatomie, i panneggi, le ombre, lecromie, sono di per sé di altissimo livello espres-sivo. Ogni dettaglio figurativo appare di unaspontaneità fotografica e astratta nel contempo,oggetto di visione globale immediata e di analisiscandita e finalmente, con grande fatica interiore,fissa sulla tela e materializza l’ispirazione crea-trice.Ora la vasta superficie absidale della chiesadi San Gabriele di Villarosa ha un completa-

mento davvero degno di ammirazione.Monsignor Federico Pompei può ben dichiararsisoddisfatto se grazie alla sua lungimiranza e am-piezza di vedute,quella vasta parete,altrimenti opaca equasi tetra, rifulge oradi un’opera di indub-bio valore artistico epure di intensità reli-giosa, cogliendo nellapiù profonda essenzala sollecitazione agliartisti del Papa a “ri-lanciare l’alleanza traarte e fede” nel solcodella nostra tradi-zione e della nostracultura.

P.R.

Don Giorgio Carini ha aperto il nuovo anno presepistico

All’inizio del nuovo anno lavita associativa della nostra se-zione viene vissuta gustando ibuoni risultati ottenuti dalle di-verse attività svolte fino a pochigiorni prima del Natale scorso.Durante il primo incontro sono

state esaminate quelle attività meno riuscite per poterlemigliorare.Con la programmazione delle cose da fare per il nuovoanno abbiamo conservato le attività già collaudate e sono:i corsi di presepismo, gli allestimenti di mostre presepiali,le costruzioni di nuovi presepi oltre che conservare gli ap-puntamenti importanti come la festa del Presepista nella1ª domenica d’Avvento e la tradizionale gita a Napoli pervisite culturali ed acquisti presepiali nella famosa via diSan Gregorio Armeno.Durante lo scorso anno, il primo grande impegno sempredi grande successo è stato il consolidato corso estivo te-nuto presso il salone della parrocchia della Madonna delSuffragio. Alle positive attività hanno fatto seguito altricorsi di presepismo di un certo spessore. Abbiamo ricor-dato i due corsi fatti a Force nella parrocchia di don Clau-dio, quello svolto a Venarotta presso la locale scuolamedia, a Monteprandone presso la parrocchia di ReginaPacis svoltosi in tre belle serate con tanti nuovi parteci-panti nonché a Fermo presso la contrada Pila dove in cin-que lezioni è stato realizzato un grande presepe messo poiin mostra alle “Piccole Cisterne”. In piena estate come si ripete da alcuni anni, presso l’ora-torio della parrocchia di San Filippo Neri diversi ragazzi“in erba” crescono con la passione di realizzare un presepecon le proprie mani.Inoltre ci sono stati due laboratori di presepismo in un cen-tro estivo presso la parrocchia Madonna del Suffragio concinque lezioni e a Balzo di Montemonaco per gli scoutSan Benedetto 2 durante le vacanze del Branco.È stato doveroso dare risalto alla giornata della Festa delPresepista che per la prima volta si è svolta in Abruzzo e,

oltre ad essere stati in compagnia degli amici delle sezioni di Fermoed Ascoli Piceno, ci siamo ritrovati a soddisfare il precetto festivonel santuario del Volto Santo di Manoppello con gli amici di Pennedel territorio pescarese.Al termine della nostra assemblea ordinaria sono emerse tante altreidee e diversi desideri da soddisfare.La breve ma incisiva introduzione ai lavori del nuovo anno fattadal nostro assistente ecclesiastico don Giorgio Carini di Grottam-mare ha rinvigorito la voglia di fare a tutti gli intervenuti.Per chi volesse conoscere la nostra sezione, le nostre iniziative, ab-biamo una bacheca in via Laberinto,13 oppure contattare via [email protected] Sezione A.I.A.P S.Benedetto T.

Page 5: ANNO XXIX N° 13 - 8 Aprile 2012

“VOGLIA DI FAMIGLIA”«C’è ancora tanta voglia di famiglia. Niente è per-

duto, siamo nel tempo delle grandi scelte».(Cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano)

A Milano, dal 30 maggio al 3 giugno 2012, si svolgerà il VII IncontroMondiale delle Famiglie, un evento di grazia per tutti, in particolareper le Famiglie italiane, grazie alla vicinanza del luogo in cui sisvolge. E’ sicuramente un tempo di grazia che non dobbiamo lasciarcisfuggire, per rimettere al centro della nostra vita ciò che realmenteconta: LA FAMIGLIA, ossia il luogo dove si sviluppa e si esprimetutto l’uomo nella sua capacità di amare e di mettersi in relazione. Sitratta di rilanciare, con tutta la speranza suscitata dalla grazia di Dioe dentro una civiltà che sembra privilegiare la frammentazione socialee dell’io, la “convenienza” e la “bellezza” del matrimonio cristiano.Desideriamo metterci “in cammino” verso Milano per ascoltare levoci delle famiglie del mondo, nutrirci della parola sapiente del Papa,ridestare nella nostra vita la nostalgia dell’amore fedele del Padre,consapevoli che alla “voglia di famiglia” occorre la libertà di un“cuore grande”, capace di scelte audaci, perché sostenute dalla fontedi carità sgorgata dal “Cuore grande e forte” del Cristo morto, risortoe vivo per sempre in mezzo a noi. Oltre la delegazione diocesana,anche in considerazione della notevole e competente attenzione chesi è sempre avuta nei riguardi della Pastorale familiare diocesana, ci

è sembrato importanteproporre una parteci-pazione più corale enumerosa all’eventomondiale di Milano2012. Crediamo in-fatti, che si tratti diuna preziosa opportu-nità che la Chiesaoffre alle nostre fami-glie cristiane, per ri-scoprire la grazia e laforza di cui sono por-tatrici. Dunque invi-tiamo i sacerdoti, iparroci, i religiosi/e,le coppie di sposi ele famiglie anima-trici della pastoralefamiliare parroc-chiale, a promuo-vere l’evento nellerispettive Comunitàdi appartenenza e,se possibile, a par-

tecipare con una piccola, ma significativa delega-zione parrocchiale, dopo aver svolto un’adeguata preparazionepersonale e comunitaria. Ciò potrà avvenire anche approfittando del“mese di maggio”, tradizionalmente dedicato alla preghiera del rosa-rio nelle famiglie, per “far scorrere” tra i fedeli, come grani preziosied educativi, i temi della famiglia, del lavoro e della festa. Memori delle parole del Responsabile nazionale don Paolo Gentiliall’assemblea del clero dello scorso 12 gennaio, che ci invitavano a“volare alto” nel Regno di Dio, insieme, come a “bordo di una mon-

5Anno XXIX

8 Aprile 2012 PAG

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANAUf�cio Nazionale per la pastorale della famiglia

Presbiteri e Sposi sorgente di fecondità educativa

per la Comunità Cristiana

NOCERA UMBRA27 aprile - 1 maggio 2012

XIV SETTIMANA NAZIONALE DI STUDIsulla spiritualità coniugale e familiare

SEGRETERIA ORGANIZZATIVACEI - Uf�cio Nazionale per la pastorale della famigliaVia Aurelia, 468 - 00165 RomaTel. 06-66398259 fax 06-66398244e-mail: [email protected] - www.chiesacattolica.it/famiglia

SEDE DEL CONVEGNOCentro vacanze e congressi “Hotel Fonte Angelica”Località Stravignano Bagni - 06025 Nocera Umbra (PG)Tel. 0742/813266 - Fax 0742/813424 - www.fonteangelica.it

Descrizione del progetto del bienniodella Settimana Nazionale di studi

sulla spiritualità coniugale e familiare

IL PROGETTO DELLE DUE SETTIMANE

“La famiglia è luogo privilegiato di educazione umana ecristiana e rimane, per questa �nalità, la migliore alleatadel ministero sacerdotale”1.

Il biennio della SETTIMANA NAZIONALE DI STUDI sulla spiritualitàconiugale e familiare si snoderà in due tratti di cammino:

I anno. Si tratterà di dare i fondamenti teologici e la ricchezzadell’antropologia cristiana, in riferimento al sacerdozio di Cristo,unica radice di Grazia, da cui scaturiscono in modo distinto il sa-cramento dell’Ordine e il sacramento del Matrimonio, “l’uno e l’al-tro direttamente �nalizzati a formare e dilatare il popolo di Dio,l’uno e l’altro segno dell’amore sponsale di Cristo per la Chiesa”2.Si cercherà quindi di aprire piste di ri�essione su come la mini-sterialità presbiterale in comunione con la ministerialità spon-sale3, possano insieme sollecitare, in vari campi, la feconditàdella comunità cristiana nell’orizzonte educativo.I Circoli di discussione saranno il luogo dove, raccogliendo glistimoli offerti dai relatori, si potranno delineare, nei vari ambitiproposti, i nodi critici su cui lavorare, in modalità on-line, durantel’intero anno.

II anno. Partendo dai contributi dei Circoli di discussione raccoltinel primo anno, si cercherà di tradurre le proposte pervenute inpossibili piste pastorali, tenendo conto delle varie attenzioni (�-danzati, giovani sposi, famiglie ferite, politiche familiari, ecc.).Attraverso testimonianze e contributi di buone pratiche pasto-rali, si potrà riscoprire la famiglia come la “migliore alleata delministero sacerdotale” sollecitando le parrocchie, i movimenti,le associazioni e le nuove comunità, a “saper integrare ed ar-monizzare, nell’azione pastorale, il ministero sacerdotale con«l’autentico Vangelo del matrimonio e della famiglia»4.

• Cioncolini Tommaso e GiuliaConiugi collaboratori del direttore dell’Uf�cio Nazionaleper la pastorale della famiglia della CEI

• Gentili Don PaoloDirettore dell'Uf�cio Nazionale per la pastorale della famiglia della CEI

• Granados Josè, DCJMVice Preside Ponti�cio Istituto Giovanni Paolo II per Studisu Matrimonio e Famiglia

• Lacroix XavierDocente di teologia morale all’Università Cattolica di Lione-Facoltà di teologia e Istituto di Scienze della Famiglia

• Merlo PaoloDocente dei corsi di Introduzione alla Sacra Scrittura e Ebraico Biblico presso la Ponti�cia UniversitàLateranense di Roma

• Simeone DomenicoDocente di Pedagogia generale e sociale pressol’Università Cattolica del Sacro Cuore, Presidente dellaConfederazione Italiana dei Consultori di IspirazioneCri stiana

• Siviglia Sammartino InaDocente di Antropologia teologica, Facoltà Teologicadi Palermo

• Solmi S.E. Mons. EnricoVescovo di Parma, Presidente della CommissioneEpiscopale per la famiglia e la vita

I circoli di discussione saranno coordinati da don Bernar-dino Giordano, Aiutante di studio dell’Uf�cio Nazionale perla pastorale della famiglia della CEI, con Luca e Ileana Ca-rando, coniugi, responsabili Regionali di pastorale familiaredel Piemonte.

Le Lectio divine saranno proposte dai coniugi Davide eNicoletta Oreglia della Diocesi di Mondovì.

Relatori

1 Discorso di Benedetto XVI a presbiteri e sposi, Cattedrale di San Ciriaco, Ancona 11settembre 2011.2 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, catechismo degli adulti La verità vi farà liberi, 16 aprile1995, n. 718.3 Cfr. EVBV 38.4 Discorso di Benedetto XVI a presbiteri e sposi, Cattedrale di San Ciriaco, Ancona 11settembre 2011.

L’animazione liturgica è curata dai coniugi Fabio e Stefa-nia Leali con don Bernardino Giordano.

L’animazione dei �gli “Animatema di famiglia” è curatadall’équipe Animatori dell’Uf�cio Nazionale per la pastoraledella famiglia.

16.00 Introduzione16.30 Preghiera

Drammatizzazione introduttiva a cura dell'Equipedi “Animatema di famiglia” in collaborazione conJobel Teatro

17.00 “Presbiteri e sposi: fra memoria e profezia”don Paolo Gentili con Tommaso e Giulia Cion colini

18.00 Liturgia della Parola con i �gli18.45 Presentazione del percorso di “Animatema di fami-

glia”19.00 Spazio per le speci�che vocazioni

(tempo per i genitori per prendersi cura dei bimbi;per i consacrati e gli sposi momento di ri�essionee preghiera; per gli animatori occasione di veri�ca)

20.00 cena

09.00 Preghiera del mattino e Lectio divina09.30 Un corpo ecclesiale, un corpo sponsale: un

unico battesimo per la nuova evangelizzazionedell’EuropaXavier LacroixDibattito con il relatore

13.00 pranzo15.00 “Il vostro culto spirituale" (Rom 12,1): ministe-

rialità sponsale e ministerialità presbiteralenell’orizzonte biblicoPaolo MerloDibattito con il relatore

18.00 Preghiera della sera con i �gli 18.30 Spazio per le speci�che vocazioni19.00 cena 21.00 Basilica Superiore di s. Francesco di Assisi:

“Abramo”a cura di Jobel teatro

09.00 Preghiera del mattino e Lectio divina09.30 Dimensione sacerdotale e oblativa degli sposi

Ina Siviglia 11.00 Dimensione sponsale e generativa del miste ro

presbiteralep. José GranadosDibattito con i relatori

13.00 pranzo15.30 Introduzione ai Circoli di discussione

don Bernardino Giordano con Luca e IleanaCarandoCircoli di discussione

18.30 Spazio per le speci�che vocazioni19.00 Celebrazione dell’Eucarestia presieduta da

S.E. Mons. Gualtiero BassettiArcivescovo di Perugia - Città della Pieve, Vice Pre-sidente della Conferenza Episcopale Italiana

20.30 cena

09.00 Preghiera del mattino e Lectio divina 09.30 Ordine e matrimonio: per una ministerialità di

comunioneS.E. Mons. Enrico Solmi

11.00 Figliolanza, sponsalità e genitorialità: una fa-miglia che genera è una famiglia che educaDomenico Simeone Dibattito con i relatori

13.00 pranzo15.30 Circoli di discussione18.30 Preghiera della sera con i �gli19.00 Spazio per le speci�che vocazioni19.30 cena 21.00 Adorazione Eucaristica: “Rispondere all’Amore si

può”

08.30 Preghiera del mattino e Lectio DivinaPresiede S.E. Mons. Domenico SorrentinoArcivescovo di Assisi-Nocera Umbra-GualdoTadino

09.00 Sintesi dei circoli di discussione per aprirel’orizzonte pastorale su cui lavorare durantel’anno don Bernardino Giordano con Luca e IleanaCarando

09.45 Conclusioni e orientamenti per l’anno di ri�es-sionedon Paolo Gentili con Tommaso e Giulia Cioncolini

10.30 Celebrazione dell’Eucarestia12.00 pranzo e partenze

Domenica 29 Aprile

Venerdì 27 Aprile

Sabato 28 Aprile

Lunedì 30 Aprile

Martedì 1 Maggio

AFFETTIVITÀ

1. L’educazione affettiva e le tappe dell’amore negliadolescenti“Ascolta �glio mio e sii saggio, indirizza il tuo cuoresulla via retta” Pr 23,19

2. I percorsi per �danzati” “Strariparono i �umi, sof�arono i venti e si abbatte-rono su quella casa ed essa non cadde” Mt 7,25

FRAGILITÀ

3. Le famiglie segnate dal dolore“Dalle sue piaghe siete stati guariti…” Is 53,5

4. Le famiglie che vivono la separazione“Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta” 2Cor 4,7

CITTADINANZA

5. La città della multiculturalità “Siamo Parti, Medi, Elamiti …e li udiamo parlare nellenostre lingue delle grandi opere di Dio” At 2, 9.11

6. L’educazione al bene comune“Ogni volta che avete fatto queste cose al più piccolodei fratelli le avete fatte a me” Mt 25,40

TRADIZIONE

7. La trasmissione della fede ai �gli “...le insegnerete ai vostri �gli, parlandone quandosarai seduto in casa e quando camminerai per via”Dt 11,19

8. I percorsi dell’iniziazione cristiana “Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che fa-ceva crescere” 1Cor 3,6

LAVORO E FESTA

9. L’armonizzazione tra lavoro e famiglia “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino diEden, perché lo coltivasse e lo custodisse” Gn 2,15

10. I tempi e i luoghi della festa, delle celebrazioni litur-giche e familiari “Che cosa farete nei giorni delle solennità, nei giornidi festa del Signore?” Os 9,5

Circoli di discussioneCome la ministerialità sponsale e la ministerialità pre-sbiterale possano insieme accompagnare:

La Diocesi di San Benedetto del Tronto

Ripatransone Montalto Marche

partecipa agli eventi con il Santo Padre Benedetto XVI

in occasione del

VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE

MILANO 2012

LA FAMIGLIA:

IL LAVORO E LA FESTA

Partenza sabato 2 giugno / Rientro domenica 3 giugno

Quota di partecipazione 100 a persona

- SSuupppplleemmeennttoo ssiinnggoollaa 1155..

-- DDaa 00 aa 33 aannnnii 5500 ddaa 44 aa 1122 aannnnii 8800 iinn ccaammeerraa mmuullttiippllaa..

-- AAccccoonnttoo ddii 5500 aallllaa ccoonnffeerrmmaa..

** LLaa qquuoottaa ccoommpprreennddee::

-- VViiaaggggiioo iinn ppuullllmmaann ggrraann ttuurriissmmoo,, AA//RR..

-- NN 11 ttrraattttaammeennttoo ddii mmeezzzzaa ppeennssiioonnee..

-- AAssssiiccuurraazziioonnee mmeeddiiccoo bbaaggaagglliioo..

PRENOTAZIONI ENTRO IL 25 APRILE

Marco e Anelide 3478255179 / don Alfredo 3471815718

Per informazioni e programma consultare il sito www.family2012.com

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramentoe cristo Morto”

Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO

N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63039 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte 16 Tel. 0735 579210

Fax 0735 594833 e-mail: [email protected]

C.C.P. n. 14590632, intestato Curia Vescovile - Causale l’AncoraImpaginazione e stampa: Linea Grafica Srl - Tel. 0735 702910 - centobuchi (AP)

E-mail: [email protected]

Il sito della Diocesi www.diocesisbt.it

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Ricordiamo Carla CalabresiIl 31 marzo 2002, a 40 anni, se ne andava Carla Calabresi, giornalista, col-laboratrice di diverse testate locali, insegnante. La famiglia la ricorda ai col-leghi e a quanti l’hanno conosciuta e apprezzata nel suo impegno diappassionata cronista e di attenta educatrice. A dieci anni dalla morte, PadreSilvano Nicoli dei Sacramentini ha voluto ricordarla così: “Il tempo tra-scorso non ha intaccato i nostri sentimenti e il nostro amore, il tuo ricordoe la certezza di saperti nella luce “pasquale” ci sostengono nel camminodella vita per ritrovarci “insieme” nell’abbraccio del Padre”.Noi del “l’Ancora” ci associamo nel ricordo e nella preghiera, avendola avuta come giovanissima

collaboratrice del settimanale “la Vedetta”, giornale diocesano del quale ci sentiamo eredi.

Le quarant’ore rinfrancano l’anima

Grottammare - Si è celebrata a San Giovanni Battista di Grottammare,lunedì 2 aprile laMessa di inizio dellequarant’ore di ado-razione del Santis-simo Sacramento.Una funzione comeogni anno parteci-pata da tantissimi fe-deli, che si sono rac-colti alle 4 del mat-tino per la recita delrosario e a seguirela Santa Messa pre-sieduta dal VescovoGervasio Gestori.Presenti alla celebrazione Don Giorgio Carini, Don Andrea Spinozzi,Padre Manuel, Padre Scoot e il Diacono Sandro Girolami. Durantel’omelia il Vescovo ha ricordato la morte di Giovanni Paolo II scomparsoproprio il 2 aprile del 2005 e il terremoto dell’Aquila successo tre anni fa.Mons. Gestori quindi, si è soffermato sulle tre figure importanti dellalettura, Maria, Marta e Lazzaro, del Vangelo “secondo Giovanni”. Terminatala Santa Messa, il Vescovo indossato il piviale, ha portato nella solenneprocessione il Santissimo Sacramento fino alla Chiesa di Santa Lucia. Lequarant’ore di adorazione si sono concluse martedì 3 aprile a Santa Lucia,quando alle ore 21 è stata impartita la solenne benedizione Eucaristica.

Un Comitato per ridare “Voce”

all’organo monumentale della Basilica-Cattedrale

Ci sono dei beni che appartengono a tutti anche se gestiti da diverse istituzioni. Fanno partedella storia, questa volta cittadina, come l’organo Balbiani-Vegezzi-Bossi che fino a qualchemese fa, poteva essere ascoltato nella Basilica-Cattedrale Santa Maria della Marina. Un impor-tante guasto che richiede tempo e specialmente denaro, lo ha messo a tacere e pertanto è venutoa mancare, al di là delle motivazioni religiose, “un bene culturale, patrimonio di tutta la città”,come affermato dall’assessore alla cultura, Margherita Sorge, nella conferenza stampa convocata

per far conoscere l’istituzione di un Comitato,in cui oltre alla Diocesi anche il Comune si èsentito coinvolto, per procedere alle operazionidi restauro. Si è sentita la necessità di coinvol-gere anche i privati cittadini ed è stato rivoltoun appello a tutti con modalità che possono es-sere conosciute presso la Basilica-Cattedraledove sono disponibili bollettini postali pre-stampati per versamenti su ccp. N.1005389067 intestto a “Parrocchia SantaMaria della Marina Pro Organo San Benedettodel Tronto” e con causale “Sottoscrizione re-stauro organo monumentale”.

golfiera” sospinta dalle “due ali” dell’Ordine e delMatrimonio, inscindibilmente connesse in ordinealla testimonianza e la missione nel mondo, lascia-moci portare “in alto” dal fuoco dello Spirito, se-guendo “la rotta spirituale” tracciata dagliin nume revoli testimoni della fecondità dello statoverginale e sponsale della vita, in vista della comunechiamata alla santità. La nostra Diocesi vorrà dire ilsuo “eccomi” a questa chiamata del Santo Padre Be-nedetto XVI, organizzando un pullman per parteci-pare agli eventi centrali dell’Incontro mondiale: - sabato 2 giugno ore 20.30 incontro di Papa Be-nedetto XVI con le famiglie - Festa delle Testimo-nianze (Milano Parco Nord - Aeroporto di Bresso).- Domenica 3 giugno ore 10.00: S. Messa solennepresieduta da Benedetto XVI (Milano Parco NordAeroporto di Bresso).Pur consapevoli che siamo in un periodo pastoral-mente impegnativo per le Comunità parrocchiali, in-vitiamo i responsabili, sacerdoti e fedeli laici, atrovare il tempo per prendere in considerazione laproposta di partecipare al Family2012 di Milano edi comunicare l’eventuale iscrizione entro il 25aprile, facendo riferimento al proprio parroco op-pure agli incaricati parrocchiali, i quali provvede-ranno ad inoltrare le adesioni ai responsabilidell’Ufficio diocesano.

Marco, don Alfredo, Anelide

Page 6: ANNO XXIX N° 13 - 8 Aprile 2012

6 Anno XXIX

8 Aprile 2012PAG

Centobuchi

Le Parrocchie

Sacro Cuore e Regina Pacis,

insieme sulla via del GolgotaUna via Crucis intensa, partecipata, vissuta congrande devozione da parte di tutta la comunità diCentobuchi espressione delle due ParrocchieSacro Cuore e Regina Pacis. Una Via Crucis cheha riunito il paese cosa che molti auspicavanoda tempo. È bastata la volontà dei due parroci DonAlfonso e Don Pierluigi per trasformare un ve-nerdì di quaresima in un grande momento di par-tecipazione, condivisione e devozione. Eranopresenti tutte le diverse anime di una comunità,una fiumana di persone: i bambini, i giovani, gliadulti, gli anziani, i malati, i vari gruppi parroc-chiali a cominciare dagli scout che hanno portatole torce per le varie vie del paese. A portare lacroce in capo alla processione, i giovani cresi-

mandi delle due parrocchie, che ben hanno inter-pretato il compito a loro affidato. Si è partiti dallaChiesa Regina Pacis per arrivare nella sala Gio-vanni Paolo II della Parrocchia del Sacro Cuore.Quattordici stazioni, animate dalle varie realtàed intervallate dai canti tipici della tradizione cri-stiana che hanno reso protagonisti tutti i parteci-panti. Nella vita di ognuno di noi ci sono delle

esperienze che hanno il potere di trasformare e di

arricchire - ha affermato Don Alfonso a conclu-sione del nuovo ed intenso momento liturgico.Stasera ne abbiamo vissuta una, perché attra-

verso il tratto della via crucis cittadina abbiamo

avuto l’occasione di incontrare il Signore. Ab-

biamo sentito il palpito del suo cuore, abbiamo

incrociato il suo sguardo, abbiamo avvertito den-

tro di noi la sua presenza, abbiamo camminato

con Lui, gomito a gomito. Questa sera, abbiamo

gettato il seme per una più proficua collabora-

zione fra le due realtà parrocchiali che sono certo

darà frutti nell’immediato futuro - le parole diDon Pierluigi che al termine della benedizionecon la pesante croce impartita da Don Alfonso hascherzato affermando che “solamente Don Al-

fonso può benedire in questo modo”, ed ha ricor-dato il prossimo appuntamento comunitario conla rappresentazione storica della Passione in pro-gramma Venerdì Santo, 6 aprile, alle ore 21.

Valtesino, Madonna di Fatima

UNA VIA CRUCIS

TUTTA SPECIALEDi Tania Bonanno & Francesca Illuminati

“La Via Crucis è la via del dolore, del-l’offerta d’amore, del supplizio piùgrande della storia, la via della nostravita”... Come è ormai tradizione nellanostra Parrocchia Madonna di Fatima inValtesino, la Via Crucis del Venerdì cheprecede la Domenica delle Palme è organizzataogni anno dal Gruppo dei Giovani. E, quest’anno,il testo della nostra Via Crucis, tutta speciale, ini-ziava proprio con questa introduzione! Una ViaCrucis tutta speciale perché per ogni stazione ab-biamo deciso di presentare un simbolo, per spie-gare meglio le stazioni e anche per renderle piùattuali. Dopo aver sistemato le stazioni all’esternodella Chiesa, abbiamo iniziato dalla stazione“Gesù prega nell’orto del Getsemani” facendovolare un palloncino bianco carico di tutte le no-stre preghiere, perché le portasse fino in cielo.

E proseguendo per ogni stazione con un piccologesto abbiamo voluto presentare le nostre cattiveabitudini ed indifferenze. Ad esempio per la sta-zione dodicesima “Gesù muore in croce”, due ra-gazzi hanno strappato un lenzuolo a metà, asignificare lo squarcio del velo del tempio di Ge-rusalemme nel momento in cui Gesù muore.Nella quinta stazione, invece, abbiamo presentatodei giornali, a simboleggiare le nostre tante paroleche però non si tramutano in buone azioni, a dif-ferenza di quanto ha fatto, invece, Simone di Ci-rene che ha aiutato Gesù a portare la sua croce

senza lamentarsi. Nell’ultima stazione, “La Risur-rezione di Gesù”, otto di noi ragazzi, tenendoognuno in mano un foglio con una lettera, hannoricomposto la scritta “Alleluia” a significare, conun acrostico letto in Chiesa, il nostro impegno dirinnovamento per questa imminente Festa di Pa-squa. Abbiamo basato le nostre riflessioni sulla ca-rità, una delle virtù che abbiamo trattato nei nostriincontri settimanali. Infatti dopo ogni brano delleScritture delle varie stazioni e prima delle nostreriflessioni c’era una piccola frase sulla carità e sul-l’amore tratta dall’Inno alla Carità di San Paolo.La carità non è fare elemosina, come molti pen-sano, la carità è amare Dio e il prossimo. La veracarità deve essere spinta dall’amore verso Dio,non dalla compassione. La carità non è solo aiu-tare gli altri, ma è anche insegnare agli altri cos’èla vera carità. Infatti Gesù ha fatto la sua strada alCalvario ed è morto per amore verso di noi.L’esperienza di questa Via Crucis, ci ha permesso,attraverso le nostre riflessioni, di entrare ancoradi più nel clima pasquale, e speriamo che sia statad’aiuto anche per la nostra Comunità Parrocchialeche ha partecipato veramente numerosa.

Ripatransone, 6 Aprile, Venerdì Santo:

Processione del Cristo Morto

A Ripatransone, il 6 Aprile 2012, Venerdì Santo,con inizio alle ore 20, 30 e partenza dal Duomo,è in programma nel centro storico la suggestivaprocessione con la bara del Cristo Morto e con lastatua della Madonna Addolorata, curata da secolidai Confratelli e dalle Consorelle della Misericor-dia e Morte; alla pia pratica devozionale partecipano le altre confraternite,il clero, le autorità e tanti fedeli; il Corpo Bandistico “Città di Ripatran-

sone” diretto dal Mo Roberto Vespasiani presta il servizio mu-sicale, eseguendo note marce funebri.Il culto del Cristo Morto nella chiesa della Confraternita dellaMisericordia e Morte è forse il più antico rispetto agli altri ivipraticati: infatti dopo la concessione nel 1624 del sotterraneodella Cattedrale, la Compagnia collocò subito una statua delCristo Morto nell’urna sottostante alla mensa dell’altare mag-giore; la statua e la bara nel corso dei secoli sono state rinno-vate; la struttura ed i rivestimenti attuali della bara risalgonoal 1910 e furono eseguiti i disegni del ripano Prof. Guido Pez-

zini; l’attuale statua del Cristo Morto risale allo stesso anno ed è prege-vole scultura del leccese Giuseppe Manzo. AG

Al Cristo Morto di Grottammare vi prendono parte più di 500 figuranti

con statue, addobbi, stendardi e vesti che risalgono, i più antichi alXVIII secolo. La partecipazione alle singole parti è tramandata di fa-miglia in famiglia da generazione a generazione con orgoglio. La primatestimonianza della processione, che si svolgeva, in origine, con ca-denza annuale, risale al 1738. La processione parte dalla chiesa di SantaGiovanni Battista di Grottammare, venerdì 6 Aprile alle ore 21.00 perpoi snodarsi per tutte le vie del centro cittadino. Le strade che vengonoattraversate dalla processione sono: Piazza Peretti, Via Palmaroli, ViaSant’Agostino, Piazza Garibaldi, Via Leopardi, Via XX Settembre,Viale Ballestra, Via G. Marconi, Via F.lli Cairoli, Viale Sisto V, VialeCrucioli, Via Laureati, Viale F.lli Rosselli, Piazza Garibaldi, ViaSant’Agostino. La processione inizia con la cavalleria romana, segnodel potere imperiale sotto il quale Gesù fu condannato, seguiti da quat-

tro soldati che suonano le chiarine. Dopo i soldati romani, la Croce,maestosa e scarna viene portata da un confratello dell’Addolorata. Poiin ordine: Il primo coro delle pie donne, il Cristo caricato dalla pe-sante croce, il cireneo che aiuta Gesù a portare la Croce, seguono isacconi con i simboli della passione: Il Calice, la borsa di Giuda, le

funi, il sasso, il gallo, la veste

bianca, i dadi, la tunica rossa.Il secondo coro, la colonna

dove Gesù fu flagellato, i fla-

gelli, la corona di Spine, laVeste rossa, il Sacro volto. Gliarazzi con le quattordici sta-

zioni della via crucis, poi ichiodi il martello, le tenaglie,l’anfora e la spugna. Le sette

parole pronunciate da Gesù

durante la passione, l’agnello,il terzo coro delle pie donne, laBanda musicale, il diplomaticoe il gonfalone del comune, la sacra bara, il clero e la confraternita

dell’Addolorata. Le statue: L’Addolorata velata a lutto, la Veronica la Maddalena eSan Giovanni Evangelista; infine i fedeli con le autorità civili e mi-litari.

Si! … Un pomeriggio con Padre Pio, il frate di Pietrelcina dallestimmate alle mani e ai piedi: un pomeriggio che i gruppi di pre-ghiera hanno vissuto nel ricordo di una vita esemplare impregnatadi sofferenza, preghiera ed amore verso Dio e verso gli altri.Il 25 marzo scorso, nella cappella delle suore battistine di San Be-nedetto del Tronto, gremita di fedeli, si respirava un’aria celestiale,un’atmosfera rarefatta mentre il confratello del Santo da Pietrelcina,Padre Paolino Cilenti raccontava la sua esperienza di giovane fratevissuta, nel convento di San Giovanni Rotondo, accanto al vetustoPadre Pio. Ha ricordato il suo primo incontro con il frate delle stim-mate, che non conosceva, pur essendo suo compaesano, lungo lastrada che da Pietrelcina conduce a S. Giovanni Rotondo.Un incontro determinante per la sua sceltadi vita: lui giovane novizio, ancora incertodel proprio futuro, Padre Pio già in età avan-zata, traboccante di sapienza, splendente diuna fede invasiva e contagiosa ,seppur ce-lata da un carattere forte e burbero. Il rac-conto si è arricchito di tanti aneddoti e fattirelativi agli ultimi anni di S. Pio da Pietrel-cina, al profumo di rose e gelsomino che in-vadeva alcuni luoghi del convento, come idintorni della stanza del Santo.

Simpatico l’aneddoto dell’ascensoreche Padre Pio aveva osteggiato for-temente prima dell’ installazione,voluta altrettanto tenacemente dalsuo priore ma, non appena sperimen-tato, si era fatto scendere e risalireper più volte dicendo: “ ‘Guagliò , è‘na cannunat!”.Padre Paolino si è soffermato a lungosul dono delle stimmate delle mani e

dei piedi, sul dolore fisico e spirituale delle stesse e il pudore diPadre Pio nel nasconderle con calze e guanti che lasciavano liberele dita per la consacrazione del pane e del vino. Ha ricordato la sua attenzione e il timore di poter toccare, inavver-titamente, i piedi sanguinanti di Padre Pio e per questo si tenevasempre a debita distanza. Ma Padre Paolino ha sottolineato, in par-ticolare, l’amore profondo di Padre Pio verso il Padre e verso Maria,un amore riversato verso i fratelli bisognosi di aiuto. La platea haascoltato in silenzio appagata di aver stabilito, attraverso le paroledel frate, un contatto spirituale più tangibile con il Santo. Il dott. Gianni Morzillo, direttore della rivista “Padre Pio e il mondocontemporaneo” proveniente anch’egli da Pietrelcina, ha riferito lasua esperienza personale e la storia del suo paese, il paese del Santoda Pietrelcina. L’incontro ha avuto il suo coronamento con la vocedella soprano Elena Martemanowa di S. Pietroburgo che ha emo-zionato cantando “Stimmate” e “l’Ave Maria” di Schubert alla pre-senza del Vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto,Ripatransone e Montalto, S.E. Monsignor Gervasio Gestori. La S. Messa, concelebrata da Padre Paolino e Padre Diego Musso,organizzatore dell’incontro, ha concluso un pomeriggio proficuo inpreparazione della settimana di Passione e della S. Pasqua.

Alfiera Carminucci Fava

Un pomeriggio con Padre Pio

Torna il Cristo Morto a GrottammareLa solenne processione si tiene il 6 Aprile e parte alle ore 21

dalla chiesa di San Giovanni Battista di Grottammare. Di Simone Incicco

Page 7: ANNO XXIX N° 13 - 8 Aprile 2012

Il terzo grande discorso

64. IL DISCORSO IN PARABOLESiamo arrivati al terzo grande Discorso diGesù quale Matteo ce lo riferisce riguardantele “Sette parabole del Regno” (Mt c. 13), cheleggeremo man mano per intero.

1. Il terzo Discorso. Come ai due prece-denti, anche a questo Discorso Matteo pre-mette una introduzione, che è la seguente.“Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in

riva al mare. 2Si radunò attorno a lui tanta

folla che egli salì su una barca e si mise a se-

dere, mentre tutta la folla stava sulla spiag-

gia” (Mt 13,1-2). Ambientazione veramentestupenda! “In quel giorno” è una formula ge-nerica che Mt usa per passare da un argomentoall’altro; quindi non rimanda a un giorno pre-ciso. Gesù “uscì” dalla casadi Pietro dove trovava ospita-lità; poi si portò “al mare”,cioè il lago di Tiberiade o diGalilea, distante qualche die-cina di metri dalla casa. Lospazio tra l’abitato e il lagoera molto ristretto, tanto chevenne riempito talmente dallafolla che Gesù “salì su unabarca e si mise a sedere”. Labarca sarà il suo pulpito mo-bile; il mettersi a sedere,come già nel Discorso dellaMontagna, indica il suo atteg-giamento di Maestro.

Poi, nell’ambito di questa cornice Matteomette materiale di vario genere che riprendeda quanto Gesù ha detto in altre circostanze emomenti, aggiungendo anche quanto la chiesaapostolica, con la luce dello Spirito Santo edella risurrezione di Gesù, era stata in grado diapprofondire.

Con la frase: “Poi [Gesù] congedò la folla

ed entrò in casa” (13,36) Matteo passa alla se-conda parte del capitolo nella quale mette in-sieme ugualmente materiale di vario genere eprovenienza.

Conclude il tutto con questa frase asciuttaasciutta: “Terminate queste parabole, Gesù

partì di là” (13,53). Dice subito dopo che va“nella sua patria” (13,54), in concreto, lanuova “sua patria” (9,1) è Cafarnao, dove...già si trovava!

In breve, in questo Discorso Matteo fa suoquesto molteplice materiale e – come già nelDiscorso della Montagna - non si sente in di-ritto di dargli una strutturazione letteraria ac-curata. E’ un segno del lavorio di trasmissioneorale, di sistemazione e di specificazione chela tradizione apostolica antecedente avevafatto man mano, fino forse a giungere a una re-dazione scritta, e che Matteo rispetta. Proprioper questa sua preistoria letteraria gli studiositrovano grande difficoltà nell’individuare unoschema attendibile del Discorso.

2. Le sette parabole del Regno. Anche seritorneremo su ognuna di esse, si ha già unacerta utilità il solo elencarle. 1. Il regno deicieli è simile a un seminatore che uscì a semi-nare; 2. “Il regno dei cieli è simile a un uomoche ha seminato del buon seme nel suocampo” nel quale vi spunta anche la zizzania;3. “Il regno dei cieli è simile a un granello disenape” che diventa “più grande delle altrepiante dell’orto”; 4. “Il regno dei cieli è simileal lievito” che fa fermentare tanta massa; 5. “Ilregno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nelcampo”, campo che uno acquista dopo avervenduto “tutti i suoi averi”; 6. “Il regno deicieli è simile anche a un mercante che va in

cerca di perle pre-ziose; trovata unaperla di grande valore,va, vende tutti i suoiaveri e la compra”; 7.“Il regno dei cieli è si-mile a una rete gettatanel mare, che racco-glie ogni genere dipesci, buoni e cattivi”.

3. Presentano il

messaggio in tre fasi

successive. In vista diuna meditazione sul-l’insieme di questesette parabole, pos-

siamo ripartirle in tre fasi, che sono successivee che anche si ricoprono.

Si parte da una situazione di crisi con la pa-rabola del seminatore e della zizzania, che ri-spettivamente presentano la perdita dellaParola annunciata e coesistenza del male e delbene. Si passa alla fase di speranza con le pa-rabole dello sviluppo del granello di senape edi e del lievito che fa fermentare la massa an-nuncianti la forza e la grandezza del Regno. Sigiunge, infine, alla fase della gioia che la sco-perta e il possesso del tesoro nel campo e dellaperla preziosa, cioè del dono sommo delRegno, procurano. Non manca la paraboladella rete, che raccoglie pesci buoni e pesci,con richiamo alla responsabilità delle proprieazioni che saranno esaminate nel giudizio diDio.

Avvertiamo già che le parabole si inseri-scono nelle preoccupazioni messianiche che ilGesù storico sta vivendo durante crisi diascolto delle popolazioni della Galilea; che leparabole determinano gli impegni morali edottrinali che la chiesa matteana deve portareavanti; che il messaggio delle parabole, inquanto insegnamento, esperienza e vita diGesù, sono portatrici di grazia e di luce per laChiesa tutta e per ciascuno di noi.

[email protected]

PAROLA DEL SIGNORERESURREZIONE DEL SIGNORE - ANNO B

QUESTO E’ IL GIORNO DI CRISTO SIGNORE, ALLELUIA ALLELUIA

Dal VANGELO secondo GIOVANNINel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala

si recò al sepolcro di buon mattino, quan-

d'era ancora buio, e vide che la pietra era

stata ribaltata dal sepolcro.

Corse allora e andò da Simon Pietro e dal-

l'altro discepolo, quello che Gesù amava, e

disse loro: "Hanno portato via il Signore dal

sepolcro e non sappiamo dove l'hanno

posto!". Uscì allora Simon

Pietro insieme all'altro disce-

polo, e si recarono al sepolcro.

Correvano insieme tutti e due,

ma l'altro discepolo corse più

veloce di Pietro e giunse per

primo al sepolcro. Chinatosi,

vide le bende per terra, ma non

entrò. Giunse intanto anche

Simon Pietro che lo seguiva ed

entrò nel sepolcro e vide le

bende per terra, e il sudario,

che gli era stato posto sul capo,

non per terra con le bende, ma

piegato in un luogo a parte. Al-

lora entrò anche l'altro disce-

polo, che era giunto per primo

al sepolcro, e vide e credette.

Non avevano infatti ancora compreso la

Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai

morti. I discepoli intanto se ne tornarono di

nuovo a casa. (Giovanni 20,1-9)

Maria di Magdala, di fronte alla scena del se-polcro vuoto rimane sconcertata, ha paurache le sia stato sottratto anche il corpo mortaledel suo maestro, ha paura di non poterlo lavaree accudire con gli aromi che si era portata die-tro, e corre dai discepoli a portare loro questanotizia. Subito Pietro e Giovanni si mettono acorrere per constatare di persona che cosa è suc-cesso. Giovanni, più giovane, corre più velocee arriva prima, ma rispettoso di Pietro aspetta ilsuo arrivo. Giovanni entra nel sepolcro, notaqualcosa di formidabile che lo colpisce, che glifa capire che il corpo del Cristo non è stato ru-bato. Giovanni capisce che è successo qual-cosa d’incredibile, dopo aver visto il lenzuolocomprende, anzi VIDE E CREDETTE che ilCristo Signore era risorto, su quel lenzuolo vedela potenza dell’Altissimo, vede la Trasfigura-zione, vede la Resurrezione. Vede la Sacra Sin-done.

In questo momento, come dopo un lungoparto, nasce la Chiesa, nasce il popolo cristiano,

il popolo che ha visto la grande luce chesplende nelle tenebre, il popolo della speranza.I cristiani, da questo giorno diventano testimonidell’incredibile, testimoni dell’amore di Dio pergli uomini, testimoni dell’incontro tra cielo eterra.

La pietra rimossa, apre la strada verso la terrapromessa, è il passaggio dalla schiavitù del pec-

cato alla Libertà deiFigli di Dio. D’ora inpoi niente sarà piùuguale a prima, è fi-nita la lunga nottedell’umanità, nasceun nuovo mondo.“Farò nuove tutte lecose ” dice il Si-gnore, e questa no-vità parte da qui dallaresurrezione di Gesù.Resurrezione checomporta nuovi in-contri con i discepoli,che diventano i primitestimoni di una re-altà sconvolgente: “Il

Signore è risorto ed è apparso vivo”. I discepolisono i testimoni di questo evento, e hanno tra-smesso a tutti noi questa verità salvifica, e noiabbiamo in loro testimoni veraci, non creduloni,come ci attesta Tommaso, che vuole vedere etoccare, (grazie Tommaso), o come dice Gio-vanni nella sua Prima Lettera : “Ciò che era finda principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò chenoi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò chenoi abbiamo contemplato e ciò che le nostremani hanno toccato, ossia il Verbo della vita…Noi lo annunziamo anche a voi, perché anchevoi siate in comunione con noi. La nostra co-munione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cri-sto. Questo vi scriviamo, perché la vostra gioiasia piena”.

Chiediamo al Signore la grazia di poter cele-brare questa Pasqua risorgendo a vita nuova in-sieme a Lui. Vi auguro una buona Pasqua e unafelice Resurrezione insieme con Gesù.

RICCARDO

PILLOLE DI SAGGEZZA:

IL CRISTO RESUSCITATO FADELLA VITA DELL’UOMO

UNA FESTA CONTINUA (Atanasio il Grande)

Domenica 8 aprile

Ore 11.00 RipatransoneDuomo: S. Messa

Ore 17.45 S. Benedetto Tr.Cattedrale: Vespri

Ore 18.30 S. Benedetto Tr.Cattedrale: S. Messa con Benedizione Papale

Lunedì 9 aprile

Ore 11.00 Cupra Marittima. S. Messa, per la festa di S. Basso

Martedì 10 aprile

Ore 10.30 Grottammare - Casa S. Francesco: S. Messa, per la festa dei pescatori

Sabato 14 aprile

Ore 18.00 Ripatransone - Trivio: S. Messa, con S. Cresime

Domenica 15 aprile

Ore 09.30 S. Benedetto Tr. - Cattedrale: S. Messa, con la partecipa-

zione del Raduno motociclistiOre 11.00 Ripatransone - Duomo:

S. Messa nell’Ottava di Pasqua

Martedì 17 aprile

Ore 10.00 S. Benedetto Tr. Ist. Padri Sacramentini: Ritiro del Clero, con S.E. Mons. Armando Trasarti

Mercoledì 18 aprile

Ore 09.30 Loreto - Incontro della Conferenza Episcopale Marchigiana

Giovedì 19 aprile

Ore 19.00 S. Benedetto Tr. - Parrocchia S. Antonio: Incontro con unaComunità Neocatecumenale

Venerdì 20 aprile

Ore 20.30 Paolantonio - S. Messa, con il Rito di ammissione di un candidato al Presbiterato

Sabato 21 aprile

Ore 09.30 S. Benedetto Tr. Suore Concezioniste: Momento formativo per il C.S.I.

Ore 18.00 Colonnella - S. Cipriano: S. Messa, con S. Cresime

Domenica 22 aprile

Ore 10.30 Rotella - S. Messa, con S. Cresime

Ore 13.00 S. Benedetto Tr.Saluto alla Fiera di Primavera

Incontri Pastorali del VescovoDURANTE LA SETTIMANA 8-22 APRILE 2012

7Anno XXIX

8 Aprile 2012 PAG

Basilica Cattedrale Santa Maria della MarinaSan Benedetto del Tronto

Celebrazioni della Settimana Santapresiedute da S. E. R. Mons. Gervasio Gestori

1° aprile 2012 Domenica delle Palme

Ore 10.30 Benedizione delle Palme presso l’Asilo Merlini Processione - Santa Messa

2 aprile 2012 Lunedì della Settimana Santa

Ore 21.00 Festa del Perdono per tutti i Giovani5 aprile 2012 Giovedì Santo

Ore 9.00 Ufficio delle Letture e Lodi mattutineOre 10.30 Santa Messa CrismaleOre 21.15 Santa Messa In Coena Domini

6 aprile 2012 Venerdì Santo

Ore 9.00 Ufficio delle Letture e Lodi mattutineOre 15.00 Celebrazione In Passione DominiOre 22.00 Conclusione della Via Crucis cittadina in piazza Nardone

7 aprile 2012 Sabato Santo

Ore 9.00 Ufficio delle Letture e Lodi mattutineVeglia pasquale in Resurrectione Domini

Ore 22.00 Lucernario in piazza NardoneCelebrazione della Veglia pasquale in Cattedrale

8 aprile 2012 Domenica di Pasqua Risurrezione del Signore

Ore 17.45 Vespri solenniOre 18.30 Santa Messa Pontificale - Benedizione papale

Page 8: ANNO XXIX N° 13 - 8 Aprile 2012

8 Anno XXIX

8 Aprile 2012PAG

Il viaggio del Papa in Messico, e aCuba, è l’occasione per riflettere sucome il Concilio abbia influito anchesulla volontà dei Papi di essere pelle-grini lungo le strade del mondo. Lagrande e calorosa accoglienza, tantoche farà dire a Benedetto XVI di sen-tirsi come il suo predecessore un po’un Papa messicano, diventa un modoper riflettere sulle parole della “Gau-dium et spes”: “Gioia e speranza, maanche lutto e angoscia. Condivido legioie e le speranze, ma condividoanche il lutto e le difficoltà di questogrande Paese”. Vado in Messico, dirà ai giornali-sti che lo accompagnano sul volo verso la città diLeon, per “incoraggiare e per imparare, per con-fortare nella fede, nella speranza e nella carità, eper confortare nell’impegno per il bene e per lalotta contro il male”. Quelle prime parole della Costituzione conciliaresono tornate alla mente perché offrono una chiaralettura della realtà in cui si trova a vivere e a ope-rare la Chiesa in molti Paesi. Si può dire che ognicapitolo della “Gaudium et spes” sia una sorta dinovità teologica, soprattutto per i temi che af-fronta dai capitoli su famiglia, sessualità e matri-monio a quelli sulla pace, la guerra e gliarmamenti. Ma è un documento che aiuta a leggere anche lanuova evangelizzazione che sta tanto a cuore apapa Benedetto; in America Latina è molto fortela sfida che le sette e alcune nuove realtà religiosestanno portando alla missione della Chiesa. AdAparecida, in Brasile, la Chiesa del continente hatenuto una conferenza dei vescovi per risponderecon una missione continentale a questa sfida. È una domanda cui papa Benedetto risponde, di-cendo che “il periodo della nuova evangelizza-zione è cominciato con il Concilio. Questa erafondamentalmente l’intenzione di GiovanniXXIII, ed è stata sottolineata da Giovanni PaoloII: la sua necessità, in un mondo che è in grande

cambiamento, diventa sempre più evidente”.Ancora una volta la novità del Concilio volutodall’anziano papa Roncalli diventa impegno, no-vità nella continuità. Il Vangelo deve esprimersiin modi nuovi, afferma Benedetto XVI, “neces-sità anche nell’altro senso, e cioè il mondo ha bi-sogno di una parola nella confusione, nelladifficoltà di orientarsi di oggi. C’è una situazionecomune del mondo, la secolarizzazione, l’assenzadi Dio, la difficoltà di trovare accesso, di vederlocome una realtà che concerne la mia vita”.Ma bisogna anche tener conto dei contesti diversi,delle specificità dei singoli Paesi, perché ogni re-altà ha la sua situazione culturale. Su tutto, unadomanda di fondo: come, nel contesto della no-stra moderna razionalità, “possiamo di nuovo ri-scoprire Dio come l’orientamento fondamentaledella nostra vita, la speranza fondamentale dellanostra vita, il fondamento dei valori che real-mente costruiscono una società, e come possiamotener conto della specificità delle situazioni di-verse”?Ecco che il Concilio, attraverso la “Gaudium etspes”, ci viene incontro e ci dice che non esistonodue storie: storia della salvezza e storia dell’uma-nità, ma esse sono un’unica cosa e sono semprestoria di Dio perché Chiesa e mondo non sonodue realtà separate e spesso ritenute contrastanti.La Chiesa è immersa nella realtà storica in cui sitrova a operare; è coinvolta nelle gioie e nelle spe-

ranze, nelle angosce e nei lutti della famigliaumana. Quindi tutto ciò che vede coinvolta la fa-miglia umana, tutto ciò che tocca l’uomo nellasua sfera dei diritti, non può vedere assente laChiesa.Così, ricorda ancora Benedetto XVI, è importanteannunciare un Dio “che risponde alla nostra ra-gione, perché vediamo la razionalità del cosmo,ci domandiamo se c’è qualcosa dietro, ma nonvediamo come sia vicino questo Dio”; e “questasintesi del Dio grande e maestoso e del Dio pic-colo che è vicino a me, mi orienta, mi mostra ivalori della mia vita è il nucleo dell’evangelizza-zione”.C’è un ulteriore riferimento al Concilio che papaBenedetto fa ai vescovi francesi riuniti a Lourdesa 50 anni dal Concilio. Il Vaticano II, afferma nelmessaggio, “è stato e rimane un autentico segnodi Dio per il nostro tempo”. E se lo interpretiamo“all’interno della tradizione della Chiesa e sottola guida sicura del Magistero” potrà diventerà“sempre di più una grande forza per il futuro dellaChiesa”. L’auspicio di papa Benedetto è che l’anniversariodel Concilio sia l’occasione “di un rinnovamentospirituale e pastorale”, cogliendo l’opportunità di“conoscere meglio i testi che i Padri conciliari cihanno lasciato in eredità e che non hanno affattoperso il loro valore”. Si tratta di un “rinnova-mento, che avviene nella continuità” – rileva an-cora il Papa. Occorre “un’apertura sempre piùgrande alla persona di Cristo, ritrovando in parti-colare il gusto della Parola di Dio, per raggiun-gere una profonda conversione del nostro cuoree andare lungo le strade del mondo per annun-ciare il Vangelo della speranza agli uomini e alledonne del nostro tempo, in un dialogo rispettosocon tutti”. Benedetto XVI auspica anche che que-sto tempo di grazia possa “consolidare la comu-nione all’interno della grande famiglia dellaChiesa cattolica”, aiutando “a ristabilire l’unitàfra tutti i cristiani, che era uno degli obiettivi prin-cipali del Concilio”.

50° CONCILIO

Non esistono due storieChiesa e mondo non sono realtà separate Fabio Zavattaro

Ad Assisi il III Convegno Nazionalesull’EucarestiaIl 5 e 6 Maggio si terrà ad Assisi il III Con-vegno Nazionale, organizzato dai Padri Sa-cramentini. Una due giorni, che torna dopoil canonico triennio, dedicata all’Eucarestiaper offrire un contributo di riflessione e dipro-vocazione per una comprensione più ap-profondita del mistero e per un conseguentestile di vita e di impegno nella nostra storia.Il titolo di questa terza edizione “Eucarestia

e giustizia nel tempo della crisi”, vuole of-frire agli operatori pastorali di tutta Italiaun’occasione per riflettere insieme, convinti

della ricchezza che può apportare l’incontro,lo scambio, le comunicazioni e rifletterecome il sacramento dell’Eucarestia possa es-sere incarnato nella storia di ogni giorno. Periscriversi telefonare al numero 02.4564649.Questo il programma in sintesi: Primo giorno, 5 Maggio, ore 7,30 Eucaristia – ore 9.00Paolo Foglizzo tratterà il tema “Il dono al

cuore dell’economia: la proposta rivolu-

zionaria della “Caritas in veritate”, – ore11.00 Giovanni Nicolini tratterà l’episodioevangelico: “Questa vedova, così povera,

ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri”,

la matematica strana di Gesù di Nazaret – ore15.00 Tavola rotonda su “L’Eucaristia tra-

sforma la vita”: “Legalità” con FrancoMaisto – “Migranti” con Oliviero Forti –“Famiglie solidali” con Flavia e Guido For-migoni - “Modelli di sviluppo” con Ric-cardo Moro. Domenica 6 Maggio: ore 9.00Giancarlo Perego tratterà l’argomento di“Educare alla vita buona del Vangelo in

tempi di mobilità” – ore 9,45 lavori per areeomogenee “Come aiutare le nostre comu-

nità ad avviare percorsi per educare alla

legalità, all’accoglienza, alla solidarietà e

a stili di vita diversi” - ore 11.00 Condivi-sione – ore 12.00 Eucaristia impartita daMons. Perego. a cura di E.Tì.

Notizie in breve a cura di E.Tì.

Alle Energie il secondo appuntamento della Wind Simphonic Festival.Al Teatro Delle Energie il secondo appuntamento dell’Orchestradei fiati, diretta dal maestro Federico Paci con musiche da film.Nel corso della piacevole serata sono stati eseguiti brani dellaserie 007 James Bond e Nino Rota, con i temi tratti dalla “Dolce

vita”, “Romeo e Giulietta” e “Il Padrino”. Un’ora abbondantedi buona musica del “Laboratorio Ensemble” e dell’Orchestradei Fiati dell’Istituto di Alta Cultura Musicale “G.Braga”, com-posta da oltre 50 elementi. Al termine l’Orchestra ha intonato

il classico “Tanti auguri . . .” per gli undici anni di Giuseppe,

il più giovane orchestrale, figlio del maestro Federico. Che ha ringraziato con un inchino.La Samb presenta il progetto per “La cittadella”.

Si chiamerà la “Città degli amici” il progetto che vede interessata l’area ex Brancadoro. L’elaborato dell’ing.Piergallini prevede la realizzazione di due campi di calcio più uno polifunzionale con spogliatoi e tribune, inoltreun’area per attività sportine e ricreative all’aperto. Una struttura coperta per sport diversi e una foresteria per 52unità turistiche ricettive. Sono previste anche opere private riguardanti l’edilizia residenziale. Insomma un’ope-razione che insieme alla messa a norma dello stadio, darà un volto nuovo a tutta la zona. Un’iniziativa su cui pun-tano molto i dirigenti della Samb.

La Capitaneria di porto premia quattro marinai di lungo corso. Tempo di carestia, pane di veccia. Dicevano così i nostri nonni di fronte a momenti contingenti per giustificare ilricorso a cibi . . . alternativi. E così è stato anche per i nostri quattro marinai, che in altri tempi avrebbero ricevutouna medaglia d’oro, ora si sono dovuti accontentare di un semplice diploma. Anche se conferito a nome e perconto del Presidente della Repubblica. È accaduto alla Capitaneria di Porto di San Benedetto dove sono stati pre-miati per “i loro venti anni di duro lavoro in mare”: Fiore Spina classe 1937, Pasquale Pompei del 1954,

Vincenzo Romani e Carlo Olivieri. Un grazie da parte della città.A breve le iscrizioni ai Nidi d’infanzia.

Da 2 al 30 Aprile saranno aperte le iscrizioni ai nidi d’infanzia comunali e convenzionati di San Benedetto delTronto, nonché la sezione “Primavera” situata nella nuova scuola del Paese Alto intitolata all’artista sambene-dettese Armando Marchegiani. Ai nidi possono accedere bambini da 3 mesi ai 3 anni di età. Le strutture sono: “Il

Giardino delle Meraviglie” situato in via Mattei, “La Mongolfiera” situata in via Manzoni e il nido privatoconvenzionato “Il piccolo Principe” di via Piave. Alla sezione “Primavera” , invece possono accedere solo ibambini compresi tra 24 e 36 mesi.

Monteprandone:

Conferita

benemerenza civica

Lunedì 26 marzo alle ore 21,00 il Con-siglio Comunale di Monteprandone haconferito la benemerenza civica al Ser-gente Leonardo Cherici, concittadinomonteprandonese, del Primo nucleooperatori subacquei della Guardia Co-stiera di San Benedetto del Tronto.Il prestigioso riconoscimento ha ragiond’essere nell’aver voluto , appunto, sot-tolineare il coraggio e soprattutto l’altosenso nel dovere del Sergente distintosinelle operazioni di recupero nell’am-bito del naufragio della nave “CostaConcordia”, incagliatasi all’Isola delGiglio. Il civico riconoscimento è statoassegnato anche al Primo Nucleo Ope-ratori Subacquei di San Benedetto del

Tronto presente e attivo nelle operazioni di soc-corso nella sciagura del “Costa Concordia”.Alla solenne cerimonia presieduta dal SindacoStefano Stracci hanno partecipato l’Ammira-glio Pettorino, il Comandante della GuardiaCostiera di San Benedetto del Tronto, laDott.ssa Trematerra della Prefettura di AscoliPiceno e i rappresentanti dell’Arma dei Cara-binieri, dell’ Esercito Italiano e della Guardiadi Finanza. FC.

Page 9: ANNO XXIX N° 13 - 8 Aprile 2012

9Anno XXIX

8 Aprile 2012 PAG

CONCORSO

2012

Page 10: ANNO XXIX N° 13 - 8 Aprile 2012

10 Anno XXIX

8 Aprile 2012PAG

VIAGGI E TuRISmO - NOLEGGIO BuS

S. Benedetto del Tronto Tel. 0735 594456

Cupra marittima Tel. 0735 777636

www.pertur.it

30 anni di esperienzaorganizzando viaggi per le Parrocchie

AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO

Agente Generale Cinzia AmabiliVia F. crispi, 107 - Tel. e Fax 0735 582101

Domenica, 25 marzo 2012, nella Parrocchia delS. Cuore di Gesù, quarantatre bambini che tradue mesi si accosteranno per la prima volta al sa-cramento dell’Eucaristia, hanno vissuto il sacra-mento della confessione. Un traguardo importanteper i bambini affiancati dai loro genitori e daicatechisti Meri, Ramona, Paola e Laura che per

la prima volta si sono trovati a doversi confrontarecon se stessi e liberarsi delle piccole mancanzedi ogni giorno. Superato il primo momento diagitazione e di timore, messi a loro agio da DonAlfonso, si sono lasciati coinvolgere dal sacramentoche ha sortito il suo effetto. Ad aiutare Don

Alfonso, P. Silvano sss, P. Ferdinando e DonRemo, parroco di questa Comunità per ben qua-rantaquattro anni e cittadino onorario di Monte-prandone che non aveva più celebrato messanella Parrocchia se non in occasione della suafesta per i 60 anni di sacerdozio. “È stato belloaver ritrovato Don Remo in questo giorno della

“Festa del Perdono”,in una giornata diriconciliazione per ibambini e piena digioia per tutta la co-munità parrocchia-le” ha detto Don Al-fonso. È stata unacerimonia semplice- resa ancor più coin-volgente grazie allamusica e i canti cu-rati da Sonia e Lua-na con gli altri com-ponenti del coro- epiena di emozioneper i bimbi, i cate-chisti ed i genitoriche hanno collabo-rato per la riuscitadella giornata pro-

seguita con un pranzo in compagnia con l’intentodello stare insieme (si è rimasti fino al tardo po-meriggio e i bambini hanno dato sfogo alla lorocreatività nonostante gli esigui spazi per giocare,n.d.c.) conoscersi ed essere membri di un’unicagrande famiglia.

Centobuchi - Parrocchia Sacro Cuore

Festa del perdono per quarantatre bambiniSAN BENEDETTO DEL TRONTO

Buttiamo via “il macigno” del catechismo e diventiamo pescatori di Simone Incicco

Don Tonino Lasconi, senza usare mezzi termini, traccia la strada per educare alla vita buonadel Vangelo. “C’è un macigno sulla catechesi di oggi, fatta la Cresima il giovane ci saluta. Quindici dobbiamo domandare: Vale la pena di far incontrare Gesù ai nostri ragazzi che appenapossono scappano? Sempre più frequentemente inoltre sentiamo notizie di ragazzi tredicenni oquattordicenni che frequentano il catechismo e che commettono dei crimini. C’è qualcosa chenon va”. Con queste parole Don Tonino Lasconi classe 1940, ha aperto il convegno: “Educare.Ne vale la pena?” che si è tenuto lunedì 26 Marzo presso il teatro San Filippo Neri. L’incontro èstato organizzato dall’Azione Cattolica sotto la sapiente guida di Don Dino Pirri ed era rivoltoa tutti gli educatori. Don Tonino nel 1969, venne incaricato dall'Azione Cattolica di costituirel’ACR per la quale preparò nel tempo i sussidi per il cammino di fede. Da anni tiene in giro perl'Italia seminari per catechisti e operatori pastorali. Il prossimo appuntamento si terrà il 24 Aprilealle ore 21.00 presso il teatro San Filippo Neri con il Professor Giuseppe Savagnone. “Ci sonoquattro macigni da rimuovere: - prosegue Don Tonino – 1) Ragazzi agitati che sono distrattie disinteressati, 2) le famiglie che non collaborano, 3) i catechisti e le catechiste non sonopreparati e 4) il parroco non aiuta.

Dobbiamo tenere presente che queste quattro difficoltà non miglioreranno, ma bensì peggiorerannocon il tempo. Quindi cosa fare? Le soluzioni possibili.1) I bambini e i ragazzi distratti. Dobbiamo abbandonare la catechesi/lezione e inserire la figuramissionaria, perché come per gli evangelizzatori, i bambini per noi sono come dei pagani/stranieri.In questo contesto dobbiamo saper parlare la loro lingua ed usare una nuova comunicazione constrategie penetranti. Perché come già sostenevano i nostri nonni: chi ascolta dimentica, chi vedericorda e chi fa impara. Dobbiamo comunicare il Vangelo in si e non farlo vedere come un deca-logo di no, bisogna mostrare come ci conduca a qualcosa di più bello per la nostra felicità. È fon-damentale poi: confrontarsi, motivare e ragionare insieme ai ragazzi.2) Le Famiglie non collaborano. La collaborazione va conquistata, la fede non si può imporrema si può riproporre. Un primo passo per far riavvicinare i genitori è voler bene ai loro bambini,poi ci potranno essere diversi mezzi per coinvolgerli nella parrocchia, come la liturgia, le feste, lacarità ed il servizio.3) Catechisti e Catechiste non preparati Abbiamo la fortuna in Italia di avere oltre 350.000 ca-techisti. Molti di questi educatori sono dei genitori e quindi il consiglio che vi posso dare è di es-sere padri e madri della Fede, bisogna comunicare la buona parola e poi ci penserà Dio a farlafruttificare.4) I parroci non aiutano I sacerdoti negli ultimi anni non riescono a seguire con la dovuta atten-zione la crescita dei catechisti a causa dei tanti impegni parrocchiali. La soluzione è creare ungruppo coeso di educatori che possano mettere insieme capacità, qualità ed esperienza, facendoricchezza delle diversità. Se noi facciamo vivere un’esperienza bella ed indimenticabile ai no-stri ragazzi, se nel tempo si allontaneranno dalla parrocchia, quando nella vita arriveranno i mo-menti difficili, la prima cosa che tornerà loro in mente sarà la bella esperienza vissuta in Chiesa.In quel momento verranno a ricercarci e torneranno a domandarci come poter tornare ad essereveramente felici. Infine, provate a mettervi con una padella in riva al mare… quanti pescisalteranno volontariamente nella padella? Noi sacerdoti non dobbiamo rinchiuderci negli ufficidelle nostre parrocchie, dobbiamo ricordarci che Cristo ci ha fatto pescatori di uomini, chi fa ilpescatore sa che cosa vuol dire e quanto è duro. Non possiamo aspettare che il pesce salti da solonella padella, ma dobbiamo andarlo noi a cercare nel mare profondo della quotidianità”.

Una benedizione fortemente voluta dai ra-gazzi e dai vertici della società. Una ceri-monia semplice, quella celebrata dalParroco e consulente ecclesiastico della so-cietà, Don Alfonso Rosati,  che ha vistoprotagonisti gli  atleti della Fox Roller, so-cietà di pattinaggio freestyle della Provin-cia di Ascoli Piceno inserita all’internodella messa dei bambini del catechismo ilsabato pomeriggio. Il parroco ha ricordatol’importanza dello sport quale momento diaggregazione, dello stare insieme e soprattuttopalestra di vita per imparare le regole ed il ri-spetto l’uno per l’altro. Nel  benedire gli atleti,Don Alfonso evidenziando i sacrifici e l’atten-zione che bisogna mettere in questo sport pernon farsi male, ha fatto loro gli auguri per gliimpegni sportivi in vista. "Siate vincenti nonsolo nelle gare ma soprattutto nella vita", ha af-fermato il parroco che ha auspicato di trovaredegli spazi idonei per i ragazzi per la prossima

estate in modo da poter programmare varie at-tività sportive e preparare il terreno per far ri-partire l’oratorio. Sono in molti a lamentare lacarenza di spazi idonei per giocare e fare sportnella Parrocchia. Negli anni passati, non si ave-vano computer, playstation: c’era il campettoparrocchiale (prima di breccia e poi di cemento)che per tante generazioni è stato punto impor-tante di socializzazione e di ritrovo per le di-verse generazioni.  

Sport ma non solo…

“Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me

accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un

profeta come profeta, avrà la ricompensa del pro-

feta, e chi accoglie un giusto come giusto, avrà la

ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo

un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli,

perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non

perderà la sua ricompensa". (Mt 10, 40-42)Anche quest’anno, come ormai da 2 danni, la par-rocchia Madonna del Suffragio ha organizzato,

con la collaborazione dell’associazione “Mato

Grosso”, una raccolta viveri per le vie del quar-tiere da mandare successivamente alle popola-zioni del Perù. Sabato 24 marzo i ragazzi,giovani ed adulti della nostra comunità, armatidi scarpe comode, abiti leggeri, cappellini, bot-tigliette d’acqua ma soprattutto … con tanta vo-glia di divertirsi nel fare il bene, si sono recatiper le vie del quartiere bussando per le case ehanno raccolto ciò che con generosità e gratuità i

Raccolta viveri… dal Ponterotto al Perù!

parrocchiani hanno offerto loro. Chi si era dimenti-

cato di comprare qualcosa per l’occasione ma haraccolto all’ultimo qualcosa dalla propria dispensa,chi ha dato un pacco di zucchero dicendo con unsorriso“Tanto nonna è diabetica!!”, chi con tantacura ha preparato buste di alimenti … Insomma: c’èla crisi economica ma non c’è crisi nella generositàe buona volontà delle persone!!! Ringraziamo tuttele persone che hanno contribuito a realizzare questainiziativa e hanno voluto contribuire a far del benea chi, purtroppo, è più sfortunato di noi.

Lorenzo De Angelis

Giovane della parrocchia Madonna del Suffragio