Il Territorio N.0

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ALL’INTERNO Palazzo di v. Pastore pag.3 Le mani in pasta pag.11 Al via i festini pag. 8-9 Cantina all’asta? pag. 10 il Mensile del sud-est barese - Anno 1 n° 0 - gennaio 2010 - UN EURO erritorio Compagno di strada pag.2 Sammichele di Bari Acquaviva delle Fonti Costume & società Economia

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all’interno

Palazzo di v. Pastore pag.3

Le mani in pasta pag.11

Al via i festini pag. 8-9

Cantina all’asta? pag. 10

il Mensile del sud-est barese - Anno 1 n° 0 - gennaio 2010 - UN EURO

erritorio

Compagno di strada

pag.2

Sammichele di Bari

Acquaviva delle Fonti

Costume & società

Economia

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l ’editoriale

Serve uno strumento per partecipare alla vita di un territorio.

Se il territorio, con i suoi abitan-ti, la sua cultura, la sua crescita, il suo sviluppo, vuole diventare punto di riferimento, un giornale può esercitare la sua funzione at-tiva con efficacia.

e’ nel territorio in cui viviamo che vogliamo operare, essere propositivi. Così, un giornale, un periodico, può accompagnare e sostenere il cammino, spesso diffi-cile, delle nostre realtà territoriali.

guardando ad esse con atten-zione, ci accorgiamo che la prima vera crisi che le investe è quella della politica che scarica i suoi ef-fetti nella vita amministrativa del-le istituzioni.

Manca una visione politica glo-bale della realtà. Vengono così a mancare idee e programmi che possano farla vivere, crescere, svi-luppare.

Si discute tanto di nomi, di can-didati, forse di schieramenti, per sommare voti, ma non si elabora-no programmi coerenti, credibili e

Tante piccole notizie che non riescono a fare notizia e dare forza alla speranza

Compagno di strada

fattibili. in crisi profonda, in primis, sono proprio i partiti, deputati ad essere i promotori di proposte politiche, di progetti. Si sono tra-sformati, più che mai, in strumenti operativi per l’acquisizione del consenso. affidano la loro imma-gine a quella che la tv riesce a dare dai suoi salotti più o meno urlati. Quando non spingono i cittadini a guardare altrove, a fare altro o a rinchiudersi nelle loro pigrizie, nel loro isolamento e nell’indifferen-za. Così, nei confronti dei partiti, cresce solo diffidenza e sfiducia.

anche le nostre istituzioni locali spesso sono appannaggio di mi-rati gruppi di potere o di persone capaci di catalizzare solo interessi di parte.

il “bene comune” è assente.La “Politica”, come dimensione

di servizio, rimossa.Legalità e responsabilità condi-

vise violate.Non è facile invertire la tenden-

za, rimuovere incrostazioni spesso stratificate da decenni. il cammino è lungo e faticoso. Per non parlare dei settarismi. Crediamo sia ne-cessario un percorso, anzi un pro-cesso di cambiamento culturale

di FRANCO DERAMOche sostenga, accompagni quei generosi flebili tentativi che, nelle nostre realtà territoriali, soprattut-to se restano isolati, spesso sono destinati a soccombere.

Un giornale può guardare a que-sto cammino e a questi tentativi per accompagnarli e sostenerli.

Farsi, come si dice, compagno di strada. a volte con il vento in poppa, altre volte controvento. Liberamente, senza privilegiare né gli uni, nè gli altri. Consapevoli che nella nostra quotidianità non tutto è verità, ma che la verità è

tutto.Noi vogliamo provarci. Vogliamo stare innanzitutto dal-

la parte della persona, del cittadi-no, rimetterlo al centro, farlo sen-tire non destinatario di interventi, ma protagonista delle scelte, arte-fice della ricchezza culturale di cui una comunità può esprimerne il suo valore per renderlo patrimo-nio diffuso.

Vogliamo disarmare il pessimi-smo rassegnato e armare, dare forza alla speranza, quella che si nasconde spesso in tante piccole notizie che non riescono a fare notizia. Vogliamo combattere contro il facile oblio e la comoda rimozione.

intanto vogliamo ringraziare quanti hanno sostenuto e inco-raggiato l’avvio di questa nuova impresa. Vogliamo altresì ringra-ziare quanti, non presi solo dalla curiosità iniziale, vorranno seguire questa nostra volontà e sostenere, con fiducia e costanza questa ini-ziativa che ricomincia e che nasce proprio, come fatto augurale, con il nuovo anno.

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polit ica

Palazzo di via Pastore: la fretta e gli imbrogli

tutte le contraddizionidi effedi

L’allora esistente Commis-sione edilizia del Comu-ne di Sammichele di Bari,

composta da n. 10 componenti, fra cui Vito Leonardo Spinelli (consigliere comunale di minoran-za), l’ing. Franco Savino (rappre-sentante ordine degli ingegneri), ing. Nicola Covella in sostituzio-ne dell’arch. Vitangelo Pugliese, l’avv. Toni Deramo, l’arch. Grego-rio Topputi (rappresentante or-dine architetti), il geom. Donato Massaro (rappresentante ordine geometri) ed altri, nella seduta del 16.3.1999, respinge la prima volta e all’unanimità, il proget-to presentato a firma dell’ing. Pier Paolo Madaro (sindaco Rino Rubino):

il palazzo NON si può costruire.

- il 21.3.2003 (sindaco Nico-la Madaro), progetto a firma dell’ing. Pier Paolo Madaro, viene rilasciata la concessione edilizia n. 51/98:

il palazzo SI PUO’ costruire.

- Con determina n. 284 del 2004 (arch. Vitangelo Pugliese) e successiva determina n. 8217 del 2005 (geom. Domenico Claps), rispettivamente Responsabile e facente funzione dell’area Urba-nistica, hanno difatti annullato la concessione.

in sede di riesame, ad opera quasi ultimata, è stata rilevata la non conformità alle norme edilizie ed urbanistiche vigenti all’epoca del rilascio, ordinando contestualmente il ripristino del-lo stato dei luoghi con la demo-lizione dell’edificio.

- il giudice amministrativo (TAR), con ben quattro pronunce, nn. 1215, 1216, 1217 e 1218 rese nel 2007, ha respinto, nel merito, i ricorsi presentati dal costrutto-re (NADIR srl), dai Proprietari del terreno (fratelli Lagravinese), dal progettista (ing. Pier Paolo Madaro), dagli acquirenti degli appartamenti e dei locali com-merciali, ritenendo sussistenti tutti i vizi di legittimità prospettati dall’amministrazione comunale (sindaco Filippo Boscia).

Il palazzo è abusivo!Non doveva essere costruito.

- Consiglio di Stato, con sen-tenza n.3040/2008, ha respinto l’appello dei suddetti ricorrenti e la richiesta di risarcimento danni, confermando integralmente la sentenza del TaR:

il palazzo è abusivo!Non doveva essere costruito.

- Processo penale in corso per accertare eventuali responsabilità personali (progettista, costrutto-re, proprietari).

2009-2010: il Comune non ha ancora, né demolito, né acquisito a patrimonio comunale il palazzo, né stabilito la sua destinazione fi-nale.

assurdo: si sta invece “trattan-do” per definire come ridarlo ai responsabili dell’abuso!

Questi i problemi di bene co-mune che negli ultimi dieci anni hanno assillato e hanno dovuto seguire attentamente i nostri am-ministratori.

Questi i risultati di chi ha am-ministrato e amministra dichia-randosi “AL SERVIZIO DI SAMMI-CHELE”.

…---===---…

Una curiosità.La delibera di concessione per

la costruzione abusiva del palazzo è del 21 marzo del 2003.

La candidatura dell’avvocato Natale Tateo a Sindaco di Sam-

michele di Bari a capo di un’am-ministrazione di centro-sinistra, avviene, senza le primarie, il 21 marzo 2009.

Che singolare coincidenza! Tutto il primo giorno di prima-

vera:“Che fretta c’era?Maledetta primavera!Che imbroglio era?Maledetta primavera!”Ve la ricordate questa canzone

di Loretta Goggi?

il sindaco Tateo in Consiglio Co-munale ogni qual volta si discute su questo argomento abbandona la seduta perché dichiara l’esisten-za di un conflitto di interessi.

Perché non lo ha detto in cam-pagna elettorale?

Chi è stato chiamato dai cittadi-ni a rappresentare il “bene comu-ne”, per tutelare “il bene di parte” abbandona il Consiglio Comunale al suo destino:

intanto, il fantasma del palazzo è ancora lì!

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L’annosa questione posta dalla controversa realiz-zazione del palazzo di via

g. Pastore involge delicati profili tecnico-giuridici.

Si tenterà nel prosieguo di forni-re, sul piano squisitamente giuridi-co, qualche utile strumento di ana-lisi muovendo da una preliminare considerazione.

il nostro ordinamento giuridico consente alla Pubblica ammini-strazione di procedere al riesame e ritiro di atti e provvedimenti già emessi ed efficaci ove la stessa, an-che successivamente alla relativa adozione, ne ravvisi vizi di legitti-mità originari.

L’atto amministrativo ritenuto illegittimo può, dunque, essere annullato d’ufficio con efficacia retroattiva, ex tunc, sebbene previa valutazione comparativa tra l’inte-resse pubblico che motiva l’annul-lamento e gli interessi privati even-tualmente incisi.

L’istituto dell’autoannullamento ha, per l’appunto, trovato applica-zione in ordine alla concessione edilizia n. 51/98 del 21.3.2003 che ha assentito il progetto teso alla realizzazione, nel territorio di Sam-michele di Bari alla via g. Pastore – vico Martiri di Cefalonia, di un complesso edilizio a destinazione residenziale e commerciale.

Nell’esercizio della sua potestà di autotutela, il Responsabile dell’area Tecnica, con determina n. 284 del 2004 e successiva determina n. 8217 del 2005, ha difatti annullato il riferito atto di assenso avendone rilevato, in sede di riesame, la non conformità alle norme edilizie ed urbanistiche vigenti all’epoca del rilascio, ordinando contestualmen-te il ripristino dello stato dei luoghi con la demolizione dell’edificato.

Per dovizia di precisione, va det-to che l’area interessata, ricadendo per tre quarti nel centro storico comunale zona a, ha trovato disci-plina nel Piano di Risanamento del Centro Storico approvato nel 1978 e sostanzialmente recepito dal vi-gente P.R.g..

ebbene, come accertato anche in sede giudiziaria, l’amministrazio-ne dell’epoca ha disposto il rilascio dell’atto concessorio in stridente contrasto proprio con le previsioni di tale strumento urbanistico ese-cutivo, inficiandolo così di quei vizi di legittimità che hanno poi indot-to al relativo annullamento.

LE ILLEGITTIMITA’

Nove sono i profili di illegit-timità prospettati dalla ammini-strazione comunale per il tramite del suo Ufficio tecnico in sede di riesame tra i quali di estremo rilie-vo vi è:

1. la violazione del disposto di cui all’art. 43 norme tecniche di attuazione (n.t.a.), allegate a det-to Piano che prevede la assoluta inedificabilità delle aree libere del centro storico riservando ad una valutazione discrezionale del Sin-daco la possibilità di affrancarle dal vincolo di inedificabilità.

La concessione edilizia n. 51/98 del 21.3.2003 è stata rilasciata a firma del Responsabile dell’area urbanistica e non dal Sindaco né, cosa ancor più grave, riferisce in or-dine alle ragioni che hanno indotto a liberare proprio tale area dal vin-colo di inedificabilità.

L’iter procedurale ivi articolato è stato innegabilmente disatteso.

in altri termini, il Sindaco e non il Dirigente, con apposito atto, avrebbe dovuto, prima del rilascio

in via Pastore: tra delibere e sentenzeNove i motivi di illegittimità

polit ica

di PATRIZIA SICOLI *

la parola all’esperto

dell’atto abilitativo ed in assenza delle condizioni ostative ivi con-template, autorizzare lo sfrutta-mento edificatorio dell’area, sem-pre previa accurata istruttoria atta a motivare la sottrazione dell’area stessa al regime di inedificabili-tà imposto dal piano (sufficienza delle aree libere già presenti nel centro storico, rispetto degli stan-dards, ecc.).

Tale atto, da ritenersi “diverso e distinto” rispetto all’atto conces-sorio nonché ad esso prodromico, non è stato mai adottato dal Sinda-co allora in carica.

il Consiglio di Stato su tale profi-lo ha efficacemente statuito: “Deve dunque concludersi che nel caso in esame, come affermato in sede di autotutela, il rilascio del tito-lo edilizio non è stato preceduto dall’autorizzazione sindacale, in violazione dell’iter procedurale precisamente scandito dalla nor-ma regolamentare di riferimento”.

2. la violazione del disposto di cui all’art. 17 n.t.a., comma se-condo e quarto, che impone la “... conservazione degli orti e giardini con rigoroso divieto di costruzioni fuori terra e sotterranee, comprese le strutture provvisorie quali serre, depositi per attrezzi...”.

e’ poco discutibile che l’area su cui insiste l’intervento, costituendo “spazio verde o giardino pertinen-ziale” dell’adiacente fabbricato di proprietà degli originari titolari, avrebbe dovuto ritenersi “assolu-tamente inedificabile”. ad asse-verare siffatto convincimento vi è la circostanza che fu proprio tale connotazione ad indurre la Com-missione edilizia, nella seduta del 16.3.1999, a respingere la prima volta e all’unanimità, il proget-to.

I LIMITI DI ALTEZZA

3. la violazione del disposto di cui all’art. 15 n.t.a. che stabilisce il limite di altezza in 7 metri. il com-plesso edilizio di via g. Pastore ha disatteso il parametro dell’altezza massima di oltre il 40 %.

Tali previsioni sono state diver-samente interpretate dagli autori dell’intervento edilizio.

in ordine al procedimento di autoannullamento si è così aperto un lungo iter giudiziario che ha in-teressato anche il Tribunale Penale di Bari ove verranno accertate, sul piano squisitamente penalistico, eventuali responsabilità personali afferenti le ipotesi di reato di abuso

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polit icaedilizio. avverso il riferito provve-dimento di autotutela sono, difatti, insorti la Nadir srl, i sig.ri Lagravine-se ed i promissari acquirenti i qua-li, adito il T.a.R. Puglia, ne hanno chiesto l’annullamento.

il giudice amministrativo, con pronunce nn. 1215, 1216, 1217 e 1218 rese nel 2007 ha respin-to, nel merito, i ricorsi ritenendo sussistenti tutti i vizi di legittimità prospettati dall’amministrazione comunale. Tale convincimento è stato poi ampiamente avvalorato in sede di gravame dal Consiglio di Stato, con pronuncia n.3040/2008, che ha respinto l’appello unita-mente alla relativa richiesta risarci-toria confermando integralmente la sentenza resa dal TaR.

il giudice amministrativo di prime cure e successivamente il Consiglio di Stato in sede di gra-vame, dunque, convengono sulla illegittimità della concessione edi-lizia che ha consentito di attribuire vocazione edificatoria ad un’area che, per le ragioni giuridiche in-nanzi diffusamente esposte, ne era assolutamente priva.

L’ORDINE DI DEMOLIZIONE

Le statuizioni rese acclarano, pertanto, la piena validità giuridi-ca del provvedimento di annul-lamento d’ufficio e del relativo ordine di demolizione rendendo improcrastinabile l’adozione delle

conseguenti scelte politiche.Va da sé che, ingiunta la de-

molizione dell’immobile abusivo, l’amministrazione comunale non potrà che attenersi alle fasi proce-durali definite dall’art. 31 del D.P.R. 6.6.2001 n. 380 (Testo Unico in ma-teria edilizia) secondo tale sequen-za amministrativa:

1. ove il responsabile non abbia provveduto alla demolizione nel termine di novanta giorni dall’in-giunzione, l’immobile è acquisito di diritto gratuitamente al patri-monio comunale;

2. accertata formalmente l’inot-temperanza, il Comune dovrà no-tificare detto accertamento all’in-teressato;

3. la notifica dell’accertamento costituisce titolo per l’immissione nel possesso da parte del Comune e per la trascrizione nei registri im-mobiliari.

La inottemperanza all’ordine di demolizione, decorsi i prescritti novanta giorni, ha comportato, dunque, l’automatica acquisizio-ne dell’immobile al patrimonio comunale.

e’ evidente che l’effetto ablatorio (ossia il trasferimento della pro-prietà in capo al Comune) si è veri-ficato ope legis alla inutile scadenza del termine fissato per ottempera-re all’ingiunzione di demolire. in altri termini, anche ove il Comune ometta la notifica dell’atto ammi-nistrativo di accertamento della

inottemperanza, la acquisizione al patrimonio comunale deve rite-nersi già compiuta, rivestendo tale atto accertativo natura meramen-te dichiarativa.

in merito, la Suprema Corte inse-gna che la notifica dell’accertamen-to formale dell’inottemperanza si configura solo come titolo neces-sario per l’immissione in possesso e per la trascrizione nei registri immobiliari. (Corte di Cassazione Sezione 3 Penale Sentenza del 19 gennaio 2009, n. 1819).

LE SCELTE POLITICHE

a tal punto, fedelmente alla pre-visione di cui all’art. 31 del D.P.R. 6.6.2001 n. 380, comma 5, la co-struzione abusiva, divenuta patri-monio comunale, dovrebbe essere demolita: “L’opera acquisita è de-molita con ordinanza del dirigente o del responsabile del competen-te ufficio comunale a spese dei responsabili dell’abuso, salvo che con deliberazione consiliare non si dichiari l’esistenza di prevalen-ti interessi pubblici e sempre che l’opera non contrasti con rilevanti interessi urbanistici o ambientali”.

L’unica eccezione all’esito demo-litorio, in linea al dictat legislativo, è data dall’ipotesi in cui una delibera comunale decida la conservazio-ne del bene per interessi pubblici prevalenti su quelli urbanistici ed ambientali.

il Consiglio Comunale è, pertan-to, investito del potere di delibera-re la conservazione al patrimonio comunale del manufatto abusivo ove ravvisi l’esistenza di interessi pubblici prevalenti rispetto a quelli che giustificano la demolizione, ma dovrà puntualmente motivare tale decisione. in disparte il giudizio sulla opportunità della scelta am-ministrativa da adottare che rive-ste valenza squisitamente politica e, pertanto, discrezionale, non può trascurarsi che le distonie rinvenu-te nella progettazione del Palazzo di via g. Pastore rispetto a basilari principi normativi di edilizia ed ur-banistica hanno consentito di er-gere un’opera che lede l’interesse della collettività, tutta, ad un cor-retto assetto urbanistico.

Le esaminate previsioni del Pia-no di Risanamento, difatti, sotten-dono una chiara intentio legis, arbi-trariamente elusa dalla realizzazio-ne di tale complesso edilizio, tesa a preservare le aree ancora libere del centro storico da ogni tipo di edi-ficazione con la evidente finalità di tutela ambientale e decongestio-namento del centro storico stesso.

L’interesse pubblico al ripristino della legalità deve ritenersi, per-tanto, indubbiamente prevalente sui contrapposti interessi privati che ne risulteranno eventualmen-te incisi.

*Avvocato amministrativista [email protected]

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Troppo bello pensare che può bastare un’assemblea, per quanto partecipata, a

chiudere una vicenda dai conno-tati chiari e definiti dell’abusivismo edilizio.

Troppo comodo pensare di gi-rare la frittata in un’assemblea po-polare, voluta e tenuta dall’attuale minoranza consi-liare, per ritenere chiusa una vicen-da che ha visto e vede ancora impegnate, in vario modo e da oltre dieci anni, ben quattro am-ministrazioni co-munali (Rubino, Madaro, Boscia, Tateo).

Troppo como-do pensare che il TaR e il Consi-glio di Stato, con due chiare ed in-confutabili sentenze di condanna, abbiano fatto giustizia – fra l’altro – anche di una selva di pareri “pro veritate” di illustri avvocati, tutti ri-chiesti, ottenuti e pagati con i soldi dei cittadini-contribuenti, cioè, per capirci, quelli di noi che pagano le tasse.

Pareri “pro veritate sua”!Troppo comodo pensare di far

sparire con un colpo di bacchetta magica tutto questo e “l’obbrobrio” di quel palazzo già definito “monu-mento alla illegalità”. e tale rimane, per sentenze!

esso è frutto di artifici interpre-tativi irresponsabili, di manie dila-torie, di clamorosi voltafaccia tutti da chiarire e perseguire, di pareri negativi espressi e concessi libe-ramente, nonchè di pareri positivi opposti, dati e revocati come ca-duti dal cielo, il più delle volte dagli stessi soggetti.

Cosa è stato spontaneo e cosa è stato voluto, preteso, “spintaneo” in questa vicenda?

Troppo stupefacente la sfaccia-taggine di chi parla dimostrando di essere, di sentirsi al di sopra della stessa legge e delle sentenze cre-dendo che, sol perché esercita il di-ritto democratico di parola, possa

esercitare il diritto di sopruso delle intelligenze e delle libere volontà democratiche dei cittadini, delle norme che regolano, anche per legge, la vita democratica di una comunità.

Troppo facile personalizzare, con fare vittimistico, una questio-ne che, in sé, è reato: lì, in via g.

Pastore, non si poteva costruire; lì, dunque, non si doveva costruire. e basta.

abbiamo trop-po rispetto per la dignità delle per-sone e delle loro intelligenze.

Tutto il resto è solo mielo-sa, stucchevole, i n a c c e t t a b i l e manfrina.

Nessuno scam-bi la pacatezza di una attenta e re-sponsabile assemblea democratica come tollerante licenza buonista, se volete, a …”delinquere”.

Nessuno scambi la diplomazia di un incontro pubblico cui hanno partecipato in molti, con la rimo-zione di responsabilità formalmen-te pronunciate in giudizio.

Le sentenze sono lì e sono insor-montabili.

Qualcuno, a chi è esperto di for-mule, è bene che questo lo spie-ghi.

Le sentenze della Magistratura si possono appellare fino all’ultimo livello di appello possibile, ma non si possono ignorare.

Le sentenze si possono o ap-pellare o applicare. Punto e basta. Piacciano o non piacciano.

Le sentenze definitive vanno ap-plicate e basta. Senza se e senza ma. e la pena prevista, la stabilisce il giudice, non una libera e demo-cratica assemblea che, pur signifi-cativa, tale rimane. Siamo in uno Stato di diritto, non in uno Stato assemblearistico.

Troppo comodo parlare e agire, ora, come se nei Tribunali non fos-se successo nulla.

abbiamo udito in tanti, invece, che l’arroganza non si ferma nean-

troppo comodo!Nessuno poteva non sapere. Tutti sapevano!

di AGOSTINO SPINELLI

che davanti alle sentenze.Troppo comodo cercare furbe-

scamente di scambiare un giudi-zio estetico sul palazzo come una sentenza autoassolutoria del reato di violazione del Piano Regolatore. Questo vieta chiaramente di co-struire nel centro storico (la così detta zona a). Qualcuno pensa, in-vece, che la legge è solo quella che egli stesso è in grado di emettere o di interpretare.

Premesso che non ci troviamo di fronte né ad un’opera d’arte, né ad un’opera pia donata alla comu-nità, ma ad un normale fabbricato come tanti, che sarebbe stato de-stinato, previo regolari contratti di compravendite, a privati cittadini, a civili abitazioni e ad attività com-merciali (negozi, ecc.), il problema dell’illegalità non è sulla qualità del palazzo, ma sul fatto che lì non si poteva, lì non si doveva costruire.

Troppo semplicistico tentare di deviare l’attenzione dalla colpa dei protagonisti dell’illecito alla piace-vole o meno estetica della costru-zione.

espedienti. Furbizie che non at-taccano.

Troppo comodo, ma soprattutto grave ed in malafede, scambiare o utilizzare furbescamente il giudizio di congruità estetica dato sul pa-lazzo dalla Soprintendenza, senza far riferimento all’esplicita riserva dalla stessa fatta del rispetto delle norme urbanistiche vigenti.

Si continua, imperterriti, a tenta-

re di fare come i furbetti del quar-tierino.

e, per piacere, non veniteci a rac-contare frottole: nessuno poteva non sapere. Tutti sapevano!

Siamo in presenza di un abuso conclamato, accertato con due sentenze e sanzionato.

L’autore di quell’illecito, senza ritegno, ha pure parlato di danno economico subìto. Solo di quello suo, però.

Perché non parliamo del danno morale e del danno esistenziale causati ai promessi acquirenti, del diritto a sognare che è stato scip-pato a chi in perfetta buonafede ha dato la sua fiducia e investito i suoi risparmi in quell’iniziativa?

ora la vicenda legale è chiusa. applichiamo le sentenze.

Non ci sono terze ipotesi. Tertium non datur.

Non facciamo altri imbrogli, altre illegittimità o altre forzature.

Sarebbe la rilegittimazione dei responsabili dell’illecito già com-piuto.

Dopo il danno anche la beffa?Le denunceremmo con forza.il tempo delle “transazioni”, delle

“compensazioni”, dello “scambio”, del “baratto”, peggio, degli “accor-di” è passato. Chi si è fatto guidare o accecare da arroganza e suppo-nenza, non l’ha né praticato, né accettato.

ora ci sono solo le sentenze.Leggi “ad personam” non ce n’è:

La Legge e’ UgUaLe PeR TUTTi.

Una vicenda davvero lunga

Sentenze, ricorsi, ricorrenti, in-trecci politici, giochi delle parti e quant’altro. Sono ormai oltre

dieci anni, come è stato ampiamente ricostruito, che a Sammichele si duel-la sul filo del palazzo di Via Pastore, una costruzione che è stata definita in tutti i modi possibili, da ecomostro a risorsa, da obbrobrio a bene da salvare in considerazione del suo in-teresse pubblico. E’ stato un cavallo di battaglia dell’ultima campagna elettorale. E’ un punto di forza su cui l’opposi-zione non intende passare la mano. Il sindaco Tateo era parte in causa (letteralmente parlando) e, per una sua questione “morale” non entra nel merito dell’argomento. Dimentica però il sindaco di essere “Primo cittadino”, ovvero garante di tutti i sammichelini. I suoi affari per-sonali e professionali ci interessano

poco. Quello che a noi interessa, e su cui non saremo malleabili, è che a Sam-michele si agisca sempre e comunque nell’interesse unico della collettività. Niente patti privati, dunque. Niente favoritismi. Per nessuno e mai.E se ci sono questioni “morali” in bal-lo... beh... che si risolvano. Non è più tollerabile che non si riesca a vedere la fine di questa vicenda che, in fon-do, è diventata più grande di quella che è proprio per i giochi “politici” in campo.Le sentenze ci sono. Il sindaco è un professionista, affermato avvocato. Conosce bene il valore delle senten-ze e la loro efficacia. Ora che ha il compito di guidare il paese, intende mantenere questa efficacia oppure no? Intende continuare a dilazionare i tempi oppure no? Questo ci interes-sa.Vogliamo sapere se, come e quando le decisioni verranno prese, gli atti verranno firmati, le leggi verranno applicate.

Roberto Mastrangelo

polit ica

Filippo Boscia, capogruppo dell’opposizione

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di ROBERTO MASTRANGELO

Schermaglie in Consiglio

polit ica

Sul Comune a lavorare, ma “a titolo di amicizia”Trasparenza e legalità nei piani della Giunta. Ma nei fatti?

Sono cifre positive quelle emerse dall’incontro di inizio anno con la stam-

pa del Capitano Pietro Petronio, comandante della compagnia dei Carabinieri di gioia del Colle, con giurisdizione su un territorio che va da Casamassima e acquaviva fino a Noci.

il 2009 è stato un anno intenso, che ha visto i Carabinieri incre-mentare la propria arrività di sor-veglianza sul territorio, con circa 30 pattugliamenti al giorno, in una situazione di reati sostanzialmente stabile e decisamente sotto con-trollo. il nostro territorio, infatti, pur sostanzialmente vicino a Bari e alla sua periferia problematica, non

vive i problemi del capoluogo.“Il bilancio dell’anno dai dati in

nostro possesso è positivo - confer-ma il Capitano Petronio - ovvero con delitti registrati in diminuzione e con un incremento dell’attività repressiva e preventiva. Il totale dei delitti (dal furto alla rapina, dalla querela condominiale alla molestia e a tutto quello che concerne il codi-ce penale) nel 2009 sono stati 3168 (contro i 3228 del 2008). Abbiamo invece un incremento dei delitti sco-perti a seguito di indagini con 1136 casi risolti (sono stati 1087 nel 2008). Aumento anche degli arresti da 208 a 221, denunciati a piede libero da 1015 a 1089”. Nell’intero compren-sorio c’è stato un lieve decremento

Carabinieri, bene il 2009

dei furti con 1777 casi (1831 nel 2008).

importante è stata anche l’at-tività dei Carabinieri sulle nostre strade, con continui pattugliamen-ti (2423 servizi contro i 2367 del

2008) e numerosi controlli contro la guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.

Non ci sono da segnalare, infine, particolari e gravi situazioni di cri-minalità che vadano oltre quella fisiologica. infine il Capitano Petro-nio si è rivolto alla cittadinanza, per invitarla a proseguire sulla strada della collaborazione. Nella nostra realtà sammichelina la vigile pre-senza del maresciallo Nicola Ci-priani, comandante della stazione e dei suoi uomini, è presidio di le-galità e sicurezza per l’intera comu-nità. Non bisogna avere paura di segnalare una situazione strana, in cui ci si imbatte, al 112. e’ un dove-re civico e, soprattutto, può aiutare i Carabinieri a tutelarci al meglio.

(RoMa)

a noi non piacciono i pre-giudizi. Ma nemmeno le cose strane che, evi-

dentemente, accadono in questo paese. Negli ultimi giorni sul Co-mune, infatti, sono state viste tre persone al lavoro.

Tre funzionari dell’area econo-mico-Finanziaria del Comune di Monopoli, tra cui il dirigente del settore. il Comu-ne di Sammiche-le, però, ne aveva chiamato soltan-to uno, il dott. Labbate. gli altri due a che titolo possono esami-nare le carte del Comune? Non troviamo alcuna motivazione. Può un dirigente, un funzionario, un semplice di-pendente comunale portarsi “gli esperti” in ufficio? a noi sembra di no. Veniamo ai fatti. a precisa domanda del Consigliere Catia Giannoccaro su cosa stesse fa-cendo, la dottoressa Lacasella ha risposto testualmente “sono una collaboratrice del dott. Labbate”, ma delibere o atti di nomina del-la collaboratrice, e nemmeno del

suo “aiutato” non ce ne sono, o non sono state fornite.

al che non ci resta che chiedere direttamente al Sindaco, avv. Ta-teo, chi siano queste persone e a quale titolo possono accedere ai documenti... a quale regolamento fa riferimento l’articolo 14? “... non lo so di preciso”, la sua risposta.

“Labbate l’altra mattina -ha affer-mato il Sindaco- si è presentato accompagnato dal suo Dirigente che si trova in un periodo di ferie e che ha prestato semplicemente una consulenza, a titolo di amici-zia. Si è affaccia-ta anche la dott.ssa giuliana La-

casella. Si tratta di una commer-cialista che, fino a qualche tem-po fa, ha lavorato a Monopoli. La dottoressa è interessata a lavorare presso questo Comune. abbiamo discusso di un eventuale contrat-to nei suoi confronti, delle condi-zioni economiche”. a Sammichele si può accedere alle carte a titolo di amicizia, senza contratti e sen-za titolo. e’ legale tutto questo? La minoranza preannuncia una denuncia.

Nell’ultima seduta del Consiglio comunale si è assistito ad una scherma-

glia tra maggioranza ed opposizio-ne sulle modalità di convocazione dello stesso. in una nota, infatti, i rappresentanti della lista “insieme” hanno sottolineato come la man-canza di adeguata pubblicità, con-travvenendo allo Statuto Comuna-le, avrebbe dovuto rendere nulla la seduta. Nessun manifesto, nessu-na informazione alla cittadinanza. a questa nota il sindaco ha rispo-sto disponendo la validità della convocazione del Consiglio, dan-do per sufficiente la pubblicazio-

ne dell’ordine del giorno nell’albo pretorio e l’esposizione della ban-diera sulla balconata del Palazzo municipale. al che i consiglieri di opposizione hanno abbandonato l’aula consiliare ed i lavori pro-grammati. il Consiglio ha appro-vato, tra le altre cose, lo Schema di partecipazione del Comune al Piano di ambito e la creazione di un Registro delle associazioni, inoltre i criteri per le Consulte. Fa specie, però, che una giunta che punta sulla trasparenza giudichi sufficiente una bandiera e poco altro per dare pubblicità ai propri lavori.

Capitano Pietro Petronio

Sammichele: il centro storico

Campanile chiesa della Maddalena

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N° 0 - geNNaio 20108

Festino tra passato e presenteIl Carnevale sammichelino ha inizio nell’accettazione delle epoche che mutano

Undici festini. Festino più festino meno. Una tradi-zione che concerne il car-

nevale di Sammichele di Bari e che si protrae da secoli. Con un insieme di regole che la disciplinano. Tra il 1 7 gennaio (festa di Sant’anto-nio abate . Famoso il proverbio: a Sant’anduene, fisch, balli e suene) - e le Ceneri di ogni anno, gruppi di volenterosi danno vita a questo rito pagano collettivo, ad un tem-po liberatorio dal male ed opposi-torio a regole e norme.

L’amministrazione comunale, ogni anno, emette un’ordinanza con la quale si assume un minimo di responsabilità per il regolare svolgimento dei moderni bacca-nali. Ci sono problemi di pubblica sicurezza. i Carabinieri, al comando del maresciallo Nicola Cipriani svolgono in maniera inappunta-bile la propria attività di controllo. Ma ognuno deve fare la propria parte. Si è fatto un gran parlare, negli ultimi anni, talvolta a spropo-sito, del “festino” che avrebbe ab-bandonato la tradizione. Ci siamo alcune volte immersi nelle notti carnascialesche. Le abbiamo vis-sute da spettatori curiosi fin quasi al termine. abbiamo discusso a lungo con capisala e conduttori. abbiamo scandagliato tipologia, fauna e flora dei frequentatori del “festino”. Non sarebbe male il co-raggio dell’autocritica da parte di certo integralismo della domenica, di quei “defensor fidei” che riversano sul carnevale contraddizioni che ri-siedono in questa società. Quei ra-gazzi che frequentano il carnevale sono figli di questa epoca. Hanno giocato con le playstation. Sin da piccoli, sono abituati al computer. Ciascuno di loro comunica sin dalle elementari con i propri cari tramite un cellulare. Hanno ritmi frenetici che non erano certo quelli di pochi decenni fa.

all’epoca, i rapporti tra i due ses-si erano irrigiditi negli schemi di una società patriarcale. La donna, relegata alle faccende domestiche e alla cura della prole, mentre il la-voro dei campi, quello che produ-ceva reddito, richiedeva nerborute braccia maschili. il “festino” serviva

a maritare le figlie. e’ come se fos-sero trascorsi secoli. C’è stata la rivoluzione e non ce ne siamo resi conto. Certo, esiste una questione della tutela della nostra storia e delle nostre tradizioni. Vale anche quando si violano i meravigliosi centri storici delle nostre città e dei nostri piccoli o grandi comuni con porte e finestre in anticorodal, con illuminazione al neon o con lam-

pade ad incandescenza. Ne tolle-riamo la lenta infiltrazione del sili-cone del modernismo che deturpa e fa scempio. Tacere su questo è ipocrita connivenza. esiste solo un carnevale da difendere, per co-storo. in un mondo secolarizzato, l’unica tradizione da salvare non può essere il “festino”. Non sono discoteche, né night club. e’ un hobby, mica una professione. alla

radice c’è la passione sfrenata per il ballo, da ballare però con moda-lità, cadenze e ritmi consolidati dal tempo. Poco più di un mese l’anno per pagare un canone (veramente equo?) di locazione del locale. e poi, luce ed altre spese. Non si trat-ta ipocritamente di chiudere gli occhi. Si tratta di aprirli sul mondo che già balla per conto suo e senza di noi.

di VALENTINO SGARAMELLA

il carnevale 2010, a Sammichele di Bari, è appena agli inizi. Compiamo un breve viaggio

al suo interno, dando la parola ai protagonisti. Domenico Di Bari, caposala di lungo corso ci spiega le fatiche del suo festino, il “Bahia carnaval”. Lo incontriamo proprio mentre è in corso l’allestimento della sala.Cosa serve per allestire un festino?olio di gomito e buona volontà. e tanta passione. Non c’è disponibilità di sale. Questo è un problema serio del nostro carnevale. il locale è ancora spoglio. Si dà una rinfrescata, una mano di colore, per renderlo accogliente. La sala va un pò “squadrata”, nel senso che è necessaria una quadratura del locale per collocare le panche in circolo. Bisogna avere la visibilità completa di tutte le persone

presenti, da ogni punto della sala. Dobbiamo creare una sorta di isola franca, nella quale il nostro motorista fa partire i brani musicali in assoluta tranquillità. C’è una struttura portante che mantiene l’addobbo. Si stendono dei tiranti su cui poggia l’intero addobbo. Si usa carta crespa o velina. Rinnovate l’addobbo ogni anno?Cerchiamo di portare sempre una ventata di novità. Purtroppo, il festino è nomade. Non ha un’allocazione stabile. al termine del carnevale, smonti tutto perchè il proprietario adibisce la sala ad altri usi. Devi ripristinare il locale e rimetterlo a posto. La tradizione del carnevale sammichelino è povera, fatta di cose semplici. Di solito, si dipingono i pannelli o i muri, dando vita ad una scenografia tutto intorno, accogliente e

Di Bari: “olio di gomito e passione”colorata.Che consigli offrire agli invitati non sammichelini?Devo riconoscere che i forestieri sono molto disciplinati. La prima sera facciamo sempre un ripasso delle regole generali. Tuttavia, sono sempre molto ben preparati. Sono tutti molto ligi e rispettosi. La tradizione del nostro carnevale è basata sulla galanteria, sul rispetto, sulla buona educazione. il consiglio? ascoltare il caposala, e in generale partecipare ai vari momenti.C’è bisogno di silenzio e partecipazione.Novità del festino 2010?Cerchiamo di introdurre elementi nuovi. Facciamo riferimento a fatti della vita quotidiana. Se accade un episodio che ha del grottesco, lo insceniamo sfruttando un pò anche la passione per il teatro che molti di noi coltivano.

attualità

Maschere nel festino

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N° 0 - geNNaio 2010 9

in questo nostro viaggio, ab-biamo incontrato “azzurro”, il festino di Lorenzo Liotino,

anch’egli vecchio lupo di mare del carnevale locale. Vediamo cosa pensa di questa tradizione.

Quali sono gli ingredienti prin-cipali per dare vita ad un festi-no?

io comincio a pensare al festino agli inizi di novembre. Per fortuna, la sala è nostra. L’addobbo è, gros-so modo, sempre quello. abbiamo cambiato solo la posa in opera, un pò l’allestimento. Chiaramen-te, ogni anno diamo una mano di colore alle pareti. Cosa serve per realizzare un festino? Tanta volon-tà. Bisogna credere in quello che si intende realizzare. e cercare di mantenersi entro i limiti imposti dalla tradizione.

Cosa rappresenta per lei un fe-stino?

il festino è saper stare in mezzo alla gente, saper trattare la gente, vivere nella società e offrire quel poco che la gente attende. Non si aspettano molto. il festino non è la sala da ballo. e’ un’altra cosa.

Quanti invitati ospita in me-dia?

attualmente, riusciamo ad ospi-tare circa 150 persone.

Ci sono abbonamenti?Non esistono abbonamenti.

Vengono e basta. Qualche amico può anche essere generoso e fare un regalo all’organizzazione. Ma non abbiamo mai chiesto soldi a nessuno.

Se io venissi al suo festino per alcune sere consecutive e poi decidessi di scegliere un altro festino?

Tanti anni fa, questo non era possibile. adesso, invece, c’è più libertà.

Da cosa dipendeva la obbliga-torietà?

era una questione di correttezza e buona educazione. Questi valori

Lo sfogo del caposala di “Azzurro” contro i falsi predicatori e gli integralisti

liotino: molte false voci

esistevano, in passato. oggi, non puoi nemmeno pensare al rispetto nei confronti degli altri e di chi or-ganizza il festino. Se un caposala o il padrone di casa invitava un certo numero di persone, questo acca-deva perchè voleva quel preciso numero di invitati. e quella gente non voleva frequentare altro festi-no che quello. Nessun altro poteva entrare. Se, per ipotesi, qualcuno degli ospiti fosse andato a ballare in un altro festino non avrebbe mai più fatto ingresso nel festino ori-ginario. L’unico modo per violare

di VA. SGA.

questa regola era quello di anda-re in una comitiva di maschere o come conduttore. in passato, esi-steva la cortesia. Un gruppo di un festino si spostava per recare visita ad un altro festino. Questo avveni-va previo avviso del caposala.

Cosa chiede all’Amministrazio-ne comunale?

Di assumersi le proprie respon-sabilità come noi ci assumiamo le nostre. Sento tante voci in giro relative al nostro fine di lucro, ma sono false.

Non esiste, dunque, un guada-

gno?Vorrei dire che il fine di lucro

non è mai esistito. Si parla sempre di questo. alla fine del festino, se ti rimane 10 euro è giusto pagare il fitto del locale, per chi lo paga. Certo, ecco perchè il carnevale ha vita breve. il carnevale per me è un pupazzo di neve. Si scioglie ai primi raggi del sole di primavera. Con la ricorrenza delle Ceneri, un paio di “pignate”. Si sta bene insie-me ma finisce lì. Vorrei dire a quelli che dicono un sacco di chiacchie-re inutili, di tacere. Cosa possiamo guadagnare? Dove è il lucro?

Chi le dice le chiacchiere?Molta gente, in giro. Quelli che

non sanno niente. Quelli che non sanno cosa vuol dire organizzare un festino. Dicono sempre: “eh...quando lo organizzavamo noi...”. Cosa? Chi? Vorrei avere un con-fronto pubblico con queste perso-ne e chiedere se hanno mai orga-nizzato un festino. Devono dirmi quando lo hanno organizzato e come hanno fatto. anzitutto, devi sentirlo dentro di te, il festino. Ci devi credere. Devi saperlo realizza-re. Quando ero bambino, andavo nei festini. Per esempio, all’epoca del “grottino” avevo circa 10 anni. Ci mascheravamo e andavamo in gruppi in questo festino. Ci acco-glievano con gioia come se fosse arrivato chissà chi. oggi, non suc-cede più. i ragazzi, oggi, fanno al-tre cose. Noi non avevamo niente. il festino, per noi, era tutto. Siamo cresciuti in questo modo. oggi, in-vece, i ragazzini hanno altre cose da fare. i tempi sono cambiati. Noi, se vogliamo continuare a mante-nere in vita la tradizione, ci dobbia-mo adeguare.

attualità

Sono le maschere le vere protagoniste del Carnevale

Festino: maschere e conduttore possono invitare

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N° 0 - geNNaio 201010

lacrime di coccodrilloCantina sociale: l’infinita storia di un piano di lottizzazione bloccato dalla politica

I l caso: Acquaviva delle Fonti

di VALENTINO SGARAMELLA

Una delle questioni che affliggono questa comu-nità da lunga pezza e che

prepotentemente sta riemergen-do in questi ultimi tempi, è quella della cantina sociale.

Davvero una brutta gatta da pe-lare, per la politica acquavivese. Qualcuno fa del sarcasmo, dicen-do che l’azienda è come se fosse stata venduta due volte. e siccome non c’è due senza tre, forse siamo di fronte alla terza vendita, quella autentica.

in sostanza, la cantina sociale è un’azienda che è stata condot-ta allo sfascio. il fallimento è stato decretato da bilanci deficitari, con presenza di gravi ammanchi. il de-ficit era nei confronti degli stessi soci.

accadeva addirittura che i pro-duttori viticoli versassero uva sen-za ricevere un corrispettivo. a ciò si aggiungano le voci dei soliti bene informati, che narrano di quote de-bitorie verso terzi, soprattutto altre imprese.

Tuttora, c’è chi parla di 900 mi-lioni di lire, chi, invece, di 900 mila euro, ossia il doppio. ad un certo punto, si tentò un salvataggio in extremis.

Se ne discusse anche in Consiglio comunale, di recente. Si trovò lun-go la strada un buon samaritano.

in particolare, una grande im-

presa di altamura. La “Leonessa di Puglia” non ha questo nome, per caso. L’imprenditoria è viva e vitale, gagliarda, in quella città. e ciò, con tutte le inquietanti zone d’ombra che pure esistono. i titolari di que-sta impresa si sono fidati di chi li ha interpellati, com’è naturale. Quan-

do si parla di affari, le cose diven-tano serie. Sembra siano giunti ad acquaviva, a visitare la zona della cantina sociale. Bene. L’impresa al-tamurana concretizza. offrono un milione 200 mila euro per acqui-stare la cantina sociale. Perchè l’af-fare vada in porto, è indispensabile che il Consiglio comunale approvi un piano di lottizzazione. il piano

è redatto da un ingegnere non ac-quavivese.

L’impresa sottoscrive un compro-messo. Versano una prima quota. il Consiglio comunale adotta il Piano di lottizzazione. al momento di votare la sua approvazione, i voti non ci sono. Bocciato. Chi ha agito

politicamente dietro le quinte, per impedire l’approvazione di un Pia-no di lottizzazione già adottato? Solite voci maligne che per dovere d’informazione riferiamo indicano l’impresa Labarile, da molti ritenu-ta vicina all’ex sindaco Giovanni Tria, ed un noto commercialista, Martielli.

Negli ambienti sostengono che

siano loro intenzionati all’acquisto della cantina.

Con quali soldi?Nessuno sa dirlo. C’è chi narra

di fantasiosi soci occulti. L’impresa di altamura fa ricorso al TaR. e la magistratura amministrativa le dà ragione. Uno dice: a questo punto, non possono che approvare il Pia-no di lottizzazione e salvare l’im-presa. invece, il Consiglio comu-nale lo boccia una seconda volta. L’aspetto grottesco della vicenda è che, espulsa l’azienda altamurana, i nuovi acquirenti acquavivesi (che non sappiamo chi siano) fanno adottare un Piano di lottizzazione assai simile.

e’ cambiato solo il tecnico pro-gettista. anche in questo caso, rife-riamo le voci di corridoio. Sembra che l’ingegnere progettista del Pia-no sia Claudio Giorgio, candidato Sindaco per quel raggruppamento di centrodestra che fa capo a Fran-co Pistilli.

Frattanto, la montagna di debiti della cantina si accresce sempre più. i creditori si sono rivolti alla magistratura che ha nominato un commercialista di Bari.

Questi ha proceduto alla vendita all’incanto della cantina. giunti a questo punto, una considerazione ci pare d’obbligo.

Non si versino lacrime per la stra-fottenza di Umberto Bossi. Se sia-mo noi stessi a farci del male, quel-le sono lacrime di coccodrillo.

Ciò che resta della Cantina Sociale di acquaviva delle Fonti

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acquaviva ha un doppio appuntamento elettorale. infatti il mese prossimo i cittadini saranno chiamati a scegliere anche il loro sindaco, oltre a votare per il rinnovo del consiglio regiona-

le. i partiti sono alla ricerca di possibili candidati. Una sola certezza: il centrodestra si presenta spaccato. Claudio Giorgio è il candidato di una lista che fa capo a Franco Pistilli. il centrosinistra si presenta con il coordinatore cittadino del Pd, Francesco Squicciarini, in pole posi-tion. Ma nulla è ancora definito, anche perchè all’interno del centro-sinistra, tra le sue mille anime, i contrasti sono al coperto, non visibili, ma ci sono. e Sinistra e Libertà cosa farà? avrà un proprio candidato? Staremo a vedere.

Voci dai Partiti

L’inchiesta

Nei giorni scorsi, è stata fatta circolare negli am-bienti una lettera indiriz-

zata niente meno che al Ministro dell’interno, Roberto Maroni, ed al Prefetto, Carlo Schiraldi.

La missiva è anonima. Le accuse formulate all’indirizzo del Respon-sabile dell’Ufficio tecnico del Co-mune, Giovanni Di Donna, sono gravissime. Si parla del Dirigente come di una sorta di “dominus” all’interno di palazzo De’ Mari. abbiamo svolto un’indagine per capire chi sia questo funzionario. Dobbiamo partire da Noicattaro, dove giovanni Di Donna era capo dell’area tecnica del Comune.

STORIA DI UN ESPROPRIO

La vicenda ha inizio nel giugno del 1970. il comune di Noicatta-ro delibera la edificazione di una scuola media inferiore.

Si deve procedere all’espropria-zione di alcuni suoli di proprietà privata.

Uno dei suoli è di proprietà di una famiglia. Si tratta di 2 mila 649 metri quadri. il Prefetto di Bari de-creta l’esproprio d’urgenza su suoli plurimi per un’opera di pubblica utilità.

La procedura prevede che l’am-ministrazione comunale espropria l’area. Viene dichiarata la pubblica

La vicenda di Giovanni Di Donna, da Noicattaro alla corte di re Pistilli

Con le mani in pasta

utilità. a quel punto, nasce in modo automatico un vincolo. L’area è an-cora proprietà di un privato, ma, qualora questi decidesse di edifi-care non potrebbe. gli verrebbe opposto il vincolo.

Poichè si è consapevoli delle lungaggini della politica e buro-cratiche, il legislatore consente al Comune l’occupazione di urgenza dell’area, in attesa che l’iter ammi-nistrativo relativo all’approvazione dei progetti si concluda.

L’occupazione d’urgenza dei suoli da parte del Comune non può protrarsi in eterno. Per legge deve durare sino ad un massimo di 5 anni.

al termine di questo periodo, il Comune è obbligato ad emettere il decreto di esproprio delle aree. Solo in quel momento, il Comune

di VA. SGA.

diviene proprietario a tutti gli ef-fetti.

NIENTE DECRETODI ESPROPRIO

in italia, si sa, le cose procedono, talvolta, alla carlona, in maniera pa-sticciata. ossia, il Comune procede all’occupazione di urgenza delle aree. e, da quel momento, chi s’è visto s’è visto. il decreto di espro-prio non sarà mai emesso. Quindi, il Comune occupa aree ancora di proprietà privata.

e vi edifica, non avendo diritto a farlo. Tanto, si sa che una volta occupate le aree, le alternative sono due. o il cittadino accetta di perdere la sua proprietà oppure è condannato a dilapidare risorse nelle aule giudiziarie. in quest’ulti-mo caso, devi avere un portafogli gonfio. e la spesa non sempre vale l’impresa. in molti, preferiscono perdere la proprietà. Con questa metodologia, nel Mezzogiorno molti Comuni sono riusciti addirit-tura ad espropriare senza risarcire un euro. Nel 1977, scadono i 5 anni e del decreto d’esproprio manco l’ombra. a Noicattaro, il Responsa-bile dell’Ufficio tecnico del Comu-ne, giovanni Di Donna, non sa di avere di fronte una famiglia dispo-sta ad andare fino in fondo. La si-gnora proprietaria del suolo ha un nipote avvocato: Costantino Ven-

tura. il Comune è tutelato da Fran-co gagliardi La gala che, quando Di Donna diverrà capo dell’Ufficio tecnico di acquaviva, sarà consu-lente legale di fiducia del sindaco Franco Pistilli.

IN TRIBUNALE!

Ha inizio un ricorso della famiglia al Tribunale civile. L’avvocato Ven-tura, chiede un indennizzo pari a 300 milioni di lire dell’epoca. Siamo già negli anni ‘80.

il Tribunale, in primo grado, dà ragione alla signora che ha diritto ad un indennizzo. Frattanto, acca-de qualcosa.

La Corte di Cassazione emette una sentenza che farà giurispru-denza, divenendo legge. e’ la co-siddetta “accessione invertita”. Si tratta di un’espropriazione di fatto.

in pratica, se il Comune occu-pa un suolo di proprietà privata e vi edifica un’opera pubblica, solo per questa ragione passa nelle mani dell’ente locale. Non solo. Se il proprietario non fa ricorso entro dieci anni perde ogni diritto. a quel punto, il Comune ricorre in appello contro la sentenza di primo grado e la famiglia perde il diritto all’inden-nizzo ed alla proprietà del suolo. La proprietà ricorre in Cassazione. Stesso risultato.

L’EUROPA FINALMENTE

Dopo 20 anni di cause in Tribu-nale, Costantino Ventura fa ricor-so alla Corte europea dei diritti dell’uomo, a Strasburgo.

Clamoroso! Nel 2000, L’europa dà ragione alla signora proprietaria dell’area. i suoli non potevano es-sere trasformati, essendo ancora di proprietà privata, in assenza di un decreto d’esproprio.

il comune di Noicattaro viene condannato a risarcire la proprie-tà per una cifra pari a un milione e 600 mila euro, più 100 mila euro di danni morali. Saranno versati dallo Stato italiano.

a quel punto, a Noicattaro fan-no capire chiaramente a Di Donna che deve fare le valigie. e subito. il funzionario cerca una nuova collo-cazione.

Chi credete abbia pensato al tris vincente orofino-Di Donna-ga-gliardi La gala?

ovvio, il sindaco Franco Pistilli che aveva un problema di espropri di un’area di 150 mila metri qua-drati nella zona ex 167.

Quando dici le mani in pasta.

acquaviva delle Fonti: Palazzo De’ Mari

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il contributo

Comune: da dove ripartire?

La fine ingloriosa dell’amministrazione Pistilli ha reso ancor più evidenti, se ve ne fosse stato bisogno, le macerie della politica acquavivese, che peraltro preesistevano all’avvento di Pistilli su

palazzo de Mari. La situazione nel 2001 era di un crollo generalizzato della società acquavivese dove restavano sul terreno grossi macigni che andavano si rimossi, ma che forse in parte erano recuperabili.

Dopo l’avvento di Pistilli i macigni non solo non sono stati rimossi ma sono stati ancor più sgretolati tanto che oggi non è possibile recuperare nulla.

Alle gravi manchevolezze del centro sinistra di Nettis e D’Ambrosio ha fatto seguito il disastro del centro destra, che insieme hanno, per usare un eufemismo “donato” alla città di Acquaviva circa 15 anni di “secoli bui” che saranno ricordati e mai cancellati.

Con la fine di D’Ambrosio ci eravamo chiesti se avevamo toccato il fondo, ma evidentemente no, visto ciò di cui è stato capace il sindaco di centro destra.

Ma ora ci richiediamo: abbiamo toccato il fondo ? E dunque possiamo risalire la china?

La situazione devastante, lo stallo dell’economia e i segnali che proven-gono dal Commissario prefettizio ci fanno pensare di si, ma i segnali che giungono dalle forze culturali, associative e politiche, nell’imminenza della scadenza elettorale non ci lasciano ben sperare in quanto la confusione e il pressapochismo regnano sovrani.

Intanto registriamo la candidatura dell’Ing. Claudio Giorgio che significa la continuità col passato governo di centro destra tanto è vero che il suo mag-gior sostegno viene proprio dall’ex sindaco Pistilli.

E d’altra parte il favore è reciproco, Pistilli fornisce a Claudio Giorgio i voti che lui non ha e Claudio Giorgio garantisce a Pistilli la “sopravvivenza” gra-zie ai collegamenti con i poteri forti che Pistilli, privato della carica di sindaco, ha irrimediabilmente perso.

In questo senso coloro i quali riuscirono nel doppio colpo “mancino” mostrandosi uniti e forti nello scalzare Pistilli sia dallo scranno di Palazzo de Mari che da quello della Provincia, ora appaiono più deboli di lui perchè non sono stati capaci di trovare un uomo (o una donna) di riferimento capace di controbilanciare l’attrattiva di interessi e di consensi, come ha fatto Pistilli, che bruciando i tempi ha detto, questo è il mio cavallo, chi mi (ci) ama mi (ci) segua.

Alcune frange di centro destra stanno forse perdendo tempo nel rincorrere la chimera di un “governo di salute pubblica”, che sarebbe una cosa saggia, visti i risultati di altri comuni, ma ad Acquaviva forse si tradurrebbe in un male peggiore.

Nessun apporto viene poi dalle professionalità, che sono tante, del nostro paese: associazioni culturali, associazioni di professionisti, associazioni di commercianti.

Qualche eccezione è costituita dalla rete televisiva locale Telemajg e dal suo settimanale che esplica un ruolo non di poco conto, ma solitario, nel risve-gliare le coscienze e le menti di questo nostro comune allo “sfascio” così come ha dichiarato qualche giorno fa, evidentemente con cognizione di causa, il commissario prefettizio dott.ssa D’Abbicco.

A questo punto, dato che il centro sinistra non sembra essersi granchè giovato della caduta di Pistilli, in quanto in questi 8 anni, molti da sinistra si sono abbeverati alla fonte governativa in beffa a qualcuno del centro destra (forse per questo c’è stato il crollo) è inutile pensare ad un governo di salute pubblica, ma bisogna invece diffidare di chi fa promesse in seconda, terza o quarta persona.

Bisogna scegliere un uomo che si ritenga direttamente responsabile di indirizzi e scelte, che non addossi le colpe al dirigente di turno, come faceva Pistilli e che non si faccia condizionare dai soliti due consiglieri eletti e mano-vrati ad arte da chi fa questo da sempre.

L’elenco dei grossi problemi irrisolti del Comune di Acquaviva come: 1) la grave situazione del PRG; 2) l’abbandono del Teatro comunale; 3) il futuro della zona industriale; 4) la mancanza di sicurezza; 5) il cimitero; 6) piazza Ga-ribaldi; ecc., si allungherà sempre di più e non troverà soluzione alcuna se non capiremo che dobbiamo affidare il governo di questa città ad una persona competente ed onesta e soprattutto che vada su Palazzo de Mari senza di-sfare la valigia; la tenga sempre pronta sulla scrivania e la mostri ogni giorno soprattutto a chi intende ricattarlo e magari facendo anche la dichiarazione che in caso di dimissioni volontarie rinuncia ai 20 giorni di ripensamento.

Questa può essere un’idea di lavoro! Che ne dite? Ottavio Milano

Sono di € 1400 i fondi raccolti durante la maratona TELETHON e versati sul CC N° 11943 intestato a “COMITATO TELETHON FONDAZIONE ON-LUS ” presso la BNL agenzia 15 di Roma. In particolare le cooperative

sociali Agape e Penelope hanno organizzato, in concomitanza con la maratona TELETHON nazionale, una simpatica e divertente tombolata di beneficenza presso le Suore di Carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea di Acquaviva ( Suore”Cirielli” di Via Roma ) . Una somma più che soddisfacente, sottolinea orgoglioso Giuseppe Vetrano, re-ferente Telethon per Acquaviva, anche rispetto ai fondi raccolti negli scorsi anni. Tutto questo per Telethon che, da oltre 20 anni, sostiene la ricerca sulla distro-fia muscolare e le altre malattie genetiche. In particolare il suo obiettivo è far progredire la scienza e avanzare verso la cura di queste malattie, trasformando la ricerca in terapie disponibili ai pazienti, il tutto attraverso la trasparenza e l’ efficienza nella gestione dei fondi e il sostegno degli italiani. E possiamo tranquillamente affermare che finora sono stati fatti passi da gigan-te. Stando ai numeri: 2000 progetti finanziati da Telethon in diversi ambiti della ricerca su 444 malattie genetiche, con un investimento diretto di 299 milioni di euro, la pubblicazione di 6839 articoli scientifici e soprattutto la cura definitiva di 13 bambini affetti da una gravissima immunodeficienza, prima incurabile. Nel nostro piccolo, anche i nostri numeri sono di tutto rispetto e questo grazie alla preziosa collaborazione di molte attività commerciali del nostro paese, alle Suore di Carità dell’ Immacolata Concezione D’ Ivrea (Suore “Cirielli”) e alla sen-sibilità dei cittadini che, nonostante il periodo di crisi economica che affligge la nostra Italia, si sono dimostrati attenti e generosi nei confronti di chi, purtroppo, è più sfortunato di loro. A tutti, il ringraziamento più vivo da parte del referente Vetrano e di tutti coloro i quali hanno collaborato. “Alla luce degli obiettivi che abbiamo raggiunto, posso confermare tutta la mia fiducia a Telethon, riconoscendo in esso l’unica opportunità concreta ed efficace per sconfiggere la distrofia muscolare e le altre malattie genetiche” così ha dichiarato il referente Telethon per Acquaviva. E, come diceva un famoso presentatore TV, non finisce qui…l’aiuto di tutti è fondamentale sempre affinchè la ricerca non si fermi mai. GRAZIE. GRAZIE. GRAZIE……1400 VOLTE GRAZIE!!!

Betta Armigero

il manifesto con cui è stato promosso Telethon ad acquaviva delle Fonti. ancora una volta un successo per la raccolta dei fondi destinati alla ricerca medica avanzata

Acquaviva delle Fonti

1400 grazie, acquaviva sensibile per telethon

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abbiamo ascoltato il parere di Michelangelo Drago-ne, architetto, portavoce

di Rifondazione Comunista per la provincia di Bari e componente di iCoMoS (international Council for Monuments and Sites), sulla tutela di quel patrimonio mondia-le che sono i trulli, come sancito dall’Unesco.Lei ritiene che i trulli, divenu-ti patrimonio dell’umanità in sede Unesco, siano sufficiente-mente tutelati?La tutela di un bene si attua in-nanzitutto attraverso la sua “con-servazione”. occorre “mantenere quel bene nello stato per cui viene riconosciuto essere tale”. Questo atto di conservazione viene ef-fettuato contro l’azione del “tem-po” inteso come azione estranea alla volontà dell’uomo ed azioni che, invece, dipendono proprio dall’uomo (inquinamento, distru-zione o logorazione procurata, pressione antropica, ecc.). L’atto della conservazione, inoltre, può essere effettuato sull’entità mede-sima del bene, sulla sua pura fisici-tà od anche sul suo intorno, sugli spazi fisici e culturali di cui esso è protagonista.Non pensa che grazie a conni-venze e convenienze, ai trulli siano stati inferti colpi in pas-sato?La tutela fisica ed individuale dei trulli di alberobello negli ultimi 20 anni ha fatto grandi passi. Sono ormai un ricordo i vecchi governi della città che chiudevano facil-mente gli occhi davanti alla di-struzione. Non siamo quasi più, fortunatamente, in presenza di casi in cui un trullo che esisteva la sera prima non vedeva l’alba del giorno dopo. Tempi in cui grasse classi politiche locali hanno co-struito proprio su queste distru-zioni il proprio potere elettorale.

Come vede la tutela del futuro?occorre andare oltre il concetto della conservazione del bene nel-la sua pura fisicità, del bene come “oggetto” avulso dalla realtà in cui esso si trova. Spesso si fa l’errore di pensare che basta mantenere in vita l’oggetto per restituirne il proprio valore. Lo pensano gli speculatori che trovano terreno fertile. Come si manifesta la specula-zione?Restaurare il bene per se stesso e organizzarne la valorizzazione in termini turistici provoca aumento di afflusso e circolazione di capi-tali, scatenando in primis gli spe-culatori immobiliari che, eviden-temente hanno tutto l’interesse di aggiudicarsi le aree immedia-tamente contigue al bene, aree che automaticamente vedono un’impennata del valore fondiario sia esso in funzione abitativa che produttiva o turistica.Lei ha una proposta?occorre mettere mano ad un disegno di pianificazione e di programmazione che parta pro-prio da una discussione seria e collettiva sul futuro del bene e, al contempo, del luogo stesso su cui il bene sussiste, perché da essi, attraverso una riflessione su “cosa si vuole che esso diventi”, si

tragga un disegno complessivo di ciò che vogliamo farlo diventare. Non soltanto in quanto “mucca da mungere” ma soprattutto in quanto luogo coerente, che espri-ma “cultura”: un luogo in cui valga la pena di vivere.Oggi, i trulli sono patrimonio mondiale.Ritengo che alberobello sia ad un bivio. il riconoscimento come Patrimonio Mondiale comincia a dare i suoi effetti tangibili in ter-mini di turismo, mentre gli stru-menti di pianificazione urbana della città sono scaduti. occorre andare oltre la certezza della con-servazione materiale del bene e porre come questione principale quella dell’uso dello stesso e del futuro della città e della sua po-polazione nella sua interezza.Il Piano di gestione può essere un valido strumento?il Piano di gestione è un’ottima occasione, uno strumento la cui adozione l’Unesco impone ai siti del patrimonio mondiale. e’ un dispositivo la cui natura è ancora molto imprecisa: non si sa bene se sia qualcosa che si pone nel campo della strumentazione ur-banistica od in quella della pro-grammazione socio-economica, oppure in entrambe. Quello che è chiaro è l’obiettivo che si vuo-le dare con esso: obbligare i re-sponsabili dei siti a pronunciarsi chiaramente sulle garanzie della conservazione e sulla giusta ed equilibrata programmazione. A quando l’esecutività del Pia-no di gestione?ad alberobello la bozza di piano di gestione è stata già presentata ed in questi giorni si vanno avviando una serie di riflessioni che spero numerose, approfondite nel me-rito. e’ molto importante anche il metodo con cui si opera. Sebbene sia lodevole il fatto che la bozza, come deve essere, sia sottoposta al pubblico dibattito ed alle osser-

Alberobello

Mensile del sud-est barese

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Chiuso in redazione il giorno 26.01.10

Intervista a Michelangelo Dragone sui modi di salvaguardia di un bene Unesco

trulli: tra tutela e specializzazione

di VALENTINO SGARAMELLA

vazioni dei cittadini, sarebbe stato più opportuno che questo proces-so fosse iniziato precedentemente alla redazione della stessa e che essa avesse goduto maggiormen-te di una serie di riflessioni “a prio-ri” della sua redazione; sopratutto in relazione al fatto che i progetti-sti sono estranei alla realtà locale, sia essa urbanistica che sociale. Ma tant’è. Si tratta ora di aprire un serio confronto tra tutti sul Piano e su ciò che questi trulli e questa città dovranno diventare. occor-rerà tenere presente che tutti gli alberobellesi sono chiamati così a contribuire ad elaborare l’idea di “città che verrà” e che nessuno dovrà sentirsi escluso ad eccezio-ne, spero, degli speculatori e di chi potrebbe voler confondere il bene pubblico col proprio, semmai ce ne siano.Come far nascere questa idea di città?oltre che in presenza dell’adozio-ne del piano di gestione, la città di alberobello si trova all’incrocio di cui parlavo innanzi anche in rap-porto al nuovo Piano Urbanistico generale. Lo strumento di pro-grammazione urbanistica è sca-duto ormai da tempo ed è ora che anche in questo campo si affronti il tema. Piano di gestione e il Pia-no Urbanistico generale sono due strumenti separati ma in connes-sione. Tale connessione impone che le riflessioni sui due piani sia-no simbiotiche e che esprimano un’idea di città coerente.

Michelangelo Dragone

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Due eventi hanno caratte-rizzato il recente periodo: la discussione relativa al

Crocifisso nelle scuole e nei locali pubblici, un incontro per la pre-sentazione del libro di don Tonino Bello Nelle vene della storia – Lette-ra a Gesù.

Due eventi che non devono né possono essere circoscritti ad eventi religiosi, ma momenti con valenza politica, sociale e culturale. andiamo con ordine.

il Crocifisso è innanzitutto il simbolo della fede dei cristiani, di quanti cioè credono in gesù Cristo, morto e risorto per liberare l’uma-nità dal peccato. Qui, ovviamente, siamo alle nozioni di base del cate-chismo, per chi ovviamente aderi-sce e crede in questa fede. Simbolo che non ha alcuna pretesa di im-porre ad alcuno un credo. “esposto prima del Concordato, anche in periodi altamente anticlericali, ha perso nel tempo la sua connota-zione religiosa per diventare un se-gno morale e umanistico”. Questo ha sostenuto, fra l’altro, il governo italiano: è simbolo di valori religio-si, ma è al tempo stesso espressio-ne e rappresentanza di altri valori, simbolo storico per l’umanità.

Unanime nel Paese il rigetto ver-

so quella sentenza che ha avuto la pretesa di cancellare storia e valori, condannando alla rimozione dei crocifissi dalle aule pubbliche.

Un problema fortemente sentito e condiviso che poteva e doveva mantenere la sua connotazione unitaria anche nel Consiglio comu-nale di Sammichele di Bari, chia-mato dalla minoranza consiliare a votare un articolato ordine del giorno che rispecchia i sentimenti condivisi della nostra comunità.

Così non è stato. il documento è stato respinto, la maggioranza ha votato contro. Difficile capire le ra-gioni politiche e procedurali di tale scelta, specie perché in mancanza di altro documento della maggio-ranza.

Sul Crocifisso, nel nostro Consi-glio comunale, c’è stata solo gran-de confusione tra sedicenti catto-lici della maggioranza dichiaratisi agnostici, laici, laicisti, clericali, an-ticlericali, baciapile pronti a leccare persino l’arcivescovo (ricordo che eravamo in piena campagna elet-torale!), balordi cultori delle tradi-zioni ed esperti in valori, ma anche chi ha pensato così inutile l’argo-mento in discussione da potersi as-sentare (l’assessore V.L. Spinelli).

Forse, per non darla “vinta” (sic!) alla minoranza, non hanno saputo fare di meglio che votare contro ciò in cui dicono di credere.

agli antipodi della logicaDue volte in croce, anche a Sammichele si discute sul Crocifisso

società

Dilettantismo politico puro? Sì: per fare un dispetto alla minoran-za, rea evidentemente di aver pre-ceduto tutti nell’iniziativa. e’ vero. abbiamo assistito in diretta al tor-mentone della maggioranza. Per concludere, non senza amarezza, che non si danno agli sprovveduti e agli improvvisati poteri di rappre-sentanza che possono nuocere, far male.

eppure, quel Consiglio comunale alla vigilia di Natale era stato prece-duto da un incontro cittadino pro-mosso dall’assessore alla scuola la cui finalità, visto il risultato, rimane tuttora oscura.

Come non sentirsi profonda-mente offesi? il Crocifisso, così, è stato rimosso due volte: dalla sen-

tenza cella Corte europea e dalla superficialità di chi ha la presun-zione di amministrarci!

e, come ci ha lasciato scritto don Tonino Bello, “La croce … l’abbiamo attaccata con riverenza alle pareti di casa nostra, ma non ce la siamo piantata nel cuore. Pende dal no-stro collo, ma non pende sulle nostre scelte. Le rivolgiamo inchini e incen-sazioni in chiesa, ma ci mantenia-mo agli antipodi della sua logica. L’abbiamo isolata, sia pure con tutti i riguardi che merita”.

Una nota di cronaca, a margine di questa discussione: all’esterno dell’aula consiliare, qualcuno è ri-tornato a farsi sentire “usando” le mani! Un argomento da approfon-dire.

di F. D.

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Non nascondo di aver sperato di “rifarmi” dal-lo scempio sul Crocifis-

so vissuto in diretta in Consiglio comunale con l’incontro tenuto nella Biblioteca comunale dal Centro Studi Storia Cultura e Territorio di Sammichele di Bari che presentava un piccolo libro di don Tonino Bello: un intervento presentato ad assisi nel dicembre del 1989 a conclusione del con-vegno giovanile “Quando vivere è convivere”.

Una lettera proprio a quel gesù che qualche giorno prima era stato confuso, strumentalizzato e rinnegato.

Dentro di me l’ho vissuto come un atto riparatore, alla scoperta del “segreto del convivere”.

e’ forte, nella nostra comunità, la mancanza di dialogo. La non capacità di confronto. La man-canza di rispetto, di tolleranza, fra posizioni diverse, se volete, fra maggioranza e minoranza. Suc-cedeva avantieri, è successo ieri, succede anche oggi: purtroppo, succede da sempre. La pretesa di chi detiene il potere di sentirsi al di sopra di tutto e di tutti. a vol-te anche della legge. Un paese, il nostro, dove il dissenso e la critica sono criminalizzati. Pensarla di-

Convivere è la suprema ragione del vivereIl male oscuro della separatezza. La nostra mancanza di condivisione. La nostra apartheid.

società

di FRANCO DERAMO versamente basta a farti perdere il saluto da chi fino a ieri hai avuto accanto in battaglie comuni o nel-la quotidianità. Diventi nemico. La maggioranza deride e schiaccia come segno del suo potere, che pretende sia assolutizzato, chi la pensa in altro modo. La minoran-za, da parte sua, sbatte in faccia a chi si contrappone la sua condi-zione, come segno di forza, per non sentirsi schiacciata.

Questa non è “condivisione”, questa è mera “contrapposizione”.

Leggere don Tonino è come re-spirare.

Ti porta in giro proprio nel tuo territorio, fra la tua gente, nella tua condizione umana, nel vissuto di tutti i giorni e ti aiuta a scoprire, a leggere in una nuova dimensio-ne la normalità della quotidianità. Per fartela accettare, per aiutarti alla convivenza, fino alla condivi-sione.

“Convivere è la suprema ragio-ne del vivere”.

Se questa affermazione è vera, allora “l’incredibile politica di sepa-ratezza”, come “male oscuro”, “sta travagliando la civiltà da cui pro-vengo. Ha un nome terribile, esotico tra l’altro e quindi intriso di mistero, che faccio fatica a pronunciare. Un nome che purtroppo è adoperato solo per indicare un sintomo, sia pur grave e preoccupante, mentre do-

vrebbe essere usato per designare il male in tutta la sua tragica globa-lità patologica: apartheid”. e, con questo termine, don Tonino, non si riferisce all’arroganza storica dei bianchi contro i neri, ma si riferi-sce al “tumore maligno che rischia di andare in metastasi attaccando i tessuti vitali dell’intero organismo planetario”, alla “febbre dei blocchi”, alle “pietre dell’intifada”, alla “logica del rifiuto”, alla “sindrome dell’intol-leranza nei confronti del diverso”, alla “ghettizzazione dei sieropositi-vi, l’accanimento punitivo contro i tossici, il sospetto emarginante nei confronti dei folli, degli ex carcerati e di tutti gli irriducibili alla nostra normalità”.

“Tempi duri per gli aneliti di co-munione. A livello pubblico e priva-to. Precipitano le difese immunita-rie della convivenza. E, nonostante il gran parlare, alla borsa dei valori le quotazioni della solidarietà sono quelle più in ribasso”.

Don Tonino invita ad attraversa-re il deserto e ad ascoltare, come dice il profeta osea, la Parola di Dio: “ …ti condurrò nel deserto,

… e parlerò al tuo cuore”per essere condotti alla Terra Pro-messa. Ma il deserto è il luogo del-le incognite più assolute: “Bisogna entrare nel deserto, e lasciarsi sca-vare dalla paura dell’ignoto”.

“Donaci il coraggio di entrare

nella logica di queste sabbie, che è, anzitutto, logica di nudità.

Il deserto ti spoglia. Ti riduce all’essenziale. Ti decostruisce. Ti pri-va del guardaroba. Ti togli di dosso gli abiti che finora hai considerato come assoluti, e ti fa capire che la tua identità va ben oltre le livree dell’appartenenza”. Ti fa superare “la cultura che ancora oggi divide gli uomini in categorie egemoni e subalterne…” e non “…partner di pari nobiltà”.

L’invito è a saper guardare che “c’è nell’aria un’attesa di cieli nuovi e terre nuove”.

Tanta la ricchezza, la profondità, l’originalità, la capacità di lettura della condizione dell’uomo d’oggi che le parole di don Tonino emet-tono, fino a colpirti nel profondo.

Quelle parole, quegli scritti non lasciano indifferenti.

Non so quanti sanno che la maggior parte dei libri, dei discor-si tenuti da don Tonino li scriveva in ginocchio, nella sua cappella all’interno dell’episcopio, la sua casa vescovile che spesso ha con-diviso con i senza tetto. L’ascolto, la lettura di quelle “parole” la-sciano il segno. Ritornarci con la riflessione personale non è mai superfluo.

Chissà se la nostra convivenza non riparta proprio dal supera-mento delle separatezze.

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