ANNO XXIX N° 6 - 19 Febbraio 2012

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ANNO XXIX N° 6 - 19 Febbraio 2012 1.00 Associato all’USPI SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Finestra sulla Parola “Se l’invidia fosse febbre, tutto il mondo ce l’avrebbe!”: è una battuta di un film di qualche anno fa, dove questo simpatico proverbio era una sorta di te- stamento spirituale che il protagonista riceveva, in sogno, dal defunto padre. «L’invidia» - recita il catechismo dei giovani, Youcat - «consiste nella tristezza che si prova davanti ai beni al- trui e nel desiderio smodato di appropriarsene, sia pure indebitamente». In altre parole, l’invidia è l’incapacità di gioire del bene che cresce accanto a noi, dei doni con cui il Signore colma di grazia il nostro prossimo, è la malattia del cuore che ci fa sentire in qualche modo defraudati e ci provoca una specie di cecità, cosi che non sappiamo più ri- conoscere l’azione di Dio nella nostra vita e nella vita di chi ci sta accanto. È un po’ quello che accade nella prima e nella terza lettura della liturgia di dome- nica prossima. «Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non vene accorgete?», dice Dio, per bocca del profeta Isaia (cap. 43), al suo popolo Israele, che in terra d’esilio, ripete sempre lo stesso ri- tornello (il Signore ci ha abbandonati…) e non sa ve- dere i segni della sollecitudine di Dio, il cui amore, non solo è rimasto immutato, ma, come in una nuova crea- zione, si allarga per estendere la salvezza a tutte le genti. Così nel Vangelo (Mc 2, 1-2), di fronte alla gua- rigione di corpo e anima operata da Gesù per la fede di quattro uomini che si improvvisano funamboli per deporre un paralitico ai piedi del Maestro, gli scribi, quelli cioè che hanno tanto di licenza in Sacra Scrittura, invece di essere contenti del fatto che ad un uomo è stata ridonata, materialmente e spiritualmente, la posi- zione eretta e la capacità di camminare nella vita, si ro- dono il cuore dall’invidia. Questa “febbre”, anche oggi, certe volte contagia noi credenti e le nostre comunità cristiane, quando non riusciamo a gioire per le mera- viglie che il Signore compie nella vita del “vicino” o del “lontano”, perché vorremmo essere noi i più belli, i più bravi e i più buoni, i custodi e difensori della vera fede e del vero culto, mentre Dio (per fortuna!) è som- mamente libero e non si lascia in- carcerare nelle sacrestie o nei conventi, ma ha altri figli, tutti re- denti dal sangue del suo Unige- nito, e in tutti si compiace di manifestare la sua misericordia. In questo senso possiamo anche intendere le parole di S. Paolo ai Corinti nella seconda lettura: «Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che abbiamo annunciato tra voi … non fu “sì” e “no”, ma in lui vi fu il “sì”… Per questo, attraverso di lui sale a Dio il nostro “Amen” per la sua gloria». Alziamoci dalle nostre “barelle” di lamenti e apriamo gli occhi e il cuore: il Regno di Dio è in mezzo a noi, rallegriamoci insieme. Le sorelle Clarisse della Santa Speranza Segue a pag. 2 ITALIA SOTTOZERO Non è solo cattivo tempo Un’occasione per rallentare un ritmo di vita frenetico Corrado Avagnina Neve, freddo, ghiaccio... è tornato l’inverno di una volta. E – sensibili come siamo alla meteorologia – non parliamo d’altro. D’altronde la nostra vita resta inevitabilmente segnata e condizionata da ciò che cade dal cielo e dal tempo che fa. I disagi non mancano. I rischi di farsi male, scivolando, sono dietro l’angolo. L’incognita del pericolo è evidente quando ci si mette in auto per strade con l’asfalto imbiancato. Le tempe- rature siberiane non giovano certo alla salute e richie- dono di imbacuccarsi alla grande. E chi è marginale può anche soffrirne pesantemente. Al mattino s’im- pongono levatacce per spalare la neve davanti al ga- rage o per predisporre l’auto a partire. Ovviamente in questi frangenti torna un classico: la lamentela per lo sgombero. Si trovano sempre dei critici più o meno a ragione, più o meno in- contentabili, più o meno intrisi di buon senso... che lanciano i loro strali nel mo- mento dell’impasse. Adesso, più che ieri, si moltiplicano i ritardi colossali nei treni, con numerose (troppe?) cancellazioni... Una Caporetto ferroviaria di cui si dovrà dare conto. E poi le polemiche sulle scuole da chiudere o da tenere aperte, con gli alunni che stanno quasi tutti da una parte sola dell’opzione... Ma – al di là dell’eccezionalità di questa situazione meteo – una considerazione terra terra andrebbe anche ripescata, quale sintomo di una saggezza antica e tuttora valida. In fondo le nevicate e le gelate ci dicono che non possiamo pretendere sempre il massimo dai ritmi di vita, sotto ogni avversità atmosferica, come se niente fosse. La civiltà contadina di decenni orsono era abituata a fermarsi quando il manto nevoso copriva tutto. Si sospendevano le solite attività. Ci si dedicava a soste umanizzanti, dialogando e lavoricchiando in stalla, nelle vijà, attorno alla stufa... Allora si andava a piedi e con la neve c’era sì un po’ di disagio ma non si badava al tempo da impiegare. Insomma, in caso di neve... non si face- vano drammi, non si andava su tutte le furie, non si entrava in fibrillazione. Oggi è diverso. Sembra che ogni cosa debba funzionare al pari che non fosse nevicato. Invece – compatibilmente con gli impegni di lavoro – si potrebbe cogliere l’oc- casione per rallentare, per andare a piedi nella misura del possibile, per evitare sortite superflue, per accorgersi di chi vive in casa, per avere pazienza, per fare uno stop... E, se poi salta qualche iniziativa, serata, incontro... causa neve... non c’è da affannarsi più di tanto. Ci sarà tempo per recuperare. E se non si rimedia, la vita procede ugualmente. Intanto – nel tempo che inaspettatamente si fa di- sponibile – ci si potrà guardare attorno, riprendendo appieno la connessione con il tasso di umanità proprio e altrui, senza essere condizionati da corse, tempistiche, scadenze, agende... Rias- saporando alternative dimensioni del- l’esistenza, che rilassano anche un po’. Pur lasciandosi andare – per sfi- zio liberatorio – alle battute innocue sul... caldo torrido d’estate che è molto più sopportabile del gelo sibe- riano in inverno... Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno CERTO, ABBONATI PER IL 2012 basta versare 30 (abbonamento ordinario) oppure 50 (Abbonamento sostenitore) sul nuovo C.C.P . n. 14590632, intestato a: Curia Vescovile PiaZZA SACCONI, 1 S. Benedetto del tronto Causale l’Ancora “La Quaresima ci offre ancora una volta l’opportunità di riflet- tere sul cuore della vita cristiana: la carità”. Inizia con queste parole il Messaggio del Santo Padre Be- nedetto XVI per la Quaresima, che ha per tema un versetto della Lettera agli Ebrei: “Prestiamo at- tenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone” (10,24). Articolato in tre parti, il Messaggio richiama an- zitutto “la responsabilità verso il fratello”: “Anche oggi risuona con forza la voce del Signore che chiama ognuno di noi a prendersi cura dell’al- tro. Anche oggi Dio ci chiede di essere ‘custodi’ dei nostri fratelli, di instaurare relazioni caratte- rizzate da premura reciproca, da attenzione al bene dell’altro e a tutto il suo bene... L’attenzione al- l’altro comporta desiderare per lui o per lei il bene, sotto tutti gli aspetti: fisico, morale e spirituale... E qui desidero richiamare un aspetto della vita cristiana che mi pare caduto in oblio: la correzione fraterna in vista della salvezza eterna. Oggi, in generale, si è assai sensibili al discorso della cura e della carità per il bene fisico e materiale degli altri, ma si tace quasi del tutto sulla respon- sabilità spirituale verso i fratelli.” Nella seconda parte il Messaggio si sofferma sul “dono della reciprocità”. “Una società come quella attuale può diventare sorda sia alle soffe- renze fisiche, sia alle esigenze spirituali e morali della vita. Il Messaggio del Papa per la Quaresima RIPATRANSONE AVVISO PER GLI ABBONATI Ci scusiamo per non essere riusciti ancora ad aggiornare i nuovi e i rinnovi Abbonamenti. Stiamo cercando di mettere un po’ di ordine per sollecitare i ritardatari a mettersi in regola se lo vorranno. Abbiamo veramente bisogno del so- stegno di tutti. Da parte della Redazione ce la stiamo mettendo tutta per rendere il nostro set- timanale interessante e costruttivo. Critiche a tal senso sono ben accette per email o per posta. Grazie

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

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ANNO XXIX N° 6 - 19 Febbraio 2012 € 1.00

Associato all’USPI

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Finestra sulla Parola“Se l’invidia fosse febbre, tutto il mondo cel’avrebbe!”: è una battuta di un film di qualche annofa, dove questo simpatico proverbio era una sorta di te-stamento spirituale che il protagonista riceveva, insogno, dal defunto padre.«L’invidia» - recita il catechismo dei giovani, Youcat -«consiste nella tristezza che si prova davanti ai beni al-trui e nel desiderio smodato di appropriarsene, sia pureindebitamente». In altre parole, l’invidia è l’incapacitàdi gioire del bene che cresce accanto anoi, dei doni con cui il Signore colma digrazia il nostro prossimo, è la malattiadel cuore che ci fa sentire in qualchemodo defraudati e ci provoca una speciedi cecità, cosi che non sappiamo più ri-conoscere l’azione di Dio nella nostravita e nella vita di chi ci sta accanto. Èun po’ quello che accade nella prima enella terza lettura della liturgia di dome-nica prossima. «Ecco, io faccio una cosa

nuova: proprio ora germoglia, non vene

accorgete?», dice Dio, per bocca delprofeta Isaia (cap. 43), al suo popoloIsraele, che in terra d’esilio, ripete sempre lo stesso ri-tornello (il Signore ci ha abbandonati…) e non sa ve-dere i segni della sollecitudine di Dio, il cui amore, nonsolo è rimasto immutato, ma, come in una nuova crea-zione, si allarga per estendere la salvezza a tutte legenti. Così nel Vangelo (Mc 2, 1-2), di fronte alla gua-rigione di corpo e anima operata da Gesù per la fededi quattro uomini che si improvvisano funamboli per

deporre un paralitico ai piedi del Maestro, gli scribi,quelli cioè che hanno tanto di licenza in Sacra Scrittura,invece di essere contenti del fatto che ad un uomo èstata ridonata, materialmente e spiritualmente, la posi-zione eretta e la capacità di camminare nella vita, si ro-dono il cuore dall’invidia. Questa “febbre”, anche oggi,certe volte contagia noi credenti e le nostre comunitàcristiane, quando non riusciamo a gioire per le mera-viglie che il Signore compie nella vita del “vicino” o

del “lontano”, perché vorremmoessere noi i più belli, i più bravi ei più buoni, i custodi e difensoridella vera fede e del vero culto,mentre Dio (per fortuna!) è som-mamente libero e non si lascia in-carcerare nelle sacrestie o neiconventi, ma ha altri figli, tutti re-denti dal sangue del suo Unige-nito, e in tutti si compiace dimanifestare la sua misericordia.In questo senso possiamo ancheintendere le parole di S. Paolo aiCorinti nella seconda lettura: «Il

Figlio di Dio, Gesù Cristo, che abbiamo annunciato

tra voi … non fu “sì” e “no”, ma in lui vi fu il “sì”…

Per questo, attraverso di lui sale a Dio il nostro

“Amen” per la sua gloria». Alziamoci dalle nostre“barelle” di lamenti e apriamo gli occhi e il cuore: ilRegno di Dio è in mezzo a noi, rallegriamoci insieme.

Le sorelle Clarisse della Santa Speranza

Segue a pag. 2

ITALIA SOTTOZERONon è solo cattivo tempoUn’occasione per rallentare un ritmo di vita frenetico

Corrado Avagnina

Neve, freddo, ghiaccio... è tornato l’inverno di unavolta. E – sensibili come siamo alla meteorologia –non parliamo d’altro. D’altronde la nostra vita restainevitabilmente segnata e condizionata da ciò che cadedal cielo e dal tempo che fa. I disagi non mancano. Irischi di farsi male, scivolando, sono dietro l’angolo.L’incognita del pericolo è evidente quando ci si mettein auto per strade con l’asfalto imbiancato. Le tempe-rature siberiane non giovano certo alla salute e richie-dono di imbacuccarsi alla grande. E chi è marginalepuò anche soffrirne pesantemente. Al mattino s’im-pongono levatacce per spalare la neve davanti al ga-rage o per predisporre l’auto a partire. Ovviamente inquesti frangenti torna un classico: la lamentela per lo

sgombero. Si trovano sempre dei critici più o meno a ragione, più o meno in-contentabili, più o meno intrisi di buon senso... che lanciano i loro strali nel mo-mento dell’impasse. Adesso, più che ieri, si moltiplicano i ritardi colossali neitreni, con numerose (troppe?) cancellazioni... Una Caporetto ferroviaria di cui sidovrà dare conto. E poi le polemiche sulle scuole da chiudere o da tenere aperte,con gli alunni che stanno quasi tutti da una parte sola dell’opzione... Ma – al dilà dell’eccezionalità di questa situazione meteo – una considerazione terra terraandrebbe anche ripescata, quale sintomo di una saggezza antica e tuttora valida.In fondo le nevicate e le gelate ci dicono che non possiamo pretendere sempre ilmassimo dai ritmi di vita, sotto ogni avversità atmosferica, come se niente fosse.La civiltà contadina di decenni orsono era abituata a fermarsi quando il mantonevoso copriva tutto. Si sospendevano le solite attività. Ci si dedicava a sosteumanizzanti, dialogando e lavoricchiando in stalla, nelle vijà, attorno alla stufa...Allora si andava a piedi e con la neve c’era sì un po’ di disagio ma non si badava

al tempo da impiegare. Insomma, in caso di neve... non si face-

vano drammi, non si andava su tutte lefurie, non si entrava in fibrillazione. Oggiè diverso. Sembra che ogni cosa debbafunzionare al pari che non fosse nevicato.

Invece – compatibilmente con gli impegni di lavoro – si potrebbe cogliere l’oc-casione per rallentare, per andare a piedi nella misura del possibile, per evitaresortite superflue, per accorgersi di chi vive in casa, per avere pazienza, per fareuno stop... E, se poi salta qualche iniziativa, serata, incontro... causa neve... nonc’è da affannarsi più di tanto. Ci sarà tempo per recuperare. E se non si rimedia,la vita procede ugualmente. Intanto – nel tempo che inaspettatamente si fa di-sponibile – ci si potrà guardare attorno, riprendendo appieno la connessione con

il tasso di umanità proprio e altrui,senza essere condizionati da corse,tempistiche, scadenze, agende... Rias-saporando alternative dimensioni del-l’esistenza, che rilassano anche unpo’. Pur lasciandosi andare – per sfi-zio liberatorio – alle battute innocuesul... caldo torrido d’estate che èmolto più sopportabile del gelo sibe-riano in inverno...

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

CERTO, ABBONATI PER IL 2012basta versare € 30 (abbonamento

ordinario) oppure € 50

(Abbonamento sostenitore)

sul nuovo C.C.P. n. 14590632,

intestato a: Curia Vescovile

PiaZZA SACCONI, 1

S. Benedetto del tronto

Causale l’Ancora

“La Quaresima ci offre ancorauna volta l’opportunità di riflet-tere sul cuore della vita cristiana:la carità”. Inizia con queste paroleil Messaggio del Santo Padre Be-nedetto XVI per la Quaresima,che ha per tema un versetto dellaLettera agli Ebrei: “Prestiamo at-tenzione gli uni agli altri, perstimolarci a vicenda nella caritàe nelle opere buone” (10,24).Articolato in tre parti, il Messaggio richiama an-zitutto “la responsabilità verso il fratello”:“Anche oggi risuona con forza la voce del Signoreche chiama ognuno di noi a prendersi cura dell’al-tro. Anche oggi Dio ci chiede di essere ‘custodi’dei nostri fratelli, di instaurare relazioni caratte-rizzate da premura reciproca, da attenzione al benedell’altro e a tutto il suo bene... L’attenzione al-

l’altro comporta desiderareper lui o per lei il bene,sotto tutti gli aspetti: fisico,morale e spirituale... E quidesidero richiamare unaspetto della vita cristianache mi pare caduto in oblio:la correzione fraterna invista della salvezza eterna.Oggi, in generale, si è assaisensibili al discorso della

cura e della carità per il bene fisico e materialedegli altri, ma si tace quasi del tutto sulla respon-sabilità spirituale verso i fratelli.”Nella seconda parte il Messaggio si sofferma sul“dono della reciprocità”. “Una società comequella attuale può diventare sorda sia alle soffe-renze fisiche, sia alle esigenze spirituali e moralidella vita.

Il Messaggio del Papa per la Quaresima

RIPATRANSONE

AVVISO PER GLI ABBONATICi scusiamo per non essere riusciti ancora ad

aggiornare i nuovi e i rinnovi Abbonamenti.

Stiamo cercando di mettere un po’ di ordine per

sollecitare i ritardatari a mettersi in regola se lo

vorranno. Abbiamo veramente bisogno del so-

stegno di tutti. Da parte della Redazione ce la

stiamo mettendo tutta per rendere il nostro set-

timanale interessante e costruttivo. Critiche a tal

senso sono ben accette per email o per posta.

Grazie

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Anno XXIX

19 Febbraio 2012

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Non così deve essere nella comunità cri-stiana!... la nostra esistenza è correlata conquella degli altri, sia nel bene che nel male;sia il peccato, sia le opere di amore hannoanche una dimensione sociale. .. Anchenella preoccupazione concreta verso i piùpoveri ogni cristiano può esprimere la suapartecipazione all’unico corpo che è laChiesa”.

Infine il “camminare insieme nella san-tità”. “L’attenzione reciproca ha comescopo il mutuo spronarsi ad un amore effet-tivo sempre maggiore... in attesa di vivereil giorno senza tramonto in Dio. Il tempoche ci è dato nella nostra vita è prezioso perscoprire e compiere le opere di bene, nel-l’amore di Dio. Così la Chiesa stessa crescee si sviluppa per giungere alla piena matu-rità di Cristo. In tale prospettiva dinamicadi crescita si situa la nostra esortazione astimolarci reciprocamente per giungere allapienezza dell’amore e delle buone opere.”

(SL) (Agenzia Fides)

continua dalla prima pagina

TENSIONI INTERNAZIONALIUn allarmante groviglioDalla Siria all’Iran, dall’Afghanistan alla Cina

«Per quanto a proprio agio con le tecnologie i nativi digitali hanno bisognodi protezione». È questa una delle conclusioni a cui è arrivata la ricerca sulla“mediazione genitoriale nell’uso di Internet e dello smartphone”, condottada “OssCom”, il centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Univer-sità Cattolica di Milano, in collaborazione con Vodafone Italia. L’indagine èstata condotta su tre gruppi di genitori di ragazzi tra i 10 e i 14 anni e su ungruppo di ragazzi della stessa età. «Nei rapporti con Internet e gli smartphone

- spiegano i ricercatori - possiamo riconoscere una superiorità di competenzetecnologiche proprie dei figli», un vero e proprio gap generazionale, ma, allostesso tempo, «una loro ridotta consapevolezza critica che li espone a rischi».I risultati della ricerca sono stati presentati nell’ambito delle iniziative in pro-gramma per il Safer Internet Day 2012 che ricorre martedì 7 febbraio. Ne haparlato Giovanna Mascheroni, ricercatrice di “OssCom” e membro del pro-getto “Eu Kids on-line”, finanziato dalla Commissione europea. Qual è ilruolo dei genitori dinanzi a questa asimmetria tra ragazzi e adulti?Prima di tutto devono riconoscere l’esistenza di questo gap: i genitori rico-noscono la facilità dei ragazzi nell’uso delle tecnologie ma, allo stesso tempo,è importante che riconoscano la loro mancanza di capacità critica e valutativa,soprattutto per quanto riguarda temi come la reputazione e la privacy on-line.Oltre alla consapevolezza i genitori mancano anche di conoscenza delleopportunità offerte dai sistemi di parental control?C’è una certa diffidenza di fronte a queste tecnologie che si conoscono poco.È importante far capire come questi strumenti che permettono, ad esempio,di limitare gli orari di accesso a Internet o di filtrare le chiamate sui cellulari,non sostituiscono il loro ruolo di genitori ma vanno ad integrarlo. È statobello scoprire come in alcune famiglie l’installazione di questi software siadiventato un momento di confronto tra genitori e figli sui rapporti con Inter-net. Il dialogo rimane, dunque, il primo sistema di prevenzione dei rischi?Assolutamente sì. La campagna di sensibilizzazione che accompagna il Safer

Internet Day di quest’anno - “Insieme. Più connessi, più sicuri!” - va proprionella direzione di favorire lo scambio tra genitori e figli nel rapportarsi conle nuove tecnologie. Apprendere insieme. I genitori potrebbero iniziare chie-dendo ai figli di aiutarli ad imparare a usare le nuove tecnologie, spesso pococonosciute, e sfruttare quelle occasioni per aiutare i figli a maturare sensocritico. Attraverso il progetto “Eu Kids on line” da anni si occupa delrapporto tra minori e Internet. Quali sono oggi i rischi maggiori?La sfida più grande è rappresentata dalla diffusione, anche tra i giovanissimi,degli smartphone che permettono di collegarsi a Internet in qualsiasi mo-mento. I ragazzi sono così messi in condizione di navigare da soli e questopone sfide ai genitori, ma anche alle aziende.Quali responsabilità hanno le aziende? Le normative, in particolare, per

quanto riguarda le informazioni suiminori in Rete si sono fatte moltopiù rigide, ma a essere difficile è ilcontrollo. L’accesso a Facebook,per esempio, è vietato ai minori ditredici anni a seguito di una normativa americana che vieta la conservazioned’informazioni sui minori di quell’età. Ma come si può evitare che un bam-bino di dieci anni non crei un proprio profilo falsificando l’età. A volte sonoaddirittura i genitori a creare il profilo ai proprio figli non sapendo di questelimitazioni.Diventa importante, allora, quello che voi definite «monitoraggio so-ciale»... Più che andare a controllare il computer dei figli è importate stare incontatto con gli altri genitori per capire se emergono segnali di disagio o fe-nomeni particolari. Questo perché con gli amici solitamente emergono situa-zioni di cui i minori non parlano con i genitori. Domani, in occasione delSafer Internet Day, ci sarà una presentazione ufficiale alla Camera deideputati. Quanto è importante dare visibilità alle tematiche della sicu-rezza on line? È importante soprattutto perché in Italia in questi anni è cre-sciuta l’attenzione a queste problematiche ma spesso in modo frammentario.Credo si debba ribadire la necessità di tutelare i minori, ma senza demoniz-zare la rete. Non dobbiamo creare nuove forme di esclusione o cittadini diserie “b”. Per i ragazzi nativi digitali l’utilizzo costruttivo di Internet è unacondizione essenziale perché non saper utilizzare certe tecnologie potrebberappresentare in futuro una penalizzazione. Tutti i genitori sperano che i pro-pri figli utilizzino Internet per scopi alti - studio, ricerche, ecc -, ma è inevi-tabile che il primo approccio alla Rete sia di tipo ludico per giocare e parlarecon gli amici. È importante, dunque, che prendano dimestichezza e siano ac-compagnati verso un utilizzo maturo, al riparo però dai rischi.

Nativi digitali, connessi e tutelatia cura di Michele Luppi (IncrociNews, Milano)

È la Siria a catalizzare in questi giorni l’attenzione inter-nazionale. Come spesso accade tuttavia le partite diplo-matiche sono complesse e a molteplici livelli. In realtàsulla Siria non si continua a giocare semplicemente la par-tita delle cosiddette “primavere”, che pure in Tunisia,Egitto e Libia hanno avuto esiti assai diversi.Regime laico, quello di Damasco, ma alleato con l’Iran,ha svolto finora un ruolo importante tra l’Iran e il Libanoe, dunque, Israele. Nel momento in cui la questione delnucleare iraniano si avvia a un passaggio cruciale, è evi-dente che la posizione del Paese governato da Assad di-venta particolarmente delicata. La Siria, infatti, da alcunipunti di vista può rappresentare una sorta di “antemurale”dello stesso Iran.D’altra parte, su questo asse strategico – il conflitto cioènon dichiarato sul nucleare iraniano, su cui si susseguonovoci di un possibile intervento – se ne innestano altri,come l’iniziativa regionale della Turchia, quella dei Paesidel Golfo e le preoccupazioni della stessa Russia a pro-posito della sua lunga frontiera islamica.Le incognite sono, dunque, moltissime, mentre la gentecontinua a morire.Il risultato è che le tensioni si auto-alimentano e sono de-stinate probabilmente ad acutizzarsi finché la partita sulnucleare non avrà trovato una sua ragionevole soluzione.Si tratta, infatti, di una questione anche interna al regimeiraniano, in un gioco a molteplici livelli, sempre più com-plesso e difficile da decifrare.Siamo così ad un altro tema, relativo al ruolo degli StatiUniti, di cui non si può sottovalutare il rilievo. È in attoun ripensamento della strategia di quella che resta la primae l’unica potenza globale e per di più siamo all’iniziodell’anno elettorale, una variabile ulteriore che può gio-

care in diverse direzioni, anche tenuto conto della pro-gressiva chiusura dei logoranti impegni in Iraq prima epoi ora in Afghanistan. Né si può trascurare la questionedell’approvvigionamento del petrolio e quella connessadella crisi finanziaria globale, che forse si potrebbe (cini-camente) avvantaggiare da una fiammata inflazionisticadovuta appunto a una crisi petrolifera. È questo anche unodei motivi dell’atteggiamento prudente e attendista che laCina sta tenendo al Consiglio di sicurezza dell’Onu.Il groviglio, infatti, tenendo conto anche dei sempre con-traddittori interessi del sistema finanziario globalizzato,tende ad aumentare, non certo a semplificarsi. Anche per-ché la crisi morde sullo stesso Iran: il 2 marzo si terrannole elezioni parlamentari. Sarà un’occasione cruciale percogliere lo stato degli equilibri interni e le tendenze inatto. Di qui forse passa quella risposta di pace alle molte-plici tensioni che si stanno accumulano e che attualmentedeflagrano appunto in Siria. È la risposta che tutti vor-remmo attendere, per la definizione di un equilibrio ra-gionevole. Ma appare sempre meno scontata.

FRANCESCO BONINI

Il Messaggio del Papa per la Quaresima

La figura di uno dei più grandi artisti che il Piceno, e San Benedetto in parti-colare, abbia mai avuto, è stata ricordata nel corso di un incontro svoltosi ve-nerdì 4 febbraio all’hotel Calabresi per iniziativa dei club Lions Ascoli PicenoUrbs Turrita, San Benedetto Host e San Benedetto Truentum. È toccato al-l’avv. Giorgio Mataloni, amante dell’arte e grande stimatore di Armando Mar-chegiani, e al presidente del Lions Club Ascoli Piceno Urbs Turrita EdoardoVecchiola, pittore e allievo del maestro, tratteggiare la figura del pittore. Inparticolare, Mataloni ha ricordato al numeroso pubblico intervenuto nonostanteil maltempo le tappe salienti di una vita ricca di soddisfazioni, costellata dacommesse ottenute in Italia e all’estero, di vittorie in concorsi internazionali,iniziata sotto la guida perspicace di un sacerdote, don Luigi Sciocchetti (fra-tello di mons. Francesco, promotore del primo motopeschereccio a motore agliinizi del secolo) che per primo ne intuì il talento indirizzandolo verso gli studiartistici. Edoardo Vecchiola si è invece soffermato sulla tecnica di Marche-giani. Descrivendo alcune opere originali dell’artista collocate nella sala perl’occasione, Vecchiola ha avuto modo di descrivere accuratamente il modo incui il suo maestro ha saputo interpretare paesaggi e ritratti, recuperando sen-sazioni, colori, luci ma anche le caratteristiche delle persone ritratte. Una mae-stria che gli fu riconosciuta sempre, forse in ritardo nella sua terra dove larivalutazione di Marchegiani è arrivata solo in epoche recenti (nel 1986 la cittàgli attribuì il Premio Truentum, massima onorificenza cittadina).

ARMANDO MARCHEGIANI“OSPITE” DEI CLUB LIONS DEL PICENO

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“Gesù è entrato per sempre nella storia umana e vi continua a vi-vere, con la sua bellezza e potenza... in quel corpo fragile che èla Chiesa”. Sono le parole di Benedetto XVI che danno il via alconvegno internazionale promosso dal Comitato Cei per il pro-getto culturale su “Gesù nostro contemporaneo”. E su queste pa-role si fonda la relazione del card. Angelo Bagnasco. “Cristosenza la Chiesa – ricorda il cardinale – è realtà facilmente mani-polabile e presto deformata a seconda dei gusti personali, mentreuna Chiesa senza Cristo si riduce a struttura solo umana e inquanto tale struttura di potere”. Cristo e Chiesa: una questioned’innamoramento. L’indissolubile binomio, che va oltre il tempoe lo spazio, è il filo rosso annunciato fin dalla prima giornata delconvegno che vede intervenire e dialogare esperti ed esponentidi diverse culture e religioni. Per concludersi, non a caso, con latestimonianza di fede del cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovoemerito di Hong Kong. Le parole acquistano sempre più saporee nel loro scorrere prendono il ritmo del cuore e dell’anima. Nes-suno sale in cattedra, neppure gli studiosi più noti, perché c’è in

tutti la consapevolezza che si sta parlando dell’unico Maestro.Che certamente è in sala, ad ascoltare e anche a suggerire. Si staparlando di lui, della sua presenza nella storia e nella cronaca e,quindi, non può mancare nell’auditorium di via Conciliazione. Irelatori hanno il microfono, lui non ne ha bisogno non perché pre-suntuoso ma perché umile e fiducioso nella saggezza di chi parladi lui. E poi perché è parola che rende ancor più viva l’attenzioneper il suo muoversi in continuazione dentro il cuore dei presenti.Sì perché quella domanda, “Ma voi chi dite che io sia?”, non sispegne neppure mentre si sta ascoltando. È un’inquietudine che,dopo le relazioni fondamentali, attraversa i gruppi di ascolto suGesù e Gerusalemme, sulla rappresentazione del corpo di Gesù,sul libro “Gesù di Nazareth” esulla mostra fotografica “Aure”.È un’inquietudine che, nono-stante le apparenze, dice chenell’uomo di oggi la ricerca diuna risposta definitiva è più che

mai viva. Nella sce-nografia della sala ladomanda e la rispo-sta sono ben rappre-sentate da quel dito

che entra nella ferita al costato. Sono ben rappresentate dal car-dinale cinese che riassume la storia di sofferenza e di speranzasua e del suo popolo in una parola: Incontro.

GESÙ NOSTRO CONTEMPORANEO A cura del Sir

La sua presenza in salaUn affresco della prima giornata del convegno Cei (9-11 febbraio)

L’irruzione dei giovani è come una ventata difuturo nell’Auditorium di via Conciliazionedove, nella seconda giornata del convegno in-ternazionale “Gesù nostro contemporaneo”,altri autorevoli studiosi si sono avvicendati.Sì, proprio loro, i ragazzi e le ragazze presentiricordano che la contemporaneità non è unaquestione di “ever green” ma è un intrecciarsidi amore, di sacrificio e di dono che hanno ilritmo dell’eternità. Ed è per questo che i giovani avvertono la re-sponsabilità personale di costruire un futurodiverso da quello delle previsioni scientifichee tecnologiche e non si attardano a giudicarele debolezze e le mancanze delle generazioniadulte. La contemporaneità con Gesù li portaaltrove, li conduce a quote alte del pensiero edell’impegno nei luoghi delle quotidianità. Liporta a quei “sogni” che non sono fuga dallarealtà ma coraggio e capacità di orientare lastoria verso la verità, la giustizia e la pace. Lacontemporaneità con Gesù non li fa sentireorfani degli adulti ma figli di un padre da cuisi sentono amati. Un giornalista (AlessandroZaccuri), un insegnante cantautore( RobertoVecchioni), un insegnante-scrittore (AlessandroD’Avenia) , un sacerdote-insegnante (ArmandoMatteo) cercano di interpretare dal palco leattese delle generazioni che salgono. Ci rie-scono, grazie alla passione che trasmettononelle parole e che, rifuggendo da un paternali-smo diffuso, richiama la responsabilità di

un’età che non è per sempre.Dicono realisticamente i re-latori, con diverse sensibilitàe competenze, che Gesù nonè al centro della vita di mol-tissimi giovani ma lo è inquello di una minoranza. Nonsono mai stati e non sono “igrandi numeri” a dire di unaPresenza nel mondo. Nonpossono essere le percentuali ad avere l’ultimaparola. La contemporaneità di Gesù è nel voltodi quei ragazzi e di quelle ragazze che incon-trano il Volto, lo comunicano ai coetanei con ilinguaggi loro propri. Sono quei giovani chesulle strade moderne di Emmaus si affiancanoa viandanti coetanei per condividere la faticadi una ricerca e la bellezza di una scoperta edi un Incontro. Sono quei giovani che, comeil figlio prodigo, si sentono sempre attesi daun Padre da cui si sono separati ma chepensano sulla soglia di casa pronto ad abbrac-ciarli, a piangere insieme di gioia. Eccoli igiovani mescolati con teologi, filosofi, sociologi:una laicità che cresce, non una élite orgogliosama una primizia annunciatrice di nuovi frutti.Lo sguardo di Gesù, qualcuno al microfono loricorda, incrocia il loro sguardo come accadeai giovani narrati nel Vangelo. Saranno loro,nella libertà dei figli - che è condizione sinequa non dell’amare - a dare la risposta a quellosguardo eterno.

Lo sguardo dei giovaniUn affresco della seconda giornata del convegno Cei (9-11 febbraio)

COMUNICATO DELLA CURIAIl Vescovo Diocesano

S.E. Mons. GERVASIO GESTORI ha nominato:

Don Alfredo ROSATIAssistente Spirituale dell’AVULSS (Decreto n. 11/2012 del 1 febbraio 2012)

Don Alfredo ROSATIMembro di diritto del Consiglio Direttivo del “Centro Famiglia”

(Decreto n. 10/2012 del 1 febbraio 2012)

Don Alfredo ROSATICorresponsabile nell’Ufficio Diocesano di Pastorale Familiare

(Decreto n. 9/2012 del 1 febbraio 2012)

Don Dino STRACCIACappellano-Direttore della Confraternita

Interparrocchiale del SS. Sacramento di Comunanza

(Decreto n. 8/2012 del 1 febbraio 2012)

Don Gian Luca PELLICCIONIVicario Foraneo della Vicarìa “Beata Maria Assunta Pallotta”

(Decreto n. 7/2012 del 1 febbraio 2012)

“Gesù rimarrà sempre nostro contemporaneo, perchévive con noi e per noi nell’eterno presente di Dio”.Le parole del card. Camillo Ruini concludono, nellaterza giornata che vede Roma sotto il manto della neve,il convegno internazionale “Gesù nostro contemporaneo”.L’audace scelta del Comitato Cei per il progetto culturaleapre a nuovi orizzonti di pensiero e impegno, così comeaccadde per l’incontro dedicato, nel dicembre 2009, a“Dio oggi: con lui o senza di lui cambia tutto”. Momentiche non si consumano nello scorrere di poche ore: sono“nell’eterno presente di Dio” che richiama la vocazioneeterna di ogni uomo e di ogni donna. È questa intimaconsapevolezza che invita a non gustare in solitudine ilsapore di Dio. La gioia dell’Incontro non può esserepiena se non viene comunicata. Ed è il cardinale Ruini asuggerire che la comunicazione è l’altro nome della mis-sione quando, concludendo il suo intervento, affermache per essere contemporanei di Gesù è necessario che“la missione ritorni ad essere quello che è stata all’inizio:una scelta di vita che coinvolge l’intera comunità cristianae ciascuno dei suoi membri”. Le difficoltà, soprattutto inun tempo di crisi non solo economica, non mancano e latentazione della rassegnazione è forte. Ma è proprio allaluce della fragilità umana che il cristiano ritrova leragioni della speranza che non delude e la certezza di un

futuro della fede in Italia e in Occidente. “Un futuro –dice ancora il card. Ruini – che è aperto alla nostralibertà e prima ancora alla libertà e alla misericordia diDio”. È dal colloquio intimo tra le due libertà che lastoria prende la direzione dell’eternità e nell’eternitàtrova il suo significato ultimo, la sua pienezza. I temi af-frontati al convegno, nella loro diversità, si sono ritrovatiuniti da questo filo rosso che ha richiamato l’appartenenzadell’uomo al tempo e all’eterno. L’uno non può fare ameno dell’altro. Un’esperienza di libertà continuamente alimentata dalsuo rapporto con la verità. È questo il messaggio di unconvegno che, se non trova spazio nell’affanno mediatico,entra nella vita del cristiano per aiutarla a farsi contem-poranea a quella di Gesù. Sarà questa contemporaneità,continuamente cercata e amata, a far nascere domande,ad aprire ricerche, a indicare la direzione per risponderealla domanda d’infinito che ogni uomo ha nel cuore eche nessun potere può soffocare. Il convegno è finito la-sciando, con le parole del card. Ruini, una consegna:stare con “un piede ben piantato dentro alla storia” e,nello stesso tempo, “mettere in luce come non tutto siesaurisca nella storia. È l’incontro di due libertà a renderevisibile e affascinante il cammino verso il futuro

L’incontro di due libertàUn affresco della terza giornata del convegno Cei (9-11 febbraio)

Page 4: ANNO XXIX N° 6 - 19 Febbraio 2012

Carissimi,nei giorni scorsi, dal 23 al

30 gennaio, ho avuto la fortuna e la gioia

di compiere un intenso pellegrinaggio in

Terra Santa su invito dei Responsabili del

Cammino Neocatecumenale.

Mi hanno accompagnato una novan-

tina di presbiteri delle Diocesi marchi-

giane, abruzzesi e maltesi, insieme ad

alcuni diaconi del Seminario Redempto-

ris Mater di Macerata e ad alcune coppie

di sposi. Anche sei sacerdoti della nostra

Diocesi hanno fatto parte di questo

gruppo di pellegrini.

Ospiti nella novissima ed accogliente

Domus Galilaeae, costruita sul Monte

delle Beatitudini, abbiamo avuto la pos-

sibilità di contemplare quelle terre evan-

geliche ed inserirci nei luoghi, che hanno

visto momenti altamente significativi del

passaggio del Figlio di Dio sulla terra: il

Lago di Tiberiade, Cafarnao, Betsaida,

Tabga, il fiume Giordano, il Monte Tabor.

Dopo una veloce salita sul Monte Car-

melo, dove il profeta Elia aveva difeso

strenuamente il culto dell’unico Dio (2

Re 18, 20ss), il pellegrinaggio è iniziato

con una celebrazione penitenziale tra le

rovine dell’antica Corazin, cittadina ma-

ledetta da Gesù perché incapace di con-

vertirsi, nonostante la fortuna di avere

assistito ai suoi numerosi miracoli (Mat-

teo 11, 20-24). Il rito sacramentale della

purificazione dai peccati ci mise nella

giusta condizione spirituale per vivere in-

tensamente il cammino in Terra Santa.

Il giorno successivo siamo scesi sulle

rive del lago e ci fermammo là dove il Si-

gnore risorto chiese per tre volte a Pietro

se lo amava e dove venne consegnato

all’umile pescatore di Galilea l’alto com-

pito del primato tra gli Apostoli nella

Chiesa. Dopo l’Eucaristia siamo passati

davanti alla roccia, conservata all’in-

terno della Cappella, per professare in gi-

nocchio il nostro amore verso Gesù, con

non poca commozione.

Abbiamo compiuto anche un passaggio

in Giordania, per vedere alcuni luoghi cari

al racconto biblico: la città di Gerasa, il

guado del fiume Iabbok (Genesi 32, 23),

l’antica Petra. Ad Amman, con la piccola

comunità del Cammino, in una Parrocchia

maronita, abbiamo celebrato una Eucari-

stia multilingue. All’improvvisa mancanza

di un messale in lingua italiana supplì un

moderno strumento informatico.

4 Anno XXIX

19 Febbraio 2012PAG

LETTERA ALLA DIOCESI

AL RITORNO DALLA TERRA SANTA

Rovine di Korazim: Liturgia Penitenziale

Gerusalemme - Cenacolo: Rinnovo delle promesse presbiterali

Santo Sepolcro: Celebrazione Eucaristica

Monte delle Beatitudini: Domus Galilaeae e Lago Tiberiade 

Monte Carmelo: Elia uccide i 450 profeti di Baal

Dal Monte Nebo contemplammo la val-

lata del fiume Giordano e in lontananza,

oltre le nubi di una giornata piovosa, po-

temmo intravedere una splendente Geru-

salemme illuminata dal sole.

Arrivati nella Città Santa percor-

remmo subito la Via Crucis fino alla Ba-

silica del Calvario e del Santo Sepolcro.

Tanti e profondi sono i pensieri che ti

prendono, ripensando al passato di quelle

piccole strade ed entrando nel luogo della

morte e della risurrezione del Signore.

Due momenti di grande commozione

abbiamo vissuto in seguito: la domenica

pomeriggio nel Cenacolo, dove Gesù isti-

tuì l’Eucaristia ed l’Ordine sacro, i pre-

sbiteri hanno rinnovato le proprie

promesse sacerdotali ed anch’io il mio

impegno episcopale; e poi il lunedì mat-

tina ho avuto la gioia grande di presiedere

la Messa dentro il santo Sepolcro. Spe-

cialmente lì, in quel Luogo sacro, su

quella pietra benedetta, ho inteso ricor-

dare tutti voi, carissimi sacerdoti e fedeli

della nostra amata Diocesi, ed ho voluto

presentare a Cristo Risorto i bisogni ma-

teriali e spirituali delle vostre persone, e

fare memoria di quanti si erano racco-

mandati alle mie preghiere. Tutti si sen-

tano da me ricordati.

Con i presbiteri pellegrini ci sono stati

diversi momenti molto belli di confronto

nella fede, di sincerità nel dire il proprio

amore per Cristo e di generosità nella

propria dedizione alla Chiesa. Soprat-

tutto c’è stata molta preghiera, sia nei di-

versi luoghi visitati, sia sul pullman

durante gli spostamenti.

Ora custodisco nel cuore l’esperienza

stupenda di questo pellegrinaggio, non

privo di qualche penitenza, ma certa-

mente ricco di tanta spiritualità, e vorrei

assicurare di avere ricordato tutti voi, con

vivo affetto di vescovo, in quei luoghi

sacri alla nostra fede cristiana.

Tutti benedico.

Gervasio Gestori, Vescovo

Page 5: ANNO XXIX N° 6 - 19 Febbraio 2012

Il Padre rivela ai piccoli la salvezza

57. TI RENDO LODE, PADREDopo il rimprovero alle

tre città che non si erano

convertite Gesù passa

ora a ringraziare solenne-

mente il Padre perché ha

rivelato ai “piccoli” i

suoi misteri; conclude con l’invito di andare

a lui. Si tratta di Mt 11,25-30, un brano stra-

ordinario che rivela l’azione di Dio nell’eser-

cizio della fede come, e ancor più il rapporto

che intercorre tra il Padre e il Figlio e tra il Fi-

glio e il Padre. Da questo punto di vista rap-

presenta un vertice della cristologia dei

Sinottici. Lo dividiamo in tre parti.

1. La grande lode a Dio Padre. “25In quel

tempo Gesù disse: ‘Ti rendo lode, Padre, Si-

gnore del cielo e della terra, perché hai na-

scosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le

hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché

così hai deciso nella tua benevolenza’” (Mt

11,25-26). L’incipit “in quel tempo” non ha

valore temporale, ma funge da introduzione

solenne a ciò che segue; solennità che viene

rafforzata dal titolo: “Padre, Signore del cielo

e della terra”. Finora Gesù aveva parlato di

“Padre” e di “Padre mio”; ora specifica che si

tratta del Padre onnipotente, creatore dell’uni-

verso. Ed è a lui che Gesù rivolge la sua lode

(exomologéô), confessando nel ringrazia-

mento quanto il Padre ha fatto. Cioè, tu, o Dio

onnipotente, “hai nascosto queste cose ai sa-

pienti e ai dotti”. Si tratta in modo particolare

degli scribi e dei farisei e di quanto si oppon-

gono con ostinazione alla predicazione di

Gesù. I sapiente e i dotti sono, in definitiva,

gli autosufficienti e i razionalisti (cf 1Cor

1,20-21) del tempo ai quali il Padre non ha po-

tuto dare la sua grazia perché essi l’hanno ri-

fiutata. Le cose “nascoste” costituiscono

l’insieme della predicazione di Gesù.

I “piccoli” sono i cristiani, chiamati così

già in 10,42: “Chi avrà dato da bere anche un

solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi

piccoli perché è un discepolo... non perderà la

sua ricompensa” (Mt 10,42). In concreto,

sono i Dodici della prima ora, i miracolati che

hanno creduto, quali l’emorroissa e i due cie-

chi; “molte donne... che avevano seguito Gesù

dalla Galilea per servirlo e tra queste c’erano

Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo

e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedeo

(27,55-56) e altre persone. Mancano gli scribi,

mancano i farisei.

Gesù gode e si compiace di questo com-

portamento benevolo del Padre: “Sì, o Padre,

perché così hai deciso nella tua benevolenza”.

La eudokía, benevolenza, è la sua volontà che

crea il mondo, la storia della salvezza, bene-

volenza che gli suscita interesse amoroso per

l’uomo.Secondo il parlare della Bibbia, Gesù

attribuisce a Dio e l’accettazione e il rifiuto

della rivelazione. Però, con questo modo di

esprimersi Gesù non esclude la collaborazione

da parte dell’uomo.

2. Il rapporto di natura tra Padre e Fi-

glio, tra Figlio e Padre. Gesù continua.

“Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nes-

suno conosce il Figlio se non il Padre, e nes-

suno conosce il Padre se non il Figlio e colui

al quale il Figlio vorrà rivelarlo” (Mt 11,27).

Versetto formulato con linguaggio giovanneo

e tra i più importanti di Matteo. Gesù dice che

da Dio, “Signore del cielo e della terra”

(11,25), “tutto è stato dato a me”. Si tratta

della comunicazione e possesso della natura

divina: “Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in

mano ogni cosa” (Gv 3,35); “Io e il Padre

siamo una cosa sola” (Gv 10,30). Per cui in

Gesù “abita corporalmente tutta la pienezza

della divinità” (Col 2,9). Da questa comu-

nione di natura (consustanzialità) viene la co-

munione di conoscenza: “come il Padre

conosce me e io conosco il Padre” (Gv 10,15).

Per cui Gesù aggiunge: “nessuno conosce il

Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il

Padre se non il Figlio”; si tratta di una cono-

scenza immediata, reciproca, di natura, pos-

sibile solo tra Padre-Figlio e viceversa. Ben

diversa di contenuto è la frase che segue:

“colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo”. E’

la rivelazione che Gesù sta facendo, percor-

rendo “tutta la Galilea, insegnando nelle loro

sinagoghe...” (4,23). L’uomo riceve tale co-

noscenza non per natura, ma per rivelazione.

3. L’invito di Gesù di andare a lui. “Ve-

nite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi,

e io vi darò ristoro. 9Prendete il mio giogo

sopra di voi e imparate da me, che sono mite

e umile di cuore, e troverete ristoro per la vo-

stra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio

peso leggero” (Mt 11,28-30). Gesù, mite e

umile di cuore, colui che pratica radicalmente

le beatitudini, ci dice che il suo “giogo”,

quanto sta insegnando, è dolce e leggero. An-

diamo a lui con la fede e con le [email protected]

PAROLA DEL SIGNORESETTIMA DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B

CONFIDO, SIGNORE, NELLA TUA MISERICORDIA

Dal VANGELO secondo MARCOEd entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcunigiorni. Si seppe che era in casa e si raduna-rono tante persone, da non esserci piùposto neanche davanti alla porta, ed egliannunziava loro la parola. Si recarono dalui con un paralitico portato da quattropersone. Non potendo però portarglielo in-nanzi, a causa della folla, scoperchiarono iltetto nel punto dov’egli si trovava e, fattaun’apertura, calarono il lettuccio su cuigiaceva il paralitico. Gesù, vista la lorofede, disse al paralitico: “Figliolo, ti sonorimessi i tuoi peccati”. Seduti là erano al-cuni scribi che pensavano in cuor loro:“Perché costui parla così? Bestemmia! Chipuò rimettere i peccati se non Dio solo?”.Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suospirito che così pensavano tra sè, disse loro:“Perché pensate così nei vostri cuori? Checosa è più facile: dire al paralitico: Ti sonorimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuolettuccio e cammina? Ora, perché sappiateche il Figlio dell’uomo ha il potere sullaterra di rimettere i peccati, ti ordino - disseal paralitico - alzati, prendi iltuo lettuccio e và a casa tua”.Quegli si alzò, prese il suo lettuc-cio e se ne andò in presenza ditutti e tutti si meravigliarono elodavano Dio dicendo: “Non ab-biamo mai visto nulla di si-mile!”. (MARCO 2,1-12)

“VISTA LA LORO FEDE,DISSE: TI SONO RIMESSI I TUOI PEC-CATI. ” Questo piccolo brano di Matteovuole farci sapere (…perché sappiate…) di-verse cose, vuole farci conoscere: la miseri-cordia di Gesù, la potenza della sua opera, lanecessità e l’importanza della fede. Difronte alla fede dei portatori del paralitico, ealla loro implicita richiesta di aiuto, Gesù nonsoddisfa la loro richiesta, ma gli fa un donoancora più grande, inaspettato, lo perdona, loriammette in comunione con Dio. Questocomportamento di Gesù ci fa capire chespesso, quando noi chiediamo qualcosa al Si-gnore e questo non sembra voler risponderealle nostre preghiere, egli vuole farci un donoancora più grande, anche se non del tutto cor-rispondente a quello che noi abbiamo chiesto,Egli vuole darci di più. Siamo noi uomini di

poca fede, che spesso chiediamo al Signorecose mediocri, o materiali, mentre il Signoreè disposto a darci molto di più, un di più cheriguarda le cose più importanti del nostro vi-vere, riguardano la nostra vita spirituale, il no-stro essere, la nostra immortalità., e spessoanche il resto. Nel caso del racconto, si inse-risce una novità, gli scribi che erano presenti, subito pensano fra loro: costui sta bestem-miando, poiché la remissione dei peccati èsolo da Dio. Gesù avverte questi loro pensierie propone loro una specie di sfida, cosa è piùfacile, chiede loro, dire una semplice frase, tisono rimessi i tuoi peccati, che esteriormentenon produce effetti, o ordinare ad un parali-tico di guarire, di alzarsi e riprendere a cam-minare? Così, Gesù per far capire loro lapotenza del suo operato, dopo avergli rimessoi peccati procede alla guarigione del parali-tico, a dimostrazione che lui, Gesù, é il Mes-sia preannunciato dai profeti, e solo chi ha uncuore aperto alla novità, può riconoscerlo. In-fatti, gli abitanti di Cafarnao esclamano: “Nonabbiamo mai visto nulla di simile”. Mentre,

gli scribi ancora unavolta dimostrano laloro chiusura, essi nonsono disponibili adaprirsi alla novità, essisi muovono solo percontrastare Gesù. Per-ché sono spiazzati daquesto nuovo modo dirapportarsi con Dio,

che pretende una vera grande adesione delcuore, e non solo atteggiamenti esteriori. Pur-troppo per loro, avevano ragione, solo Diopuò rimettere i peccati, infatti lo avevano da-vanti ma i loro occhi velati non lo hanno ri-conosciuto. Chiediamo al Signore, di donarciun cuore nuovo, un cuore di carne, pronto acomprendere e ad apprezzare i gesti e i segnidel suo amore per noi. rICCArDO

PILLOLE DI SAGGEZZA:DIO NON SI APETTA DA TE

DELLE PAROLE, MA IL TUO CUORE. (S. AGOStINO)

VEDIAMO BENE SOLO CON IL CUORE;L’ESSENZIALE E’ INVISIBILE AGLI

OCCHI (Sain-Exupery)

Domenica 19 febbraioOre 08.00 S. Benedetto Tr.

Sacra Famiglia: S. Messa

Mercoledì 22 febbraioOre 09.45 S. Benedetto Tr. - S. Pio X:

Ritiro del Clero

Ore 17.30 S. Benedetto Tr. - Cattedrale:

S. Messa, con il Rito delle Ceneri

Giovedì 23 febbraioOre 09.30 Loreto

Ritiro Spirituale

del Clero delle Marche

Venerdì 24 febbraioOre 19.30 Grottammare - S. Agostino:

S. Messa, nell’anniversario

della morte di Don Giussani

Sabato 25 febbraioOre 15.30 S. Benedetto Tr. - S. Giuseppe:

Incontro con i Cresimandi

Domenica 26 febbraioOre 11.00 Villa Rosa

S. Messa, con S. Cresime

Incontri Pastorali del VescovoDurANtE LA SEttIMANA 19-26 FEBBrAIO 2012

5Anno XXIX

19 Febbraio 2012 PAG

Page 6: ANNO XXIX N° 6 - 19 Febbraio 2012

Un Anno della fede per riflettere sul grande dono del Concilio Ecumenico Vaticano II; per dare “rinno-vato impulso alla missione di tutta la Chiesa di condurre gli uomini fuori dal deserto in cui spesso sitrovano verso il luogo della vita, l’amicizia con Cristo che ci dona la vita in pienezza”. Momento “digrazia e d’impegno” lo ha definito papa Benedetto lo scorso ottobre, annunciando la Lettera apostolica“Porta Fidei”, con la quale dava le indicazioni pastorali per la celebrazione. Ma intanto qualche ulteriorelettura proviamo a farla, partendo innanzitutto dalla data: 11 ottobre 2012. Inizierà quel giorno l’Annodella fede, a 50 anni dall’apertura del Concilio, 11 ottobre 1962. A venti anni dalla promulgazione del

Catechismo della Chiesa cattolica, 11 ottobre 1992. Qui abbiamo subito una primaindicazione, e cioè che il catechismo della Chiesa cattolica, “sussidio prezioso eindispensabile”, è lo strumento giusto per comprendere il Concilio. Per questol’Anno della fede, afferma ancora Benedetto XVI nella “Porta Fidei”, dovrà espri-mere “un corale impegno per la riscoperta e lo studio dei contenuti fondamentalidella fede che trovano nel Catechismo della Chiesa cattolica la loro sintesi siste-matica e organica”. È nel Catechismo che si trova la “ricchezza d’insegnamentoche la Chiesa ha accolto, custodito e offerto nei suoi duemila anni di storia”. Sem-pre nell’ottobre prossimo, Benedetto XVI ha voluto si celebrasse un Sinodo deivescovi sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cri-stiana”; occasione per accompagnare, è il Papa stesso a sottolinearlo, “l’interacompagine ecclesiale a un tempo di particolare riflessione e riscoperta della fede”.Quante eco nell’avvenimento che ci prepariamo a vivere, a partire dall’Anno dellafede che papa Paolo VI volle celebrare a due anni dalla conclusione del VaticanoII, per fare memoria, ma non solo, del martirio degli apostoli Pietro e Paolo. Mon-tini viveva la preoccupazione del suo tempo, di quel turbolento post-Concilio conle sue sperimentazioni liturgiche e con l’elaborazione di quel catechismo dellaChiesa olandese che l’anno prima, 1996, aveva visto la luce. Paolo VI chiese allaCommissione di esaminare il testo olandese e la risposta fu che si voleva sostituire“una ortodossia moderna ad una ortodossia tradizionale”.Così Paolo VI, che aveva partecipato, guidato e concluso il Vaticano II, convocòl’Anno della fede per dire che se il Concilio “non tratta espressamente della fede,ne parla ad ogni pagina, ne riconosce il carattere vitale e soprannaturale, la sup-pone integra e forte, e costruisce su di essa le sue dottrine”. E ricordava alcunidocumenti conciliari come la “Lumen Gentium”, nella quale emerge “la necessitàcongiunta della Chiesa insegnante e della fede”; o il decreto sull’ecumenismo

“Unitatis Redintegratio”, dove si evidenzia la “purezza della fede, asserita proprio in funzione del dialogoecumenico; o ancora la dichiarazione sull’educazione cristiana “Gravissimum Educationis”, che riba-disce “l’incontro della fede e della ragione in un’unica verità”. Un’occasione, l’Anno della fede perpapa Montini, per “rendersi conto dell’essenziale importanza che il Concilio, coerente con la tradizione

dottrinale della Chiesa, attribui-sce alla fede, alla vera fede,quella che ha per sorgente Cri-sto e per canale il magisterodella Chiesa”. Chiara la preoc-cupazione del Papa che co-glieva nelle “fughe in avanti”,come appunto quella del Cate-chismo olandese, un rischio perl’attuazione stessa delle indica-zioni uscite dal Concilio ecume-nico. Se vogliamo, è la stessaattenzione di Paolo VI a guidare

la scelta di Benedetto XVI – anche lui ha partecipato al Vaticano II – nell’indire l’Anno, e cioè indicarecon il Concilio l’“essenziale importanza” attribuita alla fede. Non si tratta di cercare una nuova ideologiama semplicemente d’indicare nell’incontro con Dio la luce che guida i nostri passi. In Gesù Cristo,scrive Benedetto XVI, “trova compimento ogni travaglio e anelito del cuore umano. La gioia dell’amore,la risposta al dramma della sofferenza e del dolore, la forza del perdono davanti all’offesa ricevuta e lavittoria della vita dinanzi al vuoto della morte”.Benedetto XVI invita poi a compiere un percorso che aiuti a comprendere in modo più profondo “icontenuti della fede”, affidandosi “totalmente a Dio, in piena libertà”. Paolo VI concluse l’Anno della fede pronunciando, il 30 giugno 1968, il “Credo del popolo di Dio”.Ed ecco un’altra data che non va dimenticata: è l’anno della contestazione giovanile, il 1968, che inizianegli Stati Uniti e come un vento soffia in tutti i Paesi europei, anche al di là della Cortina di ferro conquella “Primavera di Praga” che nell’agosto del 1968 sarà repressa dai carri armati del Patto di Varsaviae che avrà un epilogo nel terribile gesto di Jan Palach, che si dà fuoco in piazza San Venceslao. È l’annodel dissenso cattolico, dell’Isolotto di Firenze, dell’uccisione di Martin Luther King. La preoccupazionedi papa Montini trova eco in quell’atto d’amore per la Chiesa e per l’umanità che è il “Credo del popolodi Dio”, il cui testo ha ricevuto l’apporto iniziale di Jacques Maritain. È un Papa che chiede di crederenell’“intensa sollecitudine” della Chiesa per “le necessità degli uomini, per le loro gioie e le loro spe-ranze, i loro sforzi e i loro travagli”; che chiama gli uomini a contribuire “al bene della loro città terrena,a promuovere la giustizia, la pace e la fratellanza tra gli uomini, a prodigare il loro aiuto ai propri fratelli,soprattutto ai più poveri e ai più bisognosi”.

6 Anno XXIX

19 Febbraio 2012PAG

La preghiera di Gesù di fronte alla morte, secondo la narrazione

di San Marco e San Matteo, è stato il tema della catechesi di Be-

nedetto XVI per l’Udienza Generale di mercoledì 8 febbraio

2012, svoltasi nell’Aula Paolo VI. “Nella struttura del racconto

- ha detto il Papa - la preghiera, il grido di Gesù si alza al culmine

delle tre ore di tenebre che, da mezzogiorno fino alle tre del po-

meriggio, calarono su tutta la terra. Queste tre ore di oscurità

sono, a loro volta, la continuazione di un precedente lasso di

tempo, pure di tre ore, iniziato con la crocifissione di Gesù. (...)

Nella tradizione biblica, il buio ha un significato ambivalente: è

segno della presenza e dell’azione del male, ma anche di una mi-

steriosa presenza e azione di Dio che è capace di vincere ogni

tenebra. (...) Nella scena della crocifissione di Gesù le tenebre

avvolgono la terra e sono tenebre di morte in cui il Figlio di Dio

si immerge per portare la vita, con il suo atto di amore”. “Davanti

agli insulti delle diverse categorie di persone, davanti al buio che

cala su tutto, nel momento in cui è di fronte alla morte, Gesù con

il grido della sua preghiera mostra che, assieme al peso della sof-

ferenza e della morte in cui sembra ci sia l’abbandono, l’assenza

di Dio, Egli ha piena certezza della vicinanza del Padre, che ap-

prova questo atto supremo di amore, di dono totale di Sé, nono-

stante non si oda, come in altri momenti, la voce dall’alto”. “Ma

che significato ha la preghiera di Gesù, quel grido che lancia al

Padre: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato’? In questa

preghiera non c’è forse la consapevolezza proprio di essere stato

abbandonato? (...) Le parole che Gesù rivolge al Padre sono l’ini-

zio del Salmo 22, in cui il Salmista manifesta a Dio la tensione

tra il sentirsi lasciato solo e la consapevolezza certa della pre-

senza di Dio in mezzo al suo popolo. (...) Il Salmista parla di

‘grido’ per esprimere tutta la sofferenza della sua preghiera da-

vanti a Dio apparentemente assente: nel momento di angoscia la

preghiera diventa un grido”. “Questo avviene anche nel nostro

rapporto con il Signore: davanti alle situazioni più difficili e do-

lorose, quando sembra che Dio non senta, non dobbiamo temere

di affidare a Lui tutto il peso che portiamo nel cuore, non dob-

biamo avere paura di gridare a Lui la nostra sofferenza”. “Gesù

prega nel momento dell’ultimo rifiuto degli uo-

mini, nel momento dell’abbandono; prega, però,

nella consapevolezza della presenza di Dio Padre

anche in quest’ora in cui sente il dramma umano

della morte. Ma in noi emerge una domanda:

come è possibile che un Dio così potente non in-

tervenga per sottrarre il suo Figlio a questa prova

terribile?”. “E’ importante comprendere che la

preghiera di Gesù non è il grido di chi va incontro

con disperazione alla morte, e neppure è il grido

di chi sa di essere abbandonato. Gesù in quel mo-

mento fa suo il Salmo 22, il Salmo del popolo di

Israele che soffre, e in questo momento prende su

di Sé non solo la pena del suo popolo, ma anche

quella di tutti gli uomini che soffrono per l’op-

pressione del male e, allo stesso tempo, porta tutto

questo al cuore di Dio stesso nella certezza che il suo grido sarà

esaudito nella risurrezione. (...) Il suo è un soffrire in comunione

con noi e per noi, che deriva dall’amore e già porta in sé la re-

denzione, la vittoria dell’amore”. “Le persone presenti sotto la

croce di Gesù non riescono a capire e pensano che il suo grido

sia una supplica rivolta ad Elia. (...) Anche noi ci troviamo sem-

pre e nuovamente di fronte all’’oggi’ della sofferenza, del silen-

zio di Dio - lo esprimiamo tante volte nella nostra preghiera -

ma ci troviamo anche di fronte all’’oggi’ della Risurrezione, della

risposta di Dio che ha preso su di Sé le nostre sofferenze, per

portarle insieme con noi e darci la ferma speranza che saranno

vinte”. “Nella preghiera portiamo a Dio le nostre croci quoti-

diane, nella certezza che Lui è presente e ci ascolta. Il grido di

Gesù ci ricorda come nella preghiera dobbiamo superare le bar-

riere del nostro ‘io’ e dei nostri problemi e aprirci alle necessità

e alle sofferenze degli altri. La preghiera di Gesù morente sulla

Croce ci insegni a pregare con amore per tanti fratelli e sorelle

che sentono il peso della vita quotidiana, che vivono momenti

difficili, che sono nel dolore, che non hanno una parola di con-

forto, perché anch’essi possano sentire l’amore di Dio che non

abbandona mai”. AG

LA PREGHIERA DI GESÙ DI FRONTE ALLA MORTE

50° CONCILIOUn atto di amoreL’Anno della fede: da Paolo VI a Benedetto XVI

Fabio Zavattaro

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Page 7: ANNO XXIX N° 6 - 19 Febbraio 2012

7Anno XXIX

19 Febbraio 2012 PAG

Da Ripatransone a cura di A. G.

A Ripatransone nel tardo pomeriggio di martedì 7 febbraio

2012, nella propria abitazione di via Zante, dopo lunga

malattia, con il conforto dei sacramenti, all’età di 65 anni,

si è spento serenamente il prof. Paolo Cardarelli, docente

di lettere nelle scuole medie statali (Veneto, Montalto delle

Marche, Ripatransone), uomo politico di spicco in città e

nell’hinterland, impegnato ininterrottamente per oltre un

trentennio in molti settori della vita sociale, ricoprendo la

carica di amministratore pubblico in vari enti: Comune di

Ripatransone (consigliere, assessore e vicesindaco con tre

sindaci: Pulcini, Paoletti, Maroni), Provincia di Ascoli Pi-

ceno, ex Ospedale di San Giovanni, Comitato di gestione

della A.S.L.; ha ricoperto pure la carica di segretario poli-

tico del P.D.S., di vicario-collaboratore del preside nell’I.S.C. ripano; attualmente era vicepre-

sidente del Centro Sociale Anziani ed era impegnato settimanalmente nel sindacato del C.G.I.L..

I suoi meriti, la sua intraprendenza, le sue iniziative come amministratore, politico, cittadino,

sono state tutte ricordate al termine della S. Messa esequiale (celebrata nel Duomo gremito di

persone, dal parroco Don Domenico Vitelli e da Don Vittorio Perozzi), dal sindaco della città,

Paolo D’Erasmo, che con palese commozione ha commemorato il prof. Cardarelli, presentandolo

particolarmente come un “innamorato” della “sua” Ripatransone, come politico integerrimo,

come amministratore capace ed intraprendente. Dopo l’intervento del sindaco, il prof. Mariano

Giannetti, volontario della CROCE AZZURRA, ha consegnato alla vedova prof.ssa Anna Gior-

getti la ceramica con la quale l’Associazione esprime la propria gratitudine agli adepti scomparsi.

Il dott. Mario Arezzini, amico e medico di famiglia, ha ricordato il prof. Cardarelli come esempio

da imitare, come un uomo che ha dedicato la vita alla politica vera, a favore degli ultimi e non

dei potenti. Oltre al sindaco D’Erasmo, presenti al rito funebre, gli assessori comunali, il rag.

Francesco Massi presidente della Croce Azzurra (presente con il labaro e alcuni volontari); altri

presidenti di enti ed associazioni, come il dott. Michelino Michetti (BCC); presenti pure espo-

nenti politici ed estimatori provenienti dai centri vicini, come il prof. Antonio Bruni, l’on.Pietro

Paolo Menzietti, il consigliere regionale Paolo Perazzoli, il presidente dell’ “Asteria” Dante Bar-

tolomei. Ben dieci enti-associazioni hanno dato l’annuncio attraverso manifesti della scomparsa

del prof. Paolo Cardarelli, esprimendo i sentimenti del più sentito cordoglio alle famiglie Car-

darelli e Giorgetti. In questi annunci, ogni istituzione ha evidenziato l’intraprendenza del prof.

Cardarelli nell’ambito della propria competenza.

Il prof. Paolo Cardarelli lascia la consorte prof.ssa Anna Giorgetti (docente presso l’I.S.C. di Ri-

patransone), i figli dott.ssa Rossella (impiegata al Comune di Roma) e Simone (studente uni-

versitario a Roma).

La morte del prof. Paolo Cardarelliun politico impegnato in molti settori

Uno sguardo sulla città a cura di E.tì.

Ancora freddo e neve.Ancora molto freddo in città con bufere di neve. Ufficie scuole chiuse. Disagi alla circolazione e treni sop-pressi. Campi di calcio innevati e quindi campionatosospeso. Stop ai mezzi pesanti sull’A/14, dirottatinell’apposito spazio predisposto nei pressi del Pala-sport. Gli autisti dei Tir hanno consumato pasti caldipresso la mensa dell’IPSIA. Il freddo frena anche ledonazioni del sangue, tanto che si son dovuti riman-dare alcuni interventi chirurgici. Un inverno che ricor-deremo a lungo, come quello dell’85.Pronte le nuove sale operatorie.Perfettamente funzionanti al “Madonna del Soccorso” le prime quattro sale operatorie sottoposteal restyling. Una destinata all’Emergenza, una alla Divisione Materno/Infantile e le altre due perla Chirurgia. Un piccolo ritardo, rispetto alle previsioni, perché l’intervento non si è esclusiva-mente limitato all’adeguamento delle norme antincendio, ma si è esteso anche alla funzionalitàe modernizzazione delle quattro sale operatorie.Dona un farmaco a chi ne ha bisogno.Ha riscosso, come sempre, un buon successo l’iniziativa di donare un farmaco a chi ne ha bisognoe non può permetterselo per mancanza di risorse. In molte farmacie d’Italia la raccolta ha vistola generosità di tantissimi, nonostante il particolare momento di crisi economica ed esistenziale.Nella nostra cittadina queste le farmacie che hanno aderito e facilitato l’iniziativa: Farmacia Pa-risani, Eredi Carlini, Mercuri e Pelletti.

Il Quaderno dello Sport.Per il quarto anno consecutivo il Comune ha re-datto “Il quaderno dello Sport”, un utile stru-mento didattico che è anche un vademecumsulle pratica sportiva in città. Oltre ad essereuno strumento didattico, il quaderno contienel’elenco degli impianti sportivi, delle associa-zioni, divise per discipline, con i recapiti dei re-ferenti. Realizzato a cura del servizio sport delComune, il quaderno sarà distribuito in occa-sione di incontri formativi, alle scuole e alle as-sociazioni sportive.

Cristian Giammarini torna al Concordia con “Racconti d’inverno” di W. Shakespeare.

NESSUN UOMO È MAI PERSO PERCHÉ DIO È MISERICORDIALa triste storia di FrancaIn questi ultimi dieci anni e particolarmente inquesto ultimo mese, ho visto compiersi tragica-mente il destino di molti amici cari, di cui quellodi Franca la mattina del 3 febbraio corrente mese.Posso dire “cari” non perché abbia spartito conciascuno di loro la mia quotidianità o li cono-scessi da sempre, ma perché la vita di alcuni comeFranca, intrecciatasi anche per un breve tratto distrada con la mia, è per me una spina nel cuoreaffinché mai si domi nella sua costitutiva do-manda di Infinito. Di fronte alla sua salma, in unasolitaria stanzetta all’obitorio di una clinica sam-benedettese dove Franca era statatrasferita da una settimana dopotre mesi di coma irreversibile al-l’ospedale, ripensando alla suavita accomunata a quella della so-rella e mia amica Marinella,anche lei tragicamente scomparsaqualche anno fa, mi domandavose tutto questo fosse giusto. Conquesto dolore nel cuore, con unapietà immensa ho iniziato a pre-gare il Rosario e la coroncina allaDivina Misericordia insieme a tremie amiche e sorelle che erano lìcon me. Abbiamo pregato, l’abbiamo guardata,accarezzata e con questi gesti sentivo, seppur in-degnamente, che l’Amore di Dio riaffermava,anche per chi l’aveva dimenticata e abbandonata,il senso e il valore della vita, della sua travagliatavita, rendendole giustizia. Negli emarginati dallasocietà, nei lacerati, negli ultimi “c’è qualcosa diDio” - diceva il grande scrittore milanese Gio-vanni Testori – “in nessun essere umano l’uomodella croce abita con la totalità con cui abita nelcorpo, nell’anima, nell’intelligenza dei poveri dispirito, appunto, del Vangelo”. E come imparo, ilpovero di spirito è un uomo che non ha nulla se

non quella domanda, quell’esigenza, quell’aper-tura, quell’attesa infinita del cuore da cui è origi-nalmente e totalmente costituito e a cuioriginalmente appartiene. La morte di Franca e ditanti come lei è una provocazione a riporre al cen-tro della nostra vita l’insegnamento del Papa che,in occasione della imminente Quaresima, nel suoMessaggio invita i fedeli a fissare lo sguardoprima di tutto su Gesù, per poter fissare losguardo sull’altro, per non mostrarsi estranei, in-differenti alla sorte dei fratelli. Riporto un brevis-simo tratto del Messaggio quaresimale di

Benedetto XVI come ipotesidi lavoro e possibilità di con-versione per molti: “Ancheoggi Dio ci chiede di essere«custodi» dei nostri fratelli(cfr Gen 4,9), di instaurare re-lazioni caratterizzate da pre-mura reciproca, da attenzioneal bene dell'altro e a tutto ilsuo bene. Il grande comanda-mento dell'amore del pros-simo esige e sollecita laconsapevolezza di avere unaresponsabilità verso chi,

come me, è creatura e figlio di Dio: l’essere fra-telli in umanità e, in molti casi, anche nella fede,deve portarci a vedere nell'altro un vero alter ego,amato in modo infinito dal Signore. Se coltiviamoquesto sguardo di fraternità, la solidarietà, la giu-stizia, così come la misericordia e la compas-sione, scaturiranno naturalmente dal nostro cuore.Il Servo di Dio Paolo VI affermava che il mondosoffre oggi soprattutto di una mancanza di frater-nità: «Il mondo è malato. Il suo male risiede menonella dilapidazione delle risorse o nel loro acca-parramento da parte di alcuni, che nella mancanzadi fraternità tra gli uomini e tra i popoli» Monia

Torna la Tirreno-Adriatico E.tì.

In questa fredda settimana di febbraio è stata presentata la 47^ edizione della corsa dei due mari. Manife-stazione che si svolgerà dal 7 al 13 Marzo. Questa edizione presenta la novità di due tappe a cronometro,una a squadre la prima e una individuale quella conclusiva di San Benedetto e arrivi in salita che piaccionotanto a Michele Scarponi, l’aquila di Filottrano. Soprattutto ora che non avrà tra i piedi Contador, squali-ficato per doping. Squalifica che gli regala il primo posto al Giro d’Italia dello scorso anno, allorché arrivòsecondo alle spalle del fuoriclasse spagnolo.“Il percorso mi piace – ha detto il corridore marchigiano giàvincitore di una passata edizione – per cui cercherò di dire la mia”. Due le tappe marchigiane. Il circuitodi Offida, di lunedì 12 marzo, con arrivo e partenza nella stessa città collinare, ricalcato sul percorso giàsperimentato con successo ai Mondiali juniores 23. Un percorso di 181 km col Gran Premio della Mon-tagna di Ripatransone. E un grandissimo finale martedì 13 con la cronometro di 9,30 km di San Benedetto.Partenza dinanzi alla Capitaneria di porto, direzione Porto d’Ascoli per concludersi sul traguardo tradizio-nale di viale Buozzi. La corsa dei due mari è particolarmente adatta alle qualità di Scarponi perché presentauna serie di arrivi in salita, la cui tappa decisiva potrebbe essere quella di Martinsicuro Prati di Tivo. Unatappa che si addice agli scalatori puri come lui. Riportiamo le 22 formazioni che vi prenderanno parte:Acqua & Sapone (Italia), La Mondiale (Francia), Astana Pro Team(Kaz), Racing Team (Usa), ColnagoCSI Inox (Irlanda), Colombia Coldeportes (Col), Euskaltel- (Spagna), Farnese Vini- Selle Italia (Gran Bre-tagna), Big Mat (Fra), Garmin Cervelo (Usa), Greenedge Ciclyng Team (Australia), Katusha Team(Russia),Lampre Isd (Italia), Liquigas Cannondale (Italia), Lotto Belisol Team (Belgio), Movistar Team (Spagna),Omega Pharma Quicktep (Belgio), Rabobank Ciclyng Team (Olanda), Radiochak Nissan (Lussemburgo),SKY Procycling (Gran Bretagna), Team Saxo Bank (Danimarca), Vacansoil DCM (Olanda).

Dopo “La maratona di New York” con GiorgioLupano, (autori, interpreti e registi) l’attor giovanesambenedettese, Cristian Giammarini, torna a cal-care il palcoscenico del Concordia, il 28 Febbraio,nel cast della commedia “Racconti d’inverno” diW. Shakespeare, opera che si colloca tra le ultimecomposte dal grande drammaturgo inglese. La tra-gicommedia, di quelle che fanno corona a un indi-scusso capolavoro come “La tempesta”, rispecchiaun momento di matura e malinconica riflessionesull’esistenza. Infatti nel trascorrere dei cinque attisi passa, dalle atmosfere di grande tensione emotivadella prima parte, ad un quarto atto intriso di comi-cità solare che sfocia verso un finale, carico di liricadolcezza, che riconcilia con la vita. Ambientato inluoghi dal sapore esotico con una trama ricca dicolpi di scena, tra viaggi avventurosi, tempeste, ri-trovamenti insperati, il testo narra le vicende di Le-onte, il re di Sicilia, che, posseduto da una gelosiacieca e distruttiva, annienta tutto ciò che gli è piùcaro: la moglie Ermione, i figli Mamilio e Perdita el’amicizia di una vita con Polissene, re di Boemia.

Il quarto atto ci in-troduce in un mondobucolico, per rac-contare l’amore traPerdita, incredibil-mente sopravvissutaalla furia del padre, eFlorozel, figlio diPolissene. Da qui èun sorprendente sus-seguirsi di situazioni comiche che portano drittiverso un finale sorprendente dove i figli diventanolo strumento di riconciliazione dei padri e i prota-gonisti di un percorso di trasformazione che attra-versa le generazioni e il ciclo del tempo. Non è laprima volta che l’attore sambenedettese, formatosialla scuola di Ronconi, partecipa a un’opera di Sha-kespeare nella sua città natale. Risale al 1998 il suodebutto all’ex Cine-Teatro Calabresi con “Sogno diuna notte di mezza estate”. Un debutto che egli ri-corda con particolare piacere misto a emozione.

E.tì.

Page 8: ANNO XXIX N° 6 - 19 Febbraio 2012

8 Anno XXIX

19 Febbraio 2012PAG

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Le abbondanti nevicate di queste settimane hannocausato l’annullamento della Marcia della Pace dio-cesana prevista per il 4 febbraio a San Benedettodel Tronto… ma l’ACR è troppo “calda” e gli edu-catori della Parrocchia di San Pio V di Grottam-mare non si sono persi d’animo e si sono subitomessi in moto per “recuperare” la festa annullata.E’ così che Sabato 11 febbraio numerosi ACRrinidi San Pio V si sono ritrovati alle ore 15.00 nellaloro sede per concludere insieme il cammino del

Mese della Pace 2012. Il po-meriggio inizialmente è stato“scaldato” con gli inni e i banssuonati rigorosamente “live”dalla mitica Pio’s Band e isuoi musicisti, per poi prose-guire con l’attività della festa:la realizzazione di un paio diocchiali di cartoncino com-pleti di lenti! Occhiali moltospeciali che sono stati distri-buiti al termine della S. Messadel giorno successivo e che

erano un invito a guardare me-glio il mondo che ci circonda, attraverso il coman-damento che era riportato sulla montatura: AMA ILPROSSIMO TUO COME TE STESSO! Il lavoroè stato lungo e difficoltoso, ma i ragazzi con gene-rosità e impegno hanno realizzato circa 200 paia diocchiali, aiutati anche da una deliziosa cioccolatacalda preparata dagli educatori! Domenica 12 i ra-gazzi con i loro genitori, noncuranti del ventofreddo e della neve, si sono ritrovati invece alle 11

in punto in Piazza San Pio, dove è stato fatto pren-dere il volo ai PALLONCINI DELLA PACE. Settepalloncini dei colori dell’arcobaleno con sette pre-ghiere di pace scritte dai gruppi ACR che sono par-titi per un lungo viaggio che abbraccerà tutto ilmondo. E’ stato poi il momento della SS Messa presiedutada Don Fabrizio, che è stata animata dai ragazzidell’ACR con le preghiere dei fedeli, l’offertorio:nel quale sono stati portati pane e vino, una tovagliasimbolo dell’eucarestia e della famiglia, un paio diocchiali realizzato dai ragazzi e in ultimo la “Bor-raccia della Pace”, e i canti. Al termine della cele-brazione sono stati offerti gli occhiali realizzati ilgiorno prima a tutti i fedeli che avevano partecipatoall’Eucarestia domenicale. Un ringraziamento doveroso va a tutti i genitori chehanno sfidato neve e freddo per far partecipare i ra-gazzi alle attività ACR e alla celebrazione e gli edu-catori che hanno organizzato e realizzato questo“recupero” Festa della Pace…l’invito è FERMIA-MOCI…A GUARDARE!!!

Lorenzo

AZIONE CATTOLICA DEI RAGAZZI PARROCCHIA SAN PIO V - GROTTAMMAREFESTA DELLA PACE “FERMATI A GUARDARE”

11-12 FEBBRAIO 2012

Monteprandone:

Il Generale inverno è stato più che presente.Tanta neve che non si vedeva da anni.

Le previsioni sin dall’inizio sono state chiaris-

sime e inequivocabili. Tutti ne parlavano ma non

molti ci credevano visto che i mesi di dicembre

e gennaio non sono stati certo invernali nel vero

senso del termine. Però i giorni canonici

(29,30,31 gennaio) detti popolarmente “i giorni

della merla” ci hanno messo, come si suol dire

“la pulce nell’orecchio”. Le temperature inizia-

rono a scendere, i giorni trascorrevano sempre al-

l’insegna del segno meno, fino a quando il 2

febbraio i primi fiocchi di neve hanno fatto la loro

comparsa. Il Generale inverno, così, muoveva i

primi passi, fino a prendere una posizione ben

determinata tanto da non volersene andare: e giù

neve, bufere e tantissimo freddo.Tutta la mac-

china comunale, grazie alla buona organizza-

zione, ha risposto benissimo con i propri mezzi

attrezzati come si conviene, con tanto di spazza-

neve e sale in abbondanza, gli operai, sempre im-

pegnati e presenti, unitamente ai vigili urbani

altrettanto attivi e puntuali. Data l’eccezionalità

dell’evento atmo sferico non hanno fatto mancare

il proprio apporto sia i nonni civici, sia la locale

sezione della Protezione civile.Tale sinergia di in-

terforze ha garantito una circolazione agevole e

nelle vie principali del paese e nelle vie interne

dell’incasato medioevale. Tanta neve per la gioia

dei bambini che in questi giorni si sono divertiti

con gli slittini senza, ovviamente, di dimenticare

i classici pupazzi neve qua e là per le vie paese

in cui ancora oggi sono ben visibili e mega cu-

moli di neve. FC.

Rio 2013: un cuore che batte per noiPresentato il logo della prossima Giornata Mondiale della Gioventù

di Maria Emilia Marega Pacheco

È stato divulgato il logo ufficiale della GiornataMondiale della Gioventù 2012 di Rio deJaneiro. L’immagine è stata presentata ieripresso l’auditorium dell’edificio“Giovanni Paolo II”, nel di-stretto di Gloria, in Brasile. Lacerimonia si è tenuta alla pre-senza di monsignor Orani JoãoTempesta, arcivescovo di Rio evicepresidente del Comitato Or-ganizzatore Locale, affiancatoda monsignor Paulo Cezar Costae monsignor Antonio Dias Duarte, responsabilidei settori che compongono il Comitato. Eranoinoltre presenti l’arcivescovo di Aparecida e pre-sidente della Conferenza Episcopale Brasiliana,il cardinale Raymundo Damasceno, e il segreta-rio della Congregazione dei Vescovi, monsignorLorenzo Baldisseri. Hanno partecipato al-

l’evento, circa cento vescovi - riuniti presso ilCentro Studi di Sumaré, per il XXI Corso per Ve-scovi, promosso dall’Arcidiocesi di Rio - il go-

vernatore di Rio, SergioCabral, il sindaco EduardoPaes, i segretari statali emunicipali, vari uominipolitici ed altre autorità. Èstato monsignor Tempestaad annunciare il nome delvincitore del concorso in-

detto per la realizzazionedel logo: si tratta del venticinquenne GustavoHuguenin, originario di Cantagalo, città dell’en-troterra montuoso della Regione di Rio. “Desi-dero esprimere la mia eterna gratitudine a Dio perla realizzazione di questo sogno: oggi è un giornoche non avrei mai immaginato in vita mia, eppureè realtà. Sono immensamente felice di essere un

“… scendono giù dal cielo, e non vi ritornano, senza irrigare,

e far germogliare la terra, così ogni mia parola,

non ritornerà a me, senza operare quanto desi-

dero, senza aver compiuto, ciò per cui l’avevo

mandata, ogni mia parola, ogni mia parola”

Con questo canto, le cui parole sono tratte dal libro

del Profeta Isaia, il nostro Coro Parrocchiale ha

aperto la Celebrazione Eucaristica di Domenica 5

Febbraio. Forse non si poteva trovare canto più

adatto considerando l’intensa nevicata che nei

giorni precedenti aveva ricoperto tutta la nostra

Vallata, così come aveva ricoperto gran parte

d’Italia.

Nel corso della Celebrazione il nostro Parroco ha

preso spunto da queste parole per aiutarci a riflettere su quanto basti poco, un po’ di

neve o un po’ di ghiaccio con tutte le difficoltà che questi normali eventi atmosferici

giovane che può proclamare a tutto il giorno lasua gioia di essere parte della Santa Chiesa Cat-tolica”, ha dichiarato Huguenin. Il sindaco di Rio,Eduardo Paes, ha detto che la città si mobiliteràper dare vita alla più grande GMG della storia.“Sarà un incontro d’amore, di pace e di valori cri-stiani”, ha affermato Paes. Per il governatore diRio de Janeiro, Sergio Cabral, si tratterà di unmomento di cambiamento per Rio. “Dopo che ilCristo è diventato una delle sette meraviglie delmondo, Rio è diventata più audace. E questo av-venimento pacificherà la città. Sarà l’evento deglieventi e faremo il possibile perché sia la più stra-ordinaria di tutte le GMG”, ha affermato Cabral.L’arcivescovo di Rio ha spiegato che il logo con-tiene i boschi, il mare, il Pan di Zucchero e tuttele meraviglie di Rio. “Tutti noi siamo come que-sto marchio. Qui c’è un cuore che batte forte edice: venite ad avere questa esperienza con Dio”,ha dichiarato monsignor Tempesta. Al momentodella presentazione del logo, la statua del CristoRedentore che domina la città, è stata illuminatadi giallo e verde, con riferimento ai colori nazio-nali del Brasile.

di questo periodo portano con sé, per far venir meno ogni nostra sicurezza. “Il brutto tempo di

questi giorni ci blocca in casa, ci impedisce di muoverci. Magari questa può essere l’occasione

per riprendere il dialogo tra noi, in famiglia o con i nostri vicini. E può essere anche l’occasione

per rendere grazie a Dio per ciò che Egli ci dona ogni

giorno” ha sottolineato Don Luis. ..Quante occasioni

di riflessione da una semplice nevicata! La neve si

scioglierà prima o poi ma la Celebrazione Eucaristica

di oggi rimarrà nel cuore a molti. “Sotto la neve,

pane” è il proverbio che molti ricordavano in questa

giornata, per sottolineare quanto la neve sia provvi-

denziale per le nostre campagne. Così come essa si

scioglierà pian piano penetrando la terra in profon-

dità, così quanto Don Luis ci ha detto in questa gior-

nata ci aiuti a far entrare il Signore della Vita nella

nostra esistenza affinché Egli possa risanarla.

Nell’attesa non ci resta che goderci lo spettacolo

della nostra Chiesa, del nostro Giardino della Pace e

degli spazi circostanti coperti di neve. Chissà quando

ci ricapiterà?

Da Valtesino, Madonna di Fatima

COME LA PIOGGIA E LA NEVE… di Alessio Rubicini