GLUNews n.0

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N.0 • GIUGNO • Periodico di aggiornamento per diabetici Alimentazione Il gelato: un divieto o una piacevole alternativa? Sport Il calcetto: una partita con il diabete. Psicologia La scoperta del diabete. FOCUS Informarsi per curarsi meglio.

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Il primo "sperimentale" numero di GLUNews, il nuovo periodico di aggiornamento e informazione sul mondo del diabete

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N.0 • GIUGNO • Periodico di aggiornamento per diabetici

Alimentazione

Il gelato:un divietoo una piacevolealternativa?

Sport

Il calcetto:una partitacon il diabete.

Psicologia

La scopertadel diabete.

FOCUSInformarsiper curarsi meglio.

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FOCUS pag. 4

Informarsi per curarsi meglio.

ALIMENTAZIONE pag. 8

Il gelato: un divieto o una piacevole alternativa?

SPORT pag. 12

Il calcetto: una partita con il diabete.

PSICOLOGIA pag. 18

La scoperta del diabete.

STRUMENTI DI MISURAZIONE pag. 22

La “macchinetta” del diabete.

DIABETENIGMISTICA pag. 28

DOLCI CURIOSITÀ pag. 30

GLU-News • N.0 • GIUGNOPeriodico di aggiornamento per diabetici

Direttore ResponsabileDott. Renato Saggiorato

Coordinamento ScientificoProf. Andrea Giaccaricon la collaborazione di:Dott.ssa Annamaria Prioletta

Redazione & Progetto GraficoCARISM S.r.l. - Torino

StampaAGES ARTI GRAFICHE -Torino

Registrato al Tribunale di Torino, N. 44 - 28 Maggio 2008.

Sommario

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EditorialeA chi ci rivolgiamo e perché.Nasce con questo numero zero la nuova Rivista GluNews destinata a tutte le Persone con diabete e a tutte quelle chein qualche modo sono in contatto con esse.Il diabete è una patologia che a causa della sua larga diffusione è stata dichiarata malattia di rilevanza sociale.Secondo l’OMS, l’ultima stima del numero di malati di diabete nel mondo è di circa 194 milioni di persone.La prevalenza di questa malattia è però in aumento e l’OMS prevede che entro il 2025 il numero dei diabetici potreb-be raddoppiare. In Italia si stima che la prevalenza (cioè la proporzione di individui di una popolazione che, in un datomomento, presentano la malattia) del diabete noto (diagnosticato) sia circa il 3,5%, con valori più alti all’aumentaredell’età: nelle persone con più di 65 anni la prevalenza del diabete di Tipo 2 è circa il 12%. Sulla base di questi cal-coli, si può stimare che in Italia ci siano circa 3,5 milioni di diabetici (fra noto e non noto).Il diabete è la prima causa di amputazione non traumatica degli arti, la retinopatia diabetica è prima causa di cecitàin età lavorativa, il diabete è la prima causa di dialisi, l’80% dei pazienti diabetici decede per cause cardiovascolari.I costi umani, sociali e assistenziali del diabete sono altissimi ed in parte prevenibili.Si può fare prevenzione del diabete, si può fare prevenzione e controllo delle complicanze croniche del diabete.Nella prevenzione dell’insorgenza del diabete nelle classi a rischio, accanto allo screening per la diagnosi precoce èimportante la corretta educazione e sensibilizzazione della popolazione.Fondamentale nella prevenzione delle complicanze, accanto ad una adeguata terapia farmacologica e opportunocontrollo domiciliare della glicemia (dove richiesto secondo il parere medico), sono le norme igienico-dietetiche, lemodifiche dello stile di vita, la motivazione e l’addestramento delle persone coinvolte. Anche l’addestramento dei lorofamiliari, soprattutto in età infanto-giovanile, è ritenuto auspicabile e raccomandato. Nei bambini perfino il corpoinsegnante deve essere informato e addestrato alle prime “cure” (riconoscimento delle crisi ipoglicemiche e proto-collo comportamentale). Tutte le Autorità Governative, Sanitarie e Professionali, incluse le Società Scientifiche, pon-gono perciò l’educazione fra i pilastri per la buona cura della Persona con Diabete.Le conoscenze che devono essere trasferite alle persone interessate non sono né infinite, né impossibili da compren-dere e ritenere: perciò si può e si deve lavorare per la realizzazione di programmi di addestramento che si tradurran-no in programmi di migliore cura del Diabete. Obiettivo non originale, ma ambizioso, di questo nuovo periodico èquello di diventare veicolo e strumento efficace di didattica, orientando la Redazione sulla opportunità di trasferire leinformazioni necessarie con un linguaggio alla portata di un Pubblico di non addetti ai lavori, e pur tuttavia conuna Diagnosi di Diabete. Ci sono altre riviste di buona fattura che hanno identica Mission. Nostro scopo non èdunque coprire una tematica nuova, né tantomeno fare concorrenza alle riviste preesistenti.Se i numeri citati in apertura di articolo sono esatti vuol dire che non basterebbe la somma dei principali quoti-diani nazionali a raggiungere tutte le Persone con Diabete. Bene se saremo riusciti ad estendere del 10% ilnumero dei potenziali beneficiari potremo ritenerci soddisfatti. Accanto quindi ad una strategia di allargamentodella popolazione “servita” ci sarà un’attenzione, più facile per chi arriva "dopo", ai temi che stanno a cuore aipazienti, a quelli che per loro risultano più ostici o meno fruibili, o anche solo più curiosi e in generale più inte-ressanti. Sarà dato spazio, con regolare turnazione, a tutte le Organizzazioni che hanno titoli al riguardo: SocietàScientifiche e degli Operatori Sanitari e Associazioni Pazienti. Soprattutto, per il dovuto rispetto dei reali bisogni,e nell’ottica della ricerca continua del miglioramento, e quando lo spirito sarà costruttivo, sarà dato ascolto atutti. Terremo conto delle richieste, delle critiche- anche le più spietate- e dei suggerimenti che ci arriveranno daiLettori, giudici assoluti e imparziali del nostro lavoro.Dai prossimi numeri sarà a vostra disposizione una casella di posta a cui potrete rivolgere le vostre domande,esprimere le vostre impressioni e confidarci le vostre esperienze.È importante sottolineare che la rivista non ha finalità di lucro, benché abbia la necessità di trovare la coperturadei fondi necessari a lanciarla, sostenerla e svilupparla. Per questo ci affideremo alle risorse derivanti dal contri-buto pubblicitario di Coloro che vorranno sostenerci. A condizione che sia accettata l’indipendenza di indirizzoe di contenuto di cui, come Direttore, mi faccio garante: a quanti ci sosterranno va la gratitudine dell’Editore edella Redazione e, mi sia concessa la presunzione di interpretare il loro pensiero, l’apprezzamento dei Lettori.

Dott. Renato Saggiorato

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Prima di ricevere una diagnosi di patologia cronica la nostra esperienza comune con

il nostro Medico era quella di affidargli il nostro corpo e la nostra patologia come si

fa con il meccanico quando si porta l’auto in officina. Mancava solo di dover chiede-

re i tempi di “riparazione” e l’ora del ritiro. Per alcune patologie croniche come l’iper-

tensione è una via di mezzo: ci viene fatta la lista degli alimenti da evitare, quelli da

usare con moderazione, e qualche regola di “vita sana”. Sarà il dottore, nelle visite

di controllo, a dover fare tutti gli “aggiustamenti” terapeutici necessari.

Quando iniziamo a convivere con il diabete le cose appaiono subito diverse. Il nostro

dottore è competente, disponibile, eppure si vive la frustrante esperienza di non aver-

lo sul posto al presentarsi di una situazione nuova. Questa frustrazione a volte può

esitare in un comprensibilissimo sfogo: “Provi lui a sforacchiarsi le dita almeno quat-

tro volte al giorno e a “farsi” l’insulina almeno due volte! Ad appuntare tutti i valo-

ri, ad organizzarsi il kit ad ogni spostamento, anche minimo, a controllare tutti i cibi

che ingurgita, a ricordarsi delle calorie assunte e rapportarle alla qualità e quantità di

sforzo fisico effettuato...!”. Ma lui probabilmente lo farebbe senza troppi problemi e

senza troppi dubbi, perché è informato, sa esattamente cosa fa e perché: soprattut-

to conosce l'esito probabile delle sue azioni e le conseguenze delle sue negligenze...

Lo farebbe per responsabilità. E molti medici sono anche diabetici.

FOCUS

Informarsiper curarsi meglio.

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A detta dei medici pare che la “colpa” sia proprio

dei pazienti: sembra che si attui una sorta di rein-

terpretazione della terapia in base alle credenze,

alle abitudini, alla percezione che il paziente ha di

se stesso e della patologia, e la sua relazione fra

le due “visioni”.

Quando sappiamo e abbiamo un quadro completo

della situazione ci creiamo uno

schema d'azione cercando di

valutare il peso delle nostre azioni

in relazione a delle conseguenze

probabili, quando non certe. Ma

qual è lo scopo principale del medico

nei confronti del suo paziente?

Migliorare la sua condizione e conse-

guentemente la sua qualità di vita.

Dato che sa, teme le complicanze

del diabete (vedi scheda “Le Verità

Nascoste”). Il medico cerca informazioni

importanti dai suoi pazienti per essere il più effica-

ce possibile nelle sue scelte terapeutiche, ma non

lesineràmai risposte alle vostre domande, così come

gli operatori sanitari nei vari centri diabetici saranno

ben lieti di sciogliere dubbi ai pazienti. Il percorso di

apprendimento progressivo consta proprio nell’

acquisizione di queste informazioni man mano le

nostre domande o le situazioni nuove a cui ci trovia-

mo esposti richiedono un intervento attivo del

paziente. Quando abbiamo dei dubbi o addirittura

dei sospetti su un andamento non corretto della

malattia, l'unica soluzione per uscire dalla nebbia è

informarsi, e il passo più efficace è chiedere diretta-

mente al proprio medico. Ma questo non è sempre

possibile o di rapido accesso e allora bisogna soddi-

sfare la nostra fame di sapere in altri modi. Le fonti

da cui trarre informazioni utili sul diabete sono

numerosissime, per esempio in rete...ma chi non ha

il computer? Beh, può andare in una qualsiasi libre-

ria e troverà fior fiore di volumi, tascabili, manuali e

documentazioni sulla patologia... ma non tutti

hanno voglia di vestire i panni di Pico de Paperis e

diventare tuttologi del diabete.

Questa rivista nasce dall’esigenza di veicolare con-

cetti anche difficili e specialistici in modo chiaro e

comprensibile, fornendo un servizio ed un canale di

comunicazione (sarà attivo a partire dal prossimo

numero un servizio e-mail e postale con cui

scambiare impressioni, chiedere informa-

zioni e raccontare le proprie esperienze) e

informazione sul mondo del diabete. Vuole

essere qualcosa in più rispetto al già ricco

mondo di pubblicazioni e iniziative sul dia-

bete, perché siamo consapevoli che il

numero di persone che con-

vivono col diabete è destina-

to a crescere in modo espo-

nenziale (dati del Ministero della

Salute) soprattutto tra la popolazione

con oltre 40 anni. Perché sappiamo che col dia-

bete hanno a che fare oggi circa 170 milioni di per-

sone nel mondo e nonostante la sua notevole inci-

denza, rimane ancora poco conosciuto e riconosciu-

to, ma soprattutto trattato e controllato in modo

adeguato. Un fattore importante è anche il costo

del diabete, che incide per circa l'8% della spesa

sanitaria nazionale. Una corretta informazione indi-

rizzata prevalentemente sulla prevenzione e sul trat-

tamento del diabete risulta essenziale per migliorare

la qualità di vita di tutti ed ottimizzare gli investimen-

ti, rendendoli sempre più efficaci e specifici.

LE CREDENZE, LE OPINIONIE LA SCIENZADal momento in cui scopriamo di essere diabeti-

ci iniziamo a porci un sacco di domande, alcune

delle quali, forse, avremmo dovuto farci prima.

Gli psicologi dicono che dopo una prima fase di

negazione della patologia, si passa ad una fase in

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cui i “sensi di colpa” la fanno da padrone, ma la

reazione , omeglio le reazioni sono assolutamen-

te soggettive e difficilmente traducibili in statisti-

che affidabili. Il carattere, le paure inconsce e il

giudizio degli altri influiscono notevolmente sullo

stato d’animo, sulla compliance (cos’è? è un ter-

mine “medicalese” che indica quanto un pazien-

te segue le indicazioni del medico) e inevitabil-

mente sulla pelle del diabetico!

Quello che sapevamo e pensavamo del diabe-

te, influisce sulla nostra reazione immediata alla

notizia, e subito dopo pendiamo dalle labbra

del medico in cerca di spiegazioni e soluzioni...

ma spesso, nonostante una chiacchierata pro-

lungata e attenta si esce pieni di dubbi, paure e

domande. Il disorientamento iniziale può por-

tare ad ascoltare tutto e tutti, dalle incompren-

sibili spiegazioni tecniche alle leggende metro-

politane, all’esperienza del cugino del nonno

(che risale a 70 anni fa). La mole di notizie, con-

sigli, dati disorienterebbe anche Magellano. A

chi credere? E quanto crederci?

L’errore più comune è fare la media! I “secon-

do me” sono pericolosi quando non sono giu-

stificati da argomentazioni veritiere e provate,

e l’unico modo per avvicinarci alla verità è capi-

re la scienza. L'intento informativo del mondo

scientifico è rivolto soprattutto a ridurre i fatto-

ri di rischio collegati al diabete: l'ipertensione,

l'obesità, l'ipercolesterolemia, il fumo e gli stili

di vita sedentari. È utile imparare a distinguere

le informazioni idonee (quelle che fanno per

me!) da quelle superflue, ma è anche diverten-

te avere delle “notizie da bar”, delle curiosità

sul mondo del diabete, essere in grado di fare

un po’ di autoironia e risultare addirittura inte-

ressanti anche “grazie al diabete”.

“CONOSCI TE STESSO”La parte più importante nel trattamento del

diabete è svolta non dai farmaci o dall'interven-

to diretta del medico, ma dal paziente stesso

insieme all'aiuto della propria famiglia. È per

questo motivo che si rende necessario creare il

maggior numero di accessi alla conoscenza del

mondo del diabete. Le informazioni più efficaci

sono quelle che tocchiamo con mano, sono

quelle che ci mettono in condizione di provare

quello che facciamo giorno per giorno, quelle

che poi alle fine ci tornano utili per migliorare il

nostro rapporto col mondo e soprattutto con

noi stessi. Le informazioni che, una volta prova-

te, ci danno la tranquillità di essere liberi dal

pensiero assillante creato dalla gestione di una

patologia non correttamente conosciuta. Ma

attenzione, evitiamo l’errore contrario, essere

informati non deve voler dire facciamo tutto da

soli! Le persone che ci curano (medici e opera-

tori sanitari) posseggono le competenze non

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FOCUS

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solo cliniche, ma anche “didattiche” che le metto-

no in condizione di individuare quali sono le infor-

mazioni vitali (è il caso di dirlo) per la nostra storia col

diabete. Approfondire con loro questi aspetti più

complessi è estremamente importante per preveni-

re le molteplici complicanze del diabete (dal rischio

di amputazione degli arti inferiori al coma diabeti-

co...). Il nostro contributo sarà rivolto all'approfondi-

mento di queste problematiche e soprattutto cer-

cheremodi dar voce alle esperienze e alla condivisio-

ne dei vissuti relativi ai diversi volti e risvolti di questa

importante condizione. Ma il nostro obiettivo vuol

essere stimolare il confronto, la discussione e la per-

sonalizzazione delle informazioni: vorremmo creare

un clima di sfida e ottimismo, dove la diffusione di

informazioni possa rivelarsi utile a conoscere meglio

“se stessi con il diabete”. Dal nostro punto di vista è

tanto importante la personalizzazione della terapia

quanto la conoscenza delle informazioni utili alla

propria persona: infatti gli interventi “correttivi” che

via via si possono rendere necessari, dipendonooltre

che da cause specifiche, anche dalle reazioni del

nostro organismo alle stesse. Ma è anche impor-

tantissimo rendersi conto di quello che possiamo

fare in rapporto ai nostri “parametri da diabetici”.

Si tratta “solamente” di conoscere se stessi, rivalu-

tare le proprie azioni e le proprie reazioni in un'ot-

tica più consapevole e meno angosciante. (P.d.C.)

Una malattia spesso subdola.Esistono due tipi di diabete: il tipo 1, detto anche insulino dipendente (il più "evi-dente" a causa della sua manifestazione acuta dovuta al fatto che il pancreas pro-duce poca o non produce affatto insulina) e il tipo 2, detto non insulino dipenden-te (controllabile spesso solo con una dieta adeguata in quanto non è totalmentecompromessa la funzionalità del pancreas, che produce ancora insulina, ma nonin quantità sufficiente a coprire le necessità dell'organismo oppure le cellule deldiabetico mostrano una certa resistenza all’azione dell’insulina).

Solo nel tipo 1, quindi, l’insorgenza del diabete si manifesta acutamente. Nel tipo 2 può annidarsi alungo una diagnosi misconosciuta, una verità nascosta.È lo zucchero la causa delle complicanze legate alla carenza di insulina: non essendo "trasformato"dall’insulina rimane in circolo danneggiando progressivamente organi e tessuti. O per meglio dire: lozucchero nascosto! Il diabete è una delle malattie più complicate da riconoscere e da comprendere peril paziente, perché, soprattutto nel suo stadio iniziale, è asintomatica, ovvero priva di sintomi manife-sti. Nel diabete di tipo 2 la mancata insorgenza di segnali tangibili della presenza della malattia porta-no spesso ad una diagnosi tardiva, si stima, infatti, che in circa un terzo dei casi, il paziente affetto dadiabete sia riconosciuto come tale solo in occasione di ricoveri urgenti, resi necessari dall'aggravarsidella malattia. Questo tipo di diabete, se non identificato, può operare “indisturbato” per molti annisenza recare malessere evidente al paziente che, ignaro, subisce il progressivo ed inarrestabile peggio-ramento della malattia fino al raggiungimento di gravi complicanze. Questo problema impone quindila necessità di informare il più possibile la popolazione riguardo l'insorgenza di tale malattia, che adoggi colpisce circa il 5% degli Italiani, in modo da sensibilizzare sempre di più l'opinione pubblica espingere i possibili malati ad effettuare delle analisi cliniche specifiche. Ci si accorge dellamalattia quan-do si inizia a bere ed urinare più del normale fino a provocare risvegli notturni.Spesso purtroppo al diabete si associano, da un punto di vista clinico, fattori come ipertensione e obe-sità. Questo quadro presuppone cambiamenti drastici sullo stile di vita e sulle abitudini con conse-guenti ripercussioni di tipo psicologico e relazionale.

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Qual è il rapporto del diabetico con il gelato? Fino a

poco tempo fa vi era un rigoroso divieto, oggi è considera-

to da tutti un alimento, non più una semplice golosità, e

anche gli stessi diabetologi iniziano a prenderlo in conside-

razione positivamente, a condizione che il suo apporto

nutrizionale venga considerato come parte della dieta com-

plessiva. L’attenzione oggi non è più rivolta unicamente alla

limitazione degli alimenti “pericolosi”, ma ad un corretto

equilibrio dietetico.

Il gelato non è un tabù o un desiderio proibito, ma un pre-

mio, che presuppone un traguardo da raggiungere, non

senza impegno e, a volte, con veri e propri sacrifici. Si sa, il

diabete non permette molte eccezioni e i gelati cosiddetti

“per diabetici” (che iniziano a comparire nelle gelaterie arti-

gianali ed in alcune pasticcerie) a volte fanno schizzare la

Il gelato:un divieto

o una piacevolealternativa?

ALIMENTAZIONE

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glicemia alle stelle e spesso sono decisamente

meno gustosi. Il gelato vero non è però un sogno

proibito, e soprattutto in prossimità dell’estate

può rivelarsi, anche per chi litiga quotidianamen-

te coi propri valori glicemici, una piacevole alter-

nativa al pasto principale, o, se si è insulino dipen-

denti possiamo permetterci due o tre palline in

sostituzione della frutta a fine pasto (la cosa

importante in questo caso è che non venga con-

sumato lontano dai pasti, sia perché è ancora

presente la copertura dell’insulina, sia perchè lo

zucchero contenuto nel gelato si mescola con

altri alimenti e quindi viene assorbito più lenta-

mente). Come tutti gli alimenti, anche il gelato

deve essere conosciuto dal punto di vista della

composizione, in modo da poterlo conteggiare

nel corretto bilanciamento della giornata alimen-

tare e del corrispondente esercizio fisico. Gli

ingredienti “pericolosi” del gelato sono, oltre allo

zucchero aggiunto, la crema di latte e i grassi

vegetali. È comunque un alimento con elevati

valori energetici, quindi sarebbe opportuno man-

giarlo prima di una sana attività fisica (una corsa

leggera, una partita a calcetto o a beach volley...).

Ecco i nostri consigli:

• innanzitutto concordate questa gustosa “tra-

sgressione” col vostro medico di riferimento, il

quale provvederà ad adattarlo alla vostra dieta

• successivamente scegliete la gelateria artigia-

nale che più vi ispira

• preferibilmente scegliete dei gusti alla frutta,

che contengono meno grassi e calorie rispetto

ai gusti alla crema

• scegliete il giorno “ideale”: magari una dome-

nica soleggiata, e gustatevelo molto lenta-

mente (evitando però che vi si sciolga in mano)

• dopo il piacere, prevedete almeno una lunga

passeggiata. Attenzione però, la prudenza

non è mai troppa: portate sempre con voi

il vostro strumento di misurazione della glicemia

per tenere tutto sotto controllo e segnalare

le reazioni al vostro medico. (R.R.)

Il cono:un piacevoleimprevistoIl cono gelato nacque nel 1904alla Fiera di St. Louis, quando ungelataio, terminati i contenitoriin cui serviva i suoi gelati, provòad utilizzare dei wafer vendutidal banchetto a fianco al suo: ilsuccesso dura ancora oggi!N.B.: il cono è sì un bel piacere,ma la cialda è ricca di zucchero,quindi, meglio una bella coppetta,magari colorata!

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ALIMENTAZIONE

I ghiaccioli possono essere più pericolosidi un gelato perché contengono elevatepercentuali di zucchero e aromatizzantima scarsissime doti nutritive, il che signifi-ca: glicemia alle stelle e assenza del sensodi sazietà.Un piacevole diversivo può essere la pre-parazione in casa di granite, dove in sosti-tuzione dello zucchero potrete usare deldolcificante.

Si impiegano mediamente7 minuti per consumare un cono gelato.

I gusti più amati dagli italiani sono:

2277%% cioccolato

2200%% nocciola

1133%% limone

1122%% fragola

Non fatevi trarre in inganno!

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Gelato alla frutta

Ingredienti per 4 dosi:• 250 g di frutta ben matura (albicocche, o banane, o fragole, o meloni, o pesche) • 70 g di fruttosio• 3 tuorli d’uovo• 1 dl di latte• Mezzo litro di panna

PREPARAZIONE

• Bollire il latte e mettere in fusione la frutta per 45 minuti

• Battere con la frusta i tuorli d’uovo con il fruttosio

• Unire il composto di latte e frutta

• Unire il tutto alla panna che avrete montato precedentemente a neve, girando lentamente

• Mettere la crema così preparata in un contenitore di metallo e riporla nel freezer

• Dopo circa 5 – 6 ore potrete gustarvi il “vostro gelato”.

Il gelato ricavato da questa ricetta ha un basso contenuto glicemico, ma è ricco in fruttosio e grassi.

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SPORT

Sull’onda della passionale partecipazione, tipicamente

italiana, per la nazionale di calcio alle prese con i pros-

simi campionati europei, ci sentiamo tutti un po’ cal-

ciatori e critici del pallone. Quanti di noi vorrebbero

essere in campo con i nostri campioni per spronarli,

aiutarli e magari segnare il goal della vittoria; quando

li vediamo giocare ci sembra quasi di essere in campo

con loro e siamo presi dalla voglia, magari dopo una

bella vittoria, di fare due tiri con i nostri amici per met-

terci alla prova e imitare le gesta dei campioni.

Questo desiderio è di tutti, ma spesso, data una con-

dizione di diabete, siamo subito inibiti dalle racco-

mandazioni e dalle preoccupazioni legate alla nostra

patologia.

I 90 minuti e i 100 e più metri del campo da calcio

Il calcetto:una partita

con il diabete.

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regolamentare sembrano uno sforzo riservato

ai professionisti, ma la versione in scala del

calcio è una piacevole e allettante alternativa.

Sono numerosissimi infatti gli italiani, di tutte

le età, che praticano e amano il calcetto sia

da un punto di vista fisico-sportivo, che da un

punto di vista aggregativo.

Lo sport in generale non solo ci mantiene in

forma ma ci aiuta a capire meglio il nostro

corpo e la reazione alla fatica, e ci educa a

gestire nel migliore dei modi anche la situa-

zione diabetica.

L’attività fisica in generale migliora anche la

sensibilità dell’organismo all’insulina.

È risaputo che le attività maggiormente con-

sigliate in una condizione di diabete sono di

natura aerobica (ovvero quegli sport che non

richiedono sforzi intensi e concentrati come il

jogging, il pattinaggio...), ma nulla è precluso

a priori per un diabetico.

Il calcetto è uno sport impegnativo che richiede

prontezza di riflessi e una preparazione fisica

adeguata alla sforzo da sostenere; è un’attività

mista, aerobica-anerobica, che fa bruciare

notevoli scorte di calorie e quindi apparente-

mente un possibile “pericolo” per il diabetico.

UN CALCIO AL DIABETEPer “quelli come noi” sono importanti tanto

le precauzioni quanto la consapevolezza delle

nostre reazioni tipiche per godere appieno

della gioia di una partita con amici (e per non

far preoccupare chi ci vuol bene).

Sono sufficienti dei piccoli accorgimenti per

LL’’aattttiivviittàà ffiissiiccaa mmiigglliioorraa llaa sseennssiibbiilliittààddeellll’’oorrggaanniissmmoo aallll’’iinnssuulliinnaa..

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permetterci di giocare, divertirci e mente-

nerci in forma senza troppe preoccupazio-

ni. E visto che ognuno di noi ha una pro-

pria soggettività, anche dal punto di vista

dell’adattamento terapeutico, consiglia-

mo di rendere noto al medico curante la

nostra intenzione di giocare a calcetto,

così da ottenere indicazioni precise e per-

sonalizzate sulla corretta gestione della

nostra attività fisica.

LA NOSTRA PARTITACONTRO IL DIABETEInnanzitutto è importante, se si tratta

della prima partita o di una partita ogni

tanto, prepararci soprattutto mentalmen-

te e prestare attenzione all’alimentazione.

• Cercate di effettuare il pasto ad una

distanza di almeno tre ore dall’incontro, in

modo da lasciare il tempo alla digestione

e all’insulina di fare il suo percorso.

• Poco prima della partita controllate i

vostri valori glicemici e, se ve lo permetto-

no, fate un piccolo spuntino (es: uno

yogurt e due fette biscottate), per preveni-

re eventuali casi di ipoglicemia e per avere

del carburante a pronto utilizzo.

Imparerete col tempo a distinguere la

stanchezza fisiologica dalla spossatezza

dovuta alla patologia.

• Preparatevi allo sforzo fisico con almeno

10 minuti di riscaldamento per evitare strap-

pi muscolari e attivare il vostro organismo

• Controllate i vostri valori glicemici anche

durante l’intervallo tra un tempo e l’altro

(soprattutto le prime volte, se possibile) e,

se necessario, reintegrate gli zuccheri

necessari con un bicchie-

re di latte o un succo

di frutta. Lo sforzo

fisico del secondo

tempo sarà per-

c e t t i v amen t e

più evidente,

ma tutto ciò

è assoluta-

mente normale.

Così come è importante mantenere una

scorta energetica sufficiente, è altrettanto

importante l’idratazione ed il reintegro dei

sali minerali consumati durante la partita:

Uno yogurt e 2 fettebiscottate durante l’intervallo della partitariducono il rischio di crisi ipoglicemiche.

SPORT

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il consiglio è di bere molto, e

possibilmente fare uso di

integratori per sportivi,

facendo attenzione alla

loro composizione per

evitare eccessi di

zucchero. Cercate

di non strafare alla

prima occasione:

se avete già ono-

rato la partita e vi

sentite stanchi

fate una pausa

e date spazio

alle riserve.

Al termine

dell’incon-

tro preve-

d e t e

a lm e n o

5 minuti

di defatica-

mento con una leg-

gera corsetta e un po’ di stretching.

Ponete ancora attenzione alla glicemia a

distanza di circa due ore dal termine della

partita. Riferite poi tutte le vostre registrazio-

ni, considerazioni e sensazioni al vostro

medico curante in modo che possa conoscer-

vi meglio, anche sotto un profilo sportivo, e

riesca a trattare più precisamente il vostro

personale profilo fisico e diabetologico.

ATTENZIONEALLE CRISI “TARDIVE”!Poiché il livello di zuccheri continua a scen-

dere anche dopo il fischio finale, può succe-

dere, soprattutto quando le attività fisiche

sono saltuarie, che si verifichi un abbassa-

mento dei valori glicemici a distanza di

parecchie ore dal termine della partita, a

causa dell’intenso sforzo effettuato e del

consumo energetico dovuto al recupero fisio-

logico dei muscoli.

Proprio come il calcetto, e qualsiasi altro

sport, la conoscenza di se stessi e del proprio

diabete richiede un allenamento costante,

un’alimentazione corretta, equilibrata e

quanto più personalizzata.

Come nel calcetto, così anche nel diabete esi-

stono regole da rispettare, avversari sempre

presenti da sconfiggere e un mister che più ci

segue e ci conosce e meglio saprà aiutarci a

vincere tutte le partite che disputeremo sul

campo e nella vita. (M.G.)

PPeerr uunnaa ppaarrttiittaa ddii ccaallcceettttoo ddaa 4400’’ ssii ccoonnssuummaannoo mmeeddiiaammeennttee 227700 ccaalloorriiee..

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SPORT

Le scarpe:Per il calciatore che convive col diabete la scelta del corretto equi-paggiamento non riveste solo una funzione pratica ed estetica, maassume una valenza particolare legata alle eventuali complicazionidegli arti inferiori.Bisogna subito precisare che una pratica intensa del calcetto in dia-betici con lesioni neuro-vascolari periferiche è altamente sconsi-gliata per evitare la formazione di ulcere. Ma anche in assenza ditali complicanze è necessaria una corretta educazione nel preveni-re e riconoscere anche le più piccole lesioni del piede.Nel calcetto, maggiormente rispetto al calcio, ci si sottopone amovimenti veloci, brevi scatti, improvvisi cambi di direzione non

del tutto fisiologici. La stimolazione elevata e “ad intermittenza” dei muscoli, dei tendini e dellearticolazioni scarica tutta la sua forza sul piede: quindi è importante l’allenamento per esercitar-ci a coordinare al meglio i nostri movimenti, a definire il tono muscolare e migliorare l’elasticitàmuscolo-tendinea.Quando corriamo il piede subisce l’impatto del nostro gesto atletico primariamente sul tallone perpoi scaricare la spinta sulla punta sopportando una pressione pari a 2 volte e mezzo il peso dell’atle-ta (se pesate 70 Kg il vostro povero piede sopporta in movimento, anche se per pochi attimi, un pesodi 175 Kg!). È necessario quindi porre un’attenzione particolare alla scelta delle calzature, deiplantari e delle calze sportive.

La scarpa:• la caratteristica primaria è l’adattamento alla conformazione anatomica del piede • in secondoluogo è importante la capacità di ammortizzare gli urti • la linguetta è meglio se imbottita per evi-tare tendiniti degli estensori delle dita del piede e l’irritazione del dorso • sono preferibili quelle scar-pe con lacci molto lunghi e parecchi occhielli per permettere maggiori possibilità di allacciamen-to in base alle variazioni anatomiche dei piedi • la tomaia deve essere morbida, larga ed alta, perevitare che le dita si accavallino o che ci sia forte pressione sulle unghie • la suola esterna devepermettere un buon ancoraggio al suolo, mentre quella interna è preferibile se staccabile e assor-bente il sudore • è consigliabile una misura superiore rispetto al comfort immediato perchédurante il gioco il piede si gonfia.

Può rivelarsi utile per preservare la condizione dei piedi l’utilizzo di plantari soprattutto in presen-za di dimorfismi del piede come il piattismo (esistono in commercio dei plantari di ultima gene-razione ad assorbimento differenziato). Anche la scelta delle calze è importante perché sono l’ele-mento a diretto contatto del piede. Sono preferibili di fibra spessa, morbida e assorbente, e sidovranno evitare quelle con cuciture nei punti di appoggio (si trovano nei negozi specializzatidelle speciali calze brevettate dotate di “impact zone” che assorbono l’attrito evitando sfrega-mentii e sollecitazioni “pericolose”).

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1. Portate sempre con voi: •• iill vvoossttrroo ssttrruummeennttoo ddii mmiissuurraazziioonnee •• iill tteesssseerriinnoo ssaanniittaarriioo•• cciibbii ccoonntteenneennttii ccaarrbbooiiddrraattii aadd aazziioonnee vveellooccee•• iill GGlluuccaaggoonnee

2. Scegliete il giusto equipaggiamento, un occhio di riguardo vadedicato alla scelta delle ccaallzzaattuurree (per ridurre il rischio di danni)

3. Insegnate a qualche compagno fidato il modo idoneo di tratta-re un eventuale attacco ipoglicemico (iniettando eventualmente unadose di glucagone intra-muscolo)

4. Monitorate la glicemia secondo le indicazioni del vostro medico5. Evitate giornate troppo ccaallddee ee uummiiddee oo ttrrooppppoo ffrreeddddee (spessola sensazione di avere troppo caldo o troppo freddo può essere con-fusa con segni e sintomi di ipoglicemia)

6. Fate un piccolo spuntino tra un tempo e l’altro (yogurt e 2 fettebiscottate con un bicchiere di latte)

7. Includete sessioni di rriissccaallddaammeennttoo ee ddeeffaattiiccaammeennttoo prima e dopola partita (semplici esercizi di stretching sono l’ideale per evitare dannie migliorare la performance e l’elasticità muscolare)

8. Assicuratevi un’aaddeegguuaattaa iiddrraattaazziioonnee portando con voi integra-tori a base di sali minerali (è consigliabile bere prima di avvertire lostimolo della sete)

9. CCoonnssuullttaattee ccoommuunnqquuee sseemmpprree iill vvoossttrroo mmeeddiiccoo..

9 passaggi per una partita

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PSICOLOGIA

C’è chi rimane incredulo e stupito, chi si arrabbia, chi

reagisce con crisi di pianto, chi rimane indifferente e chi

risponde con un sorriso.

Spesso il primo pensiero è: “basta dolci!”, il secondo “e

adesso come faccio?”

Le tipologie reattive ad una “notizia del genere” varia-

no in base a fattori quali l’età, la personalità, il sesso, la

cultura, la conoscenza più o meno approfondita della

patologia... e sono questi gli elementi che osserva

innanzitutto un medico nella valutazione del paziente e

nella scelta della modalità più efficace per svolgere il

proprio lavoro.

Ma chi sente dentro di sé la notizia di un cambiamento

in peggio necessiterebbe di maggiore empatia, non solo

di una lucida analisi della situazione patologica, che

La scopertadel diabete.

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19

spesso tende ad una serie di fredde indicazioni

e precetti da seguire per riportare una quasi-

normalità. Queste parole suonano come un

rimprovero “Visto che ti sei comportato male,

o visto che la tua famiglia è sbagliata, ora ne

paghi le conseguenze!”

Uno dei percorsi psicologici che tutti compia-

mo è l’attribuzione di causalità: da dove

viene questo male, questa croce? è colpa mia?

o della mia eredità familiare? È la sfortuna?

Un volere divino? Ognuno cerca di darsi una

spiegazione, ma non è più intelligente chie-

derla a chi probabilmente conosce le risposte?

Non bisogna tacere queste domande di fron-

te al medico, diamo sfogo alle nostre ango-

sce, chiediamo spiegazioni al nostro alleato (il

medico). Perché il diabetico senza risposte è

solo ... e pensare che è un problema con cui

convivono quotidianamente ben 170 milioni

di persone nel mondo e solo in Italia (che pos-

siamo definire in una posizione privilegiata)

ben il 5% della popolazione ne è colpito

(poco meno di 3 milioni di persone).

UN PESO SULLO STOMACOUno dei primi fattori psicologici ad esser colpiti

è l’autostima: la visione che ogni persona ha di

se stesso in relazione con il mondo che lo cir-

conda. Ci si sente più deboli, malati, non più in

grado di permettersi di “esagerare”, di dare il

massimo; calano le aspirazioni, e il sentimento

di potenza viene drasti-

camente ridimensionato

dalla notizia che anche

noi facciamo parte di

quella grande schiera di

persone “affette”.

L’autostima influenza la

consapevolezza di

poter raggiungere

obiettivi, influenza il

tono dell’umore, le

relazioni affettive,

influenza il successo

nella vita e le scelte di

ogni tipo. Già, proprio

le scelte. È precisamen-

te ciò che desiderereb-

be maggiormente il

medico dal proprio assistito: la capacità di

adattamento e la forza di cambiare (le abitudi-

ni alimentari, lo stile di vita, l’accettazione della

terapia, l’educazione all’autocontrollo...).

La posizione psicologica è fondamentale per

Nel mondo, 170 milioni di persone convivono con il diabete.

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20

affrontare la scoperta della patologia e i

primi “drastici” interventi per normalizzare

la situazione.

Stati di ansia e stress incidono fortemente

sui valori glicemici: quando subiamo qualche

“attacco emotivo” (una notizia sgradevole,

l’ansia di essere malati...) il nostro organi-

smo rilascia ormoni e neurotrasmettitori

come l'adrenalina e le catecolamine che

aumentano la lisi del glicogeno provocando

picchi glicemici. L’organismo assume una

posizione di difesa e il fegato produce una

maggiore quantità di glucosio.

Migliorando l’umore si migliora il controllo

glicemico e la sensibilità all’insulina.

Per cambiare bisogna sentirsi forti, e il

cambiamento ci rende forti; ma per cam-

biare abbiamo bisogno di sentirci compre-

si ed amati in primo luogo dai familiari,

abbiamo bisogno di sentirci seguiti e

accompagnati dal medico, abbiamo biso-

gno di credere in quello che facciamo in

vista di un obiettivo.

Stimolare o riscoprire delle passioni soprat-

tutto sportive o immaginare non solo il tra-

guardo, ma prefigurarsi un premio può

aiutare a rendere meno faticoso il percor-

so adattivo.

COME RITROVARE LA SERENITÀQual è il trucco? Non esiste un trucco, esi-

ste una persona che ha voglia di vivere al

meglio anche col diabete! Esiste un medico

che vuole sentirsi dire grazie col sorriso ed

esiste una famiglia che può condividere un

romanzo, non un dramma! Il suggerimento

migliore è vecchio di migliaia di anni:

“conosci te stesso”... Che anche Socrate

fosse diabetico?

Il percorso è impegnativo, molto più per la

paura e lo stress del cambiamento che per lo

sforzo profuso per rispettare privazioni o

rinunce alle “gioie della vita”!

Il primo passo è conoscere se stessi per “modi-

ficarsi”, il traguardo è riconoscere se stessi nel

cambiamento, in quella piacevole scoperta di

aver modificato gli eventi con successo. Il pre-

mio è il coraggio di star bene. (D.R.)

PSICOLOGIA

Il premio è il coraggio di star bene.

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Il ruolo della famiglia

La famiglia è una delle variabili più importantinel successo di una terapia. Da essa può deri-vare la motivazione o la frustrazione delpaziente diabetico. Qui di seguito riportiamouna breve serie di indicazioni utili per una pro-ficua “assistenza familiare”.

• “Ascolto Attivo”:significa entrare in contatto con le sensazioni , le paure e i sentimenti delfamiliare diabetico senza giudicarlo; indica un atteggiamento di parteci-pazione e condivisione; nel pratico significa comprendere i suoi desiderie dimensionare le sue paure, aiutandolo a definire meglio insieme cosaconviene fare e cosa è meglio evitare

• Evitare i rimproveri, le “minacce” (“Non devi mangiare/bere quello!”,“Se non rispetti la dieta del medico...”) e le “espressioni sarcastiche”,(“Credevo che fossi più forte!” ecc.)

• Creare una collaborazione propositivaincoraggiare, stimolare e condividere gli obiettivi e prefigurarsi un traguar-do, alleggerendo il carico emotivo e pratico del parente diabetico

• Premiare anche i piccoli successi (spesso è sufficiente un sorriso o unalode “Bravo/a, questa è la persona che conosco!”)

• Accompagnare, se possibile, il familiare agli incontri col medico senzainterferire o intervenire nella relazione tra medico e paziente

• Mettersi in relazione e scambiare impressioni con altre persone diabetiche.Questo aiuta parecchio a non sentirsi soli, favorisce il senso di inclusionee non di esclusione. Utile per sdrammatizzare e per confrontarsi, peraffrontare più serenamente il percorso di adattamento.

• Responsabilizzare il familiare senza controllarlo o gestirlo come un malato“Insegnare a pescare è meglio che procurare il pesce”.

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STRUMENTIDI MISURAZIONE

Il glucometro (o familiarmente chiamato “la macchinetta

del diabete”) è diventato ormai un compagno di vita per

gran parte dei diabetici, un po’ come la coperta per Linus

(il noto personaggio dei fumetti di Shulz -ndr).

Oggi questo strumento costituisce il mezzo indispensabile

per l’automonitoraggio glicemico da parte del diabetico e

svolge fondamentalmente tre funzioni:

• la regolazione dell’assunzione di insulina in base alle

variazioni dovute prevalentemente dal tipo di alimentazio-

ne, all’attività fisica svolta e alla condizione psicofisica

generale;

• la verifica della presenza o meno di crisi ipoglicemiche;

• la prevenzione di picchi di iperglicemia.

La “macchinetta”del diabete.

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Si possono considerare attendibili i valori forniti dai glucometri?

Si, con lo scopo di adattarela quantità di insulina da assumere nell’immediato o confermare una sospetta crisi ipoglicemica.

I VALORI DI LABORATORIODIFFERISCONO DAI DATI RIPORTATIDALLA “MACCHINETTA”?I glucometri misurano la concentrazione di gluco-

sio nel sangue intero, mentre gli strumenti di

laboratorio utilizzano come campione il plasma.

Quest’ultimo è un componente del sangue intero,

possiamo definirlo banalmente la sua parte liqui-

da. È formato per il 90% da acqua, proteine e sali

minerali e serve come mezzo di trasporto per il

glucosio, i lipidi, ormoni, i prodotti del metaboli-

smo, anidride carbonica ed ossigeno. Quando si

effettuano i test di laboratorio il plasma è ottenu-

to dal sangue intero aggiungendo un anticoagu-

lante, come il citrato o l'eparina, immediatamen-

te dopo il prelievo. Il campione viene quindi cen-

trifugato per separare il plasma dalle cellule san-

guigne. Questa differenza comporta di per sé uno

scarto di valutazione della quantità di glucosio nel

sangue di circa il 10%.

Si potrebbe pensare che, quindi, i valori di labora-

torio differiscano da quelli ottenuti con glucome-

tro, in realtà ormai quasi tutti gli strumenti attual-

mente presenti sul mercato sono dotati di un cal-

colatore che, automaticamente, converte la con-

centrazione del glucosio ottenuta dal campione di

sangue intero capillare come se fosse stato testa-

to su un campione di sangue plasmatico.

Per questo motivo i due valori risultano confronta-

bili (ovviamente se fatti nello stesso momento o

comunque a piccola distanza di tempo per essere

sicuri di misurare la stessa condizione glicemica).

QUALI SONO LE CAUSE DI VALORIGLICEMICI INATTENDIBILI?L’evoluzione tecnologica porta quasi annual-

mente ad aggiornamenti e perfezionamenti dei

cosiddetti “sistemi di monitoraggio” (intenden-

do non solo “la macchinetta”, ma anche le stri-

sce reattive ed eventuali altri accessori), e pare

che la maggior responsabilità relativa ad una

errata valutazione risieda nel comportamento

dell’operatore, ovvero di colui che esegue le pro-

cedure per la rilevazione. Esistono anche variabi-

li indipendenti sia dallo strumento, sia dall’ope-

ratore, ad esempio la temperatura e l’umidità

dell’ambiente oppure la possibile interferenza di

farmaci assunti per altre patologie (paracetamolo,

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cortisonici...) o di altre sostanze coesistenti

(acido urico, bilirubina...)

NON SONO TUTTI UGUALII glucometri in commercio sono numerosi e

diversi tra loro per tipologia di misurazione,

tempi di reazione, facilità di impiego, accessori e

costi di gestione. L’affidabilità della misura della

glicemia non dipende, però, soltanto dall’accu-

ratezza dello strumento, ma anche dalle difficol-

tà operative che l’operatore può incontrare:

affinché quindi l’errore totale (errore strumento

+ errore operatore-dipendente) sia il

minore possibile, sono preferibili i

modelli di glucometro che, oltre

ad essere affidabili, prevedono

per il loro impiego il minor

numero possibile di operazioni

manuali. L’errore di calibrazione

è fra le maggiori cause di una rile-

vazione non affidabile; gran parte

degli strumenti in commercio necessitano di

periodiche calibrazioni, alcuni attraverso strisce

di calibrazione, altri tramite un dischetto, altri

usando un chip codificatore... Esistono però già

sul mercato apparecchi che non necessitano di

calibrazione, che facilitano l’uso e l’affidabilità

dello strumento. La scelta è soggettiva e deve

essere fatta in base alle esigenze dell’operatore.

DI QUESTI NUMERI COSA NEFACCIO?Spesso è proprio il nostro diabetologo a fornirci al

primo incontro un diario, sul quale ci viene richie-

sto di appuntare i valori glicemici registrati nei

diversi orari della giornata. Dicono che sia impor-

tante sia per noi che per lui, per poter gestire al

meglio la patologia... Al medico è molto utile per

esaminare retrospettivamente l’efficacia e l’an-

damento della terapia sia da un punto di vista

farmacologico che dietetico-alimentare. Per il

diabetico può sembrare una pratica noiosa e inu-

tile, ma col passare del tempo anche “il piccolo

scrivano diabetico” si trasforma in un “esperto di

glicemia”. Non ci sarà dibattito sul diabete in cui

non possa intervenire apportando argomenta-

zioni altamente tecniche, grazie alla pra-

tica quotidiana di convivenza e

gestione della patologia. Dopo

pochi mesi ci si rende conto di

come quei numeri possono rive-

larci alcune nostre peculiarità,

come ad esempio determinati cibi

influenzino il nostro andamento gli-

cemico, come una passeggiata, diver-

samente da un giro in bici possa influire sulla

quantità di insulina da assumere, per conferma-

re o smentire una sospetta crisi ipoglicemica

quando ci si sente troppo deboli etc... Ma l’ap-

porto principale della registrazione dei valori e

della corretta misurazione si concretizza in una

maggiore intesa tra mente e corpo, avvicina le

sensazioni e le nostre fantasie sulla patologia a

dei dati fisici reali, permettendo una razionalizza-

zione del nostro stato. “se sto così ci deve esse-

re un motivo...” E se i valori glicemici sono nella

norma, almeno sappiamo che in questo caso

non è colpa del diabete! (M.P.)

STRUMENTIDI MISURAZIONE

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Dentro un Glucometro:la sensibilità dell’ingegno.

Il numero riportato sui display dei glucometri, una volta eseguito il test, èaccompagnato dalla sigla mg/dl: questa è l’unità di misura, indica i milligrammidi glucosio presenti in un decilitro di sangue.È utile sapere che il funzionamento di questi strumenti è basato su due meto-dologie di misurazione della concentrazione del glucosio nel sangue: una ditipo elettrochimico (ormai la più diffusa) e una di tipo colorimetrico.Il risultato è fornito in due modi differenti, ma alla base tutto nasce da una rea-zione chimica che sfrutta la caratteristica selettività di un enzima.In tutte le strisce reattive è infatti presente una piccola quantità di enzima checattura in maniera selettiva il glucosio presente nel campione di sangue. La reazione che viene svolta dall’enzima è una ossidoriduzione: il glucosio viene ossi-

dato ed un altro reagente presente (mediatore) viene contemporaneamente ridotto.In pratica c’è uno scambio di elettroni fra le sostanze e questo flusso di elettro-ni generato dalla reazione è tanto maggiore quanto più glucosio è presente.Nella misurazione di tipo elettrochimico, gli elettroni determinano un segnaleelettrico che viene registrato dalla “macchinetta”. Il glucometro rileva, converte e calcola: il segnale elettrico viene infatti ricon-dotto ad un valore numerico mediante “semplici” (così dicono gli esperti!) cal-coli stechiometrici: ecco quanti milligrammi di glucosio sono presenti in un deci-litro del nostro sangue.

Il glucometrorileva,convertee calcola.

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La Storia di un Impegno.

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A.Menarini Diagnostics si posiziona a pieno titolo fra le aziende leader della ricerca italiana e della tecnologia elettrochimica in particolare, ed è in grado di offrire una vasta gamma di presidi per l’autocontrollo della glicemia capillare di elevata affidabilità. La forza di A.Menarini Diagnostics nell’autocontrollo della glicemia capillare non deriva soltanto dalla sua capacità di saper innovare per prima e dalla qualità e affidabilità dei prodotti, ma anche nei contenuti di servizio.

Accanto alle numerose iniziative a supporto dell’educazione delle persone con diabete (divulgazione di materiali educazionali, campagne di sensibilizzazione…),l’Azienda ha primeggiato anche in iniziative volte a migliorare la qualità dell’assistenza attraverso progetti mirati alla formazione e all’aggiornamento del personale sanitario.

Più recentemente, a seguito dell’immissione in commercio del sistema per il monitoraggio in continuo della glicemia, è stata messa a punto una importante operazione per dare accesso alla metodica alle persone clinicamente più bisognose che, causa la mancata rimborsabilità della prestazione, sarebbero rimaste escluse. Grazie a quest’impegno, 2.000 persone con diabete hanno potuto avere accesso ad ancora più adeguate cure, meglio mirate a prevenire, o contenere quando già presenti, le complicanze del diabete, ed hanno potuto godere di una migliore qualità di vita: queste persone ci hanno ringraziato per aver consentito che fosserocurate meglio e per aver reso possibile una migliore conoscenza delle reazioni del loro stesso organismo.

Tutto ciò ha prodotto una maggiore vicinanza con queste persone e ci ha messo in condizione di conoscere meglio i loro problemi per poterle aiutare sempre più adeguatamente.Crediamo che questo progetto sia il nostro contributo di originalità quale possibile modello di impegno nel sociale cui un’Azienda primaria deve doverosamente ispirarsi.

Recentemente Assolombarda, la più importante componente di Confindustria, ha conferito il premio di finalista ad A.Menarini Diagnostics nel concorso “Sodalitas Award” dedicato alle aziende che hanno dimostrato un importante impegno nel sociale.Da questa esperienza, da questi importanti riconoscimenti, dal sorriso di gratitudineche raccogliamo dalle persone con diabete traiamo la motivazione per continuare con perseveranza nel presente e lo stimolo per rinnovare il nostro impegno nel futuro.

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DIABETENIGMISTICA

OORRIIZZZZOONNTTAALLII11.. L'articolo prima di Vegas - 55.. Possono essere vegetali o animali e vanno consumati conmoderazione - 1111.. In mezzo alla fila - 1133.. Lo è l'Adriatico - 1166.. Raganella verde - 1177.. Una con-giunzione di due lettere - 1199.. Nell'emisfero australe inizia in dicembre - 2200.. Quelle che secer-nono l'insulina sono... di Langerhans - 2222.. La ghiandola che produce l’insulina - 2255.. La socie-tà petrolifera fondata da Enrico Mattei (sigla) - 2266.. Un fattore di rischio per il diabete che ha...molto peso! - 2288.. L'ormone che regola il metabolismo degli zuccheri - 2299.. Non Trasferibile(sigla) - 3300.. Un valore... “dolce” da mantenere sempre sotto controllo - 3311.. Può essere melli-to - 3322.. Si scambiano a Natale - 3344.. Pungente come l'odore del fumo - 3355.. Persone di fiducia- 3388.. Codice di Avviamento Postale (sigla) - 3399.. Il pianista e cantante "King" Cole - 4422.. GruppoSportivo (sigla) - 4455.. Gustoso pesce marino - 4477.. Tanti erano i Re Magi - 4488.. Il diabetico lo ese-gue con una certa frequenza, annotando i valori riscontrati - 5522.. Un accessorio... della siringa- 5533.. Aumenta il rischio di contrarre patologie per via ereditaria - 5544.. La fine del giro - 5555.. Unalbero affetto... da nanismo - 5566.. Il dittongo del gioco - 5577.. La fine... della partita - 5588.. IstitutoNazionale delle Assicurazioni (sigla).

VVEERRTTIICCAALLII11.. I grassi... nel linguaggio scientifico - 22.. Cani da guardia di grossa taglia - 33.. Residuo della tor-chiatura delle olive - 44.. Ceste a forma di cono rovesciato - 66.. Può essere senza condizioni - 77..Mezzo... asso - 88.. Locale attrezzato per far asciugare i panni - 99.. Ha l'aureola - 1100.. Istituto TecnicoIndustriale (sigla) - 1122.. Ha Tripoli per capitale - 1133.. Francesco, ex campione di ciclismo - 1144.. I gene-ri... di sostentamento - 1155.. Vengono gettate dai pescatori - 1188.. Essenza divina - 2211.. Lo è il vinoa basso contenuto zuccherino - 2233.. Parallelepipedi come... i dadi - 2244.. Piante delle Ranuncolacee- 26. Sono sempre in volo - 27. I confini... dell'Algeria - 30. Il dio bifronte - 3333.. Non Classificato(sigla) - 3366.. Piena di punte - 3377.. Quelli allegorici vengono allestiti per il carnevale - 4400.. Un gas del-l'aria - 4411.. Il simpatico Teocoli - 4422.. Un rapace notturno - 4433.. Il Laurel che recitava con OliverHardy - 4444.. Coda di schiuma... o di profumo - 4466.. Equivale a stop - 4499.. Organizzazione Mondialedella Sanità (sigla) - 5500.. Sostanze lubrificanti - 5511.. Latitudine (abbrev.).

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Qual è il cantante preferito da un diabetico in ipo?........ZZuucccchheerroo!!

...una coppia di diabetici.. la sera a lettoLui: mmiiaa ddoollcceezzzzaa......Lei: nnoonn ddiirree ffeesssseerriiee,, hhoo mmaannggiiaattoo ppooccoo ssttaasseerraa!!

La mamma al figlio col diabete: ""MMaa lloo ssaaii cchhee nnoonn ppuuooii ffaarree iill bbaaggnnoo nneell llaaggoo??!!??""""PPeerrcchhéé??””""...... PPeerrcchhéé ll''aaccqquuaa èè ddoollccee!!!!!!""

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L’insulino-resistenza, che contribuisce alla patofisiologia del diabete di tipo II,

viene generalmente controllata con un regime dietetico adeguato, in grado

di prevenire la progressione della malattia e preservare la funzionalità delle

cellule pancreatiche, e con un’opportuna terapia farmacologica. La compo-

nente proteica della dieta sembra particolarmente efficace nella modulazio-

ne dei livelli di insulina.

Questo studio canadese ha confrontato l’effetto di una dieta a base di pro-

teine del merluzzo con quello di una dieta isocalorica, e simile per contenu-

to di fibra e grassi, ma a base di proteine animali, in 19 pazienti affetti da dia-

bete insulinoresistente di tipo 2. Al termine delle 4 settimane di trattamento,

il consumo di pesce è risultato associato ad un miglioramento della sensibili-

tà all’insulina e della funzionalità delle cellule beta, misurata mediante anali-

si del rapporto tra peptide C e glucosio a 30 minuti dall’infusione di insulina.

Gli autori, pur sottolineando la necessità di ulteriori studi per chiarire i mec-

canismi cellulari alla base di tale effetto, concludono che il consumo di pro-

teine di merluzzo potrebbe quindi ridurre le complicazioni metaboliche asso-

ciate all’insulinoresistenza. (DIABETES CARE 30:2816, 2007)

Un aiuto dal merluzzo!

Per le giovani donne che hanno un seno ‘abbondante’ c’è un rischio signi-

ficativamente più elevato di sviluppare il diabete di tipo due in tarda età

rispetto a chi ha una misura più ‘modesta’. È quanto emerge da una ricer-

ca canadese secondo la quale le donne che indossano una coppa D a 20

anni hanno circa il 60% di possibilità in più di sviluppare la malattia rispet-

to a chi veste una coppa A, indipendentemente da altri fattori, come il

peso o l’ereditarietà. Il quotidiano canadese The Star riporta i risultati di

uno studio eseguito su 92.000 donne americane, secondo il quale all’obe-

sità, fattore principale di rischio per il diabete di tipo 2, ora si deve aggiun-

gere la taglia del seno come fattore indipendente. E il rischio sale all’au-

Rischio diabete tipo 2 più alto per donne con taglia seno “maxi”

DOLCI CURIOSITÀ

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ll Nord Americano Paul Wessel, quando si è accorto che suo figlio Luke,

oggi ventenne, non voleva controllarsi la glicemia ma era fanatico del

Game Boy, ha avuto l’idea di creare il Glucoboy, un videogioco che invo-

gliasse il bambino a misurare i livelli di zucchero nel sangue. “Ho pensato

che se avessi potuto combinare il test della glicemia con un videogioco, si

sarebbe sentito molto più motivato”, ha detto l’ideatore del gioco.

Il dispositivo, lanciato in Australia, è fondamentalmente un glucometro che

funziona come una cartuccia compatibile con il Game Boy della Nintendo.

Ha tre giochi associati al controllo del diabete ed usa lo schermo e la con-

solle del Nintendo. Il gioco consiste nel cercare di guadagnare ‘benefit’ utili

alla continuazione del gioco, ottenendo un livello glicemico considerato

buono. Il Glucoboy è attualmente acquistabile solo in Australia e in Olanda.

mentare della taglia. La ricerca rappresenta solo la parte preliminare di uno

studio più completo sul ruolo della taglia del seno come ‘predisposizione’

all’insorgenza del diabete, ma i primi risultati confermano che l’obesità e il

grasso situato nella parte addominale restano uno dei principali fattori di

rischio. Le ragazze obese, il cui seno è voluminoso, tendono anche ad entra-

re nella pubertà prima delle altre, questo potrebbe accelerare ulteriormente

l’iter del diabete. (CANADIAN MEDICAL ASSOCIATION JOURNAL 178:289, 2008)

Un videogioco per controllare il diabete

James Joseph Brown, conosciuto come “Padrino del soul”, nacque nel

1933 ad Augusta in Georgia.

Durante l’infanzia aiutò economicamente la famiglia raccogliendo cotone

e lucidando scarpe. All’età di 16 anni fu arrestato per rapina e in prigione

conobbe Bobby Bird, la cui famiglia lo aiutò ad uscirne solo 3 anni dopo

la sentenza a condizione che trovasse un lavoro. Nel 1953 iniziò la sua car-

riera musicale e, nel 1955, entrò a far parte del gruppo gospel “The

Gospel Starlighters” con Bobby Bird. Negli anni ’60 raggiunse l’apice del

successo con “Papa’s Got a Brand New Bag” e “I Got You (I Feel Good)”.

Negli anni ’60 e ’70 diede il suo contributo in favore degli Afroamericani

e dei poveri. Nonostante numerosi problemi personali continuò ad incide-

re grandi hit fino alla fine degli anni ’80. Il 14 Novembre 2006 Brown

entrò a far parte della Music Hall of Fame. Il 25 Dicembre 2006 Brown,

che era affetto da diabete, morì a causa di una grave polmonite.

James Brown

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Periodico di aggiornamento per diabetici