NovaERA - n. 0
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S T A ' A R R I V A N D O I L
IDEE E POLITICA DAL DOMANI
M E T A F O R A D I U N O
S A L VA C I T U
L A R E S P O N S A B I L I T A ' D E L
TAGLIANO I FINANZIAMENTI SOLO SE
i l n u o v o c h e a v a n z a
BIG BANG
s c a n d a l o d e l l a z i o
SCH IFO
p r o p o s t e p e r i l f u t u r o
OSCAR
p o l i t i c a s e n z a p u d o r e
COLTI IN FALLO
p o l i t a & w e b
DISCERNERE
0•
N•1
2
2 0 • N • 12
STA' ARRIVANDO IL
BIG BANG4
LA QUIETE PRIMA DELLA
TEMPESTA7
TEA PARTY
ALL'ITALIANA9
i l n u o v o c h e a v a n z a
4-11
Nel Pdl gran parte dei dirigenti attendono silenti che si ridefinisca ilquadro politico generale. Tutti al l ineati e coperti al proprio posto ascrutare l 'orizzonte. E’ la calma che precede la tempesta.
LA CLASSE DIRIGENTE
IN DECADENZA12
METAFORA DI UNO
SCHIFO16
s c a n d a l o l a z i o
12-16
Dopo la Minetti , i l Lazio. Impossibi le ormai risal ire la china senza l’azzeramentodi una classe dirigente che ha clamorosamente fal l ito, deludendo sogni esperanze di mil ioni di elettori.
SALVACI TU
OSCAR17
p r o p o s t e p e r i l f u t u r o
TAGLIANO I FINANZIAMENTI SOLO SE
COLTI IN FALLO22
p o l i t i c a s e n z a p u d o r e
LA RESPONSABILITA' DEL
DISCERNERE24
p o l i t i c a & w e b
L'ALTRA DESTRA
POSSIBILE20
s o m m a r i o
30 • N • 12
supplemento aperiodico al settimanale on-l ine
L'ALTRA DESTRA
POSSIBILE
Liberagorà settimanale online di idee e politicaPer contribuire al rilancio del centrodestra.Per allargare l’area del consenso e navigare in mare aperto confidando solosulla forza delle idee e delle proposte.Discutiamo insieme, anche in questa nostra piazza telematica, su cosa fare ecome farlo.Senza preclusioni o ostracismi, Libera Agorà, appunto.
www.liberagora.it
s o m m a r i o
4 0 • N • 12
i l n u o v o c h e a v a n z a
50 • N • 12
La voglia di vedere qualcosa che cambia non ha una paternità politica. E’ largamente diffusa
a destra come a sinistra. Al di là dei contenuti , le stesse facce, gl i stessi riti , le stesse
lungaggini burocratiche hanno stufato tutti . Giorno dopo giorno il fastidio va crescendo in
modo esponenziale.
Prendiamo l’ultimo caso, i l governo Monti. Da sinistra pensavano che avrebbe messo da
parte quelle che erano definite le politiche berlusconiane, da destra, al contrario, speravano
che avrebbe realizzato quella politica, di l iberal izzazioni e di sburocratizzazioni, che il Cav.
aveva promesso ma poi non realizzato. Invece, ancora una volta niente. Nessun cambio di
passo, nessuna accelerazione, tutto procede, nel la sostanza, come prima.
E la delusione cresce, a destra e a sinistra. In I tal ia non cambia mai niente. La forza degli
apparati è incredibi le. Possono cambiare i governi, da destra a sinistra, per finire a quell i
tecnici, possono irrompere sul la scena politica nuovi attori, la Lega, ma tutto viene
riassorbito, più o meno lentamente. E riparte i l gioco delle stesse facce, degli stessi discorsi,
degl i stessi al larmi, occupazione, debito pubblico etc. Nessuno ne può più.
Negli ultimi tempi la reazione a questo stato di cose è stata rappresentata da Beppe Gril lo.
Ha avuto un ottimo risultato sul piano amministrativo. I sondaggi lo danno attorno al 20 per
cento.
Non è una scelta in positivo, Beppe Gril lo non ha una proposta politica, è un voto di
protesta. In assenza di altre alternative però, i l Movimento 5 stel le, al le politiche del 201 3,
può avere un discreto successo.
Solo che ora sta consolidandosi un nuovo fenomeno, soprattutto mediatico, quel lo di Renzi.
I l sindaco di Firenze, formalmente, è un esponente del PD ma in realtà è trasversale. Per
quello che dice, che fa, per come approccia i vari problemi, piace più al l ’elettorato di
centrodestra che a quello di centrosinistra.
A destra come a sinistra "bombe atomiche" come quelle innescate dal sindaco di Firenzedanno voce alla voglia di cambiamento. Senza contromisure, l’attuale nomenclatura di Pd ePdl rischia di essere spazzata via.
STA' ARRIVANDO IL
BIG BANGdi Giancarlo Magni
i l n u o v o c h e a v a n z a
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Renzi vuole sfidare Bersani al le primarie per la guida del governo. Gira l ’ I tal ia in camper e
dove va riempie le piazze e i teatri . Sta dando di se stesso l’ immagine del nuovo che vuole
spazzare via i l vecchio, le vecchie facce e le vecchie idee.
I l suo consenso cresce in modo trasversale. Potrebbe essere la vera novità politica del
201 3. Se vince le primarie, applicando come vuole la regola dei tre mandati parlamentari,
manderebbe a casa tutta la nomenclatura del PD, avrebbe un fortissimo impatto sul
centrodestra che non potrebbe certo anteporgl i un Berlusconi che ha esattamente il doppio
dei suoi anni, 38 contro 76, e svuoterebbe d’un colpo la protesta che ora impersona Gril lo.
Insomma una rivoluzione, dal punto di vista politico.
Una rivoluzione però che sarebbe innescata comunque. Anche sconfitto, e con un buon
risultato, Renzi sarebbe il nuovo leader seduto in panchina, in attesa che il vecchio si faccia
da parte.
l l problema non è, come potrebbe pensare qualcuno, solo del centrosinistra, visto che quello
è i l campo di gioco di Renzi. I l problema è anche del centrodestra, perché è dal centrodestra
che Renzi trae molta della sua forza per tentare la scalata al governo. Per questo i l Pdl deve
darsi una mossa. Non può lasciare al sindaco di Firenze la patente del rinnovamento e
soprattutto non può lasciargl i l ’eredità del l ’ ”agenda Monti” che Renzi ha già detto essere
pronto a portare avanti con convinzione, ben oltre i condizionamenti di Vendola e di quel la
parte del PD, quella socialdemocratica degli Orfini e dei Fassina, che non la condivide.
Sono le prime avvisagl ie di un terremoto che può distruggere la politica ital iana per come
l’abbiamo conosciuta fino ad oggi. Scinti l le di un Big Bang che incombe.
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Nel Pdl circola una convinzione. Visto che i sondaggi, anche se in calo, danno il partito
attorno al 1 8%, che francamente non è poco per tutto quello che è successo, molti pensano,
ultima la Gelmini, che non sia saggio fare delle mosse che possono mettere in pericolo
quella percentuale. E’ un errore clamoroso. Perché si punta ad una politica di mera difesa
che dovrebbe consentire di salvare il posto al l ’ol igarchia del partito e perché si sottovaluta i
micromovimenti che si stanno avendo in tutte le correnti e in tutte le aree geografiche.
Sul primo punto. Qualcuno vuole avere la cortesia di spiegarci per quale ragione gli elettori
dovrebbero votare il Pdl solo per permettere a Tizio o Caio, sempre i sol iti , di mantenere il
seggio? Si dirà. Per portare avanti quel la politica l iberale che per tante ragioni interne ed
esterne non è stato possibi le concretizzare. Se la cosa non fosse seria verrebbe proprio da
ridere. Quello che non è stato fatto con una maggioranza parlamentare che non ha mai
avuto nemmeno De Gasperi e con una leadership non fiaccata da scandali e scaldaletti vari
sarebbe possibi le oggi con un Berlusconi azzoppato, guardato con sospetto a l ivel lo
europeo (basti vedere la risposta della Merkel al la provocazione di una Germania fuori
dal l ’euro) e con un gruppo parlamentare tutto proteso a scrutare l ’orizzonte per cogliere al
volo le avvisagl ie del l ’ implosione del partito? Quando la campagna elettorale entrerà nel vivo
tutte queste realtà verranno alla luce del sole. E se non verranno ci penseranno gli avversari
a renderle manifeste davanti al corpo elettorale.
Secondo punto. I l partito è come un vulcano in attività, momentaneamente silente. Qualche
sbuffo di fumo, qualche tremolio del la terra, qualche piccola colata lavica. Microfenomeni
che vanno interpretati per quello che sono, non il risultato di una normale vita interna basata
sul la dialettica delle varie posizioni, ma il segnale che la lava sta ribol lendo in fondo al
cratere. Perché la verità, anche se spiace dirlo, è proprio questa. Nel Pdl la gran parte dei
dirigenti e degli elettori stanno zitti e fermi, non perché condividano la politica dei vertici ma
per la ragione opposta. Non essendo ancora chiaro i l quadro generale non vedono
alternative serie al l ’orizzonte. Tanto vale al lora stare al proprio posto e aspettare.
Nel Pdl gran parte dei dirigenti attendono silenti che si ridefinisca il quadro politico generale.Tutti allineati e coperti al proprio posto a scrutare l'orizzonte. E’ la calma che precede latempesta.
LA QUIETE PRIMA DELLA
TEMPESTAdi Giancarlo Magni
i l n u o v o c h e a v a n z a
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E’ la calma che precede la tempesta. Al muoversi sul lo scacchiere di qualche pedina vera, si
avrà la deflagrazione. I l partito imploderà. Se si vuole mantenere quella percentuale che
ancora i sondaggi accreditano, bisogna fare una politica di attacco e non di difesa.
In questa strategia Berlusconi ha un ruolo essenziale ma che non può essere quello del
centravanti di sfondamento sul campo. Non può più essere lui quel lo che mette insieme e
porta al la vittoria l ’area moderata. La sua partita l ’ha già giocata e i risultati sono sotto gl i
occhi di tutti .
Può invece avere il ruolo, decisivo, di portare ad un nuovo progetto una parte consistente e
indispensabile di elettori. I l paese è stanco e sfiduciato. Ma la gente capisce. Non vuole fare
una politica di sol i sacrifici perché poi apre i giornal i e legge di Fiorito and company. Ma se si
fanno le cose con serietà, tagl iando gli sprechi e dividendo i sacrifici con equanimità, anche
le politiche di rigore sono accettate.
Da questo punto di vista Monti offre buone garanzie. Deve avere più coraggio, deve tagl iare
le spese ma l’uomo c’è, così come la sua immagine interna ed internazionale. Di questo si
tratta quando si parla di proseguire l ’agenda Monti.
E’ l ’unica strada percorribi le per i l paese.
i l n u o v o c h e a v a n z a
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Uno spettro s’ aggira per la scena politica ital iana che per la verità sembra rassomigl iare più
a un campo di battagl ia i l giorno prima dello scontro finale tra nordisti e sudisti , cesariani e
pompeiani oppure guelfi e ghibel l ini , che a un praticel lo fiorito.
E’ lo spettro delle primarie. Di primarie, nel la recente storia ital iana, se ne ricordano almeno
tre (2005, 2007, 2009) appartenenti tutte al la stessa categoria: quel la fasul la. Che è un po’
come quegli inviti a cena per cui uno porta l ’antipasto, un altro i l primo, un altro ancora il
secondo e l’ultimo ospite i l vino e magari i l dolce; e i l padrone di casa praticamente si l imita
a rigovernare. Per Prodi, Veltroni e Bersani andò praticamente così. Gli invitati , cioè gl i
elettori, erano chiamati a ratificare più che a scegliere, e i l padrone di casa di turno
incassava e sorrideva.
I democrat nazionali , che furono allevati e cresciuti a pappine e ideologia sovietica (mitica la
scuola di democrazia chiamata FGCI), erano soliti risolvere tutte le loro beghe interne con
botte da orbi e accoltel lamenti tra le mura di casa, salvo poi mostrarsi ridenti in pubblico, e ai
tanto celebrati Congressi indicare la l inea del partito a cui tutti s’ inchinavano fedelmente. E’
noto come quando nel ’69 i l gruppetto di intel lettual i del Manifesto non accettò l ’ invasione di
Praga, fu messo immediatamente alla porta. Più o meno così, ingenti lendo un po’ le forme
ma non ammorbidendosi di molto, la tradizione delle PCI si è perpetrata nell ’attuale PD, la
cui nomenclatura ha fatto sempre il bel lo e i l cattivo tempo.
Fino alla discesa in campo di un vero dissidente, un l iberal al l ’americana ma senza
l’educazione e la cultura post-comunista di Veltroni; un cattol ico ma non un fustigatore
giustizial ista al la Rosy Bindi; un sindaco giovane, simpatico e vital ista della più bella città
toscana ma non il sindaco emaciato e deprimente di Torino. Matteo Renzi ha trasformato il
giochino delle primarie per finta in una sfida tra conservatori e innovatori al l ’ interno del PD,
per giunta caricandola della tematica generazionale (di qui lo slogan futurista della
rottamazione) che è uno dei nervi scoperti di tutta la società ital iana, governata da decenni
dai sol iti noti , molti dei qual i siedono sulle loro poltrone parlamentari, bancarie, editorial i e
universitarie praticamente come i Lords inglesi nel la Camera alta, cioè non per meriti
acquisiti ma grazie al lo ius sanguinis.
Da Boston a Roma, per scaricare a mare i fardelli della politica, prima di essere sotterratidalle macerie del PdL.
TEA PARTY
ALL'ITALIANAdi Roberto Riviello
i l n u o v o c h e a v a n z a
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Ecco perché il gri l lo parlante fiorentino (che a differenza di Beppe è anche un gri l lo assai
ben pensante) l i sta terrorizzando tutti , e gl i dicono le peggio cose, persino che è di destra,
perché parla di riduzione del carico fiscale e di flessibi l ità nel mondo del lavoro. Ma lui se ne
frega, sta già facendo la campagna elettorale, snobba l’ assemblea dei delegati e se ne va in
giro col camper come un forsennato a incontrare la gente, dai leghisti o ex-leghisti veronesi
agl i operai di Taranto che hanno fischiato Landini e Camusso.
Se vincerà le primarie della coalizione, è molto probabile che una parte del PD non lo
sosterrà; a quel punto l ’ al leanza con Vendola potrà ancora essere proposta, anche se su
basi tutte da verificare. Ma se, anziché guardare alla sinistra radicale di Vendola, che della
battagl ia sul matrimonio e il diritto al l ’adozione per gl i omosessuali ha fatto i l suo credo, un
bel giorno Matteo si mettesse a dialogare con i l iberal i e i moderati del centrodestra? Che ne
sarebbe in quel caso della vetusta e novecentesca distinzione tra Destra e Sinistra? Scenari
nuovi che si aprono, inquietanti per taluni, al tempo stesso intriganti per molti altri .
Certo è che non solo Rosy Bindi, D’Alema, Fassina and company temono lo spettro delle
primarie (vere) e di tutta l ’ incognita che ne può scaturire. Ci sono, dal l ’altra parte del fossato,
molti (i l Cav. è in cima alla classifica) che vedono la l ibera scelta del premier e della classe
dirigente un po’ come il diavolo vede l’acqua santa.
L’ idea con la quale Angelino Alfano era diventato – o nominato, ma fa lo stesso – Segretario
era che lui avrebbe sostanzialmente dato avvio ad una fase di rifondazione del partito,
partendo proprio da una stagione congressuale a tutti i l ivel l i , persino comunale, fino ad
arrivare in autunno (questo autunno, non quello del secolo venturo) al le primarie nazionali e
al la scelta del leader. Tant’è che personaggi autorevoli come Formigoni e Alemanno
annunciarono la loro voglia di misurarsi in campo aperto.
Ma a quel punto, come disse l ’attore di un vecchio fi lm americano mentre tirava giù le
colonne di cartapesta al le quali era stato legato con catene probabilmente di plastica: muoia
Sansone con tutti i Fi l istei!
Eccola qui la storia degli ultimi mesi di vita del Pdl, raccontata già qualche mil lennio fa nel
Vecchio Testamento e poi ripresa dal cinema almeno un decina di volte. Ma basta davvero
che Berlusconi dica stop alle primarie perché si fermi tutto come è successo? Viene il
sospetto che oltre a lui, a sostenerlo in questa disastrosa controriforma, ci sia gran parte
della vecchia classe dirigente.
i l n u o v o c h e a v a n z a
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Pazienza, morto un papa se ne rifà un altro. Sepolto i l Pdl, però, ora non veniteci a parlare di
un Pdl 2, perché allora sicuramente molti elettori di centrodestra, delusi e abbastanza
incavolati , questa volta voteremmo davvero per Matteo Renzi; e non alle primarie, bensì al le
politiche di primavera, anche se lui si dovesse presentare sotto i l tanto detestato simbolo
del PD.
Bisogna, al lora, scongiurare che quest’ incubo accada nella realtà, e per farlo c’è una sola
via: le primarie del centrodestra. Primarie aperte, senza gli steccati che i compagni
dalemiani-camussiani-bindiani-bersaniani stanno costruendo per fregare il Renzi. Primarie
l iberal i che facciano esprimere la gente, i l vero popolo della l ibertà, la laboriosa classe
media fatta di imprenditori , commercianti , artigiani, quel l i che il week-end lo fanno corto, la
gente per bene come dicevano i nostri nonni. Insomma la famosa maggioranza moderata di
questo Paese.
Chiamiamoli a raccolta, nel le piazze d’ I tal ia, nel le città, nei paesini. Diciamogli che possono
e devono scegliere i l loro leader e i loro dirigenti , una classe nuova di dirigenti , e se sono
giovani e bravi, tanto meglio perché saranno messi nei posti che contano.
Non resta che scaricare a mare le casse di tè di Sua Maestà e tutti gl i avvoltoi fioriti sul
letame di una politica fatiscente.
Facciamo un party al l ’ i tal iana (auto-finanziato, s’ intende). E’ qui la festa, non più a Boston.
i l n u o v o c h e a v a n z a
1 2 0 • N • 12
Se Fell ini fosse ancora vivo, certamente troverebbe nelle recenti vicende della politica
ital iana uno straordinario motivo d’ispirazione per scrivere e girare un remake del Satyricon
ai tempi nostri . Gl i basterebbe tirar fuori dai magazzini di Cinecittà le sue vecchie
scenografie e i costumi da antichi romani; gl i attori e le comparse, poi, l i potrebbe scritturare
direttamente tra i consigl ieri regionali del Lazio, con l ’ex-capogruppo del Pdl Franco Fiorito
nel ruolo del protagonista assoluto grazie al suo notevole phisique du role, ed i l gioco
sarebbe fatto. I l titolo potrebbe anche variare un po’, ma il tema resterebbe lo stesso: la
decadenza.
Diciamo, però, tutta la verità: c’è decadenza e decadenza. Un conto è il magna magna
sici l iano che pur nella sua indiscutibi le creatività (gl i spalatori di neve, le migl iaia di forestal i , i
dirigenti a frotte) mantiene sempre un alone di mediocrità e di provincial ità; un altro conto è
l’abbuffata, anzi la Grande abbuffata orgiastica e di pura tradizione bassissimo Impero della
classe dirigente e digerente capitol ina. I romani stravincono, è indiscutibi le: per ingordigia,
per arroganza, per strafottenza, e soprattutto per fantasia. La festa in costume con
centurioni, ancelle, teste di suino, champagne a fiumi e persino la foto di gruppo con la
Polverini è una vera chicca.
Vista l 'ampia rosa di candidati , rimandiamo l’assegnazione del premio “Ladrone-magnone
dell ’anno” a quando si saranno concluse le indagini sul le vacanze caraibiche di Formigoni,
sul la vicenda Penati, ma anche a quando si andrà a spulciare i conti del le Regioni rosse e
dei loro gruppi consil iari . Sì , perché la lupa, come già spiegava il Poeta, è bipartisan, sempre
affamata ovunque si trovi: “M di tutte brame/ sembiava carca ne la sua magrezza,/ e molte
genti fé già viver grame”. Male antico, endemico della Patria a cui nessuno ha mai trovato
rimedio: né gl i antichi comuni, nè la monarchia sabauda, tantomeno il fascismo e la
repubblica democratica.
I partiti si sono trasformati in apparati clientelari che difendono territorio e clan, con costipazzeschi e risultati scarsi.
LA CLASSE DIRIGENTE
IN DECADENZAdi Roberto Riviello
s c a n d a l o l a z i o
1 30 • N • 12
Per ora conviene restare ai fatti , e i fatti parlano chiaro: in I tal ia i costi del la politica hanno
superato di gran lunga il l imite del la ragionevolezza e della decenza, e questo ha prodotto i
guasti a cui assistiamo ormai da un pezzo. Inoltre, di quale politica e di quali partiti stiamo
parlando? Non più dei vecchi partiti organizzati secondo lo schema classico delle correnti ,
del la sintesi congressuale e della leadership condivisa; i partiti odierni sono in gran parte
apparati cl ientelari fortemente personalistici , dove le parole d’ordine si riducono a:
sopravvivere, prosperare, difendere il territorio e al massimo i membri del proprio clan.
Gli appassionati del sistema delle preferenze dovrebbero fare una lucida riflessione e
magari trarre una lezione da tutto quello che sta succedendo. Se in una realtà ormai
incontrol labi le e senza regole, si lascerà campo libero a questa pletora di pseudo-dirigenti ,
che hanno competenze solo nel campo della spartizione (e della digestione), come è
successo nel caso delle elezioni amministrative, si rischia di consegnare la gestione della
res publica al l ’anarchia dei prossimi anni. E se questo vale in genere per tutti i partiti , la
questione è ancora più preoccupante per quanto riguarda il Pdl, dove già si dà per scontata
una forte diminuzione dei seggi nel prossimo Parlamento, ragione per cui la lotta intestina a
chi manterrà la poltrona rischierebbe di diventare una vera e propria guerra all ’ultimo
sangue.
La domanda che viene da farsi a questo punto è una sola: ma chi l i ha selezionati Lusi e
Fiorito, giusto per fare un paio di nomi ormai celebri e diventati simboli massimi del la
decadenza? Esiste un criterio logico e razionale basato sul merito, i l curriculum, le
competenze, o al contrario la non-selezione avviene solo sul la base della forza personale e
sul l ’adesione incondizionata al leader di turno?
Insomma qui è tutto i l sistema della politica che mostra i l suo fal l imento nudo e crudo. Non si
tratta più di questo o di quel partito, di questo piuttosto che di quel l ’altro politico. Qui
andrebbe rifondato tutto i l meccanismo dei partiti . E poi, detto in metafora, affamiamo la
bestia: ovvero agire in modo deciso per ridurre l ’elargizione di soldi pubblici al lo stretto
indispensabile. Meno Stato e meno pubblica amministrazione quindi; meno classe digerente
"nominata" e più classe dirigente qualificata; e soprattutto niente più soldi ai partiti e al la
politica in generale.
s c a n d a l o l a z i o
1 4 0 • N • 12
L’ esperienza degli Stati Uniti ce lo insegna: le grandi campagne presidenzial i l ì si fanno con
il fund raising, non con le tasse dei contribuenti. E se vogliamo, anche in I tal ia possiamo
trovare un esempio di come sia possibi le fare politica low coast, guardando il modello più
antico dei radical i o quello più recente del Movimento Cinquestel le.
La decadenza del sistema partitico ha spezzato in due la società ital iana, producendo una
scissione così netta che neppure la lotta di classe di stampo ottocentesco aveva realizzato.
Da una parte gl i “aristocratici” del la politica con i loro privi legi, le case lussuose, i gioiel l i , le
vacanze alla grande, i mega-stipendi e i fondi extra. Dall ’altra i “plebei”, tutti quel l i che hanno
una vita più o meno normale, lavorano o sono disoccupati, fanno i salti mortal i per arrivare
alla fine del mese e spesso non se la passano bene. Ma quando i “plebei” vivono momenti di
grave difficoltà economica e di frustrazione sociale, e inoltre non hanno una comunicazione
virtuosa con coloro che li dovrebbero rappresentare e tutelare, la storia dei passati duemila
anni insegna che essi diventano terreno di coltura per i l diffondersi di ideologie estremiste,
talvolta total itarie e persino basate sul la violenza.
Per nostra fortuna i capi-popolo dei nostri giorni, da Di Pietro a Beppe Gril lo, più che
impersonificare il ruolo che in passato fu di Mussolini , rassomigl iano se mai al cialtronesco
Masaniel lo e finanche a certe maschere della Commedia dell ’arte. Ma chi sa se in qualche
sconosciuta birreria o bar di periferia, un piccolo uomo pieno di rabbia non stia già scrivendo
un libro incendiario e indicando a chi lo ascolta cosa fare per risol levare le sorti del popolo
ital iano. E’ già successo in passato.
s c a n d a l o l a z i o
1 50 • N • 12
s c a n d a l o l a z i o
1 6 0 • N • 12
Le dimissioni del la Polverini erano francamente inevitabil i . La governatrice non aveva
operato male, anzi. Solo per fare un esempio i l lavoro di razionalizzazione sul comparto
sanità, che nel Lazio ha raggiunto l ivel l i di indebitamento pazzeschi, è stato molto positivo.
Ma la compagnia di giro, anche non volendo general izzare, era francamente impresentabile.
I comportamenti che sono venuti al la luce lasciano esterrefatti . Chi vive nelle Istituzioni non
deve essere un monaco ma est modus in rebus. Ci vuole senso della misura, rispetto,
dignità. Sempre, ma soprattutto in un momento di difficoltà economiche come quello che sta
attraversando il paese. La volgarità del potere esibito e quasi gettato in faccia al la gente
comune è imperdonabile.
Che il Lazio fosse una regione dove il PdL era spaccato non per correnti ma per bande si
era visto con grande chiarezza all ’atto della presentazione delle candidature quando, a forza
di farsi la guerra, fu raggiunto lo scopo di non presentare nemmeno la l ista di Roma.
Quell ’episodio avrebbe dovuto mettere sul l ’avviso. Invece niente. La vittoria ebbe il risultato
di far dimenticare quello che era successo. Come al sol ito, la testa sotto la cenere.
Ora i buoni propositi si sprecano, le parole d’ordine sono azzeramento, pul izia, facce nuove.
Ma la situazione non è facilmente rimediabile.
Le ipotesi sono tre. Tutti a casa e si corre i l rischio di sparire dalla Regione Lazio perché i
consigl ieri uscenti hanno già dimostrato di avere una forza sufficiente da fregarsene di tutto
e di tutti . Tutti dentro e si corre lo stesso rischio con in più una pessima figura oppure mezzo
e mezzo, così da scontentare tutti .
Noi abbiamo un suggerimento diverso. Abbiate coraggio e dimettevi. Almeno dimostrerete di
aver compreso gli errori fatti e di essere capaci di uno scatto d’orgoglio. Avete la
responsabil ità di avere deluso mil ioni di elettori onesti che hanno creduto e credono nei
valori del centrodestra. Quell i che tanti di voi hanno calpestano e offeso con azioni e
comportamenti. Merito, impegno individuale, responsabil ità, serietà, lavoro. I voti arrivavano
per tradurre in azioni concrete queste idee, non per offrire a troppi i l destro di gozzovigl iare e
sperperare denaro. Resistere non vi porterà da nessuna parte. Perderete una barcata di
voti . Chi ha visto e taciuto è ugualmente responsabile. Ora per fare l iste di gente seria e
preparata ci vogl iono altre persone. Tanto con la vicenda del Lazio, che segue quella del la
Minetti , i l Pdl, questo Pdl, è finito.
METAFORA DI UNO
SCHIFOdi Giancarlo Magni
s c a n d a l o l a z i o
1 70 • N • 12
Sala strapiena, più di 500 persone. I l debutto toscano di “Fermare il decl ino” i l movimento di
intel lettual i , economisti e giornal isti l iberal che vuole creare dal basso una forza politica
autenticamente l iberale è stato indubbiamente un successo. Ad il lustrare i contenuti del la
proposta, Oscar Giannino. La ricetta è semplice e viene sintetizzata in dieci punti , ma i primi
tre sono già esaustivi:
1 . Ridurre l ’ammontare del debito pubblico
2. Ridurre la spesa pubblica di 6 punti percentual i di Pi l nel l ’arco di 5 anni
3. Ridurre la pressione fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni
E’ la ricetta, anche a nostro avviso giusta, per innescare nuovamente la crescita ed è
esattamente quello che la classe politica ital iana, di destra, di sinistra o di natura tecnica,
Monti compreso, non sta facendo da almeno 20 anni. Giannino ha snocciolato una serie di
numeri impressionanti. In questo lasso di tempo, in virtù del la mancata adozione dei punti
ricordati , abbiamo buttato al vento 1 400 mil iardi di euro, 700 di minori interessi pagati sul
debito grazie a quanto ci ha fatto risparmiare l ’euro prima dell ’esplodere della crisi nel 2008,
200 ricavati dal le privatizzazioni dei primi anni ’90, 500 di avanzi primari comunque realizzati
nel corso del tempo. Tutto ingoiato dalla voragine nera di una spesa pubblica che è
aumentata, nonostante le tante promesse elettoral i , a ritmi insostenibi l i . Un autentico
disastro portato avanti da una classe politica, di governo e di opposizione, che vorrebbe
ancora fare un altro giro di giostra. Per Giannino il problema non è solo la classe politica,
bisogna cambiare anche “le direzioni tecniche e amministrative dei ministeri e del la Pubblica
amministrazione” corresponsabil i del decl ino.
La classe politica non può più riciclarsi con cambiamenti di facciata. Non è più i l tempo
dell ’opportunismo, dei due-tre forni e delle mezze verità.
Presentato a Firenze il movimento liberal “Fermare il declino”. Prima esigenza: cambiarepolitica economica, da 20 anni sempre la stessa, da destra a sinistra, fino ai governi tecnici.
SALVACI TU
OSCAR
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sito web Fermare il Declinohttp://www.fermareildeclino. it
10 INTERVENTI PER LA CRESCITA
Ridurre l'ammontare del debito pubblico1Ridurre la spesa pubblica di almeno 6 punti percentuali del PILnell'arco di 5 anni2Ridurre la pressione fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni3Liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamenteconcorrenziali4
Sostenere i livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoroanziché tutelare il posto di lavoro esistente o le imprese inefficienti6
Adottare immediatamente una legislazione organica sui conflittid'interesse5
Far funzionare la giustizia7Liberare le potenzialità di crescita, lavoro e creatività dei giovani edelle donne8Ridare alla scuola e all'università il ruolo, perso da tempo, di volanidell'emancipazione socio-economica delle nuove generazioni9Introdurre il vero federalismo con l'attribuzione di ruoli chiari ecoerenti ai diversi livelli di governo10
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Dopo il Lazio, la Lombardia. La regione da sempre simbolo per i l Pdl così come Milano, già
persa, è sempre stata la città-simbolo per i l voto moderato. Un altro segnale che il
centrodestra sta crol lando. Certo, per gl i scandali , la pochezza degli uomini che a suo tempo
furono scelti per andare a rappresentare il partito nel le Regioni, l ’ incapacità a reagire che sta
venendo fuori a tutti i l ivel l i . Ma non solo.
Sta tramontando, la crisi ha fatto da cartina di tornasole, un certo tipo di destra, un po’
populista, un po’ local ista, un po’ statal ista, un po’ conservatrice. L’esatto contrario insomma
di quella destra l iberale e popolare, che fu al la base, nel 1 994, del la scesa in campo di
Berlusconi. Negli anni, quel l ’ impronta si è progressivamente dissolta e annacquata e di
conseguenza tutti gl i intel lettual i che avevano salutato con simpatia, tanto da scendere
direttamente in campo, la nascita del nuovo partito si sono o sono stati al lontanati.
E’ venuto fuori un centro-destra diverso da quello che doveva essere, un centro-destra dove
l’hanno fatta da padrone le componenti più autenticamente leghiste ed ex missine, per loro
intrinseca natura contrarie ad una ispirazione autenticamente l iberale ed europea.
La crisi ha fatto esplodere le contraddizioni. Ora si tratta di scegliere. O proseguire sul la
vecchia strada, cercando di frenare il decl ino per quanto possibi le, o cambiare marcia,
prendendo a faro del nuovo centrodestra i l Partito Popolare europeo e puntando con
decisione ad una maggiore integrazione in Europa.
Quindi niente operazioni di facciata, come quella del nuovo nome e delle nuove facce scelte
con i vecchi metodi. Dio ci l iberi poi dal l ’ ipotesi di una l ista guidata da Flavio Briatore. I l
centro sinistra potrebbe anche stare in poltrona in attesa del voto, la campagna elettorale
sarebbe già fatta. Basterebbe mandare nuovamente in onda gli sketch di Panariel lo.
Quella del Partito Popolare è anche l’unica strada per costruire finalmente l ’unità dei
moderati . L’operazione Pdl è fal l ita così come sono fal l iti i tentativi di Casini di dar vita al
Grande Centro. I l partito di Berlusconi perde voti, fino a dimezzare, per ora, i suoi consensi e
quello di Casini non si schioda dalla sua percentuale storica collocata fra i l 6 e i l 7 per cento.
Basta prendere atto con coraggio della situazione e invertire la rotta. Sedersi ad un tavolo e
lavorare insieme per non consegnare il paese alla premiata Ditta Bersani & Vendola.
La coalizione di centrodestra nata nel 1994 non esiste più. Anche il modello è superato. E’necessario dar vita al Ppe italiano.
L'ALTRA DESTRA
POSSIBILE
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1 Per un’Europa dei valori
2 Per un’Europa della crescita e dell’occupazione
3 Per un’Europa più sicura
4 Per un’Europa più solidale
la difesa di valori forti;una reale solidarietà transatlantica;la condivisione dei valori europei con i nostri vicini.
risposte pragmatiche e mirate alla crisi finanziaria, unmigliore coordinamento delle politiche economiche e lacreazione di un mercato unico efficace;la riforma del bilancio europeo e del suofinanziamento.l’intensificazione della lotta contro il terrorismo e laprotezione dei cittadini dal crimine organizzato;una politica energetica coerente nel quadro della lottacontro il cambiamento climatico e di uno svilupposostenibile;la sicurezza alimentare;una politica comune dell’immigrazione.
il rafforzamento della solidarietà tra gli Stati membri inparticolare nel quadro della politica di coesione e ladifesa dei valori del modello sociale europeo.sito web Gruppo EPPwww.eppgroup.eu
pdf completo del programmahttp://stream.eppgroup.eu/Activities/docs/year2009/2009-2014group-priorities-it1.pdf
LE 10 PRIOTIRA' DEL GRUPPO PPEPER LA LEGISLAURA 2009-2014
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Torna attuale, nel dibattito politico, i l problema del finanziamento pubblico ai partiti . A fare da
detonatore lo scandalo del Lazio. I l Governo sta cercando di correre ai ripari tagl iando
alcune spese. Anche la Conferenza delle Regioni ha avanzato una sua proposta per
l ’adozione di criteri standard sui seguenti punti :
1 . Riduzione di tutti gl i emolumenti percepiti dai Consigl ieri , dai Presidenti e dai componenti
del la Giunta;
2. Riduzione del numero dei Consigl ieri e degli Assessori;
3. Limitare e uniformare, sul la base di criteri omogenei, la spesa dei gruppi consil iari ,
el iminando i benefit sotto qualsiasi forma, riconoscendo esclusivamente il finanziamento
delle spese riferite al le funzioni pol itico-istituzionali dei gruppi. Tal i spese debbono essere
sottoposte al control lo del la Corte dei Conti garantendo la piena trasparenza;
4. El iminare la possibi l ità di costituire nuovi gruppi che non abbiano corrispondenza con le
l iste elette;
5. Fissare il numero delle Commissioni consil iari permanenti e/o special i , prevedendo la
possibi l ità di costituirne da un minimo di 4 ad un massimo di 8, in base al numero dei
Consigl ieri ;
Anche quando scoppiò i l caso Lusi-Margherita dal quale fu a tutti evidente che i
finanziamenti ai partiti hanno ormai dimensioni tal i che nessuno si accorge poi se all ’appello
manca qualche decina di mil ioni ci fu, da parte degli stessi partiti , un accordo unanime per
rinunciare all ’ultima rata del finanziamento pubblico.
Niente da dire. Tutto bene. Ma perché i partiti , tutti i partiti , si sono mossi solo quando
qualcuno di loro è stato trovato con le mani nel la marmellata?
Vista l ’ insostenibi l ità del la situazione, forse avrebbero fatto meglio ad affidare ad una
revisione generale della legislazione vigente i l problema dei finanziamenti. Cercando di
correre subito ai ripari si è messa una toppa quasi peggiore del buco. Una mossa che non
deriva dalla consapevolezza della profonda ingiustizia del la cosa ma dal’esigenza di placare
l ’opinione pubblica.
TAGLIANO I FINANZIAMENTI SOLO SE
COLTI IN FALLO
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Se gli scandali non fossero venuti al la luce, non sarebbe cambiato niente. E pensare che nel
1 993 quando si tenne il referendum sull ’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti i l
risultato fu del 90,3% a favore. La consultazione popolare si tenne ad apri le a dicembre dello
stesso anno il Parlamento, con l’accordo di tutti , aveva già reintrodotto i l finanziamento solo
che, senza nemmeno un po’ di pudore, l ’aveva chiamato “contributo per le spese elettoral i”.
Sei anni dopo quei finanziamenti furono rimodulati con il risultato che oggi i partiti prendono,
a valori attual izzati , 1 5 volte i soldi che prendevano prima del referendum abrogativo. A
questa massa ingente di soldi si sono via via aggiunti i finanziamenti ai gruppi in tutte le
assemblee elettive regionali .
Ora i partiti , spaventati dal la reazione dell ’opinione pubblica, si dicono pronti a fare qualche
passo indietro. Troppo poco e soprattutto troppo tardi.
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Così come stiamo attraversando la fase finale di accumulo massimo di informazioni grezze, i
contenuti sui valori del la vita, l ’arte, l ’educazione e la storia, ora sono a portata di mano.
Sempre più Università, bibl ioteche e istituti d’arte stanno spalancando le loro porte digital i
per consentire l ’accesso gratuito al le loro lezioni e corsi da parte di chiunque nel mondo sia
dotato di una connessione web. L’accesso all ’educazione stà modificando sostanzialmente
la nostra società, trasformandola in modi e forme future che nessuno può delineare in
maniera univoca.
La sensazione è quella di trovarsi al l ’alba di una nuova era, che si svi lupperà sul la scia degli
effetti del la globalizzazione mondiale, una locuzione ormai non più di moda, ma ormai
irreversibi le. Una mescolanza di soggetti diversi per razza, rel igione, classe sociale, età,
sesso, l ivel lo di istruzione che ha dato il via ad una sorta di conversazione febbri le ed
incontrol lata, che in certi ambiti ha dato frutti col laborativi e in altri si è trasformata in
astiosità anche bell igerante. La rete quindi è diventata quel canale che ha permesso il
confronto a soggetti che altrimenti nel la vita reale non avrebbero avuto modo di interloquire,
ponendoli sul lo stesso piano di interlocuzione rispetto al l ’argomento di discussione.
Questa interconnessione tra una moltitudine di persone distribuite senza schemi geografici
l imitati dai confini di stato ha incrementato in modo impressionante la mole di dati e
informazioni che ogni istante viaggia sul le autostrade digital i del web.
Si tratta di un trend in crescita che è destinato a moltipl icarsi. Secondo il
VisualNetworkingIndex (Vni) di Cisco, uno dei più prestigiosi e autorevoli report in materia,
nel 201 6 il traffico internet mondiale raggiungerà quota 1 ,3 zettabyte, quadruplicandosi
rispetto al 201 1 . Sorvolando sui tecnicismi, equivale a dire che fra quattro anni avremo 278
mil ioni di persone che scaricano contemporaneamente un fi lm in alta definizione. Lo stesso
rapporto attribuisce all ’ I tal ia un tasso di crescita composto annuale del 29 per cento.
Parl iamo complessivamente di 24 exabyte di dati , l ’equivalente del contenuto di quasi 6
mil iardi di DVD. Significa che ogni tre ore sul le nostre reti passeranno tanti gigabyte quanti
l ’equivalente dell ’ intera fi lmografia mondiale digital izzata.
1 ZETTABYTE
LA RESPONSABILITA' DEL
DISCERNEREdi Gabriele Filippi
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1 ZETTABYTE
1 PETABYTE
1 GIGABYTE
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Ma la quantità di informazioni che ogni singolo utente riceverà lo spingerà istintivamente a
dedicare sempre meno tempo uti le per ponderarne il contenuto. La tendenza sarà quindi
quel la di compiere scelte più istintive che riflessive. Se questo di per sé non è detto debba
essere un male in termini assoluti , i l sovraccarico da informazioni può invece portare a
perdere di vista i riferimenti ed i parametri secondo i quali decidiamo cosa sia giusto o
sbagliato, buono o cattivo, migl iore o peggiore.
La selezione preventiva delle fonti , dei canali e quindi dei fi l tri definiti per ricevere solo
determinate informazioni, saranno gli strumenti fondamental i che ci consentiranno di
compiere scelte e valutazioni secondo interessi e necessità realmente effettive.
E in questa operazione di selezione condotta dall ’utente finale, la fonte delle informazioni
potrà svolgere un ruolo determinante. La qualità e l ’attendibi l ità dei contenuti forniti saranno
quindi i l primo requisito per far sì che l’ interlocuzione aperta come anteprima possa
consolidarsi sul medio e lungo termine su base fiduciaria. La forma in cui verranno
presentate le informazioni ed i canali scelti per distribuirle saranno invece i valori aggiunti
che spingeranno gli utenti final i a scegliere determinate fonti piuttosto che altre.
In uno scenario così ampio verrebbe quindi naturale parlare di popolo mondiale piuttosto
che di popolazione mondiale. Pensiamo allora al nostro pianeta come una nazione unica,
dove gli attual i stati siano invece le regioni del la nazione Terra, e le attual i regioni ne
rappresentino le varie aree metropolitane. Fantascienza che pare uscire dalla premessa di
un l ibro di Asimov.
Roba che, siamo sicuri, strapperà un malizioso sorriso ai mestieranti del la politica, che nella
migl iore delle ipotesi manifestano la loro massima concezione di internet aprendo un profi lo
Facebook, inviando ogni tanto una newsletter o pubblicando qualche Tweet. Politici che, se
non sapranno cogliere i risvolti social i del la dirompente espansione della rete, si
estingueranno come i dinosauri. La speranza ovviamente è che questo avvenga nel più
breve tempo possibi le, o almeno prima che sparisca dalla faccia della Terra l ’ intera razza
umana.
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